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19/03/2021

LEZIONE 5:

ARCHITETTURA E CITTÀ DELL’OTTOCENTO


IL QUADRO STORICO E LE OPERE:
Molti aspetti degli sviluppi del Novecento sono comprensibili solo considerando il quadro ottocentesco, si
tiene conto del fatto che nel secolo maturano teorie e personalità notevoli. Schinkel mostra l’interesse per
la cultura gotica è in pieno spirito romantico, mentre il mondo classico fa riferimento a un secondo
momento. Queste due polarità permettono di comprendere le matrici fondamentali della visione che
accompagna la cultura architettonica dell’Ottocento. Da tali polarità si diramano una serie di fenomeni che
costruisce l’ambito dell’Eclettismo, cornice generale dove si colloca gran parte delle espressioni che
caratterizzano la cultura architettonica ottocentesca. L’antichità è uno dei temi fondamentali del secolo, ma
un ulteriore aspetto che investe il secolo riguarda il campo teorico, le trasformazioni urbane e lo sviluppo
architettonico. L’atteggiamento ambientale e paesaggistico domina il quadro ottocentesco, la natura
diviene protagonista delle opere. Gli sviluppi della cultura paesaggistica del pittoresco, chiave
fondamentale che emerge dal laboratorio settecentesco all’interno dei grandi giardini dell’Inghilterra,
costituisce la sensibilità generale della cultura dell’Ottocento. La linea naturalistica legata alla cultura
classica che caratterizza il classicismo francese e la cultura pittoresca che anima il filone dell’Inghilterra
costituiscono il quadro generale europeo del periodo. L’importanza del pittoresco come alimento di tutta
una serie di manifestazioni del pensiero ottocentesco viene sottolineata nel libro “L’architettura
dell’Ottocento” di Watkin, dove il termine ambiente acquisisce un’accezione molto ampia, l’architettura è
dotata di poteri evocativi che coinvolgono più dimensioni. L’Ottocento si esprime in varie forme, ma alcuni
aspetti sostanziali ne costituiscono il nucleo centrale. I protagonisti che contribuiscono a sviluppare il
discorso architettonico definiscono i caratteri decisivi che sono essenziali nella storia dell’architettura
Ottocentesca. Alcuni temi che si pongono alla base del discorso e sono utili per comprendere il quadro
generale sono la rottura tra continuità evidenti tra Settecento e Ottocento, nascono nuovi istituti formativi,
c’è il problema della nuova visione dell’organizzazione urbana, le radici culturali sono molteplici, è presente
il problema di carattere generazionale. Il tema delle generazioni è particolarmente importante in questo
momento, i grandi protagonisti appartengono a diversi quadri culturali e formativi, ad esempio Johnson,
figura imprescindibile del secolo la cui opera riassume la curiosità intellettuale dell’Eclettismo, manifesta
delle straordinarie anticipazioni del corso architettonico degli anni successivi, nasce a metà Settecento, le
sue opere a cavallo tra i due secoli costituiscono delle anticipazioni importanti degli sviluppi successivi. La
generazione degli architetti della stagione napoleonica nasce verso gli anni Sessanta del Settecento, John
Nash è architetto del primo Eclettismo e si esprime in varie direzioni stilistiche, è architetto del paesaggio,
apre la cultura eclettica all’Ottocento. Da qui in avanti si succedono vari protagonisti, immersi nel clima e
nelle turbolenze che caratterizzano la vicenda europea dell’Ottocento. Le vicende legate agli sviluppi della
Restaurazione e i conflitti politici e sociali portano alcuni teorici a scrivere riguardo una nuova visione
dell’architettura, che richiede di essere partecipe del proprio tempo, essa è militante, nelle sue scelte
afferma una citazione del proprio tempo. Il secolo passa attraverso una serie di crisi, gli sviluppi sono
evidenti nelle opere d’arte, si orientano verso una linea stilistica piuttosto che un’altra anche in ragione
delle scelte politiche in Prussia e in Francia. Ad ogni fase corrisponde una scelta determinata, evidenziata
nei progetti e nel lavoro che si compie nell’elaborazione di questo. L’Ottocento eclettico ha manifestazioni
di vario genere, come le linee più ampie della ricerca architettonica nutrita da ampi riferimenti stilistici, da
letture e ricerche che nascono dall’affinamento dello sguardo rivolto al passato. L’Ottocento rende
l’archeologia parte dei suoi studi, l’archeologo si specializza e affine i propri strumenti. Lo sguardo al
passato è presente in moltissime opere, in particolare il protagonista dell’architettura inglese della prima
parte dell’Ottocento è Cockerell, manifesta la sua passione per la cultura classica ed è figura significativa di
questa fase storica, dove il Gran Tour rappresenta un impegno consistente nella sua formazione: studia la
cultura greca arrivando a Tivoli e pone le sue conoscenze nel vivo dell’opera realizzata. La Francia si
impegna in opere che costituiscono un riferimento importante a livello europeo, la nuova generazione di
architetti si forma in queste istituzioni ed arricchisce i ranghi di una nuova stagione dell’architettura. Eredi
degli sviluppi del tardo Settecento, formatisi sui testi come quelli di Durand, proiettano lo sguardo verso
nuovi orizzonti. Una straordinaria figura che ci porta a cavallo dell’Ottocento e opera nella Francia
protagonista degli sviluppi progettuali ottocenteschi, dove le scuole offrono un panorama importante grazie
alle riforme napoleoniche consolidate e un quadro importantissimo di istituzioni, come la École
Polytechnique e la École des Beaux-Arts, è Henri Labrouste. Egli rappresenta a pieno la nuova generazione
che respira le idee di riforma della società che corrono in Europa ed invocano l’impegno degli intellettuali in
un grande progetto di riforma. La visione degli architetti è legata alla cultura ingegneristica. Egli si forma all’
École des Beaux-Arts, studia in Italia le rovine di Paestum. Gli studi dell’antichità si connotano di nuove
sfumature, l’interpretazione di questi lacerti e la loro restituzione, per ciò che significa lo studio e la
testimonianza dell’antico, è ricca di raccolta di messaggi da reinterpretare in chiave tipologica e sociale.
Questo implica molto nei dibattiti e nella visione dell’architettura del presente. Un aspetto fondamentale
che anima i dibattiti della fine degli anni Venti, periodo decisivo per gli architetti europei perché coincidono
con quelli del Gran Tour, è la restituzione dell’antichità a colori. I caratteri cromatici inizialmente erano
assenti, ma si scopre che le sculture e l’architettura erano colorate. Questa colorazione ha implicazioni
rispetto all’idea dell’antichità e ciò che racconta. I segni anticipatori di questo clima culturali sono evidenti
nell’arricchimento cromatico che inizia a definirsi negli anni Venti e caratterizza gli anni successivi.
L’interpretazione del colore, che racconta il modo d vivere di una società ed elle sue capacità espressive, è
un grande tema dibattito in questi anni e La Proust è immerso in questo quadro e in altri di carattere
politico. Egli studia il sito di Paestum proponendo una restituzione provocatoria degli edifici antichi,
sviluppa una serie di idee che porta a una polemica in ambiente accademico. Rispetto a una carriera rapida
cui poteva ambire, egli conosce una certa emarginazione, nonostante vinca diversi concorsi. L’accedere ai
grandi incarichi pubblici è prerogativa fondamentale nell’École des Beaux-Arts, forma i grandi artisti nella
cultura professionale. Egli è emarginato, ma viene incaricato della progettazione della biblioteca di Sainte
Genevieve. Il progetto si colloca nella prima metà dell’Ottocento e respira un clima eclettico, ma risulta
essere una straordinaria anticipazione di quel che verrà. L’edificio all’esterno reca l’impronta di un discorso
ispirato alla storia, le arcate e le finestre in sequenza sono ispirate ai temi dell’architettura romana e ai
motivi termali, ma guarda alla rielaborazione di tali motivi operata dalla cultura rinascimentale, che diviene
parte di questa storia. Il Rinascimento è uno dei temi utilizzati nelle tematiche progettuali, così come altri
modelli storici quali l’architettura bizantina. Questo nuovo quadro si diffonde in Europa e viene dibattuto
all’interno del dibattito teorico. La facciata è estremamente spoglia, la sequenza di lesene ma prima di
ridondanze decorative che non siano i nomi dei grandi testimoni della cultura impressi sulla facciata stessa,
le lettere e i nomi diventano quindi elemento decorativo e di caratterizzazione dei contenuti della
biblioteca, che rimandano alla cultura raccolta nell’edificio. internamente, lo spazio da creare è ad uso dei
lettori e dominato dalla luce, il periodo è quello della pianta libera. la soluzione strutturale è del tutto
innovativa e radicale, quasi provocatoria per un edificio dedicato alla cultura: la struttura è metallica, i
pilastri richiamano gli ordini antichi ma sono privi di proporzioni che rimandano allo stile dell’antico. Si
introduce un nuovo materiale, già conosciuto ma riferito all’architettura industriale. L’edificio è organizzato
in due navate, si ispira al tempio italiano con trasfigurazione dei motivi dell’architettura antica in chiave
moderna, completamente rigenerato alla luce dei nuovi materiali utilizzati. L’opera richiama alcune
architetture dell’Art Nouveau, rifiuta l’Eclettismo e si sviluppa in Europa alla fine degli anni Ottanta
dell’Ottocento. L’edificio proietta negli Stati Uniti il proprio modello come la Public Library a boston. I
modelli circolano a livello transatlantico. L’altra fondamentale e innovativa opera di Labrouste è la
Biblioteque National a Parigi, dove il tipo di ricerca avviato nel caso di Sainte Genevieve viene ulteriormente
arricchito di temi che guardano a diversi modelli e fonti storiche, legati anche alla cultura orientale. Questi
episodi innovativi, presenti nell’Ottocento soprattutto dove la città si trasforma dotandosi di nuove funzioni
utilitaristiche che ammettono la deroga dell’innovazione, l’agilità di pensiero rende possibili grandi
innovazioni come la biblioteca di Sainte Genevieve, avvengono in seguito al grande filone del classicismo,
che si accompagna al richiamo di altri filoni, in particolare il gotico. Un chiaro esempio è la sede del
parlamento inglese, dove l’omaggio della matrice identitaria della cultura inglese è dichiarato dal gotico
stesso. Il movimento diventa uno dei tracciati più feritili della cultura architettonica della seconda metà
dell’Ottocento. Il gotico è manifestazione di un’identità nazionale dove rappresenta e scandisce certi
momenti della storia di un popolo, viene richiamato nel parlamento inglese e ungherese, è espressione di
una cultura dalla particolare dedizione alla decorazione e al lavoro artistico applicato all’architettura, è
manifestazione storica di una diversa tradizione che permette di preparare e procedere verso una nuova
concezione dell’architettura legata all’uso di nuovi materiali che consentono soluzioni costruttive e
funzionali impensabili nella logica costruttiva della cultura classica, basata sulle grandi superfici e tessiture
murarie.

La seconda parte dell’Ottocento si caratterizza per la crescente tendenza, come nei temi monumentali e
celebrativi o nell’architettura dello spettacolo, a comporre quadri complessi nei riferimenti, ricercando una
nuova sintesi che non arriva mai ad emanciparsi dalla storia, sempre presente e incombente in forme
eloquenti e, talvolta, eccessive. La seconda parte del secolo dà vita a capolavori la cui importanza è data
dalla struttura formale e dall’esito di un processo progettuale estremamente complesso. Un esempio è il
principale capolavoro dell’architettura del tardo Eclettismo, l’Opera di Garnier a Parigi, estremamente
innovativa dal punto di vista della concezione dell’edificio per lo spettacolo, legata alle nuove forme di uso
sociale che questi edifici ammettono e favoriscono. Il teatro sviluppa le proprie forme e le proprie
innovazioni, lo spettacolo diviene luogo di rappresentazione della società e delle sue gerarchie, che
rispondono agli sviluppi delle arti, ma anche luogo di auto-rappresentazione della città borghese. Il teatro
diviene quindi parte della città e delle sue manifestazioni. L’edificio appare consegnato a questa fase storica
e non po' essere rapportato agli sviluppi che portano all’architettura moderna, ma in realtà è un
contenitore di innovazione tipologica, meccanismi e tecnologie legate allo spettacolo, continue innovazioni
decorative dal punto di vista dell’uso dell’edificio, non come edificio di spettacolo, ben sì dal punto di vista
degli incontri sociali, elemento fondamentale che si sviluppa a Parigi e si diffonde in tutta Europa. L’edificio
è innovativo dal punto di vista dello sguardo urbano, non è possibile comprendere l’innovazione di questi
edifici senza capirne il rapporto con la città. Il passaggio da una prima fase eclettica a una fase più
complessa e articolata nei riferimenti, nella contestualizzazione e delle funzioni che si sviluppano nella
realtà urbana in rapido mutamento, viene interpretata da più edifici. L’edificio alto è un tema innovativo,
nell’Ottocento consce il suo sviluppo più eclatante nelle forme del grattacielo, ci porta nel nuovo mondo e
permette di comprendere quanto gli Stati Uniti si allontanino dalla cultura europea. Questo tema
inizialmente è calato nella realtà europea e mostra l’estro degli architetti eclettici, come Alessandro
Antonelli, legato al linguaggio classico dell’Eclettismo europeo. Egli è autore di opere dal carattere
residenziale e monumentale, nella seconda metà dell’Ottocento si cimenta nella realizzazione di una
sinagoga, eretta in un quartiere prossimo al nucleo storico di Torino. La scala rompe qualunque gerarchia
presente nella città ottocentesca. L’edificio ha una vocazione religiosa, il modo in cui l’architetto eclettico
affronta il tema dell’edificio in altezza è legato alla concezione tradizionale da punto di vista costruttivo.
L’edificio viene affettato e ogni strato viene assegnato a una certa affiliazione con temi conosciuti e prodotti
dalla storia, come temi greci, rinascimentali, antichi, vi è una scansione di colonne e una successione di
rotonde. Qualche anno dopo, alle soglie della rivoluzione dell’Art Nouveau, il tema di progettazione del
grattacielo viene assegnato all’École des Beaux-Arts: viene riproposto il tema dell’affettare l’edificio di
Antonelli. Questo percorso porta a uno degli esiti dei filoni che caratterizzano l’Ottocento dell’Eclettismo.

L’Ottocento va letto per strati e secondo diverse direttrici. La matrice fondamentale legata al linguaggio
classico e quella del pittoresco delineano percorsi autonomi, talvolta possono anche intrecciarsi. Tra gli esiti
più interessanti di queste implicazioni vi è, legato alla cultura del pittoresco e a una serie di dibattiti dal
riscontro significativo in Inghilterra, l’interesse per l’architettura medievale, in senso lato gotica, che guarda
temi applicabili alla costruzione residenziale, che nella Casa Rossa di Philip Webb e co-progettata da Morris,
ha una sua testimonianza importante. La residenza è abitazione di Morris, grande artefice del movimento
Arts & Crafts, fenomeno che crea le premesse per gli sviluppi innovativi dell’architettura di fine secolo e
inizio Novecento, è uno degli alimenti del percorso che porta all’Art Nouveau. Gli sviluppi che muovono i
primi passi hanno uno dei punti di avvio nel fenomeno dei passages parigini, ambiti commerciali protetti da
modernissime e leggere tettoie, che iniziano a comparire a Parigi nel periodo post-napoleonico come nella
galleria d’Orlean, vedono importanti trasformazioni della città legate allo sviluppo del commercio. Queste
strutture manifestano una manifestazione della tendenza eclettica, la copertura usa materiali innovativi ed
ha radici nella cultura delle serre e dei padiglioni dei giardini pittoreschi, quindi si fa riferimento ai
Gardeners. Il percorso progettuale che nasce dalla cultura del pittoresco ha manifestazioni di questo
genere, valorizzate dalle nuove culture progettuali. Tale linea assume connotati sempre più marcati e dà
luogo a opere importanti. il Crystal Palace è il punto di svolta più decisivo, coincide con il tema progettuale
che assume grandissimo risalto per gli sviluppi progettuali, ovvero l’esposizione universale. Questa ha
lunghe tradizioni, nel Settecento si esponevano le novità meccaniche. Il punto di svolta del Crystal Palace
risiede nell’essere la prima esposizione a livello internazionale, richiama persone a livello europeo e dà
luogo a una forma specifica di architettura, frutto di un concorso cui partecipano diversi architetti come
Joseph, ricondotto alla linea professionale degli architetti dei giardini, portatore dei valori innovativi del
secolo. La sua appartenenza al quadro professionale anomalo lo porta a formulare una proposta originale e
distaccata dalle altre più accademiche, che risulta vincente ed inaugura un nuovo filone che si pone alla
base di molti sviluppi dell’architettura contemporanea, come l’High Tech. Egli è portatore di un’altra visione
culturale e progettuale, che lo porta a interpretare con grande libertà al tema di concorso e rispondendo
alle esigenze fondamentali richieste. Il luogo è accogliente e presenta un elevato grado di flessibilità, la luce
naturale illumina l’ambiente, la struttura è facilmente montabile grazie all’assemblaggio di elementi
prefabbricati (anticipa il tema moderno delle strutture prefabbricate). Il Crystal Palace ha pianta che ricorda
una croce, si sviluppa su una serie di navate. L’impianto è decisamente simmetrico, legato alla tradizione
accademica. Le repliche sono innumerevoli sia in Europa che a livello internazionale, come in America.
L’edificio viene distrutto da un incendio, ma con l’avanzare dell’Ottocento determina l’affinamento di una
visione di progetto fondamentale per interpretare alcuni dei temi salienti per il rinnovamento della città
moderna, che si sviluppa a partire dalle grandi capitali europee e incorpora tutte queste soluzioni. In questa
fase il contributo degli ingegneri diventa fondamentale, inizialmente come colonizzazione del territorio con
ponti e strade, fino alle strutture metalliche come quella di Eiffel, grande protagonista di questa nuova
stagione. Questo filone ha sviluppo anche nelle ferrovie, che implica l’affinamento dell’industria
metallurgica e il perfezionamento delle conoscenze di cui gli ingegneri sono i principali detentori,
costruiscono le grandi stazioni ferroviarie che rappresentano lo sviluppo più maturo di questo filone. La
ferrovia irrompe nella compagine urbana e diviene parte del processo trasformativo delle costruzioni dei
nuovi spazi della città. Le stazioni sono uno dei massimi esempi dell’ambiguità della cultura ottocentesca,
da un lato armata di conoscenze innovative e poggiante sulla capacità progettuale degli ingegneri, dall’altra
ha volto di un’architettura che si inserisce in modo organico in un contesto storico e in piena
trasformazione. Questa tensione viene riassunta nelle stazioni, dove converge la spinta ingegneristica e si
confronta con temi multiformi della sensibilità eclettica. Alcuni capolavori nascono in questa fase, in Francia
la stazione si lega a una funzionalità del passaggio e del transito dei viaggiatori, in Inghilterra invece prevale
un modello funzionalmente più articolato, che associa l’hotel alla stazione, come nel caso di Saint Pancras.
Il modello è quello parigino, ammette vari gradi di ibridazione e dà luogo a realizzazioni originali. Una delle
più importanti esemplificazioni di questo tipo di trasformazione che salda cultura eclettica e capacità
ingegneristica è la galleria di Milano. Tra gli altri esempi di questa spinta, dove l’Eclettismo delle forme
architettoniche dell’edificio si combina con la visione tipologica innovativa degli ingegneri, si ricordano i
templi del commercio, quindi i grandi magazzini, centrali nello sviluppo della città contemporanea, dalla
Francia all’Inghilterra. Questa combinazione esemplifica la divisione delle competenze che realizza la città
dell’Ottocento, da una parte l’architetto, dall’altra l’ingegnere, figure che accompagnano queste poderose
trasformazioni ma risultano essere polarità separate. Un altro esempio è costituito dai grandi magazzini di
Mosca affacciati sulla Piazza Rossa, i cui caratteri esterni riflettono il gusto classico adattato alle specifiche
sfumature che caratterizzano la cultura russa. L’impianto dell’edificio è simmetrico, organizzato su più
navate, i ponti sottilissimi rivelano l’avanzamento della cultura strutturale, le coperture sono un capolavoro
dell’ingegneria di fine Ottocento, anticipano delle strutture del Novecento, vengono progettate da Vladimir
Shukhov, che fa dei progetti straordinari in epoca sovietica, è uno dei più grandi ingegneri delle strutture
metalliche a livello internazionale. Questo edificio comparato a un’opera settecentesca mette in risalto le
trasformazioni che si sono verificate, l’architettura del Settecento anticipa l’immaginazione delle grandi
scale e grandi spazi, ma anche la cultura del sublime presente nelle opere di Boullee. Gli sviluppi della
cultura architettonica e ingegneristica convergono nella costruzione di un panorama complesso e
funzionale alla comprensione dei temi delle grandi operazioni urbane, che prendono avvio a livello
internazionale dalla seconda metà del secolo.

SVILUPPO TEORICO:
L’Ottocento, dal punto di vista teorico, produce delle opere estremamente significative in cui si riflette un
quadro culturale e un modo di pensare diverso da quello del Settecento. Con Duran e con il parallelo
trattato di Rondelet si era già rotta l’unità delle ambizioni della trattatistica ispirata ai modelli della
classicità. Si entra in un ambito di specializzazioni, l’eclettismo è fenomeno dilagante e si manifesta in tutte
le sue possibili articolazioni, gli architetti operano in modo conseguente, ad esempio Schinkel somma una
serie di ipotesi stilistiche e attinge a diversi repertori selezionati in funzione dei valori che trasmettono e in
base alla congruenza del carattere dell’edificio. la scelta di uno stile particolare è carico di funzioni, guarda
al rango e alla corrispondenza con le possibili soluzioni costruttive. L’Ottocento è ossessionato dal tema del
rappresentare una verità costruttiva, tema fondamentale per la riflessione architettonica. La teoria
dell’architettura prende le distanze dai temi discussi nel Settecento, quali proporzioni e ordini.
Allontanandosi dalla matrice originaria, i trattai esprimono linee specifiche e caratterizzanti temi legati ai
dibattiti e alle culture nazionali che si stanno consolidando nel corso del secolo. La linea francese trae
spunto dalle tradizioni settecentesche e prosegue sul filo della visione razionalista presente in molte opere.
La linea inglese manifesta una sua originalità. In Germania si riconosce una caratterizzazione del pensiero
tedesco. L’Ottocento è un taglio di manifestazioni teoriche che spingono il pensiero verso nuovi orizzonti di
riflessione. Teoria e pratica architettonica nel corso della storia contemporanea hanno diversi punti di
incontro e notevoli significati, lo sguardo sulla teoria ottocentesca permette di capire cosa avviene nella
pratica e qual è il pensiero degli architetti, come nel caso dei progettisti che hanno la propria produzione
teorica, come Schinkel, che lascia una serie di scritti che delineano diversi momenti evolutivi del suo
pensiero. Ciascuna di queste stesure riguarda un determinato momento della sua riflessione, dalla cultura
classica, alla gotica fino allo stile emancipato da riferimenti storici esemplificato dalla Bauhau Academy.
Questo pensiero talvolta non corrisponde all’opera dell’architetto, si dissocia e fornisce sguardi alternativi.
Nella teoria non si vede il riflesso di ciò che si fa, ma è presente la critica dell’Eclettismo e storicismo
ridondante vissuto come peso insostenibile. Piuttosto si tenta di guardare verso altre direzioni e si
forniscono anticipazioni importanti per gli sviluppi imminenti e futuri dell’architettura. Questo è il quadro
del pensiero teorico ottocentesco. La sintesi di questa prospettiva comprende una riflessione teorica del
primo Ottocento, rappresentata da importanti fratture. L’Inghilterra esprime l’anomalia più significativa, si
lega il pensiero teorico inglese a una serie di fatti che caratterizzano la trasformazione dell’economia
britannica. Il paese vede avanzare le manifatture, l’industria penetra nella città sconvolgendo il paesaggio
urbano. La riflessione critica su questi sviluppi acquisisce particolare risalto, guarda all’architettura come
simbolo di un modello sociale. In questa chiave si manifesta l’interesse per la cultura gotica, che ispira la
cultura inglese. Il primo rappresentante di questa linea di pensiero è Augustus Welby Northmore Pugin, ha
una vita estremamente tormentata, ha educazione protestante alla quale reagisce abbracciando il
cattolicesimo e sviluppando una riflessione sull’architettura che lo porta a rivalutare la cultura gotica e il
Medioevo come espressione di una società diversa rispetto alle generazioni presenti e legata al
cattolicesimo. Questi riferimenti sono quindi incentrati sulla cultura religiosa. Religione e architettura
vengono poste come temi fondamentali delle riflessioni ottocentesche. Pugin ha vita professionale intensa,
contribuisce alla realizzazione del parlamento inglese e di chiese ispirate alla passione per l’architettura
gotica, in particolare nel XIII e XIV secolo. L’opera principale che lo rende celebre negli anni Trenta è
“Contrasts: or a parallel between the noble edifices of the middle ages, and corresponding buildings of the
present day, shewing the present decay of taste”, quindi un parallelo tra i nobili edifici del medioevo e ciò
che accade nel presente. Il testo è riccamente accompagnato di immagini. Il confronto tra momento ideale
del Medioevo e decadimento dello sviluppo dell’industrializzazione mostra un pensiero nostalgico, la
visione è retrospettiva e porta a dei frutti importanti nella direzione dell’avanzamento della cultura
progettuale. Una seconda opera legata all’analisi dei veri principi dell’architettura gotica è scritta in chiave
cattolica e fa di Pugin uno dei grandi rappresentanti della corrente neogotica che si sta affermando in
Inghilterra e che si estende in altre parti dell’Europa e del mondo.

L’Inghilterra consolida questo sguardo interpretato in chiave non cattolica attraverso l’opera di Ruskin,
figura fondamentale dell’Ottocento, che studia l’architettura del passato, in particolare quella romaica e
gotica, diventando un altro testimone dell’indirizzo neogotico. Egli è studioso dell’architettura inglese
medievale e non solo, conosce l’architettura italiana e scrive vari testi, di cui uno fondamentale per la teoria
architettonica, ovvero “Le sette lampade dell’architettura”, principi fondamentali che vogliono esaltare una
serie di chiavi fondamentali per l’azione dell’architetto sulla base di esempi passati, come quelli del periodo
romanico, gotico e medievale. Questi principi sono il sacrificio, che deve seguire l’idea di bello ricercando
un approccio anti-funzionalista, opposto rispetto ad altre linee di pensiero; la potenza, che si lega alle
masse e alla capacità espressiva dell’architettura; la verità non deve tradire il senso dell’opera, non bisogna
fingere che qualcosa sia qualcosa di diverso; la memoria porta a considerare il valore dell’architettura
legato al tempo e alla testimonianza storica, porta a celebrare l’architettura del passato e a considerarla
non superabile in quanto testimonianza unica, che non deve essere compromessa da interventi aggiuntivi:
la rovina è testimonianza del valore del tempo. Questo pensiero integra e si accompagna alla linea di Pugin,
argomentandola più riccamente dal punto di vista teorico. Lo sguardo alla cultura gotica è importante ma
non univoco, altrettanto importanti sono periodo romanico e medievale. Le chiavi estratte dall’opera
storica sono fondamentali per l’opera dell’architetto, l’onestà e l’idea di bellezza considerano superiore le
attività artigianali rispetto alle mistificazioni del lavoro industriale. Questo messaggio esprime un giudizio di
valore su uno dei temi fondamentali della cultura progettuale, ovvero il restauro: la fase di turbolenze
politiche che distrugge edifici storici porta a considerare questo nuovo tema sull’intervento sull’esistente,
implicando una serie di conseguenze e pensieri. Per Ruskin la rovina e il passato non possono essere
compromessi da interventi successivi che ne ripristino caratteri immaginari.

Su questo piano il confronto con la cultura francese è molto importante. Essa conosce sviluppi legati al
dibattito dell’École des Beaux-Arts, uno di questi è determinato da Viollet le Duc. Egli ha biografia
complessa, ha formazione da autodidatta ma ricchissima sul piano dell’architettura francese, ha grande
talento grafico, si accosta al tema della storia e della sua eredità, studia i monumenti del passato ed elabora
una forma di pensiero originale, che guarda alla storia per estrapolarne principi validi per l’azione
progettuale rivolta al presente e , simultaneamente, opera nel capo dell’intervento sulla memoria e sugli
edifici del passato, elaborando un particolare indirizzo legato al restauro. A Viollet le Duc si accompagna
una seconda linea di pensiero che ha grande fortuna in Francia ed è testimoniata da molti suoi interventi di
restauro sul patrimonio religioso, in particolare su chiese gotiche, ma anche su altri ambiti di intervento,
come la cittadina di Carcassonne. Il pensiero di le Duc è diverso e in antitesi con quello di Ruskin: aa partire
dalla compressione dell’essenza degli stili del passato si può intervenire su opere grandemente
compromesse e frutto di grandi stratificazioni, portandole a un ideale compimento ce corrisponde a un
ideale stilistico interpretato dall’architetto. In questo caso il restauro porta a una ricostruzione ideale, in
opposizione alla visione ruskiniana, che non si ferma alla composizione materiale dell’edificio. il suo
pensiero non si ferma al restauro, ma arriva a un’idea di nuova architettura. Questo pensiero teorico
immerso nel clima eclettico cerca di uscirne e di aprirsi a nuovi orizzonti. La vicenda di le Duc è molto
tormentata, viene chiamato a insegnare all’ École des Beaux-Arts, ma viene espulso dall’incarico perché
portatore di una visione troppo eccentrica rispetto ai valori della classicità, porta un pensiero non
accettabile di cui si ha traccia in una delle sue opere, come il “Dizionario ragionato dell’architettura
francese”. Il suo pensiero guarda alla storia cercando di individuare una graduazione di valori: essa porta
diversi stili che incorporano valori sociali e materiali, non possono essere collocati sullo stesso livello.
Rispetto al primato della cultura classica, le Duc assegna la centralità al momento gotico, in quanto
rappresentante di un modello di sintesi perfetto della società. Egli è architetto profondamente eclettico, ma
manifesta una sofferenza per lo storicismo imperante, che diviene un accumulo di citazioni in cui non
riconosce dei principi validi. La cultura gotica rappresenta tali valori e le sue soluzioni strutturali si adattano
al meglio allo sviluppo dei nuovi materiali. La contraddittorietà di questo momento storico vede l’architetto
immerso nei valori della storia, si immagina qualcosa di diverso ma non riesce a fuoriuscire da questo
orizzonte.

Il terzo rappresentante del pensiero teorico ottocentesco è tedesco, Gottfried Semper. Egli nasce ad
Amburgo, ha una vita legata alle vicende ottocentesche, intraprende degli studi di matematica, si
trasferisce in Francia e inizia a praticare l’architettura nel clima del dibattito sul colore, che ha grande
influenza su di lui. L’antichità greca non può essere letta solo in funzione tettonica, il colore ha significato
funzionale, può proteggere, ma anche evocare un’ispirazione artistica dell’atto creativo. Semper arriva a
maturare una visione teorica originale e portatrice di un altro tipo di pensiero. Egli dalla Francia torna in
Germania, a Dresda diviene architetto che rifiuta la cultura gotica ma si muove nell’ambito degli interessi
per il greco e romano, ma anche alla cultura bizantina. Progetta un teatro a Dresda, è partecipe dei grandi
rivolgimenti politici, partecipa alle rivoluzioni del 48, costruisce barricate ed è costretto a scappare dalla
Germania. L’America si profila come una possibile via d’uscita e come luogo di ricerca per nuove
opportunità di lavoro. Egli non vi arriva, ma giunge in Inghilterra nel momento di esposizione al Crystal
Pacale. Questo edificio ha per lui significato importante, la capanna primitiva esposta è un tema da cui trae
ispirazione per formulare una visione dell’architettura estremamente originale, un’idea che prescinde da
qualsiasi riferimento storicistico e guarda alle fonti ancestrali dell’atto del costruire, che pongono l’accento
su elementi che guardano l’architettura da un punto di vista inedito. Questa capanna è fatta di un
basamento, elementi portanti, un focolare e un rivestimento. Questi elementi diventano i quattro elementi
basilari legati a elementi costruttivi e procedimenti costruttivi, quindi alla manipolazione dei materiali. Per
Semper individuano i caratteri fondamentali dell’architettura, vengono raccolti nel suo scritto che incorpora
interessi scientifici sempre più ampi, ispirati agli sviluppi del pensiero e delle scoperte ottocentesche.
L’architettura viene osservata da prospettive di tipo antropologico e storico. Si manifesta
un’interpretazione dell’architettura che apre a orizzonti di pensiero e interpretazioni innovative, anche
pluridisciplinari. Si osserva una dissociazione tra architetto e teorico: anche in questo caso la teoria è
diversa dall’opera. Come architetto Semper elabora delle opere importanti in diverse città europee, si
esprime in un linguaggio eclettico, ma le sue idee guardano a prospettive radicalmente differenti che non si
manifestano nella sua opera, hanno però un risalto imprescindibile negli sviluppi dell’architettura del
Novecento. L’idea di un’architettura fatta di tanti elementi costruttivi e decorativi dal valore paritetico
stimola il discorso sul rivestimento, fondamentale per cogliere alcuni sviluppi dell’architettura viennese.
L’opera di Semper e l’opera di Viollet le Duc sono riferimento per gli architetti del Modernismo.

LA CITTÀ:
La città è presente nel manuale di Durand attraverso un elenco che presenta un abaco dei possibili temi su
cui l’architetto deve intervenire, ma questo abaco risulta un catalogo privo di connessioni. La conquista
della città coincide con gli albori del Novecento, gli interventi acquistano maggiore ambizione e maggiore
scala, immaginando spazi più ampi e coordinati, dove il tema della mobilità acquista una centralità
evidente. Lo sviluppo urbano si collega a specifici temi di progetto che identificano i momenti fondamentali
di affermazione dell’architettura eclettica dell’Ottocento, come gli archi trionfali o grandi complessi urbani
che riflettono la capacità di operare a una scala che raramente si presenta nel Settecento. Torino attraverso
la realizzazione dell’invaso di Piazza Vittorio Emanuele che si apre sulla collina dialoga con lo sfondo
collinare e, idealmente, anche con la Chiesa della Grande madre. Si crea per pezzi una nuova città. La prima
parte dell’Ottocento è caratterizzata da questa logica di interventi architettonici che definiscono un quadro
coerente per addizione. Non esiste un’urbanistica come ambito specializzato, ma una serie di fenomeni
preparano il terreno a questa grande svolta. La città è oggetto di interventi parcellizzati, si trasforma a
partire dalla centralità dell’architettura. Per tale ragione l’architettura dell’Ottocento non può prescindere
dal dialogo che gli edifici intrattengono con il contesto, talvolta definendolo in odo decisivo come il palazzo
nella piazza di San Pietroburgo. Il punto di svolta che segna il punto di non ritorno e porta a nuove
implicazioni sul piano della nascita dell’urbanistica è contrassegnato da due casi di intervento nelle città
europee. Il primo è quello di Vienna, che si sviluppa separando la parte centrale dallo sviluppo moderno, in
quanto tra le due parti sono presenti terreni che recano la memoria del sistema di fortificazioni definito in
età moderna. Seppur inutilizzate permangono e si lega la presenza degli spazi non edificati che avrebbero
dovuto essere parte del sistema difensivo. A metà Ottocento si vuole superare tale assetto inadeguato, si
bandisce un concorso che porta a realizzare il Ring di Vienna. Con l’episodio del Ring l’approccio alla città
moderna conosce un primo e fondamentale salto di scala. L’implicazione architettonica porta a
condizionare lo sguardo e indirizzare l’attività progettuale specifica degli architetti, si inizia a formare la
figura specializzata dell’urbanista. Il tema del Ring come saldatura di due parti di città formate
diversamente e da ricomporre attraverso azioni progettuali che contemplano la realizzazione di edifici
residenziali portatori di valori sociali ed edifici monumentali che mobilitano lo sforzo progettuale viene
ripreso a livello europeo. Gli edifici della cultura e del potere si caratterizzano fortemente, le operazioni
sono essenziali per capire gli sviluppi architettonica. A Parigi l’architetto che ridisegna la città è Hausmann,
delinea questo intervento di metà Ottocento e si lega alle rivolte politiche con protagonista Napoleone III e
al colpo di stato che dà luogo agli sviluppi francesi. A metà secolo Parigi è al centro della trasformazione
urbana volta alla modernizzazione della città a livello mondiale. Questo intervento viene avviato sotto le
capacità professionali della cultura politecnica, si manifestano a una scala mai vista prima d’allora. Le
premesse sono molteplici: dalla tavola di Patte alla cultura di Duran, fino agli interventi frammentari che
conquistano nuove scale di trasformazione urbana. Questi strumenti legati all’esproprio vengono già
impostati in epoca napoleonica, nonostante i risultati non vengano raggiunti. La Parigi di Hausmann è
l’invenzione della città moderna, la sua progettazione è complessa. Collaborano gli ingegneri, viene
costruita una città sotterranea, le fognature, vengono costruiti parchi e impalcati, in poco tempo attraverso
distruzioni immagina una trasformazione in estensione e profondità. Una serie di valori e immaginari
progettuali maturati nel corso del secolo convergono e fondono istanze naturalistiche e del pittoresco. La
portata e la complessità dell’intervento prevedono di demolire il tessuto medievale, si ricostruisce l’assetto
delle proprietà, si finanziano gli interventi e nasce una città riformata. Le infrastrutture permettono un
nuovo livello di salubrità, gli edifici residenziali sono predisposti ad accogliere un nuovo tipo di società
borghese, si creano gerarchie urbane e i ceti più bassi vengono spostati nella periferia. Parigi ha grandi
marciapiedi, i piani terra sono occupati da ristoranti e negozi, il commercio viene esaltato, il traffico scorre
con una fluidità nuova, i caratteri percettivi cambiano radicalmente ed esprime un senso estetico diverso.
L’Opera di Garnier va compresa secondo i suoi caratteri architettonici posti all’interno delle prospettive che
si creano grazie alle demolizioni. Le facciate vengono pensate per essere viste a grandi distanze. Il dialogo
che la città apre all’architettura è diverso da quello settecentesco, gli ambiti erano più angusti. Piazza San
Pietro e la basilica, ad esempio, apparivano all’improvviso tra una serie di vie anguste e strette. Parigi si
dota di nuovi apparati e di nuove funzioni, come i magazzini e i centri commerciali, che richiedono nuove
interpretazioni progettuali. A Parigi converge il tema del pittoresco laddove si costruiscono grandi spazi
versi e parchi straordinari, che esprimono il dominio del pittoresco nella grande compagine urbana e
diventano luogo di una socialità di massa. Queste trasformazioni sono un evento dove accadono tante cose,
ognuna ha grande importanza e alimenta il discorso progettuale complessivo. Tra gli altri temi vi è il
perfezionamento delle esposizioni universali, tenute dagli anni Sessanta. Non sono episodi a sé stanti, ma
sono momenti sequenziali di un progetto complessivo che diventa parte delle trasformazioni di Parigi.
Queste esposizioni sono legate all’estetica dell’ingegneria, come la Tour Eiffel, hanno un momento di
educazione a nuove forme di vita che si affermano. Nel periodo dell’esposizione, attraverso le attrazioni
prodotte, si costruisce un nuovo modello di vita metropolitano, che diviene dominante nella cultura
novecentesca. L’importanza della hausmanizzazione viene recepita dai contemporanei, le irradiazioni della
cultura architettonica sono notevoli. Questo fenomeno ispira l’esposizione di Chicago del 1pugin93, il
modello della città di Parigi viene riproposto inserendosi in una fase di piena trasformazione della città
americana. Alcuni episodi che si riconducono al modello si trovano a Torino nel taglio della diagonale di una
via principale, a Milano nella zona di Cordusio dove viene ripresa l’architettura. Le implicazioni durature si
protendono per molti decenni del Novecento.

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