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Termine
Il nome scienza delle finanze rimanda al termine finanza. Bisogna subito evitare di confondere la finanza
pubblica con la finanza privata. Scienza delle finanze è un nome antico per indicare i problemi di finanza
pubblica. E’ d’aiuto molto il termine inglese che, per indicare il corso di finanza pubblica, si parla di public
finance.
Cenni storici
Il termine scienza delle finanze rimanda alla metà dell’800, un periodo nel quale la finanza privata, almeno
in Europa, NON era così importante come lo è oggi. Allora, lo sviluppo dei mercati finanziari (es. borsa
valori) NON è paragonabile allo sviluppo che ha oggi la borsa valori. I contratti di tipo finanziario sono
numerosissimi e oggi ci si confronta con un'economia dove il mondo della finanza privata è divenuto
importantissimo. Quando si parla di finanza, la prima cosa che viene in mente è la finanza privata, NON la
finanza pubblica. Tornando indietro nel tempo, invece, ai primi corsi di scienza delle finanze, uno iniziò a
tenersi a Pavia presso la facoltà di giurisprudenza. A quell’epoca la finanza privata era poco sviluppata, in
compenso, spesso i grandi capitali erano pubblici. Per l’Italia ed altri Paesi europei, la costruzione delle
ferrovie o l’arrivo dell’elettricità o gli acquedotti, sono opere che venivano finanziate attraverso fondi
pubblici. La finanza pubblica era molto importante in termini quantitativi, mentre la finanza privata era
molto più ristretta. Questo è il motivo per cui il nome scienza delle finanze aveva un senso perché la finanza
era soprattutto finanza pubblica, i grandi fondi e capitali erano fondi pubblici. La finanza privata esisteva ma
aveva delle dimensioni molto più limitate rispetto ad oggi. Nel tempo, per una sorta di tradizione, si è
continuato a parlare di scienza delle finanze quando, in realtà, si parla di finanza pubblica.
Si parla di finanza pubblica per indicare, dal lato delle uscite, la spesa pubblica (es. infrastruttura elettrica,
ferroviaria, telefonica venivano finanziate dalla spesa pubblica). I fondi per la spesa pubblica derivano
principalmente dalle imposte e tasse. Questo spiega perché, quando si studia la finanza pubblica, da un lato si
studiano i problemi della spesa e dall’altro lato, quello delle entrate ci sono le imposte.
Il termine imposta rimanda all’idea che ci sia un’imposta che colpisce il reddito e i fondi possono essere
destinati per vari tipi di scopi > Stato li usa liberamente. Le tasse universitarie, invece, vanno a finire in un
fondo dell’università che le usa per varie finalità. L’università pubblica NON si finanzia solo con le tasse
universitarie delle famiglie degli studenti ma ricevono anche un fondo ministeriale che si accumula grazie al
pagamento delle imposte.
Il termine finanza pubblica rimanda ai problemi di analisi della spesa pubblica e delle imposte e tasse. Oggi,
quando si parla della finanza pubblica, anche nei corsi universitari, si può usare il termine scienza delle
finanze (public finance) ma spesso si ricorre al termine di economia pubblica. Nel campo degli studi si è
passati dallo studiare principalmente i problemi finanziari dello Stato che vengono registrati nel bilancio
pubblico (es. come e quanto spende lo Stato, come raccoglie i fondi per finanziare le spese). In realtà, con il
passare del tempo, sono diventati sempre più rilevanti i problemi di economia pubblica. Nel bilancio
pubblico da un lato c’è la spesa pubblica e dall’altro le entrate e le imposte. Nel corso del tempo si è passati
da bilanci pubblici in equilibrio (equilibrio tra spesa e entrate) a bilanci pubblici che evidenziavano un
disavanzo pubblico o deficit pubblico. Si fa riferimento al fatto che la spesa pubblica, via via, ha superato le
entrate (fondi raccolti con imposte e tasse).
Molta spesa viene finanziata in deficit perché i fondi raccolti con imposte e tasse NON sono sufficienti. Se
NON sono sufficienti, questo vuol dire che i bisogni che deve soddisfare lo Stato, attraverso la spesa
pubblica, devono essere accresciuti da un lato. Dall’altro ci si pone il problema su come vengono utilizzati i
fondi pubblici. Lo Stato e gli altri enti locali fanno sempre un utilizzo accorto nei fondi raccolti dalle
imposte? L’allocazione delle risorse nel settore pubblico è un’allocazione efficiente? Oppure in alcuni casi
NON lo è? In un'economia dove le entrate NON sono più sufficienti per coprire le spese si genera un deficit
che, con il tempo, diventa problematico perché se si fa spesa ogni anno in deficit, nel corso degli anni, si crea
il debito pubblico. Quando si finanzia in deficit vuol dire che si chiede in prestito ai cittadini una parte delle
somme necessarie per finanziare la spesa > emissione dei titoli del debito pubblico (BOND). Ogni anno, se le
imposte e le tasse NON sono sufficienti, si fa spesa in deficit e si chiedono prestiti, attraverso l’emissione di
buoni del tesoro, ma se lo Stato accumula debiti verso i cittadini, bisogna rimborsare il debito. Il
risparmiatore sottoscrive un titolo del debito pubblico per ottenere un interesse. Quando lo Stato si fa
prestare soldi ed emette il titolo, promette al risparmiatore anche un interesse. Se il cittadino ha sottoscritto il
titolo del debito pubblico, ogni anno può staccare una cedola che rappresenta gli interessi che si sono
accumulati sul debito. Col passare del tempo, il deficit crea debito per lo Stato che deve rimborsare i titoli
emessi e, al contempo, deve ripagare gli interessi. In Italia, il debito è diventato così grande a causa del
deficit che lo Stato NON riesce ad avere i fondi sufficienti per pagare gli interessi ed emette nuovo debito
che serve solo per parare gli interessi sul debito. Questo crea la crescita del debito pubblico come avvenuto
in Italia. L’Italia, nell’ambito della finanza pubblica, ha grossi problemi perché il suo debito è circa il 150%
del PIL, tra i debiti più alti al mondo e crea un problema di sostenibilità finanziaria. Con il patto di stabilità si
è richiesta una graduale diminuzione del debito.
Un modo per ridurre il debito sono le privatizzazioni. Negli anni ‘90 sono state fatte tante privatizzazioni.
Privatizzare vuol dire che lo Stato era azionista di società pubbliche, ha ceduto le azioni a degli azionisti
privati e ha raccolto molti soldi che li ha destinati al fondo di ammortamento del debito pubblico, come se
fosse un mutuo. La proprietà sono le azioni e le partecipazioni nelle imprese pubbliche che diventano private
o parzialmente private. E’ un problema attuale con l’ultima legge di bilancio e sono previste privatizzazioni
nell’ENI, ENEL, Poste Italiane e altre società in cui lo Stato è ancora presente. Si vendono delle proprietà
per ridurre il debito.
Dietro gli aspetti finanziari, si nascondono degli aspetti economici. Se si crea tanto debito, è perché cresce
tantissimo la domanda di servizi pubblici (Stato chiamato a soddisfare sempre di più delle domande che
vengono dai cittadini per i servizi pubblici come sanità, istruzione) oppure c’è un problema di allocazione
delle risorse nel settore pubblico (come vengono utilizzate le risorse che lo Stato si procura con le imposte
per finanziare i servizi pubblici e come vengono prestati, in maniera inefficiente o efficiente). Questo
rimanda da un problema di finanza pubblica ad un problema di economia pubblica perché l’economia si
occupa di studiare l’allocazione di risorse scarse per soddisfare molteplici obiettivi. Le risorse sono scarse,
gli obiettivi molteplici > economia, anche economia pubblica, insegna ad allocare le risorse in maniera
efficiente (senza sprechi).
L'economia del settore pubblico è cresciuta molto nel tempo. Si vive in un sistema di economia mista dove
ci sono un settore privato e uno pubblico, il quale conta circa per il 50% su tutta l’economia > 50% delle
risorse, in qualche modo, vengono intermediate dalla sfera pubblica. Il 50% delle risorse vengono utilizzate
nell’ambito della sfera pubblica > Stato, Regioni, Comuni, PA, INPS, università pubbliche, sanità pubblica.
Tutto questo conta per circa il 50% dell'economia nazionale italiana. Questa cifra NON è uguale in tutti gli
Stati livello europeo o mondiale. In Scandinavia conta di più del 50%, mentre nel Regno Unito la cifra è più
bassa (40%). Questa cifra dice quanto è importante il settore pubblico nell’economia nazionale. Vuol dire
che, per il 50%, le risorse a disposizione vengono allocate attraverso decisioni pubbliche che scaturiscono
dalla politica che forma i governi > decisioni che scaturiscono dal Governo, nazionale o locale, e dai
funzionari pubblici che sono chiamati a mettere in pratica le decisioni. La maggior parte delle economie
capitaliste sono economie miste > grande economia privata e una sfera pubblica che conta molto. Nel tempo
la quota è cresciuta e si può dire che ci sono più domanda di servizi pubblici oggi rispetto al passato. Lo
Stato interviene maggiormente. Un sistema nazionalista cerca di controllare di molto l’economia (es. Iran,
Italia post-fascismo si trovava con un settore pubblico importante con l’IRI). La dittatura tende a controllare
le sfere di interesse dei cittadini, compresa quella economico-finanziaria. In presenza di un governo
dittatoriale, si tenderà maggiormente ad ampliare la sfera pubblica rispetto alla sfera privata. Si deve avere
un metodo per capire quando l’intervento dello Stato è necessario e indispensabile e quando, invece,NON lo
è. Ci sono degli Stati che ampliano la sfera di intervento pubblico e altri la riducono. Il tipico tema riguarda
la sanità e l’istruzione (es. sanità statunitense è basata soprattutto su assicurazioni private, NON esiste un
sistema universalistico di copertura sanitaria. Esistono 2 tipi di assicurazioni pubbliche, medicaid e medicare,
riservate o agli anziani o ai cittadini più poveri. In questo caso interviene una sorta di sistema sanitario
pubblico che ha un peso minoritario. Una parte del sistema sanitario italiano è pubblica e una privata).
Nel caso della sanità, gli Stati fanno scelte diverse perché si può pensare ad una sanità esclusivamente
privata > pagamento della prestazione sanitaria desiderata. In Europa, rispetto agli USA, si ritiene che la
salute è un bene essenziale e, per far si che tutti i cittadini godano di buona salute, è necessario che
intervenga lo Stato perché, se la sanità è lasciata solo ai privati, i privati si arricchiranno ma molti cittadini,
NON riuscendo ad avere l’assicurazione sanitario, saranno esclusi dal bene sanità. E’ una considerazione che
NON si rifà ai principi di efficienza, ma di equità > si decide che la salute è il bene essenziale e, come tale, lo
Stato deve intervenire per permettere ai cittadini di goderne liberamente. La sanità viene pagata attraverso
imposte e NON contratti di assicurazione. Nell’ambito dell’istruzione ci sono considerazioni di equità per cui
si vuole garantire il diritto allo studio ad un numero maggiore di persone > scuole pubbliche. La situazione
può variare da Stato a Stato (es. tasse universitarie italiane coprono in fascia massima 5mila€, nel sistema
francese e tedesco l'università è quasi gratuita perché gli universitari tedeschi pagano 500€ all’anno). Tra
Italia, Germania e Francia, rispetto ad un bene come l’istruzione, sono state fatte delle scelte diverse perché
in quei Paesi si ritiene che deve essere garantito a tutti un diritto allo studio, anche per l’istruzione
universitaria, e lo studente NON deve pagare migliaia di euro. Su 2 capitoli essenziali della spesa pubblica
(istruzione e sanità), si possono compiere scelte diverse e il confine tra Stato e mercato è diverso nei vari
Paesi.
Si può allargare il discorso in maniera generale per affrontare il problema di capire quanto deve essere
ampia la sfera pubblica e quanto quella privata e perché può essere necessario un intervento pubblico, perché
NON si può lasciare tutto al mercato. Studiare questo aiuta a definire i confini tra Stato e mercato e
rispondere meglio alla domanda dell’impatto dello Stato nell’economia. Studiando economia pubblica, si
cercano di capire quali sono le motivazioni dell’intervento pubblico e se una parte delle decisioni di
allocazione delle risorse riguardano il settore pubblico, perché NON si può lasciare tutto al mercato
(economia privata) > perché il mercato NON può essere il mezzo per allocare le risorse scarse.
Il mercato può funzionare bene in molti casi. Ci sono casi dove l'equilibrio di mercato rappresenta anche
un’allocazione Pareto-efficiente > NON esiste un’altra allocazione che possa far felice qualcuno senza
danneggiare qualcun altro. E’ un criterio che si usa quando si devono allocare risorse. Se i mercati fossero
tutti concorrenziali, il mercato funzionerebbe sempre bene come meccanismo di allocazione delle risorse,
solo che, in realtà, NON sempre i mercati sono concorrenziali > monopolio, oligopolio. In questo caso,
l’allocazione delle risorse garantita dal mercato NON è quella Pareto-efficiente > si crea la necessità di un
intervento pubblico. Quando si creano delle forti concentrazioni economiche che hanno forte potere di
mercato (applicare prezzi più alti del mercato concorrenziale) interviene, a livello pubblico quando ci sono
nel mercato delle concentrazione di potere economico molto forti con un forte potere di mercato (riuscire ad
applicare prezzi alti). Se si creano queste forti concentrazioni di mercato, lo Stato interviene con l’autorità
garante della concorrenza e del mercato. L’antitrust interviene quando viene sollecitata da un soggetto che si
accorge che c’è una concentrazione economica nel mercato. Cerca di far cessare il comportamento lesivo
della concorrenza e impone multe molto alte. Si occupa delle grandi concentrazioni economiche e anche di
pubblicità ingannevole che distorce il comportamento dei consumatori, facendoli compiere delle scelte che
senza la pubblicità ingannevole NON avrebbero compiuto (es. pandoro-gate). L’antitrust interviene nei casi
in cui i mercati NON sono concorrenziali e l’allocazione delle risorse NON può essere considerata Pareto-
efficiente ed è necessario un intervento pubblico.
Ci sono dei casi che sono chiamati casi di fallimento del mercato, in cui il mercato fallisce come strumento
che garantisce un’allocazione delle risorse Pareto-efficiente e lo Stato deve intervenire. I casi di fallimento
del mercato sono quelli relativi alla mancanza di mercati concorrenziali, oligopoli, concentrazioni ma anche
l’esistenza di beni pubblici (es. esercito, difesa, sicurezza dei cittadini, giudici). In questo caso, il privato
NON può funzionare per garantire i beni pubblici > istituzioni finanziate dal settore pubblico, in tutti gli
Stati. Nel caso dei beni pubblici c’è un fallimento del mercato > mercato NON costituisce il mezzo idoneo
per garantire una migliore allocazione delle risorse. In un caso di fallimento di mercato deve intervenire lo
Stato, se NON c’è fallimento del mercato NON è necessario l’intervento pubblico, dal punto di vista
dell’efficienza.
Per farlo, si parte da un'economia in cui lo Stato NON c’è e dove l’allocazione delle risorse è sempre Pareto-
efficiente. Si considera il mercato come strumento che garantisce l’efficienza nell’allocazione delle risorse
andando a studiare un'economia nella quale lo Stato NON c’è per capire quando lo Stato deve intervenire.
Questi sono gli interventi dello Stato dovuti al fallimento del mercato e spiegano una quota importante
nell’intervento pubblico, ma NON è l’unico caso. Lo Stato interviene con le politiche monetarie e fiscali
perché il mercato, lasciato a se stesso, NON garantisce la stabilità macroeconomica. Ci soni i cicli
economici > alternarsi di fasi di boom e di recessione (es. stabilità per il tasso di inflazione, di occupazione).
Lo Stato interviene per cercare di garantire una certa stabilità per quanto riguarda il tasso di occupazione…
C’è bisogno di un intervento stabilizzatore dello Stato perché esistono i cicli economici e, se NON si agisce,
si rischia di intercorrere in crisi e situazioni peggiori. E’ una funzione di stabilizzazione macroeconomica.
Un’altra funzione. In caso di mercati funzionali, c’è un’altra questione. Il mercato alloca le risorse. Se NON
ci sono casi di fallimento del mercato, il mercato è il miglior mezzo per allocare efficientemente le risorse.
Oltre al problema dell’efficienza nell’allocamento delle risorse, c’è anche il problema che riguarda la
distribuzione del reddito. Il mercato funziona bene come mezzo per allocare efficientemente le risorse ma
NON è detto che, quando le risorse sono allocate efficientemente, dal punto di vista distributivo ci sia anche
un’equità nella distribuzione del reddito. Storicamente, si è passati da distribuzioni del reddito più eque a
distribuzioni del reddito sempre meno eque. Il mercato può operare in maniera efficiente nell’allocazione
delle risorse, senza sprechi, ma la distribuzione del reddito che emerge dal mercato è causale. Il mercato dà
luogo ad una distribuzione del reddito in cui chi ha un reddito da profitto ha un reddito che può essere 1000
volte maggiore di chi ha un reddito da salario. Il mercato funziona bene rispetto al criterio dell’efficienza
però, rispetto al criterio dell’equità, il mercato genera una distribuzione del reddito in maniera casuale. In
questo caso si parla di avversione alla disuguaglianza. Ci sono Stati più avversi alla disuguaglianza e che
sono interessati ad una distribuzione del reddito più equa. Ci sono degli Stati o delle parti politiche che sono
meno avverse alla disuguaglianza e pensano che faccia bene (es. partito repubblicano americano). Il mercato
funziona in maniera efficiente, genera, se NON ci sono fallimenti, un’allocazione delle risorse Pareto-
efficiente ma NON è detto che questa allocazione delle risorse sia equa. Se la società ha una certa avversione
alla disuguaglianza, NON le piace che quelli che guadagnano mille volte di più di chi guadagna di meno.
Senza fallimenti, il mercato funziona bene e genera un’allocazione Pareto-efficiente, però poi si nota che il
grado di disuguaglianza è eccessivo > quota del reddito nazionale che va ai profitti e alle rendite è troppo alta
rispetto a quella che va ai salari. Se NON piace la distribuzione del reddito che emerge dal mercato, la si
deve modificare. Qui entra in gioco di nuovo lo Stato che può dare dei sussidi a chi è più povero > preleva
delle risorse con le imposte e ne trasferisce una parte a chi è più povero. Il sistema delle imposte sul reddito è
molto progressivo > chi guadagna di più paga più che proporzionalmente. Un sistema di imposte sul reddito
molto progressivo, fa pagare ai ricchi delle tasse molto alte e molto basse ai poveri. Attraverso le imposte e
sussidi si può intervenire sulla distribuzione del reddito che emerge dal mercato > salari sono una certa quota
percentuale del reddito, i profitti un’altra e le rendite un’altra. Se questa distribuzione del reddito NON piace,
si può modificare attraverso imposte e sussidi > intervento redistribuitivo dello Stato. Si parte dalla
distribuzione del reddito nazionale emersa dal mercato e la si modifica. Questo fa capire perché lo Stato
fornisce certi beni e servizi ai cittadini.
L’intervento dello Stato si spiega sia per ragioni di efficienza > ci sono dei casi in cui il mercato, strumento
principe per raggiungere una dotazione delle risorse pareto efficiente, in alcuni casi il mercato fallisce. il
mercato raggiunge un equilibrio NON efficiente ed è necessaria una correzione dello stato che interviene nel
mercato con una serie di strumenti (es. tasse, sussidi, regolamentazioni). L’intervento dello Stato riguarda i
fallimenti del mercato.
Fig. 17.8
Si suppone che la dotazione iniziale omega sia nel punto E. In partenza, si hanno 50 unità di cibo per Anna e
50 unità di cibo per Bill, 100 unità di vestiario per Anna e 100 unità di vestiario per Bill. La retta
negativamente inclinata è il vincolo di bilancio per Anna e per Bill. Per costruire il vincolo di bilancio si ha
bisogno dei prezzi. I prezzi relativi sono la pendenza del vincolo di bilancio. In questo semplice caso, i prezzi
del cibo e del vestiario sono uguali → pendenza -1. In questo caso, il vincolo di bilancio si definisce per
Anna come M = Pf * omega A F + PcomegaC A ed è il reddito di Anna. Al variare della quantità di cibo e di
vestiario (omega), dati i prezzi, si ha un valore della ricchezza di Anna. Lo stesso vale per Bill. Il vincolo di
bilancio da luogo, se si volesse esprimere la quantità di vestiario in temrni di cibo darebbe luogo ad una retta
inclinata negativamente.
M - PFWA F = PcWA C WC A = M/PC - PF/PC * A ω F
Si possono ricercare i prezzi di equilibrio. Si suppone di partire da un prezzo di equilibrio del cibo che è
uguale al prezzo di equilibrio del vestiario. Se i prezzi fossero uguali, la quantità di cibo e vestiario che
domanderebbero Anna e Bill dipende dal vincolo di bilancio e dalle loro preferenze (curve di indifferenza).
Supposti i prezzi uguali e le preferenze, la domanda di cibo e vestiario di Anna dipende dalla soluzione del
problema di ottimo del consumatore → pendenza del vincolo di bilancio uguale alla pendenza del SMS. La
curva di indifferenza più alta tangente al vincolo di bilancio raggiungibile da Anna. Nel punto di tangenza la
domanda di vestiario per Anna (120) e la domanda di cibo per Anna (30). Signifca che, avendo 50 di cibo,
offre sul mercato la differenza tra 50 e 30. Quello che si offre è basato su quello che si ha a disposizione.
Anna vorrebbe 20 in più di vestiario ed è disposta ad offire sul mercato 20 unità di cibo, se i prezzi sono
uguali e la pendenza è -1. Per Bill, i prezzi e le dotazioni di partenza sono uguali. Domanda, in base alle sue
preferenze (curva di indifferenza più alta tangente al vincolo di bilancio) domanda 120 di vestiario (20 in
più) ed è disposto ad offrire 20 di cibo. La quantità di cibo che è offerta da Bill e la quantità di vestiario
domandata da Bill. Ci si chiede se i prezzi sono di equilbrio → generano sul mercato domadna = offerta di
cibo e domanda = offerta di mercato. In partenza Bill e Anna hanno 100 come massimo di vestiario, ma ne
vorrebbero di più. Ci docrebbero essere 240 unità di vestiario, ma la quantità massima disponibile è 200. Sul
mercato del vestiario, c’è un eccesso di domanda sia per Anna che per Bill mentre sul mercato del cibo c’è
un eccesso di offerta. Essendo gli eccessi di domanda e offerta positivi NON si ha un equilibrio sul mercato.
Il banditore deve generare dei nuovi prezzi e si può immaginare che se tutti e 2 vogliono più vestiario ma la
quantità di vestiario è data, un modo per razionare la quantità di vestiario sarà aumentare il prezzo del
vestiario rispetto a quello del cibo. Si deve avere un’altra quota di prezzi che genera un prezzo relativo
differente (6/5). Se il prezzo del vestiario è 6 e del cibo 5. Il fatto che sia aumentato il prezzo del vestiario
dovrebbe andare nella direzione di generare una minor quantità di vestiario → tendenza maggiore in valore
di assoluto superiore a 1, cambia la pendenza del vincolo di bilancio perché cambiano i prezzi relativi. Sono
cambiati i prezzi e date le preferenze di Anna e Bill, le richieste e le offerte di cibo e vestiario cambiano
perché adesso il vincolo di bilancio ha cambiato pendenza ed è cambiata la curva di indifferenza per Anna e
per BIll. Ai nuovi prezzi si ha un’altra curva di indifferenza per Anna tale per cui Anna domanda più cibo e
meno vestiario. Anna ha 100 di vestiario, a quel prezzo decide che le conviene offrire un po’ di vestiario sul
mercato perché il prezzo è cresciuto. Questo fa sì che, rispetto a prima, si riduca la domanda di vestiario. c’è
una piccola offerta di 10 di vestiario da parte di Anna. Il prezzo del cibo è inferiore al prezzo del vestiario e
Anna decide di domandarne 12. Il comportamento di Bill è simmetrico. C’è una domanda da parte di Anna di
cibo pari a 12 e una parte di vestiario che viene offerta da Anna. La curva di indifferenza di Bill fa sì che dal
punto di vista di Bill ci sia la richiesta di una quantità di vestiario 110 minore rispetto a prima 120. In base
alle sue preferenze, richiede solo 10 in più e rispetto alla quantità di cibo di cui dispone ritiene di averne
bisogno 38 unità → 12 unità le offre sul mercato. In questo caso, succede che su un mercato del vestiario
Anna offre 10 e Bill domanda 10. La domanda di vestiario è uguale all’offerta di vestiario → eliminazione
dell’eccesso di domanda. Sul mercato del cibo Anna ne vuole 12 in più che vengono dati da Bill. Questo
significa che il nuovo prezzo relativo può essere considerato una quota di prezzi di equilibrio che elimina gli
eccessi di domanda e di offerta preesistenti → equilibrio sul mercato del cibo e del vestiario. Avendo un
equilibrio si può parlare delle proprietà di questo equilibrio. A questo punto le curve di indifferenza di Anna e
di Bill sono tangenti l’una all’altra → nel punto di equilibrio si ha un equilibrio del mercato e si ha raggiunto
una situazione pareto efficiente perché i SMS sono uguali. Nel punto di equilibrio c’è l’uguaglianza tra
SMSXY A = SMSXY B = 𝑃𝑥 𝑃𝑦
Economia a mercati concorrenziali vuol dire che NON ci sono ostacoli allo scambio. Lo scambio è libero e
corrisponde all’idea che i mercati sono perfettamenti concorrenziali. In base alle preferenze dei consumatori
e dati i prezzi, i consumatori riescono ad ottimizzare l’utilità, si raggiunge un’allocazione Pareto-efficiente
→ NON esistono ulteriori vantaggi derivanti dallo scambio. L’equilibrio dei mercati concorrenziali è Pareto-
efficiente e corrisponde al Teorema della Mano Invisibile di Smith, chiamato Prima Teorema dell’Economía
del benessere → l’equilibrio di un’economía è ottimale nel senso di Pareto-ottimale.
Sembra che il mercato, attraverso i prezzi, operi come una mano invisibile → consumatori individualmente
riescono a massimizzare l’utilità sotto il vincolo di bilancio. Dal punto di vista collettivo si raggiunge una
situazione Pareto ottimale.
Si suppone che, durante l’intervallo, arrivi una cesta di panini (risorse messe a disposizione dal bar). La
cameriera distribuisce i panini tra tutti i 60 studenti. Ritiene che un’allocazione sia quella di dare un panino a
testa. La distribuzione dei panini segue un principio di giustizia. La questione è che se l'allocazione che
segue il principio di giustizia sia anche un’allocazione pareto efficiente → massimizza il benessere dei
consumatori e genera un equilibrio sul mercato.
L’allocazione Pareto-efficiente può essere raggiunta attraverso lo scambio. Per saperlo, si deve vedere se
NON esiste un’altra allocazione che possa migliorare il benessere di qualcuno senza danneggiare un altro.
Nell’economia si possono scambiare i panini dati. Lo scambio dipende dalle preferenze di ciascun
consumatore. Se si apre lo scambio, succede che i consumatori più affamati consumeranno 2 panini e il
secondo lo chiederanno a chi NON ha fame in cambio di qualcosa. Dopo la riallcoazione dei panini si è
migliorato perché i consumatori erano contenti di cederlo per 1€ e altri erano disposti a pagarli. Hanno
soddisfatto la loro domanda di panini. L’allocazione di partenza era giusta → avveniva secondo un criterio di
equità ma NON era Pareto-efficiente perché NON teneva conto delle preferenze dei consumatori. Attraverso
l’attività economica dello scambio, è migliorata l’allocazione delle risorse. Dal punto di vista dell’efficienza,
è migliorata l’allocazione delle risorse. L’allocazione che comprende lo scambio è superiore nel senso di
Pareto. L’unico difetto è che NON si potrebbe avere un equilibrio. Ci potrebbe essere uno squilibrio perché i
consumatori disposti a dare un panino panini sono maggiori di quelli disposti a compralo. Il prezzo NON è
tale da generare un equilibrio. Se c’è uno squilibrio tra domanda e offerta si deve vedere se ridurre il prezzo
del panino. L’allocazione raggiunta è superiore. Questo è il primo teorema dell'equilibrio del benessere.
Attività produttiva
Anna e Bill sono rimasti sull’isola e si dedicano a produrre beni perché NON bastano più quelli a
disposizione in partenza. Sugli assi ci sono i fattori produttivi. L’attività di produzione consiste nel
trasformare gli input (lavoro, capitale) in output (cibo, vestiario). Dal lato dell’impresa che produce vestiario
c’è la quantità di lavoro L sulle ascisse e la quantità di capitale K sulle ordinate. Ogni punto dell’isoquanto
rappresenta una combinazione di capitale e lavoro perché si sta supponendo una certa possibilità di sostituire
lavoro e capitale. NON sono perfetti sostituti. Se fossero stati perfetti sostituti, l’isoquanto avrebbe avuto la
forma di una retta negativamente inclinata. Si ha un isoquanto per ogni output prodotto. Tutti i punti sono
combinazioni capitale-lavoro che consentono di ottenere una quantità di output. Viene indicata una lente
perché, se si avessero solo 2 imprese che usano lavoro e capitale, Anna e Bill potrebbero scambiarsi lavoro e
capitale in base alle esigenze. Attraverso lo scambio di input, partendo da un punto con una certa dotazione
iniziale di lavoro e capitale, si arriva ad un punto. Partendo da una certa dotazione iniziale di lavoro-capitale
che NON è quella ottimale per le 2 imprese. Siccome capitale e lavoro sono sostituibili, Anna e Bill possono
scambiarsi i beni e, spostandosi verso l’interno della lente, si arriva nel punto in cui le curve di isoquanto
sono tangenti. Partendo da R e spostandosi sulla curva dei contratti, Anna ha meno capitale e più lavoro,
mentre Biella avrà meno lavoro e più capitale. Si sta riproducendo l’economia di puro scambio solo che si
scambiano fattori della produzione per produrre output. Tuttavia, vale sempre che se si parte dal punto, si
può migliorare la situazione delle 2 imprese scambiando fattori produttivi e arrivare sulla curva dei contratti
dove gli isoquanti sono tangenti. Per produrre di più è necessaria una maggior quantità di fattore produttivo.
Lo scambio è basato sui fattori produttivi con la finalità di produrre output in maniera efficiente. La
pendenza della retta tangente in un punto dell’isoquanto è il saggio marginale di sostituzione tecnica tra i 2
output (vestiario e cibo) > SMST = ∆K/∆L. Nel punto iniziale succede che il saggio marginale di sostituzione
tecnica tra lavoro e capitale nell’impresa che produce vestiario (SMST C L,K). I capi delle 2 imprese
avranno convenienza a scambiarsi lavoro e capitale fino al punto in cui i saggi marginali di sostituzione sono
uguali. Spostandosi verso destra, si ottiene un nuovo isoquanto. Anche l’altra impresa, scambiando lavoro e
capitale, avrebbe la possibilità di ottenere una quantità di cibo maggiore e arriverebbe su un isoquanto di
livello più alto. Scambiando lavoro e capitale si può produrre di più. Si continua a scambiare finché NON ci
saranno più vantaggi derivanti dallo scambio > isoquato più alto possibile. Nel punto di equilibrio, il saggio
marginale di sostituzione tecnica tra lavoro e capitale è uguale al saggio marginale di sostituzione tecnica
nella produzione di vestiario e capitale. Il valore degli input è uguale e NON c’è più convenienza allo
scambio. E’ un punto ottimale.
Anche nel caso della produzione si deve porre il problema del passaggio da 2 consumatori e 2 beni a n
consumatori ed n beni. Lo scambio degli input tra le imprese avverrebbe tramite la moneta > lavoro e
capitale sono input che le imprese acquistano sul mercato con un prezzo
- salario > lavoro
- tasso di interesse > capitale
Si avrà un mercato anche del lavoro e del capitale dove i prezzi di equilibrio sono il salario e il tasso di
interesse. Lo scambio NON si svolge più con le stesse modalità di quando ci sono solo 2 imprese che si
scambiano lavoro e capitale perché è facile definire il valore di scambio del lavoro in termini di capitale e
viceversa. Nel caso generale si compra lavoro e capitale tramite moneta. Ciascuna impresa, se compra lavoro
e compra capitale avrà un costo totale dato dal costo unitario del lavoro (TC = W * L + r *K). Ciascuna
impresa compra lavoro e capitale e deve decidere qual è la quantità di lavoro e capitale che vuole acquistare
sui mercati. Questa decisione l’impresa la prende con l’obiettivo di minimizzare i costi di produzione > ogni
impresa sceglierà quella combinazione di lavoro e capitale che le consente di produrre al minimo costo. Se si
vuole avere K=f(L) si avrà
TC - W*L = r*K
TC/r - W/r *L = K
É una retta decrescente rappresentabile nello spazio. L’impresa vuole massimizzare la quantità di output
prodotta minimizzando il livello di costo. Si produrrà una quantità di output pari a Q0 e si ha la
combinazione di input L * e K * massima possibile. Nel punto Q0 la pendenza della retta tangente
all’isoquanto (SMSTL,K = W/r) W/r sono i prezzi relativi e pendenza dell’isocosto. Se lo scambio avviene
attraverso il mercato, nella scatola di Edgeworth, si parte da una certa dotazione iniziale R e si arriva ad un
punto sulla curva dei contratti E. C’è una retta che attraversa R ed E ed è una retta di isocosto per le 2
imprese. Le imprese hanno intenzione di massimizzare la produzione con le risorse che hanno a disposizione
o producono il massimo dato il budget che hanno. Raggiungono il punto E dove i 2 isoquanti sono tangenti
l’uno all’altro. Vale se il prezzo del salario e del capitale sono di equilibrio. Si supponeva che W ed r erano il
prezzo di equilibrio sul mercato del lavoro e del capitale > prezzi per cui NON ci sono eccessi. Il punto E è
un’allocazione Pareto-efficiente, dove i prezzi sono di equilibrio.
Lezione precedente
Per avere l’efficienza nell’allocazione nelle risorse si deve avere
- efficienza nello scambio > se i mercati sono concorrenziali, l’equilibrio che si determina. Nel punto di
equilibrio le curve sono tangenti, i SMS uguali
- produzione
Aggiungendo la produzione > consumatori diventano imprenditori e utilizzano lavoro e capitale per produrre
beni (abbigliamento e cibo), siccome le imprese minimizzano i costi, si avrà un’allocazione delle risorse
Pareto-ottimale dove gli isoquanti sono tangenti alla retta di isocosto e tra loro. Sul mercato del capitale e del
lavoro avvengono scambi come sul mercato dei prodotti. Raggiungego l’equilibrio sul mercato del lavoro e
del capitale, le imprese scambiarono o acquistano sul mercato questi fattori. L’equilibrio che viene a
determinarsi sul mercato degli input è efficiente perché nel punto di equilibrio gli isoquanti sono tangenti >
SMST è uguale. I fattori sono allocati in maniera efficiente e si ha efficienza nella produzione
Mix di prodotti
In un'economia con mercati concorrenziali, il mix di prodotti che è desiderato dai consumatori coincide con
il mix di prodotti che è effettivamente fabbricato dalle imprese. La curva delle possibilità. Nella curva dei
contratti si è nello spazio dei beni, quando si traccia la frontiera si è nell’utilità dei consumatori.
Nell'economia di produzione si ha una curva di contratti nella produzione > tutte le allocazioni efficienti che
si ottengono utilizzando efficientemente gli input (capitale e lavoro). Da questa curva si può derivare la curva
delle possibilità produttive > passaggio dallo spazio dei fattori produttivi allo spazio dei beni prodotti. Sugli
assi ci sono i beni prodotti e, date le dimensioni dell’economía, si vede la quantità efficiente che si può
produrre dei 2 beni. I vari punti corrispondo a diversi mix produttivi. Si può immaginare di passare da un
punto all’altro della curva e spostandosi lungo la curva, dall’alto in basso, si sta riducendo la quantità di cibo
e sta aumentando la quantità di vestiario. Se si prende un punto e si considera la pendenza della curva delle
possibilità produttive in tale punto, la retta tangente al punto, si sta misurano il saggio marginale di
trasformazione (MRT). Si vede la quantità di cibo a cui rinunciare se si aumenta la quantità di vestiario. La
pendenza della tangente è pari al rapporto tra la variazione della quantità di cibo e la variazione della
quantità di vestiario. Si sta misurando, dal punto di vista delle possibilità produttive, qual è la quantità di cibo
a cui rinunciare se si vuole aumentare la quantità di vestiario > costo opportunità del vestiario in termini di
cibo. Le risorse sono scarse e si deve scegliere qual è il mix produttivo. Il saggio marginale di sostituzione
rappresenta il costo opportunità. (SMT = ∆F/∆C). Il costo di opportuna, che corrisponde al SMS, è 1 > per
avere un’unità in più di vestiario si deve rinunciare ad un’unità di cibo (rapporto potrebbe essere di 1 a 1).
Vestiario e cibo nella produzione si scambiano di un rapporto 1-1 ma si deve controllare quello che succede
dal lato dei consumatori. Per farlo, si deve andare a vedere, nell’ambito dello scambio, sugli assi c’è sempre
il vestiario (X) e il cibo (Y), una curva di indifferenza e si suppone che, invece nello scambio, tenuto conto
del valore che cibo e vestiario hanno i consumatori, il SMS potrebbe essere 2 a 1. Dal lato del consumo e
dello scambio NON si ha uguaglianza tra SMS e SMT (SMSC,S≠SMT). Se il SMS è diverso dal SMT sulla
curva delle disponibilità produttive vuol dire che il mix produttivo ottenuto a livello di produzione NON
corrisponde al mix produttivo desiderato dai consumatori. Se si prende un'economia con mercati
concorrenziali, questa cosa NON succede. In un'economia con mercati concorrenziali, si ha sempre che il
mix produttivo fornito dalle imprese corrisponde al mix di prodotti desiderato in base alle preferenze dei
consumatori. E’ un’economía di mercati concorrenziali > prezzi di equilibrio. Su un mercato i consumatori
scambiano cibo e vestiario raggiungendo un equilibrio dei prezzi Pareto-efficiente. Il prezzo di equilibrio del
cibo P*F e P*C
SMS(A)C,F =. SMS(B)C,F = P*C/ P*F
Si deve verificare anche l’ uguaglianza tra i prezzi relativi e il SMT
PC*/ P*F = MRTC,F
Per dimostrare l’uguaglianza si parte dalla definizione di SMT = ∆F/∆C e si deve operare un passaggio
intermedio > dimostrare che SMT è anche uguale al rapporto tra il costo marginale di produzione del
vestiario e il costo marginale di produzione del cibo SMT = ∆F/∆C = MCC/MCF (MC=∆TC/∆Q)
Il costo marginale è il costo dell’impresa di produrre un’unità in più di prodotto (cibo, vestiario). Il punto di
partenza è il SMST ∆F/∆C * ∆TC/∆TC. La variazione della quantità di cibo sulla variazione del costo totale,
moltiplicato per la variazione del costo totale fratto la variazione della quantità di abbigliamento ∆F/∆C *
∆TC/∆TC = ∆F/∆TC * ∆TC/∆C = 1/MCF* MCC = MCC/MCF
Il SMT è uguale al rapporto tra i costi marginali di produzione. Tutti i mercati sono concorrenziali. Nei
mercati di concorrenza perfetta, le imprese scelgono la quantità ottimale da produrre in corrispondenza al
prezzo uguale al costo marginale. Dato il prezzo di mercato, l’impresa produce quella quantità per cui il
prezzo è uguale al costo marginale. Il rapporto tra i costi marginali è uguale al rapporto trai i prezzi. PF =
MCF PC = MCC. MCC/MCF = P*C /P*F
SMT = MCC/MCF = P*C/P*F = SMS(A) = SMS(B)
Ai prezzi di equilibrio in cui produce la quantità pari al costo marginale, i consumatori scambiano in maniera
tale che il SMS tra i consumatori sia uguale > tangenza tra le 2 curve di equilibrio dei consumatori. Il mix
produttivo delle imprese è uguale a quello desiderato dai consumatori > si è raggiunta l’efficienza del mix
produttivo. In un’economia di mercato, il mix desiderato dai consumatori diventa anche il mix produttivo
fornito dalle imprese. Il meccanismo è che i consumatori desiderano certe quantità di beni. Se ne desiderano
quantità maggiori, la loro domanda crescerà e il prezzo del bene sul mercato crescerà. Le imprese sono
incentivate a produrre di più dove il prezzo è alto. Usciranno dai mercati dove i prezzi sono bassi per andare
in quelli dov’è più alto. Se il prezzo cresce, le imprese producono una quantità maggiore del bene. Se i
consumatori domandano di meno, il prezzo diminuisce e si produce di meno. Nell’economía di mercato i
prezzi sono dei segnali che i consumatori trasmettono alle imprese per segnalare le quantità di beni preferite
e quelle meno. Nel breve periodo si verifica un aumento della domanda del bene, il prezzo cresce, entrano
più produttori, l’offerta del bene cresce e si torna ad un nuovo equilibrio. I consumatori, alla fine,
disporranno di più di quel bene che desiderano di più. Prima ne disporranno attraverso un aumento del
prezzo > ne vogliono di più, l’offerta NON è sufficiente e il prezzo cresce. Il prezzo che cresce segnala delle
possibilità di extra profitto delle imprese ed entrando, faranno aumentare l’offerta del bene e questo porterà
poi ad una riduzione del prezzo che in concorrenza perfetta nel lungo periodo NON può eccedere il costo
medio minimo. Il risultato trovato con una dimostrazione algebrica è, in realtà, intuitivo. Nell’economía
capitalistica e di mercato ci sono dei settori in declino perché di certi prodotti NON sono noti ed altri, per
qualche fenomeno (es. pubblicità, moda, cambio di preferenze), si crea una maggior preferenza per qualcosa.
Le imprese sono pronte a soddisfare questa preferenza perché, per loro, è un’opportunità di profitto. Ci
possono essere dei periodi di strozzature. Nell’economía pianificata NON c’è il mercato ma il pianificatore
(ufficio del piano) che deve fare una previsione. Trasmette la previsione alle imprese del sistema pianificato
che produco le quantità previste dal piano. Le economie pianificate erano anche sistemi politici dove
prevaleva la dittatura. Si può pensare al caso di un’economia pianificata, dove vengono prodotti 2 beni >
cibo (F) e mitra (M). L’URSS era un sistema ad economia pianificata. Ci sarà una curva delle possibilità
produttive. L’economia pianificata, dal punto di vista della produzione, è efficiente come un’economia di
mercato. Il problema è che, quando si deriva la curva delle possibilità produttive, la combinazione tra cibo e
mitra e il pianificatore darà retta alla dittatura al potere. Il dittatore vuole produrre tante armi e si è in un
punto dove si producono tante armi e poco cibo. Questo corrisponde alla preferenza di un singolo > curva di
indifferenza che rappresenta le preferenze del dittatore IDITTATORE e il dittatore ordina al pianificatore di
prevedere la produzione di tante armi. E’ un costo opportunità. I cittadini NON trovano il cibo che vogliono
acquistare.
MOTIVAZIONI DELL'INTERVENTO PUBBLICO Nelle economie di mercato, spesso, i mercati dei beni
NON sono mercati concorrenziali e crea dei problemi di fallimento del mercato. Le motivazioni
dell’intervento pubblico sul piano dell’efficienza sono i fallimenti del mercato. L’equilibrio del mercato
corrisponde ad un’allocazione Pareto-efficiente > mercato è il modo migliore per allocare risorse scarse. Ci
sono una serie di casi in cui si ha un mercato però l'equilibrio di mercato NON corrisponde ad un’allocazione
efficiente delle risorse. Questo è il caso dei mercati di concorrenza imperfetta.
Un primo caso di fallimento del mercato è l’esistenza di monopolio e concorrenza imperfetta (oligopolio).
In concorrenza perfetta c’è un meccanismo per cui se i consumatori vogliono più beni, si generano
opportunità di extraprofitto ed altre imprese entrano, aumentando l’offerta e il prezzo è diminuito. Al
contempo, le imprese, che sono in un settore in cui c’è meno domanda e il prezzo si abbassa, tendono ad
uscire perché c’è libertà di entrata e di uscita in quel mercato (es. acciaio). Nei mercati monopolistici ci sono
barriere all’entrata (es. brevetto del farmaco, miniere, licenza esclusiva del Comune). Ci sono una serie di
motivazioni per cui, sostanzialmente, NON c’è libertà di entrata. Si è in un settore, se c’è un aumento di
domanda il prezzo aumenterà ma NON sarà possibile per altre imprese entrare e produrre lo stesso bene.
L’offerta di quel bene, sostanzialmente, NON aumenta. Si rischia una situazione in cui il prezzo è aumentato,
l’offerta NO e il produttore-monopolista continuerà ad ottenere dei profitti (rendite dovute alla posizione del
monopolio) ma si avrà un prezzo maggiore. La situazione rimane stabile perché NON c’è possibilità di
entrata. Se vi fosse possibilità di entrata, altre imprese entrerebbero nel settore, l’offerta aumenterebbe e si
avrebbe una situazione nuovamente Pareto-efficiente. In monopolio, l’offerta rimane scarsa e si rimane in
equilibrio > monopolio produce di meno ad un prezzo più alto. La stessa situazione si può verificare in
oligopolio (es. mercato della birra). Anche se cresce la domanda, se si vuole entrare sul mercato si deve fare
un grande investimento per catturare lo stesso numero di consumatori (es. pubblicità). Ci sono dei casi in cui
c’è libertà di entrata ma sono necessari investimenti enormi che nessuno riesce a sfidare i produttori già
presenti sul mercato. Sono i casi in cui il mercato c’è ma si possono determinare equilibri dove la quantità
domandata è troppo bassa.
NON esclusività
Un secondo caso sono i beni pubblici. I beni pubblici sono diversi dai beni privati perché hanno delle
caratteristiche differenti definiti come NON rivalità del consumo > si può consumare la stessa quantità di
bene pubblico e si ottiene la stessa quantità degli altri (es. sicurezza pubblica, giustizia, difesa pubblica). Nel
bene privato c’è la rivalità del consumo. Nei beni pubblici c’è la NON esclusività > nessuno può essere
escluso dal suo beneficio. La conseguenza è che se si prova a vendere il bene pubblico attraverso il mercato,
nessuno sarà disposto a pagare > comportamento di free-riding. Nel caso dei beni pubblici il mercato NON
c’è proprio.
Esternalità.
E’ il terzo caso. C’è una conseguenza negativa. Se nessuno fa niente, l’impresa che inquina e usa l’altra.
L’attività economica provoca dei benefici per l’impresa che vende il suo prodotto ma c’è un costo in più >
costo relativo al danno ambientale. Questo costo l’impresa NON lo contabilizza > impresa sta producendo di
più rispetto a quella che sarebbe la quantità socialmente efficiente. Il costo relativo al danno ambientale è
sempre provocato dall’impresa per produrre un bene ma viene sopportato da quelli che subiscono il danno
ambientale. L’impresa può continuare a produrre. Il fatto che esista un costo NON contabilizzato significa
che l’impresa dovrebbe produrre di meno perché ha costi alti ma sta producendo una quantità eccessiva. Il
problema dell’esternalità negativa è produrre una quantità NON socialmente efficiente ma troppo. Nel caso
delle esternalità ambientali, l’impresa produce di più della quantità socialmente efficiente.
I possibili rimedi sono completamente diversi
- monopolio > rimuovere le barriere all’entrata
- inquinamento > trovare un modo di tener conto del danno NON considerato nella contabilità. Si possono
imporre dei limiti all’inquinamento (carbon tax) o la tassa ambientale. L’impresa avrà un costo e produrrà di
meno
E’ un esempio di fallimenti del mercato che possono dipendere dal fatto che
- mercato esiste ma la quantità prodotta NON è efficiente > monopolio - esternalità negativa - assenza del
mercato perché NON può funzionare > beni pubblici Ci sono altri casi dovuti a - mercati incompleti >
qualche volta il mercato NON esiste (es. mercato delle assicurazioni, assicurazione statale per i piccoli
risparmi)
- informazioni asimmetrica
Sono i casi di fallimento di mercato in cui lo Stato interviene