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Nel 1900 esce un articolo su un giornale viennese che si intitola “A proposito di un povero ricco”,
opera proprio di quest’architetto. In questo saggio Adolf Loos racconta la storia di un architetto delle
“secessione viennese” e del suo committente facoltoso, che incarica l’architetto di progettare una
casa totale: si tratta di una progettazione che non considera soltanto la struttura in sé e per sé, ma
anche i mobili, gli arredi, gli oggetti… Questo racconto è un racconto che vuole mettere a ridicolo,
con una graffiante ironia, gli architetti della secessione viennese. Loos, con questo articolo, vuole
dare inizio ad una polemica che mira i suoi architetti contemporanei, i quali progettavano per molti
ricchi committenti, arrivando addirittura alla progettazione di abiti e vesti che bisognava indossare
nei vari ambienti.
Quest’attacco di Loos è diretto proprio a quelli che erano stati alcuni degli esponenti della
secessione, come Olbrich, Van de Velde, i protagonisti di una tendenza che mirava all’”unità
dell’opera d’arte” e ad una decorazione che arrivava ai limiti dell’ossessione.
Mentre Loos sarà fautore di un’idea che si fonda sul principio “non possiamo parlare di architettura
quando parliamo della decorazione complessiva di un ambiente, ma possiamo parlare di architettura
quando parliamo della strutturazione dello spazio”.
Adolf Loos nasce nel 1870, a Brno, l’attuale Repubblica Ceca. Egli è figlio di un artigiano che lavora
la pietra (uno scalpellino) nel proprio laboratorio e, questo stretto contatto con i diversi materiali,
segnerà fortemente la formazione del piccolo Adolf. All’età di nove anni, il padre muore, lasciando
la conduzione della bottega alla madre, una figura non positiva e che influirà negativamente sulla
formazione di Loos.
Inizia a studiare in una serie di scuole a carattere tecnico non in maniera costante, soltanto che il
suo percorso di studi rimarrà incompleto a lungo, fino a quando, all’età di 23 anni decide di andare
a Chicago, dove si svolse l’”Esposizione Colombiana”, ovvero la celebrazione dei 400 anni dalla
scoperta dell’America. Allora parte, soggiorna nel territorio americano per tre anni, visitando alcune
delle sue città come Chicago, Philadelphia, New York.
Quando arriva, ad esempio, a Chicago trova una città dove vi una tipologia di edilizia ben diversa da
quella europea. Vi erano alti grattacieli, palazzi di grandezze smisurate… . Loos, pur di poter
mantenersi e rimanere in questo nuovo mondo che era l’America, svolge vari lavori: tra questi,
decide di dedicarsi alla scrittura di recensioni nell’ambito letterario. Riesce a trovare anche un
lavoro, dopo due anni, per quanto riguarda l’ambito dell’architettura, ma un ricatto da parte della
madre lo costringe a tornare in Europa. La madre, la quale aveva sostanzialmente portato avanti
l’attività familiare, vorrebbe che il figlio, ormai maggiorenne, prendesse le redini della situazione e
quindi lo obbliga a ritornare minacciandolo e accusandolo di aver dilapidato il patrimonio del padre.
Cedendo al ricatto, Loos torna in Europa, senza aver più nessun contatto con la madre. Si stabilisce
a Vienna e comincia a lavorare: si occupa di ristrutturazione di piccoli edifici, come pub e bar,
sperimentando un nuovo linguaggio rispetto ai suoi contemporanei.
Caffè Museum - Vienna 1899 Già dall’esterno è possibile vedere come in realtà si tratta di
un’opera che parla un linguaggio molto moderno rispetto al periodo in cui viene progettato. Sceglie
di progettare l’involucro spaziale, caratterizzato da pochi colori, una decorazione lineare
sostanzialmente fatta da un intonaco bianco, pochi materiali puri (come il legno, gli specchi…).
Decide di utilizzare soprattutto sedie e mobili prodotti da diverse industrie. In questi primi interventi
ci sono dei caratteri diversi da quelli che venivano declinati dagli architetti dell’Art Nouveau.
Sempre in questo periodo si dedica ad alcune recensioni di carattere letterario, fondando addirittura
la rivista “Das Andere” (l’altro): Loos, che è reduce della sua triennale esperienza in America, ritiene
di diffondere nel mondo occidentale quelli che sono i modelli di stampo anglosassone americano.
Egli sostiene che l’Austria abbia una mentalità più chiusa rispetto a molti altri paesi, come l’Europa.
Dunque decide di scrivere, all’interno di questa rivista, anche dei consigli, prendendo come punto
di riferimento il mondo anglosassone.
Con quest’ultimo progetto, Loos diventa un architetto molto noto a Vienna, come un architetto
alternativo dell’Art Nouveau. Uno dei progetti più celebri di questo periodo, che realizza l’architetto
è il “Kartner bar” (o American Bar) nel 1907:
- All’esterno, la facciata è caratterizzata da grandi aperture, da grandi pilastri rivestiti di
marmo pregiato, con un’insegna, di carattere volumetrico, composta da vetri colorati, che
richiamano la bandiera americana;
- Lo spazio interno, di misure 4m x 6m, per essere amplificato, viene rivestito con delle con
lambrì di legno, al di sopra di questa parte in legno, le pareti vengono interamente rivestite
con degli specchi, i quali amplificano il dato dimensionale. Il soffitto viene realizzato in
marmo rosso e arancio, con dei cassettoni, così da potersi rispecchiare sugli specchi.
- In questo bar, Loos progetta anche i banconi, gli scaffali e il sistema delle sedute attaccate
alle pareti.
A proposito di questo progetto, Adolf espresse anche una sua considerazione sull’architetto,
dicendo testuali parole “All’architetto spetta progettare i muri e tutti quegli elementi che delimitano
lo spazio interno”.
Dal 1909…
In questi anni Loos riceva un incarico molto importante: quello
di progettare un “Immobile commerciale” per la ditta
americana “Goldman e Salatsch”. Si trova in una delle piazze
principali di Vienna, dove prospetta la Hofburg, quella che era
stata la sede della corte imperiale in epoca tardo barocca.
Inizialmente questo suo progetto veniva considerato troppo
privo di decorazione, infatti durante la fase di costruzione, più
volte gli verrà chiesto di apportare delle modifiche. Ma Loos,
fermo nelle sue convinzioni, protegge il suo progetto, radunando in delle assemblee tutti i cittadini.
A livello strutturale, l’edificio appare molto semplice: la parte inferiore (il basamento), destinata per
i magazzini, viene rivestita in prezioso marmo cipollino, mentre quella sovrastante, destinata alle
abitazioni civili, viene interamente intonacata.
Alla fine questo progetto viene approvato dal comune, ma soltanto con l’aggiunta di fioriere come
decorazione, che colmano questa sorta di vuoto decorativo.
Inoltre è presente un tetto in rame, spiovente.
Insomma, si tratta di un edificio che mette insieme alcuni elementi della modernità con alcuni
elementi propri della tradizione.
Guardando la facciata è possibile notare la permanenza di un carattere simmetrico, un elemento
che fa parte della tradizione. Anche l’attacco della Loos House con il palazzo contiguo fa
comprendere qual è la novità dell’architetto: non c’è nessun bisogno di ricorrere ad una decorazione
aggiunta, il muro può essere semplicemente intonacato di bianco e le finestre possono essere delle
semplici bucature murarie.
Anche negli interni, Loos applica il “principio del rivestimento lineare”.
Sempre in questo periodo, Loos decide di aprire una scuola di architettura, dove insegnerà i suoi tre
principi fondamentali:
La conoscenza dei materiali (legata alla sua formazione)
Lo studio della storia dell’arte (da cui si può studiare la storia dell’architettura)
Progettare dall’interno verso l’esterno significa saper progettare partendo dall’uso a ciò che
si progetta. Per Loos aveva più importanza l’aspetto abitativo che quello decorativo.
In questo momento, Loos sta compiendo un’azione che sta facendo anche lo stesso Otto Wagner:
sta compiendo un’azione che prevede la connessione di una delle tre condizioni vitruviane
dell’architettura, ovvero la “utilitas” e la “venustas”. I due architetti, Wagner e Loos affermano, a
proposito di ciò
“è escluso che una cosa poco pratica possa essere bella “ (A. Loos)
“Niente che non sia funzionale potrà mai essere bello” (O. Wagner)
Insomma, l’idea che Loos decide di portare avanti è la risposta al problema che vi era e che
riguardava soprattutto lo stile. Inoltre aggiunge
"Lavoriamo meglio che possiamo, senza soffermarci un solo istante a meditare sulla forma. La forma
migliore è sempre già pronta, e che nessuno abbia il timore di attuarla, anche se nei suoi elementi
fondamentali è opera altrui. Basta con i geni alla ricerca dell'originalità! Ripetiamoci all'infinito!
Che un edificio sia identico all'altro!”
L’architetto non deve più, secondo Loos, soffermarsi alla forma, ma ciò che interessa è la funzione.
Per quanto riguarda la forma è possibile prendere imprestito elementi che sono stati già elaborati
da altri, senza avere paura di ripeterli o di riutilizzarli. Questo è l’azione che decide di compiere nel
momento in cui realizza il porticato con delle colonne che riprendono lo stile classico dorico.
Loos ha avuto una vita particolare. Egli ebbe quattro mogli che morirono presto, una vita piuttosto
difficile. Mentre per quanto riguarda le sue conoscenza, alcune di queste furono fondamentali per
la sua formazione.
Sempre in questi anni, ’10-’12-’13, Loos continua a lavorare ad una serie di interventi legati alla
ristrutturazione d lussuosi locali.
Negli anni 20 si stabilisce a Parigi dove incontra Le Corbusier. Anche in questa città si trova in
contatto con una visione molto legata all’avanguardia.
Inizia a progettare delle case popolari, dove egli dovrà
ridurre a minimo i suoi principi. Questo sottrazione gli
servirà per mettere inizio ad un nuovo principio:
Il RAUMPLAN (piano di volumi): è un sistema
di proporzionamento e di proporzione dello
spazio interno di un’abitazione, che viene
concepito come un incastro di volumi grandi e
piccoli, che sono proprio le stanze. Quando si progetta una casa, bisogna tenere conto dei
suoi ambienti. Questo principio che si applica in pianta, si deve applicare anche in altezza,
progettando così la sua corretta volumetria (progettazione in 3D). Tutto accade
tridimensionalmente, questo incastro tra volumi piccoli e volumi grandi, in modo tale da
dare una forma compatta all’esterno. Nel momento in cui avviene un incastro tra due volumi
costituiti da altezze differenzi, dato che risultare una struttura a gradoni, lì lui decide di
andare a posizionare dei collegamenti verticali, come le scale. Se si riesce ad incastrarli in
forma cubica, all’esterno si presenterà l’immagina di una facciata dove le finestre vengono
assestate su livelli diversi.
Un esempio in cui è presente questo principio è la Casa Rufer a Vienna. Progettata nel 1922, dove
si può notare una sezione di tipo schematica, con l’incastro di volumi di altezze differenzi a che
vengono raccordato con delle rampe. Si tratta di una sezione di tipo dinamico, uno spazio
frammentato, moderno. Con l’utilizzo di tale principio, le quattro facciate si presentano come delle
facciate difformi.
Lasciando Vienna e lasciando il principio del Raumplan, vengono progettati altri progetti nei tardi
anni ’20. Tra questi
VILLA MOISSI- Venezia: fu un progetto mai realizzato, ma che fu capace di impressionare molti
architetti, tra i quali vi era Le Corbusier, per alcune sue caratteristiche: il purismo generale della sua
composizione e anche il tema della pianta e facciata libera.
Negli anni ‘20 Adolf, si muove a cavallo tra Parigi e Vienne, nel ‘23 partecipa ad un concorso per la
progettazione della sede di una importante testata giornalistica, ovvero il grattacielo di CHICAGO
TRIBUNE. L’edificio si configura come una sorta di grande colonna dorica, nelle cui scanalature
trovano posto le finestre. Si tratta di un progetto che si colloca nel contesto delle avanguardie
artistiche parigine come “Daismo” e il “Surrealismo”.
Nel 1926 progetta a Parigi la casa per Tristan Tzara, una casa che si inserisce in un lotto stretto e
lungo, dove mantiene sempre questa idea di simmetria sulla facciata principale su strada. Per
mantenere questa simmetria utilizza dei grandi sistemi di bucature, all’interno dei quali può inserire,
con libertà, una serie di finestre più piccole che rispettano il principio del Raumplan adottato
all’interno.
Inoltre questa casa è una casa che sfrutta l’andamento in pendenza del terreno, dove le quote dei
solai non sono uguali: sono presenti dei dislivelli superate da rampe di scale. Sempre all’interno
progetta, non soltanto la struttura con i muri ecc.. ma, anche tutti quei mobili che non si possono
staccare, che non possono essere spostati.
Nel 1928 progetta il modellino della Casa di Josephine Baker, edificio mai realizzato. Anche qui
propone una variante del principio del Raumplan. All’esterno è possibile notare un partito
bicromatico, che ha una chiara connotazione surrealista.
Nel 1928 si ritrasferisce a Vienna, dove realizzerà i suoi progetti: la Casa Moller (a Vienna) e la Casa
Muller (a Praga). Sono progetti a cui si dedica in un periodo della sua vita in cui si ritrova ad essere
un po’ malato, dunque non ne vedrà il completamento. Sono le due case che incarnano, in modo
estremamente chiaro, il principio del Raumplan, ma anche tutti gli altri aspetti della progettazione
di Loos.
LA CASA MOLLER: il principio del Raumplan trova la sua piena
formulazione più completa applicazione:
- Il prospetto su strada appare completamente simmetrico,
mentre nei prospetti laterali questo aspetto non viene
completamente mantenuto
- La volumetria della casa è estremamente semplice, si tratta di
un cubo, che riprende proprio il purismo della composizione
- Vi è sempre l’impiego dell’intonaco bianco
- Le finestre vengono sempre realizzate come dei semplici tagli nello spessore murario
- Compattezza complessiva
- Negli altri fronti è possibile notare la presenza del principio del Raumplan che condizione la
disposizione disordinata, ma non casuale, delle finestre.
- Il tema della scala è un tema molto preponderante: che hanno la funzione importantissima
di collegamento.
- Il decoro interno viene creato dall’utilizzo corretto dei materiali, ma si tratta sempre di un
decoro molto lineare.
Nelle case di Loos convivono sempre due aspetti contrastanti: da un lato l’idea della compattezza
volumetrica, dall’altro vi è all’interno dell’edificio una spazialità frammentata, dinamica e
complessa.
LA CASA MULLER: anche qui si potrebbero fare le stesse identiche
considerazione fatte poc’anzi.
- Si tratta di un volume cubico, prismatico;
- Simmetria sul prospetto principale, mentre non è presente
nelle facciate laterali;
- Intonaco bianco, purismo nelle linee e nelle decorazioni
- Non ci sono decorazioniLe finestre sono diverse per forma e
dimensione, collocate in piani diversi, condizionate dal
principio del Raumplan;
- È una casa che sfrutta molto l’andamento in pendenza del
terreno;
- Vi è una spazialità labirintica, molto complessa poiché vi sono dei dislivelli;
- Uso dei materiali pregiati come il marmo, il legno, riprendendo il metodo del “Rivestimento
lineare” negli spazi domestici, che sono degli spazi lussuosi, agiati.
Loos progetta la sua tomba, come una sorta di parallelepipedo con su scritto il suo nome, rimanendo
coerente con quella che era stata la sua idea di progettazione. Infatti egli afferma
“L’architettura non è arte perché qualsiasi cosa serva a uno scopo va esclusa dalla sfera dell’arte”
“Soltanto una piccolissima parte dell’architettura appartiene all’arte: il sepolcro e il monumento. Il
resto, tutto ciò che è al servizio di uno scopo, deve essere escluso dal regno dell’arte”
Egli sostiene che tutto quello che ha uno scopo pratico deve essere escluso dal regno dell’arte.
L’architettura non appartiene all’arte, secondo Loos.
Muore nel 1933, lasciando un’impronta decisiva nell’architettura di quel tempo. Egli viene salutato
come uno dei padri dell’architettura moderna, infatti può essere proprio considerato come il
precursore di questa tendenza e del suo principio del Raumplan.
Quando era ancora vivo, nel 1930, Le Corbusier scrive testuali parole nei confronti dell’architetto
“Loos fece piazza pulita sotto i nostri piedi, ed era una pulizia omerica, precisa, filosofica e logica.
Con ciò Loos ha avuto un’influenza decisiva sul destino dell’architettura”