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AL1_SISTEMA ECONOMICO

Il sistema economico è un’organizzazione sociale della produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi,
è l’oggetto di studio dell’economia politica

Limitandoci, per il momento, al settore privato...

- imprese, liberi professionisti, lavoratori autonomi  producono beni e servizi utilizzando lavoro,
macchinari, materie prime
- individui, famiglie, lavoratori  consumano beni e servizi, lavorano, risparmiano

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limitandoci, per il momento, al settore pubblico...

Breve descrizione dello schema


Il sistema economico di un paese comprende tre categorie di soggetti: imprese e famiglie, che insieme
formano il settore privato dell’economia, e le amministrazioni pubbliche, che formano il settore pubblico.
Le imprese (dalle piccole aziende alle grandi multinazionali, i lavoratori autonomi e i professionisti)
impiegano lavoro e macchinari per produrre beni e servizi da destinare alla vendita a individui e famiglie che
li utilizzano per le loro attività di consumo.
Le famiglie e gli individui offrono lavoro e prestano capitali (i loro risparmi) alle imprese, ottenendo in
cambio salari, stipendi, interessi, profitti (cioè redditi da lavoro e da capitale). Famiglie e individui utilizzano i
propri redditi per acquistare beni di consumo dalle imprese e, in parte, per risparmiare.
Il settore privato opera in due grandi mercati: il mercato dei beni e servizi, nel quale le imprese vendono
beni e servizi alle famiglie, e il mercato dei fattori della produzione, nel quale le famiglie vendono lavoro e
capitale alle imprese.
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Il settore pubblico è composto dalle amministrazioni dello stato centrale (i vari Ministeri di spesa: Istruzione,
Difesa, Giustizia, ecc.) e dagli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, Aziende Sanitarie Locali). Le
amministrazioni pubbliche erogano beni, servizi e trasferimenti a famiglie e imprese (scuola, sanità, pensioni,
assegni familiari, infrastrutture come strade, ponti, ecc.) finanziando la loro attività con il prelievo tributario
(imposte e tasse).

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ESP_BEVANDE_INTRO
Prezzi di riserva, Prezzi di mercato, Surplus del consumatore, e Funzione di domanda di un bene di consumo.
- Definizione di prezzo di riserva e di prezzo di mercato.
Il prezzo di mercato esprime la quantità di denaro che un consumatore deve versare al venditore per
acquistare una unità di bene. È una grandezza “oggettiva”, la stessa per tutti i consumatori.
Il prezzo di riserva di un dato consumatore esprime la quantità massima di denaro che un dato individuo è
disposto a cedere per acquistare una unità del bene; è una grandezza “soggettiva”, ogni consumatore ha il
proprio prezzo di riserva, che dipende dalle proprie “preferenze” per il bene in questione e dalle proprie
disponibilità di risorse (reddito) da destinare al consumo.
mentre c’è un solo prezzo di mercato, ci sono (in linea generale) tanti prezzi di riserva quanti sono i
potenziali consumatori del bene

- Definizione di surplus del consumatore.


Esempio: consideriamo un individuo, che chiamiamo i, il cui prezzo di riserva è pari a r ⅈ = 1,80 €
Dire che il prezzo di riserva di i è pari a 1,80 € significa che l’individuo è del tutto indifferente fra:
1) acquistare e consumare una unità del bene, al prezzo di 1,80 €
2) non acquistare e non consumare il bene, trattenendo 1,80 € da destinare ad altri scopi.
Supponiamo ora che il prezzo di mercato sia pari a p* = 1,20 € In questo caso l’individuo troverà
conveniente acquistare il bene a questo prezzo. Cedendo 1,20 € gli rimarranno in tasca 0,60 €, la
differenza fra il suo prezzo di riserva e il prezzo di mercato. La differenza fra prezzo di riserva e prezzo di
mercato si chiama surplus del consumatore, una misura monetaria (perché espressa in euro) del vantaggio
che l’individuo realizza attraverso l’acquisto e il consumo di una unità del bene.

Esempio: consideriamo tre individui (i, h, k) che devono decidere in merito all’acquisto di una (e una sola)
unità di un bene di consumo.
Prezzi di riserva: (prezzi espressi in euro)

r = 1,80
h
r = 1,50
k
r = 1,00
Prezzi di mercato
P* = 1,20
che succede?
acquista perché r ⅈ > p * e realizza un surplus pari 1,80 − 1,20 = 0,60
acquista perché r h > p * e realizza un surplus pari 1,50 − 1,20 = 0,30
non acquista perché r k < p * e non realizza alcun surplus

Nota: il fatto che per l’individuo k il surplus sia pari a zero non significa che egli risulti “danneggiato”
rispetto agli altri due individui. Significa solo che k preferisce destinare le proprie risorse all’acquisto
di altri beni, che reputa più utili rispetto a quello che stiamo considerando.

- Rilevazione in classe dei prezzi di riserva per due beni di consumo.


 una bottiglia da 50cc di acqua minerale
 una bottiglia da 50cc di bibita dolce
Contesto/Ipotesi: Ciascun prezzo di riserva si riferisce all’unica unità di bene (una bottiglietta d’acqua
oppure una di bibita) che l’individuo potrebbe decidere di consumare durante il periodo di tempo
considerato (ad esempio, una mezza giornata). Si suppone cioè che l’individuo non abbia la necessità di
bere più di una bottiglietta nel periodo considerato.

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Sondaggio attraverso il sito ClassEx (Class experiments)

- Come ricavare, dai prezzi di riserva dei consumatori, la funzione (=relazione fra due variabili) di domanda
di un bene di consumo.
Come utilizzare i prezzi di riserva (p*) per ricavare una funzione di domanda.
Torniamo all’esempio con tre individui i, h e k e definiamo il concetto di funzione di domanda di un bene.
Indichiamo ora il prezzo di mercato con p e non, come prima, con p * perché ora il prezzo è una variabile
e non uno specifico valore (nell’esempio 1,20).
La funzione di domanda di un bene mette in relazione la quantità domandata, che indichiamo con q
(variabile dipendente) con il prezzo di mercato p del bene (variabile indipendente)

Per i tre individui i, h e k, abbiamo le funzioni di domanda individuali

“Mettendo insieme” le tre funzioni di domanda individuale (consumatori i, h e k) otteniamo la funzione di


domanda aggregata

Nota: la variabile indipendente


(prezzo) è sull’asse delle ordinate;
la variabile dipendente (quantità
domandata) è sull’asse delle
ascisse

Se consideriamo migliaia di individui, avremo uno o più individui in corrispondenza di (quasi) tutti i possibili
prezzi di riserva. In altri termini, avremo una funzione di domanda “continua”.

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Ma in una funzione lineare la proprietà più importante della
funzione di domanda non è però
può costituire in molti casi
una buona approssimazione la sua “forma” ma il fatto che la
quantità domandata diminuisce
ed è anche comoda sotto il
profilo analitico all’aumentare del prezzo (e
ovviamente aumenta al
diminuire del prezzo) la funzione
di domanda è “decrescente”

supponiamo, ad esempio, che uno di voi abbia espresso i seguenti prezzi di riserva:

r A e r B indicano i prezzi di riserva per l’acqua e la bibita


ρ A e ρ B indicano invece i rispettivi prezzi di mercato
Consideriamo ora diversi prezzi di mercato, per dati prezzi di riserva:

Caso 1 Caso 2 Caso 3

Calcoliamo i surplus netti… (ra-pa)

…e otteniamo la quantità domandata

Nota: sia nel caso 1, sia nel caso 2, abbiamo ipotizzato che l’individuo domandi al massimo una e una
sola unità di bene di consumo: quella che procura il massimo livello di surplus netto. Ovviamente, nulla
vieta di effettuare l’analisi sotto l’ipotesi alternativa per cui l’individuo consuma un bene tutte le volte
che il surplus netto è positivo. Ciò porterebbe, sia nel caso 1 sia nel caso 2, l’individuo a domandare una
unità di entrambi i beni. Quale ipotesi va utilizzata? Dipende dal contesto. Nel seguito ci atteniamo alla
prima formulazione.

Consideriamo 5 individui i, h, k, j, z

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La domanda di acqua è 3 unità mentre di bibita 1.

AL4_ESP_BEVANDE_SECONDA PARTE
ESAMINIAMO I DATI RACCOLTI IN AULA SUI PREZZI DI RISERVA

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Come si ottiene la curva di domanda per bevande dolci dai dati sui prezzi di riserva rilevati in aula?

Esempio: Fissiamo il prezzo dell’acqua a 80 centesimi e ricaviamo la domanda di bibita per il prezzo 170
centesimi, che, in base alla funzione di domanda mostrata sopra, è pari a 39 unità.

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Data la coppia di prezzi che abbiamo scelto, ρ A = 80 pB = 170 si divide la tabella in quattro quadranti.

- Tutti gli individui (6 in totale, evidenziati in arancio) con prezzi di riserva r A < ρ A =80 e r B < p B =170
sceglieranno di non acquistare né acqua né bibita.
- Tutti gli individui (36 in totale, evidenziati in azzurro) con prezzi di riserva r A ≧ ρ A = 80 e r B≦ pB = 170
sceglieranno di acquistare acqua.
- Tutti gli individui (2 in totale, evidenziati in giallo) con prezzi di riserva r A ≦ ρ A = 80 e r B ≧ pB = 170
sceglieranno di acquistare bibita.
- Infine, i rimanenti individui, con prezzi di riserva r A > ρ A = 80 e r B > p B = 170 sceglieranno di acquistare
acqua (25, in azzurro) o bibita 37, in giallo) in base al maggior valore dei surplus netti ( r A −ρ A ) e ( r B− p B )

Abbiamo considerato il seguente caso:


Fissato il prezzo dell’acqua a 80 centesimi
abbiamo ricavato la domanda di bibita per il prezzo 170 centesimi.

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Abbiamo ottenuto che:
- 6 individui non acquistano nulla
- 61 individui acquistano acqua
- 39 individui acquistano bibita
Se facciamo variare il prezzo della bibita, dato il prezzo dell’acqua, otteniamo la curva di domanda di bibita,
alla quale ora torniamo.

Facendo riferimento alla funzione di domanda per bevanda dolce (con tabella)
Quale prezzo per una bottiglia di bevanda dovrebbe fissare un monopolista (unico venditore) che ha come
obiettivo la massimizzazione del profitto?
Ciascuno di voi deve decidere il prezzo da applicare ad una bottiglia di bevanda dolce sapendo che:
- Sei monopolista (non hai concorrenti).
- La funzione di domanda è quella rappresentata sopra.
- Ti rifornisci di bevande dal grossista pagando 70 centesimi ciascuna bottiglia. (non ci sono costi fissi, solo
costi variabili)
- Il tuo obiettivo è massimizzare il profitto (o guadagno), cioè la differenza fra ricavi dalla vendita e costi di
acquisto.
- Il gioco si svolge in 7 sessioni o «settimane»: All’inizio di ciascuna settimana, devi scegliere il prezzo, da un
minimo di 70 ad un massimo di 300 centesimi di euro.
- l tuo guadagno complessivo sarà pari al 20% dei profitti medi realizzati nell’arco delle 7 settimane, e alla
fine del gioco un partecipante sarà estratto per incassare il proprio guadagno in Buono Amazon.

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IL MONOPOLISTA MASSIMIZZA IL PROFITTO
DATI
FISSANDO
PREZZO COSTO PREZZO QUANTITA’ RICAVI PROFITTI QUANTITA’ NON
ACQUA BEVANDA BEVANDA BEVANDA BEVANDA BEVANDA ACQUA ACQUISTANO
80 70 170 39 66.3 39.0 61 6
80 90 180 35 63.0 31.5 65 6
50 70 150 37 55.5 25.9 68 1
Come varia la scelta ottima del monopolista se varia la funzione di domanda (perché varia il prezzo
dell’acqua) oppure se varia il costo unitario di una bottiglia di bevanda dolce?

- il costo di una bottiglia di bevanda aumenta da 70 a 90 centesimi il prezzo di una bottiglia d’acqua rimane
invariato a 80 centesimi. Il monopolista aumenta il prezzo da 170 a 180 centesimi (notare che non lo
aumenta di 20 centesimi, cioè quanto sono aumentati i costi unitari), e si riducono quantità venduta,
ricavi e profitti sulle bevande. (SECONDA RIGA DI NUMERI)
- il costo di una bottiglia di bevanda rimane invariato a 70 centesimi il prezzo di una bottiglia d’acqua si
riduce da 80 a 50 centesimi poiché la domanda di bibite si riduce, il monopolista riduce il prezzo da 170 a
150 centesimi e si riducono quantità venduta, ricavi e profitti sulle bevande. (TERZA RIGA DI NUMERI)

regressione della funzione di domanda: interpolante lineare


domanda di bevanda (dato prezzo acqua 80 centesimi):
P = 298 - 3,01 Q

AL5_domanda_1
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Utilizzando il concetto di prezzo di riserva di un bene abbiamo definito la funzione di domanda individuale
per una bottiglia di bevanda dolce.

La funzione di domanda di un bene mette in relazione la quantità domandata, che indichiamo con “q”
(variabile dipendente) con il prezzo di mercato p del bene (variabile indipendente).

NOTA: Questa è una funzione di domanda che ha questa caratteristica: l’individuo può decidere di
domandare al massimo UNA, e una sola unità, del bene. La quantità domandata può assumere solo due
valori: zero o uno.

Per tre individui i, h e k, abbiamo le funzioni di domanda individuali.

“Mettendo insieme” le tre funzioni di domanda individuale (consumatori i, h e k) otteniamo la funzione di


domanda aggregata.

Proviamo ora a interpretare questa funzione di domanda in un altro modo: non come la domanda aggregata
di tre individui ma come la domanda di un unico individuo il quale, in funzione del prezzo del bene, decide di
domandare 0, 1, 2 o 3 unità del bene.

Come abbiamo già osservato, questo genere di


funzione di domanda, «discontinua e a scalini», è
un po’ complicata da trattare. Conviene
considerare una versione «continua» della
relazione fra prezzo e quantità domandata.

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Questa è una funzione di domanda continua (e lineare). Invece di domandare quantità «discrete» (1, 2, 3, e
così via, di bottiglie) il consumatore domanda quantità «continue» (1, 2, 3 kg di pasta, ma anche 1,5 kg, o
1,817 kg, e così via.

Obiettivi: spiegare
- perché la funzione di domanda è, in genere, “decrescente” (la cosiddetta legge della domanda)
- quali fattori possono causare degli “spostamenti” dell’intera curva di domanda
- cosa significa domanda “elastica” e “anelastica”
- la relazione fra domanda e spesa dei consumatori
- il concetto di surplus dei consumatori
Curva di domanda individuale: definizione
La curva di domanda di un consumatore esprime la quantità domandata q di un dato bene di consumo in
funzione del prezzo p del bene stesso.
Si tratta di una funzione q=f(p) dove la quantità domandata q (variabile dipendente) è funzione del prezzo p
(variabile indipendente).
attenzione: nei grafici rappresenteremo sempre la funzione di domanda mettendo la variabile dipendente q
sull’asse orizzontale e la variabile indipendente p sull’asse verticale (contrariamente a quanto di solito si fa
nelle rappresentazioni grafiche di una funzione matematica).
Spostamenti lungo la curva di domanda
Si ha uno spostamento lungo la curva di domanda di un bene quando varia il prezzo di mercato p del bene
tenendo fissi tutti gli altri fattori che determinano la domanda del bene.

Si ha uno spostamento della curva di domanda di un bene quando varia una delle determinanti della
domanda diverse dal prezzo di mercato del bene.

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Quali sono i fattori che possono determinare uno spostamento dell’intera curva di domanda?
Fondamentalmente quattro:
q = f ( p ; ρ s ; ρc ; R ; Π )

ρ s = prezzo dei beni sostituti del bene q se ρ s  q


ρc = prezzo dei beni complementari del bene q se ρ c  q
R = reddito del consumatore se R  q  bene normale
se R  q  bene inferiore
Π = preferenze o gusti del consumatore (se le preferenze si “spostano” verso, la domanda aumenta).

bene di consumo normale: è un bene la cui quantità domandata aumenta all’aumentare del reddito del
consumatore
esempi: pasti al ristorante, giorni di vacanza, abbigliamento, calzature.
se la quantità domandata “aumenta molto” all’aumentare del reddito (più spesso, se il bene è consumato
solo quando il reddito supera una certa soglia) il bene normale è definito anche bene di lusso
In molti casi, all’aumentare del reddito, non aumenta tanto la quantità consumata quanto cambia (in meglio)
la qualità dei beni acquistati
esempio: se aumenta il reddito passo dall’albergo a 3 stelle a quello a 4 stelle.
altri esempi: vino, gioielli, auto, abbigliamento, calzature, pasti al ristorante.

bene di consumo inferiore: è un bene la cui quantità domandata diminuisce all’aumentare del reddito del
consumatore
esempio: margarina che viene sostituita dal burro
Come sopra, per molti beni non diminuisce tanto la quantità consumata quanto si sostituiscono beni di bassa
qualità con beni di elevata qualità (valgono gli stessi esempi dati sopra).

due beni di consumo X e Y si dicono beni sostituti quando il consumatore ritiene di poter soddisfare, anche
consumando uno solo dei due beni, un dato bisogno.
esempi: (vino e birra) (cinema e teatro) (vacanza al mare e vacanza in montagna) notare che beni sostituti
non significa che il consumatore debba consumare sempre un solo tipo di bene; posso, ad esempio, andare
una sera al cinema e una sera a teatro, ma non assistere contemporaneamente ad un film e a una commedia.
due beni di consumo X e Y si dicono beni complementi quando il consumatore, per soddisfare un dato
bisogno, deve consumare contemporaneamente entrambi i beni in date proporzioni, che possono essere
fisse o in una certa misura variabili.
esempi: (pasta e pomodoro) (un pernottamento in albergo, due pasti al ristorante e una visita al museo per
un giorno di vacanza) (birra e gazzosa).

sostituibilità e complementarità sono sia caratteristiche “oggettive” dei beni (per giocare a tennis, servono un
campo, delle palline e due racchette).
sia caratteristiche “soggettive” che dipendono dalle preferenze individuali (ad alcuni può piacere la birra
mischiata con gazzosa, ad altri no: o birra o gazzosa).

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funzione di domanda “diretta” le due funzioni sono
(la quantità domandata è espressa in funzione del prezzo) l’inversa dell’altra

Q = f (p; A)

funzione di domanda “inversa”


(il prezzo è espresso in funzione della quantità domandata)
p = g (q; A)

Nel grafico, dove la quantità è misurata sull’asse orizzontale e il prezzo sull’asse verticale, la funzione di
domanda rappresentata è quella inversa.

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AL6_domanda_lineare
Impariamo a “lavorare” con funzioni di domanda lineari
Q = 400 − 5p funzione di domanda “diretta” (la quantità domandata è funzione del prezzo).
p = 80 − (1/5)Q funzione di domanda “inversa” (il prezzo è funzione della quantità domandata).

le due funzioni sono una l’inversa


dell’altra per tracciare il grafico è più
semplice utilizzare la funzione inversa

per tracciare correttamente una funzione di domanda lineare occorre saper fare due cose
Q = 400 − 5p saper passare da un tipo di domanda all’altra p = 80 – (1/5) Q
saper determinare le due intercette
ponendo p = 0  Q = 400 si ottiene intercetta asse della quantità

ponendo Q = 0  p = 80
si ottiene intercetta asse
del prezzo

come si inverte una funzione lineare:


dalla funzione di domanda diretta alla funzione di domanda inversa (esempio numerico)
Q = 400 − 5p domanda diretta: Q in funzione di p
aggiungo 5p e sottraggo Q ad ambo i membri dell'equazione
Q + 5p −Q = 400 − 5p −Q + 5p e semplificando si ottiene 5p = 400 −Q
5 p 400−Q
divido per 5 ambo i membri dell'equazione = e semplificando si ottiene
5 5
1
P = 80 - Q domanda inversa: p in funzione di Q
5
Esercizi: tracciare i grafici delle seguenti funzioni di domanda e confrontare
Es. 1 Es. 2 Es. 3
Q = 400 − 5p Q = 400 − 5p Q = 400 – 5p
Q = 600 − 5p Q = 400 − 2p Q = 600 - 10p

p = 80 − (1/5)Q p = 80 − (1/5)Q p = 80 − (1/5)Q


p = 120 − (1/5)Q p = 200 − (1/2)Q p = 60 − (1/10)Q
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funzioni di domanda lineari in forma parametrica
diretta inversa
Q = a − bp p = (a/b) − (1/b) Q
a>0, b>0 p = α − βQ α=a/b, β=1/b

domanda inversa
p = α − βQ
p = 750 − 3Q

Aumenta α p = 900 − 3Q Aumenta β p = 750 − 5Q

come si inverte una funzione lineare:


dalla funzione di domanda diretta alla funzione di domanda inversa (caso generale)
Q = a − bp domanda diretta: Q in funzione di p; a > 0 e b > 0 parametri
aggiungo bp e sottraggo Q ad ambo i membri dell'equazione
Q + bp −Q = a − bp −Q + bp e semplificando si ottiene bp = a −Q
divido per b ambo i membri dell'equazione
bρ a−Q
= e semplificando si ottiene
b b
a 1
ρ= − Q domanda inversa: p in funzione di Q, che posso scrivere
b b
a 1
p=α − βQ dove i parametri sono o α = , β=
b b
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AL5_domanda_2
Ricordiamoci che la funzione di domanda esprime i prezzi di riserva.
Questa funzione di domanda indica che per la prima unità di consumo il consumatore è disposto a pagare
fino a un massimo di 15€: questo è il suo prezzo di riserva per la prima unità di consumo.
per la seconda unità di consumo il prezzo di riserva scende a 13€. Perché il prezzo di riserva per la seconda
unità è più basso? Una possibile spiegazione è che il consumo della seconda unità dia una soddisfazione
inferiore a quella ottenuta dal consumo della prima unità. (ma ve ne sono altre).
Per la terza unità di il prezzo di riserva scende a 11€.
Se il consumatore acquistasse 3 unità al prezzo di 11€ sosterrebbe una spesa di 33€ e realizzerebbe un
surplus netto di 6€:
(15−11) = 4€ sulla 1A unità
(13−11) = 2€ sulla 2A unità
(11−11) = 0€ sulla 3A unità

Le informazioni “contenute” nella curva di domanda

Dato il prezzo ρ1 e la quantità domandata q 1 il prodotto ρ 1* q 1 è la spesa del consumatore (area del
rettangolo giallo).
L’area del triangolo verde rappresenta il surplus netto del consumatore.
Il surplus lordo misura la spesa massima che il consumatore sarebbe stato disposto a sostenere per
acquistare q1 unità del bene. La differenza fra spesa massima (surplus lordo) e spesa effettivamente
sostenuta è uguale al surplus netto.
Il surplus netto è una misura monetaria del vantaggio che il consumatore deriva dallo scambio.

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abbiamo misurato spesa e surplus del consumatore in due modi:

i due metodi danno lo stesso risultato? Verifichiamo con un esercizio

1
Esercizio: data la seguente curva di domanda  =10 – p
2
supponendo che il prezzo sia pari a 12, calcolare:
spesa, surplus lordo e surplus netto del consumatore
utilizzando entrambi i metodi illustrati sopra (area e segmenti).

Come varia la spesa del consumatore lungo la curva di domanda?


q = 36 − 3p  diretta
p = 12 − (1/3)q  inversa

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23
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AL5_domanda_3

Elasticità della funzione di domanda rispetto al prezzo


Le elasticità sono sempre definite come rapporto fra le variazioni percentuali di due variabili “legate” da una
funzione.
A denominatore, la variazione % della variabile indipendente A numeratore, la variazione % della variabile
dipendente.
Nel caso della funzione di domanda  q = f (p;A) Variazione % della
Δq :q quantità domandata
l’elasticità della domanda rispetto al prezzo è definita  ¿  ---------------------
Δρ : p Variazione %
del prezzo
L’elasticità è una misura di quanto la domanda è sensibile a variazioni del prezzo. Tanto maggiore il valore
dell’elasticità in valore assoluto, tanto più una variazione del prezzo determina ampie variazioni (di segno
opposto) della quantità domandata.
Δq :q
ad esempio, se ε = =−2
Δρ : p
significa che se il prezzo aumenta del 3% allora la quantità domandata si riduce del 6%; se il prezzo aumenta
del 4% allora la quantità domandata si riduce dell’8%, e così via.
La variazione % della quantità domandata è pari al doppio, in valore assoluto, della variazione % del prezzo.

Esempio
ρ0 = 200 aumenta a p1 = 206 ⇒ Δρ = +6
l'aumento del prezzo riduce la quantità domandata da q 0 = 600 a q 1 = 566 ⇒ Δ q = −36
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Δq −36
= = − 0, 06 ⇒ − 6%
q 600
Δp +6
= = + 0,03 ⇒ +3%
p 200
−6 %
allora ε = =-2
+3 %
Attenzione: poiché prezzo e domanda sono in relazione inversa (se aumenta il prezzo si riduce la domanda, e
viceversa), l’elasticità della domanda è sempre negativa. Quello che conta è però il suo valore assoluto: che è
negativa già lo sappiamo. Si usa allora (e noi lo facciamo) “liberarsi” del segno meno definendo l’elasticità nel
suo valore assoluto utilizzando la formula.
−Δq: q
ε=  utilizzando questa definizione di elasticità
Δρ : p

A seconda del valore dell’elasticità la domanda è definita


elastica se ε > 1
a elasticità unitaria se elasticità ε = 1
anelastica (o rigida) se ε < 1

−Δq : q
La formula “definitoria” di elasticità ε =
Δρ : p
richiede di calcolare due variazioni % e calcolare il loro rapporto
in alcuni casi (per esempio con funzione di domanda lineare) per calcolare l’elasticità è più semplice utilizzare
la formula equivalente.

Esercizio I: data la funzione di domanda q = 36 −3p


rappresentare graficamente e calcolare l’elasticità quando il prezzo:
- aumenta da 8 a 10
- aumenta da 8 a 12
- si riduce da 8 a 6
- si riduce da 8 a 4

soluzione
1
domanda inversa  p = 12 − q
3
−Δq : q
utilizzare la formula  ε =
Δρ : p

il prezzo aumenta da 8 a 10 («piccola» variazione)


p=8

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Δρ = 2
q = 12
Δq = −6
−Δq: q −−6 :12 0,5
ε= = = =2
Δρ : p 2: 8 0,25
elasticità = 2

il prezzo aumenta da 8 a 12 («grande» variazione)


p=8
Δρ = 4
q = 12
Δq = −12
−Δq: q −−12:12 1
ε= = = =2
Δρ : p 4 :8 0,5
elasticità = 2

il prezzo si riduce da 8 a 6 («piccola» variazione)


p=8
Δρ = -2
q = 12
Δq = 6
−Δq: q −6 :12 0,5
ε= = = =2
Δρ : p −2: 8 0,25
elasticità = 2

il prezzo si riduce da 8 a 4 («grande» variazione)


p=4
Δρ = -4
q = 12
Δq =12
−Δq: q −12:12 1
ε= = = =2
Δρ : p −4 :8 0,5
elasticità = 2

Abbiamo visto che, partendo dal punto p = 8, q=12, in qualunque direzione ci si muova, e di qualunque
ampiezza sia la variazione che si considera, si ottiene sempre elasticità = 2.
Questo significa che 2 è il valore dell’elasticità di questo punto della funzione di domanda.

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in modo più semplice, possiamo allora calcolare l’elasticità in un punto della curva di domanda utilizzando la
−Δ q ρ Δq
formula ε = ×  che sfrutta il fatto che in una domanda lineare il termine è costante, in
Δp q Δp
Δq
questo caso = - 3.
Δp
−Δ q ρ 8
Allora ε = × =3 =2
Δp q 12

Esercizio II: data la funzione di domanda q = 36 −3p


rappresentare graficamente e calcolare l’elasticità in corrispondenza dei prezzi 12 – 10 - 8 - 6 – 4 – 2 – 0.

1
domanda inversa  p = 12 − q
3
−Δ q ρ Δq
utilizzare la formula  ε =¿ × con =−3
Δp q Δp

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Funzione di domanda: un approfondimento
Obiettivo: spiegare perché la funzione di domanda è “decrescente” (salvo casi molto particolari in cui
l’andamento è di segno opposto), mostrando che l’effetto sulla quantità domandata di una variazione del
prezzo può essere scomposto in due componenti che prendono il nome di:
- effetto di reddito
- effetto di sostituzione

29
Possiamo capire molte cose riguardanti la funzione di domanda esaminando la retta di bilancio di un
consumatore.
Consideriamo un consumatore che dispone una certa somma R, che chiamiamo Reddito, che può essere
destinata all’acquisto di due tipi di beni di consumo, che chiamiamo x e y (ad esempio, pasta e riso).

L’equazione della retta di bilancio rappresenta le molteplici combinazioni di “panieri” (una data quantità per
ciascuno dei due beni) che il consumatore può acquistare dato il reddito disponibile e dati i prezzi dei due
beni. Si assume infatti che reddito e prezzi siano “esogeni”, cioè grandezze che il consumatore non è in grado
di influenzare (nel caso del reddito, perché assumiamo, per semplicità, che sia frutto di scelte e decisioni “già
prese” dall’individuo; per i prezzi, perché il singolo consumatore non ha alcun potere di influenzare i prezzi
che si determinano sul mercato).
La retta di bilancio definisce, in altri termini, tutti i panieri che il consumatore può permettersi, dato il reddito
e i prezzi. Rappresenta cioè l’insieme delle opportunità di consumo.
In termini grafici:

esempio di retta di bilancio

30
Una precisazione

cosa succede alla RdB se aumenta il reddito?

31
px = 2
py = 4
R = 240  R = 300

cosa succede alla RdB se aumenta il prezzo di un bene?


px = 2  px = 4
py = 4
R = 240

Esercizio: cosa succede alla RdB se diminuisce il prezzo di un bene?


px = 2
py = 4  py = 3
R = 240

32
Esercizio: cosa succede alla RdB se raddoppiano prezzi e reddito?
px = 2  px = 4
py = 4  py = 8
R = 240  R = 480

Funzione di domanda: un approfondimento seconda parte


Effetto di Reddito (ER): esprime l’impatto sulle quantità domandate determinato da una variazione del
reddito del consumatore, a prezzi assoluti costanti (perciò anche il prezzo relativo è costante).
Consideriamo il caso di un incremento del reddito: effetto di reddito positivo.

33
34
Effetto di Reddito (ER): esprime l’impatto sulle quantità domandate determinato da una variazione del
reddito del consumatore, a prezzi costanti. Esprime l’effetto di una variazione del potere d’acquisto del
consumatore, che “si sente più ricco” quando il reddito aumenta, “più povero” quando il reddito diminuisce.

Effetto di Sostituzione (ES): esprime l’impatto sulle quantità domandate determinato da una variazione del
prezzo relativo dei beni, a parità di potere d’acquisto del consumatore. Esprime l’effetto di una variazione
delle “ragioni di scambio” fra i beni di consumo. Con soli due beni, x e y, se aumenta il prezzo di x, e non varia
quello di y, il bene y diventa relativamente meno caro di x e perciò il consumatore tenderà a ridurre il
consumo di x e ad aumentare il consumo di y. Questa “sostituzione” di x con y, però, va effettuata tenendo
costante il potere d’acquisto del consumatore (ovvero, vogliamo determinare il puro effetto derivante dalla
modifica del prezzo relativo p x / p y )

Illustriamo con un esempio numerico

n. n. n. max n. max
Spesa Spesa
Prezzo Prezzo reddit serate serate panier Spesa serate serate
pizzeri cinem
pizza film o pizzeri cinem e totale pizzeri cinem
a a
a a a a
15 5 600 25 45 A 375 225 600 40 120
15 7,5 600 22 36 B 330 270 600 40 80
15 5 510 22 36 B 330 180 510 34 102
15 5 510 20 42 C 300 210 510 34 102
- Dato un budget annuale di 600€, consideriamo la scelta di quante serate trascorrere in pizzeria e quante
al cinema (con possibilità di abbinare le due cose nella stessa serata, ma questo è ininfluente). Se il prezzo
di una pizza è 15€ e quello di un film è 5€, il vincolo di bilancio è quello qui rappresentato. (ROSSO)
- Supponiamo che, in base alle proprie preferenze, il consumatore abbia scelto, fra tutti panieri (pizza, film)
che può permettersi, il paniere A = (25 pizze, 45 film) in un anno. (ROSSO)
- supponiamo ora che il prezzo di un film aumenti da 5 a 7,5€ L’aumento del prezzo fa ruotare il vincolo di
bilancio (da rosso a blu)
- supponiamo che il paniere scelto sul nuovo vincolo di bilancio sia B. Per effetto dell’aumento del prezzo di
un film la domanda di film si riduce da 45 a 36 la domanda di pizze si riduce da 25 a 22 concentriamo la
nostra attenzione sulla domanda di film, il cui prezzo è aumentato.
notiamo che l’aumento del prezzo, come già sappiamo, ha determinato sia una traslazione verso il basso
del VdB, riducendo il potere d’acquisto del consumatore sia una rotazione del VdB, rendendo
relativamente meno cara, rispetto a prima, la pizza rispetto al film

35
...facendo traslare verso il basso il VdB iniziale (rosso)
fino al punto in cui questo interseca il VdB finale (blu)
in corrispondenza del punto B (il nuovo paniere
scelto) ottenendo in questo modo il VdB verde

qual è il significato del VdB verde?

Per ottenere il VdB verde siamo partiti dal VdB rosso e invece di aumentare il prezzo di un film da 5 a 7,5€
abbiamo diminuito il reddito del consumatore da 600 a 510€, lasciando invariato il prezzo di un film notare
bene che i VdB verde e blu sono caratterizzati dal medesimo “potere d’acquisto”
Da cosa si vede questo? dal fatto che sia col VdB blu sia col VdB verde il consumatore può acquistare il
paniere B.
detto in altro modo:
- rispetto al VdB rosso: il VdB blu ha un prezzo più elevato di un film e lo stesso livello di reddito
- il VdB verde ha lo stesso prezzo di un film ma un minor reddito
- il potere d’acquisto è però lo stesso per entrambi (e inferiore a quello del VdB rosso)
siamo finalmente in grado di definire l’effetto di reddito e l’effetto di sostituzione
- per prima cosa ci chiediamo: quale paniere sceglierebbe il consumatore se dovesse scegliere sul VdB
verde? C
- ertamente non uno dei punti alla sinistra di B, perché questi già poteva sceglierli sul VdB blu e a questi è
stato preferito B
- la scelta sarà allora alla destra di B
assumendo che pizza e film siano entrambi beni normali supponiamo che la scelta cada sul paniere C
abbiamo così scomposto il passaggio da A a B, conseguente ad un aumento del prezzo di un film, in due
passaggi:
da A a C: effetto di reddito  esprime la riduzione della domanda di film conseguente al fatto che l’aumento
del prezzo di un film ha ridotto il potere d’acquisto del consumatore il quale, sentendosi più povero, riduce la
domanda di film (bene normale).
Si riduce il potere d’acquisto e si riduce la domanda di film
da C a B: effetto di sostituzione  esprime la riduzione della domanda di film derivante dal fatto che, tenuto
costante il potere d’acquisto, il film è diventato più caro della pizza.
Aumenta il prezzo di un film e si riduce la sua domanda
da A a B  effetto complessivo somma di due effetti con segno negativo: legge della domanda

36
37
38
AL9_ricavi_monopolio
Monopolio I: Ricavi e Costi

Obiettivi:
- Derivare, a partire dalla funzione di domanda di mercato (o domanda aggregata), la funzione del Ricavo
totale e la funzione del Ricavo marginale del monopolista
- Riprendere e illustrare la relazione fra andamento dei ricavi totali ed elasticità della funzione di domanda
- Definire Costi totali, Costi medi e Costi marginali del monopolista (nel caso «semplice» di rendimenti di
scala costanti)

Avendo studiato la domanda aggregata dei consumatori, sappiamo già molte cose sulla funzione del Ricavo
totale Il ricavo totale del monopolista è infatti uguale alla Spesa totale dei consumatori.
È allora utile richiamare innanzitutto la relazione fra domanda, ricavo o spesa totale, ed elasticità della
domanda (vedi slide seguente) e poi proseguire introducendo il concetto di ricavo marginale

esempio numerico
Domanda di mercato diretta: Q = 36 − 3 P
Domanda inversa: P = 12 − (1/3) Q

P Q R. totali
PQ
12 0 0
11 3 33
10 6 60
9 9 81
8 12 96
7 15 105
6 18 108
5 21 105
4 24 96
3 27 81
2 30 60
1 33 33
0 36 0

39
P Q R. totali Δ R. ΔQ Rmg Ricavo marginale
PQ totali
12 0 0 --- --- --- Rmg = Δ R. totali / Δ Q
11 3 33 33 3 11
Rapporto fra variazione assoluta
10 6 60 27 3 9
del ricavo totale e variazione
9 9 81 21 3 7
8 12 96 15 3 5 assoluta della quantità.
7 15 105 9 3 3
6 18 108 3 3 1 Perché il ricavo marginale è inferiore al prezzo?
5 12 105 -3 3 -1
4 24 96 -9 3 -3 Supponiamo di ridurre il prezzo da 9 a 8.
3 27 81 -15 3 -5 Riducendo il prezzo da 9 a 8 vendo 3 unità in più (la
2 30 60 -21 3 -7 quantità aumenta da 9 a 12) e su queste 3 unità in più
1 33 33 -27 3 -9 ricavo 8×3=24
0 36 0 -33 3 -11 Tuttavia, sulle 9 unità che prima potevo vendere a 9,
se ora applico il prezzo di 8 perdo 9 di ricavi (tutte le
P Q R. totali Δ R. ΔQ Rmg 12 unità sono infatti vendute allo stesso prezzo: 8).
totali
… … … … … … Ricapitolando: 24 di maggiori ricavi meno 9 di minori
9 9 81 21 3 7 ricavi fa 15.
8 12 96 15 3 5 Perciò: ΔRtot=15, ΔQ=3 Rmg=15/3=5 minore del
… … … … … … prezzo P = 8

Dobbiamo trovare un modo di calcolare il Ricavo marginale senza dover calcolare prima le due variazioni
discrete del Ricavo totale e della Quantità, e infine metterle a rapporto.
In altri termini, invece di calcolare il Ricavo marginale “saltando” da un punto all’altro della curva di
domanda vogliamo calcolare il Ricavo marginale in un dato punto della curva di domanda (e se lo sappiamo
fare in un dato punto, allora vuol dire che sappiamo farlo in tutti i punti).
Prendiamo allora i dati della tabella di esempio e rappresentiamo sullo stesso grafico la curva di domanda e i
valori del Ricavo marginale che abbiamo calcolato “saltando” da un punto all’altro della curva di domanda.

40
Consideriamo solo la prima parte della tabella, dove il Ricavo totale è crescente e il Ricavo marginale è
positivo.

P Q RT Rmg
12 0 0 ---
questo ricavo marginale è stato calcolato
11 3 33 33/3 11
saltando dalla prima alla seconda riga
10 6 60 27/3 9
9 9 81 21/3 7
questo ricavo marginale è stato calcolato
8 12 96 15/3 5
saltando dalla quarta alla quinta riga
7 15 105 9/3 3
6 18 108 3/3 1
allora proviamo a scriverli
5 12 105 -3/3 -1
“a cavallo” delle due righe

E poi rappresentiamo su un grafico prezzo e quantità (funzione di domanda)


ricavo marginale e quantità (funzione del ricavo marginale)

La formula del Ricavo marginale (di funzione di


domanda lineare)  premessa

Δ R.totali = Δ(PQ) = P1 Q1 −P0 Q0

= ( P0 + ΔP ) ( Q 0 + ΔQ )−P0 Q0 =

P0 Q 0 + P0 ΔQ+Q 0 ΔP + ΔPΔQ−Po Q 0 =

P0 ΔQ+Q0 ΔP + ΔPΔQ ≈ P0 ΔQ+Q0 ΔP

Piccolo se ΔP e ΔQ non sono


grandi: posso ignorare questo
termine

41
La formula del Ricavo marginale (di funzione di domanda lineare)

Premessa ΔRtot Δ( PQ ) PΔQ+QΔP ΔP


Rmg = = ≈ =P+ Q< P
ΔQ ΔQ ΔQ ΔQ
se la funzione di domanda è lineare, posso scrivere:

−ΔP ΔP
P = a – bQ dove b = P=a+ Q
ΔQ ΔQ
riprendo la formula del ricavo marginale ricavata nella
prima riga sopra

ΔP ΔP
Rmg = P+ Q=¿= a +2 Q = a – 2bQ
ΔQ ΔQ

Rmg = a − 2bQ

Esaminiamo ora i costi di produzione del monopolista

Consideriamo:
- Costi fissi CF = 20
si tratta dei costi che si sostengono indipendentemente dalla quantità prodotta sono legati all’utilizzo dei
fattori fissi di produzione (es. ammortamento del costo dell’impastatrice e del forno per produrre pane;
entro certi limiti anche il costo della mano d’opera).
- Costi variabili CV = 4Q
sono i costi che dipendono dalla quantità prodotta (aumentano all’aumentare della produzione) sono
legati all’utilizzo dei fattori di produzione variabili (es. farina, lievito, sale, elettricità per produrre pane).
- Costi totali CT = CF + CV = 20 + 4Q

Notare che stiamo considerando, per i costi variabili, una struttura di costi molto semplice: costi linearmente
crescenti nella quantità prodotta: CV = 4Q.

Se raddoppia la produzione, raddoppiano i costi variabili. Se triplica la produzione, triplicano i costi variabili Il
costo variabile medio CVme = CV / Q = 4 è costante.

Se aumentiamo la produzione di una unità, i costi aggiuntivi che si devono sostenere sono costanti e uguali a
4 Il costo marginale Cmg = ΔCV / ΔQ = 4 è costante.

42
In formule, caso generale

Ctot = CV +CF = cQ +CF

CV CF CF
Cme = CVme + CFme = + =c+
Q Q Q
ΔCtot ΔCV
Cmg = = =c Cmg = CVme = c
ΔQ ΔQ

In tabella, esempio numerico Ctot = 20 + 4Q

Q CF CV Ctot Cmg = CVme CFme Cme


0 20 0 20 - ∞ ∞
3 20 12 32 4 6,67 10,67
6 20 24 44 4 3,33 7,33
9 20 36 56 4 2,22 6,22
12 20 48 68 4 1,67 5,67
15 20 60 80 4 1,33 5,33
18 20 72 92 4 1,11 5,11
21 20 84 104 4 0,95 4,95
24 20 96 116 4 0,83 4,83
27 20 108 128 4 0,74 4,74
30 20 120 140 4 0,67 4,67
33 20 132 152 4 0,61 4,61
36 20 144 164 4 0,56 4,56

Questo grafico contiene tutte le informazioni utili sui costi di produzione

43
AL10_mercato _monopolio
Monopolio II: Prezzo e Quantità di equilibrio

Obiettivi:
- Caratterizzare lo equilibrio in un mercato di monopolio, detto anche “ottimo del monopolista”,
assumendo che l’unico venditore (il monopolista) scelga prezzo e quantità prodotta e venduta avendo
come obiettivo la massimizzazione del proprio profitto, dato dalla differenza fra ricavi totali e costi totali.
(mettiamo insieme i concetti appresi in AL9)
- Rappresentare graficamente e derivare analiticamente l’equilibrio di monopolio, svolgendo alcuni esercizi
con funzione di domanda lineare e costi totali di produzione lineari.
- Se ci pensate, abbiamo già considerato l’equilibrio di monopolio (nell’esperimento svolto in classe nella
prima lezione)

Esempio numerico
Funzione di domanda:
Q = 36 – 3 P  DIRETTA
P = 12 – (1/3) Q  INVERSA

Funzione di costo totale:


Ctot = 4Q (no costi fissi, CF = 0)

Profitto totale (da massimizzare): Π = Rtot – Ctot


“conosciamo” già queste funzioni di domanda e di costo perché utilizzate in AL9
Determiniamo ora l’ottimo del monopolista:
- con “calcolo tabellare”
- in termini grafici (in due modalità)
- in termini analitici
P Q Rtot Ctot Π Rmg Cmg Πmg
12 0 0 0 0 12 > 4 8
11 3 33 12 21 10 > 4 6
10 6 60 24 36 8 > 4 4
9 9 81 36 45 6 > 4 2
8 12 96 48 48 4 = 4 0
7 15 105 60 45 2 < 4 -2
6 18 108 72 36 0 < 4 -4
5 21 105 84 21 -2 < 4 -6
44
4 24 96 96 0 -4 < 4 -8
3 27 81 108 -27 -6 < 4 -10
La soluzione è P*=8, Q*=12

Rmg = 12 − (2/3) Q / Rmg = 12 − (2/3) Q

La spiegazione è che, partendo da Q = 0 (prima riga), vediamo che conviene aumentare le vendite da Q = 0 a
Q = 3 perché Rmg > Cmg (i ricavi aggiuntivi che si ottengono incrementando la produzione e le vendite
superano i costi aggiuntivi, perciò il profitto aumenta). Questo si verifica anche passando da Q = 3 a Q = 6,
perché Rmg > Cmg E questo fino al punto in cui si arriva a Q = 12, dove Rmg = Cmg A questo punto NON
conviene andare oltre e produrre più di 12 unità perché i costi aggiuntivi supererebbero i ricavi aggiuntivi
(Rmg < Cgm) e perciò avremmo una diminuzione del profitto.

Rappresentazione grafica dell’equilibrio del monopolista


Massimizzazione del profitto come differenza fra Ricavo totale e Costo totale
La lunghezza dei segmenti verdi misura il profitto Π = Rtot − Ctot devo trovare quello di lunghezza massima

1. traccio la funzione di domanda (ROSSO)


2. traccio la funzione del ricavo marginale (VERDE)
3. traccio la funzione del costo marginale (VIOLA)
4. considero il punto di intersezione tra ricavo marginale e costo marginale (Rmg = Cmg) e determino
Q*sull’asse delle quantità e P* “salendo” sulla funzione di domanda
5. rappresentare il costo totale (ROSA)
6. rappresentare il ricavo totale (AZZURRO)
7. rappresentare il profitto totale (GIALLO)

45
Soluzione analitica (esercizio)
1
parto dalla domanda inversa P =12 − Q
3
2
calcolo il ricavo marginale Rmg =12 − Q
3
costi totali Ctot = 4Q ⇒ Cmg = 4

2
uguaglio Rmg = Cmg ⇒ 12 − Q = 4 e risolvo per Q Rtot* = Q* × P* = 96
3
Ctot* = 4 × Q* = 48
2 2 Prof* = Rtot − Ctot = 48
12 − Q = 4 ⇒ 8 = Q ⇒ Q* =12
3 3
Trovo il prezzo di equilibrio P*
sostituendo la quantità di equilibrio Q* 1 1
P* =12 − Q* =12 − 12 =
nella funzione di domanda inversa 3 3

46
Soluzione analitica (caso generale)
parto dalla domanda inversa P = a − bQ
calcolo il ricavo marginale Rmg = a − 2bQ
costi totali Ctot = cQ + F ⇒ Cmg = c (F costi fissi)
uguaglio Rmg = Cmg ⇒ a − 2bQ = c e risolvo per Q
a−c
a − 2bQ = c ⇒ a − c = 2bQ ⇒ Q* =
2b
a+c
P* = a − bQ* = a − b a − c 2b ⇒ P* =
3

AL11_produzione_costi
Obiettivi:
- Definire il concetto di funzione di produzione come rappresentazione del processo tecnologico impiegato
da un’impresa, attraverso il quale i fattori della produzione (input) “si trasformano” in prodotti finiti
(output).
- Distinzione fra «breve» e «lungo» periodo e quindi fra fattori di produzione variabili e fattori di
produzione fissi.
- Introdurre i concetti di prodotto marginale, prodotto medio e rendimenti di scala «costanti», «crescenti»
e «decrescenti».
- Derivare, a partire dalla funzione di produzione, i costi di produzione (totali, fissi, variabili, medi,
marginali)
47
Funzione di produzione
= funzione che mette in relazione le quantità di fattori produttivi impiegati (variabili indipendenti) con la
quantità di prodotto ottenuta (variabile dipendente).

Fattori di produzione fissi e fattori di produzione variabili: una distinzione che non è rigida, perché dipende
dalla lunghezza del periodo di tempo considerato.

In modo del tutto convenzionale distinguiamo fra:


- Breve periodo: intervallo di tempo sufficientemente breve da far sì che almeno un fattore della
produzione risulti fisso nell’intervallo di tempo considerato (mentre su un periodo più lungo può essere
variato) Nel breve periodo si hanno sia costi fissi (associati ai fattori di produzione fissi) sia costi variabili
(associati ai fattori di produzione variabili).
- Lungo periodo: intervallo di tempo sufficientemente lungo da far sì che tutti i fattori della produzione
possano essere variati (non ci sono fattori di produzione fissi) Nel lungo periodo si hanno solo costi
variabili.

Esempio di funzione di produzione con un solo fattore produttivo Q = f ( L )


L Q Pme Pmg Ctot Cme Cmg
0 0 --- --- 0 --- ---
5 30 6 6 120 4 4
10 60 6 6 240 4 4
15 90 6 6 360 4 4
20 120 6 6 480 4 4
25 150 6 6 600 4 4
30 180 6 6 720 4 4
35 210 6 6 840 4 4
40 240 6 6 960 4 4

Q
Pme = prodotto medio del lavoro
L
ΔQ
Pmg = prodotto marginale del lavoro
ΔL
supponiamo che una unità di lavoro L abbia prezzo W = 24 e calcoliamo il costo totale Ctot = W L

48
Ctot
Cme = costo medio di produzione
Q
Δ Ctot
Cmg = costo marginale di produzione
ΔQ

Q
= Pme
L
Ctot W x L
= = Cme
Q Q
Q WxL
Perciò Pme x Cme = X =W
L Q

Consideriamo ora un altro esempio di funzione di produzione


Questa volta con un fattore produttivo variabile L (lavoro) e un fattore produttivo fisso K (capitale)
Q=f(L;K)
poiché K è fisso consideriamo la relazione fra Q e L, che è variabile.
A differenza del caso precedente, descriviamo una relazione non lineare fra Q e L che ci permette di
introdurre i concetti di
- rendimenti marginali crescenti/decrescenti
- costi marginali decrescenti/crescenti
L Q Pme Pmg Ctot Cme Cmg
0 0 --- --- 0 --- ---
1 40 40 40 2.000 50,0 50,0
2 140 70 100 4.000 28,6 20,0
3 288 96 148 6.000 20,8 13,5
4 472 118 184 8.000 16,9 10,9
5 680 136 208 10.000 14,7 9,6
6 900 150 220 12.000 13,3 9,1
7 1.120 160 220 14.000 12,5 9,1
8 1.328 166 208 16.000 12,0 9,6
9 1.512 168 184 18.000 11,9 10,9
10 1.660 166 148 20.000 12,0 13,5
11 1.760 160 100 22.000 12,5 20,0

49
12 1.800 150 40 24.000 13,3 50,0
13 1.768 136 -32 26.000 14,7 INF

Nota bene: per il momento stiamo


illustrando una data relazione tecnica fra
quantità di lavoro impiegate nel processo
produttivo e quantità di output ottenuto.
Ci stiamo soffermando sulla descrizione
delle proprietà analitiche di una «tipica»
funzione di produzione.

Ancora dobbiamo soffermarci


sull’interpretazione economica del tipo di
relazione che abbiamo descritto (perché il
prodotto marginale del lavoro prima
aumenta e poi comincia a declinare? E lo
stesso il prodotto medio del lavoro).

Ci soffermiamo sull’interpretazione
economica nella seconda parte di queste
lezioni. Per ora, concentriamoci sugli
aspetti analitici.

Bene, abbiamo descritto una funzione di


produzione Q = f(L).

Ora «passiamo» dalla funzione di


produzione alle funzioni di costo.

dove Pme è max Cme è min, dove Pme cresce (diminuisce) Cme diminuisce (cresce)
dove Pmg è max Cmg è min, dove Pmg cresce (diminuisce) Cmg diminuisce (cresce)

Rendimenti marginali crescenti, o decrescenti, dei fattori


della produzione: spiegazione e interpretazione
economica

tratto da Krugman-Wells (cap. 6)


50
Marina e Giorgio sono due imprenditori agricoli

illustriamo con un esempio

il terreno, esteso 16000 mq, è incolto

Ltot = 0 Qtot = 0
1 lavoratore coltiva un appezzamento di 4000 mq

L = 1 | Q = 30

Ltot = 1 | Qtot = 30 | Pmg L = 30 | Pme L = 30

2 lavoratore coltiva un appezzamento di 4000 mq

L = 1 | Q = 30

L = 1 | Q = 30
Ltot = 2 |Qtot = 60 | Pmg L = 30 | Pme L = 30

3 lavoratori coltivano ciascuno un appezzamento di 4000 mq

L = 1 | Q = 30 L = 1 | Q = 30

L = 1 | Q = 30
Ltot = 3 | Qtot = 90 | Pmg L = 30 | Pme L = 30

4 lavoratori coltivano ciascuno un appezzamento di 4000 mq

L = 1 | Q = 30 L = 1 | Q = 30

L = 1 | Q = 30 L = 1 | Q = 30

51
Ltot = 4 | Qtot = 120 | Pmg L = 30 | Pme L = 30

2 lavoratori coltivano 2000 mq ciascuno, 3 coltivano 4000 mq ciascuno


L=1 L=1
L = 1 | Q = 30
Q = 25 Q = 25

L = 1 | Q = 30 L = 1 | Q = 30

Ltot = 5 | Qtot = 140 | Pmg L = 20 | Pme L = 28

4 lavoratori coltivano 2000 mq ciascuno, 2 coltivano 4000 mq ciascuno


L=1 L=1 L=1 L=1
Q = 25 Q = 25 Q = 25 Q = 25

L = 1 | Q = 30 L = 1 | Q = 30

Ltot = 6 | Qtot = 160 | Pmg L = 20 | Pme L = 26,7

6 lavoratori coltivano 2000 mq ciascuno, 1 coltiva 4000 mq


L=1 L=1 L=1 L=1
Q = 25 Q = 25 Q = 25 Q = 25
L=1 L=1 L = 1 | Q = 30
Q = 25 Q = 25
Ltot = 7 | Qtot = 180 | Pmg L = 20 | Pme L = 25,7

8 lavoratori coltivano 2000 mq ciascuno


L=1 L=1 L=1 L=1
Q = 25 Q = 25 Q = 25 Q = 25
L=1 L=1 L=1 L=1
Q = 25 Q = 25 Q = 25 Q = 25
Ltot = 8 | Qtot = 200 | Pmg L = 20 | Pme L = 25

52
Illustriamo un esempio

il terreno, esteso 16000 mq, è incolto

Ltot = 0 | Qtot = 0

1 lavoratore concima (C), irriga (I), diserba (D) 4000 mq e fa manutenzione (M) dei macchinari
L = 1 C-I-D-M
Q = 30

Ltot = 1 | Qtot = 30 | Pmg L = 30 | Pme L = 30

1 lavoratore concima e irriga 8000 mq, 1 lavoratore diserba 8000 mq e fa manutenzione dei macchinari
L = 1 C-I
L = 1 D-M
Q = 75

Ltot = 2 | Qtot = 75 | Pmg L = 45 | Pme L = 37,5

1 lavoratore concima 12000 mq, 1 lavoratore diserba 12000 mq, 1 lavoratore irriga 12000 mq e fa
manutenzione dei macchinari.
L=1C Q = 130
L=1D
L = 1 I-M

Ltot = 3 | Qtot = 130 | Pmg L = 55 | Pme L = 43,3

1 lavoratore concima 16000 mq, 1 lavoratore diserba 16000 mq, 1 lavoratore irriga 16000 mq, 1 lavoratore fa
manutenzione dei macchinari.
L=1C
L=1D
Q = 190
L=1I 53
L=1M
Ltot = 4 | Qtot = 245 | Pmg L = 55 | Pme L = 49

1 lavoratore concima 16000 mq, 1 lavoratore diserba 16000 mq, 1 lavoratore irriga 16000 mq, 1 aiuta C e D,
1 lavoratore fa manutenzione dei macchinari.
L=1C
L=1D L = 1 C-D
L=1I Q = 245
L=1M
Ltot = 5 | Qtot = 245 | Pmg L = 55 | Pme L = 49

1 lavoratore concima 16000 mq, 1 lavoratore diserba 16000 mq, 1 lavoratore irriga 16000 mq, 1 aiuta C e D,
1 lavoratore fa manutenzione dei macchinari, 1 aiuta I e M
L=1C
L = 1 C-D
L=1D
L = 1 I-M
L=1I
Q = 290
L=1M
Ltot = 6 | Qtot = 290 | Pmg L = 45 | Pme L = 48,3

2 lavoratori concimano 16000 mq, 2 lavoratori diserbano 16000 mq, 1 lavoratore irriga 16000 mq,
1 lavoratore fa manutenzione dei macchinari, 1 aiuta I e M
L=2C
L=2D L = 1 I-M
L=1I Q = 290
L=1M
Ltot = 7 | Qtot = 320 | Pmg L = 30 | Pme L = 45,7

2 lavoratori concimano 16000 mq, 2 lavoratori diserbano 16000 mq, 2 lavoratore irriga 16000 mq,
2 lavoratore fa manutenzione dei macchinari.
L=2C
L=2D Q = 290
L=2I
L=2M
Ltot = 8 | Qtot = 330 | Pmg L = 10 | Pme L = 41,3

54
Ricapitoliamo presentando i grafici che illustrano le proprietà di una tipica funzione di produzione
caratterizzata inizialmente da rendimenti marginali crescenti e in seguito rendimenti decrescenti

AL12_concorrenza_perfetta_offerta
Obiettivi:

- Illustrare gli elementi che caratterizzano un mercato di concorrenza perfetta


- Derivare la curva di offerta di una singola impresa che opera in un mercato di concorrenza perfetta
- Derivare la curva di offerta aggregata e illustrare le determinanti dell’offerta aggregata (spostamenti
lungo la curva di offerta e spostamenti dell’intera curva di offerta aggregata; elasticità della curva di
offerta)
- Caratterizzare l’equilibrio (prezzo e quantità scambiata) in un mercato di concorrenza perfetta e
caratterizzare situazioni che determinano una variazione dell’equilibrio [AL13]

55
- Distinguere fra equilibrio di breve periodo ed equilibrio di lungo periodo, e illustrare l’efficienza
allocativa di un mercato di concorrenza perfetta [AL13]

Sono cinque gli elementi, o ipotesi, che caratterizzano un mercato di concorrenza perfetta

- Un elevato numero di consumatori sul lato della domanda Sono queste 2 ipotesi che
- Un elevato numero di imprese sul lato dell’offerta determinano che le imprese siano
- I beni prodotti dalle imprese sono beni omogenei “price takers”
- Informazione perfetta o assenza di asimmetrie informative
- Assenza di barriere all’entrata sul mercato da parte di nuove imprese

Un elevato numero di imprese sul lato dell’offerta


Se sul mercato operano molte imprese, ciascuna di esse è “piccola” rispetto al mercato nel quale è inserita (si
usa anche l’espressione “impresa atomistica”). Implicazione: La singola impresa è minuscola rispetto al
mercato totale; perciò, se aumenta o diminuisce la propria offerta non vi è alcun impatto significativo sul
prezzo di mercato del prodotto da essa venduto. Le decisioni della singola impresa non hanno alcun effetto,
appunto perché è piccola.
I beni prodotti dalle imprese sono beni omogenei
Tutte le imprese producono lo stesso tipo di bene senza differenze di marca, qualità o caratteristiche che
possano portare i consumatori a preferire il bene prodotto da una data impresa piuttosto che quello di
un’altra, a parità di prezzo. Implicazione: se un’impresa cerca di vendere ad un prezzo anche solo
leggermente superiore a quello prevalente sul mercato sperando in questo modo di aumentare i propri
ricavi, ottiene l’effetto di non vendere nulla.
Queste due ipotesi implicano perciò che ciascuna impresa sia price-taker;
prenda cioè il prezzo di mercato come un dato che essa non può in alcun modo influenzare. Ciò significa (lo
dimostriamo fra poco) che la curva di domanda, così come essa è percepita dall’impresa, sia perfettamente
elastica (orizzontale, cioè parallela all’asse della quantità offerta) in corrispondenza del prezzo di mercato.

Se P1 è il prezzo prevalente sul mercato, la domanda percepita dalla singola impresa è quella riportata nel
grafico sottostante. L’impresa può vendere qualunque quantità q al prezzo P1 perché essa, essendo piccola,
non ha alcun effetto sul prezzo. Ma se il prezzo è costante allora vuol dire che anche il ricavo marginale è
costante e uguale al prezzo di mercato. Il prezzo (che per definizione è uguale al ricavo medio) in questo caso
è anche uguale al ricavo marginale.

ipotesi di un mercato di concorrenza perfetta


- Un elevato numero di consumatori sul lato della domanda I consumatori sono “price taker”
- Un elevato numero di imprese sul lato dell’offerta Le imprese sono “price taker”
- I beni prodotti dalle imprese sono beni omogenei
- Informazione perfetta o assenza di asimmetrie informative Nel breve periodo il
- Assenza di barriere all’entrata sul mercato da parte di nuove imprese numero di imprese
operanti sul mercato è
fisso.
Nel lungo periodo nuove
imprese, se hanno
interesse a farlo, non
trovano nessun ostacolo
56
ad entrare sul mercato.
La curva di offerta di un’impresa in concorrenza perfetta

Ricordiamoci che le imprese in concorrenza perfetta sono price taker consideriamo allora diversi livelli di
prezzo e, dato il prezzo, determiniamo la quantità prodotta e venduta che massimizza il profitto.
Questo significa ricavare la funzione di offerta: esprimere cioè la quantità che l’impresa desidera offrire
(quella che massimizza il profitto) in funzione del prezzo di mercato (che essa non può influenzare).

57
e infine individuiamo la quantità che massimizza il profitto cioè la cella evidenziata in giallo dove q = 11 e
prof = 23.
nota: vi sono due valori della quantità che massimizzano il profitto: q=11 e q=10, entrambe con profitto = 23.
Ipotizziamo che quando due quantità danno lo stesso profitto l’impresa scelga di produrre la quantità
maggiore.

58
vediamo anche perché all’impresa non conviene provare a vendere ad un prezzo inferiore a quello di
mercato. Se il prezzo è 10 il profitto è 23, mentre se abbassa il prezzo a 9,5 il massimo profitto che riesce a
realizzare è 18.

Man mano che si riduce il prezzo si riduce la quantità offerta (quella che massimizza il profitto, dato il prezzo)

Notare che per p = 6,5 l’offerta ottima non può essere q = 4 perché il profitto massimo è negativo (l’impresa è
cioè in perdita) in questa situazione l’offerta ottima è zero (q = 0) meglio profitto nullo che profitto negativo.
Cosa evidenzia questa tabella, oltre al fatto che la quantità offerta diminuisce (aumenta) al diminuire
(all’aumentare) del prezzo?
Evidenzia che, dato il prezzo, l’impresa sceglie di produrre e offrire la quantità in corrispondenza della quale il
proprio costo marginale di produzione è uguale al prezzo.
Si vedano ad esempio le coppie p = Cmg = 10 e p = Cmg = 8 (la curva di offerta corrisponde alla curva del
costo marginale).

59
Se il prezzo di mercato è P*, l’impresa offrirà la quantità q l̇*, caratterizzata dalla condizione di uguaglianza fra
Ricavo marginale (uguale al prezzo) e Costi marginali.

60
curva di offerta diretta dell’impresa i: qi = f ( P )
quantità in funzione del prezzo
curva di offerta inversa dell’impresa i: P = Cmg ( qi )
prezzo in funzione della quantità

Spostamento lungo la curva di offerta: si ha uno spostamento lungo la curva di offerta quando varia il prezzo
del bene prodotto e venduto dall’impresa.

Spostamento dell’intera curva di offerta: si ha uno spostamento dell’intera funzione di offerta quando varia
uno dei fattori che determinano la “posizione” della curva di offerta.

Curva di offerta aggregata: Esempio con due imprese, A e B

61
Spostamento della curva di offerta aggregata: l’offerta aggregata si sposta quando si spostano le offerte
individuali (perciò, come visto sopra, quando variano i prezzi dei fattori produttivi, le aliquote delle imposte
sulla produzione o sulle vendite, la produttività dei fattori). C’è però un elemento tipico dell’offerta
aggregata: essa si sposta anche quando entrano nuove imprese sul mercato o quando escono imprese.

Che cosa determina il grado di inclinazione della curva di offerta aggregata (ma, ovviamente, anche della
curva di offerta individuale)? Poiché l’offerta, in concorrenza perfetta, è determinata dai costi marginali di
produzione, il grado di inclinazione della curva di offerta Δ Q / Δ P (che misura quanto l’offerta «reagisce» a
variazioni del prezzo di mercato) è determinato dall’andamento della produttività marginale dei fattori di
produzione variabili in funzione del livello di produzione.
Curva di offerta molto «rigida», ripida: variazioni di prezzo determinano solo piccole variazioni della quantità
offerta.
I costi marginali di produzione crescono velocemente all’aumentare del livello della produzione perché
all’aumentare della produzione la produttività marginale dei fattori di produzione variabili diminuisce
velocemente.
La quantità offerta ha una bassa elasticità rispetto al prezzo (non definiamo formalmente il concetto di
elasticità dell’offerta, come fatto per la domanda, ma i due concetti sono equivalenti).

Che cosa determina il grado di inclinazione della curva di offerta aggregata (ma, ovviamente, anche della
curva di offerta individuale)?
curva di offerta molto «elastica», piatta: anche piccole variazioni di prezzo determinano grandi variazioni
della quantità offerta.
I costi marginali di produzione aumentano lentamente all’aumentare del livello della produzione perché
all’aumentare della produzione la produttività marginale dei fattori di produzione variabili diminuisce
gradualmente.
La quantità offerta ha un’elevata elasticità rispetto al prezzo

62
Che cosa determina il grado di inclinazione della curva di offerta aggregata (ma, ovviamente, anche della
curva di offerta individuale)?
caso particolare ma rilevante: curva di offerta perfettamente «elastica», orizzontale: i costi marginali sono
costanti perché costante è la produttività marginale dei fattori di produzione variabili (costi variabili medi e
costi marginali coincidono).
Al prezzo P1, uguale all’unico valore dei costi marginali, le imprese sono disposte ad offrire qualunque
quantità di prodotto (possono espandere la produzione senza incappare in rendimenti decrescenti). A prezzi
inferiori a P1 l’offerta è nulla.

63
AL12bis_ipotesi_cp
Mercati di concorrenza perfetta I
Breve parentesi su due delle ipotesi che caratterizzano un mercato di concorrenza perfetta:
- I beni prodotti dalle imprese sono beni omogenei
- Informazione perfetta o assenza di asimmetrie informative

I beni prodotti dalle imprese sono beni omogenei


In realtà, i beni prodotti da imprese diverse sono sempre, poco o tanto, «differenziati». La differenziazione
del prodotto, insieme al prezzo, rappresenta un’importante dimensione strategica della competizione fra
imprese sul mercato.
- differenziazione «orizzontale» del prodotto
- differenziazione «verticale» del prodotto
- differenziazione «effettiva» e differenziazione «indotta» (ad esempio dal marketing)

Informazione perfetta o assenza di asimmetrie informative


Esempio numerico: i consumatori hanno informazione, oppure NON hanno informazione, sulla qualità di un
prodotto:
informazione perfetta Informazione imperfetta
tipo A Tipo B Tipo A/B
Prezzo riserva 20 40 30
Costo produzione 10 20 10 20
Prezzo mercato 16 32 32
Surplus netto consumatori 4 8 -2
Surplus netto produttori 6 12

Esempio numerico: mercato assicurativo


Informazione perfetta Informazione imperfetta
Tipo A Tipo B Tipo A/B
Danno 10.000 10.000 10.000
Probabilità 5 10 7.5
Premio 500 1.000 750
Assicurati 400 400 800
Risarciti 20 40 60
Ricavi 200.000 400.000 600.000
Costi 200.000 400.000 600.000
Profitto 0 0 0
Danno atteso 500 1.000 500 1.000
Premio 500 1.000 750 750
Surplus netto 0 0 - 250 250

64
AL13_
Obiettivi:
- Dato il numero di imprese presenti sul mercato, caratterizzare l’equilibrio (prezzo e quantità scambiata) di
breve periodo di un mercato di concorrenza perfetta e considerare situazioni che possono causare una
variazione dell’equilibrio
- Ammettendo entrata e uscita di imprese dal mercato, caratterizzare l’equilibrio di lungo periodo di un
mercato di concorrenza perfetta e illustrare l’efficienza allocativa di un mercato di concorrenza perfetta
nel lungo periodo
- Confrontare concorrenza perfetta e monopolio sotto il profilo dell’efficienza economica (surplus
aggregato)

Equilibrio di breve periodo di un mercato di concorrenza perfetta


Quando parliamo di mercato di concorrenza perfetta, breve periodo significa che il numero di imprese
presenti sul mercato è dato (fisso). Si tratta cioè di un periodo di tempo sufficientemente breve da far sì che
non sia possibile, per nuove imprese, entrare a operare sul mercato (per entrare su un mercato si deve
costituire l’impresa, predisporre gli impianti, reclutare il personale. Tutte operazioni che richiedono tempo).

Quali sono gli «ingredienti» che occorrono per caratterizzare l’equilibrio di un mercato di concorrenza
perfetta?
Due, che conosciamo bene:
- Domanda aggregata, che esprime le decisioni di acquisto da parte dei compratori (consumatori se
consideriamo il mercato di un bene di consumo) in risposta al prezzo di mercato
- Offerta aggregata, che esprime le decisioni di produzione e vendita delle imprese, in risposta al prezzo di
mercato
NOTA: sia gli acquirenti sia i venditori decidono in risposta al prezzo di mercato. Sono, in altri termini, price-
taker

65
Quale meccanismo assicura che «si raggiunga» l’equilibrio? La flessibilità del prezzo di mercato

66
Il punto cruciale è la piena flessibilità del prezzo di mercato nel «correggere» discrepanze fra domanda
aggregata e offerta aggregata in modo da ottenere il cosiddetto «market clearing» (uguaglianza fra domanda
e offerta).
In molti mercati del mondo reale (in particolare le «Borse», dove si scambiano prodotti finanziari, prodotti
agricoli, risorse naturali) la flessibilità dei prezzi si ottiene con il meccanismo del «banditore walrasiano» (da
Leon Walras, economista francese della fine del XIX secolo).

67
Il meccanismo del banditore walrasiano e il market clearing
- Il banditore apre le contrattazioni annunciando il prezzo P0 di chiusura della seduta precedente.
- Registra intenzioni di acquisto e intenzioni di vendita: in questo caso le intenzioni di vendita superano le
intenzioni di offerta.
- Il banditore allora annuncia un nuovo prezzo P1 inferiore a quello di apertura
- Registra intenzioni di vendita e intenzioni di acquisto di nuovo le prime sono superiori alle seconde allora
annuncia un nuovo prezzo P2 inferiore al precedente.
- e così via... «aggiusta il prezzo» verso il basso, registrando intenzioni di vendita e intenzioni di acquisto…

«Perturbazioni» dell’equilibrio di un mercato di concorrenza perfetta


si ha una una perturbazione dell’equilibrio di mercato tutte le volte che una qualche «causa» determina uno
spostamento della curva di domanda aggregata o della curva di offerta aggregata, o di entrambe.
Per rispondere a domande del tipo «Cosa succede sul mercato del bene X se aumenta il prezzo del bene Y?»
oppure «Cosa succede sul mercato del bene Z se si riduce il prezzo del fattore produttivo L utilizzato nella
produzione di Z?» dobbiamo ricordare bene quali sono i fattori, o cause, che possono determinare degli
spostamenti della curva di domanda e/o della curva di offerta.
Facciamo allora un breve ripasso.
Spostamenti della curva di DOMANDA aggregata

68
Spostamenti della curva di OFFERTA aggregata

«Perturbazioni» dell’equilibrio di un mercato di


concorrenza perfetta

69
Equilibrio di lungo periodo di un mercato di concorrenza perfetta
Nel breve periodo il numero di imprese presenti sul mercato è fisso («esogeno»)
Nel lungo periodo, in assenza di barriere all’entrata, il numero di imprese presenti sul mercato è «endogeno»
(può variare).
Da cosa dipende il numero di imprese che operano sul mercato nel lungo periodo? In risposta a quali
incentivi entrano, o escono, imprese dal mercato? In risposta alla possibilità di realizzare profitto: il mercato
«attrae» nuove imprese se su di esso le imprese intravedono la possibilità di realizzare profitti. Questo è il
«motore» che determina l’entrata o l’uscita di imprese dal mercato.
Vediamo ora come, e con quali conseguenze.

Questo grafico rappresenta, come sappiamo, l’equilibrio di un mercato di concorrenza perfetta. Non solo, si
tratta di un equilibrio di breve periodo. Vediamo perché, considerando la situazione di una «tipica» impresa
che opera su questo mercato.

Per semplificare, supponiamo che le imprese che operano su questo mercato siano non solo «numerose»
(perché di concorrenza perfetta) ma anche «identiche». Cosa significa «identiche»? Significa che tutte le
imprese utilizzano la stessa tecnologia di produzione: hanno cioè la stessa funzione di costo e perciò la stessa
funzione di offerta individuale (che corrisponde, come sappiamo, al costo marginale di produzione)
Queste sono le funzioni di costo marginale
e di costo medio di una tipica impresa

70
71
72
Cosa significa che le imprese di un mercato di concorrenza perfetta non fanno profitti nell’equilibrio di
lungo periodo?

Dobbiamo distinguere fra «profitto» ed «extra-profitto». Quando parliamo di costo di produzione, ci


riferiamo al costo «pieno», ovvero al costo che include non solo i costi legati ai fattori della produzione che
l’impresa acquista sul mercato (materie prime, lavoro, capitale dalle banche), per i quali cioè sostiene delle
uscite di cassa (per pagare i fornitori, i lavoratori, gli interessi alle banche), ma anche gli ammortamenti dei
beni di investimento e, aspetto qui importante, anche il costo figurativo del capitale proprio, ovvero la
remunerazione «ordinaria», o «normale», ai tassi di rendimento di mercato per il tipo di attività svolta
dall’impresa, del capitale degli azionisti. Perciò, quando l’impresa fa zero profitti, perché i ricavi sono pari al
costo pieno, in realtà stiamo dicendo che l’impresa fa zero extra-profitti, mentre ottiene il profitto normale
sul capitale investito.

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Equilibrio di lungo periodo: confronto fra monopolio e concorrenza perfetta
il surplus netto totale è
dato dal surplus netto dei
consumatori più il surplus
netto dei produttori
(«extraprofitto»).

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