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Economia: riassunti

CAPITOLO 1

Cap. 1.1: l’azienda e i suoi elementi costitutivi

L’azienda è un’organizzazione formata da persone e mezzi tecnici. Le prime sono intese come soggetti che
lavorano all’interno dell’organizzazione stessa e che costituiscono il fattore lavoro, mentre le seconde sono
strumenti utilizzati dalle persone nello svolgimento del loro lavoro, che costituiscono il fattore produttivo
capitale. Insieme, il fattore capitale e il fattore lavoro, svolgono l’attività di produzione di beni e servizi.

La produzione può essere analizzata sotto diversi profili, per esempio: dal punto di vista economico si dà
particolare enfasi all’efficiente utilizzo delle risorse, da quello tecnico si dà attenzione sulle caratteristiche
tecniche e ingegneristiche della produzione, sotto il profilo delle scienze del comportamento si analizzano i
comportamenti di individui e gruppi, mentre nella prospettiva giuridica l’azienda è esaminata sotto il profilo dei
diritti, doveri, contratti e responsabilità.

Nel mondo economico si possono distinguere due tipi di aziende:

 Aziende di consumo, è il primo tipo che si è sviluppato nel momento in cui l’uomo ha iniziato a vivere in
comunità. Essa opera solo per soddisfare i bisogni dei propri componenti e la sua funzione è proprio
massimizzare la soddisfazione dei bisogni. Al giorno d’oggi sempre meno attività vengono svolte nelle
aziende di consumo, perché la produzione è stata affidata ad altre entità, cioè le aziende di produzione.
 Aziende di produzione o imprese nascono per trasformare e non per consumare; perciò, producono
beni e servizi utilizzando fattori produttivi per la vendita sul mercato. I fattori produttivi vengono
acquisiti sul mercato e, anche se in modo indiretto, appartengono ad aziende di consumo. La finalità
delle aziende di produzione è sopravvivere, ovvero ottenere una remunerazione dalla vendita di
prodotti tale che copra il costo dei fattori produttivi; perciò, il valore dei beni prodotti deve essere
superiore a valore dei fattori produttivi.

Un’altra distinzione può essere quella tra aziende private e aziende pubbliche:

 Nelle aziende private il controllo è nelle mani di un soggetto fisico o di una persona giuridica di diritto
privato. In questo caso i prodotti vengono venduti al mercato a un prezzo, che genera per il produttore
un ricavo idoneo a remunerare tutti i fattori produttivi impiegati, compreso il profitto per l’imprenditore.
Il mercato è formato da clienti che domandano il prodotto. È proprio il mercato dei clienti che stimola
l’iniziativa privata a investire capitali e ad assumere il rischio d’impresa in cambio di un corrispettivo, il
profitto.
 Nelle aziende pubbliche invece il potere di governo è detenuto da un soggetto pubblico. La produzione
avviene per soddisfare i bisogni degli utenti che usufruiscono di beni e servizi in cambio di un
corrispettivo sotto forma di tributi o tariffe.
 Esiste inoltre una terza categoria, gli enti non-profit o terzo settore, formato da aziende private che
soddisfano bisogni di determinate classi di soggetti, ma che non possono distribuire il risultato
economico positivo.

Per quanto riguarda le imprese private, esse devono essere efficienti ed efficaci. Esse sono efficienti se sono in
grado di minimizzare le risorse rispetto all’obiettivo, efficaci se sono in grado di ottenere l’obiettivo prefissato,
perciò l’efficacia riguarda il livello quali-quantitativo dell’output.
I ricavi sono una misura dell’efficacia dell’azienda perché misurano l’attitudine delle imprese a soddisfare i
bisogni dei clienti, mentre i costi misurano l’efficienza dell’azienda nell’acquisire e impiegare i fattori produttivi.

L’equilibrio economico esiste se l’impresa è in grado di coprire tutti i costi delle risorse impiegate con un
risultato economico positivo.

Cap. 1.2: azienda come sistema e le sue relazioni con l’ambiente

I vari elementi che compongono un’azienda sono legati da relazioni di interdipendenza, perciò l’azienda è
definita sistema-azienda. Il carattere di sistema è rintracciabile, dal punto di vista del funzionamento, nelle
relazioni che legano le funzioni aziendali (insiemi di attività tecnicamente ed economicamente omogenee):
innovazione (o ricerca e sviluppo, consiste in attività di ricerca per progettare nuovi prodotti e processi),
marketing (conoscere e soddisfare le richieste del mercato), produzione (attività per la realizzazione di beni e
servizi). Queste tre funzioni sono strettamente legate tra di loro e proprio grazie all’integrazione di esse,
l’azienda è in grado di sopravvivere. Ovviamente, ogni funzione deve essere analizzata anche facendo
riferimento all’organizzazione, cioè al modo in cui il lavoro è suddiviso tra i vari ruoli e organi.

Il sistema azienda risulta quindi composto da sub-sistemi, classificabili come funzioni o processi, che sono in
relazione di interdipendenza tra loro.

Nell’analisi è necessario comprendere le relazioni con l’ambiente, di tipo politico-legislativo, economico, socio-
culturale, tecnologico.

A) Ambiente politico-legislativo: riguardo alla componente politico-istituzionale è importante l’analisi del


clima politico (dipendente dall’assetto istituzionale del paese e da fattori storico-culturali); per quanto
riguarda l’aspetto legislativo, è necessario analizzare le norme che regolano la vita aziendale
(costituzione, funzionamento, struttura della società) e quelle che fanno parte della normativa fiscale,
ma non sono escluse norme di altro tipo.
B) Ambiente economico: comprende alcuni indicatori in grado di descrivere la situazione economico-
finanziaria globale del paese, come il PIL, il rapporto tra deficit pubblico e PIL, tra debito pubblico e PIL,
l’indice dei prezzi e l’inflazione, il costo del denaro, il tasso di cambio della valuta, lo spread (divario tra
rendimento di titoli di stato nazionale e quelli di un altro paese).
C) Ambiente socio-culturale: riguarda aspetti sotto il profilo demografico (percentuale di giovani/anziani),
livello di istruzione, occupazione, cultura in senso sociologico (insieme di valori, ideologie e principi
condivisi dalla società)
D) Ambiente tecnologico: a livello aziendale, la tecnologia riguarda competenze e conoscenze tecniche,
oltre agli strumenti necessari all’impresa, comprendendo sia il know-how e le strumentazioni sia le
conoscenze tecniche. A livello di ambiente, la tecnologia comprende le conoscenze tecniche messe a
disposizione della collettività da imprese, ricercatori e altri enti. L’ambiente tecnologico è tanto più
rilevante quanto più offre soluzioni innovative. Le tecnologie si possono classificare in:
a. Tecnologie di base: necessarie per operare in un certo settore,
b. Tecnologie strategiche: che danno alle aziende un reale vantaggio competitivo, grazie alla
produzione di prodotti migliori o livelli di efficienza superiori,
c. Tecnologie complementari: che conferiscono un vantaggio competitivo potenziale, grazie al
cambiamento di condizioni interne o ambientali,
d. Tecnologie emergenti: basate su conoscenze non ancora sviluppate, ma in grado di
ridimensionare le attuali tecnologie di base in futuro.

Le grandi imprese sono in grado di influenzare la situazione economica e sociale di intere regioni, grazie alle
opportunità occupazionali che offrono, oppure quella socio-culturale, grazie al sistema di idee e valori che
l’azienda elabora. Le imprese sono in grado anche di dare impulsi all’approvazione di certe norme o
all’abrogazione di altre.

L’ambiente che si esamina non è solamente quello generale, ma è importante anche quello specifico dato dai
mercati di approvvigionamento dei FP e da quelli di vendita dei prodotti.

I mercati di approvvigionamento riguardano sia il FP capitale (mezzi finanziari) sia i FP specifici, cioè personale,
materie prime, macchinari e attrezzature, utenze, risorse immateriali (brevetti, software) e servizi.

I mercati di vendita manifestano l’impatto delle scelte e del comportamento dell’azienda. Secondo il modello di
Porter, nell’azienda operano cinque forze:

 Potere contrattuale dei fornitori


 Potere contrattuale dei clienti
 Rivalità tra concorrenti esistenti
 Minaccia di concorrenti potenziali
 Minaccia di prodotti sostitutivi.

Il potere contrattuale è definito di competizione verticale, mentre la rivalità e le minacce sono di competizione
orizzontale, perché esercitate da altre imprese non necessariamente appartenenti al settore di business.

Secondo alcuni:

 Maggiore è l’intensità delle forze competitive, minore è la redditività del settore,


 I problemi strategici variano da settore a settore, a seconda dell’intensità delle forze,
 Comprendere la natura delle forze aiuta l’impresa a formulare strategie efficaci.

Cap. 1.3: tipi di azienda e i loro obiettivi

Le aziende pubbliche si distinguono da quelle private per vari motivi:

 Orientamento all’utente
 Creazione di valore per l’utente e la collettività
 Impiego di risorse con criteri di efficienza
 Propensione al cambiamento e alla flessibilità
 Strumenti organizzativi di impronta manageriale.

Per evidenziare le differenze tra aziende pubbliche e private è importante analizzare i sistemi di obiettivi e sotto-
obiettivi, distinguendo le varie prospettive in cui obiettivi e sotto-obiettivi sono percepibili e collegabili:

 Attese economiche dei portatori di capitali (proprietari nelle private, enti e organi nelle pubbliche),
ovvero la prospettiva dell’equilibrio economico-finanziario,
 Efficienza ed efficacia, ovvero la prospettiva dell’eccellenza dei processi,
 Adeguatezza qualitativa e quantitativa delle risorse umane e dell’organizzazione, cioè prospettiva dello
sviluppo organizzativo.

Queste prospettive sono presenti in entrambe le realtà, ma sono caratterizzate da priorità e nessi causali diversi.
la prospettiva di equilibrio economico-finanziario definisce gli obiettivi di fondo dell’impresa, mentre la
customer-satisfation è il principale sub-obiettivo. In ambito pubblico gli obiettivi di fondo attengono alla
creazione di valore per la comunità, mentre l’equilibrio economico-finanziario è considerato un vincolo alla
creazione di valore. In entrambe le aziende, la produzione deve essere svolta con efficacia ed efficienza e le
persone devono essere in possesso di doti professionali e tecniche all’altezza della situazione, lavorando in modo
organizzato.
Cap. 1.5: imprese: profilo economico-finanziario e tipologie

Le imprese si possono classificare secondo:

 Settore primario, industriale e terziario,


 Sistema di produzione,
 Grandezza, piccole e medie imprese e grandi imprese,
 Controllo familiare e controllo diffuso.

Le imprese industriali si distinguono da quelle di servizi per l’oggetto della produzione. Nelle prime si tratta di
beni fisicamente tangibili, mentre le seconde producono servizi intangibili. Le differenze tra le due categorie
sono molteplici:

 Nelle imprese industriali è normale accumulare scorte di materiali, prodotti finiti, mentre in quelle di
servizi non esistono scorte di prodotti,
 L’erogazione di servizi e il loro consumo coincidono,
 Il peso del fattore lavoro è maggiore nelle imprese di servizi.

Inoltre, il settore dei servizi comprende al suo interno molte tipologie di imprese eterogenee per oggetto e
modalità produttive. Per esempio, banca e assicurazione sono spesso classificate come settore a sé stante.

Un’ulteriore tipologia di impresa è il gruppo delle imprese commerciali, che includono commercianti al dettaglio
e all’ingrosso. La produzione di queste aziende consiste nel trasferimento di utilità nello spazio (si rendono
disponibili i prodotti in luoghi diversi da quelli di produzione) e nel tempo (accumulo di scorte da rivendere
successivamente).

Le imprese si distinguono in base al sistema di produzione:

 Per il magazzino, in cui la produzione avviene in previsione di una domanda di mercato, facendo ricorso
così alle scorte. Solitamente avviene la standardizzazione e la ripetitività. Un’ulteriore classificazione
può essere tra:
o Produzione in serie o su modello (produzione di beni da un modello standard)
o Produzione a flusso continuo o di processo (produzione di beni che costituiscono un flusso,
misurato da unità di peso, di capacità).
 Su commessa, quando la produzione avviene successivamente all’ordine del cliente. Spesso si tratta di
commesse caratterizzate da unicità e la gestione è per progetti.

Esistono inoltre imprese caratterizzate da accordi, come join ventures, consorzi, franchising e network.

CAPITOLO 3

Cap. 3.1: generalità

L’impresa con la sua attività assume degli obblighi e acquisisce dei diritti ed è perciò identificata come soggetto
giuridico. Tale soggetto può essere una persona fisica (nel caso di forma giuridica di impresa individuale) o un
soggetto collettivo (nelle società di persona e di capitale).

La titolarità dell’impresa è strettamente collegata al tipo di fattori produttivi, suddivisi in:

 fattori produttivi a remunerazione contrattuale (o prestabilita), per i quali si è stabilito, al momento


dell’acquisizione, un prezzo con cui si determina il costo. Se i ricavi ottenuti dalla vendita dei prodotti
sono uguali o superiori al costo dei FP a remunerazione contrattuale, significa che sono stati
adeguatamente coperti.
 Fattori produttivi a remunerazione variabile, la cui remunerazione è in funzione del risultato di
esercizio (= ricavi – costi). Essi sono perciò maggiormente esposti al rischio di impresa, e per questo,
hanno il compito di decidere la gestione dell’impresa.

Rischio di impresa: incapacità dei ricavi dell’impresa di coprire adeguatamente


tutti i fattori produttivi

Il rischio di impresa può concretizzarsi in:

 mancata remunerazione del fattore apportato


 perdita del capitale monetario
 perdita di parte o tutto il proprio patrimonio, anche estraneo all’azienda

LE SOCIETÀ

Nell’impresa individuale l’imprenditore (persona fisica) apporta il suo lavoro, il suo capitale e rischia il suo
patrimonio familiare.

I tipi di impresa attualmente regolati dalla legge italiana sono:

 società di persone
→ società semplice (S.S.), solo per imprese agricole
→ società in nome collettivo (S.N.C.)
→ società in accomandita semplice (S.A.S.)
 società di capitali
→ società per azioni (S.P.A)
→ società a responsabilità limitata (S.R.L.)
→ società in accomandita per azioni (S.A.P.A.)
 società mutualistiche
→ società cooperativa
→ mutua assicuratrice

Cap. 3.2: società di persone

Nelle società di persone, i soci possono apportare sia denaro, sia lavoro, sia beni, inoltre non vi è un limite per
quanto riguarda l’apporto minimo. Attraverso l’atto costitutivo si costituisce l’impresa, si decide la
partecipazione agli utili e la distribuzione del potere decisionale tra i soci. Nella società di persone si parla di
autonomia patrimoniale imperfetta perché nel caso in cui la società non sia in grado di far fronte ai propri
impegni, saranno i soci a risponderne anche con il patrimonio personale. Essi rispondono in via sussidiaria,
perché i creditori possono rivolgersi al patrimonio personale dei soci solo se la società non è in grado di farlo con
il patrimonio sociale. Inoltre, i creditori del socio non possono rivalersi al patrimonio della società, ma soltanto
richiedere il pagamento degli utili e delle somme spettanti al socio debitore. Il bilancio dell’impresa è perciò un
documento interno che permette la determinazione degli utili da ripartire tra i soci.

 Nelle S.N.C., tutti i soci hanno diritto di amministrare la società nel modo espresso dall’atto costitutivo
e rispondono in modo illimitato con il proprio patrimonio alle obbligazioni della società.
 Nelle S.A.S., invece, esiste la suddivisione dei soci in:
o accomandatari, che hanno il diritto di amministrare, ma rispondono in modo illimitato delle
obbligazioni sociali
o accomandanti, che non possono amministrare, ma rispondono in modo limitato ai conferimenti
alle obbligazioni sociali.

Come tutte le imprese, anche le società di persone devono essere iscritte nel registro delle imprese, indicando:

1. ragione sociale, il nome della società + sigla+ nome di almeno uno dei soci illimitatamente responsabili
2. oggetto sociale, attività per cui è istituita la società
3. sede legale, l’indirizzo in cui si svolge l’attività amministrativa
4. identità dei soci e le quote di partecipazione agli utili (è vietato il patto leonino, ovvero forte
sproporzione tra l’apporto di ciascun socio e la sua quota di partecipazione agli utili)
5. capitale sociale e conferimenti effettuati, valore in denaro dei conferimenti
6. soci che amministrano e rappresentano la società, in teoria tutti dovrebbero amministrare, ma spesso si
definisce la modalità di amministrazione nello statuto. Nelle società di persone coloro che hanno diritto
ad amministrare l’azienda, hanno anche la rappresentanza della società (cioè impegnare la società
stessa con la propria firma)
7. eventuali modificazioni dell’atto costitutivo, formalizzate con scrittura privata autentificata da un notaio
o con scrittura pubblica e iscritte nel registro delle imprese.

Cap. 3.3: società di capitali

Nelle società di capitali i soci possono apportare denaro o beni valutabili e partecipano alla ripartizione dei
risultati d’azienda in proporzione al conferimento. Questo tipo di società è caratterizzato da un’autonomia
patrimoniale perfetta, in quanto per gli impegni dell’impresa risponde unicamente il patrimonio della società.
Perciò la società è munita di personalità giuridica (è titolare di diritti e obblighi ed è distaccata dai soci).

Per costituire una società di capitali è necessario:

 la presenza di una pluralità di organi:


→ l’assemblea dei soci: i soci hanno come unico diritto la gestione indiretta dell’azienda attraverso
le assemblee; per la nomina degli amministratori e altri organi, approvazione del bilancio e
destinazione dell’utile si parla di assemblea ordinaria, mentre per altre decisioni, come la
modifica del patto iniziale si ha l’assemblea straordinaria. Le assemblee decidono a
maggioranza, che differisce a seconda del tipo di società.
→ L’organo di gestione è nominato dall’assemblea dei soci. Esso si può identificare
nell’amministratore unico o nel consiglio di amministrazione (che deve prendere decisioni a
maggioranza o all’unanimità). Il consiglio di amministrazione può delegare alcune attività al
comitato esecutivo (o ad un amministratore delegato). L’amministratore unico e
l’amministratore delegato sono definiti rappresentanti legali della società.
→ L’organo di controllo (non presente nelle piccole S.R.L.) è il collegio sindacale o il sindaco unico
(S.R.L.). Al collegio sindacale, composto da tre persone qualificate, spetta il compito di
controllare l’operato degli amministratori. Nelle S.R.L. e nelle piccole S.P.A. esso deve effettuare
anche il controllo contabile, mentre nelle grandi società questo compito è affidato a una società
di revisione o a un revisore dei conti (che devono esprimere un giudizio sul bilancio
d’esercizio).
 La necessità di un capitale minimo. I conferimenti dei soci costituiscono il capitale sociale, ovvero il
patrimonio iniziale dell’azienda. Esso rappresenta per il creditore della società la garanzia che l’attivo
aziendale sarà in grado di pagare il debito, ma ciò non si verifica in caso di deficit patrimoniale (debiti>
attività aziendali). Perciò è importante monitorare costantemente il patrimonio. Il patrimonio iniziale
continua a modificarsi sia in termini qualitativi sia in termini quantitativi: se aumenta ci sono risultati
positivi di gestione, se diminuisce significa che si ha un risultato negativo di gestione.
Nel caso in cui il patrimonio sia inferiore al capitale sociale, è necessaria una riduzione di capitale per
perdite (atto formale per informare i creditori). Se il patrimonio scende al di sotto di certi limiti (50.000€
per le S.P.A e S.A.P.A.; 10.000€ per le S.R.L.) la società dovrà sciogliersi qualora i soci non ricostituiscano
il patrimonio iniziale.
 La pubblicità sull’andamento aziendale tramite la pubblicazione del bilancio d’esercizio. Esso deve
essere redatto secondo i principi contabili dagli amministratori, controllato dai revisori contabili e
pubblicato nel registro delle imprese.

SOCIETÀ PER AZIONI

Il capitale sociale è suddiviso in parti uguali che vengono chiamate azioni (il frazionamento astratto facilita la
negoziabilità delle partecipazioni degli azionisti). Perciò ogni socio avrà un certo numero di azioni in base al
versamento effettuato. Le società possono essere quotate in Borsa, un mercato in cui quotidianamente è fissato
il prezzo di negoziazione, che permette agli azionisti di sottoscrivere il capitale di un’azienda, ma di non vincolare
la somma per tutta la vita aziendale. Infatti, l’azionista ha sempre la possibilità di vendere le proprie azioni ad un
altro soggetto.

L’atto costitutivo di una S.P.A deve essere redatto da un notaio e contenere:

 L’identificazione di ogni socio e il numero di azione possedute


 Sede principale e sedi secondarie
 Oggetto sociale
 Totale capitale sottoscritto e versato
 Numero di azioni, valore nominale, caratteristiche e modalità di emissione e circolazione
 Valore dei crediti e dei beni
 Norme di ripartizione utili
 Benefici dei promotori o soci fondatori
 Sistema di amministrazione, numero e poteri degli amministratori e rappresentanza della società
 Numero dei componenti del collegio sindacale
 Nomina di amministratori, sindaci ed eventualmente revisore legale
 Durata della società

Una volta stipulato l’atto costitutivo, il notaio lo controlla e lo invia per l’iscrizione nel registro delle imprese. Nel
momento dell’iscrizione, la società acquista personalità giuridica e autonomia patrimoniale perfetta. L’iscrizione
è perciò un elemento costitutivo della società.

SOCIETÀ IN ACCOMANDITA PER AZIONI

Essa è un tipo particolare di S.P.A. in cui sono presenti:

 Azionisti accomandatari, che sono anche amministratori, assumono la responsabilità illimitata in via
sussidiaria rispetto alla società nel periodo in cui rivestono il ruolo di amministratori. Con la perdita
della qualifica, essi diventano accomandanti. In quanto accomandatari hanno diritto a far parte del
consiglio di amministrazione a tempo indeterminato e potranno essere revocati con assemblea
straordinaria.
 Azionisti accomandanti

Questo tipo di società garantisce continuità nella governance dell’azienda attraverso i soci accomandatari.

SOCIETÀ A RESPONSABILITÀ LIMITATA

Solitamente sono formate da pochi soci (struttura familiare) e sono più adattabili alla volontà dei soci. Gli
amministratori possono essere nominati a tempo determinato, indeterminato o fino a revoca. Anche le
assemblee possono essere sostituite da meccanismi più snelli (per es. per corrispondenza), mentre il capitale
minimo è di 10.000€ e ogni socio avrà una quota.

L’organo di controllo non è necessario per le S.R.L. con capitale inferiore a 120.000€ o che non abbiano
raggiunto determinati requisiti dimensionali. Esso può essere costituito da un sindaco unico e il controllo
contabile è affidato al collegio sindacale o al sindaco unico.

CAPITOLO 4 (SOTTOLINEATO)

CAPITOLO 6

Cap. 6.2: aspetto economico della gestione

Per svolgere la propria attività, l’impresa deve acquisire i fattori produttivi sui mercati di approvvigionamento e,
dopo averli trasformati, cedere i prodotti sui mercati di sbocco. Questo scambio sui mercati avviene a un prezzo
di mercato, che dipende dalla domanda e dall’offerta. L’acquisizione dei fattori produttivi comporta dal punto di
vista economico il sostenimento di un costo, mentre dal punto di vista finanziario un esborso, un’uscita di
denaro (che può essere immediata o può dare origine a un debito). Il costo, quindi, è la remunerazione dei
fattori produttivi acquistati. La vendita di beni e servizi sul mercato di sbocco comporta dal punto di vista
economico un ricavo e dal punto di vista finanziario un’entrata monetaria o incasso (immediata o credito). Il
ricavo rappresenta il valore dei prodotti venduti ai clienti.

Periodicamente, le imprese mettono a confronto i ricavi e i costi, prendendo a riferimento il periodo


amministrativo. L’insieme di tutte le operazioni avvenute in tale periodo è chiamato esercizio.

Ricavi – Costi = REDDITO DI ESERCIZIO

Se positivo, (ovvero se il flusso di ricavi è maggiore di quello dei costi), il reddito prende il nome di utile di
esercizio, se negativo (flusso di ricavi è minore di quello dei costi) è denominato perdita d’esercizio.

L’utile rappresenta l’incremento di ricchezza generato dall’attività dell’impresa, mentre la perdita misura il
decremento di ricchezza.

La gestione dell’impresa è continuativa: alcune operazioni potrebbero non essersi concluse al termine
dell’esercizio. La determinazione del reddito di esercizio richiede di considerare solo i costi dei fattori produttivi
consumati nell’esercizio stesso. Perciò, i FP acquistati ma non consumati rappresentano non dei costi ma degli
investimenti. Per quanto riguarda gli investimenti in macchinari impianti, etc. è necessaria la ripartizione del
costo secondo l’ammortamento. Il fattore capitale, non avendo una remunerazione prestabilita, non deve
essere considerato un costo. Il documento in cui si illustrano tutti i costi e i ricavi è il Conto Economico.

Cap. 6.3: aspetto finanziario della gestione

La differenza tra le entrate monetarie generate dal flusso dei ricavi e le uscite monetarie determinate dal flusso
dei costi determina l’autofinanziamento (o flusso di cassa generato dalla gestione reddituale).

Le imprese possono però ottenere risorse finanziarie attraverso altre modalità. Ciò è dovuto al fatto che nella
maggior parte delle aziende, il flusso dei costi precede quello dei ricavi, ma anche al fatto che lo svolgimento
dell’attività richiede investimenti che generano esborsi finanziari al momento dell’effettuazione ed entrate
monetarie su più anni.

Il fabbisogno di capitale può essere particolarmente significativo nelle fasi di crescita dell’impresa proprio a
causa di investimenti.

L’impresa può quindi reperire risorse finanziarie attraverso il capitale proprio e il capitale di terzi.

Il capitale proprio è quello apportato dall’imprenditore o dai soci ed è chiamato anche capitale di rischio perché
è su questi soggetti che grava il rischio di impresa (la loro remunerazione avviene solo dopo la remunerazione di
tutti gli altri FP). al termine dell’attività, il capitale è restituito ai soci solo se tutti i creditori sono stati soddisfatti.
La remunerazione avviene sotto forma di dividendi.

Il capitale di terzi indica invece il denaro che l’impresa ottiene da soggetti esterni. È definito capitale di credito
perché genera un obbligo di remunerazione sotto forma di interessi passivi e l’obbligo di rimborso a
determinata scadenza. Il rimborso del capitale genera uscite monetarie secondo accordi contrattuali.

Un’altra componente del flusso di entrate monetarie è il disinvestimento di beni oggetto di vendita.

Entrate monetarie – Uscite monetarie= FLUSSO DI CASSA DEL PERIODO

Se è positivo, le disponibilità liquide esistenti all’inizio del periodo subiscono un incremento, se è negativo le
disponibilità liquide subiscono un decremento.

Il documento nel quale vengono espressi i flussi è il Rendiconto finanziario.

Cap. 6.4: aspetto patrimoniale della gestione

L’aspetto patrimoniale riguarda il patrimonio, cioè la ricchezza dell’azienda in un determinato momento. Il


patrimonio è formato dagli investimenti effettuati con finanziamenti derivanti dal capitale proprio o capitale di
credito. Il valore degli investimenti è sempre uguale al valore dei finanziamenti.

Il capitale proprio viene anche denominato patrimonio netto.

Attività – passività = PATRIMONIO NETTO

Le attività e le passività vengono illustrate nello stato patrimoniale.

Cap. 6.5: relazioni tra aspetto economico, finanziario e patrimoniale

All’inizio di un esercizio l’impresa presenta una determinata situazione patrimoniale, data da investimenti
finanziati con capitale proprio e di terzi. Durante l’esercizio, viene eseguita una serie di operazioni che hanno
conseguenze economiche (ricavi e costi) e finanziarie (entrate e uscite monetarie).

Perciò, per effetto dell’attività aziendale, la situazione patrimoniale alla fine dell’esercizio sarà diversa da quella
iniziale, così come sarà variato il patrimonio netto attraverso il risultato di esercizio.

Patrimonio netto iniziale + risultato d’esercizio = PATRIMONIO NETTO


FINALE
Cap. 6.6: equilibrio economico, finanziario e patrimoniale

L’azienda per essere competitiva deve raggiungere e mantenere una situazione di equilibrio. Solitamente si
individuano tre equilibri:

1. Equilibrio economico
2. Equilibrio finanziario
3. Equilibrio patrimoniale

L’equilibrio economico è misurato dalla relazione esistente fra flusso dei costi e flusso dei ricavi. Infatti, per
essere in equilibrio economico, l’impresa deve generare un flusso di ricavi in grado di remunerare in modo
adeguato i FP, sia quelli a remunerazione prestabilita, sia quelli a remunerazione variabile. È importante
sottolineare che tale equilibrio debba essere raggiunto con la gestione ordinaria e non attraverso eventi
eccezionali della gestione straordinaria. L’equilibrio economico si riferisce sia al breve che al lungo periodo;
tuttavia, l’impresa deve mantenere una situazione bilanciata nel lungo periodo per sopravvivere ed essere
competitiva.

L’equilibrio finanziario prende in considerazione il flusso di entrate monetarie e quello di uscite monetarie.
L’impresa si trova in equilibrio quando il flusso delle entrate è costantemente in grado di fronteggiare le uscite.
Questo equilibrio deve manifestarsi in ogni momento della gestione. Quando l’impresa non è in grado di far
fronte ai propri impegni finanziari si dice che si trova in stato di insolvenza. L’equilibrio finanziario riguarda
anche la relazione tra investimenti esistenti in un certo momento e le modalità di finanziamento degli stessi: la
situazione finanziaria risulta equilibrata quando le caratteristiche degli investimenti e dei finanziamenti sono
omogenee (corrispondenza a lungo termine-a lungo termine, breve-breve).

L’equilibrio patrimoniale riguarda la relazione tra le fonti di finanziamento. È infatti importante mantenere un
equilibrio tra fonti che devono essere rimborsate a scadenze prestabilite (e che generano interessi da pagare) e il
patrimonio netto (solitamente circa 50% capitale proprio, 50% capitale di terzi, l’azienda si dice capitalizzata). Se
invece, le fonti di finanziamento di terzi sono molto più consistenti del patrimonio netto, l’impresa è
sottocapitalizzata. Lo squilibrio è massimo quando l’impresa non ha più capitale proprio o addirittura capitale
proprio negativo (deficit patrimoniale).

Cap. 6.7: economicità, liquidità e solidità patrimoniale

L’economicità si riferisce a un’impresa durevolmente in equilibrio economico, cioè in grado di garantire


adeguata remunerazione dei FP.

La liquidità è riferita alla capacità di far fronte, tempestivamente e in modo economico agli impegni finanziari
(senza il ricorso a fonti straordinarie di finanziamento).

La solidità patrimoniale, rapporto tra patrimonio netto e capitale di credito, misura il grado di indipendenza
finanziaria. Maggiore esso è, maggior libertà di azione è posseduta dall’impresa. Se un’azienda ha un elevato
grado di dipendenza finanziaria, essa si trova condizionata dai finanziatori.

Patrimonio Netto
Indipendenza finanziaria=
Totale Fonti di Finanziamento

Cap. 6.8: redditività


La redditività è la capacità di produrre in modo stabilizzato nel tempo redditi sufficienti a remunerare i portatori
di capitale proprio, dopo aver remunerato tutti gli altri FP. Può essere intesa anche come capacità di produrre
reddito di esercizio.

Nella determinazione del reddito è importante scomporre tale reddito in risultati intermedi di aree di gestione:
area caratteristica o tipica (legata all’oggetto dell’attività esercitata), area atipica (operazione estranee
all’oggetto), area finanziaria, area straordinaria (operazioni eccezionali), area tributaria (oneri tributari). Con
questa suddivisione si distingue il reddito operativo (derivante dall’attività caratteristica) e reddito netto.

La redditività operativa viene solitamente misurata dall’indice ROI (Return On Investments):

RedditoOperativo
ROI=
Investimenti
La redditività operativa è legata all’attitudine dell’azienda di essere efficiente ed efficace nell’attività svolta. Tale
attitudine è legata ad alcuni requisiti, come qualità, funzionalità dei prodotti, servizio clienti, immagine
aziendale, etc.

Altre condizioni su cui è necessario soffermarsi sono: attività ed elasticità.

Le condizioni di attività sono relative alla dimensione e alla struttura dell’attività economica, cioè rispondono alle
domande “che cosa produrre” e “quanto produrre”. La decisione di cosa produrre dipende dal mercato di sbocco
e si basa soprattutto sulle informazioni di ritorno, che permettono all’impresa di innovarsi. Cosa produrre
riguarda anche la decisione tra specializzazione o diversificazione produttiva.

La definizione di quanto produrre (volume di produzione e gamma produttiva) è legata alla domanda di mercato.
La grandezza di un’impresa non è data da un parametro unico; perciò, viene solitamente misurata attraverso
capitale investito operativo, flussi di ricavi, etc.

Le condizioni di elasticità si riferiscono alla relazione tra la rigidità della struttura e l’elasticità della gestione. La
struttura è più o meno rigida in base alla presenza di due categorie di FP:

 fattori ad acquisizione rigida, per i quali l’impresa sostiene costi fissi


 fattori ad acquisizione elastica, per i quali l’impresa sostiene costi variabili in base al volume di
produzione.

Inoltre, alcuni FP presentano dei vincoli all’impiego, irrigidendo così la struttura. È importante sottolineare che
l’anelasticità della struttura non è mai eliminabile nel breve periodo, ma può essere graduata.

La redditività globale (capacità di remunerare in modo appropriato il capitale proprio dopo la remunerazione di
tutti gli altri FP) è misurata dal ROE (Return On Equity):

Reddito di Esercizio
ROE=
Patrimonio Netto
Un giudizio positivo sulla redditività globale non implica necessariamente il conseguimento di utili in tutti gli
esercizi: infatti, il capitale proprio può essere remunerato anche in modo differito, cioè non distribuendo gli utili
ed utilizzandoli negli esercizi successivi per coprire le perdite. Perciò l’impresa produce “extra-redditi”.

Nella redditività globale viene anche analizzata la condizione di efficienza finanziaria. Il rapporto tra reddito
netto e reddito operativo può esprimere quindi le condizioni ottenute sui finanziamenti (a parità di altre
condizioni, un’impresa ha una redditività globale più soddisfacente per il minor peso della gestione finanziaria
sul reddito netto).
L’equilibrio reddituale può essere inteso nel breve periodo e nel medio lungo periodo. Infatti, ciò che conta per
la vitalità dell’impresa è la stabilizzata attitudine a remunerare il capitale proprio nel lungo periodo.

Cap.6.9: vitalità economica delle imprese

L’impresa dotata di redditività è perciò in grado di produrre extra-redditi che hanno implicazioni sia nell’aspetto
economico (consentendo la copertura del capitale proprio anche in presenza di utili non sufficientemente alti),
sia in quello patrimoniale (aumentando la solidità del P.N.) sia in quello finanziario (consentendo
l’autofinanziamento).

È importante sottolineare che la presenza di extra-redditi derivanti dall’attività atipica e di redditività operativa
scarsa o nulla mette in evidenza l’incapacità dell’impresa di operare in modo economico nell’attività
caratteristica. Perciò gli extra-redditi dalle attività non caratteristiche non devono mai essere predominanti.

Se, al contrario gli extra-redditi sono generati dalla gestione operativa, l’impresa acquisisce e consolida la
solidità patrimoniale, aumentando il P.N. per far fronte ad eventuali erosioni dovute a perdite di esercizio.
Proprio questa capacità di fronteggiare le erosioni patrimoniali nel breve periodo consente all’impresa di essere
“economicamente vitale”, cioè in grado di fronteggiare gli squilibri patrimoniali in modo autonomo.

Nel caso contrario, se l’impresa deve ricorrere a terze economie, si parla di solidità patrimoniale riflessa. Altri
casi di questo fenomeno si hanno quando si rinuncia al prelievo degli utili, o si è esenti alle imposte sul reddito.
Si parla in questo caso di “liquidità riflessa”, una situazione in cui l’impresa può annullare o postergare gli
impegni finanziari. Questo implica una conseguenza sulla capacità di credito che si basa sulle garanzie prestate
dai terzi.

Le condizioni oggettive di autosufficienza economica implicano nel lungo periodo la presenza di redditività
operativa (e globale), mentre nel breve periodo le condizioni di autosufficienza patrimoniale implicano
andamenti economici tali da mantenere la solidità patrimoniale-finanziaria.

Per quanto riguarda l’autosufficienza economica le imprese possono suddividersi in:

 imprese economicamente autosufficienti, dotate di redditività globale nel lungo periodo e solidità
patrimoniale-finanziaria nel breve periodo (oggettivamente durevoli e soggettivamente indipendenti)
 imprese prive di vitalità economica, non sono dotate di redditività e non possono trasferire a terzi i
risultati negativi, perciò sono destinate a scomparire (oggettivamente non durevoli, ma soggettivamente
indipendenti)
 imprese a vitalità economica riflessa, non sono dotate di redditività ma possono contare su apporto di
terzi (oggettivamente durevole, ma soggettivamente dipendenti).

capitolo 7

Cap. 7.1: introduzione

Il bilancio di esercizio è il documento contabile di sintesi con cui si rappresenta la situazione patrimoniale,
finanziaria ed economica di un’impresa, che permette di valutarne gli equilibri.

Il bilancio è particolarmente utile agli stakeholders per capire l’andamento e i risultati della gestione. Le funzioni
del bilancio sono:

 conoscitiva, perché espone i risultati ottenuti connessi agli avvenimenti dell’esercizio,


 di controllo, poiché gli amministratori devono rispondere al loro operato, presentando periodicamente i
risultati ottenuti,
 informativa, perché fornisce una rappresentazione chiara e corretta dell’impresa in termini patrimoniali,
finanziari ed economici.

I principali documenti del bilancio sono: Stato Patrimoniale, Conto Economico, Rendiconto Finanziario (analizza
i flussi) e Nota Integrativa (è un documento descrittivo che spiega i dati dello SP e del CE). I dati presenti in
questi documenti possono essere dati oggettivi, stimati (in caso di valutazione verificabile, soggettiva, misurabile
con precisione in esercizi futuri, es. crediti) e congetturati (in caso di valutazione congrua, cioè non misurabile
con esattezza neanche in futuro, es. ammortamento).

Lo SP fornisce una “fotografia” degli investimenti e dei finanziamenti esistenti in un dato momento: a destra vi
sono gli investimenti (attivo), mentre a sinistra (passivo) vi è il capitale a disposizione sotto forma di capitale
proprio e in parte da capitale di terzi. Il capitale di terzi è esaminato dal punto di vista della provenienza e da
quello dell’utilizzo.

Il CE mette in evidenza il risultato di esercizio (utile o perdita) dato dalla differenza tra ricavi e costi. Questo
risultato incrementa o decrementa il PN. Perciò i due schemi, SP e CE sono strettamente legati. Mentre il CE
sintetizza la gestione dell’esercizio passato, lo SP evidenzia il capitale a disposizione per il futuro.

Il Rendiconto Finanziario mette in evidenza le variazioni della liquidità aziendale (cassa e banca) nell’esercizio e
le cause delle variazioni. La valutazione dell’equilibrio finanziario è importante perché potrebbe succedere che
l’impresa presenti un reddito di esercizio adeguato, ma abbia problemi di liquidità (es. tempi lunghi tra
pagamenti a fornitori e incassi da vendite). È necessario che il rendiconto finanziario riporti:

1. effetti finanziari di liquidità monetaria delle operazioni di gestione


2. transazioni relative a investimenti
3. operazioni di finanziamenti
4. incremento/decremento della cassa.

La Nota Integrativa ha il compito di fornire informazioni sulle voci dello SP e del CE, in modo da rendere più
semplice la comprensione del bilancio al lettore. Ha l’obiettivo di illustrare in modo dettagliato il contenuto del
CE e dello SP e i criteri di valutazione utilizzati.

Cap. 7.2: normative relative al bilancio

Esistono varie tipologie di bilancio: bilanci ordinari (infrannuali e di esercizio), straordinari (in caso di situazioni
straordinarie, fusioni, nuovi soci) e preventivi (budget).

In Italia il bilancio è disciplinato da: Codice civile, principi contabili nazionali/internazionali, norme fiscali. Le
società di capitali si attengono all’art. 2423 cc, mentre le società di persone e le imprese individuali agli art. 2214
e 2217 cc. Se una società di capitali esercita il controllo su altre imprese è obbligata a redigere il bilancio
consolidato, che rappresenta la situazione economico-finanziaria del gruppo, facendo riferimento all’intero
soggetto economico. Secondo la normativa UE, le società degli stati membri quotate nei principali mercati
devono redigere il bilancio consolidato secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS. In Italia stessa cosa
vale per i bilanci delle società quotate.

Le società di minori dimensioni possono redigere il bilancio in forma abbreviata (omettendo il rendiconto
finanziario) se, oltre a non essere quotate, non superano due limiti tra:

 ricavi > 8.800.000€


 attivo SP > 4.400.000€
 >50 dipendenti.

Cap. 7.3: confronto tra i due diversi modelli di bilancio

PRINCIPI CIVILISTICI PRINCIPI IAS/IFRS


Tutela del creditore Tutela degli investitori attuali e potenziali
Costo storico Fair value
Prudenza Valutazione al mercato
Prevalenza della forma sulla sostanza Sostanza sulla forma
Reddito prodotto Reddito potenziale

Cap. 7.4: bilancio secondo C.C. e principi di redazione

Il bilancio nell’ordinamento italiano è disciplinato dagli art. 2423 e successivi.

L’art. 2423 individua: SP, CE, Rendiconto Finanziario, Nota Integrativa e altri documenti. I documenti devono
essere redatti seguendo alcuni principi che rendono il bilancio chiaro, corretto e veritiero, permettendo anche di
confrontare bilanci di imprese diverse anche nel tempo.

I principi generali di redazione (art. 2423 bis) sono:

1. continuità: il bilancio prende in considerazione un’azienda con la prospettiva di continuazione


dell’attività. In caso di azienda in liquidazione o in fase di cessione, si applicano specifiche regole
contabili.
2. Prudenza, che si realizza con il divieto di iscrizione a bilancio di utili non realizzati. Perciò nella
valutazione di immobili si utilizza il criterio del costo storico; questo criterio, al contrario del valore di
mercato, lascia meno spazio a valutazioni non oggettive.
3. Competenza economica: i ricavi devono essere iscritti nel bilancio solo se è stato portato a termine il
processo produttivo ed è avvenuta la cessione a terzi; i costi sono considerati di competenza
dell’esercizio se i FP sono stati utilizzati per giungere ai ricavi (si tiene conto dei ricavi conseguiti
nell’esercizio e dei relativi costi). Per questo il costo degli investimenti (es. beni immobili) viene
ammortato in quote di ammortamento pluriennali.
4. Valutazione analitica: ogni elemento delle singole voci deve essere esaminata singolarmente ed è
vietata la compensazione tra elementi attivi e passivi.
5. Costanza dei criteri di valutazione nel tempo: vi sono casi eccezionali in cui è possibile derogare a questo
principio, ma è necessario motivare la deroga nella Nota Integrativa.

Altri principi nazionali a cui bisogna attenersi sono: neutralità, rilevanza e verificabilità dell’informazione e
prevalenza della sostanza sulla forma.

Nella redazione dello SP si segue la rigidità degli schemi e la loro struttura: in esso devono essere scritte le voci
previste dall’art. 2424 cc, separate e nell’ordine indicato.

Nell’attivo la distinzione fondamentale è tra immobilizzazioni (elementi patrimoniali destinati ad essere utilizzati
durevolmente) e attivo circolante; perciò, le voci si distinguono per la destinazione.

Nel passivo la distinzione è tra patrimonio netto e debiti, quindi distinguendo gli elementi in base all’origine.

Il CE ha uno schema a costi e ricavi della produzione effettuata in forma scalare. Anche nella redazione del CE è
necessario attenersi alla rigidità degli schemi. Grazie alla forma scalare è possibile evidenziare alcuni risultati
parziali, ovvero: differenza tra valore e costi della produzione (reddito operativo), risultato prima delle imposte,
utile (perdita) di esercizio.
La nota integrativa svolge tre funzioni fondamentali:

1. Descrittiva, rispetto alle voci di SP e CE


2. Esplicativa, rispetto alle decisioni
3. Informativa e integrativa, rispetto a dati che non fanno parte dello SP e del CE.

Il rendiconto finanziario è l’unico documento in grado di sintetizzare in modo chiaro e veritiero la situazione
finanziaria dell’impresa. In esso vengono riportati i flussi finanziari generati nell’esercizio con lo scopo di
verificare se le operazioni dell’esercizio hanno dato origine o meno a risorse monetarie. Infatti, è possibile che
un’azienda risulti avere conseguito un alto reddito ma manchi di liquidità, ciò potrebbe essere un segnale di
insolvenza e portarla al fallimento.

Gli altri documenti contenuti nel bilancio sono:

 Relazione della gestione, redatta dagli amministratori, ha carattere descrittivo. Deve contenere
un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società e del risultato della gestione,
complessivo e dei diversi settori. È importante sottolineare i rischi a cui la società è esposta e gli
indicatori di risultato finanziario e non finanziario. Le informazioni da inserire sono:
o Attività di ricerca e sviluppo
o Rapporti con imprese collegate, controllate o controllanti
o Numero e valore nominale delle azioni proprie e di società controllanti detenute dalla società,
sia delle azioni proprie o di società acquisite dalla società
o Fatti di rilievo avvenuti dopo la chiusura dell’esercizio
o Evoluzione prevedibile di gestione.
 Relazione del collegio sindacale, il quale riferisce riguardo all’attività di vigilanza (controlla il rispetto
della legge, la corretta amministrazione) ed esprime un parere sul bilancio
 Relazione del revisore contabile, il quale esprime un giudizio sul bilancio, che può essere:
o positivo senza rilievi
o positivo con rilievi, in caso di errori non così rilevanti da compromettere il bilancio
o negativo, con errori significativi che rendono il bilancio inattendibile
o impossibilità di esprimere un giudizio, quando non si è in grado di controllare determinate
poste in bilancio.
 Prospetto delle variazioni di PN
 Altri allegati.

Cap. 7.5: struttura e contenuto analitico dello SP

Il primo livello è contrassegnato da lettere maiuscole, il secondo livello da numeri romani, il terzo da numeri
arabi per indicare le voci, il quarto da lettere minuscole. I primi due livelli non possono subire variazioni, mentre
quelli inferiori possono essere variati in base all’attività svolta dall’impresa.

SIGNIFICATO DELLE PRINCIPALI VOCI

Lo schema prevede a sinistra le attività: si tratta di risorse che hanno la caratteristica di possedere un valore per
l’impresa e di essere state acquistate ad un costo quantificabile.

La prima categoria B è costituita dalle immobilizzazioni, cioè elementi patrimoniali destinati ad essere impiegati
in un arco di tempo lungo poiché necessari allo svolgimento durevole della gestione (costituiti da costi che
producono benefici economici nel corso di più esercizi). Il capitale fisso si suddivide in immobilizzazioni materiali
e immobilizzazioni immateriali. Queste ultime comprendono per esempio: costi di impianto e ampliamento
(spese per costituzione impresa), costi di ricerca e sviluppo, di pubblicità, marchi e brevetti, avviamento (valore
economico riconosciuto ad un’impresa sulla base del buon nome sul mercato, del volume di affari, clientela etc;
in bilancio viene iscritto soltanto l’avviamento acquisito e pagato ad un’azienda esterna o quello rilevato dopo
scissione/fusione aziendale). Una terza categoria di immobilizzazioni è formata da quelle finanziarie, costituita
da: partecipazioni in imprese controllate (su cui si ha il controllo giuridico-economico, >50% di quote), collegate
(su cui si esercita un controllo non dominante) e controllanti (a cui si è soggetti a controllo giuridico-economico)
e crediti di finanziamento (prestiti a m/l periodo concessi a imprese dello stesso gruppo).

La categoria C è formata dall’attivo circolante, costituito da attività destinate ad essere utilizzate nel breve
periodo: rimanenze di magazzino, crediti v/clienti, cassa e depositi bancari.

Esiste un’ultima categoria D che raccoglie ratei e risconti attivi. I ratei sono parte di un credito che sta ancora
maturando, i risconti sono parte di un costo rinviato al futuro perché non interamente maturato.

Bisogna sottolineare che il valore delle immobilizzazioni è pari al costo di acquisto meno gli ammortamenti
accantonati. La quota di ammortamento viene perciò iscritta tra i costi nel CE. Per quanto riguarda le rimanenze,
i titoli e le attività finanziarie, essi sono iscritti secondo il principio di prudenza, cioè al minor valore tra costo di
acquisto e valore di mercato, mentre i crediti sono iscritti al valore che si è certi di poter realizzare.

La parte destra dello SP è formato dalle voci relative alle fonti di finanziamento. La prima categoria A è il
patrimonio netto, cioè le risorse degli investitori: capitale sociale (formato dai versamenti dei soci), riserve di
capitale (integrano gli apporti di capitale), riserve di utili (utili non distribuiti ai soci, formate da riserva legale,
statutaria o altro tipo), utile o perdita di esercizio. Il capitale proprio è una fonte rigida e di lungo periodo, ma
anche a pieno rischio (gli azionisti vengono remunerati con i dividendi solo in caso di utile e hanno diritto, in caso
di liquidazione, di avere accesso al capitale residuo solo dopo la remunerazione di tutti gli altri FP).

La categoria B è formata dai fondi per rischi e oneri, cioè debiti la cui natura è certa, ma di cui non si conosce
l’ammontare o la data di sopravvenienza. La categoria C riguarda TFR, un debito nei confronti dei dipendenti che
bisogna versare alla cessazione del rapporto di lavoro. Con la riforma del 2007, le aziende con più di 50
dipendenti devono versare le somme maturate ogni anno all’INPS o a fondi pensionistici.

Nella categoria D ci sono i debiti: obbligazioni (prestiti a lungo termine con cui grandi società ottengono
finanziamenti da risparmiatori che possono facilmente vendere i titoli di credito), debiti v/banche (scoperti di
conto corrente, mutui), v/fornitori.

Nella E ci sono i ratei e risconti passivi. I ratei sono costituiti da porzioni di debito che sta maturando, mentre i
risconti sono formati da parti di ricavi rinviati al futuro.

Il capitale di debito è fonte di finanziamento sia a breve sia a lungo termine ed è flessibile, oltre ad essere a
rischio limitato.

Cap. 7.6: schema e contenuto CE

Il CE risponde all’esigenza di conoscere il risultato della gestione aziendale ed è formato da tre livelli (lettere
maiuscole, numeri arabi e minuscole). I risultati intermedi sono: differenza tra valore e costi di produzione
(reddito operativo), risultato prima delle imposte e utile (perdita) di esercizio.

A) valore della produzione deriva dalla somma di ricavi dalle vendite, variazione delle rimanenze di prodotti
(positiva), incremento di immobilizzazioni per lavori interni e altri ricavi.

B) costi della produzione derivano dalla somma di costi per materie prime, per servizi, per godimento di beni,
per personale (salari e stipendi, oneri sociali, TFR), ammortamento e svalutazioni, variazione di rimanenze di
materie prime, sussidiarie (con segno opposto), accantonamenti per rischi.
C) proventi e oneri finanziari derivano dalla gestione finanziaria e comprendono proventi da partecipazioni, altri
proventi (crediti iscritti nelle immobilizzazioni, titoli iscritti in immobilizzazioni/attivo circolante che non
costituiscono partecipazioni, proventi diversi), interessi e oneri finanziari, utili e perdite su cambi.

D) rettifiche di valore delle attività finanziarie derivano dalla rivalutazione o svalutazione di partecipazioni,
immobilizzazioni finanziarie, titoli iscritti nell’attivo circolante. La voce imposte sul reddito d’esercizio comprende
le imposte differite e anticipate e gli oneri tributari correnti.

Cap. 7.7: contenuto del bilancio IAS/IFRS

I principi contabili internazionali prevedono le seguenti tipologie di documenti:

 Documenti obbligatori:
→ Stato patrimoniale
→ Conto economico complessivo
→ Prospetto delle variazioni di patrimonio netto
→ Rendiconto finanziario
→ Note esplicative
 Documenti raccomandati:
→ Relazione degli amministratori
→ Bilancio ambientale
→ Bilancio sociale

Lo SP si suddivide in attività (risorse controllate dall’impresa, risultato di operazioni passate con benefici futuri),
passività (obbligazioni attuali derivanti da operazioni passate) e patrimonio netto (valore residuo attività-
passività). Nel valutare se un elemento rientri tra le attività o le passività si considera la sostanza e la realtà
economica dell’operazione.

Lo SP può essere classificato in base al ciclo operativo (ripartizione in attività/ correnti e non correnti) o in base
alla liquidità che permette di ordinare le poste per attitudine o per essere monetizzate. I principi non stabiliscono
la sequenza e la forma dello schema di SP. Lo IAS richiede anche l’aggiunta di altre informazioni relative a sotto-
classificazioni delle voci nello SP o nelle note del bilancio. È opportuna la sotto-classificazione per natura delle
voci e per mettere in evidenza le somme pagabili/incassabili da controllanti, controllate.

Per il conto economico complessivo sono previste due forme: in un unico prospetto o in due prospetti (uno che
mostra la composizione dell’utile e l’altro che mostra le altre componenti partendo dall’utile).

Le voci possono essere classificate in base:

 alla natura, in relazione alla funzione economica dei costi, distinguendo:


o acquisti di materie prime
o costi di trasporto
o salari e stipendi
o costi di pubblicità
o ammortamenti e altri
 alla destinazione, in relazione all’utilizzo i costi possono essere distinti in:
o costi del venduto
o costi di distribuzione
o costi per attività amministrative
o altri costi operativi.
Tali criteri devono essere rappresentati direttamente nel CE o alternativamente nelle note al CE.

Il prospetto di variazioni dei conti di PN deve contenere:

 utile/perdita di esercizio
 voci di costo/ricavo/proventi/oneri imputabili a PN
 effetto complessivo dei cambiamenti di principi contabili e correzione di errori
 operazioni sul capitale e distribuzione agli azionisti
 saldo di utili accumulati
 riconciliazione tra valore contabile di ciascuna classe di azioni, riserva di sovrapprezzo e di altro tipo

il prospetto può assumere forma analitica o sintetica (alcune voci sono inserite nelle note integrative).

Altre informazioni devono essere incluse nel prospetto di SP o nelle note:

 categorie di azionisti
 natura e scopo delle riserve
 importo dei dividendi

Il rendiconto finanziario consente di valutare le variazioni delle attività e passività, la struttura finanziaria e la
capacità di modificare i flussi finanziari nel tempo. Con riferimento a più imprese, il rendiconto permette di
confrontare la capacità di generare flussi finanziari e di generare risultati operativi.

da Capitolo 8 (sottolineato)

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