Sei sulla pagina 1di 87

ECONOMIA AZIENDALE

L’economia serve quando la domanda è > rispetto alle risorse

Le risorse sono limitate; sono ad esempio: i soldi, le persone, i beni materiali…


quando queste sono poche vanno gestite al meglio

teoria dell’economia aziendale

ETIMOLOGIA DELLA PAROLA ECONOMIA: dal greco “oikos” = casa+ “nomos” norma
= AMMINISTRAZIONE DELLA CASA. È definita come la scienza che studia le modalità
di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare il valore
creato

Gestione delle risorse vale a dire identificare l’obiettivo, collocare le persone e


definire un’organizzazione (l’organigramma) e decidere da dove prendere denaro.

ATTIVITA ECONOMICA

Le persone perseguono molteplici fini. Il perseguimento di tali fini suscita bisogni,


per soddisfare alcuni dei quali le persone svolgono attività economica (produzione e
consumo di beni economici).

Gran parte dell’attività economica si svolge in famiglie, imprese, amministrazioni


pubbliche e aziende non profit.

Sono beni economici le merci e i servizi utili per il soddisfacimento dei bisogni delle
persone e scarsi rispetto alle esigenze
LE PERSONE:

• Al centro dell’attività economica


• Svolta dalle persone per le persone
• Le persone nella loro interezza con fini materiali, sociali, spirituali
• Persone che sono membri di famiglie e di altre società umane
• Persone orientate al benessere individuale, ma ispirate anche da principi di
solidarietà e di altruismo

I BISOGNI =mancanza di qualcosa

Naturali: componente biologica


Sociali, etici, estetici, religiosi,…
Primari vs. voluttuari

I bisogni sono dinamici, soggetti ad apprendimento

I bisogni si dispongono in gerarchia:

Se non vengono consolidati gli step inferiori non riuscirò mai ad andare avanti
ATTIVITA DI PRODUZIONE
➔ Quell’attività̀ in cui differenti beni vengono trasformati ed assemblati
attraverso l’utilizzo del valore in essi contenuto, per dar vita a nuovi beni e
servizi, di norma di valore maggiore

L’azienda, “un fatto di produzione”

’’L’azienda – quali che siano le finalità che la orientano, le attività svolte e le


condizioni di contesto – deve intendersi sempre e comunque come “un fatto di
produzione”

Tutte le aziende – siano esse imprese o amministrazioni pubbliche o aziende non


profit – hanno la loro ragione d’essere nello svolgimento di una funzione di
produzione al servizio di dati bisogni e sono dunque “strutture per produrre”
beni o servizi per dati “clienti”.

Tutte devono scegliere cosa produrre, per chi, in che modo, in vista di quali
obiettivi, con quale logica volta a garantire un equilibrio economico- finanziario
sostenibile

Le imprese sono chiamate a “creare ricchezza/valore economico”, ossia a


produrre un output avente un “valore” maggiore del costo degli input impiegati
per produrlo.

Tutte le aziende sono vitali nella misura in cui sono nel contempo: capaci di
buone scelte di posizionamento strategico e di buona esecuzione delle stesse;
disciplinate/rispettose delle regole e innovative/capaci di iniziativa; protese a
ridurre i costi e a offrire più valore ai destinatari dell’output produttivo;
impegnate a gestire bene il presente e ad investire oculatamente sul futuro;
capaci di inanellare soddisfazione del “cliente” e motivazione dei collaboratori,
facendo della crescita della produttività̀ il motore dello sviluppo qualitativo e
dimensionale dell’azienda

La natura e la destinazione dei beni prodotti, com’è noto, possono essere le più
varie. Ma che si tratti di beni divisibili o indivisibili, privati o pubblici, indirizzati
allo scambio di mercato o ad atti di liberalismo o al consumo nell’ambito della
stessa azienda che li produce, l’azienda si presenta sempre come una “struttura”
che sistematicamente ne attua la produzione in vista di soddisfare certi bisogni

Ogni azienda ha 3 ATTIVITA

1. OPEARAZIONI DI TRASFORMAZIONE TECNICA (trasformazione fisica,


spaziale, logica) delle materie prime, degli impianti dei dati…..consiste nel
cosiddetto “core business”. Trasforma, quindi, un input in output;
distrugge = impiega risorse al fine di creare valore economico. In un
rapporto tra valore distrutto e valore creato vi è una positività quando io
ho creato qualcosa
2. OPERAZIONI DI NEGOZIAZIONE di beni privati e pubblici, lavoro, capitale;
l’azienda interagisce con i mercati di approvvigionamento. In questa fase
se comunicazione e organizzazione non funzionano rischiano di far fallire
un’impresa (un’impresa si realizza con i mercati da cui prende risorse e con
mercati a cui vende queste risorse)
3. OPERAZIONI DI CONFIGURAZIONE E GOVERNO: configurazione assetto
istituzionale, organizzazione, rilevazione e informazione. Qui bisogna
guardare l’ambiente esterno in cui l’azienda opera; l’azienda deve essere
capace di comprendere ciò che potrà verificarsi e deve provvedere alla
garanzia di se stessa (= ATTIVITA STRATEGICA) . deve darsi una struttura al
suo interno, ed è importante garantire un margine di autonomia: es. della
commessa che è in un negozio ed è lei la prima ad accorgersi di un
cambiamento rispetto ad un dirigente, grazie al margine di autonomia è in
grado di porre subito rimedio

L’azienda opera sottostando alle CONDIZIONI DI PRODUZIONE

➢ Terra remunerata dalla rendita


➢ Lavoro remunerato dal salario
➢ Capitale remunerato dall’interesse: es. in alcuni paesi è possibile
chiedere dei prestiti e in altri no
➢ Organizzazione dei fattori produttivi e imprenditorialità remunerati dal
profitto: imprenditore è chi si occupa del capitale
➢ Regole e servizi pubblici (PA) remunerati dai tributi

Quando una qualsiasi istituzione sta andando nel verso giusto? Quando i ricavi sono
superiori ai costi, e quindi ha utili. Al contrario avrò una perdita
IL BILANCIO SARA LO STRUMENTO CHE CI DIRA SE UN’AZIENDA STA CREANDO O
MENO VALORE

Un’azienda pubblica quand’è che funziona bene? Quando il bilancio è in pareggio o


in perdita non è detto che non stia producendo valore. In un’azienda pubblica non
conta solo il fattore economico-finanziario, ma anche quello SOCIALE

IL MANAGEMENT DI OGNI ISTITUZIONE È LO SVILUPPO DI ALCUNE ATTIVITÀ


INTERDIPENDENTI

o Identificazione scopi e obiettivi


o Organizzazione e struttura delle attività
o Gestione e guida del personale
o Monitoraggio e valutazione delle performance

Elementi ambiente esterno risorse interne

• Produzione beni & servizi Performance quali-quantitative

FINALITA DI UN’AZIENDA: CREARE VALORE che l’azienda raggiunge mediante la


dinamica degli andamenti economici, finanziari, tecnici, patrimoniali,
organizzativi. Il valore creato è talo solo se è sostenibile non può né deve
contrastare con le esigenze degli stakeholder o con il benessere sociale

FINALITA DI UN’IMPRESA: CREARE VALORE ECONOMICO, non deve danneggiare


l’ambiente. L’impresa ha responsabilità sociali; non ha invece fini sociali diretti.
[A meno che non sia un’impresa sociale.

TIPI DI AZIENDE
▪ L’impresa è attività economica svolta dall’imprenditore volta a creare
valore economico che si colloca sul mercato operando in condizioni di
competizione.
▪ Aziende pubbliche: soggetto economico/giuridico (o tipo di valore creato)
Fornisce beni e servizi pubblici, ed è finanziato con denaro pubblico
▪ Aziende non profit/ terzo settore: capacità di accedere alle risorse
largamente condizionata dall’efficienza dei processi produttivi e
dall’efficacia dell’azione. Rilevanza processi informativi. Soddisfa i bisogni
sociali non operati dal pubblico e dal privato

Nb. Il pubblico e il non profit creano valore sociale

Profitto viene dalla differenza tra ricavi e costi

LOGICHE AZIENDALI

La logica delle aziende private for profit è quella di svolgere attività che sono
ritenute economicamente convenienti (sulla base di ragionevoli previsioni
economiche)

La logica delle aziende pubbliche è quella di svolgere attività che siano socialmente
rilevanti e politicamente convenienti ed accettabili (sulla base delle diverse
interpretazioni delle funzioni pubblicistiche)

La logica delle aziende non profit è quella di intervenire in ambiti non interessanti
per il mercato e non coperte dall'intervento pubblico

IMPRESA E CREAZIONE DI VALORE

Valore Economico = valore generato dall’impresa attraverso il processo di


trasformazione delle risorse in nuove risorse (tangibili o intangibili).

Un’impresa genera valore se il valore di mercato dei prodotti/servizi offerti è


superiore al valore di mercato delle risorse impiegate nel processo di trasformazione
e se il valore delle risorse in output è superiore a quello delle risorse in input
FINALITA DELLA CREAZIONE DEL VALORE

Es. per le università non posso fermarmi all’ output ma devo proseguire a vedere
l’outcome, ovvero l’impatto

INQUADRAMENTO DISCIPLINARE DELL’ECONOMIA AZIENDALE

L’azienda – sistema (= insieme dei vari parti tra loro collegate) unitario di processi
economici complessi – è oggetto di studio di diverse discipline. Ogni cambiamento è
in funzione del valore che l’azienda crea.

Focus delle discipline aziendali è la migliore combinazione di risorse limitate rispetto


ai bisogni per aumentarne l’utilità e il valore. Ogni volta che le risorse sono limitate
vanno gestite in maniera efficiente.

Postula che le aziende hanno come fine ultimo di concorrere al progresso della
società, creando valore, e non la massimizzazione del profitto / interesse di un
soggetto (≠teoria classica)

Storia:

1. Ha origine nell’elaborazione dei sistemi contabili a partire da Luca Pacioli


(1445-1517).
2. Teoria sulle condizioni di economicità (Besta; fine '800, primi '900; Zappa;
‘30): identità e autonomia ( ogni decisione presa deve avere come finalità
sempre quella di creare valore )dell’azienda rispetto ai soggetti che la
compongono. L’azienda deve essere autonoma dagli altri interessi che vi sono
attorno. L’economicità: azienda deve perseguire economicità nel lungo
periodo. Una serie di fattori la definiscono (es interessi….), significa anche
mettere d’accordo le persone affinché non ci siano conflitti
3. Si qualifica come disciplina economica di seconda approssimazione (≠ micro e
macroeconomia basati su concetti astratti e univoci). È una scienza induttiva:
guarda la realtà e si crea la teoria
4. Mantiene nucleo originario della rilevazione (contabilità, programmazione).
5. Aspetti di gestione sviluppati attraverso Tecnica industriale e Tecnica
bancaria.
6. Attenzione ad aziende e amministrazioni pubbliche e aziende non profit solo a
partire da fine anni ‘70.
7. Sviluppo autonomo della dimensione organizzativa: l’organizzazione è
fondamentale

TENDENZE DI CAMBIAMENTO:

▪ Dematerializzazione della produzione.


▪ Cambiamento del peso e delle relazioni di influenza tra economia reale,
economia finanziaria, economia virtuale e/o simbolica.
▪ Competizione basata non su beni, servizi, tecnologie ma sempre più sulle
“conoscenze”.
▪ Globalizzazione dei mercati mobilità e competizione tra sistemi, BEPS.
(BEPS sta per base erosion profit shifting= es. Starbucks Ha eroso la base
dell’imponibile da quei paesi dove le tasse sono alte ai paesi dove le tasse
sono più basse.)
▪ Coesistenza di relazioni di competizione e di collaborazione tra le aziende
▪ Rapido sviluppo di network sociali o istituzionali e i mutevoli confini delle
aziende sul piano della forma giuridica, del soggetto economico di riferimento

LE CONDIZIONI DELLA FUNZIONALITÀ AZIENDALE


Il tempo: l’azienda come forma di produzione destinata a perdurare (va al di là del
permanere delle persone) Il tempo è un fattore che fa la differenza tra le aziende.

Sistema dinamico e coordinato (spazio & tempo): ciclo di trasformazione produttiva


+ correlate operazioni finanziarie; composizione delle forze ambientali con quelle
interne. Sistema dinamico = cambia in continuazione, legato allo spazio e sterno

La creazione di valore non è limitata nel tempo ma consiste nel raggiungimento,


conservazione, miglioramento di posizioni di equilibrio economico durevole ed
evolutivo. Azienda opera in equilibrio economico = quando valore economico è più
elevato dei fattori produttivi che ho creato, questa creazione deve durare nel tempo
e deve stare al passo con i tempi.

Il reddito o il risultato economico non possono dare una misura esaustiva


dell’equilibrio economico (solo elementi quantificabili + poco significativi per alcuni
tipi di aziende che non operano sul mercato)

Reddittività + solidità patrimoniale e finanziaria + competitività + accettazione dalla


società (contemperamento interessi) caratteristiche di un’azienda

CARATTERI DISTINTIVI DELL’AZIENDA

Coordinazione / visione sistemica (sistematicità): L’azienda è un sistema (aperto) di


elementi tutti avvinti tra loro da relazioni di funzionalità predisposte in base alla
situazione presente o passata, sempre dinamiche e rivolte al futuro.

L’azienda è un sistema aperto di relazioni interne ed esterne, deve relazionarsi con


l’esterno per fare approvvigionamento dei prodotti, per la vendita, rapporti con lo
stato; interno con la sua produzione. L’insieme degli interessi collocati in un sistema
che mira a perdurare nel tempo

Autonomia (strategica, organizzativa, finanziaria, gestionale).

L ‘azienda ha dei vincoli e ogni decisione che viene presa esclusivamente


nell’interesse dell’azienda e nella sua finalità di creare valore, e non negli interessi di
ambienti esterni. Se l’azienda opera sotto la guida di un soggetto terzo perde la sua
autonomia, quindi non è più un’azienda. Definizione autonomia
Autonomia strategica: prende decisioni strategiche: si dà degli obiettivi nel medio
lungo periodo

Autonomia Gestionale: decider che tipo di organigramma avere, come gestire i


dipendenti, le risorse ….

Queste autonomie sono variabili nel tempo e da azienda a azienda

Offre la garanzia che scelte e operazioni siano tutte collegate tra loro da relazioni di
funzionalità orientate alla creazione del valore.

Non sistematico ricorso a interventi di sostegno o di copertura delle perdite da parte


di altre economie. L’azienda dipende dai dipendenti, dallo stato….

Diversa da indipendenza. L’azienda non dipende da nessuno nelle scelte che fa.

Economicità

L’intera attività dell’azienda è permanentemente ispirata a logiche di:

✓ Efficacia strategica = rapporto tra gli obiettivi e i risultati che raggiungo,


quindi la capacità di soddisfare la clientela. Definisce obiettivi vincenti che
l’azienda mira a perseguire. capacità di identificare ed attuare, con logica
innovativa (= obiettivi devono andare di pari passo con il progresso
tecnologico, anche per quanto riguarda la scelta delle risorse da utilizzare),
produzioni atte a soddisfare le complessive attese degli utilizzatori. Destinare
le risorse a obiettivi vincenti (ad esempio una macchina fotografica non lo
sarà).
✓ Efficienza operativa = ottimizzare il rapporto tra risorse impiegate e prodotto
ottenuto. Può aumentare grazie al progresso tecnologico. Un’impresa può
essere inefficiente? non può perché fallirebbe e chiuderebbe. L’
amministrazione pubblica può essere non efficiente? Si, perché non
chiuderebbe, quindi c’è una ragione etica.

Posso essere efficace, ma spendere troppo e quindi non essere efficiente: efficacia
e efficienza possono essere in contrasto, ci vuole quindi equilibrio

Questa tensione permanente non porta necessariamente al profitto ma alla


creazione del valore e alla sopravvivenza (durabilità)
Questi 3 caratteri devono essere presenti tutti e 3, senza uno dei 3 non si qualifica
come azienda

LE OPERAZIONI DELL’IMPRESA
Operazioni= attività elementari.

Dall’acquisto dei fattori produttivi alla vendita dei prodotti (1.2)

CIRCUITO DI PRODUZIONE
è un insieme di azioni che consentono di passare da dei fattori produttivi acquistati a
dei prodotti che si collocano nei mercati di sbocco a prezzi remuneratori (copre costo
dei fattori produttivi che ho impiegato e c’è anche un margine di profitto).
Quest’attività prevede:

1) L’acquisizione sui mercati di approvvigionamento dei fattori produttivi, dei beni o


servizi
2) L’utilizzazione di Tali fattori per dar vita ai prodotti
3) La vendita sui mercati di collocamento, a prezzi adeguati, del o dei prodotti
ottenuti dalla combinazione produttiva

I concetti chiave :
FATTORI PRODUTTIVI= bene che è idoneo a partecipare all’attività produttiva +
vincolo di interdipendenza

I FP sono il lavoro che si distingue da indipendente o di governo e dipendente


o subordinato. Nella gestione del FP lavoro ci sono molti vincoli
FP capitale a titolo di prestito vs permanente: fattori specifici come il denaro.
Capitale può essere acquisito in modo diverso
FP elementi intangibili: Organizzazione, tempo, conoscenze, capacità,
competenze, esperienze, motivazioni, ecc.
Non propriamente fattori produttivi. Non possono essere tradotti in quantità
monetarie e essere oggetto di rilevazione contabile

PRODOTTI: beni e servizi; principali o accessori

I prodotti hanno il ciclo di vita: parte da fase di studio ricerca e sviluppo,


fase lancio mercato, fase crescita, fase maturità ( il prodotto si è affermato
sul mercato), fase saturazione e declino ( non ci sono nuovi clienti e
arrivano dei prodotti nuovi della concorrenza che soddisfano il bisogno al
posto di quel prodotto = obsolescenza) . Fasi dal punto di vista economico
= costi e ricavi:
Fase studio ha dei costi e non dei ricavi. Fase lancio sul mercato i costi sono
elevati ad es. devo fare la pubblicità, i volantini; ricavi sono bassi. Fase
maturità costi iniziano a scendere e ho i ricavi. Fase di Declino i costi sono
bassi, ricavi scendono. Ciclo di vita di un prodotto parte in negativo, poi
rende molto e infine si azzera.
l’azienda come gestisce andamento di questi costi e ricavi? Ha due
metodi: 1.Facendo dei finanziamenti a titolo di prestito e li chiedo sulla
base di un progetto e quando arrivano i ricavi li restituisco. 2 Portafoglio di
prodotti quando un prodotto è nella sua fase di maturità mi dà dei ricavi
che posso utilizzare per mettere un nuovo prodotto sul mercato
SPECIFICITA DEI SERVIZI: servizio, a differenza dei beni, non lo posso
immagazzinare. Nel caso di un bene la produzione e il consumo sono 2
momenti ben distinti: produco cibo lo porto in negozio, il cliente lo
acquista e poi lo usa: nel caso del servizio sono concomitanti, e si parla
quindi di coproduzione tra chi eroga il servizio e chi ne usufruisce ( spiegati
meglio nel libro)
COMBINAZIONE PRODUTTIVA= attività di trasformazione dei fattori produttivi in
prodotti, e non si tratta solo trasformazione fisica (anche per esempio un’ impresa
mercantile, bancaria, PA)

MEZZI MONETARI: possono essere conferiti all’impresa con vincolo di proprietà o da


terzi finanziatori, a titolo di prestito (ha delle scadenze) → così si forma il capitale di
proprietà conferito

OPERAZIONI PRINCIPALI

Acquisizione FP Pongono l’impresa con i mercati di approvvigionamento, cioè dove


operano potenziali fornitori che possono offrire tali fattori all’impresa, a prezzi e
condizioni variabili nel tempo. L’acquisizione dei fattori produttivi implica che
le risorse vengano investite al fine di svolgere la combinazione produttiva. Queste
acquisizioni implicano il sacrificio dei mezzi monetari (= costo di acquisto di tali
fattori)

combinazione produttiva -> atti di gestione interna (prezzi ombra= prezzo interno
all’azienda ottenuto nel ciclo di produzione. Questi prezzi non escono all’esterno ma
rimangono sempre all’interno dell’azienda)

collocamento dei prodotti -> le risorse monetarie investite vengono recuperate


attraverso la vendita. Aspetto monetario (entrate di denaro) e recupero ricchezza
(ricavi)

PROFITTO: reddito netto disponibile dopo aver remunerato tutti i FP, compreso
l’interesse sul K di proprietà ad un tasso che tenga conto del rischio d’impresa =
remunerazione della funzione d’imprenditorialità

Il circuito della produzione lo consideriamo per quanto riguarda il valore dei beni, in
particolari i concetti di costo e ricavo:

COSTI: il costo di acquisto dei fattori produttivi è dato dalla quantità di


denaro che deve essere ceduta per ottenere una definita quantità di fattori
produttivi. Il costo di un iesimo fattore (ci) è dato dalla quantità oggetto di
negoziazione dell’iesimo fattore (fi) moltiplicata per il suo prezzo
d’acquisto (pi) ( il prezzo di acquisto è la quantità di denaro che occorre
cedere per ottenere una unità di quel fattore)
Ci= fi x pi
RICAVI di vendita: la quantità di denaro ottenuta vendendo una
determinata quantità del prodotto generato dalla combinazione
produttiva. Il ricavo di un qualsiasi iesimo prodotto (Ri) è dato dalla
quantità oggetto di negoziazione dell’iesimo prodotto (Qi) moltiplicata per
il suo prezzo di vendita (Pi)
Ri= Qi x Pi

Nel caso delle imprese se i ricavi meno i costi l’equazione non ha senso e
quindi l’impresa non funzionerebbe e andrebbe di conseguenza in perdita
(R-C)
Nelle operazioni di vendita del prodotto i ricavi vengono determinati nel
loro ammontare, dalla quantità di denaro che affluisce all’impresa. Le
operazioni di vendita dei prodotti possono essere visualizzate da un
duplice aspetto: le entrate di denaro e i recuperi della ricchezza investita
(ricavi) che si ottengono vendendo i prodotti sul mercato di sbocco

queste fasi hanno una circolarità dove vi è una linea orizzontale che separa le
operazioni che caratterizzano le fasi osservate (acquisizione fattori, atti di gestione
interna, vendita dei prodotti) dal loro aspetto monetario (entrate ed uscite del
denaro). Il senso di rotazione del circuito della produzione va dalle uscite di denaro
per l’acquisto dei fattori, alle entrate rivenienti dalla vendita dei prodotti
FATTORI PRODUTTIVI E RISORSE AZIENDALI
I fattori produttivi possono essere distinti in: Fp a fecondità semplice e Fp a
fecondità ripetuta.

1) Fp a fecondità semplice esauriscono la loro utilità economica partecipando ad un


unico ciclo produttivo. cessano di esistere come fp non appena vengono utilizzati
all’interno della combinazione produttiva
2) Fp a fecondità ripetuta cedono la loro utilità economica a più cicli produttivi, ai
quali partecipano mantenendo inalterate le loro caratteristiche tecniche di fattori
produttivi; il loro utilizzo si protrae per un considerevole arco di tempo
(macchinario che grazie al legno produce sedie)

La distinzione non si basa sulla tipologia del fattore ma sulla funzione che è
chiamato a svolgere (es. assicurazione)

Dal momento in cui i mezzi monetari disponibili vengono trasformati in fattori


produttivi:

• Rischio che i mezzi monetari investiti in FP non ritornino più in forma di


denaro attraverso i ricavi futuri rivenienti dalla vendita di quelle produzioni
ottenute grazie all’utilizzo di quei fattori.
• Rischio che i FP si rivelino inidonei ad un proficuo utilizzo all’interno delle
combinazioni produttive future, alle quali non sono più in grado di cedere
utilità economiche.
• Dipendono da: tempi di utilizzo e volatilità ambientale. ¡ Interessano anche le
risorse aziendali: conoscenza, esperienza, professionalità, consenso,
immagine, etc.

Il rischio assume consistenza sempre maggiore in base a quanto più l’ambiente è


soggetto a variabilità e a quanto più i tempi di utilizzo di un fattore produttivo.
maggiore è l’arco di tempo e maggiore è la disponibilità che il cambiamento
intervenga con effetti anche devastanti.
TEMPO DI UTILIZZAZIONE DEI FFR
Il recupero dei mezzi monetari investiti per l’acquisizione di un FFR è dato dai ricavi
rivenienti dalla vendita di tutti i prodotti ottenuti dai tutti i cicli produttivi ai quali il
fattore ha partecipato, cedendo dosi di utilità economica.

L’arco di tempo nel quale un FFR può essere utilizzato è dato da circostanze di
ordine tecnico (fisico o giuridico). Questo arco di tempo è dato dalla durata fisica
delle tecnologie presenti negli impianti. Questi ultimi andrebbero rinnovati quando
il loro mantenimento implicasse costi elevati con risultati poco affidabili. Grazie al
progresso tecnologico vi è molta più competitività e per questo la vita utile delle
strutture organizzative tende ad accorciarsi (le strutture perdono la loro utilità
economica e i prodotti non sono più “attrattivi” sui mercati). Questo fenomeno di
superamento economico è noto come obsolescenza. Quindi il ciclo vitale dei FFR è
segnato dalla durata economica di tali fattori.

L’OBSOLESCENZA

È una condizione di natura economica nella quale:

➢ Possono trovarsi le strutture organizzative e operative (investimenti e


modalità con cui opera), divenute inidonee a consentire l’economico
svolgimento dei processi produttivi.
➢ Possono trovarsi i prodotti allorché perdono competitività sui mercati

L’obsolescenza può colpire direttamente impianti, software, brevetti ecc., rendendo


i fattori fecondità ripetuta inidonei, ossia superati in contenuto tecnologico e
performance da altri fattori più progrediti posti in uso da imprese concorrenti

L’obsolescenza può colpire le strutture organizzative, i livelli di conoscenza, o i


prodotti e riversarsi su tutti i FP coinvolti nei processi che si abbandonano, sempre
che tali fattori non siano dotati di “flessibilità di utilizzo” che li rende inidonei per
altri processi.

Tempo di durata fisica- tempo di vita utile= obsolescenza


COMBINAZIONE PRODUTTIVA
È l’insieme delle attività ordinate in processi produttivi attraverso cui le risorse
aziendali vengono trasformate in prodotti finiti, cioè che sono pronti ad essere posti
su mercati di collocamento

Processo produttivo = l’insieme delle attività necessaria per dar vita ad un prodotto
finito; può essere diviso in più fasi. Vi saranno tanti processi produttivi quanto
saranno i prodotti da produrre attraverso la combinazione produttiva

I PRODOTTI
La ricchezza a disposizione dell’impresa si modifica nel tempo e anche a seconda del
rapporto che vi è tra investimenti (=costi) e recuperi (=ricavi).
Se il valore dei recuperi è maggiore a quello degli investimenti allora avremo un
reddito positivo, utile.

Se il valore dei costi è maggiore rispetto a quello dei ricavi allora avremo una
distruzione di ricchezza, quindi un’ipotesi di reddito negativo, perdita.

Possiamo notare la differenza tra ricavi e costi nell’arco di un ciclo di vita di un


prodotto:

1- La fase di introduzione è
caratterizzata da bassi volumi di
vendita e elevati costi per il lancio
del prodotto
2- Fase di sviluppo comporta una
forte crescita delle vendite
accanto a costi (di pubblicità)
ancora elevati
3- Fase della maturità rallenta il
tasso di crescita delle vendite ed
una riduzione dei costi per la
vendita del prodotto
4- Fase della saturazione si verifica
un livello di vendite in leggera diminuzione, ha però dei costi
elevati dovuti al sostentamento del prodotto
5- Fase del declino comporta la riduzione dei volumi di vendita e
dei costi fino ad esaurimento della vita utile del prodotto
stesso

Il rapporto che vi è tra produttore ed utilizzatore evolve sempre più da una relazione
di scambio ad una relazione di servizio, di sistematica collaborazione. In tal senso, si
progetta il prodotto con il concorso dei fornitori in un processo di creazione di
valore per gli utilizzatori. Un bene, si può osservare, è un contenitore di utilità
economiche, ossia di servizi, che si liberano e diventano fruibili al momento del suo
uso.
FINANZIAMENTI ATTINTI
L’impresa per poter dar vita ai fattori produttivi e al ciclo della produzione deve
avere delle risorse monetarie da poter investire, da trasformare in fattori specifici
della produzione.

Operazioni dei finanziamenti attinti:

o Conferimenti in denaro da parte dei proprietari. (i mezzi monetari che


affluiscono per tale via sono il capitale di proprietà conferito o il capitale di
rischio)
o Attraverso dei prestiti nei confronti di terzi (capitale di prestito) a fronte del
quale sussistono obbligazioni di restituzione a definite scadenze (debiti verso i
finanziatori)

Queste due operazioni si differenziano per quel che riguarda i tempi di permanenza
del capitale di proprietà, legato in modo durevole all’economia dell’impresa.
Differenziano anche per le modalità di remunerazione: 1. La remunerazione del K di
proprietà conferito non è definita contrattualmente ma è decisa di volta in volta
dalla stessa proprietà in relazione all’andamento delle vicende produttive e alle
prospettive di aumento del volume degli investimenti. 2. I finanziamenti attinti a
prestito richiedono una remunerazione che prescinde dalle circostanze e dai risultati
dell’attività produttiva.

L’andamento dei finanziamenti con


vincolo capitale di proprietà
presentano un andamento che va dalle
entrate per la raccolta del capitale alle
uscite per la restituzione, che sarà < o
> a seconda del segno del reddito
prodotto.
Esistono molteplici forme tecniche

Oneri del prestito = interessi,


commissioni e altri oneri accessori.

La capacità di credito (possibilità di


attingere mezzi monetari a prestito da
terzi) dipende (anche) dalla capacità
di reddito (assicurare flussi prospettici
di ricavi superiori ai costi).

Rilevanza disponibilità di informazioni


sulle condizioni economico-
finanziarie.

Le vicende di questi finanziamenti presentano un andamento che va dalle entrate


per i finanziamenti attinti alle uscite per la restituzione degli stessi e per il
pagamento degli oneri del prestito

FINANZIAMENTI CONCESSI

Sono delle concessioni a terzi, per un


determinato periodo di tempo,
disponibilità di denaro. Sono degli
investimenti, comunque, sia a rischio
poiché si tratta di mezzi monetari
prestati a terzi.

L’andamento relativo a questi


finanziamenti parte dalle uscite per la
concessione di finanziamenti a terzi
alle entrate per la restituzione e
l’incasso dei proventi del prestito.

DEBITI E CREDITI DI FUNZIONAMENTO: le uscite di denaro possono essere


sostituite da impegni a pagare (DEBITI); così come le entrate vengono sostituite da
diritti a riscuotere (CREDITI). Questi hanno la caratteristica di sostituire, pro-
tempore, rispettivamente le entrate e le uscite di denaro relative a qualsiasi
operazione compiuta dall’impresa. Rappresentano obbligazioni o diritti derivanti da
temporanee dilazioni nel regolamento monetario di qualsiasi tipo di operazione.
Hanno natura monetaria.

Es. pagamento della fattura in contanti: -denaro

Accensione di un debito di funzionamento verso il fornitore: +debiti di


funzionamento

incasso in contanti del capitale sottoscritto ad ogni socio: +denaro

concessione di una dilazione del versamento e conseguente accensione di un credito


di funzionamento verso ogni socio: +crediti di funzionamento

annullamento di crediti nei confronti di un fornitore: - crediti di funzionamento

estinzione di debiti che la società può aver contratto con il socio a seguito di
precedenti operazioni: - debiti di funzionamento

▪ Operazioni appartenenti al circuito della produzione e dei finanziamenti


(attinti e concessi) → si alimentano reciprocamente.
▪ Operazioni di scambio (impresa-mercati) e atti di gestione interna
(combinazione produttiva).
▪ Debiti e crediti di funzionamento sono equiparati a entrate e uscite di denaro.
▪ Duplice lettura: aspetto monetario e aspetto economico.
▪ Le restituzioni di K proprietà e finanziamenti si prevedono per importi
superiori in quanto comprendono reddito e interessi

GESTIONE CARATTERISTICA E GESTIONE ACCESSORIE


➔ Gestione caratteristica (tipica) = attività volta a realizzare l’oggetto
dell’impresa, quantifica i risultati del core business.
➔ Gestioni accessorie: strumentali e complementari.
o La gestione finanziaria (attività strumentale) comprende la determinazione e
la copertura del fabbisogno di finanziamento → è strumentale alla gestione
caratteristica poiché i mezzi finanziari in entrata sono chiamati a finanziare
l’attività nel suo complesso.
o La gestione patrimoniale = investimento delle disponibilità monetarie
generate dall’operare dell’impresa. Si tratta di operazioni immobiliari,
operazioni in titoli obbligazionari o azionari ecc.
➔ Risultati economici della gestione caratteristica = reddito operativo.
➔ Gestione corrente = si tratta del ciclo acquisti ffs + produzione + vendite (non
fanno parte FFR, perché non sono ricorrenti, e neanche i finanziamenti).
Entità mezzi monetari assorbiti dal circuito della produzione

IL CASH FLOW= FLUSSO DI CASSA

è il flusso di mezzi monetari che entrano ed escono dall’azienda, che aumenta o


riduce l’entità dei mezzi monetari (fondi) disponibili.

vi sono 3 tipi di cash flow

1- Complessivo = andamento del denaro riferente all’intera attività dell’impresa


2- Operativo = flusso di mezzi monetari riveniente dalla gestione caratteristica
3- Corrente = flusso di mezzi monetari relativo alle operazioni del ciclo acquisti-
produzione- vendite

L’analisi, prospettica o consuntiva, riferita a un definito periodo dei flussi delle due
gestioni (operativa e corrente) ci consente di gestire al meglio le eccedenze o le
carenze di liquidità prodotte dalle differenti gestioni.

Dobbiamo gestire la cassa in modo tale da avere equilibrio economico = ovvero nel
medio- lungo termine i ricavi dovranno essere > costi
INVESTIMENTI E FINANZIAMENTI
Circuito degli Investimenti = circuito produzione + finanziamenti concessi = mezzi
monetari sono investiti in operazioni di acquisto di fattori produttivi (core business e
gestione caratteristica).
Circuito dei Finanziamenti attinti = finanziamenti con vincolo di proprietà o a
prestito. mezzi finanziari di origine esterna, non generati dall’attività dell’impresa.
Devono essere > mezzi.
Il circuito degli investimenti alimenta quello dei finanziamenti che assorbe mezzi
monetari; quello degli investimenti riconsegna mezzi monetari alla disponibilità
dell’impresa. Si alimentano reciprocamente fin quando il flusso dei recuperi è
superiore al flusso degli investimenti

Sopra aspetto finanziario


sotto aspetto economico

La rottura di queste correlazioni si verifica quando l’impresa inizia a produrre reddito


negativo (recupera meno di quanto ha investito). Questo mancato re-afflusso in
forma monetaria determina la riduzione del flusso di investimenti futuri, o l’aumento
del fabbisogno di finanziamento (è correlato al flusso dei recuperi).

Il fabbisogno di finanziamento è costituito dall’entità di mezzi monetari necessari per


alimentare gli investimenti programmati, aldilà dei mezzi che già si rendono
disponibili attraverso il flusso dei recuperi (es. la banca quando chiedi un
finanziamento deve controllare se la cifra da te richiesta può essere accettata)

FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO= è costituito da una certa entità di mezzi


monetari che corrisponde all’importo totale degli investimenti che vengono
programmati dall’impresa in un certo arco di tempo
FABBISOGNO RESIDUALE= è l’ammontare dei mezzi monetari dei quali l’impresa
deve dotarsi attingendo finanziamenti (con vincolo di proprietà o di prestito).
Il fattore tempo è importante, per esempio per decidere come vado a trovare i soldi
necessari per il finanziamento.

VELOCITA DI CIRCOLAZIONE
è il tempo che intercorre tra il momento degli investimenti e quello dei recuperi
attraverso i ricavi. Si tratta del tempo che occorre ai mezzi monetari ceduti
nell’acquisizione di FP per tornare in forma monetaria attraverso la vendita di quei
prodotti ottenuti durante il ciclo di produzione.

Dato un certo periodo di tempo, la velocità può anche essere definita come il nr di
volte in cui i mezzi monetari investiti ritornano liquidi attraverso i ricavi.

Più elevata è la velocità di circolazione, minore è l’entità di mezzi monetari che


occorre attingere all’esterno per alimentare un definito “volume d’affari”.

La velocità dipende da:

caratteristiche dei processi produttivi: ci sono dei processi produttivi che si


completano anche in una giornata, altri anche in un anno.

Caratteristiche dei fattori produttivi: i FFS hanno un recupero legato al solo ricavo
della vendita del prodotto al quale tali fattori hanno ceduto interamente la loro
utilità economica; i FFR hanno un tempo di recupero più lungo poiché vengono
coinvolti i ricavi rivenienti dal collocamento di tutti i prodotti ottenuti con il
concorso dei fattori in questione.

Numero di atti di scambio con cui i fattori vengono acquisiti e da come gli
investimenti sono graduati nel tempo e si avvicendano ai recuperi.

La concessione di crediti di funzionamento determina un aumento del fabbisogno


del finanziamento. L’ottenimento di dilazioni di pagamento, invece, non riduce il
fabbisogno ma attiene alla sua copertura
COPERTURA DEL FABBISOGNO DI FINANZIAMENTO

▪ Capitale di proprietà
▪ Indebitamento
- Debiti di finanziamento
- Debiti di funzionamento

AUTOFINANZIAMENTO (CAPITALE DI ORIGINE INTERNA)


Copertura di un fabbisogno finanziario senza ricorrere a mezzi esterni, ma
sfruttando quelle disponibilità che all’interno della gestione e per effetto della
gestione vengono a crearsi.

Autofinanziamento da utili (cd. in senso stretto) à disponibilità di nuovi mezzi


monetari (nuova ricchezza) prodotta dal flusso dei ricavi e acquisita
dall’economia dell’impresa.

Autofinanziamento da reintegro degli investimenti in FFR -> mezzi monetari


investiti per acquisto FFR e recuperati, disponibili per periodi più o meno lunghi.

Autofinanziamento = K autogenerato + K rigenerato

CIRCUITO DI PRODUZIONE NELL’IPOTESI DI RICAVI ANTICIPATI


Nel circuito della produzione si parte dalle
uscite per l’acquisto dei fattori per arrivare alle
entrate per la vendita di prodotti. Può
verificarsi il caso dove il prodotto viene venduto
prima del suo ottenimento, e di conseguenza il
ricavo viene conseguito prima che tutti i costi
siano sostenuti.

Ricavi anticipati vediamo che rappresentano


mezzi monetari di origine esterna di cui
l’impresa ha acquistato la disponibilità, senza
aver fornito la propria prestazione
ASPETTO MONETARIO
L’azienda deve soddisfare degli obblighi nei confronti di soggetti che interagiscono
con essa, ovvero gli stakeholder (interni management …. ; esterni fornitori….).
Hanno l’interesse nel raggiungere l’equilibrio economico (soddisfare gli stakeholder)

Diverse condizioni per capire il grado del raggiungimento economico:

1. Equilibrio reddituale: impresa con la scissione dei beni deve essere in grado di
sostenere i costi serviti alla produzione di quei servizi (=produrre reddito)
2. Equilibrio Monetario: deve essere soddisfatto sempre, le entrate devono
coprire le uscite (es. non raggiungimento; commissionano 100 sedie costo
10.000, pagamento 50 subito e il resto dopo mesi; costo fp 8.000. i nostri
ricavi sono superiori ai costi, c’è equilibrio reddituale ma non equilibrio
monetario
3. Efficienza: output o input. Massimizzare quantità dei prodotti
4. congruità della remunerazione dei fattori produttivi

Vi sono delle strutture e delle procedure attraverso le quali si raccolgono, elaborano


e distribuiscono dati e informazioni aziendali.

Vari modelli complementari:

• equilibrio reddituale
• equilibrio monetario
• equilibrio istituzionale
• modello della competitività
• modello del valore del patrimonio
• modello del bilancio d’esercizio

modello bilancio di esercizio ci permette di rispondere a:

- l’attività produce utili o perdite? Si possono remunerare tutti fp? → conto


economico/reddito
- Di quali beni… verso terzi dispone l’azienda in questo momento? → capitale di
funzionamento/ stato patrimoniale

Operazioni analizzate:

Aspetto monetario si riferisce alla quantità di denaro da cui deriva l’operazione.


Avremo costi, ricavi, capitale di proprietà
Ogni variazione finanziaria ne misura una economica

aspetto (derivato) si riferisce ai costi e ricavi che ne derivano

L’ASPETTO ECONOMICO attiene al processo di movimentazione e di formazione


della ricchezza. Include:

o DOTAZIONE DEL CAPITALE assegnato all’impresa dalla proprietà e dai


finanziatori
o VARIAZIONI CHE TALE CAPITALE SUBISCE per effetto dello svolgimento della
dinamica aziendale generalmente intesa, espressa da un insieme di
investimenti e recuperi

L’attività d’impresa, rivolta alla creazione di nuova ricchezza con l’alternarsi degli
investimenti e dei recuperi, è qualificata come attività economica

I VALORI NUMERARI esprimono una modifica degli elementi del patrimonio


aziendale. Sono valori numerari il denaro contante e ogni altro mezzo di
regolamento ad esso assimilabile (debiti e crediti):

o Valori numerari certi: entrate e uscite di cassa


o Valori numerari assimilati: variazione crediti e debiti
o Valori numerari presunti: variazioni di debiti e crediti in valuta

I VALORI NON NUMERARI esprimono una modifica nella disponibilità di condizioni


produttive non monetarie. In pratica sono i componenti positivi e negativi del
reddito, valori che si riferiscono a costi, ricavi e valori di capitale:

o Costi e ricavi
o Crediti e debiti di finanziamento
o Variazioni del capitale di proprietà
Il finanziamento attinto a prestito= ricavo → entrata numeraria

Maggior costo di restituzione= importo prestito+ interessi passivi → uscita


numeraria

Finanziamento concesso= uscita numeraria → costo

Maggior ricavo di restituzione= entrata numeraria → importo dato a prestito+


interessi attivi

VARIAZOINI NUMERARIE ED ECONOMICHE DELLE OPERAZIONI

USCITE NUMERARIE misurano variazioni economiche negative:

- Costo acquisto fp, restituzione finanziamenti attinti, per concessione di


finanziamenti a terzi
- Restituzione k proprietà

ENTRATE NUMERARIE misurano variazioni economiche positive:


- Ricavi per vendita prodotti, per ottenimento finanziamenti, per restituzione
finanziamenti
- Raccolta k di proprietà

ENTARTE E USCITE NUMERARIE si compensano:

- Regolamento al valore nominale di DB e CR di funzionamento

ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO DELLA GESTIONE

Operazioni relative a finanziamenti attinti o concessi a prestito:

• Il valore nominale dei prestiti può essere incluso nell’aspetto numerario che
chiamiamo finanziario
• Solamente gli interessi passivi (oneri finanziari) e attivi (proventi finanziari)
appaiono tra costi e ricavi e fanno quindi parte dell’aspetto economico della
gestione
Lo schema è utile a comprendere i meccanismi essenziali di funzionamento
dell’impresa, le modalità di formazione del reddito, la dinamica finanziaria in
rapporto a quella economica e il sistema dei valori al quale può applicarsi il metodo
contabile della partita doppia.

Ciclo investimenti= ciclo produzione + circuito finanziamenti concessi

Credito di funzionamento e di finanziamento sono insieme alla moneta Perché


rappresentano una sostituzione protempore di denaro a, come se fosse il denaro
che dovremmo consegnare al nostro fornitore in un certo lasso di tempo

1. Acquisto FP → Δ fin. – = costo (incl. interessi passivi)

2. Vendita prodotti → Δ fin. + = ricavi (incl. interessi attivi)

3. Raccolta K di proprietà → Δ fin. + = aumenti K proprietà

4. Restituzione K di proprietà --<→ Δ fin. – = diminuzione K proprietà

5. Acquisizione finanziamenti da terzi §→ Δ fin. + = Δ fin. – (+ DB fin)

6. Concessione finanziamenti a terzi §→ Δ fin. – = Δ fin. + (+ CR fin)

7. Regolamento debiti e crediti di funz. e finanziamento §→ Δ fin. + = Δ fin. –


CAP 3

VALUTAZIONE DELL’ANDAMENTO ECONOMICO: LA REDDITIVITA AZIENDALE

LE DETERMINAZIONI DI REDDITO E CAPITALE IN DIFFERENTI IPOTESI


TEMPORALI
Il capitale può essere definito come un insieme finalizzato di condizioni, positive e
negative, di produzione di cui dispone l'impresa in un dato istante (grandezza stock -
resoconto in un istante). Esso si sostanza in un insieme di utilità di cui l'impresa
dispone (Attività, componenti positive) e dal complesso delle obbligazioni nel
frattempo contratte e che dovrà adempiere in futuro (Passività, componenti
negative).

Le utilità economiche disponibile e le obbligazioni assunte acquistano significato e


valore proprio in virtù della loro "destinazione" all'attività produttiva
(complementarità economica). Possiamo, quindi, dire che le Attività e le Passività
sono vicendevolmente legate da un rapporto di strumentalità.

Il capitale è presente in ogni stadio della vita d'impresa "in funzionamento", da cui
il nome Capitale di Funzionamento. L'attività aziendale, insieme coordinato di
operazioni, produce una serie di trasformazioni che comportano una modificazione
quali-quantitativa del capitale:

● trasforma il fattore generico denaro in fattori specifici di produzione (attraverso gli


approvvigionamenti)
● trasforma i fattori produttivi in prodotti finiti (attraverso la combinazione
produttiva)
● trasforma i prodotti nuovamente in mezzi monetari (attraverso la vendita)
● modifica il livello delle potenzialità disponibili (attraverso l'acquisizione di
conoscenza ed esperienza)

Ad ogni operazione svolta dall'azienda il capitale si modifica; ma anche le eventuali


mutazioni delle condizioni esterne ed interne in relazione alle quali si svolgono i
processi produttivi potrebbero modificarlo.

I componenti positivi (Attivo) sono costituiti dal complesso dei beni economici a
disposizione dell'azienda, ovvero gli investimenti già sostenuti dall'impresa in attesa
di essere recuperati attraverso i ricavi, denaro non ancora investito e crediti di
funzionamento.

I componenti negativi (Passivo) sono costituiti dalle obbligazioni assunte verso


terzi (debiti di funz. /finanz. e ricavi anticipati - debiti di prestazioni).

Possiamo rappresentare il capitale netto di funzionamento attraverso la seguente


espressione:

A = P + CNF (lettura finanziaria) CNF = A – P


(A = Attivo (capitale lordo); P = Passivo; CNF = Capitale Netto di Funzionamento)

Il capitale investito e in attesa di realizzo (A) al netto delle obbligazioni (P) costituisce
il capitale netto di funzionamento (CNF), che corrisponde al Capitale di
conferimento (capitale iniziale dai soci) aumentato o diminuito del reddito che
l'attività ha generato fino al tempo di riferimento (Capitale di risparmio):

A - P = CNF = Cc + Cr
(Cc = capitale di conferimento; Cr = capitale di risparmio)

Le risorse immateriali/intangibili non sono stati atti di scambio monetario, e quindi,


non possono essere considerate tra i componenti positivi del "capitale netto di
funzionamento". Nelle ipotesi di liquidazione, gli elementi attivi disponibili hanno il
valore che si presume di realizzare vendendoli direttamente sul mercato, dopo averli
stralciati dal processo produttivo, in quanto hanno perduto il vincolo di destinazione
all'attività produttiva (complementarità economica).

CAPITALE D'IMPRESA (capitale economico) = concetto di stock

• Insieme finalizzato di condizioni positive e negative di produzione di cui


dispone l'impresa in un dato istante (fermo tutto e misuro).
• Questo insieme di condizioni (positive o negative = es: brevetto positiva
poiché fonte di reddito, debito negativa) si valuta non in assoluto; le utilità
economiche assumono significato e valore proprio in virtù della loro
destinazione (strumentalità) all'attività produttiva e alla complementarietà fra
loro (questo modo di valutare l'abbiamo già visto con l'essere fattore
produttivo, che valutiamo in funzione della produzione => è funzionale alla
produzione e complementare ad altri fattori produttivi, se io ho un proiettore
di luci e non lo uso a lezione perché è obsoleto, quello non è più un fattore
produttivo)

Ora andiamo a parlare del capitale, dobbiamo capire quali sono le condizioni
positive e negative di produzione e poi metterle nello stato patrimoniale dove
scriviamo il valore in euro di quell'elemento del capitale (es: proiettore ha valore 0 =
non ha un valore nella produzione della ricchezza, però un valore ce l'ha perché
posso venderlo in un paese del terzo mondo dove un valore ce l'ha, questo è un
altro tipo di capitale di cui poi parleremo).

=> non stiamo valutando degli elementi singolarmente presi, stiamo valutando la
combinazione economica

3 tipologie di capitale:

1. Di funzionamento (capitale di un'impresa viva, in funzionamento, come e


perché andiamo a quantificare questo capitale? = per capire quanta ricchezza
ha creato l'impresa nell'arco di un anno, perché di fatto noi calcoliamo il
capitale di funzionamento il 31/12/2020 e il 31/12/2021 e la differenza ci da
la ricchezza creata in una anno = è un'informazione che serve alla proprietà
che ha investito il capitale e che quindi pretenderà una remunerazione di
questo capitale conferito che si chiama: i DIVIDENDI) .

La proprietà e i soci vogliono sapere di quanto è aumentato il capitale di


funzionamento e quindi la misura massima del dividendo che si può dare, non è
detto che tutta la ricchezza torni alla proprietà sottoforma di dividendi (poi qui ci
sono ragionamenti strategici)

Chi è poi interessato a questo risultato?

o STATO: bisogna pagare le tasse, infatti c'è l'obbligo di misurare e dichiarare la


nuova ricchezza creata. Non abbiamo solo la teoria ma abbiamo le leggi che ci
dicono come valutare le voci di come dobbiamo valutare le voci del capitale.
La legge te lo dice in modo di non lasciarti molta libertà, la legge si può
discostare da quelli che sono i principi di economia aziendale, seguendo la
teoria magari un macchinario pensiamo di utilizzarlo per 5 anni, ma magari la
legge ti obbliga a usarlo per meno/più tempo => una cosa è l'economia
aziendale (piena libertà), una cosa è la legge
o BANCHE: quando vado a chiedere un prestito devo dimostrare negli ultimi
anni che reddito ha creato l'impresa –
o LAVORATORI MANAGER, chi gestisce l'impresa, l'imprenditore che non è
detto che sia anche il proprietario: in realtà se pensiamo che il bilancio
fotografa il capitale il 31/12 ma esce mesi dopo, questa non è
un'informazione tempestiva, non è nemmeno un'informazione molto
utilizzabile perché il bilancio ti dice se o meno si sia creata ricchezza ma non ti
dice le cause (qui entra in gioco il terzo blocco del corso: i controlli
manageriali
2. Capitale di liquidazione: quantificazione dei vari elementi non nell'ottica della
strumentalità/complementarità perché l'impresa non funziona e quindi
avviene pezzo per pezzo, prendo il proiettore e vedo sul mercato che valore
ha, la liquidazione consiste nel venderli uno ad uno sul mercato. Liquidare
un'impresa vuol dire vendere tutto (avere il capitale liquido, al contrario
un'azienda che smette di funzionare si ritrova con macchinari, beni materiali
ecc.).
3. Capitale economico: vendere un'impresa in funzionamento, magari funziona
anche bene e devo definire il prezzo dell’impresa; quindi, c'è l'acquirente
potenziale e la proprietà che la vende. Il capitale economico è quanto vale
l'impresa. Immaginate di essere l'acquirente o l'impresa, (poche aziende ad
esempio di moda sono rimaste italiane nella proprietà = acquistate da russi,
cinesi) che funziona, quanto vale l'impresa? 3. dipende dal profitto, il reddito,
la capacità di fare reddito di quell'impresa anche all'infinito, (la durata di vita
dell'impresa è infinito) si prende il reddito medio e si attualizza
(Attualizzazione: valgono più 10€ oggi, tra 2 anni, o fra 10 anni? Oggi, 10€ fra
10 anni attualizzati, con un tasso di attualizzazione che tiene conto di una
serie di cose possono significare 7,5€). Cap. economico: Media di redditività
realizzata dall'infinito ad oggi

Due domande importanti:

Come andiamo a calcolare questo capitale economico? Quello di funzionamento


andiamo a prendere tutti gli elementi del capitale e do un valore in base alla
strumentalità, capitale di liquidazione do un valore in base al mercato, in quello
economico ho più un discorso globale in cui ovviamente gli elementi incidono. Es:
Lufthansa decide di comprare Alitalia e quantifica un prezzo che propone, considera
una serie di elementi del patrimonio, ad es. la flotta e gli aerei (che tipo sono,
quanti, in che stato) e fin qui ci siamo è un elemento che troviamo anche negli altri
due capitali, ma nel capitale economico incide anche la capacità reddituale e anche
la reputazione.

Esubero: esempio se si acquista un'azienda con più dipendenti del necessario =


punto a sfavore (Alitalia aveva dipendenti altamente qualificati = punto a favore) =>
entrambi le voci positive e negative lo troviamo nel capitale di funzionamento/stato
patrimoniale? No, perché non sono quantificabili in maniera certa e oggettiva, non
sono stati acquistati sul mercato (per avere la certezza di non distribuire dividendi
che non sono mai stati creati). Nel capitale economico questo invece rientra, chi
acquista l'azienda si preoccupa di sapere la REPUTAZIONE (fa parte quindi della
stima del capitale economico).

Come è possibile che Alitalia, che da 20 anni è in perdita, qualcuno la compri a un


prezzo elevato? Lufthansa immagina quella flotta, quegli aerei integrati nella sua
combinazione produttiva, (es: sistemi informativi/organizzativi diversi, leadership,
rotte diverse) => Il valore del capitale economico si valuta/stima in funzione di chi
sta acquistando base, ognuno offre un prezzo diverso in base a quello che aveva in
mente l'imprenditore, un prezzo positivo oppure essendo la capacità di far reddito
di quell'impresa nulla, perché con la gestione e condizioni di Alitalia non c'è
speranza di far reddito, ma inserita la combinazione produttiva di chi acquista, la
prospettiva cambia.

Ultimo confronto fra le tre tipologie di capitale, lo facciamo in termini quantitativi:


presa un'impresa come esempio, il più elevato di capitali è quello economico perché
comprende anche il flusso attualizzato dei redditi futuri (attesi), quello di
liquidazione è il meno elevato (è la somma delle parti), quello di funzionamento è
nel mazzo perché ha un qualcosa in più, cioè la sinergia tra le parti che insieme si
incastrano insieme.

Tanto è vero che vedremo parlando di annacquamento, il capitale economico ci fa


da limite massimo del capitale di funzionamento, se faccio un bilancio dove il cap. di
f. mi supera quello e. ho sbagliato qualcosa

CONFIGURAZIONI DI CAPITALE
K economico = valore attuale del flusso complessivo di redditi che l’impresa
presume di poter, in prospettiva, realizzare (stima del valore dell’impresa
quale sistema capace di produrre reddito).
K di funzionamento
§ Lordo = complessa attività e beni disponibili (investimenti in attesa di
recupero).
§ Netto = K lordo – obbligazioni. –
K di liquidazione: somma delle condizioni ma valore determinato non più da
vincolo di destinazione dei beni ma dalla loro attitudine allo scambio (valore
sul mercato).

CAPITALE ECONOMICO = quando lo nominiamo è sempre in riferimento a


un'impresa in funzionamento

- Il valore economico del capitale (o capitale economico) di un’impresa in


funzionamento è espressione della complementare utilità economica che
tutte le condizioni positive e negative di produzione, unitariamente
considerate, riescono ad esprimere in prospettiva (sistematicità, relazioni
interne ed esterne, la conoscenza e l’esperienza).
- È calcolabile come il valore attuale di tutto il flusso dei reddito che l’impresa
presume di poter realizzare.
- Questione elementi intangibili

QUANDO SI CALCOLA IL CAPITALE ECONOMICO

✓ Cessione d’azienda (o rami di azienda) o dei titoli che rappresentano il


capitale di una società;
✓ Fusione di più società (esaminare proporzioni di diritto) mediante
incorporazione di una di esse o mediante la costituzione di una nuova
società; -
✓ Apporto dell’intera azienda o di una sua parte
✓ Ingresso di un nuovo socio in una preesistente società: i soci in base a quanto
conferiscono hanno quella quota di proprietà dell'impresa, se arriva un nuovo
socio, come quantifichiamo questo contributo? Andiamo a vedere il totale
che vediamo come capitale economico.
✓ Orienta le valutazioni di fine periodo per l’assegnazione all’esercizio del
reddito. Valutazioni di congruità del capitale di funzionamento

Chi compra un'azienda compra anche i suoi debiti. ITA ha cambiato il nome Alitalia
perché era associato a ritardi ecc. (ha deciso di non comprare il marchio). Lo stato ti
dà la possibilità di investire in recuperi, una sorta di sovvenzione, e questo rientra
sempre nel prezzo che si offre, invitano a offrire un prezzo anche più alto.

CAPITALE DI FUNZIONAMENTO
nasce dall'esigenza di determinare il reddito del periodo

- Oltre alla stima del valore dell’impresa come sistema capace di produrre
reddito (K economico), si rende necessario attribuire n valore alle diverse
categorie di investimenti ancora in essere ed alle fonti dalle quali sono attinti i
mezzi monetari.
- Tale procedimento valutativo è strumentale alla determinazione del reddito
(nuova ricchezza) prodotto dall’impresa.
- Viene determinato nel bilancio d’esercizio per assegnare a ciascun periodo
una porzione del reddito che l’impresa è capace di generare nel tempo, e
precisamente quella riveniente dai soli processi produttivi compiuti nel
periodo stesso
- Capitale lordo: totale degli impieghi e delle fonti = guardare solo la parte
- Capitale netto: somma algebrica di attività e passività.

Partita doppia: abbiamo due sezioni. Possiamo chiamare questo prospetto anche
stato patrimoniale.

- A destra tutte le condizioni positive di produzione. Denaro, parliamo di stock


fotografato in un certo momento Ffr potrebbero ancora non essere utilizzati.
Prodotti anche semilavorati (a metà del ciclo produttivi) => è come se fermassimo il
ciclo produttivo e scattassimo una foto

- A sinistra tutte le obbligazioni.

I ricavi anticipati sono tra le condizioni negative perché l'impresa deve ancora
vendere il servizio/prodotto di fronte a quel ricavo (ha un’obbligazione = creano un
obbligo verso terzi). In realtà (pensiamo ai fatti), immaginiamo un vestito su misura
che si paga in anticipo, il sarto dice che il vestito sarà pronto a fine gennaio e incassa
200€, siamo al 31/12. Questa operazione la troviamo a sinistra, nei ricavi anticipati e
nel denaro che entra, e quindi neutralizziamo la situazione. La ricchezza si crea nel
momento in cui l'abito verrà consegnato, avrò il costo di quell'abito, da scalare i 200
€ e la differenza sarà la nuova ricchezza.

A sinistra quindi capitale lordo, tolte le obbligazioni abbiamo il capitale netto.

Ricavo anticipato: ricavo incassato senza aver dato il corrispettivo

Tra la parte superiore e inferiore troviamo settore finanziario ed economico

Capitale lordo di funzionamento (somma prima sezione) – obbligazioni verso terzi


(somma seconda sezione) = capitale netto di funzionamento (capitale di proprietà)

Capitale di conferimento (in € o in natura) + Capitale di risparmio (redditi conseguiti


rimasti a disposizione dell’impresa o perdite) = capitale netto di funzionamento
(capitale di proprietà) => perché questo funzioni non devo

CAPITALE DI FUNZIONAMENTO (come vado a valutare voce per voce?)

- I valori del capitale netto di funzionamento (attività e passività) sono


determinati applicando i principi di ragionevolezza e prudenza. Valutazione
individuale ma considerando destinazione e complementarità.
- Esso esprime in sintesi il valore del capitale di proprietà in un certo istante.

§ Denaro, questo sembra pacifico, potrebbe essere denaro di diverse valute, se


parte della cassa è in lire turche, a bilancio come le segno in euro? Devo ragionare in
termini ragionevoli e prudenti, quanto varranno nel corso del primo anno?
(inflazione ecc.)

§ Crediti funz/finanz: ho valore nominale cioè quanto è il credito, quanto metto il


31/12 a bilancio? Potrebbe esserci qualche cliente che non pagherà e quindi meglio
mettere di meno. Idem quando parliamo di fattori produttivi e prodotti, nel caso dei
FP devo andare a chiedermi quelli ffs e ffr se effettivamente tutti in futuro
parteciperanno alla combinazione produttiva (es: calcolare obsolescenza ffr che
però può colpirmi anche i fattori a fecondità semplice indirettamente), idem i
prodotti, magari non li ho venduti e sono finiti, non il prezzo a cui li venderò perché
non è prudente, io non ho incassato il prezzo.

- Capitale di proprietà in tn-1 + nuovi conferimenti tn-1-tn – Prelievi effettuati


tn-1-tn ± utile (perdita) = Capitale di proprietà in tn

Dall'altro lato quando andrò a stimare le obbligazioni verso terzi, ad esempio io


devo pagare un debito in valuta, la lira turca si sta svalutando tantissimo quindi al
posto di 100 lo metto a 80 (devo pagare in euro, ma il debito è stato acceso in
lire turche) => questo NON è prudente, infatti dall'altro lato del passivo la
prudenza è sempre mettere il valore nominale, ma io non anticipo nulla, perché
se prima che si verifichi ho messo la quantificazione del capitale di
funzionamento vorrebbe dire che lo sto anticipando quell'evento e questo non è
prudente.

Ragionevolezza: essere ragionevoli in un senso e nell'altro (non esagerare).

KE

➢ Volto a determinare l’utilità futura e prospettica complessiva


dell’azienda vista nella sua visione d’insieme (sistema) tenendo conto
anche delle condizioni immateriali.
➢ Considera tutto ciò che verrà fatto in futuro, anche i processi futuri che
sostituiranno quelli in corso.

KNF

- Volto a stabilire la porzione di reddito totale attribuibile al periodo.

- Considera solo i processi in corso di svolgimento in un certo istante

-Non emerge come valore unitario, ma come differenza tra un insieme di attività e
passività valutate singolarmente.

- Guarda anche il passato, a ciò che ha portato a quei valori


Questo capitale che noi fotografiamo al 31/12 non sta mai fermo (come l'acqua al
fiume possiamo fare la foto del livello in un certo istante, ma in realtà l'andamento
cambia quotidianamente, quindi andremo a vedere anche il reddito, cioè la nuova
ricchezza creata). Ogni operazione aumenta il livello di queste voci e quindi aumenta
la ricchezza creata o distrutta.

REDDITO
= Variazione del capitale proprio – o di rischio – per effetto della gestione, ma anche
per effetto di dinamiche interne ed esterne.

Differenza tra ricavi di vendita (valore esterno della produzione) e costo della
produzione venduta (valore interno)

REDDITO TOTALE→ possiamo definire reddito totale la Δ del capitale di proprietà


conferito per effetto di tutte le operazioni compiute: è il risultato che l’azienda
ottiene durante l’arco di tutta la sua vita

la differenza che intercorre da t0-tz.

Rappresenta una misura astratta, e lo possiamo calcolare da:

1. Attività dell’impresa completamente cessata (tutti i FP sono stati consumati o


venduti, tutti i processi produttivi ultimati, tutti i prodotti venduti)
2. No inflazione nell’arco di vita di un’azienda (= con una stessa quantità di
denaro acquistiamo meno cose, quindi il potere di acquisto diminuisce)
3. Tutti i CR e DB sono stati regolati e non c’è rischio che possa determinare costi
o perdite future (costi futuri= costi relativi a dei rischi specifici che si
manifesteranno nell’arco di tempo che seguirà; perdite future= possibilità che
i CR non si trasformino in moneta. Se l’azienda cessa di esistere, di
conseguenza anche i CR non esisteranno più
Può anche essere calcolato dalla differenza dei ricavi provenienti dalla vendita
e i costi per acquistare i FP
4. il kt0 è stato conferito interamente in denaro
5. durante t0-tz non ci sono stati altri conferimenti, né rimborsi k di proprietà,
né alcun prelievo di reddito
può anche essere definito come la differenza tra tutte le entrate e le uscite di
denaro del periodo t0-tz (escluse quelle relative al k di proprietà)

RT = Ctz – Ct0 (ipotesi no conferimenti/prelievi intermedi di k)

RT = Σt0-z Σk1-m QkPt k – Σt0-z Σi1-n fi pt i (ipotesi cicli di acquisto, produzione, vendita
sono stati completati)

RT = Σt0-z Et – Σt0-z Ut (differenza tra entrate e uscite relative al k di


proprietà)

RT= reddito totale

Ctz e ct0 = k al tempo tz e t0

Qkptk = ricavi vendita (quantità x prezzi)

fi pt i = costi acquisto fattori (quantità x prezzo)

Et = entrate di denaro

Ut = uscite di denaro

REDDITO TOTALE-REDDITO DI PERIODO

Condizioni che rendono necessario calcolo bilancio


1. Verificare la validità delle strategie adottate
2. Limite superiore alla ricchezza prelevabile
3. Informare interlocutori esterni ¡
4. Obblighi di legge
5. Determina il reddito fiscalmente imponibile

Costi e ricavi originari vengono riclassificati nel tempo e diventano quindi derivati (di
competenza di un determinato periodo).

Alla fine del bilancio abbiamo costi e ricavi da un punto di vista manageriale

La determinazione del reddito di esercizio e del connesso capitale di funzionamento


presuppongono una operazione di arbitraria scissione della gestione nel tempo. ¡

Ne consegue la formazione di quantità astratte

LE STRUTTURE DI REDDITO E DI CAPITALE RIFERITE AD UN PRIMO PERIODO


DI VITA DELL’IMPRESA

COSTI E RICAVI ORIGINARI E DERIVATI


Nella valutazione del reddito sorge il problema della parte dei costi e dei ricavi da
attribuire alla competenza economica di questo periodo; da questo derivano i
concetti di costi e ricavi originari e derivati.

COSTI ORIGINARI= si riferiscono all’acquisto di fattori produttivi; vengono definiti


anche costi-uscita in quanto sono misurati da uscite finanziarie. Sono dei costi certi
in quanto possono essere misurati con certezza

COSTI DERIVATI (costi-imputazione) = sono costi originari che vengono riclassificati


in funzione di spazio e tempo. riclassificare un costo nel tempo significa ripartire un
costo sostenuto come costo originario in un dato anno negli anni successivi vuol dire
che un costo che è stato sostenuto in un esercizio, non lo si imputa tutto in
quell’esercizio, ma lo si distribuisce in più esercizi in base al principio della
competenza economica tipico esempio è un bene che si utilizza per più anni e che
viene, dunque, ripartito in più esercizi questo, tecnicamente, prende il nome di
ammortamento. ripartire i costi nello spazio vuol dire ripartire i costi su diversi
oggetti di costo ripartire un costo nello spazio è un’operazione che si effettua per
un’esigenza informativa all’interno dell’azienda. i costi derivati sono costi
imputazione, cioè si imputano dei costi a vari esercizi quando si ripartiscono nel
tempo e/o nello spazio questi costi hanno una loro incertezza nell’imputazione se,
ad esempio, si compra un forno e ne si vuole ripartire il costo nel tempo, per la
ripartizione nel tempo si ha come incertezza che questo forno potrebbe durare
meno o potrebbe anche durare di più; c’è un’incertezza legato al tempo durante il
quale viene utilizzato c’è un’incertezza legata a questa ripartizione nel tempo

RICAVI ORIGINARI= legati alla vendita dei prodotti. Questi sono chiamati ricavi
entrata, cioè sono ricavi legati alla vendita di beni e servizi e sono ricavi certi,
misurati da un’entrata di denaro l’entità del ricavo è misurata dalla grandezza
finanziaria che entrerà per mezzo della vendita del bene

RICAVI DERIVATI= sono il risultato di classificazioni dei ricavi originari in funzione del
tempo e dello spazio

IL PRINCIPIO DELLA COMPETENZA ECONOMICA


il principio della competenza serve per definire una regola che dica quali sono i ricavi
e i costi da attribuire ad un esercizio di cui si vuole stimare il risultato perché,
artificialmente, si suddivide la vita aziendale in sub periodi si divide la vita aziendale,
che è un continuum, in periodi artificialmente se questa è divisa artificialmente in
tanti sub periodi, il principio della competenza economica è la regola che guida per
definire quali sono i costi e i ricavi da attribuire ad un certo esercizio

la definizione classica del principio della competenza economica per cui sono di
competenza del periodo quei costi che hanno i corrispettivi ricavi e quei ricavi che
hanno i correlativi costi, pur corretto, è poco utile da un punto di vista pratico, dal
momento che presenta un evidente problema di circolarità

il principio della competenza economica dice che sono di competenza del periodo
quei costi che, nel periodo, hanno i corrispettivi ricavi e un ricavo è di competenza
del periodo se ha il correlativo costo questo è il principio di correlazione per sapere
se una certa iniziativa ha avuto un risultato positivo o negativo, si devono mettere in
relazione costi e ricavi che sono tra loro correlati

se, ad esempio, si è comprata la farina per fare il pane e il costo della farina è di
competenza di quell’anno se nell’anno si ha il ricavo della vendita del pane si deve
confrontare il ricavo della vendita del pane con il correlativo costo, cioè quanto è
costata la farina, la luce, la manodopera, … se è stata comprata la farina, ma il pane
non è stato fatto o non è stato venduto, quel costo non è di competenza del periodo
perché non si è avuto il relativo ricavo quel costo deve essere rinviato ad esercizi
successivi se si compra un forno e lo si paga 50.000 euro, lo si utilizza per 10 anni,
durante il primo anno si è avuto solo un pezzo del relativo ricavo, allora, si deve
trovare il modo di individuare i costi relativi a quell’anno in relazione ai ricavi
ottenuti

analogamente, i ricavi sono di competenza se ci sono i correlativi costi se, ad


esempio, un’azienda di costruzioni vince un appalto a dicembre e riceve un anticipo
di 300.000 euro e inizia i lavori a gennaio quel ricavo non è di competenza dell’anno,
perché non ci sono stati i relativi costi devono essere messi a confronti i ricavi e i
costi relativi; ci deve essere questa correlazione

il principio della competenza dice proprio questo: un costo è di competenza del


periodo se ha avuto il correlativo ricavo e un ricavo è di competenza del periodo se
ha avuto il correlativo costo

il problema è che, fatto così, il principio della competenza economica è poco utile
perché crea un problema di circolarità

il principio rimane, che è proprio la logica economica di quando si fa il ricavo, cioè si


devono contrapporre ricavi e costi che sono tra loro correlati posta così, questa
correlazione, non si sa da che punto si deve partire, se si deve partire dai ricavi
piuttosto che dai costi

1° opzione: I costi e i ricavi di competenza sono quelli relativi a processi produttivi


avviati anche se non ancora ultimati. Si integrano i ricavi già conseguiti (ma anche i
costi già sostenuti) con ricavi e costi che dovranno essere conseguiti in futuro per
portare a compimenti i processi già avviati

2° opzione: Sono di competenza del periodo i costi e i ricavi relativi ai processi


compiuti (chiusi con il conseguimento dei ricavi e l’effettuazione prestazioni)

• Principio di realizzazione dei ricavi


• Principio dell’inerenza dei costi

Principio di prudenza mi impone l’opzione 2

PRIMO PERIODIO DI VITA IMPRESA (T0-T1)


I processi in corso di svolgimento sono caratterizzati da disponibilità di fattori e
prodotti (rimanenze attive al t1) e da ricavi anticipati (rimanenze passive al t1):
§ Nell’ottica del reddito di periodo→ costi e ricavi da rinviare al futuro in quanto non
ritenuti di competenza del periodo stesso.

§ Nell’ottica del K à componenti attivi e passivi di natura economica (beni disp. o


obbligazioni vs. terzi), in quanto beni disponibili o obbligazioni da rendere a terzi

Il reddito di periodo include rettifiche dei costi e ricavi sostenuti / conseguiti nel
periodo

Ricavare reddito di periodo= Rettificare costi e ricavi che si susseguono seguendo gli
avvenimenti in azienda

Esempio:

t0 → conferimento K 1000 € ¡

t0 - t1 → acquisto FP 500+100 € ¡

t1 - t2 → ricavi vendita 800 € ¡

tz → cessazione e restituzione K 1200 €

Costi da rinviare al futuro sono componenti del reddito perché essendo un bilancio
devo bilanciare entrambe le parti

Nel periodo t1-t2 i costi che


provengono dal periodo precedente
incontrano i correlativi ricavi. Il
processo produttivo si chiude: costi e
ricavi, per differenza determinano il
reddito (utile) di 200 che compete al
periodo t1-t2 nel quale, appunto, il
processo ha avuto compimento.
Tra i componenti negativi abbiamo quote di costi/perdite future presunte, rivenienti
dall’esistenza di rischi specifici in essere a periodo

CLASSI DI COMPONENTI ATTIVE E PASSIVE

Componenti di natura finanziaria:

• Nell’attivo sono costituiti da denaro e dai crediti di


funzionamento/finanziamento
• Nel passivo troviamo i debiti di finanziamento/funzionamento che non sono
ancora stati pagati, nonché le passività presunte (uscite finanziarie future
presunte)

Componenti di natura economica

• Nell’attivo abbiamo i valori degli investimenti: fattori produttivi e prodotti


• Nel passivo abbiamo i valori dei ricavi anticipati, che sono un debito
economico

La differenza tra le attività e le passività ci dà il capitale di proprietà, che è dato dal


capitale messo all’inizio, a cui si devono sommare i nuovi conferimenti o
eventualmente sottrarre i prelievi, e il risultato di esercizio

Nell’attivo possiamo trovare rimanenze di fattori a fecondità ripetuta che sono stati
parzialmente utilizzati, e che quindi possono ancora cedere la loro utilità economica
per altre produzioni future; questi prendono il nome di utilità economiche.
Possiamo distinguere tra le utilità:

a) Quelle tutelate dal diritto (brevetti, marchi, diritti di utilizzazione….)


b) Quelli che sono fruibili in funzione esatta del tempo (risconti attivi). Sono
connessi ad operazioni di acquisizione o di cessione di utilità economiche
→ servizi assicurativi, finanziari, di locazione. Il pagamento o l’incasso sono
anticipati alla stipula del contratto
c) Quelle che dalle altre appartengono alla categoria residuale

I servizi fruibili in funzione esatta del tempo: Determinano sempre costi e ricavi che
possono essere misurati da entrate o da uscite di denaro (se il pagamento è
anticipato) o da DB / CR di funzionamento (se il pagamento è posticipato).
A fine periodo, per la parte dei servizi acquisiti e non ancora utilizzati o venduti e
non ancora prestati si rendono necessarie delle rettifiche.

Nel caso delle operazioni regolate anticipatamente avremo i risconti attivi e passivi.
Nel caso delle operazioni regolate posticipatamente avremo i ratei.

Le utilità economiche fruibili in funzione esatta del tempo

Servizi acquisiti → il costo va rinviato. Avremo: rimanenze di utilità economica o ffr


immateriali (attivo economico del K) e costi da rinviare al futuro (componenti +
reddito). Risconti attivi

Servizi ceduti → il ricavo va rinviato. Avremo: debiti di prestazione (passivo


economico del K) e ricavi da rinviare al futuro (componenti – reddito). Risconti
passivi

RISCONTI (ATTIVI E PASSIVI) RATEI (PASSIVI E ATTIVI)


Le componenti del reddito e del K che Ipotesi pagamento posticipato → il pagamento
maturano in funzione esatta del tempo avviene dopo che il servizio è stato
interamente fruito o prestato a terzi.
e il cui pagamento è previsto in anticipo
Costo di acquisizione / ricavo di vendita sono
si denominano risconti attivi e risconti misurati da DB di funzionamento vs fornitori e
passivi CR di funzionamento vs clienti, anziché da E e
U di denaro.
Si avrebbe dunque la manifestazione
numeraria dell’operazione ma non quella
monetaria.
A fine periodo, nella prassi contabile, tra i
componenti + e – del reddito vengono incluse
quote di costo o ricavo, misurate da DB / CR
funz. denominati ratei passivi o attivi.
Le classi di componenti positivi e negativi, che formano il reddito di primo periodo,
possono essere rappresentate isolando in un “primo strato” i costi sostenuti ed i
ricavi conseguiti nel periodo (quelli che hanno avuto manifestazione finanziaria nel
periodo stesso).

Il “secondo strato” di componenti positivi e negativi è da intendere come rettifica


(quindi come un rinvio al futuro) di parte dei costi e ricavi che hanno avuto
manifestazione finanziaria nel primo periodo

Il “terzo strato” accoglie quei componenti negativi ocngetturati, volti a ridurre la


misura del reddito assegnata al periodo e resa disponibile per i prelievi degli aventi
diritto
REDDITO DEL PERIODO T0-T1
Componenti negativi Componenti positivi
costi sostenuti nel periodo t0-t1* Ricavi conseguiti in t0-t1*
ricavi da inviare al futuro: Costi da rinviare al futuro
ricavi anticipati Ffs
Ffr
Prodotti
Quote di costi o perdite future presunte
(correlate a rischi specifici già in essere
al tempo t1)
Perdita
Utile

*costi e ricavi originari, che hanno avuto manifestazione finanziaria nel


periodo

CAPITALE IN T1
ATTIVITA (INVESTIMENTI) PASSIVITA E CAPITALE DI PROPRIETA
(FONTI DEI MEZZI)
(componenti finanziarie)
Denaro Debiti di funzionamento
Crediti di funzionamento Debiti di finanziamento
Crediti di finanziamento Passività presunte
(componenti economici)
Ffs Ricavi anticipati
Ffr Capitale di proprietà in t1:
Prodotti (k proprietà in t0)
(+- nuovi conferimenti/prelievi da t0-t1)
(+- reddito del periodo t0-t1)
(utile o perdita)
Vi sono delle classi di componenti presenti in entrambi gli schemi, ma hanno
significato differente:

- le rimanenze di ffs, ffr e prodotti nello schema del capitale costituiscono le


rimanenze attive in quanto rappresentano beni disponibili al tempo t1. Nello
schema del reddito rappresentano costi da consegnare alla competenza dei
periodi futuri
- ricavi anticipati nello schema del reddito rappresentano la parte dei ricavi
conseguiti da consegnare ai periodi successivi. Nello schema del capitale si
considerano passività in quanto rappresentano mezzi finanziari di origine
esterna
- i costi futuri presunti nello schema del reddito indicano delle uscite finanziarie
presunte, delle obbligazioni presunte da inserire tra le passività finanziarie del
capitale (passività presunte)
- le perdite future presunte nello schema del reddito rappresentano ei beni che
si ritiene realizzare per importi inferiori a quelli di acquisizione; nel capitale
questi determinano l’abbattimento del valore delle attività interessate

LE STRUTTURE DI REDDITO E CAPITALE RIFERITE AD UN PERIODO


INTERMEDIO DELLA VITA DI UN’IMPRESA
la struttura del reddito di periodo intermedio differisce con quello del primo periodo
in quanto differisce per la presenza con il passato.

Il reddito dell’ennesimo periodo è costituito:

- dai costi e ricavi provenienti dal passato


- da costi e ricavi che hanno avuto manifestazione finanziaria nel periodo
ennesimo
- costi e ricavi da rinviare al futuro
- do costi e perdite che si presume di dover subire in futuro in relazione a rischi
specifici, già in essere al tempo tn
il capitale al tempo tn è costituito:

• dalle attività finanziarie


• dalle attività economiche CAPITALE DI PROPRIETA AL TEMPO TN
• dalle passività finanziarie
• dalle passività economiche

capitale conferito= somma di tutti i conferimenti in denaro effettuati dalla proprietà


capitale di risparmio= è costituito dalla maggior ricchezza dell’impresa, si identifica
negli utili non ancora distribuiti al tempo tn
I VALORI DELLE OPERAZIONI IN CORSO

LO SPAZIO DEI VALORI RAGIONEVOLI


Il valore delle operazioni in corso (beni e obbligazioni) va determinato tenendo
conto di come potranno svolgersi le future vicende produttive.

Il valore delle passività è rappresentato dalla quantità di risorse finanziarie che sarà
necessaria per estinguerle.

Il valore delle attività è funzione dei ricavi futuri che chiuderanno le combinazioni
produttive e consentiranno il recupero degli investimenti.

Il valore dei beni è legato al prezzo che si presume di poter realizzare dalla loro
vendita [realizzo diretto] (Prodotti finiti e merci destinate alla vendita, CR) o dalla
vendita dei prodotti all’ottenimento dei quali i beni in rimanenza contribuiranno
[realizzo indiretto] (Prodotti semilavorati o in corso di lavorazione, ffr e ffs)

Il prezzo di presumibile realizzo diretto = Quota-parte del prezzo determinata in


funzione del rapporto tra costo del bene in rimanenza e costo totale della
combinazione produttiva al quale il bene partecipa

Il prezzo di presumibile realizzo indiretto = Quota-parte del presunto prezzo di


vendita del prodotto, realizzabile con il concorso di tale fattore, determinata in
funzione del rapporto esistente tra il costo del bene in rimanenza ed il costo totale
della combinazione produttiva alla quale il fattore è chiamato a partecipare.

Il presumibile valore di realizzo per stralcio= Ipotesi in cui ci siano ffs e ffr non più
utilizzabili e destinati a essere stralciati e venduti a terzi alle migliori possibili
condizioni

I valori di presumibile realizzo diretto e indiretto rappresentano i valori massimi che


possono essere assegnati alle attività che costituiscono il K lordo di funzionamento
al tempo tn

Eventuali valori assegnati oltre tali limiti risulterebbero irrealizzabili e quindi non
ragionevoli

Può individuarsi “un’area dei valori ragionevoli” quando i prezzi di presumibile


realizzo dei beni in rimanenza si prospettano superiori al costo (di acquisto o di
produzione)
--------------------------------------------------------------- valore di presumibile realizzo (max)

Spazio dei valori ragionevoli

Costo (minimo)

Se C < VPR → le prospettive di recupero sono superiori al costo

Se C = VPR → i prezzi futuri consentono il reintegro dei costi, ma non generano


nuova ricchezza

Se C > VPR → , scompare l’area dei valori ragionevoli e l’unico valore ragionevole è il
prezzo di presumibile realizzo.

Definita l’area dei valori ragionevoli assegnabili ai componenti finanziari ed


economici del capitale, si deve decidere a quale di essi è più opportuno fare
riferimento.

• La logica del reddito realizzato. Il principio della prudenza.


• La logica del reddito maturato. Il fair value

LA LOGICA DEL REDDITO REALIZZATO. PRINCIPIO PRUDENZA

Valutazione dei processi in corso al fine di definire una misura del reddito realizzato,
ossia del reddito conseguito e distribuibile con il minor rischio di compromettere
l’integrità del capitale.

Tra tutti i valori possibili si scelgono quelli che hanno la più elevata probabilità di
verificarsi

Principio di prudenza → i valori da assegnare alle attività sono definiti scegliendo i


più bassi tra quelli ragionevoli (solitamente sono quelli di costo).

In tali casi, gli utili futuri presunti non vengono anticipati a vantaggio del periodo. La
valutazione dei beni disponibili a fine periodo è resa ininfluente ai fini
dell’assegnazione del reddito relativo ai processi compiuti, consegnando tali beni ai
periodi futuri

APPLICAZIONE DELLA COMPETENZA ECONOMICA NELL’OTTICA DEL REDDITO


REALIZZATO
▪ Reddito ragionevolmente conseguito nel periodo = differenza tra ricavi e costi
relativi a processi che hanno avuto compimento nel periodo secondo i principi
di realizzazione dei ricavi e dell’inerenza dei costi.
▪ I valori dei processi in corso di svolgimento sono assegnati:
▪ Valutando le attività al costo (o al valore di presumibile realizzo
diretto/indiretto se inferiore)
▪ Iscrivendo le passività al valore nominale o al valore di presumibile estinzione
se superiore.
▪ Anticipando quote di costi futuri presunti derivanti da rischi specifici.

La valutazione separata di ogni componente del capitale e l’applicazione del


principio di prudenza determina valutazioni asimmetriche:

Le perdite latenti si portano a diminuzione del reddito di periodo mentre gli utili
latenti non si portano in aumento del reddito stesso

LA LOGICA DEL REDDITO MATURATO. IL FAIR VALUE

Soddisfa le esigenze degli investitori e dei mercati finanziari rivolte non tanto alla
conoscenza del reddito distribuibile quanto alla valutazione delle performance
complessive dell’impresa e alla conoscenza del valore corrente del suo patrimonio

I valori assegnati al capitale (processi in corso di svolgimento) pur rispettando il


principio della ragionevolezza, non sono orientati al principio della prudenza.

I valori tenderanno ad allinearsi al fair value:

o Attività → valori correnti di mercato


o Passività → valori di presumibile estinzione

In assenza di valori di mercato significativi e attendibili si possono desumere da


operazioni similari, stime, ecc.

Il ricorso sistematico a valori di scambio potenziali per le componenti del capitale


determina un innalzamento dei valori del K netto di funzionamento.

Con riferimento al reddito sono anticipati non solo le perdite attese ma anche gli
utili attesi. Quando il fair value è a regime, sul C/E influiscono solo variazioni tra
valori iniziali e finali
Reddito ragionevolmente conseguito nel periodo = differenza tra ricavi e costi
relativi a processi che hanno avuto compimento nel periodo secondo i principi di
realizzazione dei ricavi e dell’inerenza dei costi.

I valori dei processi in corso di svolgimento sono valutati al fair value:

§ Le attività sono espresse a valori correnti di mercato

§ Le passività sono esposte ai valori di presumibile estinzione

§ È necessario anticipare quote di costi futuri presunti derivanti da rischi specifici

REDDITO DI PERIODO COME DIFFERENZA TRA RICAVI E CONSUMO DEI FP


PER REALIZZARE LA PRODUZIONE VENDUTA

ammortamento

Ricavi di competenza: ricavi originari+ ricavi provenienti dal passato – ricavi da


rinviare al futuro

Consumi ffs: costi dei ffs acquisiti nel periodo + costo ffs e dei prodotti provenienti
dal passato – costi ffs e dei prodotti rinviati al futuro

Consumo ffr: costi originari sostenuti nel periodo per l’acquisto di ffr + costo ffr
provenienti dal passato – costi ffr da rinviare al futuro

VALORE AGGIUNTO
Quel maggior valore che, rispetto ai mezzi inizialmente impiegati, l’impresa è in
grado di creare grazie all’attivazione del processo produttivo. Indicatore di nuova
ricchezza disponibile.

VA = valore della produzione realizzata – risorse che servono per riacquisire i FP in


qualità e quantità adeguati a sostituire quelli consumati

LE REMUNERAZIONI ATTRIBUITE AGLI ALTRI FP

• Lavoratori dipendenti e dirigenti


• Interessi K di proprietà e di prestito
• Imposte sul reddito
• Remunerazione del soggetto responsabile delle strategie adottate
(imprenditore)

P – (P’ + Q) = VA = Rl + Rc + I + Ri

P à valore della produzione realizzata = rimanenze finali prodotti + vendite –


rimanenze iniziali prodotti. P’ à consumi materie e servizi = rimanenze iniziali +
acquisti – rimanenze finali di materie Q = quota di ammortamento Rl =
remunerazione del lavoro Rc = remunerazione del capitale I = imposte Ri =
remunerazione dell’imprenditore (profitto o residuo economico)

UTILITÀ DEL MODELLO DEL VALORE AGGIUNTO

➢ Produzione della ricchezza


➢ Distribuzione della stessa tra i fattori che partecipano a tale produzione ¡
Segnalatore dell’attitudine dell’impresa di creare rapporti di collaborazione
sistematica con i vari stakeholder e di aggregare consenso intorno ai propri
obiettivi: mantenendoli avvinti nel lungo periodo alle vicende produttive
dell’impresa.
➢ Utilità interpretativa anche per le “altre” aziende (più significativo del conto
econ.)
➢ Segnalatore di economicità

VALORE ECONOMICO DEL CAPITALE (O CAPITALE ECONOMICO)


Possiamo definire il capitale economico come il flusso prospettico di reddito, che
deve essere attualizzato al tempo di valutazione utilizzando un tasso adeguato.
Attualizza redditi futuri, di conseguenza deve essere superiore rispetto al capitale di
funzionamento.
(1+𝑖)𝑛 −1
Ce= R = 𝑅𝑎 𝑛¬ 𝑖
𝑖(1+𝑖)𝑛

Attualizzazione dei redditi futuri


Più è lontano il reddito e più attualizzandolo
diminuisce l’importo

Il capitale economico dipende:

- Reddito medio presunto: legato alla Possibilità di sopravvivenza dell’impresa,


Idoneità dei prodotti e delle strutture a soddisfare la domanda, Scelte
strategiche vincenti, Capacità imprenditoriali e altri elementi soft, Possibilità
di integrazione finanziaria o produttiva con altre strutture
- Formula imprenditoriale
- Tempo: può essere definito o indefinito, questo dipende dalla vita
dell’impresa
- Tasso di capitalizzazione (rischio) : deve essere definito tenendo conto dei
tassi di interesse e dal grado di rischio al quale l’attività è sottoposta. Se il
tasso di occupazione aumenta, il capitale economico diminuisce

Metodi di valutazione del capitale economico

Metodi finanziari→ che attualizzano i flussi di cassa prospettici

Metodi patrimoniali→ assumono rilevanza la qualità ed il valore degli investimenti


realizzati

Metodi indiretti→ fanno riferimento a indicatori di mercato

Ogni metodo presenta pregi e limiti, e può di volta in volta essere ritenuto più
idoneo a esprimere il valore di un complesso economico in funzionamento
RAPPORTI TRA LE CONFIGURAZIONI DI CAPITALE

CAPITALE DI FUNZIONAMENTO – CAPITALE ECONOMICO


• Hanno funzionalità diverse perché il capitale di funzionamento determina il
reddito del periodo; quello economico attualizza redditi futuri
• Hanno diversi principi di valutazione: CNF≤ CE; CNF (principio di prudenza) ≤
CNF (fair value); CNF (fair value) ≤ CE

CAPITALE DI LIQUIDAZIONE
È il valore che viene assegnato all’impresa nella fase di cessazione dell’attività per
liquidazione dell’attivo e del passivo. Normalmente è ≤ CE perché non include la
parte organizzativa

RAPPORTI TRA KE-CNF: RISERVA OCCULTA, RISERVA POTENZIALE,


ANNACQUAMENTO
Risultati futuri che mi aspetto di
ottenere ma che non iscrivo nel
bilancio per il principio di
prudenza

(Utili che decido di lasciare in azienda)

Capitale netto di bilancio → CBN =CC + UTILI NON DISTRIBUITI. valore del capitale
che trova espressione nei bilanci. È formato dal capitale di conferimento e dall’entità
degli utili conseguiti nel tempo e non distribuiti (riserve palesi di utile).

-----------------= stima, margine di errore; più si è distanti dalla linea continua e più il
rischio aumenta

Come sottostimo? Con un


eccesso di prudenza,
svalutando le attività e
rivalutando le passività

CNF< CNF

Utile che resta in azienda

Sottostimo il k di funzionamento
(creato con una riserva occulta)
Come creo la riserva occulta? Devo sottostimare il k di funzionamento

In questo modo anticipo utili che


non ho ancora conseguito. Come
arrivo dal valore corretto a quello
CE
sovrastimato? Con l’aumentare
delle voci nell’attivo e il diminuire
nel passivo.

Per la vita di un’impresa è più


CNF
pericolosa una sottostima perché
crei, in maniera fittizia, qualcosa
che non ho ancora creato

Annacquamento = stima del capitale netto di bilancio irragionevole, cioè va oltre il


valore economico del capitale

IL VALORE ECONOMICO DELL’AVVIAMENTO


L’avviamento è la differenza tra il valore economico del capitale di un’impresa in
funzionamento e il capitale netto. Indica quanto l’insieme vale di più della somma
delle parti

A= Ce – Cc

Valore del sistema valore delle singole parti (somma dei


valori dei componenti del capitale a prezzi correnti)

Avviamento negativo = bad will → Ce < Cc. Alternative per il soggetto economico
sono di cedere o liquidare l’azienda

Avviamento positivo = good will

CONTROLLO DIREZIONALE/ MANAGERIALE


vediamo l’impresa come sistema di trasformazione

- Trasformazione produttiva: quantità di FP → quantità di prodotti


- Trasformazione economica: costi → ricavi
- Trasformazione finanziaria: investimenti di capitale → disinvestimenti ¡
- Trasformazione manageriale:→Imprenditoriale: strategia e innovazione --
→Organizzativa: programmazione e controllo, procedure

controllo direzionale serve a prendere decisioni tipo strategiche e operative e


servono a determinare il grado di redditività

- Obiettivi direzionali → Mantenere l’integrità del capitale (specie di rischio)


→ Aumentare il capitale di proprietà
- Calcolo tecnico, finanziario ed economico (decisioni su costi e prezzi) volto a:
Determinare il grado di economicità e redditività di diverse alternative al fine
di assumere decisioni di produzione e vendita razionali
ABBIAMO 3 LIVELLI

1. Livello strategico: (darsi obiettivi


medio-lungo periodo) abbiamo la
pianificazione strategica e controllo
strategico [abbiamo tanta pianificazione
e poco controllo che è poco qualitativo]
2. Controllo direzionale, controllo di
gestione: obiettivi più operativi di un
anno [buona programmazione e buon
controllo]
3. controllo dei compiti [quasi tutto
controllo]

DIFFERENZE TRA CONTABILITA GENERALE E DIREZIONALE

1. Necessità d’uso → Il bilancio è obbligatorio. La C.D. è facoltativa.


2. Scopo → Lo scopo del bilancio è produrre rendiconti economico-finanziari per
soggetti economici esterni.

→Le informazioni della C.D. sono solo un mezzo per assistere il management.

3. Utilizzatori

→Gli utilizzatori del bilancio sono gruppi di persone relativamente ampi in maggior
parte dall'identità personale ignota al management.

→Gli utilizzatori della C.D. sono gruppi relativamente ristretti di persone


dall'identità nota

4. Struttura sottostante → Il bilancio è costruito attorno all’equazione A = P + CN. §


→La C.D. ha alcune finalità principali, ciascuna delle quali si caratterizza per un
proprio specifico insieme di concetti.

5. Fonte dei principi → Il bilancio e la CO.GE devono essere redatti e mantenuti in


conformità al Codice Civile e ai Principi Contabili. → I principi della C.D. variano in
funzione della finalità dell’informazione e non sono vincolati da alcuna autorità
esterna.

6. Prospettiva temporale → La prospettiva del bilancio è una prospettiva storica. La


C.D. utilizza valori che rappresentano previsioni, stime e programmi per il futuro,
non solo la descrizione di eventi trascorsi.

7.Contenuto delle informazioni → Il Bilancio sintetizza principalmente tutti quegli


accadimenti che hanno un effetto esprimibile in termini monetari. La C.D. produce
molti tipi di informazioni (monetarie e non) utili ai decisori.

8. Precisione delle informazioni → Le approssimazioni della C.D. sono maggiori di


quelle tipiche del Bilancio e della CO.GE.

9. Frequenza del reporting → Il Bilancio deve essere obbligatoriamente prodotto


con frequenza annuale. Le informazioni della C.D. sono generate con frequenza più
alta.

10.Tempestività del reporting → Il Bilancio viene distribuito agli azionisti mesi dopo
la chiusura del periodo amministrativo. I reports della C.D. sono distribuiti
tempestivamente, normalmente qualche giorno dopo la chiusura del periodo di
riferimento.
11. Oggetto del reporting § Il bilancio descrive l’intera azienda, ci dice il reddito che
ha conseguito tutta l’azienda. La C.D. focalizza principalmente porzioni d’azienda.

12. Responsabilità potenziali → Per il Bilancio teoricamente sempre esistenti. Per la


C.D. virtualmente nessuna conseguenza

SIMILARITA TRA CONTABILITA GENERALE E DIREZIONALE

1.I criteri generali sono condivisi → Molti criteri generali alla base dei principi
contabili sono rilevanti anche nella C.D.

2. Molti dati elementari sono condivisi → Gran parte dei dati elementari utilizzati
dalla CO.GE e raccolti in conformità ai principi contabili sono utilizzati anche dalla
C.D.

3. Scopo comune → Entrambi i tipi di informazione sono utilizzati ai fini decisionali

PRODUTTIVITA E RENDIMENTO

Relazione quantitativa tra output e input.

§ Quantità fisica di fattori consumati (consumabili) e prodotti ottenuti (ottenibili) à


rendimento fisico.

§ Costi di produzione riferiti a prodotti di livello qualitativo definito → produttività /


rendimento economico (ci interessa di più l’aspetto economico)

COSTO DI PRODUZIONE (Diverso dal concetto di spesa)

Costo psicologico= costo non monetario, quando dobbiamo prendere delle decisioni
dobbiamo porci delle domande ai fini dei nostri, per esempio, clienti

Costo tecnico

Costo monetario = il costo è la valorizzazione monetaria delle risorse utilizzate per


qualche scopo (economico/ finanziario)
PREZZI OMBRA (non lo chiedono all’esame)

Abbiamo 2 significati

1- Prezzo fittizio: es. fabbrica dove per arrivare input-output ci sono diverse fasi
di fabbricazioni. La somma dei costi è un certo tot., voglio sapere come i vari
reparti incidono sul valore aggiunto. Penso che ogni reparto sia
un’organizzazione sé che “vende” = passa il prodotto all’arto reparto/”
organizzazione”. Prezzo ombra= prezzo interno che mi fa capire il valore di
ogni reparto
2- Lo usa il magazzino: so quanto mi rimane e quanto assorbono i processi
produttivi, nel decidere la priorità dei fattori produttivi, la do a quello
prioritario…?

Come calcoliamo il costo di un fp? Quantità del fattore per il prezzo unitario

Per quanto riguarda le imprese grandi la situa è diversa, il costo varia

Nella contabilità direzionale è importante capire perche si calcola un determinato


costo:

1. Obiettivi conoscitivi calcolo dei costi

2.Specificazione oggetto del costo

3. Individuazione e classificazione elementi di costo

4. Determinazione dei costi elementari e imputazione ai centri di costo

5. Scelta di un sistema e schema di costing

6. Rilevazione

7. Verifica dell’adeguatezza

OBIETTIVI CONOSCITIVI DEL CALCOLO DEI COSTI

• Decisione
Se accettare un ordine al prezzo proposto dal cliente
Fissare il prezzo di vendita
Scelte di make or buy
Individuare prodotti da potenziare / ridimensionare
• Controllo
Controllo di gestione sul processo produttivo e distributivo
• Valutazione delle prestazioni manageriali
• Valutazione delle poste di bilancio
Rimanenze

Visualizzo l’organizzazione secondo dei centri di responsabilità; a questi ultimi


attribuisco degli obiettivi

Svolge delle attività che hanno un responsabile, e all’oggetto in questione


attribuisco costi e ricavi

Unità organizzativa complessa che svolge attività omogenea e che fa capo a un unico
responsabile e alla quale si dà dignità contabile in sede di contabilità analitica, in
quanto ad essa vengono afferiti costi e ricavi, per misurarne i risultati e il livello di
contribuzione al risultato economico complessivo

È possibile individuare un profilo di responsabilizzazione economica che dipende


dall’attività svolta dal centro

Criteri per la definizione della dimensione organizzativa dei CDR

La natura dei processi economici che in essi si svolgono, al fine di garantire una
sufficiente omogeneità in ogni centro

La possibilità di individuare figure professionali che possiedano capacità manageriali


coerenti con la posizione organizzativa di responsabile di centro

La significatività, rispetto al valore complessivo, delle risorse umane, finanziarie e


materiali assegnabili a ciascun centro

L’opportunità di distinguere e classificare, anche attraverso una “disaggregazione


organizzativa”, i CdR in funzione della natura dell’attività svolta e delle leve
decisionali delle quali il responsabile di centro dispone [centri di costo, di provento
(ricavo), di risultato economico (profitto), di investimento].

La necessità di garantire l’efficace svolgimento del processo di definizione ed


approvazione dei contenuti del budget in vista, soprattutto, del bisogno di garantire
il coordinamento tra centri e tra i rispettivi obiettivi nonché fra gli obiettivi assegnati
ai centri e le “leve decisionali”a disposizione dei responsabili di centro.
Centri di spesa → Scarsa possibilità di quantificare in termini economici le
performance e le relazioni tra risorse e risultati. Massimali di spesa e altri obiettivi
non quantitativi/ monetari. Funzione personale, amministrazione o R&S

Centri di costo responsabile ha la responsabilità di controllare il costo, es. non deve


sforare il costo dato. → Obiettivi espressi in termini costo-obiettivo / risorse per
unità di prodotto. Scostamento costi effettivi – costi standard. Reparti produttivi. Le
variabili rilevanti possono identificarsi con la somma dei costi dei differenti fattori
che si ritengono utilizzati (utilizzabili) per ottenere l’output del centro di costo:
Quantità fattori, Prezzi fattori, Tempo di riferimento

Centri di ricavo: responsabili possono influenzare quantità di prodotti venduti.


Massimizzazione dei ricavi (volumi di vendita x prezzo di vendita); Unità
organizzative commerciali

Centri di profitto: Hanno la possibilità di influire sui prezzi di vendita e su tutti gli
elementi di costo e di ricavo

centro di investimento: responsabile ha l’autonomia di fare degli investimenti che


dovrebbero rendere almeno quanto i costi. La responsabilità comprende non solo il
risultato economico finale (profitto) ma anche l’impiego del capitale; ROI

Definisco l'oggetto del costo, dopodiché vado ad attribuire a quell'oggetto tutti i


costi pertinenti. Lasciamo perdere il costo di competenza economica (quello lo
diamo per scontato), ma vogliamo fare un passo in più. Es: io prendo un prodotto
per stimare il prezzo di quel prodotto, io prendo tutti i costi di pertinenza di quel
prodotto. Sono prezzi di diversa natura (materie prima, ffs, ffr, manodopera, servizi
pubblici, impiego del capitale), si manifestano in diverse fase (anche qui quindi
facciamo l'analisi del marketing e del valore aggiunto => parliamo di costo di
produzione, quindi costo pieno che comprende anche la vendita).

IL RIFERIMENTO DI COSTI E RICAVI AD AREE PRODUTTIVE E PRODOTTI

Un centro di profitto si identifica con ogni area di produzione che vende il suo
output o lo cede ad altri CdR. Un'evoluzione del centro di costo.
Il costo di un prodotto finito è la somma dei costi di tutti i fattori produttivi utilizzati
(o utilizzabili) in tutte le fasi attraverso le quali è passata (o dovrà passare) la
lavorazione del bene / servizio in questione.

Le variabili tenute sotto controllo nei centri di profitto possono identificarsi nella
differenza tra ricavi e costi relativi alla

produzione del centro

§ Tale differenza assume significati diversi a seconda della configurazione di costo


che viene utilizzata

§ Importante il prezzo di trasferimento

IL RIFERIMENTO DEI RICAVI E COSTI AI PROCESSI (FILIERE)

Un processo taglia trasversalmente l'organizzazione

Si misura analiticamente il consumo dei fp per ognuna delle attività individuate


all'interno del processo

INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI COSTO

Natura → § Materie prime, energie e servizi, macchinari, impianti e attrezzature,


brevetti, manodopera, servizi pubblici, uso K monetario.

Fase processo produttivo → Industriali / fabbricazione, commerciali, stoccaggio,


generali amministrativi

Costi monetari e figurativi (si rifà al concetto di ratei e risconti)

§ monetari: costi che si sono manifestati

§ figurativi: che non si sono manifestati

Costi preventivi e costi consuntivi

Costi specifici e costi comuni→ Prendiamo la bottiglia d'acqua, voglio calcolare il


costo dell'unità di prodotto = che costi vado ad attribuire? Sicuramente il
contenitore dell'acqua (costi diretti/specifici), il macchinario (costi comuni perché
non produce solo bottiglie d'acqua e quindi bisogna scorporare la quota da
attribuire al singolo prodotto), il trasporto, la manodopera, il responsabile
marketing, il grafico (avrà fatto solo quello o magari anche il sito web, e quindi nel
caso va diviso il costo delle ore di lavoro). Questa è l'annotazione nello spazio di
costi e ricavi.

Più aumenta l'oggetto del costo e più aumentano i costi diretti , quindi se io passo
dal prodotto al reparto già alcuni costi che prima erano comuni, ora diventano
diretti, se faccio la divisione anche e per assurdo l'intera azienda tutti i costi sono
diretti (è solo un esempio per far capire che più allargo l'oggetto di costo e più ho
dei costi diretti).

ALTRE CLASSIFICAZIONE DEI COSTI

- Costi standard appartengono alla categoria dei costi preventivi; tuttavia sono
riferiti a condizioni operative non attuali ma ipotetiche

-Costi rilevanti (o eliminabili) => è un'espressione però fondamentale, se penso


all'outsourcing (esternalizzazione),

ho il servizio mensa, tutte sotto il controllo dell'università, l'università offre il


servizio mensa, arriva uno esterno, dice se vuoi ti offro io questo servizio per 30.000
al mese.

L'università accetta o rifiuta in base ai dati, quanto costa all'università quel servizio
anche a pari di quantità e qualità.
Per prendere una decisione prende l'oggetto di costo attribuisce i costi diretti, i
dipendenti, gli spazi e si fa una somma, se questa somma ad esempio è 40.000,
l'università non sa ancora rispondere, perché deve capire quali sono i costi rilevanti,
ossia quando io do in outsourcing, cosa me ne faccio ad esempio dei dipendenti, li
devo pagare o no? Se no allora non mi conviene. Sono quelli che differiscono tra
diverse alternative di scelta e che influiscono sul risultato finale del calcolo
economico per un giudizio di convenienza; la rilevanza è relativa alla possibilità he
questi costi non siano presenti o siano di diversa entità in talune scelte rispetto ad
altre. Di segno opposto sono i costi irrilevanti (o ineliminabili). Alcuni costi sono
quindi rilevanti per la contabilità direzionale, perché sono modellabili (posso
diminuirli, aumentarli), altri sono rigidi, quei costi rigidi nel calcolo entrano in modo
diverso. Possono costare la convenienza verso il si e verso il no.

-Costi opportunità misurano la perdita in termini di mancato guadagno in caso di


ipotesi di impiego alternativo dei fattori produttivi (es. stipendio direzionale,
interessi di computo, affitti figurativi, ecc.)

Contabilità generale: quella che abbiamo visto nel primo blocco (da cui studiamo lo
stato patrimoniale e conto economico)

COSTANZA E VARIABILITA DEI COSTI

COSTI FISSI E VARIABILI


I costi fissi non variano al variare della produzione ottenuta e sono sostenuti
dall’impresa a prescindere dal volume di attività svolto. Se produco 10 o 1 milione
di unità il costo fisso non varia (es. affitto, assicurazione, macchinari, alcune
tipologie contrattuali del lavoro

CF = c

Costo fisso unitario medio = c / Q

Variabili→ costi che variano a seconda della quantità prodotta, più produco e più i
costi variano e aumentano. Come aumentano? In vario modo.

- Proporzionali: CV = cv × Q
- Degressivi
- Progressivi
- Regressivi
Distinguiamo costo totale e costo unitario: totale= quantità per il costo unitario.

costo variabile totale: parte da 0 per poi crescere

CT=CT = CFT + (cvu*Q)

CV

15 ----------------------------------------------- CF

CF CF
cv

5 10

CT= CF+CV

CT=CF+ (Q x cv) cv= costo variabile unitario (es della bottiglia vuota 0,20 centesimi)
𝐶𝐹
per sapere il costo di ogni unità di prodotto: ct = cv + cf cf=
𝑄

p?

Più le quantità aumentano e più il costo medio unitario decresce, e meno influisce
sul prodotto
COSTI AZIENDALI E FUNZIONE DI PRODUZIONE

ANDAMENTO COSTI VARIABILI


Possono avere andamento proporzionale, progressivo, degressivo o regressivo.
Ipotizziamo di avere

CV = c (Q)

CV= ammontare del costo variabile. Q = quantità prodotta. c= costo variabile


unitario (costo che scaturisce da ogni unità aggiuntiva di prodotto che viene posta in
essere)

Se c è costante allora il costo variabile si dice proporzionale poiché varia sempre


nella stessa proporzione al variare della quantità prodotta

I costi variabili si dicono progressivi quando c aumenta con l’aumentare della


quantità prodotta: il loro andamento è perciò più che proporzionale rispetto alla
crescita del volume produttivo

Si dicono regressivi quei costi che crescono in modo meno proporzionale rispetto
all’incremento del volume produttivo, sono quindi quei costi che diminuiscono con
l’aumentare della quantità prodotta

Perché variano i costi? Per variabilità dei mercati di approvvigionamento……


Cause di variabilità dei costi: variabilità del prezzo di acquisto dei fattori → quantità
di moneta ceduta per l’acquisto. Valore di scambio del fattore sul mercato;
variabilità del loro rendimento → attiene alla quantità fisica (input/output) e non è
omogeneo nel passare da Q a ΔQ. Occorre quindi rifarsi al costo

CLASSIFICAZIONE DEI COSTI

Costo differenziale = variazione di costo totale che si sopporta in conseguenza del


passaggio del volume produttivo di un determinato prodotto da una certa quantità
(Q) a una quantità maggiore (Q+T), con T sufficientemente grande per consentire
adeguate valutazioni di convenienza.

Viene inteso come il costo aggiuntivo da sostenere per aumentare la produzione di


un minimo tecnico. Per valutazione di convenienza si fa riferimento al concetto di
ricavo differenziale: per un certo prodotto P, il passaggio da una produzione (Q) ad
una (Q+T) è conveniente solo se il ricavo differenziale che si consegue è superiore al
costo differenziale che si sopporta. L’andamento del costo differenziale rincalca un
po' quello del costo marginale

Costo totale o complessivo del volume di produzione riferibile ad un dato periodo di


tempo

Costo di produzione unitario o costo per unità di produzione: costo medio: CT/ vol.
produzione; costo marginale di una unità aggiuntiva

L’ANALISI DIFFERENZIALE → Viene usata a supporto delle decisioni che richiedono il


confronto tra i costi e, eventualmente, i ricavi relativi a corsi di azione alternativi. Si
distinguono: costi rilevanti, tra cui costi variabili e costi fissi: il fattore produttivo
sottostante il costo può essere eliminato dalla combinazione produttiva o esservi
inserito; e i costi irrilevanti

CONFIGURAZIONE DI COSTO

Configurazione= ogni raggruppamento significativo di costo o relativo ad un certo


oggetto.
Classifico il costo per numero degli elementi (costo primo, di fabbricazione,
produzione approntata alla vendita, totale di produzione, economico-tecnico), e per
destinazione (costo di produzione, di distribuzione e amministrazione) più mi
avvicino alla produzione più i costi sono diretti

nel definire il prezzo devo guardare anche il mercato


Costo dei macchinari= utilità economica che il nostro impianto ha ceduto per la
produzione di quel bene

Costi figurativi = costi che non sono misurati da uscite finanziarie positive

Mark up=

RELAZIONI COSTI-VOLUMI-PREZZI

DIAGRAMMI DI REDDITIVITA
➔ RT= CT = CF+CV

È uno strumento concettuale utile a definire, nel breve periodo, il volume minimo di
produzione-vendita in corrispondenza del quale i ricavi totali riescono a coprire i
costi totali. (punto di pareggio o break even point – BEP)

Strumento che ci consente di fare calcoli per prendere decisioni nel breve periodo.
Calcoli tra ricavi-costi-volumi
Questo DEVE basarsi su alcune ipotesi:

1. Sincronismo quantità prodotta e venduta → è possibile legare costi e ricavi al


livello di produzione
2. Che il prezzo unitario di vendita sia costante qualunque sia la quantità
venduta → in modo che la funzione dei ricavi è lineare rispetto all’incremento
produttivo
3. Costi variabili siano proporzionali e che quindi i costo medio variabile unitario
rimanga costante per qualsiasi livello di produzione ipotizzato
4. Che la produzione sia omogenea nel tempo e nello spazio → si manifesta con
un unico centro produttivo o da più centri ma con stessi standard che non
variano nell’arco di tempo considerato, in modo che ci sia identità di costi
5. Prodotti qualitativamente omogenei nel tempo. Nel diagramma non parliamo
di qualità, ma nella realtà sappiamo che la qualità è importante
6. Individuazione della capacità produttiva massima dell’impianto
7. Invarianza dei costi fissi a prescindere dal livello produttivo ipotizzato
8. La presenza di condizioni di certezza per i valori di prezzo e di costo previsti

RT(Q) = p × Q (Q)= sono in funzione del costo

CT(Q) = CF + CV(Q) = CF + (cv × Q)

RT-CT= Ro (reddito operativo) → equazione di base

Margine di contribuzione= differenza tra prezzo e coefficiente e costo variabile


(prezzo unitario)

Margine di contribuzione totale dipende anche dalle quantità. La capacità di coprire


i costi fissi dipende dalla differenza tra prezzo e coefficiente

centro di profitto→ può anche agire sul prezzo

centro di investimento→ prende decisione sugli investimenti ha ancora più “potere”


centro di responsabilità → ha autonomia massima

➔ IPOTESI DI MARGINE DI
CONTRIBUZIONE POSITIVO

qi= punto di pareggio

linea rossa= costo fisso

linea verde= cv

linea blu= ct

linea nera = ricavi

Con il diagramma possiamo calcolare

a. 1.il punto di indifferenza.


b. Il volume di produzione per ottenere un certo risultato economico.
c. Il prezzo unitario che deve essere fissato per ottenere un certo risultato
operativo.
d. Dati il prezzo di vendita e la struttura dei costi, il risultato operativo di un
processo produttivo in funzione del livello di produzione

1)DETERMINAZIONE DEL VOLUME DI PRODUZIONE

BEP (dove i ricavi sono uguali ai costi)= Qi → RV = CT

p × Qi = CF + (cv × Q)
𝐶𝐹
Qi =
𝑝−𝑐𝑣

Qi = CF ⁄ mc

Q = RO + CF ⁄ p – cv = RO + CF ⁄ mc

2)DETERMINAZIONE DEL PREZZO UNITARIO DI VENDITA

RT(Q) = p × Q CT(Q) = CF + CV(Q) = CF + (cv × Q)


(𝑐𝑣 𝑥 𝑄)+𝐶𝐹+𝑅𝑂
p= = CV + cf + ro
𝑄

3) PREVISIONE DEL RISULTATO OPERATIVO


RT(Q) = p × Q
CT(Q) = CF + CV(Q) = CF + (cv × Q)
RO(Q) = RV(Q) – CT(Q) = (p × Q) – [(cv × Q) + CF] = Q(p-cv) – CF = mc ×

➔ IPOTESI MARGINE DI
CONTRIBUZIONE NEGATIVO =
all’aumento della produzione aumenta la
perdita; succede perché il break even
point non esiste. Il prezzo è inferiore al
coefficiente di costo variabile. Alla
vendita di ogni prodotto il prezzo non
copre i CV, e di conseguenza anche i CF.
più produco è più aumenta la perdita

IL PUNTO DI FUGA (OUT OF POCKET RECOVERY POINT)

Indica la Condizione minima di permanenza dell’impresa nel settore in cui opera.

È il limite inferiore al di sotto del quale si verifica uno squilibrio di cassa tra entrate
e uscite finanziarie della gestione corrente e si prospetta il mancato recupero delle
erogazioni monetarie necessarie a rinnovare i ffs.

Ipotizziamo che la quantità prodotta coincida con il livello di domanda di mercato


per quel bene. Abbiamo 2 situazioni:

1. Quando il margine di contribuzione è negativo. I ricavi non


coprono i CV e si presente un peggioramento via via
crescente; se l’azienda non è in grado di abbattere i costi
dovrà cessare la sua attività → Qe1 < Qf
2. Quando il margine di contribuzione è positivo, e vi è un livello
di produzione insufficiente a coprire i costi fissi misurati da
uscite finanziarie effettive (ffs e costi futuri presunti di
competenza del periodo) → Qe2 > Qf ma Qe2 < Qi à l’azienda
pur essendo in perdita è in grado di autofinanziarsi.

Punto di fuga→ indica la QUANTITA DOVE I RICAVI COPRONO I COSTI TOTALI


MONETIZZATI, non quelli figurativi (costi che non nascono da una transazione
diretta, fino a lì l’impresa sopravvive, sotto quella quantità non ha liquidità per
coprire i costi. Ci indica la quantità a partire dalla quale l’impresa è in grado di
autofinanziarsi, poiché entrano delle liquidità di cui non deve subito soddisfarsene, e
che quindi vengono utilizzate per autofinanziarsi. Ha dei benefici in termini di
incertezza. È una fonte di finanziamento economica perché non pago costi di
interessi passive

Anche in perdita l’impresa si può autofinanziare perché ha delle liquidità che non
sono profitti, ma capitale rigenerato, ovvero ritorno di investimenti che sostituisce
capitale che si sta ammortizzando. Dal bep in poi si aggiungono gli utili

CTm= sono fissi. hanno un’uscita, non monetaria (rateo o ammortamento), in quel
periodo

Q1 l’impresa è in perdita, è sotto il punto di fuga, ovvero è in squilibrio di cassa

Q2-3 scavalchiamo il punto di fuga ma siamo comunque in perdita


LIMITI DELL’APPROCCIO DIAGRAMMATICO
Ipotesi semplificatrici

- p funzione di Q, CF per scaglioni, produzione ≠ vendita, costanza qualitativa


prodotto, ecc. ¡

Si basa su criteri di normalità ed è attendibile dentro un determinato intervallo


produttivo (area di significatività) → breve periodo.

Inidoneità a rappresentare globalmente un’impresa pluriprodotto

ES. COSTI DIFFERENZIALE

All’azienda viene offerto un contratto annuale per fornire 500.000 penumatici a un


prezzo unitario pari a € 41,65.

¡ Il costo pieno di produzione è pari a € 51,80

¡ Il prezzo normale di vendita è pari a € 73,50

¡ I costi variabili (unitario) di produzione ammontano a € 34,30

¡ Accettare l’ordine implica rinunciare a vendere 100.000 pezzi ai clienti abituali.

¡ L’azienda deve accettare l’ordine? Accettare questo ordine Significa vendere -


100.00 in negozio.

Cv= 34,30

Q = 500.00

p= 41,65

Q = 100.00

p= 73,50

il costo pieno di produzione è un costo in più


ricavi differenziali emergenti 500.00 x 41,65 = 20.825.000 +

costi differenziali emergenti =500 x 34,30= 17.150.000 +

ricavi differenziali cessanti= 100.000 x 73,50 = 7.350.000 -

costi differenziali cessanti= 100.000 x 34,30= 3.430.000 -

reddito operativo = - 245.000

➔ il prezzo aumenta a 42,50


ricavi differenziali emergenti= 21.250.000+
costi differenziali emergenti= 17.150.000
ricavi diff. Cessanti= 7.350.000
costi dif. Cessanti = 3.430.000
Ro=

Rde = pxQ

pQ-cv = (p-cv) x Q = MC : - A. 4.100.000 (42,50-34,30) x 500.000

Cde = cv x Q - B. 3.920.000 ( 73,50- 34,30) x100.000

Cv= 34,30

P= 73,50

Arriva un’offerta= Q→p = 36. Accetto l’offerta perché è > dei costi variabili

Mc= 170

Nell’analisi differenziale consideriamo i costi fissi solo se variano


Vediamo 3 concetti

Investimenti, fabbisogni
finanziari e fonti di copertura

L’ASPETTO FINANZIARIO DELLA GESTIONE

Fabbisogno di finanziamento e sue forme di copertura

- Immobilizzazioni e disponibilità
- Attivo fisso e attivo circolante

Autofinanziamento

- Metodo di determinazione reddituale e patrimoniale


- Flusso di capitale circolante netto
- Effetti dell’autofinanziamento ¡

Flussi di cassa gestione corrente e complessiva

Analisi equilibrio finanziario serve a capire come si relazionano tra loro fonti e
investimenti. Occorre individuare i caratteri del fabbisogno di finanziamento,
riclassificando gli investimenti per destinazione e le fonti in rapporto al vincolo che
le lega all’economia di impresa

Investimenti e fonti di copertura li troviamo nello schema del capitale

RICLASSIFICAZIONE DEGLI INVESTIMENTI

→Immobilizzazioni
- investimenti / Tutte quelle risorse monetarie investite in FFS e FFR che non
possono essere distolte dall’attuale destinazione, pena l’interruzione o il
verificarsi di riflessi negativi sull’attività aziendale
- Assorbono mezzi monetari in modo durevole
- Includono parte dell’attivo circolante

→Disponibilità

- Tutti quegli investimenti che possono essere distolti dall’attività aziendale


senza pregiudicarne lo svolgimento
- Generano un fabbisogno finanziario temporaneo

Classificazione tra capitale fisso e attivo circolante → Classificazione basata sulla


funzione che gli investimenti e le fonti assolvono all’interno del sistema produttivo

Fisso= Investimenti che concorrono a formare la struttura dell’impresa. Tempi lunghi


di recupero. La velocità di circolazione è bassa

Circolante = Investimenti necessari a farla funzionare. A rapido ciclo di recupero


Capitale fisso Capitale circolante
Fattori fecondità ripetuta Disponibilità liquide immediate
Crediti di finanziamento Crediti di funzionamento
Partecipazioni Scorte di FFS e prodotti

Es. che si trovano nell’attivo circolante, nelle immobilizzazioni

- Scorte FFS e prodotti necessarie a evitare una interruzione forzata dei


processi produttivi o delle vendite
- CR di funzionamento fisiologicamente necessari a mantenere un adeguato
livello di sbocco
- Scorte monetarie liquide necessarie per spese di minimo importo ¡
Partecipazioni in società controllate e/o collegate
- FFR il cui recupero può avvenire solo dopo l’anno
- CR di finanziamento
- Investimenti accessori che, per decisione del soggetto economico, devono
permanere nel tempo

Disponibilità
- Scorte monetarie liquide eccedenti livelli fisiologici
- Investimenti in attività accessorie agevolmente recuperabili
- Scorte FFS e prodotti eccedenti livelli fisiologici
- FFR e CR di finanziamento per la parte recuperabile entro l’anno

Fonti di finanziamento

➔ Passivo corrente (DB a breve scadenza)


- DB a breve o parti in scadenza di DB medio/lungo termine
- Utile destinato a dividendo
- DB vs fornitori eccedenti livelli fisiologici
- Parte fondo indennità di fine rapporto da pagare entro l’anno
➔ Passivo consolidato (DB a media e lunga scadenza)
- DB di finanziamento per le parti in scadenza oltre l’anno
➔ Capitale permanente
- Capitale di proprietà (-dividendi)
- DB vs i fornitori fisiologicamente acquisibili
- DB per le indennità di fine rapporto

Capitale permanente = k di
proprietà tolti i dividendi
AUTOFINANZIAMENTO

Differenza tra entrate e uscite relative ai costi e ricavi di competenza del periodo
afferenti alla produzione venduta

I ffs non sono inclusi perché le risorse generate dai ricavi devono essere
mediamente utilizzate per acquisire altri fattori

Autofinanziamento durevole=Parte dell’utile del periodo che per legge non può
essere distribuita

K rigenerato→ risorse che riutilizzeremo per reintegrare ffr

Dove inizia l’utile inizia il bep

Autofinanziamento complessivo =Parte monetizzata in moneta e non monetizzata

Metodo reddituale indiretto= soma componenti di reddito non associati a uscite


monetarie (sono componenti calcolati)

Metodo patrimoniale autofinanziamento = variazione attivo e il capitale di origine


esterna
Investimenti = attivo

Fonti= passivo

Ricavi di competenza = r provenienti passato + r periodo – ricavi da rinviare al futuro

Consumi ffs= consumi passato + costi originari - costi da rinviare futuro

Reddituale deve avere diretto e indiretto =

90 autofinanziamento come distinguere durevole temporaneo?

Potrebbero piacerti anche