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Appunti di Economia Aziendale (A.

Cosentino)
L’AZIENDA:
L’Azienda è un centro organizzato attraverso il quale si realizza la produzione
sistematica di beni e servizi economici destinati a soddisfare i bisogni degli individui
la cui istituzione può derivare da un’intuizione o da un’idea di routine (es. negozio
d’abbigliamento, ristorante, asilo nido…)
Con il termine Produzione si indicano quei beni fisici/materiali o
immateriali/economici che presentano un’utilità per un individuo il quale è disposto a
pagare un prezzo. La produzione consiste quindi nel destinare al mercato beni o
servizi che l’azienda realizza.
La Sistematicità della produzione rende l’azienda un’entità con vita autonoma e
indefinita. Ciò vuol dire che l’azienda è in grado di vivere e operare in maniera
indipendente dalle persone che l’hanno ideata, fatta nascere o gestita.
Un’attività di produzione non può definirsi azienda se in essa manca il carattere
dell’autonomia nella produzione.

TIPI DI AZIENDE:
Innanzitutto, le aziende si dividono in 2 grandi gruppi in base a chi gestisce
quest’ultime: le aziende pubbliche (rette dallo stato) e le aziende private.
Inoltre, le aziende si possono dividere in 3 in base al compito che svolgono sul
mercato. Esistono infatti aziende che producono, aziende che commercializzano e
aziende che finanziano.

LE AZIENDE PUBBLICHE:
le aziende pubbliche, anche definite enti pubblici, sono quel tipo di aziende rette
dallo stato alle quali quest’ultimo attribuisce determinati compiti in materia di
produzione di beni e servizi.
Le risorse delle aziende pubbliche vengono ricavate attraverso il gettito fiscale
(entrate definitive) e attraverso l’indebitamento (dove vi è poi una restituzione).
LE AZIENDE PRIVATE:
Le aziende private nascono dall’iniziativa di un soggetto per perseguire un fine. Gli
obiettivi di un’azienda privata possono essere di diverso tipo, per questo esse si
dividono in 2 gruppi: le aziende profit e le aziende non-profit.

• Le Aziende Profit
Questo genere di aziende hanno un obbiettivo ben preciso, quello di ottenere un
tornaconto personale economico (profitto, reddito, surplus). Il modello su cui si
basano questo tipo di aziende è il modello dell’impresa.
L’Impresa è un’azienda ideata e promossa per il conseguimento di un profitto e
destina la produzione al mercato. La produzione viene scambiata previo
pagamento di un prezzo. Questa particolare tipologia di azienda punta al surplus,
al profitto ossia un tornaconto economico personale.
Per la gestione di un’impresa sono necessarie:
- acquisizione dei fattori produttivi (lavoro, materiali, brevetti, software…) da cui
si ottengono dei costi;
- acquisizione delle risorse attraverso la vendita dei prodotti da cui si ottengono i
ricavi (prezzo di vendita * quantità prodotta = ricavi)
La gestione delle imprese va inoltre osservata sotto due aspetti: quello economico
e quello finanziario:
-la gestione economica di un’impresa osserva la causa degli scambi. Abbiamo
quindi un flusso di ricavi e costi dove R > C (in questo caso il valore della
produzione supera il valore dei fattori che occorre impiegare)
-la gestione finanziaria invece osserva il flusso di denaro quindi le entrate e le
uscite dove E (ricavi + capitale) = U (costi + rimborso capitale).
Se in un’azienda i due profili (economico e finanziario) sono equilibrati si dice
che l’impresa sta operando secondo economicità ossia R > C tanto da poter
remunerare i fattori produttivi in posizione residuale e generare un profitto.
Questo equilibrio una volta raggiunto è continuamente minacciato e l’obiettivo di
un’azienda è preservarlo il più a lungo possibile. L’economicità aziendale è il
corpo di principi a cui la gestione di ogni azienda deve ispirarsi.
Per agevolare il rispetto al canone di economicità esistono un insieme di tecniche
(controllo di gestione) volte a monitorare tutte le operazioni aziendali. Gli
strumenti di controllo sono ad esempio il budget, l’analisi delle vendite, analisi dei
ricavi, analisi dei prezzi, contabilità dei costi di produzione, ecc…
I fattori produttivi residuali sono quei fattori produttivi che vengono remunerati
per ultimi (solo se R > C). essi sono coloro che si assumono il rischio d’impresa.
In base al fattore produttivo che si assume questo rischio possiamo definire 2 tipi
di aziende profit ossia 2 tipi di imprese, l’impresa capitalistica e l’impresa
mutualistica.
a) Nell’impresa capitalistica il fattore produttivo residuale è chi mette il
capitale proprio (soci, investitori…)

b) Nell’impresa mutualistica (aziende nelle quali la persona non apporta


capitale proprio bensì lavoro e know how):
b.1) con mutualità tra i lavoratori il fattore produttivo residuale è il lavoro.
Ad esempio, chi offre la propria capacità professionale anziché denaro per
essere socio.
b.2) con mutualità tra i proprietari dei fattori produttivi il fattore produttivo
residuale è la materia prima (es. aziende agricole…)

• Le Aziende Non-Profit
Le aziende non-profit (o enti del terzo settore) sono quel tipo di aziende che non
hanno come fine l’ottenimento di un tornaconto personale bensì perseguono un
interesse generale.
Le aziende non-profit contribuiscono al miglioramento delle condizioni di vita di
una data comunità attraverso sistematiche iniziative di carattere culturale,
scientifico e artistico di cui tutti possono gratuitamente usufruire.
Quando viene fornito capitale proprio ad un’azienda non-profit non si tratta di
investimento bensì di donazione.
Non tutte le aziende non-profit presentano le medesime caratteristiche, è per
questo che possono essere suddivise in 3 gruppi: le aziende filantropico-
erogative; le imprese filantropiche o sociali e le aziende mutualistiche con
mutualità tra gli utilizzatori di beni e servizi.
a) Le Aziende Filantropico-Erogative hanno come caratteristica principale
quella di cedere gratuitamente la propria produzione ossia cede le sue
utilità senza alcuna controprestazione. Quest’ultima non viene quindi
destinata al mercato per essere scambiata.

Come tutte le aziende anche quelle filantropico-erogative hanno un flusso di


costi. Questo flusso non viene colmato da i ricavi ma dai proventi
(donazioni). Quest’ultimi condizionano i costi (quindi l’entrata di
quest’ultimi procede le spese) in quanto hanno una natura volatile al
contrario delle rigide spese. Questo tipo di aziende non-profit sono le più
propense al rischio. I proventi possono essere anche figurativi (no denaro)
come ad esempio il volontariato.

Nelle aziende filantropico-erogative la relazione che si cerca tra C (costi) e


P (proventi) è quella che vede C = P (se C < P abbiamo un Δavanzo).

b) Le Imprese Filantropiche/Sociali si differenziano dagli altri due tipi


prevalentemente per il fatto che in questo caso abbiamo a che fare con
un’impresa e tutte le caratteristiche che ne derivano.

L’impresa filantropica/sociale ha infatti un flusso di costi e ricavi che cerca


di eguagliare secondo la relazione R = C.

Questo genere azienda non-profit destina quindi la sua produzione al


mercato ma ad un costo minore, non lo fa quindi per un profitto. Il suo
obiettivo infatti è quello di aiutare gli strati di popolazione economicamente
più deboli fornendo prodotti e servizi con un prezzo minore del prezzo di
mercato. Talvolta dà opportunità lavorative a persone che non riescono ad
inserirsi in un normale circuito produttivo.

Come ogni impresa, anche quella filantropica, ha dei fattori in posizione


residuale (solitamente capitale o lavoro). La remunerazione di quest’ultimi
trova però un limite massimo che solitamente non va oltre la congrua
remunerazione. Ciò elimina ogni forma di profitto.

c) Le Aziende Mutualistiche (con mutualità tra gli utilizzatori di beni e


servizi) realizza una produzione destinata ai propri associati che sono i
principali utilizzatori.
Anche qui si presenta un flusso di costi che viene colmato dai proventi
forniti proprio dagli associati (C = P). Si tratta in questo caso di
un’economia chiusa in quanto non avviene nessuno scambio sul mercato.
CARATTERI GENERALI DELL’AZIENDA:
• La Struttura Produttiva
Ogni azienda per produrre in maniera sistematica e organizzata ha bisogno di
un’adeguata Struttura Produttiva.
La struttura produttiva è una stabile ma dinamica (profondi e incessanti cambiamenti)
combinazione di fattori produttivi (materiali e immateriali) ordinati secondo le regole
della tecnica e dell’economia. Avere una struttura è fondamentale per un’azienda per
definire al meglio:
a) Cosa produrre;
b) Come produrre;
c) Con quali strumenti.
La struttura produttiva è quindi variabile e viene ideata in base al differente tipo di
azienda. Una piccola impresa locale avrà dei costi e degli obiettivi diversi da una
grande impresa più complessa e che può puntare alla leadership nel mercato.
La produzione viene quindi programmata prima (ex ante) di essere avviata per
determinare e studiare 2 fattori:
a) la convenienza nel produrre un determinato bene o servizio;
b) le modalità di attuazione della produzione stessa.
È proprio grazie a questa programmazione che un’azienda potrà puntare alla
competitività sul mercato.
La competitività è condizionata da diversi fattori (originalità/innovazione, qualità,
prezzo, efficienza…) che l’azienda che punta a una posizione di leader nel mercato
deve mettere in conto ideando una struttura produttiva adatta. Quest’ultima
determinerà però dei costi e dei rischi.

• I Costi
Come abbiamo osservato ogni azienda presenta un flusso di costi. Non tutti i costi
sono uguali, ne esistono infatti 2 categorie principali: i costi variabili e i costi fissi.
I costi variabili sono quella tipologia di costi strettamente legati alla produzione che
appunto variano al variare di quest’ultima. I costi variabili possono essere risparmiati
se la produzione non avviene
I costi fissi (o rigidi o di potenza) sono invece quel flusso di costi che l’azienda deve
sostenere e non può risparmiare se vuole essere nella condizione di produrre. I costi
fissi sono determinati dalla struttura produttiva e vanno quindi sostenuti prima che la
produzione venga attuata.
I costi fissi della struttura produttiva si dividono in 2 tipologie:
a) i costi d’esercizio che sono incomprimibili in quanto relativi a fattori di cui
l’azienda non può privarsi (personale, utenze, assicurazioni…);
b) le frazioni di costi pluriennali che sono relativi a quei fattori utilizzabili per
più anni denominati immobilizzazioni tecniche (fabbricati, impianti,
brevetti…).
Questo genere di costi pluriennali vengono attribuiti secondo la prevedibile durata
economica.
La durata economica è solitamente inferiore alla durata fisica ed è dovuta al continuo
progresso tecnico che rende molti impianti e macchine obsolete nonostante
quest’ultimi sarebbero ancora in grado di produrre.
In questo caso si parla quindi di impianti e macchine a rischio di obsolescenza.
I costi della struttura produttiva sono quindi dei costi molto rigidi che non possono
essere risparmiati se si vuole essere in grado di produrre. La rigidità dei costi va
quindi posta in relazione con un altro carattere fondamentale dell’azienda, il rischio.

• Il Rischio
Il rischio è un fattore presente in tutti i tipi di aziende e può assumere connotazioni
particolari.
Il rischio può infatti essere generico d’azienda o specifico.
a) Il rischio generico d’azienda è il rischio che si assume un qualsiasi tipo di
azienda riguardo la possibilità che la realtà si svolga in modo diverso da come
era stata programmata. Ogni azienda infatti per produrre deve effettuare degli
investimenti attraverso delle risorse finanziarie che essa può ottenere dal
capitale proprio, conferito dal titolare dell’azienda, o da titoli di debito, che
vanno periodicamente rimborsati con l’aggiunta del costo per l’utilizzo del
capitale (interessi). Il capitale proprio, arrivando direttamente dalle “tasche”
del titolare o dei soci è sottoposto maggiormente a questo rischio e per questo
non ha obblighi di rimborso.
Tra la programmazione e la realtà vi possono essere infatti degli spostamenti
che rendono quest’ultima imprevedibile.
A causa dei rischi generici l’azienda potrebbe non riuscire a perseguire gli
obiettivi per i quali è stata creata.
Non ci si può assicurare contro questo genere di rischio ma si possono solo
ridurre le conseguenze economiche. Questo rischio è ineliminabile.
b) I rischi specifici sono invece dovuti a eventi imprevedibili che compromettono
l’attività dell’azienda (es: calamità naturali, inesigibilità dei crediti, spionaggio
industriale…).
I rischi specifici sono singoli rischi connessi a singole operazioni aziendali e
influenzano il rischio generico (non lo compongono).
Per prevenire molti rischi specifici esistono delle assicurazioni che
garantiscono contro il verificarsi di determinati eventi.
Come ogni azienda, anche l’impresa ha una pluralità di rischi. In aggiunta però
quest’ultima presenta un rischio proprio chiamato Rischio d’Impresa.
Quest’ultimo è dovuto proprio al fatto che questa tipologia di azienda sia promossa
per il conseguimento di un profitto destinando la propria produzione al mercato.
Il rischio d’impresa è dovuto a 2 fattori principali:
a) La rigidità dei costi;
b) La variabilità/volatilità dei ricavi.
àLa rigidità di determinati costi fa si, non solo che essi debbano essere sostenuti
inderogabilmente prima dello scambio sul mercato, ma che vengano sostenuti anche
prima che la produzione stessa avvenga. Il rischio delle imprese sta proprio nel fatto
che nel momento in cui buona parte dei costi vengono sostenuti non si ha ancora
nessun ricavo.
Anche al momento dello scambio sul mercato della produzione non abbiamo subito la
relazione R > C e il rischio sta proprio nel fatto che potremmo non ottenere una
situazione del genere.
Il punto nel quale R = C è chiamato BEP
(Break Even Point) ed è da questo
preciso momento che i ricavi (R)
inizieranno ad essere maggiori di dei
costi totali (Cf + Cv) generando un
profitto/reddito.
Il rischio di un’impresa consiste quindi
anche nella possibilità che non venga
raggiunto il BEP rimanendo così
nell’area di perdita (R < C).
àLa volatilità dei ricavi è invece a sua volta dovuta a 2 fattori: il prezzo unitario e la
quantità di vendita.
Il prezzo unitario fa riferimento alla diminuzione dei prezzi a parità di quantità
venduta. Un’impresa infatti potrebbe dover diminuire il prezzo dei propri prodotti a
causa di diversi fattori, uno di questi potrebbe essere la concorrenza.
La volatilità dei ricavi a causa della quantità venduta fa invece riferimento ad un
possibile calo della domanda a parità di prezzo. Questo fattore può avere diverse
cause come ad esempio:
a) la diminuzione del reddito;
b) gli errori di programmazione;
c) l’obsolescenza dovuta all’innovazione tecnologica;
d) i gusti dei consumatori
e) ecc…
A fronte di questi problemi ogni impresa dovrebbe pensare a delle soluzioni o Leve
Strategiche come, ad esempio, pubblicità e investimenti in ricerca e sviluppo.
Il rischio d’impresa può anche essere suddiviso in 2 tipi: il rischio originario e quello
derivato.
a) Il rischio d’impresa originario è il rischio di cui abbiamo trattato fino ad ora
ossia il rischio che R e C possano non essere in una relazione R > C.
b) Il rischio d’impresa derivato è invece la conseguenza del rischio originario
identificabile nel rischio che ricade sui soggetti che lo assumono. Proprio da
qui derivano quindi le differenze tra imprese mutualistiche e capitalistiche.

• Modalità di Remunerazione
Le modalità di acquisizione (quindi remunerazione) dei fattori produttivi possono
essere ricondotte a 3 categorie:
a) remunerazioni primarie;
COSTI
b) remunerazioni subordinate;
c) remunerazioni residuali.
àLe remunerazioni primarie (o contrattuali) consistono nelle remunerazioni che
l’azienda è impegnata a corrispondere indipendentemente dall’andamento economico
di quest’ultima.
Le remunerazioni primarie derivano da un contratto e vi è pertanto un’obbligazione
giuridica tra l’impresa e terzi.
Un esempio di remunerazione primaria è il compenso per il lavoro di un dipendente.
àLe remunerazioni subordinate sono quelle modalità di acquisizione che
prevedono un compenso subordinato alle remunerazioni primarie.
Un esempio sono gli interessi che, nonostante siano regolati anche essi da un
contratto, sono remunerati solo se i ricavi eccedono le remunerazioni primarie.
àAbbiamo infine le remunerazioni residuali che dipendono da ciò che resta. Essi
vengono remunerati in base all’eccedenza dei ricavi totali sui costi totali, ossia il
reddito d’esercizio (R – C = Δ).
Le remunerazioni residuali non sono regolate da nessun contratto e derivano da un
rapporto partecipativo. Un esempio di remunerazione residuale che abbiamo già
visto nell’impresa è quella del capitale. A ogni fattore che si assume un rischio
maggiore spetta una remunerazione maggiore.

SOGGETTO GIURIDICO DELL’AZIENDA:


In ogni tipo di azienda troviamo un Soggetto Giuridico ossia una persona fisica o
un’altra entità nel cui nome è svolta l’attività aziendale.
Il soggetto giuridico si assume, ed è quindi centro d’imputazione, di diritti e obblighi
giuridici.
Il soggetto giuridico come abbiamo detto può essere una persona fisica, e si identifica
nella figura dell’imprenditore individuale (piccole o micro imprese), oppure
un’entità come società, fondazioni e associazioni.
Solitamente le ultime due vengono impiegate per gli enti del terzo settore mentre le
società per le imprese.

• Le Società
Una Società è un’entità identificabile come il soggetto giuridico di un’impresa
quando l’attività è svolta nell’interesse di più soci.
Il legame tra l’entità e i soci può essere di 2 tipologie: tenue o stretto.
a) Il legame tenue (società di capitale) comporta una separazione netta tra la
società e i soci e perciò alle obbligazioni giuridiche risponde unicamente
l’entità con il suo patrimonio (autonomia patrimoniale perfetta). Per questo
motivo la responsabilità dei soci è limitata al capitale proprio conferito.
Le entità che possono avere il ruolo di persona giuridica possono essere:
a.1) le società per azioni (S.P.A.);
a.2) le società a responsabilità limitata (S.R.L.);
a.3) le società cooperative.
b) Il legame stretto (società di persone) non prevende invece una netta
separazione tra entità e soci. Anche qui esistono 2 tipi di entità ossia le:
b.1) le società in accomandita semplice (S.A.S.);
b.2) le società in nome collettivo (S.N.C).
Nelle S.A.S. vi sono due tipi di soci, quelli accomandatari che sono solidalmente e
illimitatamente responsabili a livello patrimoniale, e quelli accomandanti che non
hanno responsabilità illimitata (autonomia patrimoniale imperfetta).
Le funzioni giuridiche in una società sono basate su 3 organi:
a) l’assemblea dei soci/azionisti che consiste nella fonte del potere di decisione e
di gestione;
b) l’amministratore, che incorpora il potere di gestione. Egli viene delegato
dall’assemblea dei soci.
L’amministratore può essere 1 (amministratore delegato CEO) oppure più di 1
(consiglio di amministrazione CDA);
c) i revisori che verificano l’operato degli amministratori. Quest’ultimo infatti
dev’essere conforme alla delega ricevuta e alla legge.

SOGGETTO ECONOMICO DELL’AZIENDA:


Il Soggetto Economico è una persona fisica o un gruppo compatto di persone che
hanno il supremo potere volitivo (potere decisionale a più alto livello).
Nelle aziende individuali il soggetto economico e quello giuridico coincidono. Egli
viene comunemente denominato imprenditore.
In altre tipologie di aziende non sempre l’importanza di un socio è proporzionale alla
quantità di capitale conferita. In questo caso abbiamo un soggetto economico formato
da un gruppo compatto di persone che si accordano mediante, appunto, degli accordi.
Nelle S.P.A. è differente.

• Soggetto Economico nelle S.P.A.


Nelle S.P.A. (società per azioni) il soggetto economico è colui che detiene la
maggioranza del capitale sociale (il capitale contribuito alla società da parte dei soci).
Quest’ultimo è diviso, nel caso delle S.P.A., in quote di modesto valore chiamate
Azioni. Le azioni di una società sono Titoli di Credito con valore nominale modesto e
che danno a chi le possiede:
a) diritti patrimoniali, ossia il diritto alla quota di utili (dividendi)
b) diritti amministrativi, ossia il diritto di voto in assemblea.
Oltre a questo tipo di azioni chiamate “ordinarie” ci sono anche un tipo di azioni
“speciali” o ”privilegiate” che riducono il diritto di voto nelle assemblee straordinarie
(assemblee che deliberano in genere modifiche dello statuto) per una precedenza al
momento della ripartizione degli utili.
Accade spesso che il capitale rappresentato in assemblea sia nettamente inferiore al
100%. Ad esempio, se il capitale in assemblea non è mai rappresentato più del 35%
allora basterebbe anche un 20% per raggiungere il controllo e diventare soggetto
economico. In questo caso però la percentuale di capitale è comunque bassa e ciò
espone il soggetto economico alla minaccia di scalate o O.P.A. (offerta pubblica
d’acquisto). Per molti la precarietà del controllo è un buon segno per un’impresa e
indica che la posizione di soggetto economico è continuamente messa in discussione.

• Soggetto Economico nei Gruppi di S.P.A.


Nel caso di gruppi di imprese la posizione centrale è assunta dalla capogruppo che
consiste nella società controllata direttamente dal soggetto economico. La società
capogruppo, se svolge solo attività di coordinamento e gestione, è chiamata Holding,
se invece affianca questa attività ad una normale attività di produzione di beni e
servizi, è chiamata Holding Mista.
Esempio:
Holding
S.P.A. 90% Persona
A
60% 60%

S.P.A. S.P.A.
B C

30% 30%
S.P.A. + soggetti giuridici
D 1 soggetto economico

Come si può notare da questo schema Persona possiede il 90% della S.P.A. A che è la
holding del gruppo. La società A, infatti, ha la maggioranza sulle società B e C che
insieme hanno la maggioranza sulla società D. tutto riconduce quindi alla società A
che, essendo posseduta al 90% da Persona, lo rende soggetto economico del gruppo.
“Persona” controlla quindi direttamente la società A e indirettamente tutte le altre.
Nei gruppi di grandi dimensioni insieme alla holding sono presenti delle sub-holding
nelle quali vengono raggruppate partecipazioni in società che svolgono attività per
certi aspetti omogenee. La holding può quindi trovarsi a controllare solamente le
sub-holding che a loro volta si occuperanno dei diversi settori dell’attività del gruppo.
I gruppi di società possono essere divisi in base ai tipi di legami operativi tra le
società :
a) i gruppi verticali sono costituiti da società che svolgono fasi diverse ma
connesse di un unico ciclo tecnico. A

B D
C

b) i gruppi orizzontali sono invece costituiti da società che producono beni e


servizi simili. A B C

c) i gruppi polisettoriali infine sono formati da società operanti in settori diversi


che stabiliscono tra loro fitti rapporti di scambio. A
B C

D E

IL REDDITO D’IMPRESA:
Il reddito (o surplus) viene riassunto talvolta in molteplici definizioni e in generale
nella definizione che lo vede come l’incremento che subisce il capitale per effetto
della gestione che coincide con la generica eccedenza dei ricavi sui costi. Esso può
essere medio prospettico (remunera il capitale proprio) o d’esercizio (relativo ad un
arco di tempo, solitamente 1 anno).
Il reddito/surplus di un’impresa è inoltre formato da 3 componenti:
a) il compenso base per l’uso del fattore produttivo. Questo compenso viene
calcolato tenendo conto del tasso d’interesse dei titoli di stato e corrisponde al
compenso che dovrebbe essere comunque corrisposto ai fattori in posizione
residuale ove non fossero esposti al rischio generico d’impresa;
b) il premio per il rischio. Esso è calcolato attraverso il lavoro delle società di
rating e costituisce la remunerazione per il rischio generico che i fattori in
posizione residuale si accollano;
c) il profitto.
Secondo questa schematizzazione le componenti a e b formano la congrua
remunerazione per il rischio assunto, ossia, il minimo indispensabile per la
sopravvivenza dell’impresa.
Riassumendo:
Un’impresa produce beni e servizi da cui ottiene dei ricavi.
Con quest’ultimi l’impresa va a coprire i costi (remunerazione contrattuale).
A questo punto all’impresa rimane solo il reddito con il quale va a remunerare i
fattori produttivi in posizione residuale (remunerazione residuale).
Per la sopravvivenza dell’impresa il reddito deve essere congruo. Se il reddito è
maggiore della congrua remunerazione otteniamo un’eccedenza che consisterà nel
profitto.
Abbiamo quindi sempre calcolato R – C = Reddito ma ora abbiamo capito che il
profitto è una parte del reddito, come facciamo a calcolarlo?
Per precisare questo argomento è necessario riprendere in maniera più approfondita il
discorso sui costi.
Il costo industriale (o di produzione) infatti è formato da 2 tipi di costi:
a) il costo primo. Questo tipo comprende quei costi elementari variabili dovuti a
cose come le materie prime o la manodopera diretta. Essi sono anche chiamati
direct costing (costi diretti);
b) il costo di fabbricazione, ossia tutti gli altri costi necessari alla produzione
(quota ammortamento macchinari; impianti; energia; addetti al reparto…).
I costi industriali però non rispecchiano tutti i costi ma solo quelli di produzione. Per
questo motivo, per ottenere il Costo Complessivo, è necessario aggiungere a quelli
industriali i costi di vendita (pubblicità; trasporto; imposte e tasse…).
Quindi:
C. Industriale + C. di vendita à Costo Complessivo (R – C. Complessivo = Reddito)
Al costo complessivo però può essere aggiunto anche un ulteriore fattore per andare
ancora più nello specifico. Se infatti al costo complessivo aggiungiamo la
remunerazione del capitale proprio, o la remunerazione dell’imprenditore per
l’attività svolta (nel caso di piccole imprese), otterremo il Costo Economico-Tecnico.
Quindi:
C. Complessivo + R. Capitale Proprio à C. E.T. (R – C. E.T. = Profitto)
FINANZIAMENTO DELLA PRODUZIONE:
• Il Fabbisogno Finanziario
Il Fabbisogno Finanziario è la necessità da parte dell’impresa di avere risorse
monetarie per sostenere in maniera puntuale i costi ed è coperto dal capitale proprio e
dal capitale di credito. Esso è dovuto allo sfasamento temporale tra i pagamenti e gli
incassi.

t
I0 Cf R

La Quantificazione del fabbisogno finanziario può avvenire attraverso 2


ragionamenti:
a) ragionamento diretto/analitico, secondo questo ragionamento il fabbisogno
finanziario viene calcolato sottraendo gli incassi ai pagamenti (I0 + Cf – R);
b) ragionamento sintetico/indiretto secondo il quale il fabbisogno è calcolato
grazie all’analisi degli investimenti nella struttura produttiva e nell’utilizzo di
quest’ultima.

• Gli Investimenti
Per realizzare e mantenere in efficienza la struttura produttiva, l’azienda deve
effettuare degli investimenti. Essi sono intesi genericamente come impegni o
impieghi di risorse finanziarie (capitale proprio o di debito) allo scopo di acquisire,
appunto, le condizioni per produrre. Gli investimenti vanno fatti prima di sostenere i
costi di funzionamento e quindi prima di avere degli incassi.
Essi si differenziano dai normali costi d’esercizio in quanto quest’ultimi sono riferiti
a fattori che si esauriscono in un unico arco produttivo, mentre gli investimenti
riguardano fattori che hanno utilità pluriennale.
Gli investimenti vengono fatti in base al fabbisogno finanziario dell’impresa.
Esistono in linea di massima 2 tipi di investimenti:
a) Investimenti durevoli (a capitale fisso), essi sono riferiti alle immobilizzazioni
tecniche, materiali (terreni, fabbricati, impianti…) o immateriali (brevetti,
ricerca e sviluppo…), che possono essere utilizzate per più anni (pluriennali).
Esse possono avere durata illimitata se determinano un fabbisogno costante che
rimane immutato nel tempo, oppure durata limitata se determinano un
fabbisogno che decresce con il tempo e che si recupera attraverso
l’ammortamento.
L’ammortamento, sotto l’aspetto finanziario, è il contrario dell’investimento,
in quanto ritrasforma l’investimento in risorse finanziarie.
b) Investimenti a rapito rigiro (a capitale circolante) che sono riferiti ad
elementi che permangono indefinitamente nella disponibilità dell’impresa e
che, nonostante vengano rinnovati continuamente, generano un fabbisogno
tendenzialmente uniforme nel tempo.
Per finanziarsi un’impresa attinge risorse finanziarie da una pluralità di fonti che
possono essere ricondotte a due grandi classi: capitale proprio e indebitamento.
Il primo assume solitamente la forma di denaro (o altri beni) conferito dal
proprietario o dai soci, oppure attraverso la conservazione totale o parziale degli
utili conseguiti. Quest’ultimo aspetto è del tutto normale nelle imprese a ristretta
base azionaria.
Riguardo l’indebitamento abbiamo debiti a breve termine (fino a 12 mesi), debiti a
medio termine (fino a 5 anni) e debiti a lungo termine (oltre 5 anni). Il rimborso
avviene mediante un piano a più rate detto piano di ammortamento. Il costo dei
debiti è costituito dagli interessi. Il tasso di quest’ultimi può essere fisso durante
l’intera durata del prestito o variabile.

CONTABILITA’:
• Metodo Gino Zappa
Il metodo G. Zappa è il metodo contabile della partita doppia applicato al sistema del
reddito.
Agni impresa ha delle operazioni aziendali di gestione esterna; acquisire i fattori
produttivi (costi), vendere la produzione (ricavi). Sottraendo questi due fattori
otteniamo, come già sappiamo, il reddito.
Il reddito di cui si parla è il Reddito d’Esercizio ossia quel surplus realizzato in un
determinato periodo di tempo chiamato periodo amministrativo (solitamente 12
mesi). Lo strumento di rilevazione contabile è il Conto. Esso può essere:
a) formale, ossia una tabella con due colonne (dare e avere) dove vengono
registrate variazioni di segno opposto;
b) sostanziale dove vengono registrate le quantità relative ad un oggetto (es.
cassa; acquisti; …) .
Ogni scrittura contabile va fatta due volte attraverso due conti (tabelle per
sottolineare l’aspetto economico e finanziario di ogni operazione.
Per aspetto economico si intendono variazioni di reddito (costi/ricavi) o di capitale
proprio. Per aspetto finanziario si intendono invece variazioni di denaro
(incassi/pagamenti) e variazioni di debiti o crediti.
Proprio per questa differenziazione esistono conti economici e conti finanziari, essi
hanno un comportamento antitetico (variazioni dello stesso segno in colonne
opposte).
Tutte queste registrazioni sono necessarie per stilare il Bilancio d’Esercizio.
Quest’ultimo è un’informativa esterna che ogni azienda deve redigere per legge per
accertare in maniera chiara e corretta la propria situazione economico/finanziaria al
termine di un periodo di tempo (1 anno). Esso è un veicolo di informazioni sul
corretto andamento dell’azienda. Il bilancio d’esercizio e viene scritto tenendo conto
del conto economico e dello stato patrimoniale dell’impresa in questione.

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