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5 Gennaio 2019
Augusto_Graziani
Ricorre oggi l’anniversario della morte di Augusto Graziani, uno dei più eminenti
economisti italiani del novecento e padre del filone teorico eterodosso noto come
teoria del circuito monetario (TMC). Benché apparentemente semplice ed intuitiva,
la TCM nasconde alcune insidie interpretative che nel tempo hanno dato adito a
fraintendimenti e ne hanno depotenziato il messaggio originario. Le brevi note che
seguono hanno lo scopo di contribuire a fare chiarezza su alcuni punti chiave della
TCM. Con l’avvertenza che si tratta di considerazioni personali sparse,
senza alcuna pretesa di esaustività.
Che cosa la TCM di Augusto Graziani mi ha insegnato
Che tale finanziamento è moneta-credito creata ex nihilo dal sistema bancario, non
necessitando alcuna previa accumulazione di fondi prestabili o risparmi (o, detto
diversamente, è l’erogazione di prestiti che genera depositi, non viceversa).
Che nuova moneta viene creata quando la banche accreditano il conto corrente delle
imprese, e distrutta quando le imprese ripagano i propri debiti con le banche.
Che se è vero che il livello dei prezzi dipende dai costi di produzione, è anche
vero che l’inflazione è uno degli strumenti che consentono alle imprese di imporre
i propri piani di produzione ai salariati (risparmio forzato).
Che, essendo l’acquisto di forza-lavoro l’unico scambio esterno per le imprese nel
loro insieme, é nell’appropriazione del prodotto del plus-lavoro (e cioè della
parte della giornata lavorativa complessiva eccedente il tempo di lavoro
necessario) che va rinvenuta l’origine del profitto per l’insieme delle imprese,
mentre la compravendita di beni capitale è solo un gioco a somma zero.
Che cosa la TCM di Augusto Graziani NON mi ha insegnato (nel senso che non dice, né
dovrebbe dire)
NON dice che non esistono altri gruppi o sotto-classi sociali, oltre ai tre
menzionati.
NON dice che un’impresa, considerata individualmente, non può finanziare la propria
attività attraverso altri canali, oltre al finanziamento bancario.
NON dice che il sistema bancario non può svolgere anche il ruolo di intermediario
dei risparmi.
NON dice che gli investimenti non vanno finanziati dal credito bancario.
NON dice che l’unica forma di mezzo di pagamento è la moneta bancaria (depositi) e
che i mercati finanziari non ricoprono alcun ruolo.
NON dice che la fissazione del salario nominale è sempre ininfluente per la
distribuzione.
NON dice che variazioni della domanda aggregata non possono mai avere un effetto su
prodotto nazionale, occupazione e distribuzione, ovvero che sono sempre efficaci
(dipendendo, invece, da decisioni prese dalle imprese in piena autonomia).
NON dice che politiche espansive o di trasferimento monetario non hanno mai alcuna
efficacia, ovvero che sono sempre efficaci (dipendendo, invece, da decisioni prese
dalle imprese in piena autonomia).
NON dice che l’inflazione è sempre un fenomeno positivo, ovvero negativo, per la
classe dei salariati.
NON dice che un aumento dei tassi di interesse ha sempre effetti inflazionistici,
ovvero deflazionistici (dipendendo, invece, da decisioni prese dalle imprese in
piena autonomia).
NON dice che l’interpretazione tradizionale della teoria marxiana del plusvalore
come pluslavoro va accettata così com’è, ovvero che deve essere rigettata.
NON dice che, in assenza di spesa pubblica ed esportazioni nette, le imprese non
possono mai realizzare profitti (reali) e/o pagare gli interessi dovuti alle
banche.