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L’imposta è una prestazione in denaro, coattiva, impostata dalla legge ai cittadini in base alla
ricchezza di cui godono, secondo principi di equità
Il presupposto dell’imposta è un atto, un fatto o una situazione prevista dalla legge per rilevare la
capacità contributiva del soggetto, ovvero la sua possibilità economica di contribuire alla spesa
pubblica.
Il verificarsi del presupposto segna il momento in cui si instaura il rapporto giuridico d’imposta e
nella struttura di questo rapporto vi sono alcuni elementi che sono sempre presenti in tutti i tipi
d’imposta: il soggetto attivo, il soggetto passivo, l’oggetto, la base imponibile, l’aliquota.
Il soggetto attivo dell’imposta è lo Stato o qualunque altro ente cui spetta il diritto di accettare il
denaro e incassare l’imposta.
Il soggetto attivo dell’Irpef è lo stato; il soggetto attivo dell’Ici è il comune; il soggetto attivo
dell’Irap è la regione.
Il soggetto passivo dell’imposta è quella persona su cui grava l’obbligo di pagare l’imposta e la
conseguente responsabilità per la violazione di tale obbligo.
L’oggetto rappresenta l’elemento cui l’imposta si applica e si paragona, perciò la sua entità deve
sempre essere espressa in termini quantitativi e il criterio espresso dalla legge, in genere, è quello
del valore monetario
Se la base imponibile è data dal valore monetario dell’oggetto, subisce l’influenza delle variazioni
del potere d’acquisto della moneta, infatti nei periodi d’inflazione la base imponibile aumenta,
perché si esprime in moneta svalutata.
L’aliquota viene espressa in percentuale e rappresenta il rapporto che c’è tra la base imponibile e
l’importo dell’imposta.
Normalmente il legislatore fissa direttamente l’aliquota dell’imposta e l’importo da pagare si
calcola applicando l’aliquota alla base imponibile (aliquota 10%; imponibile 1000; volere imposta
100).
La fonte dell’imposta è la ricchezza cui attinge il contribuente per poter pagare l’imposta; non ha
rilevanza sul piano giuridico, ma solo su quello economico.
Imposte sul reddito, ovvero il flusso di ricchezza corrente che viene acquisito dal contribuente in un
determinato periodo.
Imposte sul patrimonio, che hanno per oggetto i beni posseduti dal contribuente in un determinato
momento.
Nell’imposta patrimoniale a carattere straordinario il patrimonio costituisce non sono l’oggetto cui
attingere per il pagamento, ma anche la fonte economica.
Nell’imposta patrimoniale a carattere ordinario il patrimonio è solo l’oggetto cui attingere per il
pagamento.
Le imposte indirette hanno come presupposto l’utilizzo della ricchezza e si distinguono in:
Imposte sui consumi, che colpiscono il reddito quando viene utilizzato per l’acquisto di beni o
servizi e quindi l’imposta è valida solo nei confronti dei singoli produttori, che in un certo senso la
scaricano sul prezzo che poi dovrà pagare il consumatore.
Le imposte sui trasferimenti, invece, colpiscono il patrimonio quando viene trasferito, o comunque
utilizzato per svolgere degli affari.
Le imposte sui trasferimenti sono disciplinate in modo diverso a seconda che la cessione sia a titolo
gratuito o a titolo oneroso.
Le imposte dirette e quelle indirette, messe a confronto presentano alcune differenze.
Sul piano dell’equità sono preferibili le imposte dirette, perché si adeguano meglio alla capacità
contributiva del soggetto, in quando si valutano sulla ricchezza posseduta; le imposte indirette,
invece, si adeguano in modo più approssimato
Sul piano della fonte di entrata le imposte indirette presentano una maggiore elasticità, perché
aumentano appena un maggiore benessere fa aumentare i consumi e intensificare gli affari.
Le imposte dirette, invece, sono più rigide, perché gli accertamenti hanno luogo a intervalli di
tempo.
Inoltre le imposte indirette incontrano una minore resistenza nei contribuenti, perché vengono
prelevate frazionatamente.
Le imposte dirette, invece, rappresentano una fonte di contrasto tra il cittadino e il fisco.
Sul piano degli strumenti di politica monetaria le imposte indirette hanno effetti più immediati e
possono influenzare in tempi molto brevi la scelte dei consumatori, quindi possono provocare il
rialzo dei prezzi e la contrazione dei consumi o degli affari.
Le imposte dirette, invece, riducono il reddito dei privati, quindi riducono la loro capacità
d’acquisto.
L’imposta diretta sul reddito ha carattere generale quando si applica a tutti i redditi, da qualunque
fonte essi provengano.
L’imposta diretta sul patrimonio ha carattere generale quando si applica a tutti gli elementi
patrimoniali, qualunque sia la loro fonte economica.
Per quanto riguarda le imposte indirette, l’imposta è generale quando colpisce in modo uniforme un
certo tipo di operazioni, in qualsiasi settore economico vengano effettuate.
Sono imposte speciali quelle che si riferiscono a un solo tipo di reddito o di bene, oppure a un solo
settore dell’economia.
Le imposte generali assicurano un trattamento uniforme e sono strumento per interventi di carattere
globale; le imposte speciali, invece, fanno trattamenti differenziati alla diverse forme di ricchezza e
sono strumento per interventi settoriali.
IPOSTE PERSONALI E REALI
L’imposta è reale quando l’elemento fondamentale è la res, cioè la cosa in sé per sé.
La distinzione delle imposte reali e quelle personali è rilevante nel campo delle imposte dirette:
L’imposta diretta reale colpisce il reddito in relazione al cespite da cui proviene e se una persona è
titolare di diversi tipi di redditi, dovrà pagare una seria di imposte diverse, che saranno distinte e
indipendenti tra loro.
L’imposta diretta personale prende in considerazione il reddito, perché appartiene a una determinata
persona e non proviene da alcuna fonte; l’entità del prelievo, però, sarà differente a seconda della
situazione personale e famigliare in cui si trova il contribuente.
L’imposta viene detta proporzionale quando la sua aliquota è costante qualunque sia l’entità della
base imponibile.
L’importo dell’imposta viaria nella stessa proporzione della base imponibile, quindi raddoppiando
l’imponibile, raddoppia l’imposta.
L’imposta viene detta progressiva se l’aliquota aumenta con l’aumentare della base imponibile.
Il prelievo dell’imposta aumenta in modo più che proporzionale all’aumentare della basa
imponibile, quindi raddoppiando il reddito l’imposta aumento più del doppio.
Il prelievo aumento in modo meno che proporzionale rispetto all’imponibile, quindi se questo
raddoppia, l’imposta aumenta meno del doppio.
In passato la forma di imposta più equa era quella proporzionale, anche se nell’ottocento gli studi
neoclassici dimostrarono che era quella progressiva, perché quando un contribuente dispone di un
reddito modesto, lo destina quasi interamente a soddisfare dei bisogni essenziali, quindi può
sopportare il prelievo dell’imposta solo se espresso in minima percentuale.
Come strumento di politica economica l’imposta progressiva rileva la sua efficacia al fine di una
politica di redistribuzione dei redditi.
Colpisce infatti i redditi più alti, cercando di attenuare la concentrazione della ricchezza e a ridurre
la distanza tra redditi maggiori e quelli minori.
L’entità del reddito, in termini reali, rimane immutata, mentre in termini monetari si esprime in cifre
sempre più elevate, facendo scattare aliquote più alte (fiscal drag).
L’imposta progressiva deve avere come oggetto tutto il reddito del contribuente considerato in
modo globale; se invece colpisce i redditi in modo separato può creare differenze.
L’eccessiva progressività può impedire la formazione di risparmio, perché l’imposta grava con un
aliquota molto alta sulle unità di reddito che non sarebbero state destinate a consumi superflui, ma
al risparmio.
Con la progressione continua l’aliquota aumenta a ogni minimo incremento della base imponibile e
il calcolo avviene mediate una formula matematica piuttosto complicata, quindi questo metodo si
applica raramente.
Con la progressione per classi i redditi sono classificati secondo l’ammontare: ai redditi che fanno
parte della prima classe si applica l’aliquota più bassa e via via vengono applicate aliquote sempre
più altre.
Anche questo metodo è stato quasi completamente abbandonato, perché penalizza i redditi che
superano di poco il limite della classe inferiore.
Con la progressione per scaglioni la base imponibile viene suddivisa in tante parti e ognuna di
queste corrisponde a una diversa aliquota.
Come nella progressione per classi, anche in quella per scaglioni l’aliquota varia nel passaggio da
uno scaglione all’altro.
Con la progressione per deduzione l’aliquota è costante come se l’imposta fosse proporzionale, ma
la base imponibile si calcola al netto di una somma prestabilita.