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GIUSEPPE TERRAGNI 1904-1939

Figura determinante: edifici decisivi nella storia dell’architettura moderna italiana ma anche autore
della prima architettura ispirata ai principi che venivano dall’architettura di oltralpe, Le Corbusier,
Gropius, architettura russa.. il 28 è l’anno del Padiglione di Barcellona.

È decisivo nella storia dell’architettura italiana ma anche nella storia del moderno internazionale,
poiché è il primo, insieme ad altri, a cercar di deformare quella che era un’ideologia rigida, quella
del moderno, come era concepito in campo francese.

Motivo generazionale: i maestri che avevano forgiato il linguaggio di architettura moderna sono
tutti antecedenti, quella di Terragni è la generazione immediatamente successiva, sono quelli che
Zevi dice possono operare in chiave manierista. Si esercitano su architetture già costruite che poi
sono diventate patrimonio.

Secondo motivo: Terragni e tutto il moderno italiano ha come campo di esplorazione un territorio
stratificato dal punto di vista della varietà di paesaggi, stratificazione storica del territorio e della
città. Come il linguaggio storico e astrattista si scontrano e incontrano il paesaggio italiano.

Come gran parte degli architetti del periodo si esercita come pittore.

Como, una delle 100 città italiane, diventa il centro di attrattiva. Vi circolano pittori che ne fanno
una piccola Dessau. Terragni è novecentesco, è figurativo, mentre troviamo la radice astratto-
geometrica nei disegni di pianta-prospetto. Egli opera in tutta la sua carriera brevissima. Partecipa
dal 40 alla Guerra sul fronte e muore nel 43 giovanissimo. Cesare Cattaneo, suo amico-collega,
ancora più giovane morirà nell’estate dell’’8 settembre. Terragni opera per tutta la sua carriera
nell’Italia fascista. Il rapporto tra architettura e fascismo è una costante. Per un periodo
l’architettura moderna coincide con quella fascista, ma in realtà c’è chi controbatte, dice che esiste
un’architettura fatta durante il fascismo, non “fascista”. Come è possibile che Terragni fosse così
intimamente fascista un intellettuale che aveva invece contatti con le avanguardie.

1981: Il Terragni Manierista libro in cui Terragni è paragonato a Michelangelo per la capacità di
lavorare sullo spazio, su sistemi architettonici già dati e deformandoli nella scala e nella
dimensione. In realtà il titolo del saggio di Zevi si chiama “Terragni cospiratore manierista”: come
Michelangelo opera nel periodo di Controcultura, con elementi che rovinano la base, lo stesso
Terragni rispetto all’accademia fascista introduce elementi destabilizzanti, che prende
deformandoli dai paradigmi del moderno.

La fortuna critica di Terragni inizia nel 68 quando con Zevi viene organizzato il primo convegno, n
cui si mostra come Heysemann basi tutta la sua architettura sul lavoro di Terragni. Egli scrive un
libro nel 68 e viene pubblicato nel 2003. Perché c’è questa eclisse del nome di Terragni per tutti
quegli anni? Egli era rimasto moderno per tutta la sua carriera, non era una tipologia spendibile
nell’Italia della ricostruzione, con il piano INA casa, che prevedeva di lavorare con le tecniche
costruttive tradizionali. Il linguaggio astratto di Terragni non si rispecchiava in questo contesto. Ma
dal 68 non esiste generazione di architetti che non studia e on pubblica su Terragni.

FIGURE E TEMI

NOVOCOMUM (1928)

È il secondo vero edificio di architettura moderna costruito in Italia. Quando viene costruito, il
Corriere della Sera, pubblica une editoriale anonimo, con il Novocomum, dicendo che non fosse
un’architettura italiana, viene accusato di ispirarsi all’architettura russa sovietica, dove era stata già
utilizzata la soluzione di stondare l’angolo (Zuev). Edificio completamente bianco, finestre in
lunghezza, piano terrazzato arretrato, tetto giardino.. ma la particolarità sta in un altro aspetto.
Terragni si pone il problema urbano di continuità con un altro edificio, realizzato dieci anni prima.
C’è una maniera raffinata di porsi con continuità. Coronamento viene ripreso. Cambia la
composizione: capacità di destabilizzare la composizione architettonica. L’arrotondamento
dell’angolo è anche nell’edificio esistente. Il prospetto inverte il funzionamento della macchina
scenica del prospetto classico-classicista, poiché è come se il basamento fosse portato all’ultimo
piano, il basamento vero e proprio viene svuotato. L’edificio diventa un prisma smaterializzato,
bianco, e per far uscire fuori le superfici piuttosto che il volume, oltre a svuotare l’angolo, dipinge
gli intradossi. Le piante sono convenzionali, dal punto di vista tipologico non è diverso dall’edificio
accanto: affaccio con corridoio sul cortile centrale, soggiorno e camere da letto verso il lato.

SALA O ALLA MOSTRA DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA (1932)

È come se Terragni avesse fasi in cui lavora su linguaggi oggetti del moderno (Gropius, Moderno
Olandese, Russi). Questo progetto è un allestimento, nel 32 ricorre il 10 anniversario della marcia
su Roma. Triste edificio ottocentesco in cui si fa la mostra: statue, fasci littori, aratri, spade.
Terragni porta un progetto costruttivista russo: tutta la simbologia fascista è rimasticata e risputata
fuori in temi astratti e in modo tale che qualsiasi valore simbolico viene annullato. Sala espositiva:
stratificazione di materiali singoli. La x sul soffitto è il 10. Travi che spezzano lo spazio, si lavora su
un mondo figurativo che non ha nulla a che fare con la stilematica del regime. Sotto la x sono
conficcati pugnali, c’è un uomo immenso metallico che dovrebbe essere Mussolini. Scritte che
riprendono l’araldica costruttivista, talvolta anche interrotte così che diventano semplicemente
decorative. Le turbine, la tipica icona dell’industria forzata sovietica.

CASA DEL FASCIO (1936)

Segna la frattura tra i razionalisti ortodossi come Pagano e chi come Terragni lavora sulla
destabilizzazione del linguaggio moderno. Retto da una grande tensione geometrica, la pianta è un
quadrato, tutto l’edificio è un semicubo, 4 facciate diverse, pur mantenendo le stesse funzioni.
Scollamento tra sistema rappresentativo e ciò che accade dietro i prospetti. È un lavoro
iperformalista, classico, sul palazzo rinascimentale. Lavora sul tema della pianta centrale, non c’è
la corte, ma un grande atrio. Si interrompe la corrispondenza tra interno e esterno, ciascuna
facciata reagisce alle sollecitazioni che vengono dall’esterno. È come se la maglia della Como
romana si fosse ribaltata sul prospetto dell’edificio, che dal punto di vista costruttivo ha esasperato
l’inverosimile. È completamente rivestito in marmo, facendo in modo che non si vedano mai le
venature, per renderlo il più astratto possibile. Torna il rapporto con la città. Prospetto principale:
estrema proporzione geometrica, sbilanciata su una parte. La fascia destra è chiusa, deve
racchiudere un sistema araldico e simbologico: su questa parete vengono applicati fotomontaggi
immensi, fatti con le tecniche del tempo, su lastre smaltate. Secondo Terragni doveva
rappresentare un fascismo utopistico astratto. Edificio modernista, all’avanguardia, che ha forte
impatto nella città, un edificio che si stacca nella città per avere un respiro. Il paesaggio urbano di
Como viene tirato nell’edificio con l’ingresso vetrato, 18 porte che si aprono e chiudono con
sistema tecnologico. Pianta: edificio a corte. Il vetro viene usato in modo moderno, certe volte è
opaco, altre trasparente.

CASA RUSTICI (1935) con Pietro Lingeri

È un edificio su corso Sempione, parte dell’ampliamento ottocentesco di Milano. Tipico della


residenza borghese milanese. Confronto con una tipologia da altri stabilita ma lettura innovativa.
Per tutta l’edilizia ottocentesca è importante il rapporto tra la quinta e la strada: qui si allude alla
quinta stradale con il grande telaio scomposto in balconi. Se si guardano le piante: il problema
tecnico della casa ottocentesca è che non tutte le camere hanno stessa esposizione, ma lui usa
una soluzione accorta in modo che le camere siano tutte poste con la stessa orientazione. Il tetto
non è solo copertura, contiene due alloggi che affacciano sul grande tetto giardino. Pensilina che
spezza l’altezza e la luce del sole. Le case dell’attico sono arretrate, i balconi sembrano ponti di un
trans atlantico.

CONCORSO PER IL PALAZZO DEL LITTORIO (34)centro burocratico del regime fascista. Uffici
del duce, segreterie, uffici, parte della mostra del 10nnale del regime. Ci si deve confrontare con i
massimi artefatti della classicità.

PROGETTO A: si associa al gruppo comasco di architetti. Su tale concorso scrive un saggio che
parlerà soprattutto di questa prima versione. Onde ribadire di voler competere con la storia e la
classicità, nella planimetria il progetto è rappresentato allo stesso modo, non c’è architettura
differenza tra architettura moderna e preesistente, lavora sulla continuità archeologica. L’edificio
che dovrebbe essere eloquente viene ruotato rispetto al Colosseo e all’asse dei Fori, è un rande
muro di travertino piegato e sollevato rispetto alla superficie, si spacca in mezzeria, da cui esce un
balcone con cui il duce doveva fare i propri discorsi. Sistema linee isostatiche di trazione che
decorano la facciata. È una grande quinta teatrale muta, è una maschera, Terragni si nasconde
dietro il muro immenso.
PROGETTO B: sistema a piastra da cui escono i vari uffici, la grande teca che accoglie la mostra
del 32. Grande muro sospeso che avanza, non si attacca mai al solaio di copertura, parti
dell’edificio slittano, così come accade per tutta l’architettura successiva di Terragni. Si intravedono
i collegamenti orizzontali.

Il concorso non ha esito, vengono invitati un certo numero di gruppi a fare il progetto in un’altra
area, a fianco delle Poste di Libera.

PROGETTO DI SECONDA FASE: diventa un edificio iperfunzionale, costruito sul diagramma delle
funzioni pratiche. Una serie di lastre completamente vetrate, unica concessione al regime: torre
littoria che esce e va invadere la piazza antistante. È una torre smaterializzata, gioco plastico di
muri che non si chiudono mai a 90 gradi.

ACCADEMIA DI BRERA (36) con Pietro Lingeri, Luigi Figini, Gino Pollini

Edificio che insiste su un lotto molto piccolo, è una prova da maestri, opera in uno spazio
minuscolo. L’aspetto compositivo figurativo ricorda un quadro, rettangoli aurei che slittano tra loro,
superfici vetrate che lasciano intravedere gli studenti. Edificio con corpo basso che ospita i
laboratori, un’asola lo stacca dal corpo principale. Grande trave in acciaio, spazio sospeso, vetrato,
dà ragione alla natura che c’è accanto. La facciata diventa una schermatura dell’edificio vero e
proprio arretrato. Grande telaio che dà respiro e dimensione alla terrazza. Sistemi geometrici e
telai che si intersecano tra loro.

ASILO SANT’ELIA (37)

Straordinaria capacità di pensare un tema nuovo. Gli edifici scolastici erano tipicamente chiusi
verso l’interno, corte interna, spazio che viene “protetto”. Sistema di telai che avanza, lastra
staccata rispetto al corpo dell’edificio, i piani si staccano, l’edificio non si chiude quasi mai. Il
sistema strutturale si stacca rispetto al prospetto, la corte è completamente centrata, rampa che
porta al tetto giardino. Le aule sono costruite con sistema spaziale continuo, vetri apribili,
scomponibili, giuntabili.

VILLA SUL LAGO (36)

La villa era un’architettura riservata all’elitè. Gli architetti moderni usano tali temi per sperimentare
innovazioni tecnologiche. Terragni opera quindi su edifici, su questioni note, lavora sul tema delle
ville di Le Corbusier, per esempio, ma come ci lavora? In termini manieristici: ibrida temi
Lecorbusierani con altre tematiche, tra cui temi di Mies, lavora sproporzionando alcuni elementi
architettonici. Terragni lavora molto sull’involucro, le pareti perimetrali si rompono sempre,
all’estremità troviamo unicamente il telaio, la parete gira, loggia che guarda il paesaggio, il lago,
gira su tutto l’edificio. Mette in scena il grande soggiorno a doppia altezza. I pilastri hanno ordine
gigante, tipica soluzione manieristica. La scatola perimetrale non gira mai, non c’è mai parete
contro parete.

VILLA PER UN FLORICOLTORE (37)

Tranne in un punto del soggiorno, il perimetro dello spazio interno non tocca mai il perimetro
dell’edificio, è come se la facciata avesse preso spessore, diventa loggia, oppure ha un sistema di
schermature metalliche in lamelle. La stessa cosa è denunciata sul tetto con il sistema di tagli,
asole orizzontali. Ne viene realizzata una versione più piccola e modesta: non è più la facciata che
assume lo spessore, ma funziona come volume chiaramente definito (color ocra) e come elemento
antagonista assume un sistema di telai che vengono avanti o vengono avanti e slittano.

VILLA BIANCA (37)

Sembra un tipico edificio moderno internazionale, ma ha proprio caratteristiche. Spicca la finestra


a nastro, è una specie di teca che aggetta rispetto al paramento murario. La cornice della finestra
è come se si fosse sovradimensionata ed è come se fosse venuta avanti e diventa tetto vetrato su
un lato del prospetto. Il tetto è sopraelevato, è sproporzionato, diventa enorme, proprio come
succede in palazzo Farnese, con il grande cornicione. Enorme sbalzo del cornicione, della
pensilina. Il volue del soggiorno estrude verso l’esterno, lo schema di telai avanza, volteggia.

PALAZZO DEI RICEVIMENTI E DEI CONGRESSI ALL’E42

PROGETTO DI PRIMO GRADO

Tenta di tenere insieme la monumentalità del tema con l’essenza moderna della sua architettura.
Edificio composto, parallelepipedo vetrato, ma è sempre une edificio con ferra legge geometrica,
moderno. Sistema di rampe per le automobili, rettangolo aureo diviso in altri aurei, grande piastra
appena, sistema di aule e cortili per portare luci ovunque.

PROGETTO DI SECONDO GRADO

Tenta una mediazione con il sistema colonna-architrave. Poiché è un manierista, duplica i pilastri,
crea una serie che però è zoppa, non termina simmetricamente con l’altra estremità. Parte tirata in
cemento e parte compressa in travertino. Parallelo con torre di osservazione di Gardella su Piazza
Duomo.

DANTEUM (1940)

Crollo delle certezze architettoniche in Italia. Idea che lo muove incompatibile con l’architettura
moderna, con il regime fascista, una cultura rigida intellettuale astratta di cui non aveva necessità.
È un progetto che segna l’eclisse professionale e umana dell’architetto. Stesso lotto di Palazzo del
Littorio: idea di mettersi con relazione geometrica e intellettuale con il mondo antico romano. È un
perimetro chiuso completamente con un muro separato dal viale. Costruito con geometria, sistema
complesso di quadrati sovrapposti, sfalzati, dando luogo a livelli geometrici di rettangoli aurei, è un
rompicapo geometrico complesso. Vuole riprodurre l’esperienza della Divina Commedia. Ciascuno
spazio rappresenta una cantica: si entra in uno spazio complesso e oscuro, fatto di 100 colonne, la
Selva Oscura. L’Inferno è un grande ambiente che si avvita verso il soffitto; tramite un passaggio
fatto di tre gradini, si va nella sala del Purgatorio che si avvita in senso contrario, con buchi tramite
cui si devono riuscire a vedere le stelle di notte; tramite una scala si arriva nella Sala del Paradiso,
sistema di colonne che dovevano sorreggere le travi vitree e infine, passando in un corridoio che
termina con un aquila ma è anche una M che rimanda al duce, si arriva nella Sala dell’Impero, che
crea di nuovo il collegamento con i Fori. Rapporto anche con il Colosseo, tramite il muro cieco.

CASA GIULIANI FRIGERIO (40)

Si trova nel lato opposto della strada rispetto al Novocomum. Rapporto complesso con il nucleo,
perimetro che lo separa dalla città. Lavoro che qui viene portato al massimo della sua
manifestazione. È come se l’apparato esterno si presentasse con solo alcuni frammenti, è un
grande volume aereo che si solidifica solo in alcuni frammenti. I prospetto sono molto diversi, non
c’è un angolo che si chiude. Loggiato con la parte delle cucine. Sono tutti i pezzi che alludono a un
edificio che si stacca. Grandi telai metallici discostati, grande trama aerea. Il coronamento viene in
avanti che ritrae ancora una volta il cornicione.

RESTAURO DI CASA VIETTI (40)

Grande presenza medievale-rinascimentale nel tessuto preesistente. C’è questo palazzo che
brucia e crolla, quindi bisogna ricostruirlo. Come fa Terragni? Sovrappone a questo pezzo gotico
storico un prisma, e il pezzo gotico diventa lo snodo dei percorsi verticali. Il prisma viene in avanti,
c’è un’asola e lo spazio davanti diventa una specie di piazza aperta. C’è una grande passerella
aerea.

CATTEDRALE (43)

Viene chiamato in Russia. Crollo del fascismo. La fine dell’Italia Fascista è la fine dell’esperienza
architettonica di Terragni. Egli è sul fronte, dove si ferma l’avanzata tedesca-italiana. Il fronte viene
sfondato dall’offensiva russa nel dicembre del 42 e si crea una gigantesca sacca dove combattono
gli italiani. Terragni è ufficiale di complemento, ha il compito di portare all’artiglieria le notizie, una
volta arrivato viene coinvolto in uno scontro tra artiglierie. Viene portato superstite in Italia, viene
ricoverato, crollo nervoso, torna a Como fino a che il 23 luglio sente la notizia che Roma è stata
bombardata, va a casa e muore per un ictus. In questo tempo di alterazione psichica fa questo
ultimo progetto. Progetto in cui sono preconizzati molti temi, non solo italiani del dopoguerra ma
anche di architettura internazionale, è una grande volta in cemento armato che si interseca con
una parete curva. Davanti a questa conchiglia c’è una grande struttura metallica con raffigurazioni
sacre.

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