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LEZIONE 1

CHE COS’E L’IMPRESA?


un’organizzazione economica (di persone e di beni) che, mediante l’impiego di un complesso
differenziato di risorse (lavoro, impianti, materiali, ecc.), svolge processi di acquisizione e di
produzione di beni e servizi da scambiare con soggetti esterni con il fine di realizzare determinate
attività e conseguire valore. Concetti chiave: • contesto • decisioni • confine • risultati

L’impresa e il suo significato

Il contesto comprende un insieme di elementi strutturali che qualificano la cornice entro la quale
si svolge l’azione dell’impresa. Il contesto può essere:

• Interno: comprende l’insieme dei fattori umani, tecnici e finanziari che rientro nella disponibilità
dell’impresa, unitamente alle modalità con le quali questi fattori sono organizzati.

• Esterno: comprende l’ambiente generale, che racchiude le influenze proiettate sull’impresa dagli
ambiti politico economico sociale tecnologico (analisi PEST), e l’ambiente specifico che sostanza le
influenze proiettate sull’impresa da parte di fornitori, concorrenti attuali e potenziali, acquirenti e
partner in generale (Analisi SWOT, 5 Forze Competitive di Porter).

L’area delle decisioni comprende scelte di natura diversa:

• quelle strategiche: connesse all’armonizzazione dei rapporti con l’ambiente

• quelle tattiche connesse al miglior uso dei fattori di produzione

• quelle di natura più squisitamente operativo.

Le decisioni possono a loro volta interessare la:

• Dimensione reale: si comprendono le scelte di acquisizione, uso e dismissione dei fattori della
produzione (produzione di un prodotto, acquisto di un macchinario)

• Dimensione finanziaria: comprende le scelte in materia di raccolta delle fonti necessarie per
soddisfare i bisogni connesse agli impieghi derivanti dall’acquisizione dall’uso dei fattori della
produzione.

Il confine rappresenta un potenziale elemento di demarcazione tra le combinazioni produttive che


rientrano nella disponibilità dell’impresa e le combinazioni che invece rientrano nella disponibilità
di altre entità, di cui l’impresa eventualmente usufruisce dei flussi di servizio. Confine dell’impresa
è variante nel tempo e nello spazio in funzione di diversi aspetti quali il potere di mercato,
l’innovazione. I Risultati esprimono le performance conseguiti dall’impresa in un arco

temporale definito. Possono essere espressi in termini economici, finanziari e sociali e sono co-
determinate dall’interazione tra le decisioni, il contesto interno ed esterno.

Perché è così difficile studiare l’impresa?

La difficoltà di analisi del fenomeno impresa è dovuta, in primis, al diverso punto di osservazione
del fenomeno stesso, ovvero mediante quali lenti di osservazioni si analizza e si studia l’impresa.

• Il giurista

• Lo studioso di economia aziendale

• L’economista di impresa

Prospettiva giuridica

Il Codice Civile non contiene la definizione di impresa ma la nozione di imprenditore e di azienda.

L’art. 2082 recita che l’imprenditore è colui che «esercita professionalmente e sistematicamente
una attività economica organizzata finalizzata alla produzione e/o allo scambio di beni e servizi».
L’art. 2555 recita che «l’azienda è il complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio
dell’impresa». I “pilastri” (giuridici) su cui poggia l’impresa:
1.Un’ attività economica: un fenomeno che, attraverso la sistematica eccedenza dei flussi in uscita
(output) sui flussi in entrata (input) si autoalimenta;
2.Un insieme di fattori “organizzati”: è la gestione di tali fattori organizzati che concorre ad
individuare l’impresa;
3.Un elemento finalistico ovvero la produzione e lo scambio di beni e servizi.

Prospettiva economia aziendale

L’impresa è “un istituto economico destinato a perdurare (...), alla ricerca di continuità economica
per un’opera non mai compiuta”. Emerge dunque un altro importante pilastro: quello della
“continuità” secondo il quale l’impresa solo nel tempo può trovare la sua esplicazione.
Attenzione: La vita media di una società quotata allo S&P 500, l’indice delle imprese leader
americane, è in diminuzione: era poco meno di 70 anni negli anni 1920, circa 50 nello scorso
secondo, oggi poco più di 15 anni.

Prospettiva economista di impresa

Tali studiosi identificano nella forza vitale o “fervore vitale” quel principio guida che si sprigiona
dall’interno ed è sintesi di principi di autonomia, solidarietà, gerarchia e adattamento.
L’importanza di una condotta imprenditoriale intesa come un’azione programmata e pianificata,
consapevole e attiva, tesa al perseguimento delle finalità della sopravvivenza e sviluppo
dell’impresa
Prospettiva economista di impresa

La definizione di impresa comprende, quindi, i seguenti aspetti:

• i fattori della produzione che possono assumere carattere umano, tecnico e finanziario

• l’organizzazione dei fattori della produzione ovvero la presenza di regole di coordinamento (ogni
bene si trova in corrispondenza di altri beni e dello stesso complesso) e di orientamento comune
(il complesso dei beni viene attivato in vista del raggiungimento di determinati obiettivi)

• la direzione unitaria dei fattori della produzione da parte di un organo di governo

Diversi approcci allo studio dell’ impresa

1.Approccio riduzionistico-analitico:

I principi di tale impostazione, derivanti dalle teorie di Taylor e dalle teorie classiche
dell’organizzazione, sono rilevabili :
• nel determinismo: ogni fenomeno reale è funzione di determinati fattori;

• nella scomponibilità: possibilità di scomporre ogni problema nelle sue parti elementari,
arrivando alla comprensione del problema generale per successive aggregazioni delle soluzioni
parziali;

• nella sperimentazione: l’individuazione delle funzioni, dei punti di ottimo e della modellizzazione
attraverso prove e osservazioni controllate.

Tale approccio metodologico giunge alla conoscenza del “tutto” attraverso la sommatoria delle
conoscenze delle singole parti.

2. Approccio sistemico: si configura come una metodologia di analisi orientata ad una


comprensione olistica del fenomeno impresa, intesa come un insieme di elementi interrelati ed
interagenti orientati al perseguimento di determinate finalità. Tale approccio metodologico porta
ad impostazioni di validità generale per approfondire le tematiche dei rapporti tra impresa ed il
contesto, cogliendo la portata ed il significato delle relazioni intercorrenti tra le componenti
interne ed esterne.

3. Approccio evolutivo: metodologia di analisi basata sull’evoluzione delle organizzazioni in


funzione del tempo e del reciproco adattamento con il contesto sociale.

Si identifica un momento: • Iniziale

• Relazionale

• Strategico dell’impresa
Quello iniziale rappresenta la dimensione strutturale e genotipica dell’impresa: è riconducibile al
fattore imprenditoriale (dalla proprietà fondatrice dell’impresa ai cambiamenti generazionali nella
proprietà e nella gestione dell’impresa), nonchè ai valori ed alle risorse materiali ed immateriali
presenti nel territori in cui nasce ed opera l’impresa

Quello relazionale rappresenta l’interazione, trasformazione e adattamento intra ed inter-


organizzativo del sistema impresa nel suo complesso: connota losviluppo dei comportamenti
strategici dell’impresa derivanti dalle relazioni ed interazioni tra impresa e contesto. Processo di
istituzionalizzazione (le imprese inducono lo sviluppo e la riqualificazione del territorio) e di
contestualizzazione (il territorio rappresenta quell’humus in grado di generare le condizioni di base
per la genesi e l’evoluzione dell’impresa)

Quello strategico rappresenta l’immagine e, quindi, il fenotipo aziendale: gli orientamenti


imprenditoriali risultanti dalle decisioni strategiche si esplicitano in atteggiamenti aziendali, che
trasmettono all’esterno l’immagine dell’impresa. Specifici driver possono essere l’innovazione
creativa e la tradizione.

Che cos’è un Sistema?

Accolta di elementi: intero uguale alla somma delle parti. Sistemi di elementi: intero maggiore alla
somma delle parti. Il termine sistema identifica un’entità complessa, caratterizzata da
interrelazioni tra le parti. Ciò determina la c.d. globalità: l’intero è maggiore della somma delle
parti.

L’impresa e il suo significato

• Una prima classificazione generale dei sistemi distingue tra:

- sistemi chiusi: sistema che non interagisce con l’ambiente esterno

- sistemi aperti: sistema che interagisce con l’ambiente esterno

che Sistema è l’impresa?

L’impresa costituisce un sistema in quanto rappresenta «un insieme o un raggruppamento che la


nostra mente riesce a concepire in modo unitario e ordinato, in virtù delle connessioni e
interdipendenze che, direttamente, legano tutte le parti o componenti separate, costituenti
l’insieme». Prima conclusione fondamentale: è che l’impresa è intesa come un sistema date le
seguenti caratteristiche. 1.La molteplicità di parti componenti;

2.L’interrelazione delle parti rispetto all’obiettivo da raggiungere;

3.Il legame funzionale con un macro-ambiente;

4.Il dinamismo che caratterizza il suo funzionamento.


Ma che tipo di sistema è l’impresa?

Per concettualizzare l’impresa come sistema la teoria economica ed aziendalistica utilizza delle
metafore che si rifanno ad altre discipline (ingegneria, biologia, fisica, informatica ecc.).

• L’impresa come sistema meccanico: il sistema impresa è visto come una macchina formata un
insieme di ingranaggi tra loro combinati. Il concetto di impresa come sistema meccanico si afferma
nell’ambito di approcci riduzionistici con i quali si ipotizza, secondo una logica funzionale, la
scomponibilità dell’impresa in singole componenti meccaniche;
Il governo dell’impresa è finalizzato alla ricerca della massima efficienza possibile nelle singole aree
aziendali.
L’impresa fordista – quale modello d’impresa caratterizzante l’industria occidentale nelle prima
metà del 900 – si basa su una logica meccanicistica.
Caratteristiche della logica meccanicistica:

• Sistema tendenzialmente chiuso; • Forte determinismo;

Vantaggi della logica meccanicistica:

• facilità di rappresentazione; • possibilità di ottimizzazione

Svantaggi della logica meccanicistica:

• scarsa adattabilità a forti mutamenti di contesto; • assenza di una visione olistica dell’impresa e
del suo contesto.

La rappresentazione dell’impresa come sistema meccanico trova la sua massima espressione nella
teoria (“scientific management”) di Taylor, che si concentra, soprattutto, sul tema dell’efficienza
della manodopera. Efficienza che richiede una iperspecializzazione del lavoro nelle fabbriche.
Nella logica meccanicistica ogni addetto alla produzione deve svolgere, in modo ripetitivo, una
funzione semplice e ben delimitata, al fine di:

• minimizzare gli errori umani; • minimizzare gli sprechi;

• massimizzare la produttività; • ridurre il costo medio di produzione attraverso lo sfruttamento

delle economie di scala.

La logica tayloristica, determina un sistema fortemente rigido, incapace di adattarsi rapidamente a


nuove condizioni di contesto.

L’intensificarsi della concorrenza e la riduzione della domanda rispetto all’offerta hanno provocato
uno spostamento del focus strategico dell’imprese.
L’impresa come sistema organico: il sistema impresa è visto come un essere vivente che
interagisce con il proprio ambiente di riferimento. L’impresa è vista alla stregua di un essere
vivente che come tale:
• evolve secondo un ciclo vitale articolato nelle fasi di concepimento, nascita, sviluppo,
stabilizzazione, declino e morte;
• si adatta “biologicamente” all’ambiente, nel senso che gli organi di cui dispone reagiscono alle
sollecitudini ambientali modificandosi nel tempo;
• è capace di risolvere i problemi attuali facendo leva sulle esperienze passate
• possiede la capacità di ri-generarsi attraverso la distruzione delle routine esistenti e la creazione
di nuove routine.

L’impresa come sistema cibernetico: il sistema impresa è visto come una entità capace di
autoregolazione. I sistemi cibernetici sono in grado di auto-regolarsi. Il concetto di impresa come
sistema cibernetico si afferma come conseguenza dell’innovazioni intervenute nel campo
dell’informatica. L’impresa persegue i propri obiettivi mediante processi di comunicazione,
meccanismi di feed-back e di auto-regolazione, che consentono una retroazione di processi ed
informazioni. Il governo dell’impresa come sistema cibernetico è finalizzato a:
• ridurre gli scarti tra gli obiettivi fissati e i traguardi raggiunti mediante l’acquisizione continua di
informazioni dall’esterno;

• modificare l’obiettivo iniziale, ove emerga che questo non sia più compatibile con la
sopravvivenza dell’impresa.

L’impresa come sistema autopoietico: il sistema impresa è visto come una entità autonoma
rispetto all’ambiente in cui opera.

L’impresa come sistema cognitivo: il sistema impresa è visto come generatore e diffusore della
conoscenza.

Nessuna delle suddette metafore è completamente esaustiva per qualificare l’impresa.


Tuttavia, l’uso delle metafore è utile per:

- semplificare l’analisi sistemica delle imprese - valutare il grado di apertura dell’impresa verso
l’esterno;

- analizzare la focalizzazione strategica delle imprese in un

determinato contesto storico ed ambientale.

La rappresentazione dell’impresa come sistema vitale permette di meglio qualificare l’ottica del
soggetto preposto all’attività di governo che elabora e pianifica gli indirizzi strategici avvalendosi di
una struttura operativa dedita all’attuazione dell’impostazione strategica prestabilita
l’adozione del concetto di sistema fa intuire come la stessa si spinge al di là degli interessi
rappresentati dalla soggettività imprenditoriale. L’impresa si caratterizza per il ruolo di essere
organicamente costituita e retta per la creazione di un valore non solo di tipo economico ma
anche sociale nell’interesse e a beneficio di un maggior numero di soggetti.
L’impresa è

“un sistema di relazioni interne ed esterne, collaborative e competitive, guidato dalla visione di un
possibile cambiamento persistente nella modalità di soddisfacimento delle esigenze di una
comunità e diretto alla produzione di beni e servizi per la cessione sul mercato, attraverso
un’organizzazione di persone e risorse tendente al raggiungimento della soddisfazione economica
dei partecipanti al processo di produzione e scambio in una condizione di sostenibilità”.

Gli elementi fondamentali sul quale il sistema impresa fonda la sua esistenza e il suo processo
evolutivo sono:
• il patrimonio genetico: comprende gli aspetti che caratterizzano l’impresa al momento del suo
avvio e negli stadi successivi di sviluppo. Tra questi si possono annoverare le componenti
fondamentali: la spinta imprenditoriale, le risorse tangibili e intangibili disponibili, le relazioni che
l’impresa è in grado di attivare al suo interno e con attori esterni.
• il progetto strategico è articolato in tre fondamentali elementi: la visione e la missione che
l’impresa intende perseguire, la traduzione della visione/missione in una strategia competitiva, il
modello di generazione, sviluppo e utilizzazione delle risorse.
L’elemento che tiene insieme i due aspetti è il processo decisionale: un tema fondamentale nello
studio/analisi dell’impresa inteso in termini di

• attività di analisi, • valutazione, scelta, applicazione • controllo ex post dei risultati conseguiti
dall’impresa.
Ne consegue che la definizione di criteri a base del processo decisionale utilizzabili al fine di
selezionare le migliori soluzioni rispetto ai driver dell’impresa diventa fondamentale e condiziona
l’agire e lo sviluppo dell’impresa.

in che misura (efficacia), con quali modalità (efficienza) e con quali benefici

(redditività) il traguardo (i driver) è stato raggiunto?

DRIVER

La visione indica una prospettiva futura rispetto a ciò che l’impresa intende diventare,

“un punto di arrivo, condiviso e realisticamente raggiungibile, verso cui il sistema impresa

tende ed orienta tutte le sue attività”. Si tratta di un driver decisionale pervasivo in quanto
produce effetti (diretti o indiretti) su tutte le decisioni di impresa e ne qualifica il comportamento
in un certo contesto competitivo, divenendo il denominatore comune dell’attività di impresa che
evita il rischio di scelte casuali ed opportunistiche. ESEMPI
Apple: “Il mio sogno è che ci sia un computer in ogni casa”

Google: “Fornire l’accesso alle informazioni del mondo con un click”

DRIVER

La missione collega il voler essere dell’impresa (visione) in un certo ambito competitivo! Ne


consegue che la missione esprime le finalità fondamentali che l’impresa intende perseguire nel
lungo termine e che ne giustificano l’esistenza. Secondo Hax e Majikuf (1991), la missione è
«l’enunciazione della situazione attuale e delle previsioni future per quanto riguarda: a)
l’estensione dell’offerta; b) l’ampiezza del mercato servito; c) l’estensione geografica; d) le
competenze esclusive sviluppate dall’azienda per conseguire un vantaggio difendibile nel lungo
periodo». ESEMPIO

Apple: “Apple si impegna a fornire la migliore esperienza informatica a studenti, educatori,


progettisti, scienziati, ingegneri, imprenditori e consumatori in più di 140 Paesi in tutto il mondo”

Google: “Organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e


utili”

CRITERI

Efficacia: qualifica un’attitudine, ovvero una capacità di produrre l’effetto desiderato. Si può
esprimere come un rapporto tra i risultati ottenuti e quelli programmati. In questo senso, più vicini
sono i risultati ottenuti rispetto a quelli programmati, tanto maggiore sarà l’efficacia. L’efficacia è
collegato direttamente al tema delle scelte strategiche

Efficienza: misura la capacità dell’impresa di minimizzare le risorse necessarie al conseguimento di


un risultato. Il criterio dell’efficienza può essere generalizzato come rapporto tra risultati ottenuti e
mezzi impiegati. Il concetto di efficienza può essere riferito tanto al sistema economico nel suo
insieme quanto alle sue componenti, quali, ad esempio, l’impresa. In tal caso, essa può riguardare
sia specifici fattori della produzione (cosiddette misure analitiche) o combinazioni degli stessi
(cosiddette misure sintetiche). Da un lato, si considera l’efficienza di specifici fattori della
produzione come, per esempio, l’efficienza del lavoro o l’efficienza delle macchine. Quando
l’efficienza è riferita a combinazioni di fattori, questa è espressa tramite un rapporto tra un
risultato da conseguire (per esempio, il totale della quantità prodotta) e un complesso di fattori
impiegati a tal fine (per esempio, il totale delle ore uomo e delle ore macchina).

Dalla combinazione tra efficienza ed efficacia scaturisce poi la redditività, quale criterio decisionale
base di tipo economico. La redditività emerge come misura relativa della forza economica
dell’impresa ovvero come indice che esprime la convenienza a impiegare risorse nell’ambito
dell’impresa. La redditività esprime la capacità dell’impresa a generare reddito in proporzione agli
stock di capitale in essa investiti. In altre parole, la redditività implica un rapporto tra un risultato
economico e un capitale remunerato da questo flusso.
La classificazione delle imprese

Può avvenire in funzione di:

• Tipo di proprietà: pubbliche e private

• Dimensioni: piccole, media e grandi secondo una molteplicità di criteri che possono essere
distinti in criteri di struttura (addetti e investimenti) e criteri di risultato (fatturato,valore aggiunto)

• Caratteri del processo produttivo: artigianali e industriali

• Tipo di produzione: imprese manifatturiere ed imprese di servizi.

• Tratti giuridici assunti: forme individuale (la ditta), forme di imprese collettive ovvero società di
persone (la società semplice, la società in nome collettivo e la società in accomandita semplice) e
società di capitali (la società a responsabilità limitata (srl), le società per azioni, società in
accomandati per azioni e società a responsabilità limitata semplificata

L’impresa nell’evoluzione storica dei sistemi capitalistici

Impresa artigiana: L’artigiano è il proprietario e, sovente, con la sua famiglia, assume le funzioni di
assunzione del rischio, di organizzazione dei fattori di produzione e di fornitura delle risorse
finanziarie. L’impresa artigiana:

• non dispone neanche di un proprio specifico patrimonio essendo lo stesso confuso con il
patrimonio dell’artigiano stesso e dei suoi familiari

• opera prevalentemente su commessa

• non può propriamente parlarsi di rapporto di lavoro dipendente bensì di una relazione tra
maestro e discepolo, tra insegnante e apprendista regolato da consuetudini e da tradizioni.

Piccola impresa mercantile e grandi compagnie di commercio:

• piccola impresa mercantile nasce nel XIII secolo con la formazione di grandi Stati sovrani e di
aree commercialmente unificate

• impresa individuale di pura intermediazione commerciale

• molteplici ruoli del mercante imprenditore

• grandi compagnie di commercio nascono nel XIV secolo con l’ulteriore espansione del
commercio internazionale

• esigenze di nuova finanza

• nuovi attori economici:


− intermediari finanziari − capitalisti − imprese di assicurazione

Impresa industriale:

tra il XVIII e il XIX sec. à trasformazione dell’organizzazione dei processi di produzione

• standardizzazione dei prodotti e dei materiali (riduzione varietà)

• meccanizzazione delle lavorazioni (sostituzione del lavoro svolto dagli uomini con lavoro svolto
dalle macchine

• specializzazione delle attività di lavorazione (aumento abilità operaio)

• nascita fabbrica: riflessi su rapporti impresa-consumatori e impresa-lavoratori:

• rapporto impresa-consumatori:

• viene meno la produzione per commessa tipica delle imprese artigiane e si afferma la
produzione per il mercato o per il magazzino (azione anticipatrice della domanda del mercato)

• produzione di massa • rapporto impresa-lavoratori:

• obiettivi, vincoli, regole per i lavoratori sottoposti alla supervisione e al controllo dal
management dell’impresa

• nascita rapporto di lavoro dipendente: percezione di oneri (condizioni di lavoro, acrifici, disagi) e
i benefici offerti (retribuzione, possibilità di crescita professionale)

• dissociazione tra gli obiettivi dell’impresa e gli obiettivi dei lavoratori

Grande impresa organizzata in forma di società di capitali

Elementi di caratterizzazione:

• investimenti

• figura del manager (doppio ruolo: creazione di valore;

• armonizzare esigenze di breve e lungo periodo)

• distinzione tra organi di amministrazione (ruolo di pianificazione) e organi di direzione

• dissociazione tra propriet. e management (sostenuta anche dalla nascita delle corporation):

1. personalità giuridica

2. interessi dei proprietari incorporati in titoli di credito;

3. diritti di proprietà trasferibili


Grande impresa organizzata in forma di società di capitali

• conflitti tra azionisti e management (ruolo centrale del management nell’azione di governo;
perdita di controllo da parte degli azionisti)

• conflitti tra azionisti di maggioranza e azionisti di minoranza (si parla anche di capitale di
comando/soggetto economico e di capitale di controllo, quest’ultimo distinto in due categorie:
quelli interessati alla gestione, ma esclusi dal comando, in quanto possessori di meri pacchetti di
minoranza, e quelli non interessati alla gestione, come i risparmiatori acquirenti di azioni nel
mercato azionario)

• separazione tra proprietà e controllo (anche detto “dissociazione della proprietà dalla
proprietà”) à Corporate Governance

Parte Speciale

Assetti strutturali della proprietà:

• impresa a controllo proprietario forte, caratterizzata dalla presenza di una proprietà stabile,
coesa e intenzionata a svolgere un ruolo significativo nel governo dell’impresa (ad es. impresa
familiare);

• impresa a controllo proprietario debole nell’ambito della quale si individuano due fattispecie:

• Una prima, contraddistinta dall’assenza di un capitale di comando, in relazione all’estremo


frazionamento del capitale di rischio.

• Una seconda, caratterizzata dalla presenza nella compagine proprietaria dei cosiddetti investitori
istituzionali in grado di esercitare una certa influenza sulla dinamica imprenditoriale.

Quali sono i vantaggi e svantaggi della proprietà forte e debole?

Vantaggi della proprietà forte:

• elevata possibilità di indirizzare l’impresa verso un fine unico

• elevato grado di controllo sull’attività dei manager

• elevata capacità di contenere i conflitti tra manager

Svantaggi della proprietà forte:

• rischio di incompetenza tecnica • scarsità di risorse finanziarie

• margini di sviluppo ridotti • problemi legati ai passaggi generazionali


Quali sono i vantaggi e svantaggi della proprietà forte e debole?

Vantaggi della proprietà debole:

• possibilità di usufruire di elevate competenze tecniche • elevata capacità di reperire capitale


durevole

• elevata dimensione (public companies)

Svantaggi della proprietà debole:

• minori possibilità di indirizzare l’impresa verso un fine unico

• rischio di forti conflitti tra i manager • rischi di costi di agenzia

L’impresa in chiave dimensionale

Una prima variabile considerata nella misurazione della dimensione di impresa è il numero di
addetti, ovvero il numero medio mensile di addetti, a tempo determinato o indeterminato, di
un’impresa in un determinato periodo (solitamente l’anno).
limiti: risente delle caratteristiche dei processi produttivi e dal loro grado di meccanizzazione. In tal
senso, un’impresa potrebbe apparire più piccola di un’altra in termini di addetti solo perché la
prima, a differenza della seconda, ricorre all’esternalizzazione di alcune fasi di produzione e
impiega processi produttivi a elevata automazione che richiedono una minore quantità di lavoro
per unità prodotta.

Capitale investito netto = somma delle attività dello stato patrimoniale.


limiti: grandezza influenzata dalle pratiche contabili adottate dalle imprese (ad esempio,
annacquamenti di capitale o interventi di svalutazione e rivalutazione dei beni aziendali), risente
dell’inflazione e, infine, trascura i fattori produttivi immateriali, come la conoscenza, l’immagine, la
reputazione, che spesso non sono indicati nei bilanci di esercizio

L’impresa in chiave dimensionale

Totale delle quantità prodotto da un’impresa in un determinato periodo di tempo. Tale variabile
può essere espressa in termini di quantità vendute di prodotti finiti e/o quantità prodotte di
prodotti finiti.
Limiti: sono da ricercare nell’impossibilità di confrontare tra loro attività produttive eterogenee. Si
considerino, per esempio, le difficoltà di comparare un’unità produttiva che produce aerei con una
che realizza bulloni.

Valore aggiunto, ovvero alla differenza tra fatturato e costi esterni

di produzione. Anche tale grandezza risente di alcuni limiti, ad esempio, un’impresa potrebbe
apparire di dimensione inferiore ad un’altra solo perché la prima acquista materie prime e
semilavorati dall’esterno mentre la seconda svolge la gran parte delle operazioni produttive nel
proprio contesto interno.

impresa artigiana vs piccola impresa industriale: grado di automazione e

standardizzazione delle combinazioni produttive

l’impresa artigiana fonda i suoi processi produttivi sul lavoro manuale e sull’estro dell’artigiano
stesso, la piccola impresa industriale si qualifica per una organizzazione della produzione basata
sulla fabbrica. Il lavoro manuale lascia il posto alle macchine e l’estro dell’artigiano alla
standardizzazione della produzione

Piccola impresa e media impresa: grado di articolazione e strutturazione

dell’organizzazione aziendale

La piccola impresa: si qualifica per una organizzazione centrata sulla figura dell’imprenditore. La
centralizzazione delle decisioni è elevata e conseguentemente la delega decisionale ristretta, così
come limitata è l’articolazione della struttura organizzativa.

• La media impresa: si contraddistingue per una struttura organizzativa nella quale il lavoro
direttivo si articola in unità organizzative di primo livello alle quali afferiscono, in posizione di
dipendenza gerarchica, altre unità organizzative caratterizzate da gradi crescenti di
specializzazione e di articolazione. Alle varie unità organizzative sono assegnate deleghe
decisionali cosicchè il potere decisionale, anzichè essere accentrato nelle mani dell’imprenditore,
tende a diffondersi nell’ambito della struttura organizzativa dell’impresa.

media impresa e grande impresa: differente potere di mercato

grazie alla dimensione della sua scala produttiva l’impresa di grande dimensione palesa un
maggiore potere di mercato rispetto alla media impresa.

Grande impresa e impresa multinazionale: ampiezza dei mercati serviti a

livello internazionale

La grande impresa domestica concentra le sue attività. Di produzione e di vendita in un


determinato spazio geografico, mentre l’impresa multinazionale tende a svolgere le proprie
combinazioni produttive in diversi contesti geografici anche assai distanti gli uni dagli altri. Talora
le imprese multinazionali possono sviluppare un approccio cosiddetto globale allorchè ricercano il
successo capitalizzando e sfruttando le opportunità in ambiti geografici diversi senza considerare i
confini nazionali.
Ma .... qual è il fine dell’impresa?

Quella primaria è il soddisfacimento dei bisogni espressi dal mercato, poiché in assenza di questa
capacità, l’impresa non produrrebbe quel valore necessario e propedeutico per l’assolvimento
delle altre funzioni, quali l’equilibrio economico, la remunerazione del capitale e la soddisfazione
delle istanze degli stakeholders.

L’impresa è un’organizzazione dalle funzioni multiple:


La molteplicità delle funzioni dipende anche dai differenti ruoli da essa assunti nel sistema
economico-sociale e in tal senso se ne identificano tre:

1. In quanto organizzazione economica, il suo scopo è il soddisfacimento di bisogni umani


mediante la messa a frutto di risorse rinvenibili in natura in misura limitata o comunque in modo
non idoneo a fare utilizzare tal quali;

2. In quanto sistema sociale, la sua funzione è quella di distributrice della ricchezza creata,
rappresentando uno strumento per il soddisfacimento delle necessità. Soprattutto di coloro che
operano al suo interno;

3. In quanto struttura patrimoniale, ossia complesso di beni organizzato e retto per lo


svolgimento di processi produttivi, l’impresa deve soddisfare una funzione tipica di produzione di
reddito.

Da una prospettiva di stampo manageriale, la finalità principale dell’impresa è la creazione di


valore, che diventa il riferimento a cui ancorare la funzione obiettivo del comportamento
dell’impresa.
La creazione di valore è un modo per definire una funzione obiettivo che:
i) vale per ogni tipologia di impresa;
ii) è condivisibile da tutti i soggetti interessati ovvero gli stakeholders;
iii) è misurabile e quindi è un parametro valido.
Questo perché il valore può essere considerato un presupposto sia per il conseguimento del
massimo profitto sia per la sopravvivenza e lo sviluppo equilibrato dell’impresa nel lungo periodo.
Il valore è «il perno intorno a cui ruotano le imprese e la sua creazione, è motivo stesso della loro
esistenza»

I CINQUE ERRORI CAPITALI DELLE ORAGANIZZAZIONI

1.Perdere di vista la sfida decisiva

Le imprese hanno la tendenza a concentrare i loro atteggiamenti innovativi su soluzioni note a


problemi anch’essi noti all’interno dei loro settori di riferimento. Nokia è stata ai vertici
dell’industria mondiale mondiale della telefonia mobile per oltre un decennio; per l’azienda
finlandese la sfida era quella di «connettere le persone» e la soluzione fu quella di sviluppare e
produrre telefoni cellulari adatti ad ogni nicchia di mercato. La strategia di Nokia era product
driven. Verosimilmente il suo successo si fondò anche su un sistema operativo proprietario
caratterizzato da performance ineguagliabili. Tuttavia lo stesso sistema si trasformò in una
trappola nel momento in cui si cominciarono a produrre gli smartphone.

2. La soluzione a breve termine ruba tempo alle domande fondamentali sul futuro

Le imprese tendono a privilegiare soluzioni che hanno funzionato nel passato; dove per soluzioni si
intendono prodotti i processi business model tecnologie che in qualche modo limitano le strategie
e le tattiche aziendali. La rapidità del cambiamento che caratterizza tanti settori industriali
possono minare l’affidabilità delle vecchie soluzioni col passare del tempo. Sempre più spesso le
imprese hanno bisogno di persone in grado di rivolgere a se stesse e alle proprie aziende la
domanda giusta, la domanda decisiva, quella che gli anglosassoni chiamano la killer question.

3.Innamorarsi delle certezze

Tutti noi preferiamo la certezza alla incertezza, la stabilità alla instabilità, la continuità alla
discontinuità. Tuttavia l’attuale ecosistema competitivo e fluido, liquidò, caratterizzato da
incertezza. Ciò vuol dire che per le imprese è decisivo il fatto di essere in grado di gestire e
utilizzare l’incertezza come fonte di creatività.
Nel 2004 Blockbuster società di noleggio di film era al suo apice il management avendo gestito con
successo il passaggio dal VHS al DVD si convinse che il comportamento dei consumatori non
sarebbe mutato e che la consegna domicilio la visione del film in streaming non avrebbe suscitato
chissà quale interesse. Già nel 2000 il fondatore di Netflix aveva proposto una collaborazione al
CEO di Blockbuster, tuttavia Blockbuster rifiutò l’offerta ritenendo che il modello di business di
Netflix fosse «di nicchia». Nel 2010 Blockbuster avviò la procedura di bancarotta mentre Netflix
era già loro una società da 28 miliardi di dollari.

4. Rimanere prigionieri di un’unica dimensione

Kodak, società tecnologica che ha dominato il mercato delle pellicole fotografiche per la maggior
parte del XX secolo, ha sprecato la sua chances di guidare la rivoluzione della fotografia digitale
perché non ha accettato la realtà per troppo tempo. Steve Sasson, ingegnere della Kodak, inventò
la prima fotocamera digitale nel 1975. Pur avendo sviluppato la prima fotocamera digitale,
potenzialmente di massa al mondo, il management non diede il via libera al suo lancio o alla sua
vendita per paura degli effetti che ciò avrebbe potuto avere sul mercato della vecchia pellicola
fotografica. La classe dirigente di Kodak era così concentrata sul primeggiare nel mercato della
pellicola che mancò completamente la rivoluzione digitale e questo nonostante l’avesse di fatto
avviata anni prima. Kodak ha poi avviato la procedura per la bancarotta

5.Fare da soli

Nessuna impresa può illudersi di sapere tutto e di riuscire a fare tutto. Fino alla metà degli anni 90
la leadership di P&G nei prodotti di consumo era basata su un chiaro approccio «in house»
all’innovazione. Essa aveva sempre investito nel capitale umano e nelle tecnologie all’avanguardia.
A metà degli anni 90 l’azienda ha registrato un calo di produttività nelle sue attività di innovazione
con scarsi risultati e sforzi poco brillanti. Il gruppo dirigente si è reso conto che il suo approccio «in
house» e «chiuso» all’innovazione non era più in linea con il panorama esterno che era nel
frattempo mutato. Nessuna impresa può nemmeno tentare di dominare al proprio interno tutte le
conoscenze scientifiche e tecnologiche pertinenti per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi per
stare al passo con il nuovo sviluppo delle conoscenze.

Il termine startup è probabilmente, uno dei termini più abusati nel mondo dell’innovazione e della
tecnologia, specialmente negli ultimi 10 anni. Il termine start-up può essere riferito a diversi
significati – In senso ampio è un «processo» di ideazione e sperimentazione di un’attività di
business dal concepimento dell’idea, alla costituzione e gestione dell’impresa nei suoi primissimi
anni. – In senso stretto riguarda una «impresa neonata» formalmente costituita che cerca di
realizzare un volume di ricavi utile a garantirsi la sopravvivenza.
– In senso molto stretto viene definita una «nuova impresa innovativa» dotata di un modello di
business: • «scalabile» (che cresce in fretta); e • «replicabile» (che può essere ripetuto in contesti
e periodi differenti)

Startup: un unico termine tanti significati

Tratti trasversali alle tre definizioni sono la dinamicità e la precarietà che caratterizzano
l’organizzazione in sé (logica dei «lavori in corso») e i risultati sperati (sopravvivenza o crescita
rapida). Secondo Steve Blank, uno dei massimi esponenti di nuovi modelli di business a livello
mondiale, per startup si intende «un’organizzazione temporanea, che ha lo scopo di cercare un
business model scalabile e ripetibile». Paul Graham, imprenditore e venture capitalist, considera la
startup “un’impresa pensata per crescere rapidamente” dove l’unica cosa che conta davvero è la
crescita, facendo derivare “tutte le altre cose” dalla crescita.

Quando e perchè si è iniziato a parlare di startup in Italia?

Con l’obiettivo di promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e l’occupazione, in


particolare giovanile, nell’autunno del 2012 il Governo ha adottato una normativa per sostenere
la nascita e la crescita dimensionale di imprese innovative ad alto valore tecnologico di nuova o
recente costituzione: le startup innovative.

L’obiettivo perseguito era quello della promozione dell’innovazione tecnologica in ogni ramo
economico, per questo la definizione di startup innovativa non prevede nè vincoli di natura
anagrafica relativi alla compagine societaria, nè limitazioni legate al settore di attività.
Il Decreto nasce, in particolare, dalle indicazioni di un gruppo di esperti nominati
dal Ministero dello Sviluppo Economico che hanno evidenziato nel rapporto
“Restart, Italia!”, gli aspetti di maggiore interesse su cui il Governo italiano
doveva puntare per promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico
e l’occupazione, anzitutto quella giovanile.

Partendo dal presupposto che «l’Italia deve diventare un luogo più ospitale per
le nuove imprese innovative. Questo perché, come dimostrano le esperienze di
altri Paesi, l’innovazione e le startup rappresentano un fattore importante per la
crescita economica e l’occupazione, in particolare quella giovanile»

“... l'impresa startup innovativa, è la società di capitali, costituita anche in forma


cooperativa, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate
su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione, ...”.

La normativa prevede poi una serie di requisiti affinché una società con questa forma
giuridica possa qualificarsi come startup innovativa:
• è un’impresa nuova o costituita da non più di 5 anni
• ha residenza in Italia, o in un altro Paese dello Spazio Economico Europeo ma
con sede produttiva o filiale in Italia
• ha fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro
• non è quotata in un mercato regolamentato o in una piattaforma multilaterale di
negoziazione
• non distribuisce e non ha distribuito utili
• ha come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la
commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico
• non è risultato di fusione, scissione o cessione di ramo d’azienda
Una startup è innovativa se rispetta almeno 1 dei seguenti 3 requisiti soggettivi:
1. sostiene spese in R&S e innovazione pari ad almeno il 15% del maggiore
valore tra fatturato e costo della produzione;
2. impiega personale altamente qualificato (almeno 1/3 dottori di ricerca,
dottorandi o ricercatori, oppure almeno 2/3 con laurea magistrale);
3. è titolare, depositaria o licenziataria di almeno un brevetto o titolare di
un software registrato.
Una volta controllato che tutti i requisiti sopra indicati siano rispettati, per
ottenere lo status di startup innovativa, è necessario:
• costituire una società di capitali;
• registrarsi in un’apposita sezione speciale del Registro delle imprese.
La procedura di iscrizione avviene in maniera telematica, trasmettendo alla
Camera di Commercio, territorialmente competente, un’autocertificazione di
possesso dei requisiti. L’iscrizione è gratuita e a carattere volontario.
I benefici a favore della nuova startup costituita si applicano a partire dalla data di
iscrizione nella sezione speciale e possono essere mantenuti fino al raggiungimento
del quinto anno di attività calcolato dalla data di costituzione.
Quando la procedura di iscrizione sarà terminata, il profilo dell’impresa
sarà consultabile pubblicamente sulla piattaforma online. Questo consente la
creazione di una vera e propria vetrina online su cui si possono affacciare altre imprese,
interessate ad avviare collaborazioni, oppure investitori alla ricerca di nuove opportunità.
Agevolazioni:

• Modalità di costituzione digitale e gratuita: le startup innovative hanno la possibilità di costituire


la propria azienda interamente online, utilizzando l’apposita piattaforma e in maniera gratuita.
• Esonero da diritti camerali e imposte di bollo: alle startup innovative non si applica il diritto
annuale dovuto in favore delle Camere di Commercio, nonché i diritti di segreteria e l’imposta di
bollo abitualmente dovuti per gli adempimenti da effettuare presso il Registro delle Imprese.
• Disciplina del lavoro tagliata su misura: La startup innovativa può assumere personale con
contratti a tempo determinato della durata massima di 24 mesi. All’interno del citato arco
temporale, i contratti potranno essere anche di breve durata e rinnovati più volte, senza i limiti
sulla durata e sul numero di proroghe previsti dalla norma generale. Inoltre, a differenza di quanto
avviene per le altre imprese, le startup innovative con più di 5 dipendenti non sono tenute a
stipulare un numero di contratti a tempo determinato calcolato in rapporto al numero di contratti
a tempo indeterminato attivi
Startup
• Facoltà di remunerare il personale in modo flessibile. Remunerazione attraverso strumenti di
partecipazione al capitale: Le startup innovative possono remunerare i propri collaboratori con
strumenti di partecipazione al capitale sociale (come le stock option).
• Incentivi fiscali per gli investitori in equity: A partire dal 1° gennaio 2017, per gli investitori che
effettuano investimenti in capitale di rischio di startup innovative è disponibile un importante
sgravio fiscale (Legge di Bilancio 2017). L’incentivo all’investimento è così configurato:
➢ per le persone fisiche, una detrazione dall’imposta lorda Irpef pari al 30% dell’am-montare
investito, fino a un massimo di 1 milione di euro;
➢ per le persone giuridiche, deduzione dall’imponibile Ires pari al 30% dell’ammon-tare investito,
fino a un massimo di 1,8 milioni di euro.
A partire dal 2017, la fruizione dell’incentivo è condizionata al mantenimento della partecipazione
nella startup innovativa (holding period) per un minimo di tre anni.
Startup
• Raccolta di capitali tramite campagne di equity crowdfunding: è stato regolamentato il mercato
dell’equity crowdfunding, anche attraverso la creazione di un apposito registro.
• Facilitazioni all’accesso al Fondo di Garanzia per le PMI: le startup innovative beneficiano di un
intervento semplificato, gratuito e diretto del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese,
un fondo a capitale pubblico che facilita l’accesso al credito attraverso la concessione di garanzie
sui prestiti bancari.

Ciò che ci interessa (maggiormente) conoscere è il ciclo di vita della startup:


1. permette di soppesare meglio gli obiettivi,
2. delineare le eventuali difficoltà future
3. focalizzare ulteriormente le energie verso il successo
4 stadi:

1. La prima fase (seed), nella quale si verifica il concepimento dell’idea innovativa, si


contraddistingue per un’elevata incertezza dei risultati prospettici e per un fabbisogno finanziario
contenuto, spesso limitato all’esborso necessario per effettuare la valutazione tecnico-economica
del progetto di investimento.
Questa fase, solitamente preceduta da un periodo in cui l’imprenditore studia la fattibilità del
progetto (c.d. fase pre-seed) è il periodo nel quale le incertezze relative agli sviluppi futuri dell’idea
imprenditoriale sono ai massimi livelli e nel quale le risorse finanziarie esterne sono praticamente
impossibili da ottenere, in quanto l’idea d’impresa è poco più che abbozzata.
Nella fase di concepimento dell’idea innovativa, che in genere si caratterizza per l’assenza di
autofinanziamento (vendite ancora pari a zero) e la necessità di risorse limitate, i vincoli finanziari
sono stringenti e determinano il ricorso a forme di finanziamento informali che provengono dalle
risorse personali dell’imprenditore o da famiglia ed amici.

2. Nella fase successiva (avvio o start-up) l’idea viene sottoposta al mercato. Questa fase, che è
sempre caratterizzata da un elevato grado di aleatorietà circa le probabilità di successo dell’idea
innovativa, si caratterizza per l’insorgere di un elevato fabbisogno finanziario .
3. La fase di espansione iniziale (early growth) vede gradualmente abbassarsi l’esposizione al
rischio operativo a fronte del mantenimento di un fabbisogno finanziario elevato connesso
all’esigenza di sviluppare una rete distributiva capillare sul mercato, all’elevata intensità di capitale
per gli investimenti in capacità produttiva e al rapido sviluppo del capitale circolante.
4. Nello stadio di sviluppo sostenuto (sustained growth), caratterizzato da rischiosità operativa
più contenuta, l’impresa aumenta la propria capacità di generare risorse interne discendenti
dall’elevato tasso di crescita del fatturato, a cui si associa una tendenziale contrazione
dell’intensità di capitale.

Death Valley o valle della morte

La startup ha superato la fase iniziale, raggiunto un dimensionamento aziendale interessante


grazie alla spinta degli investimenti iniziali, ma non tale da garantirle una crescita organica
ed un’architettura aziendale che le permetta stabilità e continuità del business.
Senza innesti di capitali forti, in questo stadio la startup può difficilmente fare il salto di crescita
necessario per uscire dalla fase di startup ed entrare appieno in quella di crescita verso
l’evoluzione e consolidamento in azienda.

Differenti tipologie di fallimento:


• Incapacità di prevedere à problemi di previsione (Vision) – non in grado di rispondere alla
domanda «Perché?»
• Mancata percezione à problemi di gestione delle informazioni (Strategia) – non in grado di
rispondere alla domanda «Che cosa?»
• Mancata esecuzione di un compito à problemi di efficacia (Tattiche) – non in grado di rispondere
alla domanda «Come?»

Si parla sempre dei soliti noti: Kodak, Blockbuster, Nokia. Ma sono tante le aziende che potevano
cambiare e non ci sono riuscite. Alcune di loro sono sopravvissute, altre miseramente fallite.
YAHOO: Nel 2005 erano uno dei principali attori nel mercato della pubblicità online. Hanno
rifiutato di acquistare Google prima e Facebook poi, perdendo un'enorme occasione di diventare
leader globale nel mondo dei media e della pubblicità online.
BLACKBERRY: ha di fatto cambiato l'industry mobile introducendo il
dispositivo mobile di riferimento in ambito business. Quando sono arrivati i display touchscreen
più grandi, BlackBerry si è focalizzata sul proteggere ciò che aveva conquistato, invece che
approfittarne, segnando la fine della sua dominance di mercato.
Blockbuster. Nata nel 1985, in 10 anni solo in America conta più di 4500 negozi. Si espande
rapidamente negli anni 90 in 25 paesi diversi. E poi? Non vede la rivoluzione dell'"on demand", e il
resto è storia recente.
Dal 2010 in poi il declino...

Perché le imprese falliscano?

Le ragioni sono tante e spesso più profonde di quanto non appaiano in superficie.
In letteratura il tema del successo o del fallimento delle nuove iniziative imprenditoriali è stato
studiato tra gli anni ‘80 e 2000 anche a seguito dell’esplosione della bolla delle startup e
conseguente forte avversione del mercato ad investire in idee innovative.
Comprendere i problemi tipici che attanagliano le startup nelle loro prime fasi di vita significa
scoprire la specificità e complessità del processo di avvio, le difficoltà del mercato, la sfida della
costruzione del brand, il rischio per i finanziatori, clienti e stakeholders....
Comprendere gli errori più frequenti e le cause che impediscono ad una nuova impresa di
decollare, consente di acquisire competenze sulle modalità per superare tale periodo...

Alcuni autori individuano le cause più frequenti e spesso compresenti di fallimento di un nuovo
progetto imprenditoriale.. ovvero «cosa non fare» ...il cd decalogo delle startup.
1.Autoreferenzialità-hubris imprenditoriale.
2.Timing sbagliato.
3.Sovrastima dei ricavi e business model inattendibile.
4.Sovrapposizione tra scenario familiare e aziendale.
5.Debolezza finanziaria.
6.Asimmetrie temporali tra manifestazioni economiche e liquidità.
7.Sovraesposizione nello star system delle startup.
8.Eccesso di rigidità a causa degli investimenti strutturali.
9.L’impresa non è una cosa da scienziati.
10.Crisi di flussi di energia e di intenzionalità soggettiva.
PERCHE FALLISCONO?

Mancato soddisfacimento di un bisogno del mercato: nel 42% dei casi analizzati la causa
del fallimento di una startup è riconducibile nell’offerta di prodotti che non soddisfano un
preciso bisogno del mercato. Mancanza di liquidità: da ricondurre anche ad una cattiva gestione e
ad errori nella allocazione delle risorse, è la causa di fallimento di una startup nel 29% dei casi.
Tale mancanza si ricollega anche ad altre cause quali l’incapacità di soddisfare un bisogno del
mercato è la mancanza di leadership. Team sbagliato: all’interno della startup devono
essere presenti risorse umane con le competenze necessarie a realizzare la “visione”
dell’imprenditore. Il team deve inoltre condividere questa visione, dare un contributo anche di
idee significativo, essere coeso ed avere una grande adattabilità. Necessaria è anche la presenza di
un fondatore con una forte passione per il proprio business.

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