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ECONOMIA POLITICA

Intervento pubblico nell’economia.


Non c’è una teoria economica che ha ragione in assoluto, non esiste una ricetta economica vincente.
I governi utilizzano questi due tipi di politica economica (neutrale o congiunturale) a seconda del momento.
● POLITICA MONETARIA
- controllata dall’autorità monetaria
- finanza neutrale
- classici, neoclassici, liberisti, si occupano di inflazione
● POLITICA FISCALE
- controllata dallo Stato
- finanza congiunturale
- keynes
- può essere:
➔ RESTRITTIVA: congiuntura favorevole, più imposte e meno sussidi o agevolazioni, in
caso di inflazione.
➔ ESPANSIVA: stato spende, meno imposte e più sussidi o agevolazioni.

LIBERISMO O INTERVENTISMO?
A seconda di come interviene lo Stato abbiamo due teorie economiche fondamentali:
- Keynes FINANZA CONGIUNTURALE
- Classici e liberisti FINANZA NEUTRALE
FINANZA NEUTRALE
La legge di Say
Say formulò la legge degli sbocchi.
Secondo la legge di Say, è l'Offerta a creare la propria Domanda; Say sostiene che gli imprenditori possono
produrre i beni che vogliono, senza porsi il problema di venderli: i beni acquistati (Domanda) sono sempre
uguali ai beni prodotti (Offerta), e tutta la produzione viene venduta.
Partendo dalla legge di Say, nasce il concetto di finanza neutrale, su cui si fonda la dottrina dello Stato
liberale.
Liberismo economico
La finanza neutrale si basa sul liberismo economico.
Lo Stato deve limitarsi a coprire i servizi istituzionali (difesa dall'esterno, giustizia, ordine pubblico), senza
intervenire nel sistema economico.
L'intervento statale nell'economia è dannoso, perché «turba» quel naturale equilibrio delle forze di mercato
che assicura il pieno impiego dei fattori produttivi.
I sostenitori del liberismo non negano che nel sistema economico si verifichino degli squilibri
(sovrapproduzione, disoccupazione, cattivo utilizzo di risorse), ma sostengono che si tratta solo di temporanei
«incidenti di percorso», che il mercato può (e deve) superare da solo, senza bisogno di alcun intervento
statale.
Il bilancio in pareggio
Il bilancio dello Stato deve essere in pareggio.
Poiché lo Stato liberale non deve effettuare interventi massicci, i sostenitori della finanza neutrale sostengono
che la spesa pubblica debba essere contenuta, e quindi essere finanziata interamente col prelievo fiscale,
senza ricorrere al debito pubblico.
● I liberisti pensano che lo stato non debba intervenire nell’economia e che il mercato si riequilibra
sempre da solo grazie al prezzo (legge di say).
● I monetaristi sostengono che le autorità monetarie non debbano intervenire con l’offerta di moneta,
stampando moneta, perché provocherebbe inflazione.
● L’inflazione è la principale preoccupazione dei liberisti e dei monetaristi, perché vogliono conservare il
potere d’acquisto della moneta.

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LA FINANZA CONGIUNTURALE
Congiuntura: momento economico
- La finanza congiunturale sostiene che l’intervento dello Stato si deve adattare alla congiuntura
favorevole o sfavorevole.
- Politica fiscale, controllata dallo stato, può essere espansiva o restrittiva.
- Secondo keynes quando c’è crisi economica (congiuntura sfavorevole) lo stato deve intervenire per far
aumentare/ mettere in moto la domanda, per rilanciare l’economia, agendo sulle leve:
➔ tributi, aumenta o diminuisce le imposte
➔ interviene per aiutare con sussidi, agevolazioni o opere pubbliche
➔ proprietario di imprese, contribuisce alla ricchezza del paese
L'eccesso di Domanda
Se la Domanda è superiore all'Offerta nel sistema tende a crearsi inflazione; si ha un aumento dei prezzi
perché l'Offerta non riesce ad adeguarsi alla Domanda.
Per contenere questo eccesso di Domanda, e l'inflazione che ne consegue, lo Stato deve diminuire la spesa
pubblica: questa riduzione si ripercuote negativamente sul livello del Reddito Nazionale.
La carenza di Domanda
In caso di depressione (quando la Domanda è inferiore all'Offerta), lo Stato deve incrementare la spesa
pubblica, e questo aumento si ripercuote positivamente sul livello del Reddito Nazionale.
L'aumento della spesa pubblica può avvenire utilizzando gli strumenti più diversi: dalla costruzione di un ponte
a un aumento delle pensioni.
La spesa pubblica è una componente di Domanda che deve essere aumentata se la Domanda di consumi e
investimenti è insufficiente.
ENTRATE E SPESE DELLO STATO
ENTRATE
● Tributi:
- imposte, che pagano tutti in maniera obbligatoria, in base alla capacità contributiva del
soggetto, sulla base del reddito (il nostro sistema tributario è basato sul criterio della
progressività, le imposte aumentano più che proporzionalmente rispetto al reddito più soldi ho
più pago)
- tasse, vengono pagate dai singoli cittadini che richiedono un servizio o un bene allo Stato
- contributi, prelievo dello stato coattivo/obbligatorio sul reddito per mettere da parte denaro per
la pensione
(cuneo fiscale: differenza tra stipendio lordo e stipendio netto)
● Imprese pubbliche
● Vendita di immobili di proprietà dello stato
● Obbligazioni, vendita di titoli di stato
SPESE
- Le spese riguardano tutti quelli che sono i servizi pubblici e tutto il sistema di Welfare (G: spesa
pubblica)
- Lo stato spende nei servizi pubblici indivisibili (difesa, sicurezza)
- Chi è per la finanza neutrale tende a minimizzare le spese e a fare pagare meno tributi possibili ai
cittadini (meno spese=meno entrate)
- Chi invece è per il Welfare State molto grande deve per forza aumentare i tributi o aumentare la
ricchezza della nazione, cioè la produzione. Secondo coloro che sostengono le teorie keynesiane
aumentando il welfare state aumenta anche la ricchezza nazionale perché la domanda dei cittadini
aumenta più che proporzionalmente rispetto all’aumento dei tributi, aumentando il welfare aumenta la
possibilità di spendere dei cittadini
- Secondo keynes aumentando il Welfare aumenta il benessere dello stato

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PROBLEMI DELL’ECCESSIVO INTERVENTISMO DELLO STATO
I liberisti (promotori della finanza neutrale) criticano questo modo di pensare, sono contro l'intervento dello
stato nell’economia in modo massiccio.
1) Spesso gli stati spendono di più rispetto a quello che guadagnano, ogni anno le spese sono superiori
alle entrate (deficit o disavanzo) come fanno quindi a sostenere le spese? Lo fanno attraverso il debito
pubblico.
Lo stato emette dei titoli di stato, vende il proprio debito, in cambio riceve denaro con cui finanzia i
servizi; lo stato deve però pagare un tasso di interesse quindi alle spese che ha ogni anno deve
aggiungere anche i tassi di interesse per ripagare le obbligazioni: alimenta il disavanzo (circolo
vizioso).
[Debito pubblico: lo stato emette titoli di stato, obbligazioni, in cambio di interessi ma alimenta il
disavanzo (differenza tra entrate e spese) CIRCOLO VIZIOSO]
2) Questo massiccio intervento di Welfare State, questo continuo coprire le spese col debito pubblico,
provoca il Crowdfunding, ovvero lo spiazzamento degli investimenti privati.
Lo stato più si indebita, più per vendere i propri titoli di stato deve offrire tassi di interesse più alti.
Offrendo tassi di interessi molto alti, gli investitori invece di comprare le azioni di aziende private
comprano le obbligazioni dello stato perché rendono di più, le imprese private hanno quindi meno soldi
per fare investimenti.
[gli investimenti nei privati diminuiscono e aumentano allo stato]
3) E’ svantaggioso avere un grosso Welfare finanziato dal debito pubblico perchè molte volte causa
inflazione, aumenta l’offerta di moneta in circolazione: quando vendi titoli di stato fai entrare soldi e se
aumenta la circolazione di moneta di un sistema c’è il rischio dell’inflazione.
[causa inflazione, aumenta l’offerta di moneta in circolazione]
L’Europa ha stabilito dei vincoli che per preservare la stabilità dell’euro impongono agli stati membri:
- ad avere un rapporto tra PIL e deficit (più produzione=maggiore debito pubblico, rapporto tra
produzione e deficit) non superiore al 3% e un debito pubblico non superiore al 60%
- di tendere per il bene dell’Europa al pareggio di bilancio, è stata messa in costituzione la promessa del
pareggio di bilancio, enunciazione di principio; chi non le rispetta paga sanzioni.

WELFARE STATE
Stato sociale: servizi che lo stato offre a chi è in difficoltà o non lavora
Il Welfare State vuole garantire a tutti i cittadini il diritto all'assistenza, alla salute, all'istruzione e al lavoro.
Per farlo è necessario aumentare la spesa pubblica.
Fra gli aspetti positivi dell'incremento della spesa pubblica bisogna sottolineare il potenziamento dei servizi
pubblici, con la creazione di un sistema di sicurezza sociale e la ridistribuzione del reddito; fra gli effetti
negativi ricordiamo l'eccessiva espansione del debito pubblico.
La sicurezza sociale
Lo Stato sociale cerca di assicurare un sistema di sicurezza sociale mediante la previdenza sociale e
l'assistenza sociale.
La previdenza sociale
I lavoratori devono essere tutelati non solo sul posto di lavoro e non solo per il periodo in cui sono in grado di
lavorare, ma anche in caso di infortunio, malattia, invalidità o vecchiaia, disoccupazione involontaria (NASPI).
La previdenza sociale si basa su assicurazioni sociali obbligatorie, finanziate con contributi versati in parte
dai lavoratori e in parte dai datori di lavoro (a volte si ha anche l'intervento dello
Stato).
I due maggiori istituti previdenziali italiani sono l'Inps e l'Inail.
➔ L’Inps (Istituto nazionale della previdenza sociale) è il più importante ente di previdenza.
L'Inps:
- assicura il lavoratore in caso di malattia o di invalidità;
- assicura al lavoratore, dopo un certo numero di anni di servizio e/o una certa età, la pensione di
anzianità, che dipende dai contributi versati;

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- assicura contro la disoccupazione i lavoratori che hanno involontariamente perso il posto di
lavoro, concedendo loro un'indennità giornaliera;
- versa un indennizzo ai lavoratori temporaneamente sospesi dalle imprese in gravi difficoltà
finanziarie.
➔ L'Inail (Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro) assicura le prestazioni
mediche e di riabilitazione, nel caso di infortuni sul lavoro o di malattie professionali. L'Inail assegna a
questi lavoratori un'indennità, temporanea o permanente, a seconda della gravità dell'infortunio (o della
malattia professionale).
L'assistenza sociale
Il nostro Paese cerca di assicurare l'assistenza sociale per tutti i cittadini.
Lo stato fornisce l’assistenza sociale a chi non può lavorare.
Lo Stato italiano garantisce questa assistenza soprattutto quando versa la pensione sociale ai cittadini che
hanno raggiunto una determinata età (fissata dalla legge), che non dispongono di mezzi sufficienti per vivere,
anche se prima non hanno mai svolto alcuna attività lavorativa.
New Deal
Quella di Roosevelt è la più grande operazione di Welfare State che il mondo abbia mai conosciuto.
Egli fece riprendere l’economia americana grazie a una grande operazione di Welfare State, rappresentazione
plastica delle teorie economiche di Keynes.

- Dagli anni ‘80 processo di privatizzazione delle imprese statali (clientelismo, dannoso)
➔ Privatizzare: rendere privata un’impresa pubblica
➔ Liberalizzare: aprire un settore del mercato ad altri soggetti privati
- Lo stato però mantiene il controllo di alcune imprese private (poste italiane) SOCIETA’ PARTECIPATA
O CONTROLLATA dallo stato (ha il pacchetto azionario più grosso).
- Lo stato ha quindi anche queste entrate
MERCATI
ECONOMIA REALE: Il tasso di interesse è negativo, meno investimenti
ECONOMIA FINANZIARIA: Il tasso di interesse è positivo, più portati a investire (Crisi finanziaria: scommesse
sui titoli, soldi che non ci sono).

LE FUNZIONI DELLO STATO


➔ Funzione istituzionale
Lo Stato deve garantire le condizioni di sicurezza, ordine sociale, infrastrutture senza le quali l’attività
economica non potrebbe svolgersi.

➔ Funzione allocativa delle risorse


Lo Stato interviene nell’attività economica per rimediare ai fallimenti del mercato (efficiente allocazione
delle risorse), fallimenti che i classici non contemplavano.
Presenza di asimmetrie informative
- Bisogni puri, bisogni collettivi che possono essere soddisfatti esclusivamente dallo Stato.
- Bisogni misti, divisibili, che possono essere soddisfatti anche da privati (offerta anche del
soggetto pubblico di quei servizi che hanno una forte ricaduta sociale).
- Monopoli privati: lo Stato regolamenta con normativa antitrust o diventa imprenditore con
l’offerta di quei beni o servizi a prezzi controllati (energia, trasporto, poste).
- Esternalità: quando non si verifica una condizione di efficienza allocativa perché i costi/benefici
privati non coincidono con quelli sociali (sistema di imposte o sussidi agli imprenditori che
provocano esternalità negative o positive)

➔ Funzione redistributiva
Si parla in questo caso di giustizia sociale (equa distribuzione della ricchezza) e non di efficienza
allocativa (piena occupazione delle risorse e corrispondenza tra domanda ed offerta). Si attua questa
funzione con spesa pubblica (sussidi, indennità di disoccupazione) e con le imposte progressive.

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- Verticale: cittadini con differenti fasce di reddito.
- Orizzontale: stessa fascia di reddito ma condizioni personali e di attività lavorativa diverse.
- Generazionali e territoriali

➔ Funzione stabilizzatrice, propulsiva, correttiva del sistema economico

COME INTERVIENE LO STATO NELL’ECONOMIA?


● Interventi diretti: il soggetto pubblico come proprietario di beni o come imprenditore in concorrenza o in
sostituzione di operatori economici privati
● Regolamentazione del mercato: lo Stato detta regole per il funzionamento del mercato e ne controlla lo
svolgimento
● Politica economica: utilizza la politica fiscale e monetaria per controllare e correggere gli squilibri
macroeconomici del sistema.

IMPOSTE
- Le imposte sono prelievi coattivi di ricchezza, compiuti da un Ente pubblico (Stato, Regione o altro
Ente territoriale) in forza della sua sovranità.
- Il loro corrispettivo è il servizio pubblico indivisibile erogato a tutti i cittadini, ma è chiaro che il
collegamento tra le imposte ed i servizi pubblici forniti alla collettività (e finanziati dalle stesse imposte)
è molto indiretto.
- Non c’è una stretta connessione come nel caso delle tasse, che sono invece il corrispettivo di un
servizio specifico prestato al singolo cittadino.

Elementi delle imposte


● il soggetto attivo, ovvero lo Stato, la Regione, la Provincia o il Comune che impone e riscuote il tributo
● i soggetti passivi, cioè i contribuenti tenuti a pagare l’imposta in base ad una norma legislativa; i
soggetti passivi possono essere persone fisiche o giuridiche, ma anche enti dotati di una qualche
forma di autonomia patrimoniale, come le società di persone o le associazioni (p.es. gli enti non
commerciali)
● il presupposto d’imposta, che è il fatto al cui verificarsi sorge l’obbligo di versare l’imposta,
generalmente identificato nella produzione di un reddito o nel trasferimento di un bene
● la base imponibile, ovvero la grandezza monetaria (reddito, patrimonio, valore o prezzo di vendita) sui
cui si calcola l’imposta da pagare
● l’aliquota, o più semplicemente la percentuale da applicare alla base imponibile per determinare
l’imposta da versare
● gli oneri deducibili, cioè le spese che, in virtù di una disposizione normativa, possono essere sottratte
(“dedotte” appunto) dall’imponibile prima del calcolo dell’imposta
● gli oneri detraibili, ovvero le spese che possono, sempre in forza di una norma, essere sottratte
(“detratte” appunto) dall’imposta lorda per quantificare l’imposta netta da versare

Tipi di imposte
➔ imposte sul reddito: colpiscono il reddito (p.es. Irpef, Ires, Irap)
➔ imposte sul patrimonio: colpiscono il patrimonio (p.es. imposta di successione)

Poi, in base al momento impositivo:


● imposte dirette: colpiscono la produzione di ricchezza, cioè la manifestazione diretta ed immediata
della capacità contributiva (p.es. Irpef, Ires, Irap)
● imposte indirette: colpiscono la ricchezza quando si trasferisce da un soggetto all’altro, cioè la
manifestazione indiretta della capacità contributiva (p.es. IVA)

Un’altra distinzione degna di nota è fra:


● imposte personali, che colpiscono la ricchezza di un contribuente tenendo conto delle sue condizioni
personali (p.es. del numero dei familiari a carico, come l’Irpef)

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● imposte reali, che colpiscono la ricchezza in quanto tale, senza considerare le condizioni personali del
contribuente (p.es. Ires, IVA)

Progressività delle imposte


● imposte fisse: sono costituite da un importo fisso (p.es. alcune forme dell’imposta di bollo e di
registro)
● imposte proporzionali: sono versate secondo una certa percentuale (aliquota) fissa, che pertanto fa
variare proporzionalmente imposta ed imponibile (p.es. IVA, Ires)
● imposte regressive: la proporzione tra imposta ed imponibile diminuisce al crescere dell’imponibile,
cioè l’aliquota diminuisce man mano che il reddito aumenta (non sono utilizzate)
● imposte progressive: l’aliquota aumenta al crescere dell’imponibile e quindi le imposte progressive
colpiscono in misura maggiore i più ricchi (p.es. Irpef)

➔ Progressività per classi


Si suddividono i redditi in determinate classi (p.es. redditi fino a € 10.000, da 10.000 a 50.000 euro,
ecc…) e, a seconda della classe in cui ricade il reddito, si applica l’aliquota corrispondente, che è
crescente al crescere della classe di appartenenza del reddito tassato.
➔ Progressività continua
Si fa crescere l’aliquota ad ogni variazione del reddito mediante l’applicazione di un algoritmo (una
formula) da applicare a qualsiasi reddito dichiarato.
Non è utilizzata, perché è difficile da calcolare e presenta qualche rilievo di ingiustizia sociale.
➔ Progressività per scaglioni
E’ il metodo adottato in Italia, con l’Irpef, per dare attuazione al principio costituzionale di progressività
dell’imposta.
Si ripartiscono i redditi come nella progressività per classi, ma in questo caso si parla di scaglioni,
perché non si applica un’unica aliquota (quella dello scaglione di appartenenza) a tutto il reddito
➔ Progressività per detrazioni
In questo caso si perviene alla progressività mediante la previsione di una serie di detrazioni fiscali (ad
es. per carichi di famiglia, per oneri e spese, ecc…), in modo che dall’imposta lorda si giunga ad
un’imposta netta che è relativamente più bassa (o addirittura nulla) per i redditi più bassi.
E’ la soluzione adottata in Italia per l’Irpef, in aggiunta alla progressività per scaglioni, allo scopo di
esaltare il carattere di imposta personale di questo tributo.

PRINCIPI COSTITUZIONALI
Il sistema tributario italiano trova le sue fonti principali nella Costituzione, in cui è specificatamente prescritto
che i prelievi fiscali possono essere imposti ai cittadini solo mediante una disposizione legislativa (c.d. riserva
di legge).

Art. 23: Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.
- In questo modo si fissa appunto il principio della riserva di legge per l’istituzione dei tributi.
- Riserva di legge che è comunque relativa, perché i dettagli della nuova imposta (stabilita con legge)
possono benissimo essere disciplinati da una fonte normativa secondaria, p.es. da un regolamento
governativo.

Art. 53: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
- Il sistema tributario italiano è informato a criteri di progressività.
- Con queste due disposizioni costituzionali si dà esecuzione ai principi, rispettivamente, della capacità
contributiva e della progressività delle imposte.
- Non solo, i principi giuridici dell’imposta è una declinazione di importanti principi costituzionali
fondamentali come di seguito accennati.

● Principio di solidarietà dell’art.2 Cost, secondo cui ciascuno deve cooperare al progresso di tutti i
membri della comunità in base alle proprie effettive capacità.
● Principio di uguaglianza dell’art.3 Cost, in base al quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
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● Principio di autonomia (art.5 e art.119) secondo cui le funzioni dello Stato devono essere decentrate
agli enti locali e alle Regioni e quindi stabilisce il principio dell’autonomia finanziaria degli enti
territoriali.

Art. 75 – … Non è ammesso il referendum (abrogativo) per le leggi tributarie, …


- Mentre le leggi ordinarie possono essere abrogate dai cittadini con lo strumento (di democrazia diretta)
del referendum, ciò non è possibile per le norme che stabiliscono tributi, altrimenti lo Stato potrebbe
ritrovarsi senza entrate.

Art. 81 – … Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuove tributi e nuove spese.
Ogni altra legge che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte.

EFFETTI DELLE IMPOSTE


➔ Evasione fiscale
Si tratta di un comportamento del contribuente in violazione della legge, per il quale egli nasconde in
tutto in parte i suoi redditi, così da pagare meno imposte. Nel primo caso si parla di evasione totale, nel
secondo di evasione parziale.
Nel nostro Paese la piaga dell’evasione fiscale è molto vasta, tant’è che recentemente il Governo ha
intensificato i controlli volti a combattere questo fenomeno distorsivo (alle fine le imposte evase
ricadono sugli altri contribuenti), introducendo in forma sistematica strumenti di accertamento induttivo
del reddito, ovvero di fissazione di un reddito presunto, quali gli studi di settore.

➔ Elusione fiscale
Si ha elusione fiscale quando il contribuente pone in essere comportamenti che, pur legittimi, utilizzano
le inevitabili smagliature della normativa tributaria per pagare meno imposte. In altre parole l’elusione
fiscale consiste nell’evitare di pagare le tasse attraverso raggiri o artifizi. Un esempio è rappresentato
dal trasferimento solo formale della sede aziendale all’estero (soprattutto nei c.d. paradisi fiscali), in
modo di assoggettare il reddito d’impresa all’imposizione da parte del Paese ospitante, molto più
favorevole di quella italiana.

➔ Traslazione dell’imposta
Con la traslazione il contribuente tenuto a pagare una certa imposta (detto contribuente di diritto o
percosso) riesce a trasmette l’onere di tale pagamento ad altro soggetto (detto contribuente di fatto o
inciso), mediante una variazione del prezzo dei beni cui l’imposta si riferisce.
Pertanto, la traslazione è possibile solo quando l'imposta è relativa a beni (o servizi) scambiati tra il
percosso e l’inciso e per i quali è realizzabile una variazione del prezzo.

➔ Diffusione dell’imposta
La traslazione dell’imposta fa capire bene quanto le imposte incidano, da un punto di vista
macroeconomico, sul sistema economico, perché p.es. un forte aumento di un’imposta sul reddito
d’impresa potrebbe indurre i produttori a riversare sui beni prodotti (attraverso aumenti del loro prezzo)
il maggior costo degli oneri fiscali, provocando conseguentemente una diminuzione nella domanda di
mercato per quei beni.

Un altro importante effetto delle imposte è quello sulla pressione fiscale del Paese.
La pressione fiscale è il risultato di questo rapporto:
totale tributi / reddito nazionale (o PIL) = Pressione fiscale

Anche se un indicatore più corretto è quello che misura la pressione parafiscale, il quale tiene conto pure (e
giustamente, perché il contribuente sostiene entrambi gli oneri) dei contributi previdenziali ed assistenziali
versati obbligatoriamente nelle casse dell’INPS e degli altri Enti pubblici di previdenza:
(totale tributi + contributi previdenziali ed assistenziali) / reddito nazionale = Pressione parafiscale

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IL COMMERCIO INTERNAZIONALE E LA BILANCIA DEI PAGAMENTI
LA GLOBALIZZAZIONE
- La globalizzazione ha determinato una profonda omologazione di stili di vita, modelli di comportamento e
di consumo.
- Gli scambi possono avere natura reale, ossia transazioni relative alle merci, finanziaria, cioè legate alla
possibilita’ di trasferire capitali, o riguardare le persone come nel caso dei flussi migratori.
- riassunto globalizzazione + paragrafo
- multinazionali paragrafi + riassunto
-
LA POLITICA COMMERCIALE
- IL COMMERCIO INTERNAZIONALE: complesso degli scambi e dei servizi tra un Paese e il Resto del
mondo.
- POLITICA COMMERCIALE DI UN PAESE: i provvedimenti con i quali vengono regolati tali rapporti.
La politica commerciale di un Paese può essere protezionistica se mira a proteggere le attività
nazionali ostacolando le importazioni, liberoscambista quando è orientata ad eliminare le barriere dalle
relazioni economiche.
PROTEZIONISMO: MOTIVI E STRUMENTI
Il protezionismo si giustifica con la tutela dell’industria nazionale dalla concorrenza straniera:
● Protezione delle industrie nascenti imponendo dei dazi alle merci importate per farne aumentare i costi
ed equipararle alle merci nazionali.
● Per motivi di sicurezza nazionale, nei momenti di crisi internazionali ogni Paese deve essere
autosufficiente e non dipendente da forniture estere.
● Aumento forza lavorativa, ovvero la politica protezionistica adottata dai paesi sottosviluppati per
accrescere occupazione e quindi produzione.
Gli strumenti della politica protezionistica:
● Imposizione dazi doganali: imposte alle merci nel momento in cui passano alla dogana.
● Contingentamento importazioni: proibizione di importare merci oltre una certa quantità.
● Regolamentazione bilaterale o plurilaterale degli scambi, solo per paesi stipulanti accordi.
● Sussidi del governo all’industria nazionale, in modo tale che questa possa vendere a costi più bassi
rispetto a quella estera.
Dopo la seconda guerra mondiale si è assistito a una progressiva liberalizzazione dei mercati internazionali,
ma sono in vigore alcune pratiche che implicano l’intervento statale nel COMMERCIO INTERNAZIONALE:
● I trattati di commercio: gli Stati contraenti si impegnano ad applicare tariffe preferenziali per gli Stati
stipulanti gli accordi.
● Dumping: si vendono all’estero prodotti a prezzo inferiore o di costo, rinunciando al profitto per farsi
largo in quel mercato. Poi nella nazione propria pratica prezzi più alti del normale. Una volta consolidata
posizione all’estero aumenta prezzi anche all’estero. SCRIVERE MEGLIO
I VANTAGGI DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE
● Possesso di merci che in Patria non possono essere prodotte per difficoltà oggettive.
● Merci la cui produzione all’interno di un Paese hanno un costo più alto: conviene, quindi,
specializzarsi nella produzione di beni che in quel Paese hanno un basso costo e importare gli altri beni
da altri Paesi.
● Divisione internazionale del lavoro: ogni Paese è messo nella condizione di fabbricare a minori costi
(minori prezzi sul mercato mondiale) i beni che ha convenienza a produrre, a tutto vantaggio di
consumatori e della competitività della propria produzione.
La WTO, In vigore dal primo gennaio 1995, è stata creata allo scopo di regolamentare il commercio
internazionale, cercando di abolire le barriere al commercio internazionale.

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Protezionismo e libero scambio
La teoria del libero scambio (lo Stato deve astenersi dall’istituire barriere economiche e politiche al commercio
di beni tra gli Stati) è associata al nome di Adam Smith che ne fu il maggior sostenitore dall’inizio dell’800, la
politica liberista è poi stata abbandonata per fare spazio alla fine dell’800 alle politiche protezionistiche.
Ma l’economista che ha più efficacemente dimostrato i vantaggi che si traggono dal commercio internazionale
è RICARDO con la teoria dei costi comparati.
Ricardo e i costi comparati
Dato che la produttività dipende anche dal costo dei fattori (alta produttività = basso costo) è vantaggioso
quando vi è divergenza tra i costi comparati dei vari prodotti scambiati.
Il commercio internazionale è conveniente solo quando esiste una differenza nei costi comparati di
produzione.
La teoria dei costi comparati dimostra che, affinché lo scambio commerciale fra paesi sia conveniente, è
sufficiente che vi sia un costo comparato di produzione indipendentemente dal costo assoluto.
Secondo questa teoria ogni paese può trarre vantaggio dal commercio internazionale poiché gli scambi tra
paesi:
- favoriscono la specializzazione produttiva;
- permettono una maggior produzione a livello mondiale;
- consentono un miglioramento del tenore di vita delle popolazioni.
Perché vi siano questi vantaggi, non è necessario che un paese goda di un vantaggio assoluto rispetto ad un
altro paese nella produzione di un determinato bene: è sufficiente che il vantaggio sia comparato, cioè che il
paese sia relativamente più efficiente.
Il concetto può essere chiarito ricorrendo all'esempio numerico riportato in tabella.
Consideriamo due paesi, l'Inghilterra e il Portogallo, nella produzione di due diversi beni: vino e tessuto. Per
produrre un'unità di ciascuno dei beni, i due paesi impiegano un diverso ammontare di lavoro e il costo dei
beni è misurato appunto dal lavoro necessario a produrre i beni stessi. Così, ad esempio, per produrre
un'unità di vino e un'unità di tessuto, l'Inghilterra impiega complessivamente 210 ore di lavoro mentre in
Portogallo ne occorrono soltanto 150.
La prima osservazione che si può fare, è che il Portogallo è più efficiente in senso assoluto rispetto
all'Inghilterra: impiega, infatti, quantità di lavoro inferiori in entrambi i casi. Anche se l'Inghilterra è meno
efficiente in entrambe le produzioni, la sua inefficienza è relativamente minore nella produzione di tessuto
poiché la differenza in termini di impiego di lavoro è inferiore nel caso del tessuto (10 ore di lavoro in più)
rispetto alla produzione di vino (dove occorrono 50 unità in più di quelle necessarie in Portogallo). In termini
relativi o comparati, si può dire, pertanto, che il vantaggio di produttività del Portogallo è maggiore nel caso
della produzione di vino: allo stesso modo, l'Inghilterra ha un vantaggio relativo nella produzione di tessuto.
Ricardo dimostrò che, in questa situazione entrambi i paesi possono trarre vantaggio dalla specializzazione,
in particolare dedicandosi alla produzione del bene di cui godono il più elevato vantaggio comparato. In
questo caso, per l'Inghilterra è conveniente specializzarsi nella produzione di tessuto che in parte consumerà
al suo interno e in parte esporterà in Portogallo.

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LA BILANCIA DEI PAGAMENTI
● E’ un documento contabile nel quale vengono registrate sistematicamente tutte le transazioni
(acquisto/vendita), importazioni ed esportazioni, tra i residenti in uno Stato e il Resto del mondo.
● Va sottolineato che quando si parla di transazioni economiche internazionali si fa riferimento non solo
allo scambio di merci ma anche allo scambio di servizi (come i servizi di trasporto) e ai movimenti di
capitale.
● Questi scambi originano ragioni di dare e avere, debiti e crediti, entrate di moneta nazionale contro
moneta estera o uscite, tra i vari paesi in un determinato momento. I saldi tra il dare e l’avere, il debito e
il credito, ci dicono se un paese è in avanzo o disavanzo nelle relazioni commerciali con altri paesi.
● Una transazione che determina l'afflusso di valuta estera costituisce un credito o una voce in attivo della
bilancia dei pagamenti (esportazioni, proventi turismo straniero in Italia, rimesse emigrati italiani,
investimenti stranieri in titoli italiani). Mentre una transazione che comporta una uscita di valuta estera
(importazioni, turismo italiano all’estero, rimesse emigrati stranieri in Italia, investimenti italiani in titoli
esteri) comportano una voce passiva della bilancia dei pagamenti.
I CONTI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI: STRUTTURA DELLA BILANCIA
● CONTO CORRENTE:
- Contiene le transazioni di natura non finanziaria.
- Esportazioni e importazioni, servizi finali come il turismo, redditi da lavoro (stipendi pagati a lavoratori
non residenti) o da capitale (rimesse degli emigrati), trasferimenti unilaterali correnti (passaggi di
proprietà di beni patrimoniali o titolo finanziari tra residenti e non residenti).
- Se il saldo del conto corrente risulta positivo vuol dire che l’economia è florida, le esportazioni
superano le importazioni, settore produttivo competitivo rispetto ad altri paesi (negativo, il contrario).
- Le esportazioni dipendono dalla competitività della produzione nazionale, quindi dal costo del lavoro
che incide sui prezzi del prodotti; dal reddito nazionale dei paesi acquirenti, se sono in fase di
recessione importano di meno; dalle innovazioni tecnologiche con la vendita di nuovi prodotti dove si è
in una situazione di quasi monopolio; dal cambio, prezzo della merce espressa in valuta estera.
● CONTO CAPITALE
Riguarda gli investimenti delle imprese, i trasferimenti di proprietà di beni capitali (macchinari, aziende,
impianti) e le attività intangibili (brevetti, marchi). Un saldo attivo di tale conto è indice della buona
profittabilità degli investimenti nel paese considerato.
● CONTO FINANZIARIO
Vengono inseriti i movimenti di capitale che riguardano “investimenti diretti” (transazioni tra investitori e
impresa destinataria dell’investimento o acquisizioni azionarie tra imprese); “investimenti di portafoglio”
(trasferimento di titoli finanziari, azioni o obbligazioni); “riserve ufficiali” (transazioni valutarie tra le varie
banche centrali). Se il saldo del conto finanziario è positivo significa che vi è nel paese una stabilità dei
mercati finanziari e ovviamente dell’economia, l’andamento dei mercati finanziari è strettamente legato
all’andamento dell’economia di un paese.
● ERRORI ED OMISSIONI
- E’ la sezione in cui vengono aggiunte le correzioni e i dati che non sono stati inseriti (gli errori dovuti al
cambio tra la moneta dei diversi paesi)
- Corregge la contabilizzazione
- Dal punto di vista economico però bisogna tenere sotto controllo gli squilibri, le info della bilancia sono
importanti per autorità di governo e di politica monetaria.
- Un disavanzo persistente rappresenta un serio problema che influenza anche le scelte di politica
economica di un Paese.
I fattori che influenzano l’afflusso di capitali esteri in Italia o il contrario (conto capitale e finanziario) sono:
● Il livello del tasso di interesse reale netto, i capitali vanno dove hanno una più alta remunerazione.
● Le variazioni dei cambi: se si prevede che la moneta di un Paese si deprezzi rispetto ad altri, gli
investimenti finanziari da parte di altri paesi sono scoraggiati, i capitali vanno verso le economie dalle
monete forti (a differenza di scambio merci o servizi)

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I CAMBI E GLI AGGIUSTAMENTI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
● Il cambio è il prezzo in moneta nazionale con cui vengono acquistate e vendute le valute estere.
○ Offerta di valuta straniera: valute estere che entrano nel Paese per effetto delle esportazioni.
○ Domanda di valuta straniera: le valute richieste dai residenti per pagare importazioni o per
effettuare investimenti nei Paesi stranieri.
● Quando il saldo della bilancia dei pagamenti è attivo (più esportazioni che importazioni), l’offerta di valuta
è maggiore della domanda, il prezzo delle valute straniere (in moneta nazionale diminuisce) = il
cambio scende e la moneta nazionale si apprezza. Viceversa nel caso contrario.
● I cambi possono essere fissi o fluttuanti.
○ Fissi: quando è stabilita una parità tra le varie monete in forza di accordi internazionali (Più paesi
si mettono d'accordo sul valore di una valuta).
○ Fluttuanti: quando il prezzo delle valute si determina liberamente in base alla loro domanda e alla
loro offerta, senza alcun intervento delle autorità monetarie.
● Il corso dei cambi può influenzare, come abbiamo visto, la bilancia dei pagamenti:
○ Se il cambio sale, la moneta si deprezza (piu’ moneta nazionale per avere moneta estera) e
quindi le esportazioni saranno favorite perché le merci vengono ad avere un prezzo minore.
○ Se il cambio scende, la moneta si apprezza, sono meno care le importazioni ma diminuiscono le
esportazioni.
● Quando vi è squilibrio nella bilancia dei pagamenti o per garantire la stabilità dei cambi vi possono
essere interventi pubblici di carattere valutario (compravendita di valute estere da parte della Banca
Centrale / vendono valuta estera nel caso di deficit / acquistano valute estere con moneta nazionale nel
caso di surplus nella bilancia dei pagamenti). Quando gli squilibri sono notevoli le autorità monetarie
sono costrette alla svalutazione o rivalutazione della moneta nazionale.
● Oltre agli interventi delle autorità monetarie centrali vi possono essere meccanismi di aggiustamento
automatico (prezzi, cambi, saggio di interesse e secondo Keynes anche il reddito):
○ Surplus bilancia dei pagamenti (+ esportazioni), aumento base monetaria, più prezzi, meno
concorrenzialità, (- esportazioni) che riporta la bilancia in pareggio.
○ Secondo Keynes anche il reddito ha influenza sulla bilancia dei pagamenti: + reddito + domanda
anche di beni esteri + importazioni.
○ I tassi di interesse influenzano perché se quelli esterni sono più alti di quelli interni (ci sarà
deflusso di capitale nazionale verso gli investimenti stranieri che rendono di più)

I CICLI ECONOMICI
Variabili quali il prodotto interno lordo e per esso anche il reddito nazionale non hanno valori costanti ed
uniformi. Questa successione di periodi di espansione alternati a periodi di caldo dell’attività economica, viene
definita con il termine “ciclo economico”.
Fasi cicliche:
I. Espansione (congiuntura favorevole), caratterizzata da un aumento continuo del volume di
produzione, dell’occupazione e del reddito. Tale processo di espansione continuerà fino a
quando il sistema economico non raggiungerà la piena occupazione delle risorse.
II. Crisi, il sistema economico ha raggiunto la piena occupazione delle risorse, pertanto le
imprese, non avendo più macchinari inutilizzati, né potendo assumere disoccupati, non possono
aumentare ulteriormente la produzione. Nel contempo però la domanda continua a crescere e
si traduce in eccesso rispetto all’offerta reale e questo genera inflazione.
III. Recessione: si riducono il reddito, la produzione ed l’occupazione e con essi anche gli investimenti.
Questo perché si agisce con politiche restrittive che fanno innalzare il livello del tasso di interesse oltre
che a far diminuire il livello del reddito, pertanto si registrerà una forte flessione degli investimenti. Ora la
produzione diminuisce e la disoccupazione cresce. Aumenta il reddito grazie ad una politica monetaria
espansiva, che produce un’importante conseguenza: la caduta dei saggi di interesse sui prestiti,
pertanto ci sarà un innalzamento del livello degli investimenti e poi aumenterà anche la domanda per i
consumi.
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IV. Ripresa, il sistema economico esce da una situazione di depressione. La domanda dei beni
aumenta e le imprese espandono la produzione.
CAUSE FLUTTUAZIONI CICLICHE:
● Per individuare le cause delle fluttuazioni cicliche sono state proposte numerose teorie. Alcune di esse
attribuiscono il ciclo economico a FATTORI DI CARATTERE ESOGENO, cioè estranei al sistema
economico. Essi possono ad esempio essere le variazioni del clima che influenzano l’andamento dei
raccolti (pensiero riconducibile a Jevons) o le epidemie, le calamità; le guerre che indubbiamente
generano una diminuzione del prodotto nazionale. Altre teorie evidenziano, FATTORI ENDOGENI,
connessi alla natura del sistema economico.
● La teoria di Schumpeter attribuiva le fluttuazioni essenzialmente al progresso tecnico. Quando vi è
un’invenzione, vi è un forte aumento degli investimenti, quindi del reddito e dell’occupazione.
Alcuni autori più recenti tra i quali Hicks, Samuelson, Harrod hanno fornito una teoria del ciclo
strettamente dipendente dall’azione combinata di due fattori: il moltiplicatore keynesiano e
l’acceleratore. Il moltiplicatore keynesiano comporta una serie concatenata di eventi: l’aumento di una
spesa iniziale in parte è destinata al risparmio e in parte al consumo. I consumi vengono reimmessi nel
circuito economico e generano attraverso il loro incremento un innalzamento della domanda globale, e
quindi del reddito nazionale.
● I monetaristi affermano che le improvvise restrizione creditizie (monetarie) causate dalla necessità
di contenere l’eccessiva crescita monetaria (e l’inflazione) siano le cause delle recessioni.

LO SVILUPPO ECONOMICO
Lo sviluppo economico e sociale di un Paese richiede l’accrescimento delle sue potenzialità produttive. La
politica di sviluppo (o di lungo periodo) è finalizzata ad aumentare lo stock di capitale e di infrastrutture
produttive in esso esistente.
Nel processo di crescita vi sono dei fattori che occupano una posizione centrale. Tali fattori sono:
● Le risorse umane, di sicuro un patrimonio di abilità e di conoscenze a disposizione della popolazione
lavorativa, costituisce uno dei fattori principali per la crescita di un Paese. Questo perché gli altri fattori
produttivi (capitali o materie prime) possono essere usati in modo efficiente grazie a lavoratori preparati
e specializzati.
● Le risorse naturali hanno un ruolo determinante per la crescita economica di un Paese, ma forse non
sono così essenziali come accade per il capitale umano. Ad esempio molti Paesi arabi sono riusciti a
raggiungere valori elevati di prodotto interno lordo grazie alle loro riserve di petrolio, ma vi sono allo
stesso tempo altri Paesi, tra i quali il Giappone, che sono tra i più industrializzati al mondo, anche se la
loro disponibilità di risorse naturali è estremamente scarsa.
● L’accumulazione di capitale è l’aumento della disponibilità di tali beni che avviene tramite
l’investimento, e cioè attraverso la ricchezza risparmiata, sottratta al consumo e destinata a trasformarsi
in capitale. La quantità e la qualità degli investimenti, che caratterizzano l’epoca industriale, determinano
la differenza tra Paesi ad economia avanzata e quelli sottosviluppati: agli investimenti è legata, infatti, la
possibilità di effettuare cambiamenti tecnologici e di aumentare la produzione.
● Il progresso tecnico, con tale definizione si intende l’applicazione di nuove tecnologie abbinate al
processo produttivo. Esso è consentito grazie alle conquiste della ricerca scientifica.
● Le condizioni di lavoro, esse influenzano notevolmente il benessere sociale. Occorre migliorare
l’ambiente di lavoro, garantendo dignità, sicurezza e rispetto umano dei lavoratori.
● Altri interventi possono riguardare il settore dell’istruzione, con particolare riguardo all’addestramento
professionale, inteso non solo come istruzione impartita ai giovani prima che essi si inseriscano nel
lavoro, ma anche come aggiornamento per i lavoratori occupati. L’istruzione è considerata uno degli
elementi fondamentali dello sviluppo dato che rappresenta la formazione del capitale umano.

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● La politica di assetto del territorio, l’industrializzazione genera una forte espansione dei centri urbani,
ma l’espansione urbana deve avvenire secondo regole ben precise, rispettando alcuni vincoli per il
rispetto del territorio ed in genere per l’ambiente. Strettamente collegata alla politica del territorio è la
politica dell’ambiente, definita anche come politica ecologica.
● La crescita economica di un Paese dipende anche dal ruolo svolto dallo Stato e pertanto è necessario
realizzare investimenti pubblici nel campo delle infrastrutture, del capitale umano. I costi di queste
tipologie di investimento sono troppo alti affinché possano essere sostenuti dai privati e da qui si spiega
la necessità dell’intervento pubblico da parte dei governi in questi settori, per cercare di favorire la
crescita di lungo periodo.
● Nella teoria dello sviluppo gioca un ruolo di grande importanza anche il sistema creditizio. Infatti lo
sviluppo richiede non solo l’imprenditore innovativo e disposto a rischiare ma anche il banchiere disposto
a finanziare gli investimenti massicci che l’imprenditore innovativo deve compiere per produrre nuovi
beni su larga scala. L’imprenditore innovativo, non può avere già a disposizione i fondi finanziari
necessari a realizzare un nuovo prodotto, pertanto avanzerà richieste di credito. Il banchiere, pertanto,
affronterà dei rischi quando decide di finanziare un’impresa innovativa.
SVILUPPO ECONOMICO: con esso si intende solo l’aumento del prodotto interno lordo, cioè della quantità di
beni e servizi finali, prodotti all’interno di un Paese, in un determinato arco di tempo e quindi
conseguentemente del reddito nazionale.
Si ha sviluppo economico quando aumenta il reddito pro capite, cioè il reddito nazionale diviso per il numero
degli abitanti del Paese considerato. In questo caso aumenta la quantità di beni e servizi a disposizione di
ogni individuo, e quindi aumenta il tenore della popolazione. Pertanto, il reddito pro capite è considerato
l’indice dello sviluppo economico, ossia l’indice che misura il grado di benessere di una collettività ed il suo
tenore di vita.

PAESI IN VIA DI SVILUPPO E CARATTERI DEL SOTTOSVILUPPO


● Paesi in via di sviluppo (Pvs)= espressione generica con cui si indicano i Paesi che non raggiungono
standard di sviluppo adeguati (non condannati al sottosviluppo).
● Vi sono caratteri tipici di tali Paesi: economici, sociali e demografici che elenchiamo di seguito.
CARATTERI DI TIPO ECONOMICO
● Settore primario predominante (agricoltura): ritardo tecnologico e produzioni per esportazioni
multinazionali fanno accadere che, comunque, questi Paesi hanno carenze alimentari.
● Infrastrutture insufficienti
● Disavanzo del conto corrente della bilancia dei pagamenti (si esportano materie prime ma si
importano tutti i prodotti industriali più sofisticati)
● Debito con il resto del mondo (per far fronte a situazioni emergenziali)
CARATTERI DI TIPO DEMOGRAFICO E SOCIALE
● Alto tasso di natalità, situazione alimentare precaria, sanità inadeguata, carenza di sistema di
istruzione e formazione
● La forte urbanizzazione (attività industriali e terziarie si concentrano in poche grandi città a ritmi
sostenuti e in modo disordinato)
● Elevato tasso di emigrazione: da una parte gli emigrati inviano parte del reddito alle loro famiglie,
dall’altra privano il Paese di giovani istruiti e qualificati

I RIMEDI AL SOTTOSVILUPPO
● Per uscire dal circolo vizioso della povertà è necessario che si interrompa la spirale verso il basso che gli
economisti chiamano trappola della povertà. Dovrebbe formarsi un surplus interno, eccedenza di Pil
e di reddito superiore rispetto a quello per i consumi essenziali.
● Eccedenza investita in attività produttive, nuova occupazione, aumento reddito e consumi, stimolo
investimenti (circolo virtuoso della crescita)

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● Per attivare un circuito virtuoso di crescita occorre:
○ Una giusta politica di investimenti pubblici (che devono essere finanziati da capitali stranieri
vista la povertà e la non possibilità di ricavo dalla imposizione fiscale).
○ Ricevendo capitali stranieri devono, però, pagare interessi e viene a crescere il loro debito.
Sarebbe necessario che i Paesi creditori riducessero o cancellassero più spesso i debiti.
○ I capitali giunti dall’estero (da Paesi stranieri od organizzazioni internazionali) spesso vengono
intercettati da élite politiche e militari che non li usano per il bene della collettività e per lo sviluppo.
○ Riequilibrio della bilancia dei pagamenti e del commercio internazionale con l’obiettivo di
rendere competitivi tali Paesi sul mercato internazionale, di sviluppare l’industria locale e
promuovere la ricerca e lo sviluppo. Per fare ciò: ridurre dipendenza da esportazioni di materie
prime, favorire produzione interna e far crescere il loro mercato interno.

PAESI EMERGENTI
● Paesi in passato classificati come in via di sviluppo hanno conosciuto una prolungata fase di
espansione che li ha fatti emergere e resi molto concorrenti con i Paesi piu’ sviluppati come il nostro.
● Possiedono importanti stock di risorse naturali
● Politiche economiche dei governi: mix di liberismo e intervento dello Stato per infrastrutture,
politica protezionistica nei settori produttivi strategici.
● Popolazione numerosa e un livello medio di istruzione elevato.
Es: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica (I BRICS, che hanno creato anche una loro banca per infrastrutture
e fronteggiare eventuali crisi finanziarie). Alcuni di questi si sono affermati come vere e proprie potenze
mondiali(USA/JAP)

CONTABILITA’ NAZIONALE
PIL
● Il Prodotto interno lordo è l’insieme di beni e servizi finali prodotti in un anno nel territorio di una
nazione, indipendentemente da fattori produttivi italiani o stranieri, si escludono i beni e servizi intermedi
utilizzati nel processo produttivo.

PNL
● Il Prodotto nazionale lordo è l’insieme di beni e servizi finali prodotti in un anno da una nazione
(indipendentemente da produzione avvenuta all’estero o meno).
● Produzione di fattori produttivi italiani anche se avvenuta all’estero
● PNL – A (ammortamenti, perdita capitale investito per suo uso nel tempo)
○ = PNN al costo dei fattori, al netto di imposte indirette (Iva) e piu’ contributi dello Stato
■ PNN al costo dei fattori – risparmio (profitti non distribuiti) – imposte sulle
imprese = Reddito personale che tolte imposte personali e trasferimento dello
Stato = Reddito disponibile

PIL NOMINALE
Quantità di beni finali prodotti valutati al prezzo corrente (il Pil aumenta effettivamente la produzione sia che
aumentino i prezzi).

PIL REALE
Quantità beni finali prodotti valutati a prezzi costanti, non influenzato da variazione dei prezzi. Con il Pil gli
economisti calcolano più efficacemente l’indice di benessere economico e il reale incremento della
produzione.

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DEFLATORE DEL PIL
● Strumento che consente di depurare la crescita del Pil dall’aumento dei prezzi.
● Rapporto tra pil nominale e pil reale, esprime la variazione dei prezzi tra anno 0 e anno T.

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO


Indice del livello generale dei prezzi assoluti calcolati da Istat (andamento dei prezzi dei beni ritenuti più
significativi e fatti rientrare in un determinato paniere), per valutare l’andamento dei prezzi di un Paese e quindi
l’inflazione.

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI


● Tale conto permette di individuare da dove hanno origine ogni anno i beni e i servizi di cui necessita un
Paese e come vengono utilizzate tale risorse.
○ Totale risorse= Pil + importazioni
○ Totale impieghi= consumi+investimenti+esportazioni

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