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CAPITOLO 1: INTERVENTO DELLO STATO

La scienza delle finanze ha l’obiettivo di comprendere il ruolo appropriato dello Stato


nel sistema economico basato sul mercato.

LE 4 DOMANDE DELLA SCIENZA DELLE FINANZE:


Quando lo stato dovrebbe intervenire nel sistema economico di mercato?
Partendo dal presupposto che uno scambio è efficiente se migliora la situazione di
almeno una parte, senza danneggiare l’altra, l’efficienza totale del sistema
economico è massimizzata quando hanno effettivamente luogo tutti gli scambi
efficienti possibili.
Secondo la teoria economica, nella maggior parte dei casi, l’equilibrio di mercato
concorrenziale è l’esito più efficiente per la società, in quanto massimizza i
guadagni derivanti dagli scambi efficienti.
Infatti, il libero aggiustamento dei prezzi garantisce che in equilibrio nel mercato
concorrenziale l’offerta eguagli la domanda e, quindi, che tutti gli scambi che hanno
valore sia per i produttori sia per i consumatori vengano effettuati. Tuttavia, ciò
avviene se si verificano queste 4 condizioni: concorrenza perfetta; assenza di beni
pubblici; assenza di esternalità, informazione completa.

Motivazioni del coinvolgimento dello Stato nell’economia di mercato:


• Fallimenti di mercato: problemi a causa dei quali un’economia di mercato
genera un esito che non massimizza l’efficienza. Essi si generano quando
non sono realizzate le condizioni sopraddette.
• Redistribuzione: trasferimento di risorse da alcuni gruppi ad altri.
Solitamente, la redistribuzione comporta perdite di efficienza. Questo
avviene perché l’atto della redistribuzione spinge gli individui a modificare il
proprio comportamento e a discostarsi dal punto di massimizzazione
dell’efficienza.
• Se, per esempio, tassiamo i ricchi, l’imposta può spingerli a lavorare meno.
Questi smetteranno di produrre beni che i consumatori valuterebbero più
del loro costo di produzione, e ciò riduce l’efficienza sociale. In generale,
allora, si instaurerà un trade-off tra la dimensione della torta e la sua
distribuzione: in altre parole, occorre decidere tra torte più grandi, ma con
fette distribuite in modo più diseguale, e torte più piccole, ma distribuite in
modo più equo.

Come lo Stato dovrebbe intervenire nel sistema economico di mercato?


Lo stato deve intervenire sostituendosi al mercato privato quando c’è un mercato che
non garantisce l’efficienza e l’equità nella redistribuzione delle risorse. Gli approcci
generali sono molteplici:

a. Tassare o sussidiare le vendite o gli acquisti privati: un modo per


correggere i fallimenti del mercato da parte dello stato consiste nell’usare il
meccanismo dei prezzi, attraverso il quale le politiche pubbliche intervengono
al fine di modificare il prezzo dei beni per mezzo di due strumenti:
• Le imposte, che aumentano il prezzo praticato nelle vendite o negli
acquisti privati dei beni che sono sovraprodotti;
• I sussidi, che riducono il prezzo praticato nelle vendite o negli acquisti
privati dei beni che sono sottoprodotti.
b. Limitare o imporre le vendite o gli acquisti privati: alternativamente, lo
stato può limitare direttamente la vendita o l’acquisto privato di beni che sono
sovraprodotti o rendere obbligatori gli acquisti privati di beni sottoprodotti e
costringere gli individui ad acquistare quei beni (in Germania, ad esempio, vi è
l’obbligo di dotarsi di una copertura assicurativa in ambito sanitario).

c. Fornitura pubblica: lo stato fornisce direttamente il bene, al fine di


raggiungere il livello di consumo che massimizza il benessere sociale (in Italia tutti
beneficiano di servizi pubblici di assistenza sanitaria).

d. Finanziamento pubblico di fornitura privata: lo stato può voler influenzare


il livello di consumo, ma senza essere coinvolto direttamente nella fornitura di un
bene. In questi casi può finanziare imprese private in grado di assicurare il livello di
fornitura desiderato.

Quali sono gli effetti di ciascun intervento?


Nel valutare gli effetti degli interventi pubblici, i policy maker devono tener presente
che ogni tipo di intervento ha effetti diretti ed effetti indiretti.

Effetti diretti dell’intervento pubblico sono quelli che si potrebbero prevedere se gli
individui non cambiassero il proprio comportamento in risposta a tale intervento (se
il governo statunitense decidesse di affrontare il problema dei non assicurati
fornendo assistenza sanitaria pubblica gratuita, il costo dell’intervento sarebbe di 125
miliardi di dollari l’anno, in quanto 50 milioni di persone non godono di assicurazione
sanitaria e il costo medio si aggira intorno a 2500 dollari);

Effetti indiretti dell’intervento pubblico sorgono solo quando gli individui cambiano
il loro comportamento in risposta a tale intervento (fornendo assistenza sanitaria
gratuita, lo Stato incentiva coloro che pagano a non rinnovare quell’assicurazione e
ad accedere al programma pubblico di assistenza sanitaria).

Perché lo stato interviene nel sistema economico in un certo modo?


Lo Stato deve affrontare il difficile problema di aggregare le preferenze di milioni di
cittadini in un insieme coerente di decisioni. Cerca di capire ciò che i cittadini
vogliono e quali politiche soddisfano meglio i loro bisogni. Inoltre, le motivazioni
dell’intervento pubblico possono andar ben oltre la semplice correzione dei
fallimenti di mercato o la redistribuzione del reddito.

LE ENTRATE PUBBLICHE
 Tasse: corrispettivi di alcuni servizi erogati dallo Stato che sono
specificatamente richiesti dai cittadini (principio del beneficio).
Es. tasse universitarie, tassa che si paga limitatamente a quando ci si
iscrive ad una università pubblica (servizio specifico da cui si trae un
vantaggio-beneficio). Molto spesso succede che il servizio richiesto
determina un beneficio privato, ma nella maggior parte dei casi a questo si
accompagna anche un beneficio sociale (beneficio dell’educazione
personale e beneficio sociale di una cittadinanza più colta). In ogni caso la
tassa coprirà soltanto una parte del costo del servizio offerto, riconoscendo
anche il beneficio dato della collettività;
 Imposte: prelievi coattivi di denaro senza vincoli di destinazione (principio
della capacità contributiva).
In quanto ogni cittadino è chiamato a partecipare al finanziamento della
spesa pubblica in ragione della sua capacità contributiva (art.53). Idea che
lo Stato metta a nostra disposizione (indipendentemente dalla richiesta
individuale), chiamandoci a contribuire in base alle nostre disponibilità (es.
illuminazione nazionale, difesa pubblica…);
 Contributi sociali: prelievi commisurati al reddito dei lavoratori dipendenti
e autonomi finalizzati al finanziamento delle prestazioni sociali (es.
pensioni).

SPESE, IMPOSTE, DEFICIT E DEBITO


 Se le entrate pubbliche (=imposte) superano le spese pubbliche si crea un
surplus di bilancio;
 Se le entrate pubbliche sono minori delle spese si crea un deficit (o
disavanzo) di bilancio. Per finanziare tale deficit lo Stato si deve
indebitare: ogni euro di deficit pubblico contribuisce quindi a creare lo stock
di debito pubblico. Il debito pubblico misura l’accumulazione dei deficit nel
tempo.

DEBITO, DEFICIT E REGOLE FISCALI EUROPEE

 Per evitare che vengano intraprese politiche fiscali non responsabili, che si
traducono in deficit pubblici elevati, i paesi possono decidere di darsi delle
regole fiscali.
 L’importanza delle regole fiscali è ancora maggiore quando un paese fa parte
di un’unione monetaria, con politiche fiscali gestite a livello nazionale. Infatti, in
questo caso, il significativo eccesso di spese pubbliche sulle entrate all’interno
di un paese potrebbero danneggiare indirettamente anche gli altri paesi
membri.
 Il Trattato di Maastricht del 1992 ha stabilito che il deficit pubblico ogni anno
non debba superare il 3 per cento del PIL e che il debito pubblico non debba
eccedere il 60 per cento del PIL.
 Queste regole sono state successivamente riviste (2012 fiscal compact e nel
2013 il Two-Pack). In particolare, si è stabilito che i paesi debbano porsi
obbiettivi di medio termine più ambiziosi, vale a dire, nel caso dell’Italia, una
situazione caratterizzata da un saldo strutturale – cioè la differenza tra le spese
e le entrate pubbliche corretta per l’effetto del ciclo economico (e delle misure
una tantum) – vicino al pareggio.
 In tal modo, in caso di recessione, l’effetto negativo del ciclo economico rende
ammissibile un deficit pubblico che comunque non deve superare il tetto del 3
per cento. Inoltre, nel tentativo di attribuire maggiore importanza anche alla
regola sul debito pubblico, si è stabilito che ogni anno il rapporto debito/PIL
deve essere ridotto di 1/20 dell’eccedenza rispetto al 60 per cento,
ammettendo però, anche in questo caso, una certa flessibilità rispetto a questa
velocità di riduzione giudicata soddisfacente.

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