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Riassunto introduzione all economia aziendale luciano marchi

Economia Aziendale (Università degli Studi di Napoli Parthenope)

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ECONOMIA AZIENDALE: scienza che studia


 Struttura
 funzionamento
 condizioni di esistenza
dell'operatore economico “azienda”, in continua evoluzione – Zappa (1927).

CAP. 1 – L'AZIENDA
L’ATTIVITÀ ECONOMICA
L'attività economica è la conseguenza del bisogno degli operatori economici (famiglie, imprese,
p.a.,...) di risolvere il “problema economico”, e tramite essa svolgono attività economiche:
 attività di produzione: producono beni per l'ampliamento delle risorse limitate
 attività di consumo: consumano beni per il soddisfacimento dei bisogni illimitati
L'attività economica è l'oggetto di studio della scienza economica, che descrive e cerca soluzioni ai
problemi di convenienza economica riguardanti la produzione, la distribuzione e il consumo della
ricchezza.

La scienza economica, in quanto è scienza, è empirica (verifica e ricerca leggi per convalidarle con
una metodologia della ricerca induttiva/deduttiva), positiva (ricerca principi su ‘’ciò che è’’ e
siccome si tratta di comportamenti umani è anche una scienza sociale) e normativa (studia norme,
consigli su ‘’ciò che dovrebbe essere’’, cioè come i comportamenti degli individui dovrebbero
essere impostati e realizzati per conseguire fini prefissati).

I BENI ECONOMICI
I beni economici sono i prodotti (beni caratterizzati dalla materialità) ed i servizi (beni caratterizzati
dall'immaterialità). I beni economici si distinguono in:
 beni di consumo finale (in quanto soddisfano direttamente i bisogni di consumo finale, sono
output dei processi produttivi)
 beni di consumo intermedio o di produzione (in quanto partecipano ad ulteriori processi di
trasformazione in altri beni, sono output di alcuni processi produttivi ed input di altri
processi di produzione)
La distinzione non è netta. A seconda delle circostanze un bene può svolgere un ruolo o l'altro.
Sia se si tratti di beni di consumo finale o intermedio una caratteristica fondamentale riguarda la
durevolezza:
 uso durevole (il singolo atto di consumo o singolo processo produttivo non esaurisce
l'utilizzabilità del bene, che si caratterizza per la sua possibilità di essere ripetuta)
 uso immediato (beni la cui utilizzabilità si esaurisce in un singolo atto di consumo o
processo produttivo).
Da tutto ciò risulta evidente il rapporto di strumentalità tra attività di produzione e attività di
consumo (le aziende producono per i consumatori finali, ma anche per le altre aziende).
Il rapporto tra attività di produzione e attività di consumo ha portato a distinguere tra:
 aziende di produzione (prevalenza dell'attività di produzione, produzione di ricchezza)
 aziende di erogazione (prevalenza dell'attività di consumo, soddisfacimento diretto di
bisogni umani).
Tale distinzione non può essere condivisa, in quanto tutte le aziende producono ricchezza, e quindi
il fattore che differenzia le une dalle altre sarebbe il fatto di soddisfare o meno direttamente i
bisogni di consumo dei beni finali, individuali e collettivi.
Nella realtà molto spesso i caratteri delle une e delle altre sono presenti contemporaneamente
all'interno della stessa azienda, che dunque può essere definita azienda mista o composta.

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I FATTORI PRODUTTIVI
Il fattore produttivo è un qualsiasi elemento in grado di alimentare l'attività di produzione di beni e
di servizi. Per l'economia aziendale tra i requisiti necessari ad individuare un fattore produttivo sta:
 l'onerosità (pagamento da parte dell'azienda di un costo [effettivo o implicito] per ottenerne
la disponibilità),
 la qualità e la quantità (devono essere noti a coloro che scelgono tra le migliori)
I fattori primitivi della produzione sono da sempre individuati tra capitale e lavoro.
Classificazioni dei fattori produttivi:
 fungibilità: generici (denaro o mezzi equivalenti) o specifici (prodotti o servizi).
 utilizzabilità nei processi produttivi: ad
 utilità durevole (partecipano a più processi produttivi conservando, dopo l'uso, le proprie
caratteristiche fisico-tecniche. Sono ad esempio terreni, macchinari, impianti,
licenze,...Sono detti anche immobilizzazioni)
 utilità immediata (partecipano una sola volta all'attività produttiva perdendo, ma talora
mantenendo, dopo l'uso, le proprie caratteristiche fisico-tecniche. Sono ad esempio
materie prime, semilavorati, consulenze,.. Il lavoro rientra tra i fattori produttivi ad utilità
immediata, dato che si considera come fattore il servizio prestato dal lavoratore e non il
lavoratore stesso).
 materialità/immaterialità: tra i primi, ad esempio, rientrano edifici e materie prime, tra i
secondi i marchi ed i servizi.Una più precisa distinzione si ottiene dalla combinazione degli
ultimi 2 criteri di classificazione. Il lavoro rientrerebbe allora tra i f.p. correnti (ad utilità
immediata) immateriali.

La trasformazione del fattore generico denaro in fattore specifico determina la formazione di costi,
e in base al momento di partecipazione al processo produttivo si avrà un costo
 anticipato (se il f.p. è presente in azienda prima del suo inserimento nel processo
produttivo); oppure un costo
 contestuale/parallelo (se il f.p. è acquisito e contestualmente utilizzato nel processo
produttivo – es. lavoro).
I fattori produttivi non esauriscono la categoria degli input che alimenta e forma la struttura
dell'azienda. Essi sono la categoria più ampia ma non l'unica.
L'azienda ottiene tutti i fattori che le occorrono tramite i seguenti processi:
 di investimento
 di produzione
 di apprendimento.

L’OPERATORE ECONOMICO AZIENDA


L'azienda può essere definita in vari modi:
 statica o strutturale: complesso di persone e beni disposti per il conseguimento di un
determinato fine.
 dinamica: insieme di operazioni coordinate in un sistema che enfatizza il fare.
 complessa: nella sua completezza dinamico-strutturale. L'oggetto di investigazione può
trovare composizione-scomposizione attraverso una definizione elaborata da Giannessi,
basata su 5 domande, la cui validità ed attualità si adattano all'approccio della teoria
sistemica:
1)dove si trova l’azienda? Nell’ordine economico generale, come unità elementare dotata di
vita propria e riflessa;
2)che cosa la compone? Un sistema di operazioni derivanti dalla
 combinazione di fattori
 composizione di forze interne ed esterne;

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3)che cosa fa? Realizza un’attività economica di produzione, consumo e distribuzione;


4)qual è il suo fine? Il conseguimento di un equilibrio economico a valere nel tempo;
5)quanto tale fine è realizzato? Quando vi è una remunerazione adeguata e proporzionale ai
risultati raggiunti in un intervallo di tempo soddisfacente.
La teoria sistemica considera l'azienda come un insieme di elementi interrelati e coordinati
verso il raggiungimento di un medesimo risultato. Questa teoria ammette, a differenza delle
altre, il principio olistico, secondo il quale la totalità in termini di costi ha più valore della
somma delle parti, è quindi studiabile solo mediante l'analisi delle singole parti e la loro
successiva ricomposizione. È opportuno tener conto che non sempre vi è una relazione di
causa-effetto tra le parti.

L’AZIENDA COME SISTEMA


LO STUDIO DELL’AZIENDA PRIMA DELL’APPROCCIO SISTEMICO
Prima dello sviluppo dell’approccio sistemico (teoria influenzata dalle precedenti teorie
metodologiche) presero forma quattro teorie fondamentali:
1) Teoria meccanicistica, l’azienda è vista, rappresentata e studiata come un insieme di schemi a
funzionamento determinato (meccanismi di un sistema chiuso di cui bisogna scoprire gli algoritmi
di regolamento);
2) Teoria organicistica, l’azienda è vista, rappresentata e studiata come essere vivente, aperto
all’esterno e a crescita programmata;
3) Teoria contrattualistica, l’azienda è vista, rappresentata e studiata come insieme di contratti;

4) Teoria sistemica, l’azienda è vista, rappresentata e studiata come insieme di elementi interrelati e
coordinati verso il raggiungimento di un medesimo risultato attraverso le relazioni interne ed
esterne. Teoria che ha riscosso più successo a causa:
 della sua completezza d’analisi rispetto ad altre teorie
 al suo diverso approccio ai problemi scientifici.
Il concetto di ‘’sistema’’ si basa su due concetti:
 quello di ‘’una combinazione di parti o elementi riuniti in un tutto’’;
 quello di ‘’equilibrio dinamico’’ (il quale può essere applicato a sistemi viventi).
Il parallelo tra sistemi sociali e sistemi organici è possibile grazie a una ‘’finzione personificativa’’
dei sistemi sociali, in modo tale da trovare in entrambi un flusso di energia da/e verso l’ambiente ed
una trasformazione continua di tale energia, così che vi sia un processo continuo di decomposizione
e rigenerazione.
Il sistema d’azienda è un sistema sociale diverso da quelli fisici e biologici e costituisce
l’espressione più elevata del comportamento umano in campo economico e, anche se composta da
più individui, è diversa dalle altre istituzioni sociali (famiglia, Chiesa, partito, sindacato, Stato).
Si sostiene che tre sono i principali elementi di differenza:
1) l’azienda, rispetto agli individui che la compongono, non ha il legame volontaristico (di tipo
giuridico-morale) che caratterizza e unisce gli individui di altri sistemi sociali;
2) l’azienda crea ricchezza (nel processo di trasformazione non si limita al consumo di elementi
naturali, ma crea nuovi beni non rivolti solo ai suoi dipendenti ma all’ambiente esterno);
3) l’azienda non ha un’unità di interessi e finalità comuni, infatti vi è un legame conflittuale tra
capitalisti (portatori di denaro con vincolo di capitale) e lavoratori.

I CARATTERI DEL SISTEMA D’AZIENDA


Gli elementi che compongono il sistema d’azienda sono le persone e i beni (fattori produttivi). Le
relazioni che legano gli elementi sono molteplici e consentono di far funzionare la struttura.
I caratteri del sistema d’azienda sono:
1) Aperto (quando ha scambi con l’esterno). L’azienda è un sottosistema del sistema economico,
con il quale interagisce collegandosi con altre istituzioni sociali e con tutti gli individui esterni ad

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essa. Nel suo essere sistema aperto:


 attinge inputs dall’esterno;
 produce e colloca outputs all’esterno;
 contrasta processi di entropia di tipo positivo * (processo di assorbimento di energia esterna
all’organismo e necessaria a farlo funzionare)
* possono presentare atteggiamenti e posizioni diverse dell’azienda rispetto all’ambiente:
- posizione passiva, utilizza le forze favorevoli e contrasta quelle sfavorevoli (l’azienda
si adatta al cambiamento);
- posizione attiva, mediante provvedimenti appropriati influenza il dinamismo delle
forze esterne (l’azienda provoca e anticipa i mutamenti).
Ma l’azienda ha anche la possibilità di realizzare un’entropia negativa che potrebbe essere
duratura (l’azienda ha la capacità di perdurare nel tempo in maniera indefinita);

2) Dinamico (il sistema d’azienda, il quale ha una propria struttura [aspetto statico], esiste solo se la
struttura è in funzione tramite processi [aspetto dinamico]). Con ‘’dinamiche’’ si intende che le
strutture sono soggette a modifiche nel tempo e nello spazio. Lo studio della struttura è
fondamentale per capire la distribuzione degli elementi e dei rapporti/relazioni tra gli elementi
stessi. Il carattere dinamico del sistema d’azienda si configura anche nell’attitudine a mantenere
condizioni di equilibrio (omeostasi);

3) Complesso (se nel sistema è elevata la molteplicità degli elementi e/o delle relazioni tra gli
elementi). Si tratta in genere di sistemi scomponibili in subsistemi aperti e funzionanti in modo
complesso. Il sistema aziendale presenta una combinazione di fattori e una composizione di forze
sottoposte a relazioni di causa-effetto e di concausa ed effetto molteplice. Nei sistemi sociali la
complessità riguarda anche la divergenza e la molteplicità degli obiettivi degli elementi che
compongono il sistema, e questo è vero per i sistemi aziendali dove possono perdurare momenti di
instabilità da superare attraverso la ricerca e/o ripristino dell’equilibrio che consente la
sopravvivenza;

4) Probabilistico (se il sistema nel suo funzionamento è pervaso da un rischio). Coloro che
gestiscono e studiano l’azienda tendono a ricercare algoritmi e regole di funzionamento/controllo,
con la consapevolezza che il sistema aziendale è costantemente sottoposto a rischi che minacciano il
perseguimento dei suoi obiettivi e la sua esistenza;

5) Finalizzato (se il sistema ha la capacità di raggiungere un risultato). La finalità di un’azienda non


è perseguita con una volontà diretta, ma come ‘’indiretta soddisfazione dei bisogni umani’’.
Possiamo trovare due fini tra loro interdipendenti:
- un equilibrio economico, dinamico e durevole (proiezione interna);
- un favorevole rapporto tra attività aziendale e soddisfazione dei bisogni umani (proiezione
esterna).
UN MODELLO DEL SISTEMA AZIENDALE
Il sistema d’azienda, può essere scomposto in quattro elementi, a loro volta sistemi:

ASPETTO
OGGETTIVO Subsistema della produzione

Subsistema azienda/ambiente Subsistema delle informazioni

Subsistema del management ASPETTO


SOGGETTIVO

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SISTEMA DELLA PRODUZIONE


Gli elementi del sistema della produzione sono gli input (classificazioni dei fattori produttivi
[materiali e servizi, lavoro umano e conoscenze, denaro]) e gli output (nuovi beni ottenuti a seguito
del processo di trasformazione economico-tecnica [prodotti – servizi]) del sistema stesso e il
meccanismo del loro funzionamento, diverso da azienda ad azienda, è il modulo di combinazione
produttiva.
Il subsistema del denaro segue un suo iter, riconducibile in maniera indiretta alla trasformazione
tecnica che riguarda la distruzione e rigenerazione di elementi naturali.
Il movimento del denaro:
 flusso in uscita: esce dal sistema per
 l’acquisto di materiali, servizi, impianti, lavoro umano;
 per il rimborso dei finanziamenti ottenuti comprensivo degli interessi;
 per il rendimento per avuto disponibilità di capitale proprio;
 flusso in entrata: rientra nel sistema
 dopo la collocazione dei prodotti/servizi sul mercato;
 per la formazione del capitale aziendale;
 per la possibilità di ottenere prestiti;
 divario temporale: questo periodo di tempo
 va dal rientro del denaro per le vendite e il sostenimento dei costi per la disponibilità
dei fattori produttivi
 provoca circuiti finanziari che si collocano a lato, ma sono indispensabili per il
processo produttivo.

SISTEMA DELLE RELAZIONI AZIENDA/AMBIENTE


Il sistema delle relazioni azienda/ambiente definisce una serie di rapporti tra l’azienda e i diversi
sistemi/soggetti esterni, e tali rapporti possono essere:
 continui o intermittenti, e possono riguardare:
 direttamente gli elementi del sistema della produzione (materiali e servizi, lavoro con
i lavoratori, prodotti/servizi con i clienti);
 indirettamente (ma influenzando) il sistema della produzione nel caso dei rapporti
competitivi/collaborativi con i concorrenti.

SISTEMA DEL MANAGEMENT


La combinazione dei fattori e la composizione delle forze vengono realizzate secondo regole dettate
dell’uomo, ma l’impostazione soggettiva del funzionamento aziendale non può essere attribuita né
al singolo individuo, né alla collettività, perché la competenza, la cultura, l’intuito, la propensione al
rischio si combinano dando vita al sistema del management. Questo sistema si compone di elementi
di tipo sistemico, che essendo complesso, va scomposto. La soggettività rende più problematica
l’analisi perchè il bilanciamento dei flussi che provengono dai sottosistemi della produzione e delle
relazioni azienda/ambiente non avviene secondo schemi meccanicistici e di autoregolazione, e
quindi è necessario individuare momenti di attività e risorse correlate che hanno a che fare con
l’attività strategica.
Questo è un momento composto da più fasi consequenziali che si intrecciano:
- la formulazione degli obiettivi, la predisposizione delle risorse e dei comportamenti conseguiti
(ideazione e successiva decisione);
- la realizzazione di quanto formulato, con l’attivazione di meccanismi operativi e lo svolgimento
delle operazioni aziendali ai vari livelli;
- il controllo, la necessaria verifica della gestione (si confrontano gli obiettivi con i risultati e si
cercano di suggerire i migliori cambiamenti per la realizzazione e/o riformulazione di nuovi
obiettivi e/o comportamenti).

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Si può considerare quindi, il sistema del management, composto dai subsistemi:


1) della Pianificazione. Sottosistema più importante perché fornisce gli elementi di base per il
governo aziendale, nel quale vengono:
 fissati gli obiettivi del sistema aziendale;
 orientate le scelte;
 informate le operazioni realizzate.
Partendo dalle strategie, il sistema del management deve sviluppare al suo interno risorse e
competenze per attivare processi di analisi dei problemi e di formulazione delle decisioni:
 l’analisi della situazione attuale interna ed esterna;
 l’indagine prospettica degli input strategici interni (punti di forza e di debolezza) ed esterni
(vincoli/minacce e opportunità);
 l’individuazione di un possibile sistema di obiettivi e la predisposizione delle risorse
conseguenti;
 l’ideazione di un correlato sistema di comportamenti;
 la decisione tra obiettivi/comportamenti.
Di fondamentale importanza è che le decisioni prese vengano realizzate.

2) dell’Organizzazione (insieme della struttura e dei meccanismi operativi aziendali) e della


gestione (momento decisionale-attuativo), i quali permettono il passaggio dalla fase di
‘’formulazione’’ delle decisioni alla fase di ‘’realizzazione’’. Non esistono modelli organizzativi di
ciò, quindi ogni azienda deve essere in grado di creare i propri modelli in modo coerente con i
programmi che si vogliono realizzare.

3) del Controllo. Esso è un processo indispensabile perché attraverso il confronto tra gli andamenti
reali e con quelli ipotizzati, si può essere certi della validità degli obiettivi posti a base dei piani e
dei programmi. Il controllo è
 verifica (vigilanza e ispezione sulle operazioni fondamentali perché non vi sia sottrazione di
ricchezza e i diversi soggetti svolgano i loro compiti nel modo ritenuto più giusto),
 orientamento
 guida.
Grazie all’approccio sistemico si è potuto coniugare il duplice significato dell’attività di controllo
aziendale e comporre una nozione completa di controllo:
 un insieme di obiettivi (traguardi che si vorrebbero raggiungere);
 un insieme di risultati (gli effetti dell’azione);
 un processo di confronto
Nel sistema del controllo, trova spazio il subsistema delle informazioni in quanto utilizza gli
strumenti e i dati propri del subsistema del controllo.

SISTEMA DELLE INFORMAZIONI


Il sistema delle informazioni (le informazioni descrivono qualitativamente e quantitativamente
operazioni, processi e funzioni. Oggi si parla di ‘’nuova economia’’, perché basata su strumenti
informativi e informatici del tutto nuovi), può essere considerato inglobato assieme al sistema del
management per rappresentare l’aspetto soggettivo del sistema aziendale.

LE CLASSIFICAZIONI DELLE AZIENDE


È possibile differenziare le aziende in base a varie classificazioni:
 Tipologia di produzione: troviamo aziende
 manifatturiere (forniscono ai clienti prodotti caratterizzati dall'aspetto della tangibilità,
realizzando oggetti diversi rispetto agli input lavorati) ed aziende
 non manifatturiere che a loro volta si distinguono in

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- aziende commerciali (che forniscono ai clienti prodotti tangibili che hanno in


precedenza acquisito da fornitori. C'è dunque solo uno spostamento spaziale dei beni che
consente lo spostamento temporale della loro immissione sul mercato)
- aziende di servizi (che forniscono ai clienti servizi o prodotti intangibili).

 Dimensione e capacità produttiva: le aziende possono essere piccole, medie o grandi. I


criteri per operare la distinzione tra le aziende secondo questa caratteristica possono essere
parametri quantitativi e qualitativi (che riguardano dunque elementi legati alla struttura
organizzativa, alla posizione competitiva, alla cultura ed alle modalità di governo e di
controllo aziendale).
A prescindere da questi o altri parametri utilizzati, classificazione, dimensione e capacità
produttiva di un'azienda sono determinati:
 dal modulo di combinazione produttiva (l'insieme di regole, modalità, quantità e
rapporti secondo cui gli elementi partecipano al processo produttivo)
 dai programmi operativi dell'impresa, legati ai programmi di vendita (i fattori che
determinano il fabbisogno di capacità produttiva sono l'andamento del mercato, le
condizioni finanziarie dell'azienda e le tecniche di produzione).

 Forma giuridica: le aziende possono essere distinte tra


 private (sorgono dall'iniziativa privata e sono regolate dalle norme giuridiche privatistiche).
Si può distinguere tra
- aziende individuali (poste in essere da un unico individuo che ne risponde nei confronti dei
terzi)
- aziende societarie (poste in essere da più individui. Il capitale sociale è determinato
dall'ammontare dei conferimenti.
 pubbliche (la partecipazione dello Stato o altro ente pubblico può avvenire in forme
giuridiche differenti, e la partecipazione in un'azienda può essere totalitaria o parziale).
In base allo scopo perseguito dalle parti che si uniscono nella società (non sempre è
lucrativo) si può distinguere tra società lucrative e consortili, ad esempio
- nelle società cooperative è prevalente lo scopo mutualistico di fornire ai soci beni, servizi e
condizioni di lavoro più convenienti di quelli di mercato.
Altra distinzione è tra:
- società di persone (snc, sas e ss)
- società di capitali (srl, spa e sapa) (le cooperative a volte sono inserite in questa categoria,
a volte sono considerate in una categoria a parte).

IL SOGGETTO ECONOMICO E IL SOGGETTO GIURIDICO


 Il soggetto economico è rappresentato dalla persona o dall'insieme di persone che
 assumono le decisioni fondamentali
 governano e controllano la gestione.
Nella pratica tali soggetti sono l'imprenditore ed il gruppo di capitalisti che detiene la
maggioranza del patrimonio aziendale (tale maggioranza può essere anche
semplicemente relativa e di bassa quota soprattutto in aziende ad azionariato diffuso).
Non sempre c'è coincidenza tra proprietà dell'azienda e soggetti che ne esercitano il
controllo ed il governo aziendale, soprattutto nelle aziende di più elevate dimensioni.
Nel soggetto economico confluiscono le competenze
 politiche dell'imprenditorialità
 tecniche della managerialità.
Il dirigente che si occupa del controllo e del governo dell'azienda, però, a differenza del
soggetto proprietario, non sopporta il rischio aziendale, o per lo meno non nel senso di
rischio di lesione del proprio patrimonio. Il rischio relativo all'insuccesso dell'azienda,

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per i managers, si esplica nella perdita della credibilità professionale e dunque


dell'opportunità di guadagno legata al proprio lavoro.

 Il soggetto giuridico è colui che assume diritti ed obbligazioni, rispetto ai terzi, scaturiti
dalla gestione aziendale:
 nell'azienda individuale il soggetto giuridico è una persona fisica e di solito
corrisponde al proprietario dell'azienda. Non c'è in questo caso separazione tra
patrimonio del titolare e patrimonio dell'azienda. Si può dunque parlare di assenza
di autonomia patrimoniale dell'azienda.
 nelle società di persone l’autonomia patrimoniale è invece presente, ma
imperfetta, in quanto esiste un patrimonio sociale, ma il confine tra questo ed i
patrimoni personali dei soci è molto esiguo (i creditori della società possono
attingere ai patrimoni dei soci fino alla completa estinzione del credito)
 nelle società di capitali l'autonomia patrimoniale è invece perfetta, infatti
troviamo una netta separazione tra patrimonio della società e quello dei soci (i
creditori possono soddisfare i propri crediti attingendo solo al primo e dunque la
responsabilità patrimoniale di ogni socio è limitata al conferimento effettuato nel
patrimonio sociale.

Forma Impresa Società di Società di Cooperative Spa a Ente


giuridica individuale persone capitali partecipazione pubblico
pubblica
Soggetto Titolare Società Società Società Privato L’ente
giuridico Soci Soci (di stesso
riflesso)
Soggetto Titolare Tutti i soci Soci detentori Assemblea dei Pubblico Collettività
economico ‘’amministratori’’ del capitale di soci che
con potere di comando e Gli gestisce
comando e di amministratori amministratori l’ente
indirizzo della legittimati
gestione dalla proprietà
aziendale
Autonomia Assente Imperfetta Perfetta
patrimoniale

LE AGGREGAZIONI AZIENDALI
GLI ACCORDI E LE RELAZIONI DI RETE
L’aggregazione aziendale (forma di coesione o unione tra unità aziendali) ha alla base accordi tra
aziende (intese formalizzate contrattualmente o informali) in base ai quali si stabiliscono relazioni
che implicano obblighi.
Per accadere ciò, si devono verificare dei presupposti:
 deve esistere una pluralità di aziende indipendenti aventi ciascuna una propria identità
giuridica (esiste autonomia patrimoniale tra le diverse aziende);
 la volontà, l’intenzione delle parti di organizzare la loro relazione).

L’oggetto dell’accordo consiste nell’esigenza di collaborare intorno ad un’attività.


In base al contenuto dell’accordo si possono distinguere:
a) legami tecnologici (sviluppo di nuovi prodotti e processi produttivi, condivisione del rischio
connesso allo sviluppo di attività di ricerca);
b) legami produttivi (conseguimento dei benefici delle economie di scala);
c) legami commerciali (sviluppare nuovi canali di vendita o aprire nuovi sbocchi di mercato).

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In base al grado di formalizzazione dell’accordo tra due aziende, si distinguono:


 accordi formali, attraverso relazioni di origine
 contrattuale (franchising)
 patrimoniale (partecipazioni al capitale come joint ventures)
 accordi informali, attraverso legami di natura produttiva/finanziaria (processi di
decentramento produttivo) e personale.
Alcuni studiosi utilizzano l’espressione
 equity agreement (accordi su base patrimoniale)
 non equity agreement (relazioni informali o contrattuali).

Recentemente il concetto di aggregazione aziendale è stato affiancato a quello di rete (modo


astratto di organizzazione che valorizza le interazioni fra soggetti).
Quattro sono i caratteri del concetto di rete:
1. esistenza di una pluralità di soggetti;
2. esistenza di relazioni interattive;
3. autonomia dei soggetti coinvolti;
4. uso di un linguaggio condiviso tra le unità.

MOTIVAZIONI DEI PROCESSI AGGREGATIVI


Fattori che spingono le aziende ad effettuare processi aggregativi:
a) conseguimento di economie di scala;
b) attivazione di processi di quasi integrazione verticale (realizzazione di progetti complessi);
c) conseguimento di economie di raggio d’azione (effettuato da aziende che svolgono attività
non complementari, per il perseguimento di economie di scopo connesse ai processi di
diversificazione come l’ampliamento del raggio d’azione dell’azienda).
Il fenomeno dei processi di aggregazione viene ricondotto ai processi di crescita dimensionale per
linee
 interne (l’azienda si sviluppa senza varcare i confini della propria organizzazione)
 esterne (l’azienda assorbe altre unità produttive dando luogo ad una nuova organizzazione).

I GRUPPI E I LEGAMI DI GRUPPO


Il gruppo rappresenta un insieme di imprese giuridicamente autonome, ma condotte secondo un
unitario disegno strategico (vi sono una pluralità di soggetti giuridici e unitarietà di soggetti
economici). Un gruppo può nascere:
 da un unità aziendale dalla quale delle partizioni vengono scorporate e rese giuridicamente
autonome;
 da più unità aziendali preesistenti e giuridicamente distinte tra le quali viene creato un
legame economico e strategico.
Condizione essenziale per l’esistenza di un gruppo è l’esercizio del controllo da parte di un unico
soggetto economico su tutte le unità aggregate. La fonte del potere di controllo può avere natura:
 contrattualistica, accordo tra aziende che rinunciano alla propria autonomia per unirsi in
gruppo;
 vincolistica, rapporti finanziario/commerciali in ordine al grado di rischio e alla portata che
comportano per una delle parti;
 partecipativa, diritti di controllo e ditti di voto che consentono di scegliere i membri del
consiglio di amministrazione della partecipata e di decidere circa la gestione e le strategie di
quella unità.

VANTAGGI E LIMITI DELLA STRUTTURA DI GRUPPO


La formazione di un gruppo viene considerata:

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 modalità di crescita esterna;


 tappa fondamentale per l’evoluzione aziendale;
 forma per realizzare un TRADE OFF tra:
- concentrazione di potere;
- adeguatezza alle caratteristiche dei processi produttivi e ambientali.
 garantisce unitarietà economica, forte connessione con l’ambiente e conoscenze elevate.

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CAP. 2 – IL SISTEMA DELLE OPERAZIONI E LA DINAMICA DEI


PROCESSI
Le operazioni aziendali sono azioni elementari svolte da diversi soggetti e con varie modalità
coordinate tra loro e rivolte al raggiungimento del fine aziendale (acquisto, trasformazione e utilizzo
dei fattori produttivi, la vendita dei prodotti realizzati, l'incasso di un credito, il pagamento di un
debito).
Ogni operazione ha dei
 Presupposti
o insieme delle scelte
o delle conoscenze
o delle decisioni prese dai soggetti che operano nell'azienda.
 Oggetti
o fattori produttivi
o condizioni di gestione
o i prodotti o servizi finiti.
 Risultati, Si esplicitano:
o nelle modificazioni qualitative e quantitative sui fattori produttivi,
o sulle forze interne (insieme capacità umane, tecniche e finanziarie disponibili in
azienda) ed anche sulle forze esterne (mercato ed in generale a tutto il mondo esterno
con cui l'azienda interagisce), che inseriscono, con la loro combinazione, dinamicità
al sistema.

L'approccio sistemico per lo studio delle operazioni è caratterizzato da


 unitarietà e correlazione tra le varie operazioni
 dall'opportunità di isolare, seppur astrattamente, sub-sistemi di operazioni, cioè parti del
sistema delle operazioni aziendali che si prestano ad un'analisi autonoma, per approfondire
le principali caratteristiche. I sub-sistemi costituiscono aggregazioni di operazioni
elementari in base a requisiti di omogeneità delle stesse ed a determinati scopi di indagine.
Gli approcci possibili sono diversi:
 per aree funzionali: identifica i sub-sistemi operativi in base all'omogeneità delle
operazioni da un punto di vista tecnico, cioè in termini di risorse, di fattori produttivi
usati, ma anche dalla comunanza di conoscenze e competenze dei soggetti coinvolti.
Si possono distinguere le
o funzioni operative caratteristiche (ricerca e sviluppo, marketing, produzione,...tutte
dirette al perseguimento degli obiettivi della gestione aziendale), dalle
o funzioni ausiliarie o di supporto (pianificazione, controllo, finanza,
amministrazione,...sono in posizione strumentale rispetto alle prime, ma hanno un
ruolo fondamentale per il governo aziendale).
Tale approccio per aree funzionali ha come
- vantaggi: la comprensibilità e la facile applicabilità nei diversi contesti aziendali ed
il fatto che in un'organizzazione per aree funzionali ad ogni sub-sistema operativo
corrisponde una certa unità organizzativa.
- svantaggi: gestione scarsamente integrata, con gli operatori impegnati a
massimizzare i risultati per il proprio ambito di intervento, senza la necessaria cura
delle interrelazioni con le altre aree funzionali superiori o inferiori.

 per processi: si fonda sull'omogeneità del fine anziché sulle caratteristiche tecniche. Infatti
ogni sub-sistema presenta una propria ragion d'essere data dal raggiungimento di certi
obiettivi collegati con le finalità aziendali.
Tale approccio può riguardare:

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o le attività (nel senso di classi di operazioni svolte secondo successione, di solito


causa-effetto o in una logica fornitore/cliente), oppure
o i processi (nel senso di insieme ordinati – per tempo o obiettivo da perseguire – di
attività interdipendenti svolte utilizzando input di varia natura aventi un obiettivo
comune).
Tra le nuove tecniche utilizzate troviamo:
- total quality management e customer satisfaction (attenzione alle prestazioni garantite
dal prodotto nel soddisfacimento del cliente);
- activity based management e activity based costing (calcolo dei costi del prodotto,
perseguimento di efficienza ed efficacia gestionale).

Tra le operazioni aziendali quelle che sono comuni a qualsiasi tipo di azienda sono:
 il finanziamento,
 l'acquisizione dei f.p. specifici
 vendita dei prodotti (tutte operazioni di gestione esterna, che prevede relazioni con gli
stakeholders, soggetti che nutrono un interesse verso l'azienda, come possono essere clienti,
fornitori, concorrenti, lavoratori,... Con questi soggetti si possono instaurare flussi di tipo
istituzionale o conoscitivo oltre a quelli reali e finanziari, in entrata e in uscita. Le
operazioni di gestione esterna danno sempre luogo o a flussi bilaterali) oltre alla
combinazione dei fattori produttivi (operazione di gestione interna, che riguarda sempre
un flusso reale unilaterale).

La gestione che si prende in considerazione riguarda un periodo che corrisponde all'anno solare e
viene denominata gestione di esercizio.
Nelle operazioni di gestione esterna i rapporti con i soggetti esterni possono riguardare flussi in
entrata o in uscita, reali o finanziari, a seconda del tipo di azienda e a seconda che si prendano in
considerazione i mercati di vendita o di acquisto dei f.p. o di acquisto del fattore generico (o
mercato finanziario).
La prima operazione di gestione riguarda il reperimento delle risorse monetarie, che avviene tramite
il finanziamento. Il capitale di finanziamento può essere :
Momento Momento della Restituzione dei
dell'acquisizione remunerazione mezzi monetari
Proprio o di rischio il capitale proviene Dividendi (dipendono non ha una data certa
dai soci dell'azienda dall’andamento
dell’azienda)
Capitale di credito proviene da un interessi stabiliti ha una data certa
soggetto esterno (secondo un tasso
contrattuale)

I processi economici di produzione riguardano l'insieme di operazioni sui fattori produttivi


specifici aventi come scopo la loro acquisizione, combinazione e trasformazione in prodotti
finiti destinati ad essere collocati sui mercati di vendita, da cui si otterrà il recupero delle risorse
monetarie, che poi saranno destinate ai mercati di approvvigionamento, per l'acquisizione di nuovi
f.p. specifici (capitale tecnico – fattori correnti o pluriennali – o fattore lavoro), che verranno
combinati e trasformati nuovamente in prodotti da immettere sui mercati di vendita.
Dall'integrazione tra processi di finanziamento e processi economici di produzione scaturisce la
correlazione tra
 fonti (l'afflusso di denaro in azienda)
 impieghi (deflusso di denaro dall'azienda).
Nell'osservazione delle operazioni aziendali gli obiettivi sono quelli di osservare e rilevare i flussi

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generati dalle operazioni effettuate dall'azienda in un certo periodo per la necessità di monitorare
ciò che è accaduto per verificare le condizioni di equilibrio aziendale. I flussi possono essere fisico-
tecnici, economici e finanziari.

 Per i flussi fisico-tecnici (o reali) si guardano i movimenti in entrata/uscita dei fattori


produttivi e dei prodotti finiti, sotto diversi aspetti (quantitativo, qualitativo, temporale).
L'osservazione di questi flussi causati dalle operazioni aziendali passa attraverso 4 momenti
fondamentali:
o acquisizione dei f.p.,
o utilizzo dei f.p.,
o realizzazione dei prodotti finiti,
o vendita dei prodotti finiti.
I primi 2 momenti possono coincidere o meno (un fattore pluriennale non può far
coincidere i 2 momenti, mentre il fattore corrente può farlo), così come gli ultimi 2
momenti possono coincidere o meno (se si parla di un servizio ci sarà per forza la
coincidenza tra realizzazione e vendita).
 Per i flussi finanziari l'osservazione si rivolge ad un aspetto quantitativo, monetario o
numerario, riguardo l'uscita/entrata di denaro. L'aspetto numerario può sostituire
un'entrata o un'uscita monetaria. Tra i flussi finanziari bisogna anche considerare il doppio
flusso monetario/finanziario che riguarda sempre le operazioni (di credito o debito) di
finanziamento.
 Per i flussi economico-reddituali misurano la formazione di flussi economici sotto forma
di costi o ricavi. L'aspetto quantitativo riguarda i costi di acquisizione e utilizzazione, e il
ricavo di vendita e di produzione.

È possibile riportare su uno schema i valori economici su base fisico-tecnica e finanziaria,


suddividendo i flussi su 3 livelli:
 flussi fisico-tecnici (comprendono l'acquisizione o la cessione di f.p. e di prodotti finiti),
 economici (comprendono costi di acquisto, di produzione e ricavi di vendita),
 finanziari (comprendono danaro, crediti e debiti di finanziamento/regolamento e capitale
proprio).
I flussi di segno positivo o negativo riguardano:
 acquisizioni/cessioni (di f.p – input – o prodotti/servizi – output).
 consumi/produzioni (riguardano operazioni di gestione interna: per i consumi, se l'utilizzo
dei f.p. coincide con l'acquisizione si parla di acquisizione/consumi, altrimenti solo di
consumo. Per le produzioni se c'è coincidenza con la vendita si parla di produzioni/cessione,
altrimenti solo di produzione).
 entrate/uscite (in senso stretto di denaro, in senso lato di movimenti bancari).
 impieghi/fonti (in senso lato comprendono sia la dimensione finanziaria sia quella
economico-reddituale. Le fonti riguardano l'afflusso di capitali monetari, gli impieghi
riguaduano il deflusso di capitali monetari).

Esempi:
1. conferimento a titolo di capitale proprio:
fft: + f.p. generico (entrata) fer: - ff: + denaro (entrata); + capitale proprio (fonte)

2. acquisizione di mezzi monetari con accensione di debito di finanziamento:


fft: + f.p. generico (entrata) fer: - ff: + denaro (entrata); + debito di finanziamento (fonte)

3. restituzione e remunerazione finanziamenti ricevuti:


fft: + f.p. corrente (impiego) fer: + costo di acquisizione/utilizzo – int. pass. (impiego)

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ff: - debiti finanziamento (impiego); - denaro (uscita)

4. acquisizione f.p. specifici in contanti:


fft: + f.p. specifici (acquisizione) fer: + costo di acquisto (impiego) ff: - denaro (uscita)

5. acquisizione f.p. specifici a dilazione:


fft: + f.p. specifici (acquisizione) fer: + costo di acquisto (impiego) ff: + debito di
regolamento (fonte)

6. vendita di prodotti in contanti:


fft: - prodotti (cessioni) fer: + ricavi di vendita (fonte) ff: + denaro (entrata)

7. vendita di prodotti a dilazione:


fft: - prodotti (cessioni) fer: + ricavi di vendita (fonte) ff: + crediti di funzionamento (impieghi)

8. utilizzo dei f.p. e ottenimento della produzione:


fft: - f.p. (consumo); + prodotti finiti (produzione)
fer: costo di utilizzazione da f.p.; valore della produzione realizzata ff: -

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CAP. 3 – IL CONTROLLO ECONOMICO-GENERALE DEI


PROCESSI DI PRODUZIONE
Per comprendere i fenomeni economici a livello aggregato, aziendale e di processo occorre inserire
il fattore tempo. In questo modo scaturiscono informazioni relative a:
 istanti (segnalando gli stock, cioè il valore, la consistenza in un momento preciso della
realtà indagata)
 intervalli temporali (segnalando i flussi, cioè la variazione di valori, la dinamica in un certo
intervallo di tempo dello stock osservato).

Stock e flussi, per un controllo generale dei processi di produzione, vanno riferiti agli
 aspetti fisico-tecnici (numero dipendenti – variazione dipendenti),
 economici (costi di un fp corrente – totale costi di acquisizione di fp correnti)
 finanziari (ammontare crediti – variazione crediti).

Nel controllo dei flussi si vedrà come, nelle


 operazioni di gestione esterna, la vendita di prodotti genera flussi ft-e-f rappresentati da
decrementi di prodotti a disposizione e conseguenti ricavi di vendita, entrate di denaro e
aumento dei crediti di funzionamento e come le acquisizioni di fp generi flussi che
riguardano l'aumento dei fattori a disposizione, i costi di acquisto, le uscite di denaro e
l'aumento dei debiti di funzionamento. I processi di finanziamento, invece, generano solo
flussi finanziari (aumento o diminuzione di denaro, debiti/crediti, capitale d'apporto).
 operazioni di gestione interna, invece, si prendono in sola considerazione i flussi relativi ai
fattori produttivi ed ai prodotti e quelli relativi ai costi di utilizzazione dei fattori ed al valore
della produzione realizzata.
Accanto al controllo dei flussi va effettuato quello degli stock (ft-e-f).
L'insieme di questi controlli è necessario perché l'azienda, per sopravvivere
 deve raggiungere e mantenere condizioni di equilibrio (economico, finanziario e
patrimoniale)
 e perché il soggetto economico, per guidare l'azienda verso il mantenimento (o
miglioramento) dei suoi equilibri necessita di informazione per adottare le decisioni più
adeguate.

Il reddito è “l'incremento o il decremento che, in un determinato intervallo di tempo, il capitale di


un'azienda subisce in conseguenza della sua gestione” (Zappa).
Da questa definizione è chiaro che:
 il reddito è una variazione di natura economica (incremento o decremento, positiva o
negativa, utile o perdita) e dunque il reddito è un flusso.
 il reddito assume valore relativamente ad un certo intervallo di tempo. Sul piano teorico
vigerebbe il principio dell'unità economica della gestione nel tempo che comporta
l'inscindibilità del reddito e dunque la considerazione di esso solo nell'intervallo che
coincide con la vita dell'impresa. Ma necessità pratiche di informazione rendono
indispensabile la determinazione periodica del reddito e quindi impongono di suddividere in
lassi temporali minori la durata di vita dell'azienda (sul piano di un fattore temporale – anno
solare – o di durata del ciclo di produzione, con una spiccata propensione per la prima
ipotesi).
 il reddito presuppone l'esistenza di un capitale. Il capitale è l'aspetto statico
dell'investimento (stock) del corrispondente aspetto dinamico dell'investimento (flusso)
collegato al concetto di reddito. Caratteri del reddito sono
 l'astrattezza (nel senso che non è incorporabile in beni o gruppi di beni individuabili

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all'interno del patrimonio aziendale)


 l'indeterminatezza (nel senso che la sua determinazione non è oggettiva).
 il reddito è il risultato della gestione, generando così un rapporto causa-effetto tra i due
concetti.
Qui gestione riguarda sia le operazioni esterne sia quelle interne, concorrendo entrambe alla
formazione del reddito. Non vanno considerate operazioni di gestione le variazioni dirette di
capitale (nuovi conferimenti, recesso di un socio,...) perché sono operazioni che non promanano
dell'opera degli organi aziendali (anche se effettivamente influenzano la redditività futura
dell'impresa).

Il reddito globale è quello che si forma durante tutta la vita dell'azienda. Dal punto di vista pratico
non è utile calcolare il reddito globale, a parte alcuni rari casi, ma in ogni caso vi sono 2 metodi:
 indiretto (capitale finale – capitale iniziale = RG). Questo metodo è utilizzabile solo se
durante la vita dell'azienda c'è stato una costanza nel valore economico della moneta e se
non sono intervenute variazioni dirette di capitale.
 diretto (ricavi totali – costi totali = RG). Questo sarebbe il metodo più corretto, ma c'è
sempre il problema di dover attendere la fine dell'impresa per poter ottenere un tale RG.

Il reddito di periodo è invece il reddito che si forma in un determinato intervallo della vita
aziendale ed esprime la remunerazione spettante ai proprietari dell'azienda a seguito dello
svolgimento dell'attività. Se tale remunerazione è
 positiva di parlerà di utile di periodo. Il capitale può rimanere
 costante (se i proprietari prelevano l'utile)
 oppure può essere arricchito (se l'utile non viene prelevato, andando così a comporsi
di due parti: il capitale d'apporto ed il capitale di risparmio).
 negativa di perdita di periodo (il capitale dell'azienda si impoverisce).
Vi sono due tipi di metodi per calcolare il reddito di periodo:
 indiretto per il calcolo del reddito di periodo (capitale 31/12 – capitale 1/1 = RP) non è
molto utilizzato in quanto non dà informazioni sulle cause di formazione del risultato
economico di periodo (il legislatore stesso impone il metodo diretto con la compilazione del
Conto Economico).
 diretto (ricavi – costi = RP) implica la determinazione del reddito tenendo conto della
correlazione economica tra costi e ricavi, applicando dunque il principio della competenza
economica. I ricavi di competenza sono quelli effettivamente realizzati (a prescindere
dall'incasso per la cessione dei beni o la prestazione dei servizi) ed i costi di competenza
sono quelli relativi ai fp effettivamente consumati nel periodo di riferimento (che hanno
praticamente ceduto la propria utilità), contribuendo così alla realizzazione dei beni/servizi
oggetto di ricavi (a prescindere dal pagamento delle acquisizioni).

In relazione al primo periodo di vita dell'azienda il calcolo di reddito di periodo può essere
effettuato così:
RP = Rv – [(Ca – Fs) – Ps]
Rv sono i ricavi di vendita (ip. 900)
Ca sono i costi di acquisizione dei fp (ip. 1480)
Fs sono i costi sospesi dei fp in rimanenza (ip. 200)
Ps sono i prodotti finiti in rimanenza (sospesi) (ip. 480)
Per ogni ipotesi è possibile una rappresentazione su più schemi:

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PROSPETTO DEL REDDITO A COSTO DEL VENDUTO E RICAVI (Ca-Fs-Ps+Reddito=RV)


Costi della produzione venduta Ricavi della produzione venduta
Ca 1480 Rv 900
- Fs 200
- Ps 480
Totale costi produzione venduta = 800
+ utile di periodo 100
Totale a pareggio = 900 Totale a pareggio = 900

PROSPETTO DEL REDDITO A COSTI, RICAVI E RIMANENZE (Ca+Reddito=RV+Fs+Ps)


Componenti negativi (costi) Componenti positivi (ricavi + rimanenze)
Ca 1480 Rv 900
+ Fs (costo sospeso) 200
+ Ps (costo sospeso) 480
Totale componenti negativi = 1480 Totale componenti positivi = 1580
+ utile di periodo 100
Totale a pareggio = 1580 Totale a pareggio = 1580

PROSPETTO DEL REDDITO A COSTI E RICAVI INTEGRALI DELLA PRODUZIONE


(Ca-Fs+Reddito=RV+Ps)
Costi della produzione Valòre della produzione
Ca 1480 Rv 900
- Fs 200 + Ps 480
Totale costi produzione = 1280 Totale valore produzione = 1380
+ utile di periodo 100
Totale a pareggio = 1380 Totale a pareggio = 1380

PROSPETTO DEL REDDITO A COSTI E RICAVI INTEGRALI DELLA PRODUZIONE – CONTO


ECONOMICO, PROSPETTO UFFICIALE PREVISTO DALLA LEGISLAZIONE
[(Rv+Ps)-(Ca-Fs)=Reddito]
Valore della produzione 1380
Rv 900
+ Ps 480
- Costi della produzione 1280
Ca 1480
- Fs 200
= Reddito 100

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Per quanto riguarda invece la determinazione del reddito di periodo riferito al periodo di vita
intermedio di un'azienda, gli elementi che concorrono alla formazione del reddito sono maggiori
perché sono da considerare le eventuali rimanenze iniziali (di fattori produttivi e di prodotti finiti).

Questi sono i costi sospesi che vengono evidenziati al termine di un precedente esercizio:
 Costi di acquisizione di fp sostenuti nell'anno 2 + rimanenze iniziali di fp riferite all'anno 1
= costo dei fp disponibili per la produzione dell'anno 2 + rimanenze finali di fp dell'anno 2
che vanno rimandate all'anno 3 = costo dei fp utilizzati per ottenere la produzione dell'anno
2 (COSTO DELLA PRODUZIONE OTTENUTA).
 CPO + rimanenze iniziali prodotti finiti dall'anno 1 – rimanenze finali di prodotti finiti da
rimandare all'anno 3 = COSTO DELLA PRODUZIONE VENDUTA (valore che mi interessa
per il calcolo del reddito dell'anno 2 perché posso confrontarlo con i ricavi di vendita di
competenza dell'anno 2).
 PROSPETTO DEL REDDITO A COSTO DEL VENDUTO E RICAVI
[Ca-(F2-F1)-(P2-P1)]+Reddito=RV
 PROSPETTO DEL REDDITO A COSTI, RICAVI E RIMANENZE
F1+P1+Ca+Reddito=RV+F2+P2)
 PROSPETTO DEL REDDITO A COSTI E RICAVI INTEGRALI DELLA PRODUZIONE
Ca+(F2-F1)+Reddito=RV+(P2-P1)

Il controllo dei flussi finanziari, cioè il monitoraggio dei flussi e degli stock finanziari per quel che
riguarda un periodo di vita intermedio dell'azienda, si effettua con il calcolo:
 stock finanziari (valore risorse finanziarie disponibili) t2 – stock finanziari t1
I flussi sottolineano
 entrate (vendite di pf in contanti, incassi di crediti di regolamento, finanziamenti ricevuti,
apporto di capitale proprio), e/o
 uscite (acquisti in contanti, pagamenti di debiti di regolamento, rimborso di debiti di
finanziamento, rimborso parziale di capitale proprio) di risorse finanziarie.

Il controllo patrimoniale riguarda il capitale o patrimonio di funzionamento, cioè tutti gli elementi
attivi e passivi che hanno partecipato alla gestione aziendale e sono disponibili per essere utilizzati
in futuro (il capitale è intimamente collegato al reddito, come dimostra anche la definizione data da
Zappa).

Il capitale è uno stock, cioè un insieme di valori (si omogeneizzano tutte le grandezze eterogenee
sotto il profilo fisico-tecnico mediante la moneta), è indeterminato (sono necessari parametri di
valutazione per attribuire i valori e dunque è soggetto a soggettività) ed è un aggregato di mezzi a
disposizione del soggetto giuridico aziendale.

Il controllo patrimoniale si attua fotografando il capitale o patrimonio aziendale, costituito da


elementi attivi e passivi e deriva dalla valorizzazione di questi stock. Il prospetto del capitale (o
stato patrimoniale) include sia le attività (la destinazione dei mezzi finanziari – stock economici e
stock finanziari) sia le passività ed il netto (la provenienza dei mezzi finanziari – stock economici e
finanziari e capitale netto).

Il prospetto del reddito (o conto economico) è lo strumento informativo per i flussi economici ed
il prospetto dei flussi finanziari (o rendiconto finanziario) per i flussi finanziari.
L'uguaglianza tra impieghi e fonti va sempre mantenuta.

Esempio:
- Costituzione di un'azienda con risorse finanziarie pari a 1000 (600 da conferimento soci e 400 da

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finanziamento bancario) depositate per 980 su c/c e 20 in cassa.


- Acquisto di immobilizzazioni 550, acquisto di fp correnti (materie) 100, acquisto di fp correnti
(servizi) 30 con pagamento a dilazione.
- Vendita di prodotti 820 con regolamento in contanti di cui 20 in cassa e 800 su c/c.
IMPIEGHI FONTI
Liquidità Fonti di rischio
Banca c/c 980 + 800 Capitale sociale 600
Cassa 20 + 20 Fonti di terzi
Spese d'investimento Finanziamenti bancari 400
Immobilizzazioni 550 Debiti verso fornitori 680
Spese d'esercizio Fonti interne
Materie 100 Ricavi di vendita 820
Servizi 30
Capitale d'investimento 2500 Capitale di finanziamento 2500

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CAP. 4 – I PROCESSI DI FINANZIAMENTO


I processi di finanziamento sono tutte quelle attività volte a reperire, gestire e rimborsare
finanziamenti idonei per quantità e qualità a soddisfare il fabbisogno di finanziamento aziendale.
Tali processi si possono analizzare in base a 3 cicli di attività:
 pianificazione finanziaria (definizione del fabbisogno finanziario e scelta delle fonti di
finanziamento);
 acquisizione e rimborso del finanziamento;
 relazioni azienda-finanziatori.

L'azienda deve disporre di sufficienti finanziamenti per mantenere l'equilibrio tra


 “fonti” (afflusso di moneta – finanziamenti, disinvestimenti) ed
 “impieghi” (deflusso di moneta – investimenti, rimborsi di capitale), nel periodo di tempo
preso in considerazione.

Per investimento si intende qualunque impiego destinato a trasformarsi in denaro


 direttamente (merce acquistata per la rivendita,...) o
 indirettamente (impianti acquistati per un'azienda manifatturiera), per effetto della
gestione.
Il denaro non può essere considerato un investimento in quanto non fornisce un'utilità diretta
alla produzione, ma rimane di fondamentale importanza per l'acquisto di qualsiasi altro f.p.
Si può distinguere tra diversi tipi di investimento:
1. strutturali (cedono la propria utilità gradualmente in molteplici cicli produttivi) e
2. correnti (danno luogo ad un unico ciclo produttivo).
Altra distinzione è tra:
1. investimenti nella produzione venduta (già stati convertiti ed incassati in ricavi)
2. investimenti in attesa di realizzo (hanno completato il ciclo produttivo ma sono in attesa di
trasformarsi in ricavo).

Il fabbisogno di mezzi finanziari lordo è dato da:


investimenti in attesa di realizzo (stock) + investimenti nella produzione venduta (flusso) + rimborsi
di finanziamento/capitale (flusso).
La dinamica del fabbisogno di finanziamento è definita in base
 al segno algebrico (+ o -),
 all'intensità (variazioni consistenti/deboli)
 alla frequenza (variazioni frequenti/non frequenti).
Il fabbisogno può essere ripartito in 3 aliquote:
1. costante (relativa alla dotazione strutturale minima dell'azienda);
2. di trend (relativa all'incremento costante che il fabbisogno subisce per l'espansione delle
dimensioni aziendali);
3. elastica (in frequente oscillazione a seconda degli andamenti stagionali).

Le fonti possono essere suddivise, in base alla provenienza delle risorse finanziarie, tra
 fonti interne sono i ricavi ottenuti dalle vendite, frutto della gestione dell'attività aziendale
basata sui precedenti investimenti. Durante l'attività aziendale vi è una continua attività di
trasformazione di impieghi in fonti interne che a loro volta ritornano ad essere impieghi, il
che fa parlare di autofinanziamenti, che possono essere qualificati in diversi modi:
 lordi (la totalità dei ricavi di vendita),
 netti (i ricavi di vendita lordi - costi aventi manifestazione finanziaria [riguardanti
l'acquisizione di fattori produttivi]. Il concetto di autofinanziamento netto evidenzia

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l'esistenza di costi che non comportano un deflusso finanziario nel periodo


considerato, ma che comportano invece un deflusso economico in quel periodo (si
tratta quindi di fattori pluriennali, per cui si parla di ammortamento, ed anche di tfr).
Un autofinanziamento netto positivo consente più autonomia finanziaria, e permette
nuovi investimenti o rimborsi di finanziamenti, senza ricorrere a fonti esterne. Se
invece l'autofinanziamento ha segno negativo sarà necessario ricorrere a fonti
esterne. Può accadere però che, pur avendo l'autofinanziamento segno positivo, ci si
trovi in una situazione di perdita di esercizio dato che i costi non aventi
manifestazione finanziaria potrebbero essere superiori al netto, generando dunque
una perdita ma lasciando il netto di segno positivo.
Si può ricavare l'autofinanziamento in senso stretto così:
autofinanziamento netto - costi di esercizio non aventi manifestazione finanziaria - gli
utili distribuiti
L'autofinanziamento monetario d'esercizio (o operational cash flow) viene invece
calcolato così:
autofinanziamento netto - le variazioni relative a crediti e debiti
 fonti esterne sono 2:
Entrambe servono per coprire una carenza di autonomia finanziaria.

Differenze in base a: - vincolo di - scadenza - soggetti - remunerazione - rischio


restituzione finanziatori
1) Finanziamenti a solo eventuale non prefissata proprietari dividendo elevato e
titolo di capitale di eventuale reddituale
rischio
2) Finanziamenti a giuridicamente predeterminata terzi interesse previsto più basso
titolo di credito previsto

Il capitale proprio o di rischio delle aziende giuridicamente organizzate in forma individuale (unico
proprietario) non presenta particolari tecnicità.
Nelle aziende organizzate in forma societaria, invece, il capitale d'apporto iniziale si definisce
capitale sociale (insieme delle somme conferite dai soci senza vincolo di rimborso). Il capitale
sociale può essere ripartito in
 quote (non rappresentabili da titoli di credito, riferite alle persone dei soci e commisurate ai
conferimenti di essi, attribuiscono poteri e doveri secondo il loro valore) o in
 azioni (rappresentate da titoli di credito e tutte di uguale valore nella stessa società,
attribuiscono uguali diritti e poteri).

Il capitale proprio comprende, oltre al capitale sociale, anche i mezzi realizzati durante i vari
esercizi e non distribuiti (autofinanziamento in senso stretto) ed i mezzi provenienti da conferimenti
di soci che non vengono formalizzati come capitale sociale. In entrambi i casi si parla di riserve,
rispettivamente di utili e di capitale.
Il capitale proprio, dopo un apporto iniziale, può essere oggetto di variazioni
 indotte dalla gestione (per il verificarsi di utile o perdita di esercizio) o
 relative ai conferimenti (nuovi o da rimborsare).
I capitalisti possono essere
 risparmiatori (interessati alla remunerazione del capitale investito e non partecipanti a
gestione e produzione) o
 soggetti economici (partecipano alla gestione e sono più interessati all'equilibrio ed allo
sviluppo aziendale).

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I debiti possono essere:


Differenze in base - operazioni - soggetti - movimenti - durata - costo
a: da cui creditori finanziari
scaturiscono collegati
1) Di acquisizioni di
specializzati entrata di da breve a interesse esplicito
finanziamento denaro in servizi denaro lunga
finanziari
2) Di compravendita fornitori di sostituzione di solito non c'è, a volte
funzionamento di beni e beni e servizi di un'uscita di breve interesse
servizi denaro implicito,
raramente
esplicito

Un debito di finanziamento si distingue a seconda


 della durata (breve, media, lunga),
 del soggetto creditore (banche, privati, soci,...)
 del costo che può riguardare un tasso di interesse
 fisso prestabilito o
 variabile. Due criteri di variabilità sono:
o tasso indicizzato (dipendente dagli andamenti dell'inflazione, dell'andamento
dei titoli pubblici, del mercato azionario,...)
o tasso fisso ottenuto in valuta estera (soggetto alle oscillazioni del tasso di
cambio delle valute oggetto di finanziamento che lo rendono a tasso
variabile).

Tra le forme di finanziamento ottenute da una banca si distinguono:

A) l'apertura di credito. Forma di finanziamento più diffusa dove la banca concede all’azienda la
possibilità di utilizzare un affidamento ad un limite massimo inizialmente concordato, con un tasso
di interesse prestabilito. Il vantaggio per l’azienda è che può prelevare dal conto corrente non subito
l’intera somma, ma quanto ritiene di volta in volta opportuno. Questa operazione non ha una
scadenza prestabilita (tranne in alcuni casi), ma la banca può decidere di richiedere il rimborso con
brevissimo preavviso (in caso ha dubbi sull’azienda). Per concedere un c/c, la banca richiede
all’azienda garanzie patrimoniali (beni sociali o personali dell’imprenditore).
A volte, il finanziatore non è unico ma un gruppo (pool) di banche che si consorzia per mettere a
disposizione dell’azienda una linea di credito stand by.

B) l'anticipazione su crediti commerciali. L’azienda ottiene da un finanziatore esterno l’incasso


dei propri crediti anticipatamente rispetto alla scadenza concordata con il cliente. La somma
incassata sarà inferiore al valore nominale del credito (costo interessi relativi all’anticipazione).
Questa classe comprende:
1) salvo buon fine su crediti (fatture, ricevute). Il finanziatore è una banca che anticipa prima
della scadenza l’importo del credito commerciale, senza che l’azienda debba formalmente
cederlo;
2) sconto cambiario, l’anticipazione viene effettuata solo dopo che l’azienda ha ceduto alla
banca la cambiale rappresentativa del credito commerciale;
3) factoring, il finanziatore è un’azienda non bancaria che si fa cedere dall’azienda l’intero
portafoglio di crediti commerciali e provvede ad anticipare all’azienda una parte degli
importi relativi e a gestire il rapporto con il cliente;

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C) mutui passivi, finanziamenti a medio/lungo termine concessi da istituti di credito. Il tasso di


interesse può essere fisso o più spesso variabile. Le aziende finanziate sono tenute a fornire delle
garanzie patrimoniali e il rimborso del mutuo frazionato in più rate (comprensivo della quota in
interesse maturata).
Tra le forme di finanziamento ottenute da altri finanziatori si distinguono:

D) il leasing finanziario. L’azienda si rivolge ad un istituto di leasing per far acquistare a


quest’ultimo un bene strumentale necessario alla gestione aziendale. L’istituto di leasing dopo aver
comprato il bene richiesto lo affiderà all’azienda stessa, ottenendo canoni di affitto periodici
comprensivi di una quota del costo del bene e di una quota per interessi dovuti sul capitale
impiegato. Al termine del periodo di leasing (solitamente pluriennale), l’azienda ha la possibilità di
riscattare la proprietà definitiva del bene dietro pagamento di un compenso pattuito all’inizio.

E) i prestiti obbligazionari. Operazioni a cui ricorrono società azionarie (grandi aziende) al fine di
contrarre un prestito a lungo termine con più soggetti finanziatori. L’impegno dell’azienda è quello
di rimborsare il capitale mutuato ad una scadenza predeterminata e di remunerare tale capitale
periodicamente con l’aggiunta di un saggio di interesse.
Il prezzo di emissione può essere fissato alla pari (al valore nominale), sopra la pari o sotto la pari.
Le modalità di rimborso vengono effettuate secondo un piano di ammortamento (rimborso
graduale) o di pre-ammortamento (periodo nel quale non viene fatto nessun rimborso e
successivamente inizia il periodo di ammortamento).
Molto diffusi sono i rimborsi di questi prestiti in un’unica soluzione alla scadenza.

F) le cambiali finanziarie. Titoli di credito con scadenza a breve termine;

G) prestiti da soci e altre aziende. Sono i soci stessi a fornire i finanziamenti. Per l’azienda ciò
equivale a bassi interessi e comode modalità di rimborso.

I VINCOLI DI ACCESSIBILITÀ AI CANALI DI FINANZIAMENTO


Le tappe principali del processo di finanziamento riguardano:
1) Vincoli di accessibilità ai canali di finanziamento: esistono 3 classi di vincoli di accesso
alle fonti esistenti:
 I vincoli di mercato si dividono in vincoli
 economico congiunturali (relativo all'andamento del mercato),
 vincoli di possesso della provvista finanziaria (relativo ad aziende piccole i
cui soci non possiedono risorse adeguate e non sono disposti ad allargare la
compagine proprietaria)
 vincoli istituzionali (relativo alla possibile inadeguatezza di norme
riguardanti l'esigenza di investimenti).
 I vincoli di rischio riguardano
 chi finanzia, cioè il
o capitalista (che, per limitare il rischio, tende a diversificare gli
investimenti) o
o il finanziatore (che analizza, o, meglio, fa analizzare, da società di
rating che forniscono il merito di credito, la situazione e utilizza le
garanzie legali, reali, personali, assicurative.
 chi è finanziato, dato che il proprio rischio aumenta all'aumentare dei livelli
di indebitamento, il che fa perdere il merito di credito.
 I vincoli personali significano che spesso l'indebitamento viene preferito agli
aumenti di capitale proprio, per il timore di alterare gli equilibri di forza tra i soci.

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2) Analisi comparativa delle fonti di finanziamento: permette di valutare


comparativamente le diverse fonti in relazione alle caratteristiche
 quantitative (risorse per realizzare gli investimenti programmati)
 qualitative ( fonti adatte rispetto alla natura dei fabbisogni).
L'analisi può riguardare:
 comparazione del costo delle fonti (in relazione ai rendimenti, alla durata ed alle
caratteristiche dei finanziamenti),
 l'impatto sulla struttura finanziaria (nel senso di correlazione tra flussi e deflussi
finanziari),
 l'effetto leva finanziaria (nel senso di esigenza di cautela nella crescita del grado di
indebitamento oltre certi limiti strutturalmente fisiologici)
 grado di elasticità finanziaria (nel senso di attitudine dell'azienda a disporre di
margini di manovra nella copertura dei fabbisogni finanziari).

3) La qualificazione successiva del rapporto finanziario: fase eventuale dei processi di


finanziamento in cui si definiscono, congiuntamente tra azienda e controparti, le
caratteristiche dei finanziamenti stessi. Può essere un'attività svolta nel momento iniziale
del rapporto, ma a volte anche in un momento successivo.
Il capitale di apporto ha un'indefinita permanenza in azienda ed il rapporto che lega azienda e
controparti può essere modificato nel tempo, secondo 3 forme se si tratta di capitale proprio:
 rimborso o incremento di capitali;
 cambiamento del soggetto finanziatore, pur con il mantenimento del finanziamento;
 modifica riferita alla durata del finanziamento.
Per i debiti la qualificazione successiva può avere varie forme:
 modifica dei termini contrattuali;
 passaggio da debito di regolamento a debito di finanziamento;
 passaggio da debito (di reg o di fin) a mezzi propri (capitale di apporto);
 se i debiti riguardano i
 dipendenti o i dirigenti dell'azienda, questa potrebbe offrir loro quote di capitale
sociale (caso fisiologico), sia come strumento di motivazione sia come strumento di
coesione aziendale sia nel caso di negativa situazione finanziaria che non permette il
pagamento degli stipendi (caso meno fisiologico),
 i lavoratori o i dirigenti che non vogliono perdere il posto di lavoro, acquistano la
proprietà dell’azienda ( caso di workers/management buy-out).

4) Fase finale: avviene attraverso la


 remunerazione o
 rimborso del finanziamento. Non sempre, però, ciò avviene. Il che può essere
dovuto da una situazione di crisi economico-finanziaria dell'azienda o anche da una
buona situazione di liquidità dell'azienda che incentiva i finanziatori a rinnovare o
mantenere i crediti nei suoi confronti.

Il controllo dei flussi finanziari può avvenire tramite una rilevazione delle singole operazioni
(controllo contestuale) e/o attraverso un prospetto riepilogativo dei flussi finanziari di un certo
periodo (controllo consuntivo).
Esempi:
1. costituzione di un'azienda con apporti monetari dei soci – fft: + f.p. generico (acquisizione)
fer: - ff: + denaro (entrata); + capitale proprio (fonte)

2. acquisizione finanziamento bancario – fft: + f.p. generico (acquisizione)


fer: - ff: + denaro (entrata); + debiti di finanziamento (fonte)

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CAP. 5 – I PROCESSI DI ORIENTAMENTO DELLE ATTIVITÀ


COMMERCIALI E VENDITA DI PRODOTTI/SERVIZI
Nel sistema delle relazioni tra azienda e clienti si trovano dei circuiti sempre aperti che riguardano i
 flussi fisico-tecnici (in uscita) [dal settore fisico-tecnico i prodotti/servizi sono immessi sul
mercato di collocamento]
 flussi monetari-finanziari (in entrata) [dalla vendita il denaro (o crediti) rientra nel settore
finanziario, mentre i ricavi vanno ad alimentare il settore economico]

Le attività decisionali, operative e di controllo dell'area commerciale/vendite possono essere


classificate in 5 cicli:
1. Area strategica e amministrativo-direzionale: le modalità di articolazione dei rapporti
dell'azienda con il mercato derivano dalla combinazione dei fattori e delle condizioni di
gestione commerciale/vendite e dalla composizione delle forze interne ed esterne. Tali
modalità identificano diverse tipologie di orientamento delle attività commerciali:
 orientamento al prodotto (concentrata sulle funzioni di progettazione e produzione
dei beni. L'attività riguarda solo la cura dei rapporti con la clientela. Rilevanza della
funzione commerciale modesta. Complessità del mercato di sbocco limitata perché
non pone attenzione ai bisogni dei clienti con una politica mirata alla vendita);
 orientamento alla vendita (concentrata sul seguire e controllare il processo di
collocamento dei prodotti sul mercato. Tipica di aziende con limitate possibilità di
variazione. L'attenzione è focalizzata sui volumi di vendita. Rilevanza della funzione
commerciale importante. Complessità del mercato di sbocco limitata);
 orientamento al mercato (concentrata sull'esigenza di seguire l'evoluzione del
mercato e di tenere in considerazione le esigenze dei clienti. Tipica di aziende dotate
di strutture organizzative e produttive ispirate a criteri di elasticità e flessibilità.
Rilevanza della funzione commerciale modesta. Complessità del mercato di sbocco
elevata);
 orientamento al marketing (concentrata su un sistema integrato di attività
organizzato per sviluppare, attribuire il prezzo, promuovere e distribuire prodotti e
servizi capaci di soddisfare i bisogni ed i desideri del target market, per far realizzare
all'impresa i suoi obiettivi. Implica l'identificazione dei bisogni e desideri dei
consumatori, la progettazione e realizzazione dei prodotti che li soddisfino, la
determinazione dei criteri per fissare il prezzo, promuovere e distribuire il
prodotto/servizio. Rilevanza della funzione commerciale importante. Complessità
del mercato di sbocco elevato).

2. Area direzionale-commerciale: effettua un'analisi della concorrenza e del mercato,


tenendo in considerazione i mercati di sbocco (clienti), di approvvigionamento (fornitori) e
l'area competitiva (concorrenti). Il marketing è un processo dinamico ed integrato di attività
aziendali, e non può essere identificato con una sola attività o con la somma di più attività,
essendo appunto il risultato dell'interazione di varie attività coordinate. Il marketing mix è
la combinazione dei 4 fattori fondamentali che rappresentano il cuore del sistema di
marketing dell'azienda che viene adattata alle forze esterne ed interne. I 4 fattori sono:
 Prodotto: è la somma del “cuore” del prodotto, delle sue caratteristiche e del
servizio di vendita (garanzie, consegna,...). Con product mix (portafoglio prodotti)
si identifica l'insieme di prodotti offerti sul mercato da parte di un'impresa e può
essere costituito da più o meno linee di prodotti. Una linea di prodotti può contenere
più o meno prodotti simili tra loro secondo diversi profili di marketing: similarità
tecnico-produttive, soddisfano una stessa classe di bisogni, sono complementari

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nell'uso, sono venduti ad una stessa categoria di acquirenti, vengono venduti tramite
gli stessi canali distributivi, appartengono ad una stessa categoria o livello di prezzi.
Il grado di omogeneità di una linea è influenzata dalle caratteristiche dimensionali
delle imprese: le imprese medio-grandi hanno linee composte da un numero
significativo di prodotti che hanno limitate connessioni sul piano tecnico-produttivo,
e dunque il product mix è più eterogeneo. Oltre alla disomogeneità dei prodotti vi è
ampiezza e profondità del product mix e organizzazione e canali di distribuzione
comuni. Le piccole imprese, invece, possono avere una profondità anche elevata, ma
l'ampiezza del product mix sarà limitata, dato che queste imprese hanno l'obiettivo
strategico di concentrare la propria attività su specifici segmenti di mercato.
 Prezzo: per la sua non bisogna considerare solo il valore monetario, ma anche e
soprattutto ulteriori aspetti come il costo di produzione, l'andamento della domanda,
il comportamento della concorrenza, le spese collegate alla vendita. Si parla allora di
azienda price maker o price taker a seconda che fissi o meno il prezzo o se abbia o
meno la libertà nella sua fissazione. Nel caso in cui non si sia in grado di stimare né
la domanda né la concorrenza, il ruolo dei costi è di verifica della validità della
scelta.
 Comunicazione: è l'insieme dei messaggi che l'azienda invia ai clienti per fornire
informazioni sulle caratteristiche dei prodotti realizzati al fine di indurli al loro
acquisto. Le principali forme sono: vendita mediante personale, pubblicità,
promozione, propaganda e sponsorizzazioni e pubbliche relazioni.
 Distribuzione: riguarda la selezione e gestione dei canali di distribuzione e la
predisposizione di un sistema di distribuzione fisica dei prodotti. I canali che
possono essere scelti si distinguono tra:
 diretto (dal produttore al consumatore),
 corto (un intermediario) e
 lungo (più di un intermediario).
La scelta si effettua in base
 al mercato (clienti, territorio, ordini,...),
 al prodotto (valore, grado di deperibilità,...),
 agli intermediari commerciali (tipologia e qualità del servizio,...)
 all'impresa produttrice (che può anche scegliere più canali
contemporaneamente per favorire la sua penetrazione nel mercato e garantirsi
maggiore flessibilità nella distribuzione).

3. Area amministrativo-commerciale: riguarda la fase di contatto con i clienti e


l'acquisizione degli ordini di vendita. La gestione di quest'area si svolge mediante varie
attività:
 Acquisizione ordini: in generale vanno considerate
o l'affidabilità del cliente,
o la possibilità di riconsiderare i prezzi e le condizioni di vendita e
o l'effettiva possibilità di far fronte all'impegno di vendita nei tempi richiesti.
 Controllo affidamento cliente: controllo che vengano rispettati i limiti di fido
accordati al cliente sulla base di
o solvibilità,
o puntualità di pagamento
o potenzialità commerciale.
L'ordine può essere considerato accettabile se l'entità del fido concesso è
maggiore dell'esposizione complessiva, calcolata come
saldo contabile aggiornato + esposizione cambiaria + ordini in corso
 Controllo della disponibilità dei prodotti:

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quantità esistenti in magazzino + carichi previsti – quantità impegnate.


Per essere effettuata più efficientemente bisogna tenere conto dei
termini di consegna:
o immediata (entro pochi giorni),
o pronta (entro una/due settimane),
o a data fissa (da stabilire in futuro).
 Emissione delle conferme d'ordine: viene di solito emessa in 4 copie :
o originale al cliente,
o copie per il magazzino,
o per l'ufficio fatturazione
o per l'ufficio commerciale.
 Controllo avanzamento ordini: collegato all’attività di ‘’programmazione della
produzione’’ e all’’’analisi delle situazioni degli ordini’’ (ricevuti, eseguiti, inevasi –
ordinati per articolo, per cliente, per scadenza, per canale di vendita).
 Evasione degli ordini: comprende le attività a livello tecnico-produttivo e
commerciale di predisposizione e consegna al cliente dei prodotti.

4. Area tecnico-commerciale: riguarda la logistica in uscita, quindi la gestione del


magazzino e le spedizioni e servizi ai clienti. L'attività di evasione degli ordini comprende il
prelievo dei prodotti dal magazzino, la predisposizione dei prodotti per la spedizione, la
preparazione dei documenti per la spedizione, la spedizione, la predisposizione dei servizi al
cliente.
Gli elementi chiave della consegna dei beni (che comprende l'uscita delle merci dal
magazzino, carico sul vettore e trasporto fino al luogo di destinazione) sono: rispetto dei
tempi pattuiti e la conformità degli ordini (cioè la coincidenza quantitativa e qualitativa
delle spedizioni con le richieste pervenute con l'ordine). Data la complessità e l'importanza
di questa fase, molte aziende scelgono di affidarsi ad aziende specializzate (outsourcing).
La fase post vendita implica una gestione della produzione, nel senso di una rilavorazione
dei prodotti restituiti dalla clientela o, nel caso di situazioni non patologiche ma fisiologiche,
di assistenza tecnica alla clientela sia per conseguire ricavi accessori sia per fidelizzare la
clientela.

5. Area amministrativo-finanziaria: riguarda la gestione dei crediti e degli incassi, in


particolare riguarda:
 La gestione delle vendite e dei crediti verso clienti che si svolge attraverso la
fatturazione attiva (emissione di fatture di vendita), l'emissione di note di accredito
(rettifiche sui crediti e sui ricavi di vendita) e l'emissione di ricevute bancarie ed
effetti attivi commerciali.
L'analisi dei valori finanziari può essere effettuata distinguendo i valori di credito in
relazione
 alla tipologia dei creditori:
o verso clienti – italiani, esteri, dettagliati, grossisti
o verso soci, verso società collegate e controllate, verso dipendenti
 tempo di scadenza
o a breve termine,
o a medio/lungo termine
L'analisi dei valori economici può essere effettuata per
o natura secondo la denominazione o specie del bene fornito,
o per classi di clientela e tipologia di canale distributivo
o per zone geografiche.
 La gestione degli incassi si svolge con ampia delega agli istituti di credito, dato che

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gran parte degli incassi avviene con il ricorso al sistema bancario. Lo schema di
analisi dei valori e delle variazioni economico-finanziarie nelle operazioni di incasso
a mezzo banca evidenzia un aumento di denaro contrapposto ad una diminuzione di
crediti di regolamento sorti in precedenza.
 La gestione dei crediti scaduti comprendono attività quali la redazione di liste di
anzianità dei crediti, di invio degli estratti conto ai clienti per il sollecito di crediti
scaduti e l'eventuale passaggio ad un contenzioso.

Schema di rilevazione per la vendita di prodotti finiti:


1. vendita in contanti – fft: servizi a clienti, tempi del ciclo vendite; - prodotti (cessione)
fer: + ricavi di vendita (fonte)
ff: + denaro (entrate)

2. vendita a dilazione – fft: servizi a clienti, tempi del ciclo vendite; - prodotti (cessione)
fer: + ricavi di vendita (fonte)
ff: + crediti di funzionamento (impiego)

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CAP. 6 – I PROCESSI DI ACQUISIZIONE/UTILIZZO DEI


FATTORI PRODUTTIVI CORRENTI
Con processo di approvvigionamento si intende, in senso ampio, qualcosa che riguarda tutti i fp
necessari all'azienda per lo svolgimento della sua attività, ma più spesso con tale concetto si intende
l'acquisizione di beni e di servizi correnti.
Le attività di questo tipo (che vanno dal reperimento effettivo di tali beni e servizi fino alla
regolazione del rapporto finanziario con i fornitori) coinvolgono sia il
 circuito economico-produttivo per i flussi reali di fp (in entrata nell'azienda dal mercato di
approvvigionamento nel settore fisico-tecnico), sia il
 circuito monetario-finanziario per i flussi di denaro o di debiti di regolamento (in uscita
dall'azienda verso il mercato di approvvigionamento dal settore finanziario).

L'approvvigionamento dipende da
 cause esterne (fenomeni ciclici e congiunturali di mercato, andamenti politici ed economici
nazionali ed internazionali)
 cause interne all'azienda (volume di produzione, velocità del ciclo di trasformazione,
carattere stagionale o continuo della produzione, politica delle scorte).

Tutto il processo di approvvigionamento può essere classificato in 5 cicli fondamentali:


1. Ciclo delle attività di area strategica e amministrativo-direzionale che riguarda
 la pianificazione ed il controllo degli approvvigionamenti
 le relazioni con i fornitori

2. Ciclo delle attività di area direzionale-approvvigionamenti che riguarda


 l'analisi di mercato
 il marketing d'acquisto
Per le attività dell'area strategica e direzionale i processi di approvvigionamento riguardano:
 la conoscenza del mercato di approvvigionamento, attività che riguarda il reperimento di
informazioni relative a vari aspetti:
o la concentrazione del mercato,
o la concorrenza del settore,
o le barriere all'entrata e all'uscita nel e dal settore di approvvigionamento,
o l'innovazione tecnologica, la localizzazione geografica rispetto all'azienda
 la politica dei materiali e dei servizi (analisi del portafoglio di acquisto dell'azienda con
l'obiettivo di raccogliere in categorie omogenee i fp a seconda della loro criticità nell'ambito
del processo produttivo. I criteri di segmentazione sono
o l'incidenza del fpc sulla redditività aziendale
o il rischio di approvvigionamento, rischio che dipende dalle caratteristiche del
mercato di approvvigionamento.
I fp strategici hanno un impatto sulla redditività alto ed un elevato rischio di
approvvigionamento, i materiali colli di bottiglia hanno basso impatto sulla
redditività e un alto rischio di approvvigionamento, i fp con effetto leva hanno un
forte impatto sulla redditività e un basso rischio, i fp non critici hanno basso impatto
e basso rischio).
 la politica delle relazioni azienda/fornitori (in prima battuta ciò riguarda la selezione di
una rosa di potenziali fornitori. La scelta dovrà affrontare e risolvere problemi di tipo
o quantitativo – più fornitori per uno stesso tipo di fp per ridurre i rischi di dipendenza
da alcuni di essi, per affrontare eventuali situazioni impreviste di indisponibilità del
materiale necessario,per attivare meccanismi di concorrenza. A volte però avere più

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fornitori porta svantaggi come il fatto di non poter beneficiare di sconti e vantaggi
vari per non superare il lotto minimo ed il fatto, soprattutto, di possibili differenze
qualitative sostanziali nei materiali forniti
o qualitativo – la rosa di fornitori va scelta in base a requisiti di competenza, solidità
finanziaria, avanzamento della tecnologia, tempistiche e qualità.
I parametri quali-quantitativi per la selezione dei fornitori sono dunque:
 la dimensione,
 la tecnologia,
 l'organizzazione,
 la solidità finanziaria.
Il marketing di acquisto o procurement mix è invece il sistema delle attività necessarie a
strutturare e gestire in maniera economicamente vantaggiosa il sistema degli
approvvigionamenti. Le variabili da integrare in questo sistema sono
 la politica dei materiali,
 l'analisi della convenienza (condizioni di fornitura in termini di rapporto qualità-
prezzo)
 la scelta dei canali di acquisto (fornitori),
 la comunicazione (cura dello sviluppo di proficue relazioni tra azienda e fornitori).

3. Ciclo delle attività di area amministrativa-approvvigionamenti (che riguarda la gestione


degli ordini ai fornitori).
La fase fondamentale di questo momento è quello della definizione dei fabbisogni di
approvvigionamento che emerge in particolare dalla distinta base, documento che fornisce i
dati indispensabili per le scelte di approvvigionamento. Una volta definito il fabbisogno si
passerà al
 controllo della disponibilità di magazzino,
 alla scelta del fornitore,
 all'emissione ed eventuale sollecito dell'ordine al fornitore
 al ricevimento delle materie e dei servizi.

4. Ciclo delle attività di area tecnico-operativa (che riguarda la logistica in entrata).


Le attività comprese sono di vario genere:
 ricevimento dei materiali,
 carico in magazzino (dopo un controllo quantitativo tra copia dell'ordine,
documento di trasporto e materie consegnati ed un controllo qualitativo tra materie
consegnate e caratteristiche pattuite nell'ordine e dopo emissione del buono di
carico),
 trasferimenti interni e scarico finale di produzione.

5. Ciclo delle attività di area amministrativo-finanziaria (che riguarda la gestione del


debito verso i fornitori).
In questa fase l'ufficio di contabilità fornitori svolge un controllo della documentazione che
ha accompagnato le fasi precedenti (in particolare vengono esaminati ordine, documento di
trasporto e fattura). Alla scadenza del debito l'ufficio finanziario predispone la
documentazione per procedere al pagamento secondo le modalità concordate. In alcuni casi
possono verificarsi operazioni di rettifica rispetto a quanto rilevato in precedenza, come nel
caso di restituzione di parte della fornitura, ed in questo caso le operazioni sono comprovate
dalla nota di variazione che va ad aggiornare i dati registrati riguardo all'archivio
magazzino, ordini e fornitori.
Il controllo dei flussi di approvvigionamento dei fp può essere considerato dal punto di

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vista fisico-tecnico ed economico in maniera congiunta:


 per il 1° periodo di vita dell'azienda si considereranno le entrate di fp (beni e servizi)
e le uscite di fp (utilizzo di beni e servizi) come flussi fisico-tecnici ed i
corrispondenti flussi economici cioè i costi di acquisto ed i costi di utilizzo. I beni
rimasti in magazzino ed i servizi da utilizzare (stock di fp in rimanenza) alla fine del
periodo considerato andranno a formare lo stock economico a cui sono legati i costi
sospesi (più spesso beni di servizi perché di solito il costo di acquisto di tali fp è
concomitante con il loro utilizzo. Un esempio di servizio che può rimanere
inutilizzato è quello della copertura assicurativa che può essere valida per 6 mesi a
partire da novembre. In questo caso il flusso fisico-tecnico in entrata riguarda l'intera
copertura di 6 mesi e quello in uscita solo i 2 mesi di copertura fino a fine anno, con
corrispondenti costo di acquisto per tutti i 6 mesi e costo di utilizzo per soli 2 mesi.
Lo stock fisico riguarderà i 4 mesi della polizza per il nuovo anno e lo stock
economico il costo sospeso relativo al costo della polizza per quei 4 mesi).
 per i periodi successivi si dovranno considerare anche gli stock iniziali ereditati dal
periodo precedente. Dal punto di vista dei flussi e degli stock economici bisognerà
dunque considerare anche i costi sospesi iniziali dei fp, a cui si può sommare i costi
di acquisizione dei fp e sottrarre i costi sospesi finali dei fp per ottenere i costo dei fp
utilizzati nella produzione nel determinato periodo preso in considerazione.
Uno dei principali problemi è quello collegato alla valutazione degli stock finali,
composti sia da rimanenze di fp sia da rimanenze di prodotti finiti. Le rimanenze
totali finali hanno bisogno dell'attribuzione di un valore che può avvenire in base
 al costo,
 ai presunti ricavi di vendita (cioè al valore di mercato)
 ad un valore intermedio tra quelli dei precedenti 2 approcci.
Di solito si propende per l'approccio legato al costo, ma anche in questo caso i metodi
valutativi per esprimere il criterio sono molteplici:
 metodo della specifica individuazione (applica gli specifici prezzi di
acquisto/produzione/vendita)
 metodo LIFO last in, first out (gli ultimi articoli caricati sono i primi ad
essere scaricati quindi alle rimanenze verranno applicati i prezzi dei primi
articoli caricati)
 metodo FIFO first in, first out (i primi articoli caricati sono i primi ad essere
scaricati quindi alle rimanenze verranno applicati i prezzi degli ultimi articoli
caricati)
 metodo del costo medio ponderato (viene applicato il costo medio
considerati tutti i carichi e gli scarichi)
Applicando ognuno dei 4 metodi avremo allora valori diversi per la stessa quantità di fp in
rimanenza, in quanto si tratta di una stima, di un valore soggettivo che verrà inserito nel bilancio di
esercizio.
Stessi discorsi possono essere considerati per il controllo dei flussi finanziari, avendosi, in qualsiasi
momento dell'azienda successivo a quello iniziale, un valore di stock economico-finanziario iniziale
ereditato dal periodo precedente in cui sono racchiusi i valori di denaro in cassa e in banca, i crediti
ed i debiti, un valore legato alle variazioni economiche di periodo, un valore legato alle variazioni
finanziarie di periodo ed infine un valore di stock economico-finanziario finale che rappresenta i
valori di denaro, crediti e debiti alla fine del periodo.

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CAP. 7 – I PROCESSI DI ACQUISIZIONE/UTILIZZO DEL


FATTORE LAVORO
Il processo di acquisizione/utilizzo del fattore lavoro comprende le attività che vanno dal
reperimento sul mercato delle risorse umane da parte dell'azienda, al loro inserimento e impiego nel
processo di trasformazione economica fino all'uscita del lavoratore dall'azienda.

La classificazione delle attività al riguardo concerne cicli di attività:


1. di area strategica, cioè l'insieme di decisioni volte:
 alla definizione dell'assetto organizzativo, cioè la progettazione della struttura
organizzativa, intesa come modalità di ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra
le diverse unità come uffici o reparti, e dei sistemi operativi, intesi come meccanismi di
governo della risorsa umana. In una piccola e media impresa la struttura organizzativa
sarà semplice con una struttura operativa di base direttamente guidata e coordinata dal
soggetto economico, mentre in un tipo di impresa più grande la struttura organizzativa
potrà essere funzionale o polifunzionale con un soggetto economico e diversi
responsabili di approvvigionamento, di produzione, commerciale, del personale.
 alla formulazione delle politiche retributive. Il livello retributivo è collegato al
mercato ed alle condizioni di equilibrio interno dell'azienda, la struttura retributiva
porta differenziazioni in base alle varie qualifiche, la dinamica retributiva infine
esprime le variazioni della retribuzione nel tempo determinati da fattori automatici come
l'anzianità, da fattori contrattuali o da fattori aziendali come i parametri di
incentivazione.
 alla valutazione delle prestazioni dei lavoratori in base all'attività svolta, alle capacità
e competenze tecniche e legata a meccanismi di incentivazione e motivazione.
 alla programmazione delle risorse umane. Questo è lo strumento di sintesi e
coordinamento di tutte le politiche di gestione delle risorse umane. Sarà necessario
determinare il fabbisogno delle risorse umane tenendo conto sia di una
programmazione a breve termine sia di una a medio-lungo termine. Questa
determinazione dipende anche dal fatto che esiste un ciclo vitale del lavoratore
nell'azienda che si compone di diverse fasi, dalla selezione/reclutamento
all'addestramento/formazione alla gestione corrente del rapporto di lavoro fino alla
cessazione del rapporto.

2. di area direzionale, che riguardano:


 i processi di reclutamento e selezione del personale, le cui procedure variano da azienda
ad azienda, il che va ad influire anche sui costi di questa attività.
 i processi di addestramento/formazione, che è in realtà un processo continuo di
acquisizione di conoscenze tecniche e di abilità nello svolgimento di una specifica mansione
oltre che di mentalità, atteggiamenti e modo di essere.

3. di area tecnico-operativa, che riguarda principalmente la gestione del capitale umano,


importante in particolare in quelle realtà in cui questo è considerato come uno dei punti di forza
dell'azienda. Le modalità di alimentazione del capitale umano differiscono da contesto a contesto,
ma il problema fondamentale sta nella capacità dell'azienda di esercitare attrazione sulla forza
lavoro e ciò dipende dalla soddisfazione dei bisogni, delle attese dei lavoratori. Ciò serve ad evitare
turnover patologici dovuti alla mancanza di attaccamento e dedizione dei lavoratori nei confronti
del proprio lavoro e della propria azienda. La scala di Maslow mostra come i bisogni dei
lavoratori all'interno dell'azienda siano di varia natura:
 bisogni primari

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 bisogni di sicurezza
 bisogni di socialità
 bisogni di stima
 bisogni di autorealizzazione
Questi bisogni sono in scala.
Infine i lavoratori tenderanno a confrontare i propri valori con quelli dell'azienda e nel caso
corrispondano (o anche nel caso in cui il rapporto interno sia basato non sull'autoritarismo ma su
circuiti di reciproca comprensione) il lavoratore non sarà indotto ad abbandonare la propria
posizione lavorativa e non si genererà il turnover patologico.

4. di area amministrativa- contabile. L'azienda sarà certamente interessata ad osservare le


dinamiche di formazione ed accrescimento del capitale umano, ma la misurazione di esso è di
difficile e soggettiva effettuazione. Le tecniche più diffuse riguardano l'elaborazione delle buste
paga, la rilevazione delle ore di manodopera impiegate nei processi produttivi, il costo
complessivo della manodopera (che considera distintamente le parti componenti il costo di
manodopera e i costi in base all'area aziendale).
Il costo che l'azienda sostiene per la generalità dei lavoratori presenta:
 la retribuzione (diretta ed indiretta – quest'ultima riguarda somme non collegate
all'effettiva prestazione di lavoro e quindi le ferie, i permessi,... In entrambi i casi la
liquidazione ed il pagamento avvengono su base mensile tre tipi di retribuzione: a tempo ,
a cottimo, a provvigione) Per il momento della liquidazione ci sarà un incremento del debito
di regolamento verso dipendenti e dei costi di acquisizione/consumo del fp lavoro, mentre
nel momento del pagamento si avrà una diminuzione dei debiti di regolamento verso
dipendenti e di denaro).
 i contributi sociali ed assicurativi (cioè la copertura sanitaria e pensionistica e la copertura
per infortuni sul lavoro. Al momento della liquidazione ci sarà un aumento dei debiti verso
enti previdenziali o assicurativi e dei costi, con conseguente diminuzione di denaro e debiti
nel momento del pagamento).
 il TFR (cioè una retribuzione differita, calcolata ai sensi dell'art. 2120 cc sulla base
dell'ammontare delle retribuzioni lorde e del debito maturato nei confronti dei dipendenti.
L'erogazione monetaria sia aveva di norma solo al momento della cessazione del rapporto di
lavoro. Dunque ad ogni fine esercizio sarà avvenuta una liquidazione con incremento dei
costi di acquisizione/consumo relativi al TFR e dei debiti di regolamento sempre relativi al
TFR. Con il pagamento al termine del rapporto di lavoro avremmo avuto invece la
diminuzione dei debiti relativi al TFR e del denaro).
 i contributi integrativi ai fondi pensione (cioè versamenti di solito mensili composta
da :una quota a carico del lavoratore trattenuta dalla retribuzione mensile, una quota a carico
dell'impresa, una quota del TFR maturato).

Il D. Lgs. 252/2005 ha reso operativo dal Gennaio del 2007 il principio dello smobilizzo del TFR
che consiste nel versamento del TFR ad un'entità esterna (forme pensionistiche,...). Il lavoratore può
aderire ad un fondo di previdenza complementare o può esprimere la volontà di mantenere il TFR
in azienda se non vuole aderire a questo principio, ma oltre alla manifestazione della volontà da
parte del lavoratore serve anche che l'azienda abbia un numero di addetti inferiore a 50 perché il
TFR possa rimanere in azienda. Se il lavoratore non esprime alcuna volontà il datore di lavoro,
indipendentemente dal numero di dipendenti, dovrà versare il TFR al FONDINPS (fondo di
previdenza complementare gestito dall'INPS). Con l'introduzione del principio dello smobilizzo del
TFR, questo perde la caratteristica di retribuzione differita diventando un costo monetario
dell'esercizio per l'azienda.
Il controllo dei flussi fisico-tecnici delle attività di gestione delle risorse umane può avvenire
prendendo in considerazione il tasso di turnover (espresso in percentuali, esprime la dinamica nel

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tempo dell'organico aziendale) o gli indici di produttività calcolati come rapporto tra quantità output
e quantità input (esprime l'efficienza nell'erogazione della prestazione lavorativa).
Al controllo dei flussi economico-reddituali si può applicare il metodo LIFO, così come applicando
il metodo FIFO.

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CAP. 8 – I PROCESSI DI ACQUISIZIONE/UTILIZZO DEI


FATTORI PLURIENNALI
I fp pluriennali (o immobilizzazioni, o fp ad uso durevole):
 non sono fp soggetti ad un rapido consumo
 possono partecipare a più processi produttivi
 non si esauriscono in un ciclo produttivo.

I fpp costituiscono un fattore di rigidità della struttura produttiva dato che, una volta immessi in
azienda, non è conveniente né possibile modificarne l'impiego. Come strumenti di produzione le
immobilizzazioni sono dei fattori anticipati (acquisiti in anticipo rispetto allo svolgimento del
processo produttivo). In generale le caratteristiche tipiche dei fpp sono:
 strumentalità rispetto ai processi produttività
 mezzi e non oggetti della produzione di beni e servizi
 fattori ad uso durevole
 non destinati a trasformazioni fisico-tecniche né alla vendita
 natura strutturale (i fpp sono frutto del passato e condizione del futuro dell'azienda).
 sono assorbiti in maniera indiretta dal processo produttivo
 determinano di solito costi costanti rispetto al volume prodotto
 sono fp anticipati che determinano costi anticipati comuni a più esercizi
 si reintegrano in maniera indiretta e in più periodi

I fpp possono essere:


1. materiali:
 sia beni immobili ad uso durevole(industriali,commerciali, amministrativi)[terreni,
fabbricati]
 sia beni mobili ad uso durevole [impianti, macchinari]
2. immateriali:
 sia beni ad uso pluriennale [marchi, brevetti, licenze]
 sia altri costi ad uso pluriennale [costi di ricerca e sviluppo]

La combinazione produttiva dei fpp può definire un modulo:


 artigianale: maggiore manualità e minore presenza di fpp
 industriale: minore manualità e maggiore presenza di fpp, processo favorito da aumento di
meccanizzazione, standardizzazione dei prodotti e specializzazione se la combinazione
implica ripetitività

I processi tecnico-operativi che interessano i fpp sono essenzialmente 2:


 processi di acquisizione: in base al fabbisogno dei fpp, le cui scelte d'investimento
dipendono dalla dimensione produttiva, dalla specializzazione produttiva, dalla
flessibilità ed elasticità dell'azienda e dai caratteri strutturali ed organizzativi del
sistema produttivo. Le modalità mediante cui i fpp possono essere acquisiti sono varie
(apporto della proprietà, acquisto da terzi, produzione interna, affitto, leasing)
 processi di utilizzo: che comprendono attività nelle quali i fpp appaiono come fondi di
risorse, come elementi esistenti a disposizione dell'azienda (stock) da utilizzarsi
strumentalmente per lo svolgimento dell'attività economica. La problematica principale
collegata all'utilizzo dei fpp è quella dell'efficienza operativa
ma ve ne sono anche altri 2:
 processi di pianificazione e controllo
 processi di gestione amministrativa e finanziaria: riguardanti gli ordini, il pagamento dei

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debiti di regolamento, la manutenzione ed il rinnovo

La dimensione o capacità produttiva dipende da molte variabili:


 ampiezza e andamento del mercato di vendita
 capacità finanziaria dell'azienda
 tecniche di produzione, ecc...

La specializzazione produttiva definisce in senso qualitativo l'acquisizione dei fpp.

L'elasticità riguarda l'economicità degli impianti a diversi volumi produttivi (un'alta elasticità si ha
se l'impianto per avere un risultato positivo va sfruttato dal 40% al 100% delle proprie potenzialità,
mentre l'elasticità sarà bassa se l'impianto va sfruttato dal 90% al 100%) ed indica dunque
l'adattabilità quantitativa.

La flessibilità è invece la capacità di adattamento a lavorazioni qualitativamente differenti,


indicando così adattabilità qualitativa (bassa flessibilità si ha se l'impianto è adatto solo per una
specifica lavorazione, alta flessibilità si ha se l'impianto è adatto per diverse lavorazioni).

Le modalità di acquisizione dei fpp sono:


 apporto da parte del proprietario o dei soci
 acquisto da terzi (con modalità non troppo differenti da quelle di acquisto dei fp correnti)
 produzione interna (per ragioni di convenienza economica e di necessità – come nel caso
di impianti altamente specializzati difficilmente reperibili)
 affitto/leasing (con il leasing che può essere operativo – noleggio automezzi, macchinari...
- o finanziario – con cui, a differenza dall'operativo, l'azienda punta all'acquisto del fpp.
Con questo sistema l'acquisizione della titolarità del bene da parte dell'azienda è rinviata al
termine della locazione quando il bene viene riscattato, ma l'azienda viene immessa
anticipatamente nel possesso a cui viene abbinato un finanziamento che permette di
frazionare e rinviare nel tempo il fabbisogno di finanziamento legato all'acquisto di un fpp)

Il deperimento dei fpp può riguardare caratteri fisico-tecnici di senescenza (la vita fisica dipende
dal trascorre del tempo, dal grado di utilizzazione e dalla condizione di impiego dei fpp) e/o
caratteri economici di obsolescenza (la vita economicamente utile dipende dalla vita fisica, dalla
moda e cambiamento dei gusti, dal progresso tecnologico e da altri fattori quali ad esempio i divieti
in campo ecologico).

La manutenzione riguarda interventi volti a restituire ai fpp la funzionalità progressivamente


perduta per effetto del logorio fisico ed economico. La manutenzione può essere:
 ordinaria (le cui operazioni si classificano in interventi di riparazione – per garantire il
fronteggiamento di un guasto che determina il parziale o totale annullamento delle
funzionalità operative del fpp – e interventi preventivi – completamento ed evoluzione
della manutenzione di riparazione. Le azioni qui incluse riguardano l'ispezione periodica
degli impianti e interventi di routine con l'obiettivo di andare ad incidere sulle cause dei
guasti)
 straordinaria (le cui operazioni, più radicali, hanno la finalità di incrementare i precedenti
standard di funzionamento e non solo di restituire o mantenere la funzionalità del fpp. Con
questo tipo di manutenzione si incrementa allora la potenzialità degli impianti sotto il profilo
della produttività, della dimensione produttiva, della qualità dei prodotti e della flessibilità
operativa)
 rinnovo (mentre le manutenzioni tendono a migliorare la struttura produttiva lasciandola
inalterata per quel che riguarda la composizione, il rinnovo costituisce un intervento più

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radicale, consistente nell'eliminazione dei vecchi impianti e nella loro sostituzione con altri
dello stesso o di diverso tipo. Ciò avviene quando la struttura produttiva ha esaurito la
propria funzionalità. Rispetto alla manutenzione straordinaria, con cui condivide il carattere
di modifica delle condizioni operative del sistema della produzione, il rinnovo è un
intervento più radicale a cui si giunge dopo una valutazione di convenienza economica
comparata tra situazione precedente e successiva al rinnovo e con cui non si tende a
ripristinare le condizioni iniziali ma con cui si tende invece a mantenere la capacità
produttiva, l'efficienza tecnica e la flessibilità operativa. In conseguenza del rinnovo ci sarà
la dismissione delle immobilizzazioni materiali fino a quel momento utilizzate, il che può
avvenire per eliminazione – se queste hanno perso completamente le proprie potenzialità
produttive – o per vendita o permuta)

I beni immateriali comprendono i diritti di brevetto, di utilizzazione delle opere di ingegno, le


licenze, i marchi,... Possono essere acquisiti tramite l'apporto della proprietà, l'acquisto da terzi per
cessione o per licenza o la produzione interna.
Gli intangibles, le immobilizzazioni invisibili immateriali di natura endogena(consulenze,
campagne pubblicitarie,...), si formano nel tempo per effetto dell'attività aziendale, consentendo lo
sviluppo di vantaggi competitivi e dell'economia aziendale. Con intangibles ci si riferisce a:
 metodologie di svolgimento di certe attività
 conoscenze relative al comportamento di fornitori, clienti e concorrenti
 relazioni esterne e immagine aziendale
 relazioni interne
anche:
 intangibles riferiti al marketing
 intangibles riferiti alla tecnologia dei prodotti e dei processi produttivi

L'utilizzo degli intangibles all'interno delle combinazioni produttive determina un loro progressivo
logorio di natura fisica e tecnica che ne riduce le potenzialità produttive fino ad esaurirle. Tra i
fattori di logorio ci sono il trascorrere del tempo, il grado di utilizzo, le condizioni di impiego
(relativi alla vita fisica) e l'obsolescenza (relativa alla vita utile). La differenza tra vita fisica e vita
utile sta nel fatto che la prima rappresenta il limite massimo cui può estendersi la vita del fpp,
mentre la seconda rappresenta il limite massimo entro cui il fpp può essere inserito nella
combinazione produttiva. Un fpp diventa obsoleto per il progresso tecnico-scientifico, per i
cambiamenti nei gusti e negli interessi dei consumatori, per altri fattori (divieti ambientali,...).

Nelle aziende le immobilizzazioni assumono sempre maggior peso, in particolare i fpp immateriali
dato che in tutte le attività conoscenze e competenze sono necessarie per la sopravvivenza e lo
sviluppo dell'azienda. La loro presenza all'interno dell'azienda indica anche la capacità di credito di
essa. Le immobilizzazioni tecniche sono specifiche e durevoli.
Le misurazioni quantitativo-monetarie inerenti alle immobilizzazioni tecniche si fondano
esclusivamente sul costo della loro acquisizione (acquisto, produzione interna,...oltre al prezzo
di acquisto vanno aggiunti anche i prezzi di eventuale installazione, collaudo,...). Tale costo misura
l'apporto di utilità economica che ci si aspetta dall'immobilizzazione al momento del loro ingresso
nella combinazione produttiva aziendale. Il costo iniziale di acquisizione andrà rettificato per
seguire l'evoluzione e la dinamica del valore di funzionamento assunto nel tempo dalle
immobilizzazioni. Ciò avviene con il processo di ammortamento e con eventuali svalutazioni o
rivalutazioni. Per gli intangibles una misurazione oggettiva e razionale è molto complicata.

L'ammortamento è la forma di principale incidenza ordinaria delle immobilizzazioni tecniche sul


risultato economico. Le quote di ammortamento possono essere considerate sotto gli aspetti
economico (trasferimento graduale del valore dei fpp sulle produzioni svolte e sul risultato),

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finanziario (graduale ricostituzione delle risorse finanziarie impiegate nell'acquisizione) e


patrimoniale (graduale diminuzione del valore delle immobilizzazioni).
In pratica l'ammortamento è la procedura contabile attraverso cui il costo di acquisizione dei fpp
(costo storico e anticipato) viene ripartito tra vari anni (periodi amministrativi) in cui si esplica la
sua vita utile (entro cui cioè si presume possa cedere la sua utilità economica partecipando ai
processi produttivi). L'ammortamento si realizza con un piano che implica la conoscenza di:
 valore da ammortizzare (dato dal costo di acquisizione/produzione aumentato degli oneri
accessori e diminuito del valore residuo di eliminazione)
 durata economica o vita utile (che non corrisponde alla vita fisica)
 criteri e metodi di ripartizione (i primi sono ipotesi secondo le quali viene correlato il
valore da ammortizzare e la partecipazione del fpp al processo produttivo aziendale. I
secondi sono i ritmi di imputazione delle quote di ammortamento. Le quote di
ammortamento sono valori non oggettivi. Il ritmo di ammortamento può essere a quote
costanti – la modalità più diffusa per la facile applicazione – crescenti o descrescenti)

Esempio pratico riguardo gli aspetti economico, finanziario e patrimoniale dell'ammortamento:


– se un'azienda acquisto un veicolo pagandolo 500, sotto l'aspetto economico ci sarà un costo
di acquisto che determina un +500, sotto l'aspetto finanziario un'uscita di denaro che determina un -
500 e sotto l'aspetto patrimoniale un aumento delle immobilizzazioni materiali che determina un
+500
– considerato questo esempio in un periodo di più anni avremo un valore da ammortizzare
uguale a 500 su un periodo di tempo (10 anni) durante i quali il veicolo sarà utilizzato. Utilizzando
il criterio e metodo di ripartizione a quote costanti avremo che il costo di utilizzazione del veicoli in
ognuno dei 10 anni è uguale a 50. In questo modo l'acquisto del veicolo partecipa al calcolo del
reddito non solo del primo anno (cosa che si sarebbe avuta nel caso in cui non fosse esistito
l'ammortamento) ma al calcolo dei redditi di tutto il periodo attraverso la quota di ammortamento
annuale (che, come la quota annuale di TFR nella sua veste tradizionale, è un esempio di costo
d'esercizio senza manifestazione finanziaria).

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CAP 9: LE CONDIZIONI DI EFFICIENZA ED EFFICACIA NELLA


COMBINAZIONE DEI FATTORI DI PRODUZIONE
L'analisi dell'attività di produzione si può svolgere secondo 3 prospettive:
 aspetto tecnico: osservando il processo produttivo come un insieme di trasformazioni
fisico-tecniche ossia un insieme di combinazioni dei fattori produttivi che consentono un
prodotto un servizio e conseguire il risultato prefissato.
 aspetto economico: tale aspetto si estende fino a comprendere l'economia delle
trasformazioni, ossia la combinazione più conveniente degli elementi compatibilmente che
concorrono alla produzione con le caratteristiche richieste del prodotto o servizio. Si
differenzia dal tecnico in quanto viene dato un giudizio di convenienza e quindi vengono
considerati gli oneri (costi) e messi in relazione con i ricavi che possono derivare dalla
vendita del prodotto o servizio stesso.
 aspetto manageriale o organizzativo gestionale: è relativo alla programmazione,
pianificazione e controllo delle risorse impiegate nel processo di produzione, al fine di
perseguire dell'efficacia e dell'efficienza delle operazioni da svolgere. Ultimamente ha
subito profondi cambiamenti a causa delle mutazioni del contesto competitivo come per
esempio:la nuova dimensione globale, la riduzione di vita dei cicli di vita dei prodotti, le
nuove esigenze dei clienti, l'innovazione tecnologica,etc,etc...

COMPITI DELLA PROGRAMMAZIONE DELLA PRODUZIONE


Prima di iniziare le operazioni produttive si compie una serie di attività preparatorie che consistono
sostanzialmente quasi sempre nel riuscire a coniugare 3 diverse esigenze,tra loro in molti casi
contzrastanti:
 garantire un continuo utilizzo della struttura produttiva, infatti tale struttura genera costi
fissi, cioè indipendenti dal volume dalla produzione,
 produrre solo ciò che l'azienda può fondamentalmente ritenere di vendere in base agli ordini
pervenuti dalla clientela per evitare di innescare ulteriori costi di stockaggio in magazzino.
 riuscire a soddisfare le richieste della clientela in termini di rispetto dei tempi di consegna e
di varietà delle produzioni richieste. Al fine di non deteriorare i rapporti con i clienti.

GLI STRUMENTI INFORMATIVI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLA


PRODUZIONE
Esaminiamo solamente 2 dei molteplici strumenti informativi utilizzabili per la programmazione
della produzione:
 La distinta base (bill of materials):ha lo socpo di identificare tutti i componenti della gamma
produttiva ,specificando per ciascuno di essi la quantità necessaria,cioè i coefficienti
d'impiego,per realizzare una unità di prodotto. Se al suo interno è presente una
classificazione di prodotti e semilavorati la distinta base assume una forma c.d “ ad albero”;
composta da elementi padre ed elementi figlio. Con un utilizzo della distinta base c.d “per
esplosione” si parte dalla quantità di prodotti finiti da vendere per arrivare ai fabbisogni di
semilavorati che l'azienda deve produrre e di elementi necessari da acquistare esternamente.
Nonostante in teoria anche le aziende di servizi potrebbero utilizzarla ,la distinta base trova
applicazione solo nelle aziende industriali.
 Il ciclo di lavorazione(norm): è lo strumento informativo che specifica il tipo e la sequenza
temporale delle operazioni da compiere per ottenere un certo prodotto o semilavorato. Ogni
sequenza è scandita in fasi di lavorazione con un relativo centro di lavoro incaricato. Le fasi
temporali sono fondamentalmente 3:
 il tempo di attesa:necessario per preparare il centro di lavoro alla lavorazione del
semilavorato.

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 il tempo di attrezzaggio: fase di installazione sulla macchina dell'utensile specifico .


 il tempo di lavorazione:in senso stretto
Vi è la possibilità che le tre fasi non rispettino sempre un rigido ordine sequenziale,infatti vi è
l'eventualità nei software più evoluti di :
 vincolo di dipendenza:iniziare una fase quando la fase precedente è terminata ,iniziare
insieme,terminare assieme,terminare solo quando la successiva è terminata.
 eventuale sovrapposizione:tra più fasi esplicitando il tempo fisso di ritardo o una certa
percentuale di avanzamento.

MISURAZIONE E STRUMENTI PER IL CONTROLLO DEI PROCESSI DI


PRODUZIONE
Un'azienda moderna e di successo necessita un processo di produzione che dia ragione ai molteplici
aspetti da monitorare. I due fondamentali obiettivi da perseguire sono quelli della efficienza(il
minimo utilizzo di input per un dato x output il ce implica la misurazione dell'input) e della
efficacia (raggiungimento degli obbiettivi predefiniti) del processo. Un giudizio su tali aspetti degli
andamenti produttivi necessita quattro fondamentali classi di misure:
 i costi e i rendimenti :che interrelati tra loro misurano l'efficienza.
 le misure di qualità e flessibilità che risultano maggiormente legate all'efficacia dei processi
produttivi(aderenza dell'output alle programmazioni e durata dei processi produttivi).

L'esperienza di aziende di successo dimostra che è possibile ottenere miglioramenti significativi


contemporaneamente su tutte e quattro le direttrici indicate:
1) I COSTI DI PRODUZIONE. (efficienza)
Nella valutazione dell'efficienza è fondamentale la misurazione dei costi di produzione. Il calcolo
dei costi di produzione avviene tenendo in considerazione tutti gli oggetti di costo. Un oggetto di
costo è un qualsiasi oggetto che richiede una specifica misurazione dei costi. Il costo di produzione
è un concetto diverso rispetto al costo di acquisto dei fattori produttivi perché il procedimento di
calcolo risulta differente nella distinzione tra costi diretti e costi indiretti,nell'allocazione dei costi e
nei centri di costo;concetti che spiegherò successivamente.
Costi diretti e costi indiretti.
Si dicono costi
 diretti quei costi che è possibile attribuire allo specifico oggetto di costo tramite misurazione
della quantità di risorsa consumata.
 indiretti invece quei costi sostenuti a fronte dell'utilizzo di risorse comuni a più oggetti di
costo (per esempio:costi di manutenzione,costi del personale,costi del personale direttivo,etc
etc).
Attraverso l'allocazione o ripartizione dei costi indiretti è possibile stimare la quota di fattore
produttivo a costo indiretto impiegata dai vari oggetti di costo che viene chiamata base di riparto.
Ulteriore riclassificazione utile per il processo di determinazione del costo è quella basata su 2
criteri:
 -natura dei costi:risorsa a cui il costo stesso è riferito(per materie prime,per servizi,etc etc)
 -destinazione dei costi:modalità con cui le risorse sono utilizzate nei processi di produzione
o più in generale nei processi aziendali.

Le basi di riparto ed il procedimento di allocazione dei costi


Il procedimento di allocazione dei costi attribuisce quote di un costo indiretto ai vari oggetti di costo
che ,in varia misura,hanno utilizzato la risorsa a cui il costo si riferisce.
Tale processo si basa sulla determinazione della grandezza che stabilisce una relazione di
proporzionalità tra costo indiretto e oggetto di costo:base di riparto.Esistono fondamentalmente due
tipologie di basi di riparto:
 basi di riparto fisiche:valori non monetari

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 basi di riparto monetarie.


Il rapporto tra costo indiretto e valore complessivo della base di riparto si chiama :coefficiente di
riparto. Per ottenere la quota e completare il procedimento bisogna moltiplicare il coefficiente con il
valore della base di riparto relativo allo specifico oggetto di costo. Data la possibile varietà di basi
riparto, il grado di soggettività insito in tale fase è variabile in funzione all'individuazione di una
base di riparto che sia effettivamente funzionale.
Nei sistemi di calcolo più evoluti invece si cercano delle basi di riparto che siano espressive del
livello di complessità creato da ciascun oggetto di costo.

I centri di costo
Il centro di costo è una “unità operativa,definita in funzione delle esigenze conoscitive ed operative
di una determinazione sistematica dei costi ad essa afferenti”.Per esempio,tutti i costi relativi
all'attività di manutenzione delle linee produttive(costo del personale manutentore,costo delle parti
di ricambio e dei materiali di consumo,costo delle attrezzature impiegate nelle manutenzioni,costo
dei servizi esterni di manutenzione,ecc..)possono essere attribuiti al relativo reparto ,che viene a
configurarsi come un centro di costo.

I sistemi di calcolo dei costi di produzione


Le modalità di calcolo dei costi si distinguono tra aziende che operano in settori diversi, in quanto
ci sono fondamentali differenze nella natura dei costi ,nella loro formazione e nella loro
contabilizzazione.
Inoltre è fondamentale precisare anche la distinzione riguardo le diverse modalità di svolgimento
delle attività di produzione:
 procedimento diretto:operanti su progetto o commessa i costi vengono imputati ad una
commessa specifica e possono essere calcolati solo al termine della commessa.
 procedimento indiretto:a flusso continuo infatti il sistema può determinare soltanto il costo
complessivo di produzione relativamente ad un periodo di tempo ed il costo unitario può
essere calcolato solo indirettamente mediante il rapporto costo/output(costo medio).
Tuttavia la maggior parte delle imprese sono dei sistemi misti che quindi usano entrambi i
procedimenti diretti e indiretti.

Le configurazioni di costo
Una configurazione di costo è costituita da una somma progressiva di valori di costo al fine di
ottenere informazioni economico-finanziarie che possono essere utili per le decisioni.
 costo primo=materie prime+manodopera diretta+ altri costi diretti(di fabbricazione o da
lavorazioni esterne).Può essere utile per la valorizzazione delle rimanenze finali di prodotti
finiti.
 costo di fabbricazione=costo primo+ costi indiretti di fabbricazione(costi relativi al
processo di produzione).Stessa utilità del costo primo.
 costo di trasformazione(conversion cost)=costo di fabbricazione-materie prime. Strumento
per dare giudizi di convenienza tra produzioni alternative o di efficienza dei processi
produttivi tra imprese.
 costo di trasformazione e commercializzazione=costo di fabbricazione + costi di
commercializzazione. Può servire per confrontare la redditività di commesse oppure di
prodotti singoli in caso di produzione per processo.
 costo pieno aziendale o complessivo=costo di fabb.e comm + costi generali amministrativi e
di politica+oneri finanziari. Può essere la base per la formulazione del prezzo di
vendita ,aggiungendo ad esso una quota percentuale (detta mark-up).

La variabilità dei costi


Un'importante classificazione dei costi và fatta in funzione della loro variabilità. A tale scopo

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occorre premettere i parametri di analisi:


 costo oggetto di analisi:può essere elementare(costo materia prima) o un raggruppamento di
costi(costi di un reparto)
 fattori determinanti di costo(cost driver):il classico cost driver è il volume di produzione ma
ne esistono tantissimi per esempio sempre nell'area della produzione l'attrezzaggio(set-up)
degli impianti,infatti il costo di certe attività varia in funzione di determinanti legati alla
complessità del prodotto produttivo più che ai volumi.
 intervallo di variazione del cost driver considerato rilevante per l'analisi:sarebbe l'ampiezza
della variabilità nell'entità di cost driver (l'intervallo di variazione del livello di attività entro
la quale si mantengono valide le ipotesi di andamento dei costi relativi all'oggetto di analisi).
 il tempo:più si allarga l'orizzonte temporale dell'osservazione tanto più i costi tenderanno
alla variabilità.
L'andamento dei costi non può essere definito in termini assoluti, ma solo “tendenziali”.

COSTI COSTANTI E COSTI VARIABILI


Rispetto ad un cost driver e nell’ambito di una definita area di rilevanza, si distinguono:
A. costi costanti o fissi (fitto annuale capannone industriale), non variano al variare del volume
di cost driver. La forma matematica di una funzione di costo fisso è:
C=K dove C(funzione di costo) e K (costante);
B. costi variabili, variano al variare del volume di cost driver.
Esempio di costo variabile proporzionale è il costo della materia prima diretta rispetto al
numero di entità prodotte. Formula matematica di costo variabile proporzionale:
C=VQ dove C (funzione di costo), V (coefficiente angolare/costo variabile unitario)e Q
(livello cost driver);
C. costi misti, comprendono:
 costi semivariabili, composti da una quota fissa ed una variabile (costi telefonici
dove vi è un canone fisso e una quota he varia in base alla tariffazione). La formula
è: C=K+VQ
 costi a scalino o a scatti, si hanno quando vi sono incrementi nei costi all’interno
dell’area di rilevanza a intervalli di variazione del driver (stipendio di un
supervisore fissato per un massimo di 20 dipendenti da controllare, dal 21° fino al
40°, è necessario un secondo supervisore).
La variabilità di queste altre funzioni di costo non è stata misurata rispetto al volume di produzione
ma in termini di altri driver.

COSTI TOTALI E COSTI UNITARI


Il costo totale di produzione è dato:
costi totali di produzione fissi + costi totali di produzione variabili.
Il costo unitario (costo medio) si compone di una parte costante (costi unitari variabili) e di una
variabile (costi fissi unitari). La formula matematica del costo unitario è:
𝑪𝑻 𝑲
𝑪𝒖 = = 𝑽 + dove Cu (costo unitario), CT (costi totali), Q (volume di produzione),
𝑸 𝑸
V(costi variabili unitari), K (costante).
I costi fissi hanno un’incidenza variabile sul costo unitario di prodotto.
I costi variabili proporzionali hanno un’incidenza costante sul costo unitario di prodotto.
È importante conoscere il rilievo della componente variabile del costo unitario di prodotto perché in
conseguenza di essa il costo unitario va riferito sempre ad un determinato livello di produzione.

L'ANALISI DI REDDITIVITÀ (ANALISI COSTI – VOLUMI - RISULTATI)


L’analisi costi – volumi – risultati permette di quantificare il volume di attività necessaria per
conseguire l’uguaglianza tra ricavi totali e costi totali, ossia il punto di pareggio (breakeven

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point). Il modo per calcolare il punto di pareggio consiste:


 considerare l’equazione fondamentale del conto economico in ipotesi di utile pari a 0, ossia
dove:
CT=RT dove RT (ricavi totali)
 scomponendo CT nelle sue due componenti di costi fissi totali (CFT) e costi variabili totali
(CVT) si ha: CVT+CFT=RT [2]
 nell’ipotesi che costi variabili siano direttamente proporzionali, abbiamo:
CVT=V*Q e CFT=K inoltre: RT=p*Q
 sostituendo nella [2] si ha: V+Q+K=p+Q
 risolvendo rispetto a Q si ottiene il volume di produzione (Q*) da vendere per eguagliare i
costi totali sostenuti:
𝑲
𝑸 ∗= dove: [p-v] è margine di contribuzione unitario che esprime, a livello di
(𝒑−𝒗)
unità di prodotto e a livello complessivo se moltiplicato per la quantità venduta, quanto
residua dai ricavi di vendita per la copertura dei costi fissi e la produzione di un margine di
utile dopo aver recuperato i costi variabili.
Anche per l’analisi C-V-R potrà essere definita un’area di rilevanza all’interno della quale i
risultati possono essere considerati attendibili in relazione agli andamenti dei costi.
Fatturato di equilibrio: RT=p*Q

Il modello di analisi C-V-R permette di evidenziare le possibili alternative di scelta del livello di
rischiosità della gestione derivante dalla struttura dei costi, in termini di livello dei costi fissi e
ampiezza del margine di contribuzione (a parità di punto di pareggio tra due aziende, quella con più
elevati CF subisce maggiori perdite in caso di non raggiungimento del breakeven point, ma
consegue maggiori utili in caso del suo superamento).
Il modello di analisi C-V-R può essere utile nelle decisioni riguardanti le sue quattro variabili
fondamentali, sulle quali è possibile agire per modificare una situazione di partenza e cioè:
 prezzo;
 volume;
 ammontare dei costi fissi;
 costo variabile unitario.

2) I RENDIMENTI DEI FATTORI PRODUTTIVI. (efficienza)


Rendimento fattore produttivo o di una combinazione di fattori =
𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝒅𝒊 𝒐𝒖𝒕𝒑𝒖𝒕 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 (𝒊)𝒊𝒎𝒑𝒊𝒆𝒈𝒂𝒕𝒐 (𝒊)
𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝒅𝒊 𝒊𝒏𝒑𝒖𝒕 𝒅𝒊 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 (𝒊)𝒊𝒎𝒑𝒊𝒆𝒈𝒂𝒕𝒐 (𝒊)
È una definizione di prima approssimazione perché questo rapporto costituisce una determinazione
quantitativa che mira a considerare direttamente la relazione tra i volumi delle quantità di fattori
impiegati e quelle dei prodotti ottenuti. C’è anche la possibilità di indagare tra la relazione

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𝑽𝒐𝒍𝒖𝒎𝒆 𝒅𝒊 𝒐𝒖𝒕𝒑𝒖𝒕 𝒅𝒆𝒍 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 (𝒊)


indirettamente: 𝑹𝒆𝒏𝒅𝒊𝒎𝒆𝒏𝒕𝒐 =
𝑫𝒖𝒓𝒂𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒊𝒎𝒑𝒊𝒆𝒈𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒇𝒂𝒕𝒕𝒐𝒓𝒆 (𝒊)
I rendimenti sono la rappresentazione quantitativa di risultati espressi in termini fisico-tecnici
relativi allo svolgimento del processo produttivo.
Rappresentano una misura dell’efficienza interna del processo produttivo, indagata analiticamente
nei sui fattori componenti, mentre i prezzi misurano l’efficienza esterna della combinazione nel
rapporto con le terze economie.
Bisogna considerare i rendimenti come risultati dell’interazione sistematica tra i fattori produttivi
della combinazione. La loro utilità si manifesta sulla possibilità di interpretazione consuntiva e
previsionale degli andamenti economici mediante la fissazione degli standard di efficienza
produttiva.

Il rendimento dei fattori si può scomporre in due componenti:


Rendimento= Utilizzo del fattore * Rendimento effettivo
Nel caso della manodopera il rendimento viene espresso come:
Rendimento= Volume prodotti * Manodopera potenziale
Questo rapporto si può scomporre:
Utilizzo della manodopera * Rendimento effettivo manodopera
(utilizzo della manodopera = ore effettivamente lavorate * ore pagate)
(rendimento effettivo manodopera = volumi prodotti * ore effettivamente impiegate)
Nel caso del rendimento degli impianti:
Indice di utilizzo = Capacità utilizzata * Capacità potenziale
Indice di rendimento effettivo = Volume di output realizzato * ore macchina effett. Impiegate

L’importanza dei rendimenti emerge anche dalla considerazione del legame con i costi di
produzione. È il fenomeno della dinamica dei rendimenti che ‘’determina’’ la dinamica dei costi di
produzione (il riferimento ai rendimenti permette di interpretare i fattori interni determinanti il
fenomeno della variabilità dei costi). Possiamo avere:
 fattori a rendimenti variabili (fattori permanenti), la loro partecipazione alla produzione
è estesa a più processi di produzione e si compie mediante la cessione graduale dei servizi
potenziali in essi incorporati. I rendimenti variano al variare dei volumi produttivi.
A costi costanti corrispondono rendimenti variabili (in tale variabilità è inserito il rischio
legato ai costi costanti per gli andamenti produttivi);
 fattori a rendimenti costanti (fattori non permanenti), il loro volume di impiego varia in
maniera proporzionale al variare del volume produttivo (la variabilità del rendimento è
connessa alla variabilità del costo).

3) LA QUALITÀ E LE SUE MISURE. (efficacia)


Negli ultimi decenni la qualità ha assunto importanza crescente come fonte di vantaggio
competitivo da differenziazione. La qualità del prodotto è infatti un concetto multidimensionale:
 prestazione essenziali(funzioni primarie )
 prestazioni aggiuntive(funzioni complementari alle prime)
 affidabilità
 conformità
 longevità
 estetica
 qualità percepita
Il concetto di qualità è ultimamente cambiato da un'accezione di “idoneità all'uso” a “soddisfazione
del cliente” rendendola più completa. I nuovi principi aggiunti sono :
 focalizzazione alla soddisfazione del cliente

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 il miglioramento continuo
 l'integrazione di tutte le funzioni aziendali in una visone fortemente sistemica

Le ISO 9000 e le Vision 2000 sono un gruppo di normative standard che sono state create per
consentire alle imprese di documentare efficacemente e di certificare gli elementi componenti il
proprio sistema di qualità (60 paesi hanno aderito a questi sistemi).

Le principali misure e i fondamentali strumenti per la qualità


Per ottenere un buon livello di qualità di produzione è fondamentale il controllo del processo
produttivo e delle molteplici cause programmatiche e non della sua variabilità. Inoltre è
fondamentale creare le condizioni adeguate ad un’ ottica di miglioramento continuo nello
svolgimento dei processi. Per cui sono necessari strumenti di controllo e di supporto a partire dagli
operai sulla linea. 2 strumenti utili per la misurazione ed il controllo della qualità sono i seguenti:
A. costi della qualità:costi sostenuti per prevenire la fabbricazione di un prodotto di bassa
qualità o modificare la produzione in corso perché la difettosità non si determini.
 Vengono classificati sostanzialmente in 4 categorie :di prevenzione
 di valutazione
 interni di difettosità
 esterni di difettosità
Se il difetto viene identificato una volta terminata la produzione il valore aggiunto perduto risulta
assai più elevato.
B. gli indicatori non monetari :riguardo aspetti concreti della qualità. Per esempio:
 percentuale dei difetti
 frequenza delle interruzioni nel processo produttivo
 incidenza degli scarti
 interventi in garanzia
 qualità dei materiali in ingresso
 percentuali di consegne puntuali

4) LA FLESSIBILITÀ E LE MISURE DI TEMPO. (efficacia)


Capacità di ottenere convenientemente una ampia gamma di prodotti per far fronte ai mutamenti
crescenti nelle richieste qualitative della domanda ed alla competizione sul mercato.
La velocizzazione(just in time) dei processi è una delle condizioni che rendono possibile la
flessibilità del sistema rispetto alle mutevoli e differenziate esigenze della domanda che richiedono
risposte difficilmente prevedibili in anticipo e che quindi sono da attuare in tempi più ridotti.

Gli aspetti più critici della velocizzazione sono :


 time to market:capacità di anticipare la concorrenza
 manufactoring lead time:velocità del processo produttivo,all'interno del quale i “setup
times” (tempi di attrezzaggio) sono rilevanti.
 customer response time:il tempo di risposta del sistema aziendale alla domanda del cliente
finale.

La flessibilità della produzione riguarda i seguenti aspetti:


 le modifiche, capacità di apportare cambiamenti ai prodotti in esercizio;
 la consegna, capacità di modificare la programmazione della produzione e/o della consegna
 per far fronte a necessità inaspettate;
 il volume, capacità di modificare la produzione in diversi periodi;
 il mix, capacità di produrre una certa varietà di prodotti all’interno di un dato periodo senza

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 modificare la struttura produttiva;


i fattori, capacità di modificare il mix delle risorse impiegate nel processo produttivo.

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CAPITOLO 10 – LE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO AZIENDALE


L'EQUILIBRIO ECONOMICO. L'EQUAZIONE ECONOMICA
L’equazione economica esprime le condizioni necessarie affinchè sia realizzato l’equilibrio
economico (attraverso l’individuazione di variabili e legami logico-matematici). È uno strumento
noto in Economia Aziendale che offre la possibilità di rappresentare in maniera ‘’formale’’
l’equilibrio economico generale e gli equilibri del sistema d’azienda.
Il limite principale di questa equazione è che non riesce a spiegare il come e il perché l’equilibrio, o
lo squilibrio, economico reddituale di un’azienda si è verificato, si sta verificando, si verificherà.
L’equazione economica consente quindi di esprimere, in chiave programmatoria (a preventivo) e a
consuntivo (per la verifica) le condizioni di equilibrio o squilibrio.
L’equazione economica, di primo grado ad un’incognita, esprime le operazioni di gestione
reddituale di un’azienda in un arco temporale da definire e si sostanzia nell’insieme delle relazioni
che devono sussistere tra i valori di costo (operazioni relative all’acquisizione/utilizzazione dei
fattori produttivi) e i valori di ricavo ( operazioni relative alla produzione/vendita dei prodotti).
L’equazione economica è la seguente:
∑C + r = ∑R (equazione totale)

Dove:
 ∑C = sommatoria dei costi
 ∑R = sommatoria dei ricavi
 r = reddito (differenza tra ricavi e costi)
 f x p = (fattore produttivo) x (prezzo di costo) = Costi dei fattori produttivi a rapido rigiro.
Si tratta di costi di acqusizione/utilizzazione aventi il carattere monetario (acquisti/utilizzi
avvenuti nell’esercizio) o non monetario (acquisti avvenuti nell’esercizio precedente).
 f x p’ = (fattore produttivo) x (prezzo d’uso) = Costi dei fattori produttivi a lento rigiro.
Si tratta di costi di utilizzazione aventi carattere non monetario (rettifiche di costi di
acquisizione di fattori produttivi ad utilità pluriennale).
 q x p = (prodotto/servizio) x (prezzo di ricavo) = Ricavi dei prodotti/servizi ottenuti e
venduti.
Si tratta di ricavi di vendita aventi il carattere monetario (vendite di prodotti/servizi
avvenute nell’esercizio) e di ricavi di produzione avente il carattere non monetario (valore
produzione realizzata e non venduta).

f, p, q, P possono ciacuno diventare ‘’l’incognita a cui si debba attribuire un valore


numerico’’.
Non solo il reddito r, può essere oggetto di determinazione.
L’equazione economica può essere analizzata considerando la gestione aziendale nel suo
complesso (equazione economica globale) o le sue singole parti (equazioni economiche
particolari).

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Una delle scomposizioni più nota della gestione aziendale individua le seguenti aree:
Gestione  Caratteristica (gest.operativa), comprende l’insieme delle operazioni di acquisizione (costi
caratteris vendita, costi acquisto, ricavi vendita) dei fattori produttivi (correnti e pluriennali), di
tica produzione e di vendita direttamente rivolte al conseguimento degli obiettivi della gestione
tipica dell’azienda;
 Extracaratteristica (gest. operativa) (o degli investimenti accessori), include le operazioni
che non rientrano nell’oggetto principale dell’attività aziendale (investimenti in immobili
civili da parte di un’azienda industriale);
 Finanziaria, attiene ai processi di acquisizione/rimborso dei finanziamenti e di gestione
della liquidità;
 Straordinaria, comprende operazioni legate ad eventi casuali o occasionali rispetto al
normale svolgimento della gestione (furti, incendi, ristrutturazioni);
 Tributaria (o fiscale), legata ad operazioni rivolte alla determinazione delle imposte sul
reddito di periodo.

Impostando un’ equazione economica relativa alle sole operazioni di gestione caratteristica
(equazione economica parziale ∑C + r = ∑R ),la sommatoria dei costi della produzione
caratteristica riguarda tutti costi d’utilizzazione dei fattori produttivi strutturali e di consumo(costi
dei fattori correnti esterni,costi del fattore produttivo lavoro, costi dei fattori pluriennali), mentre la
sommatoria dei ricavi della produzione caratteristica riguarda i ricavi di ottenimento di
prodotti/servizi.

La differenza tra i ricavi della produzione realizzata ed i relativi costi dei fattori correnti esterni
esprime il valore aggiunto operativo.

La differenza tra il valore aggiunto operativo e i costi della peoduzione caratteristica esprime il
margine operativo lordo (MOL).

La differenza tra i ricavi della produzione caratteristica e i costi della produzione caratteristica
esprime il margine operativo netto o reddito operativo caratteristico.

Considerando l’intera gestione, l’equazione economica rappresenterà l’equilibrio economico


generale (equazione economica globale). In tal senso la sommatoria dei costi riguarda i costi della
produzione caratteristica, costi per finanziamenti attinti, costi per investimenti accessori, costi
straordinari, costi per imposte sul reddito; mentre la sommatoria dei ricavi riguarda i ricavi della
produzione caratteristica, i ricavi da investimenti accessori e i ricavi straordinari.
Il risultato economico dell’intera gestione è dato da r = ∑R - ∑C e può assumere tre configurazioni:
r < 0 (perdita) R < C (negativo - squlibrio)
r = 0 (pareggio) R = C (nullo)
r > 0 (utile) R > C (positivo - equilibrio)

L’equilibrio economico che si ottiene quando i ricavi sono remunerativi di tutti i costi, presenta un
tile che soddisfa le esigenze di ‘’profitto’’ del soggetto economico. Per realizzare le condizioni
minime di equilibrio economico, è necessario ottenere la remunerazione anche dei fattori che non
generano costi espliciti e precisamente:
 la remunerazione per l’utilizzo di beni in uso gratuito;
 la remunerazione del lavoro imprenditoriale;
 la remunerazione del capitale lavoro.

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Si tratta di costi non finanziamente sostenuti (oneri figurativi) ma ‘’relativi a rinunce che il soggetto
economico compie svolgendo l’attività d’impresa’’. Solo soddisfacendo tale condizione l’equilibrio
economico assume veste di equilibrio economico ‘’oggettivo’’ e l’equazione può essere:
∑C (costi effettivi + costi figurativi) = ∑R

L’uso in azienda di beni non di proprietà della stessa, può essere considerato un ‘‘costo opportuità’’
(rinuncia ad una retribuzione che dovrà essere coperta con i ricavi di gestione)[terreni, mezzi].
Il soggetto economico oltre ad inserire nell’attività imprenditoriale il capirtale, inserisce anche il
suo lavoro d’imprenditore, impiegando capacità e tempo che potrebbero essere destinati ad un’altra
attività.
Il rischio sarebbe quello di non ottenere alcun rendimento e quindi il soggetto economico deve
rinunciare ad un guadagno sicuro (senza rischio) rispetto ad un risultato incerto.
La remunerazione del capitale proprio è composta da due aliquote:
 saggio di remunerazione degli investimenti senza rischio;
 saggio di intensità del rischio d’azienda.
Il reddito o profitto che ne consegue viene chiamato sovrareddito/extraprofitto/sovra profitto. In
azienda, viene chiamato ‘’profitto minimo di equilibrio’’ (quota attesa dall’imprenditore dopo aver
remunerato tutti i fattori produttivi).
In questo caso si può definire l’equilibrio economico ‘’soggettivo’’ :
Costi effettivi + Costi figurativi + r’ = ∑R
La soggettività è legata alla quota che l’imprenditore attende o si pone come obiettivo (r’).
Nel breve termine, se si sceglie come periodo di riferimento l’esercizio, l’equazione economica è
l’equazione di bilancio, attraverso la quale si calcola il reddito di esercizio e il capitale di
funzionamento. L’equazione di bilancio d’esercizio contiene solo i costi effettivi e non quelli
figurativi.
La differenza tra ricavi e costi rappresenta un reddito (r) che, se positivo, è l’utile d’esercizio e la
condizione di equilibrio non potrà essere r = 0 (R = C) ma solo r >0, in modo tale da coprire gli
oneri figurativi. Lo scopo della determinazione del reddito è contenuto nella sua definizione: reddito
come ‘’variazione’’ che il capitale subisce per effetto della gestione.

L'equilibrio tra ricavi e costi: le leve economiche


Non esiste una sola specie di costo ma ve ne sono tante in relazione ai molteplici problemi
economici che nella realtà si presentano, per ciò si fa riferimento alla nozione di costo di
produzione ed a quella, collegata, di costo di utilizzazione dei fattori(che non possono essere
misurati da nessuna variazione numeraria in quanto hanno ragione d'esistere solo in base al
consumo.
Il costo d'acquisizione dei fattori che generano costi anticipati può essere scomposto in due
costi:costo di utilizzazione(parte del fatt produttivo che è stata utilizzata)+ costo sospeso(parte non
ancora utilizzata).
Il costo d'acquisizione dei fattori che generano costi contestuali o immediati coincide con quello di
utilizzazione(costo di acquisizione/utilizzazione). Entrambi con la spesa temporalmente parallela
all'utilizzo si suddividono in quelli che costano se vengono utilizzati(alcuni servizi esterni) ed altri
che costano indipendentemente dall'utilizzo(servizi di lavoro).
Allo stesso modo i ricavi di vendita si possono suddividere in ricavi di cessione (dalla vendita e
dalle altre operazioni di gestione esterna con misurazione finanziaria) e ricavi di produzione(valore
dei prodotti finiti o in fase di formazione). Il ricavo di vendita è misurato da una variazione
finanziaria invece i ricavi di produzione sono quelli che si sono formati indipendentemente dalla
vendita; quest'ultimi devono tener conto delle rimanenze di prodotti ,di ciò che uscito dal
magazzino senza controprestazione e di ciò che si produce di diverso rispetto alla produzione
caratteristica.
Le leve da manovrare per tenere sotto controllo i costi e i ricavi sono 4(dosi dei fattori produttivi,

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prezzi d'acquisto,quantità dei prodotti,prezzi di vendita);sono variabili interconnesse che in più


devono fare i conti con molteplici circostanze interne d'azienda ed esterne d'ambiente.
Analizzandole separatamente (in un primo momento) abbiamo:
 Prezzi di vendita: Dipendono dal settore e dal mercato. Secondo le teorie microeconomiche
un'azienda può essere price taker(concorrenza perfetta) e quindi il prezzo non può essere una
leva oppure price maker (es:concorrenza imperfetta o oligopolio differenziato ;se non vi
sono controlli statali del prezzo l'azienda può sciegliere di apportare differenze di prezzo)e
quindi il prezzo può servire per stabilire il livello dei ricavi,la convenienza di vendere o
non,aumentare o meno la produzione,continuare o smettere l'attività.
 Volume di produzione: Decidere il volume di produzione è momento decisionale di fondo
ed è una scelta composta da due aspetti(interno/esterno).Per quanto riguarda l'interno un
buono strumento può essere l'analisi del punto di pareggio che ,pur con i suoi limiti,fornisce
una strumentazione accettabile in grado di organizzare i costi che l'azienda dovrebbe poter
sostenere .Sul fronte esterno invece la scelta dipende dal semplice ammontare degli
ordinativi dei clienti vecchi e nuovi o in via più sofisticata da calcoli statistici legati a teorie
del marketing.
 Prezzo di acquisto: Se l'azienda ha possibilità di scelta del miglior prezzo(se è contrattabile)
a causa di determinate caratteristiche del settore e/o del mercato ,il prezzo d'acquisto risulta
un indice che aiuta a formulare giudizi di convenienza ad acquistare o meno,ad avere un
rapporto con un fornitore piuttosto che con un altro.
 Volumi d'acquisto: Come il prezzo dipendono dal potere contrattuale dei fornitori e allo
stesso modo le problematiche non sono solo esterne ma internamente occorre individuare il
miglior trade-off tra l'approvvigionamento e la dinamica di produzione (miglior rapporto
input/output,tra minimo prezzo e massimo risultato) che inoltre nel tempo può essere
estremamente variabile per altri motivi(affermazione o fallimento dei prodotti sul
mercato,innovazioni di processo ,diversi rendimenti dei fattori produttivi).

I caratteri dell'equilibrio economico: dinamico,durevole e probabilistico


Il fine di perseguire l'equilibrio economico rende il sistema azienda :
 dinamico: in continua evoluzione per mantenere le condizioni di “equilibrio dinamico” che
essendo tale non sempre nel breve periodo viene soddisfatta.
 durevole: la continuità temporale dell'azienda dipende dalla condizione che l'equilibrio
economico possa valere nel tempo che è comunque relativo alla tipologia dei processi
produttivi dell'azienda presa in esame(cicli produttivi brevi=tempi di equilibrio costi/ricavi
breve;cicli produttivi pluriennali=tempi di equilibrio costi/ricavi di lungo termine).
 probabilistico:di fatto la gestione aziendale è probabilistica e l'equazione può essere
impostata in termini preventivi/ programmatici(ex ante) al fine di tenere conto degli
andamenti futuri,fissare gli obbiettivi generali ,individuare i rischi generali e particolari,etc
etc.

Le condizioni di economicità ,efficacia,efficienza


Per un'azienda la condizione di economicità è riassumibile nell'avvenuto perseguimento
dell'equilibrio economico.Efficienza,efficacia ed economicità sono condizioni imprescindibili se si
vuole perseguire l'equilibrio economico sia a livello generale che particolare.
 condizione di economicità:In economia politica ,nel filone classico della teorica
pura,condizione di economicità significa applicazione del minimo mezzo per un dato livello
di prodotti ottenuti.
 condizione di efficacia:grado di rispondenza tra gli output effettivi e gli output desiderati,in
altre parole,la capacità di fare tempestivamente la cosa giusta
 condizione di efficienza: rapporto “ottimale”,o desiderato, tra gli input effettivi e gli output
effettivi ,in altre parole,la capacità di “fare” con il minor spreco e/o con il maggior

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rendimento.
Sia in chiave prospettica che consuntiva ,economicità,efficacia ed efficienza vanno individuate. Una
parziale misurazione delle condizioni di economicità ,efficacia ed efficienza può essere individuata
in alcuni indici economico-finanziari. Il reddito(andamento complessivo) dell'azienda può essere
considerato “indice” di equilibrio e disiquilibrio per cui un indice che descrive il rapporto tra il
reddito netto(andamento complessivo) e capitale proprio ci dà l'idea dell'effettiva remunerazione e
quindi dell'efficacia,efficienza ed economicità del sistema azienda ad impiegare i mezzi propri.
Questo indice si chiama Indice di redditività aziendale (ROE, Return on Equity) ed è il rapporto tra
reddito netto/mezzi propri ed espresso in termini percentuali ,indica quanto rende cento lire di
capitale investito nella gestione dai “finanziatori di rischio”.
Un'altra preliminare chiave di lettura delle condizioni di economicità,efficienza ed efficacia è
l'Indice di redditività del capitale investito (ROI= reddito operativo/capitale investito)[Return on
Investiment] che circoscrive l'analisi alla redditività solo della gestione caratteristica, considerando
però tutto il capitale che è stato investito(di rischio e di credito) ;essendo così fatto ci indica quanto
rende il capitale investito nella gestione caratteristica.
Vedremo nei prossimi paragrafi come funziona la relazione tra i due indici chiamata “effetto leva”.

L'EQUILIBRIO FINANZIARIO. L'EQUAZIONE FINANZIARIO MONETARIA


F1+E=U+F2
F1= fondo iniziale di liquidità F2= fondo finale di liquidità
E= entrate (vendite, riscossione crediti, ottenimento debiti) U= uscite (acquisti, concessione
crediti, estinzione debiti)

Entrate >= Uscite cioè la capacità dell'azienda di far fronte con continuità ai pagamenti a cui è
tenuta. E' necessaria anche un'analisi dal punto di vista monetario dell'equilibrio monetario:
Afflussi monetari >= Deflussi monetari

Come per l'equilibrio economico per il finanziario bisogna tenere conto della gestione che genera le
entrate e le uscite finanziarie.(gestione caratteristica:ricavi vendita e costi
d'acquisizione ;finanziaria :apporto di capitale proprio e distribuzione utile; patrimoniale
accessoria:realizzi dalla gestione patrimoniale accessoria e investimenti nella gestione patrimoniale
accessoria).

Esistono due tipologie di squilibrio finanziario :


 E>U: nel momento in cui il rapporto di maggioranza è consistente e stabile nel tempo si può
parlare di STASI FINANZIARIE in cui la presenza di eccessiva liquidità inoperosa indica
l'impossibilità di trovare impieghi alle risorse.
 E<U :se la differenza è stabile e inoperosa abbiamo PUNTE FINANZIARIE che indicano
assenza di liquidità che può pregiudicare la salute aziendale.

Esistono stasi e punte “benigne”(FUNZIONALI,fisiologiche) e


“maligne”(ANTIFUNZIONALI,patologiche).

Le stasi o punte antifunzionali possono compromettere in diversi ambiti la redditività dell'azienda:


 Rapporti con i fornitori:peggioramento della qualità dei fattori produttivi e delle
consegne ,costi d'acquisto alti perchè contenenti implicitamente o esplicitamente interessi
passivi di fornitura.
 Rapporti con i clienti: non può cogliere i vantaggi offerti da un improvviso o particolare
aumento della domanda
 Rapporti con le banche: perdita di forza contrattuale nella negoziazione dei tassi per

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l'approvvigionamento dei capitali.


 rinnovamento impianti: non consente una progettazione di innovazione tecnologica.

L'equilibrio tra entrate ed uscite: le leve finanziarie


L'azienda è sempre alla ricerca del trade-off più conveniente tra finanziamenti e investimenti
nell'ambito dell'equilibrio finanziario relazionato all'equilibrio economico è molto importante
analizzare la “leva finanziaria”. La “leva finanziaria” legame logico-matematico tra
ROE, ROI e tasso medio finanziamenti da terzi. Questo legame dimostra che qualora si
verifichino determinate condizioni l'azienda ottiene un effetto positivo in termini di miglioramento
della redditività complessiva indebitandosi anziche investendo capitale proprio.Le condizioni
richieste sono:
 un tasso di interesse conveniente rispetto a fattori esterni (fisso e non variabile) e a
fattori interni cioè un tasso d'interesse minore del tasso di rendimento dell'attività
caratteristica dell'azienda.
 quoziente d'indebitamento crescente.
Se il divario positivo tra remunerazione del capitale investito e remunerazione del capitale di credito
sia mantenuto costante o crescente ci si può aspettare un aumento della redditività complessiva.
[Vedere parti in rosso pag. 403]

I caratteri dell'equilibrio finanziario :dinamico ed immediato


o Dinamico: deve essere combinato in modo da poter perseguire equilibri successivi.
o immediato: l'equilibrio finanziario non può venire meno in nessun momento.
L'equilibrio finanziario non determina condizioni di equilibrio economico obbligatoriamente infatti
possono essere molteplici gli sfasamenti tra aspetti economici ed aspetti finanziari(per
esempio:possono esserci state immissioni di mezzi propri,di anticipi,etc etc).
In quanto necessita di una verifica nel breve termine va considerato ex ante in maniera preventiva.
Chi gestisce l'azienda deve cioè rammentare l'influenza degli andamenti economici su quelli
finanziari ,il condizionamento degli andamenti finanziari su quelli economici,senza lasciarsi
condizionare troppo da quest'ultimo.
L’equilibrio finanziario prevede un armonia tra fonti e impieghi:
 armonia temporale, acquisizione della fonte deve essere sincronizzata con il manifestarsi del
fabbisogno finanziario per l’impiego;
 armonia qualitativa, la scadenza della fonte deve essere adeguata al tempo di ritorno
dell’impiego.

L'EQUILIBRIO PATRIMONIALE. L'EQUAZIONE DEL CAPITALE


Collega il ramo finanziario con il ramo economico così come collega la produzione ai
finanziamenti. Accoglie quindi elementi economici ed elementi finanziari. L'equzione è la seguente:
A=P+N
Per A sono le Attività intese come le componenti positive e rappresentano i mezzi(economici e
finanziari) a disposizione del sistema(attività finanziarie:denaro in attesa di essere investito e crediti
in attesa di essere incassati;attività economiche:costi sospesi).
Per P sono le Passività sono le componenti negative e rappresentano le diverse categorie di
debito.(passività finanziarie:debiti di varia natura;passività economiche:ricavi sospesi)
Per N s'intende il capitale netto cioè la relazione logico matematica (A-P).
Se la differenza tra attività e passività assumesse segno negativo(A-P<0) si verificherebbe deficit
patrimoniale. L'eterogenea composizione del capitale è l'immagine sintetica ,di tipo
quantitativo,della complessità aziendale nei suoi aspetti economici,patrimoniali e finanziari.
I componenti del capitale hanno 2 caratteristiche:
 strumentalità:relazione di utilità tra il bene e la produzione(fisica e di reddito) aziendale.

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 complementarietà-coordinazione: il fattore produce un'utilità supplementare a patto che


risulti funzionale il suo collegamento con tutti i restanti elementi per cui determina un valore
maggiore il capitale unitariamente inteso rispetto alla sommatoria delle parti valorizzate
singolarmente.

L'equilibrio può anche essere analizzato come l'insieme delle “fonti di finanziamento” da cui
attingere i mezzi ma anche come hanno trovato collocazione quei mezzi come insieme di
“impieghi”. Impieghi=Fonti.
I fattori produttivi possono essere caratterizzati in base al tempo di rientro nei cicli monetari di un
anno:
 impieghi a breve :rientro monetario >=1(capitale circolante)
 impieghi non a breve :rientro monetario <1(capitale fisso)
 fonti a breve :rimborsati entro l'anno
 fonti non a breve rimborsati entro più di un anno.

La correlazione tra categorie omogenee per ritorno e scadenza è estremamente importante.Il


principio fondamentale dell'equilibrio patrimoniale dice che il tempo di scadenza delle fonti deve
essere sincronizzato con il tempo di recupero degli impieghi onde evitare disiquilibri finanziari
come le stasi o le punte.
Analisi della sincronizzazione attività/passività:
A. principio del finanziamento dell’attivo fisso, l’attivo fisso dovrebbe essere finanziato
prevalentemente con i mezzi propri e con i debiti a medio-lungo termine(se il finanziamento
relativo avrebbe una scadenza minore l'azienda si troverebbe nell'impossibilità di far fronte
alle proprie obbligazioni) onde evitare una punta finanziaria causata da una deficienza
patologica di liquidità.
B. principio del finanziamento dell’attivo circolante, dovrebbe essere finanziato
prevalentemente con il passivo a breve termine, in caso contrario si verificherebbe una
liquidità fittizia ,cioè una disponibilità patologica di liquidità che sappiamo essere una stasi
finanziaria.(avesse scadenza maggiore si troverebbe con le disponibilità monetarie del
finanziamento stesso più quelle dei ricavi delle vendite).
C. principio della liquidità corrente, il normale avvicendamento dei crediti a breve
termine ,aumentano della liquidità vera e propria dovrebbe essere in grado di fronteggiare il
pagamento dei debiti a breve termine.

I caratteri dell'equilibrio patrimoniale: statico ,durevole ed immediato


L'equilibrio patrimoniale è una condizione che deriva dall'equilibrio economico e dall'equilibrio
finanziario.
 Statico perché ci dà l'immagine fissa dell'azienda in un dato istante t.
Rispetto al tempo non ha molto senso cercare di capire se l'equilibrio patrimoniale debba
essere durevole(come quello economico) od immediato(come quello finanziario)
o durevole: per consentire alla gestione di continuare ad utilizzare impieghi e fonti
idonei al perseguimento dell'equilibrio economico.
o immediato:per consentire di utilizzare in modo appropriato le risorse finanziarie.
Il legame più importante ,che fa da tramite tra l'equazione economica e l'equazione patrimoniale ,è
il reddito. Sebbene nell'equazione patrimoniale il reddito non assume la veste d'incognita ,è
comunque la grandezza che qualifica e modifica il capitale che ha funzionato nella
gestione,accrescendolo o diminuendolo.

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L'AZIENDA TURISTICA UN MODELLO DI ANALISI.


1) L'azienda :definizione e classificazioni.
Analizziamo il fenomeno aziendale con l'”approccio complesso” secondo il quale l'azienda
viene vista nella sua completezza, ovvero si considerano al contempo la sua struttura-aspetto
statico- e la sua funzionalità operativa-aspetto dinamico-quali dimensioni diverse ma
inscindibili di una medesima realtà. La dottrina economico-aziendale italiana si distingue
dalle altre per il suo concetto di azienda unitario ed universale, oltre che unico nel tempo e
nello spazio, irriproducibile cioè in un diverso contesto storico geografico. Le aziende
possono essere classificate in base alla dimensione,forma
giuridica,produzione/erogazione,etc etc..
2) La teoria sistemica a supporto dello studio dell'azienda.
Dopo la seconda guerra mondiale un biologo americano sviluppa la teoria generale dei
sistemi.
Consisteva in un diverso approccio ai problemi scientifici che mirava a superare il
“particolare” mediante una visione più ampia che conduca ad uno studio unitario dei
problemi. Il concetto di sistema ,quale “combinazione di parti o elementi riuniti in un
tutto”,è idoneo essere utilizzato in molteplici ambiti scientifici. Per quanto riguarda
l'economia aziendale ,la teoria sistemica consiste nel rappresentare l'azienda come un
sistema complesso di elementi interagenti tra loro tramite relazioni interne ed esterne e che
sono coordinati verso il raggiungimento di un medesimo fine. Il valore del sistema azienda è
inevitabilmente influenzato dalle relazioni che legano tali elementi tra loro e dalle sue
prospettive future di vita futura e quindi non corrisponde alla semplice sommatoria dei
valori degli elementi che la compongono. Il fine comune a tutti gli elementi è il
mantenimento di un equilibrio economico a valere nel tempo unica condizione in grado di
assicurarle un'autonoma sopravvivenza.
3) L'azienda turistica quale sistema: un modello di analisi.
Il turismo è un fenomeno decisamente complesso,la scienza economica può coglierne solo
alcune delle svariate dimensioni del fenomeno,che senza dubbio si presta meglio ad un
approfondimento multidisciplinare. Dal punto di vista economico il turismo appare come un
insieme di attività economiche difformi, eterogenee ,ma tra loro interrelate per cui ne
consegue una certa difficoltà nel voler dare una precisa definizione di azienda turistica. Le
aziende turistiche sono classificabili come:
 settore turistico ristretto:le aziende operanti nell'ambito di servizi ricettivi e
nell'intermediazione turistica.
 settore turistico allargato:tutte le aziende che “intercettano” le esigenze e necessità
del consumatore-turista(ristorazione,trasporti,organizzazione del tempo libero,etc..)
Per capire meglio il funzionamento dell'azienda turistica dobbiamo analizzarla
scomponendola in 4 sub sistemi ed analizzarli uno per uno ,data la loro complessità,come un
sistema a parte:
 subsistema della produzione: consiste nel modulo di combinazione ossia il momento
vitale dell'azienda in cui si realizza il processo di produzione.
Per quanto riguarda gli input nonostante si parli di processo produttivo, non vengono quasi
mai trasformati ma vengono semplicemente assemblati e coordinati. Per cui essendo le
aziende turistiche prevalentemente aziende di servizi al loro interno occupano un ruolo
fondamentale le risorse umane.
L'output di un'azienda turistica viene considerato un prodotto virtuale ,fruibile solo
attraverso l'esperienza. L'esperienza di ogni prodotto turistico è estremamente soggettiva o
quasi unica essendo influenzata da una molteplicità di elementi soggettivi(ambiente
esterno,relazioni comunicazionali , interscambi,etc etc). Inoltre in quanto azienda di servizi
il momento della produzione solitamente coincide con quello della distribuzione ,ciò è
riscontrabile in una sostanziale assenza del magazzino in azienda.

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 secondo sub-sistema delle relazioni azienda-ambiente:


l'azienda turistica ha bisogno di stabilire con l'ambiente esterno dei rapporti al fine di
ottenere gli input produttivi che le necessitano e collocare sul mercato gli output derivanti
dalla sua attività. Il cliente ,infatti , vede un diretto ed imprescindibile coinvolgimento nel
processo produttivo aziendale;in altre parole è il fulcro attorno al quale plasmare il modulo
di combinazione produttiva.
 terzo sub-sistema del management:
composto da tre fasi:1)pianificazione e programmazione 2) organizzazione e gestione 3)
controllo . Sostanzialmente il concetto madre di questo sub-sistema è che un'attenta e
consapevole previsione della futura domanda rappresenta un momento fondamentale nella
gestione dell'azienda turistica ,che può avere significative ripercussioni sulle future posizioni
di equilibrio economico-finanziario(stasi-punte).
 il quarto subsistema delle informazioni:
il management necessità di informazioni adeguate al supporto dei processi decisionali e
programmatori dell'offerta. Questo subsistema si occupa di ottenere informazioni fruibili dai
soggetti interni ma anche e soprattutto esterni all'azienda.

* DIFFERENZA TRA:
a) AZIENDA: definizione ‘’complessa’’ di Giannessi;
b) IMPRESA:
- azienda che ha per scopo la produzione di un risultato economico positivo, al fine di remunerare
il capitale che è stato investito dal soggetto proprietario;
-soddisfa un bisogno del proprietario (bisogno di guadagnare) mediante il soddisfacimento di
bisogni del mercato (clientela).

* DATI Trattamento INFORMAZIONI


studiati, trattati, elaborati prodotto finito
provenienti da interno/esterno

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