Seconda Parte
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principali
sottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con
l’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio
d’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto
giuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale
6. Gli organi di governo economico dell’azienda
1
Il concetto di azienda
Nella dottrina economico-aziendale sono state elaborate molte definizioni
di azienda. Secondo Onida (1954), ad es., l’azienda è:
Il concetto di azienda
Una definizione di sintesi: L’azienda è
un istituto economico duraturo che produce beni e servizi
in quanto organismo
composto da sistemi
coordinati e complementari
di persone (organizzazione),
beni (patrimonio) ed
operazioni (gestione).
2
Il concetto di azienda
Ogni azienda è un istituto costituito da tre sistemi coordinati e
complementari.
• Un sistema di beni: PATRIMONIO/CAPITALE l’insieme dei
mezzi funzionali all’attività svolta, a disposizione dell’azienda in un
determinato momento. Essi sono organizzati secondo un rapporto di
interrelazione per il comune scopo della produzione.
• Un sistema di operazioni: GESTIONE l’insieme delle operazioni
successive e simultanee che le persone presenti in azienda
compiono sul patrimonio, al fine di svolgere l’attività dell’azienda stessa.
• Un sistema di PERSONE: ORGANIZZAZIONE sistema
coordinato di persone che si prefigge un più razionale impiego
del lavoro umano in relazione agli obiettivi gestionali da
raggiungere.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 5
3
Il concetto di azienda e di impresa nel c.c.
Attenzione: per la normativa civilistica...
“L’azienda è il complesso dei beni organizzati
dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa” (art. 2555 c.c.)
L’AZIENDA
è un
SISTEMA
APERTO
L’AZIENDA L’AZIENDA
è un è un
SISTEMA SISTEMA
DINAMICO PROBABILISTICO
4
L’azienda come sistema APERTO
L’impresa è un sistema inserito in un insieme più vasto, alle cui regole
generali di comportamento non può sottrarsi se vuole assicurarsi la
sopravvivenza. Es. leggi vigenti, situazione politica, tradizioni religiose,
sviluppo tecnologico, vincoli ambientali, ecc.
5
Azienda e ambiente sociale
Ambiente culturale
Ambiente legislativo
Ambiente religioso
Mercati di Acquisizione
Materie
Lavoro Tecnologie prime Capitali
AZIENDA
BENI O SERVIZI
Mercati di Sbocco
Ambiente tecnologico
Ambiente naturale
Ambiente politico
A.A. 2012/2013 11
Azienda e ambiente
INPUT OUTPUT
A) Fattori produttivi: A) Vendita di:
- materie prime - beni
- impianti - servizi
- lavoro e servizi
- capitale monetario
PROCESSI DI
TRASFORMAZIONE B) Altri output:
B) Influssi ambientali: - valori culturali
- norme di legge - conoscenze
- vincoli culturali tecnol.
- vincoli sociali - influenze
- ecc. Feedback politiche
- ecc.
A.A. 2011/2012
2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 12
6
Azienda e ambiente
Le imprese, in particolare, hanno una notevole influenza
sull’ambiente in cui sono inserite e sulla vita delle persone.
L’opinione pubblica giudica l’impresa non solo per la capacità di
produrre utili, ma anche e soprattutto per il modo con cui gli stessi sono
ottenuti.
Pur agendo per perseguire un utile, l’impresa deve assicurare condizioni
di lavoro dignitose, adoperarsi per tutelare l’ambiente, favorire il
miglioramento della qualità della vita della comunità in cui agisce.
7
L’azienda come sistema PROBABILISTICO
Seconda Parte
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principali
sottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con
l’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio
d’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto
giuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale
6. Gli organi di governo economico dell’azienda
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Classificazione delle aziende
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Classificazione in base al FINE
La finalità è il principale elemento di distinzione
tra le diverse tipologie di aziende.
di consumo
A) di erogazione
A) Azienda di erogazione
ESEMPI:
b) persone esterne
(beneficiari) nell’interesse • Enti che finanziano le ricerche
delle quali l’azienda è stata economiche o in campo medico
istituita ed opera • Enti morali di assistenza e
beneficenza
Azienda di erogazione
in senso stretto
Associazioni “aperte” ed
A.A. 2012/2013
enti vari
annalisa.sentuti@uniurb.it 20
10
A) Azienda di erogazione
A) Azienda di erogazione
Obiettivo: REALIZZAZIONE DEI FINI ISTITUZIONALI
(accrescere le risorse, i beni e i servizi posti a disposizione dei
soggetti interessati), operando in condizioni di
- EQUILIBRIO ECONOMICO (proventi = oneri)
- EFFICIENZA (bassi oneri unitari e alti rendimenti dei fattori)
11
B) Azienda di produzione o impresa
Un sistema socio-economico che produce beni/servizi per il mercato.
Consumatori Ricavi
Costi
C T L I Beni/Servizi
destinati alla
VENDITA
PRODUZIONE
Utilizzatori
(diretta/indiretta)
Mercati di
sbocco
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 23
OBIETTIVO DELL’IMPRESA
Massimizzare la differenza fra Ricavi conseguiti e Costi sostenuti.
12
B) Azienda di produzione o impresa
I processi che caratterizzano il funzionamento delle imprese sono:
il processo di acquisizione: è la fase in cui l’impresa
si approvigiona dei fattori produttivi necessari (Terra,
Lavoro, Capitale, Imprenditorialità) sostenendo dei
costi;
il processo di produzione: è la fase in cui i fattori
produttivi vengono trasformati fisicamente o
trasferiti nel tempo o nello spazio, ottenendo
prodotti destinati al mercato;
il processo di commercializzazione: è la fase in cui
i beni prodotti vengono collocati sul mercato in
cambio di un corrispettivo (prezzo/ricavo);
il processo di destinazione del risultato
economico: dalla differenza tra ricavi e costi si
origina il reddito, che può essere distribuito ai
proprietari o reinvestito nell’azienda.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 25
SUCCESSIVAMENTE ed EVENTUALMENTE
RISCHIO
D’IMPRESA
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Classificazione in base all’ATTIVITÀ SVOLTA
Aziende agricole
agricole: si occupano della produzione derivante da
coltivazioni agricole e dell’allevamento del bestiame. Possono
svolgere anche attività miste: agriturismi, fattorie didattiche, ecc.
Aziende commerciali
commerciali: acquistano e vendono merci, senza
trasformarle fisicamente. Es. supermercati, negozi al dettaglio, ecc.
Aziende di servizi
servizi: erogano prestazioni immateriali. Es. banche,
assicurazioni, alberghi, agenzie di viaggi, compagnie telefoniche,
trasporti, ecc.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 27
14
Classificazione in base al LUOGO
In base al LUOGO IN CUI OPERANO le aziende si distinguono in:
Indivise
Indivise: svolgono la loro attività in un’unica sede
Divise
Divise: operano con più sedi, filiali, stabilimenti
15
Classificazione in base alla
PROPRIETA’ DEL CAPITALE
Il capitale dell’azienda può altresì essere posseduto da un’altra impresa
(pubb. o priv.) che viene chiamata HOLDING. Si distinguono:
• holding pure
pure: non svolgono attività operative. Detengono solo
partecipazioni e attività finanziarie necessarie al controllo delle altre
società del gruppo;
• holding miste
miste: alla gestione delle attività finanziarie affiancano anche
un’attività operativa
Il controllo che la holding (controllante
controllante) esercita sulle altre società
del gruppo (controllate
controllate) può essere:
• c. diretto:
diretto la controllante possiede la maggioranza del capitale (o
comunque una quota di capitale sufficiente a garantirle il controllo) della
controllata;
• c. indiretto:
indiretto la società controllante esercita il suo potere sulla controllata
tramite un’altra società di cui, invece, ha il controllo diretto.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 31
HOLDING
100% 100%
55%
A B C
60%
16
Classificazione in base alla
PROPRIETA’ DEL CAPITALE
La costituzione di un gruppo industriale risponde all’esigenza di
accrescere le dimensioni aziendali mediante la creazione o l’acquisto
di altre società.
L’obiettivo è quello di
accentrare sotto il controllo di
un’unica società le varie fasi del Y
processo produttivo di un bene.
17
Esplorazione nuovi giacimenti
Industria mineraria estrattiva
Produzione diamanti
Commercializzazione diamanti
X HOLDING Y
18
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 37
HOLDING
Y
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 38
19
SVILUPPO DIVERSIFICATO
LATERALE
20
SVILUPPO DIVERSIFICATO
(PARZIALMENTE) CONGLOMERALE
21
Classificazione in base alla DIMENSIONE
22
Classificazione in base alla DIMENSIONE
In Italia, secondo i dati raccolti dall’ISTAT nel Censimento del
2001, operano circa 4 milioni e 85 mila aziende. Di queste:
• il 94,6% ha meno di dieci dipendenti;
• il 4,5% tra i 10 ed i 49 addetti;
• lo 0,5% tra i 50 e 249;
• il restante 0,1% ha oltre 250 dipendenti.
Nel nostro Paese, quindi, il 99,9% delle aziende rientra –
almeno sotto il profilo del numero degli addetti – nella categoria
delle PMI fornita dalla Comunità Europea.
Nel loro complesso esse impiegano 12 milioni e 545 mila
addetti (79%), a fronte dei 3 milioni e 172 mila impiegati nelle
imprese con più di 250 dipendenti.
Impresa Individuale
Società di Persone
Società Cooperative
23
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
Appartiene ad un solo
Impresa Individuale proprietario, detto
IMPRENDITORE O
TITOLARE.
Mutualità prevalente
Società Cooperative
Mutualità sussidiaria
24
Forma giuridica: impresa individuale
Ditta individuale, Impresa familiare, Lavoratori autonomi, Liberi professionisti.
25
Una parentesi sull’impresa familiare nella
prospettiva economico-aziendale
Il sistema economico italiano è in
gran parte costituito da PMI a
carattere familiare:
PMI
IMPRESE rappresentano il 90-95% del totale
TOTALE IMPRESE imprese;
FAMILIARI
generano l’80-85% del PIL
prodotto dal totale delle imprese;
impiegano il 55-60% della forza
lavoro.
Ma le imprese familiari non sono solo di piccole e medie dimensioni,
possono assumere diverse forme giuridiche e non sono un fenomeno
esclusivamente italiano!
Qualche esempio: Ferrero, Guzzini, Scavolini, Berloni, Del Vecchio
(Luxottica), Caprotti (Esselunga), De Beers, Swarowsky, Benetton,
Bulgari,
A.A. 2012/2013 Chicco, Peg Perego, Clementoni, …
annalisa.sentuti@uniurb.it 51
26
Forma giuridica: imprese collettive
ESEMPIO
Andrea, Aurora e Alessandro decidono di costituire una società.
• Andrea conferisce 60.000 €
• Aurora conferisce un immobile il cui valore è pari a 20.000 €
• Alessandro conferisce macchinari il cui valore è pari a 20.000 €
La somma dei conferimenti effettuati (conferimenti monetari +
valore monetario dei conferimenti in beni) costituisce il CAPITALE
SOCIALE (CS) dell’azienda.
Nel nostro caso, il CS è pari a 100.000 di €.
Il valore dei singoli conferimenti corrisponde alla quota del Capitale
Sociale posseduto dai soci, quindi, nel nostro caso, le QUOTE DI
POSSESSO DEL CS sono così ripartite: Andrea 60%, Aurora 20%,
Alessandro 20%.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 53
c.c).
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 54
27
Forma giuridica: imprese collettive
SOCIETÀ DI PERSONE
Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE: il patrimonio aziendale è distinto da
quello personale dei soci.
Tuttavia, l’autonomia patrimoniale è IMPERFETTA: qualora il patrimonio
sociale non dovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda,
i creditori possono rivalersi sul patrimonio personale dei soci.
I soci (tutti, nella s.n.c., e gli accomandatari nella s.a.s.) sono, infatti, sottoposti
al regime di RESPONSABILITÀ ILLIMITATA e SOLIDALE: essi
rispondono dei debiti della società illimitatamente (non sono nei limiti della
quota di capitale investito nell’impresa, ma anche con il patrimonio personale),
solidalmente (ciascun socio può essere chiamato ad estinguere tutti i debiti
della società, salvo poi rivalersi sugli altri soci per la parte loro spettante).
I soci rispondono direttamente delle obbligazioni sociali in quanto le società di
persone NON HANNO PERSONALITÀ GIURIDICA.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 55
28
Forma giuridica: imprese collettive
SOCIETÀ DI CAPITALI
Ha PERSONALITÀ GIURIDICA: è un soggetto di diritto, distinto dalle
persone dei soci, titolare di diritti e doveri. Essa risponde per le obbligazioni
sociali con il suo patrimonio.
Ha AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA: il capitale ed i beni
sociali costituiscono un patrimonio distinto e separato da quello dei soci.
I soci sono sottoposti al regime di RESPONSABILITÀ LIMITATA: essi
rispondono per le obbligazioni sociali soltanto con il capitale conferito (somma
monetaria o valore monetario del bene apportato nella società) e non
rischiano il patrimonio personale. Qualora il patrimonio dell’azienda non
dovesse essere sufficiente per coprire i debiti contratti dall’azienda, i creditori
NON possono comunque rivalersi sul patrimonio personale dei soci.
Il patrimonio dell’azienda è l’unica forma di garanzia per i terzi: per questo,
nelle società di capitali, il Codice civile obbliga i soci a sottoscrivere un
importo minimo di Capitale Sociale.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 57
29
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
Le diverse forme societarie si distinguono, tra l’altro, per:
1. diversa dimensione e complessità dell’impresa;
2. valore minimo del Capitale Sociale: sì/no;
3. dimensione della compagine sociale: ristretta/ampia;
4. diverse modalità di finanziamento consentite: es. solo le SpA
possono finanziarsi emettendo un Prestito Obbligazionario (cfr.
slide su P.O.);
5. diversi obblighi fiscali e civili: es. diverso assoggettamento alla
redazione del bilancio d’esercizio (cfr. slide su bilancio d’esercizio);
6. diverso tipo di regime di responsabilità dei soci nei confronti dei
terzi: limitata/illimitata;
7. diversa autonomia patrimoniale: nessuna/imperfetta/perfetta;
8. personalità giuridica: sì/no
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 59
SOCIETÀ COOPERATIVE
30
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
31
Classificazione in base alla FORMA GIURIDICA
ESEMPI DI SOCIETÀ COOPERATIVE
Seconda Parte
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principali
sottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con
l’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio
d’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto
giuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale
6. Gli organi di governo economico dell’azienda
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I soggetti dell’impresa
All’interno dell’IMPRESA
è sempre possibile individuare 2 SOGGETTI:
Il SOGGETTO
Il SOGGETTO GIURIDICO
ECONOMICO
Il soggetto giuridico
Il soggetto giuridico è la persona, o il gruppo di persone o l’ente nel cui
nome l’attività imprenditoriale viene esercitata e a cui fanno capo i
diritti e gli obblighi che derivano da questa attività .
Nel nostro ordinamento (codice civile) il soggetto giuridico può essere:
- una persona fisica;
- una persona giuridica.
PERSONA
FISICA
SOGGETTO CAPACITÀ
GIURIDICO GIURIDICA
PERSONA
GIURDICA
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 66
33
Il soggetto giuridico
34
Il soggetto giuridico: persona fisica
Può essere INABILITATO il maggiore di età la cui infermità non è tale da far
luogo all’interdizione.
Viene dichiarata SCOMPARSO una persona di cui non si abbia più notizia in
quanto sparito dal suo luogo di domicilio o di residenza .
35
Il soggetto giuridico: persona fisica
PUBBLICHE PRIVATE
Sono regolate da diritto pubblico diritto privato (c.c.)
Perseguono fini di interesse generale scopi privati
Nascono in seguito ad di un ente pubblico e mediante
una manifestazione di l’emanazione di leggi o di un soggetto privato
volontà provvedimenti speciali
Hanno una procedura di
non standardizzata standardizzata
costituzione
• enti pubblici territoriali • le associazioni
(Regioni, Province, Comuni) • le fondazioni
• enti pubblici non economici • le società commerciali
Sono
(Università, INPS, ecc.) con personalità
• enti pubblici economici giuridica (srl, spa, sapa,
A.A. 2012/2013 (ENEL, Poste Italiane, ecc.
annalisa.sentuti@uniurb.it società cooperative) 72
36
Procedure standardizzate
per le persone giuridiche private
Imprese commerciali con personalità giuridica (società di capitali)
Nascono mediante un contratto di società (cfr. slide su contratto di società)
che si concretizza in un atto costitutivo redatto nella forma di atto pubblico.
Es. l’atto costitutivo di una SpA deve indicare tra l’altro: denominazione della società, data
e luogo di costituzione, sede, soci, numero di azioni assegnate a ciascun socio, l’attività che
costituisce l’oggetto sociale, l’ammontare del capitale (sottoscritto e versato), numero,
valore nominale e caratteristiche delle azioni, valore attribuito ai beni conferiti in natura,
eventuale durata della società (se a tempo determinato), amministratori (numero, poteri,
rappresentanza della società), componenti del collegio sindacale, ecc.
Il soggetto giuridico
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Il soggetto economico
Il soggetto economico è la persona o il gruppo di persone che di fatto
detiene il supremo potere volitivo in azienda:
1) determina gli indirizzi di fondo della gestione (mission e modello di
business);
2) prende le decisioni strategiche;
3) determina gli obiettivi generali.
Per far ciò il soggetto economico deve:
• avere la volontà di governare l’azienda;
• avere le competenze specifiche in materia di azienda (patrimonio,
gestione, organizzazione) e di comportamento
aziendale(programmazione, esecuzione, controllo e feedback)
• disporre del potere sufficiente
A.A. 2012/2013
per imporre la propria volontà.
annalisa.sentuti@uniurb.it 75
Il soggetto economico
una persona fisica una o più persone fisiche una o più persone fisiche
(il proprietario se ha la (i soci se hanno la volontà di (i soci se hanno la volontà di
volontà di governare e le governare, le competenze e la governare, le competenze e la
competenze) maggioranza dei voti in assem.) maggioranza dei voti in assem.)
38
Il soggetto economico
CONTROLLO CONTROLLO
CON ALIQUOTA DI CAPITALE SENZA INVESTIMENTO
INFERIORE AL 50% DI CAPITALE
CONTROLLO
SENZA INVESTIMENTO
DIRETTO DI CAPITALE
Il soggetto economico
39
Il soggetto economico
Dispersione degli azionisti (“polverizzazione della proprietà
azionaria”). Ad es. l’azionariato del Gruppo Telecom Italia è costituito
da oltre 500.000 azionisti (struttura azionaria al 12 agosto 2011). La
TELCO S.p.A. controlla la società con il 22,39%.
Il soggetto economico
Presenza di particolari categorie di azioni.
40
Il soggetto economico
Presenza di particolari categorie di azioni.
Il soggetto economico
Presenza di particolari categorie di azioni.
ESEMPIO
41
Il soggetto economico
Regole di funzionamento dell’assemblea.
L’ASSEMBLEA ORDINARIA dei soci (art. 2364 c.c.) deve essere convocata
almeno una volta l’anno e decide sulle seguenti materie:
• approvazione del bilancio;
• nomina e revoca di amministratori, sindaci e presidente del collegio sindacale;
• delibera i compensi di amministratori e sindaci;
• delibera sulle responsabilità di amministratori e sindaci;
• delibera sulle materie ad essa riservate dall’Atto Costitutivo o sottoposte alla sua
attenzione dagli amministratori e dai sindaci.
Il soggetto economico
Regole di funzionamento dell’assemblea.
Per la validità delle deliberazioni dell’assemblea ordinaria, la legge dispone che:
• prima convocazione: l’assemblea è valida se è presente almeno il 50% del CS (escluse
le azioni a voto limitato). Delibera validamente con la maggioranza assoluta dal
capitale presente ;
• seconda convocazione: l’assemblea è valida qualunque sia la quota di capitale
sociale presente. Delibera validamente con la maggioranza assoluta del capitale
presente.
Capitale Sociale
In assemblea sono presenti
50% 50% solo il 30% degli azionisti
ordinari: si potrà imporre la
Azioni ordinarie propria volontà solo con il
15% più uno del CS.
Azioni senza
diritto di voto Anche in questo caso non è
necessaria la maggioranza
del CS.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 84
42
Il soggetto economico
Integrazione della propria azionaria: le DELEGHE
Un socio o un gruppo di soci possono acquisire il potere decisionale, in
assemblea, integrando la quota di capitale posseduta mediante deleghe, ovvero
esercitando il diritto di voto di azioni possedute da altri (art. 2372).
La delega può essere gratuita o a titolo oneroso. In questo secondo caso, la
delega avviene mediante:
• pegno (art. 2784 c.c.): le azioni vengono cedute ad un terzo
L’azionista tramite le
quale garanzia di un debito che la persona ha contratto nei
azioni ricevute in
suoi confronti. Colui che ottiene le azioni in pegno (creditore
pegno, usufrutto o
pignoratizio) può esercitare il diritto di voto al posto del
riporto, integra la
socio;
propria quota e,
• usufrutto (art. 2352 c.c.): colui che riceve le azioni in entrando in possesso
usufrutto (usufruttuario) ha il diritto di esercitare il diritto di (non in proprietà)
voto; delle azioni, ne può
• riporto (art. 1548 c.c.): le azioni vengono trasferite, dietro esercitare il diritto di
pagamento di un prezzo, ad un altro soggetto (riportatore) voto.
che
A.A. può esercitare il diritto di voto. annalisa.sentuti@uniurb.it
2012/2013 85
Il soggetto economico
ESEMPIO: Indesit Company
Aggiornato al 31/08/2011
43
Il soggetto economico
ESEMPIO: Indesit Company
Il soggetto economico
B) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DIRETTO
Società B Società C
Società B Società C
Società B 1
Holding
NEL GRUPPO SONO PRESENTI
100%
Un SE: la holding 100% A
100%
Più SG: le controllate
B
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 88
44
Il soggetto economico
ESEMPIO: RCS MEDIAGROUP
Controllo
diretto
Controllo
indiretto
45
Il soggetto economico
C) CONTROLLO SENZA INVESTIMENTO DI CAPITALI
• influenza dominante (art. 2359 c.c.): controllo di una società in virtù di particolari
vincoli contrattuali. Es. Una società può determinare le scelte gestionali di
un’altra società in quanto unica acquirente dei prodotti di quest’ultima.
Seconda Parte
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principali
sottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con
l’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio
d’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto
giuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale
6. Gli organi di governo economico dell’azienda
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Il sistema delle persone (organizzazione)
L’organizzazione è un sistema coordinato di persone che si
prefigge un più razionale impiego del lavoro umano
in relazione agli obiettivi gestionali da raggiungere.
Le due facce dell’organizzazione:
Organizzazione formale (o ufficiale):
ufficiale) è basata su regole
che tendono a razionalizzare il comportamento delle
persone.
Organizzazione informale:
informale insieme non programmato e
non ufficiale di gruppi, amicizie, di rapporti che si
sviluppano inevitabilmente ogni qual volta più individui si
trovano ad interagire l’uno con l’altro.
47
Il sistema delle persone (organizzazione)
Innanzitutto, possiamo individuare 3 ORGANI AZIENDALI:
ORGANO VOLITIVO:
VOLITIVO è rappresentato dal soggetto che prende le
decisioni aziendali e definisce le linee strategiche da seguire (es.
aumentare la quota di mercato in Germania e USA)
ORGANO DIRETTIVO:
DIRETTIVO traduce le linee strategiche in azioni
operative (es. partecipare alle fiere di settore, potenziare la funzione
commerciale, attuare partnership con azienda tedesca, aumentare la
produzione, nuova campagna promozionale, ecc.)
ORGANO ESECUTIVO:
ESECUTIVO è composto da tutti coloro che,
materialmente, eseguono quando definito dall’organo direttivo (es.
partecipazione alle fiere, attuazione nuove azioni commerciali,
realizzazione aumento produzione, realizzazione campagna
promozionale, ecc.).
48
Il sistema delle persone (organizzazione)
Ogni decisione riguardante l’assetto organizzativo deve essere assunta
in modo tale che i compiti siano svolti:
in modo efficace ed efficiente;
con i massimi livelli di coordinamento e di integrazione;
con flessibilità e capacità di fronteggiare il dinamismo ambientale.
49
Il sistema delle persone (organizzazione)
Scomposizione (o differenziazione): scegliere un criterio di
divisione del lavoro ed assegnate alle persone (“chi fa che cosa”)
Ricomposizione (o integrazione): far sì che i contributi delle
persone che occupano i singoli ruoli sono riportati all’unità
(coordinare le attività individuali in un sistema integrato di
obiettivi, poteri e responsabilità).
50
La Macrostruttura
Progettare la MACROSTRUTTURA (struttura organizzativa di base)
significa:
quali unità organizzative (u.o.) attivare,
quali ruoli e compiti attribuire a ciascuna u.o.,
come collegare le varie u.o. in una struttura gerarchica (linee di influenza).
La struttura organizzativa di base è graficamente rappresentata
dall’ORGANIGRAMMA: u.o. + ruoli + linee di influenza.
La Macrostruttura
Direzione Generale
Direzione Direzione
Ricerca Produz.
Ogni organo è individuato da uno spazio (generalmente un rettangolo) con all’interno in
nome del responsabile o della u.o.
Il lavoro è diviso tra le u.o. (differenziazione) e coordinato mediante le relazioni
gerarchiche (integrazione).
Ogni capo gerarchico è integratore (coordina le attività e il lavoro delle persone che
dipendono da lui) e decisore (deve decidere in merito a tutti gli aspetti interni alla sua
unità, salvo quanto delegato ai suoi dipendenti)
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 102
51
La Macrostruttura
Per le imprese, progettare la macrostruttura significa scegliere tra una
delle quattro forme di base:
Struttura semplice (o elementare)
Struttura funzionale pura
Struttura divisionale pura
Struttura a matrice (o matriciale)
Struttura semplice
È la struttura tipica delle imprese piccole e non particolarmente
complesse o delle imprese all’inizio del loro ciclo di vita.
52
Struttura semplice
Organi esecutivi … … …
+ _
Struttura piatta ed elementare Dipende strettamente dalle capacità,
dallo stile e dalla salute
Elevata flessibilità e capacità di
adattamento (bassa dell’imprenditore
differenziazione)
…
Rapidi processi decisionali
(accentrati nella figura
dell’imprenditore)
…
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 105
Struttura funzionale
Ricorrente nelle di imprese di dimensioni contenute o medie,
medie che operano in
mercati tendenzialmente stabili e con combinazioni produttive relativamente
semplici (un solo prodotto o più prodotto omogenei destinati ad un solo mercato,
ovvero ad una sola categoria di clienti).
È articolata per funzioni:
funzioni raggruppa
raggruppa le attività in base ad una tecnica comune,
comune dalla
base fino al vertice dell’organizzazione (segue il criterio dell’omogeneità, mette insieme
tutti coloro che svolgono un sottoinsieme coordinato di attività).
Privilegia
rivilegia la differenziazione (compiti, ruoli e responsabilità ben definiti).
L’integrazione è demandata alla gerarchia e le linee di trasmissione del potere sono
verticali: dalla direzione generale (organo di governo) dipendono le direzioni di
funzione (organi di direzione, es. d. acquisti, d. commerciale, d. produzione, ecc.) e da
loro dipendono gli organi operativi che svolgono sottoinsiemi di attività coordinate
tra loro (es. ufficio acquisti materie prime, ufficio acquisti impianti e macchinari, ufficio
clienti Italia, ufficio clienti estero, reparto montaggi, reparto manutenzione, ecc.).
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 106
53
Struttura funzionale
LA “PIRAMIDE”
Organo di governo Direzione Generale
Organi
esecutivi
+ _
Facilita le economie di scala (di Può causare un accumulo di decisioni al
specializzazione) all’interno delle vertice e il sovraccarico della gerarchia
unità funzionali
Porta a uno scarso coordinamento
Permette lo sviluppo di orizzontale tra le unità organizzative
conoscenze e capacità Tempi di decisione lunghi (scala gerarchica)
approfondite
Tempo di risposta lento di fronte ai
… cambiamenti ambientali
A.A. 2012/2013 …
annalisa.sentuti@uniurb.it 107
Struttura divisionale
Adatta ad imprese di dimensioni grandi, che realizzano combinazioni produttive
complesse e molto disomogenee (più linee di prodotto molto diverse tra loro),
destinate a mercati diversi.
Raggruppa le attività (anche diverse tra loro) sulla base dell’output output
dell’organizzazione ovvero quelle funzioni che nel loro insieme concorrono al
dell’organizzazione,
raggiungimento del risultato.
È una struttura che privilegia principalmente l’integrazione e ricerca l’unitarietà:
la struttura si suddivide in più divisioni organizzate, al proprio interno, in modo
gerarchico-funzionale. A capo di ciascuna c’è un dirigente che è il responsabile
diretto di tutte le attività necessarie a conseguire il risultato (decentramento del
processo decisionale).
Tipi più diffusi: divisione per prodotto, divisione per area geografica, divisione per
mercato (clienti).
Sono organizzazioni spesso colossali e complesse (es. Nestlé, Johnson & Johnson,
Microsoft, Fiat, ecc.).
54
Struttura divisionale
Direzione generale
+ _
Scarso coordinamento ed
Permette alle unità di adattarsi a
integrazione tra le divisioni
differenze di prodotto, geografiche,
(comportamenti contraddittori e/o
di clientela
concorrenza interna)
Decentralizza il processo Duplica risorse e strutture (rischi
decisionale di subottimizzazione)
… …
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 109
Struttura a matrice
Doppia dipendenza
dipendenza: ciascun individuo dipende, allo stesso tempo,
dello specialista funzionale e dal capo progetto.
Alternanza di ruoli
ruoli: lo stesso individuo può assumere ruoli diversi in
progetti diversi (capo-progetto, supporto).
55
Struttura a matrice
Resp. Resp. Resp. Resp.
Funzionale Funzionale Funzionale Funzionale
Resp.
Prodotto/
Progetto
Resp.
Prodotto/
Progetto
Resp.
Prodotto/
+ Progetto _
Assicura la condivisione flessibile delle Conflitti di ruolo: una risorsa può lavorare su più
risorse progetti e quindi essere coordinato da più persone
Si adatta a decisioni complesse e Confusione: incertezza dei compiti e delle priorità
cambiamenti frequenti
Offre opportunità per lo sviluppo di Implica che i componenti abbiano buone capacità
competenze sia funzionali sia di prodotto interpersonali e ricevano una formazione approfondita
A.A.
…2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it
… 111
Strutture miste
L’impresa può altresì decidere di adottare strutture organizzative miste:
Struttura funzionale mista: Direzione Generale
56
Funzioni di line e di staff
Ogni struttura organizzativa può, inoltre, prevedere
FUNZIONI DI LINE e FUNZIONI DI STAFF.
57
Funzioni di line e di staff
Malgrado le funzioni di staff si trovino in una posizione subordinata, la loro
importanza è notevole in quanto producono fondamentali servizi di supporto.
Esse possono essere presenti in ogni tipo di struttura organizzativa e sono così
rappresentate:
Organi
esecutivi
La Microstruttura
Occorre poi scegliere la MICROSTRUTTURA (struttura delle
singole unità organizzative), ovvero decidere mansioni e
responsabilità delle singole persone e dei gruppi di persone che
formano le unità organizzative elementari all’interno delle u.o. di base
(un ufficio, un reparto, un gruppo di lavoro, un team di progetto, ecc.).
Nel decidere come strutturare le singole unità organizzative di base, è
importante tener presente i bisogni dei lavoratori che possono essere
soddisfatti tramite l’attività lavorativa e i modelli di direzione che
possono essere adottati.
In particolare, la scelta del modello di direzione è particolarmente
importante. La modalità con cui viene esercitata la leadership, infatti,
influisce sul grado di SODDISFAZIONE dei DIPENDENTI e, di
conseguenza, condiziona l’EFFICIENZA e la PRODUTTIVITA’
dell’impresa, ma tali influenze sono ancora spesso sconosciute o
sottovalutate dai dirigenti!
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 116
58
Modelli di direzione
Nella teoria e nella pratica organizzativa possiamo distinguere due
teorie definite da Douglas McGregor (1960):
59
Modelli di direzione: Teoria X
Il buon dirigente, pertanto, è quello che riesce a far fare ai dipendenti
quello che vuole lui. A tal fine si reputa indispensabile:
1) programmare il comportamento dei dipendenti (accentramento delle decisioni);
2) controllare il dipendente (verificare se il comando è stato eseguito);
3) rendere docile il dipendente (mediante sanzioni e ricompense).
Modelli di direzione
Entrambi tali modelli sono inadeguati.
McGregor nota, infatti, che la Teoria X ha i caratteri della “profezia
autoverificante”: un assetto organizzativo coerente con le ipotesi
negative sull’uomo medio CAUSA esattamente i comportamenti previsti
da tali ipotesi:
le persone soggette a costrizioni ed eccessivi controlli sviluppano
comportamenti opportunistici e restrittivi;
l’assenza di delega, e quindi l’impossibilità di esercitare un giudizio (idee,
valutazioni, opinioni, ecc.) sul proprio lavoro, porta necessariamente a
non avere la possibilità di dimostrare la capacità di assumere
responsabilità.
QUINDI: ad un’organizzazione che non ha fiducia nel lavoratore,
consegue un lavoratore che non ha fiducia nell’organizzazione, e che,
di conseguenza, adotta un comportamento passivo, indolente, poco
produttivo, allergico alle responsabilità, arrogante.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 120
60
Modelli di direzione
I modelli direzionali basati sulla Teoria X, inoltre, contrastano con i principi alla
base della teoria delle motivazioni di Maslow:
l’uomo al lavoro manifesta bisogni differenti nel tempo e nello spazio;
i bisogni del lavoratore sono disposti su una scala che identifica la progressione
naturale del suo processo di soddisfazione.
S A) Bisogni ragionevolmente soddisfatti
O - FISIOLOGICI (mangiare, bere, dormire, …)
D
D - SICUREZZA (mantenere nel tempo i bisogni fisiologici per sé e per la famiglia)
I
S - SOCIALI (lavorare insieme agli altri e non isolati)
F
A B) Bisogni in tensione
Z - STIMA DI SÈ (sviluppare la propria conoscenza, al di là della specifica mansione)
I
O - STIMA DEGLI ALTRI (ricevere apprezzamento per gli sforzi fatti e i risultati
N ottenuti sul lavoro)
E
- AUTOREALIZZAZIONE (poter realizzare le proprie aspirazioni professionali)
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 121
Modelli di direzione
Un dipendente insoddisfatto è un lavoratore poco efficiente e poco
produttivo: occorre adottare un modello di organizzazione e di direzione che
porti a superare questa situazione, ovvero disegnare per il lavoratore un ruolo
che possa far rientrare l’attività lavorativa tra quelle che contribuiscono a
soddisfare i suoi bisogni.
Le condizioni di soddisfacimento dei bisogni secondo Maslow e Herzberg:
Bisogni fisiologici: retribuzione (per l’acquisto dei beni necessari a
soddisfare i bisogni), indipendenza economica
Bisogni di sicurezza: sicurezza fisica, contratto di lavoro, sistemi di gestione
del personale, stile di direzione, ecc.
Bisogni di socialità: interazione, lavoro di gruppo, ecc.
Bisogni di stima (di sé e degli altri): contenuti del lavoro ricchi e sfidanti,
riconoscimenti, prestigio, ecc.
Bisogni di realizzazione: un lavoro che permette di esprimere un’ampia
gamma di competenze, autorealizzazione
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 122
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Modelli di direzione: Teoria Y
Una tale ristrutturazione dei ruoli comporta necessariamente uno stile di direzione
diverso rispetto a quello derivante dalla Teoria X e un radicale capovolgimento delle
assunzioni riguardanti i dipendenti. La TEORIA Y assume che l’uomo medio:
non è avverso al lavoro, anzi lo considera un’attività naturale quanto il riposo, lo
svago e il gioco;
in condizioni opportune, tende spontaneamente ad assumere responsabilità;
ha per natura un atteggiamento di lealtà e di impegno nei confronti della sua
professione;
si identifica con l’azienda, con gli obiettivi e con la professione;
è generalmente ambizioso, inventivo e creativo;
il controllo dall’esterno e la minaccia di sanzioni non costituiscono gli unici
mezzi per indirizzare gli sforzi verso gli obiettivi dell’organizzazione;
l’impegno nel perseguire determinati obiettivi è in funzione delle ricompense
associate al loro conseguimento.
Di conseguenza, se si adotta un assetto organizzativo inteso come guida al
comportamento e caratterizzato da forte delega (decentramento delle decisioni), le
ipotesi si autoverificano e le personeannalisa.sentuti@uniurb.it
A.A. 2012/2013 si comportano come previsto dalla Teoria Y. 123
L’autorità formale
Nel progettare la struttura organizzativa dell’impresa occorre, infine,
scegliere come distribuire L’AUTORITÀ FORMALE:
decentramento: a quali unità organizzative, procedendo dall’alto
verso il basso, fanno capo quali decisioni;
delega: quale grado di libertà nelle scelte è lasciato a coloro che
devono decidere.
Estremi: imprese con autorità formale molto concentrata (poco
decentramento e poca delega) o imprese con autorità formale molto
diffusa (decisioni molto decentrate e ampia delega).
Generalmente è bene che il decentramento e la delega siano ampi
quando l’impresa vive in un contesto dinamico e scarsamente
prevedibile.
62
L’autorità formale
Per AUTORITÀ FORMALE si intende:
il DIRITTO ufficialmente riconosciuto dall’organizzazione di
COMANDARE, e cioè di elaborare decisioni rivolte ad indirizzare
l’attività dei subordinati;
l’OBBLIGO imposto ai subordinati di ACCETTARE quelle decisioni
come premessa per la propria condotta, senza poterle analizzare e
criticare nel merito.
Essa rappresenta il potere legittimo, attribuito ad un ruolo.
Pertanto è: impersonale (non legata ad una persona), limitata (nel
tempo e nello spazio), connessa ad un ruolo specifico e pertanto
trasferibile da una persona ad un’altra.
L’AF può essere analizzata in relazione al POTERE: i due concetti
possono coincidere (l’AF è una forma di potere, il potere legittimo),
ma sono due fenomeni diversi.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 125
A 1 2 3 P 1 2 3 A 1 2 3 P 3 2 1
63
Nuova Teoria
del rapporto tra autorità formale e potere
Perché?
Il livello di potere effettivo è condizionato anche dall’accettazione dell’autorità da
parte dei subordinati.
Se i subordinati sentono di poter agire liberamente, senza la minaccia di perdere il
loro posto di lavoro o il pericolo di non veder soddisfatti i propri bisogni primari
(fisiologici, di sicurezza, sociali), essi riconosceranno effettivo potere al superiore
solo se “lo merita”: processo di legittimazione del leader.
Quindi, all’aumento del livello di autorità formale (conferita dall’organizzazione)
segue un effettivo aumento del potere (capacità di influenzare gli altri che viene
riconosciuta al superiore “sul campo” dai collaboratori) solo se il superiore
dimostra ai suoi subordinati di:
1. essere competente,
2. agire giustamente,
3. adoperarsi per loro,
4.A.A. 2012/2013
coinvolgerli nelle decisioni che liannalisa.sentuti@uniurb.it
riguardano. 127
L’autorità formale
Nello stabilire gerarchici tra le diverse unità organizzative, si possono
scegliere TRE varianti dell’autorità formale:
1) AUTORITA’ GERARCHICA
2) AUTORITA’ FUNZIONALE
64
1) Autorità gerarchica
E’ un modello molto diffuso nelle organizzazioni private che:
• si basa sul concetto dell’unità di comando;
• prevede che gli ordini si muovano nell’ambito di una stessa linea di
comando e in direzione discendente, senza possibilità di critica da parte di
chi riceve gli ordini;
• suppone quindi che un organo di grado superiore non possa impartire ordini
ad uno di grado inferiore ma appartenente ad una diversa linea di comando
(Es: il direttore delle vendite non può avere autorità su un capo di stabilimento del settore
produzione);
• considera l’autorità formale generale, perché riguarda tutti gli aspetti del
compito del subordinato e presuppone che chi ha il potere di comando sia
competente su ogni materia;
• ritiene di poter influenzare i subordinati con un meccanismo di sanzioni e
ricompense.
A.A. 2012/2013 annalisa.sentuti@uniurb.it 129
1) Autorità gerarchica
Consiglio di amministrazione
Direttore generale
65
2) Autorità funzionale
E’ un modello che:
• prevede la possibilità per un subalterno di ricevere ordini da
superiori appartenenti a diverse linee di comando;
2) Autorità funzionale
Consiglio di amministrazione
Direttore generale
66
3) Autorità del grado
I rapporti organizzativi
All’interno delle diverse strutture organizzative si hanno diversi tipi di
rapporti tra i soggetti posti a differenti livelli gerarchici.
67
Seconda Parte
IL SISTEMA AZIENDALE
1. Definizione di azienda e dei suoi principali
sottosistemi
2. Il sistema aziendale e le sue relazioni con
l’ambiente
3. Classi e tipi di aziende - Impresa e rischio
d’impresa
4. L’assetto istituzionale delle aziende: soggetto
giuridico e soggetto economico
5. L’assetto organizzativo e l’organismo personale
6. Gli organi di governo economico dell’azienda
68
La struttura decisionale dell’impresa
La struttura decisionale burocratica
Organi Volitivi:
• Prendono tutte le decisioni
• Devono essere competenti su
tutte le funzioni aziendali
ISPETTORI
Organi Direttivi:
• Non rendono
decisioni
• Passano gli ordini
• Controllano gli
organi esecutivi
Organi Esecutivi:
• Eseguono gli
ordini
69
Struttura “tradizionale” di governo delle società
Assemblea degli azionisti Collegio sindacale
Consiglio di amministrazione
È delegato dal CdA a
svolgere le funzioni di
Direttore generale governo della società.
Sono delegati dal Direttore generale a governare i diversi settori in cui è ripartita
l’attività aziendale.
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