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economici, di benessere stabile e sicurezza concreta dei suoi membri. Dal punto di vista economico
questo valore (in termini di benessere e sicurezza) non può essere erogato direttamente, ma deve
avvenire mediante sistemi di produzione, quindi mediante l’esistenza, lo sviluppo e la capacità
competitiva delle imprese (che, possono essere di proprietà pubblica o privata). Ma anche in
questo senso non è univocamente definibile la capacità competitiva del territorio come possibilità
di rendere competitive le imprese che operano nel territorio, né risulta chiaro se tali obiettivi siano
effettivamente raggiungibili e consolidabili nel tempo, anche nel caso di sviluppo sul territorio di
imprese di proprietà straniera. Esiste, cioè, una strada per la competitività, che il territorio possa
sviluppare mediante l’“accoglienza di imprese estere”, oppure tale politica deve essere considerata
tattica, rimanendo l’obiettivo finale quello di consolidare il valore e la sua generazione mediante
l’esistenza di imprese nazionali competitive? È chiaro che una politica volta alla concentrazione
degli investimenti esteri si basi, fondamentalmente, sui bassi costi della manodopera, sulla
presenza di risorse naturali, unite, comunque, a infrastrutture sufficientemente sviluppate. Appare
evidente come questa politica (in cui le risorse disponibili sono messe a disposizione di imprese
dirette strategicamente all’esterno del sistema nazionale) non possa, nel tempo, garantire il
benessere dei membri della comunità, costretti a subire differenziali salariali, mentre i vantaggi
competitivi delle imprese e le capacità di innovazione permangono in capo al Paese che ha
promosso l’investimento e che mantiene differenziali salariali e di reddito (presente e potenziale)
tra le due economie. Pare, pertanto, evidente, come debbano realizzarsi due condizioni perché si
parli di competitività di un’area geografica politicamente omogenea. La prima è che le imprese
all’interno del sistema possano sfruttare le risorse materiali e immateriali presenti, consolidando
un vantaggio competitivo che consenta loro di permanere e svilupparsi sul mercato internazionale.
La seconda condizione è che i vantaggi, in termini di reddito, sicurezza sociale e benessere
rimangano all’interno del sistema. Appare chiaro come più che ragionare in termini di unità
territoriali o di unità politiche si debba ragionare in termini di sistema economico, indicando con
questa locuzione l’insieme di linee produttive integrate (che potremo definire sistema produttivo)
che rispondono a un medesimo sistema di rapporti e di regole relazionali condivise, e quindi a un
medesimo sistema sociale retto da storia, cultura, identità e istituzioni condivise. Le imprese, in
quanto organizzazioni produttive costituiscono i sistemi base in un’ottica di generazione di valore.
Un sistema produttivo è rappresentato da un insieme di imprese, viste come organizzazioni di
mezzi orientati a medesimi fini, e riconducibile al controllo di un soggetto economico. I sistemi
produttivi utilizzano le risorse di cui dispongono o che acquisiscono sui mercati interni o esterni al
sistema stesso, relazionandosi con altri sistemi di varia natura (sovra-sistema finanziario, sistema
istituzionale, clienti e concorrenti, sottosistemi produttivi, organizzazioni interne o esterne,
sindacati) con cui ricercano un equilibrio che assicuri loro la sopravvivenza. Possiamo chiamare
sistema economico l’insieme di sistemi produttivi che operano in un medesimo contesto sociale,
culturale, infrastrutturale, e che rispondono a regole simili nella reazione ai principali sovrasistemi
che condividono. I sistemi produttivi, pertanto, condividono nel sistema economico risorse e regole
comuni e, generalmente, vedono i propri sistemi produttivi e decisionali fortemente interrelati. In
un sistema economico trovano spazio, oltre alle realtà produttive, anche le dimensioni sociali, che
caratterizzano il contesto competitivo e lo rendono coeso rispetto ad altri sistemi economici,
trovando spazio, oltre alle ragioni produttive, eredità storiche, relazioni, regole di distribuzione del
reddito1. Nel sistema economico tendono a permanere i vantaggi dell’innovazione, laddove la
maggiore produttività si traduce in reddito distribuito (anziché in riduzione dei prezzi) e dunque in
valore (misurato fondamentalmente dai flussi produttivi e reddituali di rilievo). In ultima analisi il
sistema economico è quell’insieme di relazioni che, in una qualunque analisi, consideriamo
interrelate, uniche, agenti olisticamente e contrapposte dal punto di vista competitivo ad altre
unità esterne (tipicamente altri sistemi e altri sistemi economici), che complessivamente possiamo
definire ambiente. Il sistema economico, inoltre, ha anche una dimensione territoriale, pur non
coincidendo necessariamente con uno Stato, anche se tendenzialmente le imprese che operano in
un Paese sono soggette alle medesime norme e si confrontano con il medesimo mercato del
lavoro, con l’attività delle medesime istituzioni, con lo stesso ambiente di relazioni industriali, con
un comune sovrasistema finanziario. Per questo le imprese che operano in un Paese sono di solito
considerate agenti in un medesimo sistema economico, permanendo, comunque, sottogruppi (ad
esempio i distretti industriali, o le regioni economiche) che, nel tempo, possono acquisire
autonomia e importanza, potendo divenire anche antagonisti al sistema economico in cui sono
inseriti, minandone la coesione sociale. Come avremo modo di vedere, inoltre, proprio la
globalizzazione spinge a ridimensionare gli Stati, aumentandone il numero, spingendo le Regioni
antagoniste a emanciparsi, separarsi, ottenere autonomie, costituire nuove più piccole unità
economiche, sociali e politiche, che divengono nuovi sistemi sistemi economici. Le principali
dinamiche economiche dell’ultimo decennio sembrano confermare come la competitività
economica si configuri sempre di più un attributo proprio di un sistema economico, nella misura in
cui i vantaggi da essa derivati vengono a permanere all’interno del Paese o della regione in cui sono
sviluppati, come reddito distribuibile. La competitività è generalmente associabile a vantaggi in
termini di costo (del capitale, del lavoro, dell’energia) oppure come capacità di generare
conoscenza, anche questo elemento tipico risultato di sistema. Come si vedrà, però, solo la
capacità innovativa consente alle imprese di consolidare il proprio vantaggio competitivo e,
contemporaneamente, di poter generare valore a favore del sistema in cui l’impresa stessa opera.
Una delle dimensioni di competitività competitività è data, naturalmente, anche dal ruolo assunto
dal sistema nel complesso circuito di investimenti esteri, dalla sua capacità di attirare capitali su
progetti di eccellenza e, parallelamente, di partecipare in modo significativo ai progetti di sviluppo
oggi allocati nelle aree emergenti, governandone l’espansione. Nei sistemi competitivi si osserva
come la regia strategica sia nelle mani di un gruppo di grandi imprese (pubbliche e private) che,
rappresenta appunto, la massa critica capace di sostenere lo sviluppo dell’intero Paese. Questo
ragionamento ci porta a dire come, in genere, la condizione necessaria (ancorché non sufficiente)
perché un sistema economico aumenti la propria competitività risieda nella capacità di mantenere
tassi di produttività in valore elevato, parallelamente al pieno impiego dei fattori disponibili. In
questo caso, pertanto, la disoccupazione risulterebbe una causa di perdita di competitività,
associata con la presenza di elevati tassi di produttività. Deve essere comunque registrato come
secondo taluna letteratura (di cui si darà pur breve conto nei paragrafi successivi con l’aiuto di
qualche evidenza empirica) esista un qualche trade off tra produttività e occupazione nei Paesi
maggiormente sviluppati. Secondo queste impostazioni, con qualche differenza di impostazione tra
i diversi autori, in presenza di economia vicina al pieno impiego, le imprese, nel tentativo di
mantenere alta la produttività e quindi la motivazione del personale (per impedire che il personale
proficuamente inserito lasci l’azienda), sono disposte a pagare salari più alti che scoraggino i
dipendenti dal limitare la propria produttività e assiduità al lavoro (con il rischio di essere espulsi
dall’azienda perdendo il vantaggio salariale). Indipendentemente dalle spiegazioni che vogliamo
dare a questa relazione, possiamo dire che la percezione che i lavoratori hanno del proprio salario e
della sua equità influenza la motivazione al lavoro e dunque la produttività. Per avere una buona
produttività occorre pagare salari che siano ritenuti idonei a riconoscere il contributo dei lavoratori,
e, normalmente, tali remunerazioni risulterebbero risulterebbero più alte del livello salariale che
permetterebbe l’equilibrio sul mercato del lavoro, portando a registrare, inevitabilmente, il
fenomeno della disoccupazione. Anche la percezione che lavoratori e imprese hanno della
relazione e del valore del contributo del fattore lavoro al raggiungimento dei risultati aziendali,
porta a definire da un lato il criterio equo di distribuzione del reddito (tra salari e profitti) e
dall’altro il livello equo di remunerazione del lavoro, a ben vedere è prodotto dal sistema sociale e
dalle dinamiche a esso interno. La forza del ruolo di tale sistema, dunque, non può essere
sottovalutato e deve essere indagato in modo particolare. Uno dei modelli più famosi e utilizzati
per studiare la competitività di un sistema territoriale è il cosiddetto “diamante” di Porter, in cui
l’autore propone una revisione del suo modello tradizionale (rivolto a definire le strategie di
successo delle imprese) per consentire di pervenire a qualificare le dimensioni rilevanti nella
definizione del vantaggio competitivo delle nazioni2. Secondo questa impostazione le determinanti
critiche per definire il vantaggio competitivo sono quattro: le condizioni dei fattori produttivi, la
strategia e la rivalità tra le imprese, le condizioni della domanda interna e la qualità e la capacità
competitiva internazionale internazionale delle industrie collegate e di supporto. In questo quadro
l’obiettivo del territorio deve essere quello di permettere la nascita e lo sviluppo di imprese vocate
all’innovazione, capace di garantire elevata produttività. Possiamo pertanto definire queste
dimensioni in termini di capacità di incidere sull’identificazione delle imprese strategicamente
votate a innovare, selezionando quelle maggiormente capaci di competere su piano internazionale
modello di PORTER.
La condizione dei fatto rappresenta la posizione che la nazione ha rispetto alla forza lavoro
qualificata e le infrastrutture, meno per il basso costo della manodopera e la presenza di risorse
naturali. Anzi la presenza di salari bassi e risorse abbondanti potrebbero spingere le imprese a non
investire in innovazione, sfruttando il margine di vantaggio verso gli altri sistemi economici. Al
contrario, imprese povere di risorse naturali, o con costi del lavoro elevato, per competere, hanno
bisogno di sviluppare innovazione per ovviare a tali fonti di svantaggio iniziale. Il vantaggio
competitivo deriva non solo dalla presenza di fattori specializzati differenziati, ma dalla capacità
delle imprese localizzate in tale area di amplificare, potenziare, sostenere e valorizzare
continuamente e costantemente tale specializzazione. La maturità strategica e la rivalità delle
imprese rappresenta un’altra condizione per la sana evoluzione delle strutture produttive nazionali
verso l’innovazione e la competitività. Il territorio, in questo modo, seleziona naturalmente le
imprese più adatte a competere a livello internazionale, incorporando criteri concorrenziali. La
domanda interna è un aspetto molto rilevante dal punto di vista quantitativo e qualitativo. La
stessa sofisticazione della domanda permette alle imprese di affinare la qualità dei propri prodotti,
migliorando il relativo vantaggio competitivo competitivo sul piano internazionale. Da ultimo un
fattore determinante per la definizione del diamante sono i collegamenti tra le imprese e la
presenza di imprese, di supporto o collegate in ciascun business, altamente competitive sul piano
internazionale. È, cioè, importante che le imprese competitive siano tra loro connesse in modo da
permettere da un lato la disponibilità di forniture di elevata qualità a costi concorrenziali, ma anche
di spingere a un’evoluzione verso l’efficienza dell’intero sistema produttivo. In questo senso
assume una valenza particolare la presenza di una concentrazione territoriale delle imprese che
consente uno sviluppo sistemico all’intero diamante. Particolare rilevanza strategica territoriale
risiede, pertanto, nei distretti industriali in cui i vantaggi delle relazioni si sommano a una spiccata
competitività interna, capace di migliorare le performance delle imprese ivi localizzate. In questo
schema si inseriscono altre due variabili. L’una, completamente esogena, rappresenta gli shock
determinati da condizioni mondiali non governabili dal territorio (le guerre, le crisi petrolifere) e
conseguenza di strategie specifiche (si parla, in questi casi di chance), l’altra connessa con il
comportamento dello Stato e le scelte pubbliche degli attori politici istituzionalmente rilevanti per
il territorio3. Il ruolo dello Stato per Porter è piuttosto marginale, secondo un approccio orientato
alla visione liberale, forse sotto un certo punto di vista semplicistico alla luce della crisi finanziaria
del 2007. Lo Stato, secondo l’autore, dovrebbe svolgere un’attività maieutica dell’azione
imprenditoriale, assumendo il compito di interpretare il diamante, creando un contesto idoneo a
sviluppare la competitività delle imprese, anche favorendo la deregolamentazione e la legislazione
antitrust. Ovviamente allo Stato rimangono compiti importanti in tema di infrastrutture e beni
pubblici. Il modello di Porter consente, dunque, di valutare la competitività, come capacità di
permettere alle imprese di sfruttare differenziali di produttività. Tuttavia sembra semplificare
troppo il ruolo della selezione delle imprese, pure importante, rispetto al duplice fattore
dell’innovazione e della produttività, riducendo il ruolo dello Stato. Infatti, come analizzeremo,
l’innovazione non è il risultato soltanto di un ambiente particolarmente competitivo. Questo
ambiente, infatti, accorciando l’ottica temporale di riferimento, favorisce la ricerca applicata ma
disincentiva la ricerca di base, al contrario favorita dalla presenza di margini di extra-profitto e dalla
presenza di barriere all’ingresso tipica dei mercati oligopolistici. Esiste, dunque, un ruolo
importante rivestito dalle politiche industriali che consentano al sistema economico di consolidare
la giusta composizione delle risorse che favorisca lo sviluppo della ricerca di base e applicata idonea
a garantire un ambiente orientato all’innovazione e dunque alla costituzione del giusto ambiente
competitivo. Lo Stato poi, svolge un ruolo centrale nella redistribuzione del reddito intervenendo e
modificando gli equilibri conseguenti alla distribuzione del reddito conseguente alle politiche
industriali e alle condizioni di sviluppo dei mercati dei fattori (in particolare il fattore lavoro).
Questo intervento, come si avrà modo di vedere, sembra una leva spesso sottovalutata per
consolidare il vantaggio competitivo, invece, non solo aiuta a sostenere la domanda, ma favorisce
la coesione sociale basata sul concetto di equità che, come dimostreremo, facilita sia il
consolidamento della fiducia degli operatori (alimentando consumi e investimenti) sia la
motivazione al lavoro, elemento cruciale per definirne la produttività. Il secondo limite evidente
riguarda il ruolo della domanda interna, che rimane assolutamente marginale rispetto all’impianto
microeconomico riconosciuto basilare per il conseguimento della competitività nazionale. Occorre
affiancare a questa impostazione anche un nuovo paradigma macroeconomico che consideri
l’importanza che riveste l’appartenenza allo specifico sistema economico nelle decisioni di
consumo e di investimento. Questa impostazione, inoltre, dovrebbe permetterci di valutare
ulteriormente il ruolo del credito e del suo razionamento nella possibilità di sviluppo del sistema.
Infatti, tra i beni pubblici che occorre presidiare, un ruolo importante è svolto anche dal patrimonio
informativo sullo stato dei debitori, detenuto, valorizzato e diffuso proprio grazie all’azione
strategica del sistema bancario di intermediazione creditizia. Solo tenendo effettivamente conto di
questa dimensione si può valutare l’effettiva possibilità di sfruttare compiutamente le risorse
materiali e immateriali presenti nel sistema economico, in particolare in caso di crisi economico-
finanziarie. Il terzo limite dell’impostazione offerta da Porter sta nel ruolo del tutto residuale
assegnato al sistema sociale e al sistema etico del Paese, che viene in qualche modo posto sullo
sfondo delle decisioni strategiche delle imprese, sottovalutando il ruolo delle istituzioni e delle
relazioni, delle basi etiche e culturali e delle relative dinamiche nella configurazione stessa del
sistema economico. Se consideriamo distintamente le dinamiche produttive e quelle sociali,
possiamo identificare due “motori” che permettono il funzionamento del sistema economico,
indipendentemente dalla sua ampiezza. Da un lato c’è il sistema produttivo che, sulla base di
determinate possibilità produttive è deputato a trasformare input in output. Gli input
rappresentano, per il sistema, una serie di capacità potenziali che in qualche modo il meccanismo
produttivo trasforma in capacità di fatto, che rende disponibili per le diverse componenti del
sistema economico. Il sistema produttivo, pertanto è un insieme di industrie (comprendendo tutti i
settori, compreso, ovviamente, quello pubblico) che utilizzando le capacità insite nelle risorse
messe a disposizione e in grado di realizzare prodotti, servizi e merci contenenti utilità, a seconda
del modo in cui viene condotto. L’insieme delle relazioni che, all’interno del sistema economico,
non sono riconducibili al sistema produttivo appartengono al sistema sociale. In questa
componente ritroviamo le forme associative, di natura politica o civile che utilizzano il sistema
produttivo, e connaturano il sistema economico perché definiscono, sulla base delle proprie
pressioni e del circuito di interessi che attivano, il comportamento e le finalità dell’area produttiva.
In altri termini il sistema sociale caratterizza l’unicità del sistema economico, cui il sistema
produttivo appartiene in virtù delle sue relazioni con il sistema sociale. Come il sistema produttivo,
anche il sistema sociale agisce mediante l’interazione di gruppi eterogenei che, sulla base delle
regole istituzionali e politiche e della relativa forza negoziale riescono a influenzare le decisioni e le
prospettive del sistema, assumendo una valenza di tipo politico. L’interazione tra i diversi gruppi di
interesse che hanno potere (pertanto non marginali) definiscono, quindi, il sistema di valori di
riferimento e, parallelamente, il sistema di interessi e protezioni. Da questo contesto si impone, in
modo abbastanza definito, quello che potremo chiamare sistema istituzionale, ossia l’insieme di
regole che gestiscono i conflitti di interessi e la loro più coerente composizione. In altri termini
viene così a emergere l’area di conflitto tra le forze esistenti, ma anche il reciproco riconoscimento
e la compartecipazione alla definizione delle regole per il controllo del potere. L’insieme delle
interazioni interne al sistema sociale con l’ambiente costituisce l’intelaiatura relazionale alla base
del sistema economico. Le regole decisionali assumono rilevanza fondamentale: il sistema
clientelare si impone come regola istituzionale in quanto consente di definire il modo in cui le
pressioni di interesse si realizzano all’interno della società. I due sistemi, valoriale e istituzionale,
caratterizzano uno specifico sistema economico agendo, pertanto sulle evoluzioni del sistema
produttivo. Questo, infatti, è lo strumento fondamentale che il sistema sociale possiede per
raggiungere i propri obiettivi che, appunto, variano sulla base dell’insieme delle regole istituzionali
esistenti. Il sistema sociale, in particolare, fornisce i fattori produttivi, indirizzando il
comportamento del sistema industriale verso gli output di interesse. Naturalmente tali output
servono anche per remunerare i fattori produttivi e per reintegrare il funzionamento dello stesso
sistema produttivo. Dall’interazione tra sistema sociale e sistema produttivo vengono a
determinarsi anche i diversi prezzi dei fattori e dei prodotti, come risultato delle capacità contenute
negli output ma anche degli equilibri sociali e politici interni al sistema economico. Un sistema
istituzionale, indipendentemente dalla sua natura o dal suo contenuto, è sostenibile fino al punto
in cui il sistema produttivo è idoneo a sostenerne l’onerosità degli scambi: nel momento in cui il
sistema produttivo diventa inidoneo a permettere tale equilibrio, allora viene meno lo stesso
sistema sociale. Naturalmente, non è questa la sola condizione che porta a evoluzioni istituzionali,
che, più in generale, possiamo affermare conseguano al mutare di equilibri di forze e interessi
interessi interni al sistema sociale. Naturalmente il mutare di equilibri è funzione di pressioni
endogene ed esogene al sistema considerato. Il sistema produttivo è strumentale a servire il
sistema sociale, trovando le risorse al proprio interno. I sistemi economici, però, sono sempre di più
sistemi aperti, che hanno, cioè, bisogno di aderire a scambi esterni per funzionare. Così facendo
devono aderire a sistemi istituzionali intersistemici che sono diversi da quelli interni. Se, ad
esempio, nel mercato globale viene a imporsi, per le diverse forze economico-sociali in gioco, un
principio competitivo di tendenziale apertura dei mercati (reali e, soprattutto, finanziari), ecco che
l’equilibrio tra sistema sociale e sistema produttivo non dipende più esclusivamente dalla stabilità
delle regole interne, ma esso viene a correlarsi, in misura dominante, alla capacità del sistema
economico di mantenere e accrescere le proprie risorse in un contesto più ampio. In questo senso
sorge il problema della competitività del sistema economico Tale competitività, come si vedrà, è
funzione delle risorse disponibili e del loro utilizzo. Per questo anche un sistema sociale stabile
potrebbe perdere il controllo del sistema istituzionale allorché non garantisca stabilmente al
sistema economico la competitività sistema economico di mantenere e accrescere le proprie
risorse in un contesto più ampio. In questo senso sorge il problema della competitività del sistema
economico Tale competitività, come si vedrà, è funzione delle risorse disponibili e del loro utilizzo.
Per questo anche un sistema sociale stabile potrebbe perdere il controllo del sistema istituzionale
allorché non garantisca stabilmente al sistema economico la competitività esterna mediante
l’azione del proprio braccio produttivo . proprio l’apertura dei mercato spiega la natura sempre piu’
esogena delle crisi politiche portando una selezione dei sistemi istituzionali coerenti con l’equilibrio
competitivo dominante . Seguendo queste linee generali e’ possibile a questo punto elaborare un
modello che consideri il valore di queste 3 dimensioni
.
LIBRO CAP 3) . Il ruolo della FIDUCIA, come attributo sociale, nelle crisi sistemiche
Il ruolo della fiducia nel ciclo economico Il sistema sociale proietta nell’economia un sistema di aspettative che,
solitamente, vengono racchiuse nel concetto di fiducia. Si tratta di una formula in realtà molto forte che evoca
qualcosa di maggiormente importante rispetto al significato che gli economisti danno alle aspettative. La fiducia è,
in effetti, una credenza fondamentalmente radicata (a torto o ragione) nella comunità, acquisita come dato di fatto
da tutti i membri del gruppo. Infatti ancorché formulato come ipotetico, il fenomeno futuro in cui si ha fiducia
diviene elemento centrale (praticamente certo, anche se come tale nessuno lo dipinge).
Questa percezione e questa convinzione portano a diversi effetti, due sono molto interessanti (e in effetti affrontati
dalla letteratura più importante). Il primo riguarda le cosiddette aspettative che si auto-realizzano. Il caso discusso
in tutti i corsi di economia riguarda la banca che subisce una corsa agli sportelli perché si sparge (e consolida) la
voce che tale istituto sia in crisi e presto non sarà in grado di onorare le richieste dei correntisti. Anche se la voce è
infondata, qualora divenga credibile (e dunque rientri nel novero degli eventi in cui si ha fiducia), tutti correranno a
ritirare i propri risparmi.
Ovviamente a un certo punto la banca non avrà la liquidità di sopportate tale innaturale corsa alla liquidità e fallirà.
Pertanto, non è tanto il rischio di fallimento razionalmente credibile ad aver influenzato il comportamento dei
risparmiatori, ma è, piuttosto, l’irragionevole credenza collettiva ad aver comportato il fallimento. Quindi le
aspettative si sono realizzate perché tutti le hanno assecondate. La stessa cosa avviene quando inizia a consolidarsi
la sensazione (anche ingiustificata) che un debitore sia in cattive acque. Tutti i creditori chiudono le proprie linee di
credito e tentano di recuperare immediatamente il proprio prestito. L’impresa (ancorché sana) entra in crisi e
fallisce. Ovviamente il sistema funziona anche al contrario. Se si consolida l’idea per cui un’impresa sia troppo
grande per fallire, per importanza economica, sociale o politica, anche in presenza di condizioni di rischio
elevatissime, risparmiatori e istituti di credito continueranno a finanziarne gli investimenti, certi che l’impresa
continuerà a esistere e a pagare le pendenze (è chiaro come la fiducia sia soggettivamente percepita come
certezza). Tanto che questa consapevolezza, condivisa dal management dell’impresa, porta a comportamenti non
avversi al rischio e a investimenti sempre meno prudenti, peggiorando la condizione del debitore, senza, però,
comportare cambiamento di comportamenti da parte degli operatori economici e finanziari, anzi aumentando
l’importanza sistemica dell’impresa e aumentando la fiducia nel considerare il soggetto economico troppo grande
per fallire. In questi casi, infatti, il fallimento dell’impresa coincide con l’inevitabile collasso sociale ed economico del
sistema in cui è inserito. Questo esempio e il suo esito ci porta a considerare un secondo caso in cui è evidente l’esistenza
di un’azione economica sociale legata all’andamento della fiducia: quello delle bolle speculative. In questi casi si consolida
la sicurezza che i valori di alcune attività (mobiliari e immobiliari) continueranno a crescere in futuro, per cui vi sia la
possibilità di guadagnare sulla loro crescita acquisendole e rivendendole a breve. Ci saranno persone pronte a
riacquistare a valore più alto perché certe che il valore crescerà ancora. La crescita del valore induce ad aumentare
la speculazione, favorisce il ricorso alla leva finanziaria, e alimenta la crescita di valore nominale. A un certo punto,
però, la bolla inevitabilmente esplode e le attività perdono valore in modo altrettanto rapido rispetto a quanto sono
salite. Qualcuno rimarrà “con il cerino in mano” e avrà perso il proprio capitale, innescando ulteriori problemi di
solvibilità nell’economia interessata. Appare evidente una considerazione. Le bolle speculative ci sono sempre state.
In molti casi gli operatori sono stati scottati dall’andamento del mercato, in molti casi diventano esempi disastrosi
nell’immaginario e nella memoria collettivi, eppure continuano gli errori di percezione e la speculazione miete le
stesse vittime. Perché i sistemi sociali non imparano da questo genere di errore? Perché i (pochi) moniti contro la
speculazione (e i suoi rischi) che talvolta si alzano nei periodi di boom vengono ignorati e talvolta addirittura irrisi?
Perché le istituzioni (anche politiche) non intervengono per frenare queste tensioni? Le risposte a queste domande
risiedono proprio nella dinamica sociale tipica delle economie industriali sviluppate, in cui la natura individualistica,
l’ottica esclusivamente rivolta al breve periodo (anche delle istituzione) e la degradazione della coesione sociale
portano a non voler vedere o a non voler considerare come un insieme di comportamenti atomistici, svolti
nell’interesse individuale, possano portare a conseguenze devastanti per il sistema sociale e, quindi, anche per gli
individui stessi. Questo porta necessariamente al consolidarsi di fenomeni di free riding. Per cui, preso dalla febbre
intorno a lui, ogni operatore può volersi arricchire aderendo all’onda entusiastica di speculazione. In caso di richiami
a future sciagure da un lato non valuta il suo comportamento (giustamente ritenuto microscopico nel contesto in
cui opera) significativo (dimenticando che tutti stanno adottando lo stesso comportamento) e dall’altro è certo
(perché lo sono tutti) di uscire dal circuito prima che, eventualmente, inizi il crollo. L’ottica individualistica e di breve
periodo porta a non considerare il significato e le conseguenze sociali delle proprie scelte. È un po’ la stessa
dinamica che spinge i correntisti allarmati ingiustamente alla corsa agli sportelli e al fallimento della banca, o dei
creditori preoccupati che portano a far fallire il proprio debitore che, altrimenti, avrebbe pagato regolarmente le
proprie pendenze. Si aggiunga che gli operatori, spesso, non sono in grado di analizzare compiutamente il gioco cui
hanno deciso di partecipare, ma si fidano del sentire sociale, cavalcato, di solito, da opinion leader anch’essi poco
preparati, ma capaci di usare metafore, narrazioni e immagini idonee a convincere gli individui della correttezza
delle proprie scelte. Le stesse istituzioni, i cui rappresentanti operano nell’ambito del ciclo elettorale, anche nel caso
in cui siano in grado di percepire il rischio dell’andamento dell’economia, sono portate ad assecondare questi
comportamenti per non minare il proprio consenso, rinviando i problemi a istituzioni future, condividendo la miopia
di cui si è ampliamente discusso.
Il sentire sociale oscilla assieme al circuito economico e intorno al consolidarsi della fiducia che, appunto,
rappresenta il set di aspettative condivise che automaticamente divengono le informazioni decisive per pervenire
alla costruzione delle diverse decisioni ancora. Quando si riscontrano periodi di crescita economica, naturalmente,
aumenta la fiducia nel futuro. Si tende, cioè, a ritenere che la crescita continuerà. È una forma di adeguamento
delle aspettative all’evidenza empirica alla base del normale processo cognitivo proprio degli esseri viventi che
collegano eventi consecutivi cronologicamente all’interno di categorie proprie della causa e dell’effetto. La
dimensione sociale di questa fiducia la alimenta in una sorta di autosuggestione, per cui vi è la sicurezza che
l’economia non potrà non crescere. L’aumento delle aspettative porta a ricorrere maggiormente al credito (e,
parallelamente, a concederne), ad aumentare i consumi e gli investimenti (nelle ipotesi di crescita di reddito e
domanda). Questi comportamenti degli operatori favoriscono, a parità di altre condizioni, la crescita economica,
dando ragione empirica alle aspettative. Questo, oltre a rafforzare la fiducia, spinge anche a espandere
l’indebitamento e a dare seguito a dinamiche speculative, certi che in questo modo si possa diventare tutti più
ricchi, purché tutti si partecipi a questo gioco. A questo punto le aspettative di crescita sono sensibilmente superiori
alle potenzialità del sistema produttivo. Il sistema sociale registra derive individualistiche elevatissime, tendenza a
giustificare frodi, corruzione e clientelismo, aumenta la propensione al rischio e alla speculazione, rafforzando le
logiche riferite al brevissimo periodo. L’economia è surriscaldata ed esposta a crisi. Appena si crea un qualunque
shock che renda evidente la distanza tra aspettative e potenzialità di crescita, la fiducia crolla e si trasforma in
sfiducia. Le crisi economiche (ma in qualche modo gli stessi cicli economici) si originano, pertanto, dalla
consapevolezza che quella che era chiamata fiducia si risolve in illusione. Allora il senso di onnipotenza e positivismo
sociale incontrano l’esperienza dei propri limiti, traducendo la crescita vertiginosa in caduta rovinosa, perché
altrettanto rapida. La sfiducia porta a razionare il credito, a ridurre gli investimenti e i consumi e,
conseguentemente, crolla l’occupazione, aggravando la situazione economica e, parallelamente, la sfiducia.
Parallelamente torna a mutare la superficie del sistema sociale. Mentre esiste una spinta psicologica (e filosofica)
generale rivolta alla ricostruzione della realtà, all’essenza delle cose, si consolida una nuova spinta alla coesione
sociale, per far fronte al dilagare della sfiducia nel valore e nelle potenzialità del sistema economico. Sono tipiche di
questi periodi le spinte al recupero dei valori etici e della meritocrazia. I grandi speculatori, prima definiti come
alfieri del capitalismo e benefattori pubblici, assieme la loro ammirata furbizia, diventano nemici dell’etica, e
principali responsabili della crisi in atto. Perfino le frodi e la corruzione, prima tollerate e assecondate, divengono
ora oggetto di reazioni sociali in nome dell’etica per certi versi ingiustificate. Lentamente l’economia riparte grazie a
spinte esogene (tipicamente, se possibile, interventi della spesa pubblica) o a eventi favorevoli, consentendo al
sistema sociale di consolidare la fiducia di imprese e consumatori. Eppure le lezioni non sono apprese, e,
successivamente si registreranno punte di euforia e il surriscaldamento dell’economia seguito dal nuovo
decadimento etico e dalla perdita di coesione sociale, alimentata dalla tendenza al free riding che vengono a
consolidarsi nei lunghi periodi di crescita (attorno al suo sentiero naturale) e che portano, forse inevitabilmente, al
rischio e alla febbre per la speculazione, scorciatoia per l’arricchimento.
Il clientelismo, come regola sociale, come vedremo, rende più virulento il processo, accentuando le fasi ascendenti
delle crisi di sistema (amplificando la probabilità di comportamenti speculativi, in presenza di opacità informativa) e
rallentando il processo di ripartenza dell’economia perché compromette la competitività e mina irrimediabilmente
la coesione sociale. Il clientelismo, in altri termini, di per sé non è causa di crisi di sistema, ma, in tali casi, è
elemento di estrema vulnerabilità del sistema economico.
Evidenze Elemento fortemente connesso con l’andamento delle crisi e dei cicli economici è dunque la fiducia
concepibile come convinzione diffusa e radicata nei membri di un sistema economico, e fondata su un’opinione
condivisa (ancorché non necessariamente razionale) e consolidata all’interno del sistema sociale. La fiducia è più
dell’aspettativa solitamente trattata in economia, è una credenza presa per vera, risultato di una narrazione
all’interno di una comunità, è un dato di fatto collettivo cui gli individui aderiscono acriticamente, come decisione
àncora per ogni propria scelta e azione. Cercheremo, in questo capitolo, di capire, attraverso alcune rilevazioni,
come la fiducia si relazioni con il ciclo economico, cercando conferma alle riflessione condotte nelle pagine
precedenti. La figura III.2 mostra l’andamento nel tempo dell’indice di Consumer Confidence elaborato dall’OCSE3,
con riferimento ad alcuni sistemi economici sviluppati (Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito) e alla media
dei Paesi appartenenti alla stessa Organizzazione proponente (appunto i Paesi a economia avanzata)4. La crisi del
2008, la prima realmente globale del periodo considerato, letta nella dinamica della Consumer Confidence5, ha
causato un crollo generale della fiducia, in modo sincrono (equivalente a quanto si è registrato ai tempi della crisi
petrolifera), e risulta in modo evidente preceduta da un picco nelle aspettative che tradisce il consolidarsi della bolla
speculativa. Le crisi sono, cioè, anticipate da periodi piuttosto lunghi di aspettative trionfalistiche, che preavvisano
cadute molto rapide. Se si eccettua la crisi conseguente all’11 settembre 2001 (esito di un attacco terroristico del
tutto inatteso), il periodo preso in esame (dal giugno 1982 a novembre 20096) mostra come le dinamiche
oscillatorie si siano, generalmente accentuate con il processo di globalizzazione, infatti dopo la seconda crisi
petrolifera sperimentata alla fine degli anni Settanta, si è assistito a un periodo piuttosto lungo di consolidamento
delle aspettative parallelamente a una crescita sensibile e pressoché continua dell’economia mondiale. Gli anni
Novanta hanno invece mostrato instabilità economica, bolle speculative e successive crisi. Le crisi di fiducia che
andiamo a registrare vengono a coincidere con gli effetti della prima guerra del Golfo, poi con la crisi valutaria delle
monete europee nel ‘92-‘93 (una crisi oggetto di speculazione che colpì realtà economiche del tutto dissimili),
quindi in concomitanza con la crisi delle economie emergenti del Sud Est Asiatico (ancora riconducibili a bolle
speculative), successivamente con la crisi dell’economia informatica (bolla finanziaria) a ridosso del 2000, ancora a
seguito degli eventi tragici del settembre 2001, e ancora una lunga corsa speculativa fino alla crisi del 20087.
L’elemento interessante di questo flusso molto concentrato nel tempo è l’incapacità dei sistemi sociali di evitare la
nascita di euforia e depressione, nonostante l’esperienza vissuta solo pochi anni prima. Questi circuiti della fiducia
hanno, pertanto, qualcosa di evidentemente connesso con la dimensione sociale delle comunità, tanto da innescarsi
indipendentemente dall’effettiva elaborazione razionale delle informazioni conosciute e delle esperienze,
addirittura di quelle personalmente sperimentate. Un dato interessante riguarda il Giappone. Non sembra sia un
caso che l’economia giapponese sia l’unica ad aver sperimentato un lunghissimo periodo di deflazione. Guardando il
circuito della fiducia delle famiglie, pare evidente come dall’agosto del 1992 fino al marzo 2004 si siano registrati
valori dell’indice sensibilmente e stabilmente (quasi continuativamente) inferiori al livello di fiducia normale pari a
1008, con, in particolare, un periodo nero (e del tutto ininterrotto) tra gennaio 2001 e marzo 20049. La bassa fiducia
si sposa con il ristagno dei consumi alla base della dinamica depressiva dell’economia fino alla prolungata
deflazione, male pericoloso dell’economia perché ancora privo di cura. L’impulso positivo e di recupero che, pure,
l’economia nipponica e la fiducia dei consumatori dell’estremo oriente sembrava essere trainata dal grande periodo
di crescita dell’economia dal 2004, per poi ripiombare nel rapido crollo, assieme alle altre economie, a seguito della
crisi iniziata nel 2008. La difficoltà del consolidamento e della ricostruzione dei normali circuiti economici, finanziari
e creditizi potrebbe addirittura far sospettare che la deflazione sia oggi un rischio anche per le altre economie
occidentali più sviluppate. È poi interessante notare come i circuiti di crescita e di caduta nei diversi sistemi
economici, ancorché interrelati, e ancorché riferibili a medesimi momenti cruciali dell’economia mondiale, seguano
percorsi diversi con ampiezze e tempistiche differenti, con bassi livelli di correlazione. Questa constatazione rafforza
l’idea che il circuito della fiducia sia il prodotto di ciascuno specifico sistema sociale, seppure, ovviamente,
l’integrazione dei sistemi economici imponga una vicendevole influenza sulle culture politico-socio-economiche e
sulle narrazioni adottate nei differenti contesti. Altro elemento estremamente interessante è che, seppur riferito a
un piccolo gruppo di Paesi, possiamo registrare una fortissima correlazione positiva tra indice di fiducia
puntualmente registrato nel 2009 e tasso di crescita di produttività nel periodo 1998-200810. La stessa significativa
correlazione non è invece riscontrabile raffrontando l’indice di consumer confidence con la produttività puntuale
registrata come PIL per ora lavorata (2009) o con l’indice di competitività fin qui utilizzato11. Questi dati sono
peraltro intuitivamente rilevabili anche semplicemente osservando i grafici rappresentati in figura III.3. In altri
termini, la crescita della produttività negli anni precedenti è motivo di fiducia in presenza di crisi economica, in
quanto consolida la sicurezza nei fondamentali dell’economia reale e rende il sistema consapevole della capacità di
accrescere la propria competitività nel tempo. È probabilmente, la stessa narrazione (divenuta identità sociale) che
consente a quello specifico sistema economico di far crescere rapidamente la produttività a preservare l’ottimismo
nel futuro degli individui e delle famiglie che lo compongono .
Il modello
Il credito ha un ruolo centrale nell’economia, consentendo di definire la liquidità. Pertanto pare opportuno,
intervenendo sul modello tradizionale, determinare la dimensione finanziaria sulla base di questo elemento più che
sulla base della domanda e dell’offerta di moneta. Gli stessi interventi della politica monetaria, dopo tutto, hanno
lo scopo di influenzare l’andamento del credito nell’economia. Poiché abbiamo annoverato la fiducia come il
risultato del sistema sociale, introdurremo questo concetto, nel nostro modello semplificato di equilibrio, tanto
reale che finanziario, come variabile esogena, ancorché, evidentemente influenzato dai cambiamenti degli stati di
natura, tra cui anche quel reddito e quel tasso di interesse che a sua volta riesce a influenzare. È possibile adottare
un modello molto simile a quello che Hicks ha utilizzato per costruire la sua LM, per definire una curva che
rappresenti l’equilibrio sul mercato del credito e che espliciti le aspettative di banche e prenditori di prestiti. Per
semplicità espositiva si utilizzerà una formulazione lineare,coerente con le finalità di questo volume. Iniziamo
dall’offerta di prestiti che viene, per definizione, a essere proposta dal settore bancario (che assorbe in sé l’intera
funzione di intermediazione creditizia) che, pertanto, si pone come gestore del patrimonio informativo circa la
solvibilità delle controparti. Le banche forniscono i prestiti tenendo in considerazione alcuni elementi. Al centro
della sua valutazione è sicuramente lo spread tra tassi che possono imporre sui prestiti e rendimenti dei titoli di
stato (cui possiamo anche approssimare il costo dei depositi). Poiché esse sono price maker sul mercato del credito,
la differenza di questi tassi non è data, ma frutto di due distinti equilibri (l’uno sul mercato dei prestiti, l’altro su
quello dei titoli). Poiché le banche impiegano il proprio capitale (ed eventualmente la raccolta) per offrire prestiti e
domandare titoli di stato, ipotizzando l’offerta di questi ultimi esogenamente determinata, i due mercati saranno
simultaneamente in equilibrio. Per semplicità, però, in questa breve esposizione non verrà considerato
esplicitamente il mercato dei titoli di stato, considerandone il relativo tasso di rendimento come variabile esogena.
Nel definire la quantità di prestiti offerta, tuttavia, le banche utilizzano il proprio patrimonio informativo,
potendosi benissimo realizzare condizioni di razionamento del credito, specialmente nel caso in cui vi sia una
percezione del rischio di controparte molto elevata. Le banche, pertanto, dovranno tenere in considerazione
alcune variabili, oltre al rendimento dei prestiti, per formulare la dimensione della propria offerta. In particolare
rileva lo stato complessivo dell’economia (e il reddito nazionale, in questo senso, è una buona sintesi del particolare
stato di natura del sistema economico), il livello e il grado di concentrazione del capitale esistente, la
capitalizzazione del settore bancario. Inoltre hanno un ruolo rilevante le aspettative, e dunque il grado di fiducia del
sistema finanziario nell’evoluzione del sistema economico, che conseguentemente fa correggere le decisioni
effettuate esclusivamente sulla base dei parametri dati. La terza componente è data dal grado di regolamentazione
e le scelte di politica monetaria effettuate dalla banca centrale, mediante interventi sul mercato aperto o sul livello
delle riserve obbligatorie (che costituiscono un costo della detenzione dei depositi per l’istituto finanziario, avendo
la funzione di limitare l’esposizione finanziaria dello stesso). Pertanto possiamo esprimere la funzione di offerta di
prestiti come funzione di queste decisioni, esplicitando, nello specifico, il reddito nazionale al fine di ottenere una
formulazione idonea a richiamare quella nota della curva LM. Pertanto, con buona dote di semplificazione,
possiamo esprimere la funzione nel seguente modo (seguendo l’impostazione che presuppone la creazione di una
decisione ancora e di successivi correttivi): Con:
ls2: incidenza dello spread sui tassi sulle decisioni di offerta di prestiti; - ip: tasso di interesse riconosciuto sui
prestiti; - iT: tasso di remunerazione dei titoli di stato; - ls1: incidenza del livello di reddito sulle decisioni
di offerta di prestiti; - q’1: fattore di correzione connesso con l’incidenza del grado di capitalizzazione
dell’economia sulle decisioni di offerta di prestiti; - K: grado di capitalizzazione dell’economia; - q’2: fattore di
correzione connesso con l’incidenza del grado di capitalizzazione del settore bancario sulle decisioni di offerta di
prestiti; - Kf: grado di capitalizzazione del settore bancario; - fF : fattore di correzione connesso con il grado di
fiducia e di aspettativa che nutre il sistema finanziario rispetto al sistema economico; - q3 :
fattore di correzione connesso con le politiche monetarie e di regolamentazione vigenti. La relazione tra grado di
fiducia percepita dal sistema bancario e offerta di prestiti è spiccatamente positivi - Nel caso, infatti, di fiducia (in
alcuni casi di entusiasmo), vengono assecondate le spinte speculative e, di solito, la presenza di ampia liquidità
permette di assecondare la richiesta di fondi, tanto che le banche tendono anche a cercare soluzioni per aggirare i
vincoli di regolamentazione, mediante la creazione di veicoli esterni non sottoposti a vigilanza. Per semplicità
esplicitiamo le variabili endogene, il grado di fiducia, il tasso di interesse sui titoli, e raggruppiamo tutte le altre
variabili (connesse con lo stato di natura e le politiche economiche) esogene. Pertanto avremo la seguente
formulazione:
Anche rispetto alla domanda di liquidità (e dunque di prestiti) partiamo dalla formulazione tradizionale (legata al
reddito e al costo del finanziamento) che costituisce la decisione ancora, con due fattori di correzione, uno
connesso con le aspettative legate alla fiducia nel futuro e l’altro connesso con le condizioni economiche di
riferimento (le variabili dello stato di natura escluso il reddito), in particolare in questa componente annoveriamo il
valore capitale delle imprese e la patrimonializzazione delle famiglie. Utilizzando una formulazione lineare ed
estremamente semplificata anche per la domanda di prestiti potremo scrivere:
LD = l1Y − l2ip + z + fL
Con z indichiamo il fattore di correzione delle decisioni dei prenditori di fondi connesse con l’attuale stato di natura
in cui versa l’economia. Con fL invece, esprimiamo il fattore di correzione connesso con il grado di fiducia e di
aspettativa che cittadini e imprese nutrono rispetto al sistema economico in cui operano. La dinamica di queste
variabili di correzione non è univoca. Mentre nel caso di espansione economica lo stato di natura cambia (in senso
espansivo per investimenti e patrimoni) e, conseguentemente, fiducia e aspettative migliorano, portando a un
aumento della domanda di prestiti, governata dall’euforia generale, nel caso di recessione le dinamiche della
domanda non sono così scontate. In questo caso recessione caduta della fiducia incidono sulla domanda di prestiti
in una duplice dimensione. Da un lato le prospettive negative del futuro inducono a ridurre gli impieghi, gli
investimenti e in particolare il circolante, riducendosi, dunque, il bisogno di accumulare scorte o di espandere la
produzione potenziale. Dall’altro le imprese (ma anche le famiglie) possono attraversare minusvalenze significative
connesse con la caduta del valore dei propri assets. In questo caso si vedono costrette a mantenere invariata o
addirittura espandere la propria domanda di prestiti per la sopravvivenza e non per finanziare lo sviluppo. Allo
stesso modo non è detto che il capitale circolante esistente venga a ridursi. A questo punto è possibile rielaborare il
nostro modello giungendo all’equilibrio sul mercato dei prestiti, che porterà a una LM non così semplice da
determinare come quella espressione del paradigma tradizionale. Pertanto, sarà: LS =LM
LM sara’ :
Al fine di studiare il rapporto tra le variabili endogene, e dunque la pendenza della curva LM così determinata,
possiamo isolare il fattore di dipendenza del tasso di interesse dal reddito (che nella nostra formulazione lineare
corrisponde al coefficiente angolare della retta risultante), ponendo:
La curva avrà una pendenza positiva se, come ipotizzabile, la domanda di prestiti sarà più sensibile dell’offerta al
livello di reddito. Appare chiaro come mutamenti nelle aspettative e del grado di fiducia, connessi con mutamenti
delle condizioni poste esogenamente, possano incidere sui tassi di interesse in modo non univoco. In fase di
espansione la crescita di fiducia influenza positivamente sia la domanda che l’offerta di prestiti. È possibile però
ipotizzare che, in questo caso, l’effetto sulla domanda sia tendenzialmente meno forte di quello sull’offerta. Questo
perché, di fatto, la fiducia nello sviluppo economico finisce per abbattere il rischio, permettendo alle banche di
espandere, a parità di rendimento (e delle altre condizioni rilevanti), l’offerta di prestito. L’effetto netto è,
tendenzialmente, orientato a un abbassamento del tasso di interesse. Se, invece, persiste razionamento del credito,
per cui l’entusiasmo degli operatori che richiedono prestiti non è (così) condiviso dagli intermediari finanziari, in
questo caso si potrebbe assistere a una pressione al rialzo dei tassi di interesse.
Ancora più complessa è la lettura del quadro nel caso di recessione e di caduta del livello di fiducia nel futuro da
parte sia dei prenditori a prestito che delle banche. Sicuramente l’effetto sull’offerta di prestiti è recessiva,
attuandosi un fenomeno di razionamento del credito. Sul lato della domanda, come abbiamo visto, potrebbe crearsi
una tensione sia all’aumento che alla riduzione in conseguenza di una modificata percezione delle prospettive di
sviluppo economico e delle condizioni di base dell’economia.
Ipotizziamo un sistema macroeconomico reale tradizionale, per semplicità omettendo le relazioni con il resto del
mondo. Come noto, la domanda aggregata, dipende da consumo, investimento e spesa pubblica. Consideriamo
data la spesa pubblica e il sistema di tassazioni, e ricostruiamo le funzioni del consumo e dell’investimento come
variabili endogene. Y = C + I+ G
Il consumo, oltre alla sua dimensione autonoma, dipenderà dal reddito corrente (in funzione della propensione al
consumo), ma anche dalle aspettative future sull’andamento dell’economia e, dunque, sul grado di fiducia che i
consumatori nutrono sul futuro del sistema economico in cui agiscono. Pertanto possiamo scrivere :
consumatori. Possiamo ipotizzare che questo valore sia esprimibile dagli interessati in termini di evoluzione del
reddito corrente. Per cui possiamo esprimere la variabile nel seguente modo. Pertanto, la variabile α sarà maggiore
di 1 nel caso in cui i consumatori abbiano percezioni di crescita dell’economia nel futuro, inferiore all’unità nel caso
di aspettative di rallentamento economico e di recessione. La variabile sarà nulla nel caso in cui non vi siano
aspettative riguardo all’economia e al suo sviluppo. A questo punto la funzione del consumo risulterà modificata.
In questa formulazione con Y e I viene indicato il reddito futuro atteso dalle imprese che non necessariamente
coincide con quello dei consumatori, poiché le aziende hanno una diversa (probabilmente migliore) percezione delle
dinamiche economiche. Possiamo ipotizzare, anche in questo caso, che le imprese esprimano tali percezioni in
ragione di una evoluzione del reddito corrente. Per cui possiamo esprimere la variabile nel seguente modo. La
variabile γ sarà maggiore di 1 nel caso in cui gli uomini d’affari abbiano percezioni di crescita dell’economia,
inferiore all’unità nel caso di aspettative di rallentamento economico e di recessione. La variabile sarà nulla nel caso
in cui non vi siano aspettative riguardo all’economia e al suo sviluppo. A questo punto la funzione dell’investimento
risulterà modificata.
Come fatto per il consumo, possiamo sintetizzare aspettative sull’andamento economico e riflessi sulle scelte in tema
di investimento nell’unica variabile fB che indica il grado di fiducia nell’economia delle imprese e la relativa
incidenza di tale fiducia sulle scelte degli operatori. Esprimiamo, infine, l’investimento come funzione, oltre che del
tasso di interesse, anche del grado di fiducia nell’economia delle imprese e dal reddito stesso. A questo punto è
possibile esprimere in modo sintetico la funzione di equilibrio sul mercato reale, sintetizzando nell’unica variabile A
la componente autonoma del reddito che racchiuda gli effetti sul prodotto delle componenti private e pubbliche non
dipendenti da reddito o tasso di interesse. Pertanto la funzione sarà esprimibile :
Per semplicità, ipotizzando che queste due variabili abbiano andamento similare, possiamo sintetizzare in un’unica
variabile f il grado di fiducia complessivamente espresso dal sistema sociale e i relativi effetti nelle dimensioni
private dell’economia (scelte in termini di consumo o investimento). Pertanto sarà:
Reddito e tasso di interesse di equilibrio saranno legati dalla nota relazione negativa che garantisce la pendenza
La fiducia, appare evidente, amplifica l’effetto moltiplicatore, mentre la sfiducia riduce la tensione allo sviluppo,
tanto che, come vedremo, può addirittura annullare gli effetti espansivi delle politiche economiche.
Dipende dalla reattività del mercato bancario e dalla disponibilità di espandere il credito assecondando la domanda.
Se la liquidità disponibile a causa della volontà di impiegare fondi segue (e supera la domanda), avremo
tendenzialmente una riduzione dei tassi sui prestiti. Al contrario se la crescita della domanda di prestiti è più forte
dell’espansione dell’offerta (ad esempio perché le banche decidono di adeguare al rischio la propria esposizione,
operando comunque in fase di razionamento del credito), avremo delle spinte al rialzo dei tassi interesse. È
interessante notare come, rispetto alle ipotesi fornite, la variazione variazione del tasso di interesse sui prestiti
incide sullo spread rispetto alla remunerazione sui titoli di stato, cosa che invece non avviene nell’approccio
tradizionale. La fase in cui la fiducia si spegne e l’esplosione delle bolle speculative apre la porta alla sfiducia, opera
una fondamentale contrazione dell’economia, sospinta da una leva finanziaria che agisce al contrario delle modalità
appena descritte. Sul mercato del credito si registra un fortissimo razionamento, in quanto il rischio di controparte
elevato spinge gli operatori finanziari a riposizionare il proprio portafoglio. Parallelamente crolla il patrimonio delle
famiglie e le aspettative sul reddito, facendo cadere il consumo. Allo stesso modo le imprese decidono di
ridimensionarsi, rivedendo gli investimenti e riducendo l’occupazione (peggiorando il clima sociale e la propensione
a consumare delle famiglie). Si apre una importante recessione sul mercato reale. Parallelamente si restringono
anche le possibilità di agire con politiche fiscali espansive perché è a rischio la stessa stabilità finanziaria dei debiti
sovrani né, in alcune condizioni, la stessa spesa pubblica avrà effetto, potendosi registrare in diverse fasi, come
spiegheremo nel paragrafo successivo, moltiplicatori inferiori all’unità. Anche in questo caso è probabile la
contrazione del reddito, mentre non è sicuro il risultato finale sui tassi di interesse. Infatti le banche potrebbero
scegliere di concentrarsi su meno prestiti ma meglio garantiti, offrendo tassi di interesse contenuti, lasciando fuori
dal mercato quei prenditori con progetti più rischiosi, disposti ad accaparrarsi risorse anche pagando un tasso di
interesse più elevato.
L’impostazione stilizzata nel precedente paragrafo può aiutarci a comprendere come le condizioni psicologiche
possano portare a un moltiplicatore keynesiano inferiore all’unità. In questo caso le politiche fiscali anziché far
crescere l’economia, la spiazzano al tal punto da far peggiorare la condizione di equilibrio. Per definire il
moltiplicatore, per semplice sostituzione, è innanzitutto possibile ricavare la formulazione del reddito di equilibrio
(e, parallelamente, quella del tasso di interesse che per brevità non ricostruiamo):
Formalmente il moltiplicatore, nelle ipotesi estremamente sintetiche proposte nelle pagine precedenti, può essere
reso nel seguente modo:
È interessante notare come il grado di fiducia percepito da consumatori e imprese incida in modo importante sul
moltiplicatore keynesiano, aumentandone la potenza se positiva e riducendolo in caso di previsioni negative sullo
stato dell’economia. In fase espansiva, infatti, le attese di crescita del reddito futuro inducono ad aumentare la
propensione al consumo, favorendo la crescita, eventualmente rafforzata nel caso di ribasso del tasso di interesse.
Quando la fiducia cade, invece, la propensione al consumo si riduce e il moltiplicatore, in questo senso, può anche
ridursi a valori inferiori all’unità13. Infatti, tale valore si ridurrà nel caso in cui la sfiducia abbia effetti su investimenti
e costumi tali da sopravanzare la normale propensione al consumo (quella mediamente osservabile in un ciclo
economico, indipendentemente dalle aspettative), al netto dell’effetto “spiazzamento” operato dal mercato
Poiché questa condizione occorre proprio nei casi di forte recessione, quando, cioè, gli effetti di un intervento
pubblico sono maggiormente richiesti dall’opinione pubblica e dalle forze politiche, bisogna domandarsi se sia o
meno auspicabile tale intervento. È evidente come sul piano squisitamente macroeconomico il moltiplicatore
inferiore all’unità ci dica che tali interventi sono in realtà dannosi, perché aggravando il debito pubblico sono
completamente spiazzati da consumo e investimenti. Occorre allora valutare gli effetti dell’intervento (o del non
intervento) sul piano del sistema sociale, per poi rilevare se tali effetti abbiano significati anche su quello
economico. Occorre, quindi, considerare l’effetto che l’intervento o il non intervento possa avere sul grado di
fiducia. Se pertanto l’intervento pubblico è percepito come idoneo a risolvere i problemi economici, gli operatori
modificheranno le proprie aspettative, aumenteranno la propria fiducia, consentiranno al moltiplicatore di superare
l’unità e trasformeranno (con il loro comportamento) l’iniziativa in una soluzione, attuandosi un caso evidente di
aspettative che si auto-realizzano. Ma non è detto che ciò avvenga. La spinta pubblica potrebbe avere un effetto
inferiore alle attese, comportando un ulteriore crollo delle aspettative, coniugato alla percezione, ancora più
sfiduciante, di sperimentare un aumento del debito nazionale. D’altro canto anche il non intervento può avere
effetti deleteri.
Qualora l’opinione pubblica si aspetti un intervento dello Stato e questo, invece lo neghi o ne proponga uno meno
significativo di quanto atteso (consapevole del valore del moltiplicatore) potrebbe verificarsi un peggioramento
dello stato di sfiducia in grado di deprimere ulteriormente l’economia, allungando l’agonia del sistema economico.
A ben vedere, dunque, la scelta non pare semplice, anche perché sembra più una scelta sociale che di politica
economica, risultando quest’ultima dimensione influenzata per il tramite del mutare del sistema sociale.
Per questo Banche Centrali e sistemi bancari sono da sempre studiati ed appellati come attori decisivi dell’economia globale.
Eppure le crisi sempre più ampie e sistemiche figlie della globalizzazione dei mercati finanziari sembrano minare questa
percezione.
La crisi iniziata nel 2007, anzi, sembra addirittura aver dimostrato come tali soggetti possono agire come incubatori delle crisi e
causa di contagio.
Questo corso allora intende dapprima affrontare le principali relazioni interne agli aggregati finanziari,
cogliere i limiti dei principali paradigmi disponibili e proporre un nuovo modello interpretativo, centrato
non tanto sul ruolo della moneta ma su quello del credito.
In questo senso verranno forniti alcuni spunti, utili per approfondire le tematiche di interesse, cercando
soprattutto la comprensione dei fenomeni maggiormente rilevanti per interpretare le crisi finanziaria,
piuttosto che concentrarsi su una retrospettiva delle (tante) teorie monetarie disponibili.
Il corso propone anche nuovi sentieri di ricerca, ponendo domande fondamentali con cui lo studente,
al pari del ricercatore, deve confrontarsi.
Il credito funziona grazie a dinamiche connesse con la fiducia e con le informazioni detenute sulla posizione del debitore.
La fiducia è un fattore sociale, risultato di un particolare sistema di aspettative radicate che può portare ad equilibri non
preventivati, anzi, può generare i fenomeni di aspettative che si autorealizzano , particolarmente pericolose in caso di
diffusione degli strumenti finanziari e di opacità informativa. Esistono dei cicli di fiducia che causano i cicli economici.
Le crisi portano a razionamento del credito, mentre i periodi di crescita, che riducono il rischio di fallimento, portano ad una
sua tendenziale esposizione debitoria (molti soggetti sono certificati come meritevoli di credito). I tassi di interesse reale
non consentono l’equilibrio.
Le politiche monetarie possono risultare inefficaci sul lato del credito.
La moneta segno, invece, indica un bene avente un valore convenzionale rispetto al suo utilizzo come mezzo di
pagamento. Il valore convenzionale deve essere inferiore a quello intrinseco.
Nell’ambito del concetto di moneta segno, distinguiamo:
Moneta fiduciaria: cioè gli insiemi di strumenti accettati come circolante, poiché riscuotono fiducia presso gli
operatori. E’ eletta tale dagli operatori. SE C’E SCARSA FIDUCIA POSSONO TILIZZARE MONETE FORTI ES. DOLLARO.
Moneta LEGALE : circolante emesso dalle autorità monetarie, le quali hanno il potere liberatorio dalle obbligazioni. E’
imposta come tale dalle autorità (ad esempio perché è l’unico mezzo liberatorio per le obbligazioni tributarie).
• In assenza di moneta lo scambio di beni e servizi comporta il ricorso al baratto. Questo risulta funzionale in economie
caratterizzate da ridotta frequenza delle transazioni
• In presenza di elevate transazioni, il venditore può ottenere il bene desiderato solo dopo una serie di scambi (baratto
multiplo), che non facilitano la compravendita di beni e servizi
• L'assenza di un mezzo di pagamento di diffusa accettazione:
Riduce il numero di scambi con conseguente scarsa efficienza allocativa
Limita la specializzazione produttiva e il conseguente aumento di produttività con scarsa efficienza nella produzione.
Il concetto di risparmio richiede il bisogno di introdurre nell’economia il riconoscimento e la valorizzazione del TEMPO. Chi
produce un bene deve consumarlo o venderlo prima che deperisca e solo una piccola parte dei beni può essere conservata e
consumata in futuro.
La moneta, nell’attesa di chi la detiene, deve mantenere il suo valore nel tempo
Chi produce un bene deve consumarlo o venderlo prima che deperisca e solo una piccola parte dei beni può essere conservata
e consumata in futuro.
La moneta, nell’attesa di chi la detiene, deve mantenere il suo valore nel tempo
Lo studio della moneta avviene tramite tre ambiti di indagine PER SCOPI :
Le funzioni della Moneta: cioè cosa la moneta è chiamata a fare nell’ambito del contesto sociale in cui è utilizzata.
Gli aggregati monetari: cosa si possa propriamente intendere come moneta, ovviamente dipende da quali siano le
funzioni che la moneta è chiamata a svolgere.
Definizione del valore della moneta: in relazione alle funzioni ritenute maggiormente rilevanti
In questa lezione ci concentreremo sulle funzioni, rinviando alle prossime considerazioni riguardo alle altre dimensioni
di analisi.
La produzione è il risultato dell’impiego dei fattori produttivi, il mercato reale definisce il tasso d’interesse (che regola risparmi
ed investimenti ) , il mercato monetario, pertanto regola i prezzi (valori nominali) nell’economia.
La moneta è neutrale rispetto al reddito. I due mercati sono DICOTOMICI (OGNI MERCATO RAGGIUNGE IL SUO EQUILIBRIO
MA NON VA AD INTERFERIRE SUGLI ALTRI MERCATI) CIOE’ UNA MODIFICAZIONE SULLA ONETA NON INCIDE SUL MERCATO
REALE O SU QUELLO DEI FATTORI PRODUTTIVI.
Mercato dei fattori produttivi : Definisce la produzione/reddito di equilibrio Y* (REDDITO di equilibrio ) : C’E’ UNA
DOMANDA E UN OFFERTA, ESSE SI INCONTRANO DEFINISCONO ES IL SALARIO DI EQUILIBRIO. IL COSTO DEL CAPITALE
D’EQUILIBRIO E DALL’ALTRA LA Q.TA’ DI LAVORO “L”e LA Q.TA’ DI CAPITALE “k” OTTIMALE . Y* =F (L , K )
Mercato reale Investimenti = risparmi Viene definito il tasso d’ interesse r ( Tasso interesse) . mette in
equilibrio investimenti e risparmi I = S . NEL MERCATO REALE VIENE AD ESSERE DEFINITO IL TASSO DI INTERESSE
PERCHE’ , IL REDDITO E’ DATO E QUINDI GLI INVESTITORI CHE PRENDONO A PRESTITO I FONDI E I RISPARMIATORI
CHE LI DANNO A PRESTITO , DECIDERANNO QUANTO INVESTIRE E QUANTO RISPARMIARE E SULLA BASE DELLA
Q.TA’ DI FONDI CHE VENGONO SCMBIATI SUL MERCATO VERRA’ DEFINITO IL TASSO INTERESSE D’ EQUILIBRIO r* .
Mercato MONETARIO : SI CONFRONTANO DOMANDA E OFFERTA DI MONETA Vengono definiti i prezzi dei beni La moneta
serve per definire e aiutare gli scambi P (Prezzi). LA MONETA SERVE PER LE TRANSAZIONI Mv = P Y QUI L’UNICA
VARIABILE ENDOGENA SONO I PREZZI (SE CAMBIA LA MONETA CAMBIANO I PREZZI ) , IL MERCATO MONETARIO NON
CONSENTE DI MODIFICARE IL REDDITO E NON INCIDE SUL TASSO DI INTERESSE . QUINDI SE AUMENTO LA MONETA INCIDE
SOLO SUL LIVELLO DEI PREZZI (AUMENTERANNO) .
QIìUINID C’E’ NEUTRALITA’ DELLA MONETA , POLITICHE MONETARIE NON AVRANNO EFFETTI SUL MERCATO REALE .
Il prezzo ed il valore della moneta è funzione del modello teorico che viene utilizzato.
Lo stesso valore della moneta non è univocamente determinabile, ma dipende dalla funzione monetaria più rilevante.
Il suo valore può conseguentemente essere collegato ai prezzi (e dunque al consumo possibile) oppure al costo della
sua detenzione (DETENENDO MONETA RINUNCIO AL TASSO DI INTERESSE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE ).
Le funzioni della moneta come mezzo di scambio :
MODELLO WALRASIANO:
Tutti i beni sono scambiati tra di loro in funzione di prezzi relativi.
L’autorità centrale è il banditore che regola senza costi gli scambi , IL BANDITORE METTE
INCOMUNICAZIONE OFFERTA E DOMANDA E IN QUESTI SCAMBI VIENE DEFINITO IL
PREZZO RELATIVO ( CHE NE’ UN PREZZO REALE) .
Il modello è solo formalmente monetario. La moneta non ha nessun ruolo effettivo.
In assenza di banditore (NELLA REALTA’ NON C’E’) , occorre che la MONETA minimizzi gli
scambi per quelle merci non direttamente scambiabili (LA MONETA HA LA FUNZIONE DEL BANDITORE).
La moneta consente al mercato WALRASIANO di agire come se esistesse il banditore.
BRUNNER E MELTZER:
La moneta consente di minimizzare le informazioni necessarie per lo scambio che gli operatori devono acquisire.
La teoria TRADIZIONALE , collega il CREDITO con le istituzioni bancarie che, per concederlo,
creano depositi e dunque MONETA .
Pertanto si è ritenuto di dover controllare la moneta per poter controllare il credito.
GOVERNANDO LA MONETA NON SI GOVERNA NECESSARIAMENTE IL CREDITO:
INFATTI IN CASO DI RESTRIZIONE MONETARIA , ANCORCHE’ CI SIA GROSSA MASSA DI
LIQUIDITA’ IMMESSA SUL MERCATO DALLE BANCHE CENTRALI , IN ASSENZA DI FIDUCIA NEL
MERCATO LE BANCHE NAZIONALI NON PRESTERANNO SOLDI , NON CONCEDERANNO CREDITO
PERCHE’ NON SI FIDANO .
Esistono FORME DI EROGAZIONE del credito ESTERNO all’intermediazione bancaria , CIOE’ ISTITUTI NON BANCARI CHE
ERAGONO CREDITO AL POSTO DELLE BANCHE , ELUDENDO IL SISTEMA DI VIGILIANZA , ECCO CHE I VINCOLI CHE
DOVEVANO GOVERNARE LA MONETA NON IL CREDITO A CAUSA DI QUESTI CANALI ESTERNI AL CIRCUITO BANCARIO.
Proprio la regolamentazione, il controllo ed i vincoli all’erogazione del credito bancario, ha spinto verso la creazione
di strumenti che permettano la creazione di credito proveniente da istituzioni non bancarie.
Pertanto il rapporto moneta-credito non è esogeno, ma fondamentalmente endogeno rispetto alle politiche monetarie
poste in essere.
Il CREDITO funziona grazie a dinamiche connesse con la FIDUCIA e con le informazioni detenute sulla posizione del debitore.
Il mercato del credito è dominato da concorrenza imperfetta perché il costo di acquisizione
delle informazioni sui debitori rappresenta un costo non recuperabile (SUNK COST).
LE BANCHE CERTIFICANO IL MERITO DEL CREDITO , QUINDI CERTIFICA E CONCEDE CREDITO CHE
SVILUPPA IL PRINCIPIO DI FIDUCIA
Il fallimento di una banca incide sistematicamente perché gli effetti del suo fallimento si ripercuotono sul capitale
INFORMATIVO dell’economia.
Le crisi portano a RAZIONAMENTO del credito (pochi operatori sono considerati affidabili), mentre i periodi di
crescita, che riducono il rischio di fallimento, portano ad una sua tendenziale esposizione debitoria (molti soggetti
sono certificati come meritevoli di credito). I tassi di interesse reale non consentono l’equilibrio.
Le politiche monetarie possono risultare inefficaci sul lato del credito.
Se consideriamo, però, la moneta come bene, come possiamo misurare il suo VALORE ?
Se consideriamo LA MONETA come Mezzo di scambio, il suo valore è nel suo potere d’acquisto.
Se considerando LA MONETA come Attività finanziaria, il suo valore è da considerarsi connesso con il
costo opportunità per la rinuncia ad attività remunerative (CIOE’ TASSO DI INTERESSE DI ATTIVITA’ ).
In quanto unità di misura, definisce i prezzi non solo dei beni ma anche delle attività.
GLI AGGREGATI MONETARI : COS’E’ LA MONETA ?
Gli aggregati monetari rappresentano la definizione che possiamo dare di moneta, in base alla definizione di liquidità che
vogliamo utilizzare. MASSIMA LIQUIDITA’ . OLTRE AL CISRCOLANTE AGGIUNGIAMO IL DEPOSITO A VISTA COME
IMMEDIATAMENTE LIQUIDO)
• Nell’ambito dell’Unione Europea, a seguito dell’innovazione degli strumenti finanziari disponibili, gli aggregati monetari
sono stati completamente riclassificati e completamente rivisti secondo un’impostazione continentale.
La Base Monetaria : M0
La base monetaria o Moneta ad ALTO Potenziale, comprende la MONETA LEGALE e ogni altra attività che
possa essere convertita immediatamente senza costi in una moneta legale di nuova creazione.
La Base Monetaria è l’aggregato su cui le Banche centrali possono agire direttamente per governare la
moneta.
In Italia essa comprende:
- I DEBITI A VISTA della Banca d'Italia, tra cui:
. Le banconote in euro in circolazione .
. E depositi delle banche presso la Banca nazionale (LE RISERVE OBBLIGATORIE ) , SE LA B.C AUMENTA LA
BASE MONETARIA MA DIMINUISCE LA CAPACITA’ DELLE BANCHE DI EROGARE PRESTITI) .
- Le MONETE in euro;
- VALUTA ESTERA immediatamente convertibili in moneta nazionale sul mercato.
Nell'ambito dell'unione monetaria europea viene presa in considerazione la base monetaria dell'intero
eurosistema, sulla quale si basa la politica monetaria della Banca Centrale Europea.
La base monetaria e gli aggregati monetari nazionali perdono significato rispetto a quelli dell'area
europea, e non vi è alcun legame tra politica monetaria europea ed il fabbisogno di liquidità dei
singoli sistemi creditizi.
Al fine di fronteggiare il problema di liquidità le banche devono ricorrere al mercato
interbancario MERCATO SECONDARIO DELLA BASE MONETARIA .
Le BANCHE CENTRALI possiedono, comunque, compiti di controllo, protezione e difesa della
tenuta del sistema finanziario anche mediante Rifinanziamento degli istituti finanziari,
specialmente nelle fasi di crisi della fiducia OPERANO COME PRESTATORE IN ULTIMA ISTANZA
PER RIADERE FIDUCIA AL SISTEMA EC. NEL SUO COMPLESSO (questo è il motivo per cui le Banche
Centrali storicamente nascono).
La base monetaria può essere definita e analizzata considerando due possibili ottiche:
– considerando i canali di creazione: si studia in che modo la Base Monetaria è creata
nei diversi canali attivati volontariamente o involontariamente da diversi operatori
interessati; CANALI : TESORO - MERCATO APERTO - ESTERO- Rifinanziamento
ISTITUTI di Credito - Altri settori
– considerando i suoi impieghi: perché e come la Base Monetaria è detenuta e utilizzata presso
pubblico e banche.
Lungo queste dimensioni di analisi è possibile analizzare anche il rapporto tra base monetaria, moneta
e mercati finanziari.
Riflessioni sulle azioni della Banca Centrale e sul mercato della base monetaria spiegheranno le dinamiche interne al
sistema BANCARIO e FINANZIARIO nel suo complesso , artefice delle dinamiche della massa monetaria e principale
responsabile dell’andamento del credito nel sistema economico.
Se osserviamo i canali mediante i quali la Base Monetaria viene creata, distinguiamo tradizionalmente i seguenti settori:
TESORO - MERCATO APERTO - ESTERO- Rifinanziamento ISTITUTI di Credito - Altri settori .
Se analizziamo, dunque, la variazione di Base Monetaria, questa può farsi riferire al canale interno o a quello esterno, il primo connesso
con le scelte delle autorità di politiche monetarie, il secondo connesso con sistema degli scambi internazionali.
La Base Monetaria: Canale Mercato Aperto : lo STRUMENTO PRINCIPALE DELLA B.C QUANDO VUOLE
AUMENTARE O DIMINUIRE BASE MONETARIA RISPETTO AL MERCATO (OFFERTA DI B.M) .
In questo caso la Banca Centrale acquista o vende titoli di stato non all’emissione, ma nel mercato secondario, non
finanziando il Governo (NON C’E’ TURBATIVA ) , MA C’E’ CREAZIONE DI MONETA.
E’ lo STRUMENTO PRINCIPALE PER CREARE BASE MONETARIA usato dalla Banca Centrale per governare la moneta
nel sistema.Acquistando titoli dal mercato, ad esempio, la Banca Centrale aumenta il circolante in circolazione. Il
bilancio della Banca Centrale complessivamente aumenta, mentre per il mercato cambia solo la composizione dell’attivo.
LA B.C VUOLE AUMENTARE LA B.M ENTRA SUL MERCATO SECONDARIO ( I TITOLI SONO GIA’ ALLOCATI ) E DOMANDA TITOLI (COMPRA
TITOLI) E DA CIRCOLANTE O RISERVE E QUINDI LA B.M AUMENTA .
Tramite il canale di mercato aperto la Banca Centrale può anche RIDURRE la Base Monetaria.
Infatti se ha titoli nel proprio portafogli, la Banca Centrale può decidere di venderli sul mercato secondario, in questo modo viene
drenata la moneta corrispondente al suo valore.
Il bilancio della Banca Centrale complessivamente diminuisce, mentre per il mercato cambia solo la composizione dell’attivo.
La Base Monetaria: canale Rifinanziamento :
Elemento importante tra i canali di creazione di base monetaria (ANCHE SE NON E’ DIRETTAMENTE
FINALIZZATO A CREARE B.M ) è costituito dai finanziamenti CHA LA B.C FA all’economia attraverso
le aziende di credito.
Si tratta dei prestiti che la Banca Centrale concede alle banche per assicurare loro
liquidità in caso di problemi.
Forme di rifinanziamento “tradizionali”:
– risconto di portafoglio (cambiali);
– anticipazioni a scadenza fissa;
– anticipazioni in conto corrente.
Altre forme di rifinanziamento:
– le operazioni di rifinanziamento pronti contro termine in titoli;
– le operazioni di rifinanziamento pronti contro termine in valuta (canale ESTERO).
Le operazioni PRONTO CONTRO TERMINI (IN TITOLI ED IN VALUTA) consentono di gestire una carenza momentanea di
liquidità da parte delle banche . OPERAZ. A PRONTI : LA B.C ACQUISTA TITOLI DALL BANCHE (CHE OTTENGONO
LIQUIDITA’) MA LE BANCHE SI IMPEGNANO AD ACQUISTARE QUEI TITOLI A SCADENZA , QUINDI L’OPERAZ. A
TERMINE : LE BANCHE RIAQUISTANO I TITOLI E LA B.C RIDRENA LA LIQUIDITA’ FINALE .
La Base Monetaria: canale Estero : Non e’ direttamente controllato dalla B.C , per cui la B.C se vuole intervenire
per modificare la base monetaria,CONSEGUENTI AD ATTIVITA’ DEL COMMERCIO ESTERO , deve intervenire tramite la
STERILIZZAZIONE DEI CANALI ESTERI DI BASE MONETARIA.
E’ un canale di creazione di moneta conseguente a dinamiche internazionali.
Se la bilancia dei pagamenti è in attivo vuol dire che esportazioni nette e movimenti di capitale netti in entrata sono
complessivamente POSITIVI , VUOL DIRE CHE GLI OPERATORI INTERNAZIONALI STANNO DOMANDANDO LA NS MONETA
NAZIONALE , C’E’ UN ECCESSO DI VALUTA ESTERA , GLI OPERATORI INTERNAZIONALI PER COPRARE BENI / SERVIZI ITALIANI DEVO
AVERE € , (CONVERTONO LA LORO MONETA IN € , SI STA CREANDO NUOVA BASE MONETARIA (MA LA B.C NON HA OPERATO IN
NESSUN MODO)
Gli operatori internazionali domandano moneta nazionale e si registra un eccesso di offerta di valuta estera.
Gli operatori convertono la valuta estera in moneta nazionale facendo aumentare la base monetaria.
Se la Bilancia dei pagamenti è in DEFICIT le importazioni superano le esportazioni ed i movimenti di capitale netti sono indirizzati
all’estero.
Gli operatori nazionali Domandano Valuta estera per l’acquisto di beni e attività.ES ITALIANI VOGLIONO BENI /SERVIZI USA ,
QUINDI CHIEDONO MONETA ESTERA $ .
Gli operatori convertono la moneta nazionale in valuta estera facendo diminuire la base monetaria.
L’andamento del tasso di cambio può riequilibrare le cose. Se la Banca Centrale vuole indirizzare i cambi finisce per intervenire sulla
Nei momenti di crisi del sistema economico la funzione che sembra meglio rispondere alle esigenze del
sistema economico è quella di rifinanziamento del sistema e salvataggio dalle crisi di liquidità.
In questo modo la Banca Centrale mantiene elevato il livello di FIDUCIA all’interno del sistema
economico.
A questo risponde la funzione originaria della Banca Centrale di Prestatore di Ultima Istanza.
Tuttavia questa azione di controllo, rifinanziamento e governo del sistema finanziario rimane
limitata nei suoi effetti in presenza di innovazioni finanziarie che creano strumenti di
intermediazione e circuiti del credito esterni al sistema bancario che non vengono regolamentati
e che espongono il sistema finanziario a rischi non controllabili.
IMPIEGHI DELLA BASE MONETARIA : PUBBLICO = CIRCOLANTE - BANCHE = RISERVE
Il Pubblico, quindi le famiglie e le imprese che operano nel sistema economico privato, domandano CIRCOLANTE per le
TRANSAZIONI.
Le Banche, oltre a detenere CIRCOLANTE disponibile nelle proprie casse, possiedono depositi presso la Banca Centrale
che, genericamente possiamo definire come RISERVE PRESSO BC , utili garantire i depositi, rappresentando crediti
immediatamente esigibili, distinguiamo:
Riserve Obbligatorie: che le banche devono detenere presso la Banca Centrale in virtù di disposizioni finalizzate al
CONTROLLO della STABILITA’ del sistema finanziario; (EVITA CORSA ALLO SPORTELLO) . PER LA BC LE RISERVE RIDUCONO
I RISCHI DI UN COMPORTAMETO NON AVVERSO- FAVOREVOLE AL RISCHIO DELLE BANCHE . LA CRISI DEL
2007 HA MOSTRATO IL FENOMENO IN CUI LE BANCHE PER EVITARE IL CONCETTO SULLE RISERVE OBBL. E VINCOLI SUL
PATRIMONIO , UTILIZZAVANO ALTRI OPERATORI ESTERNI AL SISTEMA CREDITIZIO PER DARE IL CREDITO . QUESTI
OPERATORI NON EFFETTUANDO RACCOLTA NON ERANO SOGGETTI ALLE RISERVE OBBL. O VINCOLO DI
PATRIMONIALIZZAZIONE . ,A QUANDO IL SISTEMA E’ ENTRATO IN CRISI SI E’ EVIDENZIATO IL PROBLEMA DELLE COPERTURE
DELLE RISERVE .
Riserve Libere: sono depositi che le banche decidono di detenere presso la Banca Centrale nell’ambito delle proprie scelte
strategiche, operative e di gestione del rischio.
DOMANDA BM : La somma di CIRCOLANTE e RISERVE costituisce il complesso degli IMPIEGHI della Base Mon.
La Base Monetaria detenuta dal Pubblico : E’ CORRELATA COL CIRCOLANTE CHE PERMETTE DI FARE
TRANSAZIONI, QUINDI DIPENDE POSITIVAMENTE DAL REDDITO E DAI DEPOSITI BANCARI , E NEGATIVAMENTE
DAL RENDIMENTO DEI DEPOSITI.
La Base Monetaria detenuta dalle Banche : RISERVE + CIRC. = BM DOMANDATA DALLE BANCHE .
• Le Banche, oltre a detenere CIRCOLANTE disponibile nelle proprie casse, Le banche detengono DEPOSITI presso la Banca Centrale
dette RISERVE.
• Distinguiamo:
riserve obbligatorie: Sono imposte, in funzione dei depositi, dalla Banca Centrale per la sicurezza del sistema. In questo modo si impedisce
alle banche di concedere un livello eccessivo di credito, garantendo la liquidità di una parte dei depositi;
riserve libere: sono decise dalle singole Banche autonomamente sulla base delle proprie scelte di portafogli e della gestione della
liquidità.
• La somma delle RISERVE OBBLIGATORIE E LIBERE rappresentano dei crediti nei confronti della Banca Centrale e, insieme con
una parte trascurabile del CIRCOLANTE , la componente della Base Monetaria domandata dalle BANCHE .
•
• RISERVE OBBLIGATORIE :
Le riserve obbligatorie Sono chiamate a svolgere diverse funzioni:
RISERVE LIBERE :
Le riserve libere sono riserve di liquidità, sono stabilite in base alle politiche di portafogli delle banche.
Ipotizziamo di conteggiare in questa grandezza anche il circolante detenuto dalle banche
Dipendono:
positivamente alla dimensione dei depositi;
positivamente al tasso di sconto (costo di rifinanziamento in caso di crisi di liquidità);
negativamente dal tasso DI RENDIMENTO DEI CREDITI
RL = a DB a = a (r sc , r cr )
Possiamo ricostruire allora la Funzione della DOMANDA della Base Monetaria espressa dal Pubblico e dalle Banche.
DOMANDA di BM DIPENDE : DAI DEPOSITI E DA 3 GRANDEZZE COMPORTAMANTALI: v – b - a
Considerando esogeni reddito, depositi e Tasso ufficiale di sconto, la DOMANDA di BM dipende NEGATIVAMENTE dal
sistema dei tassi d’interesse applicati r .
Tasso di interesse r ( sintetizza tassi di ineteresse : depositi-crediti-ufficiale di sconto)
EQUILIBRIO SUL MERCATO DELLA BASE MONETARIA :
OFFERTA DI BASE MONETARIA
• L’offerta di base monetaria dipende dai canali di creazione E DALLE SCELTE DELLA BC .
• Ipotizziamo che la Banca Centrale abbia un obiettivo di Mantenimento di base monetaria data , in questo caso se gli
altri canali genereranno o distruggeranno base monetaria provvederà a sterilizzarne gli effetti.
• L’offerta di BM è esogena.
• Dipende negativamente dai tassi di interesse di mercato che si ritengono connessi negli andamenti.
LA B.M E’ LO STRUMENTO CHE HA LA BC PER GOVERNARE IL MERCATO CHE SIGNIFICA CHE’ PUO’
INTERVENIRE SUL TASSO DI INTERESSE CHE E’ IL SUO OBIETTIVO .
La Base Monetaria detenuta dalle BANCHE è rappresentata dalle RISERVE (comprese dal circolante) presso la
Banca Centrale. Le riserve obbligatorie, stabilite per mantenere la sicurezza del sistema finanziario, dipendono
dalle prescrizioni della Banca Centrale. Le riserve libere, scelte dalle banche (PER TUTELARSI DAL RISCHIO
FALLIMENTO ), dipendono dal tasso di rifinanziamento e dal tasso creditore, oltre che dal livello di depositi
posseduti dalle banche.
Date le condizioni fondamentali (raccolta complessiva(DEPOSITI), reddito, tasso ufficiale di sconto(o
RIFINANZIAMENTO) ), la domanda di base monetaria dipende negativamente dai tassi di interesse adottati.
La Banca Centrale può governare i tassi di interesse agendo direttamente sull’offerta di base monetaria, o
influenzando la domanda agendo su riserve obbligatorie o sul tasso di rifinanziamento. Questo
rapporto, però, potrebbe non essere lineare come ci si aspetta, le banche (CINGHIE DI TRASMISSIONE DELLA
POLITICA MONETARIA DELLA BANCA CENTRALE ) , infatti, prendono decisioni che potrebbero non realizzare le
politiche economiche (RAZIONARE IL CREDITO )SOPRATTUTTO IN MOMENTI DI CRISI ECONOMICA , poste in
essere dalla Banca Centrale.
• Il cuore del circuito di CREAZIONE MONETARIA è la concessione del CREDITO da parte delle
banche.
• Con il CREDITO le BANCHE assumono su di sé i rischi di controparte e svolgono un SERVIZIO INFORMATIVO che
costituisce un Bene Pubblico, mediante il rilascio di CERTIFICAZIONE a favore del debitore.(LA BANCA SVOLGE UNA
SELEZIONE)
• L’IMPULSO INIZIALE DI LIQUIDTA’ DA PARTE DELLA BC VIENE DI FATTO MOLTIPLICATO (MODELLO ESPANSIVO) .
LA BASE MONETARIA :
Nel bilancio di settore pubblico e Banche risulta allocata, in attivo la Base Monetaria che rappresenta, a sua volta,
l’insieme delle passività della Banca Centrale.
La moneta, invece, è allocata nell’attivo del settore pubblico e, parallelamente nel passivo di banche e Banca Centrale.
RISERVE :
Le banche decidono di detenere riserve presso la banca centrale per ridurre il rischio di
fallimento (se il fallimento è oneroso) conseguente ad una corsa agli sportelli o nel caso di
necessità di intervenire data la rischiosità dei prestiti.
Se le autorità pubbliche decidono di garantire (esplicitamente o implicitamente) i depositi, le banche
potrebbero essere portate a costituire riserve al di sotto del livello socialmente ottimale, per questo
l’assicuratore (LA B.C) chiede che venga imposto un livello di riserve minime.
Le riserve obbligatorie, tuttavia, possono anche svolgere un ruolo di corretta allocazione dei prestiti,
laddove domanda ed offerta di fondi non sono in equilibrio a causa di una limitata visione, pertanto lo
Stato che ha la visione delle informazioni aggregate, può decidere di limitare l’offerta di prestiti ritenuta
troppo elevata.
Circ. = v * DB v = v(rdb )
b) La BASE MONETRIA (BM) è esprimibile, in estrema sintesi come la somma di CIRCOLANTE E RISERVE, libere ed
obbligatorie, detenute dalle banche presso la Banca Centrale.
Abbiamo ipotizzato che il circolante dipenda dai depositi
Anche le riserve, per ipotesi, dipendono dai depositi bancari gestiti dalla banca, oltre che dal costo di rifinanziamento e dal
tasso creditore (che rappresenta il costo di detenere riserve anziché impieghi).
• Anche la Base Monetaria è esprimibile come funzione del livello di depositi bancari.
Il moltiplicatore dipende negativamente dalla propensione dei privati a tenere moneta in forma
di circolante (v) e dalla propensione delle banche a detenere riserve (gamma ), in quanto
questi elementi frenano l’espansione del credito.
X = DELTA
Il moltiplicatore dei depositi si basa sul concetto per cui in caso di espansione monetaria le banche
decideranno di espandere il credito, in conseguenza di un aumento della raccolta creando effetti
moltiplicativi. - Modello tradizionale -
La scelta delle Banche sul credito non è necessariamente connessa con lo stato della raccolta. Esse, infatti,
pur in presenza di aumento dei depositi, possono gestire il proprio asset non aumentando i propri
impieghi, favorendo, ad esempio, l’acquisto di titoli di stato, in ragione di una elevata rischiosità del sistema
economico (specialmente in caso di crisi). L’impulso della BC sulla BM NON SI TRADUCE IN NUOVO CREDITO
Allo stesso modo l’aumento dei tassi di interesse potrebbe non spingere le banche ad aumentare il credito
concesso, ma a concentrarlo in attività maggiormente sicure, razionandolo. RAZIONAMENTO DEL CREDITO .
Le famiglie potrebbero non reagire a variazione dei tassi di rendimento dei depositi, considerando la
marginalità di questa voce nei propri bilanci.
Il mercato dei depositi bancari rappresenta l’incontro tra offerta e domanda di RACCOLTA
(DEPOSITI BANCARI: LIQUIDITA’ PRIMARIA), che le banche possono utilizzare per finanziare gli
impieghi (insieme al capitale proprio e al netto delle riserve).
Ipotizziamo un mercato concorrenziale, in cui il rendimento dei depositi è dato dall’incontro tra offerta
e domanda.
L’ OFFERTA di DEPOSITI è data dalla RACCOLTA che le banche vogliono conseguire. Questa
dipende dai prestiti che la banca ritiene di voler elargire oltre il livello del proprio patrimonio, ed al
netto delle riserve che vuole o deve detenere. LA BANCA HA UNA SUA IDEA DI REDDITIVITA’ E SI
VUOLE FINANZIARE SUL MERCATO , OFFRENDO IL DEPOSITO BANCARIO .
Le scelte intorno al credito che le banche intendono concedere incidono significativamente
sul moltiplicatore della base monetaria e, dunque, sulla moneta presente in economia.
Le famiglie esprimono la propria domanda di depositi considerando questi come alternativa sia al
circolante che alle attività finanziarie.
I depositi sono alternativi al circolante per la gestione delle transazioni, rappresentando due
forme di liquidità PRIMARIA . La tecnologia rende più semplice (e meno necessario) convertire i
depositi in circolante. Se si decide di mantenere più risorse sul proprio conto corrente, questo significa
che, per le transazioni in circolante, si dovranno sostenere un maggior numero di prelievi di minore
entità.
Detenere depositi per scopi speculativi IN ALTERNATIVI AI TITOLI , significa mantenere in
questa forma di liquidità parte dello stock di ricchezza accumulato.
LA DOMANDA DI DEPOSITI DA PARTE DELLE FAMIGLIE è influenzata, oltre che dai
rendimenti di crediti e depositi, anche di reddito e ricchezza.
v : propensione degli operatoria detenere circolante (anziche’ depositi) ;
v : DIPENDE POSITIVAMENTE del tasso di remunerazione dei depositi bancari
DOMANDA DEPOSITI .
L’ OFFERTA di Depositi :
L’ OFFERTA di Depositi : COME CONNESSIONE DELLA BM : CIOE’ AL VARIARE DELLA BM VARIA L’OFFERTA DI
DEPOSITI, RISPETTO AL MECCANISMO DI MOLTIPLICAZIONE .
AL CRESCERE DEL TASSO DI REMUNERAZIONE DEI DEPOSITI , CRESCE L’OFFERTA DEI DEPOSITI DBs .
Sotto vedi : Se Aumenta la BM , PER IL MECCANISMO DI MOLTIPLICAZIONE LE VARIAZIONE POSITIVE DELLA BM
FANNO AUMENTARE OFFERTA DI DEPOSITI (A PARITA’ DI TASSO)
La domanda di depositi : La
domanda di depositi bancari da parte dei soggetti economici dipende da diversi fattori:
La domanda di DEPOSITI è dunque esprimibile nel seguente modo: IMPORTANTI : IL REDDITO E LA RICCHEZZA ,
LO SPERAD TRA RENDIMENTO TITOLI E CREDITO, RISCHIOSITA’ TRA I TITOLI E I DEPOSITI, TASSO DI
REMUNERAZIONE DEI DEPOSITI BANCARI
Equilibrio sul mercato dei depositi : MOLTO IMPORTANTE TRA LE DUE CURVE POSITIVAMENTE INCLINATE, E’
L’ELASTICITA’ RISPETTO AL RENDIMENTO DEI DEPOSITI BANCARI
Equilibrio sui mercati della base monetaria e dei depositi :
L’equilibrio congiunto sul mercato della Base Monetaria e dei depositi bancari, comporta la
definizione univoca e simultanea delle seguenti variabili:
Base Monetaria: circolante e riserve sono stabilite da famiglie e banche, oltre che dalle politiche della
Banca Centrale e del funzionamento degli altri canali di creazione della. MERCATO MONETARIO
Tasso di rendimento dei depositi: viene a definirsi sul mercato dei depositi bancari. MERCATO DEPOSITI
Depositi detenuti: deriva anch’esso dal confronto tra domanda e offerta di depositi. MERCATO DEPOSITI
Tasso di rendimento del credito e ammontare dei prestiti: Stabilita la raccolta e data la capitalizzazione delle
imprese, le risorse residue saranno dedicate al credito, così come data la ricchezza e le somme impiegate come
circolante o depositi, le famiglie acquisteranno attività. MERCATO DEI CREDITI : AUTOMATICAMENTE SARA’ IN
EQUILIBRIO IL M. CREDITO SE LO SONO IL MERCATO MONETARIO E IL M. DEI DEPOSITI .
Il mercato dei depositi è ipotizzato concorrenziale, ed il suo prezzo dipende dall’interazione tra offerta
del settore creditizio e di domanda proveniente dal settore privato.
L’ OFFERTA dei depositi rappresenta la raccolta che le banche decidono di acquisire per
finanziare impieghi (PRESTITI) superiori oltre al capitale proprio, tenendo conto delle riserve da
detenere.
L’offerta di depositi dipende dal Moltiplicatore dei depositi e, dunque, è influenzata
positivamente dal tasso di remunerazione dei depositi, dal rendimento dei titoli e dall’espansione della
Base Monetaria, negativamente dal tasso di rifinanziamento.
A parità di altre condizioni, dunque, la curva di offerta è crescente al crescere dei suo tasso di
rendimento.
La DOMANDA dei depositi espressa dalle famiglie considera i depositi come alternativa al
circolante (per le transazioni, influenzate dal reddito) e ai titoli (come forma di impiego della ricchezza,
influenzata dal rendimento e dalla rischiosità di tali attività finanziarie).
La domanda dipende positivamente dal rendimento dei depositi, con maggiore elasticità rispetto
all’offerta.
L’equilibrio su questo mercato è dato dall’incontro tra domanda ed offerta dei depositi.
Politiche espansive della Base Monetaria comportano un aumento della raccolta e del suo
rendimento.
L’equilibrio simultaneo sul mercato della Base Monetaria e quello dei Depositi pone in
equilibrio anche il mercato del credito.
Il mercato del credito si inserisce nel modello monetario, accanto a quello della base monetaria e dei
depositi, a comporre i comportamenti di settore economico, autorità monetarie e sistema bancario.
L’ OFFERTA DI CREDITO dipende dalla quantità di Fondi che le BANCHE possono mettere a disposizione
dell’economia, consistenti nel proprio Patrimonio netto e nella parte di RACCOLTA non sottoposta a
Riserva.
LA DOMANDA DI CREDITO (bancario) deriva dalle scelte degli operatori e dipende da quella quota di
capitale che essi non riescono a conseguire attingendo alla propria ricchezza o a fonti di finanziamento
interne al sistema economico stesso.
Il PREZZO di questo mercato è dato dal TASSO DI INTERESSE REALE riconosciuto sul credito bancario
in assenza di illusione monetaria
L’ OFFERTA di Credito : LA RISERVA E’ UNA QUOTA DEI DEPOSITI BANCARI (GAMMA COMPRENDE BETA :
QUOTA RISERVE OBBLIGATORIE) . GAMMA DIPENDE DAL TASSO DI RIFINANZIAMENTE E DAL TASSO DI
REMUNERAZIONE DEI CREDITI .
• Il credito non è offerto solo da intermediari finanziari, pertanto una parte della domanda di credito è soddisfatta da
offerta di credito proveniente dal settore non bancario.
• Per confrontarsi con l’offerta di credito bancario occorre valutare l’andamento della Domanda Netta di Credito
come differenza tra credito complessivamente domandato ed offerta proveniente dal settore economico non bancario.
LA BANCA SI FINANZIA RACCOGLIENDO I SOLDI CHE GLI OPERATORI HANNO IN PIU’ , E LI IMPIEGA ALLOCANDOLI ,
SICCOME L’INFORMAZIONE SULLA CONTROPARTE E’ ONEROSA , LA BANCA HA UN PATRIMONIO INFORMATIVO
SUPERIORE AGLI OPERATORI E CERTIFICA LA CAPACITA’ DI OTTENERE CREDITO ( CONCEDENDOGLIELO). IL MERCATO
DA SOLO , CON LA SUA DOMANDA DI TITOLI NON RIESCE A COPRIRE L’OFFERTA, QUINDI SI INSERISCE LA BANCA, CHE
VA A COLMARE (A QUEL DETERMINATO TASSO DI INTERESSE) L’OFFERTA DI TITOLI OTTIMALE MEDIANTE UNA SUA
DOMANDA DI TITOLI.
C’E’
IL ? PERCHE’ : NELLA REALTA’ AUMENTO DI BM , NON E’ DETTO CHE FARA’ ESPANDERE L’OFFEERTA :
DIPENDE DALLE ASPETTATICHE CHE GLI OPERATORI HANNO SUL MENRCATO. IN FASI DI CRISI CI
POTREBBE ESSERE RAZIONAMENTO DEL CREDITO ( GLI OPERATORI NON RITENGONO AFFIDABILII
DEBITORI)
• Ipotizziamo che, per il tramite dei canali di creazione della base monetaria, questa venga aumentata dalla
Banca Centrale.
• L’offerta di Base Monetaria, conseguentemente, aumenta. La ipotizziamo ESOGENA (PERCHE’CONSIDERATI
ESOGENI I CANALI DI CREAZIONE DELLA BM ) rispetto ai tassi di interesse
• La domanda di Base Monetaria, per le ipotesi adottate, in caso di stabilità di reddito, depositi, tasso di rifinanziamento,
dipende negativamente dal TASSO DI INTERESSE SINTETICO DEI DEPOSITI E CREDITI (come espressione del tasso dei
depositi e dei crediti).
•
DOMANDA DI BM :
BM d
= BM d (r , r ) = BM d (r )
I TASSI DI INTERESSE :
Consideriamo i tassi di interesse dell’economia come la sintesi dei tassi sui depositi e sui crediti (ritenendo che questi
due valori influenzino l’andamento dei tassi dei titoli).
L’analisi dei tre mercati ci consentono di valutare gli andamenti non solo di un tasso di interesse, ma di tutti i tassi di
interesse sul mercato.
r = r (rcr , rdb )
+ +
Variazioni sul mercato del credito : GAMMA COMPRENDE BETA(QUOTA DI RISERVE CHE LA BC IMPONE
ALLE BANCHE ). L’OFFERTA DI CREDITO “CRs” DIPENDE POSITIVAMENTE DALLA REMINERAZIONE DEI CREDITI (rcr)
. LA DOMANDA DI CREDITO “CRd” DIPENDE NEGATIVAMENTE DALLA REMUNERAZIONE DEI CREDITI (rcr)
COS’E’ VARIATO : la BM – IL TASSO DI INTERESSE SUI CREDITI rcr – numero di crediti CR
Variazioni sul mercato dei depositi : SEGUENTI ALLE VARIAZIONI DI : la BM – IL TASSO DI INTERESSE
SUI CREDITI rcr – numero di crediti CR.
Riflessioni critiche :
In realtà base monetaria e credito hanno una relazione non così elevata. Il collegamento tra i due
elementi dipende dal grado di intermediazione bancaria.
In periodi di crisi si registra RAZIONAMENTO del CREDITO in quelli espansivi un aumento dei credito offerto,
il tasso di interesse non riesce ad equilibrare il mercato del credito.
L’equilibrio finanziario NON E’ GARANTITO DAL MERCATO ,richiede l’intervento PUBBLICO.
IL MERCATO FINANZIARIO NON SA RAGGIUNGERE IL SUO LIVELLO OTTIMALE , LAVORA O A LIVELLO DI
RAZIONAMENTO DEL CREDITO (MENO CREDITO DIQUELLO NECESSARIO) , OPPURE LAVORA IN ECCESSO DI
CREDITO
La politica monetaria tradizionale basata su movimentazioni della base monetaria,
pertanto, agendo su moneta e tassi di interesse, potrebbe non avere efficacia per risolvere
le crisi finanziarie.
LEZ. 9 SINTESI : 9 Mercati della Base Monetaria, dei DEPOSITI e del CREDITO in azione :
I mercati della Base Monetaria, del Credito e dei Depositi risultano fortemente interrelati.
La Banca Centrale intende influenzare i tassi di interesse effettuando variazioni della Base
Monetaria, incidendo così sui diversi mercati.
Le pressioni su offerta di depositi ed offerta di crediti dell’espansione della Base Monetaria
comportano un aumento dei depositi e dei crediti nell’economia.
Il mercato della base monetaria ci consente di registrare un ABBASSAMENTO del tasso di
interesse nell’economia, DETERMINATO DA UN’AZIONE ASINCRONA DELI ALTRI DUE TASSI
DI INTERESSE (risultato di un moderato AUMENTO dei tassi sui depositi e una
ABBASSAMENTOdel tasso sui crediti bancari.) L’ECONOMIA HA UN TASSO DI INTERESSE CHE SI
ABBASSA , QUINDI LE ATTIVITA’ AUMENTERANNO , QUINDI CRESCERANNO MAGGIORMENTE LA
DOMANDA DI CREDITI E DEPOSITI BANCARI , L’EQUILIBRIO SUI MARCATI NON E’ DETERMINATO DA
UN ANDAMENTO SINCRONO DEI 2 TASSI DI INTERESSE (DEPOSITI E CREDITI BANCARI). PERCHE’ IL
TASSO DI INTERESSI SUI CREDITI SI ABBASSA SEGUENDO IL TASSO INTERESSE DE’’LECONIMOA ,
MENTRE IL TASSO DEI DEPOSITI AGISCE IN VIA CONTRARIA . LO SPREAD TRA IL TASSO INT. CREDITI
E TASSO DEPOSITI SI AMPLIA . QUESTO ANDAMENTO ASINCRONO DEI TASSI QUANDO VARIA LA BM
, NON GARANTISCE L’EQUILIBRIO SUL MERCATO . NECESSARIO PASSARE DA UN MODELLO BASATO
SUL MERCATO A QUELLO CENTRATO SULLE BANCHE , SUGLI OPERATORI .
IL SISTEMA CREDITIZIO CON IMPLULSI TRADIZIONALI DA PARTE DELLE BC NON ‘E SUFFICINETE.
L’AZIONE DELL BC IN SITUAZIONI DI CRISI NON SI TRADUCE UN UNA IMMEDIATA RISALITA DEL
CREDITO E UNA RIPARTENZA DELL’ECONOMIA
Il modello, tuttavia, non rileva le difficoltà dell’intervento della Banca Centrale in caso di razionamento
del credito.
La definizione della DOMANDA DI MONETA dipende dalle ipotesi che vengono fatte in merito alle motivazioni per cui si
detiene liquidità. Queste ipotesi ruotano attorno alla Funzione della Moneta come strumento utile per le transazioni e alla
funzione “ SPECULATIVA ” della stessa detenzione di moneta da parte degli operatori.
L’ OFFERTA DI DOMANDA:
La moneta esistente coincide con la liquidità primaria, determinata dalla somma di:
Circolante
Depositi Bancari
• Il circolante è esprimibile in funzione dei depositi: gli individui decideranno di tenere in tasca una quota media dei
loro depositi.
• La MONETA è, pertanto, esprimibile in FUNZIONE DEI DEPOSITI .
M = Circ + DB Circ = vDB v = v(rdb )
M = (1+ v)DB
• E’ possibile Esprimere la Moneta e la Base Monetaria in funzione dei depositi e ricostruire il moltiplicatore.
• La MONETA diventa espressione, dunque: v : DIPENDE
– Base Monetaria;
– remunerazione depositi;
– remunerazione crediti;
– tasso di rifinanziamento; --
quota delle riserve obbligatorie.
. * IN ROSSO MESSO BM
Approccio TRADIZIONALE ALL’ OFFERTA DI MONETA :
La moneta è mezzo di scambio ed intesa come moneta legale.
L’offerta di moneta è stabile ed il ruolo della Banca Centrale è determinate.La pressione degli operatori privati
non ha effetti significativi sulla base monetaria e sulla velocità di circolazione.
Approccio post-keynesiano :
La moneta è intesa nel senso più ampio , di liquidità alternativa alle altre attività finanziarie,
con un ruolo rilevante anche degli intermediari non bancari partecipano ai fenomeni monetari al pari delle
banche.
Le scelte di portafoglio da parte del PUBBLICO (circolante ) e delle BANCHE (riserve) modificano
le scelte sulla detenzione di circolante e di riserve.
Le scelte di portafoglio ( NONO INCONTRANO UNA LIQUIDITA’ SUFFUCIENTE A QUELLO CHE GLI SERVE)
spingono gli intermediari alla CREAZIONE DI NUOVI Strumenti di liquidità, modificando il panorama
economico.
Le scelte del pubblico incidono:
– sul moltiplicatore;
– sulla velocità di circolazione della moneta.
L’OFFERTA di moneta è elastica rispetto ai tassi d’interesse e si adatta alle pressioni degli operatori. I tassi di
interesse incidono notevolmente sulle scelte degli operatori e del banche , e quindi INCIDONO SULL’OFFERTA DI
MONETA
Perché gli operatori decidono di detenere saldi monetari (QUOTA DEL MIO RISPARMIO) se questi sono
tendenzialmente infruttiferi (CIRCOLANTE E ANCHE I DEPOSITI ) ?
TEORIA QUANTITATIVA :
• E’ alla base della teoria della separazione tra mercato monetario ed altri mercati.
• La moneta è ipotizzata come mezzo di scambio, pertanto il suo ammontare “domandato” dipende dal
numero e dalla frequenza delle transazioni.
• Se ipotizziamo che il numero di transazioni siano collegate con il reddito, dobbiamo desumere che la
domanda di moneta dipenda positivamente dal reddito.
• Il prodotto (reddito) nominale complessivo sia dato dalla moneta moltiplicata per la sua velocità di
circolazione. P * Y = v * M (PREZZI * REDDITO = MONETA PER LA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DELLA STESSA)
• Se esiste dicotomia il reddito è determinato dal mercato dei fattori produttivi e dalla funzione di
produzione.
• Il mercato della MONETA INCIDE SOLO sui PREZZI ASSOLUTI (Neutralità della moneta). CIOE’
MODIFICHE DELL ‘ OFFERTA DI MONETA NON INCIDONO SUL LIVELLO DEL REDDITO REALE !!!
Nella teoria keynesiana la moneta è concepita come fondo di valore, introducendo il concetto
di domanda di moneta per scopi speculativi. In questo modo la moneta incide sull’equilibrio ed è
richiesta l’azione dell’operatore pubblico per garantire la piena occupazione. POI MODIFICATO NEL
MOEDELLO DI TOBIN
Il modello monetarista sostiene la capacità del mercato di raggiungere l’equilibrio di piena occupazione
senza l’intervento pubblico
Nella teoria delle scelte di portafogli la moneta è considerata come alternativa alle altre attività
finanziarie con caratteristiche di rendimento e rischiosità nulli e massima liquidità.
La teoria del monetarismo fiscale: (ACCANTO ALLA MONETA DIVENTA IMPORTANTE IL
CONCETTO DI DEBITO PUBBLICO) basandosi su una idea di sostituzione imperfetta della moneta con
le attività finanziarie e reali, analizza gli effetti della rapida espansione della spesa pubblica sulla base
monetaria, e sull’inflazione, creando instabilità.
LEZ. 11 La banca Centrale ed il suo ruolo:
Gli obiettivi della Banca Centrale :
La Banca Centrale si pone alcuni obiettivi fondamentali che ne connaturano la funzione nel sistema
economico e finanziaria:
1.Obiettivi di stabilità del sistema creditizio: in questo caso la Banca Centrale opera:
come Prestatore di ultima istanza: garantendo in questo modo i depositi bancari AL FINE DI EVITARE LA CRISI;
come Stabilizzatore della liquidità nelle crisi di sistema: interviene per aiutare le banche in difficoltà per
evitarne il fallimento pericoloso per la tenuta del sistema;VIGILANZA SOLO AGLI ISTITUTI DI CREDITO (CI SONO
CANALI DI CRAZIONE DI BASE MONETARIA NON GOVERNATI DLLA B.C) .
con compiti di Vigilanza sugli istituti di credito, in modo da governare nel complesso il sistema.
2.Interventi di Politica monetaria: come autorità monetaria l’azione della Banca Centrale è
orientata a coadiuvare l’azione delle autorità fiscali, in particolare pone attenzione a: contenere
l’ Inflazione: è ritenuto l’obiettivo principale delle autorità monetarie;
presidio dell’ Occupazione: azione tenuta in collaborazione con i responsabili della politica fiscale;
Crescita economica: nell’ambito delle azioni di contesto adottate in collaborazione con i responsabili
della politica fiscale.
3.Gestione Liquidità: questo obiettivo si inserisce nel generale ruolo di gestione del sistema
finanziario dell’economia. L’azione della Banca Centrale, in questo senso, mira a:
assecondare la domanda di liquidità del sistema nelle normali dinamiche economiche;
sterilizzare le variazioni non desiderate della Base Monetaria AL FINE DI MANTENERE LA
LIQUIDITA’ A LIVELLO DI EQUILIBRIO.
GLI STRUMENTI :
• Gli interventi della Banca Centrale sono finalizzati ad influenzare l’offerta di moneta in questo modo ottenendo di
agire sugli obiettivi diretti ed indiretti che si pone.
La Banca Centrale può agire manovrando alcuni strumenti rientranti nella sua sfera di azione:
Coefficiente di riserva obbligatorio;Tasso di rifinanziamento.
Può agire sulla Base Monetaria, su cui, incidono le decisioni di altri soggetti.
Il mercato finanziario crea, però, perturbazioni
• EQUAZIONE DELLA MONETA “M” CHE DIPERDE : DALLA BASE MONETARIA – TASSO INT. DPOSITI BANCARI –
TASSO INT SUI CREDITI – TASSO DI RIFINANZIAMENTO – DAL COEFFICIENTE RISERVE OBBLIGATORIE .
IL SISTEMA EUROPEO :
Il sistema Europeo ha raggiunto il suo apice con la creazione dell’area a valuta unica, la cosiddetta area euro, anche se vi rientrano
anche Paesi con proprie monete che, però, facendo parte dell’Unione Monetaria sono comunque influenzati dalle decisioni di
politica monetaria nell’area.
Dal 1° gennaio 1999 la Banca centrale europea (BCE) ha assunto la responsabilità della conduzione della politica monetaria per
l’area dell’euro SOLO PER I BAESI CON MONETA UNICA.
L’area dell’euro è nata nel gennaio 1999, quando le banche centrali nazionali (BCN) di 11 Stati membri dell’Unione europea (UE)
hanno trasferito alla BCE le proprie competenze in materia di politica monetaria.
Il numero dei paesi partecipanti è salito a 12 due anni dopo, con l’adesione della Grecia. Successivamente, con l’allargamento
dell’Unione Europea, aderiscono alla moneta unica anche Slovenia (nel 2007), Cipro e Malta (nel 2008) e la Slovacchia (nel 2009).
Per aderire all’area dell’euro i 16 paesi hanno dovuto soddisfare i criteri di convergenza, tale condizione si applicherà anche
agli altri Stati membri dell’UE che in futuro adotteranno la moneta unica.
I criteri di convergenza definiscono, sul piano economico e giuridico, i presupposti per partecipare con successo all’Unione
economica e monetaria, consentendo di evitare comportamenti oppurtunistici da parte degli Stati che mettano a rischio la
stabilità del sistema.
In particolare essi CRITERI DI CONVERGENZA riguardano:
l’andamento dei prezzi; l’andamento della finanza pubblica (DEFICIT/PIL – DEBITO /PIL); l’andamento del tasso di
cambio(RISPETTO ALL’EURO); l’andamento dei tassi di interesse a lungo termine.
L’ EUROSISTEMA :
Il Trattato fa riferimento al “SEBC”SISTEMA EUROPEO DELLE BANCHE CENTRALI e non all’“Eurosistema”, essendo
stato redatto in base all’assunto che tutti gli Stati membri dell’UE adotteranno l’euro. Fino a tale momento sarà
l’Eurosistema a svolgere le funzioni stabilite dal Trattato.
L’obiettivo DI POLITICA MONETARIA DELLA BC principale del SEBC è il CONTROLLO DELL’INFLAZIONE E
mantenimento della stabilità dei prezzi.
Inoltre il SEBC sostiene le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla realizzazione
degli obiettivi della Comunità”: .
.Occupazione
.Crescita sostenibile e non inflazionistica.
Formula le politiche dell’Eurosistema: il Consiglio direttivo della BCE conduce la politica monetaria per l’euro.
Decide, coordina e verifica l’esecuzione delle operazioni di politica monetaria conseguentemente agite dalle Banche Centrali
Nazionale.
Adotta atti di indirizzo ed istruzioni vincolanti in applicazione del Trattato e per delega del Consiglio dell’UE, con portata anche
esterna all’Eurosistema.
Autorizza l’emissione di banconote e vigila su sicurezza e contraffazione (GOVERNO DEL CIRCOLANTE).
Interviene sui mercati dei cambi anche congiuntamente con singole Banche Centrali Nazionali.
Elabora i rapporti e i resoconti previsti dallo Statuto.
Effettua un’attenta verifica dei rischi finanziari inerenti sia ai titoli acquistati nel quadro delle operazioni di investimento dei fondi propri
e delle riserve ufficiali della BCE, sia ai titoli accettati come garanzia nelle operazioni di finanziamento dell’Eurosistema.
Svolge funzioni consultive a favore delle istituzioni comunitarie e delle autorità nazionali.
Cura il funzionamento dei sistemi informatici con le BCN, volti a facilitare l’esecuzione delle operazioni decentrate e a fornire il
supporto logistico necessario per l’integrità funzionale dell’Eurosistema.
Provvede alla gestione strategica e tattica delle riserve ufficiali della BCE: tale compito consiste:
– nel definire le preferenze di rischio/rendimento a lungo termine per le attività di riserva (allocazione strategica),
– nel regolare il profilo di rischio/rendimento sulla base delle condizioni del mercato (allocazione tattica)
– nello stabilire gli indirizzi di investimento e il quadro operativo generale.
Coopera a livello europeo e internazionale: dal dicembre 1998 è l’unica banca centrale al mondo con statuto di osservatore presso
il Fondo monetario internazionale (FMI). Inoltre, partecipa agli incontri del G7, del G20 e del Forum per la stabilità finanziaria. La BCE
può altresì intervenire alle riunioni del Consiglio dell’UE in cui vengono discusse questioni connesse agli obiettivi e ai compiti
dell’Eurosistema.
La gestione finanziaria della BCE è tenuta distinta da quella della Comunità europea: la Banca dispone di
un bilancio proprio, e il suo capitale è sottoscritto e versato dalle BCN dell’area dell’euro.
Lo Statuto prevede un mandato di lunga durata per i membri del Consiglio direttivo. Il mandato dei membri del
Comitato esecutivo non può essere rinnovato.
Aspetti riguardanti il comitato direttivo:
Mandato di almeno cinque anni per i governatori.
Mandato non rinnovabile di otto anni per i membri del Comitato esecutivo.
Rimozione dall’incarico dei governatori e dei membri del Comitato esecutivo solo nei casi di incapacità ad
assolvere il proprio mandato o di colpe gravi.
Competenza della Corte di giustizia delle Comunità europee a dirimere qualsiasi controversia in materia.
Aspetti operativi :
L’Eurosistema non può concedere prestiti agli organi comunitari né a enti pubblici nazionali.
La BCE dispone delle competenze e degli strumenti necessari per condurre una politica monetaria efficiente
e ha facoltà di decidere in autonomia quando e in che modo farvi ricorso.
La BCE ha il diritto di adottare regolamenti vincolanti nella misura necessaria per lo svolgimento delle funzioni
attribuite al SEBC e nei casi precisati in atti del Consiglio UE.
LE MISURE DI POLITCA ECONOMICA PER ESSERE EFFICACI DEVONO UTILIZZARE ALCUNE ISTITUZIONI IN
PARTICOALRE ALCUNI MERCATI : MERCATO INTERBANCARIO E IL MERCATO FINALE DEL CREDITO .
LA BCE UTILIZZA IL MERCATO INTERBANCARIO PEER LA PROPRIA PLOTICA MONETARIA , ORIENTATA A
MODIFICARE I TASSI DI INTERESSE .
IL MERCATO INTERBANCARIO
Il mercato interbancario è il mercato DOVE LE BANCHE SCAMBIANO TRA LORO LA LIQUIDITA’ , LE
RISERVE , QUINDI UN MERCATO SECONDARIO DI BASE MONETARIA (NON VARIA IL COMPLESSO
DELLA BASE MONETARIA MA VARIA L’ALLOCAZIONE DELLA B.M. ) ed è costituito dal complesso di
negoziazioni di base monetaria attivate dalle banche per equilibrare la situazione di tesoreria e con essa
la posizione di liquidità.
A tali operazioni è affidato il compito di posizionare nel tempo i saldi liquidi effettuando arbitraggi
intertemporali di fondi possibili grazie al regime di mobilizzazione della riserva dovuta, nel periodo di
mobilitazione della stessa.
Sul mercato interbancario le banche che necessitano di liquidità momentanea chiedono un
finanziamento alle banche con eccesso di liquidità. Facilitato dal Regime di mobilizzazione
della RISERVA dovuta.
LA RISERVA OBBLIGATORIA E’ CALCOLATA COME UNA MEDIA , QUINDI LE BACHE POSSONO
DETNERE PIU’ O MENO LIQUIDITA IN DIVERSI MOMENTI , PER IMPIEGARE AL MEGLIO I PROPRI
FONDI (arbitraggio intertemporali ) .
Il tasso di interesse sul mercato risulta dall’equilibrio tra domanda ed offerta di riserve.
Le transazioni sul mercato interbancario non modificano il totale delle riserve detenute presso la Banca Centrale
vi è soltanto uno spostamento da una banca ad un’altra.
La negoziazione dei fondi tra banche viene fatta risalire a tre tipologie di strumenti tecnici:
Conti di deposito per servizi resi: in realtà dipendono da operazioni di scambio di servizi di pagamento, i saldi
non compensati sono per i debitori strutturali una fonte di raccolta di rilievo e stabile nel tempo;
Prestiti negoziati: rappresentano dei veri e propri FIDI pertanto inquadrabili come rapporti bilaterali e
personalizzati;
Conti di deposito libero e vincolato: sono depositi interbancari veri e propri e non sono collegati a rapporti
sottostanti. Sono negoziati su mercati determinati da modalità di contrattazione standardizzate e regolate.
I depositi sono scambiati in un sistema standard che prevede diverse forme tecniche.
Depositi con durata un giorno, articolati nelle seguenti tipologie:
– OVERNIGHT: Il capitale viene depositato il giorno della negoziazione e restituito a T+1;
– tom-next: capitale depositato a T+1 e restituito a T+2;
– spot-next: capitale depositato a T+2 e restituito a T+3.
Depositi a tempo: capitale depositato il secondo giorno lavorativo successivo alla negoziazione e restituito a
scadenza determinata.
Depositi differiti: il capitale è depositato dopo un periodo predeterminato ed è restituito a
scadenza determinata.
Depositi a vista (call): il capitale è depositato immediatamente, ma la restituzione non è predeterminata.
UTILIZZEREMO IL TASSO OVERNIGHT COME TASSO GUIDA (ESSO INFLUNZA ANDAMENTO DELGI ALTRI TASSI )
I depositi a durata di un giorno consentono la negoziazione di fondi liquidi per il riequilibrio giornaliero delle
tesorerie. E’ il segmento che assorbe il maggior numero di transazioni.
I tassi negoziati sono indicativi del grado di tensione dei volumi di aggiustamento delle riserve bancarie e, in
particolare, della riserva obbligatoria in relazione alle opportunità offerte ed i vincoli del regime di mobilizzazione.
I tassi di interesse del mercato interbancario (IL TASSO OVERNIGHT) incidono rilevantemente su:
i tassi di aggiudicazione dei PRONTI CONTRO TERMINE (RAPPRESENTANO LA MODALITA’ TIPICA DI
AZIONE DELLA BANCA CENTRALE QUANDO OPERA SUL MERCATO APERTO )
i rendimenti del mercato dei Titoli pubblici (primario e secondario) TASSI INTERESSE RISK FREE.
QUALE’ LA CORRELAZIONE TRA i Tassi bancari su Prestiti e Depositi.
C’E’ UNA RELAZIONE Tra tassi interbancari e tassi sul pronto contro termine (operazioni di mercato aperto) è
positiva e rilevante ( all’ aumentano dei tassi INTERBANCARI aumentano anche i Tassi PRONTO CONTRO TERMINE
) , INFATTI SUI Tassi PRONTO CONTRO TERMINE agisce la Banca Centrale per influenzare la domanda e l’offerta di
Base Monetaria. Il tasso Overnight è il più sensibile (E’ SOGGETTO A PERTURBAZIONI MA FA RIEQUILIBRARE DI
NOTTE LE RISERVE DI TESORERIA ) , pertanto il TASSO OVERNIGHT viene preso a riferimento come guida del
mercato monetario.
L’interbancario di brevissimo corso influenza i TASSI interbancari semestrali ed annuali, influenzando,
conseguentemente, anche il tasso dei titoli di stato a breve scadenza (BOT), in quanto questo impiego rappresenta
l’alternativa più prossima all’impiego delle eccedenze di liquidità in depositi interbancari e, parallelamente, questi
rappresentano una fonte di finanziamento per il regolamento dei titoli di stato in emissione.
I tassi sui titoli di stato (ed indirettamente quelli della raccolta interbancaria), in cui le banche sono price-taker,
costituiscono la base di partenza per elaborare le strategie sia in termini di raccolta che in termini di impieghi, dove
la banca agisce (IN QUESTI 2 CASI E’ PRICE –MAKER) , invece, come parte negoziale capace di agire sui tassi per
massimizzare il profitto.
IMPORTANTE :
IL TASSO OVERNIGHT INFLUENZA (POSITAMENTE) I PRONTI CONTRO TERMINE, QUINDI IL MERCATO DELLA
MONETA PER IL TRAMIRE DELLA BASE MONETARIA. LA BANA CENTRALE CHE VUOLE GOVERNARE LA BASE
MONETARIA E QUINDI LA MONETA, SI OCCUPA DEL TASSO OVERNIGHT (CHE VA A INCIDERE SUL TASSO
P.C.TERMINE) . IL TASSO OVERNIGHT INCIDE SULL’INTERBANCARIO A 6MESI / 1 ANNO , ED INCIDENDO SU
QUESTO VA A INCIDERE ANCHE SUI BOT. I BOT INCIDONO SII TASSI DI INTERSSE DEI DEPOSITI BANCARI E SUL
TASSO DI INTERESSE DEI CREDITI E QUINDI SUL MERCATO FINANZIARIO (IN CUI LA BANCA E’ SOGGETTO
IMPORTANTE) . LA BANCA CENTRALE CHE VUOLE GOVERNARE IL MERCATO DEI CREDITI (TASSI INTERESSE
CREDITI) E L’OFFERTA DI MONETA , SI TROVA A DOVERIS RELAZIONARE COL MERCATO INTERBANCARIO , ED
ECCO CHE IL TASSO OVERNIGHT DIVENTA L’OBIETTIVO INTERMEDIO DELLA BANCA CENTRALE (ESSENDO TASSO
OVERNIGHT DIRETTAMNTE INFLUNEZABILE) , IN QUESTA MANIERA INDIRETTA LA B.C INCIDE SIA SUL MERCATO
DELLA MONETA ( EFFICACIA AZIONI DELLA BC SUL MERCATO APERTO) SIA SUL MERCATO FINANZIARIO (SENSO
LATO) .
DOMANDA DI RISERVE OBBLIGATORIE SUL MERCATO INTERBANCARIO : IL TASSO OVERNIGHT ATTESO NEL
TEMPO RISULTA IMPORTANTE PERCHE’ LA BANCA HA ASPETTATIVE RIALZISTE SUL TASSO OVERNIGHT VORRA’
OGGI INDEBITARSI E DOMANI PRESTARE E VICEVERSA (MANTENEDO CMQ LO STESSO LIVELLO MEDIO DI
RISERVE ) . DATO IL PERIODO DI MANTENIMENTO (PERIODO IN CUI VIENE CALCOLATA IN MEDIA LA
RISERVA) , OGGI SONO AL PUNTO “T” AL TERMINE AVRO’ BISOGNO DI AVERE UNA LIQUIDITA’ “LT” , QUINDI GESTISCO
COME IMPIEGARE LE MIE RISERVE ANDANDO A CONFRONTARE IL TASSO OVERNIGHT ATTUALE CON IL TASSO OVERNIGHT
ATTESO
La Domanda di RISERVE OBBLIGATORIE:
La domanda di riserva dipende da:
L’offerta di riserve
Il mercato interbancario è il mercato delle riserve , in cui le banche scambiano liquidità , IN RELAZIONE
AL REGIME DI MOBILIZZAZIONE DELLE RISORSE.
Gli scambi di solito avvengono mediante depositi, in un mercato regolato (SPESSO telematico), in
assenza, normalmente, di rapporti sottostanti (STANDARDIZZATI E TENDENZIAL. DI BREVE PERIODO ).
I tassi di interesse dell’interbancario (soprattutto l’overnight : Il capitale viene depositato il
giorno della negoziazione e restituito a T+1 , e con operazione contestuale alla sua sottoscrizione )
influenzano e sono influenzati dalla dinamica dei tassi dei pronto contro termine, dei titoli di
stato (banche price-taker e, indirettamente influenzano i tassi di raccolta e prestito bancari
(banche price-maker ).
I tassi di riferimento del mercato interbancario sono stabiliti sul mercato dei depositi bancari.
La domanda di riserve è negativamente correlata ai tassi di riferimento dello specifico mercato .
Il tasso overnight , in condizioni normali, oscilla all’interno del corridoio compreso tra i valori dei
tassi di finanziamento DELLA B.C (LIMITE MAX ,oltre nessuno va a negoziare ,SALVO CASO DI CRISI
2007) e quelli di remunerazione delle riserve (AL DI SOTTO DEL QUALE NESSUNO OFFRE FONDI
PERCHE’ PIU’ CONVENIENTE MANTNERLI PRESO LA B.C. .
L’offerta di riserve è di solito nulla al di sotto del tasso di remunerazione delle riserve, altrimenti è al
livello delle risorse disponibili in altre attività (PRESSO LA B.C.) ed impiegabili a tassi vantaggiosi.
La Banca Centrale interviene sul mercato interbancario espandendo la base monetaria e
agendo sul tasso di rifinanziamento, al fine di influenzare l’andamento dei tassi di
riferimento TASSO OVERNIGHT , MA QUESTO E’ POSSIBILE SOLO INFLUENZANDO LE ASPETTATIVE
DELLE BANCHE (DELLA DOMANDA) , E QUESTO CI RIPORTA AL CONCETTO DI CREDIBILITA’ E
TRASPARENZA , CIOE’ LA FIDUCIA CHE LE BANCHE HANNO SULLE POLITICHE DELLA B.C . LA BANCA
CENTRALE OPERA IN TRASPERENAZA PER INCIDERE SUL MERCATO INTERBANCARIO AL FINE DEL
RAGGIUNGIMENTO DEI PROPRI OBIETTIVI .
Tali interventi, però, sono efficaci nella misura in cui modificano le aspettative delle banche
sull’andamento del tasso overnight.
• L’obiettivo se perseguito nel medio periodo lascia ampia flessibilità all’azione della Banca Centrale
derogando al target in situazioni particolari.
• Tuttavia è necessario che sussista credibilità perché comunque gli obiettivi siano raggiunti nel periodo,
pertanto le deviazioni dal targeting devono essere limitate.
MA COSì (PRINCIPIO DI Credibilità e trasparenza ) LE MIE AZIONI SONO PREVEDIBILI , C’E’ SCARSA FLESSIBILITA’
OPERATIVA (QUINDI SISTEMA RIGIDO) , SE INVECE (PRINICPIO DI Flessibilità operativa) MI DO UN OBIETTIVO DI
MEDIO PERIODO ED HO MAGGIORE FLESSIBILITA’ OPERATIVA RIESCO A SPIAZZARE GLI OPERATORI E RAGGIUNGERE
I MIEI RISULTATI. QUINDI POTRO’ DEROGARE AL MIO TARGET (L’OBIETTIVO NON E’ PIU’ DI BREVE PERIODO MA E’
DI MEDIO PERIODO) . QUESTO SFORARE IL TARGET PER BREVI PERIODI DEVE ESSERE SALTUARIO E BREVE .
ALTRIMENTO LA FLESSIBILITA’ OPERATIVA INTACCA LA CREDIBILITA’ E QUINDI ALLE OPERAZIONI DELLA BC NON
DARANNO SEGUITO COMPORTAMENTI COERENTI DEGLI OPERATORI (PERCHE’ SCPOMMETTERANNO CONTRO IL
RAGGIUNGIMENTO DI QUEL DETERNIMATO OBIETTIVO DELA BC) .
• Con un target sui livelli di prezzo nel medio-lungo periodo impone che le variazioni stagionali
debbano essere necessariamente compensate nei periodi successivi.
• L’inflazione come obiettivo rende più difficile ipotizzare il livello futuro dei prezzi ma rende più
stabile la produzione perché non impone interventi volti a limitare la volatilità dei prezzi.
I problemi inerenti la quantificazione del target di riferimento possono essere riferiti a:
• Con un intervallo il controllo è imperfetto e non risente della variabilità nel breve periodo di
elementi non direttamente controllabili.
• Il target puntuale fornisce indicazioni univoche e più chiare sulla determinazione della Banca
Centrale a raggiungere i suoi obiettivi ma è più difficilmente raggiungibile.
• Operazioni condotte con le banche per sua iniziativa volte alla modifica delle riserve
• Fissazione dei tassi ufficiali per le operazioni di rifinanziamento o deposito su iniziativa della banca (standing
facilities).
• Requisiti di riserva obbligatoria
Il tasso di intesse overnight viene identificato come obiettivo operativo della Banca Centrale.
Reazione aspettative
Le Banche non Le Banche
modificano le modificano le
aspettative aspettative
Contrazione del Il tasso overnight non Il tasso overnight
tasso di cambia diminuisce
finanziamento
Le strategie adottate dalla banca centrale per il contenimento dell’inflazione (COME OBIETTIVO
FINALE ) tendono a fornire un riferimento chiaro per indirizzare le aspettative degli operatori.
Possono essere basate su obiettivi intermedi o darsi un obiettivo FINALE (inflaction targeting) O
STRATEGIE MISTE. di medio-lungo termine, tipicamente in termini di inflazione .
OBIETTIVI INTERMEDI SONO Tasso di cambio (INCIDONO MAGGIORMANETE IN CASO DI
UN’ECONOMIA CON FORTE VOCAZIONE ESTERA E TENDENZIALEMTE MONETA DEBOLE) o
Aggregato monetario (ECONOMIA DOMESTICA FORTE E MONETA FORTE USA-UNIONE EUROPEA )
O STRATEGIE MISTE (utilizzo obiettivi intermedi E inflaction targeting es. BCE)
Le strategie basate su obiettivi intermedi tendono a concentrarsi su aggregati di riferimento per
evitare i ritardi con cui le azioni di politica monetaria si trasmettono all’economia.
Tradizionalmente di distinguono strategie orientate al tasso di cambio e strategie fondate sull’aggregato
monetario.
Le Strategie orientate ad un valore obiettivo dell’inflazione (inflaction target), consentono la definizione di un
“quadro di riferimento” finalizzato a gestire il trade off tipico di questa politica tra credibilità e trasparenza e
flessibilità operativa
La definizione di un obiettivo credibile di medio periodo facilita il funzionamento virtuoso dell’economia, la
credibilità facilita il raggiungimento dell’obiettivo, tuttavia l’obiettivo se perseguito nel medio periodo lascia ampia
flessibilità all’azione della Banca Centrale derogando al target in situazioni particolari, anche se limitate.
Problemi connessi con la procedura di Inflaction targeting sono riferibili alla quantificazione dell’obiettivo,
all’orizzonte temporale ed al Target di riferimento.
Teorema Modigliani-Miller :
ll teorema Modigliani-Miller si occupa di indagare la Neutralità o NON Neutralità della Struttura Finanziaria delle
imprese. QUAL’E LA DIFFERENZA SE L’IMPRESA DECIDE DI FINANZIARE I SUOI INVESTIMENTI CON DEBITI BANCARI
PIUTTOSTO CHE CON AZIONI ? IL RISULTATO IN TERMINI DI VALORE DELL’IMPRESA E’ DIVERSO ?
LE IPOTESI originarie del modello MM sono:
• -Mercati dei capitali perfetti:
. . . .Assenza di costi di transazione e di accesso alle fonti finanziarie
• . Assenza di rischi o costi di fallimento DELL’IMPRESA
• Agenti finanziari neutrali al rischio
IPOTESI MOLTO FORTI (E’ UN MODELLO IDEALE)
Possibilità di finanziare gli investimenti mediante debito o capitale proprio;
• Mercati (compreso il mercato finale) sono in concorrenza perfetta;
• Assenza di asimmetrie informative e, conseguentemente, costi di agenzia nulli. MOLTO IMPROBABILE CHE SI REALIZZI .
Il punto di riferimento è il valore di un’impresa per un azionista (CIOE’ SE E’ NEUTRALE O NON NEUTRALE LA STRUTTURA
DEL PASSIVO RISPETTO AL VALORE DI UN IMPRESA).
• In un’impresa in cui siano presenti tutte le passività IL VALORE DELL’IMPRESA è dato dal valore attuale dei flussi di
cassa netto più l’indebitamento, consistente in una componente di finanziamento dell’attivo.
• IL TEOREMA PONE COME RIFERIMENTO 2 ESEMPI: L’IMPRESA UNLEVERED SI FINANZIA SOLO CON AZIONI . E L’IMPRESA
LEVERED CHE SI FINANZIA CON AZIONI E CON INDEBITAMENTO .VEDERE QUALE DELLE 2 VALE DI PIU’ .
Calcoliamo il Valore Economico di un’impresa che si finanzia con sole AZIONI (UNLEVERED).
Il valore dell’impresa è data dall’attualizzazione dei flussi di cassa dell’investimento NETTI (’IMPRESA NON INDEBITATA).
L’attualizzazione dei flussi di cassa dell’investimento costituisce, il valore attuale del patrimonio dell’impresa,
determinato dall’attualizzazione dei flussi di cassa (netti) futuri attesi, ossia dai profitti attesi che potranno andare a
favore degli azionisti. L’IMPRESA E’ SOLO PATRIMONIALIZZATA ( NON HA DEBITI VERSO TERZI) = VALORE IMPRESA .
IPOTESI DI INVESTIMENTO CON FRUTTI INFINITI (RENDITA PERPETUA) . 1 + r = Tasso di attualizzazione
• Calcoliamo il Valore economico di un’impresa che si finanzia con azioni e debito (LEVERED).
• Il valore dell’impresa è data dall’attualizzazione dei flussi di cassa netti dell’investimento (decurtando anche il costo
del Finanziamento), più il DEBITO che costituisce parte del valore dell’attivo aziendale. (DEBITO IRREDIMIBILE)
• Tuttavia questa NEUTRALITA’ viene meno nel caso in cui le ipotesi non siano soddisfatte, in particolare elementi di
attenzione sono:
– Disparità nel trattamento fiscale di interessi e dividendi;– GLI INTERESSI PASSIVI SONO PORTATI IN DECURTAZIONE
DALL’IMPRESA. MENNTRE I DIVIDENDI SONO TASSATI .
– Limiti all’esercizio della leva finanziaria IN QUANTO ESISTONO I RISCHI DI FALLIMENTO ;
– Asimmetrie informative e relativi costi di agenzia; IN PARTICOLARE IN FALLIMENTO
– Differenza nei diritti di azionisti e creditori nella relativa soddisfazione delle spettanze.
Ipotizziamo che il debito abbia maturità infinita (NON LO RESTITUIAMO MAI) e che sia remunerato al tasso r. All’aliquota
t, l’impresa indebitata avrà un vantaggio fiscale pari all’attualizzazione di una rendita perpetua data dall’aliquota
moltiplicata per gli oneri finanziari sostenuti. VFL=VANTAGGIO.FISCALE.LEVERED
IL VALORE DELL’IMPRESA INDEBITATA VL+tB E’ MAGGIORE DI QUELLA NON INDEBITATA VU.
Costi di agenzia tra proprietà (AZIONISTI CHE CONTROLLANO L’IMPRESA ) e creditori che incidono sulle decisioni e sul
costo del credito di terzi:
Aumento del rischio: l’azionista può cercare di aumentare la rischiosità delle attività, scaricando le perdite sui creditori;
Riduzione degli investimenti: vi è un interesse a non investire nel caso di rendimenti mangiati dall’indebitamento.
Tentativi di ‘Mungere l’azienda’: l’azionista potrebbe in cercare di spogliare l’azienda del proprio valore distribuendolo
in forme diverse (dividendi, pagamenti a fornitori collegati, etc.), così riducendo le garanzie.
Nel caso di impresa manageriale, gli stessi costi di agenzia sono sopportati dalla proprietà, nel caso di management che
mira a migliorare la propria posizione soggettiva (redditi, stock option, reputazione, ecc.) a scapito del valore
dell’impresa.
I costi di agenzia aumentano in caso di rischio di insolvenza, facendo così aumentare il rischio di fallimento dell’impresa.
Struttura ottimale delle Fonti di Impresa : ESISTE UN TRADE-OFF TRA BENEFICI FISCALI
DELL’INDEBITAMENTO E I COSTI ATTESI DI INSOLVENZA (PIU’ AUMENTA LA PROBABILITA’ DI FALLIMENTO
MAGGIORE E’ L’ATTUALIZZAZIONE DEI COSTI ATTESI DEL FALLIMENTO)
B/K GRADO INDEBITAMENTO DELL’IMPRESA.
RIGA BLU MM :
RETTA ROSSA : OPERA SOLO LA LEVA FISCALE ( ASSENZA COSTI FALLIMENTO).
RETTA NERA (V) : INCLUDE I COSTI DEL FALLIMENTO CHE AUEMENTANO ALL’AUMENTARE DELL’INDEBITAMENTO (B/K) .
LA NS STRUTTURA OTTIMALE E’ QUELLE CHE CHE SI TROVA AL PUNTO PIU’ ALTO DELLA RETTA NERA (V)
Le imprese scelgono come finanziare i propri investimenti, ricorrendo al debito o al capitale proprio.
Per il teorema Modigliani-Miller la costruzione del passivo dell’impresa è NEUTRALE rispetto al valore
della stessa, in condizioni di assenza di tassazione e di assenza di asimmetrie informative.
In realtà l’esistenza di un sistema fiscale che ammette la deducibilità degli oneri finanziari rende
l’indebitamento più vantaggioso.
L’indebitamento, però, aumenta il costo del fallimento unitamente ai costi d’agenzia, e questo riduce il
vantaggio fiscale di questa fonte di finanziamento.
L’impresa QUANDO DECIDE DI ESPANDERE IL SUO INDEBITAMENTO , deve effettuare un trade-off tra
benefici fiscali e costi attesi d’insolvenza (che aumentano all’aumentare del rischio di fallimento).
Il livello ottimale della leva finanziaria (e conseguentemente l’ottimale allocazione del passivo) è,
pertanto, quello che massimizza il valore dell’impresa. CHE E’ UNO PUNTO MAX. LA
NS STRUTTURA OTTIMALE E’ QUELLA CHE CI PORTA AL PUNTO PIU’ ALTO DI V . NON E’ VERO CHE
E’ NEUTRALE IL VALORE DELL’ INDEBITAMENTO IN RELAZIONE AL VALORE DI UN’IMPRESA , MA
ESISTE UNA SPECIFICA CONFIGURAZIONE DEL PASSIVO DELL’IMPRESA CHE MI DA L’OTTIMO IL
VALORE MASSIMO DELL’IMPRESA. LA STRUTTURA OTTIMALE DELL’IMPRESA DETERMINATA DA
L’UGUAGLIANZA DI BASE CON L’AGGIUNTA DEI VANTAGGI DELL’INDEBITAMENTO E CON LA
SOTTRAZIONE DEI SUOI COSTI (CONNESSI AL FALLIMENTO
Tra le fonti di indebitamento, inoltre, non è indifferente per l’impresa domandare credito bancario o
desunto dal mercato, per grado di elasticità e costo relativo.
LA POLITICA MONETARIA E FINANZIARIA UTULIZZANO LE BANCHE COME ELEMENTO DI CREAZIONE DI MONETA
E IN GENERALE COME GOVERNO DEL SISTEMA MONETARIO. LA BANCA SVOLGE UN RUOLO FONDAMENTALE DI
INTERMEDIAZIONE INFORMATIVA- ALLOCATIVA- SIA RISPETTO ALLA GESTIONE DELLA DIVERSITA’ DEI TEMPI FRA
CHI CREA I FONDI ( ES FAMIGLIE) E CHI LI PRENDE A PRESTITO ( ES IMPRESE). COL TEOREMA MODIGLIANI-
MILLER ABBIAMO VISTO LA NON NEUTRALITA’ DELLE SCELTE DEL PROFILO FINANZIARIO DELL’IMPRESA ,
L’IMPRESA DETERMINA IL SUO VALORE ANCHE EFFETTUANDO DELLE SCELTE SULLA COSTRUZIONE DEL SUO
PASSIVO . GUARDARE LE IMPRESE SOLO COME PRODUTTRICI DI INVESTIMENTO , LA LORO DIMENSIONE REALE(
CAPITALE ETC) NON E’ CORRETTO. E’ NECESSARIO VERIFICARE COME LE IMPRESE SI MUOVO SUL MERCATO
FINANZIARIO . SI PUO’ CREARE UN RISCHIO DI FALLIMENTO DI IMPRESE ECONOMICAMENTE SANE PER UN
ECCESSO DI INDEBITAMENTO (SPINTO DAI VANTAGGI CHE L’INDEBITAMENTO HA) .
PERCHE ‘ LE IMPRESE RICORRO AI PRESTITI BANCARI E QUAL’E’ LA SPECIALITA’ DEI PRESITI BANCARI .
ANCORCHE’ PIU’ COSTOSO E SPESSO PIU’ DIFFICILE DA OTTENERE LE IMPRESE RICORRONO A PRESITI BANCARI .
LE BANCHE CRANO MONETA ( GLI INTERMEDIARI FINANZIARO NO, MA FACILITANO IL CIRCUITO DEL CREDITO ),
MA LA BANCHE NON CREANO I FONDI ( DERIVANO DALLE FAMIGLIE TRAMITE IL RISPARMIO PRIVATO ) QUESTO
RISPARMIO CREA L’OFFERTA DI FONDI , L’IMPRESA DOMANDA FONDI PER GLI INVESTIMENTI , LA NECESSITA’ DI
UNA INTERMEDIAZIONE E’ DOVUTA AL FATTO CHE I 2 SOGGETTI NON SI CONOSCO , NON SI FIDANO . LA BANCA
CERTIFICA LA SOLVIBILITA’ DELLA CONTROPARTE . LA BANCA E’ UN GESTORE DI INFORMAZIONE ( CHE SI FA
PAGARE) CHE CERCA DI MASSIMIZZARI I PRORPRI PROFITTI . GLI ORIZZONTI TEMPORALI DI PRESTATORI DI
FONDI NON SONO NECESSARIAMENTE GLI STESSI DI CHI I FONDI LI VUOLE A PRESTITO (I MUTUANDI FONDI) .
LO SVILUPPO ECONOMICO , LA SOSTENIBILITA’ DEL REDDITO FUTURO , NECESSITA OLTRE CHE ALL’EQUILIBRIO
ECONOMICO ANCHE DELL’EQUIL. FINANZIARIO .
LE BANCHE NASCONO PER CONCEDERE CREDITI , utilizzano la loro raccolta per finanziare le attività. Tuttavia le riserve
rappresentano un onere finanziario non in capo agli altri soggetti. LA BANCA DEVE REMUNERARE IL DEPOSITO MA HA
L’ONERE DELLE RISERVE (OBBLIGATORIE O FACOLTATIVE) .
Questo onere viene traslato in parte sui creditori in parte sui debitori dell’istituto di credito.
La specialità dei prestiti bancari : FAMA
Secondo la teoria di Fama, prestiti IMMEDIATI (ottenuti direttamente dal pubblico) e MEDIATI possono coesistere
ed i secondi (QUELLI MEDIATI DA BANCHE O ISTITUTI FINANZIARI ) possono essere addirittura preferiti a QUELLI
IMMEDIATI in alcuni casi, seppure piùcostos (QUELLI BANCARI- IST. FIN)i.
La banca raccoglie fondi per effettuare prestito con:
. Depositi a vista: su di essi ricade l’onere della riserva obbligatoria
. Certificati di deposito: sono assimilabili ai crediti commerciali, l’onere della riserva deve cadere sui prestiti
I Prestiti bancari costano di più perché in parte scontano l’onere della riserva obbligatoria, ma le imprese lo
sostengono perché ne ricevono una CERTIFICAZIONE di Merito Creditizio. LE BANCHE CONFERMANO LA
SOVLIBILITA’ DEL SOGGETTO CHE PROTRA’ A SUA VOLTA OTTENERE CREDITO DA ALTRI SOGGETTI.
• Domanda intermedia
– La raccolta di depositi finanzia la domanda di prestiti bancari mossa dal settore privato.
– In questo caso, parte dell’onere di riserva è in capo ai depositanti e parte ai prenditori di prestiti.
Gli intermediari finanziari (non solo le banche) hanno la funzione di accordare la struttura di portafogli desiderata dai
risparmiatori con le esigenze di finanziamento delle imprese.
In presenza di domanda a lungo termine, le famiglie presterebbero denaro solo a costo di un aumento del tasso di interesse
che frenerebbe gli investimenti. LA BANCA INVECE PUO’ RACCOGLIERE FONDI A UN COSTO BASSO E PRESTARE DENARO
ALLE IMPRESE A UN COSTO PIU’ BASSO DI QUELLO CHE LE FAMIGLIE VORREBBERO . LE BANCHE STABILIZZANO IL TASSO
DI INTERESSE E CERTIFICANO LA CONTROPARTE IN BASE A INFORMAZIONI ( CHE LE FAMIGLIE NON HANNO) OLTRE CHE
ALLA CAPACITA’ DI DIFFERNZIARE IL PROPRIO PROTAFOGLI, SI AVREBBERO COSTI PIU’ ELEVATI ED INVESTIMENTI MONORI
.
L’equilibrio Finanziario fra fondi esistenti (presi a prestito e prestati) ,MEDIATO DAL SISTEMA FINANZIARIO e’ una
condizione IMPORTANTE dello sviluppo economico.
Le scelte del sistema di intermediazione non incidono solo sul COSTO del finanziamento, ma anche sull’ammontare dei
crediti offerti , potendoci essere effetti di razionamento del credito (IN PRESENZA DI EQUILIBRIO FINANZIARIO
INSTABILE – DI CRISI DI LIQUIDITA’ - ETC. LE FAMIGLIE HANNO DENARO , LE BANCHE HANNO RISERVE MA I SOLDI NON
FINISCONO ALLE IMPRESE PER INVESTIRE. SI ROMPE IL COLLEGAMENTO TRA EQUILIBRIO FINANZIARIO (CHE NON CE’ PIU’
EQUILIBRIO)E SVILUPPO ECONOMICO . PUR IN PRESENZA DI DOMANDA E OFFERTA, ESSE SI INCONTRANNO, PERCHE ‘
INTERMEDIAZIONE NON CONCEDE CREDITO (ANCHE IN PRESENZA DI FORTE LIQUIDITA’ ) .
Gli intermediari finanziari hanno la funzione di accordare la struttura di portafogli desiderata dai
risparmiatori con le esigenze di finanziamento delle imprese. CONTRIBUENDO ALL’ EQUILIBRIO
FINANZIARIO .
L’offerta del prestito bancario dipende dall’onerosità della raccolta, considerando anche l’esistenza di
costi connessi con la riserva obbligatoria (IN PRESENZA DI DEPOSITI A VISTA CONCESSI).
L’elasticità della domanda al prezzo dei finanziamenti consente di trasferire il costo della
riserva obbligatoria sui prestatori o sui depositanti.
Le banche hanno una posizione di vantaggio informativo e sono segnalatrici di merito creditizio, pertanto
le imprese accettano anche costi più elevati.
L’offerta risente della concentrazione della domanda di credito, infatti:
. da un lato la banca tende a diversificare il rischio limitando la concessione dei crediti ad un singolo soggetto;
. da un altro lato ogni cliente è un patrimonio informativo, per cui la concentrazione del prestito riduce i costi delle
informazioni. LA BANCA OPERA UN TRAE -OFF
L’azione bancaria, pertanto, non influenza soltanto il costo del finanziamento ma più fortemente la sua
disponibilità, Razionando il credito in caso di crisi. L’EQUILIBRIO FINANZIARIO , IL RUOLO DELLE BANCHE , IL
LORO MODO DI RELAZIONARSI CON IL CREDITO OFFERTO E LA DISTRIBUZIONE DI QUESTO CREDITO , E’ UN
ELEMENTO DECISIVO PER LO SVILUPPO ECONOMICO , CIOE’ PER CONSENTIRE O MENO ALLE IMPRESE DI
FINANZIARE I PRORPI INVESTIMENTI E DI RISALIRE NEI MOMENTI DI CRISI . NEI MOMENTI DI CRISI AUMENTANO
I COSTI DI FALLIMENTO SIA PER LE BANCHE CHE PER LE IMPRESE , IN QUEI MOMENTI DOVE SERVIREBBE L’
ALLARGAMENTO DEI PRESTITI , LE BANCHE TENDONO A RAZIONARE IL CREDITO , INCIDENDO SULLO SVILUPPO
ECONOMICO.
LEZ. 16 TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA - FISHER
Il pensiero classico rileva che:
Periodo Giacenza Media : e’ dato dal Rapporto tra Reddito totale e giacenza media , e ci dice in media , per quanto tempo viene
detenuta moneta, rispetto al periodo di riferimento.
La Velocita’ di Circolazione della Moneta : e’ l’inverso del periodo di giacenza media: tanto piu’ elevato e’ il periodo di giacenza
tanto meno velocemente circola la moneta.
In un sistema Macroeconomico la Velocita’ di Circolazione della Moneta : e’ definibile come il Numero di volte in cui l’unita’ di
moneta passa di mano in mano in un periodo di riferimento : v = PY / M ( REDDITO NOMINALE / STOCK DI MONETA) .
Occorre distinguere tra velocità di circolazione del circolante e velocità di circolazione della moneta bancaria.
La velocità di circolazione rimane costante se rimane stabile la proporzione tra moneta bancaria e circolante
Gli operatori detengono moneta perché vogliono avere un determinato potere d’acquisto, e la utilizzano
per favorire gli scambi (SCOPO TRANSATTIVO ).
Gli scambi sono espressi in termini di prezzi relativi NEL MODELLO NEOCLASSICO , pertanto per
esprimerli in termini nominali si dovranno confrontare i loro valori rispetto alla moneta.
La dicotomia fa sì che l’equilibrio del mercato reale è indipendente dal livello dei prezzi, perché questi
sono espressi in termini reali, cioè in termini relativi.
Fermo restando i contenuti reali degli scambi, pertanto, un aumento della Moneta disponibile si
traduce in una perdita di potere d’acquisto della stessa (e quindi in un aumento dei prezzi).
QUINDI INTERVENTI ESPANSIVI DI MONETA HANNO L’EFFETTO DI AUMENTARE I PREZZI.
• . La domanda reale di moneta è data, conseguente all’equilibrio sul mercato dei beni: M/P (MONETA IN TERMINI REALI)
• Pertanto, all’aumentare dei prezzi assoluti, per il mantenimento dei prezzi relativi è necessaria maggiore moneta
• Considerata la stabilità del mercato reale e della velocità di circolazione della moneta, che determinano il valore di moneta in
termini reali, Espansioni dell’offerta monetaria comportano un aumento dei prezzi senza incidere sul mercato reale.
Possiamo esprimere la domanda reale di moneta come funzione del reddito , in quanto gli GLI OPERATORI SCELGONO di impiegare una
quota del loro reddito IN DETENZIONE DI MONETA.
K: indica LA SCELTA DELL’OPERATORE per la quota di reddito che viene detenuta come liquidità in alternativa ad altri beni come
massimizzazione della funzione di utilità individuale. In termini formali k è l’inverso della velocità di circolazione della moneta.
K non è esogeno NE stabile, ma dipende dalla massimizzazione dell’utilità e, dunque dipende dall’utilità marginale della moneta correlata
negativamente alla quantità di moneta , CIOE’ PIU’ MONETA HO E MENO SARO ‘INCENTIVATO A DETENERE MONETA (DIMINUISCE K) .
PIGOU DICE CHE LA MONETA E’ UN BENE E COME TUTTI I BENI HA UN’ UTILITA’ MARGINALE POSITIVA MA DECRESCENTE.
SE AUMENTA LA MONETA , K SI RIDUCE (RIDUCO QUOTA REDDITO DESTINATA ALLA DETENZIONE DI MONETA) PER TORNARE
ALL’EQUILIBRIO I PREZZI DEVONO AUMENTARE PIU’ CHE PROPORZIONALEMENTE PERCHE’ DEVONO BILANCIARE SIA IL MOVIMENTO
DELLA MONETA (QUINDI DEL POTERE DI ACQUISTO) SIA LA RIDUZIONE DI K (UTILITA’ A DETENERE MONETA): Aumenta l’offerta di moneta .
Per effetto dell’utilità marginale si riduce k Esiste un doppio effetto sui prezzi
KEYNES RAGIONA IN TERMINI DI MONETA PARTENDO DAL MODELLO DI PIGOUE E SCUOLA DI CAMBRIDGE :
Keynes introduce2 elementi nella discussione: 1) studio della transizione verso il nuovo equilibrio;
2)introduzione del ruolo delle banche (RAPPORTO TRA MONETA CIRCOLANTE E MONETA BANCARIA)
L’espansione monetaria prevede una fase del disequilibrio dovuto ad un aumento del rapporto tra moneta bancaria e
circolare.
Questo induce un ulteriore aumento dei prezzi che sospinge il riequilibrio.
Tuttavia al termine del circuito le scelte degli operatori possono essersi modificate.
KEYNES SPIEGA CHE ALLA FINE IL RAPPORTO TRA MONETA BANCARIA E CIRCOLANTE E’ DATO ED IL SISTEMA TORNA IN
EQUILIBRIO MA DOPO ESSERE PASSATO DAL CIRCUITO DEL DISEQUILIBRIO IN QUANTO SI E’ ANDATI AD INCIDERE SUI TASSI
DI INTERESSE , QUINDI GLI OPERATORI POTREBBERO IN FUTURO FARE ALTRE SCELTE IN BASE AI LORO GUSTI.
IL LIVELLO DEI PREZZI P , DERIVA DAL COMPORTAMENTO/RUOLO DELLE BANCHE( NON C’ERA NE IN FISHER NE PIGOU) E DALLE
SCELTE DEGLI OPERATORI IN BASE ALLA LORE PREFERENZA PER LE LIQUIDITA’.
SI PASSA DALLA STESSA TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA CHE HA I MEDESIMI EFFETTI , CIOE’ VARIAZIONI
DELLA MONETA INCIDONO SUI PREZZI, MA COME INCIDONO : NON PIU’ SOLO IN MANIERA MECCANICISTICA (FISHER) MA
ANCHE PER LE SCELTE DEGLI OPERETARI ( PIGOU) E DAL RUOLO DELLE BANCHE ( KEYNES) ,NESSUNO DI LORO DA SOLO RIESCE
AD INFLUENZARE IL LIVELLO DEI PREZZI .
I = I (r)
Le decisioni da parte degli operatori SUL RISPARMIO (QUOTA DI REDDITO NON DEFINITA DAL CONSUMO) nascono
dalle scelte di differimento del consumo, dato il reddito di equilibrio.
Queste comportano uno spostamento delle risorse produttive dalla produzione dei beni di consumo a quella dei beni
capitali . RISPARMI (VARIABILE FLUSSO) ( RICCHEZZA VAR. STOCK)
LEZ. 16 SINTESI : TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA - FISHER
Nella teoria neoclassica la moneta ha soltanto una funzione connessa con le transazioni (LA MONETA
NON HA UNO SCOPO DI VALORE O FINANZIARIO).
Nella teoria tradizionale di Fisher, Moneta e Prezzi sono legati da un vincolo meccanicistico (SE
RADDOPPIO LA MONETA RADDOPPIANO I PREZZI).
NEL MODELLO FISCHER Esistono Dicotomia e Neutralità della moneta, per cui le variazioni della
moneta non incidono sul reddito.
Nel modello di Pigou, gli operatori influenzano la dinamica dei prezzi ( NON E’ COS’ MECCANICISTICO
IL RADDOPPIO MONETA RADDOPPIANO I PREZZI ) LE SCELTE DEGLI OPERATORI INFLUENZANO
QUESTA RELAZIONE.
Per Keynes non solo gli operatori influenzano la dinamica dei prezzi ma anche le banche CHE INCIDONO SULLA Q.TA’ DI
MONETA PERCHE’ IL MOLTIPLICATORE NON E’ STABILE E DIPENDE DALLE SCELTE STRATEGICHE DELLE BANCHE (LE QUALI
INCIDONO SUL RAPPORTO MONETA BANCARIA / MONETA CIRCOLANTE )
DICOTOMIA :
IL MERCATO DEI FATTORI PRODUTTIVI CI CONSENTE DI DEFINIRE IL REDDITO DI EQUILIBRIO
IL MERCATO REALE CONSENTE DI DEFINIRE IL TASSO DI INTERESSE DI EQUILIBRIO.
IL MERCATO MONETARIO CONSENTE DI DEFINIRE IL LIVELLO DEI PREZZI.
I MERCATI NON SI INFLUENZANO TRA DI LORO E QUESTO COMPORTA NEUTRALITA’ DELLA MONETA , SE IO VARIO LA Q.TA’ DI
MONETA GLI EFFETTI NON SI AVRANNO SUGLI ALTRI 2 MERCATI (NON AVREMO RIFLESSI SULL’OCCUPAZIONE O SUL TASSO
INTERESSI) MA L’AVREMO SOLO SUL LIVELLO GENERALE DEI PREZZI…
MODELLO KEYNESIANO :
Nella “Teoria Generale” Keynes introduce il suo modello di domanda di liquidità centrato su tutte e tre le
fondamentali funzioni della moneta.
3.MOVENTE SPECULATIVO Si detiene moneta in alternativa ai titoli perché vi sono aspettative di perdite in conto capitale nella
Il rendimento dei titoli ha due componenti: la cedola (dipende dal valore attuale dei tassi d’interesse) e il rendimento in
conto capitale futuro (determinata tassi d’interesse futuri attesi).
Il rendimento in conto capitale è dato dal valore atteso (futuro attualizzato) del titolo rispetto al suo valore al momento
della sottoscrizione. Ipotizziamo un titolo irredimibile.
Keynes inserendo il movente speculativo ci dice che operatore detiene moneta ( che non mi da
interessi ) anziche’ titoli, perche e’ necessario 1) dobbiamo analizzare il valore in conto capitale 2)
potrei detenere per investire domani con condizioni economiche migliori , anziche’ oggi .
Il RENDIMENTO TOTALE del titolo dipende dal tasso attuale e dal TASSO ATTESO
Il TASSO CRITICO rappresenta quel tasso di interesse per cui, per l’individuo, è indifferente detenere Titoli o Moneta. A
quel livello di tasso d’interesse r+g assume valore 0.
NEL MODELLO KEYNESIANO L’OPERATORE DETIENE NEL PORTAFOGLI ATTIVITA’ O SOLO TITOLI O SOLO MONETA .
• Il tasso di interesse assume un valore minimo, a cui gli operatori detengono le loro ricchezze a livello completamente
liquido.
• Se consideriamo date le aspettative degli operatori, a quel livello rc min nessuna manovra di politica monetaria può
avere successo, perché il tasso d’interesse non può scendere , il SISTEMA DELLA TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA’ :
Arrivati al tasso critico minimo , una manovra di POLITICA monetaria ESPANSIVA NON AVRA’ SUCCESSO ,SARA’
INEFFICACE , PERCHE’ IL TASSO DI INTERESSE NON PUO’ SCENDERE E NESSUNO PRESTERA’ FONDI E TANTOMENO
NESSUNO COMPRERA’ TITOLI.
OFFERTA DI MONETA .
• Espansioni dell’offerta di moneta comportano riduzioni del tasso d’interesse.
• Il mercato monetario incide sul mercato reale per il tramite del tasso di interesse
SOTTO IN ROSSO C’E’ LA CURVA DI DOMANDA (CHE OSCILLA FRA IL TASSO MIN E IL TASSO MAX) , INTRODUCIAMO
OFFERTA Ms1. , QUANDO AUMENTA L’OFFERTA Ms2 IN TERMINI NOMINALI O REALI , LA DOMANDA NON E’ PIU’
NEUTRALE RISPETTO AL TASSO INTERESSE (IL TASSO DI INTERESSE SCENDE).
IL MERCATO MONETARIO INCIDENDO SUL TASSO INTERESSE ( A PARITA’ DI REDDITO ) VA AD INCIDERE SUL MERCATO
REALE
La moneta, nelle sue funzioni, può essere considerata , ANCHE come FONDO VALORE alternativa ai titoli
(SCOPO SPECULATIVO).
Nel modello keynesiano esiste un movente speculativo (PER ARRICCHIRSI) nella domanda di moneta in
funzione delle aspettative dei soggetti. KEYNES spiega perche un individuo dovrebbe detenere
moneta che ha un rendimento nullo rispetto ad un titolo che ha un rendimento certo (es
obbligazione) . KEYNES SPIEGA COME IL VALORE DI UN INVESTIMENTO (IMPIEGO DI
TITOLI) NON VADA VALUTATO SOLO COME RENDIMENTO CEDOLARE MA ANCHE SUL
VALORE IN CONTO CAPITALE, SE IO HO DELLE ASPETTATIVE RIALZISTE O RIBASSISTE MI
VARIA IL VALORE DEL TITOLO E QUINDI POTREI ATTENDERE TEMPI MIGLIORI NEL CASO
IN CUI ABBIA UNA VISIONE CRESCENTE DEL TASSO DI INTERESSE- SULLA BASE DELLA
SCELTA DELLE ASPETTATIVE VIENE A CONIUGARSI L’EQUILIBRIO TRA DOMANDA E
OFFERTA ; QUESTO SIGNIFICA CHE POLITICHE MONETARIE INCIDONO SUI TASSI DI
INTERESSE , ES POLITICA DI ESPANSIONE ABBASSA I TASSI DI INTERESSE CHE
ALZERANNO GLI INVESTIMENTI E QUINDI SI ALZA IL REDDITO CON L’EFFETTO DEL
MOLTIPLICATORE DI KEYNES , POI BILANCIATA DALLA RETROAZIONE MONETARIA
(L’AUMENTO DEL REDDITO INCIDE SULLA DOMANDA DI MONETA CHE RIBILANCIA I TASSI
INTERESSE).
QUESTO FA SI CHE ANCHE LE POLITICHE FISCALI SIANO MENO EFFICACI , PERCHE’ LA POL
FISCALE CHE FA AUMENTARE IL REDDITO INCIDE SULLA DOMANDA DI MONETA CHE FA
AUMENTARE I TASSI DI INTERESSE QUINDI SI SOSTITUISCE ALMENO IN PARTE SPESA
PUBBLICA CON INVESTIMENTI ( FENOMENO DELLO SPIAZZAMENTO)
POLITICA MONETARIA MODELLO KEYNESIANO: La politica monetaria incide
sui tassi di interesse e, tramite questi, su investimenti e reddito ECCETTO che nel caso di
trappola della liquidità, in cui i tassi sono troppo bassi (TASSO CRITICO MINIMO). SE
L’OPERATORE DI POLITICA ECONOMICA IN UNA FASE ECONOMICA NON POSITIVA ,
VOLESSE SOSTENERE IL REDDITO , QUINDI LA BANCA CENTRALE INETTA LIQUIDITA’ E SI
ASPETTA CHE I TASSI DI INTERESSE SI ABBASSINO E UN AUMENTO DEGLI INVESTIMENTI
, MA NON LO OTTIENE PERCHE’ LA GENTE TESAURIZZA LA MONETA, ASPETTANDO TEMPI
MIGLIORI , QUINDI NON C’E’ IL RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI E LA MISURA ESPANSIVA
RISULTA INEFFICACE (VEDI CRISI 2008).
L’effetto reale incide sulla domanda di moneta, riducendo l’effetto espansivo della domanda.
Il modello keynesiano presenta criticità (I TASSI DI INTERESSE NON SONO DISTINTI FRA
LORO – NON INTRODUCE IL RISCHIO – NON TROVIAMO L’INFLAZIONE ; che le teorie
successive tentano di modificare (MODELLO TOBIN E MONETARISTA).
Lez. 18 TOBIN E TEORIA SCELTE DI PORTAFOGLIO
La teoria si deve a Tobin. Viene superata la separazione netta tra moneta e titoli unitariamente rappresentati dai tassi
d’interesse. La moneta è alternativa alle altre attività finanziaria che, però, tra loro non sono perfettamente sostituti.
Ipotizziamo che il patrimonio degli operatori sia composto da due grandezze: moneta e titoli.
a1+ a2=1
La composizione del patrimonio sarà determinata dalle scelte dell’operatore (CURVA DI INDIFFERENZA ) considerando
rendimento e rischio. Ipotizziamo la scelta sia tra un titolo e la moneta.
• Il rendimento del portafoglio è dato dalla cedola dei titoli (OBBLIGAZIONE – AZIONE) :e dal guadagno o perdita in conto capitale
(g) che dipende dall’andamento futuro del tasso d’interesse.
• Ipotizziamo che il tasso d’interesse futuro ruoti attorno al tasso attuale, secondo una specifica variabilità data dallo scarto
quadratico medio: la variabilità dei tassi è data dalla NORMALE (TERORIA DELLE PROBABILITA’ GAUSSIANA)
• L’OPERATORE NON HA DELLE ASPETTATIVE FUTURE SUI TASSI ( INVECE IN MOD.KEYNES LE AVEVA)
In questo caso l’operatore non ha previsioni sull’andamento dei tassi. È possibile valutare la variabilità dei guadagni g. Nel caso
“medio” non ci sono guadagni né perdite in conto capitale
R =RENDIMENTO FINALE NS PORTAFOGLI a2= % PORTAF DETENUTO IN TITOLI R = RENDIMENTO
g = PERDITA /GUADAGNO IN CONTO CAPITALE ( g= RAPPORTO TASSI ATTUALI / TASSI ATTESI ) .
g=0 e’ la maggior probabilita’ ( tasso attuale =tasso futuro )
RISCHIO MIO PATRIMONIO = RISCHIO MIO PORTAFOGLI TITOLI a2= % PORTAF. DETENUTA IN TITOLI
RISCHIO MIO PATRIMONIO IN TERMINI DI TITOLI = QUANTO E’ RISCHIOSO IL TITOLO E DA QUANTI TITOLI DETENGO
SI PUO’ AUMENTARE IL RENDIMENTO PORTAF. SOLO AUMENTANDO IL RISCHIO (COLLEG RENDIM. E RISCIO PATRIM.)
• CURVA DI PREFERENZA ( INDIFFERENZA )
• La scelta, dunque, dipende dal profilo di rischio degli operatori.
Gli operatori sono avversi al rischio.
Un operatore avrà curve di indifferenza crescenti e con la concavità rivolta verso l’alto connesse con la sua avversione al
rischio
Curve più elevate danno maggiore utilità all’operatore (VEDI SLIDE N.2.)
N.2
. L’equilibrio è dato dal punto di tangenza tra le curve d’indifferenza dell’investitore e la retta indicando il sentiero dei
rendimenti possibili dato il tasso d’interesse.
L ’individuo sceglie il profilo di rischio per lui ottimale connesso con il rendimento ottimale:
L’OPERATORE SCEGLIERA’ LA MIGLIOR COMBINAZIONE CHE GLI OFFRE IL MERCATO (VEDI SLIDE N. 2) PERCHE’ E’ IL
PUNTO DI TANGENZA FRA CURVA DI INDIFFERENZA E CURVA DEI RENDIMENTI , ED E’ IL PUNTO DELLA CUVA INDIFFERENZA
PIU’ IN ALTO COMPATIBILE CON L’OFFERTA DEL MERCATO.
SLIDE N.2
AL CONTRARIO MOD. KEYNES, L’OPERATORE DETIENE SIA MONETA SIA TITOLI (MOD.TOBIN) , PORTAFOGLI COMPLESSO ,
L’OPERATORE SCEGLIE SULLA BASE DELLA SUA AVVERSIONE AL RISCHIO.
• Graficamente è necessario aggiungere l’equazione che collega rischiosità e composizione del patrimonio (quota
detenuta in titoli).
In questo modo si ricava il valore della quota di patrimonio detenuta sotto forma di titoli.
Per differenza, si ottiene, infine la quota detenuta in termini di liquidità.
N.2 N.3
TOBIN CI DICE ATTENZIONE : SE IO HO UN’ECONOMIA FATTA DI IMPRESE CHE PUNTANO MOLTO SULLA PRODUZIONE LA
SOSTITUIBILITA’ CON MEZZI FINANZIARI E’ BASSA E ANCHE IN CONDIZIONI DI CONTRAZIONE MONETARIA IL MIO INESTIMENTI
TIENE . SE HO UN’ECON. MOLTO FINANZIARIZZATA E NEL MIO BILANCIO D’IMPRESA HO CHE I RENDIMENTI FINANZIARI SONO
IMPORTANTI , INVESTIRO’ SU ATTIVITA’ FINANZIARE E NON IN PRODUZIONE( ES IN IMPAINTI FISICI) , RISULTATO
ABBATTIMENTO DEGLI INVESTIMENTI .
L’innovazione fondamentale del modello di Tobin è dovuta alle considerazioni circa la sostituibilità tra
attività finanziarie ed attività reali.
Se la sostituibilità è bassa gli effetti monetari possono esaurirsi nell’ambito del mercato dei titoli e non
influenzare il mercato reale.
Modifiche del tasso d’interesse dei titoli non sono significativi , non ci saranno effetti reali
(investimenti). Se siamo in una situazione di Sostituibilita’ piu’ elevata , LA POLITICA
MONETARIA HA EFFETTO DIROMPENTE SUL MERCATO REALE.
Ulteriori perturbazioni sono date dall’effetto ricchezza.
Gli effetti della politica economica si leggono sull’efficienza marginale del capitale e sulla sua variazione.
Data la scarsa sostituibilità tra attività, diventa centrale il ruolo degli intermediari finanziari.
MODELLO DI TOBIN :
RUOLO CENTRALE DELLE SCELTE DI PORTAFOGLI
PROBLEMA DEL RISCHIO E DELL’INVESTIMENTO
GLI EFFETTI REALI CHE SI POSSONO AVERE TRA LE VARIE GRANDEZZE.
Friedman cerca di dimostrare che la moneta è uno strumento particolare, FRIEDMAN PONE LA MONETA IN UNA SPECIALITA’ PROPRIA
DELLA MONETA (SUPERANDO LA CONTINUITA’ DI TOBIN CHE LA INSERIVA NON PORTAFOGLI INDIVIDUO), HA UNA SUA PECULIARITA’ E
NON PUO’ ESSERE CONFRONTATA CON NESSUN’ALTRA GRANDEZZA .
Friedman ipotizza una domanda di moneta individuale costruita a livello Microeconomico (BASA LA MACROECONOMIA
SULLA MICROECONOMIA): Gli individui massimizzano la propria utilità considerando il vincolo dato dalla propria ricchezza.
IL COMPORTAMENTO DEGLI INDIVIDUI E’ SIMULTANEAMENTE DI CONSUMO E DI RISPARMIO . La
ricchezza viene impiegata in DIVERSI MODI : Moneta, Attività finanziarie e Beni capitali. I rendimenti delle diversi
componenti della ricchezza sono le variabili rilevanti.
Friedman introduce tra le ricchezze anche il Capitale Umano , cioè la capitalizzazione dei Redditi da Lavoro Futuri che egli
prevede di percepire (ES: MODELLO STATUNITENSE IN CUI IL MERCATO E’ MOLTO SEGMENTATO – IN ITALIA MENO).
1 .MONETA :
La moneta ha un suo rendimento che è nullo nel caso di moneta legale (CIRCOLANTE) e positivo in caso
di depositi. La moneta è detenuta per i suoi servizi, pertanto altro indicatore del suo rendimento è il
suo potere d’acquisto.
In ogni caso gli individui sono interessati a detenere moneta in termini Reali e non nominali (GLI
INDIVIDUI NON SUBISCONO ILLUSIONE MONETARIA ).
Non esiste una differenziazione tra moneta speculativa e transattiva, gli individui domandano moneta per
i suoi servizi e le sue caratteristiche senza dividerne le motivazioni. FIREDMAN E TOBIN SI
DIFFERENZIANO DALLA TEORIA DI KEYNES CHE RAGIONA SU UNA SEPARAZIONE TROPPO RIGIDA FRA
I VARI MOVENTI.
2 . COMPONENTI DELLA RICCHEZZA FINANZIARIA :
OBBLIGAZIONI
Le obbligazioni dipendono dal loro tasso d’interesse ( IL LORE RENDIMENTO E’ DATO DALLA CEDOLA) e dal guadagno in conto
capitale (IL VALORE DELLA OBBLIGAZIONE PUO ‘VRESCERE O DECESCERE) . Ipotizzando il guadagno in conto capitale Nullo , IL
VALORE DELLE OBBLIGAZIONI sara’ LA funzione del relativo tasso d’interesse.
Si può ipotizzare un tasso di rendimento che sconti anche il guadagno atteso in conto capitale
3 . AZIONI
Il rendimento nominale delle azioni è dato da:
Il rendimento reale delle azioni (PROFITTO DISTRIBUITO); La variazione corrente del valore delle azioni; L’inflazione (che incide
sulle variazioni di valore) . Il rendimento reale può essere semplificato con il valore reale delle azioni (re)
4. CAPITALE UMANO
La ricchezza in termini di capitale umano è data dall’attualizzazione dei redditi futuri.
Friedman introduce il concetto di Reddito Permanente, un reddito medio che l’individuo mantiene nella sua vita che potrà
essere attualizzato per definire la ricchezza (RIPRESO ANCHE DA MODELLO MODIGLIANI-MILLER) . In
questo modo la RICCHEZZA è collegabile al reddito nominale: W = Y / r (REDDITO / TASSO INTERESSE)
LE COMPONENITI DELLA RICCHEZZA DI NATURA NON UMANA : sono racchiuse nella variabile w (TUTTE LE RICCHEZZE
CHE NON SONO DI NATURA UMANA ES :BENI CAPITALI) .
GUSTI = U . A NOI INTERESSA L’UTILITA’ GENERALE , PER SAPERE COME L’INDIVIDUO DISTRIBUISCE LE SUE SCELTE
, IL SUO PATRIMONIO TRA TUTTI QUESTI BENI, DOBBIAMO DEFINIRE I SUI GUSTI ( U) DELL’INDIVIDUO.
Ipotizzando che la funzione sia omogenea e lineare nel reddito nominale e nei prezzi, la domanda reale può esprimersi
nel seguente modo:
La Sostituibilità della Moneta con altre attività è LIEVE . Le variabili maggiormente rilevanti per la determinazione saranno Reddito e
Livello dei Prezzi. IN BASE A QUESTO VADO A DEFINIRE LE TRANSAZIONI E QUINDI LA MONETA DI CUI HO BISOGNO PER EFFETTUARE LE
TRANSAZIONI E SPENDERE IL MIO REDDITO.
È possibile identificare nella funzione di Friedman una riedizione (particolare) della teoria quantitativa.
Il legame tra reddito e moneta non è univoco: dipende dalle scelte degli operatori (come in Pigou), ci sono, anche se limitati, effetti dei
tassi d’interesse: la velocità di circolazione non è data.
La domanda di moneta è stabile per la scarsa reattività dei tassi d’interesse (r) . Modifiche della velocità di circolazione sono dovute
ALLE ASPETTATIVE SULLA CRESCITA DEI PREZZI ( Dp / P ) , NEI casi di IPERINFLAZIONI NOI AVREMO VARIAZIONI DELLA VELOCITA’ DI
CIRCOLAZIONE DELLA MONETA (E’ SOLO UN ‘IPOTESI).
INVECE IN CASO DI INFLAZIONE STABILE O BASSA ASPETTATIVE SULLA CRESCITA DEI PREZZI BASSE , NOI ABBIAMO CHE IL RAPPORTO
TRA MONETA E REDDITO E’ SUFFICIENTEMENTE STABILE (IMPORTANTE SULLA RIFLESSIONE DELLE POLITICHE MONETARIE) .
E’ SULLA STABILITA’ DELLA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA CHE SI MISURA IL VALORE DELLE POLITICHE MONETARIE E
LA LORO CAPACITA’ DI INCIDERE SUL REDDITO
ISOLANDO LA GRANDEZZA MOLTIPLICATIVA IN ARANGIO, ABBIAMO UNA RIEDIZIONE DELLA
TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA Y = V * Md IL REDDITO E’ DATO DALLA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA
MOLTIPLICATO LA MONETA ESISTENTE. MA NEL MODELLO DI FRIEDMAN LA VELOCITA’ DI CIRCOLAZIONE DELLA MONETA NON E’ PIU’
STABILE MA DIPENDE DA MOLTE GRANDEZZE TRA CUI UNA COMPONENTE SOGGETTIVA=I GUSTI DEL CONSUMATORE, ALTRE
RICCHEZZE PTRIMONIALI , IL RENDIMENTO AZIONI/OBBILGAZIONI , IL REDDITO .
FRIEDMAN SOSTIENE CHE C’E’ SOLO UN CASO IN CUI E’ UTILE L’ INTERVENTO DI POLITCA
MONETARIA (CHE ALTRIMENTI NON HA UN EFFETTO SUL REDDITO DI LUNGO PERIODO ED E’
DESTABILIZZANTE) , ESSO GIUSTIFICA L’INTERVENTO DELLO STATO NEL CASO IN CUI C’E’ UN CICLO
ECONOMICHE NEGATIVO ANCHE SE L’ECONOMIA TORNERA’ CMQ NEL SENTIERO DI CRESICTA
ECONOMICA NORMALE , SOLO IN QUESTO CASO L’INTERVENTO DI POLITICA MONETARIA (PUR
LIMITATO) , POTREBBE NEL BREVE PERIODO RIDURRE GLI EFFETTI DELLA CRISI , CONSENTENDO
DI MANTENERE LA PIENA OCCUPAZIONE , ANCHE SE LO SCCNTO NEL LUNGO PERIODO E’ CMQ
L’INFLAZIONE (MA SI E’ RESO MENO OSCILLANTE IL REDDITO) .
L’autorità monetaria deve perseguire regole fisse per conseguire la neutralità delle dinamiche
monetarie rispetto al sistema economico. DEVONO ASSECONDARE L’ECONOMIA , LE AUTORITA’ DI
POLITICA MONETARIA DEVONO GOVERNALE LA LIQUIDITA’ IN MODO FUNZIONALE ALLA CRESCITA
DEL REDITO :
I monetaristi sono fautori di obiettivi intermedi per guidare la politica monetaria .
L’obiettivo intermedio DEL NS MODELLO FA SI CHE GLI OPERATORI DI PLITICA MONETARIA
PRIVILEGIANO L’ OFFERTA DI MONETA .
I TEORICI DEL MODELLO DELLE ASPETTATIVE RAZIONALI , condividendo le basi del modello monetarista, intendono
dimostrare che la politica monetaria è inefficace anche nel breve periodo.
Gli effetti del breve periodo sono annullati dai comportamenti degli operatori che ANTICIPANO con le loro aspettative il
risultato finale.
*LE ASPETTATIVE ADATTIVE (MOD. FRIEDMAN) : L’INIDVIDUO ANALIZZA QUELLO CHE SUCCEDE E ADATTA LE
PREVISIONI DEL FUTURO A QUELLO CHE STA ACCADENDO , CIOE’ SE I PREZZI STANNO SALENDO A CHE DOMANI
SALIRANNO…
MENTRE Nel modello DELLE ASPETTATIVE RAZIONALI gli operatori formulano le proprie previsioni utilizzando tutte le
informazioni disponibili al momento (RAZIONALI), E QUINDI IN MEDIA L’ERRORE DEGLI OPERATORI E’ ZERO (VEDI
GAUSSIANA) . Le attese sui prezzi futuri sono date dall’aspettativa matematica dei prezzi stessi utilizzando le
In caso di Politiche Economiche ESPANSIVE che vogliano influenzare il reddito spostano la curva di DOMANDA verso
l’alto e destra (perche’ si espande la Spesa Pubblica oppure il moltliplicatore etc).
Z = NS POLITICHE
Y*= reddito naturale se gli operatori non sbagliano le PREVISIONI (RETTA VERTICALE) , SE GLI OPERATORI SBAGLIANO
LE PREVISIONI , CIOE’ HANNO STIMATO UN INFLAZIONE PIU’ BASSA IL REDDITO E’ CRESCIUTO DI PIU’ , SE HANNO
STIMATO INFLAZIONE PIU’ ALTA IL REDDITO E’ CRESCIUTO DI MENO GUIDATI DALLE ASPETTATIVE RAZIONALI
CURVA DOMANDA: Ydt DIPENDE DA POLITICHE ECONOMICHE: aZ e dal livello generale dei prezzi :Bp
CURVA OFFERTA : Yst DIPENDE DAL REDDITO DI DISOCCUPAZ. NATURALE: Y* e una componente di correzione determinata
dalla differenza fra Prezzi realizzati al tempo t : Pt e le Aspettative realizzate al tempo t : Pet .
Il PREZZO è funzione della relazione tra reddito di equilibrio e politiche economiche. Il livello
dei prezzi attuali dipende dalle attese formulate l’anno precedente. LA SPIRALE INFLAZIONISTICA DETERMINA I
PREZZI FUTURI INEQUIVALENZA RISPETTO A QUELLI PASSATI.
IL REDDITO DI EQUILIBRIO Yt dipende dalle Politiche Economiche in senso diretto adZ (Esogene), mentre dipende inversamente
INTRODUCIAMO IL MODELLO DELLE ASPETTATIVE Le attese sull’andamento dei prezzi dipendono dalle attese sulle politiche
economiche: : SI VEDE COME LE ASPETTATIVE DEGLI INDIVIDUI Pet SONO COLLEGATE CON LE
ASPETTATIVE SULLE POLITICHE ECONOMICHE aE(Zt).
ATTENZIONE: NON E’ TANTO IMPORTANTE LA POLITICA ECONOMICA INQUANTO A EFFETTI REALI , E’ IMPORTANTE PERCHE’ HA
DEGLI EFFETTI SULLE ASPETTATIVE DEGLI INDIVIDUI….
La distanza tra reddito corrente e quello di piena occupazione è funzione della differenza tra politiche economiche realizzate e
politiche economiche previste . VUOLE DIRE CHE SE GLI OPERATORI HANNO ANTICIPATO LE POLITICHE DEL GOVERNO ALLORA
AUTOMATICAMENTE LA POLITICA MONETARIA NON AVRA’ EFFETTO SUL REDDITO , QUINDI Hanno efficacia soltanto le politiche
economiche completamente disattese dagli operatori . Altrimenti, se sono anticipate non hanno effetto sul reddito ma soltanto
sul livello dei prezzi, anche nel breve periodo.
• Il dibattito circa le politiche economiche oscilla tra diverse possibilità (con grado crescente di discrezionalità):
REGOLE PASSIVE: sono rigide, indipendenti dalle evoluzioni economiche e collegate ad obiettivi intermedi e
finali.FRIEDMAN DICE NECESSARIE (DEVI RAGGIUNGERE UN TOT. MONETARIO) .
REGOLE ATTIVE: sono dinamiche e dipendono dall’andamento delle variabili negli anni precedenti. DEVI INTERVENIRE SULLA
BASE DELL’ANDAMENTO DELLE VARIABILI .
DISCREZIONALITÀ: piena discrezionalità nell’azione dell’autorità di p.e. (ES: BCE), dati gli obiettivi generali da perseguire.
Barro e Gordon introducono un criterio informale che dovrebbe guidare le autorità di politica economica:
non c’è piena discrezionalità perché le autorità di politica economica, nell’agire a difesa del potere d’acquisto,
devono tenere conto delle aspettative sui prezzi degli operatori.
Le aspettative dei prezzi, a loro volta, sono connesse con la credibilità dell’autorità rispetto all’obiettivo
dichiarato.
Le autorità ricercano un “equilibrio di reputazione”: l’obiettivo deve essere ritenuto sostenibile
dagli operatori MA LE POLITICHE ECONOMICHE DEVO ANCHE ESSERE EFFICACI.
Le politiche monetarie possono risultare inefficaci sul lato del credito , NONOSTANTE CONTINUE INIEZIONI DI MONETA
SUL MERCATO SI E’ CREATO UN RAZIONAMENTO DEL CREDITO , AUMENTO DI MONETA NON INCIDE SUI TASSI DI
INTERESSE SIGNIFICATIVAMENTE E NON INCIDE DI FATTO SUL CREDITO CONCESSO.(VEDI CRISI FINANZIARI 2008)
Inoltre: quali tassi di interesse influenzano l’investimento (di breve o lungo termine, reali o nominali)?
IL TASSO DI INTERESSE CHE massimizza il rendimento atteso dalle banche (r*) può portare sul mercato dei prestiti ad un
eccesso di domanda.
Il mercato dei prestiti non è anonimo, le banche spendono risorse NONRECUPERABILIper vagliare le richieste di prestiti.
Le condizioni a cui il credito è offerto dipenderà dal giudizio sulla probabilità che il prestito sia restituito.
È possibile il razionamento del credito.E IL LIVELLO DEI PRESITITI NON E’ DETTO CHE VENGA MANTENUTO IN EQUILIRIO.
LE 3 LINETTE ROSSE SOTTO SONO
SOGGETTI CHE NON RICEVERANNO PRESTITO
Il mercato del credito è caratterizzato da concorrenza imperfetta (concorrenza monopolistica) connessa con i
costi di acquisire informazioni relative ai debitori:
Se due banche selezionano uno stesso cliente/debitore, competono vigorosamente spingendo il tasso di
interesse verso il livello concorrenziale;
Esiste una strategia mista d’equilibrio in cui i debitori selezionati da una sola banca forniscono rendimenti
monopolistici tali da compensare i mancati rendimenti di coloro che sono selezionati da più banche.
Esiste il razionamento del credito bancario e, parallelamente un razionamento del capitale azionario dovuto ad
un atteggiamento avverso al rischio delle stesse imprese.
• SE AL TASSO r DI INTERESSE PRESTITI DEFINITO DALLABANCA abbiamo questa condizione CIOE’ I PRESTITI
CONCESSI SONO MINORI DELLA DOMANDA DI PRESTITI esiste RAZIONAMENTO del CREDITO
AMMONTARE DEL PRESTITO
Le banche CONCEDONO PRESTITI finché il rendimento marginale lordo atteso eguaglia i costo dei fondi (compreso il costo del
fallimento. LA BANCA DEFINISCE IL PORTAFOGLI PRESTITI N VA A VALUTARE IL RENDIMENTO MARGINALE DEI PRESTITI CHE
DIPENDONO DAL COSTO OPPORTUNITA’ (PERDO IL RENDIMENTO DEI TITOLI) + IL COSTO MARGINALE DEL FALLIMENTO (
POBABILITA’ CHE LA BANCA HA DI FALLIRE)
1. Se la banca non prende in prestito i fondi (banca d’affari) il costo sarà dato dal costo alternativo in titoli (costo marginale) e dal
costo marginale di fallimento.
2. Se la banca prende depositi, dovrà versare la riserva obbligatoria che costituisce un ulteriore costo dato dal non impiego di
risorse.
Non consideriamo il costo delle riserve e poniamo in relazione il rendimento marg.le “netto” dei prestiti ed il costo marg.le del fallimento.
• Il rendimento marginale del prestito è decrescente al crescere dei prestiti concessi, mentre il costo de lfallimento aumenta
(aumenta la probabilità di default) .
• In PRESENZA di CRISI Economica, la probabilità di fallimento aumenta A PARITA’ DI PRESTITI , LA BANCA RIDUCE la quantità di
prestiti concessa E COS’ AUMENTO IL SUO RENDIMENTO MARGIANALE. In presenza di questo RAZIONAMENTO del CREDITO ,
la redditività marginale dei prestiti AUMENTA E IL NUMERO DEI PRESTITI DEVE DIMINUIRE.
prestiti.
ATTENZIONE : IN PRESENZA DI RAZIONAMENTO DEL CREDITO TUTTI ISI ASPETTEREBBERO UN AUEMNTO DEI TASSI DI INTERESSE
DETERMINATO DALLA PRESSIO NE DELLA DOMANDA , IN CONDIZIONE ESOGENE PARTICOLARI QUESTO NON AVVIENE, PERCHE’
LE BANCHE PER FRONTEGIARE IL RISCHIO POSSONO RIDURRE IL NUMERO DI PRESTITI ESCEGLIERSI I MIGLIORI CLIENTI (ABBASSO
RISCHIO FALLIEMTO) E SCEGLIERE UN TASSO DI INTERESSE PIU’ BASSO.
La BANCA fa 3 ragionamenti : DEVE MASSIMIZZARE LA SITUAZIONE CIOE’ CHE NON VADA IN DEFAULT
(INCORPORA LE PROBABILITA’ DEL FALLIMENTO : COSTO FALLIMENTO) , PER EVITARE IL DEFAULT LA
BANCA DEFINISCE UNA QUANTITA’ DI PRESTITI E UN TASSO DI INTERESSE , LA BANCA DEVE AVERE UNA
CONDIZIONE PER CUI IL RENDIMENTO POSSA COPRIRE I SUOI RISCHI DI FALLIMENTO ,E QUINDI E’
PRONTA A RIDURRE IL N. PRESTITI E RIDURRE IL TASSO INTERESSI (AUMENTANDO IL RENDIMENTO
MARGINALE) PURCHE’ SI ABBATTANO I COSTI DI FALLIMENTO.
Modello MEDIA – VARIANZA (SIMILE A MODELLO DI TOBIN MA DAL PUNTO DI VISTA DELLA BANCA) :
• Ipotizziamo che la banca impieghi i suoi fondi TUTTI in PRESTITI . CURVA RR .
• La curva RR indica il rapporto FRA IL RENDIMENTO MEDIO e la VARIANZA (RISCHIO) se la banca spendesse tutto in attività di
prestito. (PER AUMENTARE IL RENDIMENTO DOBBIAMO AUMENTARE IL TASSO INTERESSE , E QUINDI AUMENTA LA RISCHIOSITA’
• Per ogni punto della curva esiste una combinazione TRA TASSI INTERESSI ED INVESTIMENTI [r,e] ottimale che massimizza il
rendimento data la varianza (RISCHIOSITA’).
• La banca confronterà questa curva RR con le proprie curve di indifferenza (UGUALI A QUELLE DI TOBIN) AVVERSIONE AL
rischio/rendimento.
• La tangenza tra le due curve fornisce l’equilibrio per la banca avversa al rischio.
• TROVA IL
• Ipotizziamo che la banca acquisti Buoni del Tesoro fruttiferi e non rischiosi e che non vi sia vincolo di riserva obbligatoria.
• La retta SPK rappresenta l’insieme delle possibilità per la banca:
− S: tutto il patrimonio è impiegato in titoli , IL RENDIMENTO E’ QUELLO DEI TITOLI , IL RISCHIO E’ ZERO (IPOTESI PER SEMPLICITA’).
− P: tutto è impiegato in prestiti (SULLA CYRVA RR)
− SP: combinazioni titoli/prestiti senza finanziarsi con depositi , RISPETTO ALLA RETTA SP , IL PANIRE E’ COMPOSTO IN PARTE DA
PRESTITI E IN PARTE IN TITTOLI. LA BANCA USA SOLO CAPITALE PRORPIO
− PK la banca impiega in titoli e prestiti FINANZIATO anche depositi (QUINDI PATRIMONIO + DEPOSITI)
• La banca confronterà queste possibilità con le proprie curve di indifferenza.
C.INDIFFER
• Ipotizziamo che la banca acquisti Buoni del Tesoro che vi sia vincolo di riserva obbligatoria.
I depositi costano più di quanto rendono i titoli di stato.
In questo caso le possibilità per le banca sono date dalla curva SPP’K:
− S: tutto il patrimonio è impiegato in titoli , IL RENDIMENTO E’ QUELLO DEI TITOLI , IL RISCHIO E’ ZERO (IPOTESI PER SEMPLICITA’).
− P: tutto è impiegato in prestiti (SULLA CYRVA RR)
− P’K: la banca prende a prestito depositi, la pendenza della tangente di RR in P’ è data dal costo netto dei fondi;
− PP’: la banca non accetta depositi ed impiega tutto in titoli.
La banca confronterà queste possibilità con le proprie curve di indifferenza. N. 2
Sintesi lez. 20 MODELLO COMPORTAMENTALE BANCARIO in presenza di rischio di FALLIMENTO (MOD. STGLITZ) :
Analizziamo il ruolo primario del credito nel sistema finanziario e il ruolo principale per la distribuzione del credito
che favorisce la moltiplicazione monetaria cioe’ LE BANCHE , vedremo il modello di STIGLITZ ANALIZZANDO LA
CONCORRENZA NEL MERCATO BANCARIO E LA RELATIVA FIDUCIA.
Le teorie tradizionali non riescono a cogliere la peculiarità del mercato finanziario, dominato da concorrenza
imperfetta perché NON CONSIDERANO il costo di acquisizione delle informazioni sui debitori rappresenta un
costo non recuperabile E RENDE IL MERCATO INSTABILE . Inoltre non sempre è conveniente espandere i crediti
proprio per il rischio di controparte e le asimmetrie informative QUINDI RAZIONANO IL CREDITO.
Il fallimento di una banca incide sistematicamente perché gli effetti del suo fallimento di ripercuotono sul capitale
informativo dell’economia. E UNA RIDUZIONE DEI PRESTITI.
Le crisi portano a razionamento del credito (pochi operatori sono considerati affidabili), mentre i periodi di crescita, che
riducono il rischio di fallimento, portano ad una sua tendenziale esposizione debitoria (molti soggetti sono certificati
come meritevoli di credito). I tassi di interesse reale non consentono l’equilibrio.
IN RELAZIONE ALLA CRISI , IL RAZIONAMENTO DEL CREDITO (CHE NON DETERMIN EQUILIBRIO) ,E ANCHE LA CAUSA
DELL’ALIMENTAZIONE DELLA CRISI FINANZIARIA STESSA.
Le banche decidono come allocare il proprio patrimonio, eventualmente ricorrendo alla raccolta, valutando la
rischiosità ed il rendimento, considerando anche il ruolo dei costi e delle probabilità di default. 2 IMPOSTAZIONE
MEDIO-VARIANZA .
LE DIMENSIONI ESOGENE , MACROECONOMICHE INCIDONO SUL COMPORTAMENTO STRATEGICO DELLE
BANCHE E QUINDI SULLE CONDIZIONI DEL RAZIONAMENTO DEL CREDITO CHE DIVENTANO FONDAMENTALE
MOLTO DI PIU’ DELLA MONETA. LE AUTORITA’ MONETARIE CHE VOLESSERO AUMENTARE LA MONETA , CON
RAZIONAMENTO DEL CREDITO , NON INCIDONO SU NULLA.
AL CENTRO DEL MODELLO FINANZARIO C’E’ IL CREDITO E L’AZIONE STRATEGICA DELLE BANCHE E DEGLI
INTERMEDIARI FINANZIARI (PIANO DIVERSO DAL MODELLO INCENTRATO SULLA MONETA).
IL RAZIONAMENTO DEL CREDITO SPECIALMENTE IN UNA CRISI ECONOMICA HAUNA RILEVANZA FONDAMENTALE
NELL’EQUILIBRIO DI SISTEMA.
LE BANCHE DEVONO DECIDERE 3 COSE : 1 QUANT’E L’AMMONTARE DI PRESTITO COMPLESSIVO . 2 DEFINIRE IL
TASSO DI INTERESSE DA APPLICARE ALL’AMMONTARE DI PRESTITI(IN RELAZIONE ALLA QUANTITA’ DI DEPOSITI) .
3 SCELTA DI INVESTIMENTI NELLA RICERCA DI INFORMAZIONI SULLA COSTROPARTE, LA BANCA TIENE CONTO DEI
COSTI DEL FALLIMENTO E DEI RENDIMENTI PORTAFOGLI PRESTITI.
PER SAPERE SE LE POLITICHE MONETARIE HANNO EFFETTO, DOBBIAMO SAPERE QUANTO E’ LIMITATA LA
CONCORRENZA , CIOE’ TANTO PIU’ E’ LIMITATA LA CONCORRENZA SUL MERCATO BANCARIO , TANTO PIU’
SONO EFFICACI LE MANOVRE POSTE IN ESSERE DALLA AUTORITA’ DI POLITICA MONETARIA.
VCEVERSA NEL MODELLO IDEALE DETERMIANTO DA CONORRENZA “MONOPOLISTICA” E DAL
COMPORTAMENTO STRATEGICO DELLE BANCHE ,LO POLITICHE NON AVREBBERO RISULTATO SPERATO.
LEZ. 21 EFFETTI DELLE POLITICHE MONETARIE CON RESTRIZIONE ALLA CONCORRENZA NEL
MERCATO BANCARIO (NUOVO PARADIGMA :STIGLITZ)
IMPATTI DI ALCUNI CAMBIAMENTI ESOGENI:
Analizziamo le conseguenza di alcune modifiche indotte da esiti conseguenti a condizioni di mercato o a seguito di
politiche monetarie. In particolare si analizzeranno:
1 L’impatto dei cambiamenti nel valore netto delle banche sull’attività di prestito e sui tassi applicati NEL CASO DI CRISI .
2 Effetti dell’aumento del rischio nell’attività di prestito sui fondi offerti e sui tassi applicati.
3Conseguenze di un aumento delle riserve obbligatorie.
4 Conseguenze dell’aumento del tasso dei titoli di Stato.
5 Conseguenze introduzione del vincolo di adeguatezza del capitale minimo delle banche. RICHIESTA AUTORITA’ DI
VIGILANZA
1 Cambiamento nel Valore Netto DEL CAPITALE della Banca IN REALZIONE A CRISI ECONOMICA SISTEMICA
Impatto sull’ ATTIVITA’ DI PRESTITO : SI RIDUCE IL CAPITALE NETTO LA CONSEGUENZA E’ RIDUZIONE DEI PRESTITI N
IN ECONOMIA DETERMINATA DA RAZIONAMENTO DEL CREDITO IL TASSO INTERESSE SI RIDURE DA r a r’ , CON RIDUZIONE
CAPITALE NETTO LE BANCHE VANNO A SCEGLIERE UN TASSO DI INTERESSE CHE GLI PERMETTA UNA CLIENTELA ADEGUATA
ALLA RIDUZIONE DEDELLA PROBABILITA’ DI FALLIMENTO DELLA BANCA.
Nel modello CLASSICO (NO RAZIONAMENTO CREDITO) , NEL MOMENTO IN CUI LA DOMANDA DIVENTE ECCEDENTE RISPETTO
ALL’OFFERTA LE BANCHE POTREBBERO AUMENTARE IL TASSO DI INTERESSE DEI PRESTITI ( r aumenterebbe vs destra)
2 ECONOMIA IN CUI C’E’ AUMENTO DEL RISCHIO NELLE ATTIVITA’ DI PRESITITO :
IN LATO GRAFICO MODELLO TRADIZIONALE , SOTTO MODELLO MEDIA-VARIANZA.
AMMONTARE PRESTITO : SOTTO NEL GRAFICO MEDIA-VARIANZA, SI NOTA COME AL RIDURRE DEI PRESTITI LA
CURVA DEL PORTAFOGLI SI SPOSTA A DX E IN BASSO , LA RISCHIOSITA’ PORTAFOGLI E’ AUMENTATA .
TASSI INTERESSE : INCERTO. HO 2 EFFETI: 1 RIDUCO VARIABILITA’ PORTAFOGLIO E IL TASSO SI ABBASSA. 2
L’AUMENTO DEL RISCHIO PORTA AD UN AUMENTO DEL TASSO CERTO EQUIVALENTE ED AL TASSO APPLICATO
3 AUMENTO DEL RISERVE OBLIGATORIE : POLITICA ESOGENA DELA BCE, IN MODO DA TUTELARE
MAGGIORMENTE I RISPARMIATORI E GOVERNARE IL RISCHIO SISTEMICO DELL BANCHE.
AMMONTARE PRESTITO : AUMENTA IL RISCHIO FALLIEMENTO PERCHE’ AUMENTANO I COSTI DELLE BANCHE CHE
RIDUCONO LA LORO PROFITTABILITA’ E QUINDI SI HA RAZIONAMENTO CREDITO E RIDUZIONE PRESTITI A
SOGGETTI.
4 Aumento del rendimento dei TITOLI DI STATO del Tesoro : IPOTESI CHE I TASSI TITOLI DI STATO SIANO
UGUALI AI TASSI DEPOSITI , COL MERCATO TELEMATICO POSSO IN BREVE TRASFORMARE IL TITOLO IN LIQUIDITA’
IMMEDIATA COME I DEPOSITI. Stesso Rendimento per Titoli e Depositi
SE LE BANCHE ACCETTANO DEPOSITI :
L’effetto è lo stesso di un aumento delle riserve, in quanto aumenta anche il costo dei depositi. Quindi il risultato è:
-Minore attività di prestiti . -----
Maggiori tassi sui prestiti .
5 Introduzione del VINCOLO DI ADEGUATEZZA del capitale (BASILEA 2) DA PARTE DELLA AUTORITA’ DI
POLITICA MONETARIA, PER EVITARE RISCHIO SISTEMICO BANCHE. LA MISURA DELLA BCE SEMPRAVA CORRETTA PER FAR
RIDURRE ALLA BANCA I PORTAFOGLIO PRESITTI RISCHIOSI. INVECE LA BANCHE POTREBBE AGIRE IN MODO INEFFICHIETE E
PIU’ RISCHIOSO ( VEDI ULTIMO PUNTO), IL RISCHIO SI SPOSTA DA E A E’.
IN PRESENZA DI BASILEA 2 LE BANCHE AVENDO MOLTA LIQUIDITA’, UNA ALTA FIDUCIA E VOLENDO ESPANDERE I
PRESTITI HANNO INVENTATO/CREATO SOCIETA’ NON BANCARIE CHE POTESSERO CONCEDERE IL PRESTITO. CON
CONSEGUENZA CHE IL RISCHIO FALLIMENTO E’ AUMENTATO!!! MA SE L’ECONOMIA COMINCIA AD ANDARE MALE ,
QUESTO TITPO DI VINCOLO AL CAPITALE BANCHE IMPONE DI NON CONCEDERE PRESTITI ALLE IMPRESE CHE HANNO
PEGGIORATO LA LORO SITUAZIONE ECONOMICA , MA SE LE IMPRESE NON RICEVONO PRESTITI , NON POSSONO
RISTABILIRSI E QUINDI PAGARE I VECCHI PRESTITI (CIRCOLO VIZIOSO ) . QUINDI GLI INTERVENTI DI POLITICA
MONETARIA VENGONO STERILIZZATI DALLE DECISIONI DLLE BANCHE . IN PRESENZA DI CONCORRENZA PERFETTA FRA
LE BANCHE LE POLITICHE MONETARIE SONO STERILI PERCHE’ QUANDO SI INSERISCONO LE BANCHE RITROVANO UN
LORO EQUILBRIO REAGENDO IN MODO STRATEGICO (RAZIONAMENTO CREDITO). NON C’E’ QUEL MECCANISMO
MECCANICO CHE LE AUTORITA’ SI ASPETTANO , QUINDI NON RAGGIUNGONO IL LORO OBIETTIVO .
Gli interventi di politica economica sono efficaci in presenza di SCARSA CONCORRENZA E SCARSA TRASPARENZA SUL
MERCATO BANCARIO (AL CONTRARIO DEL PENSIERO DI KEYENES E ALTRI).
I FATTI DIMOSTRANO CHE La Globalizzazione CHE HA PORTATO MAGGIORE CONCORRENZA SUL MERCATO FINANZIARIO ,
ha impoverito LE LEVE a disposizione DEGLI OPERATORI DI POLITICA MONETARIA
In questo caso la regolamentazione e la politica monetaria hanno un effetto sul valore patrimoniale netto,
sulla sua capacità di assumere rischi e, quindi, di emettere prestiti.
Ipotizziamo un tasso sui depositi pari a zero. COME AVVIENE OGGI.
Un aumento del tasso sui titoli dei stato aumenta la profittabilità della banca.
Si tratta di un effetto di SIGNORAGGIO sui prestiti.
Se viene aumentata la riserva obbligatoria, nel modello “ideale” si produce un effetto sostituzione che
scoraggia i prestiti. Nel caso in cui sono introdotte restrizioni alla concorrenza i depositi sono dati, pertanto si
realizza anche un effetto ricchezza. CHE VA A BILANCIARE L’EFFETTO SOSTITUZIONE .
IL MODELLO ATTULE ( CON RESTRINZIONE ALLA CONCORRENZA)
• I depositi, a tasso=0, sono esogeni. Il livello dei depositi è definito dall’offerta DI DEPOSITI.
• Le banche possono ottenere fondi di intermediazione al tasso dei buoni del tesoro. Le riserve sono dovute anche su questi conti come
sui depositi.
• La curva RR mostra l’impiego in soli prestiti delle fonti di finanziamento date da valore proprio e depositi (dati).
IN CASO DI RIDUZIONE DELLA RICCHEZZA DELLA BANCA : SCENDE VALORE CAPITALE PROPRIO( RIDUZIONE. PRESTITI)
In caso di riduzione della ricchezza della banca si riducono i prestiti. A depositi dati la spazio disponibile complessivo si riduce.
L’avversione al rischio spinge le banche a Ridurre i propri prestiti. SI POTREBBE AVERE UN AUMENTO DI RISCHIOSITAA SULLE SCELTE
DELLA BANCA
QUINDI:
1 La curva RR si riduce: minori depositi detenuti dalla banca: parte della clientela preferisce l’impiego in titoli.
Sul punto S sussistono diversi casi; rappresentando il valore dell’intero patrimonio in titoli, il suo andamento dipende dall’elasticità
dell’offerta di depositi.
2 Se l’elasticità dei depositi è >1 esiste un effetto ricchezza negativo ed S diminuisce. In presenza di effetto sostituzione negativo (RR si
riduce) si riduce l’attività di prestito.
3 Se l’elasticità dei depositi è <1 esiste un effetto ricchezza positivo ed S aumenta. Questo bilancia l’effetto sostituzione
negativa.
Vediamo anche il caso limite in cui i depositi non sono influenzati dal tasso dei titoli (elasticità nulla).
1 2 3
SE AUMENTANO LE RISERVE OBBLIGATORIE (MODELLO ATTUALE)
In caso di concorrenza SUL MERCATO Bancario l’aumento di RISERVE si traduce in maggior costo dei depositi, creando
un effetto sostituzione negativo che incide sull’attività di prestito, riducendo i depositi.
Pertanto questa misura produce un effetto maggiore nel caso di concorrenza bancaria. Aumenta la rischiosità del
portafogli per tassi di interesse più elevati.
NON C’E’ EFFETTO SOSTITUZIONE ,L’AUMENTO DELLA QUOTA DI RISERVE NON TRASCINA CO SE’ L’AUMENTO DEI
TITOLI E DEI PRESTITI.( EFFETTO VOLUTO DALLA BCE, CIOE’ LA RIDUZIONE DEI PRESTITI)
LEZ. 21 SINTESI EFFETTI DELLE POLITICHE MONETARIE CON RESTRIZIONE ALLA CONCORRENZA NEL
MERCATO BANCARIO (NUOVO PARADIGMA :STIGLITZ)
In presenza di concorrenza i cambiamenti esogeni che aumentano il rischio sistemico e/o diminuiscano il
valore della ricchezza o interventi volti ad aumentare le riserve obbligatorie delle banche si crea un forte
Razionamento del credito.
SE LA BCE O AUTORITA’ DI VIGILANZA Introducono vincoli di adeguamento del capitale
minimo, riducono il rendimento, ma potrebbero non limitare il rischio.(pone in crisi Lle
impostazioni di basilea)
Il mercato effettivo non prevede eccessiva concorrenzialità sul mercato, che viene segmentato sulla base
delle informazioni disponibili. Questo consente di poter remunerare i depositi in modo inferiore ai titoli
di stato anche a parità di liquidità (DEPOSITI ANCHE A ZERO).
La quantità di depositi è determinata dall’offerta DEI DEPOSITI STESSI .
Le banche hanno una leva in meno e subiscono maggiormente i mutamenti esogeni , allora
Gli interventi di politica economica sono efficaci in presenza di SCARSA CONCORRENZA E
SCARSA TRASPARENZA SUL MERCATO BANCARIO (AL CONTRARIO DEL PENSIERO DI
KEYENES E ALTRI). I
I FATTI DIMOSTRANO CHE La Globalizzazione CHE HA PORTATO MAGGIORE CONCORRENZA
SUL MERCATO FINANZIARIO , ha impoverito LE LEVE a disposizione DEGLI OPERATORI DI
POLITICA MONETARIA .
Il credito è possibile anche ipotizzando un mercato esclusivamente reale, determinato da un solo bene:
il GRANO.
Ipotizziamo esistano 2 gruppi di agricoltori:
Un gruppo di RISPARMIATORI (che mettono a disposizione sementi in eccesso) che adottano una tecnologia
tradizionale;
Un gruppo di DEBITORI (che prendono a prestito e che possono essere Affidabili o Non Affidabili), che adottano una
tecnologia maggiormente intensiva, assumendo i relativi rischi . “IMPRESE”
La popolazione di agricoltori valuta se rientrare nella categoria dei RISPARMIATORI o dei DEBITORI in
base all’ Avversione al rischio soggettiva, nonché alla remunerazione del risparmio e al costo
del debito .
LA BANCA SCRUTINA LE DOMANDE DEI PRESTITI PER IDENTIFICARNE I DEBITORI AFFIDABILI. Le Banche
riconoscono un tasso ai Risparmiatori e chiedono un altro tasso( Maggiore) ai Debitori.
La
FUNZIONE FONDAMENTALE DELLE BANCHE E’ DUNQUE ALLOCARE LE RISORSE IN MODO
EFFICIENTE , MASSIMIZZANDO I PROPRI PROFITTI MA ANCHE MINIMIZZANDO IL PRORIO
RISCHIO DI DEFAULT.
LE BANCHE RISCHIANO IN PROPRIO , IN QUANTO SE SBAGLIANO LA SCELTA DI UN DEBITORE
, IL COSTO DI QUELL’ERRATA VALUTAZIONE RICADE SUL PROFITTO DELLA BANCA O
ADDIRITTURA SUL LORO RISCHIO DI DAFAULT .
LE BANCHE OPERANO UNA SCELTA DI TRADE-OFF . Se non c’e’ Economia Monetaria , il Credito che le banche
possono offrire non puo’ superare i depositi raccolti , pertanto esse regolamentano la relativa remunerazione
per ottenere le risorse che ritengono necessarie per le proprie politiche. LE BANCHE SCGLIERANNO I
DEBITORI E IL TASSO DA APPLICARE AI DEBITORI SULLA BASE DELLE RICHIESTE DI FONDI , MA UNA
DECISO QUANTO ALLOCARE , DECIDONO QUALE TASSO APPLICARE AI RISPARMIATORI CHE GLI
CONSENTA DI ACQUISIRE QUEZZA RACCOLTA IDONEA (A CUI APPLICARE LO SPERAD) PER POI
FINANZIARE I DEBITORI (PRENDITORI A PRESTITO) .
S’ : FUNZIONE RISPARMIO
I DEBITORI (PRENDITORI DI FONDI) :
d : Domanda di Fondi
LA BANCA
Effetti recessivi sul comportamento delle BANCHE :
In queste condizioni, inoltre, non è garantito l’equilibrio sul mercato reale, infatti in caso di
eccesso di domanda e di pressione sui prezzi, i tassi di interesse non aumentano perché
non varia il rischio di ottenere il rimborso in termini monetari( COSA CHE SI AVREBBE NNEL
VISIONI TRADIZIONALI).
Le decisioni dell’operatore pubblico agiscono per influenzare le scelte delle banche, ma
potrebbero essere inutili in caso di trappola della liquidità sul lato bancario. SE LA BANCHE
HA RAZIONATO IL CREDITO AI SUOI DEBITORI E RITIENE CHE QUEI DEBITORI NON PAGHERANNO ,
ANCHE SE LE BANCHE CENTRALI ASSICURERANNO INIETTANDO LIQUIDITA’ , LE BANCHE A FRONTE
DI UN COMPORTAMENTO STRAEGICO NON ESTENDONO I LORO PRESTITI .
Se le banche sono pessimiste sui rendimenti futuri, fornire liquidità al sistema bancario non
genera maggiore attività economica: l’OFFERTA DEI PRESTITI BANCARI È INELASTICA AL
COSTO DEI FONDI (CASO DI TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA’).
Per sistema monetario si intende l’insieme di regole che disciplinano gli aspetti monetari del funzionamento
di un singolo sistema economico e delle relazioni di questo con gli altri sistemi economici. Si parla di sistema
monetario internazionale per indicare il complesso di regole adottate o concordate (anche indipendentemente
dalle regolamentazioni interne) per definire i rapporti tra le monete in termini di valore delle monete ,
circolazione, convertibilità.
Un sistema monetario contiene normeper:
ASPETTI INTERNI:
Definire l’unità monetaria utilizzata nel sistema economico ( UnitàdiConto Ufficiale ). Regolare
l’emissione della moneta.( IL CIRCOLANTE) . ASPETTI ESTERNI:
Definire i
Rapporti con le MONETE estere in termini di: Valore . Circolazione . Convertibilità –
Banca Centrale e sistema monetario :
La scelta del regime di cambio influenza le politiche della Banca Centrale.
In presenza di Cambi Flessibili la Banca Centrale sarà osservatore del mercato dei cambi ed il tasso
di cambio fluttuerà libero in funzione della domanda e dell’offerta della divisa nazionale e di quella estera.
QUESTO DIPENDE DALLA BILANCIA DEI PAGAMENTI .
In presenza di Cambi Rigidi viene stabilito un tasso di cambio che la Banca Centrale si impegna a
difendere. ATTENZIONE : L’EURO SI STA SVALUTANDO , LA BCE INTERVIENE PER PROTEGGERE LA
MONETA , QUINDI VENDE DOLLARI E COMPRA EURO , QUESTO LO PUO’ FARE IN BASE ALLA
QUANTITA’ DI RESERVE DI DOLLARI CHE POSSIDE . GLI SPECULATORI INVESTONO PRORIO SUL
FATTO CHE QUEL PAESE FINIRA’ LE PROPRIE RISERVE ES. DI DOLLARI E NON POTRA’ PIU’
STERILIZZARE E QUINDI SI SVALUTERA’ LA PROPRIA MONETA ES EURO .
UNA VALUTA CHE SI RIVALUTA TROPPO , E’ UN DANNO PER LE ESPORTAZIONI – UNA VALUTA CHE SI SVALUTA
TROPPO E’ UN DANNO PER FORTE INFLAZIONE INTERNA .
Anche in presenza di cambi flessibili la Banca Centrale può intervenire per difendere l’andamento della moneta
in base a considerazioni economiche, di competitività e di rischi di inflazione. LA BANCA CENTRALE CERCA CMQ
DI INDIRIZZARE LA MONETA VERSO IL TASSO DI CAMBIO CHE HA COME OBIETTIVO, IN MANIERA DA BILANCIARE
L’INFLAZIONE E LA PERDITA’ DI COMPETITIVITA’ .
Nel caso in cui vi sia una spinta al deprezzamento della moneta la Banca Centrale domanda
moneta nazionale ed offre la divisa straniera oggetto di contemporanea rivalutazione.
Duplice aspetto:
.La Banca Centrale sta drenando moneta, operando una politica monetaria restrittiva (tale politica potrà essere sterilizzata).
.Nel
deprezzamento la politica di stabilizzazione del tasso di cambio può essere limitata nel tempo, finché non vengano esaurite
le scorte di moneta estera detenute dalla Banca Centrale (RISERVE ESTERE) .
Il sistema prevede una tendenziale stabilità della moneta e del suo tasso di cambio.
Poiché il valore di tutte le monete è espresso in oro, il GOLD STANDARD è tendenzialmente un sistema a
CAMBI FISSI .
In realtà il tasso di cambio può oscillare attorno al valore nominale a causa dei costi per procurarsi,
trasportare e scambiare l’oro che comunque rendono ancora relativamente conveniente mantenere la
moneta anche a cambi più sfavorevoli.
La quantità di moneta è ESOGENA , QUINDI SE NON POSSIEDO ORO NON POSSO
EMETTERE NUOVA MONETA. SE ES. SI SVALUTA L’ORO HO UN AUMENTO DI OFFERTA
DI MONETA. L’ OFFERTA DI MONETA E’ ESOGENA E DIPENDE DAL VALORE DELL’ORO.
I presupposti di un sistema aureo sono realizzati nel 1821 in Gran Bretagna quando la Banca
d’Inghilterra stabilì la convertibilità e liberalizzò le importazioni e le esportazioni.
Tra il 1870 ed il 1880 il sistema aureo venne introdotto in numerosi Paesi, entrando in piena
funzionalità
Nel 1914 fu abbandonato a causa della guerra.
Fu adottato nuovamente con scarso successo nel periodo tra le due guerre perché comportava una
drastica restrizione monetaria con effetti di contrazione del reddito EFFETTI RECESSIVI TROPPO FORTI.
IL SISTEMA GOLD STANDARD AVEVA PROBLEMI DI ORGANIZZAZIONE E RIGIDITA’
Cambi FLESSIBILI :
I cambi flessibili permettono all’autorità monetaria di avere notevoli gradi di libertà nella definizione delle
proprie politiche.
Raramente si assiste a cambi flessibili puri, la Banca Centrale di ciascun Paese “guida” l’evoluzione della
propria moneta, ma non è limitata da una regola ferrea. La banca centrale sulla base dei propri interessi
puo’ operare senza regole fisse:
Si parla a proposito di Fluttuazione Manovrata dei Cambi.
Tra i costi dei cambi fluttuanti vi è l’incertezza del valore della moneta per gli operatori
(CIOE’ SE FACCIO OPERAZIONI IN VALUTA LE FACCIO SULLA BASE DEL VALORE ATTUALE DEL TASSO
DI CAMBIO , CHE PERO ‘POTREBBE VARIALE ( CAMBI FLUTTUANTI- RISCHIO DI CAMBIO PER CHI
OPERA SU MERCATI INTERNAZIONALI ) . PERO’ I CAMBI FLESSIBILI HANNO IL VANTAGGIO DI
RENDERE L’ECONOMIA FLESSIBILE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELGLI OBIETTIVI.
Tuttavia la rigidità DEI CAMBI comporterebbe tensioni economiche non sempre gestibili CHE
IMPEDISCONO ALL’ECONOMIA DI RAGGIUNGERE I PROPRI OBIETTIVI.
Per sistema monetario si intende l’insieme di regole che disciplinano gli aspetti monetari del
funzionamento di un singolo sistema economico e delle relazioni di questo con gli altri sistemi economici.
Si parla di sistema monetario internazionale per indicare il complesso di regole adottate o concordate per
definire i rapporti tra le monete in termini di valore, circolazione, convertibilità.
Il sistema aureo GOLD STANDARD prevede la piena convertibilità in oro delle monete, per cui si è
davanti ad una politica monetaria vincolata ed a cambi fissi.
Il sistema a cambio aureo GOLD EXCHANGE STANDARD prevede la presenza di un Paese “guida”
CHE VINCOLALA SUA MONETA ALL’ ORO E la cui moneta è utilizzata come riserva dagli altri. Il sistema
è governato mediante l’istituzione del Fondo monetario Internazionale.
Il sistema dei cambi Fluttuanti libera la Banca Centrale da politiche valutarie, anche se di solito si
assiste DA PARTE DELLA Banca Centrale A POLITICHE VALUTARIE CHE VENGONO CHIAMATE :
Fluttuazione manovrata dei cambi (OPERAZIONE VALUTARIE DELLA BC).
Le politiche monetarie e fiscali hanno diversa efficacia a seconda del regime di cambio in cui si opera ,
ANCHE IN BASE ALL’EFFETTO DEI MOVIMENTI DEI CAPITALI , PIU’ E’ ALTA L’INTEGRAZIONE
FINANZIARIA PIU’ SONO ESTREMI GLI EFFETTI POSITIVI / NEGATIVI DELLE POLITICHE
MONETARIA/FISCALE ( MODELLO MUNDELL – FLEMING ) .
In Europa si è andato consolidando un progetto di convergenza valutaria che parte con il Serpente
monetario, per poi consolidarsi nel Sistema Monetario Europeo, propedeutico al percorso che porta
all’Unione Monetaria.
Rispetto al precedente sistema del Gold Standard, in cui il valore di ogni divisa era determinato
dalla sua convertibilità aurea, gli accordi istituivano il cosiddetto Gold Exchange Standard, in cui
le diverse valute erano ancorate al dollaro americano,
La Federal Riserve statunitense si trovava dunque a svolgere le funzioni di banca centrale
internazionale, con le conseguenti gravi responsabilità che tali mansioni comportavano .
Paesi che partecipavano all’accordo cominciarono a presentare livelli di inflazione molto diversi:
i prezzi statunitensi salivano determinando una perdita di competitività . GOLD
EXCHANGE STANDARD SI CHIUSE NEL 1971, l’allora presidente USA, Richard Nixon, dichiarò
l’inconvertibilità del dollaro in oro, decretando ufficialmente la fine del sistema a cambi
fissi . Da allora gli scambi monetari internazionali sono strutturati secondo un
sistema di cambi fluttuanti, situazione sancita dalla riforma dello statuto del FMI nel 1976
che aboliva il prezzo ufficiale dell’oro e riconosceva la fine del sistema dei cambi fissi.
LEZ .24 Teoria delle AREE VALUTARIE : COSTI E BENEFICI DELLE UNIONI MONETARIE
.
• Si contrae il reddito Aumento della produzione
• Disoccupazione Inflazione
• Disavanzo delle partite correnti Avanzo delle partite correnti
In caso di shock asimmetrico, in presenza di rigidità dei salari, esiste un costo del riequilibrio in capo al Paese che subisce spinte
espansive in termini di inflazione.
La BANCA CENTRALE non può intervenire né a protezione dei prezzi del Paese 2 (peggiorando la disoccupazione del Paese 1) né in
favore del Paese 1 (aggravando l’inflazione per il Paese 2). E QUESTE E’ IL COSTO DI AVERE UN’ UNIONE MONETARIA PERFETTA
Un ' area monetaria ottimale dovrebbe presentare le suddette caratteristiche : un'elevata mobilità del
lavoro tra PAESI; • un alto grado di apertura al commercio tra PAESI; • l'assenza di shock asimmetrici. Pertanto,
un'area monetaria ottimale dovrebbe presentare le suddette caratteristiche , Sono fattori che possono ridurre i costi
di un'unione monetaria (e quindi della rinuncia ad usare la flessibilità del tasso di cambio)
i fattori che possono ridurre i costi di un'unione monetaria (e quindi della rinuncia ad usare la flessibilità del tasso di
cambio) sono: • un'elevata mobilità del lavoro tra regioni; • un alto grado di apertura al commercio tra regioni; •
l'assenza di shock asimmetrici. Pertanto, un'area monetaria ottimale dovrebbe presentare le suddette caratteristiche
Diversi tassi di crescita: diversi tassi di crescita comportano diversi livelli di variazione della domanda
di importazione, con squilibri della bilancia dei pagamenti. Il Paese con crescita più veloce non può che
operare politiche deflazionistiche limitando la propria espansione.
Diversi sistemi finanziari: il diverso funzionamento del sistema finanziario, la differente liquidità dei
mercati di capitale, il diverso ruolo delle banche nel circuito del credito comportano diverse reazioni a
cambiamento dei tassi d’interesse. TRA I VARI PARAMETRI DI CONVERGENZA PER AMMISSIONE
UNIONE MONETARIA C’ERA IL MANTENIMENTO DEI RANGE DEI TASSI DI INFLAZIONE E TASSI DI
INTERESSE , ED A STRUTTURE FISCALI SIMILI…
Diversi sistemi fiscali: i tassi di inflazione devono essere convergenti come i tassi di interesse. I Paesi
meno sviluppati devono, a parità di bilancio pubblico coprire il disavanzo con espansione della
tassazione. L’assenza di politiche fiscali integrate limita i compiti dell’azione monetaria.
L’UNIONE MONETARIA PORTA UN MIGLIORAMENTO DEL RISCHIO PAESE . UNO DEI BENEFICI FONDAMENTALI
DELL’UNIONE MONETARIA RIGUARDA LA STABILITA’ DEL TASSO DI CAMBIO E DEI TASSI DI INTERESSE (QUINDI MINORI
RISCHI SISTEMICI ) , SI ABBATTE IL TASSO DI INTERESSE , AUMENTA LA PRODUTTIVITA’ .
L’equilibrio passa dal punto A al punto B, determinato da maggior capitale e maggior tasso di crescita del prodotto.
1 Il primo risultato ottenuto, dunque è una accelerazione della crescita, “data” la funzione di produzione.
2 L’aumento del capitale può comportare anche un’espansione della funzione di produzione, spostando l’equilibrio in
posizioni determinate da reddito ancora maggiore (il punto B’).L’effetto è, però, ridotto dalla riduzione dei profitti attesi per
le imprese.
3 La stabilità del tasso d’interesse porta crescita economica
1 2 3
Se viene creata una unione monetaria di rilevanti dimensioni la moneta può essere adottata come
moneta internazionale
L’adozione della moneta anche all’estero comporta vantaggi in tema da un lato di profitti (limitati) della
Banca Centrale (POCO VANTAGGIOSO)
Il vantaggio più alto deriva dall’aumento dell’attività finanziaria e dalla capacità di attrazione che le
istituzioni finanziarie dell’area posseggono IN QUANTO CONSIDERATA UNA MONETA’ DI FORTE
VALORE
APPROCCIO KEYNESIANO: I SALARI SONO RIGIDI , I PREZZI SONO RIGIDI , (QUINDI I MECCANISMI DI RIEQUILIBRIO
AUTOMATICO PRATICAMENTE NON CI SONO) , NON C’E’ MOBILITA’ DEI LAVORATORI . QUINDI IL COSTO DI RINUNCIARE
AD UNA POLITICA MONETARIA NAZIONALE E’ PIU’ ELEVATO (IN UN ‘ OTTICA KEYNESIANA , L’INTEGRAZIONE COMMERCIALE
DEVE ESSERE PIU ‘ALTA AFFINCHE’ SIANO MENO PROBABILI GLI SHOCK ASIMMETRICI , CHE I COSTI SIANO SOPPORTABILI
PARI AI BENEFICI , E QUINDI CI SIA UN VANTAGGIO AD AVERE UN’UNIONE MONETARIA)
INVECE CON FLESSIBILITA’ DEI MERCATI : AUMENTANO I VANTAGGI DI AVERE UNIONE MONETARIA
Flessibilizzando i mercati, il valore di riferimento può essere ridotto aumentando i vantaggi dell’Unione.
• Operazioni volte al miglioramento dei vantaggi dell’Unione prevedono:
➢ Flessibilizzare il mercato dei prodotti ed i relativi prezzi.
➢ Flessibilizzare i salari ed il mercato del lavoro.
➢ Integrare i mercati del lavoro per favorire la mobilità dei lavoratori a livello internazionale.
Flessibilità dei mercati : QUANDO VENNE ISTITUITA L’UNIONE MONETARIA SI TROVAVA COSì:
GLI USA HANNO GRANDE DIVERGENZA REALE FRA I VARI STATI MA UNA FORTE FLESSIBILITA’ DEL LAVORO , QUINDI
VANTAGGIOSA L’UNIONE MONETERIA TRA GLI STATI FEDERALI .
L’UNIONE EUROPEA DEI 15 PAESI A PARITA’ DI DIVERGENZA REALE DEGLI USA , POICHE’ I MERCATI DEI FATTORI SONO PIU’
RIGIDI IN EUROPA L’UNIONE RISULTA NON VANTAGGIOSA . MENTRE RISULTA VANTAGGIOSA IN MODO STATICO NELL’
EUROPA DEGLI 11 FORMATA DA PAESI CON ECONOMIE PIU’ SIMILI (MINORI DIVERGENZE) .
A PARITA’ DI DIVERGENZA TRA USA E UNIONE EUROPEA , LA FLESSIBILITA’ SUI MERCATI DEI FATTORI DEGLI USA , RENDE
PIU’ VANTAGGIOSA PER GLI USA L’UNIONE MONETARIA ( CHE PER L’ UE – 15 ).
Una moneta estesa a tutta l’unione (UE-15) non è, al contrario dell’area istituita (UE- 11), conveniente per l’eccesso di
divergenza “reale” (SUL PIANO STATICO ).
• UNIONE MONETARIA USA, a parità di divergenza funzionano come area monetaria per l’ampiezza della flessibilità del
mercato del lavoro. SISTEMA MONETARIO USA .
1 2
Lez 24 SINTESI : Teoria delle AREE VALUTARIE : COSTI E BENEFICI DELLE UNIONI MONETARIE
Il principale costo delle unioni monetarie è connesso con gli shock asimmetrici. LA BANCA CENTRALE NON PUO’
AGIRE PER RISOLVERE CONDIZIONI CRITICHE DEL SINGOLO PAESE.
L’integrazione commerciale riduce la PROBABILITA’ di shock asimmetrici . MENTRE LA FLESSIBILITA’ DEI
MERCATI E LA CONVERGENZA DELLE ECONOMIE RIDUCONO I COSTI E GLI EFFETTI DEGLI SCHOCK ( APPROCCIO
MONETARISTA RISPETTO A KEYNES)
La creazione di una Unione MONETARIA dipende dal posizionamento DEI PAESI SULLE CURVE DI
EQUIVALENZA COSTI / BENEFICI , MA NON SOLO IN UN PIANO STATICO (DOVE LE CONDIZIONE
DELL’UNIONE MON. POTREBBERO ESSERE NON VANTAGGIOSE ) , MA SPOPRATTUTTO I COSTI /
BENEFICI ANDREBBERO VALUTATI IN UN SENSO DINAMICO , CIOE’ ANDREBBE VALUTATO SE CON
LA CRAZIONE DELL’UNIONE , L’INTEGRAZIONE COMMERCIALE (aumenta) E LA DINVERGENZA
REALE (diminuisce) , NON VADANO A MIGLIORARE PORTANDO UN VANTAGGIO DELL’ UNIONE…..
QUESTO E’ IL RAGIONAMENTO CHE HA PORTATO ALL’ ISTITUZIONE DELL’ UNIONE MONETARIA.
Anche se attualmente non conveniente, l’Unione, potrebbe tendere ad essere conveniente se, con essa,
l’integrazione commerciale aumenta riducendo i costi ed aumentando i benefici.
Le politiche di controllo sulla circolazione dei capitali risultano sgradite in tempi di sviluppo, pertanto i Paesi indebitati
tendono a proteggersi con l’acquisto di enormi riserve di dollari (I PAESI EMERGENTI QUANDO RICHIEDONO PRESTITI DI
MONETE FORTI OTTENGONO PREVALENTEMENTE DOLLARI, MA SE LA LORO MONETA SI SVALUTA IL RISCHIO DI SHOCK
ASIMMETRICI AUMENTANO ) e legando la propria valuta alle monete internazionali. Ma questo rende il sistema ancora
più instabile ed espone le economie a conseguenze disastrose in caso di shock asimmetrici.
La crisi che il mondo sta vivendo 2008 è, in effetti, il terzo scenario complesso su cui vale la pena di
riflettere.
Le avvisaglie sono costituite dalle crisi del 1983 e del 1997, entrambe legate agli investimenti in Paesi in
via di sviluppo, ed entrambe caratterizzate dal costituire una crisi rapidamente estesa ad una intera
regione (1983 l’America Latina nel primo caso PARTITA DA INSOLVIBILITA’ DEL MESSICO NEI
CONFRONTI USA, il sud est Asia 1997 nel secondo).
Oltre alle crisi provenienti dai Paesi Emergenti si sono innescate alcune crisi nei sistemi sviluppati. In
particolare:
nel 1992 si registrò l’attacco speculativo alle monete meno forti appartenenti al Sistema Monetario Europeo, che ne ha
portato il provvisorio naufragio,
nei primi anni del 2000, proprio in esito alla crisi asiatica, si registra l’esplosione della bolla speculativa inerente la
cosiddetta new economy (crisi del dot-com).
CRISI FINANZIARIE :
L’integrazione commerciale e finanziaria, figlia delle innovazioni tecnologiche e
telematiche, accentua il conflitto/DISTANZA tra valore intrinseco e valore di scambio dei
beni e delle attività economiche: il primo rappresenta il valore idoneo a sostenere la crescita
Potenziale di un sistema economico, mentre il secondo è il riflesso delle dinamiche sociali che, nel
tentativo di Accelerare i vantaggi del processo di sviluppo finiscono per impedirne la Realizzazione
(speculando e “anticipando” le aspettative di variazione dei prezzi), CIOE’ IL PERCORSO DI
CRESCITA SUL PIANO REALE CHE SI ERA AVVIATO NON SI COMPLETA , PERCHE’ TUTTI CERCANO DI
SPECULARE SUI VANTAGGI DEL PROCESSO DI SVILUPPO , FINCHE’ LA BOLLA SPECULTIVA
ESPLODE.
Il fatto che un sistema economico passi per fasi di surriscaldamento e periodi di depressione, che caratterizzano
l’andamento delle crisi è ascrivibile ANCHE alle Dinamiche della fiducia e delle aspettative degli operatori che
vengono costituite sulla base del sistema sociale e della cultura dominante.
Una caratteristica fondamentale delle CRISI VALUTARIE è rappresentata dal fatto che si
accompagnano ad un’ INVERSIONE del flusso di capitali.
Ciò è vero soprattutto per le economie emergenti, più esposte rispetto ai paesi avanzati, in quanto
possiedono un livello del risparmio interno relativamente basso e offrono potenzialmente elevati
rendimenti sugli investimenti.
La mobilità internazionale dei capitali è potenzialmente vantaggiosa sia per le economie emergenti
che per i paesi sviluppati. I paesi emergenti hanno bisogno di un grosso TASSO DI CRESCITA MA NON
HANNO RSPARMIO INTERNO (reddito procapite basso-risparmio basso) , invece le ECONOMIE
OCCIDENTALI hanno un risparmio piu’ importante (con CAPITALI IN ECCESSO ,che possono finanziare
gli investimenti dei paesi emergenti).
Solitamente, le ECONOMIE EMERGENTI che sono investite da una CRISI VALUTARIA
presentano un elevato flusso netto di capitali in entrata “corsa all’investimento” es america
latina e sud est asiatico (e quindi un deficit di conto corrente) prima della crisi. Una volta innescata
la crisi, il flusso netto di capitali in entrata si inverte drasticamente e si registra un flusso netto di
capitali in USCITA ( al primo SHOCK , tutti gli investitori corrono a recuperare i propri
denari).
Quindi la CRISI VALUTARIA è l’esito di una BOLLA SPECULATIVA di tipo finanziario. La corsa
all’acquisto delle attività del Paese emergente ne fa crescere il valore indipendentemente dall’effettiva
capacità di generare rendimenti in futuro: chi acquista l’attività ad un prezzo elevato lo fa nella speranza (e
nella convinzione) di poterlo rivendere in breve tempo, ad un valore maggiore, sfruttando le aspettative
rialziste, indipendentemente dai fondamentali economici. Cioe’ NON SI ANALIZZA LA CAPACITA’ DI CRESCITA
DEL PAESE , IL VALORE FINANZIARIO EFFETTIVO DELLE ATTIVITA’ ED IL VALORE DI MERCATO CHE ESSE
ASSUMONO NEL TENTATIVO DI ANTICIPARNE I VANTAGGI DA PARTE DEGLI SPECULATORI .
Poiché all’inizio questa dinamica funziona (CIEO’ IO COMPRO E DOPO QLCHE GIORNO POSSO RIVENDERE AD UN
PREZZO MOLTO PIU’ ALTO ) , si consolida la FIDUCIA NELLA CONTINUA CRESCITA DEL il titolo o l’attività , pertanto
molti lo compreranno, anche ricorrendo al finanziamento. Si estende il credito e per un certo periodo il
comportamento degli operatori economici auto-alimenta la crescita della BOLLA SPECULATIVA.
Quando però ci si renderà conto dell’insostenibilità dell’investimento, l’illusione svanisce ed il valore del titolo
precipita con la stessa rapidità con cui era salito, rendendo inadempienti quanti aveva contribuito ad arricchire.
BOLLA SPECULATIVA CHE ESPLODE… E’ LA FIDUCIA CHE GENARE QUESTO….
RUOLO DELLA FIDUCIA NEL CICLO ECONOMICO: AL LIVELLO DI FIDUCIA MASSIMA , LE ASPETTATIVE DI CRESCITA
SONO SUPERIORI ALLE POTENZIALITA’ EFFETTIVE DI QUELLA ECONOMIA , CI SI RENDE CONTO LE LE ATTESE SONO
INSOSTENIBILI, E SI INNESCA LA CRISI , QUINDI RALLENTAMENTO ECONOMICO E ADDIRITTURA RECESSIONE…
La bolla Speculativa dei mutui Sub-Prime : MUTUI CON NATURA AD ASSECONDARE I REDDITI CRESCENETI (
STUDENTE DI IMPORTANTE UNIVERSITA’ CHE AVRA’ ELEVATI LIVELLI DI REDDITO- MERCATO USA SEGMENTATO) . QUINDI
UN MUTUO CON OTTIME CONDIZIONI INIZIALI MA CHE CRESCERANNO NEL CORSO DEL TEMPO. IL PORBLEMA E’ CHE SI E’
CONCESSO QUEL MUTUO (ECCESSO DI LIQUIDITA’ ) ANCHE A CHI NON AVEVA QUELLE CARATTERISTICHE (CON GARANZIA
SULL’ IMMOBILE ), APPENA IL MERCATO IMMOBILIARE E’ CALATO , IL SISTEMA NON SI E’ PIU’ RETTO (QUESTI DEBITI
VENIVANO CARTOLARIZZATI /DISTRIBUITI ENDA ANDAVANO A FINIRE IN VARI PRODOTTO FINANZIARI , ESPANDENDO IL
CONTAGIO DELLA CRISI . QUESTA BOLLA SPECULATIVA INCIDE ANCHE SULL’ECONOMIA REALE PERCHE’ IL DEFAULT PORTA
PERDITA DI OCCUPAZIONE PROBLEMI ECONOMICI…
L’economia finanziaria è quella che più RAPIDAMENTE risente della dinamica del cambiamento di fiducia
collettivamente espresso dal sistema sociale.
Il circuito della fiducia tende a spostare nel tempo gli esiti necessari delle dinamiche economiche, e questo
è tanto più possibile tanto più è possibile creare o utilizzare strumenti finanziari.(SE POSSO
CARTOLARIZZARE RIESCO A DIFFONDERE PIU’ RAPIDAMENTE IL DEBITO , (SE TUTTI CARTOLARIZZANO
TITT I TITOLI SARANNO RISCHIOSI) AUMENTA IL RISCHIO SISTEMICO.
Il ruolo fondamentale è svolto dalle banche che operano con comportamenti “strategici”
finalizzati a massimizzare il proprio profitto ed a minimizzare il costo del fallimento (comprensivo
del relativo rischio). Il credito ha
un ruolo centrale nell’economia, consentendo di definire la liquidità.
Poiché la fiducia è il risultato del sistema sociale, introdurremo questo concetto, nel nostro Modello
IS – LM semplificato di equilibrio, tanto reale che finanziario, come variabile ESOGENA , ancorché,
evidentemente influenzato dai cambiamenti degli stati di natura, tra cui anche quel reddito e quel tasso di
interesse che a sua volta riesce ad influenzare (VARIABILI ENDOGENE).
È possibile adottare un modello molto simile a quello che Hicks ha utilizzato per costruire la sua LM, per definire una curva che
rappresenti l’equilibrio sul mercato del credito e che espliciti le aspettative di banche e prenditori di prestiti
Hanno un ruolo rilevante le ASPETTATIVE e dunque il grado di FIDUCIA del sistema finanziario
nell’evoluzione del sistema economico, che conseguentemente fa correggere le decisioni effettuate
esclusivamente sulla base dei parametri dati.
Ultima componente è data dal grado di regolamentazione e dalle scelte di politica monetaria effettuate dalla
banca centrale, mediante interventi sul mercato aperto o sul livello delle RISERVE OBBLIGATORIE (che
costituiscono un costo della detenzione dei depositi per l’istituto finanziario, avendo la funzione di limitare
l’esposizione finanziaria dello stesso).
LS DIVENTA :
FUNZIONE POSITIVA AL TASSO DI INTERESSE DEI PRESTITI, POSITIVA NEI CONFRONTI DEL REDDITO , POSITIVA
NEI CONFRONTO DELLA FIDUCIA RISPETTO AL SISTEMA ECONOMICO.
La domanda di credito LD :
Anche rispetto alla DOMANDA di LIQUIDITA’ partiamo dalla formulazione tradizionale (legata al reddito ed al costo del
finanziamento) che costituisce la decisione ancora, con due fattori di correzione: uno connesso con le aspettative legate alla
fiducia nel futuro e l’altro connesso con le condizioni economiche di riferimento (escluso il reddito), in particolare il valore
capitale delle imprese e la patrimonializzazione delle famiglie.
LD = l1Y − l2ip + z + fL
fL : Fiducia che i prenditori a prestito hanno rispetto al futuro del sistema economico
• Sul lato della domanda LM potrebbe crearsi una tensione sia all’aumento che alla riduzione (DA UNA PARTE LE IMPRESE
/FAMIGLIE POTREBBERO DECIDERE DI INDEBITARSI DI PIU’ , O NDEBITARSI DI MENO) in conseguenza di una modificata
percezione delle prospettive di sviluppo economico e delle condizioni di base dell’economia.
• L’effetto sulla LM è incerto.
Le scelte di INVESTIMENTO dipendono, oltre che dal tasso di interesse (sui prestiti, nello specifico), anche sulle ipotesi di
crescita del reddito e dunque dalla fiducia delle imprese.
A questo punto è possibile esprimere in modo sintetico la funzione di equilibrio sul mercato reale, sintetizzando
nell’unica variabile A la componente autonoma del reddito che racchiuda gli effetti sul prodotto delle componenti
private e pubbliche non dipendenti da reddito o tasso di interesse.
Y=C+I+G
Y = A + cY + fC Y + fB Y − v ip
Y = A + cY + ( fC + fB )Y − v ip Y = A+cY + f Y −vi p
Reddito e tasso di interesse di equilibrio saranno legati dalla nota relazione negativa che garantisce la pendenza negativa
della curva IS: Y = a- v * ip / 1 – c - f
Effetto Restrittivo della FIDUCIA : Nelle fasi di recessione le curve si spostano verso LMR e ISR.
Sul mercato del credito si registra razionamento, in quanto il rischio di controparte spinge gli operatori a riposizionare il
portafoglio.
Parallelamente crolla il patrimonio delle famiglie e le aspettative sul reddito, facendo cadere il consumo.
Allo stesso modo le imprese decidono di ridimensionarsi,
Si apre una importante recessione sul mercato reale.
1 2
ALLA FINE DEL CICLO ECONOMICO CI TROTIAMO IN UNA POSIZIONE PEGGIORE DI QUELLA INIZIALE
(REDDITO INFERIORE) FIG 2
Fiducia e Moltiplicatore keynesiano inferiore a 1 :
IN PERIODI DI FIDUCIA MOLTO BASSA POLITICHE ECONOMICHE ESPANSIVE AVREBBERO EFFETTI NEGATIVI SULL’
EQUILIBRIO DEL SISTEMA . IL GRADO DI FIDUCIA PERCEPITO DA CONSUMATORI E IMPRESE INCIDE IN MODO IMPORTANTE
SUL MOLTIPLICATORE KEYNESIANO , AUMENTANDONE LA POTENZA SE POSITIVA, E RIDUCENDOLO IN CASO DI PREVISIONI
NEGATIVE DELL’ECONOMIA.
• Le crisi di fiducia possono rendere inefficace la politica economica , con moltiplicatori inferiori
all’unità.
Quando la fiducia cade, invece, la propensione al consumo si riduce ed il moltiplicatore Può ridursi a valori inferiori
all’unità, nel caso in cui la sfiducia abbia effetti su investimenti e costumi tali da sopravanzare la normale propensione
al consumo (quella mediamente osservabile in un ciclo economico, indipendentemente dalle aspettative), al netto
dell’effetto “spiazzamento” operato dal mercato monetario. E cioè se:
− f c − vl
P.S IN FASE ESPANSIVA , LE ATTESE DI CRESCITA del reddito futuro inducono ad aumentare la propensione
al consumo, favorendo la crescita, eventualmente rafforzata nel caso di ribasso del tasso di interesse.
• IN MOMENTI DI CRISI E FIDUCIA MOLTO BASSA , SE IO ( ES OBAMA-USA ) DO L’IMPRESSIONE CHE AUMENTO LA SPESA
PUBBBLICA E FACCIO RIPARTIRE L’ECONOMIA SPERO DI RIALZARE LA FIDUCIA IN MODO DA AUMENTARE IL
MOLTIPLICATORE E RENDERE EFFICACI LE POLITICHE
LEZ. 25 SINTESI : Globalizzazione, instabilità dei sistemi e crisi finanziarie: il ruolo DELLA FIDUCIA
Le scelte degli operatori devono tenere in considerazione la dimensione sociale del contesto economico.
RUOLO DEL CREDITO : DOMANDA CREDITO E OFFERTA CREDITO
il credito ha un ruolo sempre più determinante ed importante per l’economia, dal momento che è essenziale
per finanziare i consumi delle famiglie e per gli investimenti nei settori produttivi .
IL credito funziona grazie a dinamiche connesse con la FIDUCIA e con le informazioni detenute sulla posizione
del debitore.
Il mercato del credito è dominato da concorrenza imperfetta perché il costo di acquisizione delle informazioni sui debitori
rappresenta un costo non recuperabile. (SUNK COST) .
Il fallimento di una banca incide sistematicamente perché gli effetti del suo fallimento si
ripercuotono sul capitale informativo dell’economia
Anche nel caso in cui la Banca Centrale aumenti la Base Monetaria o incentivi il credito, le
banche potrebbero non impiegare tale liquidità in crediti (ad esempio perché c’è scarsa fiducia nei
confronti dell’economia), specialmente in momenti di crisi economica, pertanto non ci sarebbero pressioni
ribassiste sui tassi di interesse, vanificando il tentativo di porre in essere una politica monetaria
espansiva.
Gli stessi interventi della politica monetaria, hanno lo scopo di influenzare l’andamento del credito
nell’economia , attraverso il sistema bancario.
L’ OFFERTA di prestiti che viene essere proposta dal settore bancario (che assorbe in sé l’intera funzione di
intermediazione creditizia) che, pertanto, si pone come gestore del patrimonio informativo circa la solvibilità delle
controparti.
Le banche forniscono i prestiti tenendo in considerazione alcuni elementi. Al centro della sua valutazione è
sicuramente lo spread tra tassi che possono imporre sui prestiti e rendimenti dei titoli di stato (cui possiamo anche
approssimare il costo dei depositi). Poiché esse sono price maker sul mercato del credito, la differenza di questi
tassi non è data, ma frutto di due distinti equilibri (l’uno sul mercato dei prestiti, l’altro su quello dei titoli. In fase
di espansione la crescita di fiducia influenza positivamente sia la domanda che l’offerta di prestiti. È possibile
però ipotizzare che, in questo caso, l’effetto sulla domanda sia tendenzialmente meno forte di quello sull’offerta.
Questo perché, di fatto, la fiducia nello sviluppo economico finisce per abbattere il rischio, permettendo alle
banche di espandere, a parità di rendimento (e delle altre condizioni rilevanti), l’offerta di prestito .
DOMANDA di prestiti: E’ COSSESSA al Reddito e al costo del Finanziamento , MA ANCHE alle aspettative
Legate alla fiducia nel futuro e le con le condizioni economiche di riferimento (le variabili dello stato di natura
escluso il reddito) . LA DOMANDA di presti aumenta in relazione a cicli economici positivi e alla fiducia nel futuro. E
si deprime in casi di cicli ec. Negativo o sfiducia nel futuro , MA CMQ le imprese (ma anche le famiglie) possono
attraversare minusvalenze significative connesse con la caduta del valore dei propri assets. In questo caso si
vedono costrette a mantenere invariata o addirittura espandere la propria domanda di prestiti per la sopravvivenza
e non per finanziare lo sviluppo
IL COMPORTAMENTO DELLE BANCHE INCIDE SULLE VARIABILI REALI E SULLO SVILUPPO ECONOMICO.
Gli intermediari finanziari hanno la funzione di accordare la struttura di portafogli desiderata dai
risparmiatori con le esigenze di finanziamento delle imprese. CONTRIBUENDO ALL’ EQUILIBRIO
FINANZIARIO .
L’azione bancaria, pertanto, non influenza soltanto il costo del finanziamento ma più fortemente la sua
DISPONIBILITA’ , Razionando il credito in caso di crisi. L’EQUILIBRIO FINANZIARIO , IL RUOLO DELLE BANCHE , IL LORO
MODO DI RELAZIONARSI CON IL CREDITO OFFERTO E LA DISTRIBUZIONE DI QUESTO CREDITO , E’ UN ELEMENTO
DECISIVO PER LO SVILUPPO ECONOMICO , CIOE’ PER CONSENTIRE O MENO ALLE IMPRESE DI FINANZIARE I PROPRI
INVESTIMENTI E DI RISALIRE NEI MOMENTI DI CRISI . NEI MOMENTI DI CRISI AUMENTANO I COSTI DI FALLIMENTO SIA
PER LE BANCHE CHE PER LE IMPRESE , IN QUEI MOMENTI DOVE SERVIREBBE L’ ALLARGAMENTO DEI PRESTITI , LE
BANCHE TENDONO A RAZIONARE IL CREDITO , INCIDENDO SULLO SVILUPPO ECONOMICO.
Anche nel caso in cui la Banca Centrale aumenti la Base Monetaria o incentivi il credito, le
banche potrebbero non impiegare tale liquidità in crediti (ad esempio perché c’è scarsa fiducia nei
confronti dell’economia), specialmente in momenti di crisi economica, pertanto non ci sarebbero pressioni
ribassiste sui tassi di interesse, vanificando il tentativo di porre in essere una politica monetaria
espansiva.
Effetto Restrittivo della FIDUCIA : Sul mercato del credito si registra razionamento, in quanto il rischio di
controparte spinge gli operatori a riposizionare il portafoglio.
Parallelamente crolla il patrimonio delle famiglie e le aspettative sul reddito, facendo cadere il consumo.
Allo stesso modo le imprese decidono di ridimensionarsi, Si apre una importante recessione sul mercato reale .
Le banche decidono come allocare il proprio patrimonio, eventualmente ricorrendo alla raccolta, valutando la
rischiosità ed il rendimento, considerando anche il ruolo dei costi e delle probabilità di default. 2 IMPOSTAZIONE
MEDIO-VARIANZA .
LE DIMENSIONI ESOGENE , MACROECONOMICHE INCIDONO SUL COMPORTAMENTO STRATEGICO DELLE
BANCHE E QUINDI SULLE CONDIZIONI DEL RAZIONAMENTO DEL CREDITO CHE DIVENTANO FONDAMENTALE
MOLTO DI PIU’ DELLA MONETA. LE AUTORITA’ MONETARIE CHE VOLESSERO AUMENTARE LA MONETA , CON
RAZIONAMENTO DEL CREDITO , NON INCIDONO SU NULLA.
AL CENTRO DEL MODELLO FINANZARIO C’E’ IL CREDITO E L’AZIONE STRATEGICA DELLE BANCHE E DEGLI INTERMEDIARI
FINANZIARI (PIANO DIVERSO DAL MODELLO INCENTRATO SULLA MONETA).
IL RAZIONAMENTO DEL CREDITO SPECIALMENTE IN UNA CRISI ECONOMICA HAUNA RILEVANZA FONDAMENTALE
NELL’EQUILIBRIO DI SISTEMA.
LE BANCHE DEVONO DECIDERE 3 COSE : 1 QUANT’E L’AMMONTARE DI PRESTITO COMPLESSIVO . 2 DEFINIRE IL TASSO DI
INTERESSE DA APPLICARE ALL’AMMONTARE DI PRESTITI(IN RELAZIONE ALLA QUANTITA’ DI DEPOSITI) . 3 SCELTA DI
INVESTIMENTI NELLA RICERCA DI INFORMAZIONI SULLA COSTROPARTE, LA BANCA TIENE CONTO DEI COSTI DEL
FALLIMENTO E DEI RENDIMENTI PORTAFOGLI PRESTITI.
LE POLITICHE MONETARIE HANNO EFFETTO, QUANTO PIU’ E’ LIMITATA LA CONCORRENZA , CIOE’ TANTO PIU’ E’
LIMITATA LA CONCORRENZA SUL MERCATO BANCARIO , TANTO PIU’ SONO EFFICACI LE MANOVRE POSTE IN ESSERE DALLA
AUTORITA’ DI POLITICA MONETARIA. VCEVERSA NEL MODELLO IDEALE DETERMIANTO DA CONORRENZA
“MONOPOLISTICA” E DAL COMPORTAMENTO STRATEGICO DELLE BANCHE ,LE POLITICHE NON AVREBBERO RISULTATO
SPERATO
La politica monetaria è maggiormente efficace in caso di minore concorrenza in quanto i vincoli hanno maggiore efficacia
quando non ci sono aggiustamenti di prezzo . SE NON C’E’ CONCORRENZA PERFETTA SUL MERCATO BANCARIO , CIOE’ MENO
SOGGETTI CHE COMPETONO, MAGGIORMENTE EFFICACE E’ LA REGOLAMENTAZIONE SU QUESTI SOGGETTI . SE QUESTI
SOGGETTI OPERANO IN CONCORRENZA TRA LORO E TRASPARENZA RISPETTO AL MERCATO , LA FORZA DEI CONTROLLI
DIMINUISCE. QUESTO SIPEGA PERCHE IL SISTEMA DEI CONTROLLI FUNZIONE FINCHE’ IL SISTEMA FINANZIARIO E’
ABBASTANZA CHIUSO E QUANDO SI APRE ,LA REGOLAMENTAZIONE ANCHE SE SISTEMICA TENDE A NON FUNZIONARE
PERCHE’ AUMENTA IL GRADO DI COMPETIZIONE INTERNA
LE POLITICHE MONETARIE HANNO EFFETTO, QUANTO PIU’ E’ LIMITATA LA CONCORRENZA , CIOE’ TANTO PIU’ E’
LIMITATA LA CONCORRENZA SUL MERCATO BANCARIO , TANTO PIU’ SONO EFFICACI LE MANOVRE POSTE IN ESSERE
DALLA AUTORITA’ DI POLITICA MONETARIA. VCEVERSA NEL MODELLO IDEALE DETERMIANTO DA
CONORRENZA “MONOPOLISTICA” E DAL COMPORTAMENTO STRATEGICO DELLE BANCHE ,LE POLITICHE NON AVREBBERO
RISULTATO
QUANDO LA BANCA ESPANDE LA SUA QUOTA DI PRESTITO A PIU’ SOGGETTI , VA ANCHE AD AUMENTARE LA SUA ESPOSIZIONE
AL RISCHIO DI FALLIMENTO , IN QUANTO CONCEDE PRESTITI A PERSONE CHE PRECEDENTEMENTE AVEVA SCARTATO(REAZIONE
NEGATIVA) . SE LA BANCA AUMENTA LA QUANTITA’ DI PRESTITI AI SUOI CLIENTI AFFIDABILI (SENZA INSERIRE DI NUOVI )
RIDUCE I COSTI GENERALI DI ACQUISZIONE DI INFORMAZIONE MA AUMENTA L’ESPOSIZIONE SOGGETTIVA DEL DEBITORE E DI
CONSEGUENZA IL RISCHIO CHE IL DEBITORE NON PAGHI