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MICROECONOMIA

Lezione 1
Rapporto indirettamente proporzionale: all’aumentare della domanda di un bene, il prezzo diminuisce.
Maggiore è il prezzo e minore sarà la quantità che verrà acquistata. = DOMANDA
Rapporto direttamente proporzionale: all'aumentare della temperatura, aumenta il consumo di gelati.
= OFFERTA
L'oggetto di studio dell'economia è lo studio delle scelte dei cosiddetti agenti economici:
→ CONSUMATORI: coloro che fanno la domanda;
→ PRODUTTORI: coloro che fanno l'offerta;
→ STATO: può sia produrre che vendere i beni.
Come avviene questa scelta? Bisogna fare una constatazione: le risorse sono scarse, ma i nostri bisogni sono
illimitati ed in continuo aumento. Come allochiamo queste risorse?
L’economia è proprio lo studio del modo in cui le società utilizzano risorse scarse per produrre beni utili e di come
questi beni vengono distribuiti.
I due concetti fondamentali sono:
→ scarsità delle risorse;
→ efficienza allocativa nell'utilizzo: con efficienza parliamo di efficienza paretiana, quando non si riesce a
migliorare la propria condizione economica senza peggiorare quella di altri.
Un sistema economico è efficiente quando le risorse vengono utilizzate al meglio per soddisfare i bisogni.
Si colloca sulla frontiera delle possibilità produttive.
I 3 PROBLEMI DELL' ORGANIZZAZIONE ECONOMICA
1. Cosa produrre? Che cosa fare con le risorse a disposizione?
2. Come produrre? Come combinare gli input (cose utilizzate per produrre un output "prodotto finale").
3. Per chi produrre?
Una variabile fondamentale che va a rispondere a queste domande è il PREZZO: in base al prezzo delle materie
prime e dei mezzi di produzione scelgo cosa produrre e come farlo, è in base al prezzo che capirò quali sono le
categorie disposte a comprarlo.
I fattori produttivi (input) si dividono in:
❖ MATERIE PRIME/TERRA
❖ CAPITALE (K): beni che servono a produrre altri beni
❖ FORZA LAVORO (L)
DIFFERENZE TRA MICRO E MACRO
❖ Microeconomia: studia i processi di scelta dei singoli agenti economici (produttori e consumatori) e dei
singoli mercati;
❖ Macroeconomia: studia il sistema economico nel suo complesso, il PIL; non si occupa del singolo prezzo di
mercato, ma del livello generale dei prezzi e dei beni disponibili.
Esistono 2 tipi di economia:
→ positiva: risponde alla domanda " Come sono i processi? ": descrive la realtà economica così com'è;
→ normativa: risponde alla domanda " È giusto che sia così? ": si dà un apprezzamento etico.
Esempio economia positiva
Paradosso acqua/diamanti. Adam Smith si pose una domanda: tra l'acqua e i diamanti di che cosa abbiamo più
bisogno? Dell'acqua. Ma allora perché i diamanti costano di più? Perché c'è più acqua che diamanti.
I prezzi dipendono dall'interazione fra domanda e offerta.
Esempio economia normativa
Su eBay viene messo all'asta un rene: il prezzo aumentava sempre di più, la domanda cresceva, ma il rene era
sempre quello. È giusto allocare questo bene in quel sistema?
No, perché viene comprato non da chi ne ha più bisogno, ma da chi ha più soldi.

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Lezione 2
Esistono tre modalità per rispondere ai 3 problemi dell'organizzazione economica:
1. Economia di mercato. Adam Smith introduce il concetto di mano invisibile: non è dalla benevolenza del
macellaio che noi otteniamo la carne, è il macellaio che ce la dà, ma per fare profitto.
2. Economia pianificata. Non si può scegliere in cosa investire, lo Stato decide come allocare le risorse e quindi
cosa produrre, come farlo e per chi. Esempio: Unione Sovietica.
3. Economia mista. La maggior parte dei beni e dei servizi vengono prodotti da economie di mercato e una
piccola parte dallo Stato che ricava i finanziamenti dalle imposte.
Lo Stato gioca un ruolo importante nelle economie di mercato:
→ impone leggi e norme che regolano la vita economica;
→ fornisce servizi di istruzione e di ordine pubblico;
→ regolamenta inquinamento e affari.
FRONTIERA DELLE POSSIBILITÀ PRODUTTIVE
EFFICIENZA: un sistema economico è efficiente se le risorse vengono utilizzate al meglio per soddisfare i bisogni e i
desideri dell'individuo, se un sistema è efficiente si colloca sulla frontiera delle possibilità produttive e indica le
quantità massime di produzione ottenibili da un sistema economico, date la conoscenza tecnologica e la
quantità di input di cui dispone.
U: punti interni alle combinazioni in cui non si utilizzano tutte le risorse.
I: punti esterni in cui le risorse non bastano per fare questa combinazione.
Come si fa ad avere più risorse? Con gli investimenti, si aumentano i beni capitali (macchinari), si produce di più.
Trade-off: costo/opportunità, bisogna sempre fare una scelta, fare una cosa e rinunciare ad un'altra.
Si sceglie in base ai nostri bisogni se le due alternative hanno lo stesso costo.
Coeteris paribus: le relazioni sono stabili se le variabili non cambiano.
Quando acquistiamo un bene intervengono diversi aspetti:
→ preferenze
→ prezzi (variano al variare di domanda e offerta)
→ budget
→ bisogni
Lezione 3
DOMANDA DI MERCATO: domanda di tutti i consumatori per quel bene a quel prezzo.
Esempio: al prezzo di €5 io comprerei 9 mele, un'altra persona 3 mele. Domanda di mercato: 9 + 3 = 12.
ELEMENTI DETERMINANTI DELLA DOMANDA
→ Reddito medio dei consumatori: all'aumentare del reddito si acquistano maggiori quantità.
Esempio: se guadagno di più, compro più automobili, ma non vale per tutti i beni. Distinguiamo:
▪ beni sostituti: quando all'aumentare del prezzo di uno aumenta la quantità domandata dell'altro.
Esempio: se aumenta il prezzo della carne di maiale comprerò quella di vitello;
▪ beni complementari: beni che si consumano insieme, all'aumentare del prezzo di uno diminuisce la
domanda dell'altro. Esempio: se aumenta il prezzo della benzina diminuisce la domanda di macchine;
▪ beni inferiori: all'aumentare del reddito diminuisce la domanda.
Esempio: se una persona diventa ricca non comprerà la carne in scatola.
→ Popolazione: all'aumentare della popolazione aumenta la domanda;
→ Prezzi dei beni correlati: una diminuzione del prezzo della benzina determina un incremento della domanda
di automobili;
→ Gusti: sono soggettivi e possono variare;
→ Determinanti particolari: se so che l'anno prossimo aumenta il prezzo di un bene lo comprerò quest'anno.
Se aumenta la domanda la curva di domanda si sposta verso destra 🡪.
OFFERTA DI DOMANDA: spiega le condizioni alle quali le imprese producono e vendono i loro prodotti.
È un rapporto di diretta proporzionalità in quanto il produttore offre di più quando il bene ha un prezzo più
alto.

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FATTORI CHE DETERMINANO L'OFFERTA
→ Prezzi dei fattori produttivi: se aumentano i costi di produzione l'offerta diminuisce.
Esempio: se produco carne di maiale e aumenta il prezzo del mangime, alleverò meno maiali;
→ Progresso tecnologico: se si utilizzano nuove tecnologie aumenta l'offerta e si produce di più;
→ Prezzi dei beni correlati:
▪ per i beni sostituti: se il prezzo di un bene aumenta il produttore investe in quel campo per guadagnare di
più;
▪ per i beni complementari: se il prezzo di un bene aumenta diminuisce l'offerta.
Esempio: se aumenta la benzina produco meno macchine.
→ Politiche governative: abolire tasse sulle importazioni e dazi;
→ Determinanti particolari: commercio elettronico che spinge fuori dal mercato chi ha i prezzi più alti.
→ Aspettative: se produco grano e so che in futuro costerà di più, riduco l'offerta e lo conservo.
Paradosso dell'aggregazione: se tutti hanno avuto un buon raccolto di grano, diminuisce il prezzo e per alzarlo
bisogna distruggere i raccolti.
Lezione 4
EQUILIBRIO DI DOMANDA E OFFERTA: si ha un equilibrio quando la quantità domandata è uguale alla quantità
offerta, per arrivare a ciò la variabile fondamentale è il prezzo.
Nel punto di equilibrio consumatori e produttori sono soddisfatti.
Per capire l'eccesso bisogna fare la differenza tra la quantità domandata e la quantità offerta.
Se il prezzo è troppo basso, si verifica un ECCESSO DI DOMANDA, per cui il prezzo tenderà a salire .
Un prezzo troppo elevato produce un ECCESSO DI OFFERTA che farà diminuire il prezzo .
● Se la domanda aumenta la curva di domanda si sposta a destra 🡪: il prezzo  aumenta e la quantità 
aumenta (prezzo e quantità vanno nella stessa direzione). ECCESSO DOMANDA. Ipotesi: aumenta il reddito.
Se la domanda supera l'offerta, i venditori aumentano i prezzi e si ritorna ad un equilibrio.
● Se la domanda diminuisce la curva di domanda si sposta a sinistra 🡪: il prezzo  diminuisce e la quantità 
diminuisce. ECCESSO OFFERTA. Ipotesi: si crede che le uova facciano male.
Se la domanda diminuisce, calano i prezzi.
● Se l'offerta aumenta la curva di offerta si sposta a destra 🡪: il prezzo  diminuisce e la quantità  aumenta.
ECCESSO OFFERTA. Ipotesi: diminuisce il costo del mangime e si produce di più.
● Se l'offerta diminuisce la curva di offerta si sposta verso sinistra 🡪: il prezzo  aumenta e la quantità 
diminuisce. ECCESSO DOMANDA.
Lezione 5
Esempio 1 Esempio 2
1. Si crede che la quinoa faccia bene. 1. Diminuisce il reddito.
2. Diminuiscono i costi di produzione. 2. Aumentano i costi di produzione.
La quantità di equilibrio aumenta mentre il prezzo è Il prezzo è invariato perché domanda e offerta
diminuito perché l'offerta si è spostata di più rispetto diminuiscono allo stesso modo.
alla domanda.
Ma dal punto di vista quantitativo?
L'ELASTICITÀ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO: esprime un rapporto quantitativo fra il prezzo e la
quantità acquistata.
È la variazione percentuale della quantità domandata / la variazione percentuale del prezzo.
∆𝑄/𝑄 ∆𝑄 𝑃
𝜀= =
∆𝑃/𝑃 ∆𝑃 𝑄

Ep > 1 elastica 🡪 la domanda varia di più rispetto al prezzo.


Ep = 1 elasticità unitaria
Ep < 1 inelastica (rigida) 🡪 la domanda varia di meno rispetto al prezzo.

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Solo in alcuni casi la domanda è ad elasticità costante:
1. perfettamente elastica 🡪 E = ∞ 2. perfettamente rigida 🡪 E = 0
1. Quando la domanda è perfettamente elastica, cioè una retta orizzontale, il valore dell'elasticità della
domanda rispetto al prezzo è infinito, vuol dire che è una domanda per cui l'impresa può vendere
esclusivamente a quel determinato prezzo: a quel prezzo le imprese vendono tutta la quantità che vogliono che
viene assorbita dalla domanda. Qualsiasi variazione del prezzo corrisponde a una variazione infinitesimale
della domanda. Esempio: avviene per i beni di prima necessità come i farmaci sostituti.
Determinanti: non avere beni sostituti.
Quanto più piatta è la domanda tanto più vuol dire che la domanda è sensibile a variazioni di prezzo; se è
completamente piatta vuol dire che è infinitamente sensibile: esistono sostituti perfetti.
Se due beni sono identici verrà acquistato solo quello che ha ovviamente il prezzo più basso.
2. Una domanda è perfettamente anelastica, cioè una retta verticale, quando il valore dell'elasticità della
domanda rispetto al prezzo è 0 ossia quando la domanda non reagisce per nulla a variazioni di prezzo,
qualsiasi sia il prezzo, la domanda non varia.
Per fare le medie dei prezzi e delle quantità:
∆𝑄 ∆𝑃
𝑄𝐴 + 𝑄𝐵 𝑃𝐴 + 𝑃𝐵
𝜀= + ∙2
2 2

ELASTICITÀ INCROCIATA: dati due beni A e B, il valore dell'elasticità


incrociata è determinato dal rapporto tra la variazione percentuale della
quantità di domanda del bene A e la variazione percentuale del prezzo del
bene B. L'elasticità incrociata risulta essere POSITIVA nel caso di beni
sostituti e NEGATIVA nel caso di beni complementari.
Se ad esempio, aumenta il prezzo del burro, fermo restando quello della
margarina (bene sostituibile) è molto probabile che la domanda di quest'ultima aumenti.
L'elasticità incrociata è positiva e il consumo di burro diminuirà mentre quello di margarina aumenterà.
Se, invece, aumenta il prezzo della benzina, fermo restando quello delle automobili, è possibile che la domanda di
automobili diminuisca: l'elasticità incrociata è negativa essendo i due beni complementari.
DETERMINANTI ELASTICITÀ
→ Livello dei prezzi;
→ Tipologia di beni;
→ Presenza beni succedanei/complementari;
→ Arco temporale di riferimento. Esempio auto: se aumenta la benzina devo comprare lo stesso la macchina
perché mi serve, ma tra qualche anno quando ci saranno le macchine elettriche la domanda diventerà elastica.
ELASTICITÀ E RICAVO: definisce la relazione esistente tra l’elasticità e il ricavo totale.
Il ricavo totale è uguale al prezzo * la quantità 🡪 RT = P * Q.
L’elasticità è utile per spiegare uno dei più famosi paradossi dell’economia: il paradosso del raccolto
abbondante, in quanto se a tutti va bene il raccolto, c'è molta offerta e si verifica una caduta del prezzo, il ricavo
diminuisce.
Lezione 6

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→ Se il prezzo aumenta con domanda
elastica, il ricavo diminuisce.

→ Se il prezzo aumenta con domanda


anelastica, il ricavo aumenta.

ELASTICITÀ DELL’OFFERTA RISPETTO AL


PREZZO: misura la reazione della
quantità offerta al variare del prezzo. È un numero positivo perché maggiore è il prezzo più i produttori
vogliono offrire.
DETERMINANTI
→ Reperibilità input: più è difficile reperire le materie prime e meno si produrrà:
- REPERIBILITÀ + DOMANDA ANELASTICA
→ Orizzonte temporale: più è vasto e più la domanda è elastica;
→ Le scelte del consumatore.
Quando parliamo di domanda, parliamo di fare una scelta:
“la scelta ottima in cui si verifica la massimizzazione dell'utilità”
UTILITÀ: grado di soddisfazione dato dal consumo di un bene. La scelta del consumatore dipende da 3 principi:
1. Gusti 2. Reddito 3. Prezzi
UTILITÀ MARGINALE: è l’utilità percepita dal consumo aggiuntivo di un bene.
Esempio: Dario ha fame e compra una pizza. Più mangia la pizza più è soddisfatto, ma l'utilità aumenta a livelli
decrescenti: il soddisfacimento diminuisce sempre di più, eccetto per le dipendenze.
CONDIZIONE DI EQUILIBRIO: la teoria dell’utilità serve per spiegare la domanda dei consumatori e per capire come
si costruiscono le curve di domanda. Un individuo deve effettuare le proprie scelte di consumo in modo che
ogni singolo bene fornisca la stessa utilità marginale per euro di spesa.
Ipotesi: dobbiamo spendere tutto il nostro reddito ed esistono solo due beni ovvero il cibo e il vestiario.
Come mi comporto?
▪ Reddito = €100 ▪ Pcibo = 2 ▪ Pv = 4
Consumo come prima unità il cibo perché il rapporto fra utilità marginale e prezzo è maggiore.
Come seconda scelta? Sempre il cibo, fino a quando le utilità saranno uguali.
Utilità cibo (2) = 90/2 = 45 Utilità vestiario (1) = 120/4 = 30
Lezione 7
PRINCIPIO DI UTILITÀ MARGINALI UGUALI PER EURO SPESO PER CIASCUN BENE: la condizione essenziale per
ottenere la massima soddisfazione o utilità è che di fronte ai prezzi di mercato dei beni un consumatore con un
dato reddito ottiene il massimo soddisfacimento quando l’utilità marginale dell’ultimo euro speso per un
bene è esattamente uguale all’utilità marginale dell’ultimo euro speso per qualsiasi altro bene.
Noi ottimizziamo quando:
UMbene1 UMbene2 UMbeneN
----------- = ----------- = … = ----------- = UMReddito
P1 P2 PN
CURVE DI INDIFFERENZA: le combinazioni tra panieri che procurano lo stesso livello di utilità sono rappresentate
da una curva d’indifferenza continua. Quest’ultima è convessa perché ottenendo quantità maggiori di un bene,
diminuisce il suo rapporto di sostituzione. Più unità ho di un bene e meno utilità avrò, rinuncio al bene che ho di
più per avere quello che ho in quantità minore 🡪 saggio marginale di sostituzione.
MAPPE DI INDIFFERENZA: è possibile costruire un numero infinito di curve d’indifferenza.

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Aumentando entrambi i beni (direzione nord-est) si attraversano curve d’indifferenza successive, raggiungendo
livelli di utilità più elevati: tutti vorremmo stare su quella curva, ma ci sono dei vincoli 🡪 prezzo e reddito.
L'aspetto più oggettivo relativo al reddito, sono i cosiddetti vincoli che sono dati dal reddito che abbiamo a
disposizione e i prezzi dei beni che andremo ad acquistare: questo ci consente di introdurre il concetto di vincolo
di bilancio.
VINCOLO DI BILANCIO: esprime tutte le possibili combinazioni dei due beni che esauriscono il reddito del
consumatore. La pendenza del vincolo è il prezzo relativo dei due beni. Le intercette rappresentano il massimo
acquisto per ogni singolo bene. Tutte le combinazioni sono sulla retta perché bisogna spendere tutto il reddito.
Pendenza vincolo di bilancio = P cibo/P vestiario N - M = quantità massima
Come si fa quindi unendo insieme questi due aspetti ossia le curve di indifferenza che rappresentano le
nostre preferenze e il nostro vincolo di bilancio?
L’obiettivo sarà per il consumatore arrivare sulla curva di indifferenza più alta possibile, dato il proprio
vincolo di bilancio.
EQUILIBRIO E TANGENZA: l’equilibrio del consumatore si raggiunge nel punto in cui la retta di bilancio è tangente
alla curva d’indifferenza più elevata (B). Il saggio marginale di sostituzione è esattamente uguale alla pendenza
della retta di bilancio. La curva di indifferenza va confrontata con il vincolo di bilancio, nel punto di tangenza si ha
una condizione ottimale. La pendenza della curva di indifferenza è il suo saggio marginale di sostituzione.
Qual è la pendenza della curva d’indifferenza? Il rapporto tra l'utilità marginale dei generi alimentari
sull'utilità marginale del vestiario in quel punto.
• Formalmente: Ovvero:
PGa UMGa UMV UMGa
----------- = rapporto di sostituzione = --------- ----------- = ---------
PV UMV PV PGa
Cosa succede al vincolo di bilancio se varia il REDDITO?
R1 = 300 🡪 R2 = 600
Se il reddito aumenta, il vincolo di bilancio si sposta a destra 🡪 la curva di indifferenza che si può
raggiungere è più alta.
Cosa succede al vincolo di bilancio se cambia il PREZZO di un bene?
Se aumenta il prezzo del cibo la quantità di vestiario non cambia, cambia la quantità massima del cibo.
Cambia la pendenza, il vincolo di bilancio RUOTA intorno all’intercetta del bene invariato.
La curva di domanda si può comprendere dai punti sulla curva di indifferenza, indica la quantità ottimale di un
bene che il consumatore è disposto ad acquistare, è sempre decrescente.
RENDITA DEL CONSUMATORE O SURPLUS : è la differenza fra il prezzo che il consumatore è disposto a pagare per
quel bene e il prezzo che effettivamente paga.
Lezione 8
PRODUZIONE E TECNOLOGIA
TEORIA DELLA PRODUZIONE E PRODOTTI MARGINALI: le imprese cercano di produrre il livello massimo di
output per una data quantità di input al fine di massimizzare i profitti.
Disponendo di quantità fisse di fattori, quanto prodotto si può ottenere?
Funzione di produzione: è la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e la quantità di input
necessaria per ottenerla.
PRODOTTO TOTALE, MEDIO E MARGINALE: il prodotto totale indica la quantità totale di output prodotto in unità
fisiche. Il prodotto medio misura l’output totale diviso per le unità totali di input.
Il prodotto marginale di un input è il prodotto aggiuntivo, o output aggiunto da 1 unità addizionale di quel tipo di
input, mentre tutti gli altri input sono mantenuti costanti.
LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI: afferma che aggiungendo quantità addizionali di un input, e mantenendo
costanti tutti gli altri, si otterranno quantità aggiuntive di output sempre minori.
Questo vale per tutti gli input, ma consideriamo il breve periodo: varia il lavoro.

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La legge dei rendimenti decrescenti relativamente al lavoro afferma che aggiungendo quantità addizionali di
lavoro e mantenendo costanti tutti gli altri fattori capitali si otterranno quantità aggiuntive di output sempre
minori.
LA PRODUZIONE NEL BREVE E NEL LUNGO PERIODO : si definisce breve periodo quello in cui le imprese possono
modificare solo gli input variabili (lavoro), mentre i fattori fissi (impianti, attrezzature e capitale) non possono
essere variati. Il lungo periodo è quello in cui l’impresa può modificare tutti i fattori, capitale compreso.
Esempio breve periodo: il prodotto marginale indica quanto varia il prodotto con l'aggiunta di un'unità di lavoro
in più. È decrescente perché il numero degli operai aumenta, ma il capitale è fisso, ci sono troppi operai rispetto al
capitale. Questo è espresso dalla legge dei rendimenti decrescenti.
Esempio lungo periodo: quando varia sia il lavoro che il capitale come cambia il prodotto?
Bisogna introdurre due concetti:
1. ISOQUANTO: rappresenta le diverse combinazioni di input che producono la stessa quantità di prodotto.
La pendenza si definisce saggio marginale di sostituzione tecnica (= meno ho di un input e più prodotto
marginale avrò, sono disposto a rinunciare alle unità dell'input che ho in maggiore quantità).
2. RENDIMENTO DI SCALA: riflette la reazione del prodotto totale quando tutti i fattori variano
proporzionalmente.
La produzione presenta rendimenti di scala crescenti, decrescenti o costanti quando un aumento
proporzionale di tutti gli input produce un aumento più che proporzionale, meno che proporzionale o
proporzionale dell’output.
→ I rendimenti di scala sono costanti quando ad esempio se io aumento del 10% tutti i fattori produttivi il
mio prodotto crescerà del 10%.
→ Sono rendimenti decrescenti quando a un incremento dei fattori produttivi ad esempio del 10% ho un
incremento della produzione inferiore al 10%.
→ Ho rendimenti di scala crescenti quando a un incremento della produzione dei fattori produttivi ad
esempio del 10% ho un incremento della produzione di più del 10%.
Lezione 9
PROGRESSO TECNOLOGICO: si riferisce a miglioramenti dei processi produttivi di beni e servizi, a variazioni di
prodotti già esistenti o all’introduzione di nuovi prodotti. Sposta la funzione di produzione verso l’alto.
Migliorando la capacità di combinare gli input, la produzione va verso l'alto, aumenta l’output, oltre ad
un'innovazione tecnologica c'è anche un innovazione di prodotti, i nuovi prodotti sostituiscono le altre tecnologie
obsolete (sono migliori).
ANALISI DEI COSTI: i costi totali sono tutti i costi che un'impresa deve sostenere, costituiscono la somma fra costi
fissi e costi variabili. I costi fissi sono i costi che vengono sostenuti indipendentemente dall'output.
Esempio: se ho una fabbrica di scarpe e affitto il terreno, l'affitto è un costo fisso, non varia in base a quante scarpe
produco. I costi variabili sono funzione della quantità prodotta.
COSTO MARGINALE: è il costo aggiuntivo sostenuto per produrre 1 unità in più di output.
Esprime la variazione di costo totale in seguito all'aumentare della quantità da produrre.
Il costo marginale si calcola facendo la differenza tra il costo totale per produrre quella iesima unità meno (-)
il costo totale che avevo per produrre il numero di unità precedenti.
RELAZIONE ESISTENTE TRA IL COSTO TOTALE E IL COSTO MARGINALE : il costo totale ha un andamento crescente
ossia aumenta all'aumentare della quantità prodotta.
L'andamento del costo marginale all'inizio ha un andamento decrescente e vuol dire che il costo marginale
incrementa (come la produzione), ma a un tasso decrescente ad es. fino alla 3 unità di output; dalla terza unità
in poi il costo marginale cresce.
COSTO MEDIO UNITARIO: è dato dal costo totale (CT) diviso per il numero di unità prodotte (q).

Formalmente: COSTO MEDIO UNITARIO


COSTO FISSO UNITARIO E COSTO VARIABILE UNITARIO: il costo fisso unitario viene definito come il costo fisso
diviso per l’output 🡪 CF/Q 🡪 ha un andamento decrescente.
Il costo variabile unitario è dato dal costo variabile diviso per l’output.
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Il costo medio unitario è il rapporto tra il costo totale e la quantità prodotta CT/Q.
RELAZIONE FRA COSTO MEDIO E COSTO MARGINALE
Quando il costo marginale è INFERIORE al costo medio unitario, il primo spinge il secondo verso il basso 
(andamento decrescente).
Quando il costo marginale è UGUALE al costo medio unitario, quest’ultimo si trova al livello minimo.
Quando il costo marginale è SUPERIORE al costo medio unitario, il primo spinge il secondo verso l’alto  (sono
crescenti).
Questa è la relazione che intercorre tra il costo marginale (= esprime una variazione), rispetto ai costi medi (=
sono un rapporto tra il costo e la quantità prodotta); mentre il costo marginale riguarda la variazione del costo
dovuta all'aumento della quantità prodotta.
RENDIMENTI DECRESCENTI E CURVE DEI COSTI A U: nel breve periodo, quando il capitale è fisso e il lavoro è
variabile, il fattore variabile presenta una fase iniziale di rendimenti crescenti seguita da rendimenti decrescenti.
Quando è crescente il prodotto marginale del lavoro: i costi marginali sono decrescenti, quando invece il
prodotto marginale del lavoro è decrescente (dopo un certo volume di produzione deve essere per forza così): i
costi marginali saranno crescenti. Questo spiega il perché dell’andamento del costo marginale nel breve
periodo. Prodotto marginale del lavoro: per le prime unità di lavoro è crescente e poi decresce.
Parallelamente così sono i costi.
LA SCELTA DEI FATTORI PRODUTTIVI DA PARTE DELL’IMPRESA: ogni impresa deve decidere come produrre il
proprio output. L’impresa deve cercare di produrre sia al minor costo possibile sia che voglia realizzare profitti.
Produrre al minor costo possibile vuol dire che l'impresa deve scegliere quella combinazione di fattori
produttivi capitale e lavoro che le consentano di produrre al minor costo possibile.
Quale regola deve seguire l'impresa per minimizzare i costi?
I PRODOTTI MARGINALI E LA REGOLA DEL COSTO MINIMO : la regola del costo minimo afferma che per un dato
livello di output al costo minimo, un’impresa deve acquistare i diversi input fino a quando il prodotto marginale
per euro speso per ciascun input è uguale.
Questo implica che:
(Prodotto marginale di L) = (Prodotto marginale di K)
/ /
Prezzo di L Prezzo di K
Una conseguenza della regola del costo minimo è la REGOLA DELLA SOSTITUZIONE: se il prezzo di un fattore
diminuisce e quelli di tutti gli altri fattori rimangono costanti, alle imprese converrà sostituire il fattore divenuto
meno caro agli altri fattori.
Lezione 10
CONTABILITÀ AZIENDALE E COSTI ECONOMICI
Il conto profitti e perdite: per stabilire se l’impresa sta realizzando un utile è necessario analizzare il conto
economico o conto profitti e perdite. Esso contiene i ricavi e i costi sostenuti nell’anno e l’utile netto.
Formalmente: UTILE NETTO = RICAVI TOTALI – COSTI TOTALI
Questo dal punto di vista contabile perché dal punto di vista economico bisogna analizzare i costi/opportunità.
Il profitto annuale è la differenza tra i ricavi che si sono avuti in quell'anno fratto (/) i costi che si sono dovuti
sostenere in quell'anno 🡪 ES. PROFITTO = RT2021/CT2021
COSTI OPPORTUNITÀ: le decisioni hanno un loro costo-opportunità in quanto la scelta di un bene in una situazione
di scarsità implica la rinuncia a un altro bene. Il costo-opportunità è il valore del bene o servizio a cui si rinuncia.
Esempio: Giuseppe lavora in una paninoteca. Utile netto contabile = 37.000.
Giuseppe per poter lavorare nella paninoteca ha rinunciato a lavorare in un locale dove poteva guadagnare
€ 60.000. Il costo opportunità è di 60 mila euro.
L'utile dal punto di vista economico si calcola: UTILE NETTO – COSTI OPPORTUNITÀ = 37.000 – 60.000 = - 23.000
EQUILIBRIO NEI MERCATI CONCORRENZIALI: numerose imprese offrono prodotti identici, il consumatore non
vede alcuna differenza fra i prodotti. Nei mercati concorrenziali abbiamo:
1. GRAN NUMERO DI IMPRESE 2. BENI IDENTICI

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La conseguenza è che le imprese sono PRICE-TAKER: nessun impresa può influenzare il prezzo del bene offerto, il
prezzo è determinato dal mercato (domanda-offerta).
L’OFFERTA DELL’IMPRESA CONCORRENZIALE 🡪 P = RM = RU
Concorrenza perfetta: numerose piccole imprese che offrono prodotti identici e le cui dimensioni sono troppo
limitate per influenzare il prezzo di mercato. La curva di domanda è perfettamente orizzontale.
Il ricavo aggiuntivo derivante dalla vendita di ciascuna unità supplementare è pari al prezzo di mercato (P = RM
= RU). La domanda della singola impresa è una linea orizzontale, l'impresa può solo scegliere quanta quantità
produrre, ma sempre allo stesso prezzo.
In concorrenza perfetta il ricavo marginale coincide con il prezzo di mercato perché l'impresa ogni unità in più
che vende la vende sempre allo stesso prezzo, il prezzo di mercato.
Il prezzo P in concorrenza perfetta coincide con il ricavo marginale RM, che coincide a sua volta anche con il
ricavo unitario RU (ossia il ricavo medio) 🡪 P = RM = RU
Come farà l’impresa a scegliere la quantità ottima da produrre?
L’impresa vuole produrre di più se il ricavo marginale è maggiore del costo marginale RM>CM e vuole produrre
di meno se invece il costo marginale è maggiore del ricavo marginale CM>RM.
Quale sarà la quantità ottima che le consentirà di avere il profitto più alto possibile?
È il punto in cui il costo marginale eguaglia il ricavo marginale CM=RM: è il punto in cui l'impresa massimizza i
propri profitti. Quando si ha massimo profitto (π)? Quando:
CM = RM
π = RT – CT π = (P – CU) * Q
Come si calcola l'area di profitto?
AREA RETTANGOLO = b * h 🡪 Q (quantità) * P - CU (prezzo - costo fisso unitario) 🡪 Q * (P – CU)
Se diminuiscono i prezzi cosa succede alla curva di domanda dell'impresa? L'impresa produrrà di meno.
Lezione 11
Cosa succede quando un'impresa è in perdita? Quando conviene chiudere l'attività?
Conviene continuare a produrre fin quando il prezzo è maggiore del costo variabile unitario P>CVU
Se il prezzo è inferiore al costo variabile unitario P<CVU conviene cessare l'attività.
Se l'impresa ha profitto negativo non è detto che debba chiudere.
Cosa succede alla curva di offerta di un mercato concorrenziale nel LUNGO PERIODO?
Se in un mercato concorrenziale si realizzano profitti positivi entreranno in quel mercato nuove imprese.
L'offerta aumenta e di conseguenza i prezzi diminuiscono così come i profitti delle singole imprese.
Il mercato cresce, aumenta la concorrenza e le singole imprese guadagnano meno.
Quando i profitti arrivano a 0 nessuno vuole più entrare in questo mercato.
Si ha L’EQUILIBRIO DI LUNGO PERIODO in cui: P = CU = CM e P (π) = 0
Quando i profitti iniziano a diventare negativi le aziende iniziano ad uscire dal mercato e questo comporta
meno offerta, aumento dei prezzi e dei profitti.
La curva di offerta è orizzontale (perfettamente elastica) quando aumenta la domanda aumenta l'offerta, ma
produco di più mantenendo costanti i costi per produrli. Questo vale per tutto?
No, per il vino ad esempio no, perché la terra è sempre quella, è difficile aumentarla perché non si sa se renderà.
La curva di offerta è verticale (perfettamente anelastica) quando l'aumento della domanda si ripercuote solo sul
prezzo (asta, casa).
CONCORRENZA IMPERFETTA: quando i singoli venditori hanno un certo controllo sul prezzo del loro prodotto
parleremo di concorrenza imperfetta, il caso estremo è il MONOPOLIO in cui un unico venditore ha il totale
controllo di quel prodotto, lo produce solo lui e non ci sono beni sostituti.
I monopoli esistono perché esistono delle barriere all’entrata:
1. BARRIERE NATURALI: ricoprono i casi in cui una risorsa è presente solo in un luogo o parliamo delle
economie di scala in cui i costi totali aumentano meno della quantità prodotta.
Perché è una barriera naturale? 🡪 Esempio: acquedotto. La sua costruzione è un costo fisso.

9
I costi variabili in questi casi sono poco rilevanti perché il costo fisso sarà sempre maggiore, la curva dei costi
medi unitari sarà decrescente. Conviene aggiungersi a questo mercato? No, perché i costi fissi sono
elevati e le imprese esistenti li hanno già smaltiti (la mia acqua costerà molto di più della sua).
2. BARRIERE LEGALI: un classico esempio è il brevetto. Lo Stato protegge un'impresa che ha prodotto qualcosa di
nuovo dandogli l'esclusiva di produzione, ma perché lo fa? Perché i costi spesi dall'inventore saranno molto
più alti rispetto a chi lo imita e non parte da zero.
Se non ci fossero i brevetti gli inventori non sarebbero incentivati perché chiunque potrebbe vendere lo stesso
prodotto a prezzi più bassi. Se il monopolista vuole vendere di più deve vendere ad un prezzo più basso.
Lezione 12
Per comprendere il comportamento del monopolista è necessario definire il concetto di RICAVO MARGINALE.
IL CONCETTO DI RICAVO MARGINALE: è l’incremento del ricavo totale derivante dalla vendita di un’unità
aggiuntiva. Può essere sia positivo sia negativo.
ELASTICITÀ E RICAVO MARGINALE: il ricavo marginale è positivo quando la domanda è elastica, 0 quando la
domanda è a elasticità unitaria e negativo quando la domanda è anelastica.
Il ricavo è massimo quando il ricavo marginale è pari a 0.

MASSIMIZZAZIONE DEI PROFITTI: per massimizzare i profitti l’impresa deve individuare il prezzo e la quantità
di equilibrio (P* e q*) che corrispondono al massimo profitto.
Il prezzo e la quantità di massimo profitto di un monopolista si hanno quando il ricavo marginale è uguale al
costo marginale: RM = CM al livello di P* e q* di massimo profitto.
RM = quanto guadagno producendo un’unità in più CM = quanto mi costa produrre un’unità in più
Non bisogna lasciarsi ingannare dai ricavi totali perché alle imprese interessa il profitto.
Graficamente per trovare il prezzo bisogna proiettare sulla curva di domanda.
Il monopolio genera una perdita secca perché applichiamo un prezzo più alto del costo marginale.
Il danno economico dell’inefficienza derivante dal monopolio è denominata perdita secca, vale a dire la perdita
di reddito reale provocata dal monopolio o da distorsioni in genere.
Da un punto di vista di efficienza il monopolio è una forma di mercato imperfetta dove le imprese hanno potere di
mercato, cioè di applicare un prezzo che è superiore al costo marginale P>CM; mentre in concorrenza
perfetta il prezzo è uguale al costo marginale P=CM; il fatto che vi sia questo tipo di caratteristica, cioè di
potere di mercato provoca una cosiddetta inefficienza, cioè un’allocazione inefficiente delle risorse dovuta al
fatto che a differenza della concorrenza perfetta in cui si produce una quantità maggiore a prezzi più bassi, in
monopolio si produce di meno a prezzi più alti.
In termini di efficienza la concorrenza perfetta è quella forma di mercato che consente di massimizzare il
surplus totale (il surplus del consumatore e il surplus del produttore), tutte le altre forme di mercato che si
allontanano dalla concorrenza, sono forme di mercato in cui si genera una perdita secca perché fintanto che si può
applicare un prezzo superiore al costo marginale (che vuol dire avere “potere di mercato”) l'allocazione delle
risorse non è efficiente, cioè si ha una perdita di efficienza stimata nella perdita di surplus che è dovuto alla perdita
di transazioni economiche e quindi di reddito rispetto alla condizione ottimale, cioè quella dove l'efficienza è
massima, ossia la condizione di concorrenza perfetta. L'inefficienza è il prezzo che si deve pagare a volte per
garantire più innovazione di prodotti all'interno del sistema economico.
Lezione 13
DISCRIMINAZIONE DEL PREZZO: le imprese monopolistiche possono aumentare i profitti applicando prezzi
differenti a gruppi di consumatori che avranno curve di domanda diverse con diverse elasticità.

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Esempio: nei treni ci sono classi e prezzi differenti, si identificano categorie di consumatori diversi, con i biglietti
aerei chi si prenota all'ultimo minuto paga di più perché la sua domanda è anelastica: non è suscettibile al prezzo
rispetto a chi prenota molto prima per risparmiare.
Discriminare i prezzi significa proporre prezzi più alti a chi ha maggiore disponibilità economica e proporre
prezzi più bassi a chi ne ha meno. Esempio: ai nuovi clienti per attirarli si offrono promozioni più economiche.
La discriminazione del prezzo tende a far diminuire il surplus al consumatore che passa al produttore.
OLIGOPOLIO E TEORIA DEI GIOCHI: l'oligopolio è una forma di mercato imperfetta in cui non opera una sola
impresa, ma poche imprese (min. 2/10 max. 15).
Ciascuna strategia che sceglie di attuare un'impresa dipende strettamente dalle scelte delle altre, per
analizzare questa situazione vi è uno strumento: LA TEORIA DEI GIOCHI.
Non c'è un numero fisso di imprese, ci sono le barriere che solo poche imprese possono superare.
Ci sono due tipi di oligopolio:
1. OLIGOPOLIO CON BENE OMOGENEO (acciaio, prodotti chimici);
2. OLIGOPOLIO CON BENI DIFFERENZIATI (automobili, software).
Per scegliere il prezzo di un bene identico a quello di altre imprese si è molto influenzati da queste ultime.
La misura più comune per misurare il potere di mercato è il RAPPORTO DI CONCENTRAZIONE.
Q1+Q2+Q3+Q4/QT
I rapporti di concentrazione misurano il grado di controllo esercitato da poche imprese in un'industria, più
concentrazione c'è e più si parla di monopolio.
Un altro strumento è l’HH index (Herfindahl-Hirschman Index) e si calcola elevando al quadrato ciascuna delle
quote di mercato delle imprese e sommandole:
(Q1/QT)²+(Q2/QT)²+(Q3/QT)²+(Q4/QT)²
È un indice che va da 0 (= quando siamo in concorrenza perfetta, cioè quando nessuna impresa ha una quota di
mercato significativa) fino a 10.000 che è il grado di concentrazione massima (= quando c'è una sola impresa, cioè
in un caso di monopolio).
OLIGOPOLIO COLLUSIVO: in un mercato dove sono presenti poche imprese si può concorrere, ma si può anche
cooperare. Se due imprese per esempio decidono di produrre un bene identico allo stesso prezzo, è come se
fosse una sola impresa, diventa monopolio e proprio per questo è illegale, va a favore del consumatore.
Esempio OPEC: organizzazione di paesi che gestiscono il petrolio e decidono quanto produrne.
Se la quantità diminuisce i prezzi aumentano, ma se qualcuno rompe l'accordo e produce di più i prezzi crollano.
MODELLO DI COURNOT: si basa sull'interazione strategica che riguarda la QUANTITÀ da produrre ipotizzando
la quantità scelta dalle altre, cercando di massimizzare il profitto.
Calcolare la FUNZIONE DI REAZIONE: esprime il comportamento ottimale di un’impresa, in reazione al
comportamento dell’altra. La soluzione simultanea delle funzioni di reazione determina l’equilibrio di Cournot.
Esempio: Giuseppe produce 100, io produco 100 e così via. Quando si arriva ad un equilibrio?
Quando nessuna delle due imprese è incentivata a cambiare la quantità da produrre perché entrambe per quella
quantità hanno massimo profitto, è il punto in cui le due curve di reazione si incontrano.
Lezione 14
MODELLO DI BERTRAND: nel modello di Bertrand le scelte riguardano il PREZZO (non più la quantità) da adottare
nel duopolio. Esempio:
→ bene omogeneo → scegliere il prezzo → stessa curva CU
Il modello di Bertrand è un modello in cui si fa concorrenza sul prezzo. Nel caso di un modello di Bertrand
con beni omogenei la rivalità tra le imprese porta a una situazione di equilibrio P1 = P2 = CU quando nessuna
delle due imprese non ha più incentivo a cambiare la propria strategia, che coincide con quella della concorrenza
perfetta. Se andiamo più giù dell'equilibrio andiamo in perdita. Nel lungo periodo i profitti sono 0.
TEORIA DEI GIOCHI: è lo strumento utilizzato per l'interazione strategica, è la sua rappresentazione.
Gli elementi del gioco sono:
▪ giocatori;
▪ strategie;
▪ play-off, effetti delle scelte.

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Esempio: il dilemma del prigioniero. Due persone sono indagate per aver commesso un reato, ma solo una è
colpevole, vengono messe in due stanze separate e hanno due opzioni: confessare o non farlo (strategie) e per ogni
scelta vi sono correlate delle pene, dei play-off, che non dipendono solo dalla scelta di una, ma di entrambi.
I due non possono comunicare, vogliono la pena più leggera rispetto all'altro, si attua una strategia dominante
per la quale un giocatore attua una strategia indipendentemente da ciò che fa l'altro (equilibrio di Nash).
CONCORRENZA MONOPOLISTICA: combina caratteristiche proprie del monopolio con quelle della concorrenza,
ci sono tante imprese che producono prodotti differenziati, non ci sono barriere all'entrata.
L'impresa ha la possibilità di applicare un prezzo superiore al costo unitario P>CU, in questo caso ha la curva di
domanda a pendenza negativa.
Nuove aziende si introducono nel mercato, la domanda si sposta verso sinistra e diventa anche più piatta ossia più
elastica, proprio perché la domanda è più elastica quanto maggiore è il numero di prodotti che possono essere
sostituti, non perfetti sostituti omogenei come possono essere in concorrenza perfetta, ma ci sono più beni
potenzialmente concorrenti. Questo porta l'azienda ad un trade-off, a innovare il prodotto.
Nel breve periodo la situazione è simile al monopolio, mentre nel lungo periodo entrano nel mercato nuove
imprese, il prezzo si abbassa fino a rendere 0 i profitti, ma è sempre più alto del CU: è una forma inefficiente
perché si produce meno pur se con profitti pari a 0, a costi medi unitari più alti.
Il fatto che siano forme di mercato inefficienti in cui le imprese sono Price Maker applicano un prezzo superiore al
costo marginale e pur se nel lungo periodo il profitto tende a 0 è controbilanciato dal fatto che sono settori che
promuovono innovazioni tecnologiche e di prodotto; questo va a controbilanciare quelle che sono le perdite di
inefficienza dovuta al fatto che comunque si applicano prezzi maggiori rispetto al costo marginale.
Massimizzazione del profitto: RM=CM.
Le condizioni dei costi e della domanda influenzano le strutture di mercato:
→ In oligopolio i costi aumentano a un livello di output più elevato rispetto alla domanda totale dell’industria.
→ Nel monopolio naturale i costi diminuiscono infinitamente.
→ In concorrenza perfetta la domanda totale dell’industria è talmente grande rispetto alla dimensione efficiente
di un unico venditore che il mercato consente la coesistenza di numerosi concorrenti.
MACROECONOMIA
Lezione 15
La macroeconomia è lo studio del comportamento del sistema economico nel suo insieme e si occupa delle forze
che influenzano varie imprese, consumatori e lavoratori. La microeconomia invece analizza i singoli prezzi,
quantità e mercati. Le principali questioni macroeconomiche sono:
1. Perché a volte la produzione e l'occupazione diminuiscono e come si può ridurre la disoccupazione?
2. Qual è l'origine dell'inflazione e come si può tenere sotto controllo?
INFLAZIONE: aumento del livello generale dei prezzi che fa variare il potere d'acquisto.
3. Come può una nazione far aumentare il proprio tasso di crescita economica?
Cosa significa produrre di più? Garantire più ricchezza e occupazione, produrre sempre più beni e servizi volti a
soddisfare i bisogni dei consumatori.
OBIETTIVI DELLA MACROECONOMIA:
1. alto livello e crescita del prodotto;
2. mantenere un livello alto di occupazione;
3. stabilità dei livelli di prezzo con mercati liberi.
STRUMENTI PER RAGGIUNGERLI:
→ POLITICA MONETARIA, si attua attraverso il controllo dell'offerta di moneta (moneta in circolazione);
→ POLITICA FISCALE, si attua attraverso: spesa pubblica e imposizioni fiscali.
PRODUZIONE: la misura più completa della produzione totale di un'economia è il PRODOTTO INTERNO LORDO che
stima il valore di mercato di tutti i prodotti finiti in un paese nel corso di un arco di tempo (annuale o trimestrale).
Esistono due modi per misurarlo:
1. PIL nominale, valutazione al loro valore corrente, al prezzo che hanno nel momento in cui li analizzo;
2. PIL reale, valutazione a prezzo costante.

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A cosa serve il PIL reale? A conoscere la crescita economica: crescita della quantità di beni e servizi prodotti in
un'economia, pongo il prezzo costante perché mi interessa solo la quantità.
Solo se pongo lo stesso prezzo posso capire come variano le quantità.
PIL potenziale: quantità di beni e servizi che posso raggiungere sfruttando al massimo i fattori produttivi, si
discosta dal PIL reale, c'è output gap (= distanza tra: PIL reale – PIL potenziale).
Il tasso di disoccupazione è il rapporto tra il numero dei disoccupati e la forza lavoro:
𝑁° 𝐷𝐼𝑆𝑂𝐶𝐶𝑈𝑃𝐴𝑇𝐼
𝑇. 𝐷 =
𝐹𝑂𝑅𝑍𝐴 𝐿𝐴𝑉𝑂𝑅𝑂 → 𝑐ℎ𝑖 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑎 𝑒 𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑒𝑟𝑐𝑎 𝑙𝑎𝑣𝑜𝑟𝑜
𝐿
Il rapporto tra forza lavoro e popolazione totale è detto TASSO DI ATTIVITÀ 🡪 𝑎𝑡 = 𝑃𝑝
La disoccupazione tende a riflettere l'andamento del ciclo economico, più ci sarà produzione e occupazione e meno
disoccupazione ci sarà.
Per tenere a bada l'inflazione si utilizza l'indice dei prezzi al consumo, il tasso dell'inflazione rileva la stabilità dei
prezzi, si parla di deflazione quando i prezzi diminuiscono.
L'indice misura l'insieme dei beni che sono rappresentativi del consumo di un nucleo familiare.
Esempio Tasso di inflazione dal 2006 al 2007:
𝐼𝑃𝐶 2007 − 𝐼𝑃𝐶 2006
𝐼𝑃𝐶 2006

Politica fiscale: indica la modalità di impiego delle imposte e della spesa pubblica, quest'ultima assume due
forme: 1. acquisti effettuati dalla pubblica amministrazione e 2. i trasferimenti pubblici (pensioni).
È attuata dal governo.
Politica monetaria: l’attua la Banca Centrale gestendo la moneta e il credito. Altre variabili sono:
→ effetto delle politiche commerciali;
→ politiche di finanza internazionale.
COMPONENTI DEL PIL
1. C: somma dei valori monetari di consumo;
2. I: investimenti, il valore dei beni capitali (macchinari) che servono a produrre beni e servizi;
3. G: spesa pubblica, tutto ciò che lo Stato eroga per produrre beni e servizi pubblici;
4. X: esportazioni nette, differenza tra esportazioni ed importazioni. X = ESP – IMP.
Esportazioni: beni o servizi che vengono prodotti dal nostro paese, ma che vengono venduti fuori.
Importazioni: beni o servizi prodotti in altri paesi ed acquistati dal nostro.
Le importazioni nette sono negative e vengono sottratte perché non fanno parte del PIL, vengono prodotte da un
altro paese. Ci sono due modi per misurare il PIL:
1. in base alla somma dei redditi percepiti;
2. in base al flusso dei beni.
Il PIL può essere visto sia come la somma delle spese, beni e servizi che vengono erogati e venduti, ma
rappresenta anche la somma dei redditi di chi produce i beni.
SOMMA VALORE SPESA = PROFITTI + SALARI
Metodo del flusso di prodotti: le famiglie spendono il proprio reddito per i beni di consumo, sommando tutto il
denaro speso per i beni finali si ottiene il PIL finale.
Metodo dei costi o redditi: consiste nel misurare il flusso annuale dei redditi percepiti dai fattori cioè i costi di
produzione dei beni finali prodotti da un sistema economico.
Metodo del valore aggiunto: non devo considerare i costi dei beni intermedi. Esempio: il pizzaiolo non deve
considerare il prezzo della farina o del pomodoro, ma il lavoro aggiunto, i prezzi della farina sono già compresi
nell'industria della farina.
SOMMA VALORI AGGIUNTI = SPESA TOTALE (PIL)
Il deflatore del PIL è il rapporto tra il PIL nominale e il PIL reale in un dato anno.
𝑃𝐼𝐿 𝑁𝑂𝑀𝐼𝑁𝐴𝐿𝐸 2019 𝑃𝐼𝐿 2019 ∙ 𝑄2019
𝐷𝐸𝐹𝐿𝐴𝑍𝐼𝑂𝑁𝐸 𝑃𝐼𝐿 2019 = =
𝑃𝐼𝐿 𝑅𝐸𝐴𝐿𝐸 2019 𝑃𝐼𝐿 2000 ∙ 𝑄2019

Indica di quanto sono cambiati i prezzi dal 2000 al 2019.


13
Quando il PIL nominale è uguale al PIL reale? Nell'anno corrente, dopo l'anno corrente il PIL reale sta sotto.
Lezione 16
1. SPESA PER CONSUMI: è la prima componente del PIL. Le spese per consumi si dividono in:
→ beni durevoli: auto, frigo;
→ beni non durevoli: generi alimentari;
→ servizi: lezione privata, ecc.
2. INVESTIMENTI: è la seconda componente del PIL. Rappresenta i beni capitali che servono a produrre altri beni
e servizi come i macchinari. Bisogna distinguere:
→ investimenti lordi: INVESTIMENTI NETTI + AMMORTAMENTO, vanno nel PIL, non tengono conto del fatto
che sono durevoli, non considerano l'ammortamento (= logoramento dei beni capitali prodotti in
precedenza);
→ investimenti netti:
⋅ PIN = prodotto interno netto: PIL – AMMORTAMENTO è la misura dell’economia di un Paese.
Tiene conto del capitale consumato nel corso dell’anno.
⋅ PNL = prodotto nazionale lordo: prodotto totale ottenuto con fattori di produzione di proprietà dei
residenti di un paese in un anno.
Negli investimenti vengono considerate anche le scorte, i prodotti non venduti.
3. SPESA PUBBLICA: è la terza componente, il PIL comprende la spesa pubblica per i beni e servizi mentre
esclude il costo dei trasferimenti pubblici della pubblica amministrazione ai singoli individui che non
forniscono in cambio nessun bene o servizio come la pensione;
4. ESPORTAZIONI NETTE: è la quarta componente del PIL. ESPORT. NETTE = ESPORTAZIONI – IMPORTAZIONI.
Altra distinzione:
→ REDDITO NAZIONALE (RN): rappresenta i redditi totali;
→ REDDITO DISPONIBILE: reddito che si ha con i trasferimenti e avendo pagato le imposte, ciò che si ha in tasca.
In un’economia in cui opera un solo settore chiuso agli scambi:
PIL = C + I o PIL = SOMMA REDDITI
REDDITI = C + R (CONSUMI + RISPARMI)
se PIL = REDDITI 🡪 C + I = C + R
🡪 ma R = I 🡪
perché ciò che si risparmia attraverso l’istituto bancario
va a finanziare le imprese a produrre beni e servizi.
𝐼 𝑇 = 𝐼 + 𝑋 = 𝑅𝑃 + 𝑅𝐺 = 𝑅𝑇

INDICE DEI PREZZI: è una misura del livello medio dei prezzi, l'inflazione ci dice come questo varia.
È una media ponderata dei prezzi di determinati beni che caratterizzano il consumo di un nucleo familiare.
Esempio: consideriamo tre categorie di beni.
1. generi alimentari = 20% 2. spesa per la casa = 50% 3. cure mediche = 30%
budget = 0,2 budget = 0,5 budget = 0,3
Prendiamo in considerazione un anno in cui si assegna il valore 100 (2017).
IPC 2017 = (0,2 x 100) + (0,5 x 100) + (0,3 x 100) = 100
Nel 2018 i prezzi aumentano:
SC (spesa per la casa) = + 6% GA (generi alimentari) = + 2% CM (cure mediche) = + 10%
IPC 2018 = (0,2 x 102) + (0,5 x 106) + (0,3 x 110) = 106,4
𝐼𝑃𝐶 2018 − 𝐼𝑃𝐶 2017 106.4−100
Calcolo inflazione: T.INFL 2017 – 2018 = = = 0.064 = 6.4%
𝐼𝑃𝐶 2017 100
Nel PIL non posso contabilizzare:
→ attività domestiche: se io compro le cose per fare una torta, queste rientrano nel PIL, ma il lavoro per farla no,
perché la faccio per me;
→ esternalità: danni ambientali, sono dei costi che non vengono considerati, il PIL dovrebbe tener conto della
ricchezza, ma anche del benessere di un paese.
DOMANDA E OFFERTA AGGREGATA

14
Domanda aggregata: si riferisce all'importo totale che i diversi settori dell'economia sono disposti a spendere
in un dato periodo.
Offerta aggregata: si riferisce alla quantità totale dei beni e servizi che le aziende della nazione sono disposte a
produrre e a vendere in un dato periodo.
Curva DA = decrescente Curva OA = crescente
VARIABILI CHE INFLUENZANO LA DOMANDA AGGREGATA
→ strumenti di politica economica: politica monetaria e fiscale.
VARIABILI CHE INFLUENZANO L'OFFERTA AGGREGATA
→ livello dei prezzi e dei costi;
→ capitale, lavoro, tecnologia;
→ produzione potenziale.
Quando abbiamo l'equilibrio? Quando D = O
DA = quantità totale di un prodotto che viene acquistato volontariamente ad un dato livello di prezzo e a
parità di altri fattori; non è altro che il PIL e infatti si divide in:
1. CONSUMI;
2. INVESTIMENTI;
3. SPESA PUBBLICA;
4. ESPORTAZIONI NETTE.
È decrescente perché la spesa reale diminuisce all'aumento del livello dei prezzi.
(Il potere della moneta diminuisce all'aumento dei prezzi).
QUALI SONO LE VARIABILI CHE FANNO SPOSTARE DA?
→ variabili di politica economica (politica monetaria e di bilancio);
→ variabili esogene, determinate al di fuori di domanda e offerta. Esempio: terremoto.
SPOSTAMENTO DA A DESTRA 🡪
VARIABILI DI NATURA ECONOMICA
→ POLITICA MONETARIA: all'aumentare dell'offerta di moneta fa scendere i tassi di interesse e migliora le
condizioni di credito determinando livelli più elevati di investimento e consumo di beni durevoli;
→ POLITICA DI BILANCIO: gli aumenti degli acquisti di beni e servizi fanno salire direttamente la spesa, le
riduzioni delle imposte o gli incrementi dei trasferimenti fanno crescere il reddito e determinano un
maggiore consumo.
VARIABILI ESOGENE
→ prodotto estero: aumentano le esportazioni nette;
→ valori delle attività patrimoniali: l'aumento dei prezzi, delle azioni e delle case determina una maggiore
ricchezza delle famiglie incrementando il consumo;
→ progresso tecnologico: crea nuove opportunità di investimenti delle imprese e di consumo;
→ varie: accordi di libero scambio (no dogana).
Lezione 17
OFFERTA AGGREGATA: l'offerta aggregata descrive il lato della produzione, è l'offerta di tutte le imprese che
producono beni e servizi. È importante distinguere:
→ breve periodo (mesi o qualche anno): curva inclinata positivamente perché le imprese produrranno di
più quando i prezzi sono più alti;
→ lungo periodo (diversi anni o decenni): linea retta verticale, è fissa indipendentemente dai prezzi
(anelastica).
PRODOTTO POTENZIALE: prodotto che si ottiene sfruttando al massimo i fattori produttivi, non esercita
pressioni verso l'alto dei prezzi, vi è meno disoccupazione.
Esempio: velocità massima che raggiunge una macchina senza surriscaldarsi.
Si può andare oltre il PIL potenziale, in alcuni casi il PIL reale è maggiore come quando i lavoratori fanno gli
straordinari (i costi diminuiscono e la pressione dei prezzi è al rialzo).
DA COSA DIPENDE L'OFFERTA AGGREGATA?
PRODOTTO POTENZIALE
▪ fattori di produzione, più fattori ho e più produco PIL potenziale;

15
▪ tecnologia, misura il grado di efficienza che si ha combinando gli input, l'innovazione fa sì che si produca
più PIL potenziale.
COSTI DI PRODUZIONE
▪ salari, salari più bassi portano a costi di produzione più bassi, la quantità fornita per ogni fascia di prezzo
sarà maggiore;
▪ prezzi di importazione, se l'euro si apprezza su un'altra valuta come il dollaro (servono più dollari per fare
€1) conviene importare beni dall'estero, diminuiscono i costi di produzione e aumenta l'offerta;
▪ costi di altri fattori di produzione, il prezzo del petrolio si abbassa, diminuiscono i costi di produzione e
aumenta la quantità per ogni fascia di prezzo.
SPOSTAMENTO OA A DESTRA: SPOSTAMENTO OA A SINISTRA:
- SALARI + TECNOLOGIA + COSTI + SALARI
Quantità < livello dei prezzi → stagflazione → meno occupazione
BREVE PERIODO
Perché la curva di OA è crescente?
Per la rigidità dei costi, i salari restano gli stessi anche se varia la domanda, se aumenta la domanda viene
incrementata la produzione, ma il salario resta fisso, le imprese così producono di più e guadagnano di più con la
domanda che aumenta anche i prezzi.
ω = SALARIO NOMINALE = FISSO
𝜔
SALARIO REALE = diminuisce perché i lavoratori con quel salario e l'aumento dei prezzi possono comprare
𝑃
meno cose. I salari devono essere ricontratti.
LUNGO PERIODO
Si ribellano, vogliono di più, vengono aumentati i loro salari, questo porta ad un aumento dei costi di produzione, si
produce meno.
Nel TASSO DI DISOCCUPAZIONE troviamo:
1. occupati: persone che svolgono un lavoro;
2. disoccupati: persone che cercano un lavoro;
3. forza lavoro: occupati e disoccupati;
4. persone non appartenenti a forza lavoro: non hanno l'età per farlo o non cercano lavoro.
𝐷𝐼𝑆𝑂𝐶𝐶𝑈𝑃𝐴𝑇𝐼 𝑈 𝑈
𝑇. 𝐷. = =𝑢= =
𝐹𝑂𝑅𝑍𝐴 𝐿𝐴𝑉𝑂𝑅𝑂 𝐿 𝑈+𝐸

Il lavoro serve a produrre beni e servizi, se manca si verifica uno spreco, non si ottengono i beni e servizi che
avrebbero potuto produrre i lavoratori disoccupati.
Si deve considerare anche l'aspetto sociale: il prezzo umano e psicologico di chi non riesce a trovare un impiego.
TASSO DI ATTIVITÀ
𝐹𝑂𝑅𝑍𝐴 𝐿𝐴𝑉𝑂𝑅𝑂
𝑎. 𝑡. =
𝑃𝑂𝑃𝑂𝐿𝐴𝑍𝐼𝑂𝑁𝐸 𝑇𝑂𝑇𝐴𝐿𝐸

Indica quanta forza lavoro c'è in un paese.


Ci sono 3 tipi di disoccupazione:
1. FRIZIONALE: si verifica quando le persone si stanno inserendo in un ambiente lavorativo, quindi chi cerca
lavoro per la prima volta o chi ne cerca uno nuovo;
2. CICLICA: si verifica quando la domanda di lavoro è bassa. Chi domanda? I produttori, i lavoratori offrono.
Succede quando le imprese producono di meno ed il PIL diminuisce, aumentando la disoccupazione;
3. STRUTTURALE: è data dalla struttura dei vari mercati, si verifica quando l'offerta di lavoro non coincide
con la domanda di lavoro. Esempio: in un paese cercano 10 ingegneri, ma ce n'è solo uno oppure cercano un
solo operaio, ma ce ne sono almeno 10.
LA LEGGE DI OKUN: afferma che per ogni 2 punti percentuali % di diminuzione del PIL rispetto al PIL potenziale il
tasso di disoccupazione sale di 1 punto percentuale %.
Il PIL reale deve crescere alla stessa rapidità di quello potenziale così da far diminuire la distanza e di conseguenza
la disoccupazione. Disoccupazione frizionale: per trovare lavoro occorre tempo, i posti di lavoro non sono tutti

16
uguali, bisogna cercare informazioni, inoltre i posti di lavoro sono distribuiti in luoghi diversi, serve tempo per
trasferirsi.
OFFERTA LAVORO 🡪 INCLINATA POSITIVAMENTE
SALARI FLESSIBILI
Disoccupazione volontaria: non vogliono lavorare, per loro quel salario non è sufficiente.
SALARI RIGIDI
Disoccupazione involontaria: le persone accetterebbero quel salario, ma restano fuori.
Se il salario diminuisce può aumentare il numero dei posti di lavoro, ma i salari sono rigidi. Perché non possono
essere flessibili? Perché non si possono modificare in continuazione, nel mercato non si cerca questo equilibrio.
Inoltre, molti disoccupati volontari lo sono perché trovano lavori che non hanno a che fare con le loro competenze
o lavoratori che vengono sottopagati e lavorano per poco, ma che risultano occupati al pari degli altri.
I salari non salgono e scendono per bilanciare i mercati per la TEORIA DEI SALARI VISCHIOSI, nel lungo
termine sono flessibili verso l'alto e rigidi verso il basso.
Lezione 18
L'INFLAZIONE: indica l'aumento generale dei prezzi, di conseguenza si perde potere d'acquisto.
Il livello generale dei prezzi viene calcolato utilizzando gli indici dei prezzi, le medie ponderate dei prezzi di
migliaia di singoli prodotti. Il tasso di inflazione è la velocità di variazione del livello generale dei prezzi.
𝑙𝑖𝑣𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑖 (𝑎𝑛𝑛𝑜 2021) – 𝑙𝑖𝑣𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑖 (𝑎𝑛𝑛𝑜 2020)
𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑓𝑙𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 (𝑎𝑛𝑛𝑜 2021) = ∗ 100
𝑙𝑖𝑣𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑖 (𝑎𝑛𝑛𝑜 2020)

TRE TIPI DI INFLAZIONE


Moderata: è contraddistinta da prezzi che aumentano lentamente e in modo prevedibile, non è maggiore del 10%.
Galoppante: è l’inflazione a due o tre cifre, del 20, 100 o 200% all’anno, ed è relativamente comune soprattutto in
Paesi caratterizzati da governi deboli.
Iperinflazione: è un’inflazione a tassi estremamente elevati (per esempio di 1000, 1 milione o perfino 1 miliardo
% all’anno) come in Germania negli anni ’20, in Brasile negli anni ’80 o in Russia negli anni ’90, in seguito alla
prima guerra mondiale, i prezzi cambiavano ogni ora e la moneta era un qualcosa da cui liberarsi, perché perdeva
valore ogni minuto di più.
EFFETTI INFLAZIONE
→ REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA tra debitori e creditori 🡪 questi ultimi sono svantaggiati perché il valore
della moneta sarà minore quando risaneranno i debiti, stessa cosa per i titoli di Stato.
→ EFFETTI NEL SISTEMA PROGRESSIVO: più guadagno è più la percentuale in tasse è maggiore. Chi guadagna
di più deve contribuire di più. Con l'inflazione si ha più pressione fiscale che va a danno del reddito e a
favore dello Stato.
→ EFFETTO DISTORSIVO: nel mercato i prezzi sono un segnale quando aumentano i prezzi delle singole
imprese, mentre con l'inflazione non si riesce a capire dove allocare il proprio reddito e dove investire.
Esiste un TASSO OTTIMALE DI INFLAZIONE: ci deve essere un livello generale dei prezzi in leggero aumento e deve
essere prevedibile, il tasso di inflazione non deve essere 0 perché se i prezzi non crescono, non crescono i salari e
aumenta la disoccupazione volontaria.
Esistono 2 tipi di inflazione:
1. ATTESA: comporta delle contrattazioni salariali;
2. INATTESA: non prevista.
INFLAZIONE DA DOMANDA: quando la domanda aggregata cresce più rapidamente del potenziale produttivo
del Paese facendo salire i prezzi per equilibrare domanda e offerta aggregata.
Si verifica quando una spesa eccessiva rincorre una quantità troppo scarsa dei beni.
INFLAZIONE DEI COSTI: deriva dai costi crescenti durante periodi di elevata disoccupazione e moderata
utilizzazione delle risorse; se i costi di produzione aumentano si produce di meno, l'offerta si sposta a sinistra, la
domanda di lavoro diminuisce, aumenta la disoccupazione, la domanda va a sinistra e i prezzi tendono verso il
basso (salari rigidi).

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CURVA DI PHILLIPS: mostra la relazione inversa tra l'inflazione e la disoccupazione. Quando la produzione è
elevata e la disoccupazione è bassa i salari e i prezzi tendono a crescere più rapidamente.
Ciò accade perché i lavoratori vogliono un aumento dei salari quando l'offerta di lavoro è più abbondante, le
imprese possono aumentare più facilmente i prezzi quando le vendite sono intense.
(Se si riduce la disoccupazione, il tasso di aumento dei prezzi e dei salari diventa maggiore).
TASSO NATURALE DI DISOCCUPAZIONE: compatibile con un tasso di inflazione ottimale.
È quello che si può avere quando le forze (salari e prezzi) spingono verso l'alto e si controbilanciano per un livello
stabile di inflazione tornando al tasso naturale.
CURVA DI PHILLIPS NEL LUNGO PERIODO: quando gli agenti economici credono che l'inflazione sta salendo
portando ad una ricontrattazione dei salari. Questo comporta che a livello economico i costi delle imprese
aumentano e che quindi la domanda di lavoro diminuisce.
Quando si rinegozia, la curva di Phillips si sposta verso l'alto tornando a livello naturale; i prezzi
dipendono dalle aspettative, per ogni aspettativa esiste una curva di Phillips.
Lezione 19
CONSUMO e INVESTIMENTO sono due componenti del PIL. Gli investimenti sono beni capitali.
Il consumo rappresenta la spesa delle famiglie per beni finali e servizi; il risparmio è la parte di reddito
disponibile non destinata al consumo.
L'incremento del consumo e del risparmio per ogni aumento unitario del reddito è indicato da due funzioni:
funzione di consumo, che mette in relazione consumo e reddito e funzione di risparmio, che mette in relazione
risparmio e reddito.

RD = C + S (RISPARMIO) 🡪 C = RD – S
S = RD – C
FUNZIONE DI CONSUMO: mostra il rapporto tra il livello di spese per beni di consumo e quello di reddito
disponibile delle famiglie.
B è chiamato punto di pareggio, è il punto in cui la spesa è uguale al reddito: in tutti i punti a destra di B c'è
risparmio perché RD > C mentre a sinistra di B c'è il debito perché C > RD.
Il consumo non parte mai da 0 perché c'è una parte del consumo chiamata consumo autonomo
(indipendentemente dal reddito) che individuiamo come c0.
C = c0 + c*RD 🡪 R = quota di reddito destinata al consumo (0 meno 1)
Dove RD è il reddito disponibile e c0 (= consumo autonomo) è una costante che rappresenta il livello minimo
di consumo; cRD = propensione marginale al consumo * reddito disponibile.
FUNZIONE DI RISPARMIO: tutto ciò che non viene consumato rappresenta il risparmio.
La funzione di risparmio è ricavata direttamente dalla funzione di consumo.
Graficamente, il reddito disponibile si trova sull’asse orizzontale e il risparmio è indicato sull’asse verticale.
PROPENSIONE MARGINALE AL CONSUMO (PMC): come varia il consumo al variare unitario di €1 in più al reddito.
∆ 𝐶𝑂𝑁𝑆𝑈𝑀𝐼
𝑃𝑀𝐶 = Chi guadagna di più ha una PMC più piccola. Max. valore = 1; min. valore = 0.
∆ 𝑅𝐸𝐷𝐷𝐼𝑇𝑂
PROPENSIONE MARGINALE AL RISPARMIO (PMR): come varia il risparmio al variare unitario di €1 in più al reddito.
PMR = 1 – PMC
FATTORI CHE DETERMINANO IL CONSUMO:
→ reddito permanente: ciò che penso di andare a guadagnare in modo stabile, sono aumenti stabili del reddito
senza contare gli elementi transitori che tendenzialmente vengono risparmiati;
→ ricchezza e altri influssi;
→ reddito disponibile corrente.
Il CONSUMO NAZIONALE è essenziale per comprendere i cicli economici di breve periodo e la crescita economica di
lungo termine: ciò che non si consuma è usato dalle banche, quindi dalla nazione, per l'investimento.
REDDITO PERMANENTE E IPOTESI DEL CICLO DI VITA
L = anni lavorativi
T = vita residua (T>L)
C = consumi annuali
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RD = reddito disponibile annuale
C * T = RD * L 🡪 C = L/T *(RD)
L'ipotesi è che gli individui programmano nel lungo periodo in modo da far ripartire il consumo nel modo migliore.
Gli INVESTIMENTI sono l'acquisto dei beni capitali che ampliano la sfera produttiva aumentando il
potenziale, il costo opportunità dell'investimento è l'interesse, per questo il grafico è inclinato negativamente.
Gli incrementi svolgono un duplice ruolo:
1. sulla produzione di breve periodo mediante l'impatto sulla domanda aggregata;
2. sulla crescita economica del prodotto di lungo periodo mediante l'incidenza della formazione di capitale
sulla produzione potenziale e sull'offerta aggregata.
LE DETERMINANTI SUGLI INVESTIMENTI:
→ i ricavi (entrate aggiuntive);
→ i costi (non solo il prezzo del bene capitale, ma anche gli interessi che chi contrae il prestito paga per
finanziare il capitale);
→ le aspettative (previsioni delle aziende).
CURVA DI DOMANDA DEGLI INVESTIMENTI: mostra il rapporto fra tassi di interesse e investimenti:
I = 𝐼0 – i (tasso di interesse)
I tassi di interesse influiscono sul livello degli investimenti, ma su questi ultimi incidono anche altre forze.
Un aumento del PIL sposterà verso l'esterno la curva di domanda degli investimenti.
Gli investimenti sono imprevedibili perché dipendono da fattori incerti come il successo o il fallimento di prodotti
nuovi e non sperimentati, gli atteggiamenti politici, ecc.
Tutti i cicli economici e le fluttuazioni degli investimenti sono state la forza alla base della forte espansione o
contrazione dell'economia.
Lezione 20
IL MODELLO DEL MOLTIPLICATORE: è una teoria macroeconomica usata per spiegare come si determina il
prodotto nel breve periodo: spiega perché variazioni di investimenti o politiche di bilancio possono
incidere sul prodotto e sull'occupazione.
Se gli investimenti aumentano di un tot, il PIL non aumenta della stessa quota, ma aumenta in modo più che
proporzionale perché se aumentano gli investimenti aumenta il consumo.
Gli investimenti sono esogeni: vengono determinati dall'esterno.
(Sulla retta delle ordinate ci sono i risparmi e gli investimenti mentre sulla retta delle ascisse c'è il PIL).
Punto A: RISPARMIO>INVESTIMENTI 🡪 Non è un punto di equilibrio perché se i consumatori vogliono consumare
di meno le imprese fanno meno investimenti, vendono meno, producono scorte ed il PIL diminuisce.
Nel punto di equilibrio 🡪 INVESTIMENTO = RISPARMIO
Il moltiplicatore è il fattore per il quale si deve moltiplicare la variazione iniziale degli investimenti per
determinare la corrispondente variazione del prodotto totale.
È sempre l’inverso o il reciproco della propensione marginale al risparmio:
1 1
𝑉𝐴𝐿𝑂𝑅𝐸 𝑀𝑂𝐿𝑇𝐼𝑃𝐿𝐼𝐶𝐴𝑇𝑂𝑅𝐸 = 𝑜
1 − 𝑃𝑀𝐶 𝑃𝑀𝑅

Se la PMC (propensione marginale al consumo) è più alta > sarà il moltiplicatore.


È un modello di breve periodo perché siamo lontani dal prodotto potenziale perché quando siamo vicini
con la ricontrattazione salariale si arriva all'equilibrio.
(Sulla retta delle ordinate ci sono i consumi + gli investimenti mentre sulla retta delle ascisse c'è il PIL reale).
SPESA DESIDERATA O PROGRAMMATA: sulla retta delle ordinate c’è la spesa desiderata mentre sulla retta delle
ascisse c'è il PIL (spesa effettiva).
Quando non ci troviamo nel punto di equilibrio (E) cosa succede?
Dalla parte sinistra la spesa desiderata è > della spesa effettiva, si produce di più. Dalla parte destra la spesa
effettiva è > di quella desiderata e quindi si produrrà di meno. Si tende sempre all'equilibrio.
Lezione 21
I MERCATI FINANZIARI funzionano come gli altri? Sì, ma i loro prodotti e servizi consistono in strumenti
finanziari quali le azioni (investimento di cui la remunerazione è incerta) e le obbligazioni (si garantisce un
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interesse sul valore nominale scritto sul titolo). Raggruppano e ripartiscono i fondi a seconda delle necessità del
singolo risparmiatore o investitore; trasferiscono risorse nel tempo, tra i settori e le regioni, gestiscono il rischio
perché attraverso le assicurazioni si possono ripartire i rischi su una società che è in grado di assumerli, svolgono
un importante funzione di compensazione.
I principali tipi di attività patrimoniali sono:
→ La moneta
→ I conti di risparmio
→ Le azioni
→ I derivati finanziari
→ I fondi pensione
La moneta: ha come funzione quella di facilitare lo scambio, prima c’era il baratto. Con la moneta ognuno
compra ciò che vuole. L’offerta di moneta prima dipendeva dalla disponibilità di oro e di argento, aveva un valore
intrinseco poiché meno risorse metalliche portavano all'aumento del valore della moneta.
Oggi non ha un valore, la sua unica utilità è essere usata per acquistare beni e servizi, è solo un mezzo di
scambio, ma ha anche altre 2 funzioni:
1. unità di conto: serve a valutare il valore di beni e servizi;
2. riserva di valore: mantiene valore nel tempo.
Due concetti importanti sono:
1. deposito: quello che depositiamo in banca;
2. riserva: una percentuale che la banca tiene come riserva. Non è una vera e propria moneta, serve a creare
una base monetaria.
COMPONENTI DELL’OFFERTA DI MONETA
I principali aggregati monetari sono le misure dell’offerta di moneta, note come M1 e M2 M3
Moneta (M) = Circolante (C) + Depositi Bancari (D)
C = circolante (banconote e monete metalliche)
M0 = circolante + riserve bancarie (Base Monetaria)
M1 = circolante + depositi pagabili a vista
M2 = M1 + depositi vincolati a breve (<2 anni o rimborsabili con preavviso entro 3 mesi)
M3 = M2 + depositi vincolati a lungo (>2 anni) + titoli del mercato monetario a breve (<2 anni)
Domanda di moneta e tasso di interesse = inversamente proporzionali
Esempio: Dario vende il pane
€ 1.000 Tasso interesse = 5% A fine anno = € 1.050
Ad inizio anno pane = € 1 A fine anno pane = € 1.03
Con l’inflazione il TASSO DI INTERESSE = 3% 🡪 diminuisce
DETERMINANTI DELLA DOMANDA DI MONETA
→ domanda moneta transattiva: domanda per fare transazioni. Più alto sarà il tasso di interesse e minore
sarà la domanda transattiva;
→ domanda moneta a scopo speculativo: è una riserva di valore, può fornire un rendimento.
IL MOLTIPLICATORE DELL’OFFERTA DI MONETA: è il rapporto tra la nuova moneta creata e la variazione nelle
riserve.
Moltiplicatore dell’offerta di moneta =
Lezione 22
C'è differenza tra tasso di interesse nominale (che si applica sul valore del titolo) e quello reale: se c'è inflazione
il rendimento reale deve la differenza tra nominale e tasso di inflazione. Detenere moneta ha un costo (il TDI se
investissimo i soldi). Abbiamo due macro-categorie:
1. POLITICA FISCALE: con aumento o riduzione della spesa pubblica o delle imposte;
2. POLITICA MONETARIA: serve ad incidere sulle variabili fondamentali della macroeconomia (PIL,
disoccupazione, inflazione).
La BCE controlla l'inflazione. Inoltre, ha l'obiettivo di garantire crescita del prodotto, quindi ridurre
l'occupazione. Infatti, spesso, per mantenere bassa l'inflazione bisogna sacrificare l'occupazione.

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L'austerity è legata alla riduzione della spesa pubblica. Avere inflazione contenuta non significa avere austerity,
ma sacrificare parte della crescita del prodotto e mantenere stabili i prezzi.

ATTRAVERSO LA POLITICA
MONETARIA SI ATTUANO STRUMENTI COME:
→ le OPERAZIONI DI MERCATO APERTO, l’acquisto o la vendita di Buoni del Tesoro in modo permanente o
temporaneo. Una politica monetaria espansiva consiste nell'acquisto di titoli della BCE a fronte di un
aumento delle riserve delle banche commerciali che hanno venduto titoli e quindi fa aumentare la quantità
di moneta in circolazione. Quella restrittiva, consiste nel meccanismo opposto: la BCE vende titoli e
riprende la moneta sempre attraverso operazioni di mercato aperto.
Una politica monetaria più restrittiva fa spostare il diagramma O verso sinistra facendo salire i tassi di
interesse di mercato.
L’aumento del prodotto nazionale o del livello dei prezzi fa spostare la curva D a destra e crescere i tassi di
interesse. L’espansione monetaria o la diminuzione della domanda di moneta hanno l’effetto opposto.
Una politica monetaria espansiva fa spostare a destra la curva DA aumentando il prodotto e i prezzi.
→ la POLITICA DEL TASSO DI SCONTO, la fissazione del tasso di interesse, detto tasso di sconto, al quale le
banche possono prendere a prestito riserve dalla Banca d’Italia. Il TASSO DI SCONTO è il tasso fissato dalla
BCE con il quale concede prestiti alle banche commerciali.
Per aumentare l'offerta di moneta la BCE deve diminuirlo (più è basso, più chiedono prestiti).
Se invece vuole ridurre l'offerta deve aumentarlo. Il tasso di sconto è legato a tutti gli altri tassi (se c'è un
tasso di sconto basso, difficilmente c'è un tasso di interesse alto).
→ la POLITICA DELLA RISERVA OBBLIGATORIA, la variazione del rapporto tra depositi e riserva obbligatoria
di banche e altre istituzioni finanziarie presso la Banca d’Italia. La riserva obbligatoria è quando la BCE
stabilisce il COEFFICIENTE DI RISERVA OBBLIGATORIA, le banche sono obbligate a detenere parte dei loro
depositi sotto forma di riserve presso la BCE. Più depositi ha una banca, più ammonta la riserva.
Se la BCE vuole aumentare l'offerta di moneta deve abbassare il coefficiente poiché aumentano le riserve
(mutui, prestiti o investimenti). Se vuole ritirare moneta deve alzare il coefficiente.
Se salgono i tassi di interesse gli agenti economici vogliono più titoli e meno moneta; se aumenta, diminuisce il
consumo e aumentano gli investimenti, dunque si riduce anche la spesa per investimenti.
Se aumentano consumi e investimenti, si rallenta tutta l'economia, i prezzi diminuiscono e così anche la domanda
aggregata. Rallenta anche l'inflazione poiché se rallento consumo + investimenti non c'è pressione verso l'alto dei
prezzi.
Lezione 23
TASSO DI CAMBIO: rapporto tra due valute, dimostra come una si apprezza sull'altra. È il prezzo di una valuta in
termini di un’altra ed è stabilito dal mercato dei cambi, dove vengono scambiate le varie valute:
𝜀 𝜀 (𝑡𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑏𝑖𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒)
𝑇𝐶 =
1
Le esportazioni dipendono proprio dal tasso di cambio, più l'euro si deprezza nei confronti del dollaro più per
gli inglesi è conveniente acquistare prodotti in euro.
Se i tassi di interesse italiani aumentano, gli stranieri vorranno acquistare i titoli, sale la domanda dei titoli.
Per comprarli devono convertire i dollari in euro, domandano euro perché c'è maggiore domanda che fa salire il
suo valore. Se l'euro si apprezza sul dollaro diminuiscono le esportazioni.
Esempio: la BCE vuole fare politica monetaria espansiva = + domanda di moneta.
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POLITICHE DI STABILIZZAZIONE: il bilancio pubblico è costituito da entrate e uscite, ed è delle imprese.
→ se le imposte sono maggiori della spesa pubblica (T>G) avremo un avanzo di bilancio, lo Stato incassa più
di quanto spende;
→ se le imposte sono minori della spesa pubblica (T<G) avremo un disavanzo di bilancio;
→ se le imposte sono uguali alla spesa pubblica (T=G) avremo un pareggio.
Noi siamo in disavanzo, lo Stato deve finanziare o concedere prestiti creando debiti.
Una volta che lo Stato è in disavanzo e produce titoli, la loro somma va a definire l'aumento del debito pubblico.
DISAVANZO PRIMARIO: disavanzo al netto delle spese di interesse sul debito.
Lo Stato deve rimborsare i debiti in scadenza, ma tale disavanzo non considera il rimborso.
Per POLITICA FISCALE si intende il processo di determinazione delle imposte e della spesa pubblica che
attenua gli eccessi del ciclo economico e che mantiene un'economia in crescita con alta occupazione e
senza inflazione.
Esempio: Dario compra un titolo a €100, lo Stato deve rimborsargli €100, aumenta le tasse di €100 a Dario,
acquisisce €100 (lo Stato) e così li rimborsa. Per gli stranieri, invece, non può imporgli tasse, per rimborsare deve
trasferire ricchezza nel loro paese.

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