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ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI - riassunti

Il sistema finanziario è costituito dal complesso integrato di strumenti, intermediari e


mercati finanziari, autorità di regolamentazione e vigilanza, esistenti in un dato luogo
in un dato momento. Esso costituisce un’infrastruttura cruciale per il funzionamento
delle economie moderne e ha una natura dinamica.

Il sistema finanziario è influenzato da molte dinamiche, è collegato agli intermediari


finanziari e agli strumenti finanziari. È controllato dall’autorità di regolamentazione e
di vigilanza, ma questa viene messa a dura prova dalla natura dinamica del sistema.

Funzioni:

- Funzione creditizia: realizza il trasferimento delle risorse dal risparmio agli


investimenti:
Questa funzione è nata insieme alle banche, in quanto sono soggetti che
raccolgono risorse e che devono scegliere dove allocarle. Questo sistema di
trasferimento delle risorse può essere di due tipi, sistema formale o sistema
informale.
Il sistema formale è quello nel quale compaiono gli attori finanziari. Il sistema
informale è quello presente tra parenti e amici.
Tra i compiti della banca troviamo anche i meccanismi di pooling
(accentramento). Si fa riferimento ad entrambi i sistemi; qui la banca raccoglie
le risorse da diversi soggetti e unisce gli importi.
La funzione creditizia può avvenire in entrambi i modi (formale o informale) e
serve ad investire e prendere a prestito.
- Funzione monetaria: consente l’efficiente funzionamento del sistema dei
pagamenti:
È quella funzione che permette di produrre moneta e di farla circolare in modo
sicuro.
- Funzione di trasmissione della politica monetaria: trasmette al sistema
economico gli impulsi della politica monetaria ed economica:
Le banche centrali hanno bisogno del mercato finanziario affinché vengano
trasmesse le politiche espansive o restrittive che vengono adottate.
Queste politiche adottate dalle banche centrali non avrebbero effetto senza il
sistema finanziario che faccia da cassa di risonanza.
- Funzione di distribuzione e trasformazione dei rischi:
Grazie a questa funzione il sistema finanziario distribuisce i rischi (compagnie
assicurative). Questa funzione agisce a livelli diversi.
- Funzione di riduzione delle asimmetrie informative (moral hazard e adverse
selection):
Le asimmetrie informative sono presenti in tutti i contratti ed è un divario
informativo tra le due controparti. I tipici casi di asimmetria informativa sono
moral hazard e adverse selection.
o Moral hazard: si manifesta con la sottoscrizione del contratto ed è il caso
in cui non si riescono ad osservare le azioni della controparte.
o Adverse selection: si manifesta prima della sottoscrizione del contratto ed
è il fenomeno tipico a cui vanno incontro le imprese quando si inseriscono
in un ambiente nuovo che non conoscono.

Gli intermediari finanziari cercano di evitare le asimmetrie informative con


l’imposizione di franchigie e comunicando con le banche insediate precedentemente in
un territorio.
Conto Economico (CE): S è il risparmio, ovvero un reddito che ho avuto ma che non ho
consumato. S è una variabile di flusso.

Stato Patrimoniale (SP): S è il risparmio accumulato nel tempo, reddito non consumato.

Questa contabilità consente di capire come avvengono i trasferimenti tra operatori nel
sistema finanziario. Le entrate correnti (Y) sono destinate a coprire i flussi finanziari in
uscita (C). Generalmente abbiamo Y>C da cui poi otteniamo il risparmio facendo Y-C =
S.

Nella programmazione finanziaria i costi dovrebbero essere proporzionali ai ricavi e


viene quindi fissato un target di risparmio. Se ottengo S ottengo un delta e devo
cercare di impiegare il risparmio.

I risparmi vanno a generare un aumento del patrimonio netto. Per aumentare le


passività finanziarie qualcuno mi ha dovuto prestare dei soldi, creando un debito in
banca. Di conseguenza la banca ha un’attività finanziaria nei miei confronti. Il denaro
è generato dal contratto tra le parti.

La regola generale è “qualcuno deve risparmiare per me se voglio accendere un


debito”.

Il sistema finanziario può essere semplice o complesso.

Nel sistema finanziario semplice abbiamo una famiglia che ha pochi risparmi e pocho
capitale netto. Questa sottoscrive un’obbligazione e di conseguenza l’azienda emette
una passività. I risparmi della famiglia verranno trasformati in obbligazione e il
ricavato dall’emissione dell’obbligazione per l’azienda è contante (attività).

famiglia  impresa

Nel sistema finanziario complesso la famiglia non investe in obbligazioni ma deposita


in banca i risparmi. La banca ora ha un credito per l’azienda se le concede i risparmi. Il
risparmio della famiglia rimbalzerà quindi fino ad arrivare all’azienda.

famiglia  banca  impresa

Il saldo finanziario è denaro residuale dopo aver speso dei soldi (S-I). Teoricamente, a
livello globale, risparmi e investimenti dovrebbero coincidere portando quindi ad avere
un saldo finanziario nullo.

Lo stato generalmente ha un saldo finanziario negativo in quanto spende più di quello


che guadagna. La famiglia invece dovrebbe avere teoricamente un saldo finanziario
positivo.

- Saldo finanziario positivo: surplus. Il risparmio deve essere collocato da qualche


parte. C’è bisogno di un operatore finanziario che lo impieghi.
- Saldo finanziario negativo: deficit. C’è bisogno di un operatore finanziario che
reperisca risorse.

Il trasferimento che permette di soddisfare queste opposte esigenze si concretizza


nella creazione di uno strumento finanziario.

Coloro che detengono un surplus si presentano come offerenti di risorse finanziarie.


Quelli che sono in deficit domandano risorse finanziarie.

In un’economia aperta si dovrà fare la somma di questi quattro aggregati (famiglie,


imprese, intermediari, settore pubblico) generando l’ultima equazione: in
quest’economia si hanno rapporti con l’estero; quindi, la somma delle prime quattro
non deve essere necessariamente nullo.

Il trasferimento delle risorse può avvenire in modo diretto oppure indiretto. Il


trasferimento diretto prevede un contratto tra le parti, mentre il trasferimento indiretto
presenta tre contratti diversi.

Questi trasferimenti vengono anche chiamati circuiti. Non facile stabilire quale sia il
circuito più efficacie ed efficiente. Se l’impresa è piccola, poco conosciuta e poco
trasparente allora è più efficiente il circuito intermediato. Se l’impresa invece è grande
e conosciuta sarà più efficiente il circuito diretto.

- Circuito indiretto o intermediato: la canalizzazione delle risorse finanziarie


avviene attraverso gli intermediari finanziari.
- Circuito diretto: la canalizzazione delle risorse avviene attraverso i mercati
mediante gli investimenti diretti e gli investimenti operati da investitori
istituzionali.

Molto spesso questi due circuiti convivono anche se nel nostro paese è prevalente
quello indiretto, perché prevalgono le PMI (piccole e medie imprese).

Il nostro paese presenta un sistema bancocentrico, mentre i paesi anglosassoni


presentano un sistema orientato ai mercati.

FORESTA PIETRIFICATA
Il sistema italiano è bancocentrico, poiché formato prevalentemente da piccole e
medie imprese. In Italia la legge bancaria è del 1973 mentre quella precedente era del
1926-1936.

La legge del 1936 era nata sotto una devastante crisi che voleva rendere le banche
infallibili, per questo si cercava di evitare la concorrenza tra le banche per evitare i
problemi. Questa legge faceva specializzare le banche per mercato; questo impediva
alle banche di invadere territori che erano geograficamente lontani.

Nel 1988 Giuliano Amato ha definito il sistema italiano come una “ foresta pietrificata”.
Le banche erano sterili, inefficienti e politicamente orientate al servizio del potente.
Questa foresta doveva essere scrollata e le banche dovevano crescere per produrre
ricchezza. Il sistema bancario inizia quindi a scrollarsi con la legge Amato-Carli e la
banca inizia ad essere vista come un’impresa, con quindi finalità di lucro,
diversificazione e innovazione.

Arrivano poi gli anni 90, periodo nel quale l’Italia inizia ad investire in borsa. Dal
modello di circuito indiretto si passa ad un circuito diretto. La borsa diventa moderna,
si quotano le società e la gente comincia ad investire. Le persone svuotano i conti
corrente e investono in borsa. La banca viene quindi tagliata fuori. Questo fenomeno è
chiamato fenomeno di disintermediazione.

A questo punto nascono due scuole di pensiero. Le banche crollano per via della
tecnologia oppure il mercato sta cambiando. Molte banche falliscono mentre altre più
furbe si evolvono per continuare a sopravvivere: creano trading, canoni per i
trasferimenti, consulenze trading…

Queste banche offrono ai clienti dei nuovi servizi e tornano a guadagnare. I guadagni
delle banche sono frutto di questi nuovi servizi (circa 60%). La Borsa Italiana diventa di
proprietà delle banche.
Arbitri del sistema finanziario italiano: bankitalia, consob, agcm, inìvass, covip.

Sono previsti tre circuiti: intermediato, diretto e diretto con aiuto di soggetti.

- Circuito intermediato: famiglie  intermediari finanziari  imprese


- Circuito diretto: famiglie  investitori istituzionali  imprese
- Circuito diretto con aiuto di soggetti: famiglie  mercati  settore
pubblico/imprese

Intermediari Finanziari: operatori professionali attivi nei circuiti di finanziamento


indiretto attraverso la produzione e l’offerta di strumenti finanziari. Propongono
contratti di prestito per famiglie e investimenti per imprese.

Gli intermediari finanziari sono tutte SPA:

- Banche: soggetto unico in Italia che può raccogliere denaro dal pubblico e
prestarlo
- Intermediari creditizi non bancari: società del parabancario. Sono società di
leasing che fanno prestiti finanziari. Prestano soldi ma non li raccolgono
- SPV: organizza le cartolarizzazioni. Emette delle obbligazioni, raccoglie soldi
emettendo titoli e con i soldi raccolti compra qualcosa che fa soldi (es. mutui
delle banche)
- SGR: società di gestione del risparmio. gestiscono i fondi comuni di
investimento. È un mondo molto creativo e per le banche è molto fruttifero
- SIM: società di intermediazione mobiliare. Si occupava di far scambiare valori
immobiliari. Sono quasi tutte scomparse perché ora hanno delle forme diverse.
Si sono trasformate in banche per due motivi: la SIM non ha vantaggi rispetto
alla banca e non può aprire un conto corrente.
- Assicurazioni: principali operatrici del mercato finanziario

Tassonomia dei mercati finanziari

- Presenza di regolamentazione:
o Mercato regolamentato: previsto elenco di requisiti e autorizzazioni
o Mercato otc: non hanno requisiti
- Grado di novità:
o Mercati primari: nuova emissione
o Mercati secondari: prezzo già aggiustato e si possono fare previsioni più
precise
- Durata degli strumenti finanziari:
o Mercati monetari: breve termine
o Mercati finanziari: lungo termine
- Rilevanza della forza contrattuale:
o Mercati diretti: sapere chi è il contraente ha un peso rilevante
o Mercati aperti: no discriminazione
- Tipologia di strumenti finanziari regolamentati:
o Mercati azionari, obbligazionari, dei derivati

Le attività e le passività finanziarie sono nomi diversi della stessa entità. Per esserci un
finanziamento è necessario qualcuno che investa (attività) e qualcuno che lo emetta
(passività). Ricordiamo infatti che per la banca il conto corrente è un debito.

Un’azione è quindi sia un’attività sia una passività, quello che cambia è la natura del
contratto.
1) Credito: contratto tipico per la banca e prevede il trasferimento di risorse
monetarie contro l’impegno di restituzione in una data futura. Le clausole
possono essere più o meno specificate.
2) Partecipazione al capitale di rischio: contratto che trasferisce l’entità del
socio in cambio di due agevolazioni (set di diritti amministrativi e set di diritti
pecuniari).
3) Assicurazione: contratto in cui si versano dei premi a favore dell’intermediario
e questo in cambio andrà a coprire determinati danni in alcuni casi. Oggi
l’assicurazione può contenere degli investimenti finanziari puri senza la
copertura e il risarcimento dei danni.
4) Strumenti derivati: contratto ibrido tra credito e assicurazione. Nei derivati
c’è sempre un rapporto di prestito temporaneo tra le parti. Molti di questi
contratti sono nati con finalità assicurativa.

FUNZIONI DELLA MONETA


- Mezzo di regolamento degli scambi: mezzo di scambio che libera l’acquirente di
un bene o servizio da ogni obbligo nei confronti del venditore. Inizialmente si
parlava di moneta merce, in questo caso il valore estrinseco era uguale al
valore intrinseco.
- Unità di conto: misura ciò che in teoria non esiste, ovvero il valore intrinseco dei
beni.
- Scorta di liquidità: funzione di riserva. Il potere d’acquisto è legato solamente al
potere di acquisto nominale e non reale.

Moneta a corso legale: la sua accettazione è imposta dalla legge e non può essere
rifiutata da nessun creditore. La moneta a corso legale estingue le obbligazioni
monetarie a carico del debitore e viene creata da un soggetto pubblico.

Moneta scritturale: è utilizzabile in alternativa a quella legale e è l’insieme di strumenti


e delle procedure di pagamento alternativi alla circolazione della moneta legale.

La fiducia nel sistema finanziario è un argomento molto importante. La vigilanza,


infatti, è stata creata per mantenere la fiducia all’interno del sistema. Il sistema dei
pagamenti è costituito da strumenti, norme, procedure, produttori, istituzioni la cui
attività è diretta ad assicurare efficienza e affidabilità dei trasferimenti di fondi tra
operatori economici.

Sistema dei pagamenti e moneta:

- Legale: non è strumento di pagamento


- Scritturale: si articola in due momenti, attivazione del pagamento e gestione del
pagamento

Lo scopo dei sistemi di pagamento è quello di garantire efficienza ed affidabilità dei


pagamenti dei trasferimenti di fondi tra gli operatori economici. Il sistema di
pagamento non ha molto a che fare con la moneta reale, ma ha a che fare con quella
scritturale.

È composta da alcune fasi:

1. Fase di attivazione del pagamento


2. Segnale di attivazione del pagamento
3. Fase di gestione del pagamento: in questa fase è necessario che le due banche
si mettano in contatto
Il circuito interbancario rappresenta l’architrave del sistema. L’attivazione richiede lo
scambio dei documenti, la compensazione dei debiti e crediti interbancari e la
liquidazione degli eventuali sbilanci.

Se gli scambi devono avvenire tra più di due soggetti il circuito interbancario diventa
complesso. La soluzione ideale sarebbe mettere al centro di questi scambi tra banca a,
b, c una banca X.

Schema bilaterale: quando arriva l’esigenza di far circolare la moneta scritturale, i


circuiti avevano degli schemi bilaterali (quindi da una banca all’altra).

Schema multilaterale: in questo caso si ha un singolo conto in banca centrale con il


quale si interagisce.

Per far funzionare lo schema multilaterale sono due:

1) Modello su base lorda: in questo modello si hanno pagamenti in tempo reale.


Ogni volta che il circuito viene attivato, il pagamento viene immediatamente
saldato e concluso. Con questo modello si evita di incorrere nell’insolvenza.
2) Modello su base netta: questo modello prevede una liquidazione a fine giornata.
Il pagamento però sarà solamente il “netto” ovvero la differenza. Il vantaggio di
questo modello è che i soldi rimangono fermi e magari a fine della giornata non
devo nulla.

Abbiamo poi il modello ibrido ovvero un modello che ha la natura di entrambi per
poter godere dei vantaggi di entrambi (es. sistemi a base netta con più cicli di
regolamento o sistema della code cioè sistema per il quale se non si hanno i soldi ci
si mette in coda e successivamente quando si hanno si inizia).

Senza tecnologia questi sistemi sono impossibili, per questo molte aziende che fanno
fintech fanno anche finanza.

Il tema della politica monetaria ha a che fare con la gestione del denaro nella banca;
infatti, una funzione del sistema finanziario è la trasmissione della politica monetaria.
Nel periodo di disintermediazione (foresta pietrificata) le banche avevano problemi di
raccolta.

Le banche possono raccogliere capitale facendo raccolta di capitale di rischio, può


raccogliere denaro emettendo le obbligazioni o altri due canali che sono la raccolta
bancaria e conto corrente (i conti corrente sono una forma di raccolta molto gradita
ma dall’altro lato anche molto instabile) o la raccolta di operazioni di prestito (si
ottengono da altre banche o dalla banca centrale).

Più la provvista di debito è stabile, più la banca è rocciosa. È una buona cosa quindi
avere un capitale di rischio alto e non avere molti conti corrente perché sono debiti.

La banca teoricamente dovrebbe occuparsi di raccoglie più denaro possibile. La banca


per richiedere soldi lo fa chiedendo a due soggetti:

- Raccolta al dettaglio: piccoli importi presso migliaia di clienti. Sono le piccole


banche di credito che fanno aprire c/c. I conti corrente non sono gli strumenti
principali ma le obbligazioni occupano una grande fetta. Nel nostro paese
abbiamo molte obbligazioni ma questo è spiegato in due modi.
Sono presenti tante obbligazioni perché il cliente si fida della banca perché non
è molto informato e oltretutto, per un periodo, le obbligazioni avevano un valore
per le banche davanti alla vigilanza (le obbligazioni potevano essere presentate
come capitale di rischio).
- Raccolta all’ingrosso: sono investimenti molto grandi e mette in evidenza le
differenze tra l’essere molto piccolo e l’essere grande. Le obbligazioni wholesale
rendono maggiormente a parità di pricing (procedura di determinazione del
valore finale del prezzo di collocamento di un titolo stabilito dalla società
emittente e dalla banca che cura il collocamento) diverso delle obbligazioni
tradizionali.
Tra le obbligazioni wholesale abbiamo:
1. Mercato interbancario: sono dei prestiti tra banche. Il mercato interbancario
è un mercato di depositi e prestiti in dove chi è in avanzo mette a
diposizione delle banche che sono in deficit.
C’è però un difetto di questo mercato interbancario: funzionava talmente
bene che gli equilibri di tesoreria non erano un problema e non c’era ansia di
finire il surplus. Gli equilibri di tesoreria erano solo teorici e tutto salta con
Lehman brothers nel 2008 quando il mercato interbancario inchioda. Per
questo si decide di ristudiare gli equilibri nuovamente.
2. PcT: pronti contro termine. è un contratto complesso che è fatto di due
contratti insieme: un contratto a pronti ovvero uno scambio che viene
effettuato subito oggi dove qualcuno dà i soldi e qualcun altro da strumenti
finanziari in garanzia, poi avviene l’operazione inversa. Nella seconda fase
quindi i titoli ritornano al possessore iniziale e colui che aveva ricevuto i soldi
li restituisce con gli interessi pattuiti.
La banca riceve grandi finanziamenti e trasmette strumenti finanziari come
garanzia. Dopo un certo periodo la banca restituisce e si riprende i propri
strumenti.
Per sottoscrivere un’obbligazione è necessario ci sia un sottoscrittore
(soggetto disposto ad acquistare il debito). Quest’operazione si basa sul
merito creditizio degli strumenti finanziari e si ottengono dei soldi in cambio.
L’obbligazione è un’operazione di raccolta di medio-lungo termine.
Se l’operazione avviene con banca centrale, questa offre un elenco di
strumenti che possono essere utilizzati per la garanzia.
3. Obbligazionaria: la banca centrale usa molto i contratti pronti contro
termine.
La banca centrale gestisce la politica monetaria e il cambio, supervisiona e
gestisce i sistemi di pagamento, è prestatore di ultima istanza e vigila il
sistema finanziario.
I. Funzione di politica monetaria: mantenimento del potere di acquisto
della moneta. Lo scopo è quello di mantenere il livello di inflazione per
poter mantenere il potere di acquisto della moneta. L’inflazione agisce
sul potere di acquisto ma anche sul tasso di cambio.
a. Tasso di inflazione (interno)
b. Tasso di cambio (esterno)
II. Funzione di supervisione e gestione dei sistemi di pagamento: BCE
gestisce e supervisiona i circuiti interbancari su cui transitano i flussi
di cassa.
III. Funzione di prestatore di ultima istanza: soggetto disponibile per
ultimo a prestare i soldi. Quando la banca è in difficoltà e non può
chiedere ai clienti, chiede a BCE un prestito. È un’operazione non
molto buona per la fama della banca poiché segnala che il soggetto
non sta molto bene.
IV. Funzione di vigilanza sul sistema finanziario: questa funzione è nata
con la crisi del debito sovrano dei mutui sub prime. BCE è stata
chiamata per cercare di salvare il sistema. La posizione di BCE è stata
accondiscendente stampando moneta. Cerca quindi di sistemare le
cose negative causate e nate a causa di una vigilanza scorretta.
Obiettivi della politica monetaria: gli obiettivi della politica monetaria si dividono
in finali e intermedi:

 Finali
- Stabilità dei prezzi: abbiamo un’inflazione contenuta. L’inflazione deve essere
presente ma deve essere contenuta.
- Stabilizzazione delle fluttuazioni cicliche dell’economia: il PIL deve avere un
andamento stabile.

Spesso questi due obiettivi sono in conflitto tra loro ed è molto complesso
perseguirli entrambi, infatti, si parla di dilemma del banchiere centrale. La BCE ha
solamente un obiettivo cioè la stabilità dei prezzi. Il secondo obiettivo
(stabilizzazione delle fluttuazioni) è visto come tale solamente se va ad influenzare
la stabilità dei prezzi.

 Intermedi

BCE non può intervenire direttamente in quanto non può fissare i prezzi o i tassi.
Deve quindi prefissare degli obiettivi intermedi sui quali ha più controllo e che
hanno diverse relazioni con gli obiettivi finali. Può utilizzare due leve:

- Tasso di crescita della moneta: quanta moneta c’è in circolazione e BCE agisce
stampando moneta.
- Volume di credito disponibile: quanto prestito ha fatto la banca. Più le banche
prestano a costi contenuti, più imprese faranno degli investimenti.

La politica monetaria è un sistema in cascata. BCE utilizza gli strumenti che può
manipolare e dei quali può decidere il prezzo. Svolge azioni dirette di immissione e
sottrazione di liquidità che vanno ad influenzare le riserve bancarie e i tassi di
interesse.

Quando BCE muove qualcosa, si attivano dei meccanismi a cascata che vanno ad
impattare l’inflazione.

Dai tassi di interesse all’inflazione

In cima allo schema abbiamo il tasso di sconto di BCE (vengono fissati da BCE). Fissati
questi tassi, dalle sue azioni si modificano le aspettative dei suoi operatori. Questi
tassi si scaricano sul mercato degli interessi a breve (effetti di credito/prestiti).

Si modificano i tassi e ciò va ad influire sui salari e sulla fissazione dei prezzi ma
influenza anche domanda e offerte sul mercato del lavoro e dei beni. Si hanno infine
delle variazioni di prezzo sul mercato dei beni e questi danno il price developments,
ovvero la variazione dei prezzi.

Attorno a questo sistema possono però esserci anche degli shock esogeni (es. covid).

L’azione di BCE che avviene nel riquadro sopra, deve andare a toccare diverse leve
per andare ad influenzare l’ultima riga. BCE nelle sue azioni ha bisogno che molte cose
vadano nella stessa direzione per poi poter giungere ai risultati. Si avranno
sicuramente delle deviazioni, saranno maggiori se ci sono shock esogeni.

L’obiettivo della BCE è quello di controllare il tasso di interesse a breve necessario per
mantenere la stabilità dei prezzi nel medio periodo. Per raggiungere questo obiettivo
fornisce liquidità alle istituzioni creditizie in quantità adeguata.
BCE decide i tassi di sconto finali perché i prezzi prendano una direzione corretta. Per
regolare l’inflazione emette liquidità. L’emissione di moneta deve essere adeguata e
serve per assecondare i bisogni dell’economia senza inondarli.

La BCE per regolare liquidità ha a disposizione:

1. OMA: operazioni di mercato aperto. Sono delle operazioni compiute da BCE


verso il mercato. la BCE è promotrice e le banche decidono o no di partecipare.
Sono operazioni di finanziamento verso le banche.
 Operazioni di rifinanziamento principali: sono prestiti che BCE fa alle
banche e durano una settimana. Il soggetto può ripartecipare e sono
operazioni rinnovabili ogni settimana.
 Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine: sono forme di
rifinanziamento a durata più lunga di una settimana. Durano tre mesi ma
in periodo di grande crisi, la loro durata è stata prolungata a quattro anni.
 Operazioni fine tunning: quando BCE ha il sospetto che ci sia poca o
troppa liquidità, utilizza queste operazioni per regolarla.
 Operazioni di tipo strutturale: BCE inietta o preleva definitivamente la
liquidità dal sistema. Non sono mai state utilizzate.
2. OIC: operazioni attivabili su iniziativa delle controparti: è un gruppo
fondamentale anche se nessuna di queste operazioni dovrebbe essere attivata
seriamente poiché dietro a queste ci sono due tassi di policy BCE (tasso minimo
e tasso massimo che vengono imposti da BCE e per il mercato sono due
benchmark).
È il range dentro il quale stanno i tassi di cambio del mercato.
 Depositi presso la banca centrale: si verifica quando una banca ha un
surplus e non sa dove appoggiarlo per cui lo deposita presso la banca
centrale. È un deposito libero e volontario della banca. È un benchmark.
 Operazioni di rifinanziamento marginale: viene chiamato anche
prestatore di ultima istanza. È un’operazione che avviene in caso di
emergenza. Il prestito che BCE concede ha un tasso molto alto.
3. Facoltà di imporre obblighi di riserva: BCE impone alle banche di tenere presso
dei conti appositi un certo quantitativo di liquidità. BCE obbliga le banche a
tenere liquidità per un certo ammontare. La riserva obbligatoria viene calcolata
sulla base della raccolta a breve termine, cioè sui soldi che a banca raccoglie.
Più soldi raccolgono e più riserva devono mettere. Aumentando gli obblighi di
riserva, vado a ridurre la liquidità nel sistema e viceversa (parliamo quindi di
politica restrittiva).
Con questa riserva si obbliga a tenere una piccola scorta di liquidità dalla quale
si può attingere come primo step in caso di crisi.

Accanto a questi strumenti convenzionali, BCE affianca strumenti non convenzionali


(quantitative easing e altre operazioni).

OMA

L’obiettivo degli OMA è controllare le condizioni di liquidità delle istituzioni creditizie


dei paesi dell’euro. A queste operazioni possono partecipare solo le istituzioni
creditizie che hanno determinate caratteristiche. Questi criteri di idoneità e questi
requisiti prudenziali sono parametri che determinano lo stato di salute di quelle
banche.

Per particolari operazioni servono criteri aggiuntivi. Un’operazione particolare potrebbe


essere la modifica immediata di liquidità e verranno chiamati solamente i soggetti che
risultano perfetti.
- Da sempre molto attivi all’interno del mercato finanziario
- Conoscono bene il mercato e assorbono i quantitativi che BCE vuole trasmettere
- Partecipazione alle aste (veloci)
- Personale efficiente

Tutte le operazioni di finanziamento devono svolgersi a fronte di adeguate garanzie


ovvero cessione alla BCE di attività idonee: attività negoziabili e attività non
negoziabili.

Tutte le operazioni di BCE devono quindi avere delle garanzie in contro partita. BCE fa
una lista di garanzia e preferisce che la lista di garanzia sia varia.

- Attività negoziabili
- Attività non negoziabili: sono oggetto di stima da parte di BCE

Ci sono degli scarti di garanzia sui valori di mercato per limitare il rischio.

BCE adotta due modalità, aste e procedure bilaterali.

1. Aste: possono partecipare tutti e BCE fa in modo che acquistino liquidità.


a. Aste standard: aste prefissate sul calendario
 A tasso fisso: BCE offre del denaro e fissa i prezzi. Le banche fanno le
proposte e decidono quanto denaro vogliono sapendo quanto dovranno
pagare.
Se dovesse capitare che il quantitativo superi l’offerta che ha fatto BCE, si
arriva ai riparti proporzionali, dove ognuno prenderà la parte dei soldi
disponibile in proporzione.
 A tasso variabile: BCE comunica al mercato il quantitativo offerto e le
banche fanno proposte sia con riferimento alla quantità sia al prezzo che
sono disposte a pagare. È una modalità più aggressiva, dove chi offre un
tasso più alto verrà accontentato prima.

In un periodo di crisi, è più intelligente poter operare un’asta a tasso fisso.


Questa è un’asta molto competitiva e le banche per prendere denaro devono
alzare il prezzo. Utilizzando queste aste BCE ha il tasso che decide lei, non fa
competere troppo le banche e se organizza BCE le banche non litigano.

In una crisi, utilizzare le aste a tasso variabile è rischioso perché le banche


potrebbero indebitarsi per ottenere della liquidità.

b. Aste veloci: durano 90 minuti (dal momento dell’annuncio) e sono aste di


emergenza. La BCE ricorre a queste aste unicamente per operazioni fine
tunning. A queste aste possono partecipare solamente banche di alto
standing (molto attive sul mercato, con sala operativa molto efficiente, con
grande potenziale di partecipazione in asta).
Le caratteristiche e le modalità di queste vengono stabilite e definite sul
momento.

2. Procedure bilaterali: riguardano tutte quelle operazioni per le quali non si ricorre
all’asta. Sono operazioni dove le controparti vengono contattate direttamente
dall’eurosistema e vengono realizzate dalle BCN (banche centrali nazionali).
Le procedure bilaterali sono delle alternative alle aste. In questo caso abbiamo il
contatto diretto tra due soggetti che interagiscono tra loro.

Tipologie di contratto: le operazioni possono essere temporanee (sono dirette ad


immettere e drenare liquidità, mediante asta, periodi di tempo brevi, operazioni di
pronti contro termine) oppure definitive (uguale finalità, acquisti e vendite di strumenti
finanziari senza vincolo di vendita e riacquisto, procedute bilaterali).

Operazioni temporanee: vengono fissate e dovrebbero cessare dopo un certo periodo


di tempo. Hanno il compito di immettere e drenare liquidità, sono le operazioni più
utilizzate e vengono fatte attraverso i contratti pronti contro termine.

Operazioni definitive: l’operazione prevede solo l’acquisto o la vendita di uno


strumento finanziario senza però effettuare poi l’operazione inversa.

Operazioni  Obiettivi

 Operazioni di rifinanziamento principale (ORP): durata settimanale. Hanno


l’obiettivo di rifinanziare il sistema bancario attraverso aste standard. Hanno
una cadenza regolare settimanale, durano sette giorni e sono organizzate dalle
singole BCN.
 Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (ORLT): ogni mese e durata
trimestrale. Hanno l’obiettivo di aggiungere liquidità attraverso aste standard.
Hanno cadenza regolare mensile e durata trimestrale (in caso di crisi la durata è
prolungata fino a quattro anni).
 Operazioni di regolazione puntuale (fine tunning): piccolo intervento di liquidità
nel caso di deficit. Hanno l’obiettivo di assorbire l’effetto sui tassi di improvvise
e inattese fluttuazioni della liquidità. Avvengono attraverso aste veloci
(forniscono liquidità) o procedure bilaterali (drenano liquidità).
 Operazioni di tipo strutturale: intervento per alzare o abbassare la durata di
liquidità. Hanno l’obiettivo di modificare in via duratura l’ammontare di base
monetaria detenuta dal sistema bancario. Non hanno frequenza o scadenza
regolare e avvengono attraverso aste standard.

OIC

Le operazioni su iniziativa delle controparti hanno l’obiettivo di dare sistemazione a


carenze o eccessi di liquidità imprevisti e che perdurano alla fine della giornata
operativa. Si hanno due tipologie di operazioni, il rifinanziamento marginale e il
deposito presso banca centrale.

A queste operazioni sono legati due tassi di policy fondamentali della banca centrale.

Queste operazioni nascono nel momento in cui le banche osservano i propri conti e si
accorgono che c’è un avanzo o un disavanzo. La soluzione potrebbe essere quella di
andare nell’interbancario, ovvero andare a prestare soldi o chiedere prestiti.

Ci sono però casi in cui l’interbancario non offre una soluzione adeguata quindi la
banca andrà a chiedere a BCE:

- Rifinanziamento marginale: o prestatore di ultima istanza. BCE concede un


prestito di emergenza e si ipotizza sia qualcosa di raro.
Questo prestito ha durata breve (una notte) e per questo è chiamato anche
“operazione over the night”.
L’importo che possono richiedere le banche non ha limite ma questo solo
teoricamente, perché il limite massimo è la disponibilità delle garanzie da
mettere in BCE.
È presente un tasso penalizzante e il costo vero è dal punto di vista della
reputazione.
- Deposito presso la banca centrale: la banca vorrebbe depositare il suo surplus
presso BCE, quindi, richiede l’attivazione del deposito libero.
I tassi applicati a queste due operazioni definiscono i tassi di policy. Storicamente
BCE comunicava tre tassi: tasso di rifinanziamento marginale, tasso di deposito e
tasso di sconto BCE. Questi tassi creavano un corridoio al centro del quale era
presente il tasso di rifinanziamento principale.

Il tasso minimo e il tasso massimo venivano adeguati dalla larghezza; infatti, di


dice che queste operazioni vengono regolate a tassi simmetrici rispetto al tasso.

I due tassi sono molto importanti perché sono costi opportunità e rendono
sconveniente prendere i soldi ad un tasso più alto, per il mercato sono quindi
benchmark. I tassi a breve tendono a rimanere vicino al range stabilito. La
regolamentazione degli scambi all’interno del mercato è influenzata dal potere di
fissare i tassi.

RISERVA OBBLIGATORIA

La riserva obbligatoria ha l’obiettivo di favorire la stabilizzazione dei tassi di


interesse del mercato monetario (la riserva permette di attingere nel caso si è a
corto di denaro) e concorrere alla creazione o all’aumento del fabbisogno. I
destinatari della riserva obbligatoria sono le banche residenti nell’area euro e le
filiali delle banche extra euro insediate in Europa.

I passaggi della modalità di calcolo sono tre:

- Guardo su che aggregato viene fatto il calcolo


- A questo calcolo viene applicata l’aliquota percentuale
- Si possono sottrarre cento mila euro forfettari (togliere la franchigia)

= L’importo che si otterrà può essere movimentato. I soldi che devono essere
tenuti a riserva possono essere utilizzati ma la cosa importante è che in media
siano presenti nel periodo di osservazione.

Aliquote: 1% su aggregati 1 e 2 mentre 0% su aggregati 3 e 4.

La remunerazione avviene al tasso medio delle operazioni di rifinanziamento


principale effettuate durante il periodo di mantenimento calcolata sulla riserva dovuta
e non su quella eccedente.

La riserva non è calcolata sull’attivo della banca ma ci sono quattro aggregati:

1. Depositi a vista con scadenza predeterminata e con preavviso sino a due anni
2. Titoli di debito con scadenza originaria sino a due anni
3. Depositi e titoli con durata superiore a due anni
4. Pronti contro termine

La riserva obbligatoria viene computata sulla raccolta a breve termine e serve a


mettere da parte una raccolta a breve termine della banca.

La riserva obbligatoria è remunerata al tasso di rifinanziamento principale. Oggi però l


tasso è 0% quindi è come se non fosse remunerata. Dobbiamo anche ricordare che
viene remunerata solamente la riserva dovuta e non quella eccedente. Viene
remunerata la riserva obbligatoria mentre la parte in surplus è considerata come
deposito e bisogna quindi pagare il deposito a quel determinato tasso.

Riserva obbligatoria  periodo di mantenimento (calendario BCE tre mesi prima


dell’inizio dell’anno), conto di riserva (ROB viene tenuta su conti di riserva speciale
presso la BCN in cui una banca ha sede), movimentazione (durante il periodo di
mantenimento si può movimentare la ROB ma il saldo medio di periodo non deve
essere inferiore alla riserva dovuta).

Il periodo di mantenimento sono intervalli che durano un paio di mesi ed entro i quali
bisogna mantenere quella determinata riserva obbligatoria.

STRUMENTI DI POLITICA MONETARIA NON CONVENZIONALI

Questi strumenti hanno l’obiettivo di mantenere o ripristinare il meccanismo di


trasmissione della politica monetaria (costruire un sistema per recepire BCE).

I. Erogazione di liquidità a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi


richiesti: BCE risponde pienamente alle richieste del mercato.
II. Ampliamento dell’elenco delle attività stanziabili in garanzia: si rende più facile
l’accesso al credito per le banche.
III. Erogazione di liquidità a più lungo termine
IV. Erogazione di liquidità in valuta estera
V. Variazione del coefficiente di riserva obbligatoria
VI. Acquisiti definitivi di determinati titoli di debito

Il quadro operativo della BCE consente una flessibilità molto ampia per far fronte a
circostanze impreviste. BCE adotta una politica flessibile sul piano operativo.

VIGILANZA
L’attività finanziaria deve essere regolamentata perché gli intermediari finanziari
hanno un ruolo importante/cruciale nell’economia e per evitare il market failures.

I settori strategici sono quello della difesa e quello finanziario. l’obiettivo finale è
evitare il più possibile i fenomeni di market feilures (dissesti).

L’obiettivo finale della regolamentazione è la tutela della fiducia del pubblico e viene
perseguito evitando situazioni di dissesto.

L’obiettivo intermedio è la stabilità degli intermediari a livello micro (singolo


intermediario: vengono osservati singolarmente) e a livello macro (sistema finanziario:
analizzare l’intero complesso delle interazioni fra intermediari). viene perseguito
contenendo il rischio e richiedendo un capitale minimo.

Se riesco a completare il primo obiettivo, quindi ad evitare dissesti, arriverò poi al


secondo obiettivo, quello della tutela della fiducia del pubblico.

Il problema che ci si pone a volte è come perseguire questi obiettivi. Sono stati seguiti
diversi percorsi per cercare di evitare il market failures.

La vigilanza è stata migliorata grazie all’affiancamento della visione microeconomica a


una visione macroeconomica.

A questi stimoli sono state date diverse risposte, in particolare due passaggi che sono
molto vicini agli accordi di Basilea:

- Contenimento del rischio: la vigilanza deve cercare di contenere i rischi nelle


banche. Esistono banche più spericolate e banche più prudenti.
- Innalzamento del capitale minimo: si cerca di innalzare il capitale minimo e
questo comporta l’aumento dei bilanci delle banche (sono triplicati)
È necessario prevedere dei presidi istituzionali e operativi per la gestione della crisi:

 Safety net  prestatore di ultima istanza e schema di assicurazione dei depositi


 Ring fencing

L’obiettivo è quello di mantenere la fiducia dei depositanti. La vigilanza, oltre alle


sanzioni, ha infatti istituito dei presidi per tutelare i finanziatori.

I. Safety Net: è una forma di protezione arcaica, ma ancora oggi operante, che
cerca di rafforzare la fiducia dei clienti nel sistema finanziario. Prevede due
istituti:
a. Rifinanziamento marginale: questo serve nel caso in cui una banca in
crisi, vada da BCE a chiedere un prestito emergenziale con tasso di
interesse molto alto.
b. Schema di assicurazione dei depositi: questo arriva nel caso in cui una
banca sia già fallita. Sono delle somme di denaro che hanno la funzione
di ristoro dei correntisti di una banca in caso di fallimento. È un
meccanismo per cercare di evitare la corsa agli sportelli ma ha dei vincoli.
È un meccanismo per la tutela dei correntisti, ovvero le parti deboli della banca.
vado a mantenere la fiducia dei clienti perché restituisco i soldi. Danno i soldi, i
quali senza intervento, sarebbero arrivati solamente a liquidazione terminata
della banca.

Le banche sono più pericolose degli istituti, per questo per loro si opera
attraverso dei meccanismi di ring fencing. Si cerca di circondare la crisi per
evitare che si propaghi.

II. Lender of last resort: è il prestatore di ultima istanza. Ultimamente


quest’attività è stata svolta per lo più in OMA. Ha attività di spartiacque tra PM e
vigilanza e ha l’attività tipica della banca centrale (rifinanziamento marginale).

III. Schemi di assicurazione dei depositi: hanno l’obiettivo di rimborsare i


depositi. È presente un fondo consortile a adesione obbligatoria, si contribuisce
in funzione del profilo di rischio.

È una specie di polizza assicurativa che paga la banca e i clienti non sanno di
averla. È un sistema privatistico, le banche versano i soldi in questo fondo che
serve nel caso di crisi. I versamenti saranno più alti, quando più la banca sarà in
cattiva salute.
Il fondo consortile è un fondo a adesione obbligatoria e il versamento può
essere a richiesta (intervento: si versa quando serve) oppure può essere
periodico (ogni tot si fa il versamento, ci sono sempre i soldi pronti ma questi
rimangono fermi se non salta nessuno).

Le assicurazioni si basano sulle statistiche, quindi anche questo sistema


funziona bene se i fenomeni da coprire sono sporadici.

Ci sono però alcuni problemi:

- Intermediari too big to fail.


- Intervento del fondo non sufficiente  interventi di garanzia pubblica 
elementi di criticità
Le crisi sistematiche portano dei problemi, ma in particolare quando queste
affliggono un intermediario too big to fail. Se si gestisce banche di grandi
dimensioni si sa che la garanzia di primo livello non reggo e quindi interverrà lo
stato.
Lo schema di assicurazione non funziona bene per i soggetti grandi. Interviene
lo Stato ma questa cosa comporta dei problemi:
1. Costi sociali: rendere pubblica una cosa privata, si utilizzano i soldi della
gente in qualcosa che non li riguarda.
2. Moral hazard del management: il capo della grande banca sa che
qualcuno, in caso di crisi, ci metterà una pezza, quindi, non avrà timore di
alzare l’asticella del rischio.

Ci sono alcune soluzioni:

a. Correzione del contributo in funzione del grado di rischio effettivo:


si premiano i soggetti virtuosi che guidano meglio.
b. Sinergia con la regolamentazione prudenziale.
c. Limitazione della copertura: si limita la copertura dell’ammontare, la
soglia è 100mila. Si copre la liquidità che si lascia in banca in modo da
coprire costi certi.

La vigilanza può essere organizzata in modello accentrato, decentrato o ibrido.

Accentrato: è un modello lineare con il quale ci si può interfacciare con un’autorità per
ogni operazione. Si ha un’unica autorità di vigilanza, quindi un unico interlocutore. Ha
il pregio di essere un modello molto semplice ma allo stesso tempo deve evitare
disattenzione per non favorire alcuni soggetti. È un modello poco applicato nei paesi
moderni.

Decentrato: è un modello nel quale si hanno due o più autorità di vigilanza.

- Vigilanza istituzionale: creazione di un’autorità di vigilanza per ogni tipologia


di intermediario. Ci sono però dei contro:
1. Arbitraggio regolamentare: ci si voleva mettere in condizioni di vantaggio
quindi molti cercavano di andare dalla vigilanza più debole.
2. Cattura del regolatore: capita che il potere del vigilato sia maggiore rispetto
al potere del vigilante. Si rischia che la vigilanza sia schiava dei vigilati
perché più potenti di lei.
- Vigilanza per attività: invece che specializzarsi su un intermediario, ci si
specializza su un’attività. Lo scopo di questa vigilanza è quello di livellare il
campo (level the playing field) per fare in modo che tutti i soggetti che svolgono
la stessa attività siano sottoposti alla medesima vigilanza.
Gli intermediari possono svolgere molte attività quindi:
o Ci sarebbero molte autorità da creare e piazzare
o La banca dovrebbe essere sottoposta a molte attività
o In Italia non viene usata
- Vigilanza per finalità: alle autorità di vigilanza viene attribuita una finalità da
perseguire. L’unico contro di questa vigilanza è che nella pratica si possono
presentare delle situazioni borderline e l’elemento critico è riuscire a coordinare
nel modo migliore le autorità.
- Vigilanza per funzioni: vigilanza mai stata messa in pratica. Questa vigilanza
per funzioni dovrebbe vigilare su funzioni che gli intermediari svolgono nel
settore finanziario. si presenta però un limite insuperabile, quello di definire le
funzioni poiché possono essere molte e vaghe.

Dobbiamo ricordarci che i modelli sono due, modello accentrato e decentrato. Nei
modelli decentrati possono esserci modelli puri nei quali si utilizza una sola modalità di
vigilanza, oppure modelli ibridi nei quali si utilizzano più modi.
VIGILANZA IN ITALIA
In Italia sono presenti due modalità dei modelli decentrati. Le autorità grosse sono
organizzate per finalità, ognuno di loro ha un mandato ed è responsabile del
proseguimento di uno scopo che gli viene assegnato.

 Banca D’Italia: obiettivo di stabilità degli intermediari finanziari


 CONSOB: si occupa della correttezza dei comportamenti in diverse situazioni e
trasparenza delle operazioni
 AGCM: è l’antitrust che si occupa di mantenere la concorrenzialità nel mercato
finanziario
 IVASS: riguarda le assicurazioni
 COVIP: fondo pensioni

Esistono anche altri soggetti come il CICR (comitato interministeriale per il credito e
risparmio) è come una cabina di regia sopra banca d’Italia per dare linee di vigilanza.

La crisi dei mutui sub prime ha fatto accelerare verso forme di vigilanza internazionali,
ad oggi sono presenti molti soggetti di vigilanza internazionali.

È possibile classificare la vigilanza in base:

A. Finalità della norma di vigilanza:


1. Strutturale: questa vigilanza aveva l’obiettivo di modellare la struttura del
sistema finanziario nasceva per fare in modo che il sistema finanziario
avesse un determinato aspetto.
2. Prudenziale: questa vigilanza detta le regole di comportamento. Ci dice
come deve essere un soggetto sano, lasciano al mercato la quantità. In
questa rientrano anche gli accordi di Basilea.
3. Protettiva: questa vigilanza si attiva quando le cose vanno male, quindi in
caso di crisi. Ci sono diversi esempi di vigilanza protettiva in base alla
gravità:
I. Early warning: semafori gialli che segnalano qualcosa che non va nel
modo corretto. Possono essere risolti attraverso:
o Amministrazione straordinaria
o Credito di ultima istanza
II. Resolution: altri strumenti, rispetto alla liquidazione coatta, che
possono essere adottati per risolvere le crisi bancarie.
III. Liquidazione coatta amministrativa: invece di chiudere la banca si
procede alla liquidazione coatta amministrativa, cioè alla vendita.
B. Cronologia temporale:
1. Ex-ante: a monte dell’avvenimento
2. Ex-post: a valle dell’avvenimento
C. Attività svolta:
1. Regolamentare: vigilanza che detta le regole
2. Informativa: banche producono dati molto frequentemente e li mandano alla
vigilanza con frequenza mensile. Il flusso informativo serve alla vigilanza per
capire tempestivamente se qualcosa sta andando male in un intermediario.
La vigilanza li controlla ma poi manda indietro il flusso di ritorno alle banche
che sono bench marking. Richiedono dei dati e in cambio da dati aggregati
per creare un prospetto analizzato in base alla concorrenza.
3. Ispettiva: la vigilanza si occupa di fare visite con controlli. Possono esserci
ispezioni di routine (una volta ogni tanto) o ispezioni mirate (quando ci sono
delle segnalazioni).

Verso un approccio integrato a livello europeo

Ci sono aspetti critici come la mancanza di coordinamento e i soggetti too big to fail. I
mercati integrati e i player internazionali si confrontano con una normativa e una
vigilanza strettamente nazionali.

Quando è scoppiata la crisi dei mutui sub prime ogni paese ha cercato di creare delle
proprie regole. Sono emersi problemi di coordinamento necessario invece per le
banche multinazionali. Alla fine del 2008 viene costituita una in-techc, ovvero un
gruppo di esperti, diretto da De Larosière, che devono spiegare cosa era andato male
con Lehman Brothers. Con questo rapporto si è giunti a due conclusioni:

a. Mancanza di vigilanza macroprudenziale.


b. Mancanza di disciplina specifica per soggetti internazionalizzati.

Dopo questo rapporto sono nate: ESRB e ESAs

ESRB: european system riskboard: si crea un board che a livello europeo faccia un
controllo del macrosistema. Si crea un organismo con dei soggetti riconducibili a
banche centrali e autorità di vigilanza.

ESAs: si crea un set di strutture che consentono alle autorità di vigilanza nazionale che
permettono di farle incontrare per discutere delle pratiche da mettere in atto. Le
autorità sovranazionali sono tre:

- EBA: ruolo di coordinamento della vigilanza internazionale


- ESMA: si occupa dei mercati e degli strumenti finanziari
- EIOPA: si occupa dell’ambito pensionistico e previdenzialistico

Il 4 Novembre 2014 si celebra l’inizio del progetto “Unione Bancaria”. Il consiglio


dell’unione europea ha promosso un progetto di unione bancaria composto da tre
pilastri:

1. SSM: single supervisory mechanism


2. SRM: single resolution mechanism
3. DSG: deposit guarantee schemes

L’unione bancaria è un progetto che si basa su tre pilastri, uno però è ancora
mancante. È uno dei progetti più ambiziosi dopo lo scoppio delle grandi crisi ma è
stato molto utile perché ha migliorato l’efficienza della vigilanza.

SSM: meccanismo unico di supervisione. Questo primo pilastro trasferisce a BCE il


primato di supervisione sul sistema bancario. Si accentrano in BCE i poteri della
vigilanza.

SRM: nuove regole per risolvere le crisi bancarie. È un pilastro che è stato molto
contestato dal libero mercato.
DGS: ha l’obiettivo di creare un contenitore analogo che funzioni su tutta l’area di BCE.
Sarebbe un unico schema di depositi ma non tutti i paesi sono d’accordo poiché non
vogliono che i loro contributi vengano destinati alla salvezza di altri.

Alla base di questi tre pilastri abbiamo due gradoni, ovvero due documenti che
dovrebbero costituire e armonizzare idee e regole.

- Regole comuni: raccoglitore in cui ci sono tutte le direttive. Non è un documento


vero e proprio perché cambia molto rapidamente. Per fare in modo che sia
sempre aggiornato è creare un sito internet, infatti si trova sul sito dell’EBA.
- Manuale della supervisione: le regole devono essere messe in atto, si crea
quindi un manuale di supervisione in cui la vigilanza spiega come si comporterà
per fare rispettare queste regole.

La cosa complessa era trovare un capo (BCE), dotarsi di regole in caso di crisi e
armonizzare comportamenti e regole.

Il passaggio tra prima e dopo unione bancaria non era semplice e indolore. Fino a quel
momento le banche sotto il controllo di BCE avevano seguito regole contabili diverse e
comportamenti diversi, quindi, aveva la responsabilità di rendere tutto omogeneo.

Nei mesi prima del novembre 2014, BCE chiede che le vengano traferite tutte le
informazioni delle banche dell’area e che vengano studiati i dati.

A. Asset quality review: BCE controlla gli attivi delle banche, mette regole comuni e
fa di nuovo i conti.
B. Stress testing: una volta avuti i dati si fanno simulazioni su come dovrebbe
uscire la banca dalle crisi.
C. Studi sulla leva finanziaria, struttura organizzativa e governance: rapporto
indebitamento/capitale proprio molto alto.

Gli obiettivi erano:

- Assicurare parità di trattamento tra banche sottoposte a sistemi di vigilanza


basati su prassi contabili e di supervisione molto diverse tra loro
- Valutare tutte le tipologie di rischio
- Piena trasparenza sugli attivi delle banche
- Assicurare un adeguato livello di patrimonio

SSM

Da novembre 2014 BCE assume il compito di esercitare la vigilanza sui gruppi più
rilevanti dei paesi dell’area euro. Sul restante sistema bancario continuano a vigilare le
BCN (BCE può assumere la responsabilità della vigilanza in casi di necessità, in
particolare con riferimento a soggetti less significant high priority).

Viene creato i “Joint Supervisory Teams.”

BCE assume il potere di vigilanza su determinati gruppi significativi, vigila quindi sui
gruppi più rilevanti dell’area. Quando BCE diventa capo, la sua azione di vigilanza si
svolge su un numero di soggetti limitato (100). I gruppi più rilevanti controllati da BCE
sono stabiliti in base a determinati requisiti:
i. Attivo superiore a 30 miliardi
ii. Almeno tre gruppi per ogni paese
iii. Altri soggetti

Sui soggetti non significati agisce la vigilanza nazionale, ma nonostante questo, BCE
ha comunque il diritto di esercitare il potere di vigilanza anche sulle più piccole.

Accanto a BCE ci sono i Joint Supervisory Teams. Sono gruppi in cui si uniscono
supervisori della BCE e supervisori delle banche nazionali. Questo risulta molto utile
nel caso in cui si debba tener conto delle caratteristiche di un determinato paese.

BCE controlla/supervisiona il sistema

Vigilanza diretta Vigilanza indiretta

Gruppi vigilanza Autorità nazionali di


congiunti controllo

Controllano enti significativi Controllano enti meno importanti

Per garantire una maggiore omogeneità regolamentare e di azione sono previsti due
istituti: single rulebook e single supervisory manual.

I compiti di vigilanza sono:

- Autorizzazione all’esercizio dell’attività bancaria


- Adozione di regole di vigilanza prudenziale
- Assunzioni di partecipazioni nelle banche
- Valutazione dei rischi uniformi per tutte le banche
- Imposizione di capital buffers
- Vigilanza sui conglomerati finanziari
- Realizzazioni di interventi tempestivi in caso di crisi di banche

SRM (più delicato rispetto al primo pilastro)

È prevista la creazione di un fondo unico alimentato dai contributi delle banche.


Inizialmente era separato paese per paese, ma nel tempo verrà integrato in un unico
strumento comune.
Viene creato un board che decide sull’utilizzo del fondo nelle crisi.

Questo secondo pilastro ha lo scopo di dare risoluzione ordinata a crisi bancarie. Sono
previsti due strumenti:

1. Fondo unico: vengono raccolte risorse destinate alla risoluzione di alcune crisi
bancarie. Inizialmente erano separati paese per paese, ora è un unico
contenitore.
2. Board: è stato creato un board che decide l’utilizzo del fondo nelle crisi. È un
comitato di esperti.
Se le banche vanno in crisi, questa si può risolvere con le buone o con le
cattive. Le cattive possono essere chiuderla oppure mettere in atto il piano di
risoluzione. Sarà il board a decidere che fare.

Il meccanismo unico di risoluzione ha l’obiettivo di evitare interventi di salvataggio


degli entri creditizi son denaro dei contribuenti e l’obiettivo di prevenire insolvenza e
ridurne gli impatti sistematici.

- Prevenire l’insorgenza di fenomeni di instabilità


- Privatizzare il fenomeno delle crisi bancarie

Ha un ruolo chiave nella preparazione e nella programmazione degli interventi al


verificarsi di determinate circostanze sfavorevoli.

La programmazione diventa un elemento chiave e dovrebbe essere proprio questo a


prevenire le insolvenze. Per programmare abbiamo due strumenti:

1. Recovery: recovery plans. Preparazione del risanamento di un ente in difficoltà.


Devono essere dettagliati e basati su ipotesi realistiche, applicabili ad una serie
di scenari alternativi.

Le banche devono creare un recovery plans, la banca deve fare un’analisi di sé


stesso e proiettarsi sul futuro e, nel caso in cui dovesse avere una crisi, sapere
come comportarsi.

In virtù delle direttive, le banche sono obbligate a creare recovery plans che
contengono le soluzioni ad eventuali problemi.

2. Resolution: risoluzione di una situazione di crisi. Sono strumenti di intervento


ex-post, ovvero dei correttivi da adottare in caso di dissesto o una sua elevata
probabilità. Gli strumenti a disposizione sono:
- Vendita dell’attività d’impresa
- Ente-ponte: può essere cessionario di azioni o altri titoli di proprietà, attività,
diritti, passività
- Separazione delle attività (bad bank: soggetti specializzati): separare la
parte buona da quella cattiva che viene affidata a bad bank
- Svalutazione o conversione in capitale delle passività (bail-in) utilizzabili in
via coattiva. Non è necessario il consenso degli azionisti e dei creditori.
L’idea del bail-in prevedeva che le banche riuscissero a salvarsi da sole con
le proprie risorse interne.

L’istogramma di sinistra presenta una banca


con attivo di 10. Nel passivo abbiamo debiti e
capitale.

L’istogramma in mezzo segnala una perdita


della banca (parte rossa) che ha integralmente
bruciato il capitale della banca.

Abbiamo quindi una banca che ha nelle fonti


solo delle passività.
Cosa fare? Si potrebbe pensare di fare un aumento di capitale ma ormai è troppo tardi.
Per evitare la messa in liquidazione di liquidità, devo immettere del capitale.

Queste procedure vengono attivate quando non c’è una soluzione di mercato e
bisogna cercarla altrove. Posso operare il bail-in. Si prende parte di passività della
banca (in particolare obbligazioni) e si trasformano in rischio.

Si passa quindi da essere obbligazioni all’essere soci. I finanziatori della banca


perdono soldi e una parte di creditori diventa socio con profilo di rischio maggiore.

Il bail-in opera su diversi strumenti: prima vengono sacrificati i titoli deboli, fino ad
arrivare poi a quelli forti.

1. Azioni e strumenti di capitale


2. Titoli subordinati
3. Obbligazioni e passività ammissibili
4. Depositi maggiori di cento mila

Le persone capirono che non era una buona cosa detenere tutta la liquidità presso
un’unica banca.

DGS

- Ricerca della massima armonizzazione


- Mancando l’accordo per la creazione di un fondo unico di garanzia dei
depositi, si è scelto di rendere omogena almeno la cornice regolamentare
- Conferma dell’importo (100.000€) e della tempistica (20gg); a regime
convergenza verso periodi più limitati.

Il terzo pilastro è ancora inesistente. Si cerca di fare in modo che i contenitori


funzionino in modo analogo.

VIGILANZA  FONTI NORMATIVE

Le principali forme normative della vigilanza sono:

- TUB (testo unico bancario): regolamenta l’attività di intermediazione svolta


da banche e altri intermediari creditizi non bancari
- il TUF (testo unico della finanza): detta disposizioni in materia di attività di
intermediazione mobiliare, prestazione dei servizi di investimento e
funzionamento dei mercati mobiliari
- il codice delle assicurazioni private: disciplina l’attività assicurativa
- regolamentazione a livello europeo
- modifiche, integrazioni e cancellazioni continue

La regolamentazione è in continua evoluzione. Si ricerca la better regulation (garantire


che le politiche e le norme dell’UE raggiungano gli obiettivi con un costo e un onere
amministrativo minimi.

La better regulation cerca di:

a. Coinvolgere le parti: rende le regole più efficaci


b. Armonizzare a livello internazionale: creare una regolamentazione che sia in
linea con le direttive europee
c. Disciplinare per principi piuttosto che regole dettagliate
d. Regolamentazione e controlli interni: la regolamentazione prevede sempre di
più che ci sia non solo una vigilanza esterna sugli intermediari, ma anche
vigilanza interna che permette alla banca di essere consapevole se rispetta o no
le leggi

I principi generali si trovano all’interno del TUB (articolo 5) e sono:

1. Sana e prudente gestione: con sana si intende una gestione mirata all’efficienza
e alla redditività. Prudente si riferisce alla consapevolezza dei rischi a cui si è
sottoposti.
2. Stabilità complessiva
3. Efficienza e competitività del sistema finanziario
4. Osservanza della normativa in materia creditizia e finanziaria
5. Approccio di vigilanza di tipo:
- consolidato: si guarda il gruppo.
- risk based: si focalizza sull’emergenza dei rischi e sul corretto funzionamento
dei rischi.
- proporzionale: la vigilanza è proporzionale alla dimensione del soggetto.

In base alla tipologia di interventi la vigilanza è:

 Preventiva (strutturale o prudenziale)


 Conoscitiva
 Protettiva

La vigilanza strutturale nel corso degli anni è diventata più blanda e rilegata a poche
operazioni ma dall’alto lato sono aumentati molto i casi di vigilanza prudenziale.

Vigilanza preventiva: approccio alla regolamentazione e al controllo del sistema


finanziario. Interviene sulla struttura del mercato. Nel corso del tempo si è
ridimensionata ma non scomparsa del tutto.

In passato si focalizzava su SCP ed esigenze economiche del mercato, mentre oggi si


focalizza sulla natura imprenditoriale della banca e fa attenzione ai principi generali. I
principali interventi riguardano: cosa è attività bancaria, assetti proprietari e
organizzativi, operazioni straordinarie, attività bancaria fuori sede e all’estero.

Banca: art.10 del TUB definisce la banca come attività che raccoglie risparmio presso il
pubblico e concede il credito e altre attività finanziarie (no riserve di legge).

Le condizioni che devono essere rispettate per aprire una banca sono:

- Scegliere come forma giuridica s.p.a. o cooperativa a.r.l.


- Avere un capitale sociale minimo (10 o 5 milioni di euro)
- Avere un programma di attività
- Sono richiesti dei requisiti di onorabilità, professionalità ed esperienza

La banca può svolgere qualsiasi altra attività finanziaria.

 Vigilanza prudenziale: strumenti di vigilanza che assumono la forma di criteri


di gestione e sono finalizzati alla delimitazione e controllo dei rischi.

Deve valutare l’adeguatezza patrimoniale ai fini di vigilanza e per farlo utilizza:


1. Coefficienti di rischiosità
2. Limiti di concentrazione dei rischi
3. Assunzione di partecipazioni
4. Sistemi di controlli interni

ACCORDI DI BASILEA
Storia: 1974: una banca tedesca che lavorava sul valutario salta, quindi marco contro
dollaro. Si mette con banche americane, non restituisce dei soldi e si crea un
precedente in cui le banche non si coordinano e generano un disastro.

Si vuole raggiungere un maggiore coordinamento e si costituisce un comitato con


funzione di controllare e scambiarsi idee su come rendere solide le banche. Questo
comitato si forma a Basilea e prende il nome da questo (comitato di Basilea). Nel 1988
il comitato emana il primo documento nel quale ci sono le regole per rendere il
sistema bancario più efficiente in caso di crisi, si volevano mettere insieme capitale
della banca e rischi a cui la banca è sottoposta.

All’interno di questo documento ci sono dei termini che ritroviamo nella


regolamentazione vigente:

o RWA (risck weighted asked): si cerca di trasformare le attività in RWA però per
fare questo è necessario un certo capitale.

Basilea introduce una misura di patrimonializzazione delle banche. Questo vuol dire
che si riclassifica il bilancio in modo diverso e viene chiamato patrimonio di vigilanza o
fondi propri. Per la vigilanza è una lista di voci che si possono computare (riserva
sociale, patrimonio sociale, obbligazioni subordinate).

È previsto che tra le due voci esista un equilibrio, l’equilibrio è che i mezzi patrimoniali
siano almeno 8% dei WA.

Gli accordi di Basilea introducono un aspetto rilevante poiché mettono a confronto i


fondi propri e i pdu (attivi ponderati per il rischio). Lo scopo è quello di dare un primo
metodo per trasformare le attività di una banca in attività di rischio (risk weight
assets).

BASILEA 1

Basilea 1 fa due cose:

1.
a. Quale rischio corre la banca? il rischio varia in base al soggetto. Chi presta a
gente sana potrebbe avere un RWA pari a zero, ma al contrario anche un RWA
pari a 100.
Più abbiamo attività rischiosa e maggiore è la probabilità che gli asset si
trasformino in RWA.
b. Basilea dà la misura di patrimonializzazione della banca. quando parliamo di
patrimonio di vigilanza, parliamo di un patrimonio diverso da quello
dell’impresa.
2. La seconda cosa che fa Basilea è quella di dare un elenco delle fonti che vanno
inserite sotto “patrimonio di vigilanza”.
Doveva esistere un equilibrio tra queste due voci. Gli attivi ponderati per il rischio
dovevano essere maggiori dell’8% delle RWA.

Queste regole inizialmente erano valide tra soggetti interni, poi diventano obbligatorie
all’interno di molti contesti economici.

Se non vengono rispettati questi accordi si incorre in sanzioni, economiche o limiti di


operatività. Le banche che non riuscivano ad aumentare il capitale erano costrette ad
abbassare i rischi.

Riassumendo, negli accordi di Basilea veniva postulato tra patrimonio da avere e


rischi. La misura di patrimonializzazione viene definita da BCE creando delle voci di
bilancio particolari.

1. Basilea 1 faceva riferimento alle operazioni di credito


2. 1996 si aggiungono i rischi di mercato
3. Basilea 2 aggiunge i rischi operativi
4. Basilea 3 aggiunge i rischi di liquidità

Basilea 1 Basilea 2 Basilea 3


Rischi di credito Rischi di credito Rischi di credito
+ Rischi di mercato Rischi operativi
Rischi di mercato + +
Rischi operativi Rischi di liquidità
BASILEA 3

Basilea 3 nasce nel 2010 ma la sua entrata in vigore è progressiva. Comporta delle
modifiche nel patrimonio di vigilanza (T1 e T2). Vengono confermati i rischi di credito e
i rischi operativi, ma a questi vengono aggiunti i rischi di liquidità.

Basilea 2 e Basilea 3 sono quelli attualmente vigenti e si fondano su tre pilastri:

1. Requisito minimo patrimoniale obbligatorio (8%): le banche devono detenere un


certo ammontare di risorse patrimoniali per incorrere a rischi.
2. Processo ICAP/ILAAP e SREP: pilastro fondamentale. è un dialogo tra banca e
vigilanza per il rispetto e la programmazione dei requisiti patrimoniali.
ICAAP/ILAAP è un documento che le banche inviano alla vigilanza, la quale lo
valuta e risponde dicendo se quel patrimonio va bene o meno (SREP).
3. Disciplina di mercato: l’idea di Basilea 2 era che il mercato potesse avere
funzione di vigilanza e che le banche potessero essere avvantaggiate o meno
dal mercato e non solo dalla vigilanza. Le banche dovevano dare dati strategici
al mercato. Il mercato doveva avere funzione di ispettore. Le banche
realisticamente producono carta e la disciplina del mercato non era poi tanto
utile.

Basilea 3 non tocca questi pilastri ma modifica alcune cose. Basilea 3 introduce:

A. Rischio di liquidità: target preciso per il rispetto di vincoli minimi di liquidità.


Sono stati definiti gli indicatori a breve (LCR) e gli indicatori strutturali (NSF),
questi indicatori sono degli obblighi. Viene imposto alle banche un requisito di
liquidità. le banche riclassificano il bilancio e vedono se i conti sono in linea con
gli indici.
B. Leverage: le crisi finanziarie, in particolare quella dei sub prime, hanno portato
alla scoperta di un livello eccessivo di leverage esistente nel sistema bancario. Il
leverage viene calcolato facendo debiti/capitale  è il rapporto di
indebitamento con i mezzi propri.
Se si supera il leverage si hanno delle limitazioni delle attività.
C. Soggetti di rilevazione sistematica: porta il rafforzamento patrimoniale per tutti,
è maggiore per i soggetti di rilevanza sistematica. Le banche con grosso
impatto a livello internazionale o nazionale hanno dei requisiti aggiuntivi che
devono temperare.
D. Modifica del patrimonio di vigilanza: prima dell’introduzione di Basilea si
aspettano dieci anni perché richiede un irrobustimento di patrimonio. Nei
requisiti patrimoniali cambiano alcune cose:
- Capitale vero e proprio
- Forti limitazioni – progressiva esclusione

Il patrimonio della banca è diviso in due livelli (2 tier):

 Tier 1: primo livello riconducibile al patrimonio netto della banca


 Tier 2: ci sono le obbligazioni subordinate

Prima dell’introduzione di Basilea 3, l’8% poteva essere composto da 4% di tier1 e 4%


di tier2. Ora cambia questa suddivisione facendo due cose:

1. Stila un elenco di elementi di tier1 e ne aumenta la quantità


2. Riduce l’importo e le tipologie di tier2. Determina un’esclusione progressiva
della computabilità di patrimonio.

Fondi Propri

Tier1 (capitale di classe 1): in grado di assorbire le perdite in condizioni di continuità


d’impresa  minimo 6%

Tier2 (capitale di classe 2): in grado di assorbire le perdite in caso di crisi 2%

Fondi propri complessivi (total capital) = minimo 8% ATT ponderate per il rischio. Vi
sono poi aggiustamenti regolamentari e possibili buffer aggiuntivi.

Tier1: al suo interno ci sono altre suddivisioni:

I. Livello di CET, Capitale primario: è il vero patrimonio classico, è


necessario a valori minimi il 4,5% di attività ponderate per il rischio (RWA) di
CET.
II. Capitale agiguntivo AT1 (additional Tier1): altro 1,5%, per esempio titoli
azionai diversi dalle azioni ordinarie

Tier2: servono requisiti come scadenza minima di 5 anni.

A valori minimi rimane a 8%, ma cambia la dinamica interna. Una banca non può
operare con 15% di classe 2, ma può operare con 15% di classe 1.

Basilea 3 introduce l’obbligo di buffers, sono 4 ma solo uno di questi obbligatorio.


1. Capital conversation buffer: è obbligatorio per tutti. È un allargamento
patrimoniale. Vale il 2,5% dei RWA che si somma all’8% di prima  si arriva al
10,5%.
Questo deve essere formato da CET1: se prima le banche facevano l 4% di tier1
intero, ora fanno il 7% di CET1.
2. Countercyclical buffer: se le banche vedono che le cose vanno bene, invece
che distribuire dividendi, accantonano. Può essere dallo 0 al 2,5%.
3. Systematic risk buffer: non c’è un range determinato. Serve per i rischi
sistematici che non rientrano in quello di prima. Questo è applicato a livello
nazionale.
4. G-SIB/O-SIB risk buffer: serve per le banche significative a livello sistematico.
Queste banche devono avere dei requisiti più elevati.

Risk Appetite Framework

È il quadro riferimento per determinare la propensione al rischio di una banca:

 Fissa ex ante gli obiettivi di rischio/rendimento in relazione a:


- Dimensioni
- Grado di complessità
 Identifica le tipologie di rischio che la banca intende assumere e per ciascuno di
essi:
- Misure espressive del capitale a rischio
- Adeguatezza patrimoniale
- Liquidità
 Individua procedure e interventi gestionali da attivare in caso di mancato
rispetto dell’obiettivo
 Parametri quantitativi e qualitativi (in particolare per i rischi non facilmente
misurabili)

Secondo il secondo pilastro di Basilea le banche devono programmare le loro azioni e


questo processo è identificato con RAF (risk appetite framework). È un documento che
definisce le caratteristiche della banca: è un autoesame che la banca fa in cui
chiarisce i suoi obiettivi, i quali devono essere in linea con la normativa. La banca
definisce obiettivi e percorsi. L’analisi è fatta dal consiglio di amministrazione delle
banche.

ICAAP e SREP hanno a che fare con questo. Una volta all’anno le banche devono
mandare alla vigilanza questi documenti:

ICAAP: è una verifica interna della dotazione di patrimonio. Con questo documento si
spiegano alla vigilanza le azioni che avverranno il prossimo anno e dicono come sono
previste le tenute patrimoniali previste dalla normativa. La vigilanza legge, valuta e
reagisce bene o male. Se va male la vigilanza da delle misure correttive che possono
aumentare il rischio e quindi la patrimonializzazione.

Requisiti complessivi di una banca sono:

 Requisito minimo 8%  requisito obbligatorio


- Tier1: 6%
- Tier2: 2%
 Requisito di conservazione del capitale  è l’eventuale requisito del secondo
pilastro
 Riserva di capitale anticiclica  buffers
 Riserva per il rischio sistematico
 Riserva per G-SIB/O-SIB
 Requisiti aggiuntivi secondo pilastro

Il sistema di controlli interni ha diversi obiettivi:

- Efficacia/efficienza dei processi aziendali: la banca doveva solamente


sopravvivere negli anni 90. L’efficacia e l’efficienza dovrebbero essere
correlati all’obiettivo di proteggere la banca da perdite, fondi,
malfunzionamenti.
- Protezione delle perdite: avere un sistema di controllo interno consente di
conoscere sé stessi ed evitare le perdite.
- Affidabilità delle informazioni
- Conformità con leggi o regolamenti:
 Le regole vengono modificate continuamente quindi è difficile riuscire a
stare al passo.
 Bisogna inoltre accertarsi che la banca sia conforme (leggi e regolamenti
provenienti dall’esterno)

I controlli sono di diverse tipologie:

o Controlli in linea: controllo classico. Il capo turno controlla che tutti lavorino.
o Controlli sulla gestione dei rischi: a differenza del precedente è un controllo
trasversale. Ci sono operatori che lavorano nel monitoraggio e nella gestione
dei rischi. Gli organi legati a questo sono:
- compliance: deve verificare l’aderenza alle leggi
- risk management con CRO: capo che presiede i rischi
o Revisione interna: è al di sopra degli altri controlli, non segue una linea
gerarchica. È come se fosse una polizia esterna rispetto alla banca ma in realtà
è interna.

Sono presenti organi diversi in relazione a tipologia o livello. La vigilanza è presente e


pressante, ma anche fondamentale per fare in modo che la banca abbia un sistema di
controllo interno.

Gli accordi di Basilea comprendono tante regole che si intrecciano con altri istituti:

1. Pilastro del rafforzamento del capitale delle banche: 8% costituito da CET1


formato da tier1 e tier2. L’8% può essere composto completamente da CET1 ma
si può comporre a valori minimi di 2% di tier2.
2. Pilastro ICAAP/SREP: si vuole avere dialogo tra vigilanza e banche. Se la
vigilanza ritiene che serva solo un aggiustamento, finisce lì. In alternativa
vengono imposti requisiti aggiuntivi di secondo pilastro.
3. Pilastro della disciplina di mercato: prevedeva una rivelazione della banca su
alcuni aspetti, si danno informazioni all’esterno.

Non è presente solamente una regolamentazione dall’alto ma con il RAF abbiamo visto
che anche all’interno della banca è prevista una regolamentazione interna.
TASSONOMIA DEI RISCHI
Dobbiamo comprendere la natura dei rischi e come vengono gestiti all’interno della
banca.

Effetti dell’evento:

I. Rischi puri: se si verificano questi producono solo eventi negativi.


II. Rischi finanziari: danno origine sia a perdite sia a guadagni.

Natura del rischio:

I. Rischi sistematici: nascono da situazioni di carattere generale.


II. Rischi non sistematici: nascono da fenomeni relativi ai singoli intermediari

Alcuni di questi rischi si possono mitigare attraverso la diversificazione; quindi, le


strategie del management sono diverse. Il tema del rischio è un tema importante
poiché è anche la motivazione dell’esistenza della regolamentazione di Basilea.

Il sistema dei rischi nell’attività di intermediazione finanziaria.

Rischio d’impresa: variabilità del valore del capitale economico o della sua redditività
 La disuguaglianza di passività e attività è zero o quando la società non ha
redditività adeguata rispetto alle aspettative del mercato.
L’esposizione al rischio di un intermediario dipende da:

- Scelte di composizione del portafoglio: è molto importante equilibrare il mix


delle attività, valutando anche le scadenze tra attività e passività.
- Caratteristiche degli strumenti sottoscritti: all’interno delle attività e
passività le caratteristiche degli strumenti segnalano la resilienza e la
vulnerabilità.
- Dalla normativa di vigilanza: Basilea 3 cerca di alzare le dotazioni di capitale
per ridurre il rischio di impresa.

Rischio di credito: il rischio di perdite nello svolgimento dell’attività creditizia per


incapacità della controparte di far fronte alle obbligazioni assunte. È il rischio dei
prestatori, in quota o in toto. È il rischio del banking book.

Rischio di mercato: rischio di perdita sul portafoglio di negoziazione per variazioni


avverse di tassi d’interesse, tassi di cambio, prezzi degli strumenti finanziari:

- Rischio di tasso di interesse


- Rischio di cambio
- Rischio di prezzo

È il rischio di mercato che si verifica sul trading book. È quel rischio che deriva
dall’andamento degli investimenti che varia in base alla variazione del tasso di
cambio, variazione dei prezzi e variazione di cambio.

Rischio operativo: rischio di perdite per disfunzioni di procedure, personale e sistemi


interni, eventi esogeni. Include il rischio giuridico, ma non quello strategico e di
reputazione.
Altri rischi: es. rischio liquidità.

Rischio di credito  per un’efficace quantificazione di questo rischio di deve guarda la


probabilità di uno scostamento tra perdita attesa e perdita effettiva.

La perdita inattesa è l’espressione della variabilità della distribuzione delle perdite


intorno al loro valore medio.

Se abbiamo una perdita attesa la copriamo con accantonamenti e rettifiche. Se


abbiamo una perdita inattesa la copriamo con fondi propri.

Quando le banche vanno a concedere dei prestiti hanno già un’idea della perdita
attesa. La banca ha un motivo fondato per pensare che almeno una parte del credito
non verrà rimborsato.

Perdita attesa: livello stimato ex ante

Perdita inattesa: livello rilevato ex post.  la perdita inattesa sarebbe la volatilità delle
perdite intorno al valore medio.

Devo andare a verificare se la perdita effettiva si discosta molto dalla perdita attesa.

MODELLO STANDARD E IRB (INTERNAL RATE BASED)

Oggi le banche hanno a disposizione nel calcolo dei rischi due scelte:

1. Calcolare il rischio secondo i metodi standard: le banche stimano poche voci e il


rischio di credito è stimato con algoritmi standard. L’esposizione sarebbe quanti
soldi la banca ha prestato quando si dimentica di pagare.
2. La normativa spinge anche ad utilizzare criteri più sofisticati perché le banche
possiedono molte informazioni dei clienti. Ci sono dei metodi IRB (internal rate
based) nei quali la vigilanza consente di sviluppare algoritmi propri sulle perdite
attese. Si vanno ad utilizzare set di informazioni complessivi e questo metodo è
utilizzato dalle banche più grosse per stimare la perdita attesa dei rischi.

Il punto di partenza è EAD (esposizione al momento del default della controparte).


L’esposizione deve essere moltiplicata per la probabilità che il soggetto cada in
default.

Possono esserci anche parametri più specifici:

- LGD
- Granularity: quanto portafoglio è diversificato.
- Maturity: penalizza i contratti di lunga durata.

Le banche quando stimano i rischi di perdita utilizzano dei modelli; le banche minori
usano modelli semplificati, le banche più grandi creano algoritmi interni autorizzati da
BCE.

Il risultato che si ottiene è la perdita attesa. Questo risultato viene valorizzato per
variabilità dell’8% che serve per trasformare patrimonio in requisiti patrimoniali.
Stiamo andando quindi a calcolare i RWA. La vigilanza, negli ultimi accordi, ha visto
che tra modelli standard e modelli più specifici ci sono molte differenze. Cerca quindi
di spingere le banche ad armonizzare i due modelli.

Rischio di mercato  ci sono tre componenti (non obbligatoriamente/necessariamente


presenti contemporaneamente):

- Rischio di variazione dei tassi di interesse


- Rischio di cambio
- Rischio di prezzo

Le possibili politiche di gestione sono: minimizzare l’esposizione, governare


l’esposizione di base alle attese, per ottimizzare il livello assoluto della rischiosità.

Il rischio di mercato può essere per tre motivi:

1. Rischio di prezzo
2. Rischio di credito: viene gestito diversificando l’attività
3. Rischio di mercato: diversificandolo ma ci sono due approcci diversi possibili da
seguire
I. Approccio di negazione: ridurre il rischio di mercato annullandolo. È un
approccio sano che mira a minimizzare l’esposizione attraverso la
gestione passiva. Questo non è scelto da banche grandi perché sappiamo
che il rischio esprime il dualismo tra pericolo e opportunità. Il rischio per
la banca potrebbe essere un’opportunità.
II. Governare l’esposizione in base alle attese, per ottimizzare il livello
assoluto della rischiosità: la banca, volontariamente, si assume il rischio
speculandoci sopra. Questo processo è chiamato ALM (asset e liability
management): gestione di attivo e passivo per sfruttare le opportunità di
mercato.

Rischio di liquidità  i rischi di liquidità sono funding liquidity risk e market liquidity
risk. È un rischio che per molto è stato dimenticato e ha effetti estremi come la perdita
di fiducia, la corsa agli sportelli, i “fallimenti” bancari…

È un rischio tipico del mondo bancario e non eliminabile. Hanno sempre un passivo più
a vista.

Manifestazione dei rischi:

a. Funding liquidity risk: incapacità di trovare liquidità vendendo fondi


b. Market liquidity risk: incapacità di trovare liquidità nel mercato

Rischi interni  rischio operativo, rischio strategico, rischio reputazionale

Rischio operativo: già oggetti di requisiti patrimoniali di Basilea, gli altri no.

Rischio strategico: legato a qualcosa che getta uno stigma su una società.

Rischio reputazionale: hanno una natura diversa. Il rischio strategico tipico lo si ha


quando si vuole raggiungere obiettivi senza strumenti e risorse.
 Rischio Operativo: è il rischio interno più rilevante e diffuso per le banche. Ci
sono diverse tipologie di rischio operativo:
- Processi interni: controllo interno
- Risorse umane: competenza ed esperienza
- Fattori tecnologici: sistemi informativi
- Fattori esogeni: contesto politico-legislativo e fiscale

Considerazioni sui rischi nell’intermediazione finanziaria:

 Crescente rilievo e ampiezza dei processi gestionali di risk management.


 Scelte da affrontare ex-ante: politiche di gestione, programmazione del
matching e delle correlazioni tra rischi.
 Articolazione essenziale di un processo formalizzato di gestione dei rischi:
identificazione e classificazione, misurazione, monitoraggio, gestione e
mitigazione, gestione del capitale economico per la sua efficiente
allocazione.

Negli ultimi anni si sono rafforzate le funzioni di controllo interno a causa dello stimolo
della vigilanza e della regolamentazione. I controlli interni e il risk management hanno
assunto maggior rilievo e, all’interno di questa visione, si ha una visione più ampia
della banca. È una funzione che è a stretto contatto con il consiglio di amministrazione
e consente di vedere il funzionamento di una banca.

L’evoluzione del risk management va formalizzato e declinato, per questo vengono


fatte una serie di scelte strategiche e di processi operative.

Ex ante: le banche devono fare delle previsioni, programmare la loro assunzione del
rischio e decidere le politiche gestionali da adottare. È la stessa logica del RAF (risk
appetite framework) dove la banca dichiarava il tipo di propensione al rischio. Con il
risk appetite framework la banca guida e progetta. Questo è un processo
fondamentale, le banche devono essere consapevoli della direzione in cui vanno e
devono prendere un set di indicatori da monitorare per vedere se la direzione è
corretta.

La banca quando opera la programmazione deve:

I. Identificare e classificare i rischi: non solo quelli di Basilea ma tutti i rischi a


cui è sottoposta.
II. Misurare i rischi stessi: la misurazione dipende dalla qualità dei dati, se ho
dei dati approssimativi questa fase è inutile.
III. Monitoraggio periodico: le banche dovrebbero mettere la misurazione su un
asse cartesiano in modo da vedere l’evolversi dei rischi nel tempo.
IV. Gestire e mitigare i rischi: i rischi possono modificarsi, essere evitati, essere
aumentati e mitigati.
V. Gestire il capitale economico per la sua più efficiente allocazione: il capitale
può essere di diversa natura e quel capitale deve essere remunerato.

Il baricentro gestionale delle banche è formato dalle funzioni di controllo interno. La


vigilanza porta le banche verso livelli di maggiore professionalità.
CONFIGURAZIONE BANCA
Banca universale: la banca universale è un’impresa unica, cioè una società con un
suo marchio, un suo capitale e una sua sede sociale. È un soggetto autonomo e
singolo che svolge tutte le attività concesse per una banca dalle leggi vigenti.

Si chiama “banca universale” perché questa da sola svolge tutte le funzioni concesse
ad un intermediario creditizio. È:

- Multibusiness
- Multiclient
- Multiprodotto

L’unico limite a cui si va incontro sono le riserve di legge legate ad altri soggetti.

Vantaggi derivanti dalla diversificazione produttiva:

a. Possibilità di sfruttare economie di diversificazione globali e di prodotto


specifico: a volte può creare forme di vantaggio competitivo come economie di
scala.
b. Offerta completa di prodotti e servizi alla clientela: gamma molto ampia, ruolo
di fidelizzazione della clientela.
c. Stabilizzazione dei profitti della banca: dibattito molto ampio. L’idea di fondo è
che se si produce molto, si diversifica e questo riduce la volatilità dei profitti
della banca. La banca universale è multi-business e bilancia profitti e li
stabilizza. Sono state stimolate anche le banche piccole per questo motivo.
d. Riduzione del comportamento opportunistico del management: nella banca
universale, rispetto al gruppo, si vuole ridurre il comportamento opportunistico
dei manager. Nella banca universale i rapporti sono rapporti gerarchici e diretti.
Essendoci uno schema gerarchico è più facile il ridimensionamento dei
manager.

La banca universale è organizzata in maniera divisionale  quindi costi di


coordinamento e controllo esistenti, ma in maniera inferiore rispetto al gruppo
bancario.

La banca universale è molto grande ed è naturale che al suo interno si creino diverse
forme di organizzazione. Uno dei metodi più classici è l’adozione di un metodo
divisionale, ad esempio modello divisionale retail banking. Il retail banking è un
modello utilizzato dai gruppi bancari perché le esigenze della clientela retail rispetto ai
clienti dell’impresa necessita di responsabili diversi.

Svantaggi della banca universale:

- Potenziali conflitti di interesse che si possono ingenerare tra la banca e la sua


clientela: la banca ha molte informazioni dei propri clienti e si potrebbe trovare
nella situazione di abusarne.

Come limitarli:

1. Presenza di efficaci meccanismi di controllo e governo a livello organizzativo:


vengono messi dei presidi per far sì che alcune parti della banca non
comunichino tra di loro.
2. Adeguamento alle migliori best practices internazionali e adozione di regole
di governance che prevedono un maggior numero di amministratori
indipendenti.
3. Inserimento nelle normative di specifiche norme sui conflitti di interesse.
- Aumento del grado di rischiosità complessiva: una banca universale può essere
facilmente contagiata da virulenze sul mercato.
- Limite delle riserve di legge di altri soggetti.

Modello del gruppo bancario: il gruppo bancario è un modello organizzativo che


comprende:

1. Capogruppo
2. Società che svolgono attività bancaria, finanziaria

Consente di abbinare:

A. Un unico disegno strategico


B. Economie di specializzazione che scaturiscono dagli elevati livelli di
specializzazione che contraddistinguono i processi produttivi delle diverse
società

È il modello inizialmente adottato dalle banche italiane per realizzare la


diversificazione produttiva. È stato il modello prevalente in Italia dei grandi soggetti.
Alla fine della foresta pietrificata erano presenti piccole banche e non erano pronte ad
essere banche universali.

Capogruppo: la holding che comanda

Società sottostanti: società che possono essere di diversa natura: banche,


assicurazioni, SPV, società di leasing, SIM…

Vantaggi del gruppo

1. Visione strategica unitaria, la capogruppo da un disegno unitario all’azione del


gruppo
2. Si lavora sulla specializzazione: una banca universale tenderebbe ad essere
generalista, mi aspetto che sappia fare tutto bene. Nei gruppi si ha maggior
specializzazione perché le società sono specializzate al loro interno.

La capogruppo può essere una holding pura o una holding mista. La holding pura fa
solo attività di gruppo e non ha attività interattiva con il pubblico, si occupa solo di
controllare e coordinare le società sottostanti. la holding mista è una banca con delle
filiali che però è anche a capo di altri soggetti.

Sotto alla capogruppo abbiamo delle società specializzate.

Se il gruppo è molto incasinato si possono prevedere delle subholding: società A è la


capogruppo, sotto abbiamo asset management tutto insieme  società B controlla
tutto l’asset management.
Sono centri di comando intermedi e sono frequenti quando il modello è divisionale. Le
subholding possono essere società operative o scatole vuote (le subholding operative
devono fare riferimento al settore).
Modello divisionale: si suddivide il gruppo in divisione dentro cui ci sono bilanci propri
e assetto organizzativo proprio.

- Ogni area strategica di affari è gestita operativamente da una specifica


divisione.
- Le divisioni possono formarsi per prodotto/segmento di clientela/area
geografica.

Modello gruppo federale: le banche federali mantengono il loro marchio e quindi la


denominazione con l’aggiunta del gruppo. Tutte le funzioni produttive sono accentrate
in soggetti del gruppo, tutta la parte produttiva viene aggregata al gruppo e le banche
federate rimangono solamente come rete distributiva e di vendita.
L’idea sarebbe quella di migliorare la qualità di fondo del prodotto facendola in centri
specializzati.

- Processo di aggregazione che consenta di:


- Beneficiare di economie di scala
- Perseverare il valore rappresentato dal rapporto di clientela detenuto
nel proprio mercato geografico di elezione

La holding detiene le quote di partecipazione delle società controllate.

Il modello divisionale individua aree strategiche d’affari declina per aree geografica
oppure per prodotti, spesso segmento di clientela.

Il modello del gruppo federale: tante banche che inizialmente fanno tutto perdono i
loro compiti produttivi come la finanza che viene concentrata in alcuni luoghi che sono
delle vere e proprie fabbriche di prodotti e servizi. Mantengono solo la rete con la
clientela quindi il marchio e il contatto con i clienti.
Si beneficia delle economie di scala, ogni banca mantiene il rapporto con la clientela.

Gruppo Banca Universale


1. Economie di diversificazione 1. Maggiori economie di
VANTAGGI
2. Ampliamento dei canali di diversificazione e produzione
distribuzione e vendita congiunta
3. Maggiore possibilità di 2. Migliore produzione di informazioni
approvvigionamento risorse 3. Minore livello dei costi sostenuti
finanziarie 4. Più flessibilità nell’utilizzo delle
4. Facoltà di realizzare rapporti risorse
di alleanze con altre 5. Maggiore riequilibrio delle
imprese scadenze
5. Flessibilità organizzativa
6. Ridurre i conflitti di
interesse esistenti
1. Difficoltà di un efficace 1. Più frequente presenza di conflitto
coordinamento delle di interessi
SVANTAGGI
politiche gestionali e di una 2. Più alto rischio associato agli
direzione unitaria interventi creditizi
2. Potenziale ostruzione delle
società partecipate
3. Struttura burocratica con
più elevati costi di gestione
4. Gestione meno unitaria
delle risorse umane e servizi
5. Responsabilità patrimoniale
della capogruppo anche per
le obbligazioni assunte dalle
partecipate
6. Più ardua individuazione dei
fabbisogni delle imprese
clienti

Banche specializzate: specializzazione operativa intesa come uno specifico


orientamento da parte di un intermediario in termini di:

- Segmento di clientela
- Prodotto
- Area geografica
- Canale distributivo utilizzato

Può essere riferita ad uno solo di questi elementi e le scelte possono discendere dalla
normativa che disciplina gli intermediari.

La banca specializzata ha un orientamento particolare/specifico. Sono delle banche


propense ad una diversa caratteristica che una banca può possedere. La
specializzazione si manifesta in:

 Segmento di clientela: banche dedicate ad un solo segmento di clienti che


abbiano caratteristiche omogenee. Le banche che si dedicano alla clientela
facoltosa è la private banking. Quelle che si dedicano al pubblico indistinto è la
retail banking e quella che si dedicano alle imprese è la corporate banking.
 Prodotto: società banche che sono specializzate nel credito a lungo termine, si
specializzano sul core business prodotto.
 Area geografica: banche locali
 Canale distributivo utilizzato: banche online che hanno un canale virtuale.

Spesso la specializzazione non è un’opzione. La banca si trova a presentare forme di


specializzazione in forza della legge.

Riforme BCC

Le BCC erano molte. La vigilanza su queste era complicata, quindi di è previsto che
BCC si unissero in gruppi BCC (associazioni tra loro).

Questo però non era un processo semplice e non è ancora terminato. Questo processo
consente di entrare in gruppi che curano i loro interessi, danno supporto a BCC di tipo
professionale e coprono i danni. Le BCC sono il maggior numero delle banche. I gruppi
sono formati dalle BCC e dalle società di serving.

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