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LA SCUOLA DI CHICAGO E SULLIVAN “MAESTRO” DI WRHIGHT

TRA 800-900 AMERICA


CHICAGO
Veniva considerata come una città giovane. Nasce nel 1830 in un luogo della America che si
configura come uno snodo commerciale molto importante, che si sviluppa in prossimità di un fiume,
che in qualche modo facilita il trasporto delle merci. Un territorio americano caratterizzato della
presenza della ferrovia, mezzo utile per lo scambio commerciale. Chicago quando viene fondata, nel
1830, cresce molto rapidamente su un impianto a griglia, quindi un impianto geometrico razionale,
che si configura come un tessuto a griglia geometrico ripetitivo, che caratterizzerà molte altre zone
del territorio americano. Infatti la fondazione delle città ex-novo, cioè dal nulla, avviene attraverso
la sovrapposizione di questa maglia regolare e razionale che non segue le logiche del territorio, dei
dislivelli e delle quote, ma viene sovrapposta a questo principio geometrico: cioè la prima
operazione che viene messa in atto, quando si fondono le città in America, è proprio la suddivisione
di “lotti equivalenti” con una griglia che non si adatta alla forma del terreno.
Chicago, già intorno alla prima metà dell’800, inizia a vedere le prime costruzioni in ghisa, cioè le
prima costruzioni di edifici multi piani, con uno scheletro in ghisa.
Nel 1871 la città di Chicago viene distrutta da un incendio, che nasce nel quartiere olandese (la città
era divisa in quartieri che rispettano la geografia di provenienza delle varie colonie che si sono
insediate in America) e si propaga a macchia d’olio, causando il crollo di molte strutture, alcune in
legno, altre realizzate con uno scheletro in ghisa. Viene interamente rasa al suolo, ma grazie all’aiuto
di una classe imprenditoriale in cui vi erano uomini d’affari al comando, Chicago venne ricostruita
nel giro di qualche decennio. Nascono così i primi grattacieli, i primi edifici che renderanno
particolare il territorio americano: questa ricostruzione inizia proprio dal cuore, la parte centrale
della città, quello che potrebbe essere chiamato come il centro amministrativo degli affari, la “city”.
Questa rapida ricostruzione diventa una sorta di occasione di un ripensamento dell’architettura
americana che fino a quel momento aveva seguito i principi dettati dall’architettura europea.
Ma questo rinnovamento della “city” provoca dei pro e dei contro: tra i pro vediamo questo
sviluppo, una completa innovazione per quanto riguarda l’ambito architettonico, ad esempio una
delle innovazioni più importanti è l’ascensore a vapore che viene inventato dai fratelli Otis (questo
meccanismo rende possibile la visione di questo edificio di alte misure, ovvero il grattacielo), ma
dall’altra parte iniziano le prime “speculazioni edilizi” create dai grandi uomini d’affari, dato
dall’elevato costo di terreni.
Alcuni cittadini però, nonostante la nascita di questa grande metropoli, decidono di non vivere
all’interno di questo centro d’affari. Dunque, a Chicago in questi anni, si sviluppa una sorta di doppia
città, una città costituita da residenze situate nelle periferie: si riempiono di sobborghi, case
unifamiliari sparsa in tutti il territorio, che costituiscono il tessuto residenziale di Chicago.
Ma, ancora, questa ricostruzione vede scontrarsi due anime che vede accomunati diversi
protagonisti. Generalmente i protagonisti della ricostruzione vengono etichettati sotto il nome della
“Scuola di Chicago”, laddove il termine “scuola” non fa riferimento ad un’istituzione, ma indica un
gruppo di ingegneri e architetti impegnati nella ricostruzione, che si muovono più o meno tutti sulla
stessa lunghezza d’onda. Però sono presenti queste due anime che si scontrano: I) il primo filone
vuole sfruttare, razionalizzare al massimo l’uso del terreno, il centro della città, spingendo più in alto
gli edifici, creando questa nuova tipologia di costruzione, i famosi grattacieli; II) il secondo filone è
quella espressa da un critico americano di nome Schuyler, il quale afferma “il grattacielo è un entità
architettonicamente intrattabile”, e a cui fanno parte ingegneri e architetti che hanno studiato in
Europa le regole classiche dell’architettura (quelle per cui un edificio deve essere un edificio
tripartito, deve contenere un basamento, un corpo centrale e un coronamento) ma non riescono ad
applicarle nella nuova entità architettonicamente intrattabile.
I PROTAGONISTI: LA “SCUOLA DI CHICAGO”
La prima anima (o filone) è interpretata da
 WILLIAM LE BARON JENNEY (1832-1907): è un ingegnere
americano, ha studiato in Europa presso l’Accademia
francese. La sua idea è quella di realizzare un grattacielo,
ovvero il “First Leiter Building”: si tratta del primo grattacielo
realizzato con una struttura prima in ghisa e poi in ferro, con
uno scheletro modulare di pilastri e travi in ghisa. La sua idea
si basa sul fatto che il grattacielo debba apparire
semplicemente come una semplice sovrapposizione di piani
che sono tutti uguali, senza fare un ricorso del linguaggio
tradizionale, come voleva la cultura europea. Il First Leiter
Building è inizialmente una moltiplicazione di piani tipo per n volte, fino a quando la struttura
regge, senza la presenza di un basamento e di un coronamento. In questo edificio, il telaio
strutturale, il quale è realizzato in ghisa, è reso visibile all’esterno, anche se il tutto è rivestito
ancora con un solo materiale, la pietra. Ma la griglia modulare è perfettamente visibile, e
inoltre, comincia a svilupparsi anche l’idea di un edificio completamente sfinestrato (finestre
da pavimento a tetto), tutto questo reso possibile dalla struttura in ferro. In un edificio di
questo tipo, l’idea della facciata in pietra, che rispecchia le regole tradizionali e classiche,
non esiste più, perché la facciata in pietra piano piano si svuota e diventa una facciata quasi
di vetro. Questo edificio, quindi, delinea già una prima tendenza, che è quella che
successivamente avrà maggior fortuna, che non cerca di esprimersi attraverso un linguaggio
particolare, ma una costruzione che si dirige verso l’essenzialità e la razionalità.
La seconda anima (o filone) è impersonata invece da
 R. HOBSON RICHARDSON (1838-1886): Uomo dell’800, un
architetto che ha studiato in Europa e lavorato presso lo
studio di Labroust (la biblioteca di Saint Genevieve). Egli era
molto legato all’idea di una scatola di muratura di pietra e
all’interno l’idea di una macchina di ferro. Si è dedicato alla
costruzione di edifici alti, grattacieli, tra cui il celebre
Marshall Field Store. Si tratta di un edificio che ha, come
destinazione d’uso quello di essere un grande magazzino
mastodontico e massiccio, un’architettura quasi pesante, il quale, nel suo aspetto formale
esteriore, ricorda edifici del rinascimento fiorentino (del 400 fiorentino). È un edificio che
risponde correttamente alle regole classiche poiché è costituito da un basamento, un corpo
centrale con una duplice sovrapposizione di finestre ad arco e infine una sorta di
coronamento con un sistema dato da un cornicione sporgente. L’edificio è completamente
rivestito in pietra, ma che lascia intravedere, attraverso le finestre, la griglia metallica della
struttura in ferro che poi è l’anima portante dell’edificio vero e proprio. L’esigenza, quindi,
di Richardson è quella di creare una scatola e inserirci dentro un telaio di ferro. L’idea di
Richardson si basava su come poter trasformare il grattacielo in un’architettura che sia
degna di questo nome, in un’architettura che sia in grado di costruire un’immagine urbana
convincente e che possa soddisfare anche le regole classiche dell’architettura.
Ma il filone che avrà maggior successo sarà quello rappresentato William Le Baron Jenney, nel cui
studio transitano e si formano tutti gli architetti e ingegneri legati alla ricostruzione di Chicago
Sempre in questo contesto storico e sociale, si muovono due architetti molto importanti, che
lasceranno un segno profondo nella storia dell’architettura: Sullivan e Adler, i quali anche loro si
apriranno uno studio dove si formerà il giovane Frank Lloyd Wright
LOUIS HERNY SULLIVAN
È un architetto americano, studia anche all’Ecole de Beux Arts. Ma una volta ritornato in America
collabora nello studio di William Le Baron Jenney,e decide, dopodiché, di associarsi allo studio di
Adler, il quale aveva già alle spalle dei progetti di un certo rilievo (è un architetto di origini tedesche
che ha deciso di trasferirsi a Chicago dove lavora). Chicago, in questi anni, registra la presenza di
moltissime culture diverse, tra cui la cultura tedesca che influenza molto quella americana. Il
fondamento architettonico della cultura tedesca viene ritenuto un fondamento molto alto.
Disegno per la porta dell’ufficio di Adler e Sullivan 1881
Si tratta di un disegno che esisteva sulla porta dello studio di Adler e Sullivan, dove è molto presente
il tema del decoro, in questo casa un decoro che da un lato richiama alcune tematiche dell’Art
Nouveau, legate al mondo floreale, dall’altro lato vi sono invece alcuni echi orientali. Chiaramente,
l’immagine che sta sulla porta di un ufficio racconta le persone, i professionisti che stanno al suo
interno, quasi come una sorta di insegna. Questo disegno, fin da subito preannuncia come il tema
del decorare è un tema molto presente.
Lo studio dei due architetti si dedica molto alla progettazione dei grattacieli, e quando ancora è un
piccolo studio non ancora del tutto conosciuto, Adler e Sullivan ricevono un’importante
commissione da un grande imprenditore, per realizzare un grande teatro che è l’”Auditorium
Building”
Auditorium Building, 1886-1889
Il progetto di tale edificio venne affidato allo studio di Adler
e Sullivan. Ancora Chicago in quel momento non possiede
alcun teatro. Si tratta di un edificio che deve ospitare un
grande teatro per l’orchestra, per la filarmonica di Chicago.
In questo momento viene chiamato a lavorare in città il
direttore della filarmonica di New York che, inizialmente,
dirige all’interno di un locale preesistente che viene
riadattato all’uso: l’acustica è uno dei caratteri, requisiti principali di un teatro. Per questo motivo
viene chiamato Adler, considerato il progettista, legato all’impiantistica, più abile per creare la giusta
acustica all’interno del teatro.
Anche questo edificio appare come un edificio imponente, mastodontico, che occupa un intero lotto
e che, al suo interno, ospita non soltanto il teatro vero e proprio ma, per saturare interamente il
lotto, sulla cornice ospita anche altri edifici con altre destinazioni d’uso che sono degli uffici, un
albergo, la torre dell’osservatorio.
Dal punto di vista formale questo edificio ricorda molto l’edificio della seconda tendenza, ossia il
Marshall Field Store di Richardson. Anche questo appare come un edificio pesante, che all’esterno,
in qualche modo, rievoca le immagini e la memoria degli edifici quattrocenteschi fiorentini. È un
palazzo è realizzato interamente in pietra, rivestito in granito, mentre l’anima interna è sempre di
materiale metallico. È costituito sempre da un basamento, da una parte centrale e da una sorta di
coronamento. Ovviamente qui l’idea era quella di prendere il neo edificio fiorentino del
Quattrocento e moltiplicarlo n volte (moltiplicare i piani) in altezza e in larghezza, fino ad avere
questa sorta di mastodontico edificio facente parte di una città fatta a scacchiera come quella di
Chicago. Quindi Adler e Sullivan scelgono di seguire il secondo filone, rifacendosi tanto alla Firenze
del Quattrocento
Per altro, questo edificio viene considerato come un edificio polifunzionale, cioè all’interno accoglie
più funzioni oltre il teatro vero e proprio.
Il suolo di Chicago è un suolo che non si presta alle fondazioni, quindi Adler inventa un sistema di
fondazioni in acciaio, seguendo tutta la parte impiantistica e tecnologica del progetto, mentre a
Sullivan viene affidato un incarico altrettanto importante che è quello legato al trattamento, cioè si
occupa di come trattare architettonicamente questo edificio tale da poter dare un buon aspetto alla
struttura e poter convincere la città di Chicago.
Al suo interno, lo stesso tema della decorazione, che era stato visto sulla porta dello studio di Adler
e Sullivan, ritorno ed è qui anche molto forte e presente. È un tema che richiama sempre elementi
orientali, geometrici. Il tema dell’ornamento risulta fondamentale, anche il capitello presenta dei
motivi che richiamano i temi floreali dell’Art Nouveau, seppur non declinati allo stesso modo, che
vengono dati attraverso la sovrapposizione di rivestimenti in terra cotta. Una buona parte
dell’edificio viene rivestito con questi pannelli di terra cotta decorati.
Per altro, quando Wright arriva a Chicago rimane folgorato, colpito, dall’Auditorium Building che è
ancora in costruzione e si racconta che per tre giorni e tre notti disegnò una passiflora in piena
fioritura proprio per dimostrare a Sullivan che sarebbe stato in grado di riprodurre il tipo di
decorazione e ornamento che lui utilizzava per decorare l’edificio.
WAINWRIGHT BUILDING, SAINT LOUIS 1890-1992
Dopo l’incarico dell’Auditorium Building, Adler e Sullivan continuano a
lavorare sul tema e sulla costruzione del grattacielo. Però a questo punto si
rendono conto che non tutti i grattacieli di Chicago possono essere costruiti
prendendo come modello l’edificio fiorentino del Quattrocento e, quindi,
cominciano a lavorare sull’idea dell’accentuazione degli elementi verticali,
dei pilastri, all’esterno che conferiscono anche uno slancio verticale al
grattacielo stesso. Nel caso del Wainwright Building appare molto
chiaramente il tema della ripetizione, dell’accentuazione verticale di questi elementi, ma anche il
tema della tripartizione tradizionale dell’edificio, il quale è costituito da un basamento, un corpo
centrale e una sorta di grande coronamento con un cornicione a gettante. L’edificio è sempre
rivestito interamente con la terra cotta che viene però declinata in modo diverso: alcune parti sono
lisce, cioè non vengono né trattate né decorate, mentre in altre parti, come in corrispondenza dei
davanzali, nei cornicioni, nell’ingresso, torna nuovamente il motivo del decoro che è simile a una
sorta di trina, un merletto quasi naturale che riveste queste zone. D’altro canto è possibile notare
anche la tendenza alla semplificazione del volume: si tratta di un volume abbastanza semplice, un
parallelepipedo compatto con la tensione verso l’alto.
DOPO LA SEPARAZIONE DA ADLER (dal 1895)
Intorno al 1985 avviene la separazione tra Sullivan e Adler. A questo punto Sullivan comincia a
lavorare allontanandosi da Chicago e spostandosi verso città sempre più periferiche. Decide sempre
di trattare il tema dei grattacieli, ma perseguendo una sua propria idea. Uno degli edifici che
progetta è il “Guaranty Building” a Buffalo nel 1894-1896 che realizza sempre sulla base di una
concezione di un volume semplice, un parallelepipedo che da lontano sembra essere privo di una
decorazione ma rivestito sempre con della terra cotta. Sempre in questi anni, Sullivan pubblica un
volume dal titolo “Ornamente in Architecture” (1892) all’interno del quale scrive “direi che le nostre
facoltà estetiche risulterebbero grandemente avvantaggiate se per qualche anno ci astenessimo
completamente dall’uso dell’ornamento in modo che la nostra attenzione possa concentrarsi
intensamente sulla produzione di edifici ben formati e gradevoli nella loro nudità”. Quindi da un lato
c’è una duplice logica, da un lato sembra che Sullivan si stia concentrando sulla definizione di volumi,
come dice lui stesso “ben formati e gradevoli nella loro nudità”, dall’altro lato, però, l’azione che
compie è quella di rivestire e coprire interamente la superficie con questo decoro che è simile,
ancora una volta, ad una trama sottilissima che riveste ogni singolo centimetro, ogni angolo
dell’edificio.
SCHLESINGER E MAYER STORE, Chicago 1898-1899
L’apice di questa sua ricerca lo raggiunge, chiaramente, in un altro edificio che ha come destinazione
d’uso quello di essere, ancora una volta, un grande magazzino. Se si guarda la parte alta dell’edificio
è possibile notare la tendenza di creare un volume semplice, privo di decorazione, semplicemente
costituito da una griglia razionale. Mentre nella parte basamentale, stavolta realizzata non in terra
cotta ma in ghisa, ritorna il tema del decoro presente anche nello snodo angolare. Anche qui, quindi,
una duplice logica: un edificio gradevole nella sua nudità e semplicità (la parte sovrastante),
dall’altra parte vi è l’incapacità di resistere di rivestire l’edificio con questa trama.

Le ultime opere di Sullivan sono degli edifici di modeste dimensioni, per lo più realizzate in delle
cittadine di provincia, ma che sono dei veri e propri capolavori. Anche in questi edifici è sempre
presente questa duplice logica: il tema della decorazione, della trama, compare anche se limitata in
alcune parti dell’edificio.
 National Farmer’s Bank Owatonna, Minnesota 1906-1908: è un edificio semplice, costituito
da pochi volumi, “gradevole nella sua nudità”, con poche aperture ma con una grande
finestra termale. Nella facciata principale però ritorna il motivo della decorazione, realizzato
in ghisa e materiali preziosi, limitato soltanto in alcune parti. È un tema che viene declinato
non soltanto all’esterno, bensì anche all’interno
 Merchant’s National Bank Grinnel, Ohio 1913-1914: anche questo è un edificio ben formato,
gradevole nella sua nudità. Si tratta di un volume molto semplice, un parallelepipedo
rivestito in mattoni, forato da poche aperture. Ma anche qui, sopra l’ingresso, dove si apre
l’oblo, ritorna il tema della decorazione con un intreccio ancora più radicale.
A proposito di questi suoi edifici, lo stesso Sullivan scriverà “I realizzatori produssero sulla sua
superficie una nuova trama assai interessante, dall’effetto palpato, che richiamava in qualche modo
un tappeto dell’Anatolia, una trama che creava innumerevoli giochi di luci e ombre, una morbidezza
dall’apparenza simile a quella del muschio”.
In questo contesto, che da un lato richiama la necessità di astenersi dall’ornamento e dalla
decorazione e dall’altro l’impossibilità di non utilizzarlo, si fermerà Frank Lloyd Wright, il quale anche
lui dirà di sé stesso “Io non sono un costruttore, sono un tessitore” e, di alcune sue architetture
(realizzate negli anni californiani), dirà “si trattano di edifici interamente in tessuto, quasi come un
tappeto orientale”. In questo modo è possibile comprender come la lezione di Sullivan
rappresenterà una delle motrici su cui poi si svilupperà il pensiero di Wright.

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