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Stabilizzatore Automatico

Uno stabilizzatore automatico è un meccanismo attivato da una regola di politica economica che riduce
l’ampiezza delle fluttuazioni cicliche.
Bisogna specificare che In questo contesto, visto che il ciclo economico è riconducibile alle fluttuazioni
della componente autonoma della domanda effettiva, una regola fiscale in grado di ridurre la
dimensione del moltiplicatore produce di riflesso una riduzione della propagazione della componente
autonoma della domanda effettiva sul reddito di equilibrio. La politica fiscale sistematica
differentemente da quella discrezionale che agisce direttamente o indirettamente sulla componente
autonoma della domanda effettiva riduce la dimensione del moltiplicatore e quindi impatta sugli effetti
di eventuali disturbi che colpiscono il sistema economico dal lato della domanda.
Per quanto riguarda la funzione di imposte come stabilizzatore automatico. Abbiamo che nel modello
RS la funzione di imposte, che si basa su una regola fiscale che stabilisce una relazione crescente tra
prelievo fiscale e reddito, agisce in funzione di stabilizzatore automatico.
Saldo primario AP
il saldo primario delle AP è pari alla somma del saldo corrente al netto della spesa per interessi e del
saldo in conto capitale. La spesa per interessi svolge un ruolo cruciale sulla dinamica del debito
pubblico, la spesa per interessi in un dato periodo t, è una variabile fiscale che sfugge al controllo
immediato delle AP. Da una parte le AP possono incidere su tale voce di spesa solo indirettamente e
con un periodo di ritardo: ad esempio una riduzione del saldo primario attuata nel periodo t, a parità di
altre condizioni, riduce in prima battuta la consistenza del debito pubblico del periodo t e
indirettamente riduce la spesa per interessi nel periodo successivo. Dall’altra dipende dal tasso
d’interesse nominale il quale non è una variabile controllata dalle AP. La spesa per interessi dunque è
pari agli interessi pagati sui titoli pubblici e formalmente uguale al prodotto del tasso d’interesse per la
consistenza del debito pubblico del periodo precedente. Per quanto riguarda il saldo totale: il saldo
totale delle AP è pari alla somma del saldo primario e della spesa per interessi. Il saldo totale in un
dato periodo a differenza del saldo primario non costituisce una variabile fiscale controllabile
direttamente e pienamente dalle AP a causa della presenza tra le sue componenti della spesa per
interessi.
Differenza tra modello classico e keynesiano
A livello di ipotesi abbiamo:
STRUTTURA DEI MERCATI: nel modello classico abbiamo una situazione di concorrenza perfetta
nei mercati dei beni e della moneta ( a differenza del modello keynesiano dove abbiamo una
concorrenza perfetta nel mercato dei beni e concorrenza imperfetta nel mercato del lavoro)
INFORMAZIONE E FORMAZIONE DELLE ASPETTATIVE: L’informazione è completa e
istantanea nel modello classico correlata a ipotesi di previsione perfetta (mentre è incompleta e
correlata a previsione statica nel modello keynesiano)
MECCANISMO DI AGGIUSTAMENTO: attraverso la flessibilità perfetta e istantanea dei prezzi e del
salario monetario nel modello classico ( mentre nel modello keynesiano si basa sull’aggiustamento
delle quantità nei mercati dei beni e del lavoro).
Abbiamo inoltre un equilibrio di piena occupazione nel modello classico e un equilibrio di
sott’occupazione nel modello keynesiano.
Il settore pubblico invece, in relazione alle politiche macroeconomiche, assume un ruolo inefficace e
destabilizzante nel modello classico a differenza del modello keynesiano dove sono efficaci e
sabilizzanti ai fini del ciclo economico.
Modello del flusso circolare del reddito
E’ formato da due settori, famiglie e imprese, e due mercati ciè., beni e lavoro.
Ed è costituito da tre fasi ovvero: produzione ➔ distribuzione reddito ➔ utilizzazione reddito.
Per quanto riguarda le famiglie avremo:
-Le famiglie stabiliscono il reddito lordo per finanziare il consumo e il risparmio dato dalla somma del
reddito da lavoro (RL) + reddito da capitale (RK) + reddito da impresa (RI)
-determinano la ripartizione del reddito netto tra consumo e risparmio
-Definiscono la composizione del consumo, tra beni nazionali ed esteri, e del risparmio, tra le diverse
attività finanziarie disponibili
Tuttavia dovranno rispettare il vincolo di bilancio.
Le imprese invece:
che hanno come funzione principale la produzione di beni destinati alla vendita sul mercato e devono
fare una serie di operazioni relative a tre fasi decisionali:
1) Determinano la produzione corrente di beni
2) Distribuiscono il ricavato della vendita dei beni tra le famiglie
3) Scelgono la modalità di finanziamento degli impieghi non coperti dalle risorse finanziarie
disponibili.
Anche in questo caso dovranno sottostare al vincolo di bilancio
Vincolo di bilancio amministrazioni pubbliche
Le amministrazioni pubbliche sono denominate anche autorità fiscali, svolgono fondamentalmente due
funzioni principali:
• Produzione di servizi non destinabili al mercato.
• Ridistribuzione del reddito e della ricchezza tra i settori
Per quanto riguarda il vincolo di bilancio delle AP, abbiamo che il bilancio delle AP impone che
l’eccedenza delle uscite totali sulle entrate totali venga finanziata in assenza di un finanziamento
monetario dalla BC, con un’emissione di titoli pubblici e cioè attraverso un aumento del debito
pubblico. Il vincolo di bilancio delle AP mostra che il disavanzo pubblico è uguale alla variazione
positiva del debito pubblico. Infatti, mentre il disavanzo pubblico è una variabile di flusso (cioè
valutata in relazione ad un intervallo di tempo, il debito pubblico è una variabile di consistenza(valutata
in un certo istante) e impongono ad alcuni settori un prelievo obbligatorio unilaterale di risorse, ossia le
imposte.
Il vincolo di bilancio sarà: risorse=impieghi ---> imposte+titoli=spesa pubblica+trasferimenti unilater
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MODELLO CLASSICO
equilibrio nel mercato dei beni (modello classico)
Nel mercato dei beni del modello classico, le imprese operano in condizioni di concorrenza perfetta e
in queste circostanze l’impresa, nel prendere le decisioni relative alla produzione, assume il prezzo dei
beni come dato, in quanto non è influenzabile dalle proprie azioni. L’equilibrio del mercato dei beni,
richiede che la domanda aggregata sia uguale all’offerta aggregata di beni, ovvero che l’eccesso di
domanda di beni sia nulla. Allo stesso tempo però, possiamo esprimere l’equilibrio del mercato dei beni
anche in termini di uguaglianza tra risparmio e investimento, e quindi considerando I titoli come unica
attività finanziaria che svolgono la funzione di riserva di valore, l’equilibrio può essere espresso come
uguaglianza tra offerta e domanda di fondi o come uguaglianza tra domanda e offerta di titoli.
Il mercato dei beni determina un tasso d’interesse reale di equilibrio, ossia il tasso d’interesse naturale,
coerente con la produzione di pieno impiego. Ne deriva che nel modello classico qualsiasi livello di
produzione e in particolare quello di pieno impiego, genera automaticamente una domanda aggregata in
grado di assorbirlo completamente. Infatti alla parte del reddito che non viene consumata dai
consumator, ma bensì risparmiata, si contrappone una domanda di investimenti che assorbe interamente
tale risparmio. La coincidenza tra risparmio e investimento o tra domanda e offerta di fondi è assicurata
dal meccanismo di aggiustamento operante sul mercato dei fondi prestabiliti, basato sulla perfetta e
istantanea flessibilità del tasso d’interesse reale. Infatti, se in corrispondenza della produzione di pieno
impiego, gli investimenti (o la domanda di fondi) eccedono il risparmio (o l’offerta di fondi) vuol dire
che sul mercato dei beni si verifica un eccesso di domanda di fondi positivo. Tuttavia, l’aumento del
tasso d’interesse reale ristabilisce prontamente l’equilibrio in quanto da una parte contrae direttamente
gli investimenti e dall’altra parte aumenta il risparmio e quindi indirettamente riduce il consumo delle
famiglie.
curva AS(modello classico)
La curva AS: l’equilibrio del mercato del lavoro. Come si è visto la soluzione del blocco di equazioni
rappresentativo del mercato del lavoro, congiuntamente alla funzione di produzione, fornisce la
quantità di beni offerta dall’impresa: La curva di offerta aggregata è la rappresentazione grafica
dell’equazione di equilibrio del mercato del lavoro ed è data dall’insieme di combinazioni di prezzi e
produzione che realizzano l’uguaglianza tra domanda e offerta di lavoro. Date le ipotesi del modello,
l’offerta di beni è sempre uguale a quella di pieno impiego a prescindere dal valore assunto dal livello
generale dei prezzi. Infatti l’aggiustamento perfetto e immediato del salario monetario consente la
realizzazione del salario reale di equilibrio, dal quale dipende la scelta dell’impresa in corrispondenza
di qualsiasi livello iniziale di prezzo. La curva AS nel modello classico è perpendicolare all’asse delle
ascisse.
Dicotomia del sistema economico
E’ una delle conclusioni del modello classico, cioè che la parte reale del sistema economico è isolata
dalla parte monetaria. Cioè, la moneta è neutrale in quanto, le sue variazioni, non modificano I valori di
equilibrio delle variabili reali.
Mercato del lavoro (modello classico)
Nel mercato del lavoro operano le imprese e le famiglie; dove le imprese domandano lavoro e le
famiglie offrono lavoro.
DOMANDA DI LAVORO: L’impresa in ciascun periodo prende due decisioni: La prima decisione è
relativa alla produzione di beni e in relazione a ciò stabilisce la quantità di lavoro da richiedere alla
famiglie. La seconda decisione invece, è relativa alla spesa per investimenti che unito alla consistenza
del capitale esistente fornisce la consistenza del capitale utilizzata nel periodo successivo. L’impresa
determina la domanda di lavoro massimizzando il profitto reale, uguale alla differenza tra il ricavo
reale totale e il costo reale totale (dato dalla somma dei salari reali corrisposti ai lavoratori, e il costo
reale del capitale impiegato, rispetto alla quantità di lavoro impiegata, dato il vincolo tecnologico. Si
ha che il lavoro è inversamente proporzionale al salario reale.
Per quanto riguarda l’OFFERTA DI LAVORO: si ha che le famiglie devono stabilire l’ammontare di
lavoro da offrire all’impresa, per ricevere in cambio il reddito necessario all’acquisto di beni. La
decisione è assoggettata al vincolo della dotazione di tempo libero a disposizione. La scelta delle
famiglie, quindi, consiste nella determinazione della ripartizione della dotazione di tempo tra lavoro e
tempo libero dove quest’ultimo è la dotazione temporale residuale dopo aver svolto l’attività lavorativa.
Conseguentemente, dalla massimizzazione della funzione di utilità soggetta al vincolo della
disponibilità di tempo, la famiglia ricava indirettamente l’offerta di lavoro.
Abbiamo una situazione in cui l’offerta di lavoro dipende positivamente dal salario reale.
Nella scelta ottima del paniere (tra beni, tempo libero) un aumento del salario reale equivale a un
aumento del prezzo relativo del tempo libero in confronto ai beni in quanto “il consumo” di un’unità di
tempo libero diventa più caro rispetto al consumo di beni. L’aumento del prezzo relativo, produce due
effetti: l’effetto sostituzione e l’effetto reddito. Da una parte, l’effetto sostituzione produce una
riduzione della domanda di tempo libero (e quindi un aumento dell’offerta di lavoro) in quanto la
famiglia sostituisce il tempo libero divenuto più caro con i beni divenuti meno cari. Di conseguenza
l’effetto sostituzione determina un aumento dell’offerta di lavoro. Dall’altra parte il segno dell’effetto
reddito è ambiguo in quanto dipende dalla natura del bene tempo libero. Se il tempo libero è un bene
inferiore allora l’effetto reddito rafforza l’effetto sostituzione e l’offerta di lavoro aumenta in maniera
equivocabile. Viceversa, se il tempo libero è un bene normale, l’effetto reddito agisce nella direzione
opposta dell’effetto sostituzione per cui a priori l’effetto complessivo dell’aumento del salario reale
sull’offerta di lavoro è ambiguo. Ora, nel caso in cui l’effetto reddito (positivo) sia debole e comunque
minore dell’effetto sostituzione, allora l’aumento del salario reale produrrà una riduzione del tempo
libero e di riflesso un aumento dell’offerta di lavoro.
EQUILIBRIO: Il mercato del lavoro è in equilibrio quando la domanda di lavoro è uguale all’offerta di
lavoro, ovverosia, quando l’eccesso di domanda di lavoro è nullo.
PROPRIETA’: il mercato del lavoro si trova continuamente e istantaneamente in equilibrio. Il
meccanismo di aggiustamento presente nel mercato del lavoro prevede che la flessibilità del salario
monetario sia verso l’alto che verso il basso, riesca a riassorbire l’eccesso di domanda di lavoro e
quindi a garantire l’equilibrio. La seconda proprietà è che il gruppo di lavoratori disoccupati è
costituito unicamente da individui che volontariamente decidono di non lavorare perché date le loro
preferenze il salario reale di equilibrio risulta minore di quello a cui essi sono disposti a lavorare (e cioè
del salario di riserva). La terza proprietà indica che Il livello di disoccupazione volontaria dato lo stock
di capitale, dipende dai fondamentali del mercato del lavoro i.e. dai fattori istituzionali, dallo stato del
progresso tecnico e dalle preferenze dei lavoratori. La quarta proprietà è che le oscillazioni erratiche del
gap di disoccupazione sono attribuibili unicamente a disturbi transitori ed erratici sui fondamentali del
mercato del lavoro.
Disoccupazione volontaria nel modello classico
Nel modello classico abbiamo solamente la presenza di disoccupazione volontaria, grazie al perfetto
meccanismo di aggiustamento della perfetta ed istantanea flessibilità dei prezzi, che fa sì, soprattutto il
perfetto meccanismo del salario monetario che determina che la produzione sia sempre coincidente con
la produzione di pieno impiego, tanto che abbiamo una curva as che è perpendicolare all’asse delle
ascisse e inoltre l’equilibrio nel mercato del lavoro nel modello classico si trova in una situazione
ottimale proprio perché tutti gli individui si trovano nel paniere ottimale delle proprie funzioni
obbiettivo, poiché abbiamo una domanda e offerta di lavoro che sono ricavate dalla massimizzazione
delle funzioni obbiettivo sia da parte delle imprese per quanto riguarda la domanda di lavoro che da
parte delle famiglie per quanto riguarda l’offerta di lavoro. Infatti, la disoccupazione fa riferimento
soltanto a quei lavoratori che volontariamente decidono di non lavorare proprio perché reputano, o
meglio hanno una utilità marginale ricavata da un unità aggiuntiva di tempo libero superiore rispetto
all’utilità marginale ricavata da una unità aggiuntiva di lavoro, e per questo hanno un salario di riserva
(cioè quel salario che eguaglia le due utilità) superiore rispetto al salario reale corrente; e per questo
decidono volontariamente di non lavorare.

Funzione del risparmio (modello classico) come si ottiene?


La funzione di risparmio nel modello classico dipende positivamente sia dal reddito che dal tasso
d’interesse reale atteso e si ottiene attraverso un problema di massimizzazione, infatti il risparmio
innanzitutto rappresenta una parte del reddito che le famiglie decidono di accantonare per trasferire
intertemporalmente il proprio potere d’acquisto e nel modello classico viene ricavata attraverso la
massimizzazione di una funzione obbiettivo e quindi la risoluzione di un esercizio di massimo
vincolato che viene risolto attraverso l’uso di una funzione ausiliaria ( che è la funzione della
lagrangiana).

Curva AD nel modello classico (equilibrio nel mercato della moneta)


la curva AD, è la curva di domanda aggregata ed è la rappresentazione dell’equazione di equilibrio del
mercato della moneta ed è data dall’insieme di combinazioni di prezzi e produzione che realizzano
l’uguaglianza tra domanda e offerta di moneta. La curva AD ha una pendenza negativa poiché
all’aumentare della produzione, il livello dei prezzi deve ridursi affinché il mercato della moneta
continui ad essere in equilibrio. E’ necessario però specificare che l’equilibrio macroeconomico
generale nel modello classico, è dato dall’insieme di valori quali: prezzo, quantità e tasso d’interesse
reale, che soddisfano simultaneamente il sistema di equazioni della curva AS, curva AD e l’equilibrio
del mercato dei beni. Dal momento che la produzione reale è univocamente determinata dal mercato
del lavoro, la posizione della curva AD (e quindi il mercato della moneta) determina il livello dei prezzi
di equilibrio. Una volta determinata la produzione reale di equilibrio, l’uguaglianza tra il risparmio e gli
investimenti determina il tasso d’interesse reale di equilibrio e cioè il tasso d’interesse naturale.
Possiamo indicare tre importanti conclusioni che emergono facendo riferimento al modello espresso in
forma ridotta:
-In primo luogo, le oscillazioni erratiche della produzione reale o del gap di produzione reale e di
riflesso dell’occupazione e del gap di disoccupazione, sono riconducibili agli eventuali disturbi
temporanei ed erratici che colpiscono il lato dell’offerta del sistema economico e cioè i fondamentali
del mercato del lavoro (e cioè quelli che si ripercuotono sullo stato della tecnologia e/o sulle preferenze
degli agenti economici e sulle istituzioni che regolano tale mercato).
- In secondo luogo, i disturbi temporanei e/o permanenti che colpiscono il lato della domanda del
sistema economico (variazioni della velocità di circolazione della moneta, variazioni dell’offerta
nominale di moneta ecc… che si riflettono nella curva AD) producono solo oscillazioni dei prezzi e di
conseguenza non incidono sui valori di equilibrio delle variabili reali.
- Come terza e ultima conclusione, in riferimento al tasso d’inflazione, si verifica un andamento
anticiclico, cioè una riduzione della produzione si associa a un aumento dei prezzi.
Funzione di risparmio ( modello classico)
Per definizione, il risparmio è quella parte di reddito non consumata nel periodo corrente che viene
accantonata sotto forma di attività finanziarie per poter soddisfare i consumi futuri. La scelta della
ripartizione del reddito corrente tra consumo e risparmio è equivalente alla scelta della ripartizione del
reddito corrente tra consumo presente e consumo futuro. La famiglia dunque massimizza la funzione di
utilità rappresentativa delle preferenze rispetto al consumo futuro e corrente, soggetta al vincolo di
bilancio intertemporale. Sotto particolari restrizioni sulle preferenze delle famiglie, la soluzione del
problema di massimizzazione dell’utilità indica che tra il risparmio e il tasso d’interesse reale esista una
relazione diretta. La spiegazione economica del risultato è riconducibile alla combinazione degli effetti
reddito e sostituzione attivati dalla variazione del tasso d’interesse reale. Ad esempio un aumento del
tasso d’interesse reale da un lato genera un effetto sostituzione positivo in quanto determina un
aumento del prezzo relativo del bene corrente in confronto di quello futuro e quindi induce la famiglia
a risparmiare di più al fine di consumare di più nel periodo futuro il bene divenuto meno caro in termini
relativi. Dall’altro lato, però l’aumento del tasso d’interesse reale produce anche un effetto reddito che
a priori può essere positivo, nullo o negativo a seconda della natura del consumo futuro. Se il consumo
futuro è un bene inferiore (ossia un bene il cui consumo diminuisce all’aumentare del reddito) o un
bene normale con un effetto reddito debole, allora il risparmio aumenta all’aumentare del tasso
d’interesse reale. La funzione di risparmio. Il risparmio è funzione crescente del tasso d’interesse reale
e del reddito. D’altra parte, ricordando che, abbiamo che il consumo corrente è in relazione inversa del
tasso d’interesse reale e diretta del reddito.

Dopo aver determinato la ripartizione del reddito tra il consumo corrente e il risparmio, le famiglie
devono prendere una seconda decisione attinente al modo attraverso cui desiderano tesaurizzare la
variazione della ricchezza e cioè il risparmio. Nella versione del modello classico che presentiamo in
questo capitolo assumiamo una netta distinzione tra le funzioni svolte dalla moneta e quelle svolte dai
titoli. Da un canto, la moneta svolge unicamente le funzioni di utilità di conto e di mezzo di scambio,
dall’altro i titoli rappresentano la sola attività finanziaria che svolge la funzione di riserva di valore. Le
famiglie dunque possono trasferire le risorse nei periodi futuri tesaurizzando la ricchezza e la sua
variazione nell’unico modo possibile ossia acquistando i titoli. L’avanzo finanziario delle famiglie
viene messo a disposizione delle imprese che viceversa si trovano in un disavanzo finanziario sul
mercato dei fondi prestabiliti. Il mercato dei fondi prestabiliti è il luogo dove le famiglie concedono in
prestito denaro alle imprese in cambio di titoli e quindi altro non è che un modo diverso, equivalente
però nella sostanza di rappresentare il mercato dei titoli. Date queste ipotesi, il risparmio delle famiglie
viene a coincidere con la domanda di titoli che a sua volta uguaglia l’offerta di fondi.
Legge di Say (modello classico)
Nel modello classico l’offerta di beni crea automaticamente la domanda in grado di assorbirla
interamente. Quindi non si può mai avere sovrapproduzione, ovvero una carenza di domanda
aggregata rispetto all’offerta aggregata.
Da questa legge si stabilisce che l’offerta di moneta viene a dipendere dal livello della
domanda aggregata che, a sua volta, coincide con la produzione e, quindi, con il reddito: la
domanda di moneta nominale dipende positivamente e proporzionalmente dal livello del
reddito nominale
Politica fiscale (modello classico)
La politica fiscale viene definita in generale come un aumento di spesa pubblica a parità di offerta di
moneta nominale. Ne segue che una politica fiscale espansiva attuata attraverso un aumento di spesa
pubblica deve essere finanziata necessariamente con un aumento di domanda di fondi (che equivale ad
aumento di offerta di titoli pubblici) o con un aumento di prelievo fiscale.
POLITICA FISCALE ESPANSIVA(Finanziata con prelievo fiscale): L’intervento fiscale produce uno
spostamento della curva di offerta di fondi verso sinistra, per via dell’aumento del prelievo fiscale,
mentre lascia invariata la posizione della curva di domanda di fondi, in quanto il saldo di bilancio
rimane fisso al livello precedente. In questo caso, sebbene il tasso d’interesse naturale aumenti, il
livello del risparmio si riduce. Avremo la situazione che prende il nome di Teorema del saldo di
bilancio invariato del modello classico, cioè Un aumento della spesa pubblica finanziata interamente
con un aumento del prelievo fiscale (e quindi a parità di saldo di bilancio) produce i seguenti effetti:
1- Lascia invariato il prodotto al livello di pieno impiego
2-Produce un aumento del tasso d’interesse naturale
3- Genera uno spiazzamento completo della spesa privata
4- Lascia invariato il livello dei prezzi
5- Riduce il livello di risparmio di equilibrio
POLITICA FISCALE ESPANSIVA( finanziata con emissione di titoli pubblici e lasciando invariato il
prelievo fiscale): la curva di domanda di fondi si sposta verso destra, dal momento che l’aumento di
spesa pubblica viene finanziato interamente con titoli pubblici, mentre la curva di offerta di fondi non
subisce spostamenti in quanto il prelievo fiscale è rimasto costante. In questo caso l’aumento del tasso
d’interesse naturale si accompagna con un aumento del livello di equilibrio del risparmio.
Avremo quindi I seguenti effetti:
1-Lascia invariato il prodotto a livello di pieno impiego
2- Produce un aumento del tasso d’interesse naturale
3- Determina uno spiazzamento completo della spesa privata
4- Lascia invariato il livello dei prezzi
5-Aumenta il livello di risparmio di equilibrio
Effetto spiazzamento (modello classico):
Effetto di spiazzamento. Lo spiazzamento della spesa privata indica la riduzione della spesa privata
prodotta dall’aumento della spesa pubblica. Nel modello classico dato il teorema del saldo di bilancio
ivariato si genera uno spiazzamento completo della spesa privata.

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MODELLO RS
teorema del bilancio in pareggio
Il teorema del bilancio in pareggio, considera un intervento fiscale che non modifica il saldo di bilancio
iniziale (sia esso positivo, negativo o nullo). L’intervento considerato quindi impone al settore pubblico
di finanziare l’aumento della spesa pubblica interamente con un maggior prelievo fiscale. . Il teorema
del saldo di bilancio invariato nel modello keynesiano fa riferimento ad un aumento della spesa
pubblica finanziato interamente con un aumento del prelievo fiscale produce un aumento del reddito
pari all’aumento della spesa pubblica. Facendo riferimento ad una situazione in cui il prelievo fiscale
non dipenda dal reddito e cioè sia in somma fissa determinata esogenamente dal settore pubblico e che
i trasferimenti siano nulli. assumento che il settore pubblico attui una politica fiscale caratterizzata da
un aumento della spesa pubblica (quindi una politica fiscale espansiva) e da un aumento del prelievo
fiscale (e quindi politica fiscale restrittiva), Ne segue che l’intervento genera effetti contrastanti sulla
domanda effettiva. Quest’ultima da una parte aumenta a seguito dell’aumento della spesa pubblica
dall’altra parte diminuisce a causa della riduzione del consumo conseguente alla riduzione del reddito
disponibile prodotta dall’aumento del prelievo fiscale. Il teorema del bilancio in pareggio mostra che
l’effetto espansivo prevale su quello negativo con il risultato finale che il reddito di equilibrio aumenta.
Abbiamo quindi che da una parte l’aumento della spesa pubblica determina un aumento della domanda
effettiva per un pari ammontare, dall’altra parte l’aumento del prelievo fiscale produce una riduzione
della domanda effettiva per un ammontare minore dal momento che esso impatta su quest’ultima
indirettamente e cioè tramite il consumo.
1-nel modello reddito spesa se aumento la spesa pubblica di 100 e diminuisco i trasferimenti di
100 qual’è l’effetto reddito?
Aumentando di 100 la spesa pubblica quindi un effetto espansivo e diminuendo di 100 i trasferimenti
quindi un effetto restrittivo il saldo di bilancio rimane invariato. E’ necessario valutare gli effetti
facendo riferimento a due periodi:
Tempo 1:Si ha un aumento di reddito poiché l’effetto espansivo, cioè l’aumento di G prevale su quello
restrittivo poiché va a incidere in modo diretto mentre i trasferimenti incidono in modo indiretto.
Tempo 2:

2.CONFLITTO TRA STABILIZZAZIONE DEL DEBITO PUBBLICO E STABILIZZAZIONE


DEL CICLO ECONOMICO NEL MODELLO RS
Tra il breve e il lungo periodo le amministrazioni pubbliche hanno obbiettivi diversi:
-breve periodo: la stabilizzazione del ciclo economico
-lungo periodo: la stabilizzazione del debito pubblico
Questi due obbiettivi entrano in conflitto. Il saldo totale del bilancio deve essere pari al saggio totale di
bilancio coerente di lungo periodo. Ciò significa che andando a prendere in considerazione lo
stabilizzatore automatico sappiamo che deve essere nullo in modo tale che il saldop di bilancio totale
sarà pari al saldo di bilancio totale coerente nel lungo periodo.
//Se partiamo da una situazione in cui tutti e due gli obbiettivi sono realizzati e se c’è uno shock
negativo dalla parte della domanda, da dove emerge questo conflitto? Se per esempio sono in una
situazione in cui ho il saldo di bilancio dello stato in pieno impiego e gli investimenti si riducono e il
reddito si riduce; quando il reddito si è ridotto cosa dobbiamo fare per tornare al pieno impiego e alla
stabilizzazione del debito?\\
La conseguenza della riduzione del reddito comporta l’allontanamento del pieno impiego.
Relativamente alla stabilizzazione del debito pubblico la riduzione del debito comporta un
peggioramento del saldo di bilancio ( poiché il saldo di bilancio è indicativo delle entrate e uscite che
vengono effettuate da uno stato e quindi se le entrate fossero commisurate al reddito, in questo caso
avremo una riduzione delle entrate. Quindi la riduzione degli investimenti comporta la riduzione del
reddito e il peggioramento del saldo. In questa situazione diventa impossibile, cioè non esiste uno
strumento per tornare alla situazione di reddito di pieno impiegoe alla stabilizzazione del debito (cioè
saldo nullo)
//Cosa succede se faccio una politica fiscale espansiva cosa accade?\\
Si verifica un aumento della domanda aggregata e quindi riesci a tornare al pieno impiego; il problema
è che il saldo di bilancio peggiora perché aumenta G e quindi ci allontaniamo dalla stabilizzazione. Per
raggiungere l’obbiettivo del reddito è necessaria una politica fiscale espansiva, mentre per la
stabilizzazione del debito è necessaria una politica restrittiva.

PARADOSSO DELLA PARSIMONIA


Con il paradosso della parsimonia facciamo riferimento alla funzione del risparmi del modello RS, che
differentemente dal modello classico non dipende più dal tasso d’interesse reale ma è dato da una
componente autonoma del risparmio più una componente indotta dal reddito. Praticamente nel
paradosso della parsimonia le famiglie vogliono essere più parsimoniose, e possono decidere di farlo o
aumentando la componente autonoma del risparmio o aumentando la propensione marginale.
Presupponendo che le famiglie aumentino la componente autonoma del risparmio, essendo questa
esattamente uguale all’opposto della componente autonoma del consumo le famiglie andranno a
diminuire il consumo, ma una riduzione del consumo, trovandosi nel modello RS che prevede un
meccanismo basato sulle quantità farà si che di fronte ad una riduzione della domanda sarà ridotta
anche la quantità offerta e quindi la produzione da parte delle imprese, ma una riduzione della
produzione comporta una riduzione del reddito e questa riduzione del reddito comporterà una riduzione
della componente indotta al risparmio di un pari ammontare dell’aumento iniziale della componente
autonoma al risparmio e proprio per questo avremo che L’effetto cumulato delle variazioni del
risparmio deve essere uguale a zero dal momento che il livello degli investimenti essendo
esogenamente dato e non essendo variato ammette un unico valore di equilibrio del risparmio totale e
cioè quello iniziale.
Effetto di spiazzamento
Nel modello RS la politica fiscale espansiva si dimostra incapace a spingere la produzione al di là di
quella di lungo periodo producendo di riflesso lo spiazzamento completo della spesa privata.

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MODELLO IS-LM(KEYNESIANO) E IS-IT
Politica fiscale modello IS-IT
Nel modello IS-IT la politica fiscale espansiva ha la massima efficacia dal momento che l’effetto di
spiazzamento degli investimenti è del tutto assente.
Nel modello IS-IT l’aumento della spesa pubblica produce come al solito un effetto diretto sulla
componente autonoma della domanda effettiva e attraverso il moltiplicatore, dato il tasso d’interesse
iniziale, genera un aumento della produzione. L’aumento della produzione non genera alcun effetto di
retroazione monetaria, Infatti l’aumento della domanda di moneta transattiva conseguente all’aumento
del reddito viene soddisfatta interamente con un intervento della BC attraverso un’operazione di
mercato aperto, volta a ristabilire l’equilibrio del mercato delle attività finanziarie mediante un acquisto
di titoli e quindi una immissione di moneta nel sistema economico. Ne segue che, nel regime monetario
di tasso d’interesse fisso la politica fiscale ha la massima efficacia dal momento che il fenomeno della
retroazione monetaria viene neutralizzato dalla BC.
TRAPPOLA DELLA LIQUIDITA’
La trappola della liquidità è una situazione in cui il tasso d’interesse corrente si trova quasi al minimo
oppure al di sotto del tasso minimo critico; si diffonde nelle famiglie e nei soggetti economici l’idea
che questo tasso tenderà ad aumentare nel breve periodo e quindi tendono ad accumulare disponibilità
liquida. In questo caso nonostante il tasso sia particolarmente basso le famiglie tendono a non spendere
e mantenere disponibilità liquida tenendosi pronti per un eventuale rialzo.
Perchè?
Si tengono pronti per un eventuale rialzo, perché secondo Kane per la scelta del portafoglio tra moneta
e titoli, quando il tasso d’interesse corrente è superiore al tasso critico massimo e tenderà a calare, le
famiglie saranno disposte ad acquistare un portafoglio composto da soli titoli.
Perchè quando siamo in trappola della liquidità tutti prevedono un aumento del tasso d’interesse,
perché si tengono liquidi?
Poichè il rendimento di un titolo obbligazionario è pari al tasso d’interesse+ guadagno/perdita in conto
capitale e quindi se prevedo che il tasso d’interesse aumenti, mi aspetto che il prezzo domani possa
essere più basso, cioè un eventuale acquisto oggi mi porta ad una perdita in conto capitale.
Arbitraggista nel modello Keynesiano IS-LM
E’ necessario specificare propedeuticamente, che tra il prezzo dei titoli e il tasso d’interesse nominale
esiste una relazione inversa. Assumendo che nel sistema economico, i titoli emessi dalle AP e dalle
imprese siano perfetti sostituti tra loro e che quindi per l’individuo sia indifferente acquistare l’uno o
l’altro e inoltre ipotizzando che al tempo t = 1 il tasso d’interesse nominale sia pari a i e si consideri il
caso di un titolo con durata annuale che al tempo t = 2 prevede un pagamento di una somma di denaro
pari al rimborso. Sul mercato dei titoli per ipotesi agisce una particolare categoria di investitori che
sono chiamati arbitraggisti, che sono una categoria sempre pronta a sfruttare con immediatezza le
opportunità di profitto certo che si dovessero presentare sui mercati finanziari. La peculiarità degli
arbitraggisti consiste nell’attivazione del meccanismo riequilibratore del mercato dei titoli. Prendendo
in considerazione il caso di un arbitraggista, che conosce con certezza il prezzo del titolo, il rimborso
pagato dal titolo nel periodo successivo e il tasso d’interesse nominale di mercato. L’arbitraggista deve
stabilire se esistono le condizioni per prendere a prestito la somma di denaro necessaria all’acquisto del
titolo, così da realizzare un profitto certo. L’arbitraggista quindi, acquista il titolo nel caso in cui il
profitto che è pari alla differenza tra il rimborso e il costo dell’operazione finanziaria sia positivo. Nel
caso di una possibilità di un profitto certo ha tutta la convenienza a prendere a prestito la somma di
denaro necessaria all’acquisto del titolo. Le operazioni di arbitraggio determinano un eccesso positivo
di domanda sul mercato di titoli e quindi un rialzo del prezzo. Il meccanismo di aggiustamento procede
fino a quando il profitto certo non si annulla del tutto, e cioè quando il valore attuale del rimborso non
uguaglia il prezzo del titolo. Ne segue che il comportamento degli arbitraggisti determina un prezzo di
equilibrio dei titoli pari al valore attuale del rimborso. Inoltre, tra il prezzo del titolo e il tasso
d’interesse di mercato esiste una relazione inversa. Si ipotizzi ad esempio di partire da una situazione di
equilibrio del mercato dei titoli e si assuma una riduzione del tasso d’interesse. Il ribasso del tasso
d’interesse, aumenta il valore attuale del rimborso del titolo e attiva il meccanismo di arbitraggio che
determina un aumento della domanda di titoli e conseguentemente un aumento del prezzo del titolo pari
all’aumento iniziale del valore attuale del rimborso.
2-Funzione degli investimenti a livello di singola impresa
Dobbiamo partire dal presupposto che è il cambiamento più innovativo che si ha tra i vari modelli, cioè
il fatto che le imprese in questo caso vanno a cambiare la propria funzione di investimento. Inanzitutto
bisogna andare ad analizzare in primis l’investimento della singola impresa. Cioè l’impresa andrà a
decidere di investire se andrà a ipotizzare che nel futuro (T2) ci sarà un profitto; quindi alla fine la
scelta ricadrà su “faccio un investimento se ho un profitto altrimenti non lo faccio”, ovviamente ci sono
dei criteri che vengono utilizzati per effettuare questa scelta che sono: il criterio del valore attuale dei
ricavi futuri attesi e il criterio del tasso di efficienza marginale del capitale. Questi vanno a mettere in
correlazione il criterio del valore attuale dei ricavi futuri attesi e si avrà un profitto se l’investimento
che viene effettuato, quindi la spesa che viene effettuata è maggiore, uguale o minore del valore attuale
dei ricavi futuri. Quindi se il valore attuale dei ricavi futuri sarà maggiore dell’investimento avremo
l’attuazione del progetto; se fosse minore non avremo l’attuazione e se fosse uguale ci sarebbe una
situazione d’indifferenza. Se invece andassimo ad applicare il secondo metodo che sarebbe quello del
criterio del tasso di efficienza marginale del capitale, in questo caso sappiamo che andiamo a calcolare
il tasso di efficienza marginale del capitale, che è dato dall’uguaglianza dell’investimento che viene
effettuato e l’eventuale ricavo che si avrà dall’investimento. Andando a fare un confronto con il tasso
d’interesse reale avremo che se il tasso d’interesse reale atteso fosse maggiore del tasso di efficienza
marginale del capitale, non ci sarebbe l’attuazione del progetto, e invece ci sarebbe l’attuazione del
progetto se fosse minore.
1-retroazione monetaria
E’ un effetto della politica fiscale che viene applicata nel modello IS-LM, in questo caso sappiamo che
la retroazione monetaria, dato uno squilibrio nel mercato dei beni per andare a risolvere uno squilibrio
nel mercato dei beni, ci sarà la creazione di un ulteriore squilibrio sul mercato della moneta che
genererà a sua volta un ulteriore squilibrio sul mercato dei beni. La retroazione monetaria si realizza
sempre a prescindere se faccio una politica fiscale o una politica monetaria, poiché è un qualcosa di
strutturato al modello. Generalmente si associa alla politica fiscale però in realtà si verifica anche
quando fai una politica monetaria.
Moltiplicatore monetario
Il moltiplicatore monetario è uno strumento che mette in relazione l’offerta di moneta con la base
monetaria e che permette alla banca centrale attraverso il suo controllo di controllare l’offerta di
moneta tant’è vero che si può all’interno del modello IS-LM, definire l’offerta di moneta costante e
esogenamente data; quest’ultimo si può controllare, poiché la banca centrale conosce il rapporto tra il
circolante e i depositi, e sulla base di quest’ultimo può controllare il rapporto fra le riserve obbligatorie
e i depositi ovvero il coefficiente di riserva obbligatoria, quest’ultimo in una politica monetaria è
dunque la variabile fiscale che viene fissata ponendo l’offerta di moneta come obbiettivo finale,
controllando anche la base monetaria attraverso i tre canali di creazione di base monetaria che sono il
canale tesoro (sostanzialmente attraverso l’acquisto o la vendita di titoli attraverso il canale delle
aziende di credito, ovvero concedendo prestiti alle aziende di credito e controllando il tasso ufficiale di
sconto, e per ultimo, anche se questo canale viene controllato di meno abbiamo il canale S.
curva AS (modello IS-LM)
Nel modello IS-LM l’ipotesi di prezzi e salari monetari costanti consente di ricavare una curva AS
parallela all’asse delle ascisse: le imprese sono disposte a offrire al prezzo dato P* qualsiasi quantità di
beni richiesta dai settori economici (almeno fino al punto in cui l’intera forza lavoro viene utilizzata)
Effetto di spiazzamento modello IS-LM
E’ necessario propedeuticamente dire che le AP al fine di realizzare l’obiettivo finale della produzione
di pieno impiego possono manovrare diverse variabili fiscali strumentali quali i trasferimenti, l’aliquota
fiscale e la spesa pubblica. La politica fiscale espansiva, nel conseguimento della produzione di pieno
impiego, può generare un effetto di spiazzamento parziale degli investimenti. E’ necessario dire che il
moltiplicatore del reddito nel modello IS-LM è minore di quello del modello RS. Il motivo discende
dal meccanismo di trasmissione attivato dall’aumento della spesa pubblica. L’aumento di G produce
anzitutto l’effetto diretto sulla domanda effettiva che genera un eccesso di domanda effettiva sul
mercato dei beni e un conseguente aumento della produzione di beni e quindi del reddito. Questa volta
a differenza del modello RS, l’effetto della variazione iniziale della spesa pubblica non rimane
circoscritto al mercato dei beni. L’aumento del reddito spinge le famiglie ad aumentare la domanda di
moneta per il motivo delle transazioni in quanto essendo aumentato il volume della spesa necessitano
di una quantità maggiore di moneta per far fronte al maggiore livello di spesa. L’aumento della
domanda di moneta data la costanza dell’offerta, genera un eccesso di domanda positivo. Il
meccanismo di aggiustamento operante sul mercato delle attività finanziarie si attiva. Quindi le
famiglie per procurarsi la moneta aggiuntiva necessaria a sostenere il maggiore volume di spese
offrono titoli e quindi determinano un eccesso negativo di domanda sul mercato dei titoli. Per
conseguenza, il prezzo dei titoli diminuisce e il tasso d’interesse aumenta. L’aumento del tasso
d’interesse se da una parte ristabilisce l’equilibrio sul mercato dei titoli e della moneta, dall’altra,
determina uno squilibrio sul mercato dei beni. L’aumento del tasso d’interesse si ripercuote sul mercato
dei beni generando un effetto di spiazzamento, ossia una riduzione degli investimenti privati e quindi
della domanda effettiva. Ce prende il nome di retroazione monetaria.
Modello di Poole
E’ correlato alla scelta del regime in un contesto di incertezza da parte della banca centrale in relazione
al regime monetario.
E’ necessario specificare che in assenza di incertezza, il regime monetario basato sul controllo
dell’offerta di moneta e quello incentrato sul tasso d’interesse sono equivalenti nel raggiungimento
dell’obiettivo finale della produzione di pieno impiego.
In presenza di disturbi si avrà una situazione in cui si avrà la superiorità di un regime sull’altro; ad
esempio se il mercato dei beni è più disturbato del mercato della moneta, allora la BC opterà per un
regime monetario basato sul controllo dell’offerta di moneta mentre, nel caso opposto, sceglierà un
regime incentrato sul controllo del tasso d’interesse.
Stabilità modello IS-LM
Nel modello IS-LM si ha che la stabilità dell’equilibrio è assicurato dagli aggiustamenti delle quantità
nel mercato dei beni e dalla perfetta flessibilità dei prezzi dei titoli e, quindi, del tasso d’interesse sul
mercato delle attività finanziarie.
Nel nel modello IS-LM l’equilibrio macroeconomico è una combinazione di reddito e tasso d’interesse
che stabilisce l’equilibrio simultaneo nei mercato dei beni e nel mercato della moneta.
Nel breve periodo si avranno 4 proprietà:
-Equilibrio di sottoccupazione:poichè esiste un unico livello di equilibrio della produzione, e quindi del
reddito, che non necessariamente coincide con quello di pieno impiego.
-Principio domanda effettiva: Nel modello IS-LM il livello di equilibrio della produzione dipende dal
livello della domanda effettiva.
- Oscillazioni cicliche: Nel modello IS-LM le oscillazioni cicliche della produzione corrente intorno al
livello di pieno impiego sono riconducibili ai disturbi che colpiscono la componente autonoma della
domanda effettiva.
- Stabilità dell’equilibrio macroeconomico: Nel modello IS-LM la stabilità dell’equilibrio è assicurato
dagli aggiustamenti delle quantità nel mercato dei beni e dalla perfetta flessibilità dei prezzi dei titoli e,
quindi, del tasso d’interesse sul mercato delle attività finanziarie.
Di cui:Equilibrio di sottoccupazione, Principio domanda effettiva,Oscillazioni cicliche, sono uguali al
caso del modello RS

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MODELLO IS-LM-AS E IS-IT-AS
curva AD nel modello IS-LM-AS
La curva AD (Aggregate Demand) è la rappresentazione grafica della seguente equazione che
garantisce l’equilibrio simultaneo del mercato dei beni e della moneta ed è data da tutte le
combinazioni Della quantità e del prezzo in corrispondenza dei quali il mercato dei beni e quello della
moneta sono in equilibrio, ovvero rappresenta la quantità di beni domandata in corrispondenza di un
dato livello dei prezzi, nell’ipotesi che le imprese a quel dato livello dei prezzi sono disposte a offrire
una quantità di beni esattamente pari a quella domandata è necessario nominare l’Effetto Keynes,
Infatti una riduzione di prezzo produce un aumento della domanda effettiva attraverso un meccanismo
di trasmissione definito effetto Keynes il quale è la spiegazione economica dell’inclinazione negativa
della curva AD. Data la moneta nominale in circolazione nel sistema economico una riduzione del
livello dei prezzi produce una riduzione della domanda di scorte nominali monetarie (cioè la domanda
di moneta nominale) – pari alla domanda di scorte reali monetarie moltiplicata per i prezzi . Ne
discende che nel sistema economico “c’è troppa moneta”: l’offerta di moneta nominale è maggiore
della domanda di moneta nominale. Infatti a seguito della riduzione dei prezzi, gli individui al fine di
sostenere l’acquisto di beni programmati in termini reali necessitano di un ammontare di moneta
nominale minore di quella precedente alla riduzione del prezzo. L’eccesso positivo di scorte monetarie
nominali (ciò significa che l’offerta di moneta nominale è maggiore della domanda nominale) viene
utilizzata per acquistare l’unica attività finanziaria sostitutiva della moneta i.e. i titoli. L’aumento della
domanda di titoli produce un aumento del prezzo dei titoli e una riduzione del tasso d’interesse
nominale. La diminuzione del tasso d’interesse nominale produce un effetto di ritorno sul mercato dei
beni, che è positivo e cioè un aumento degli investimenti e quindi un aumento della produzione. Si noti
tuttavia che l’effetto Keynes è operativo fino a quando l’economia non raggiunge la trappola della
liquidità. Infatti una volta che il sistema economico ha raggiunto il tasso d’interesse critico minimo
qualsiasi riduzione dei prezzi non è in grado di ridurre ulteriormente il tasso d’interesse nominale e
quindi di stimolare gli investimenti. Ne segue che in presenza della trappola della liquidità la curva AD
diventa perpendicolare all’asse delle ascisse. La posizione della curva AD dipende dai parametri delle
funzioni del mercato dei beni e della moneta e in particolare dalla parte esogena della componente
autonoma della domanda effettiva e dell’offerta di moneta nominale.
Curva AS nel modello IS-LM-AS/IS-IT-AS)
La curva AS (cioè Aggregate Supply) è la rappresentazione grafica dell’equazione di equilibrio del
mercato del lavoro ed è data da tutte le combinazioni di prezzi, e quantità offerta di beni, in
corrispondenza delle quali domanda e offerta di lavoro coincidono. La curva AS, rappresenta la
condizione di equilibrio del mercato del lavoro espressa in termini di relazione tra livello dei prezzi e
quantità offerta di beni. Le proprietà della curva AS sono che vi è una relazione crescente tra prezzo e
quantità offerta di beni. Poiché dato il salario monetario un aumento dei prezzi produce una riduzione
del salario reale, un aumento della domanda di lavoro e quindi date la funzione di produzione e
l’ipotesi di offerta di lavoro infinitamente elastica al salario corrente, un aumento della produzione.
Siamo di fronte a una relazione decrescente in quanto dato il salario monetario fissato
contrattualmente, un aumento dei prezzi riduce il salario reale. In corrispondenza di un livello dei
prezzi maggiore di quello iniziale, il sistema economico determina un livello di occupazione maggiore,
e quindi un’offerta di beni maggiore di quella iniziale. Abbiamo quindi che un aumento dei prezzi dato
il salario monetario genera un aumento della quantità offerta di beni. Si noti infine che nel momento in
cui la domanda di lavoro uguaglia l’ammontare delle forze lavoro la curva AS diventa perpendicolare
all’asse delle ascisse. La posizione nel piano della curva AS dipende dai parametri della funzione di
produzione, della funzione di domanda di lavoro e della funzione di offerta di lavoro (nel caso di
concorrenza imperfetta dal salario monetario contrattuale). Nel modello macroeconomico generale
dunque, l’economia oltre a essere colpita da disturbi che colpiscono il sistema economico dal lato della
domanda, può essere soggetta a disturbi provenienti dal lato dell’offerta e cioè a disturbi che colpiscono
i fondamentali del mercato del lavoro. In generale si possono distinguere due tipi di disturbi dal lato
dell’offerta: i disturbi sullo stato del progresso tecnico che colpiscono la funzione di produzione e
quindi la domanda di lavoro e i disturbi sui costi di produzione che modificano i prezzi dei fattori
produttivi e considerando l’ipotesi che il lavoro è l’unico fattore produttivo variabile, consistono in
variazioni del salario monetario contrattuale.
Disoccupazione involontaria (unico caso IS-LM-AS e IS-IT-AS)
Nel mercato del lavoro nel modello IS-LM-AS, si ha l’esistenza di un equilibrio che è contraddistinto
dalla presenza di disoccupazione involontaria, cioè vi è la presenza di individui che seppur desiderosi
di lavorare al salario reale corrente non riescono a soddisfare i propri intenti. Nella situazione di
equilibrio si ha infatti e disoccupazione involontaria e quindi non c’è market clearing sul mercato del
lavoro. In riferimento alla rigidità del salario monetario, il mercato del lavoro non riesce a determinare
autonomamente il livello di equilibrio del salario reale e quindi dell’occupazione. L’ipotesi di
un’offerta di lavoro infinitamente elastica al salario monetario esogenamente dato implica che il livello
di equilibrio dell’occupazione, è determinato unicamente dalla domanda di lavoro una volta noto il
prezzo. Nel mercato del lavoro si stabilisce un equilibrio in cui permane un eccesso negativo di
domanda di lavoro pari all’ammontare totale di lavoratori disoccupati. La disoccupazione complessiva
corrente può essere scomposta in due componenti, la disoccupazione naturale e quella ciclica. Dove la
disoccupazione naturale è composta da tutti quei lavoratori che facendo riferimento alla curva di offerta
di lavoro, esibiscono un salario di riserva maggiore di quello coerente con la piena occupazione e
quindi qualora il sistema economico fosse caratterizzato da concorrenza perfetta nel mercato del lavoro
e si trovasse in un equilibrio di pieno impiego, deciderebbero volontariamente di non lavorare.
La disoccupazione ciclica invece, è costituita da quel gruppo di lavoratori che facendo riferimento alla
curva di offerta di lavoro, esibiscono un salario di riserva minore. Quindi sarebbero disposti a lavorare
qualora prevalesse una forma di mercato di concorrenza perfetta. Tuttavia dato il salario reale, la
presenza del sindacato implica che la domanda di lavoro risulti minore di quella coerente con
l’equilibrio di pieno impiego sicché in questo gruppo di individui pur essendo disposto a lavorare al
salario reale corrente, non ci riesce. La disoccupazione ciclica quindi è composta dai disoccupati
involontari.
Effetto pigou
L’effetto Pigou, consiste nell’aumento della domanda effettiva determinato da un aumento di quella che
è la ricchezza reale netta del settore privato attraverso la riduzione dei prezzi. Un ipotetico aumento
della ricchezza netta reale del settore privato, a parità d’interesse nominale, genera un aumento della
domanda effettiva e della produzione e quindi graficamente si avrà come conseguenza lo spostamento
della curva dell’equilibrio del mercato dei beni verso destra. Dobbiamo valutare però due casi critici:
Anzitutto la riduzione dei prezzi potrebbe condurre al fallimento le imprese fortemente indebitate e
produrre un effetto depressivo sulla domanda effettiva.
In secondo luogo, qualora i settori economici ritenessero che la riduzione dei prezzi fosse destinata a
protrarsi nel tempo, potrebbero essere indotti a posticipare gli acquisti.
In presenza di uno stato delle aspettative caratterizzato da previsioni di riduzioni ulteriori dei prezzi,
l’effetto Pigou potrebbe essere disattivato e la domanda effettiva potrebbe rimanere invariata.
In conclusione avremo quindi che la riduzione dei prezzi, genera effetti contrastanti sulla domanda
effettiva, per cui l’effetto complessivo dipende dalla forza relativa dei singoli effetti.
Prendendo in considerazione due casi opposti, avremo due situazioni:
Un primo caso è costituito da un effetto Pigou forte e assenza della trappola della liquidità. Avremo
quindi che l’effetto Keynes è attivo e un effetto Pigou particolarmente forte da stimolare in maniera
decisa la domanda effettiva. La somma cumulata dei due effetti positivi è tale da più che compensare
gli effetti negativi sulla domanda aggregata.
Nel secondo caso invece ci troviamo in una situazione in cui l’effetto Pigou debole e vi è la trappola
della liquidità. In queste circostanze, la trappola della liquidità impedisce la riduzione del tasso
d’interesse mentre l’effetto Pigou in quanto debole, non riesce a contrastare i primi due effetti negativi.
In conclusione, la riduzione dei prezzi avvia un processo destabilizzante, in quanto, alla riduzione dei
prezzi si associa una riduzione della produzione di equilibrio che a sua volta ingera una nuova
contrazione dei prezzi.
Mercato del lavoro (modello IS-LM-AS)
In questo caso a differenza del modello classico, si ha l’ipotesi che sia i lavoratori che le imprese, si
riuniscono nelle rispettive organizzazioni sindacali, che sulla base del loro potere di mercato
contrattano collettivamente il salario monetario per le rispettive parti.
Il mercato del lavoro dunque si caratterizza per l’ipotesi di concorrenza imperfetta.
Avremo infatti che i sindacati e le imprese negoziano contratti collettivi e fissano il salario monetario a
un livello costante per un periodo pluriennale.
Dove il salario monetario è esogeno e rigido; il salario monetario è fissato prima di conoscere il livello
dei prezzi, e vi sono aspettative statiche, ovvero che gli agenti economici formano aspettative sulla base
dell’informazione passata.
Le determinanti del livello del salario monetario fissato esogenamente sono il livello atteso dei prezzi e
la forza contrattuale del sindacato. Vi è inoltre rigidità del salario monetario sia verso l’alto che verso il
basso. Avremo che il salario reale percepito dai lavoratori, dipende positivamente dal salario monetario
contrattuale e negativamente dal livello corrente dei prezzi.
Per quanto riguarda l’Offerta di lavoro: la funzione di offerta di lavoro sindacale è infinitamente
elastica al salario reale determinato dal mercato. , inoltre l’ipotesi di un mercato dei beni perfettamente
concorrenziale implica che le imprese assumino dato il prezzo dei beni. La domanda di lavoro
analogamente al modello classico dipende inversamente dal salario reale determinato dal mercato.
Infine nel modello IS-LM-AS con imperfezioni nel mercato del lavoro si ha una curva AS crescente. In
un mercato del lavoro caratterizzato dalla presenza di organizzazioni sindacali che fissano a un livello
costante il salario monetario per tutta la durata del contratto, le imprese sono disposte ad offrire una
quantità maggiore di beni solo nel caso in cui si realizzi un rialzo dei prezzi capace di ridurre il salario
reale corrente.
Per quanto riguarda L’equilibrio del mercato del lavoro, dato un livello generale dei prezzi il mercato
del lavoro raggiunge un equilibrio che non necessariamente è di pieno impiego, dato che il mercato del
lavoro non riesce a determinare autonomamente il livello di equilibrio del salario reale e quindi
dell’occupazione. Abbiamo infatti la presenza di disoccupazione involontaria e cioè dalla presenza di
individui che, seppur desiderosi di lavorare al salario reale corrente, non riescono a soddisfare i propri
intenti.
Deflazione(modello IS-LM-AS)
Nel modello IS-LM-AS si ha la rigidità del salario monetario e non abbiamo un meccanismo
riequilibratore del sistema economico dato dalla flessibilità dei prezzi.Una riduzione dei prezzi in
questo caso genera fondamentalmente 5 effetti:
1-Un effetto riduzione del salario reale
2-Un effetto ridistributivo, dovuto ad un aumento del debito reale(poichè si ha un aumento della
consistenza del debito da risarcire e degli interessi da pagare.
3-Effetto keynes (che fondamentalmente ha un ruolo di stimolatore sulla domanda efferttiva tranne nel
caso in cui si cada nella trappola della liquidità)
4-Effetto Pigou (attraverso un aumento della ricchezza e uno stimolo della domanda effettiva)
5-Aumento del tasso d’interesse reale atteso (determinando un effetto di contrazione degli investimenti.
L’effetto finale della deflazione non è certo, dipende dal risultato della forza dei signoli effetti.
I due casi estremi sono assenza della trappola della liquidità con la presenza dell’effetto pigou, e un
secondo caso con presenza della trappola della liquidità e presenza di un effetto pigou debole.
Curva IS
Equilibrio mercato dei beni. La curva IS (Investment-Saving) è la rappresentazione grafica
dell’equazione di equilibrio del mercato dei beni ed è data dall’insieme di tutte le combinazioni di
produzione e tasso d’interesse in corrispondenza delle quali il mercato dei beni è in equilibrio.
Per quanto riguarda le proprietà abbiamo:
-Pendenza negativa
-I punti esterni alla curva IS sono i punti di disequilibrio, dato da un eccesso negativo o positivo della
domanda effettiva.
Domanda di moneta speculativa nel modello keynesiano o IS-LM
I motivi per i quali si trattiene moneta sono 3: precauzionale(correlato agli imprevisti), transazionale e
speculativo.
Nel modello Keynesiano, le famiglie tendono a considerare la moneta come riserva di valore.
L’elemento centrale della domanda di moneta speculativa è il tasso d’interesse critico, che è
esogenamente dato dalle aspettative delle famiglie sul tasso di interesse nominale futuro e rappresenta
quel tasso d’interesse a cui la famiglia si aspetta che torni il tasso d’interesse corrente, che la famiglia
reputa normale.
Le famiglie hanno tassi d’interesse critici differenti, infatti si ha una divergenza tra le aspettative sul
tasso d’interesse nominale futuro tra le famiglie. I due portafogli ammissibili sono formati
completamente da titoli o completamente da moneta.
La domanda di moneta speculativa keynesiana, a livello aggregato dipende inversamente dal tasso
d’interesse. Per giungere a questa conclusione è necessario ordinare tutti I tassi d’interesse critici delle
famiglie in modo decrescente, avremo due valori esterni, rispettivamente il tasso d’interesse critico
minimo e il tasso d’interesse critico massimo. Quando il tasso d’interesse corrente è maggiore del tasso
d’interesse critico massimo, tutte le famiglie si aspettano una riduzione del tasso d’interesse corrente e
quindi scelgono un portafoglio con soli titoli (la domanda aggregata quindi sarà nulla); si avrà invece
una situazione in cui le monete scelgono un portafoglio di sola moneta nel caso in cui il tasso
d’interesse corrente scende al di sotto del tasso d’interesse critico massimo, alcune famiglie si
troveranno nella posizione in cui il tasso d’interesse cretico si trova al di sopra di quello corrente e di
conseguenza decidono per un portafoglio formato da sola moneta. Le famiglie che decidono per un
portafoglio costito da sola moneta aumenteranno al diminuire del tasso d’interesse nominale corrente e
questo trend sarà collegato ad un aumento della domanda di moneta aggregata.
Questo perchè quando il tasso d’interesse nominale scende al di sotto del tasso d’interesse critico
minimo, si forma una situazione un cui le aspettative sono relative ad un’aumento del tasso d’interesse
al di sopra del tasso d’interesse critico delle famiglie e quindi si tengono liquide in attesa di acquistare
il titolo nei periodi successivi.
Questo è dovuto al fatto che il rendimento di un titolo obbligazionario è pari al tasso d’interesse+
guadagno/perdita in conto capitale e quindi se prevedo che il tasso d’interesse aumenti, mi aspetto che
il prezzo domani possa essere più basso, cioè un eventuale acquisto oggi mi porta ad una perdita in
conto capitale.
Effetto keynes
L’effetto keynes afferma che una riduzione dei prezzi determina un aumento della domanda effettiva
(che è anche la spiegazione della curva AD). Si tratta di un meccanismo di trasmissione.
Prendendo in considerazione un sistema economico, e una data quantità di moneta in circolazione in
questo sistema economico, una riduzione dei prezzi ha come conseguenza una riduzione delle scorte
monetarie, poiche non varia L. Nel sistema economico avremo un eccesso di moneta, e con la riduzione
dei prezzi, gli individui necessiteranno di un ammontare di moneta nominale minoreper acquistare I
beni programmati rispetto alla situazione precedente. In questa situazione, gli individui useranno
l’eccesso di moneta per acquistare titoli, con conseguente aumento di prezzo dei titoli e una riduzione
del tasso d’interesse nominale, che avrà un effetto sul mercato positivo con un conseguente aumento
degli investimenti e un aumento della produzione.

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