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Microeconomia

Capitolo 1: Pensare da economisti (STUDIARE)


L’economia è la scienza che studia come gli individui scelgono in condizioni di scarsità e studia
il problema dell’allocazione delle scarse risorse.

 Le risorse economiche sono scarse (limitate) così come altre risorse importanti tempo,
salute, denaro ecc.
 La scarsità di risorse implica la rinuncia a qualcosa per ottenere qualcos’altro (trade-
off).

La scarsità è l’essenza della vita umana.

I vincoli di scarsità impongono ad una società di porsi tre domande fondamentali:

1) Quanto produrre (efficienza allocativa);


2) Come produrre (efficienza produttiva);
3) Come distribuire il prodotto tra i consumatori (equità).

L’approccio costi benefici:

Data una determinata attività si misura il valore massimo del beneficio, che l’individuo è
disposto a pagare per averlo. Evitare tale spesa equivale ad ottenere un beneficio.

Il prezzo di riserva è il prezzo al quale un soggetto è indifferente tra fare un’attività oppure
no.

Infine si misura il valore delle risorse cui l’individuo deve rinunciare per avere l’attività.

Se i benefici > costi; sarà scelta l’attività.

Gli errori più comuni sono:

 Ignorare i costi opportunità: se compio un’azione escludo l’altra. Il valore dell’attività


esclusa è il costo opportunità dell’attività scelta. Questi sono essenziali e spesso sono
ignorati. Non considerare un costo equivale ottenere un beneficio, non valutare un
beneficio è come sostenere un costo.
 Non ignorare i costi non recuperabili : I costi irrecuperabili sono costi già sostenuti
che non si possono ottenere indietro e possono non essere rilevanti.
 Misurare i costi e benefici in termini di percentuali piuttosto che assoluti del valore
monetario.
 Non comprendere la distinzione tra costo (beneficio) medio ecosto (beneficio)
marginale nelle decisioni relative a quale livello intraprendere un’attività. Quindi
aggiungere un’attività addizionale a quella a cui ci stiamo dedicando, fintantoché
incrementandola il beneficio marginale ecceda il costo marginale.
Il costo marginale è l’aumento dei costi totali derivante dall’effettuazione di un’attività
marginale; mentre il beneficio marginale è l’aumento dei benefici totali derivanti
dall’effettuazioni di un’unità addizionale di attività.
Il costo medio è il rapporto tra il costo totale e il numero delle unità effettuate.

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Il beneficio medio è il rapporto tra i benefici totali e il numero delle unità effettuate.

Marginal Cost = rappresenta il costo di ogni unità addizionale con valore costante; il Marginal
Benefit riflette il valore attribuito all’unità addizionale e decresce all’aumentare della
quantità totale.

MC= ∆C/∆Y(produzione)

MB= ∆B/∆Y(produzione)

Un interesse individuale spesso è compatibile con gli obiettivi sociali di più ampia portata e
addirittura necessario per il raggiungimento degli stessi.

I consumatori perseguono il proprio interesse producendo un risultato più favorevole del bene
comune, secondo quella che Adam Smith definiva “mano invisibile”. Tuttavia questo sistema
può non funzionare nel caso in cui i costi e benefici tocchino altre persone oltre a chi decide.

Il costo esterno è un costo sopportato da altre persone non coinvolte nella decisione
(esternalità negative)

Le scelte razionali vengono fatte solo se i costi sono minori dei ricavi. Secondo il principio
della razionalità si trovano:

1) La razionalità come interesse individuale: si da peso solo ai costi e ricavi che gravano
direttamente sul soggetto. Quindi non valuta in che modo le proprie scelte possano
gravare sulla collettività.
2) La razionalità secondo i fini: agire in modo efficiente per raggiungere un obiettivo
prefissato;

Si parla di domanda normativa quando si vuole sapere la politica da adottare per conseguire il
miglior risultato e si parla di domanda positiva quando si vuole sapere le conseguenze delle
politiche.
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La gente agisce sempre nel proprio interesse individuale anche quando non riesce a valutare i
costi e benefici.

La microeconomia studia le scelte individuali di produzione o consumo e i loro effetti


sull’allocazione delle risorse a livello collettivo in condizioni di scarsità; studia le procedure
decisionali, il modo in cui le decisioni si combinano e le conseguenze dei loro effetti.

La macroeconomia tradizionale studia i fenomeni aggregati e le loro conseguenze per il


sistema economico nel suo complesso; tuttavia molta della macroeconomia moderna è costruita
a partire da modelli microeconomici.

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Capitolo 2: La domanda e l’offerta (STUDIARE)


Si parla di scarsità quando non tutti possono avere un determinato bene, ma tuttavia se
questo ha il prezzo ad un livello di equilibrio, non ha penuria. La penuria di un bene si verifica
quando la domanda è superiore all’offerta.

Il mercato è costituto dall’insieme dei compratori e venditori di un determinato bene/servizio.

Alcuni di essi sono delimitati da vincoli di spazio e tempo, altri coprono un vasto mercato
“fittizio” e i soggetti che vi partecipano nemmeno si incontrano (es borsa di NewYork).

Una misura importante per stabilire se il mercato sia concorrenziale o meno è rappresentata
dalla quota di mercato.

Il prezzo reale del bene è il prezzo in relazione a quello di tutti gli altri beni e servizi.

Qui l’analisi del costo/beneficio è dato dal prezzo del prodotto e la soddisfazione del consumo
dello stesso. Quando il prezzo del prodotto aumenta, la soddisfazione diminuisce.

La curva della domanda (DD) è inclinata negativamente e


rende noto ad un determinato prezzo la quantità domandata
(interpretazione orizzontale), mentre è verticale nel caso in
cui i consumatori siano disposti ad acquistare una
determinata quantità a un determinato prezzo. La legge
della domanda è basata sul principio che la quantità aumenta
al diminuire del prezzo.

La funzione di domanda è la rappresentazione matematica della domanda di un prodotto e la


quantità richiesta per ogni combinazione di prezzi e altri fattori.

La curva dell’offerta (SS) ha l’inclinazione positiva, cioè


aumenta la quantità all’aumentare del prezzo, nota anche
come legge dell’offerta. In questo caso il prezzo di vendita
deve essere superiore al costo di produzione.

Anche in questo caso è possibile definire l’interpretazione


orizzontale partendo dal prezzo e definendo la quantità che
i produttori sono disposti a vendere a tale prezzo; si parla
di interpretazione verticale definendo la quantità e lungo la
curva dell’offerta per leggere il costo marginale sull’asse verticale.

Utilizzando entrambe le domande è possibile determinare la


quantità e il prezzo che soddisfa sia i consumatori, sia i produttori;
ovvero dove la curva dell’offerta e quella della domanda si
intersecano.

Se il prezzo è maggiore del valore di equilibrio


c’è un surplus o eccesso di offerta.In questo

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caso rimangono soddisfatti i compratori; mentre se il prezzo è sotto il valore di equilibrio c’è
una carenza o eccesso di domanda, in questo caso sarebbero soddisfatti i venditori.

Ogni prezzo diverso da quello di equilibrio rende insoddisfatti o i consumatori o i venditori.

Se i prezzi sono superiori al valore di equilibrio, i produttori diminuiranno il prezzo fintanto


che non ci sarà alcun venditore insoddisfatto; se i prezzi sono inferiori i produttori
aumenteranno il prezzo fino a quello di equilibrio.

Il tetto di un prezzo, è il prezzo massimo


oltre il quale il valore del bene non può salire.
Il prezzo minimo è il prezzo oltre il quale non
può scendere, stabilito per legge.

Le funzioni allocative dei prezzi di equilibrio


servono a:

1) Distribuire i beni ai consumatori che


attribuiscono il maggior valore agli
stessi (funzione allocativa dei prezzi rispetto ai beni); funzione di breve periodo
2) Segnalare i settori produttivi nei quali far confluire i beni; nel mercato con maggior
profitto si attireranno ulteriori risorse, mentre nel mercato con le perdite si leveranno
i prodotti con gli eccessi di offerte (funzione allocativa dei prezzi rispetto alle
risorse). Questa è la forza trainante della Mano Invisibile. È una funzione di lungo
periodo.

L’analisi della domanda e dell’offerta è utile per valutare la reazione dei prezzi e le quantità di
equilibrio ai cambiamenti del mercato.

Determinanti della domanda

1) Redditi: per tutti i beni normali il prezzo aumenterà all’aumentare del reddito; per i
beni inferiori la quantità domandata diminuirà all’aumentare del reddito, in quanti i
consumatori abbandoneranno i beni inferiori in favore di beni qualitativamente migliori
appena possono permetterselo.
2) Gusti: non tutti i consumatori hanno gli stessi gusti e questi cambiano nel tempo.
3) Prezzi di beni sostitutivi e complementari : l’aumento del prezzo di un bene fa diminuire
il consumo dello stesso e aumentare quello del sostituto (es: se aumenta il caffè, si
consuma più te), mentre un aumento di un prezzo di un prodotto complementare fa
ridurre la domanda dell’oggetto e di quello complementare (es: se aumenta il prezzo
delle uova, si riduce la domanda delle uova e della pancetta).
4) Aspettative: chi prevede un incremento del costo del bene da acquistare, cerca di
acquistarlo prima che si verifichi tale incremento, così come chi prevede un incremento
del reddito è propenso a spendere di più.
5) Fattori demografici: più grande è il mercato maggiore è la quantità richiesta e
viceversa.

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Determinanti dell’offerta

1) Tecnologia: i beni che ogni produttore può offrire a un determinato prezzo dipende dai
costi di produzione; e questi a loro volta sono collegati alla tecnologia.
2) Prezzi di fattori produttivi: questi incidono sul costo di produzione (es: materie prime,
forza lavoro ecc). (Si sposta verso sinistra la curva)
3) Numero di produttori: maggiore sono i produttori che offrono un certo bene, maggiore
sarà la quantità offerta per ogni livello di prezzo.
4) Aspettative: anche i produttori valuteranno le variazioni dei prezzi per la produzione.
5) Condizioni meteorologiche: per alcuni prodotti, specie quelli agricoli, il fattore
meteorologico influenza la posizione dell’offerta.

Variazione della
domanda è lo
spostamento
dell’intera curva di
domanda, mentre la
variazione della
quantità domandata
fa riferimento a uno
spostamento lungo la
curva di domanda.
Nello stesso modo si
interpretano la
variazione dell’offerta
e la variazione della
quantità offerta.

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Per definire tali variazioni bisogna prevedere i movimenti delle curve, quindi:

- Un aumento della domanda determina un aumento del prezzo e della quantità di


equilibrio;
- Una riduzione della domanda determina una riduzione sia nel prezzo di equilibrio sia
nella quantità di equilibrio;
- Un aumento dell’offerta determina una riduzione del prezzo e un aumento della
quantità di equilibrio;
- Una riduzione dell’offerta determina un aumento del prezzo di equilibrio e una
riduzione nella quantità.

Per calcolare
algebricamente
si prende il
prezzo del bene
e lo si calcola con
Qs e Qd
(quantità offerta e domandata) e si sostituiscono con Qx, quindi si fa l’equazione.

L’eccesso di domanda o di offerta è dato dalla differenza tra la quantità domanda e la


quantità offerta.

Capitolo 3: La scelta razionale del consumatore (STUDIARE)


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La teoria della scelta razionale parte dal presupposto che i consumatori si affaccino al
mercato con preferenze ben definite. Assumendo i prezzi come dati, i consumatori allocano
solo i loro redditi per soddisfare al meglio le loro esigenze. Questo si suddivide in due fasi:

1) La prima descrive le combinazioni di beni che il consumatore è in grado di acquistare;


2) La seconda descrive le combinazioni che il consumatore preferisce a tutte le altre.

Il paniere è una combinazione di due o più beni.

Il vincolo di bilancio/linea di bilancio è l’insieme di panieri che esauriscono esattamente il


reddito del consumatore a determinati prezzi.

L’inclinazione del vincolo di bilancio è il rapporto tra la variazione in ordinata e la corrisponde


in ascissa (si calcola considerando l’intero reddito per il bene A e l’intero bene per il bene B; il
valore di questi due si mette a rapporto con segno “-“).

M= reddito spendibile Pa= prezzo A Pc= prezzo B

-(M/Pc)/(M/Pa)= -Pa/Pc è la pendenza del vincolo di bilancio; il saggio al quale si può


scambiare un bene con un altro.

Il consumatore può acquistare quindi ogni paniere che si trova lungo il suo vincolo di bilancio e
ogni paniere che si trova nell’insieme di bilancio (panieri che si trovano nel vincolo di bilancio,
per i quali la spesa è inferiore o uguale al reddito).

L’insieme di panieri delimitato dall’insieme di bilancio è un insieme accessibile, quelli al di fuori


di tale area sono inaccessibili.

La variazione dei prezzi o del reddito del consumatore comporta la rideterminazione di un


nuovo vincolo di bilancio.

Quando il reddito aumenta, il vincolo si bilancio di sposta parallelamente verso destra; se


diminuisce va verso sinistra ma la pendenza del vincolo non si modifica mai.

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Il bene composito si tratta dell’ammontare di reddito disponibile che rimane al consumatore


dopo l’acquisto del bene X (quindi tutto il reddito che rimane dopo aver comprato X).

In questo caso la pendenza del vincolo è data da –PX.

I vincoli di bilancio finora erano tutti


lineari; tuttavia in caso di sconti sulla
quantità ecc si parla di vincoli a gomito.

Se ilvincolo di bilancio non cambia (es. il


consumatore non modifica i propri gusti)
la decisione non dovrebbe cambiare.

L’ordinamento di preferenze è uno


schema che consente al consumatore di
classificare diversi panieri in base alla
loro desiderabilità. Questo consente al
consumatore di classificare i diversi panieri ma non di fare affermazioni precise sulla
desiderabilità.

Gli economisti assumono 4 semplici proprietà degli ordinamenti di preferenze:

1. Completezza: un ordinamento di preferenza è completo se permette al consumatore di


valutare tutte le possibili combinazioni di beni e servizi.
2. Transitività: significa che in presenza di tre panieri un soggetto preferendo A a B e B
a C, preferirà sempre A a C. Non tutte le reazioni comparative sono transitive (es:
consanguineità parziale o nelle sconfitte di calcio).
La transitività è una semplice proprietà di coerenza e si applica ad ogni relazione di
preferenza e di indifferenza e alle loro combinazioni.
3. Non sazietà(Monotonicità): A parità di condizioni è preferibile avere una maggiore
quantità di un bene e questo non può peggiorare la situazione economica dei soggetti.
4. Continuità: Piccoli cambi delle quantità dei beni non dovrebbero causare un mutamento
improvviso delle preferenze. L’ordinamento delle preferenze è continuo se il
consumatore posto di fronte ad
una scelta accetta i panieri che si
trovano nell’intervallo preferito.
5. Convessità: Le combinazioni
intermedie di beni sono preferibili
a quelle estreme.

Le preferenze non devono


obbligatoriamente rispettare le 5
proprietà; tuttavia se vi è la proprietà di

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completezza, transitività e continuità, le preferenze si possono rappresentare con una mappa


di indifferenza.

Le curve di indifferenza sono l’insieme di panieri ai quali il consumatore è indifferente.

Spesso avere un quantitativo minore è più vantaggioso ed è questo il motivo per cui sono
preferiti i panieri che sono al di sotto della curva di indifferenza; l’insieme di panieri che
soddisfano il consumatore tanto quanto il paniere originario.

Il paniere che si trova al di sopra della curva di indifferenza è preferito a tutti gli altri
panieri e secondo il principio di non sazietà, i panieri collocati nella curva di indifferenza sono
preferiti a quelli che stanno al di sotto.

La proprietà di completezza implica che la curva di indifferenza passi attraverso tutti i


possibili panieri.
La mappa di indifferenza è il campione
rappresentativo degli insieme delle curve di
indifferenza del consumatore usato come grafico
di rappresentazione dell’ordinamento di
preferenze.

Proprietà delle curve di indifferenza:


1) Le curve di indifferenza coprono tutti i panieri;
secondo la proprietà di completezza.
2) Hanno una pendenza negativa (se fosse positiva
violerebbe la proprietà di non sazietà).
3) Non possono incrociarsi; perché violerebbero le
proprietà degli ordinamenti di preferenza.
4) L’inclinazione delle curva si riduce spostandosi verso destra (convessità)

L’elemento caratterizzante delle preferenze del consumatore è il saggio marginale al quale


egli è disposto a scambiare un bene con un altro.

Il saggio marginale di sostituzione (MRS) è il valore assoluto della pendenza della curva in quel
punto.

La pendenza del vincolo di bilancio esprime il saggio a cui si può sostituire un bene all’altro
senza modificare il totale; il MRS indica il saggio a cui il consumatore è disposto a scambiare i
beni senza modificare la soddisfazione totale. La pendenza del vincolo di bilancio è il costo
marginale, mentre il MRS è il beneficio marginale.

Secondo la proprietà di convessità maggiore è il quantitativo del bene a disposizione del


consumatore, maggiore è la quantità da offrirgli affinché sia disposto a rinunciare a un’unità

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dell’altro bene; perciò il saggio Marginale di sostituzione si riduce, spostandosi verso destra e
le curve di indifferenza sono convesse rispetto all’origine.

La mappa di indifferenza specifica come sono ordinati i panieri in termini di preferenze,


mentre il vincolo di bilancio indica i panieri che il consumatore può acquistare dato il reddito e
il prezzo. Il consumatore quindi integrando i due panieri, potrà scegliere il preferito: il miglior
paniere ammissibile, che giace sulla curva più alta di indifferenza e sia nel vincolo di bilancio.

Non sempre tuttavia il miglior paniere è collocato nel punto di tangenza, in alcuni casi perché
non esiste e il MRS è superiore o inferiore alla pendenza del vincolo di bilancio; quindi si parla
di soluzione d’angolo e quindi rinunciare completamente ad un bene; questo si verifica con dei
beni che sono sostituti perfetti o altamente sostituibili.

Spesso si valuta una soluzione interna, cioè con problemi in cui il miglior paniere si trova in
corrispondenza di un punto di tangenza tra la curva di indifferenza e il vincolo di bilancio e
quindi il MRS è uguale alla pendenza del vincolo di bilancio.

Di solito il MRS< della pendenza del vincolo

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Capitolo 4:La curva di domanda individuale e di mercato (STUDIARE)


La curva di domanda di mercato è una relazione che indica la quantità di un bene che il
mercato è disposto ad acquistare ad ogni livello di prezzo.

La curva prezzo consumo PPC,


mantenendo costanti il reddito, le
preferenze del consumatore e il
prezzo di Y, per il bene X
rappresenta su una mappa di
indifferenza, l’insieme di panieri
ottimali al variare del prezzo di X.

La curva di domanda individuale del consumatore è simile a quella del mercato; essa indica la
quantità che il consumatore acquisterà ai diversi prezzi. Tutti i dati per costruirla sono della
curva PPC

Nel passaggio da PPC a curva di domanda individuale bisogna:

1) Registrare le combinazioni rilevanti quantità prezzo sulla curva prezzo consumo;


2) Rappresentare le coppie quantità prezzo registrate; sull’asse y ci va il prezzo, su x ci
va quantità

Questa quindi rappresenta la quantità domandata a quel prezzo.

Per studiare le variazioni che intervengono nel


reddito si utilizza la curva del reddito consumo
ICC, quindi si tiene costante le preferenze del
consumatore, i prezzi relativi e si
rappresentano i cambiamenti del reddito. Varia
la quantità che si può acquistare

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La curva di Engel deriva i dati dalla curva reddito consumo (su y ci va il reddito, su x la
quantità) e indica la relazione tra la quantità consumata di un bene e il reddito individuale.

È inclinata positivamente in
quanto all’aumentare del
reddito, il consumatore
acquisterà maggiori beni.
Questo per i beni normali,
mentre per i beni inferiori
diminuisce la quantità
domandata con un
incremento del reddito.
Questo accade perché lo
sostituisce con beni più costosi.

L’aumento dei prezzi di un bene provoca la convenienza ad acquistare i sostituti; quindi si crea
l’effetto di sostituzione prodottoda un incremento del prezzo.

In ogni caso l’aumento del prezzo provoca una riduzione dell’acquisto di quel prodotto.

Aumentando il prezzo si riduce il potere di acquisto, quindi per un bene normale ridurrà la
quantità, mentre per un bene inferiore aumenterà l’acquisto. Questo è l’effetto di reddito
della variazione del prezzo.

L’effetto totale dell’aumento del prezzo è la somma dell’effetto di sostituzione e dell’effetto


di reddito. Infatti l’effetto sostituzione genera sempre una variazione di quantità acquista di
segno opposto a quella della variazione del prezzo.

Se il prezzo aumenta la quantità scende e viceversa.

La direzione dell’effetto del reddito dipendente dal bene; se si tratta di un bene normale
l’effetto opera nella stessa direzione dell’effetto sostituzione (al crescere del prezzo
diminuisce la quantità e viceversa); per i beni inferiori gli effetto vanno in direzioni opposto
(all’aumentare del prezzo aumenteranno le quantità).

Va calcolato il nuovo bilancio che compensa


l’effetto reddito.

I beni di Giffen sono beni per i quali l’effetto


totale di un incremento del prezzo provoca un
aumento della quantità domandata; pertanto si
tratta di beni inferiori, per i quali l’effetto
reddito è maggiore dell’effetto sostituzione.

Per i beni complementari l’effetto


sostituzione è zero, quindi si rileva solo la
variazione effetto reddito.

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1) Deve essere un bene


inferiore e
assorbire una quota
rilevante del reddito
del consumatore;
2) Un effetto
sostituzione
sufficientemente
modesto da essere
compensato
dall’effetto del reddito.

Un bene è difficile che soddisfi entrambi i requisiti distintivi; la maggior parte dei beni
assorbe quote limitate nel reddito del consumatore.

I beni inferiori tendono ad avere sostituiti.

La domanda di mercato è quindi rappresentata dalla somma algebrica delle domande di


mercato aggregate.

1) Si isola la quantità;
2) Si moltiplica per i consumatori;
3) Si ricava la fx prezzo;

L’elasticità della domanda rispetto al prezzo è la variazione % della quantità domandata


rispetto ad una variazione di prezzo dell’1%.

L’elasticità sarà sempre negativa o pari a zero; questo perché la variazione del prezzo genera
una variazione di segno opposto nella quantità.

La domanda è elastica rispetto al prezzo se la sua elasticità è inferiore a -1, altrimenti è


rigida se maggiore di -1; infine si definisce elasticità unitaria se l’elasticità rispetto al prezzo
è pari a -1.

E=(∆Q/Q)/(∆P/P); pendenza = -P/Q

Metodo della pendenza in un punto è: P/Q*1/pendenza.

L’elasticità al prezzo è:

1) Diversa in ogni punto della curva di domanda e la pendenza di una curva lineare è
costante in ogni punto e quindi anche il suo reciproco è costante;
2) Il rapporto prezzo quantità: assume un valore diverso in ogni punto della curva
3) Non è mai positiva, ed anche il suo reciproco è sempre negativo. Di solito si considera
il valore assoluto

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4) In ogni punto della curva di domanda lineare è la relazione inversa con la pendenza della
curva di domanda, più è inclinata la curva meno è elastica la domanda.

Se la curva di domanda è una retta orizzontale si parla di domanda perfettamente elastica (-


∞) utile per la concorrenza perfetta; altrimenti se è verticale si parla di domanda
perfettamente inelastica (E=0).

La spesa totale S= Q*P; essa aumenta o diminuisce se il guadagno ottenuto con maggiore
vendite è superiore o inferiore alla perdita causata dalla variazione dei prezzi.

Per piccole variazioni, conoscendo l’elasticità nel punto iniziale, è possibile prevedere come
varierà la spesa totale.

L’elasticità può essere anche vista come rapporto tra ∆Q/∆P %; se il rapporto è maggiore di
1, la variazione della quantità è maggiore della variazione del prezzo e quindi l’incremento delle
quantità sarà sempre maggiore delle perdite per la riduzione dei prezzi; se l’elasticità è
inferiore a 1, la variazione % della quantità domandata sarà inferiore alla variazione di prezzo
e quindi le vendite aggiuntive non compenseranno le perdite.

Una riduzione di prezzo piccola aumenterà il ricavo totale se e solo se il valore assoluto
dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo è maggiore di 1, e accade il contrario in caso di
aumento di prezzo.

Il valore dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo del prodotto è determinato da:

a) Possibilità di sostituzione: l’effetto è causato da una variazione di prezzo; limitato per


quei prodotti che non hanno stretti sostituti (es vaccino antirabbico). L’elasticità
aumenta con la disponibilità di beni sostituitivi.
b) Quota della spesa totale: maggiore è la quota assorbita dal prodotto, maggiore sarà
l’effetto di reddito causato da una variazione del prezzo. Di solito minore è la quota di
spesa totale assorbita dal bene, minore è l’elasticità della domanda in valore assoluto.
Minore è la spesa, minore è l’elasticità della domanda in valore assoluto.
c) Direzione dell’effetto di reddito: la quota della spesa totale ci dice se l’effetto sul
reddito sarà limitato o consistente; il segno di tale effetto dirà se rafforzare o
compensare l’effetto sostituzione. Un bene normale avrà l’elasticità rispetto al prezzo
più elevata rispetto ai beni inferiori.
d) Tempo: il tempo ha un ruolo importante sulla reazione dei consumatori alle variazioni
dei prezzi. La domanda sarà più elastica nel lungo periodo.

La quantità domandata da ogni consumatore dipende sia dal prezzo sia dal reddito del
consumatore stesso. La curva di domanda di mercato, costituita dalla somma orizzontale delle
curve di domanda individuali, sarà influenzata anche dai redditi dei consumatori. Anche se a
volte uno stesso livello di reddito dà origine a diverse curve di mercato, a seconda della
distribuzione del reddito tra i consumatori.

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Se un bene presenta una curva di Engel stabile, si definisce l’elasticità della domanda rispetto
al reddito un indice della reattività della quantità domandate rispetto alle variazioni del
reddito dei consumatori presenti sul mercato.

N=(∆Q/Q)/∆Y/Y y=è il reddito medio x= è la quantità domandata

I beni di prima necessità sono beni per i


quali una variazione di reddito produce una
variazione meno che proporzionale della
quantità domandata (cibo) e l’elasticità è
compresa tra 0 e 1; per i beni di lusso è >1,
mentre per i beni inferiori è <0.

N=Y/Q*∆Q/∆Y il primo fattore è la


pendenza della retta; il secondo è il
reciproco della pendenza

L’elasticità incrociata della domanda


rispetto al prezzo è la variazione % della
quantità domandata di un bene dopo la
variazione dell’1% del prezzo di un altro
bene.

Exz= (∆Qx/Qx)/∆Qz/Qz

Se la loro elasticità è <0 sono complementari, se è >0 allora sono beni sostitutivi.

Capitolo 5: Le applicazioni delle teorie della scelta razionale e della


domanda (STUDIARE)
Il surplus del consumatore è la misura monetaria del beneficio che i partecipanti ottengono da
uno scambio. Questo è importante per la valutazione dei programmi pubblici.

Per misurare il Surplus (CS) si utilizzano le curve di domanda.

Il surplus del consumatore viene calcolato come differenza tra la somma massima che sarebbe
disposto a pagare e il prezzo di mercato; sommato algebricamente tra la curva di mercato e il
prezzo del bene

La variazione compensativa dell’incremento del prezzo è la somma di cui ha bisogno il


consumatore per compensare l’incremento del prezzo; essa fornisce una misura monetaria
dell’effetto rimborso dell’incremento.

La variazione del surplus è calcolata in base alla variazione al di sotto della curva di domanda;
essa sottostima la variazione compensativa – quindi non considera – una volta ottenuto il
rimborso.

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La perdita del surplus del consumatore è inferiore alla variazione compensativa questo per i
beni normali; se beni inferiori la perdita del surplus sarà maggiore della variazione
compensativa.

Se l’effetto reddito è piccolo, l’errore è trascurabile, altrimenti deve essere tenuta in


considerazione la variazione compensativa.

Le tariffe in due parti sono costituite da una quota fissa e un ricarico marginale per ogni unità
acquistata; e il loro effetto è quello di trasferire una parte del surplus del consumatore
dall’acquirente del prodotto al venditore (es: compagnia telefonica costo fisso al mese + costo
telefonata).

Nel modello di scelta intertemporale l’alternativa è tra il consumo corrente e il consumo


futuro.

Il valore attuale è la somma del denaro disponibile tra T anni e oggi è uguale a X/(1+r).

La pendenza è data da –(1+r)

Questo permette di determinare i panieri di consumo che il consumatore sarà in grado di


acquistare, ma non vengono definite le preferenze.

Il tasso di interesse è il premio che bisogna pagare per trasferire reddito futuro al periodo
corrente. Dato che l’asse orizzontale misura il consumo corrente e quello verticale il consumo
futuro, il vincolo di bilancio indica il tasso di cambio tra reddito attuale e futuro.

Il tasso creditore è diverso da quello debitore; il primo è più basso del secondo. Di
conseguenza si creeranno dei vincoli di bilancio a gomito; a causa del costo opportunità del
consumo del reddito odierno rispetto al consumo futuro ed esso è diverso a seconda che si
prenda o si dia in prestito il capitale.

Il saggio marginale di preferenza intertemporale (MRTP) rappresenta la pendenza della curva


di indifferenza intertemporale; ossia il numero di unità di consumo futuro che il consumatore
vuole cambiare con 1 unità di consumo presente.

 Se ∆M/∆C >1  il consumatore ha bisogno di un’unità futura in più per rinunciare ad


una del corrente;
 Se ∆M/∆C <1  il consumatore rinuncia ad un’unità corrente in cambio di una in meno
nel futuro;
 Se ∆M/∆C = 1  il consumatore scambia il consumo futuro con quello corrente cioè 1 a
1.

Il reddito permanente è il valore attuale del reddito complessivo.

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Capitolo 6: L’economia dell’informazione e la scelta in condizioni di


incertezza
Le decisioni economiche prese in condizioni di incertezza hanno natura dei giochi d’azzardo,
denominate lotterie.

Ogni lotteria (cioè ogni modello dei giochi d’azzardo) ha un valore atteso EV, cioè la media
ponderata delle vincite e delle perdite associate ai possibili risultati, dove i pesi sono le
probabilità.

Secondo la teoria formale della scelta in condizioni di incertezza di Neumann-Morgerstern: gli


individui scelgono l’alternativa con il valore più elevato di utilità attesa; cioè il valore atteso
delle utilità associate ad ogni possibile risultato.

Bisogna confrontare l’utilità attesa tra la media delle utilità che mi darebbe ciascuno dei due
esiti, ponderata per le rispettive probabilità.

EU = U(in caso vada male)* (% probabilità)+ U (in caso vada bene) * (% probabilità)

I valori attesi dei risultati di un dato insieme di alternative non hanno lo stesso ordine di
preferenza delle utilità attese delle alternative. Si ipotizza infatti la funzione di utilità
concava rispetto alla ricchezza e quindi si ha un’utilità marginale decrescente della ricchezza
(decresce all’aumentare della ricchezza).

Si hanno tre tipologie di funzione di utilità:

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Microeconomia

 Un individuo che ha la funzione di utilità concava rispetto alla ricchezza totale è detto
avverso al rischio e quindi rifiuterà sempre una lotteria con valore atteso zero (gioco
equo).
 Si ha la propensione al rischio quando le preferenze descritte da una funzione di
utilità hanno un utilità marginale crescente rispetto alla ricchezza; egli accetterà
sempre una lotteria equa.
 Se un individuo è indifferente ad accettare o meno il gioco viene definito neutrale al
rischio.

L’equivalente certo è la somma in base alla quale un individuo sarebbe indifferente


all’accettare o meno la somma o partecipare al gioco.

La condivisione dei rischi è possibile grazie ad una proprietà statistica chiamata legge dei
grandi numeri e quindi la probabilità p che ha un evento di verificarsi è indipendente per
ciascun membro di un gruppo numeroso di individui in un certo tempo.

Non ha senso assicurarsi contro perdite di piccola entità in quanto le assicurazioni devono
coprire il loro rischio e fare profitto, quindi di fatto costerebbe di più della perdite.

Il problema principale-agente si verifica nel momento in cui un principale impiega un agente


per svolgere il lavoro al suo posto, ma non è certo che questo lo faccia effettivamente.

 La selezione avversa si verifica quando ad un processo si offrono di partecipare


soltanto soggetti con caratteristiche meno desiderabili (es: meccanico ripara auto
prezzi bassi); questo provoca problemi di efficienza che causano il fallimento del
mercato ossia non si fanno scambi vantaggiosi e pertanto è necessario separare i
mercati.
 Il rischio morale: si presenta dopo che l’agente è stato impiegato e rappresenta il
lavorare meno di quanto il principale desidererebbe.

19
Microeconomia

Capitolo 7: Oltre l’interesse individuale: l’importanza dell’altruismo.


Il dilemma del prigioniero si verifica quando qualcuno adotta un comportamento egoistico e si
ritorce contro se stesso.

Se entrambi fossero vincolati al mantenimento di un determinato comportamento, nonostante


in futuro avessero la possibilità di cambiare si dice sistema per vincolarsi.

Capitolo 8: Le limitazioni cognitive e il comportamento del


consumatore
Il modello delle scelta razionale dei singoli eventi afferma che questi si dovrebbero valutare
in base al loro effetto sulla ricchezza totale.

Un soggetto con un capitale iniziale di M0, di fronte a due eventi (uno a credito e uno a
debito), si ritrova con un capitale M0+credito-debito e questi fanno aumentare la funzione
crescente della ricchezza totale.

Secondo la teoria gli aspetti importanti sono: gli individui valutano i guadagni e le perdite in
modo asimmetrico, dando meno importanza alle prime e inoltre, dopo averli valutati
singolarmente, li considerano congiuntamente. Questo comportamento è irrazionale in quanto
la valutazione dovrebbe essere complessiva.

I costi non recuperabili sono costi che non andrebbero considerati; anche se la maggior parte
degli individui li considera comunque.

20
Microeconomia

Le spese effettivamente sostenute sono codificate come perdite e i costi opportunità


appaiono come mancati guadagni, la funzione asimmetrica di valore ha una reazione di questo
tipo.

La funzione asimmetrica di valore (è concava rispetto ai guadagni e convessa rispetto alle


perdite) menziona quattro strategie specifiche:

1) Ripartire i guadagni in più parti.


2) Combinare le perdite: se sommate sembrano meno pesanti che separate.
3) Compensare una piccola perdita con un guadagno più consistente:
4) Separare i piccoli guadagni dalle perdite rilevanti:

La difficoltà nel prendere una decisione rappresenta una possibile causa all’indebolimento
della capacità descritta dalla teoria di scelte razionali.

Spesso le scelte non sono indipendenti rispetto alle alternative irrilevanti, come invece
dovrebbe essere.

I modelli comportamentali di scelta aiutano a prevedere le decisioni effettive meglio del


modello di scelta razionale, ma tuttavia non hanno significato normativo.

Capitolo 9: La produzione
La produzione trasforma un insieme di input in output. La funzione di produzione è la relazione
con cui si combinano i fattori produttivi per generare l’output.

Gli input più importanti sono il capitale, la forza lavoro, tecnologia ecc.

Q= F(K,L)

Le aziende cercano di ottenere la maggior quantità di beni, minimizzando gli input.

I prodotti intermedi sono beni che vengono trasformati tramite processo in un bene di
maggior valore.

La funzione di produzione ha un lungo periodo; ossia un periodo minimo necessario a far


variare tutti gli input. Se la quantità di questi può essere variata liberamente si definiscono
fattori variabili, mentre se la quantità non si può modificare liberamente il fattore si
definisce fisso.

BREVE PERIODO

Il breve periodo, invece, è il periodo in cui uno più input non si possono modificare.

21
Microeconomia

La legge dei rendimenti decrescenti è un fenomeno di breve periodo; aggiungendo uguali


quantità di un fattore variabile e tutti gli altri costanti, i conseguimenti dell’output inizieranno
a diminuire.

Le curve del prodotto totale mettono in relazione la quantità totale di output con la quantità
variabile di input.

CT= Q/L

Il prodotto marginale di un fattore


variabile è la variazione nel prodotto
totale conseguente a una variazione
unitaria dell’input variabile; ossia dalla
pendenza della curva del prodotto
totale in quel punto.

MPL= ∆Q/∆L

Prodotto medio di input variabile è pari


al rapporto tra il prodotto totale e la
quantità del fattore impiegato; se il
fattore variabile è il lavoro, il prodotto medio
è anche visto come produttività del lavoro.
Esso può essere visto anche come la pendenza
della retta che unisce l’origine degli assi al
punto corrispondente alla curva del prodotto
totale.

APL= Q/L

Quando la curva del prodotto marginale è sopra la curva del prodotto medio; quest’ultimo è
crescente, quando la curva del prodotto
marginale è sotto la curva del prodotto
medio, il prodotto medio è decrescente.
Esse si intersecano nel punto
corrispondente al valore massimo della
curva del prodotto medio.

Quindi se l’aumento degli output è dovuto


a un’unità aggiuntiva del fattore variabile
supera il prodotto medio dei fattori
utilizzati finora e quindi il prodotto medio
stesso deve aumentare.

Per allocare efficacemente un prodotto; è


assegnare ad ogni unità all’attività dove in
prodotto marginale è massimo; oppure lo stesso in ogni attività.

22
Microeconomia

LUNGO PERIODO

L’isoquanto è l’insieme delle combinazioni di fattori produttivi variabili che consentono di


ottenere un determinato livello di output.

La mappa di isoquanti è la rappresentazione grafica del processo produttivo. I panieri che si


trovano sotto di essa generano un output inferiore rispetto a quelli che giacciono sulla mappa;
allo stesso modo questi generano output ridotti rispetto a quelli che si trovano sopra di essa.

I numeri sulle curve di indifferenza rappresentavano l’’ordinamento dei panieri sulle diverse
curve; il numero di isoquanti corrisponde al livello effettivo di output che si ottengono.

Il saggio marginale di sostituzione tecnica MRTS rappresenta il saggio al quale si può variare
un fattore produttivo con un altro, lasciando inalterato l’output; esso corrisponde al valore
assoluto della pendenza dell’isoquanto.

|∆K/∆L|

La caratteristica tecnica della funzione di produzione è la relazione tra scala ed efficienza


denominata rendimento di scala. Indica cosa accade all’output quando gli input vengono
aumentati nella stessa proporzione. Se raddoppiamo gli input otteniamo degli output più che
doppi secondo la funzione di rendimenti da scala crescenti. In caso di rendimenti di scala
costanti otteniamo tanti output quanti gli input inseriti; rendimentidecrescenti otteniamo
meno output inserendo gli input.

I rendimenti di scala decrescenti sono riferiti all’output inserendo gli input nella stessa
proporzione, mentre la legge dei rendimentidecrescenti si riferisce alla variazione di un solo
fattore, lasciando gli altri invariati.

23
Microeconomia

Capitolo 10: I costi


Bisogna analizzare come variano i costi al variare dell’output nel breve periodo.

Il costo totale per la produzione di output è il costo


di tutti i fattori impiegati; il costo opportunità.

I costi fissi FC sono costi che non variano nel breve


periodo con il livello di output (retta costante), sono
spese generali.

Il costo variabile VC è il costo che varia al variare,


nel breve periodo, del livello di output (retta
crescente). Esso parte dall’origine

CV=w*L w=salario orario L= quantità di


lavoro richiesta

Il costo totaleTCè la somma dei costi fissi e costi variabili (retta crescente aumentata dei
costi fissi); graficamente verrà rappresentato con partenza dalla linea dei costi fissi + costi
variabili.

Il costo medio fisso AFC è il rapporto tra i costi fissi e le quantità di output; esso diminuisce
all’aumentare della quantità prodotta.

Il costo medio variabileAVCè il rapporto tra il costo variabile e le quantità di output.

Il costo medio totale ATC il rapporto tra il costo totale e le quantità di output.

24
Microeconomia

Il costo marginale MC è la variazione nel costo totale che deriva aggiungendo un’unità di
output.

Quando il costo marginale è minore del medio, il costo medio sta decrescendo; essi si
incontrano nel punto di minimo.

Per minimizzare i costi della produzione bisogna allocare la produzione in modo che i costi
marginali siano uguali in ogni processo produttivo.

Nel lungo periodo non esistono costi fissi, in quanto tutti i fattori produttivi sono variabili.

Così come per il consumatore, dato un reddito e due beni si valutavano le combinazioni tramite
il vincolo di bilancio; per le imprese la retta di isocosto
permette di individuare tutte le combinazioni tra lavoro e
capitale che generano un dato livello di costo.

La pendenza dello stesso è data dal rapporto: -w/r


(salario/costo).

Il valore assoluto dell’isocosto rappresenta il prezzo del


lavoro rispetto al capitale.

Per individuare l’output massimo che può essere prodotto si può individuare il punto di
tangenza tra l’isocosto e la mappa degli isoquanti.

L’uguaglianza tra il saggio marginale di sostituzione tecnica e il prezzo relativo dei fattori
produttivi.

La crescita del prodotto definisce il sentiero di espansione degli output; il quale descrive il
costo totale minimo necessario per ogni livello di produzione. In corrispondenza del sentiero si
può definire la curva del costo totale di lungo periodo (LTC). Il rendimento di quest’ultima
dipende dai rendimenti di scala dalla funzione di produzione.

I costi nel lungo periodo partono dall’origine, in quanto l’azienda non ha costi fissi, variabili
ecc, sono tutti costi variabili.

Il costo marginale di lungo periodo (LMC) è il costo che l’azienda deve sopportare per
espandere la produzione di un’unità ed è pari alla pendenza della curva del costo totale:

LMC=∆LTC/∆Q

Il costo medio di lungo periodo (LAC) è il rapporto tra il costo totale il numero di output:

LAC= LMC/Q

Le curve di costo medio di lungo periodo (LAC) e costo marginale (LMC) rappresentano dei
rendimenti di scala, se i prezzi sono costanti al variare dell’output.

25
Microeconomia

Se i rendimenti di scala sono


costanti, raddoppiare l’output
fa raddoppiare i costi; essi
sono crescenti in modo
proporzionale. E’ una retta
passante per l’origine.

Se i rendimenti sono decrescenti un incremento di output richiede un aumento più che


proporzionale di tutti i fattori, quindi un incremento più che proporzionale dei costi.

Se i rendimenti di scala sono crescenti l’output cresce in modo più che proporzionale
rispetto agli input; il costo totale cresce più velocemente dell’output.

La struttura dell’industria è influenzata dai costi; in quanto l’azienda deve essere in grado di
ridurre al minimo i costi totali.

Nel mercato dove la curva del costo medio di lungo periodo è decrescente, e quindi si hanno
dei minimi costi, si ha un monopolio naturale.

26
Microeconomia

Capitolo 11: la concorrenza perfetta


Il profitto economico è dato dalla differenza tra i ricavi totali e i costi totali (inclusi i costi
implicitamente sostenuti).

Secondo la teoria della concorrenza perfetta, devono esserci 4 condizioni:

1) Le imprese vendono un prodotto omogeneo: il bene venduto da un’impresa è il sostituto


perfetto dei beni venduti dalle altre imprese; questo accade raramente. (es: farina 00
prodotta dalle diverse case).
2) Le imprese assumono come dato il prezzo di mercato (sono price-taker): ogni impresa
crede di non influenzare il prezzo di mercato variando la propria produzione; questo si
verifica quando nel mercato operano molte imprese.
3) I fattori produttivi sono mobili nel lungo periodo: se l’attività non sembra proficua,
l’azienda può disimpegnare tutti i fattori produttivi per trasferirsi in un settore
migliore. Di questo, fa eccezione il lavoro, in quanto i lavoratori si stabilizzano in un
luogo; tuttavia non è detto che si debba trasferire la forza lavoro geograficamente.
4) Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta: spesso gli individui
hanno le informazioni necessarie, ma le usano in modo sbagliato.

Un’impresa che opera nel mercato di concorrenza perfetta e quindi può vendere la quantità
che desidera al prezzo di mercato avrà un ricavo totale proporzionale all’output; esso viene
rappresentato con la retta passante dall’origine Total Revenue (TR), la cui pendenza è uguale
al prezzo del prodotto.

Il ricavo marginale (marginalrevenue MR), è la pendenza della curva totale; ovvero la


variazione del ricavo che si verifica quando varia di un’unità la quantità venduta; se l’azienda
vuole massimizzare il profitto deve far si che questo beneficio sia compensato con dal costo
marginale.

Per massimizzare il profitto l’azienda deve avere un prezzo (maggiore dei costi medi variabili)
pari al costo marginale lungo il tratto di curva crescente.
Se il ricavo medio fosse più basso del costo medio, l’impresa avrebbe una perdita per ogni
unità prodotta; quindi il ricavo totale sarebbe minore del costo variabile totale (AVC). In
questo caso all’azienda non conviene produrre e pertanto si verifica la condizione di
produzione nulla – cioè l’azienda interrompe la produzione.
27
Microeconomia

Il prezzo deve essere uguale al costo marginale nel tratto crescente della curva MC e
maggiore del minimo costo medio variabile; se si rispettano queste due regole si definisce a
curva di offerta di breve periodo in condizioni di concorrenza perfetta.In questo modo
l’azienda si comporta come price taker e massimizza il profitto.

Anche se l’azienda copre i costi variabili, potrebbe non avere un profitto, ma comunque offre
una quantità positiva nel breve periodo.
MC=P  costo marginale
= prezzo  si trovano le
quantità
Nel breve periodo:
AVC<P  costi variabili
medi < prezzo  allora
si ha profitto;
Nel lungo periodo:
ATC= AVC+AFC 
(costi variabili + costi
fissi (/qtà) )< prezzo 
si ha profitto.

Per ricavare la curva di offerta dell’industria si sommano orizzontalmente le curve di offerta


delle singole imprese.

Se vi sono più imprese con diverse quantità, dalla funzione prezzo:


 Si isola la quantità;
 Si moltiplica la funzione e al posto di Q si mette il numero di imprese;
 Si riscrive la domanda della Q con i dati aggiornati;
 E si isola P dalla funzione quantità
 Sostituendo alla funzione iniziale la quantità trovo P; cioè il prezzo di equilibrio

28
Microeconomia

Quindi se vuole massimizzare il profitto, senza influenzare il mercato l’azienda deve vendere
al prezzo di equilibrio. Se abbassa il prezzo non massimizza il profitto, se lo aumenta perde i
consumatori che acquisterebbero da altri.
L’intersezione tra la curva di domanda e di offerta determina il prezzo di equilibrio tale per
cui la quantità domandata è pari a quella offerta.
Una delle caratteristiche dei mercati di concorrenza perfetta è la garanzia dell’efficienza
allocativa; sfruttare al massimo tutti i benefici dello scambio.

Al prezzo di equilibrio né il consumatore, né le imprese hanno incentivi ad effettuare scambi a


prezzi differenti.

Il surplus del produttore è il beneficio che l’impresa ottiene dall’aver offerto le quantità di
output per massimizzare il profitto; ed esso è differente dal concetto di profitto.
Nel breve periodo il surplus è pari al profitto economico e i costi fissi.

Per calcolare il surplus aggregato dei produttori, si sommano tutti i surplus delle singole
aziende.
Il prezzo uguaglia il costo marginale sia nel lungo che nel breve periodo; pertanto l’equilibro è
efficiente. L’ultima unità ha: per gli acquirenti un valore uguale a quello delle risorse
necessarie per produrlo.

Il prezzo è uguale al punto di minimo della curva del costo medio nel lungo periodo e non si può
ridurre il costo. Gli imprenditori realizzando soltanto il saggio normale di profitto; ovvero il
costo opportunità delle risorse investite nell’impresa. I consumatori non pagano niente di più
del costo di produzione.

29
Microeconomia

Capitolo 12: Il monopolio


Il monopolio è una forma di mercato in cui un unico venditore offre un bene per il quale non
esistono stretti sostituti.
La differenza tra il monopolio e la concorrenza perfetta consiste nell’elasticità rispetto al
prezzo della domanda di ciascun impresa. La curva di domanda della singola impresa è
orizzontale nella concorrenza perfetta, mentre quella del monopolista, corrisponde alla
domanda dell’intero mercato, edè inclinata negativamente.

Le cinque cause del monopolio:


1. Controllo esclusivo di input fondamentali: il controllo esclusivo di input fondamentali
non garantisce il monopolio per sempre; si continuano a ricercare beni sostitutivi a
quelli esistenti per ovviare al monopolio.
2. Economie di scala: se la curva del costo medio di lungo periodo è decrescente conviene
concentrare la produzione presso un’unica impresa e quindi si parla di monopolio
naturale.
3. Brevetti: essi costituiscono al possessore il diritto esclusivo dei benefici per un
determinato periodo. Dal lato dei costi essi creano un monopolio e quindi prezzi più
elevati per i consumatori; dal lato dei benefici sono indispensabili per lo sviluppo della
ricerca. Se così non fosse ci sarebbe la concorrenza e i prezzi tenderebbero al costo
marginale rallentando lo sviluppo di innovazioni.
4. Economie di rete (economie di network): un prodotto, in alcuni mercati, acquista più
valore per i consumatori quanto maggiore è il numero degli utilizzatori. Talvolta
funzionano come le economie di scala e sono fonte di monopolio naturale.
5. Licenze governative o appalti: l’autorità pubblica rilascia le licenze di ingresso in
alcuni settori; nel lungo periodo il fattore più importante è quello che origina le
economie di scala. Questo perché in questo settore non vi è spazio per più di
un’impresa.

30
Microeconomia

Il monopolista punta anche lui alla massimizzazione del profitto; nel breve periodo sceglie un
output per cui la differenza tra ricavo e costo totale sia massima.

Il ricavo totale per un’azienda che opera in condizioni di concorrenza perfetta è una retta
passante per l’origine con coefficiente angolare = al prezzo di vendita.

Anche per il monopolista il ricavo è dato prezzo*quantità; tuttavia esso deve ridurre il prezzo,
non solo dell’unità addizionale ma di tutte le altre. Anche questa, come quella della
concorrenza perfetta, parte dall’origine, e in caso di riduzione del prezzo il ricavo totale non
aumenta proporzionalmente ma raggiunge il massimo nel punto intermedio, dopodiché
diminuisce.

Il ricavo totale raggiunge il massimo quanto l’elasticità della domanda vs il prezzo è uguale a 1.

La curva di ricavo parte dall’origine, ma quando il prezzo si riduce, il ricavo non aumenta in
modo lineare. Raggiunge semplicemente un massimo in corrispondenza del punto intermedio
della curva di domanda; dopodiché inizia a scendere.

L’inclinazione della curva di costo totale è uguale al costo marginale; il ricavo marginale è la
pendenza della curva del ricavo totale che si verifica con l’aggiunta di un’unità di output;
pertanto un monopolista ottimizza il profitto scegliendo il livello di output per cui il costo
marginale è uguale al ricavo marginale.

MRQ= ∆TRQ (variazione nel ricavo totale)/ ∆Q

Un monopolista che voglia massimizzare il profitto nel breve periodo sceglierà quel livello di
output Q* tale per cui:
MCQ* = MRQ*

Il ricavo marginale deve


però intersecare il
costo marginale da
sopra.

La condizione di ottimo
per un monopolista:

 Calcolare il
ricavo
precedente alla
variazione = p*q
 Calcolare il nuovo
ricavo di vendita
 Quindi si fa= (Ricavo nuovo-ricavo
vecchio)/variazione quantità

Il ricavo marginale può essere


considerato come la somma algebrica tra

31
Microeconomia

il ricavo derivante dalla nuove vendite e la perdita di ricavo che si sostiene. Esso per il
monopolista è inferiore al prezzo.

Il ricavo totale èP(Q)*Q, dove P(Q) è la funzione inversa della domanda di mercato.

Il ricavo addizionale deriva dall’incremento unitario della quantità (P*Q)/Q.

Quando la curva di domanda è rigida è più marcata la differenza tra prezzo e ricavo marginale
(e viceversa).

MRQ=P(1-1/|e|)

Il Mark-up (indice di Lerner) dipende dall’elasticità della domanda perché indica cosa accade
se si aumenta eccessivamente il prezzo e quindi conviene quando si ha un’elasticità rigida.

Più la domanda è rigida, più il mark up è elevato e viceversa. La formula permette di vedere il
potere di mercato del monopolista.

Il monopolista non ha una curva di offerta; ma segue una regola di offerta; ovvero uguagliare
il ricavo marginale al costo marginale.

Per applicare la discriminazione di prezzo l’impresa deve:

- Disporre di potere mercato;


- Distinguere le unità per le quali la disponibilità a pagare da parte dei consumatori è
maggiore da quelle per cui tale disponibilità è inferiore.

Le discriminazione del prezzo possono essere:

1) Discriminazione perfetta di prezzo (discriminazione di prezzo di primo tipo):


l’impresa conosce la disponibilità a pagare della controparte. La curva del ricavo
marginale coincide con la curva di domanda di mercato. La quantità che massimizza i
profitti è quella dove la curva di domanda interseca la curva del ricavo marginale. Il
monopolista produce la tessa quantità del mercato perfettamente concorrenziale. LA
curva di domanda marginale è uguale alla domanda di mercato.
2) Vendite in mercati separati (discriminazione di prezzo di terzo tipo): consiste nel
fissare prezzi diversi su mercati diversi in categorie di consumatori diversi. L’impresa
può classificare i consumatori sulla base di caratteristiche osservabili e non ha altre
informazioni sulla disponibilità a pagare. I consumatori possono essere diversificati con
prezzi diversi. Per massimizzare il profitto il monopolista fissa prezzi più elevati se
hanno una domanda meno elastica. La quantità di massimo si ha dove il ricavo marginale
è uguale al costo marginale.
3) Discriminazione di prezzo di secondo tipo: le imprese impongo prezzi diversi a unità
diverse del bene. L’impresa offre sconti sulla quantità o si tariffa a scaglioni.
4) Discriminazione di prezzo tramite auto-identificazione dei consumatori : il
monopolista può migliorare la condizione portando il prezzo unitario sopra il costo
marginale e offrire menu differenti in tariffe a due parti.

32
Microeconomia

Le autorità di politica economica possono intervenire in diversi modi per affrontare problemi
di equità ed efficienza legati al monopolio naturale:

- Proprietà e gestione pubblica


- Regolamentazione pubblica di monopoli privati: essa avviene con la fissazione di tetti
agli aumenti del prezzo offerto dal monopolista regolato (price-cap) oppure attraverso
la regolazione del prezzo sulla base del saggio di rendimento (ror). Il saggio di
rendimento dovrebbe coincidere con il costo opportunità-
- Appalto esclusivo di un mercato in condizioni di monopolio naturale
- Rigorosa applicazione delle norme antitrust
- Politica di laissez-faire

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Microeconomia

Capitolo 13: La concorrenza imperfetta: teoria dei giochi


Nel regime di oligopolio ci sono poche grandi imprese che producono la maggior parte
dell’output. Spesso in questi mercati c’è una barriera di entrata per le nuove imprese, di
natura tecnologica o strategica. Esso è costituito dal comportamento strategico delle imprese
presenti.

Le decisioni di ogni impresa in merito al prezzo da imporre o la quantità da produrre


dipendono dal comportamento di tutte le altre.

A seconda delle ipotesi fatte si avranno diversi modelli di oligopolio.

Modello Cournot (quantità costanti): questo ha due ipotesi fondamentali

1) I duo polisti scelgono contemporaneamente la quantità che massimizza il proprio


profitto;
2) Ciascuno sceglie la quantità da produrre ipotizzando che l’altro non varierà la
produzione:
3) Le imprese competono una sola volta.

Ogni duopolista sceglierà cosa produrre eguagliando Costo marginale al Ricavo marginale
derivante dalla domanda residuale.

La domanda di A= [P*Qa]- Ca e la domanda di B = [P*Qb]-Cb si trovano le funzioni di reazione


o risposta ottimale; ognuna dipende dall’altra, quindi hanno interdipendenza strategica.

Si calcolano le derivate prime, si mettono a sistema e si trova il punto di equilibrio di Cournot-


Nash, dato dall’intersezione delle stesse, secondo il quale ogni impresa è soddisfatta.

Questo equilibrio è stabile perché auto vincolante (self-enforcing); se si accordano per


giocare strategie costituenti un equilibrio di Nash nessuno ha interesse a violare l’accordo.

Modello di Bertrand: anche questo ha due ipotesi fondamentali.

1) I due duo polisti scelgono contemporaneamente il prezzo;


2) Ciascuno sceglie il prezzo di vendita, sostenendo che l’altro lo terrà fisso;
3) Le imprese competono una sola volta;

34
Microeconomia

Poiché il bene è omogeneo, i consumatori acquistano dal duopolista che applica il prezzo
minore; pertanto ciascuno di essi ha l’incentivo a ridurre il prezzo marginale fintanto che
questo non coincide con il costo marginale.

Modello di stackelberg: questo ha due ipotesti.

1) La quantità è la variabile di scelta;


2) La scelta è sequenziale;

Il primo duopolista (leader) sceglie la quantità che massimizza il profitto; il secondo


(follower) osserva la quantità prodotta e a sua volta sceglie la quantità per massimizzare i
profitti.

Il leader conosce esattamente il modo in cui il follone risponderà e quindi lo avvantaggia. La


sua curva di domanda diventa: = P*Qa-costi

La funzione del follower è la stessa calcolata con il metodo Cournot.

Nell’oligopolio collusivo i due duo polisti riconoscono che se si comportassero come uno unico
potrebbero avere maggiori profitti:

- Collusione è più redditizia;


- Non è stabile poiché ogni oligopolista ha un incentivo per non rispettare l’accordo e
tentare di prendersi la maggior quota di mercato.

Per massimizzare i profitti: MR= MC1=MC2, dopo aver ottenuto Q1 e Q2 si ottiene la quantità
aggregata Q* e sostituendola nella domanda di mercato si ottiene il prezzo di cartello. Le
imprese spartiscono quindi il profitto, tuttavia ciascuna ha incentivo a defezionare in quanto il
cartello non è auto vincolante.

La strategia dominante in un giorno, fornisce i migliori risultati indipendentemente dalla


strategia scelta da un avversario.

Se le imprese competono nel tempo si sostiene la collusione attraverso strategie appropriate:


Colpo su colpo (titfottat): inizialmente si coopera con qualcuno, e successivamente si adotta la
strategia seguita dall’altro giocatore nella fase precedente; questo si ripete all’infinito.

Price matching: se un impresa abbassa i prezzi, la concorrente attraverso il pricematching


abbasserà anche lei i suoi (colpo su colpo).

35
Microeconomia

Capitolo 14: Mercati dei fattori produttivi


La produzione richiede l’impiego del fattore lavoro e capitale. La massimizzazione del profitto
indirizza l’impresa anche nella scelta di input da impiegare nella produzione.

La domanda di lavoro di breve periodo per un’impresa in concorrenza perfetta, dove il capitale
è fisso, è rappresentata dal valore marginale del prodotto lavoro  VMPL= PxMPL (p è il
prezzo di mercato dell’output e MPL è la produttività marginale del lavoro).

Il prodotto marginale del lavoro è dato da: PML = ∆Q / ∆L

L’inclinazione della curva stessa riflette la legge dei rendimenti decrescenti.

Il valore del prodotto marginale del lavoroè VMPL=PxMPL che è pari al maggior guadagno
realizzato dall’impresa quando vende l’output che deriva dall’impiego dell’unità addizionale del
lavoro.

Nel lungo periodo la domanda di lavoro è più elastica, in quanto l’azienda ha più possibilità di
sostituire il lavoro con altri fattori produttivi.

La curva di domanda di lavoro di mercato è più inclinata rispetto alla somma delle singole
curve; in quanto una riduzione di salario porta le imprese a domandare più lavoro espandendo
la produzione. Questo comporta una riduzione del prezzo di output e conduce ad una riduzione
del valore marginale prodotto lavoro (VMPL) di tutte le imprese.

In condizioni di concorrenza imperfetta il valore dell’output aggiuntivo derivante dall’ultimo


lavoratore corrisponde al ricavo marginale per il prodotto marginale del fattore.

MRPL=∆TR/∆L

MRPL=MRxMPL il ricavo marginale del prodotto lavoro, allora il monopolista assume finché il
MRPL è uguale a w MRxMPL=w

L’alternativa al lavoro è il tempo libero, esso si valuta in base al costo opportunità e quindi al
reddito da lavoro a cui l’individuo rinuncia per poter godere del tempo libero, oltre a questo,
l’individuo con quel reddito acquista un insieme di beni e servizi.

Il problema dell’individuo è di scegliere tra reddito e tempo libero; e la scelta è simile a quella
tra due beni per il consumatore, quindi il punto di ottimo si avrà quando la curva di
indifferenza del tempo libero e reddito sarà tangente al vincolo di bilancio.

36
Microeconomia

Un incremento del salario ha un effetto reddito e sostituzione sulla quantità del tempo libero;
infatti questo sarà propenso a lavorare di più, riducendo il tempo libero (Effetto sostituzione)
e contestualmente aumenterà il potere d’acquisto e quindi domanderà più tempo libero
(effetto reddito).

Al variare del salario cambia la scelta ottimale e si può ottenere la curva individuale di offerta
di lavoro. In alcuni casi l’andamento può essere decrescente per valori di w elevati.

Capitolo 15: L’equilibro generale e l’efficienza dei mercati


Esistono molteplici relazioni tra mercati; ma è fondamentale analizzare l’equilibrio di tutti i
mercati congiuntamente.

Un modello di equilibrio generale economico - un sistema economico di puro scambio composto


da due soli individui e due soli beni, in cui non esiste la produzione, si utilizza la scatola di
Edgeworth per rappresentare contemporaneamente:

1) Le preferenze dei due individui per i due beni;


2) La dotazione iniziale dei beni;
3) Tutte le possibili allocazioni finali dei beni.

Un’allocazione è Pareto ottimale se è realizzabile e non esiste un’altra allocazione da


migliorare la posizione dell’individuo senza peggiorare l’altro.

Partendo dalla dotazione iniziale (ammontare dei beni ad inizio periodo) i due individui possono
scambiarsi i beni per raggiungere un equilibrio. Nel punto in cui le curve di indifferenza di
entrambi sono tangenti non si può migliorare altro. Questo punto viene definito Pareto-
ottimale.

Un’allocazione è superiore in senso paretiano se almeno un individuo la preferisce e l’altro ne è


soddisfatto almeno quanto inizialmente. In una scatola di Edgeworth esistono infiniti punti
pareto-ottimali; il loro insieme rappresenta la curva dei contratti.

Nelle economie di mercato dove ci sono milioni di individui, l’equilibrio viene raggiunto dai
prezzi. Quando per un determinato prezzo c’è un eccesso di domanda, molti acquirenti
pagheranno di più, dall’altra parte il prezzo di quel bene aumenterà e l’eccesso di domanda
viene riassorbito.

L’equilibrio si realizza quando la domanda coincide con le dotazione aggregate di due beni,
ossia quando i saggi marginali di sostituzione sono uguali al prezzo.

Secondo il teorema della mano invisibile (primo teorema del benessere) l’equilibrio nei mercati
equilibrio pareto-ottimale (teorema di Adam Smith mano invisibile).Il secondo teorema
dell’economia del benessere afferma che ogni allocazione sulla curva dei contratti può essere
ottenuta come equilibrio concorrenziale.

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Microeconomia

La rilevanza del secondo teorema sta nel fatto che consente di separare logicamente il
problema dell’equità nella distribuzione dal problema dell’efficienza dell’allocazione.

Per costruire la scatola di Edgeworth riferita alla produzione si procede come nello scambio:
minimizzare i costi implica che il saggio marginale di sostituzione sia uguale per tutte le
imprese, dall’unione di tutti i punti efficienti nella produzione si ricava la curva dei contratti
di produzione.

La frontiera delle possibilità produttive è l’insieme di tutte le combinazioni di beni ce possono


essere prodotte con date quantità di fattori produttivi – può essere costruita dalla curva dei
contratti.

La pendenza della frontiera delle possibilità produttive rappresenta il saggio marginale di


trasformazione (MRT), ossia il tasso al quale l’output può essere trasformato con altro.

MRT= MCX/MCY

Per essere efficienti le combinazioni di fattori produttive devono essere uguali il MRS e MRT.

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Microeconomia

Capitolo 16: L’esternalità, i diritti di proprietà e il teorema di Coase


Il beneficio e il costo sociale di un’attività X corrispondono alla cifra totale che individui
diversi sarebbero disposti a pagare per l’attività X e il compenso totale che soggetti diversi
richiederebbero per svolgere X.

Si parla di esternalità positive o negative quando un’attività crea costi o ricavi a terzi, che
non siano inclusi tra benefici e costi privati.

Secondo il teorema di Coase quando le parti interessate da esternalità possono negoziare tra
loro senza costi, si perviene sempre a un risultato socialmente efficiente, indipendente da
come la legge attribuisca la responsabilità dei danni.

Le leggi che regolamentano le proprietà sono stabilite per riprodurre gli accordi che
avrebbero raggiunto gli individui se fossero stati liberi di negoziare tra loro senza costi.

Il teorema di Coase può essere applicato anche alle esternalità positive.

In presenza di esternalità positive o negative, si avranno inefficienze solo quando la


negoziazione di accordi per correggerle risulterà molto onerosa o difficile da realizzare.

Un comportamento analogo si tiene anche in caso di situazioni di esternalità positive.

La tassazione rappresenta una soluzione alle esternalità negative in quanto fornisce delle
entrate al governo ed è esente dalle inefficienze allocative.

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Microeconomia

Capitolo 17: l’intervento pubblico


Si considerano beni o servizi pubblici quei beni che hanno le proprietà di non rivalità
(l’utilizzo del bene pubblico da parte di un individuo non ha effetti sull’ammontare disponibile
di quel bene per gli altri individui) e non escludibilità (chi non paga non può comunque essere
escluso dal consumo del bene) del beneficio.

Un bene con gradi elevati di non rivalità e non escludibilità è definito bene pubblico puro (es:
difesa nazionale).

Il bene collettivo è il bene che ha solo il principio della non rivalità; questi sono offerti dal
governo o da imprese private.

La curva di domanda di mercato per i beni pubblici è la curva della disponibilità aggregata a
pagare ed è rappresentata dalla somma verticale che ogni individuo è disposto a pagare.

La curva del costo marginale si interseca con la curva di domanda aggregata e quindi si
determina il livello ottimale di offerta di un bene pubblico. Questo si verifica se il costo
totale è rappresentato dall’area sottostante la curva del CM e la disponibilità a pagare è
misurata nell’area sottostante la curva aggregata di disponibilità a pagare. Se il costo totale è
minore della disponibilità a pagare, Q* è il livello ottimale del bene.

La disponibilità a pagare è una funzione crescente del reddito.

I beni pubblici e i beni privati consumati congiuntamente sono diversi dai beni privati
consumati individualmente; individui indifferenti sono liberi di consumare come meglio
desiderano i beni privati che scelgono; ma i beni consumati insieme devono essere offerti nella
stessa quantità e qualità a tutti gli individui.

Un sistema tributario del tipo lump-sum tax(pagamento delle tasse a forfait, senza
considerare il reddito) provoca agli individui con un maggior reddito di consumare beni pubblici
di qualità e quantità inferiore rispetto a quella desiderata; un sistema invece basato su
imposta progressiva incrementa il surplus economico di tutti gli individui.

Se si riduce il sistema tributario ad un solo tipo si ridurrebbe l’offerta di beni e servizi


pubblici.

Si definisce free-ridingla scelta di astenersi dal fornire il proprio contributo, sperando siano
gli altri a contribuire. Questi problemi spesso si risolvono trovando nuovi metodi per
finanziare per esempio vendere un prodotto collaterale del bene pubblico.
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Microeconomia

Anche contratti legali tra privati rappresentano un mezzo per superare le difficoltà di free-
riding.

Il costo marginale del consumo addizionale di un bene pubblico è pari a zero; il costo marginale
di beni privati decresce all’aumentare del numero di utilizzatori. Per un bene privato quando il
costo marginale è inferiore al costo medio, i consumatori sono incentivati a condividerne
l’acquisto e l’uso.

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