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Testo Unico delle Imposte sui Redditi

    INTERESSI PASSIVI
        CASI PARTICOLARI

 
1. Holding industriali  
2. Interessi passivi e operazioni straordinarie  
3. Interessi passivi e consolidato
fiscale
 
3.1 Disciplina interessi passivi dall’1.1.2016
 
4. Tonnage tax e SIIQ
 
5. Indeducibilità totale degli
interessi passivi
 
5.1 Abrogazione dell’indeducibilità degli interessi su prestiti obbligazionari di società
non quotate eccedenti i “tassi soglia”
 

1. Holding industriali

Le holding industriali sono quelle società che non esercitano in via esclusiva o prevalente
l’assunzione di partecipazioni in società finanziarie (le società che godono della deduzione forfettaria
del 96% degli interessi passivi).

Pertanto, per le holding industriali vige la regola del 30% del ROL, per gli interessi passivi eccedenti la
soglia degli interessi attivi.

Il regime di deducibilità del ROL si applica quando il valore contabile delle partecipazioni in società
industriali è superiore al 50% all’attivo patrimoniale.

Per determinare la prevalenza dell’attività di assunzione di partecipazioni in società non finanziarie, oltre
al valore di bilancio delle partecipazioni, si deve tenere conto anche:

- del valore contabile degli altri elementi patrimoniali della holding relativi ai rapporti che
tipicamente intercorrono con le partecipate, quali i crediti finanziari. Questo in considerazione del fatto
che l’attività di assunzione di partecipazioni disciplinata dalla norma non si esaurisce con
l’acquisizione delle partecipazioni, ma comprende anche l’attività di gestione delle stesse;

- delle poste patrimoniali relative a rapporti intercorrenti tra le partecipate facenti parte del
consolidato fiscale diverse da holding e sub-holding.

Attenzione
I soggetti iscritti
all’Albo degli Intermediari Finanziari sono esclusi dall’obbligo di effettuazione della
verifica della prevalenza della detenzione di partecipazioni in società non finanziarie. Infatti, per tali
soggetti la loro natura strettamente finanziaria è ricavabile dalla circostanza che, per espressa
previsione normativa, tali soggetti non possono che esercitare attività finanziarie nei confronti del
pubblico.

Pertanto, la disciplina degli interessi passivi si può riassumere come nello schema che segue:
Regimi fiscali degli interessi per le società holding
holding

2. Interessi passivi e operazioni straordinarie

La norma sulle fusioni (e, pertanto, anche alle scissioni) estende la disciplina del riporto delle perdite
pregresse nell’ambito delle fusioni agli interessi indeducibili oggetto di riporto agli esercizi successivi.

Pertanto, gli interessi passivi sostenuti prima della fusione e riportati in avanti in quanto parzialmente o
totalmente non dedotti:

- non possono essere oggetto di compensazione (e sono, pertanto, definitivamente “persi”) se le


società che li hanno prodotti non superano il test di vitalità dettato dalla stessa norma sulle fusioni
(e scissioni);

- in caso di superamento del test, sono riportabili nel limite dei rispettivi patrimoni netti contabili
quali risultano dall’ultimo bilancio o, se inferiori, delle situazioni patrimoniali di fusione, senza tener
conto dei conferimenti e versamenti degli ultimi ventiquattro mesi. Nel caso in cui i predetti limiti non
siano superati, il contribuente può comunque riportarsi e compensare le perdite (e quindi anche gli
interessi passivi) in caso di presentazione e risposta positiva, di un interpello disapplicativo.

Attenzione
Sia gli interessi
passivi indeducibili che le eccedenze di ROL, in caso di scissione rappresentano
posizioni soggettive.

3. Interessi passivi e consolidato fiscale


La disciplina sugli interessi passivi per i soggetti IRES prevede specifiche disposizioni che consentono, a
vario titolo, alle società che optano per il consolidato fiscale nazionale, di evitare le penalizzazioni
previste per la deducibilità degli interessi.

Infatti:
- è consentito portare a riduzione del reddito complessivo della fiscal unit l’eventuale eccedenza di
interessi non dedotti dalla singola società, se e nei limiti in cui altre società incluse nel
consolidamento abbiano ROL non sfruttato;

- è permesso includere nel meccanismo sopra descritto (limitatamente alle eccedenze di ROL) le
società estere del gruppo non consolidate a condizione che la consolidante italiana sia un
soggetto ammesso al consolidato e abbia il controllo di diritto e che le società estere:

• se fossero state italiane avrebbero potuto godere del regime;

• abbiano il proprio bilancio soggetto a revisione;

• abbiano la stessa durata di esercizio sociale dell’italiana pregresse rispetto all’avvio del regime di
consolidamento, il trasferimento di tali interessi (circ. Agenzia delle Entrate n. 98 del 19.2.2008);

- le società finanziarie soggette al limite del 96% possono dedurre integralmente gli interessi passivi
corrisposti ad altre società appartenenti al consolidato fino a concorrenza degli interessi passivi
corrisposti dalle società finanziarie del gruppo “soggette al limite del 96%” a soggetti estranei al
gruppo.

L’Amministrazione Finanziaria (circ. Agenzia delle Entrate 21.4.2009 n. 19) ha chiarito che:

- deve verificarsi una corrispondenza tra le eccedenze di interessi passivi e di ROL trasferite al
consolidato;

- il trasferimento delle eccedenze non rappresenta un obbligo, ma una facoltà;

- il mancato conferimento al consolidato di quote eccedenti di ROL non potrà consentire il


medesimo comportamento in successivi periodi di imposta e le quote in questione potranno essere
riportate esclusivamente su base individuale;

- nel caso in cui vi siano interessi passivi indeducibili da trasferire al consolidato con la
contemporanea disponibilità di perdite fiscali potrà avvenire esclusivamente laddove al consolidato si
trasmetta un reddito imponibile di pari importo (questo per impedire che venga aggirato il divieto di
immissione nel consolidato di perdite pregresse, ovvero formate ante consolidato).

3.1 Disciplina interessi passivi dall’1.1.2016


Come sopra anticipato, la lett. c) del co. 1, art. 4 del DLgs. 147/2015 abroga il co. 8 dell’art. 96, norma
che consente di calcolare il limite di deducibilità degli interessi passivi includendo “virtualmente” nel
consolidato nazionale anche le società controllate estere, in modo da poter tener conto anche del ROL di
tali società. La relazione illustrativa rileva che la previsione (ora abrogata), “sebbene mossa dalla
opportuna finalità di evitare una possibile discriminazione tra gruppi con società controllate italiane e
gruppi con società anche estere (posto che i primi, attraverso l’opzione per il regime del consolidato
nazionale, possono “attingere” al ROL di tutte le società controllate, mentre i secondi, non potendo
accedere al consolidato nazionale, subiscono un ingiusta penalizzazione), creava potenziali effetti
distorsivi”.

4. Tonnage tax e SIIQ


Con riferimento alle società in tonnage tax e alle società di investimento quotate, l’Amministrazione
Finanziaria (circ. Agenzia delle Entrate 21.4.2009 n. 19) ha chiarito che il ROL deve essere determinato
senza contare la parte di ricavi e costi derivanti da operazioni esenti (o in tonnage).

Pertanto, il ROL deve essere calcolato con esclusivo riferimento all’attività tassabile in via ordinaria,
senza tenere conto dei costi e proventi dell’attività caratteristica inclusi nella determinazione in via
forfetaria dell’imponibile.

Come detto, nel caso della tonnage (ma valido anche per le SIIQ) gli interessi passivi sostenuti per
l’attività non agevolata vanno dedotti secondo le ordinarie regole del TUIR; tuttavia nel calcolo del ROL
(che comprende voci che si riferiscono sia ad attività agevolate e non) è corretto stornare i costi e
proventi inerenti le attività in tonnage.

Per esempio, dato un ammontare complessivo di interessi passivi pari a 200, di cui 20 afferenti a
finanziamenti di attività in tonnage (con mutuo di scopo), 40 afferenti a finanziamenti di attività non in
tonnage (sempre con mutuo di scopo), e 140 comuni, cioè riferiti indistintamente ad attività in tonnage e
non tonnage, si avrebbe che:
- a 140 si applica il pro rata
di deducibilità previsto dalla norma tonnage (supponendo un risultato del
50%);
- a 70
(50% di 140) + 40 (riferibili ad attività non in tonnage) si applica il ROL, rettificato, come sopra
evidenziato, (sul cui ammontare, pertanto, non incidono i proventi e i costi del regime tonnage);
- i restanti 70 + 20 sono indeducibili perché ricompresi nel regime forfetario di tonnage tax.

5. Indeducibilità totale degli interessi passivi


Vi sono, infine, alcune tipologie di interessi passivi che per esplicita previsione normativa sono
indeducibili.

INTERESSI PASSIVI NORMA


INDEDUCIBILI
Interessi passivi Art. 90 co.
relativi agli immobili 2 del TUIR
“patrimonio”, con
l’esclusione degli
interessi “di
finanziamento”
Interessi passivi Art. 110 co.
derivanti da operazioni 7 del TUIR
con società del gruppo
non residenti che sono
valutati ad un valore
superiore al valore
normale
Interessi passivi Art. 110 co.
derivanti da operazioni 10 del
intercorse tra imprese TUIR
residenti ed imprese
domiciliate fiscalmente
in Stati o territori extra-
UE a regime fiscale
privilegiato
INTERESSI PASSIVI NORMA
INDEDUCIBILI
Interessi su prestiti Art. 3 co.
obbligazionari di 115 della
società non quotate

L. 28.12.95
eccedenti i “tassi n. 549
soglia” sino al
31.12.2015.
Dall’1.1.2016 il Art. 4 co. 2
Decreto del DLgs.
internazionalizzazione 14.9.2015
ha abrogato n. 147
l’indeducibilità degli
interessi su prestiti
obbligazionari di
società non quotate
eccedenti i “tassi
soglia”
Interessi sui prestiti Art. 1 co.
effettuati dai soci delle 465 della
società cooperative L.
che sono indeducibili 30.12.2004
per la parte che n. 311
supera l’ammontare
degli interessi spettanti
ai detentori dei buoni
postali fruttiferi
aumentato dello
0,90%.
Interessi di mora Art. 109
co. 7 del
TUIR
Interessi passivi sulle Art. 66 co.
liquidazioni IVA 11 del DL
trimestrali 30.8.93 n.
331
Interessi passivi Art. 164
relativi all’acquisto di del TUIR
automezzi

Attenzione
Con riferimento
agli immobili patrimoniali, il Legislatore ha precisato che gli interessi passivi “di
finanziamento” contratti per l’acquisizione di immobili patrimoniali, per i soggetti IRES, sono esclusi
dalla totale indeducibilità, ma vengono dedotti secondo le regole ordinarie.

Pertanto, anche per gli immobili patrimoniali, gli interessi passivi sostenuti per il loro acquisto, o anche
loro costruzione, come ribadito dall’Amministrazione Finanziaria saranno sottoposti alle regole del 30%
del ROL (circ. Agenzia delle Entrate 21.4.2009 n. 19).

Per quanto riguarda le immobiliari di sola gestione, ossia le società la cui attività principale è la
gestione passiva degli immobili patrimonio e strumentali per natura locati o comunque non utilizzati
direttamente, gli interessi passivi derivanti da mutui ipotecari (ovvero da leasing immobiliare) di immobili
destinati alla locazione, non soggiacciono ai limiti della disciplina generale.
Attenzione
Con il co. 4 dell’art. 4 del DLgs. 147/2015 sono modificate le norme sulla deducibilità degli interessi
passivi per i finanziamenti assistiti da ipoteca, in favore delle società che svolgono attività
immobiliare. La norma prevede che non siano rilevanti, ai fini dei limiti di deducibilità posti dall’art. 96 del
TUIR, gli interessi passivi relativi a finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione.
Le modifiche in esame specificano che si considerano destinatarie di tale regola “le società che svolgono
in via effettiva e prevalente attività immobiliare”, ovvero “le società il cui valore dell’attivo patrimoniale è
costituito per la maggior parte dal valore normale degli immobili destinati alla locazione e i cui ricavi sono
rappresentati per almeno i due terzi da canoni di locazione o affitto di aziende il cui valore complessivo
sia prevalentemente costituito dal valore normale di fabbricati”. Nella relazione si evidenzia come la
previsione di cui al co. 4 riguarda anche le società che effettuano operazioni di affitto di ramo di
azienda immobiliare il cui valore complessivo sia prevalentemente costituito dal valore normale di
fabbricati. Per tali ultime società, naturalmente rimane ferma la necessità di possedere, oltre al predetto
requisito reddituale, anche il requisito patrimoniale. Le modifiche trovano applicazione a decorrere dal
periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore del DLgs. in esame (in
generale dal 2016).

Ovviamente, affinché la previsione di deducibilità integrale degli interessi passivi ipotecari possa trovare
applicazione è necessario che il mutuo ipotecario abbia ad oggetto l’immobile successivamente
condotto in locazione. Anche in questo caso, gli interessi passivi da considerare sono quelli sostenuti
per il loro acquisto e loro costruzione. Infine, l’Amministrazione Finanziaria precisa (circ. Agenzia delle
Entrate 22.7.2009 n. 37) che l’integrale deducibilità degli interessi passivi relativi a finanziamenti garantiti
da ipoteca su immobili destinati alla locazione valgono anche nell’ipotesi in cui detti immobili siano
detenuti in virtù di un contratto di leasing. La ratio è quella di assicurare la necessaria neutralità fiscale
della scelta aziendale tra acquisizione dei beni in proprietà e in leasing.

5.1 Abrogazione dell’indeducibilità degli interessi su prestiti obbligazionari di società non quotate
eccedenti i “tassi soglia”

La lett. b) co. 1 art. 4 del DLgs. 147/2015 sopprime, al co. 6 del medesimo art. 96 del TUIR il riferimento
all’art. 3 co. 115 della L. 28.12.95 n. 549, che disciplina le condizioni di deducibilità degli interessi passivi
su alcuni titoli obbligazionari non negoziati in Paesi “white list”; in coerenza con tale modifica, il co. 2
abroga il regime di limitazione alla deducibilità contenuto nel richiamato art. 3 co. 115.

In merito, la relazione illustrativa ricorda che “detta norma, finalizzata ad evitare arbitraggi fiscali, era
sorta in un contesto del tutto diverso rispetto a quello attuale, sia in termini di misura dei tassi di interesse
sia di tassazione delle società e dei soci e trovava applicazione in un numero molto ridotto di casi”. Infatti,
l’abrogato co. 115 stabiliva uno specifico regime di deducibilità degli interessi passivi derivanti da titoli
obbligazionari emessi da società o enti, diversi dalle banche e dalle società di progetto, il cui capitale è
rappresentato da azioni non negoziate in mercati regolamentati degli Stati membri dell’Unione europea e
degli Stati aderenti all’Accordo sullo Spazio Economico Europeo c.d. white list: in sintesi, gli interessi
passivi di detti titoli erano deducibili a specifiche condizioni, legate al tasso di rendimento effettivo al
momento dell’emissione, che non doveva superare alcuni limiti. Viene conseguentemente abrogato,
anche, il co. 8 dell’art. 32 del DL 22.6.2012 n. 83 il quale prevedeva la disapplicazione del limite di cui al
richiamato co. 115 per alcuni titoli (tra cui le cambiali finanziarie) (co. 3). Le modifiche trovano
applicazione a decorrere dal periodo di imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore
del Decreto legislativo in esame (in generale dal 2016).

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