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MICROECONOMIA
A CURA DI CHIARA TABITA
1. Illustrare i diversi concetti di “equilibrio” che si sono incontrati nello studio della microeconomia.
Consideriamo sia la curva di domanda (D) che la curva di offerta (S). L’intersezione tra le due curve prende il
nome di EQUILIBRIO (E): si definisce “equilibrio di mercato” la situazione in cui vige un prezzo tale che la
quantità domandata è esattamente uguale alla quantità offerta, ed entrambi sono uguali alla quantità
scambiata sul mercato: QD(P)=QS(P). Si chiama “equilibrio”, perché tutti vendono i beni e tutti trovano quello
che cercano. Se, invece, considerassimo il prezzo p1, la quantità che viene domandata sarebbe maggiore
rispetto alla quantità che viene offerta e questo prende il nome di eccesso di domanda o carenza di offerta.
Quindi i consumatori sono disposti a pagare di più pur di trovare quel bene, così i prezzi aumentano. Se
considerassimo, invece, il prezzo p2, la quantità che viene domanda è minore rispetto alla quantità che viene
offerta e questo prende il nome di eccesso di offerta o carenza di domanda. Quindi i consumatori trovano
tutti quello che cercano, ma non tutti i prodotti verrebbero venduti, quindi i prezzi diminuiscono. Pertanto,
l’equilibrio E viene abbandonato solo se avviene uno shock.
P
S
P2
E
PREZZO DI
EQUILIBRIO
P1 D
Q
QS1 QD2 QS2 QD1
2. Che cosa si intende per mercato? Che cosa si intende per economia di mercato?
In economia il “mercato” viene definito come l’insieme degli acquirenti e dei venditori che, attraverso le loro
interazioni effettive o potenziali, determinano il prezzo di un prodotto o di un gruppo di prodotti. Il gruppo
degli acquirenti comprende: i consumatori che acquistano beni e servizi e le imprese che acquistano lavoro,
capitale e materie prime utilizzate per produrre beni e servizi. Il gruppo dei venditori comprende: le imprese
che vendono i lori beni e servizi, i lavoratori che vendono le loro prestazioni lavorative e i proprietari di
risorse. Prima di poter stabilire quali acquirenti e venditori includere, occorre determinare l’estensione di
mercato, ovvero i suoi confini, sia in termini geografici, sia in termini della gamma di prodotti da considerare.
Per “economia di mercato” si intende un sistema economico che si fonda su un sistema di mercato, dove
l’allocazione delle risorse dipende dalle decisioni autonome dei consumatori e dei produttori, senza che vi
sia alcun coordinamento da parte dell’autorità centrale.
6. Il concetto di elasticità *
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo misura la sensibilità di una variabile alle fluttuazioni di un’altra.
Più specificamente, si tratta della variazione percentuale di una variabile prodotta dall’incremento di un
punto percentuale di un’altra variabile: ℇQD, P = ∆QD/∆P * P/Q= valore negativo.
L’elasticità dell’offerta rispetto al prezzo è la variazione percentuale della quantità offerta prodotta da un
incremento di un punto percentuale del prezzo: ℇQ S, P = ∆QS/∆P * P/QS= valore positivo.
Si può considerare l’elasticità dell’offerta rispetto a variabili come i tassi d’interesse, i livelli salariali e i prezzi
delle materie prime. L’elasticità della domanda rispetto al reddito ci dice quanto varia percentualmente la
domanda al variare percentuale del reddito: EQbPm= Pm/Qb * ∆Qb/∆Pm.
10. Le preferenze del consumatore secondo l’impostazione Ordinalista (assiomatica) e gli assiomi sulla
relazione di preferenza
Gli ordinalisti sostengono che l’utilità non è misurabile, ma che gli individui sono sempre in grado di ordinare
panieri. Un paniere di mercato è un elenco di determinate quantità di uno o più beni. Il termine può riferirsi
a quantità di cibo, vestiario, ecc. Il metodo di misura è arbitrario, per cui gli oggetti contenuti nel paniere
possono essere espressi in termini di numero totale di unità di ciascuna merce. Quindi, gli ordinalisti
sostengono che è possibile esprimere delle preferenze senza ricorrere ad una funzione di utilità, ma
ricorrendo alla descrizione del modo in cui gli individui ordinano a montare differenti di beni. Ovvero, ognuno
ha delle proprie strutture di preferenza, che possono essere descritte da relazioni di preferenza e relazioni di
indifferenza. Le ipotesi fondamentali sulle preferenze sono:
- COMPLETEZZA: si ipotizza che le preferenze siano complete, ovvero che i consumatori siano in grado di
confrontare e valutare tutti i possibili panieri. Quindi, per qualsiasi coppia di panieri A e B, un
consumatore potrà preferire A a B, preferire B ad A, oppure essere indifferente tra i due. Con il termine
“indifferente” si intende indicare che una persona è ugualmente soddisfatta dai due panieri;
- TRANSITIVITA’: le preferenze sono transitive. Ciò significa che se un consumatore preferisce il paniere A
al paniere B ed il paniere B al paniere C, allora preferirà A a C.
L’assioma serve per dare coerenza;
- DI PIU’ È MEGLIO CHE DI MENO: i consumatori preferiranno sempre avere una maggiore quantità di un
bene piuttosto che una minore; di più è sempre meglio, anche se solo di poco.
Questo è l’assioma di non sazietà;
- RIFLESSIVITA’: un paniere è almeno tanto preferito quanto sé stesso.
11. Il vincolo di bilancio del consumatore *
Il vincolo di bilancio è la rappresentazione dei panieri di beni e servizi che il consumatore è in grado di
acquistare in relazione al suo reddito limitato. Tutti i punti sul vincolo di bilancio rappresentano tutti i panieri
che sono stati acquistati dati quel reddito e quel prezzo. Al di sotto del vincolo di bilancio ci sono tutti quei
panieri accessibili, che posso comprare, poiché comportano una spesa minore del mio reddito. Al di sopra
del vincolo di bilancio, invece, ci sono punti che rappresentano combinazioni di beni inaccessibili dato in mio
reddito. Se aumentasse il reddito, il vincolo di bilancio si sposterebbe parallelamente a destra in senso
espansivo, poiché i prezzi non cambiano e l’inclinazione vale -px/py. Se, invece, il reddito diminuisse il vincolo
di bilancio si sposterebbe a sinistra, in senso restrittivo. Se cambiano i prezzi cambia anche l’inclinazione.
Se px aumentasse, si verificherebbe uno shock restrittivo e il vincolo di bilancio diventerebbe più ripido: beni
che prima potevamo comprare, adesso non possiamo più comprarli, poiché il nostro reddito reale è
diminuito. Se, invece, px diminuisse, il vincolo di bilancio si sposterebbe verso destra, in senso espansivo.
Se py aumentasse, il vincolo di bilancio si sposterebbe verso sinistra, facendo perno sull’asse x.
Se entrambi i prezzi si muovessero della stessa proporzione, l’inclinazione rimarrebbe la stessa, ma, ad
esempio, se entrambi i prezzi raddoppiassero, il vincolo si sposterebbe verso il basso.
L’inclinazione si chiama anche prezzo relativo in un rapporto tra i prezzi.
Il vincolo potrebbe essere una retta, poiché i prezzi sono dati e il vincolo lega linearmente i beni, quindi,
essendo un legame lineare, graficamente è una retta. Il vincolo potrebbe non essere una retta solo se i prezzi
cambiassero da un punto ad un altro: y= R/py – px/py *y.
X* X* X*
R R R
E’
x
Se il punto di ottimo cade sulla verticale, nel nuovo punto E’ x* rimane y
invariato, mentre y* diminuisce: ∆x*/∆Px=0.
Quando succede questo, i bene x si dice inelastico al prezzo proprio.
E
E’
x
20. Illustrare come si può scindere l’effetto prezzo in effetto reddito ed effetto sostituzione
Quando il prezzo aumenta (Px↑), il vincolo di bilancio si sposta in modo non parallelo, ma restrittivo.
Concettualmente succedono 2 effetti: da un lato cambia il prezzo relativo fra i beni (Px/Py ↑), mentre
dall’altro cambia il reddito reale, facendolo diminuire (Preale ↓), quindi si ha la percezione di essere realmente
più povero. Il primo effetto prende il nome di effetto sostituzione, mentre il secondo prende il nome di effetto
reddito. La somma tra questi due effetti prende il nome di effetto prezzo. Per calcolare l’effetto sostituzione
dovremmo pensare a come cambia il comportamento del consumatore se, con i nuovi prezzi, potesse
ugualmente raggiungere la vecchia utilità. Questo non potrà mai succedere, ma se il consumatore avesse un
reddito immaginario, fittizio, che gli permetterebbe di raggiungere la vecchia utilità, nonostante i nuovi
prezzi, andrebbe nel punto T (punto di transizione).
Il passaggio da E a T prende il nome di effetto sostituzione. y
Il passaggio da T al punto finale F prende il nome di effetto
reddito: si tratta di una valutazione tra vincoli paralleli, quindi a T
parità di prezzo varia solo il reddito. E
Analogamente, succede la stessa cosa se il prezzo diminuisce.
SOSTITUZIONE: variazione del consumo di un bene associata a F
una variazione del suo prezzo, a livello di utilità invariato.
REDDITO: variazione del consumo di un bene determinata da
x
un incremento del potere d’acquisto, a prezzi relativi invariati.
24. Effetto reddito ed effetto sostituzione nella scelta tra consumo e tempo libero
Quando il salario reale aumenta il tempo libero diventa relativamente più costoso. L’effetto sostituzione (ES)
porterà il consumatore a domandare meno tempo libero e più bene di consumo. Quindi, l’offerta di lavoro
aumenta. Tuttavia, un aumento del salario reale comporta anche un effetto reddito (ER) da dotazione: il
valore delle 24h di tempo che il consumatore ha a disposizione ogni giorno aumenta; se entrambi i beni
(consumo e tempo libero) sono normali il consumatore domanda una maggiore quantità sia di consumo che
di tempo libero. Quindi, l’offerta di lavoro diminuisce. Dunque, se aumenta il salario reale: se prevale l’ES,
aumenta l’offerta di lavoro; se prevale l’ER, diminuisce l’offerta di lavoro; se ER e ES si compensano
perfettamente, allora l’offerta di lavoro rimane immutata, ovvero l’offerta di lavoro è totalmente inelastica
al salario reale.
27. Effetto reddito ed effetto sostituzione nella scelta tra consumo oggi e consumo domani
Se cp fosse un bene inferiore, all’aumentare del reddito, la domanda ottimale di consumo presente (c p*)
diminuirebbe ed il risparmio crescerebbe. Se cp fosse un bene normale, un aumento di y determinerebbe un
aumento di cp* e la variazione di risparmio dipenderebbe dalla dimensione del cambiamento di c p e di yp. Un
aumento del risparmio corrisponde ad un aumento di prezzo del bene del periodo presente rispetto al prezzo
del bene del periodo futuro. Un aumento del risparmio comporta un effetto sostituzione: dato il costo
maggiore di cp, conviene sostituirlo con il bene cf. La diminuzione della domanda di cp determina, ceteris
paribus, un aumento dell’offerta di risparmio; ed un effetto reddito: il prezzo del bene del periodo presente
di cui si è dotati è aumentato, quindi si è più ricchi. L’aumento del reddito reale disponibile determina un
aumento di domanda di entrambi i beni di consumo, in particolare di cp* e quindi, data la dotazione,
diminuisce il risparmio offerto. Effetto reddito ed effetto sostituzione agiscono nello stesso senso sul
consumo futuro, mentre sul consumo presente sono di segno contrastante: l’effetto reddito tende a far
diminuire il risparmio ottimale, mentre l’effetto sostituzione tende a farlo aumentare. Se all’aumentare di r
risulta aumentare anche il risparmio offerto, vuol dire che ha prevalso l’effetto sostituzione. Se, invece, si
determina una diminuzione del risparmio, vuol dire che ha prevalso l’effetto reddito. Invece, se il risparmio
rimane costante, vuol dire che effetto sostituzione ed effetto reddito si sono compensati esattamente.
L K
Dato K fissato Dato L fissato
Curva di livello;
Curva di indifferenza della produzione:
ISOQUANTO
L
Dato q fissato
Un isoquanto è una curva formata da tutte le possibili combinazioni di fattori che consentono un determinato
livello di produzione. Quando in un diagramma sono rappresentati più isoquanti, il diagramma è detto
“mappa di isoquanti”. Quest’ultima è un altro modo per descrivere la funzione di produzione, così come una
mappa di indifferenza è un modo per descrivere una funzione di utilità. Ogni isoquanto corrisponde ad un
diverso livello di produzione, ma lungo un isoquanto la produzione rimane costante. Quando non è possibile
sostituire un fattore con un altro, gli isoquanti avranno un andamento a L:
consideriamo la produzione di acqua con ossigeno e idrogeno:
O
H
Il saggio marginale di sostituzione tecnico (SMST) ci dice a quanta quantità di un certo fattore sono disposto
a rinunciare per impiegare una quantità in più di un altro fattore e rimanere sullo stesso livello di produzione.
Non si ha, quindi, una disponibilità psicologica, ma tecnica.
33. I concetti di costo totale, costo medio e costo marginale; relazioni tra costi medi e marginali *
Il costo totale (CT o C) è il costo economico totale della produzione, costituito da costi fissi e variabili:
CT= CF+CV(q). Il costo medio (CMe) viene chiamato anche costo unitario, ovvero il costo per unità di
prodotto: CMe= CF+CV(q)/q= CF/q+CV/q= CFMe+CVMe. Il costo medio totale (CMT) è il costo totale
dell’impresa diviso per il livello di produzione. Il costo medio fisso (CFMe) è il costo fisso diviso per il livello
di produzione. Il costo medio variabile (CVMe) è il costo variabile diviso per il livello di produzione.
Il costo marginale è l’incremento di costo risultante dalla produzione di una unità di output in più:
CMg= ∆CT(q)/∆q= ∆(CF+CV(q)) /∆q = ∆CF/∆q+∆CV(q)/∆q. ∆CF/∆q vale 0, poiché, se i costi sono fissi, non
variano al variare di q. Se il CMg>CMe, allora il CMe è crescente; se il CMg<CMe, allora il CMe è decrescente;
se, invece, il CMg=CMe, allora il CMe è costante. Se il CMe e il CMg si intersecano, allora l’intersezione avviene
nel punto di minimo di CMe.
34. Illustrare i concetti di costo irrecuperabile o sommerso (sunk cost), costo fisso e costo variabile.
Il costo sommerso è la spesa effettuata e non recuperabile. Ad esempio, se compro un biglietto per l’autobus,
ma successivamente un mio amico mi offre un passaggio, la spesa del biglietto non è recuperabile. Il biglietto
è un costo contabile, ma non economico, perché non ho un utilizzo alternativo del biglietto.
Un costo fisso (CF) è un costo che non varia al variare del livello di produzione e può essere eliminato soltanto
cessando l’attività. I costi fissi sono quei costi che non si possono controllare e che si devono sostenere anche
se la produzione è nulla. I costi variabili (CV), invece, sono quei costi che variano al variare del livello di
produzione. Quando ci sono i costi fissi siamo nel breve periodo, mentre quando i costi fissi sono nulli siamo
nel lungo periodo.
P1
q
q1
43. Diversi concetti di breve periodo e lungo periodo (in relazione alla tecnologia, ai costi, all'ingresso in
mercato...)
- Siamo nel breve periodo quando almeno uno dei fattori produttivi è fisso, ossia non può variare la sua
quantità; siamo, invece, nel lungo periodo, quando tutti i fattori produttivi possono variare.
- Siamo nel breve periodo quando ci sono costi fissi; siamo, invece, nel lungo periodo, quando i costi fissi
sono nulli.
- Nel lungo periodo non sono obbligata a sostenere i costi se non produco, mentre nel breve periodo,
anche se non produco, devo sostenere i costi.
- Siamo nel breve periodo quando il numero di imprese è dato; siamo, invece, nel lungo periodo, quando
il numero di imprese può variare, perché c’è libertà di entrata e di uscita.
45. Effetti di benessere sociale (surplus di mercato) derivanti da regolamentazione dei prezzi, oppure da
quote di produzione, oppure da imposte e dazi
Per “tetto ai prezzi” si intende una misura amministrativa che pone un limite massimo al prezzo di un bene
(es: affitti). L’obiettivo è proteggere i consumatori. Quando viene introdotto un tetto ai prezzi si genera
sempre un eccesso di domanda e una carenza di offerta.
Supponiamo che il tetto venga fissato sotto il punto E. P
Quando la quantità offerta è diversa dalla quantità domandata, S
quella effettivamente scambiata è la più piccola delle due
(regola del lato corto). In questo caso, quindi, il mercato andrà B
P E
nel punto F. Confrontando il prima e il dopo possiamo notare A TETTO
che i consumatori in F guadagnano A, ma perdono B, poiché chi F
D
prima trovava il bene, adesso non lo trova più, poiché la
domanda è aumentata. I produttori, invece, subiscono una Q
perdita: ∆SC= +A -B, ∆SP= -A -C, ∆SBM= +A -A -B -C < 0 (perdita netta). Quindi, la società nel suo complesso
ci perde: ci guadagna solo chi riesce ad acquistare il bene.
Per “pavimento ai prezzi” si intende una norma amministrativa in base alla quale il prezzo il prezzo non può
scendere al di sotto di un certo livello. L’obiettivo è proteggere i produttori. Quando viene introdotto un
pavimento ai prezzi si genera sempre un eccesso di offerta, poiché i prezzi sono aumentati e le domande
sono diminuite. Supponiamo che il pavimento venga
P
fissato sopra il punto E. Il mercato andrà nel punto F. SURPLUS
RIMANENTE
TRAP S
Confrontando il prima e il dopo possiamo notare che i
F H P
consumatori in F perdono A e B, mentre i produttori
guadagnano A (chi produce e vende ad un prezzo più alto D
A B
+A), ma perdono C (perdita netta di benessere, non viene E
né prodotta né venduta -C): C
∆SC= -A -B, ∆SP= +A -C, ∆SBM= -B -C.
La società nel suo complesso ci perde. D
Se i produttori producessero H, allora gran parte rimane
invenduta: ∆SBM= -B -C -TRAP. Q
P
Quando si mette un pavimento le autorità si impegnano a S
F H
comprare l’invenduto: la curva di domanda si sposta a P
destra all’ammontare FH: ∆SC= -A -B, ∆SP= +A +B +D>0. A D
B
Quindi, i produttori ci guadagnano a prescindere.
Lo Stato, però, spende un ammontare maggiore del E
guadagno dei produttori. Spesso si interviene con quote D
di produzione.
SPESA DELLO
STATO
S QE Q
47. Monopolio: Caratteristiche di questa forma di mercato e origini del potere monopolistico *
Il Monopolio è il mercato con un solo venditore. Con il Monopolio entriamo in concorrenza imperfetta,
ovvero viene meno l’assunto di “imprese price-taker”. L’impresa adesso sarà price maker o price setter che
impatta sul mercato e sull’offerta, per cui non è più piccola rispetto al mercato. Possono esistere perché:
- è essenziale una materia prima o una conoscenza che possiede solo un’impresa;
- per legge solo un’impresa può produrre una certa materia prima;
- se entrassero le imprese dovrebbero avere un CMe molto alto.
L’impresa andrà nel punto che gli genera un profitto più elevato. Inoltre, non esisterà una funzione di offerta,
perché in monopolio non è vero che per ogni P l’impresa sceglie cos’è ottimale fare, ma sceglie lei quanto
produrre ed il comportamento del consumatore le dirà che prezzo può praticare. Concettualmente, la curva
di domanda espressa dai consumatori è un vincolo per l’impresa: l’impresa sa che dovrà andare su un punto
della curva di domanda, perché quello che fanno i consumatori non lo decide lei. Quindi, per l’impresa in
monopolio la domanda è un dato; sapendo che la domanda descrive P
le possibili coppie tra prezzo e quantità, l’impresa di monopolio
A
sceglie quanto produrre. In un mercato con il monopolio, l’impresa
B
può scegliere dove andare, se in A, B o C, ma non può scegliere
prezzo e quantità disgiuntamente. Per l’impresa in monopolio la C
D
domanda è un dato. L’impresa sceglie la sua produzione individuale
che, solo nel monopolio, coincide con la produzione di mercato: Q
q (individuale)=Q (mercato).
R’ C’
∆P/∆Q * Q/P * P + P -CMg= 0
1/ℇQ * P + P= CMg
P * [1/ℇ + 1] = CMg Il prezzo, in monopolio, deve essere maggiore del costo marginale
P * [1 – 1/|ℇ|] = CMg
P – P/|ℇ|= CMg
P – CMg= P/|ℇ| divido entrambi i membri per P
(P – CMg) /P = 1/|ℇ| Indice di Mark-up o indice di Lerner: misura del potere monopolistico
calcolato come eccedenza di prezzo sul costo marginale divisa per il prezzo.
L’ottimo del monopolista è protrarre la produzione fino a quando il RMg è superiore al CMg e arrestarsi
esattamente nel punto in cui RMg=CMg. La retta di RMg e la curva di domanda hanno la stessa intercetta,
poiché quando vendi la prima briciola di un bene la vendi al prezzo α. Q* è la quantità che rende RMg=CMg.
P
Punto che rende massimo il profitto
M* CMg
P*M
Dom: P=P(Q)
Q*M RMg Q
49. Il concetto di perdita netta di monopolio *
Immaginiamo che ci sia un mercato e rappresentiamo la curva di RMg e la curva di domanda in modo inverso.
L’ottimo del monopolista, in questo grafico, è P
produrre quella quantità tale per cui RMg=CMg. CMg
Così, troviamo QM, PM e M (punto che garantisce al
M
monopolista il massimo profitto possibile). PM
Se l’impresa si comportasse in modo perfettamente A PC CMe
PC B
concorrenziale, andrebbe nel punto PC, dove P=CMg. P
C
PPC<PM e QPC>QM
Passando da M a PC, i consumatori guadagnano D: P=P(Q)
surplus: ∆SC= +A +B>0.
L’impresa, invece, ha un duplice effetto: ha una Q
perdita per il fatto che metà del bene che prima QM RMg QPC
vendeva al prezzo PM ora li vende al prezzo PPC (perde l’area A), ma produce di più, quindi, ha anche un
guadagno, vendendo unità ad un prezzo più alto del CMg di produzione (guadagna l’area C): ∆SI= -A +C<0,
somma= +B +C (guadagno netto di perfetta concorrenza o perdita netta di monopolio).
La perdita netta di monopolio è una misura di benessere sociale che ci dice quanto la società nel suo
complesso sta peggio in monopolio rispetto alla perfetta concorrenza. Il fatto che il monopolio comporti per
la società nel suo complesso una perdita di benessere è la giustificazione teorica per contrastare i monopoli.
Questa perdita di benessere porta alla formazione di politiche antitrust.
58. Le principali caratteristiche della teoria dei giochi e i diversi tipi di gioco
La teoria dei giochi è una branca dell’economia che si occupa di descrivere i comportamenti degli individui in
situazione di interdipendenza strategica. Gli elementi caratteristici di ogni gioco sono: la natura del gioco
(cooperativo o non cooperativo), i giocatori e le mosse o strategie dei giocatori.
Il gioco cooperativo è il gioco in cui i partecipanti possono sottoscrivere accordi vincolanti che consentono
loro di pianificare strategie congiunte. Il gioco non cooperativo è il gioco in cui non è possibile sottoscrivere
e applicare accordi vincolanti. Una strategia è una regola o piano d’azione per partecipare a un gioco. Inoltre,
può essere dominante (strategia ottimale a prescindere dal comportamento dell’avversario), discreta (ho un
numero preciso mosse), continua (un giocatore deve scegliere un numero nell’intervallo continuo dei numeri
reali), pura (strategica in cui un giocatore fa una scelta specifica o intraprende un’azione specifica) o mista
(strategia in cui un giocatore fa una scelta casuale tra due o più azioni possibili, ovvero il giocatore non sceglie
una mossa, ma una combinazione probabilistica di mosse). Un esempio di strategia continua è l’oligopolio.
L’incrocio delle mosse da luogo agli esiti (risultati o payoff). Quando siamo in un gioco con due giocatori sono
possibili due esiti, ciascun esito rappresentato da una coppia di esiti e quindi è una doppia matrice e prende
il nome di “matrice degli esiti” o “matrice dei payoff”. Le mosse, invece, possono essere sequenziali, ovvero
prima gioca uno e poi l’altro, ma chi muove per secondo sa già cosa ha fatto il primo. Un’altra caratteristica
dei giochi è l’informazione che può essere completa, ovvero tutti i giocatori si conoscono tra di loro,
conoscono gli esiti e le mosse a disposizione, o incompleta e perfetta, ovvero tutti conoscono tutta la storia
passata, o imperfetta, ovvero non tutti conoscono tutta la storia passata. Tra i principali giochi troviamo il
“gioco della precedenza” e il “gioco del dilemma del prigioniero”.
Gioco della precedenza: immaginiamo due giocatori A e B che arrivati ad un incrocio devono decidere se
passare o meno. La scelta ottimale di A dipende da quello che fa B: se B si ferma, A trova ottimale passare e
viceversa. Le risposte ottimali si incrociano in due caselle e questi sono due equilibri di Nash.
59. Il concetto di equilibrio di Nash
Un gioco si dice in equilibrio quando nessun giocatore ha incentivo a cambiare la propria scelta dopo aver
osservato quello che hanno fatto gli altri. Quindi, ciascun giocatore in equilibrio sta dando la risposta ottimale
rispetto a quello che ha fatto l’altro. Inoltre, l’equilibrio di Nash è l’intersezione delle risposte ottimali.
Le caratteristiche dell’equilibrio di Nash sono:
- non sempre esiste;
- possono essere multipli;
- ne può esistere solo 1;
- può essere Pareto Inefficiente se è possibile trovare una situazione alternativa in cui tutti stanno meglio
(tutti stanno non peggio e almeno uno sta strettamente meglio), o Pareto Efficiente se è impossibile
migliorare la situazione di uno senza peggiorare la situazione dell’altro; nei giochi con equilibrio di Nash
multipli, alcuni possono essere Pareto Inefficiente o Efficiente o entrambi o solo uno.
DA D
.
OA x OB x OA xA
yB
65. L’equilibrio economico generale di puro scambio, nella rappresentazione della scatola di Edgeworth
L’EEG di puro scambio è un EEG in cui si verifica un'allocazione Pareto efficiente dei beni (ottimo paretiano).
In un ottimo paretiano nessun individuo può migliorare il proprio livello di benessere senza peggiorare quello
degli altri. Consideriamo un’economia popolata soltanto da due individui (A e B) e due beni (x, y). In realtà si
tratta di un’economia di puro scambio, ovvero i beni non vengono prodotti, ma esistono in natura. Queste
sono le tre ipotesi del modello della scatola di Edgeworth di uno scambio riferito al consumo.
Disegnando i due grafici (domanda 63): l’individuo A avrà una dotazione DA, mentre l’individuo B avrà una
dotazione DB. Gli individui A e B possono consumare la propria dotazione e avere una certa utilità.
Immaginiamo di compattare i due grafici in un unico grafico: ricopiamo il grafico di A e ruotiamo di 180° il
grafico di B in modo che il punto D coincida (**). Così si ottiene un rettangolo che avrà una base ed un’altezza.
La misura della base è la somma delle dotazioni del bene x che ricevono A e B, mentre l’altezza è la somma
delle dotazioni del bene y che ricevono A e B. Quindi, se dovessero cambiare le dotazioni cambierebbero
anche base e altezza. A e B possono decidere se consumare tutto quello che hanno ricevuto in dotazione o
possono scambiarsi i beni. Ogni punto dentro questo rettangolo è una possibile allocazione dei beni x e y.
Anche i punti OA e OB rappresentano allocazioni: nel punto OA, A non possiede nulla, né x né y, mentre B
possiede tutto x e y che esiste in questa economia; nel punto OB, B non possiede nulla, né x né y, mentre A
possiede tutto x e y che esiste in questa economia. Quindi, la scatola rappresenta l’aggregato dell’economia.
Adesso disegniamo le curve di indifferenza di A e B: gli individui A e B staranno tanto meglio quanto più sono
lontani dal proprio origine. A e B preferiscono tutte quelle allocazioni che giacciono al di sopra della curva di
indifferenza, passanti per il punto D. Il punto B è Pareto Inefficiente, perché è possibile trovare allocazioni in
cui entrambi stanno meglio (es: punto F). Se i due individui sono razionali continueranno a scambiarsi i beni
fino a quando non raggiungeranno un punto di tangenza dorso a dorso delle curve di indifferenza. Se sono
tangenti avranno la stessa inclinazione e quindi stesso SMS.
yA
OB
xB
.F
D
OA xA
yB
.
.2
3
OA
.1 xA
yB
UB
1 2
UA
67. La scatola di Edgeworth riferita alla produzione
Consideriamo due imprese che producono ciascuna un bene (A e B). Inoltre, supponiamo che ciascuna
impresa utilizzi due fattori produttivi (K e L). Quindi, ci sarà l’impresa A che produrrà QA= f (KA, LA) e l’impresa
B che produrrà QB= f (KB, LB). Queste sono le ipotesi del modello della scatola di Edgeworth riferita alla
produzione. Disegniamo gli isoquanti per le due imprese, creando due mappe di isoquanti e immaginiamo
che ciascuna impresa abbia delle dotazioni. Ruotiamo di 180° gli assi dell’impresa B ed otteniamo la scatola
di Edgeworth. Dal punto D passerà un isoquanto per A e un isoquanto per B. Non essendo gli isoquanti
tangenti dorso a dorso è possibile aumentare la produzione sia di A che di B attraverso lo scambio di fattori
produttivi. Esisterà, così, una curva dei contratti riferita alla produzione di input, ovvero il luogo dei punti di
tangenza dorso a dorso degli isoquanti, ovvero conterrà i punti Pareto Efficienti (una volta arrivati a questo
punto è impossibile migliorare per entrambi). In corrispondenza potremmo disegnare la frontiera delle
possibilità produttive.
LA LB LA OB
B
K
D
D D
A B
KA KB OA KA
MAPPA DI ISOQUANTI DI A MAPPA DI ISOQUANTI DI B B
L
QB
QA
Curva di trasformazione
A B
4
0 5 10 14 x
4 trattori
Combinazione Combinazione
inefficiente impossibile
70. Che cosa studia l’economia del benessere? quali sono i suoi principali risultati?
L’economia del benessere è la valutazione normativa dei mercati e della politica economica. Inoltre, può
essere definita anche come la branca dell’economia che studia le proprietà sociali rispetto alle allocazioni
alternative. La funzione di benessere sociale descrive il benessere di una società nel suo insieme in termini di
utilità per i singoli individui.
71. Il primo teorema fondamentale dell’economia del benessere: enunciazione, significato e commento
“Se tutti scambiano nel mercato concorrenziale, tutti gli scambi reciprocamente vantaggiosi saranno conclusi
e l’allocazione di equilibrio delle risorse risultante sarà Pareto-efficiente”. Tuttavia, si hanno due critiche:
anche se raggiungessimo l’equilibrio Pareto-efficiente non sarebbe detto che sia una situazione equa; il
teorema vale se c’è perfetta concorrenza, ma nel mondo non c’è, quindi, non è detto che lasciando libero
l’individuo si arrivi ad un equilibrio Pareto-efficiente. Ogni allocazione di libero mercato (in cui i consumatori
massimizzano le loro utilità e le imprese i loro profitti) di EEG è Pareto-efficiente se:
- produttori e consumatori prendessero i prezzi come dati;
- sono definiti i diritti di proprietà per tutti i beni;
- non esistono esternalità;
- esistono mercati per tutti i beni (mercati completi);
- le informazioni sono complete e simmetriche.
Tuttavia, queste condizioni sono molto irrealiste da non far valere il teorema nel mondo reale per alcuni
critici.
72. Il secondo teorema fondamentale dell’economia del benessere: enunciazione, significato e commento
“Se le preferenze individuali sono convesse, ogni allocazione Pareto-efficiente (ogni punto sulla curva dei
contratti) è un equilibrio concorrenziale per una data allocazione dei beni”.
Ogni allocazione Pareto-efficiente può essere interpretata come l’esito di EEG, a patto che vi sia una
redistribuzione della dotazione iniziale.
Interpretazione ideologica: se il libero mercato porta a situazioni inique, la colpa non è del meccanismo di
mercato, ma della distribuzione delle dotazioni iniziali. Ogni criterio di equità corrisponde a diverse
interpretazioni ideologiche.
Visione Egualitaria di equità: tutti i membri della società ricevono la stessa quantità di beni;
Visione Rawlsiana di equità: massimizza l’utilità delle persone meno benestanti;
Visione Utilitarista di equità: massimizza l’utilità totale di tutti i componenti della società;
Visione orientata al mercato di equità: il risultato del mercato è più equo.
78. Spiegare perché una funzione di utilità crescente e concava rappresenta le preferenze di un individuo
avverso al rischio
Per un individuo avverso al rischio la varianza è un male e una varianza via via maggiore diminuisce l'utilità.
Poiché l'utilità marginale è decrescente, l'individuo considera più rilevante, in termini di variazione dell'utilità,
un decremento del bene piuttosto che un pari incremento. Pertanto, partendo da un dato ammontare,
l’individuo avverso al rischio non accetterà mai una lotteria che preveda con pari probabilità il guadagno o la
perdita di un dato ammontare di un bene, perché la variazione in aumento o in diminuzione non è la
medesima, ma l'incremento del bene è associato ad una variazione più piccola rispetto a quella associata alla
diminuzione, proprio in virtù del principio di utilità marginale decrescente.
Rischio: situazione nella quale è possibile conoscere la lista dei possibili stati del mondo. Quindi, la
conseguenza di ciascuna azione individuale dipende dallo Stato del mondo in cui si verifica.
Incertezza: situazione nella quale non è possibile conoscere la lista completa dei possibili Stati del mondo.
Quindi, non è possibile conoscere le conseguenze di ciascuna azione o le probabilità cui ciascuna conseguenza
avrà luogo.