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Lezione 27/03/2023 – Economia Aziendale

1. L’azienda e l’economia aziendale pt. 1


Il concetto di azienda: nell’economia aziendale il concetto di impresa è diverso da
quello di azienda. Per impresa intendiamo un’attività destinata alla produzione di un
bene materiale, ma soprattutto di un’attività con finalità di lucro, quindi con l’obiettivo
di avere un guadagno; il concetto di azienda si riferisce a quelle attività destinate non
alla produzione di un bene fisica ma all’erogazione di un servizio.
Le parti dell’economia aziendale: l’economia aziendale è la disciplina che studia
l’azienda perché cerca di capire quali sono le azioni o le strategie migliori per fare in
modo che quella impresa o quella azienda venga gestita nel miglior modo possibile.
Sarebbe meglio dire che supporta l’imprenditore. Tra le prospettive secondo le quali
l’azienda viene studiata abbiamo:
- l’aspetto organizzativo, infatti, l’economia aziendale cerca di capire qual è il miglior
modo per organizzare un’azienda;
- la gestione, guardare alla gestione significa guardare a tutte le operazioni che
devono essere svolte all’interno dell’azienda, ognuna di queste operazioni richiede
un’operazione particolare. Si tratta dunque di coordinare l’azienda. Ad esempio se
dovessimo aprire uno studio dovremmo acquisire i mezzi monetari (capitale) e altre
operazioni come erogazione del servizio, vendita del servizio;
- la rilevazione, vale a dire misurare le entrate e le uscite dell’azienda. Significa
rilevare i fatti dal punto di vista economico e finanziario. Uno degli elementi
fondamentali è la rilevazione dei fatti economici. Quando si parla di rilevazione si fa
riferimento alle azioni di bilancio: il bilancio di esercizio è un documento che
rappresenta in termini numerici la situazione economica, finanziaria e patrimoniale
dell’azienda. Per situazione patrimoniale si intende il valore dei beni che si trovano
all’interno di un’azienda (es. i macchinari), mentre per situazione finanziaria
intendiamo le uscite e le entrate di denaro (es. siringhe). L’aspetto economico fa
riferimento ai costi e ai ricavi che sono diversi da entrata e uscita. Ad esempio, al
termine dell’esercizio si apre il bilancio (composto da stato patrimoniale, rendiconto
finanziario, conto economico, nota integrativa), prendo lo stato patrimoniale e ho una
serie di voci che mi consentono di capire quanto valgono i beni all’interno
dell’impresa, dopo di ciò, sempre nello stato patrimoniale, avrò il totale della cassa,
vale a dire la disponibilità liquida di denaro. Nel rendiconto finanziario avrò le entrate
e le uscite mentre nel rendiconto economico avrò i costi e i ricavi. Supponiamo che
io debba acquistare delle siringhe, ne acquisto 100 che conteggio come uscite nel
rendiconto finanziario. Durante l’esercizio di 100 siringhe ne utilizzo 50, nel conto
economico avrò soltanto il costo relativo alla quantità utilizzata di quei beni
nell’esercizio quindi 50, mentre il rendiconto finanziario rimarrà traccia dell’uscita di
100. Si fa ciò perché al termine di ogni esercizio viene redatto il reddito che è dato
dalla differenza tra costi e ricavi e sulla base di quelli si calcolano le imposte, se io
registrassi nel primo esercizio in cui ho acquistato un macchinario l’intera quota
sarebbe molto difficile riuscire a raggiungere un equilibrio tra costi e ricavi o meglio
ancora un utile, io andrei, quasi inevitabilmente, in perdita, quindi si annotano solo le
quote di bene effettivamente sfruttate.
Definizione di azienda: vi sono diverse teorie di azienda ma le più importanti sono:

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- la teoria sistemica: l’azienda è un complesso di parti interagenti e coordinate per il
raggiungimento di un fine comune. Questa prima definizione pone l’accento su un
concetto fondamentale dell’azienda che è la natura sistemica, ogni impresa ha una
serie di caratteristiche e la prima tra tutte è proprio la natura sistemica, ossia il fatto
che ognuna delle parti che compongono l’azienda è coordinata per il conseguimento
di un obiettivo comune. In un laboratorio privato di analisi quasi sicuramente ci sarà
una reception, una stanza di accettazione e le varie altre stanze in cui vengono fatti
gli esami. Ognuna di queste parti sarà gestita in maniera diversa ma esse sono però
coordinate per il raggiungimento di uno stesso fine dell’azienda: in questo caso un
servizio che riguarda la tutela della salute;
- la teoria dell’istituto: l’azienda è un istituto economico destinato a perdurare che,
per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione
la produzione, il procacciamento e il consumo di ricchezza. Ogni attività per essere
definita azienda deve essere destinata a durare, per cui una delle caratteristiche è la
durabilità. Uno stabilimento balneare non costituisce azienda perché non ha il
requisito della durabilità. L’altra caratteristica è il coordinamento che è sinonimo di
natura sistemica. E infine abbiamo l’autonomia, il raggiungimento di una serie di
attività che consenta all’azienda di autosostenersi e continuare lo svolgimento del
ciclo, questo viene fatto attraverso una quantità tale di risorse finanziarie che
consenta all’azienda di autofinanziarsi.
Caratteristiche dell’azienda: tra le caratteristiche abbiamo:
- natura sistemica;
- durabilità, quindi l’attività deve essere destinata a durare nel tempo;
- autonomia, si riferisce, principalmente, all’autonomia dalle risorse finanziarie.
Nell’impresa tradizionale ha un significato diverso rispetto a quello che ha
nell’azienda sanitaria. Finanziariamente un ospedale non è autonomo se si parla di
un’azienda pubblica perché questa dipende dalla regione che eroga una serie di
risorse che l’azienda deve gestire. Non può esserlo anche perché non ha finalità di
lucro, ma è chiamata a gestire quelle risorse. Se va in perdita, l’azienda continua a
erogare il servizio. È autonoma però dal punto di vista delle risorse umane, ovvero,
che se anche cambiano le persone l’azienda continua ad esistere.
- unitarietà1, le diverse parti che compongono un’azienda fanno parte di un’unica
entità;
- apertura verso l’esterno: avere rapporto con clienti e fornitori.
Le fasi dell’attività economica: in azienda si svolge l’attività economica, l’attività
economica ha l’obiettivo di soddisfare un bisogno. Le fasi sono:
- produzione, il termine produzione riguarda tutte le attività che vanno dalla
trasformazione delle materie prime fino alla realizzazione del prodotto finale;
- scambio, riguarda il momento in cui il bene realizzato/il servizio offerto viene
venduto/erogato;
- consumo, è il momento in cui l’utente utilizza quel bene/beneficia del servizio.
Classificazione delle aziende: le aziende possono classificarsi secondo il fine
perseguito, quindi avremo:
- aziende di produzione: attività destinate alla vendita di un prodotto;
- aziende di erogazione: attività destinate all’erogare un servizio;

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Ha lo stesso significato di natura sistemica.
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- aziende composte, ad esempio un’azienda che vende prodotti per pulire ma che fa
al tempo stesso le pulizie.
Possono essere classificate anche classificate secondo il luogo:
- Aziende divise, che fanno capo a un’unica sede ma che hanno più filiali;
- aziende indivise, svolgono tutte le attività in una stessa sede.
Un’altra classificazione è secondo la natura del soggetto giuridico, quindi avremo:
- aziende private, che hanno scopo di lucro;
- aziende pubbliche, che hanno un fine di lucro.
E infine secondo la dimensione, che viene individuata secondo alcune parametri che
riguardano il personale dipendente o il reddito generato:
- aziende grandi: con più di 50 dipendenti;
- aziende medie: con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 50;
- aziende piccole: con meno di 10 dipendenti.

Lezione 29/03/2023 – Economia Aziendale

1. L’azienda e l’economia aziendale pt. 2


I presupposti per la sopravvivenza delle aziende: vi sono due presupposti per
garantire la sopravvivenza dell’azienda a lungo termine. Il primo concetto è quello di
economicità diviso in altri due concetti:
- efficacia strategica: è un concetto che si ricollega alla capacità della strategia
elaborata o pianificata di garantire il conseguimento degli obiettivi. L’efficacia
strategica è il rapporto tra obiettivi programmati e risultati conseguiti. Sono tanto più
efficace, dal punto di vista della strategia, quanto più sono in grado di raggiungere
gli obiettivi. La strategia non è un singolo obiettivo ma riguarda più obiettivi e più piani
di azione, rielaborati periodicamente;
- efficienza operativa: è il rapporto tra input e output dove per input intendo le risorse
impiegate nel processo di produzione mentre per output i prodotti realizzati o i servizi
erogati. Quando parlo di processo produttivo mi riferisco all’intero ciclo che va
dall’inserimento delle materie prime, passando per il processo di trasformazione, fino
alla realizzazione del prodotto finale. Per raggiungere l’efficienza operativa devo
evitare gli sprechi, quindi ridurre gli input; questi sprechi sono intesi non solo in
termini di materie “materiali” ma si parla anche di risorse umane: se ad esempio ho
un reparto con 3 risorse umane e uno con 6 risorse umane e ognuno di loro realizza,
nello stesso tempo 10 prodotti, parlando di efficienza operativa vince il reparto con 3
dipendente. Altro input è il tempo. Se sono un laboratorio e devo fare dei prelievi
sono più efficiente quanto meno siringhe spreco.
L’equilibrio economico è il rapporto tra costi e ricavi. Ad eccezione del primo anno –
che tendenzialmente è un anno di perdita – l’azienda deve conseguire il pareggio tra
costi e ricavi, quindi parliamo di un rapporto di differenza tra costi e ricavi. L’equilibrio
economico si definisce:
- oggettivo quando la differenza tra costi e ricavi è maggiore di 0:
- soggettivo quando i ricavi sono maggiori dei costi e si definisce soggettivo in quanto
c’è un soggetto, cioè l’imprenditore che ne trae un guadagno.
L’equilibrio economico ha un significato diverso se consideriamo l’impresa
tradizionale e l’azienda sanitaria: nelle aziende private l’equilibrio economico deve
essere soggettivo altrimenti non avrebbe ragione di esistere, mentre nelle aziende
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sanitarie l’equilibrio economico rappresenta un vincolo da rispettare ma non un
criterio di scelta. Significa che con il processo di aziendalizzazione alle aziende
sanitarie viene richiesto di rispettare i criteri economici (efficacia strategica, efficienza
operativa ed equilibrio economico) e di garantire, sulla base dei fondi erogati,
quantomeno il pareggio tra costi e ricavi; tuttavia, anche laddove ciò non accadesse,
l’azienda deve continuare a erogare il sistema sanitario perché fa riferimento a un
diritto, la salute, che è sancito dalla costituzione.
Le operazioni di gestione: all’interno di un’azienda c’è una serie di operazioni. Il
processo è il seguente:
- acquisizione dei mezzi monetari: se pensiamo alla fase di avvio di un’azienda la
prima operazione da effettuare è l’acquisizione dei mezzi monetari. L’acquisizione di
mezzi monetari può avvenire sotto forma di capitale di proprietà e capitale di prestito,
ciò che varia sono gli interessi. Il capitale di proprietà è l’insieme delle risorse
finanziarie messe a disposizione dai soci o dall’imprenditore. Tra gli svantaggi del
capitale di proprietà/capitale di rischio c’è che l’investimento potrebbe essere un
investimento fallimentare. Mentre, quanto al capitale di prestito, abbiamo gli interessi.
La restituzione del denaro può essere in più rate. C’è meno rischio anche perché chi
decide di aprire un’attività deve offrire delle garanzie alla banca;
- acquisto dei fattori di produzione: i fattori produttivi sono tutti i beni che l’impresa o
l’azienda impiega per lo svolgimento del processo di produzione. Il primo esempio è
quello delle materie prime. I fattori produttivi si acquistano nei mercati di
approvvigionamento, definiti come tutti i punti dello spazio in cui si trovano i potenziali
fornitori di materie prime. Ci sono diversi tipi di fattori produttivi distinti in base alla
materialità quindi avremo fattori produttivi materiali (tutti quei fattori o beni dotati di
una consistenza materiale, di una fisicità. Ad esempio se produco mobili, il fattore
produttivo è il legno) e fattori produttivi immateriali (sono quei fattori necessari per lo
svolgimento della produzione ma non sono dotati di una fisicità, esempi sono il
brevetto o il marchio); un’altra distinzione avviene in base alle modalità di
partecipazione al processo produttivo quindi avremo i fattori a fecondità semplice
(tutti quei beni/servizi che partecipano una sola volta al processo di produzione, ad
esempio il legno è un fattore materiale a fecondità semplice. Ciò implica che
l’imprenditore quando acquista i fattori produttivi sostiene un costo, effettua un
investimento perché deve pagare le materie prime al fornitore. L’investimento in un
fattore a fecondità semplice viene recuperato attraverso la vendita del singolo
prodotto alla quale ha partecipato quel fattore produttivo) e fattori a fecondità ripetuta
(sono tutti quei beni che vengono utilizzati più volte nel processo di produzione e
partecipano a più processi di produzione o meglio alla realizzazione di più prodotti.
Un esempio, in una ditta di mobili, è il macchinario. Avrà un costo superiore rispetto
alla singola quantità di legno e quindi è altrettanto chiaro che il costo sostenuto per
l’acquisto di quel fattore produttivo verrà recuperato in seguito alla vendita di più
prodotti e con un tempo molto più lungo). L’approvvigionamento dei fattori produttivi
richiede il sacrificio, cioè l’investimento di risorse monetarie denominato costo di
acquisto. Il costo di acquisto è dato dalla quantità di denaro che deve essere ceduta
per ottenere, in regime di scambi monetari, una definitiva quantità di fattori produttivi.
La formula che descrive il costo di acquisto è 𝐶𝑖 = 𝑄𝑖 ∗ 𝑃𝑖

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- combinazione e trasformazione dei fattori produttivi acquistati: si definisce
combinazione produttiva l’attività dell’impresa di trasformazione dei fattori produttivi
in prodotti:
- vendita dei prodotti ottenuti: la vendita dei prodotti pone l’impresa in contatto con i
mercati di collocamento, ossia con tutti i punti dello spazio dove operano i potenziali
acquirenti dei beni e dei servizi che l’impresa offre. Il collocamento dei prodotti
ottenuti sui mercati di sbocco rappresenta la fase terminale del processo produttivo
e il recupero delle risorse monetarie. Il ricavo di vendita è dato dalla quantità di
denaro ottenuta vendendo, in regime di scambi monetari, una determinata quantità
del prodotto. La formula che descrive il costo di acquisto è 𝑅𝑖 = 𝑄𝑖 ∗ 𝑃𝑖 ;
- restituzione di mezzi monetari: questa avviene chiaramente dopo aver conseguito
dei ricavi;
- finanziamento ad altre imprese: vale a dire utilizzare le risorse finanziarie aggiuntive
generate per concedere finanziamenti a ogni impresa.
A questo punto succede che i fattori produttivi hanno un costo, i prodotti vengono
venduti e consentono il recupero delle risorse quindi dall’acquisto dei fattori produttivi
nascono dei costi, dalla vendita dei prodotti nascono dei ricavi. Al termine di ogni
esercizio – anno solare – l’imprenditore deve ricavare la differenza tra costi e ricavi,
che si chiama reddito, per capire quanta ricchezza ha generato. Il reddito è positivo
quando i ricavi superano i costi ed è detto utile di esercizio, il reddito è negativo
quando i costi superano i ricavi ed è detto perdita
di esercizio. È calcolabile attraverso il conto Il circuito di produzione: la
economico che è uno degli schemi di bilancio. linea tratteggiata distingue gli
atti di gestione interna dagli
atti di gestione esterna che
sono da un lato i fornitori e
dall’altro i clienti. Per dar vita
all’attività l’imprenditore
acquista i fattori di
produzione e richiede
un’uscita di denaro perché
comporta la relazione con i
fornitori che si trovano sui
cosiddetti mercati di
approvvigionamento. Una
volta acquistati, i fattori
produttivi vengono inseriti
nella combinazione
produttiva quindi vengono
trasformati e vengono
realizzati i prodotti, che
vengono venduti sui mercati
di collocamento e
consentono il recupero dei
mezzi monetari cioè
comportano un’entrata di
denaro.
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Il concetto di capitale: il capitale fa riferimento all’ammontare delle risorse finanziarie
necessarie per dar vita all’attività. In realtà, l’accezione di capitale è duplice perché
quando dico capitale non mi riferisco solo all’ammontare delle risorse investite ma in
un’accezione più ampia il termine capitale fa riferimento il complessivo valore di
un’azienda. Attraverso la differenza tra attività e passività io conosco il capitale di
un’azienda. Qualunque attività deve redigere il bilancio di esercizio, composto da una
serie di sotto-documenti:
- lo stato patrimoniale: è composto da uno schema a sezioni contrapposte dove da
un lato abbiamo l’elenco delle attività e da un lato l’elenco della passività. Questo
elenco è affiancato da dei numeri che rappresentano il valore del singolo bene. Dal
lato delle attività abbiamo
l’elenco di tutti i beni che
l’impresa utilizza per lo
svolgimento dell’attività
(macchinari, impianti, terreni)
ai quali viene affiancato un
valore. Dal lato delle passività
io avrò l’elenco dei debiti e
delle fonti di finanziamento, cioè di tutte le risorse che sono state investite
nell’azienda – anche sottoforma di prestito – con il relativo importo. È chiaro che il
valore delle attività è un valore positivo perché è il valore dei beni di cui dispone
l’impresa, mentre quello delle passività è un valore negativo perché è l’elenco dei
debiti. Facendo la differenza tra attività e passività io conosco il valore dell’azienda.
- il conto economico;
- la nota integrativa;
- il rendiconto finanziario;
- la relazione sulla gestione.

2. La corporate governance
Soggetto economico e soggetto giuridico: all’interno di un’impresa è necessaria una
figura che gestisca l’attività, la gestione di un’attività, più grande è l’impresa e più
elevato sarà il numero di persone necessarie per gestire le varie funzioni dell’attività
che vanno dalle funzioni amministrative a quelle che riguardano il processo molto
grande. Quindi se l’azienda è molto grande sarà necessario ripartire i compiti, da qui
nascono i concetti di soggetto economico e soggetto giuridico, le due figure principali
che operano all’interno di qualsiasi impresa. Il soggetto giuridico è la persona o il
gruppo di persone che assumono diritti ed obblighi derivanti dallo svolgimento
dell’attività aziendale. Un esempio di soggetto giuridico è il proprietario. Il soggetto
economico individua la persona o il gruppo di persone che detengono il potere
volitivo. Un esempio di soggetto economico è il manager. Posso decidere di avviare
un’attività ma nei fatti di non avere il tempo di gestirla quindi assumo un manager per
coordinare l’attività, mentre il proprietario, laddove accada qualcosa all’interno
dell’impresa, essendo la sua figura associata all’impresa stessa, risponderà di ciò
che accade. Supponiamo di aprire un negozio di abbigliamento e assumo un
manager che gestisce il negozio. Un giorno una signora scivola in negozio e rompe
una gamba, la signora agisce nei confronti del titolare. Le due figure sono diverse a
seconda della tipologia di cui stiamo parlando: nell’impresa individuale parliamo di
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un’impresa gestita da una singola persona, se prendiamo una piccola attività, un
calzolaio ad esempio non c’è distinzione tra soggetto giuridico e soggetto economico.
Nelle imprese di grande dimensione, questa distinzione è quasi necessaria proprio
perché essendo di grandi dimensioni, io ho difficoltà a gestire sia gli aspetti
amministrativi che gli aspetti legati allo svolgimento del processo di produzione,
quindi le figure sono distinte. Se parliamo di una società di capitali, come una società
per azioni, il soggetto giuridico sarà rappresentato dagli azionisti, proprietari
dell’impresa in misura alla somma che investono, il soggetto amministrativo è
rappresentato dai manager.
La corporate governance: la corporate governance significa “fare governo”, quindi
decidere come è governata e gestita un’impresa, chi sono i soggetti che la gestiscono
e che compiti hanno. Distinguiamo:
- l’impresa padronale: è quell’impresa cosiddetta dove il proprietario è padre padrone
quindi c’è un unico soggetto che coordina le attività. È un’impresa individuale dove
c’è uno o pochissimi proprietari, la tipica forma di impresa padronale è
tendenzialmente l’impresa familiare. La proprietà è concentrata nelle mani di pochi e
pochissimi individue ed è stabile cioè non cambia nel tempo. È un’impresa
caratterizzata dalla coincidenza tra impresa e imprenditore nel senso che
quest’ultimo considera l’impresa come una parte della sua vita. Il primo vantaggio è
la flessibilità decisionale, c’è una forte rapidità nel prendere le decisioni. Tra gli
svantaggi c’è la debolezza finanziaria perché le garanzie che il proprietario o i pochi
proprietari potranno offrire saranno molto limitata. C’è debolezza manageriale
perché solo molto raramente l’imprenditore è un soggetto formato e quindi
complessivamente è caratterizzata da un rischio elevato;
- l’impresa manageriale: prevede la necessità di ripartire i compiti quindi di trovare
un soggetto giuridico e uno economico. Abbiamo come prima forma di impresa
manageriale la public company, caratterizzata da una polverizzazione del capitale,
significa che il capitale è nelle mani di tantissimi soggetti, c’è un numero notevole di
proprietari, ciò implica l’assenza di vincoli finanziari alla crescita, è molto facile
reperire le risorse finanziarie perché vi sono ampie garanzie, basso costo del capitale
di rischio perché le azioni costeranno molto poco e anche gli interessi saranno più
bassi. È caratterizzata dalla presenza di manager di elevata professionalità perché
gli azionisti contano molto poco perché essendo così tanti che prendere una
decisione dovendoli coinvolgere nelle decisioni principali di governo diventa
impossibile quindi è di fatto il management che si occupa di tutta la gestione
dell’impresa e questo comporta un problema di potenziali azioni da parte dei
manager discordanti dagli interessi degli azionisti. Ad esempio gli azionisti hanno
investito in quella società perché è un investimento sicuro. Nel momento in cui il
management decide, per una qualunque ragione, di cambiare la linea di produzione
o di investire in un altro mercato quindi di mettere in atto delle azioni improvvise e
rischiose, pur ritenendo di avere la competenza per fare questa scelta, gli azionisti
potrebbero non essere d’accordo, tuttavia non hanno potere per poter fare qualcosa,
perciò, in questo tipo di aziende, si tende a inserire nello statuto dell’azienda alcuni
meccanismi di controlli, cioè delle regole che impediscono delle regole che
impediscono entro certi limiti al management di prendere delle decisioni senza il
coinvolgimento degli azionisti. Ad esempio, in un’azienda potrebbe accadere che il
management gestisce interamente la società ma in caso di decisioni particolarmente
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rilevante è necessario convocare una rappresentanza degli azionisti; oppure,
laddove ci siano delle perdite legate a delle scelte del management improvvise, il
management deve rimborsare o pagare la società. La seconda tipologia di impresa
manageriale è l’impresa consociativa caratterizzata da una proprietà stabile
articolata in due gruppi di azionisti: il nocciolo duro, più stabile e non mutevole nel
tempo, gli azionisti del nocciolo duro detengono una quota rilevante del capitale
quindi hanno un controllo maggiore sulla società; dall’altro lato, per aumentare il
reperimento di risorse finanziaria, una parte del capitale viene aperta ad altri azionisti,
i cosiddetti parco buoi/risparmiatori, coloro che vogliono investire nelle azioni di
quella società per ottenere un risparmio nel tempo, servono per reperire capitale ma
non hanno voce in capitolo. Le caratteristiche sono la progettualità, questa tipologia
di impresa nasce alla base di un documento, un progetto e viene promossa la
costituzione di questa impresa, scarsa flessibilità decisionale perché chiaramente il
nocciolo duro deve mettersi d’accordo per prendere le decisioni, viene coinvolgo
nelle decisioni e quindi la scelta di attuare dei cambiamenti è sicuramente più lunga
rispetto ad altre tipologie di impresa.

Lezione 13/04/2023 – Economia Aziendale

3. I settori delle aziende e l’aziendalizzazione della sanità


I tre settori: ci sono tre settori di aziende aziendale che si distinguono in base alla
natura (pubbliche o private) e alle finalità (lucro o meno). Avremo quindi:
- il primo settore, detto settore governmental nel quale rientrano le aziende pubbliche
quindi aziende di proprietà dello Stato che non hanno finalità di lucro;
- il secondo settore, detto settore business del quale fanno parte le imprese di natura
privata e con finalità di lucro;
- il terzo settore, detto settore non profit. È stato costituito perché alcune categorie di
aziende non sono né pubbliche né hanno finalità di lucro, quindi rientrano gli enti non
profit quindi imprese private senza finalità di lucro ma costituite per soddisfare le
esigenze di coloro che appartengono a queste imprese o associazioni, che ricevono
un rimborso per le spese sostenute ma si avvalgono di lavoro volontario, quindi
l’obiettivo non è quello di conseguire profitto.
Le caratteristiche dell’azienda sanitaria: le aziende sanitarie appartengono al primo
settore e sono destinate a erogare una serie di servizi il cui fine ultimo è costituito
dalla tutela della salute. Gli obiettivi principali sono offrire il servizio a tutti coloro che
ne fanno richiesta quindi garantire l’accesso a tutti e assicurare la massima diffusione
territoriale. La prima caratteristica dell’azienda tradizionale è la natura sistemica,
cquindi quando tutte le parti che compongono un’azienda assolvono a un unico
obiettivo quindi il valore del complesso è superiore rispetto al valore delle singole
parti dell’azienda stessa, perciò tutto va visto in un’unica ottica. L’azienda sanitaria
ha chiaramente natura sistemica, è composta da diverse parti, ciascuna delle quale
ha diverse funzioni ma l’obiettivo finale è unico: tutelare la salute. Dunque, il concetto
di natura sistemica vale anche per l’azienda sanitaria. Il secondo requisito è la
durabilità, ancor più che in altri tipi di azienda, quella sanitaria deve durare, non può
cessare perché l’obiettivo è garantire un diritto costituzionale, quale la salute. Il
requisito di autonomia ha un’accezione ben diversa rispetto a quelle delle altre
aziende, in genere dire che un’azienda è autonoma vale a dire che è in grado di
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generare le risorse finanziarie per continuare lo svolgimento dell’attività, quindi
gemerare guadagni che possono essere reinvestiti nell’attività, pagare il personale
quindi dal punto di vista finanziario l’azienda non dipende da qualcuno; l’azienda
sanitaria non è autonoma dal punto di vista finanziario ma di fatto dipende dalla
regione. È autonoma in primis dai soggetti nel senso che cambiano i soggetti ma
l’azienda continua a funzionare, le unità di personale devono essere assunte ma nel
momento in cui questo cambia viene immediatamente rimpiazzato. È autonoma
anche dal punto di vista gestionale perché per quanto sia gestita dalla regione, una
volta stabilite le linee guide, l’azienda sanitaria è caratterizzata da autonomia
gestionale quindi i manager hanno il compito di gestire l’azienda. Il concetto di
unitarietà si ricollega a quello di natura sistemica per cui l’azienda è un sistema peer
cui è un’unica entità e questo vale anche per l’azienda sanitaria. È chiaro che rispetti
anche la caratteristica di apertura verso l’esterno perché l’azienda sanitaria abbia
rapporti e si interfacci con i clienti che qui vengono chiamati utenti o pazienti ma
anche con la regione e con le altre aziendi. A questi requisiti vengono aggiunti il fine
sociale ossia la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e
l’obiettivo economico, un vincolo da rispettare e non un criterio di scelta. I requisiti
per la sopravvivenza dell’azienda – efficienza, efficacia ed equilibrio economico –
nell’azienda sanitaria si richiede che il rapporto tra costi e ricavi arrivi quantomeno a
un pareggio, qualora non fosse possibile l’azienda sanitaria non si ferma. Prima non
lo si richiedeva, adesso, con l’aziendalizzazione, il pareggio deve comunque essere
rispettato.
L’evoluzione del sistema sanitario: per comprendere l’evoluzione del sistema
sanitario nazionale abbiamo quattro periodi di riferimento:
- fino al 1978, il periodo che riguarda la fase precedente all’istituzione del SSN.
abbiamo … precedente. Fino all’istituzione del SSN, non abbiamo una struttura ben
definita ma diversi soggetti che assolvono a diverse funzioni. C’erano le casse mutue
che costituivano una sorta di assicurazione quindi ciascun cittadino, soprattutto il
lavoratore, veniva iscritto a un’assicurazione che poi gli consentiva il pagamento
delle spese per ricevere assistenza sanitaria nelle diverse strutture. C’era il medico
condotto, oggi detto medico di famiglia, che prestava assistenza gratuita ai poveri e
agli altri cittadini, dietro compensi, in base al reddito. Infine, una serie di altri enti
autonomi che avevano funzioni ben precise, un esempio erano i sanatori che
dovevano “sanare” coloro i quali erano affetti da tubercolosi. Dunque in questo primo
periodo abbiamo una molteplicità strutture d’offerta, senza un coordinamento
centrale, ognuna delle quali assolve a una determinata funzione;
- dal 1978 al 1992 è stato istituito il servizio sanitario nazionale ma esistono una serie
di problematiche che devono essere risolte. Prima del ’78, la fascia di popolazione
meno abbiente o riceveva l’assistenza del medico condotto o aveva grosse difficoltà
a curarsi, si decide, pertanto, di modificare le regole di questo sistema per fare in
modo che l’assistenza e la tutela alla salute venisse garantita senza disparità a tutti
i cittadini; perciò si costituisce un sistema sanitario nazionale con la L.833/78. Il modo
per garantire assistenza a tutti era che il servizio finanziario venisse finanziato
attraverso il pagamento delle tasse in misura proporzionale al reddito. Per garantire
la copertura del territorio vengono istituite le USL, delle strutture gestite dai comuni
all’interno della regione e dotate di proprio presidi ospedalieri. Ancora oggi esistono
degli USL, un esempio è l’ospedale di Soverato;
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- dal 1992 al 1999 vengono risolte le problematiche del periodo precedente con due
decreti legislativi che passano alla storia come prima riforma del SSN. Il D. Lgs
503/92 e il D. Lgs 517/93 sono due decreti che comportano tre cambiamenti che
vengono definiti regionalizzazione (responsabilizzazione della regioni che diventerà
responsabile nel caso di gestione inefficiente delle risorse finanziarie),
aziendalizzazione (le unità sanitarie locali diventano aziende sanitarie locali e quindi
le USL diventano aziende e devono seguire tutti i criteri che sono propri delle
aziende) e il quasi mercato (distribuzione dei compiti quindi individuazione di ASL e
AO e di conseguenza competizione nel territorio);
- dal 1999 a oggi, questo periodo è denominato seconda riforma della sanità. La
riforma Bindi/D. Lgs 229/99 conferma quanto detto nei precedenti decreti rafforzando
ancora di più il potere della regione e rafforza il concetto di LUA, infatti, si passa al
concetto di definizione dei livelli uniformi ed essenziali di assistenza (LEA) e da
questo momento abbiamo la pubblicazione di un elenco che classifica le prestazioni
in assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro (le prestazioni erogate
dalle ASL per la tutela della salute di persone che lavorano in determinati spazi, come
ad esempio disinfestazioni), assistenza distrettuale (le prestazioni erogate dalle ASL)
e assistenza ospedaliera (le prestazioni erogate dall’AO).
Ci sarebbe un’ultima fase che verrà poi registrata nei libri che riguardano l’evoluzione
del SSN ed è il periodo della pandemia. Il SSN è decentrato quindi il controllo non è
nelle mani dello Stato è affidato nelle mani delle regioni quindi lo Stato ha una
funzione e delinea le linee guida ma poi la gestione è affidata alle singole regioni.
Nel periodo della pandemia, essendoci caos, per un breve periodo si è tornati a una
fase di SSN centralizzato quindi lo Stato ha dettato linee guida valevoli per ogni
regione, togliendo a queste il potere.
I principi ispiratori del SSN: il principio cardine di riferimento è la tutela di salute.
Abbiamo poi:
- universalismo e libero accesso ai servizi: attraverso la costituzione del SSN con
unità dislocate sul territorio viene garantita la copertura del servizio su tutto il territorio
per far in modo che tutti potessero accedere alle cure.
- uguaglianza, tutti devono ricevere le cure, indipendentemente dal reddito, e devono
essere trattati allo stesso modo;
- superamento degli squilibri territoriali e capillarizzazione dei servizi sul territorio
sono punti collegati. Per garantire la copertura in termini di assistenza sanitaria
offerta, le USL vengono distribuite sul territorio e ne vengono costituite 659 per far in
modo che ciascun cittadino entro una determinata distanza avesse una USL di
riferimento;
- integrazione i tutti i servizi sanitari: tutti i diversi servizi sanitari che prima erano
affidati ai singoli enti, ora sono ricondotti alle USL che eroga tutti i servizi, se le cure
sono più complesse da prestare, però, indirizza i pazienti nei presidi ospedalieri.
I soggetti: i soggetti sono quattro:
- il Ministero della Sanità sta al vertice. Tra i compiti ha quello di emanare il piano
sanitario nazionale (PSN) quindi elabora un documento che riguarda o che contiene
gli obiettivi che devono essere conseguiti a livello nazionale. Si occupa della
ripartizione del fondo sanitario nazionale (FSN) tra le regioni. Una volta costituito il
FSN lo distribuisce tra le varie ragioni;

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- le regioni sulla base delle linee guida del PSN elaborano il PSR, quindi la
descrizione delle modalità mediante le quale gli obiettivi stabiliti a livello nazionale
verranno conseguiti dalla singola regione. Altro compito da assolvere è la ripartizione
del FSR tra le USL. Ha una funzione di coordinamento, programmazione a assetto
organizzativo delle USL e si occupa di coordinare le attività da svolgere;
- i comuni, fino al 1992 tra regione e USL vedremo ancora la funzione svolta dal
comune che poi scomparirà, esso verifica che le risorse vengano trasferite dalla
regione alla USL correttamente, quindi è una sorta di intermediario;
- USL.
Sistema di finanziamento accentrato: i cittadini versano tasse che vanno a costituire
i contributi sanitari che vanno a costituire il fondo sanitario nazionale. Questo grande
salvadanaio va nelle mani dello Stato che viene diviso da quest’ultimo nelle regioni,
distribuendo attraverso due criteri il fondo. I criteri sono la spesa storica, ossia quanto
la regione ha speso nell’anno pregresso, e quota capitaria, ossia la popolazione di
residenza. La regione a
sua volta prende il
salvadanaio e su una
base di criteri (non
specifici ma stabiliti dalla
regione in accordo con le
USL) distribuisce le
risorse alle USL. Fino a
questo momento tra
regione e USL i comuni
hanno una funzione di
controllo. Le USL
erogano i servizi sanitari,
possono anche usufruire di entrare proprie attraverso i ticket sanitari, quindi
un’ulteriore forma di compartecipazione da parte dei cittadini. Se la USL spende di
più rispetto a quanto è stato dato, quindi se si genera un deficit tra la spesa effettiva
e il fabbisogno previsto, si crea un disavanzo, la USL richiede il ripiano dei disavanzi
alla regione che a sua volta lo richiede allo Stato che ripiana i disavanzi prendendo
fondi dal FSN. Se però alcune regioni operano male a pagarne sono le regioni che
operano meglio e che quindi si attengono al fabbisogno previsto, in più questa
procedura comporta un po’ di burocrazia quindi i passaggi sono lenti. Infine non c’è
un coordinamento e regole precise che impediscono questo modo di operare dato
che la salute deve essere garantita. Quindi i problemi sono:
- burocratizzazione delle USL;
- mancanza di autonomia e direzione manageriale: all’interno delle USL non c’è una
figura manageriale ma solo il comune che si interfaccia;
- remunerazione del personale non correlata ai risultati quindi il personale non viene
né premiato né punito;
- deresponsabilizzazione finanziaria delle USL e delle regioni che non vengono
considerate responsabili per un uso indiscreto delle risorse.
Tutto ciò comporta una crescita incontrollata della spesa sanitaria.
La regionalizzazione: regionalizzazione significa attribuire maggiore potere ma
anche maggiore responsabilità alle singole regioni. La funzione dei comuni viene
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meno. Da questo momento in poi, le regioni dal punto di vista sanitario diventano dei
gruppi sanitari regionali (in economia aziendale, il concetto di gruppo ha tutta una
letteratura dietro e si parla dunque di più
imprese che fanno capo a un’entità
centrale, rispetto alle quali il risultato della
singola unità impatta sul risultato
complessivo che deve essere letto in
un’ottica di gruppo). Abbiamo le aziende
sanitarie locali che hanno compiti con
erogazione di assistenza sanitaria di
livello primario, le aziende ospedaliere
erogheranno i servizi di secondo livello. La regione è la testa del gruppo ed è
proprietaria delle strutture sanitarie sul territorio regionale; il concetto di proprietà è
un concetto anomalo perché non è una proprietà in termini di capitale posseduto ma
una proprietà in termini di gestione e controllo. Oltre alle ASL e alle AO, la regione è
a capo delle IRCS ossia istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, questi però
sono collegati allo Stato perché di fatto gli IRCS partecipano al conseguimento degli
obiettivi regionali, ma rimangono degli enti di rilevanza nazionale e di proprietà dello
Stato. Oltre a questi soggetti ci sono le strutture private, quindi hanno un fine di lucro,
ma poiché la regione non ha tra le strutture pubbliche quelle in grado di erogare un
dato servizio e che quindi lo compra da una struttura privata che per questo motivo
è detta accreditata. Quindi la regione stabilisce la struttura del gruppo, ossia le
aziende del gruppo, definisce il sistema delle deleghe, cioè nomina gli organi che
andranno poi a dirigere le aziende e delinea le politiche complessive del sistema
quindi definisce delle regole generali di funzionamento. Con l’emanazione del D. Lgs
502/92 si inizia a parlare di livelli uniformi di assistenza quindi si introducono i LUA
quindi quelle prestazioni che devono essere garantite sul territorio nazionale in
maniera uniforme per tutelare la salute e la dignità della persona umana. Il problema
è che si fa riferimento a delle prestazioni minime da garantire ai cittadini in maniera
uniforme ma non è chiaro ancora quali siano, ecco che nel ’99, con una riforma, il
concetto di LUA verrà chiarito e classificherà le prestazioni per avere chiarezza su
quali sono effettivamente le prestazioni minime.
L’aziendalizzazione: si parla quindi della trasformazione delle USL in ASL con tutti i
requisiti che riguardano le aziende che da questo momento in poi hanno autonomia
organizzativa, contabile, patrimoniale, gestionale e tecnica. Quanto all’autonomia
contabile e patrimoniale è doveroso spendere due parole. Le aziende sono chiamate,
da questo momento in poi, a compilare il bilancio di esercizio che verrà poi
consegnato alla regione la quale andrà a redigere il bilancio consolidato detto
bilancio del servizio sanitario regionale. Nell’azienda sanitaria il bilancio ha
caratteristiche e voci diverse da quelle dell’azienda tradizionale. Un altro requisito
dell’azienda sanitaria è quello della gestione secondo i principi di efficacia, efficienza
ed economicità quindi fare in modo che l’indirizzo definito consenta all’azienda
sanitaria di lavorare bene e di raggiungere gli obiettivi definiti dal PSR, coerenti con
quelli del PSN, evitare sprechi di risorse. Con l’aziendalizzazione esistono nuovi
strumenti di gestione quindi nuovi strumenti contabili, di programmazione e controllo
e di gestione del personale. Per quanto riguarda i sistemi di P&C, bisogna precisare
che nell’azienda tradizionale esistono due sistemi di rilevazione: la contabilità
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generale e la contabilità analitica. Fino all’aziendalizzazione le USL avevano solo il
compito di comunicare un elenco di spese, quindi non veniva redatto il bilancio di
esercizio, senza motivare le spese, quindi si parlava di contabilità finanziaria; con
l’aziendalizzazione, viene imposto l’obbligo all’azienda sanitaria di redigere il bilancio
di esercizio. La differenza sta nel fatto che la contabilità generale prevede una serie
di rigide regole, grazie alle regole, il revisore è in grado di capire se ci sono delle
problematiche o dei falsi di bilancio. Oltre alla contabilità generale, viene richiesto
all’azienda sanitaria di far riferimento ad altri sistemi contabili, quindi di far riferimento
alla contabilità analitica o anche detta sistemi di protezione e controllo. La contabilità
analitica è un insieme di strumenti che consentono di analizzare le singole voci di
costo e non dà vita al bilancio di esercizio ma semplicemente analizza la natura del
contenuto dei costi con l’obiettivo finale di evitare sprechi e a cosa è riconducibile un
determinato costo. La parola analitica vuol dire analisi interna dei costi. Gli strumenti
di P&C consentono di programmare degli obiettivi, controllare periodicamente se
quegli obiettivi vengono rispettati. Quanto ai nuovi strumenti di gestione del
personale, vengono introdotti nuovi strumenti che consentono di verificare
l’andamento del personale ed eventualmente premiarlo se lavora bene.
Riassumendo abbiamo:
- il superamento della contabilità finanziaria a favore della contabilità economica;
- obbligatorietà dei sistemi di contabilità non solo generale ma anche analitica;
- introduzione del modello manageriale perché viene nominato un direttore generale
(DG) che rappresenta la figura del manager ed è scelto dalla regione. Il direttore
generale nomina, a sua volta, il direttore sanitario (DS) e il direttore amministrativo
(DA);
- responsabilizzazione dei direttori generali, infatti, la figura di questo DG è sottoposta
a verifica e a valutazione.
Il quasi mercato: il meccanismo del quasi mercato fa riferimento all’aumento della
competizione. Si chiama quasi mercato perché in un mercato tradizzionale, laddove
per mercato si intende un ambito dove operano diverse imprese che competono tra
di loro e che rispettano regole per competere, quasi mercato vuol dire che non siamo
in un ambito in cui ci sono aziende private ma siamo in un ambito in cui ci sono
aziende pubbliche in cui però l’inserimento di questi meccanismi per migliorare
l’efficienza ha creato una competizione tra le strutture. Le AO iniziano ad aumentare
la qualità, così quando il cittadino della regione si reca presso l’azienda ospedaliera
della regione, la prestazione sanitaria viene poi rimborsata dalla regione stessa. Se
ho un problema di salute e so che quel problema è serio e conviene andare a curare
dove la qualità è altra, vado in un’altra azienda ospedaliera di un’altra regione,
chiaramente io ho diritto alle cure perché la sanità è garantita a tutti, erogano quelle
prestazioni e a pagare è la regione del cittadino. Questo sistema di miglioramento ha
creato una competizione tra le aziende, innescando il quasi mercato perché di fatto
è come se la regione comprasse la prestazione da un’altra regione. Il concetto di
quasi mercato si riconduce allo spostamento del cittadino da cittadino amministrato
quindi un basso potere di scelta e una bassa sostituibilità a un cittadino che inizia a
aumentare il proprio potere discrezionale fino a diventare un vero e proprio cittadino
cliente.
Il nuovo modello di finanziamento per ASL e AO: l’introduzione di questi due decreti
cambia anche il modello di finanziamento. I cittadini versano le tasse attraverso la
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fiscalità generale finanziano il FSN che lo Stato distribuirà alle regioni, questa volta
non sulla base della spesa storica ma sulla base della quota capitaria che ora è
ponderata, cioè faccio analisi approfondite che verificano l’età media della
popolazione, l’andamento in termini di accesso ai servizi sanitari, la condizione di
salute dei cittadini, se ci sono
aree sottosviluppate. Le
regioni, raccolto questo
piccolo salvadanaio,
andranno a finanziare le
strutture di riferimento quindi
distribuiranno le risorse alle
ASL e alle AO, finanziandole
rispettivamente sulla base
della quota capitaria (QC) e
dei gruppi omogenei di
diagnosi (DRG). La regione
oltre a ricevere una quota dal fondo sanitario nazionale riceve una quota a
integrazione del FSR attraverso le tasse che vengono imposte sul territorio regionale;
un esempio è l’IRAP (imposta regionale sulle attività produttive), una cui parte va a
finire a integrazione del FSR. Se le due strutture, ASL e AO, utilizzano più di quanto
hanno ricevuto per cui c’è uno squilibrio tra spesa effettiva e fabbisogno previsto che
genera dei disavanzi, queste strutture chiederanno alla regione il ripiano dei
disavanzi, questa volta la regione non può più chiedere allo Stato quindi la regione o
resterà in disavanzo e la qualità si riduce oppure la regione può richiedere ai cittadini
il versamento di risorse aggiuntive. Le ASL, come già detto, verranno finanziate su
base capitaria ma anche qui è una base capitaria ponderata quindi si terrà conto:
- della popolazione residente;
- della frequenza dei consumi sanitari per età e per sesso;
- dei tassi di mortalità della popolazione;
- degli indicatori relativi a particolari situazioni territoriali della regione.
L’AO viene finanziario attraverso tariffe definitive/diagnosis related group (DRG). Per
spiegare il DRG è opportuno fare un esempio: abbiamo due donne che vanno in
ospedale per partorire: una farà un parto naturale e un cesareo. La donna che
partorisce naturalmente viene ricoverata e partorisce insieme a due unità operative:
medico e ostetrica, ha un parto naturale per cui l’unica cosa che i medici consumano
sono le stoffe e magari le mettono i punti. La donna che partorirà con il cesareo, ci
sarà più personale e più dispendio di materiale. Ovviamente si spende di più per un
parto cesareo. Entrambe vengono ricoverate: la donna che ha fatto un parto naturale
verrà ricoverata tre giorni mentre quella che ha effettuato il cesareo per 5, alla fine
entrambe vengono poi dimesse, il medico prende la cartellina e compila la scheda di
dimissioni ospedaliera (SDO) della donna che ha partorito con parto naturale e poi
quella che ha fatto il cesareo, ognuna di queste operazioni viene scritta e specificata.
La scheda viene trasferita al personale che la trasferirà sul software DRG-grouper,
quindi prende ognuna di queste voci e cerca il DRG o il codice corrispondente, a ogni
codice corrisponde una somma di denaro, nel nostro esempio, una somma stimata
per un tradizionale parto naturale, tutto ciò verrà poi rimborsato dalla regione.

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L’aggiornamento dei LEA – DPCM 12/01/2017: nel 2017 un nuovo decreto
presidenziale, pubblicato in gazzetta ufficiale il successivo 18 marzo sostituisce
integralmente il precedente provvedimento, descrivendo con maggiore dettaglio e
precisione le prestazioni già incluse nei LEA, ridefinendo e aggiornando gli elenchi
delle malattie rare, croniche e invalidanti, innovando, infine, i nomenclatori della
specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica il tutto tagliando procedure
obsolete, sostituendole con prestazioni tecnologicamente innovative. Nel DPCM che
riguarda la pubblicazione dei LEA sono presenti anche tre allegati:
- 2A, ossia l’insieme delle prestazioni totalmente escluse dai LEA e che quindi non
vengono coperte dal SSN, quindi che non corrispondono a un bisogno di salute e
che quindi devono essere pagati autonomamente. Un esempio è un intervento di
chirurgia estetica al naso o al seno;
- 2B, ossia le prestazioni parzialmente escluse dai LEA in quanto erogabili solo
secondo specifiche indicazioni cliniche, quindi un bisogno che rientri in una
condizione di parziale problema alla salute. Ad esempio, ho il naso storto, non riesco
a respirare per cui siccome risponde a un problema non grave e sfrutto l’occasione
oltre che per aggiustare il naso per effettuare un intervento di chirurgia esterna, lo
Stato rimborsa una parte dell’intervento. Se invece parliamo di mastectomia quindi
un problema di salute grave, il SSN rimborsa in toto la spesa;
- 2C, ossia le prestazioni escluse nei LEA che presentano rischio di inappropriatezza,
cioè che potrebbero rispondere a un bisogno di salute ma potrebbero presentare
rischio di inappropriatezza.
L’appropriatezza in sanità: dall’emanazione dei due decreti, viene richiesto ai due
decreti di valutare il rischio di inappropriatezza dal momento in cui si sceglie di
erogare diverse prestazioni quindi quando il medico fa una scelta deve assicurarsi
che questa risponda, quanto più possibile, ai criteri di efficacia, efficienza e sicurezza.
Quindi devo risolvere il problema (efficacia) esponendo il paziente al minor numero
di rischi (sicurezza) e attuando una strategia che comporti il minor numero di sprechi
(efficienza). Ad esempio, il medico prescrive a un paziente che avverte mal di testa
l’ibuprofene rispetto all’aulin perché è più sicuro, ha meno rischi ed è efficiente perché
comporta meno rischi rispetto a un intervento. Diverso è il caso in cui il paziente fa
fare una TAC al paziente. La TAC non risolve il problema, non è sicura e non è
efficiente perché il costo è molto più elevato.
Le classi delle aziende sanitarie: le quattro categorie di aziende erogatrici previste dal
modello istituzionale sono
- le aziende sanitarie provinciali (ASP) sono caratterizzate dal bacino territoriale quindi
coprono una determinata area territoriale. Erogano servizi di base, prevenzione,
disinfestazione, assistenza a domicilio da parte di un infermiere per invalidi. Sono tutti
interventi di primo livello. Vengono finanziate a quota capitaria ponderata;
- le aziende ospedaliere che erogano servizi di secondo livello quindi servizi più complessi
come ricoveri ordinari, day hospital, day surgery, interventi chirurgici. Vengono finanziate
con i DRG;
- le aziende ospedaliere universitarie sono quelle aziende ospedaliere che accanto ai servizi
di secondo livello erogano servizi di formazione e istruzione. Vengono finanziate con i DRG
e sulla base di una somma tra regione e università perché l’AOU avrà bisogno di più risorse
per finanziare la ricerca;
- gli IRCCS sino enti di rilevanza nazionale che erogano servizi nell’ambito di una specifica
patologia. Vengono finanziati con una quota dal fondo sanitario nazionale.
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