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CAPITOLO 1

Nel primo capitolo si delineeranno gli elementi microeconomici e giuridici


preparatorii alla comprensione dei futuri capitoli, mantenendo particolare
attenzione sui tratti che risultano rilevanti per il diritto antitrust ed i prezzi
predatori.

1.1 IMPRESA
Secondo l’articolo 2082 del Codice Civile ( R.D. 16 marzo 1942, n. 262)
L’impresa è l’attività in quanto serie coordinata di atti unificati da una
funzione unitaria, caratterizzata da uno specifico scopo . ossia produzione o
scambio di beni e servizi , sia da specifiche modalità di svolgimento che si
concretizzano in organizzazione , economicità . professionalità.
Secondo un’ aspetto economico per impresa si intende l’utilità produttiva
fondamentale in un’economia di mercato o mista.
Per utilità produttiva ci si riferisce al complesso di manodopera , conoscenza
e capitali che possiede particolari ineludibili quali l’efficienza e la
sistematicità , ovvero, l’organizzazione produttiva. Ciò nonostante, il concetto
e la definizione di impresa muta a seconda della disciplina che prendiamo in
considerazione.
Sempre da un punto di vista economico, l’impresa raffigura l’ente che acquista
determinati input , ossia capitale e lavoro, col fine ultimo di generare e
vendere beni e servizi , cioè output. Il fine ultimo delle imprese è quello di
conseguire profitti , ossia la differenza tra ricavi totali e costi totali, che
possano remunerare l’impegno del soggetto economico : l’imprenditore
Secondo il Codice Civile “È imprenditore chi esercita professionalmente
un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di
beni o di servizi.”
Gli fondamenti che rappresentano l’impresa sono : l’imprenditore , inteso
come manager o proprietario , e la tecnologia ossia , i differenti modi di
combinare i fattori produttivi per ottenere un prodotto/ servizio finale.
Tale definizione , venne elaborata alla fine del XIX secolo, e quindi ,studia
l’impresa come il luogo della produzione e della trasformazione di input in
output.
Secondo la teoria neoclassica dell’impresa, essa deve essere gestita da un
imprenditore che abbia un comportamento razionale; ed inoltre, che abbia una
conoscenza perfetta del mercato e che gli oneri ed i benefici della suddetta
siano espressi dai ricavi e dai costi; ulteriormente per raggiungere l’obbiettivo
quale, massimizzazione dei profitti , l’imprenditore o manager deve chiarire
due problemi:
1) In primis , analizzare la tecnologia a disposizione e riuscire a combinare
gli input per ottenere gli output in modo efficiente , quindi terrà in
considerazione le tecniche Pareto Efficienti.
Cosi facendo, l’imprenditore potrà operare a sua scelta e giungere alla
funzione di produzione .

Secondo il testo , I PRINCIPI DI ECONOMIA , 5 Ed., Zanichelli 2012 :


Quest’ultima è “ la relazione tra le quantità di produzione di un bene
economico e le quantità dei singoli fattori di produzione . Essa è una funzione
matematica che mette in relazione il flusso di un bene prodotto Y e il flusso
degli n fattori produttivi X utilizzati nel processo produttivo in un determinato
periodo di tempo. Dato un insieme di produzione Z , la funzione di produzione
associa la quantità massima di produzione ottenibile con una determinata
combinazione di quantità dei fattori produttivi, in un determinato periodo di
tempo , a parità di capitale . Nel caso più semplice di un prodotto Y e di un
fattore X la funzione di produzione è formulata nel seguente modo : Yq=f(xq).

Oltre a ciò , l’imprenditore dovrà definire la scala di produzione in modo da


conseguire l’obiettivo di massimo profitto. Per la regola marginalista di
massimizzazione del profitto , l’impresa produrrà le quantità di output tale che
il ricavo marginale eguagli il costo marginale
Quindi il manager o imprenditore si limiterà ad analizzare il procedimento di
trasformazione e di combinazione dei fattori , successivamente alla scelta della
funzione di produzione.

Per quanto riguarda sempre tale concetto di impresa , il diritto comunitario ,


quindi , la giurisprudenza ha cercato di elaborare tale nozione. Secondo la
Corte di giustizia della comunità Europea “ nel contesto del diritto della
concorrenza, la nozione di impresa abbraccia qualsiasi entità che svolge
un’attività economica indipendente dal suo status giuridico e dal suo modo di
finanziamento , e che l’attività di collocamento è un’attività economica” (corte
di giustizia , 23 aprile 1991). Questa nozione, secondo la Corte di Giustizia è
indipendente da uno scopo di lucro e di una personalità giuridica, ciò che
realmente deve essere fondamentale è quindi lo svolgimento dell’attività
economica , necessariamente dietro il corrispettivo di un prezzo , ossia la
remunerazione. Per concludere , tale dottrina denota l’adozione di un regime
estensivo e trascura un regime comunitario , ponendo un’analisi sul criterio
comunitario. Mentre , l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
(A.G.C.M) italiana , elabora una nozione di impresa in linea con quella
comunitaria. Nella normativa degli Stati Uniti viene meno una esplicita e
chiara enunciazione del concetto di company. Ciò nonostante , consideriamo
sovrapponibile la nozione di impresa fornita dall’analisi economica con quella
delle scienze giuridiche in materia di antitrust , essendo fondato su concetti
molto estesi, tesi a far rientrare in tale categoria una proficua numerazione di
fattispecie.

1.2 IL MERCATO
L’impresa , considerata unità primaria del sistema economico , opera in stratta
simbiosi con un contesto esterno con il quale si confronta continuamente, con
cui crea relazioni e verso cui indirizza i risultati della propria attività e da cui
riceve stimoli e condizionamenti. L’ambiente in cui l’impresa agisce può
essere visto da due diverse angolazioni : come il microambiente e il macro
ambiente. Il micro ambiente è l’insieme dei soggetti con cui l’impresa
interagisce , mentre il macro ambiente è una combinazione di elementi di varia
natura che non possono essere ignorati dall’imprenditore nel momento in cui
stabilisce le proprie strategie. Il contesto generale ove l’impresa svolge le
inerenti funzioni può essere indicato con il termine di mercato.
In economia , con il termine di mercato, indichiamo un luogo (anche in
senso figurato) e al contempo anche il momento in cui vengono realizzati
gli scambi economico-commerciali, quindi dove vengono acquistati e ceduti
materie prime , beni, servizi, denaro , strumenti finanziari del particolare
sotto sistema economico di riferimento;
1.2.1 CURVE DI DOMANDA E DI OFFERTA E PREZZO DI EQUILIBRIO

in termini microeconomici e macroeconomici , il mercato , viene definito come il


punto d’incontro della domanda e dell’offerta.

Per domanda , in microeconomia , s'intende la quantità di consumo richiesta dal


mercato e dai consumatori di un certo bene o servizio, dato un determinato prezzo
e quanto pagherebbero se tale prezzo variasse. In macroeconomica, per la scuola
neoclassica è l'insieme delle domande dei singoli consumatori costituisce la
domanda collettiva o domanda aggregata.
Ci sono diversi fattori che influenzano la domanda: Il prezzo del bene acquistato;
Il prezzo dei beni complementari e succedanei; Il reddito del consumatore; Le
aspettative soggettive dei consumatori; Il costo del denaro; L'elasticità o la rigidità
della domanda ed infine i bisogni del consumatore.
Per studiare in dettaglio le caratteristiche del mercato bisogna cominciare da
un’analisi della determinazione della domanda e dell’offerta in particolare
analizzando la curva di offerta e di domanda aggregata.

La curva di domanda aggregata ha inclinazione negativa ed indica in ciascun


punto la quantità di prodotto che gli acquirenti nel loro insieme sono disposti ad
acquistare a quel dato prezzo. L’inclinazione negativa implica che , per prezzi più
bassi, la quantità che la domanda aggregata (i consumatori nel loro complesso) è
disposta ad acquistare è superiore che per prezzi più elevati. La relazione fra
prezzo e quantità domandata è dunque negativa.
La curva di offerta aggregata invece, presenta inclinazione positiva. Questa indica
in ciascun punto la quantità di prodotto che i venditori/ produttori nel loro insieme
sono disposti a vendere a quel dato prezzo . l’inclinazione positiva implica che ,
per prezzi più alti , la quantità che i venditori è disposto a cedere sul mercato è
superiore che per prezzi più bassi; quindi la relazione tra prezzo e quantità offerta
è dunque positiva.
Un elemento fondamentale nell’analisi del mercato è rappresentato dalla
distinzione tra curva di domanda e offerta individuale e aggregate. Nella figura
precedente sono state descritte curve di domanda ed offerta aggregata; queste
curve in realtà rappresentano la somma o l’aggregazione delle curve di domanda
individuali di ciascun soggetto che accede al mercato in quantità di acquirente ( o
venditore).

In questa figura osserviamo come un insieme di domanda individuali può


essere sommato orizzontalmente per dar luogo alla domanda aggregata. Le
intercette verticali della curva di domanda individuale sull’asse delle ordinate
il prezzo di riserva dell’acquirente , ovvero il prezzo massimo che il
consumatore individuale è disposto a pagare per acquistare un’unità della
merce oggetto di scambio.

Analizzando la curva di offerta aggregata si può giungere alla conclusione che


essa sia la somma orizzontale di offerta individuale dei singoli produttori; tali
curve illustrano , per un dato prezzo di mercato, la quantità dei singoli
produttori che sono disposti a vendere. Anche in questo caso l’intercetta
verticale della curva di offerta individuale indica il prezzo di riserva
dell’offerente, ossia il prezzo minimo sulla curva di domanda al quale
l’offerente è disposto a mettere in vendita un’unità del prodotto.

Dopo aver analizzato la curva di domanda e offerta è possibile esaminare il


prezzo e una quantità di equilibrio come risultato spontaneo del processo di
contrattazione a livello decentralizzato tra i singoli partecipanti.

Il prezzo di equilibrio è quello in corrispondenza del quale le curve di


domanda e di offerta si incontrano. Nella letteratura anglosassone il prezzo
viene definito con il termine market clearing , ossia prezzo in grado di “pulire
il mercato” da ogni eccesso di domanda o di offerta. Inoltre si può costituire
un quadro sinottico degli effetti sui prezzi di equilibrio sulla base delle
combinazioni di variazioni della domanda e dell’offerta.

1. In caso di spostamento verso destra della curva di domanda ( shock


positivo sui gusti dei consumatori ecc) e spostamento verso destra della
curva di offerta ( innovazione tecnologica , riduzione dei costi) i due
effetti, entrambi positivi sulle quantità , tendono a sommarsi generando un
aumento della quantità scambiata. Gli effetti sui prezzi sono il primo
positivo e il secondo negativo e tendono a controbilanciarsi.
2. In caso di spostamento verso destra della curva di domanda ( shock
positivo dei consumatori , aumento di reddito , ecc.) e spostamento verso
sinistra della curva di offerta ( aumento dei costi di produzione) i due
effetti positivi sui prezzi si sommano e l’effetto finale è positivo. Gli
effetti sulle quantità sono invece il primo positivo e il secondo negativo ,
anche in questo caso si controbilanceranno.
3. In caso di spostamento verso sinistra della curva di domanda ( shock
negativo sui gusti per l’ingresso, nel mercato, di un bene sostituto più
conveniente) e spostamento verso sinistra della curva i domanda , i due
effetti sui prezzi , il primo negativo e il secondo positivo, vanno in
direzione opposta e si controbilanceranno. La variazione del prezzo
dipenderà da quale degli effetti prevale , mentre la quantità scambiata sarà
ridotta.
4. In caso di spostamento verso sinistra della curva di domanda e
spostamento verso destra della curva di offerta i due effetti negativi sui
prezzi verranno sommati e nell’effetto conclusivo si si avrà una
diminuzione dei prezzi in maniera significativa . gli effetti sulla quantità
tenderanno a controbilanciarsi.

1.3 MERCATI DI CONCORRENZA PERFETTA ED IMPERFETTA.


Fino a quando persisterà una pluralità di sistemi economici si potrà parlare
dunque al plurale di mercati. Solitamente , con il termine mercato si va ad
indicare il sistema economico più precisamente definito economia di mercato.
L’economia di mercato è un sistema economico in cui le decisioni in materia
di investimenti, produzione e distribuzione vengono guidate dai segnali di
prezzo creati dalle forze della domanda e dell'offerta. La principale
caratteristica di un'economia di mercato è l'esistenza di mercati dei fattori che
svolgono un ruolo dominante nell'allocazione dei beni capitali e dei beni di
produzione. Lo Stato ha l’ incarico di stabilire condizioni tali da assicurare la
concorrenza tra gli operatori di mercato , circoscrivendo il meno possibile la
loro libertà d’azione.
È possibile distinguere due tipologie di mercati : mercati di concorrenza
perfetta e mercati di concorrenza imperfetta.

Un mercato perfettamente concorrenziale soddisfa quattro condizioni:


1) I soggetti seguono un comportamento massimizzante: i produttori che
trasformano input in output , massimizzano il profitto economico sotto
vincoli di costo , i consumatori che acquistano output massimizzano la
loro funzione di utilità sotto vincoli di reddito.
2) Le decisioni degli agenti nei mercati sono tra loro indipendenti : non vi
sono collusioni o coalizioni e le decisioni di produzione e di consumo non
generano effetti esterni.
3) Il numero di compratore e venditori è sufficientemente elevano da far sì
che nessuno sia in grado di esercitare un’influenza significativa sulle
quantità comprate o vendute sul mercato ; l’intensità della concorrenza dei
mercati è misurata dal numero degli operatori presenti in un certo settore,
da ciò segue che gli agenti sono price-takers.
4) Produttori e consumatori hanno informazioni complete circa le possibilità
di produzione e di consumo , non c’è dunque incertezza ne asimmetrie
informative tra gli agenti.( riferimento al testo di microeconomia IL
MULINO/MANUALI)
Quindi una o più condizioni ideali di mercato conducono , a seconda delle
circostanza al monopolio, all’oligopolio o ala concorrenza monopolistica.

Un mercato perfettamente concorrenziale è costituito ampiamente da


numerosi compratori e venditori , in modo che nessun singolo compratore
o venditore possa influenzare significativa i prezzi. Il mercato
perfettamente concorrenziale è di fatto un modello ideale in quanto tutti i
mercati reali esistenti non raggiungono tutte le precedenti condizioni, pur
tuttavia esistono dei mercati reali che si avvicinano molto alla nozione di
mercato perfettamente concorrenziale come ad esempio la maggior parte
dei mercati agricoli, il mercato del rame ed altri mercati, costituiti solo da
un numero circoscritto di produttori, possono essere trattati per semplicità
come se fossero mercati concorrenziali. Quindi , per l’impresa un mercato
sarà perfettamente concorrenziale se ritiene che il prezzo di mercato è
indipendente dal appartenente livello di produzione, così facendo
l’impresa potrà vendere le quantità di prodotti che desidera senza
apportare alcuna modifica al prezzo di mercato. Quindi , all’interno di un
mercato perfettamente concorrenziale l’impresa potrà vendere qualsiasi
quantità di beni e servizi ed il prezzo di mercato sarà indipendente dalle
vendite proprie dell’impresa, ed ha come unico limite il punto d’incontro
tra la domanda e l’offerta.
Il mercato di concorrenza perfetta è fortemente desiderabile perché è
costituito da caratteristiche che nessun’altra forma di mercato possiede.
Ci riallacciamo al pensiero del filosofo ed economista Adam Smith (1723-
1790), egli descrisse gli effetti della iniziativa individuale introducendo il
concetto della mano invisibile; con tale concetto Smith intendeva
esprimere la capacità del mercato di garantire che scelte economiche
compiute da ogni singolo soggetto in vista del perseguimento d’interesse e
soddisfazione personale avessero esiti benefici dal punto di vista
dell’intera società; quindi i benefici dello scambio tra venditori e
compratori permettono di giungere ad un benessere sociale.( tale benessere
viene usato in economia , per esprimere e quantificare i benefici che gli
agenti economici sono in grado di generare attraverso scambi reciproci e
viene calcolato come la somma tra i benefici (surplus) ricevuti dei diversi
agenti economici , ossia il surplus dei consumatori e quello dei produttori.)
Quando parliamo di benessere sociale facciamo riferimento a due dei
teoremi fondamentali della economia del benessere studiati da un altro
massimo rappresentante , Pareto. Il primo teorema fondamentale
dell’economia del benessere afferma che ogni allocazione di equilibrio
economico generale di perfetta concorrenza è un ottimo paretiano , difatti ,
rispetto al concetto di mano invisibile , tale teorema precisa anzitutto il
regime di mercato capace di portare all’ottimo e ciò viene individuato
nella concorrenza perfetta. Inoltre , il teorema precisa che l’ottimo
paretiano scaturisce quando i mercati sono completi ossia esistono per tutti
i beni e servizi prodotti. Ulteriormente bisogna tenere in considerazione
la relazione tra efficienza ed equità, dopo aver analizzato il mercato
perfettamente concorrenziale ed averlo messo in elazione con molti
teoremi economici si può concludere affermando che il mercato
perfettamente concorrenziale è quasi utopico in quanto difficile da
realizzare perché il mercato è costituito dalla presenza di esternalità
negative ,beni pubblici, asimmetrie informative , monopolio naturale ecc.
che portano al fallimento del mercato stesso. Tale risultato è associato alla
contedibilità dei mercati ossia la possibilità che nuove imprese entrino
liberamente e senza costi. Si suppone che le poche imprese sul mercato
realizzino extra profitti, praticando prezzi superiori al costo medio. Se
l’entrata e l’uscita del mercato è libera , nuove imprese saranno attratte e
potranno condividere extra profitti con quelle già esistenti, acquistando
spazi di mercato mediante la fissazione di prezzi più bassi rispetto a quelli
già praticati dalle altre imprese , facendo scaturire ulteriori ribassi ; questa
tattica , definita come “ colpisci e fuggi” potrebbe essere possibile se
all’interno del mercato ci fosse la completa libertà di entrata ed uscita dal
mercato.
In posizione opposta troviamo i mercati di concorrenza imperfetta essa fa
riferimento a tutte quelle forme di mercato, non perfettamente
concorrenziali, in cui non sono soddisfatte una o più condizioni che
caratterizzano i mercati in concorrenza perfetta . Tale definizione vale
dunque per quei mercati dove c’è un ristretto numero di venditori
(oligopolio) o di compratori (oligopsonio), quelli dove c’è un solo
venditore ( monopolio) o un solo acquirente ( monopsonio), quelli dove ci
sono asimmetrie informative o imprese che producono beni differenziati
(concorrenza monopolistica) e quelli in cui esistono esternalità e/o beni
pubblici, o barriere all’entrata o all’uscita ( barriera). Nelle forme di
mercato imperfetto, un qualche agente (compratore o venditore) ha potere
di mercato ed è in grado, con i suoi comportamenti, di influenzare la
formazione dei prezzi. Tale capacità, che implica anche quella di
allontanarsi dalle condizioni ottimali garantite dalla concorrenza perfetta,
dipende dalle caratteristiche del singolo mercato: possono vigere
condizioni non perfettamente concorrenziali, dove però l’equilibrio non si
discosta molto da quello di concorrenza perfetta, e altri in cui il potere di
mercato di qualche agente è particolarmente forte; possono verificarsi casi
in cui, a causa delle asimmetrie informative o della presenza di beni
pubblici, il mercato non riesce a stabilire un prezzo di equilibrio.
( dizionario di economia e finanza , treccani , 2012)
In un mercato imperfetto il flusso di vendite che vuole realizzare è
inversamente correlato al prezzo del proprio prodotto , quindi vi sarà un
trad-off tra quantità vendibile e prezzo, inoltre il prezzo non dipenderà dal
libero gioco di offerta e domanda ma dall’impresa che sarà in grado di
modificare ed imporre un nuovo prezzo.
Come già scritto pocanzi all’interzo del mercato imperfetto potremo
trovare diverse tipologie di mercato : quello monopolistico , oligopolistico
, di monopsonio ed infine di oligopsonio , tendenzialmente queste due
ultime forme di mercato sono rare da incontrare nella realtà .

Il monopolio è già presente in età romana attraverso la coniazione delle prime


monete ,dando origine ad una politica monopolistica soltanto nella seconda metà
del 1° sec., e più decisamente la praticò a partire dal 4° sec. Nel medioevo venne
esercitato direttamente dall’autorità pubblica o da privati in virtù di appalti e
concessioni ed ebbe in prevalenza carattere fiscale, mentre in età moderna
chiamata anche “età dell’oro” possiamo parlare inoltre di monopolio intorno al
19° sec. con la concentrazione industriale, frutto della stessa libera concorrenza, la
quale comincia a sfociare in situazioni di vero e proprio monopolio o per lo meno
di privilegi monopolistici derivanti dalla costruzione di trust, di cartelli e di altri
istituti miranti alla distribuzione di un potere di mercato da parte di pochi grandi
complessi capitalistici. A differenza di Una teoria classica dove il
concentramento dell’offerta è nelle mani di un solo venditore , nella realtà va a
opporre una varietà sempre maggiore di situazioni concrete di evidente o di
larvato monopolio , di oligopolio e in genere di concorrenza monopolistica,tutte
contraddistinte dalla temporanea o definitiva impossibilità per nuovi partecipanti
di entrare sul mercato dal lato dell’offerta. La crescente potenza dei grandi
mercati, che si agevolano del protezionismo doganale e che spesso assumono
anche carattere internazionale, e i molti pericoli per la collettività innati in questo
loro sviluppo hanno portato in molti paesi lo Stato a intervenire con la
propagazione di leggi, più o meno rigorose, contro gli accordi e le pratiche miranti
a limitare la concorrenza.
Il monopolio quindi è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un’
impresa che crea un prodotto oppure offre un servizio per il quale non esistono
sostituti stretti , sommariamente un bene è definito sostituto di un altro bene
quando la sua domanda mostra un’ elevata elasticità al prezzo di un altro bene ,
ovvero se la domanda del bene varia proporzionalmente rispetto alla variazione
proporzionale , tutto è gira intorno alle preferenze e quindi gusti del consumatore
il quale date quest’ultime ritiene se un bene è sostituto all’altro.
L’obiettivo dl monopolista è quello di massimizzare i profitti , egli può scegliere
di aumentare le quantità vendute solo diminuendo il prezzo del bene / servizio
prodotto. La curva di domanda del monopolista non è altro che la curva di
domanda di mercato ed essa è quindi decrescente da sinistra verso destra. Mentre
la riduzione del prezzo per vendere un’utilità supplementare di marce si riflette su
tutte le utilità, così facendo il ricavo marginale è minore del prezzo che
rappresenta il ricavo medio. La curva di domanda , che rappresenta anche la curva
di ricavo medio, e la curva di ricavo marginale possono essere rappresentate dal
grafico dall’equilibrio di monopolio,
Dal grafico si denota che la curva del ricavo marginale si posiziona al di
sotto della curva di domanda ; quindi il monopolista deve ridurre il prezzo
per poter vendere una quantità superiore ciò dipende dall’elasticità-prezzo
della domanda del bene , la condizione è soddisfacente nel punto em ,
chiamato punto di Cournot ,(il punto di cournot è detto il punto in cui
corrisponde la coppia prezzo-quantità da cui deriva al monopolista il
massimo ricavo netto globale; più la domanda sarà elastica e più sarà
basso il punto di Cournot, ossia i prezzo al quale il monopolista potrà
vendere con il massimo vantaggio la quantità prodotta ) dove corrisponde
la quantità (qm) ; il prezzo al quale questa quantità sarà venduta verrà
associato al punto pm. Dopo questa analisi il monopolista si troverà
dinanzi a due scelte : la prima è quella di fissare i prezzi accettando di
vendere la quantità che il mercato è disposto ad assorbire , la seconda è
quella di fissare le quantità da produrre e venderle al prezzo determinato
dalle condizione della domanda. Ovviamente il monopolista non potrà
utilizzare entrambe le strategie .
Altra pratica molto frequente è la discriminazione dei prezzi , con tale
pratica verrà posto C’= R’ a prezzi diversi in segmenti diversi del mercato.
Questa strategia è possibile quando le preferenze dei consumatori, la loro
posizione geografica e il loro reddito sono diverse rispetto alla fornitura
del bene ,da qui la nascita di dumping , ossia la vendita all’estero di un
prodotto a prezzi inferiori di costo e i prezzi predatori punto centrale della
tesi , che verranno analizzati nei paragrafi successivi.
Le uniche vittime di queste strategie e quindi del monopolio sono i
consumatori dei beni o servizi prodotti , i quali dovrebbero pagare per un
prodotto ad un prezzo più alto di quello che pagherebbero in un mercato
concorrenziale.
L’oligopolio è una forma di mercato nella quale operano più imprese, ma
ciascuna di queste imprese non occupa una quota di mercato trascurabile
( come accade in concorrenza perfetta). L’impresa oligopolistica ha la
capacità di esercitare un’imponente influenza sulle variabili quali prezzo
e/o quantità ed è conscia che altre imprese operanti nel medesimo settore
possono fare ugualmente. Caratteristica distintiva dell’oligopolio è la
presenza di interazione strategica tra le varie imprese , ciò che non
troviamo presente in concorrenza perfetta e monopolio .
Gli oligopoli , essendo mercati dominati da un quantità limitata di imprese
rendono semplice e realistica la costituzione di cartelli. I cartelli sono un
accordo diretto ( sebbene spesso segreto e perciò illegale)fra oligopolisti,
fatto sorgere per il frazionamento del mercato fra i partecipanti
dell’accordo oppure la massimizzazione dei profitti congiunti a livello
dell’intero settore; la quantità di prodotto viene poi ripartita tramite
l’efficiente allocazione delle quantità da produrre e l’uguaglianza dei costi
marginali di tutte le imprese partecipanti.
La differenza sostanziale tra oligopolio e monopolio non sta nella quantità
di imprese partecipanti in un dato mercato, questa può essere considerata
una conseguenza, ma dal fatto che il monopolista tiene conto delle
decisioni prese solo tramite le informazioni di costo e di domanda e non
anche delle possibili reazioni dei rivali, come accade invece
nell’oligopolio. È evidente inoltre, che il mercato in concorrenza perfetta è
un mercato ideale ,e la libertà economica è una conseguenza dell’intensità
della concorrenza tra le imprese. Quindi , quando all’interno di un mercato
vi sarà una libertà di iniziativa più o meno ridotta ciò determinerà la
costituzione di monopoli ,dove nel mercato opera un solo produttore ,
oppure oligopoli , ossia vi sarà la presenza di pochi grandi produttori.

1.4 I PREZZI PREDATORI


Apro questo paragrafo con una teoria , pubblicata per la pima volta nel 1859,
ossia la famosa teoria dell’evoluzione di Darwin , egli afferma che Gli
individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse
naturali; in questa lotta per la sopravvivenza, l'ambiente opera una selezione,
detta selezione naturale. Con la selezione naturale vengono eliminati gli
individui più deboli, cioè quelli che, per le loro caratteristiche sono meno
adatti a sopravvivere a determinate condizioni ambientali; solo i più adatti
sopravvivono. Questa teoria lontana dal secolo nostro riesce a spiegare al
meglio come le imprese , messe al confronto al mondo animale , lottano per
la supremazia e sopravvivenza all’interno del mercato in cui operano. I
principali strumenti per poter sopravvivere all’interno della concorrenza e
quindi del gioco concorrenziale , nelle economie di mercato, consiste
nell’innovazione.
L’impresa che vuole porsi come leader del mercato non deve sono tenere in
considerazione i prezzi , ma il proprio prodotto; ovvero l’utilizzo di nuove
materie prime ,l’utilizzo di processi produttivi più efficienti , l’introduzione di
prodotti innovativi , apportare mutamenti radicali come rinnovamenti di
prodotto o di processo ed inoltre avere maggiore apertura al mercato ,
migliorare il proprio assetto organizzativo e tenere in considerazione le
strategie migliori sui prezzi.
Il metodo principale per individuare i prezzi predatori si basa sul paragone tra
i costi ed i prezzi praticati. Tale prezzo viene utilizzato esclusivamente per la
capacità di escludere il concorrente dal mercato, infatti l’utilizzo di tale prezzo
, considerato irrazionale e non redditizio viene considerato predatorio.
Tale tecnica deve, però, scontrarsi con due quesiti strettamente legati tra loro:
1) Quali costi prendere in considerazione per ottenere un corretto confronto
tra costo e prezzo che consenta di comprender, se esiste, una motivazione
valida e razionale per estromettere ed escludere il concorrente dal mercato.
2) Fino a che punto l’abbassamento del prezzo può essere spiegata da motivi
di tipo produttivo, allocativo e mercantilistico.
A livello teorico , si può far riferimento al modello di Adam Smith ,in
condizione di concorrenza perfetta si può immaginare che il prezzo si
abbassi, fino al punto in cui il prezzo eguaglia il costo marginale,
raggiungendo un punto di equilibrio. In casi differenti, un miglioramento
delle funzioni produttive delle imprese, ossia una maggiore efficienza
produttiva, comporterà un abbassamento dei prezzi. Il miglioramento
dipenderà anche dall’ottimizzazione delle economie di scala , di scopo ,
dai processi di learning-by-doing, dalla razionalizzazione del sistema
distributivo e necessariamente dallo sfruttamento di nuove tecnologie.
Nella continua ricerca di trovare un vantaggio competitivo e mantenere
una posizione dominante , l’operatore economico intraprendete , adotterà
le proprie strategie . solitamente le imprese adottano comportamenti
strategici o repressivi, che implicano l’utilizzo di una potenza economica
atta ad indebolire i rivali, estrometterli dal mercato, per poter prendere il
controllo ed ostacolare l’entrata a nuove imprese.
1.4.1 STRATEGIE PREDATORIE
La strategia dei prezzi predatori è una strategia d’impresa che serve a
tutelare l’individuale quota di mercato dall’entrata di imprese novizie
rivali nel mercato , diminuendo il valore della vendita del bene o
servizio al di sotto dei costi marginali di creazione, tutto ciò al fine di
porre impedimento alle nuove imprese forzandole ad uscire dal
mercato e quindi conservando , sempre artificialmente , la posizione
monopolistica già accaparrata.
Ipotizzando , in un mercato trust, quindi di monopolio, la sola impresa
monopolista adotta un prezzo stabilito dalla corrispondenza tra i costi
marginali ed i ricavi marginali in modo da ottimizzare al massimo le proprie
rendite . Qualora l’impresa outsider accedesse nel mercato, l’impresa vigente
diminuirà il prezzo di vendita del bene o servizio inferiormente al (costo)
marginale di produzione ( prezzo predatorio) , diminuendo l’inerente profitto
o, in altri casi estremi, anche producendo un’istantanea perdita di esercizio.
Il prezzo di mercato più basso pone in difficoltà l’impresa entrante , la quale
non usufruisce delle economia di scala dell’impresa monopolista, forzandola
ad uscire dal mercato . la perdita censita dall’ex impresa monopolista
(predatore ) utilizzata al tempo della strategia dei prezzi predatori di
monopolio compare susseguentemente controbilanciata dal ritorno ai profitti
di monopolio, una volta esclusa dal mercato l’impresa concorrente.
All’impresa monopolista giova accogliere la strategia predatoria sui prezzi
solamente se il valore attuale dei futuri prodotti di monopolio è maggiore al
valore del deficit creato dalla strategia stessa nel breve periodo.

Quindi il prezzo rappresenta uno strumento capace di contrassegnare in


modo netto la linea di separazione tra una pratica mirata a distruggere la
concorrenza e il frutto stesso del processo concorrenziale; fino ad un certo
punto la diminuzione del prezzo sarebbe considerata espressione massima del
corretto funzionamento del mercato di concorrenza , oltre quella soglia
diventa espressione di una carta patologia quale la pratica e l’attuazione di
un prezzo predatorio.

Nell’antitrust , l’analisi economica dei comportamenti imprenditoriali


rappresenta parte fondamentale dell’argomento giuridico; difatti la prima
sistematica applicazione dell’economia alla legge, fu l’uso della teoria dei
prezzi per spiegare i fenomeni riguardanti i casi di antitrust.

L’analisi dei prezzi predatori offre un momento di ponderazione critica sulle


norme antitrust e sul diritto di concorrenza, vigenti soprattutto oggi nelle
sedi dell’Unione Europea. L’ attitudine all’utilizzo dei prezzi predatori come
strumento retorico per un azione regolatoria mette in pericolo quella sottile
distinzione tra concorrenza “ on the meritis” e predazione , andando spesso a
chiarirsi in un uso protezionistico del diritto della concorrenza e mescolando
quella che è l’attitudine della concorrenza con la tutela dei concorrenti ,
aprendo un’indagine sia nel campo normativo che in quello economico.

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