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Fiscalità d’impresa
Imposizione fiscale in ambito aziendale

A seconda del soggetto cui fanno capo, come possono essere distinte le imposte sul
reddito?
Le imposte sul reddito possono essere distinte in imposta sul reddito delle persone
fisiche (IRPEF) e imposta sul reddito delle società (IRES). L’IRPEF è un’imposta progressiva
ad aliquote crescenti per scaglioni di reddito; l’IRES è invece un’imposta proporzionale
con aliquota fissa (attualmente 24%).

Che cosa rappresenta il reddito fiscale?


Il reddito fiscale è il risultato economico (utile o perdita) conseguito dall’impresa in un
esercizio amministrativo, calcolato applicando le disposizioni tributarie. Esso viene
determinato aggiungendo e/o sottraendo al reddito di bilancio, indicato nel Conto
economico civilistico, le variazioni che derivano da norme fiscali, come per esempio per i
costi considerati non deducibili, per i ricavi non imponibili o per i quali è consentito il
differimento della tassazione.

Quali sono le principali differenze che influenzano le concezioni di reddito civilistico e di


reddito fiscale?
Le differenze principali tra il reddito civilistico e il reddito fiscale risiedono nei diversi
criteri di valutazione. Le norme del codice civile sono ispirate al principio della prudenza
perché l’obiettivo principale è quello di tutelare i creditori dell’impresa, evitando
annacquamenti del capitale sociale. In base a ciò il codice civile richiede il criterio del
costo quale limite massimo per le valutazioni dei beni presenti in bilancio.
Le norme tributarie, invece, muovono dal presupposto che occorre assoggettare a
tassazione un reddito determinato in maniera oggettivamente verificabile, certa e
uniforme nel tempo. Le regole fiscali di valutazione sono quindi univoche e applicate alle
imprese indipendentemente dal settore di attività esercitato dall’impresa e/o da
situazioni contingenti.

Su quali principi si fonda il calcolo del reddito fiscale?


Il reddito fiscale è basato sui principi stabiliti dal TUIR (Testo Unico Imposte sul Reddito)
che sono: l’inerenza dei costi rispetto alla produzione del reddito, la competenza fiscale
dei costi e dei ricavi rispetto all’esercizio considerato, la certezza del costo (la spesa deve
essere supportata da documento di prova), l’iscrizione in bilancio e l’imputabilità
specifica.
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Che cos’è l’ACE (Aiuto alla crescita economica)?


L’ACE è un meccanismo che consente alle imprese che si finanziano con nuovo capitale
proprio (accantonamenti di utili nelle Riserve, nuovi conferimenti dei soci) di portare in
diminuzione nel calcolo del reddito fiscale la somma corrispondente al rendimento
nozionale del nuovo capitale proprio. In pratica si determina una variazione fiscale in
diminuzione corrispondente al rendimento nozionale del capitale proprio, determinato
applicando l’aliquota dell’1,3%.

Entro quali limiti sono fiscalmente deducibili le svalutazioni dei crediti?


Le svalutazioni dei crediti sono deducibili nei limiti dello 0,50% del valore nominale dei
crediti commerciali, purché il Fondo svalutazione crediti non abbia raggiunto il 5% del
valore nominale dei crediti stessi.

Quale trattamento fiscale è riservato alle perdite su crediti?


Le perdite su crediti sono fiscalmente deducibili nell’esercizio in cui vengono conseguite,
purché risultanti da elementi certi e precisi. Le perdite su crediti di modesta entità (ossia
quelle non superiori a 5.000 euro per le imprese aventi un volume d’affari o di ricavi di
almeno 150 milioni di euro, ovvero non superiori a 2.500 euro per le altre imprese) sono
invece deducibili automaticamente, a condizione che siano trascorsi almeno sei mesi
dalla scadenza del credito non riscosso.

Quali sono le regole fiscali per la valutazione delle rimanenze di materie, merci, prodotti
finiti e parti componenti?
Il TUIR prevede che le rimanenze finali di magazzino relative alle materie, merci, prodotti
finiti, sottoprodotti e parti componenti che non possono essere valutate in base ai loro
costi specifici, concorrono alla formazione del reddito d’impresa per un valore non
inferiore a quello minimo determinato con il criterio del LIFO a scatti. Sono tuttavia
accettati anche metodi diversi eventualmente utilizzati dalle imprese per le valutazioni
civilistiche, purché la valutazione non risulti inferiore al valore normale dei beni.

Quali distinzioni sono previste nelle norme fiscali per gli ammortamenti?
Le norme fiscali distinguono l’ammortamento delle immobilizzazioni immateriali e spese
relative a più esercizi dall’ammortamento dei beni materiali. Esse quindi dettano
coefficienti o periodi di durata diversi a seconda della tipologia di bene o onere da
ammortizzare.

Qual è la procedura fiscale sottostante agli ammortamenti dei beni strumentali?


Il TUIR prevede che i beni strumentali siano sottoposti ad ammortamenti effettuati con
aliquote diverse a seconda della tipologia del bene da ammortizzare e a seconda del
settore di attività esercitato dall’impresa. I coefficienti da applicare a ciascun bene sono
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indicati esplicitamente con un’apposita tabella ministeriale. In ogni caso il primo anno di
entrata in funzione del bene, l’aliquota fiscale deve essere ridotta alla metà.

Qual è il trattamento fiscale delle spese di manutenzione e riparazione?


Le spese di manutenzione e riparazione non portate a incremento del bene cui sono
riferite (non patrimonializzate), sono considerate fiscalmente deducibili nei limiti del 5%
del costo complessivo dei beni materiali ammortizzabili, risultante all’inizio dell’esercizio
dal registro dei beni ammortizzabili. Se l’impresa è di nuova costituzione il limite del 5%
si applica al costo dei beni presenti al 31/12. L’importo eventualmente eccedente può
essere portato in diminuzione del reddito di bilancio nei cinque esercizi successivi per
quote costanti (1/5 in ciascun esercizio).
Sono comunque fiscalmente deducibili i costi di manutenzione derivanti da contratti che
comportano il pagamento di canoni periodici.

Qual è la regola generale prevista dal TUIR per la deducibilità dei canoni di leasing?
I canoni di leasing sono deducibili, a prescindere dalla durata contrattuale, per un periodo
non inferiore alla metà del periodo di ammortamento corrispondente al coefficiente
fiscale del bene preso in locazione.

Come si determina l’importo entro il quale le società di capitali possono portare in


deduzione gli interessi passivi e gli oneri finanziari a essi assimilati?
Gli interessi passivi netti (determinati dalla differenza tra interessi passivi e interessi
attivi) sono deducibili nei limiti del 30% del ROL, ossia del risultato operativo (determinato
quale differenza tra valore della produzione e costi della produzione) al lordo degli
ammortamenti e dei canoni di leasing. Ai fini del calcolo del ROL rilevano le valutazioni
fiscali. Gli interessi passivi netti eccedenti il 30% del ROL possono essere dedotti entro i
cinque esercizi successivi, sempre che gli interessi passivi netti dello stesso anno
risultino inferiori al limite fiscalmente ammesso.

Qual è il trattamento fiscale riservato alle plusvalenze?


Occorre innanzi tutto distinguere le plusvalenze patrimoniali, realizzate dalla vendita di
immobilizzazioni, dalle plusvalenze realizzate con la vendita delle partecipazioni.
Il TUIR prevede che le plusvalenze patrimoniali possono essere assoggettate a tassazione
nell’esercizio in cui vengono conseguite; in alternativa il contribuente può rateizzarle in
quote costanti nell’esercizio stesso e nei successivi ma non oltre il quarto.
Le plusvalenze realizzate con la vendita di partecipazioni sono considerate ricavi esenti ai
fini IRES per il 95% del loro ammontare, purché possiedano i requisiti richiesti dal TUIR
stesso.
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Come si determina la base imponibile IRAP?


La base imponibile IRAP si determina seguendo il criterio della diretta derivazione
contabile. Per le imprese in regime ordinario, essa è costituita dalla differenza tra valore e
costi della produzione (A – B) derivante dal Conto economico, redatto nel rispetto delle
norme del codice civile, interpretate dai principi contabili nazionali. Occorre tuttavia tener
presente che, pur essendo iscritti tra i costi della produzione (aggregato B del Conto
economico) non sono deducibili la quota interessi compresa nei canoni di leasing, i costi
per il personale assunti con contratto di lavoro a tempo determinato, i compensi per le
collaborazioni coordinate e continuative e per lavori occasionali, le svalutazioni delle
immobilizzazioni e dei crediti compresi nell’attivo circolante, gli accantonamenti ai fondi
rischi e ai fondi oneri, le perdite su crediti e l’IMU.

Come si determina il reddito imponibile ai fini IRES?


Il reddito imponibile ai fini IRES è calcolato sottraendo al reddito fiscale le eventuali
perdite d’esercizio non compensate nei periodi d’imposta precedenti. Dette perdite
possono però essere portate in diminuzione del reddito fiscale soltanto nei limiti dell’80%
del reddito stesso, in modo da determinare un imponibile non inferiore al 20%. Tale
vincolo non riguarda, tuttavia, le perdite rilevate nei primi tre esercizi di vita dell’impresa.

Come viene determinato il saldo per l’IRES ?


Il debito per l’IRES da versare è calcolato al 31/12, in sede di scritture di assestamento,
sottraendo all’ imposta corrente (imposta dovuta), l’acconto IRES complessivamente
pagato durante l’anno e le eventuali ritenute fiscali alla fonte subite a titolo di acconto.

Come possono essere classificate le divergenze tra reddito di bilancio e reddito fiscale?
Le divergenze tra reddito di bilancio e reddito fiscale possono essere di due tipologie:
divergenze permanenti, causate da costi fiscalmente non deducibili o da ricavi non
imponibili, e divergenze temporanee, destinate a essere assorbite negli esercizi futuri.

Come vengono distinte le divergenze temporanee?


Le divergenze temporanee si distinguono in divergenze temporanee tassabili (ossia che
danno luogo a imponibili tassabili in esercizi futuri) e divergenze temporanee deducibili
(che danno luogo a imponibili nell’esercizio in cui hanno avuto origine). Le divergenze
temporanee tassabili originano imposte differite. Le divergenze temporanee deducibili
originano invece imposte anticipate.

Qual è il trattamento contabile riservato alle imposte differite?


Le imposte differite, che corrispondono alla differenza tra le imposte di competenza e le
imposte correnti (o dovute), vengono accantonate nel Fondo imposte differite, da
iscrivere nell’aggregato B) Fondi per rischi e oneri dello Stato patrimoniale. Nel Conto
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economico le imposte differite sono iscritte alla voce 20, imposte dell’esercizio insieme
alle imposte correnti e/o anticipate, ma senza indicazione separata.

Quando si verificano imposte anticipate (o prepagate)?


Le imposte anticipate si verificano quando le imposte di competenza sono di importo
inferiore a quello delle imposte correnti (o dovute). In tal caso si ha un elemento attivo
del patrimonio (attività per imposte anticipate) che tuttavia non corrisponde a un vero e
proprio credito verso l’amministrazione finanziaria statale in quanto non sussiste il diritto
a esigerne l’ammontare perché non vi è la certezza dell’esistenza del credito negli
esercizi successivi.

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