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01 marzo 2021

MICROECONOMIA:
La microeconomia nasce nel 1800. Già dal 1700 c’erano molti scienziati ottimisti che speravano in un futuro
di spiegare tutto. Quando arriva l’economia dice: mettiamo al posto degli atomi i consumatori e le imprese,
così da capire le regole che li governano. All’inizio l’unico modo per conoscere il mondo non era l’esperienza
empirica, bensì la matematica. C’era il sogno in quel periodo da cui da 3-4 assiomi geometrici si potesse
spiegare tutta la matematica.

Noi faremo pochi assiomi per comprendere tutta la microeconomia. I modelli matematico-logici hanno il
vantaggio di essere universali MA lontani dalla realtà. Quindi ci aiuterà a sviluppare concetti da usare per la
realtà, ma sarà astratto perché è legato alla matematica.
Per studiare: ogni concetto va visto sotto 3 punti di vista:
-economico: a cosa serve
-matematico: che numeri
-geometrico: come lo disegno

La microeconomia è lo studio delle modalità con cui singoli agenti economici, quali consumatori,
lavoratori, imprese o manager, allocano risorse scarse tra usi alternativi.
Sviluppa un modello delle scelte dei consumatori e delle imprese. È la teoria e lo studio delle scelte (=le
decisioni quando ci sono dei vincoli). Trattiamo l’homo economicus: ossia la parte dell’uomo che deve fare
scelte economiche.
Noi facciamo delle scelte ma abbiamo comunque dei vincoli (es. voglio comprare dei libri, ma non posso
comprare tutto –ho un vincolo di bilancio-).
Tutte le volte che scelgo sto rinunciando a qualcos’altro: concetto di costo-opportunità: o uso il tempo per
una cosa, o il costo, o la scelta, o l’energia.
Tale studio riguarda sia il comportamento di tali agenti che il modo in cui essi interagiscono dando vita a
sistemi più complessi come i mercati. La microeconomia copre molti ambiti.
Es. se compro la Coca-Cola, la Pepsi avrà una vendita in meno e dovrà comportarsi di conseguenza…
La microeconomia utilizza sempre gli stessi strumenti analitici:
• Ottimizzazione vincolata
• Analisi equilibrio
• Statica comparata
Trovare un modello per prendere le scelte economiche ci porta a capire quali sono i concetti fondamentali
per scegliere economicamente. Le scelte dei consumatori e delle imprese sono:
- Consumatori: cosa comprare?
- Imprese: non hanno solo scelte economiche, ne hanno anche di etiche.
Le scelte economiche sono: quanto produco? Cosa scelgo? Qual è il prezzo?...
I problemi invece, sono legati ai settori: manifatturiera, agricola, commerciale…
Ogni istituzione deve rispondere alle seguenti domande connesse alla microeconomia:
1. Quali beni e servizi produrre, e in quali quantità?
2. Chi produrrà i beni e servizi, e come?
3. Chi fruirà dei beni e servizi prodotti?

Il nostro modello è astratto per valere per tutte le imprese. La microeconomia che facciamo deve essere
astratta per poterla applicare nel maggior numero possibile di ambiti e poi bisognerà adattarli.
Si crede l’economia sia la scelta della teoria della scelta.
Le scelte vanno usate nei mercati: sono i luoghi dove si scambiavano merci per merci e ora merci per
moneta. È il luogo dove si forma il prezzo. Tipi di mercato:
➢ Perfetta concorrenza: il prezzo è dato dal mercato; tante imprese competono
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Appunti di Diana Banchieri
➢ Monopolio (Amazon): non c’è decisione strategica, un’unica impresa che decide per sé
➢ Oligopolio (non c’è un’unica impresa, ma ce ne sono poche grandi). Devono fare molte scelte
strategiche per capire come abbattere le altre (es. Apple, Samsung)
I problemi sono il fallimento del mercato che porta a scegliere nuovamente le scelte perché il mercato crolla.
Es. troppo inquinamento: l’impresa crolla e bisogna trovare una soluzione.

DEFINIZIONI:
1. MODELLO economico: ha tanti significati. In fisica vuol dire dati. Qui vuol dire rappresentazione della
realtà semplificata. (Es. Milano: mappa di Milano, è il suo modello)
I modelli possono essere con frecce ma noi li facciamo matematici, in modo tale da non avere dubbi
sull’interpretazione del modello.
Sono quindi delle mappe e semplificano l’elaborazione e la comprensione di concetti complessi. Non
funzionano sempre, ma in base all’ambiente adatto. Nel modello si semplifica tutto tranne:
- Evidenziare le forze fondamentali della base di un fenomeno
- Fornire una chiara rappresentazione della realtà

2. Le grandezze sono note come VARIABILI (prezzo, quantità bene…)


✓ Variabile ESOGENA: se il suo valore* è dato in un certo modello, ossia il suo valore è determinato
da processi esterni al modello.
✓ Variabile ENDOGENA : una variabile il cui valore è determinato internamente al modello. Le
variazioni sono create dall’interno.
*per valore negli esercizi sarà un n°, in generale valore va interpretato in maniera astratta
Esempio:
in un modello per dire a che distanza cadrà una palla da un edificio:
_Variabili esogene: Forza di gravità, Densità dell’aria
_Variabili endogene: Distanza, Tempo impiegato

3. OTTIMIZZAZIONE VINCOLATA: L’idea quindi è: devo fare una scelta (scelta ottimale); per fare la
scelta devo però fare un modello per riuscire a ottimizzare la scelta e devo tener conto delle limitazioni. Il
problema dell’ottimizzazione vincolata è diviso in 2 parti: funzione obiettivo e insieme di vincoli.
Esempio: recinto del pastore:
ho 𝑭 metri di steccato, voglio recintare con una linea chiusa un’area (ho 4 lati) per massimizzare l’area che
c’è dentro (formata da 𝑳 = 𝑙𝑢𝑛𝑔ℎ𝑒𝑧𝑧𝑎 e 𝑾 = 𝑎𝑚𝑝𝑖𝑒𝑧𝑧𝑎).
Qual è il vincolo? I metri di steccato che ho e per rappresentarlo lo scrivo così perché devo massimizzare
l’area che ho: 𝟐𝑳 + 𝟐𝑾 ≤ 𝑭

Esempio: Scelta del consumatore:


deve scegliere quanto spendere per mangiare e per vestirsi.
Variabili esogene: V. Endogene:
-reddito (𝐼) -quantità cibo (𝐹)
-prezzo cibo (𝑃𝐹 ) -N° vestiti (𝐶)
-prezzo vestiario (𝑃𝐶 )
Funzione di utilità: 𝑈(𝐹, 𝐶) = 𝐹𝐶
Obiettivo: scegliere 𝐹 e 𝐶 in modo da massimizzare il livello di soddisfazione (utilità)
Come scrivo il problema?
𝑀𝑎𝑥 𝐹𝐶 sotto il vincolo: 𝑃𝐹 ∗ 𝐹 + 𝑃𝐶 ∗ 𝐶 ≤ 𝐼

4. FUNZIONE OBIETTIVO: è la funzione che il soggetto decisore deve ottimizzare quando prende la
scelta, cioè massimizzare o minimizzare.

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Appunti di Diana Banchieri
Es: un consumatore può voler acquistare alcuni beni con l’obiettivo di massimizzare il proprio
benessere/utilità. L’utilità viene vista come un valore, anche se ci cercò di trasformarlo in un n° in realtà
rimane un concetto astratto. Per le imprese è massimizzare i profitti che sono misurabili.
Quando massimizziamo l’utilità perché ci troviamo davanti a delle scelte (di acquisto, di investimento, di
lavoro…), ho un vincolo e ce ne dobbiamo ricordare (es. voglio comprare, ho un limite di bilancio e non posso
comprare tutto; le imprese hanno limite di budget, limiti normativi e devono rispettarli)

5. VINCOLI: rappresentano le restrizioni o i limiti imposti ai decisori.


Esempio: Tempo, Budget, altre risorse, Capacità tecnologie, Mercato, leggi e regolamenti

6. IMPATTO MARGINALE: vuol dire chiedersi cosa succede a una variabile se modifica di poco
(concetto di derivata). L‘impatto marginale del cambiamento di una variabile esogena è l’impatto
incrementale dell’ultima unità della variabile esogena sulla variabile endogena.
Marginale è un aggettivo che indica come una variabile dipendente cambi all’incremento unitario della
variabile indipendente.
Il costo marginale fornisce una misura dell’impatto incrementale dell’ultima unità di una variabile
indipendente (output) sulla variabile dipendente (costo totale).
Es:
sono un’impresa di birra e per massimizzare posso
fare o pubblicità sulla radio (R) o sulla TV (T) in base
al budget di 1 milione di $ (vincolo).
In base al modo in cui massimizzo (tabella 1.1) avrò
risultati diversi.
Problema: max B(T, R), rispetto a (T, R) sotto il
vincolo T+R= 1.000.000 $
Guardando la tabella, ragionando sul margine:
1. se investo 0 in TV e 0 in Radio, non avrò
nuove vendite
2. se investo 100.000 sulla TV e 0 in radio, avrò
4750
3. se investo 300.000 in TV avrò 12.750 e se 300.000 in Radio ne avrò 2550
Cos’è il margine? Quando passo da 100.000 a 200.000 (investimento marginale 100.000 in più), mi genera il
risultato della differenza 9.000 – 4750. Ragionare al margine vuol dire quindi guardare dove investire:
- nel primo caso investo in TV (così ho 4750 e non 950)
- poi investo ancora in TV (così avrò 9.000-4750= 4250) perché in Radio avrei i primi 950
- poi mi conviene ancora la TV (3.750), in Radio sono sempre i 950 iniziali
Investirò quindi sempre in TV finché a 800.000 la TV mi fa guadagnare 24.750 (solo 750 in più) e la Radio mi
fa guadagnare 950 e quindi in più. Ho pensato al margine: ragiono tranche per tranche e ragiono sul prezzo e
sul risultato che ottengo, confrontando.

7. EQUILIBRIO: di un mercato competitivo è punto nel quale la domanda eguaglia l’offerta (cioè il punto
nel quale le curve di domanda e offerta si intersecano). L’equilibrio di un sistema è uno stato o una
condizione che permane indefinitamente finché un fatto esogeno al sistema rimane costante, ovvero
fintanto che un agente esterno non sposta il sistema dall’equilibrio.
La microeconomia neoclassica arriva dalla fisica classica che tratta i modelli statici. Per introdurre il concetto
di cambiamenti si fanno esercizi con statica comparata: se sposto una variabile esogena.
Useremo molto il diagramma cartesiano ma la parte positiva.
*CONSIGLI: essere precisi e dire cosa indicano gli assi (prezzo-quantità; capitale-lavoro; Bene1- Bene2…)

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Appunti di Diana Banchieri
Es: equilibrio nel mercato del caffè
Grafico 1:
Domanda: D
Offerta: S (supply)
All’aumentare del prezzo offro di più e domando di meno.
(Ho un nuovo equilibrio se il prezzo cambia a causa di variabili
esogene. Se cambiano le situazioni avrò una nuova situazione
ma con un modello sempre statico.)
Riprendo il grafico. Il prezzo di equilibrio per il caffè è pari a €2
ed è il punto in cui le due linee si intersecano.
Dato un prezzo mi dà la curva di domanda e dato un’offerta la
curva di offerta e ci sarà un punto in cui si intersecano.
Se il prezzo cambia da 2€ a €2.50, la curva di offerta cambia e la
domanda sarà inferiore e il mercato non sarebbe in equilibrio (perché verrebbe a crearsi un eccesso di
offerta -la quantità domandata Q2 sarebbe inferiore a quella offerta Q5-)
Opposto, se il prezzo cambia a €1.50 il mercato non sarebbe in equilibrio: verrebbe a crearsi un eccesso di
domanda. La domanda sarà in eccesso proprio perché il prezzo è troppo basso a (quindi la quantità
domandata Q4 sarebbe maggiore di quella offerta Q1 ).

8. STATICA COMPARATA: esamina come un cambiamento in una variabile esogena influisce sul livello
di una variabile endogena. Essa consente di effettuare un’analisi del prima e del dopo comparando 2
istantanee di un modello economico.
La prima istantanea, dato un insieme di valori iniziali delle variabili esogene, ci dà i livelli delle variabili
endogene, mentre la seconda ci dice come una variabile endogena che ci interessa sia cambiata, in risposta a
una sollecitazione esogena, ovvero a un cambiamento nel livello di una variabile esogena.
Questo strumento in microeconomia viene usato per capire i concetti di curva di domanda e di offerta.

Es: variabile esogena che modifica l’offerta statica comparata del mercato dl caffè
Grafico 2: nella S2 il prezzo di 1$ non tocca neanche la curva di offerta. La curva S si è spostata a causa delle
forti piogge dell’America Centrale, gli scioperi in Colombia e il gelo in Brasile hanno causato e si è spostata
verso sx dalla curva di offerta S1 a S2.
Il prezzo del caffè è salito da $1 a $3 per libbra. La quantità di equilibrio è passata da Q1 a Q2 libbre.
I valori $3 e $1 non sono scelti unicamente dalle imprese o consumatori: derivano da un’interazione
tra le due e viene deciso nel mercato. Solo nel caso di un’unica impresa (monopolio), egli avrà un grande
ruolo per la decisione del prezzo.
Adam Smith parlava della mano invisibile: c’è un qualcosa che fa aumentare/diminuire la domanda e
l’offerta nel mercato e noi non dobbiamo fare niente. Non è vero perché lo Stato deve assicurarsi che il
mercato funzioni. Il mercato funziona come un sistema di coordinamento e organizzazione. Insieme ai nostri
comportamenti di acquisto, scelta, non scelta, il mercato si assesta ai vari modelli; ovviamente ci possono
essere dei problemi e lo Stato interviene con il legislatore.
Curva di offerta: in base al prezzo quanto sono disposte a offrire le imprese.
Nelle variabili di statica comparata noi esaminiamo se una sola variabile esogena cambia e le altre rimangono
uguali (Ceteris paribus). Una cosa del genere non avverrà mai ma ci permette di comprendere meglio e di
scegliere meglio.

Es: variabile esogena che modifica la domanda incremento del reddito nazionale
Grafico 3: Quando il reddito sale da I1 a I2 , la curva di domanda si sposta da D1 a D2. Il prezzo di equilibrio
salirà da P1 * a P2 *. La quantità di equilibrio salirà da Q1 * a Q2 *.
Sono più ricco, sono disposto a spendere di più (il mio vincolo di bilancio “morde meno”).
Aumento i prezzi finché non raggiungo l’equilibrio. L’inflazione c’è quando si è più ricchi e i prezzi
aumentano.
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Appunti di Diana Banchieri
03 marzo 2021
9. ANALISI POSITIVA e NORMATIVA:
➢ Un modello di analisi positiva serve per descrivere fuori e fa previsioni. Spiega cos’è accaduto e fa
previsioni su ciò che potrebbe accadere a seguito di una certa politica economica.
Es. Aristotele: spiega le varie città-Stato, le governance.
➢ Un modello di analisi normativa spiega ciò che andrebbe fatto. Studia il modo in cui raggiungere un
obiettivo che la gente può considerare importante.
Es. Platone: spiega ciò che si dovrebbe fare
La microeconomia è un’analisi normativa (anche se negli esempi –pioggia in Brasile…- era analisi positiva) a
sostegno dei mercati. Ogni volta bisogna capire se ci troviamo davanti a un’analisi normativa, positiva o se ce
lo danno per positiva ma non lo è.

Es:
_“Dovremmo migliorare la distribuzione del reddito piuttosto che concentrarci sull’efficienza economica?”
_“Per migliorare la distribuzione del reddito dovremmo imporre un’imposta sul reddito progressiva o una
tassa sulle vendite?”
_“E’ necessario implementare un programma di controllo degli affitti o un programma di buoni-casa?”

10. ELASTICITÀ: uno dei concetti più utili per capire come si muovono i concetti di prezzo-quantità nei
mercati. Prima però è bene riprendere dei concetti matematici.

11. Funzione: in matematica si scrive 𝒚 = 𝒇(𝒙) e per noi vuol dire come cambia y al variare di x. Come
cambia la quantità domandata/offerta, al variare dei prezzi (come cambia il peso della persona, al variare
dell’altezza).
In questo caso abbiamo una grandezza 𝑦 (variabile) che dipende solo da un’altra grandezza, ma nella vita
ogni fenomeno y può dipendere da tante cose/variabili, non per forza da 1 sola.

Una grandezza può dipendere da tante variabili: 𝑦 = 𝑓(𝑥, 𝑦, 𝑧, 𝑎𝑙𝑓𝑎)


Noi disegniamo le f in modo qualitativo. Per disegnarle le disegniamo con gli assi cartesiani e in economia ci
interessa solo il I quadrante (le quantità sono positive). (1).
È più complicato disegnare una f con più variabili, siccome il foglio ha le 2 dimensioni. Nella f (y, x) servono le
3 dimensioni. (2)
Un altro modo per disegnare le f a 2 variabili (3) con le curve di livello (es. montagna: longitudine e
latitudine)

12. Retta: 𝒚 = 𝜶 + 𝜷𝒙
All’aumentare di x, y diminuisce.
La pendenza di una retta ci dice: se due grandezze di y e x hanno relazione positiva o negativa. Qui se x
aumenta, y diminuisce. (4)

Es. se aumenta la quantità di thè venduto, la quantità di zucchero aumenta (in Marocco ne usano molto nel
thè): questo perché thè e zucchero hanno relazione positiva. (5) (z=f(T)) in questo caso 𝛽 è >0.
𝜷 ci dice oltre alla pendenza, anche quanto aumenta y al variare di x. Es. quanto varia il peso di zucchero, se
le vendite del thè aumenta di 1 unità.
13. La PENDENZA è associata, in matematica, al concetto di derivata: y’. Cioè cosa succede a y se aumenta
x. In questo caso y’= 𝛽
Quindi 𝜷 è:
✓ In economia: è il concetto di margine;
𝜕𝑦
✓ in matematica: è la derivata prima (𝑦 ′ = 𝜕𝑥 )
✓ in geometria: è la pendenza.
Se 𝛽 è +, la derivata è positiva e la pendenza è positiva.

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Appunti di Diana Banchieri
(𝟔): 𝜋= f(Q)
Come variano i profitti (𝜋) al variare della quantità. Qui la pendenza cambia, non è sempre uguale (come la
retta).
_Matematicamente: avremo una derivata che dipende da Q.
_Geometricamente: avremo una parabola
_Economicamente: al margine i profitti dipendono da Q. non c’è un’unica risposta quindi, dipende dal variare
di x.

(𝟕) Pendenza:
• Positiva: al variare di x, y aumenta (I)
• Negativa: all’aumentare di x, y diminuisce (II)
• Non definita: (III; IV)
• 𝛽=1 o 𝛽>1 o 𝛽 < 1 (V)

Significato economico:
I. Positiva: al variare di x, y aumenta
II. Negativa: all’aumentare di x, y diminuisce
III. Al variare di x, y rimane costante. Quindi y non varia al variare di x
IV. Al variare di y, x rimane costante.
V. 3 casi:
_ 𝜷 = 𝟏: per 1 unità in più di x, 1 unità in più di y.
(es. 1 unità in più di thè, 1 unità in più di zucchero)
_ 𝜷 > 𝟏: se sono positive aumenta sia x, che y, però x aumenta un po’ meno
_ 𝜷 < 𝟏: se sono positive aumenta sia x, che y, però y aumenta un po’ meno
(es. thè aumenta di 1, zucchero di 0,5)

Esempio: con la f di domanda, ossia:


QD=f(PQ) cioè qual è la quantità domandata in funzione del suo prezzo. La quantità domandata però
dipende anche dal prezzo di altri beni.
QD=f(PQ) = a-bPQ
QD= a-bPQ
- Come la disegno? (8)
Il PQ va al posto della y e non al posto della x; perché gli economisti (Marshall) hanno scelto così.
- Come isolo bPQ?
bPQ = a – Q D
(𝑎 – 𝑄𝐷 )
PQ = 𝑏

𝑎 𝑄𝐷
PQ= 𝑏 – 𝑏

𝒂 𝟏
PQ= 𝒃 – 𝒃 𝑸𝑫

!!!RICORDA:
- quando parlo di funzione di domanda, parlo di: QD=f(PQ) = a-bPa
- quando la disegno, disegno la funzione di domanda inversa.
(9) Come la disegno?
𝑎
_Se Q=0, P sarà (intercetta verticale)
𝑏
_ Se P=0, Q sarà =a

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Appunti di Diana Banchieri
1
La pendenza della retta è 𝛽 = − 𝑏
(b è sicuramente un valore + che con il – davanti diventa negativo).

La curva di domanda non deve essere per forza lineare, cioè una retta; può anche così (10). Mi aspetto però
che la relazione tra le 2 variabili sia sempre negativa: al diminuire del prezzo, Q aumenta (legge della
domanda).
Esempio: cosa succede al P del mais?
Prezzo storico: $2,5 per bushel fino al 1995. Nel 1995 supera i $3 e nel 1996 supera i $4,50. Perché?
Condizioni metereologiche e il boom asiatico.
Nel 1998 si abbassa di nuovo (l’economia asiatica rallenta, crisi economica globale, autosufficienza della
Cina).

Altre DEFINIZIONI:
14. I mercati perfettamente competitivi sono quei mercati dove tutti gli agenti economici (consumatori e
imprenditori) sono così tanti che ciascuno di loro rappresenta una piccola parte infinitesimale del
mercato. Se un produttore aumenta il prezzo, non vende niente, perché tutti gli altri vendono a prezzi
bassi e quindi i consumatori si spostano dagli altri.
Ciò che caratterizza questi mercati è che il prezzo si forma nel mercato e quindi sia consumatori che
produttori li prendono così come sono e non possono modificarlo.
Se sono un consumatore che compra grandi quantità (grandi consumatori) allora sì che magari influenzo il
prezzo, perché se non compro il venditore ci perde.
Nessuno ha quindi potere di mercato e il prezzo che si forma nel mercato (affinché non ci sia eccesso di
domanda/offerta) tutti prendono il prezzo dato (=non possono modificarlo).

Un mercato può essere descritto lungo 3 dimensioni:


• bene (oggetto compravendita)
• tempo (periodo di tempo).
• spazio geografico: A seconda del bene, la geografia può avere un impatto più o meno importante: ci
sono beni non tradeable che non possono essere trasportati (es. imprese pulizie) e lo spazio di
mercato è li dove mi trovo e beni che sono tradeable (es. traduzioni in India o ingegneri).
Es. mascherine: mercato globale. Cemento: mercato locale.
Se cambio lo zoom dello spazio geografico, un bene può diventare da competitivo a non competitivo o
viceversa. Più è competitivo il mercato, più è basso il prezzo.

15. CURVA di DOMANDA di mercato: indica la quantità aggregata di un bene che i consumatori sono disposti
ad acquistare a vari prezzi, tenendo fissi gli altri fattori che influenzano la domanda stessa, quali prezzi
degli altri beni, reddito del consumatore, qualità… (ceteris paribus)
QD= Q(P)
Domanda derivata: domanda di un bene derivante dalla produzione e vendita di altri beni.
Domanda diretta: domanda di un bene derivante dal desiderio dei compratori di consumare direttamente il
bene stesso

16. LEGGE della DOMANDA: è una legge empirica che afferma che la quantità domandata di un bene
diminuisce all’aumentare del prezzo del bene (relazione negativa tra P e Q).
C’è relazione negativa tra P e Q.

17. CURVA di OFFERTA: stessa cosa dalla parte dei produttori. Dato un prezzo, quanto offrono i produttori,
cioè quanto mettono sul mercato la relazione è positiva: all’aumentare del prezzo, i produttori sono
disposti a offrire di più.

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Appunti di Diana Banchieri
Indica la quantità aggregata di un bene che i produttori sono disposti a vendere ai vari prezzi, tenendo fissi
gli altri fattori che influenzano l’offerta stessa, quali i prezzi degli altri prodotti e i prezzi dei fattori di
produzione (manodopera, materie prime…):
QS=Q(P)

18. LEGGE dell’OFFERTA: la quantità offerta di un bene aumenta all’aumentare del prezzo del bene.
Oltre al prezzo, altri fattori influenzano la quantità di un bene che i produttori forniranno sul mercato; ad
esempio i prezzi dei fattori di produzione.
La Curva di domanda/offerta aggregata: la somma di tutte le singole curve di domanda/offerta.

19. EQUILIBRIO di MERCATO: è un prezzo tale che la quantità domandata e la quantità offerta sono
uguali. Le curve di domanda e offerta si intersecano in corrispondenza dell’equilibrio.

20. ECCESSO di OFFERTA: se i venditori non possono vendere tanto quanto vogliono al prezzo
corrente. Ciò crea una pressione al ribasso del prezzo. Quando il prezzo diminuisce, la quantità
domandata aumenta, la quantità offerta si riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.
Si ritorna al prezzo di equilibrio perché i venditori abbassano prezzi.

21. ECCESSO di DOMANDA: se i compratori non possono acquistare tanto quanto vogliono al prezzo
corrente.
Ciò crea una pressione al rialzo del prezzo. Quando il prezzo aumenta, la quantità offerta aumenta, la
quantità domandata si riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.

Esercizio:
QD= 500-4P
QS= -100+2P
P= prezzo mirtilli (€ per quintale)
Q= domanda o offerta (migliaia di quintali all’anno)
Il prezzo di equilibrio dei mirtilli viene calcolato eguagliando domanda e offerta:
QD=QS … ossia…
500-4P= -100+2P
P*= 100€
(inserire quindi il prezzo di equilibrio nella domanda o nell’offerta)
-Economico: dove si eguagliano
-Matematico: eguagliare 2 funzioni
-Geometrico: punto di intersezione

Esempio:
QD= 500-4P
QS= -100+2P
500-4P= -100+2P -6P=-600
P*= 100€
Se cambio:
4P= 500- QD
1
P= 125 - 4 QD devo ritrovare QD
1 D
4
Q =125-P
D
Q = 500-4P

PERÒ:
QD=QS non è sempre vero, MA solo quando sono in equilibrio, cioè:
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Appunti di Diana Banchieri
!
QD=QS
E…
e
P = 100 cioè è il prezzo di equilibrio
Se P di equilibrio=100, qual è la quantità di equilibrio?
=100
Perché:
500-4(100)=100
-100+2(100)=100

A volte la curva di domanda si può spostare o perché cambiano le mode tra i consumatori, oppure perché
cambia il reddito.
All’aumentare del reddito, per ogni livello di prezzo, aumenta la quantità di bene venduto. Però non è
sempre detto: se ad esempio uno diventa ricco, mangia più carne, ma non è vero per le patate (alimento più
povero), la cui domanda diminuisce.
Tutto ciò che va a influire sui consumatori, va a spostare la curva di domanda, mentre la curva di offerta
rimane lì. Mentre tutto quello che modifica le imprese, va a modificare la curva di offerta, ma non quella di
domanda.
Quando entrambe le curve si spostano, si forma un nuovo equilibrio
Quando si sposta la domanda, l’equilibrio si muove ungo la curva di offerta (non lungo la curva di domanda
perché rimane lì) (11)

In modo parallelo: diventa difficile approvvigionarsi, aumenta il costo del lavoro, delle materie prime…, la
curva di offerta si sposta verso sinistra, si forma un nuovo equilibrio che si sposta lungo la curva di domanda
(12).
(Riprendo es. mais): (13)
Molte persone iniziano a comprare il mais: aumenta la domanda (diventano più ricchi): ci spostiamo dal
punto A a un nuovo punto.
Nuova curva di domanda lungo la curva di offerta.

2008: problemi per le imprese, la curva di offerta si sposta verso sinistra e ci troviamo in un equilibrio finale
B, con un prezzo più alto.

ELASTICITÀ:
Siamo imprenditori e guardiamo i ricavi (=fatturato: tutto ciò che entra dalle vendite)
𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 = 𝑃 ∗ 𝑄
Scopriamo che i P sono aumentati nel mercato, cosa succede ai nostri Ricavi? Dipende dalla quantità.
Se i prezzi aumentano del 10% e la Q del 10%, i ricavi sono invariati. Se i P aumentano del 30% e la Q
diminuisce del 10%, i ricavi aumentano.
Esempio:
P1= 200
P2= 220
Qual è il cambiamento %?
𝑝2−𝑝1 20
𝑝1
= 100 = 10%
𝐷𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑃
𝑃

∆𝑃 = 20

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Appunti di Diana Banchieri
Q1= 300
Q2=270
𝑄2−𝑄1
= -30/300= -10%
𝑄1

Elasticità della domanda al prezzo: come varia la D al variare di P. Riguarda 2 cose: la cosa che
cambia e la cosa che fa cambiare. Elasticità di che cosa, a che cosa.
È il cambiamento % del soggetto/ il cambiamento % di quello che lo fa mutare.
Nel caso di P e Q è: variazione Q/ variazione P:
∆𝑸 ∆𝑷
𝜺𝑸,𝑷𝑸 = / ≤𝟎
𝑸 𝑷

Quando parliamo di elasticità della domanda al prezzo, sarà sempre ≤ 0 (quindi valore negativo).
_Se P aumenta, vuol dire che ∆𝑃 è positivo. Cosa succede alla quantità? Diminuisce, quindi ∆𝑄 è negativo.
_Se ∆𝑃 è negativo, ∆𝑄 aumenta.
Quindi 𝜺 sarà sempre negativo (il denominatore ha sempre un segno diverso dal numeratore).
𝜺𝑸,𝑷 sempre ≤ 0 quindi ragioniamo in valore assoluto.

Distinguiamo vari casi:


∆𝑸 ∆𝑷
1. 𝑸
=− 𝑷
In questo caso: 𝜺𝑸,𝑷 = −𝟏
Se i prezzi aumentano del 30%, la quantità diminuisce del 30% e quindi i ricavi rimangono uguali
(𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à = 1)
Al cambiamento del prezzo, corrisponde un cambiamento della quantità uguale e quindi unitaria

∆𝑸 ∆𝑷
2. | | > | |
𝑸 𝑷

Quindi: 𝜺𝑸,𝑷 < −𝟏


Se a un piccolo cambiamento del prezzo, la quantità cambia di molto

∆𝑸 ∆𝑷
3. | | < | | (valore assoluto)
𝑸 𝑷
Quindi: −1 < 𝜺𝑸,𝑷 < 𝟎
Se l’elasticità è compresa tra -1 e 0, vuol dire che anche se il prezzo cambia di tanto (90%), la quantità cambia
dell’1%, quindi di poco.

(14) è una curva perfettamente anelastica o rigida :


Insulina: se P aumenta, la Q è invariata.
∆𝑸 ∆𝑷𝑸
𝜺𝑸,𝑷𝑸 = 𝑸
/ 𝑷𝑸
𝜺𝑸,𝑷 = 𝟎

(15) curva perfettamente elastica:


Se il prezzo aumenta anche di pochissimo, la quantità va a 0 (diminuzione del 100%).
𝜺𝑸,𝑷 = −∞

SINTESI:
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = 0 perfettamente anelastica: se ∆𝑃 aumenta, ∆𝑄 è invariato
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = −1 unitaria: ∆𝑃 e ∆𝑄 aumentano/diminuiscono della stessa intensità
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = −∞ perfettamente elastica: ∆𝑃 aumenta, ∆𝑄 si azzera

10
Appunti di Diana Banchieri
➢ −1 < 𝜀𝑄,𝑃 < 0 anelastica: P aumenta molto, Q di poco
➢ −1 < 𝜀𝑄,𝑃 < −∞ elastica: P cambia poco, Q di molto

∆𝑸 ∆𝑷
Abbiamo detto che 𝜀 è un rapporto di variazioni di percentuale, ossia: 𝜺𝑸,𝑷 = 𝑸
/ 𝑷
∆𝑸 𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝑸
∗ ∆𝑷
= ∆𝑷 ∗ 𝑸

(16)
Q=f(P)
∆𝑸
La pendenza la scrivo come= ∆𝑷
∆𝑸 ∆𝑷
∆𝑷
è la pendenza della f di domanda (ma nel grafico la pendenza la scriviamo come ∆𝑸 L’elasticità ha a che
fare con la pendenza, ma non è la pendenza perché è P/Q.
∆𝑷 𝑷
La pendenza mi da il segno perché: è <0 MA >0 e quindi il segno è - .
∆𝑸 𝑸

Esempio:
1
QD= 5- 2 𝑃
Riscrivo la formula di elasticità:
∆𝑸 ∆𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝜺𝑸,𝑷 = 𝑸 / 𝑷 = ∆𝑷 ∗ 𝑸
Per ∆𝑷 incrementato di poco (=Per un incremento molto piccolo di P):
𝜕𝑄 𝐷 𝑃 1 𝑃
𝜕𝑃
∗ 𝑄
= − 2 𝑄
Da qui prendiamo alcuni casi:
1. Se P=10 Q= 0
1 10
𝜀 =-2* 0 = −∞

2. Se P=8 Q=1
1
- 2 * 8 = -4

3. Se P=5 Q= 5/2
1 2
- 2* 5 * 5 = -1

4. Se P=0
𝜀=0

Elasticità e pendenza sono 2 concetti correlati ma diversi:


_La Derivata, la pendenza, il margine ci dice cosa succede a una variabile quando l’altra aumenta di una
unità. Parlo di valori assoluti.
_L’elasticità è legata alla pendenza, ma parla di cambiamenti di percentuali (non è la pendenza).
(!!!Curva di domanda isoelastica: ESAME)

CARATTERISTICHE ELASTICITÀ:
- Elastica
- Anelastica
- Unitaria

Esercizio: Invento f di domanda lineare. Scrivo formula elasticità. Disegnare con la domanda inversa. Per
l’elasticità calcolare la derivata, che deve essere uguale alla pendenza.

11
Appunti di Diana Banchieri
La curva di domanda con elasticità costante è data dalla formula generale: (18)
Q= aP-b
Dove a e b sono costanti positive.
Elasticità= -b
La pendenza cambia, ma l’elasticità no. Perché?
∆𝑸 ∆𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝜺𝑸,𝑷 = / = ∗
𝑸 𝑷 ∆𝑷 𝑸
𝜕𝑄 𝐷 𝑃
= 𝜕𝑃
∗ 𝑄
𝑃
= a * (-b) * P –b-1 * =-b
𝑄
TABELLA 2.1
Noto che i cereali da colazione, hanno un’elasticità molto più vicina a 0, rispetto ai sigari. (quindi se il prezzo
dei sigari aumenta, le gente magari comprerà le sigarette).

RICAVO TOTALE: (TR)= P*Q


Se P↑, Q↓ Se P↓, Q↑
Domanda elastica: diminuzione di Q > aumento di P
TR diminuisce
Domanda anelastica: diminuzione di Q < aumento di P
TR aumenta

La domanda tende a essere elastica per beni sostituti. La domanda è meno elastica per un bene necessario.
La domanda tende a essere più elastica rispetto a P quando la quota spesa per l’acquisto di un prodotto è
ingente (sia in termini assoluti, sia in rapporto alla spesa totale).
Se la domanda non è elastica a livello di mercato, può esserlo a livello di singola marca (Es. sigarette).
Quando parlo di elasticità non devo pensare per forza all’elasticità della domanda al prezzo, ma posso
pensare a molte cose.
∆𝑸 ∆𝑷𝑸
𝜺𝑸,𝑷𝑸 = / sempre < 0
𝑸 𝑷𝑸

Posso calcolare l’elasticità guardando molte cose: ad es 2 beni (Q1 e Q2) o il Reddito:

∆𝑸𝟏 ∆𝑷𝑸𝟐
𝜺𝑸𝟏,𝑷𝑸𝟐 = 𝑸𝟏
/ 𝑷𝑸𝟐
<0 per beni complementi
>0 per beni sostituti (es. Coca-Cola e Pepsi) le 2 imprese
sono in concorrenza di prezzo

Parlo di elasticità incrociata

∆𝑸𝟏 ∆𝑰
𝜺𝑸,𝑰 = 𝑸𝟏
/ 𝑰
<0 beni normali
>0 beni inferiori

TABELLA 2.4:
TABELLA 2.5:
TABELLA 2.6: le macchine sono beni sostituti e i numeri saranno tutti positivi (l’elasticità è positiva e sempre
>1). Il prezzo è una variabile dove i consumatori sono molto attenti (se il prezzo aumenta, i consumatori
vanno da un’altra parte)

12
Appunti di Diana Banchieri
Capitolo 3 08/03

MODELLO MICROECONOMICO:
Ci descrive come funziona l’economia, partendo dalle parti più piccole, gli atomi, che in economia sono i
consumatori e le imprese.

CONSUMATORI:
sono persone che prendono decisioni economiche. Le preferenze del consumatore ci dicono come un
individuo valuta due panieri in ordine di desiderabilità, ipotizzando che i due panieri siano disponibili a costo
zero.
Come descriviamo che un consumatore acquista uno o più beni?
Innanzitutto descrivendo i beni che acquista, attraverso il paniere: si tratta di un gruppo di beni e servizi.
Esso contiene tutti gli acquisti possibili che noi possiamo fare, ad es. in una giornata. Per adesso ipotizziamo
(per semplificare) che il paniere sia composto solo da 2 beni (A e B).

Come li rappresentiamo il paniere con i 2 beni?


Con l’asse cartesiano (1)
Nei 2 assi metto i 2 beni. Ogni punto del piano corrisponde a un paniere (ossia ogni possibile combinazione di
A e B).
Esempio: punto 1: corrisponde a un paniere con 3 B (=) e 5 A.
punto 2: corrisponde a un paniere con 7 B (=) e 7 A.
punto 3: corrisponde a un paniere con 0 B (=) e 2 A.

anche qui abbiamo degli assiomi. Abbiamo 3 assiomi/ipotesi sulle preferenze del consumatore:
1. Assioma della COMPLETEZZA:
il consumatore, di fronte a una scelta tra 2 combinazioni qualsiasi di panieri, è sempre in grado di dire
quale preferisce o se gli sono indifferenti.
Preferisce: 1  2
21
Indifferente: 1 ≈ 2
2. TRANSITIVITÀ: ciascuna scelta del consumatore, è coerente con l’altra. Se un paniere è preferito a un
altro:
12 2 3 13
3. NON SAZIETÀ: (“più è meglio”) se in un paniere c’è di più di uno dei 2 beni, il consumatore preferirà il
paniere che contiene una quantità maggiore di quel bene.
1 (3 a e 5b) e 2 (7a e 7b) il consumatore preferisce 2
1 (3 a e 5b) 19 (3 a e 7b) il consumatore preferisce 19
Per quanto riguarda la non sazietà, essa si traduce con la monotonicità della f:
y=f(X) (2)

se ad esempio compro 2 panini invece di 1, l’utilità di 2 dovrà essere > dell’utilità di 1.


All’aumentare di A, U(A) deve aumentare o almeno essere uguale.
Nel concetto matematico corrisponde alla f monotona crescente.
Partendo da questi assiomi, vogliamo sviluppare una funzione di utilità: è una f che mappa ogni possibile
paniere (combinazione di A e B) in numero, in modo tale che se A è preferito a B, il valore di A è > o = a B. Si
scrive: 𝑼 = 𝒇(𝑨, 𝑩)
I valori della f devono rispettare i 3 assiomi detti prima e si tratta di una funzione che misura il grado di
soddisfazione che un consumatore trae da ciascun paniere.

13
Appunti di Diana Banchieri
Questo numero si chiama utilità. Il numero (valore dell’utilità) ha un significato:
➢ Ordinamento Ordinale (ma non cardinale):
Fornisce informazioni sull’ordine secondo il quale il consumatore classifica i beni.
1
2
:
_3A e £B u=5
_5Ae 5B u=10
2 è preferito a 1. Posso dire che U2>U1 MA non posso dire che U2 è il doppio di U1 perché l’utilità è
un valore comunque “ideale”.
Si tratta quindi di valori che hanno solo un significato ordinale, ma non cardinale.
➢ Ordinamento cardinale:
fornisce informazioni circa l’intensità delle preferenze del consumatore:
Non possiamo confrontare le utilità tra individui diversi.

Possiamo dire quindi che U2>U1 per un consumatore, ma non posso confrontare questa valutazione per un
altro consumatore. Ci dà informazioni maggiori rispetto all’ordinamento ordinale ma quello ordinale è
sufficiente per spiegare le scelte del consumatore.
(es. per un consumatore una felicità è una cosa, ma per un altro è un’altra, non è uguale per tutti).

L’utilità dipende quindi da questa funzione. Si tratta della “soddisfazione” che il consumatore trae da questa
funzione. La f sarà definita in tutto A e tutto B.
- Se il consumatore preferisce A a B: allora l’utilità di A sarà > rispetto a B
- Se al consumatore è indifferente A e B: allora l’utilità di A sarà = rispetto a B

Un’ulteriore assioma è:
4. PRINCIPIO dell’UTILITÀ MARGINALE DECRESCENTE:
ci permette di capire come varia il livello di soddisfazione (𝜕𝑈) in seguito a un cambiamento del livello del
consumo (𝜕𝑦).

Man mano che consumo una quantità > di quel bene, mi aspetto che l’unità marginale sia sempre più
piccola, cioè: all’aumentare del consumo del bene, l’utilità aumenta sempre (non sazietà), ma
contemporaneamente aumenta sempre meno.
Maggiore è il consumo, minore è la soddisfazione addizionale che si ottiene a un consumo aggiuntivo.
Es. se ho sete, dopo aver bevuto un bicchier d’acqua sono contento; dopo aver bevuto il secondo bicchiere,
sono contento ma un po’ meno. (2)
In alcuni casi viene considerato come il 4° assioma.
Perché utilità marginale? L’utilità di consumare 1 unità in più. Questa utilità è sempre più piccola. Dal p.d.v.
grafico è la pendenza della retta tangente alla f di utilità in quel punto.
È il saggio a cui l’utilità totale varia a seguito di un incremento nel livello del consumo.
Principio di utilità: p.d.v.:
_Matematica: derivata. La y’ è sempre positiva, ma diventa sempre più piccola
_Geometria. Pendenza decrescente
_Economia: marginale decrescente
Ci aiuta molto il principio dell’utilità marginale (=l’utilità di consumare 1 unità in più), scritta come:
𝝏𝑼
𝝏𝑨
= 𝑴𝑼𝑨 ed è: (3)

✓ positiva: ≥ 𝟎
✓ decrescente

È importante ricordare che:


➢ utilità totale e quella marginale devono essere rappresentate in 2 grafici diversi
14
Appunti di Diana Banchieri
➢ l’utilità marginale è la pendenza della f di utilità totale. La pendenza in ogni punto della curva di
𝜕𝑈
utilità totale è:
𝜕𝑦
➢ la relazione tra f totale e marginale è valida in economia anche per altre misure.

Per l’utilità marginale il principio “più è meglio” non è sempre vero:


se ad esempio mangio tanti panini, al 10 panino potrei non avere soddisfazione in più o, al contrario, essa
diminuirebbe. Si può però dire che il principio “più è meglio” vale per la quantità che un consumatore è
disposto ad acquistare.

Preferenze nel caso di beni multipli:


Se abbiamo 2 beni A, B, che chiamiamo x, y, la f di utilità è scritta come U= f (x, y).
L’utilità marginale per ciascun bene è pari al tasso al quale l’utilità totale cambia all’aumentare del consumo
di quel bene, mantenendo costanti i livelli di consumo di tutti gli altri beni.
Anche qui il problema rimane come rappresentarle. (4) diventa quindi più difficile rappresentare le f quando
ci sono più variabili. Uso allora i concetti di CURVE di LIVELLO:

rappresento su un grafico tutti i panieri e li disegno come curve di indifferenza. Cosa sono?
È il luogo geometrico dei punti che hanno la stessa utilità. Viene detta di “indifferenza” perché il
consumatore è ugualmente soddisfatto (o indifferente nello scegliere tra) tutti i panieri presenti nella curva.
Esse vengono rappresentate nella mappa di indifferenza.
Questa curva passa per tanti punti e tutti questi punti sono dei panieri che hanno la medesima utilità (=K).
Dobbiamo quindi vedere il piano come un insieme di curve di indifferenza, a ciascuna delle quali è associata
un’utilità diversa. (5)
Il principio di indifferenza dice che ogni punto deve essere mappato da una curva di indifferenza (o curva di
livello). L’utilità è crescente in questa direzione ( ):
cioè a ogni curva che si trova “più in alto e più a dx” è > rispetto a quella sotto (principio non sazietà).

Le curve di indifferenza rispettano i 3 assiomi:


1. per il principio di completezza: ci sarà una curva preferita a un’altra
2. per il principio di transitività: le curve di indifferenza non si intersecano mai (6)
se A = B e B=C, allora A dovrebbe essere =C
3. per il principio di non sazietà: cioè a ogni curva che si trova “più in alto e più a dx” è > rispetto a
quella sotto

Proprietà fondamentali curve di indifferenza:


✓ quando il consumatore gradisce entrambi i beni (cioè quando MUx e MUy sono positive), le curve di
indifferenza hanno pendenza negativa.
✓ le curve di indifferenza non possono intersecarsi
✓ ogni paniere si trova su una e una sola curva di indifferenza
✓ le curve di indifferenza non sono spesse (andrebbe contro il principio di non sazietà)

SAGGIO MARGINALE di SOSTITUZIONE (𝑴𝑹𝑺𝒙,𝒚 ):


Bisogna fare attenzione:
- se ho MRSx,y lo disegno così: (7)
- se ho MRSZ,Q
Economicamente: È la disponibilità di un consumatore a sostituire un bene con in altro mantenendo lo stesso
livello di soddisfazione. È bene specificare di quali beni sto parlando e di rappresentarlo nel modo corretto.

15
Appunti di Diana Banchieri
Mi dice a quanti y sono disposto a rinunciare, per avere 1 unità in più di x, mantenendo la stessa utilità. (8)
graficamente rappresenta la pendenza.
Se all’aumentare di x, y diventa sempre più piccolo, mano a mano sarò disposto a rinunciare sempre meno a
x.
Qui arriva il concetto di utilità marginale decrescente: ossia essendo disposto a rinunciare sempre meno a x
(visto che l’utilità sarà sempre <), anche l’MRS è decrescente. Se l’MRS è decrescente, le curve devono
essere convesse.
➢ Matematicamente:
Δ𝑦
MRSx,y= −
Δ𝑥
2= -2
L’MRS è decrescente ma sempre positivo; la pendenza è <0
➢ Geometricamente:
𝑀𝑈
MRSx,y= 𝑥
𝑀𝑈𝑦
Δ𝑦
È la pendenza ma scritta con il “ - “, quindi: −
Δ𝑥

Esempio:
1
U(y) = √𝑦 UMy = y’=
2√𝑦

La rappresento così: (9): principio utilità marginale decrescente


Esercizio: MRS?
𝑀𝑈 Δ𝑦
MRSx,y= 𝑀𝑈𝑥 = − Δ𝑥
𝑦
𝜕𝑈
MUx ? 𝜕𝑥
= y= 𝑀𝑈𝑥

𝜕𝑈
𝜕𝑥
= x = 𝑀𝑈𝑦

! CASO PARTICOLARE: MRSx,y crescente:


U=Ax2 + By2 MUx= 2Ax MUy: 2By
(A e B sono costanti positive)
L’MRS è crescente? Sì perché:
𝑀𝑈𝑥 2𝐴𝑥 𝐴𝑥
MRSx,y = = =
𝑀𝑈𝑦 2𝐵𝑦 𝐵𝑦

Esso aumenta all’aumentare di x e al ridursi di y.

PARTICOLARI FUNZIONI di UTILITÀ:


➢ Beni PERFETTI SOSTITUTI:
2 beni si dicono perfetti sostituti quando si può sostituire un bene con un altro, in quanto il saggio marginale
di sostituzione (MRS) di uno per l’altro è costante.
Non è detto che un bene può essere sostituito a un altro con lo stesso rapporto, ma esso deve rimanere
costante (cioè non per forza se sostituisco 1 Coca-Cola, devo avere 1 Pepsi, magari ne ho 3).
𝑼 = 𝒙 + 𝑲𝒚
K= costante
Es. U= F + 2C
𝑀𝑈
MRSF,C = 𝑀𝑈𝐹 = 1/2
𝐶

16
Appunti di Diana Banchieri
𝜕𝑈 𝜕𝑈
MUF= =1 MUC = =2
𝜕𝐹 𝜕𝐶

È disposto a rinunciare a mezza ciambella, per una frittella in più. Per avere la felicità di una frittella (F), ha
bisogno di 2 ciambelle (C). Per disegnarla: (10)

Dal p.d.v.:
_economico: un bene è sostituibile con un altro
_geometrico: le curve di indifferenza sono delle rette
_matematico: il rapporto tra le utilità marginali è un n° fisso (costante)

➢ Beni PERFETTI COMPLEMENTI:


Sono dei beni che il consumatore desidera sempre in proporzioni fisse dell’uno e dell’altro. La formula è:

𝑼 (𝑺, 𝑫) = 𝟏𝟎 ∗ 𝒎𝒊𝒏 (𝑺, 𝑫)


Dove “min” significa ”prendere il minimo dei 2 numeri tra parentesi”.
Le curve di indifferenza sono fatte a “L”. perché? (11)
Perché essendo beni che vanno consumati insieme, e io aumento solo x, la y mi rimane uguale e viceversa.
Per aumentare quindi devo aumentare sia x che y.
(Es. min: Tra 0 e 2 è 0. Tra 18 e 20 è 18)
Guardo il grafico:
_ nel punto, l’MRS non è definito
_ nella parte orizzontale è 0
_ nella parte verticale è ∞

➢ Preferenze QUASI LINEARI:


(12) Dato un consumo di x, quando aumento y, la pendenza della curva di indifferenza è sempre la stessa e
quindi l’MRS è sempre lo stesso.
Dove v(x) cresce in x e b è una costante positiva.
Muovendosi verso nord sulla mappa di indifferenza, il saggio marginale di sostituzione di x per y rimane lo
stesso.
(possono essere usate per descrivere le preferenze di un consumatore che acquista la stessa quantità i un
prodotto indipendentemente dal suo reddito).
Possono essere usate per descrivere le preferenze di un consumatore che acquista la stessa quantità di un
prodotto indipendentemente dal suo reddito.
È particolare perché aumentando y mi aspetterei che l’MRS cambi, invece qui no.
𝑼 (𝒙, 𝒚) = 𝒇(𝒙) + 𝒃 ∗ 𝒚

➢ Funzione di Cobb-Douglas (13):

𝑼 = 𝑨𝒙𝜶 ∗ 𝒚𝜷
𝛼 e 𝛽 sono costanti positive.
Bisogna ricordare che:
- le utilità marginali sono positive per entrambi i beni; l’ipotesi “più è meglio è quindi soddisfatta”
- essendo entrambe positive le unità marginali, le curve di indifferenza avranno una pendenza verso il
basso
- è una funzione che presenta un tasso marginale di sostituzione decrescente.
U =𝑨𝒙𝜶 ∗ 𝒚𝜷 :
𝜕𝑈
MUx: 𝜕𝑥 = 𝐴𝜶𝒙𝜶−𝟏 𝑦 𝛽

17
Appunti di Diana Banchieri
𝜕𝑈
MUy: 𝜕𝑦 = 𝐴𝑥 𝛼 𝜷𝒚𝜷−𝟏
∆𝑦 𝑀𝑈𝑥 𝐴𝛼𝑥 𝛼−1 𝑦 𝛽
MRSx,y= − ∆𝑥 = 𝑀𝑈𝑦
= 𝐴𝑥 𝛼 𝛽𝑦 𝛽−1

𝜶 𝒚
= MRSx,y = *
𝜷 𝒙

Esempio:
U= 3√𝑥 ∗ 𝑦 = 3 x1/2 y1/2

𝛼 𝑦 1⁄ 𝒚
2
MRSx,y= * = 1⁄ =
𝛽 𝑥 2 𝒙
1 1
𝜕𝑈 1 −1
MUx: 𝜕𝑥 = 3 2 𝑥 2 𝑦 2

1 1
𝜕𝑈 1
MUy: 𝜕𝑦 = 3𝑥 2 2 𝑦 2−1

1 1
1 −
𝑀𝑈𝑥 3 𝑥 2 𝑦2 𝑦
MRSx,y= 𝑀𝑈𝑦
= 1
2
1 −
1 = x-1/2 -1/2 * y 1/2 + ½ = x-1 * y = 𝑥
3𝑥2 𝑦 2
2

SINTESI: U= f (x, y) dove:


• U= x, y
• U= x + 3y perfetti sostituti
• U= k* min(x, y) perfetti complementi
• U= f(x)+ b*y quasi lineari
• U =𝐴𝑥 ∗ 𝑦
𝛼 𝛽
Cobb-douglas

10/03

ELASTICITÀ INCROCIATA:
di 2 beni:
Q1 e Q2 P1 e P2
➢ 𝜺𝑸𝟏, 𝑷𝟐 > 𝟎
P2 ↑ Q1 ↑
Beni sostituti (Pepsi e Cola)
Q2 ↓

➢ 𝜺𝑸𝟏, 𝑷𝟐 < 𝟎
P2 ↑ Q1 ↓
Beni complementi (zucchero e caffè)
Q2 ↓
Per disegnare la curva di domanda e offerta sono sufficienti 2 punti. Se osservo 2 punti: (1)
x=2, y=1
x=4, y=2
Come trovo la formula della retta? y= a +bx
Δ𝑦
y= a + Δ𝑥 *x
1
Y= a + x
2

18
Appunti di Diana Banchieri
Come trovo a?
Se y=1 e x=2:
1
1= a + *2
2
1= a + 1 a=0

Esercizio: 1
P=1 Q=2
Curva D: y=1/2 x
P’=2 Q’=4
Δ𝑄
P=a+bQ P=a+ Δ𝑄 ∗ 𝑄 P=a+1/2 Q 1=a+1/2*2 a=0

La curva di domanda e offerta non sono mai lineari, ma a noi di solito interessa una piccola parte di essa, per
analizzare un intorno di P e Q nel quale ci troviamo. (2)

Capitolo 4 15/03
Abbiamo visto che la microeconomia cerca di ricostruire un modello economico. Prima di tutto ci siamo
interessati sul consumatore e sulle sue preferenze e scelte. Il secondo punto su cui ci si concentra è il budget,
ossia i vincoli.
I vincoli di bilancio sono l’insieme dei panieri che il consumatore può acquistare dato un certo bilancio.
Abbiamo detto che le scelte del consumatore possono essere rappresentate dalle curve di indifferenza
(=insieme di punti -panieri- che danno al consumatore la stessa utilità). L’utilità ha solo un significato
ordinale, non cardinale.
Linea di bilancio: è l’insieme dei panieri che il consumatore è in grado di acquistare se spende tutto il suo
reddito disponibile.
(1)
Oltre ai beni Y e X, importanti sono: il reddito e i prezzi di x e y (Px e Py).
Cos’è il VINCOLO di BILANCIO?
P.d.v:
- Economico: Ci dice che non posso spendere più del mio reddito (I)
Px*x + Py*y ≤ I
- Matematico:

- Geometrico (2): Se voglio rappresentare sul grafico, devo isolare la y dalla formula: Px*x + Py*y = I
𝑰 𝑷𝒙
𝒚= − ∗𝒙
𝑷𝒚 𝑷𝒚
𝐼 𝐼
Quindi se y=0, io compro tutto x con il mio reddito (𝑃 ); se x=0 io compro tutto y (𝑃 ).
𝑥 𝑦
Se io posso comprare una quantità di y e di x lungo la linea, vuol dire che sto spendendo tutto il mio reddito
I. se compro a sx, comprerò ≤ I e non spenderò tutto.
Δ𝑦
La pendenza della retta di bilancio (Δ𝑥 )mi dice a quante unità del bene sull’asse delle ordinate bisogna
rinunciare per ottenere un’unità addizionale del bene sull’asse delle ascisse.
Esempio:
I=800€
Px=20 Py=40
Linea di bilancio= 20x + 40y=800
𝑥
y=20 – 2
Se ipotizzo 2 beni A e B e disegno le linee di bilancio: (3)
- se cambia il reddito I:

19
Appunti di Diana Banchieri
se esso aumenta, la pendenza della linea è uguale, cambia la quantità di A e di B che posso comprare (sarà
>). Se il reddito aumenta, aumenta lo spazio dei panieri ammissibili. Se il reddito diminuisce, diminuisce lo
spazio dei panieri ammissibili. Mi sposto parallelamente.
PA*A+ PB*B ≤ I
𝑷 𝑰 𝑰′ 𝑷
𝑨 ≤ 𝑷𝑩 ∗ 𝑩 + 𝑷 𝑨 = 𝑷 − 𝑷𝑩 ∗ 𝑩
𝑨 𝑨 𝑨 𝑨

Se i prezzi di A e B cambiano?
- Se cambiano i Prezzi di A e io compro solo B, non cambia niente. Se invece sto comprando solo A,
posso comprarne meno.
Cosa cambia? La linea di bilancio ruota. L’intersezione con l’asse B è sempre uguale, cambia la
𝑃
pendenza, che è diventata: − 𝑃𝐵
𝐴
(4)
Graficamente:
𝑃𝑧
se voglio massimizzare y=f(x,z) e Px*x + Py*y ≤ I (sotto il vincolo) 𝑃𝑥
= MRSz,x
Ottimo interno: il paniere che mi dà maggior soddisfazione, tra i panieri offerti, è quello che interseca in un
punto la linea di bilancio. Il consumatore acquista quantità positive di entrambi i beni. Si tratta del paniere
che interseca in 1 punto la linea.
Si tratta di 2 linee con la stessa pendenza, ossia:
𝑃 𝑃𝑧
− 𝑧 = −𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑧 = 𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑧
𝑃𝑥 𝑃𝑥

Per trovare la combinazione ottima di x e di y, impongo la condizione che MRS è = alla pendenza (perché si
intersecano e questo non accade sempre, quindi metterò il “!”):
! 𝑷𝒛
𝑴𝑹𝑺𝒛,𝒙 = 𝑷𝒙

𝑀𝑈𝑧 ! 𝑀𝑈𝑥
=
𝑃𝑧 𝑃𝑥

𝑀𝑈 𝑀𝑈
MRSx,y = 𝑀𝑈𝑥 = MRSz,x = 𝑀𝑈𝑧
𝑦 𝑥

Quindi se voglio trovare il paniere ottimo ho bisogno di 2 condizioni:


𝑷𝒛
𝑴𝑹𝑺𝒛,𝒙 =
{ 𝑷𝒙
𝑷𝒙 ∗ 𝒙 + 𝑷𝒛 ∗ 𝒛 = 𝑰
in generale questa condizione vale sempre; qui no, solo in condizioni ottimali
Nell’ottimo il tasso in cui sono disposto a scambiare un bene con l’altro è = al tasso con i quali i beni sono
scambiati nel mercato. Ciò vuol dire che:
se Ux è il doppio di Uy, vuol dire che il prezzo di x è il doppio di y.
Perché?
Se 1 L d’acqua vale 2 volte mezzo litro d’acqua, è ovvio che il prezzo di 1L deve essere il doppio, se no
converrebbe comprare tutti mezzi litri se così non fosse.

La condizione di tangenza si può anche esprimere come:


𝑀𝑈𝑥 𝑀𝑈𝑦
=
𝑃𝑥 𝑃𝑦
In corrispondenza di un paniere ottimo interno, l’utilità marginale per euro speso per ogni bene è sempre la
stessa. La scelta ottima di un consumatore riguardo a un paniere di beni massimizza la sua soddisfazione
(utilità) e gli consente di rimanere entro il suo vincolo di bilancio, acquistando tutti i beni scelti.

20
Appunti di Diana Banchieri
In questa formula le variabili endogene sono x, y e il livello di utilità. Le variabili esogene sono invece I, Px e
Py.

Esempio 1: (vedi quaderno)


Nei PROBLEMI:
1. Disegno il vincolo di Bilancio, facendo attenzione alla pendenza e scrivo i valori delle intercette
2. Disegno qualitativamente le preferenze
3. Scrivo il problema da risolvere, impostando il sistema:
𝑃𝑥
𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 = (𝐴)
{ 𝑃𝑦
𝑉𝑖𝑛𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐵𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜 (𝐵)
4. Calcolo le utilità marginali
5. Trovo l’MRS dal punto 4
6. Risolvo il sistema
7. Da A ricavo o x o y
8. Riscrivete (o in x o in y) in B
9. Risolvo: x e y
10. Disegno la soluzione

Il problema di massimizzazione dell’utilità e quello di minimizzazione della spesa sono duali l’uno dell’altro: il
paniere che massimizza l’utilità sotto il vincolo di un determinato livello di reddito porta il consumatore a un
livello di utilità U2. Questo stesso paniere minimizza il livello di spesa necessaria per raggiungere il livello di
utilità U2.

CASI PARTICOLARI:
non sempre i valori trovati sono interni, a volte si trovano i valori d’angolo: dove consumo solo o x o y e
quindi la curva di indifferenza ha una forma particolare (5).
In questi casi non c’è una condizione di tangenza, perché ci sarebbe solo per valori negativi di un bene e
questo non ha senso.
Una soluzione d’angolo si verifica quando il paniere ottimo non contiene uno dei beni. In questo caso la linea
di bilancio non può essere tangente alla curva di indifferenza
Es: x= unità di cibo y= capi di abbigliamento
la pendenza della curva di indifferenza (U) è molto ripida e molto diversa rispetto alla linea di bilancio. Quindi
non potendo calcolare il punto di tangenza, ci fermiamo nel punto in cui il consumatore consuma solo un
bene e 0 dell’altro.
Ma come risolviamo questi problemi?
Risolviamo tranquillamente l’esercizio, ma troveremo y negativa. Qui capiamo che ci troviamo nella
situazione d’angolo e quindi diremo che y ottimale non è il valore negativo, ma sarà uguale a: y=0 e quindi x=
𝐼
𝑃𝑥
Esempio 2: (vedi quaderno)

La scelta ottima per la casa (con bene composito):


ipotizziamo che invece di parlare di 2 beni concreti (es. casa e macchina), ipotizziamo che la scelta sia tra
casa e tutto ciò che spendo per il resto.
Questo ovviamente dipende da quanto mi piace spendere per il resto e dalla casa. Quanto sono disposto a
rinunciare?
Le curve di indifferenza mi dicono quanto sono disposto a rinunciare per un m 2 in più di casa.
Anche qui l’MRS è decrescente.
Il vincolo di bilancio mi dice quanto spendo per la casa e per il resto di beni.
Dal p.d.v. del problema non cambia niente.

21
Appunti di Diana Banchieri
ESEMPIO con beni perfetti SOSTITUTI:
1L 2l
Il consumatore è sempre disposto a sostituire 1 bottiglia da 1 litro (L) con 2 da mezzo litro (l)
Sappiamo che i beni sostituti hanno la formula lineare: U= y + ax
In questo caso: U= l + 2L Perché metto il 2 davanti a L?
L’utilità mi è data sia dalle bottiglie di 1L, che da quelle di l. l’utilità del L è il doppio di quella data da l.
Per disegnarla: (6)
Per avere 1 L in più, ne voglio 2 l.
Esempio:
il consumatore è sempre disposto a scambiare 3 unità di A per 2 di B. la scrivo così:
U= 2A+3B
A
U= A+ 3/2B A=U-3/2B
Δ𝐴 3 3
Δ𝐵
= −2 MRSB,A= 2
B
Quando abbiamo beni perfetti sostituti, o abbiamo una soluzione d’angolo, oppure condizione di
Data la linea di bilancio, avremo le curve di indifferenza che sono parallele ad essa e quindi per massimizzare,
avrò una curva che coincide con al linea di bilancio e quindi posso avere diverse situazioni:
1. 𝑃𝐿
𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙 =
𝑃𝑙
L costa il doppio di l e se U di L è il doppio l. (7)

2. 𝑃𝐿
< 𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙
𝑃𝑙
Le curve di indifferenza hanno sempre la pendenza -2 e guardando sempre più a dx noto che mi trovo in una
soluzione d’angolo, ossia: compro solo bottiglie grandi. (8)
3. 𝑃𝐿
> 𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙
𝑃𝑙
𝐼
La pendenza della linea di bilancio è maggiore e quindi comprerò solo l, ossia 𝑃
𝐿

Consumo ottimo con beni perfetti COMPLEMENTI:


mangio sempre 2 pizze e 3 birre
U= min{3𝑃, 2𝐵} 3P=2B P= 2/3 B
Perché inverto 3 e 2? Perché la pizza mi dà più utilità della birra. (10)
Se aggiungo il vincolo di bilancio, noto che il punto in cui massimizzo la utilità, l’MRS non è definito e quindi
𝑃
non posso usare la formula: MRS= 𝑃𝐵 MA riprendo la formula del vincolo di bilancio.
𝑃

PRESTARE e PRENDERE in PRESTITO:


se il consumatore, dato un reddito I1 (anno corrente) e I2(anno successivo) non prende in prestito alcuna
somma di denaro, potrà spendere tutto I1 e l’anno dopo I2.
C1 C2
Oggi Domani

I1 I2
Quanto spendo oggi (C1) e domani (C2)?

22
Appunti di Diana Banchieri
Se invece deposita del denaro in banca, l’anno dopo riceverà del denaro (tasso d’interesse), pari a r
(=10%=0,1 I): se ha 100€, l’anno dopo può spendere 100+0,1*100= 100+10=110
Tasso di interesse: 100 + r*100=
100(1+r)
“𝒓” è il costo di usare il denaro che non ho, o nel caso in cui sono io che presto, è il denaro che la persona a
cui presto deve darmi.

Se noi abbiamo 100 oggi, domani abbiamo 100(1 + 𝑟) (perché i soldi di domani non li abbiamo ancora e se
li voglio devo pagare un tasso di interesse e quindi varranno meno).
100
Oppure se abbiamo 100 domani, oggi abbiamo
1+𝑟
Se invece prendiamo in prestito 100 oggi, domani dobbiamo restituire 110 e quindi la spesa dell’anno dopo
diminuisce.
Questo ci serve perché il nostro vincolo di bilancio (intertemporale) ci dice che tutto quello che consumo
(oggi e domani) deve essere = al reddito di oggi e domani. Non posso però scriverlo come:
C1 + C2 = I1 + I2
Ma lo scrivo come:
𝐶2 𝐼2
𝐶1 + = 𝐼1 +
(1 + 𝑟) (1 + 𝑟)

Quindi: consumo di oggi + consumo di domani attualizzato ad oggi = reddito di oggi + reddito di domani
attualizzato ad oggi
U= (C1, C2)
v.d.b. (11)
𝐶2 𝐼2
𝐶1 + (1+𝑟) = 𝐼1 + (1+𝑟)
(…vedi foglio)
[𝐼(1+𝑟) + 𝐼2 ]= intercetta
𝐶2 = [𝐼(1+𝑟) + 𝐼2 ] − (1 + 𝑟)𝐶1
-(1 + 𝑟) pendenza

Ora posso trovare la curva di indifferenza mettendo:

𝑴𝑹𝑺𝑪𝟏,𝑪𝟐 =
{ trovo C1 e C2
𝒗𝒊𝒏𝒄𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒊 𝒃𝒊𝒍𝒂𝒏𝒄𝒊𝒐

SCONTI sui GRANDI VOLUMI:


In molti mercati di beni, i venditori offrono agli acquirenti sconti sui grandi volumi, inducendoli a comprare
una quantità maggiore di beni, ma facendo in modo che la soddisfazione (e quindi l’utilità del consumatore)
aumenti. Se infatti una ditta fa uno sconto nel momento in cui decidiamo di comprare più di 9 bottiglie,
facendoci pagare da €11 a €5,5, noi non compriamo più 9, ma magari 16 e la nostra utilità aumenta dal
paniere A al paniere B.

17/03

CURVA di DOMANDA

È 𝑸 = 𝒇(𝑷). Può però dipendere anche da altri fattori, ad esempio 𝑄 = 𝑓(𝑃, 𝐴, 𝐵, 𝐶 … ).


Curva prezzo-consumo: l’insieme dei panieri che massimizzano l’utilità del consumatore, al variare del prezzo
di uno dei beni (tenendo fissi gli altri e I). Abbiamo visto che il consumatore massimizzava le sue scelte per
avere una certa utilità.
F utilità: mappa ciò che consumiamo in base all’utilità che mi da. Il vincolo di bilancio mi dice quanti panieri
𝑃
posso comprare dato un certo reddito e la sua pendenza è − 𝑃𝑥
𝑦

23
Appunti di Diana Banchieri
Abbiamo visto che il v.d.b. interseca in un punto le curve di indifferenza. Per massimizzare l’ottimo impongo
che utilità sia uguale al v.d.b., ossia: (1)
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑦, 𝑥) 𝑠. 𝑡. 𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 ≤ 𝐼

𝑀𝑈
𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 𝑀𝑈𝑥
𝐹. 𝑂. 𝐶 { 𝑦 y*, x*
𝑣. 𝑑. 𝑏.
Se cambia Px e io consumo x=0 non cambia l’intercetta, ma cambia la x
La curva di domanda è una relazione tra quantità e prezzo. Può anche essere vista come la “disponibilità di
un consumatore a pagare”.
La curva di domanda del bene x del singolo consumatore (che graficamente è rappresentata come prezzo in
funzione della domanda), attraverso al statica comprata: Per ogni livello di prezzo individuiamo la quantità
ottima e possiamo arrivare alla curva di domanda. (2) Stessa cosa per la y
Dal p.d.v.:
- Economico: dati prezzi troviamo le quantità acquistate dai consumatori
- Geometrico: abbiamo disegnato il vincolo e abbiamo trovato la curva
- Matematicamente:
Derivazione analitica curva di domanda:
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦)
s.t. (sotto il vincolo) 𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 = 𝐼

𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 − 𝑦
{ 𝑃𝑥 = 3
3𝑥 + 2𝑦 = 100
𝑃𝑦 = 2
I=100
𝑃𝑥 𝑦 3
𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 = 𝑦
𝑥
=2 2 𝟓𝟎
{ 𝑃𝑦 { 𝑥 { 3 3𝑦 + 2𝑦 = 100 𝒚 = 𝟐𝟓, 𝒙 =
3 𝟑
𝑣. 𝑑. 𝑏. 𝑣. 𝑑. 𝑏. 𝑥 = 𝑦2
𝑀𝑈𝑥 = 𝒚
𝑀𝑈𝑦 = 𝒙

Questa cosa la posso fare per tutti i valori di Px e Py, ma siccome sarebbe troppo lunga, allora generalizzo:
𝑃 𝑦 𝑷
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 − 𝑦 𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 = 𝑃𝑥 = 𝟐𝒙 𝟐
{ { 𝑦 {𝑥 𝑥 = 𝑦𝑷
3𝑥 + 2𝑦 = 100 𝑣. 𝑑. 𝑏 𝒙
𝑣. 𝑑. 𝑏.

"" ""
{𝑃 ∗ 𝑦 ∗ 2 + 2𝑦 = 100 {𝑦 = 25 2
𝑥 = 25 𝑃
𝑥 𝑃𝑥 𝑥

Per disegnarla: (3)


Che cos’è questa curva di domanda?
Vuol dire che tenendo fermi tutti gli altri fattori e cambiando solo il prezzo, quanto un consumatore compra
di x al variare del prezzo, massimizzando in ogni momento e per ogni prezzo la sua utilità (per questo si parla
di 𝒙*).
(4)
Se il reddito aumenta (𝐼 ↑), aumenta la quantità di beni che il consumatore può permettersi, ma la pendenza
è sempre la stessa (=rapporto tra i prezzi). Disegniamo la curva di consumo.
Per descrivere come le variazioni di reddito influenzano la curva di domanda, si può rappresentare la curva
reddito-consumo, che congiunge tutti i panieri ottimi per diversi livelli di reddito (4 bis)

24
Appunti di Diana Banchieri
Analogamente possiamo vedere come cambia il consumo questa volta al variare del 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝐼 (5): si chiama
curva di ENGEL. Mi dice come cambia il consumo in seguito a una variazione di 𝐼.
!ATTENZIONE: la curva di domanda ha quasi sempre pendenza negativa. La curva di Engel invece dipende, in
base se il Reddito aumenta o diminuisce. Questo perché dipende dal fatto se diventando più ricco compro di
più o di meno.
Distinguiamo quindi i BENI:
➢ Normali: il consumo aumenta all’aumentare di 𝐼.
(𝜀𝑄,𝐼 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑖𝑣𝑎 )
➢ Inferiori: il consumo diminuisce all’aumentare di 𝐼.
(𝜀𝑄,𝐼 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 )

Posso derivare analiticamente la curva di Engel?


Sì, svolgo l’esercizio del v.d.b. ma invece di mettere il valore del Reddito, lascio I. La curva non per forza è
una retta, può avere qualsiasi forma.
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 ∗ 𝑦 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 ∗ 𝑦
{ {
𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑥 = 𝑰 𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑥 = 𝑰

𝟐
𝑥 = 𝑦𝑷 ""
𝒙
𝐹. 𝑂. 𝐶 { 𝑃𝑦
{𝒚 ∗= 𝑰
𝑃𝑥 ∗ 𝑦 ∗ + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 = 𝐼 𝟐𝑷𝒚
𝑃𝑥
𝑰
𝒚 ∗= : è il valore ottimo di y
𝟐𝑷𝒚
𝑃𝑥 𝑰 𝐼̅ 50
𝑥 =𝑦∗ 𝒙 ∗= 𝑥= Curva di domanda I=100 x=
𝑃𝑦 𝟐𝑷𝒙 2𝑃𝑥 𝑃𝑥

𝐼 1
𝑥 = 2𝑃𝑥 Px=3 𝑥 = 6𝐼 I=6x

Esempio Cobb-Douglas: (vedi quaderno)


Esercizio:
Trovare x* usando Px, Py, I Parametro
➢ U(x,y)= 𝑥 𝛼 ∗ 𝑦 𝛽
➢ U(x,y)= min {𝛼𝑥, 𝛽𝑦}
➢ U(x,y)=𝛼𝑥 + 𝛽𝑦

𝑀𝐴𝑋 𝑈 …
1. {
𝑣. 𝑑. 𝑏.
𝑃𝑥
𝑀𝑅𝑆 = 𝑃𝑦
2. 𝐹. 𝑂. 𝐶. {
𝑣. 𝑑. 𝑏.
Ricavo y: 𝑥 ∗= 𝑓(𝑃𝑥, 𝑃𝑦, 𝐼)

Abbiamo visto che se Px↓, x↑ ma Perché? Per l’:


1. Effetto sostituzione
2. Effetto reddito
y

𝑀𝑈𝑥 𝑃𝑥 𝑀𝑈𝑥 𝑀𝑈𝑥


𝑀𝑈𝑦
= 𝑃𝑦 o 𝑃𝑥
= 𝑃𝑦

25
Appunti di Diana Banchieri
➢ L’effetto sostituzione è la variazione che si ha nella quantità consumata di un bene quando il prezzo
di esso cambia, mantenendo costanti tutti gli altri prezzi e il livello di utilità.
Mi dice che se Px ↓, x mi diventa più economico a y e mi diventa più vantaggioso.
➢ L’effetto reddito è la variazione che si ha nella quantità consumata di un bene al variare del potere
d’acquisto del consumatore, mantenendo costanti tutti i prezzi.
Mi dice che se Px ↓, è come se io diventassi più ricco (quindi I reale aumenta ↑) e se sono
più ricco posso consumare di più o di meno di x.
Quindi quando un prezzo cambia si hanno 2 conseguenze:
- effetto relativo: diventa più conveniente acquistare quel bene e quindi la quantità acquistata
aumenta.
- Poiché il prezzo diminuisce divento più ricco e compro di meno (se è bene inferiore) o di più (se bene
normale)
Px*x Px↓ Px2, x2

𝒙𝟐 − 𝒙𝟏 = ∆𝒙 : 1: effetto sostituzione: aumenta x sempre

2: effetto reddito: - b. normali: aumenta x (è positivo)


-b. inferiori: diminuisce x (è negativo)
Beni di Giffen: diminuisce il prezzo e la quantità aumenta, ma essendo beni inferiori la quantità diminuisce
rispetto alla quantità iniziale.

Effetto SOSTITUZIONE ed effetto REDDITO:


➢ X è un bene normale: (6)
Identifico la quantità di x che compro (𝑥𝐴 ). se diminuisce il prezzo di x (o aumenta, in quel caso è l’opposto),
cambia il vincolo di bilancio: l’intercetta su y è la stessa, il v.d.b. è più piatto. Individuo il nuovo equilibrio C,
che corrisponde a una quantità di cibo nuova. Il prezzo è diminuito e la quantità è aumentata.
La differenza tra quantità iniziale e quantità finale consumata (𝑥𝐶 − 𝑥𝐴 )è l’effetto totale sulla quantità di
cibo causata da una variazione del prezzo. Solitamente l’effetto totale è positivo (𝑥𝐶 > 𝑥𝐴 ) (per la legge della
domanda).
Questo effetto totale può essere scomposto in 2 effetti: sostituzione e reddito e immagino di isolarli:
✓ 𝑙’𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 (𝐸𝑆) porta a un aumento della quantità domandata di x da 𝑥𝐴 a 𝑥𝐵
✓ 𝑙’𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 (𝐸𝑅): porta a un aumento della quantità domandata di x da 𝑥𝐵 a 𝑥𝐶 .
✓ 𝑙’𝑒𝑓𝑓𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑎𝑙𝑒 (𝐸𝑇) porta a un aumento della quantità domandata di x da 𝑥𝐴 a 𝑥𝐶 .
Nel punto B non ci sono i nuovi prezzi, si ipotizza a quanto dovrei rinunciare con l’aumento dei nuovi prezzi.

Con questo esercizio si vede che l’effetto totale xA su xC si può dividere in 2 parti:

1. 𝒙𝑩 − 𝒙𝑨 è l’effetto sostituzione: aumenta la quantità domanda di x da xA a xB (perché sono sulla


stessa curva di indifferenza, ma uso un v.d.b. “ruotato” –ossia con pendenza diversa, perché il
rapporto con i prezzi è diverso)
2. 𝒙𝑪 − 𝒙𝑩 è l’effetto reddito: aumenta la quantità domandata da xB a xC

Per passare dall’effetto sostituzione all’effetto reddito, trovo a retta B che si trova a metà tra x A e xC e si
chiama xB. Per passare da C a B a quanto reddito dovrei rinunciare con i nuovi prezzi? Trovo xB.
ER qui è positivo. Se il bene è normale e il prezzo:
_ diminuisce: ES ed ER sono positivi.
_ aumenta: ES ed ER sono negativi.

➢ Bene né normale né inferiore: la quantità domandata non dipende da 𝐼 (7)


Prendo il nuovo v.d.b. lo traslo parallelamente finché non tocca la prima curva di indifferenza. Qui B è uguale
a C. in questo caso l’effetto reddito è 0.
26
Appunti di Diana Banchieri
L’ET (𝑥𝐶 − 𝑥𝐴 ) è dato solo dall’effetto sostituzione perché l’effetto reddito è nullo.

➢ Beni inferiori: (8)


Xc è dato da una curva di indifferenza con utilità più alta. Traslo B fino ad arrivare sulla stessa curva di A. L’ET
è dato da (𝑥𝐶 − 𝑥𝐴 ) ma l’ER è negativo (𝑥𝐶 − 𝑥𝐵 ), anche se non mi porta più indietro di A.
Perché per la legge della domanda: effetto sostituzione e effetto reddito vanno in direzioni opposte, però
nella differenza tra ES e ER prevale ER e quindi la differenza è positiva.

➢ Beni di Giffen (inferiori): (9)


ES e ER operano in direzioni opposte ma ER prevale e quindi la differenza tra i due è negativa.
Se un bene è talmente inferiore che l’effetto netto di una diminuzione del prezzo del bene x è una
diminuzione del consumo, il bene x è un bene di Giffen.
Per i beni di Giffen, la domanda non è inclinata negativamente.
Quando l’ER può essere tale da più che compensare l’ES? la spesa per il bene dovrebbe costituire una grande
parte del reddito del consumatore.
Come funziona?
Se il prezzo diminuisce, la domanda dovrebbe aumentare (xB), ma essendo un bene di Giffen, la quantità
diminuisce perché l’effetto reddito è più grande dell’effetto sostituzione.,
xC nonostante il prezzo sia sceso è più indietro di xA. Tra il nuovo v.d.b. con il nuovo prezzo fino alla prima
curva di indifferenza e poi trovo B.

Esercizio 1:
I valori xA e xC li trovo con il sistema di prima.
Poi pongo come condizione che l’utilità abbia il valore iniziale. (vedi quaderno)
Come trovo B?
So che il nuovo vincolo di bilancio è tangente in x=9 e y=36

Surplus del consumatore: è il beneficio economico netto derivante dall’acquisto, ovvero l’ammontare
massimo che si è disposti a spendere meno l’ammontare effettivamente speso. L’area sotto a curva di
domanda e spora il prezzo fornisce una misura del surplus del consumatore.
È come se io stessi risparmiando qualcosa fino al 28° litro di latte acquistato, perché costerebbe di più.
La differenza su ogni unità che acquisto su quanto sarei stato disponibile ad acquistarlo (al massimo) e
quanto effettivamente lo pago è il surplus.
Es: se sono nel deserto e ho sete, la 1° bottiglia d’acqua la pagherei anche €100, poi per il 2° sono disposto a
pagare meno, solo €10. La differenza tra 100-10 è il mio surplus.
Nel caso del latte in corrispondenza del 28° litro di latte il surplus è pari a 0.
Surplus: Area al di sotto della curva di domanda delimitata dal prezzo.
Se il prezzo diminuisce, il surplus aumenta. (10)

La curva di domanda di mercato è la somma orizzontale delle curve di domanda dei singoli consumatori in
altre parole , la domanda di mercato si ottiene sommando le quantità domandate dai singoli consumatori
(orizzontalmente) in corrispondenza di ciascun prezzo e rappresentando questa quantità totale per tutti i
possibili livelli di prezzo. (11)
Per il prezzo >3, sommo le quantità dei vari consumatori (orizzontalmente)

2 BENI PARTICOLARI: lavoro e tempo libero


➢ “Divertimento” include tutte le attività non lavorative (supponiamo 𝐷 ore al giorno)
➢ “Lavoro” include tutte le attività che consentono di guadagnare un reddito. Quindi (24 − 𝐷) ore al
giorno al tasso salariale orario 𝑤 forniscono un reddito giornaliero di 𝑤(24 − 𝐷).

27
Appunti di Diana Banchieri
L’utilità U del consumatore dipende dalle ore di divertimento D e dal numero di unità del bene composito Y
che può acquistare.
Il consumatore ama divertirsi. Il bene composito costa €1
Qui il 𝑅𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑰 è endogeno: dipende da quanto lavoro (più lavoro, più ho soldi da spendere e posso
comprare)

La nostra 𝑓 𝑑𝑖 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑡à dipende quindi da 𝐷 e dal bene che posso comprare (𝑦):
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝐷, 𝑌)
Se D è i tempo libero, quanto lavoro? 𝑳 = 𝟐𝟒 − 𝑫
E quindi quanto guadagno? Guadagno 𝒘 (= 𝑤𝑎𝑔𝑒)
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝐷, 𝑦)
s.t: 𝑤(24 − 𝐷) = 𝑃𝑦 ∗ 𝑦
𝑃𝑦 = 1 𝑤(24 − 𝐷) = 𝑦
Lo rappresento così: (12 a)
𝑦 = 𝑤24 − 𝑤𝐷
la pendenza è – 𝑤, ossia – 𝑷𝒅.
È un normale v.d.b, la cui pendenza è il rapporto tra i prezzi.
Il prezzo sarà sempre lo stesso, ciò che può cambiare è il reddito (12 b).
Il prezzo di 1h di tempo libero è w: è il concetto di costo-opportunità.

COSTO OPPORTUNITÀ:
Qual è il prezzo di fare qualcosa e il prezzo dell’alternativa a cui sto rinunciando.
In questo caso il costo di lavorare. Quindi il costo di lavoro è w; il costo di non lavorare è w.
Es: faccio una vacanza: il costo è non solo ciò che spendo per la vacanza, ma anche tutti i profitti a cui ho
rinunciato nel periodo in cui sono in vacanza. È lo stesso concetto all’interno dell’MRS.
Questo modello mi fa vedere come cambiano le ore di tempo libero e quelle del lavoro, a seconda del livello
del salario.
_se il salario aumenta, per ES ne consumo di meno, ma per ER ne posso calcolare di più o di meno, a seconda
se è un bene normale o inferiore.

CURVA di OFFERTA del LAVORO: (13)


È una curva ad arco: inizialmente quando il salario aumenta, lavorano di più. Poi anche se aumenta molto,
decidono di rinunciare perché vogliono divertirsi di più.

Indice dei prezzi al consumo: CPI L’IPC è una misura alternativa dell’inflazione: è una media dei P con pesi
costanti. Esso si basa su un paniere di beni consumati dall’individuo medio o rappresentativo.

22/03

CONSUMO INTERTEMPORALE:

I1 I2
1. C1: I1
C2: I2
2. C1: I1+ I2 (spendo tutto oggi)
C2: 0
3. C1: 0
C2: I1+ I2 (spendo tutto domani)

28
Appunti di Diana Banchieri
𝛽
U (C1, C2) = 𝐶1𝛼 𝐶2 (è una Cobb-Douglas)
𝐼1 𝐼2

𝐼2
(1+𝑟)

𝐼1 𝐼1 (1 + 𝑟) = 𝐼1 + 𝑟𝐼1

La formula del v.d.b. è:


𝐶2 𝐼2
𝐶1 + (1+𝑟) = 𝐼1 + (1+𝑟)

Se consumo tutto domani:


𝐶1 + (1 + 𝑟) + 𝐶2 = 𝐼(1 + 𝑟) + 𝐼2 =

2𝐼
𝐶2 = (𝐼1 + (1+𝑟) ) ∗ (1 + 𝑟) − 𝐶1 (1 + 𝑟) =

𝐶2 = [𝐼1 (1 + 𝑟) + 𝐼2 ] − 𝐶1 (1 + 𝑟) (per disegnarla)

La pendenza del vincolo di bilancio (che è una retta) è: −(1 + 𝑟). è il prezzo del consumo di oggi se io non ho
i soldi di oggi. (1)
Intercetta: se consumo solo domani: posso consumare il reddito di domani + il reddito di oggi attualizzato a
domani (I1+ (1+r))
Sono gli stessi problemi ma cambia il v.d.b.: bisogna ricordarsi che 1€ oggi vale (1+r) domani e che 1€ domani
1€
vale (1+𝑟)

(2)
C’è chi dice che il tasso d’interesse passerà da 1% a 2%.
Se il tasso d’interesse aumenta, la curva diventerà più pendente e ruoterà attorno al punto definito (I1, I2)
La parte in blu sono i panieri che oggi non posso più permettermi (divento “più povero”).
Guardando l’ES e l’ER:
- ES: Se il tasso d’interesse aumenta (quindi il prezzo del denaro di domani attualizzato a oggi
aumenta), il consumo di oggi diminuisce.
r↑ C1↓
- ER: se il tasso d’interesse (“r”) aumenta, ER dipende:
_Se sono indebitato divento più povero perché devo pagare di più (C1>I1). Il consumo e un “bene
normale”
r↑ C1↓
_ se sono creditore divento più ricco: (C2>I2) (3)
r↑ C1↑

Quindi negli esercizi:


𝑀𝑅𝑆 = 1 + 𝑟
{
𝑣. 𝑑. 𝑏.

29
Appunti di Diana Banchieri
24/03

PRODUTTORI:
Consumatori:
U= f(A, B)
Operano delle scelte, tra cui:
- Domanda di investimento f(C1, C2): dove investire, in base al tasso d’interesse r e quanto consumare
oggi e domani
- Domanda di fondi: quanto risparmiare
- Offerta di lavoro: in base al salario w, decidono quanto lavorare e quanto divertirsi

Produttori:
QA= f(K, L)
I produttori devono produrre e devono scegliere la quantità da produrre, i beni da combinare, quanto
capitale e quanto lavoro impiegare.
In generale necessitano di capitale e di lavoro. Come fanno a scegliere la quantità?
➢ capitale: dipende dal tasso di interesse r
➢ lavoro: dipende dal salario w
Sulla base di questo i produttori avranno:
➢ La curva di offerta
➢ un’offerta di investimento
➢ una domanda di lavoro.
Le scelte fondamentali dei produttori sono:
- quanto produrre? Cioè quanto lavoro e quanto capitale
- come produrre?

L’economia è fatta quindi da 2 agenti (consumatore, produttore) e 3 mercati: MERCATO:


1. del lavoro. Il salario dipende dal tasso di relazione nel mercato del lavoro.
2. del capitale. Il tasso di interesse dipende dal tasso di relazione in questo mercato.
3. dei beni. I prezzi dipendono dalla relazione tra questi 2 agenti nel mercato dei beni.
A livello generale queste variabili (prezzo, w, r) sono endogene.

Le Risorse produttive impiegate per produrre qualsiasi bene sono chiamati input o fattori di produzione.
➢ Input (o fattori di produzione): risorse che, combinate tra di loro, consentono di creare prodotti finiti
➢ L’output è quanto un’impresa produce (sia beni che servizi).
- La produzione è il processo che trasforma gli input in output.
- La tecnologia determina la quantità di output che è possibile ottenere data una combinazione di
input. È l’insieme delle conoscenze che applicate ai processi di produzione, ci permette di produrre in
modo più efficiente (ossia produrre lo stesso output con meno input).

Come rappresentiamo quanto produciamo? Con la:


FUNZIONE di PRODUZIONE:
Ci dice qual è la quantità di output che può essere prodotta con una qualunque combinazione di input.
Per massima quantità si intende che usiamo una combinazione di input tecnologicamente efficiente, ossia
produciamo la quantità massima di output possibile.
Una combinazione di input è tecnologicamente efficiente se consente di realizzare l’output massimo
possibile.
Es.
Q=f (L): 1 solo input L.
Q= f(L,K) Q è prodotto con 2 input: K (capitale), L (lavoro)

30
Appunti di Diana Banchieri
Funzione della domanda (tecnica) di lavoro: definisce la quantità di lavoro della quale ha bisogno la
singola impresa per produrre Q unità di output e si trova con la funzione inversa di produzione e quindi si
può scrivere come 𝑳 = 𝒇(𝑸), e rappresenta il minimo ammontare di input lavoro necessario per realizzare
un dato output Q.
Visto che la funzione di produzione definisce il massimo output ottenibile da una determinata combinazione
di fattori si può scrivere 𝑄 ≤ 𝑓(𝐿, 𝐾) e indica che un'impresa può produrre un output e che è inferiore o al
massimo pari al massimo tecnologicamente realizzabile.
(1)La f ci dice quanto si produce di output. Nel punto C usando la stessa quantità di lavoro che uso in A,
produco di più (A viene detto tecnologicamente inefficiente).
I punti al di sotto della funzione mi dicono cosa posso fare; quelli sulla retta mi dicono cosa posso fare
quando uso la tecnologia efficiente. I punti sopra, ciò che non posso fare.
L’insieme di produzione è composto dai punti in corrispondenza o al di sotto della f di produzione.
Produttività= quanto sono in grado di produrre con 1 unità di lavoro e 1 unità di capitale.

FUNZIONE DEL LAVORO TOTALE:


è una f di produzione che dipende da 1 solo input:
(2) da 0 a 24 la quantità aumenta; dopo diminuisce perché magari i lavoratori si ostacolano tra di loro e non
sanno organizzarsi. Nel punto 12 fino a 24 la quantità aumenta ma in modo sempre più piccolo.
- Geometricamente:
_0-24: la pendenza (derivata è positiva)
_24 in poi: la pendenza (derivata prima) è negativa
(da 12 a 24 è positiva ma decresce e poi da 24 diventa negativa)
- Economicamente:
_0-12: all’aumentare delle h ore di lavoro, la produzione aumenta sempre di più (derivata crescente)
12-24: la produzione aumenta ma sempre meno (derivata decrescente)
_24 in poi: all’aumentare delle h ore di lavoro, la produzione diminuisce (prodotto totale diminuisce)
- Matematicamente:
𝜕𝑄
Abbiamo il concetto di PRODOTTO MARGINALE (MP): o derivata prima:
𝜕𝐿
_0-24: la derivata prima è positiva:
0-12: crescente
12-24: decrescente
_24 in poi: la derivata prima è negativa

PRODOTTO MARGINALE e PRODOTTO MEDIO:


➢ Prodotto medio: l’output che si ottiene in media da ogni unità (ora) di lavoro. È una misura spesso
utilizzata nei confronti internazionali per paragonare quanto produttivi siano i lavoratori nelle varie
nazioni: (3)
𝑄
𝐴𝑃 =
𝐿
Se MPL > MP, la produttività media (MP) aumenta.
Se MPL < MP, la produttività media (MP) diminuisce.
Per un dato valore L0, è pari alla pendenza della semiretta uscente dall'origine degli assi e che interseca il
prodotto totale in corrispondenza di L0.

➢ Il prodotto marginale del lavoro misura la variazione del prodotto totale in ragione della variazione
della quantità di lavoro. È la pendenza. (4)
Quanto aumenta Q per un aumento di L.

Δ𝑄 𝜕𝑄
Per Δ𝐿 che tende a 0, l’MPL è uguale a: 𝑀𝑃𝐿 = 𝜕𝐿
Δ𝐿

31
Appunti di Diana Banchieri
La LEGGE dei rendimenti decrescenti dice che da un certo punto in poi, il prodotto marginale (MP) del
fattore variabile si riduce all’aumentare della quantità di fattore impiegato (il MP rimane però positivo).
Es. se aggiungo sempre più lavoratori La quantità aumenterà ma sempre di meno perché si sovrappongono
troppo i lavoratori.

Rapporto tra MP e prodotto medio:


Riprendendo il grafico 2, rappresento il prodotto totale, medio e marginale del lavoro.
Prodotto marginale del lavoro: (3)
È identico alla pendenza ed è positivo fino a 24 e poi è negativo.
Da 0 a L0 il prodotto marginale aumenta anche se di poco; dopo L0 aumenta di più. Da 12 l’MP diminuisce
finché arriva a 0.
Prodotto medio: (3)
La curva può essere divisa in 2 parti:
1. Crescente: qui il PM è al di sopra della curva
2. Decrescente: qui il PM è al di sotto della curva
Nella parte in cui il PM è al di sopra della produttività media, la produttività media aumenta (I).
Si arriva poi a un punto in cui il PM è uguale alla produttività media (è il punto di flesso). Poi il PM è al di
sotto della produttività media e quindi la curva della produttività media diminuisce (II).

Quando la produttività media aumenta, il PM è > di quello media.


Quando la produttività media diminuisce, il PM è < di quella media.
La curva di produttività marginale interseca la curva di produttività media nel punto di massimo; perché
prima è al di sopra, poi al di sotto e quindi deve intersecarla.
Q= f(L): MPL
APL

Quindi in generale:
• …quando la f media aumenta, la f marginale è > di quella media
• …quando la f media diminuisce, la f marginale è < di quella media
• …quando la f media rimane costante, la f marginale è = di quella media

FUNZIONE di PRODUZIONE con PIÙ INPUT:


TABELLA 6.3:

K**
0 6 12 18 24 30
0 0 0 0 0 0 0
6 0 5 15 25 30 23
12 0 15 48 81 96 75
L**
18 0 25 81 137 162 127
24 0 30 96 162 192 150
30 0 23 75 127 150 117
Ci dice quanti semiconduttori (cip) produciamo, per determinate combinazioni di lavoro e capitale.
Se ho 0 lavoratori (L) e 0 capitale, non produco niente. Anche nel caso in cui ho tante ore di funzionamento
dell’impianto (K), produco 0. Se ho 6L e 6K, produco 5.000.
La tabella ci dice quanto produco Q, in funzione di K e L (Q= f(K, L)).
Per rappresentarla è più difficile perché bisogna avere un foglio tridimensionale (come la f utilità).
Anche se abbiamo 2 o più beni, il concetto di Pm non cambia; si parla di:

32
Appunti di Diana Banchieri
PRODOTTO MARGINALE di UN INPUT:
è il tasso di variazione dell’output al variare dell’input, tenendo costanti le quantità di tutti gli altri input.
Se gli input sono K e Lavoro (L), il prodotto marginale del capitale è:
∆𝑄
𝑀𝑃𝐾 =
∆𝐾
Con L costante
𝜕𝑄
Per Δ𝐾 che tende a 0, l’MPK è uguale a: 𝜕𝐾

PRODOTTO MARGINALE del LAVORO:


è il tasso di variazione della quantità prodotta al variare del lavoro, tenendo K costante.
Δ𝑄
𝑀𝑃𝐿 =
Δ𝐿
𝜕𝑄
Per Δ𝐿 piccolo, quando lo aumentiamo di 1 unità, abbiamo che: 𝜕𝐿
In modo analogo ai consumatori, non abbiamo più l’utilità marginale, bensì il prodotto marginale di ogni
singolo input.

ISOQUANTO:
è una curva che mostra tutte le combinazioni di input (capitale e lavoro) dato un valore specifico dell’output
(=curve d indifferenza). Isoquanto vuol dire stessa quantità.
Es.
Q= K1/2 * L1/2 (Cobb-Douglas)
Con Q=20 determino l’isoquanto (cioè per un dato valore di Q)

20= K1/2 * L1/2 20 = √𝐾 ∗ √𝐿


400= KL
K= 400/L oppure L=400/K

Siccome quando ho 2 o più input serve un grafico a 3 dimensioni, allora rappresento in un grafico
bidimensionale le curve di isoquanti. (4)
Ogni punto è una combinazione di L e K. Un isoquanto è il luogo geometrico delle combinazioni di capitale e
lavoro che mi dà la stessa produzione. Andando verso nord-est gli isoquanti sono >.
A differenza delle curve di indifferenza, per l’utilità si ha solo un significato ordinale, non cardinale. Per le
quantità abbiamo un significato cardinale: Q2= 50 è il doppio di Q1=25.
Gli isoquanti possono avere anche una forma polare: (5) cioè tornano indietro quando le produttività
marginali sono negative. Noi però ci concentriamo sulle aree efficienti: ossia quelle per cui il prodotto
marginale del lavoro (crescente o decrescente che sia) è sempre positivo: non avrebbe senso assumere
lavoro per produrre meno.
Δ𝐾
La pendenza è: ci dice per mantenere lo stesso livello di produzione, se uso un lavoratore in più, di
ΔL
quanto capitale in meno ho bisogno? (o viceversa) La pendenza è uguale anche a:
Δ𝐾
= −𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
Δ𝐿

Il SAGGIO MARGINALE di SOSTITUZIONE TECNICA (MRTS) tra lavoro e capitale mi dice a quanto capitale
posso rinunciare se assumo un lavoratore in più. (=MRS)
𝑴𝑷
𝑴𝑹𝑻𝑺𝑳,𝑲 = 𝑴𝑷 𝑳
𝑲

Esiste una relazione tra il 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 e i prodotti marginali del lavoro e del capitale:

33
Appunti di Diana Banchieri
∆𝑸 = (∆𝐾)𝑀𝑃𝐾 + (∆𝐿)𝑀𝑃𝐿

𝟎 = (∆𝑲)𝑴𝑷𝑲 + (∆𝑳)𝑴𝑷𝑳

∆𝐾 𝑀𝑃𝐿
− = = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
∆𝐿 𝑀𝑃𝐾

➢ Se i prodotti marginali sono positivi, la pendenza degli isoquanti è negativa


➢ Se esistono rendimenti decrescenti, il tasso marginale di sostituzione tecnica è decrescente e quindi
gli isoquanti sono convessi verso l'origine (6)
Nel punto A uso tanto K e poco L: cioè la produttività di K è bassa e quella di L è alta. Quindi
con 1 lavoratore posso sostituire tanto capitale. Andando avanti ho tanto lavoro e poco capitale e per
avere 1 lavoratore in più devo rinunciare a molto capitale.

Proprietà:
Δ𝐾 𝑀𝑃𝐿
1. Pendenza dell’isoquanto: − = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = a quanto capitale posso rinunciare se assumo un
Δ𝐿 𝑀𝑃𝐾
lavoratore in più per produrre sempre la stessa quantità?
2. MRTS nella zona che ci interessa è sempre positivo e la pendenza è negativa. Se la pendenza è
positiva uno dei due MP è negativo
3. Poiché gli MP sono decrescenti il loro rapporto (MRTS) è decrescente, quindi pendenza sempre più
piccola
Se voglio rimanere sullo stesso isoquanto (cioè ∆𝑄 = 0) devo bilanciare il capitale e il lavoro.

Quindi il MRTS:
- Geometricamente: pendenza col segno meno
𝑀𝑃
- Matematicamente: rapporto tra utilità marginali (𝑀𝑃 𝐿 )
𝐾
- Economicamente: qual è il tasso marginale di sostituzione per produrre sempre la stessa quantità.

ELASTICITÀ di SOSTITUZIONE:
è legato al concetto di elasticità. È un rapporto tra variazioni percentuali. Ha a che fare con la sostituzione di
2 cose: capitale e lavoro.
Misura la variazione percentuale del rapporto capitale/lavoro (K/L) utilizzato, per la variazione percentuale
del MRTSL,K muovendosi lungo 1 isoquanto (mantenendo quindi costante il livello di produzione).
ΔK
% ΔL
𝝈=
%Δ𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
Ci serve per capire quanto è facile per un’impresa, sostituire il K con L.
In genere può essere un numero ≥ 0 e MRST decrescente
- σ prossima a 0 la possibilità di sostituzione è molto bassa
- σ elevata, la possibilità di sostituzione degli input è molto alta
Esempio:
Nel punto A= MRTS= 4 K/L= 4
Nel punto B= MRTS= 1 K/L= 1
∆𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = 1 − 4 = −3
𝐾
∆ 𝐿 = 1 − 4 = −3
−3
Variazione percentuale: 𝜎 = 4
∗ 100 = 75%
−75%
−75%
=1

34
Appunti di Diana Banchieri
✓ Se 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à = 1: se l’MRTS varia del 10%, il rapporto capitale/lavoro varia del 10% nella stessa
direzione.

✓ Se 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à = 2: se l’MRTS varia del 10%, il rapporto capitale/lavoro varia del 20% nella stessa
direzione.

TIPI di FUNZIONI di PRODUZIONE:


1. Lineare: (𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑡𝑖)
𝑄 = 𝑎𝐿 + 𝑏𝐾
𝑄 𝑎
- Per disegnarla: 𝐾 = 𝑏
−𝑏𝐿
𝑎
- Se a, b >0 − <0
𝑏
- L’MRTS è costante: perché le rette hanno sempre la stessa pendenza e quindi è costante. (7)
- Cioè se considero 2 punti: ∆𝑀𝑅𝑇𝑆𝐴,𝐵 = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐴 − 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐵 = 0
- Con input perfetti sostituti e MRTS costante, l’elasticità di sostituzione è uguale a ∞.
Esempio: computer alta capacità (H) e bassa capacità(L). (8)
Q= 20H + 10L
Se Q=20 posso usare 1H o 2L
L’elasticità di sostituzione è molto alta.

2. A proporzioni fisse (o Leontief): (𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖)


𝑄 = min (𝑎𝐿, 𝑏𝐾)
- Gli isoquanti con forma a L. Sono beni consumati in proporzioni fisse. (9)
- MRTS= 0 (parte orizzontale), ∞ (parte verticale) o indefinito (punto stazionario
𝐾
- 𝜎 = 0 perché è impossibile sostituirli per avere la stessa quantità: quindi ∆ 𝐿 = 0
Il punto indica la proporzione tra K e L. Se mi trovo nel punto A sono disposto a rinunciare a qualsiasi
quantità di K; se mi trovo nel punto B rinuncio a 0 K.
Esempio: acqua H2O (10)
La scrivo come Q= min(H, 2O)
Pendenza= 1/2

3. Cobb-Douglas:
𝑄 = 𝐴𝐿𝛼 ∗ 𝐾 𝐵
- Dove A, 𝛼 e 𝐵 sono costanti positive: >0
- Gli isoquanti sono curve con pendenza negativa. Perché? (vedi 11)
- MRTS variabile lungo gli isoquanti.
- 𝜎=1 cioè l’MRTS varia dell’x % e quindi anche il rapporto K/L varia dell’x %.
(12)

4. A elasticità di sostituzione costante (CES):


𝝈
(𝝈−𝟏) (𝝈−𝟏) (𝝈−𝟏)
𝑸= [𝒂𝑳 𝝈 + 𝒃𝑲 𝝈 ]
Dove 𝛼, 𝛽, 𝜎 sono costanti positive. (13)
➢ Se 𝜎 = 0 f di produzione Leontieff
➢ Se 𝜎 = ∞ f di produzione lineare
➢ Se 𝜎 = 1 f di produzione Cobb-Douglas

35
Appunti di Diana Banchieri
➢ 𝜎>1 curve molto piatte
Per i valori di 𝜎 vicino allo (0,1), sono disposto a rinunciare a una quantità di un bene ma mi costa molto,
assomiglierà quindi alla Leontieff per la rappresentazione.

RENDIMENTO di SCALA: (≠ 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑖𝑣𝑖𝑡à 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒)


ci dicono di quanto aumenta % l’output al crescere di tutti gli input della stessa %. Sono diversi dalla
produttività marginale di un fattore, perché qui cambiamo tutti i fattori input, non solo uno.

Rendimenti di scala: %∆ 𝑜𝑢𝑡𝑝𝑢𝑡


%∆ 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑝𝑢𝑡

Possono essere di 3 tipi:


➢ I rendimenti di scala costanti vuol dire che tutti gli input raddoppiano, l’output raddoppia. (15)
➢ I rendimenti di scala crescenti vuol dire che se gli input aumentano di una %, gli output
aumentano di una % maggiore (>). (14)
➢ I rendimenti di scala decrescenti vuol dire che se gli input aumentano di una %, gli output
aumentano meno. (16)
Rendimenti marginali decrescenti non implicano rendimenti di scala decrescenti. In corrispondenza di livelli
di produzione diversi, i rendimenti di scala possono essere diversi.
Esempio 1: rendimento di scala Cobb-Douglas (vedi foglio)

Quindi i rendimenti di scala dipenderanno dal valore di 𝜶 + 𝜷:


_ 𝛼 + 𝛽 = 1 … rendimenti di scala costanti
_ 𝛼 + 𝛽 < 1 … rendimenti di scala decrescenti
_ 𝛼 + 𝛽 > 1 … rendimenti di scala crescenti

Il PROGRESSO TECNOLOGICO modifica la f di produzione consentendo all’impresa di ottenere un maggior


output da una data combinazione di input (o lo stesso output con una minore quantità di input). Ha 3
tipologie:
➢ Il progresso tecnologico neutrale lascia invariato il MRTS: grazie al progresso uso meno lavoro e
meno capitale producendo sempre la stessa quantità. Questo progresso quindi non cambia la
proporzione con cui uso K e L; cambia la loro efficienza. Sposto verso il basso l’isoquanto. (17)
➢ Il progresso tecnologico a risparmio di lavoro cambia l’MRTS: la pendenza diventa più piatta e
l’MRTS è più piccolo. È più conveniente sostituire K con L. (18)
➢ Il progresso tecnologico a risparmio di capitale cambia l’MRTS: aumenta e quindi la pendenza è
maggiore. Per sostituire 1 lavoratore, ho bisogno di più computer: conta di più il L del K. (19)
Per decidere quanto sostituire dipenderà sia dalla tecnica che dai prezzi.

29/03

COSTI:
Ci sono varie tipologie di costi. Innanzitutto quando parliamo di costo non bisogna per forza intendere uscita
monetaria: da qui possiamo già distinguere 2 tipi:
1. Costi espliciti e espliciti:
- Costi espliciti: comportano un esborso monetario diretto
- Costi impliciti: non comportano un esborso monetario diretto
2. Costi economici e contabili:
- Costi economici: è la somma dei costi espliciti e impliciti di un’impresa (sono i costi opportunità).
- Costi contabili: sono i costi espliciti sostenuti nel passato
36
Appunti di Diana Banchieri
Una volta definiti i costi anche per i produttori si può trovare una combinazione ottima di capitale-lavoro:
produrre quantità ottima minimizzando i costi.
➢ Il costo opportunità di una particolare alternativa è il guadagno associato tra le migliori alternative
non scelte. È ciò a cui rinunciamo quando operiamo una scelta.

Esempio:
1. Se l’imprenditore rimane nel mercato deve investire 100.000€ in salari e 80.000€ in forniture.
2. Se rimane nel mercato deve dedicare 80 h a settimana alla gestione. Potrebbe lavorare per lo stesso
monte ore in un’altra impresa e guadagnare 7.0005€ all’anno
Il costo opportunità di rimanere un altro anno nel mercato è 255.000€
=
Costo esplicito: (cioè che comporta un esborso monetario) pari ai 180.000€ necessari per l’investimento
+
Costo implicito: (cioè che non comporta un esborso monetario) pari ai 75.000 a cui si rinuncia per dedicarsi
all’attività imprenditoriale.
Il costo opportunità:
- è una valutazione prospettica che può mutare nel corso del tempo.
Es. si possiede acciaio per un valore di acquisto di 1 milione di €. Il prezzo aumenta in misura tale che
l’acciaio può essere rivenduto a 1,2 milioni di €. Il costo-opportunità è di 1,2 milioni di €.
- Dipende dalle circostanze

➢ Costi recuperabili e non recuperabili:


- I costi non recuperabili (sunk cost, affondati o evitabili) sono costi già sostenuti, quindi inevitabili
a fronte di qualsiasi decisione e che non si possono modificare.
Sono costi che non variano in ragione delle scelte.
- I costi recuperabili (unsunk cost o non affondati) sono quei costi che si sopportano solo se si
prende una determinata decisione.
Es. ho comprato una casa e non posso più rivenderla.
Ho comprato un impianto costato 5 milioni di € e una volta costruito non posso più recuperarlo questo
denaro.
Se ho comprato i bitcoin non devo paragonarli al prezzo iniziale, bensì al prezzo corrente se voglio rivenderli.

MINIMIZZAZIONE dei COSTI:


impresa deve produrre 𝑄0 = 1.000
per produrre usa 𝑄 = 𝑓(𝐿, 𝐾)
il tasso di interesse 𝒓 è il costo per unità di capitale (𝑟 c’è comunque anche se ho già i soldi in banca: questo
per il costo-opportunità)
Il costo del lavoro 𝒘 dipende dal salario e generalmente è per unità di lavoro.
La minimizzazione dei costi consiste nel determinare la combinazione produttiva che comporti costi minimi
per l’impresa che intende realizzare un certo livello produttivo.
La f può quindi essere scritta come: (1)
𝑻𝑪 = 𝒓 ∗ 𝑲 + 𝒘 ∗ 𝑳

Per disegnarla: (2) 𝑻𝑪 𝒘


𝑲= − 𝑳
𝒓 𝒓

37
Appunti di Diana Banchieri
Si tratta degli ISOCOSTI: Combinazione di K e L che, dati w e r, mi danno la stessa produzione (TC= costo
totale).
𝒘
La pendenza è: − 𝒓
𝑻𝑪 𝑻𝑪
Intercetta: mi dice se uso solo K o solo L: 𝒓
oppure 𝒘
A differenza dei consumatori qui abbiamo tanti isocosti e il nostro obiettivo è minimizzare i costi.
Per minimizzare:
Δ𝑦 𝑤 𝑤
− Δ𝑥 = − 𝑟 = 𝑀𝑅𝑇𝑆 = 𝑟

𝑴𝑷𝑳 𝒘
=
{ 𝑴𝑷𝑲 𝒓
𝒇(𝑳, 𝑲) = 𝑸𝟎

Produttori:
- Isoquanto invece di f di utilità. Qui abbiamo però tanti isoquanti
- Abbiamo tante rette con i costi totali, non una sola: derivano da diverse combinazioni di K e L.
- Decisa la quantità da produrre ci mettiamo sull’isoquanto corrispondente e capiamo se possiamo
spostarci su un isocosto più basso. Come?
_Calcolo MRTS (saggio marginale di sostituzione tecnica)
_metto non il vincolo di bilancio con la f di costo MA la funzione di produzione= a un determinato
valore

Esercizio 1: (vedi foglio)


Non sempre si trova l’ottimo: anche qui possono esserci le soluzioni d’angolo. Con i fattori perfetti sostituti.
Si può avere che:
𝑤
➢ 𝑟 è > 𝑎𝑣𝑟𝑒𝑚𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝐾
➢ 𝑠𝑒 > 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝐿,
➢ 𝑠𝑒 = 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑠𝑖𝑎𝑠𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑏𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑣𝑎 𝑏𝑒𝑛𝑒
! RICORDA: nei beni/fattori perfetti sostituti, la pendenza sempre la stessa e quindi l’MRS e l’MRTS è sempre
costante.
Es. (3): isocosto molto piatto e isoquanto che interseca l’asse.
𝑤 𝑤
Non abbiamo mai che 𝑀𝑅𝑇𝑆 = 𝑟 ma anzi: 𝑀𝑅𝑇𝑆 è𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 > 𝑑𝑖 𝑟
e quindi conviene assumere
𝑻𝑪
più lavoro che K. Tutti i nostri costi sono quindi rappresentati dal lavoro. Avremo L*= 𝒘

Caso in cui consumo solo K: (4)


fattori perfetti sostituti: 𝑄 = 𝛼𝐾 + 𝛽𝐿
isocosti molto ripidi.
𝑤
> 𝑀𝑅𝑇𝑆
𝑟
Esercizio 2: (vedi foglio)

STATICA COMPRATA:
Cambiamento di prezzo del Lavoro: (5)
𝒘′ 𝒘
Se w↓ 𝒘’ < 𝒘 e quindi − <−
𝒓 𝒓
Definizioni:
➢ Se 𝑄0 ↑, le quantità di ottimo degli input (K, L) cambiano e sono crescenti
➢ Se L* e K* ↑ all’aumentare dell’output, K e L si dicono input normali (6)

38
Appunti di Diana Banchieri
➢ Se L* e K* ↓ all’aumentare dell’output, K e L si dicono input inferiori
Si chiama sentiero di espansione la linea che unisce tutte le combinazioni di ottimo degli input, al variare
dell’output e invariati i prezzi degli input.
Se un’impresa usa solo 2 input, almeno 1 deve essere normale e non possono essere entrambi inferiori:
questo perché se l’impresa è tecnologicamente efficiente vuol dire che una diminuzione dell’utilizzo di K e L
comporta una diminuzione dell’output

Curva di domanda del lavoro: come cambia la domanda di lavoro al variare del prezzo del lavoro (w).
Anche qui vale la legge della domanda, con la relazione tra w L.
➢ Se w↑, L↓
➢ Se w↓, L↑
Curva di domanda di capitale: come cambia la quantità ottima di K se varia il prezzo del capitale (r).
➢ Se r↑, K↓
➢ Se r↓, K↑
Per trovare la curva di domanda di K e L, invece di mettere dei valori al posto di Q, w ed r, li lascio così.
Trovo quindi L e K. (vedi foglio)

! RICORDA:
- Le imprese offrono beni e servizi ma domandano K e L.
- I consumatori domandano beni e servizi e offrono L e K.

Data una f di produzione possiamo trovare:


➢ Curva di domanda di Lavoro: 𝑳 = 𝑓(𝑄, 𝑤, 𝑟)
➢ Curva di domanda di Capitale: 𝑲 = 𝑓(𝑄, 𝑟, 𝑤)
➢ Elasticità della domanda di lavoro al prezzo (w): variazione % della quantità di L che minimizza i costi
rispetto una variazione dell’1% del prezzo del lavoro
Δ𝐿 Δ𝑤
𝜀𝐿,𝑊 = L / w Sempre negative (tra 0 e ∞)
➢ Elasticità della domanda di capitale al prezzo (r): variazione % della quantità di K che minimizza i costi
rispetto una variazione dell’1% del prezzo del capitale
Δ𝐾 Δ𝑟
𝜀𝐾,𝑟 = L / r Sempre negative (tra 0 e ∞)
Δ𝐿 Δ𝑟
➢ 𝜀𝐿,𝑟 = /
L r
Positive o negative
Δ𝐿 Δ𝑄 (se sono normali o inferiori)
➢ 𝜀𝐿,𝑄 = L
/ Q

DIFFERENZA tra BREVE PERIODO e LUNGO PERIODO:


➢ Breve periodo: periodo in cui l’impresa non può cambiare facilmente i suoi input. Almeno 1 fattore
di produzione è considerato fisso e non può quindi essere cambiato.
Il K si considera fisso mentre L è variabile economicamente (anche se nella realtà anche il lavoro è
considerato come fisso: ci sono i contratti).
✓ Costo variabile totale: la somma della spesa per gli input variabili come il L o le materie prime
nell’ipotesi di minimizzazione dei costi di breve periodo.
✓ Costo fisso totale: il costo degli input fissi, che non varia al variare dell’output.
Nel breve periodo quindi i costi possono essere:
- Variabili e recuperabili: sono cioè sensibili a variazioni del volume di produzione
- Fissi e recuperabili: sono insensibili a variazioni nell’output, ma sono evitabili se l’impresa non produce
- Fissi e non recuperabili: sono insensibili e inevitabili, a produzione positiva o nulla

39
Appunti di Diana Banchieri
Il problema di minimizzazione dei costi è più semplice: non posso modificare K.
Nei problemi dovrò inserire solo il valore fisso di K e quindi troverò L* per avere una certa Q.
Esercizio 3: (vedi foglio)
L non dipende né da w, da r: dipende solo dalla Q.
Es. 5: K fisso nel breve periodo
Es. 6: 3 input e K e L fisso nel breve periodo

➢ Lungo periodo: tutti i fattori di produzione sono considerati variabili. L’impresa può quindi
organizzarsi e cambiare. In questo caso nei problemi posso sempre trovare la quantità ottima di L e K.
Es. 4: (vedi foglio)

31/03

TASSO DI INTERESSE REALE:


𝛽
𝑈 = 𝑥𝐴𝛼 𝑥𝐵

PA=5 PA=10
PB=7 PB=14
I=100 I=200
Le quantità ottime non variano perché anche se i prezzi raddoppiano, anche il reddito raddoppia.
Il potere d’acquisto è rimasto invariato. Inflazione del 100% ma che ha coinvolto tutto nella stessa misura e
non porta cambiamenti.
ù

𝝅 = 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑜𝑛𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑚𝑖 𝑑𝑖𝑚𝑖𝑛𝑢𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑛𝑎𝑟𝑜


Cioè se io ho un i=2% e in banca ho 100€, io devo aggiungere come interesse 𝒓 = 𝑖 − 𝜋
Se 𝜋 = 2% r sarà= 2% - 2% = 0%

07/04

MINIMIZZAZIONE dei COSTI:


𝑄 = 𝑓(𝐾, 𝐿)

Es.1: Come per il consumatore, possiamo risolvere trovando K* e L* con w, r e Q generico. (vedi foglio)

FUNZIONE di COSTO TOTALE:


𝑇𝐶 = 𝑟 ∗ 𝐾 + 𝑤 ∗ 𝐿 (vedi foglio) 𝑇𝐶 = 2𝑄
Ci dice qual è il CT al variare della quantità prodotta (Q) quando l’impresa sta minimizzando i costi dati i
prezzi (r=100 e w=25). Qui è nel lungo periodo. La f di costo totale dipende sempre da Q.

CURVE di COSTO:
la curva del costo totale di lungo periodo mostra come varia il TC minimo per diversi livelli di quantità
prodotta, supposti i costanti prezzi di input e che l’impresa scelga gli input per minimizzare i costi.
Per trovare la curva di costo lascio Q, senza mettere un valore e poi in base ai valori di prezzi che metto, avrò
un certo andamento (1) Per disegnarla metterò nelle ascisse la Q, nelle ordinate il TC.
Esempio:

40
Appunti di Diana Banchieri
Se voglio produrre un televisore in più mi costerà 2€ in più, perché faccio la derivata di TC=2Q= 2€
L’analisi di statica comparata per la minimizzazione dei costi ci dice che la curva di costo totale di lungo
periodo deve essere crescente in Q e pari a 0 quando Q=0.
𝑤
➢ La curva del costo totale si sposta se il r↑ e w↑. Cambia la pendenza 𝑟
➢ Ma se r↑ e w costante? (2)
➢ Come si sposta la curva se i prezzi di tutti gli input aumentano della stessa percentuale? (3)
𝑤
La pendenza ( ) e le combinazioni ottime di K* e L* non cambiano. Cambia la curva di TC che si
𝑟
sposta verso l’alto della stessa % dell’aumento del prezzo.
(4) Ci mostra come in una f di costo un aumento della stessa % di vari fattori (L, K, F) possa far variare in
maniera differente: questo perché nella f avrà magari un’importanza inferiore.
!!! Se si ha una soluzione d’angolo e cambia il prezzo del fattore non utilizzato, non ci sono variazioni al TC.

LUNGO PERIODO:
➢ Costo medio di lungo periodo: è il costo unitario dell’output. È pari a:
𝑇𝐶
𝑨𝑪(𝑸) =
𝑄
Esempio: 4 milioni/2 milioni= 2€
È la pendenza della semiretta che dall’origine degli assi interseca la f di TC in quel volume di produzione.
➢ Costo marginale: è il saggio di variazione del TC di lungo periodo al variare dell’output:
Δ𝑇𝐶
𝑴𝑪 =
Δ𝑄
- Geometricamente: pendenza della retta tangente alla f di costo totale
- Matematicamente: derivata di TC rispetto a Q (5)
- Economicamente: margine

Relazione tra MC e AC: (6)


• se il costo medio diminuisce all’aumentare della Q prodotta, il costo medio è > al costo marginale
𝐀𝐂 > 𝐌𝐂
• se il costo medio aumenta all’aumentare della Q prodotta, il costo medio è < al costo marginale
𝐀𝐂 < 𝐌𝐂
• se il costo medio né aumenta né diminuisce al crescere di Q il costo medio della Q prodotta, il costo
medio e marginale coincidono:
𝑨𝑪 = 𝑴𝑪
Se AC sono più piccoli, vuol dire che MC sono > e quindi stanno sopra.
La curva dei costi marginali interseca quella dei costi medi nel punto A: è il punto di minimo o punto di scala
di efficienza minima. La scala minima efficiente (MES) è il punto minimo di AC e anche il punto in cui MC=AC.

ECONOMIE e DISECONOMIE di SCALA:


- Nella I parte (quando AC sono decrescenti) ci sono economie di scala: MC↑ (Q↑), AC↓
- Nella II parte (quando AC sono crescenti) ci sono diseconomie di scala: MC ↑ (Q↑), AC↑
(7): non ho un unico punto di minimo, ma una zona di minimo: quindi devo prendere il primo punto come
MES. La parte a destra di Q’’ è di solito dovuta a diseconomie manageriali: ossia un determinato aumento %
della produzione costringe ad aumentare la retribuzione dei manager.
Per ogni settore si può studiare la scala minima efficiente:

Avrò delle imprese che producono di più dell’1,87%


(diseconomie di scala) e altre inferiore dell’1,87.
Può capitare che in alcuni settori il MES sia del 100%
41
Appunti di Diana Banchieri
Relazione tra economie e rendimenti di scala:
➢ nella zona in cui abbiamo economie di scala (AC↓ quando MC↑) abbiamo rendimenti di scala
crescenti. Es. 𝑸 = 𝑳𝟐
𝟏
➢ quando ho diseconomie di scala (AC↑), ho rendimenti di scala decrescenti 𝑸 = 𝑳𝟐
➢ i rendimenti di scala costanti si hanno quando AC è costante all’aumentare dell’output 𝐐 = 𝐋

ELASTICITÀ:
L’elasticità del costo totale rispetto alla quantità prodotta è la variazione % del TC in variazione dell’1%
dell’output.
∆𝑻𝑪 ∆𝑸
𝜺𝑻𝑪,𝑸 = / =
𝑻𝑪 𝑸

∆𝑇𝐶 𝑇𝐶 𝑴𝑪
/ =
∆𝑄 𝑄 𝑨𝑪
3 casi:
1. 𝜺 = 𝟏: MC = AC
2. 𝜺 > 𝟏:
_ MC > AC
_Se Q aumentano del 10%, il costo marginale è sopra la curva di AC. Se Q↑, AC↑
_Diseconomie di scala.
3. 𝜺 < 𝟏:
_ MC < AC.
_I costi totali aumenteranno meno del 10%. Se Q↑, AC↓
_Economie di scala.
L’elasticità è sempre > 0 perché MC e AC sono sempre positivi.

Ferro e acciaio hanno economie di scala

BREVE PERIODO:
la curva di costo totale del breve periodo STC mostra il costo minimo totale per produrre Q unità di output
quando almeno un fattore è fisso (di solito 𝐾 ̅). Nel breve periodo bisogna distinguere i costi degli input
variabili e di quelli fissi. Quindi la curva di costo totale è formata da:
42
Appunti di Diana Banchieri
• La curva del costo totale variabile TVC(Q) mostra la spesa in input variabili, come L e le materie prime,
in corrispondenza della combinazione di input che minimizza i costi nel breve periodo.
• La curva del costo totale fisso TFC mostra il costo degli input fissi e non varia alla quantità prodotta.
Si può quindi scrivere:
𝑺𝑻𝑪 = 𝑻𝑽𝑪 + 𝑻𝑭𝑪
Per disegnarla: (8)
Il TFC c’è sempre, anche se produco 0. Se ho K fisso: 𝑇𝐹𝐶 = 𝒓𝑲 ̅
Per il TC si parla di “somma verticale di 2 funzioni”: traslo verso l’alto la f di TVC, trovando STC
Esempio 2: (vedi foglio)

La STC sta sempre sopra la TC di lungo periodo, tranne nel punto in cui coincide con essa. (9)
o Il costo medio di breve periodo è il costo totale per unità di output, in presenza di uno o più fattori
fissi.
𝑆𝑇𝐶
𝑺𝑨𝑪 =
𝑄
o Il costo marginale di breve periodo è la pendenza del costo totale di breve periodo:
Δ𝑆𝑇𝐶
𝑺𝑴𝑪 =
Δ𝑄
(10) quando STC e TC si intersecano nel punto A, le pendenze sono uguali: quindi SMC=MC e STC=TC.
La curva del costo totale medio di breve periodo (SAC) è la somma verticale delle curve del costo variabile
medio (AVC) e del costo fisso medio (AFC).
𝑺𝑨𝑪 = 𝑨𝑽𝑪 + 𝑨𝑭𝑪
𝑺𝑻𝑪
𝑺𝑨𝑪 =
𝑸
𝑻𝑽𝑪
➢ 𝑨𝑽𝑪 = 𝑸
costo variabile medio
𝑻𝑭𝑪
➢ 𝑨𝑭𝑪 = costo fisso medio. Sono sempre decrescenti all’aumentare di Q.
𝑸
Il costo marginale non dipende mai dai costi fissi. (11)
𝜹𝑺𝑻𝑪 𝜹𝑪𝑽𝑻
𝑺𝑴𝑪 = = +𝟎
𝜹𝑸 𝜹𝑸
Nel BREVE PERIODO, a differenza del lungo periodo:
➢ I costi totali si compongono di: fissi e variabili
➢ Quando calcoliamo i costi medi anche qui abbiamo una parte variabile e una fissa. Quella fissa è
sempre decrescente, quella variabile dipende dalla funzione.
➢ Costo marginale: interseca i costi medi nei valori minimi (A e B)
➢ Se c’è la S davanti si parla di breve periodo (SMC, SAC), tranne che per i costi fissi e variabili/medi-
fissi, medi-variabili, perché ci sono solo nel breve periodo

19/04
Per i costi medi ho 3 curve:
1. fissi medi
2. variabili medi
3. medi di breve periodo
Tranne in un caso nel breve periodo (𝐾 ̅ fisso e L variabile), i costi totali sono > rispetto al lungo periodo.
_Se nel breve periodo trovo le 2 quantità ottime di K* e L* e scopro che K* è uguale alla quantità di K fisso
̅) allora i costi totali sono uguali in entrambi i casi e sto minimizzando anche nel breve periodo.
(𝐾

43
Appunti di Diana Banchieri
Curva di costo medio di lungo periodo come CURVA di INVILUPPO: (1)
➢ Abbiamo 1 sola curva del lungo periodo e tante del breve periodo (tanti costi medi)
➢ Le curve di costo medio del breve periodo sono sempre sopra rispetto a quella del lungo periodo:
perché nel breve periodo pago sempre di più e non posso trovare le combinazioni ottimali
➢ C’è sempre un punto in cui la curva di lungo periodo interseca quella di breve: cioè c’è un punto in
cui K* è =𝐾̅
La curva di lungo periodo può quindi essere vista come un insieme di tante curve di costo del breve periodo:
per questo si parla di curva di inviluppo.

Relazione tra curve di costo di breve e di lungo periodo: (2)


➢ Quando il costo medio di breve e quello di lungo periodo si eguagliano, anche i suoi costi marginali di
breve e di lungo periodo devono essere uguali.
➢ Se l’impresa ha una certa quantità fissa di K, la combinazione di input che userà per produrre è
uguale nel breve e nel lungo periodo.
Ho scelto una quantità di K e L che corrisponde alla minimizzazione della spesa e al punto di scala di
efficienza minima (punto B).

28/04
Es: se compro una borsetta a 20€, quel 20 è il costo marginale. Io posso rivendere la borsa a 20 se il costo
marginale è superiore al costo medio, perché ci guadagno. Costo medio*Q= CT.
Collusione= quando si fanno trattative
VENDITORE:
- Se c’è un solo venditore –monopolista- egli ha maggior forza contrattuale;
- Se ce ne sono due o tre, interagiscono tra loro
- Se ce ne sono molti, si tende ad abbassare il prezzo: il consumatore può andare in un altro negozio.
Se un bene è omogeneo ed è venduto da molti, si va dove costa meno.
Stessa cosa per i CONSUMATORI: più ce ne sono meno hanno potere di mercato: ossia la capacità di imporre
un prezzo.
Il mercato non è naturale: esso è un istituzione umana e quindi si compone di regole. Per decidere il prezzo
c’è la borsa, la moneta… rispetto a una pianificazione centralizzata, il mercato si è rivelato essere uno
strumento efficiente.
Tipi di mercato:
➢ Monopolio: 1 impresa
➢ Oligopolio: poche imprese. Solo qui c’è interazione tra le imprese.
➢ Perfetta concorrenza: tante imprese

PERFETTA CONCORRENZA:
un mercato di concorrenza perfetta è composto da imprese che producono beni identici e che vendono allo
stesso prezzo. Il volume di output di ciascuna impresa è così modesto, rispetto alla domanda totale di
mercato, da non essere in grado di produrre alcun effetto sul prezzo.
1. Le quantità acquistate da ciascun compratore sono così modeste da non essere in grado di produrre
effetti significativi sul prezzo di mercato. Le quantità vendute da ciascun produttore sono così
modeste da non esser in grado di produrre effetti significativi sul prezzo di mercato. Si parla quindi di
industria frammentata.
Le quantità di input acquistate da ciascun produttore sono così modeste da non essere in grado di provocare
alcun effetto sul prezzo degli input stessi
2. Le imprese producono beni indifferenziati nel senso che i consumatori li percepiscono come identici.
3. I consumatori dispongono di perfetta informazione sui prezzi diversi offerenti sul mercato
4. Tutte le imprese (sia quelle operanti nell’industria che i potenziai entranti) hanno un uguale accesso
alle risorse (tecnologia, input).
44
Appunti di Diana Banchieri
IMPLICAZIONI:
➢ Price-taker: la 1° caratteristica implica che i compratori e i venditori considerano come dato il prezzo
del prodotto quando decidono le quantità da acquistare e produrre.
➢ Legge del prezzo unico: la 2° e la 3° caratteristica implicano che esiste un unico prezzo al quale
avvengono le transazioni.
➢ Dal momento che i beni e servizi prodotti da tutte le imprese sono percepiti come omogenei e i loro
prezzi sono perfettamente noti, un consumatore acquisterà il prezzo più basso disponibile sul
mercato. Questo significa che nessuna vendita sarà realizzata per un qualsiasi prezzo più elevato.
➢ Libertà di entrata: la 4° caratteristica implica che se nuove imprese ritengono conveniente entrare
nell’industria possono farlo. Ciò non significa che le nuove imprese non debbano sostenere costi per
entrare nell’industria, ma che hanno accesso alla medesima tecnologia e ai medesimi input delle
imprese già operanti.
L’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il profitto economico.

MASSIMIZZAZIONE del PROFITTO:


Profitto:
1. Economico: 𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒 – 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖 (compresi i costi opportunità)
𝝅 = 𝑹(𝑸) − 𝑪𝑻(𝑸)
𝑹(𝑸) = 𝑃 ∗ 𝑄
𝑪𝑻(𝑸) = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑒𝑠𝑝𝑙𝑖𝑐𝑖𝑡𝑖 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑜𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑢𝑛𝑖𝑡à

2. Contabile: 𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑒 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖𝑡𝑒 – 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖

Esempio:
_Ricavi: 1.000.000€
_Spese: 850.000€
_Miglior impiego alternativo per il proprietario: 200.000€

Profitto contabile: 1.000.000 - 850.000 = 150.000€


Profitto economico: 1.000.000 - 850.000 – 200.000 = -50.000
L’attività “distrugge” 50.000€ della ricchezza del proprietario
Il ricavo su un’unità in più (ricavo marginale) è uguale al prezzo nella perfetta concorrenza.
Se vendo a 1€, esso è il ricavo. Se i costi marginali sono inferiori a 1€ posso continuare a vendere a 1€, se no
devo alzare il prezzo.

Il RICAVO MARGINALE di un’impresa è il saggio al quale il ricavo totale cambia al variare della Q:
Δ𝑇𝑅
𝑴𝑹 = =𝑷 … beneficio derivante dalla vendita di un’unità addizionale
Δ𝑄

_Se 𝑃 > 𝑀𝐶 : 𝜋 ↑ se Q↑. 𝜋 aumenta di 𝑃 − 𝑀𝐶 per ogni unità in più


_Se 𝑃 < 𝑀𝐶 : 𝜋 ↓ se Q↑.

PROFITTI = 𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 – 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐𝑖 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑖 ( 𝝅 = 𝑇𝑅 − 𝑇𝐶)


Per trovare la Q che massimizza i profitti:
!
- Economicamente: 𝑴𝑹 = 𝑴𝑪

45
Appunti di Diana Banchieri
L’impresa massimizza il suo profitto quando produce una quantità Q in corrispondenza della quale il costo
marginale uguaglia il prezzo di mercato e, solo in concorrenza perfetta, dove il ricavo marginale è uguale al
costo marginale.
! !
Solo in concorrenza perfetta: 𝑀𝑅 = 𝑃 𝑃 = 𝑀𝐶

- Matematicamente: 𝑴𝑨𝑿𝝅 = 𝑹(𝑸) − 𝑪𝑻(𝑸)

𝜕𝜋
𝜕𝑄
=0
𝜕𝜋 𝜕𝑅(𝑄) 𝜕𝐶𝑇(𝑄)
𝜕𝑄
= 𝜕𝑄
− 𝜕𝑄
= 𝑀𝑅𝐶 − 𝑀𝐶 = 0

𝑀𝑅𝐶 = 𝑀𝐶 𝑃 = 𝑀𝐶 (𝑝𝑒𝑟𝑓𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎)

- Geometricamente:

Q*
Poiché possono esistere più livelli di quantità in corrispondenza dei quali 𝑷 = 𝑴𝑪, una seconda condizione
per la massimizzazione del profitto è che MC sia crescente.
(1) in corrispondenza di Q=300 l’impresa massimizza i profitti. (se va oltre, più a dx, guadagna ma sempre
meno perché il costo marginale è > del prezzo).
In corrispondenza Q=60 il profitto è minimizzato, non massimizzato.
Quindi le 2 condizioni per massimizzare i profitti sono:
1. 𝑃 = 𝑀𝐶
2. 𝑀𝐶 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝒄𝒓𝒆𝒔𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆

EQUILIBRIO:
Distinguiamo il breve e il lungo periodo
1. Per BREVE PERIODO intendiamo i periodo di tempo in cui il n° di imprese presenti nell’industria è
fisso e almeno 1 input produttivo è fisso.
𝑺𝑻𝑪 = 𝑺𝑭𝑪 + 𝑵𝑺𝑭𝑪 + 𝑻𝑽𝑪
𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑖 = 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑢𝑛𝑘 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑢𝑛𝑘 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑄 > 0
𝑆𝐹𝐶 𝑝𝑒𝑟 𝑄 = 0
La curva di offerta di breve periodo dell’impresa indica come varia la quantità che massimizza il profitto al
variare del prezzo di mercato.
I costi fissi totali dell’impresa sono: 𝑇𝐹𝐶 = 𝑁𝑆𝐹𝐶 + 𝑆𝐹𝐶
!N.B. la curva di costo marginale di breve periodo e la curva di offerta di breve periodo non sono
necessariamente coincidenti per tutti i possibili livelli di prezzo di mercato.

CASO 1: Curva di offerta di breve periodo: 𝑵𝑺𝑭𝑪 = 𝟎

-la curva di offerta di breve periodo dell’impresa è definita come: 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 con SMC crescente, se
𝑷 ≥ 𝑷𝑺
- Ma l’impresa produrrà una quantità positiva solo se: 𝝅(𝑸) > 𝝅(𝟎) … 𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 …
𝑃𝑄 − 𝑇𝑉𝐶(𝑄) − 𝑇𝐹𝐶 > −𝑇𝐹𝐶
𝑃𝑄 − 𝑇𝑉𝐶(𝑄) > 0
46
Appunti di Diana Banchieri
(divido per Q)
Il prezzo al di sotto del quale l’impresa chiude𝑷 la
> produzione
𝑨𝑽𝑪(𝑸) è detto prezzo di chiusura, PS. Il prezzo PS
corrisponde al minimo della curva AVC.
Quindi per trovare la curva di offerta della singola impresa nel breve periodo, ovvero quella quantità a cui
l’impresa vuole vendere dato il prezzo, le condizioni sono:
1. 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶, con SMC crescente se 𝑷 ≥ 𝑷𝑺
2. 0, 𝑠𝑒 𝑷 < 𝑷𝑺
Ciò implica che un’impresa perfettamente concorrenziale potrebbe operare anche se il profitto economico è
negativo.
(2)
AVC= curva costi variabili medi
SAC= curva costi totali medi breve periodo
SMC= Costi marginali
➢ Prezzo = costo marginale= 0,25. Produco 50Q
Il prezzo 0,25 è inferiore a AVC e quindi va bene perché P>P S e produco output positivo
➢ Se il prezzo è 0,30, produco 55Q
➢ P=0,18, Q=40
In questo caso i costi totali SAC40 sono più grandi e i profitti sono quindi negativi però vendo comunque
perché siamo comunque al di sopra di AVC.
➢ P=0,05, Q=25
Sono al di sotto di AVC perché il costo medio è maggiore

✓ Se 𝑃 < 𝐴𝑉𝐶 l'impresa esce dal mercato (offre, cioè, una quantità nulla); in caso contrario
subirebbe una perdita pari all'area ombreggiata.
✓ Se 𝐴𝑉𝐶 < 𝑃 < 𝑆𝐴𝐶 l’impresa subisce delle perdite ma queste sono inferiori a quelle che
subirebbe se uscisse dal mercato, a causa dei costi fissi non recuperabili. Quindi offrirà comunque
una quantità positiva anche se il profitto è negativo.
✓ la condizione di massimizzazione del profitto 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶, consente di individuare i punti A, B e C, in
corrispondenza dei quali l'impresa realizza un profitto, in quanto 𝑃 > 𝑆𝐴𝐶.
Il prezzo PS corrispondente al punto minimo di AVC è uguale a 0,10. Punto dove SMC interseca AVC

La CURVA di OFFERTA di BREVE PERIODO (𝑆𝑆 = 𝑆ℎ𝑜𝑟𝑡 𝑆𝑢𝑝𝑝𝑙𝑦) è la curva rossa: al di sotto di 0,10 produco
0; al di sopra mi conviene vendere e quindi la curva di offerta è uguale alla curva dei costi marginali.
Quindi la curva di offerta si compone di 2 parti:
• 0 per prezzi molto bassi
• Uguale ai costi marginali quando i costi marginali intersecano i costi medi
L’offerta di mercato è la somma delle quantità offerte da ciascuna impresa per ogni livello di prezzo.
La curva di offerta di mercato di breve periodo è la somma orizzontale delle curve di offerta delle imprese
individuali. (3)

L’equilibrio perfettamente concorrenziale di breve periodo si verifica quando la quantità domandata dai
consumatori coincide con la quantità offerta dai produttori presenti nel mercato. In altre parole, l’equilibrio
si ha in corrispondenza del punto in cui la curva di domanda di mercato interseca la curva di offerta di
mercato.
(4) SMC della singola impresa, la si moltiplica per il n° di imprese e si trova SS
Esempio 1: (vedi foglio)

Se cambia il numero delle imprese vuol dire che cambia il prezzo e diminuisce.

47
Appunti di Diana Banchieri
➢ Per LUNGO PERIODO si intende il periodo di tempo in cui le imprese operanti nel mercato possono
modificare la dimensione degli impianti o uscire dall’industria e nuove imprese possono entrare nel
mercato.
Un’impresa orientata a stabilire la quantità che potrebbe produrre in un orizzonte temporale deve valutarne
i costi di produzione utilizzando funzioni di costo di lungo periodo. (5)
Nel lungo periodo le imprese massimizzano i profitti quando i costi marginali sono sopra i costi medi (qui non
ci sono altre curve come nel breve periodo).
Nel lungo periodo però il n° di imprese non è fisso. Il prezzo si abbassa finché i profitti economici per tutte le
imprese sono =0.

03/05
CURVA di OFFERTA di LUNGO PERIODO:
Per massimizzare i profitti servono 2 condizioni:
1. 𝑃 = 𝑀𝐶 e quindi la curva di offerta corrisponde a MC. Sto massimizzando i profitti e essi sono
positivi
2. 𝑃 ≥ 𝐴𝐶
Massimizzare i profitti: produrre quella Q tale che i profitti sono max. Nel lungo periodo in concorrenza
perfetta i profitti (economici) delle imprese sono =0.

Curva di offerta di MERCATO:


Mostra la quantità totale di output offerta nel mercato a diversi livelli di prezzo, nell’ipotesi che siano stati
realizzati tutti gli aggiustamenti necessari (dimensione degli impianti, entrata).
Per ottenerla non è possibile sommare orizzontalmente le curve di offerta individuali perché nel caso in cui ci
siano profitti positivi possono entrare nuove imprese. (Nel grafico si vede quando ci sono i profitti positivi
guardando i costi medi AC). Infatti:
- Se 𝑃 > 𝑚𝑖𝑛(𝐴𝐶), entrano nuove imprese, e il prezzo scende a min(AC).
- Se 𝑃 < 𝑚𝑖𝑛(𝐴𝐶), le imprese ottengono profitti negativi e offrono quantità nulle.

1 2 (1): Guardo tutti i costi per produrre la


quantità pari a Q=50 e disegno la curva di
offerta di breve periodo (2).

Se cambiano le condizioni climatiche, nel


breve periodo la curva di offerta è ferma e
cambia la domanda:

nuovo equilibrio di breve periodo (3): si


sposta la domanda (da D0 a D1); non
entrano nuove imprese, ma P↑ a 23.

La curva dei costi diventa: (4) le imprese


sono contente perché i costi marginali
(SMC) sono sopra i costi medi (SAC).

4 bis

I profitti sono positivi e si ottengono facendo: (𝑷 − 𝑺𝑨𝑪) ∗ 𝑸


(4-bis il rettangolo azzurro nel grafico).

48
Appunti di Diana Banchieri
Se P↑ e i profitti sono positivi nel lungo periodo questo stimola l’entrata di nuove imprese e quindi c’è un
aumento della curva di offerta, che passa da SS0 a SS1 (5). Le forze di mercato nel lungo periodo fanno sì che
P↓ e torni a 15 (P iniziale) e quindi anche le curve dei costi ritornano come all’inizio (6): i profitti sono =al
costo medio (=0) -perché le imprese abbassano la loro produzione-, quindi non entrano più imprese e
𝑷𝒓𝒆𝒛𝒛𝒐 = 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑽𝒂𝒓𝒊𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊.
6 5

La concorrenza perfetta fa si che i


consumatori siano contenti (quindi con
Prezzi bassi) ma che comunque le
imprese siano in economie di scala.

Infine, per disegnare la curva di offerta di mercato unisco tutti gli equilibri di breve periodo e prendo i punti
in cui P= costi medi.

L’equilibrio perfettamente concorrenziale di LUNGO PERIODO si ottiene quando:


1. 𝑃 = 𝑀𝐶
2. Profitti economici pari a 0, quindi 𝑃 = 𝐴𝐶 e quindi non entrano né escono imprese dal mercato
3. Domanda eguaglia l’offerta: 𝐷(𝑃) = 𝑛 ∗ 𝑄 (n°= numero imprese)
Poiché il prezzo di equilibrio corrisponde sia al costo marginale di lungo periodo che al costo medio di lungo
periodo, ciascuna impresa produce in corrispondenza del punto minimo della sua curva di costo medio di
lungo periodo.
La curva di offerta può avere andamenti differenti:
➢ Se è piatta si parla di industrie con costi costanti: è orizzontale perché il prezzo è sempre 15 (P= MC=
AC) al di là della Q (7).
In questo caso se la curva di domanda (D) si sposta verso dx, la curva di offerta non cambia: perché
l’↑ di D non modifica i costi (che rimangono uguali) e semplicemente aumentano i profitti (Per
calcolare i profitti totali calcolo il rettangolo del grafico). Questo si traduce in:
-profitti positivi nel breve periodo
-attira nuove imprese nel lungo periodo: quindi la curva di offerta si abbassa e il P↓ finché
P=MC (ossia produco la Q in cui P è al minimo degli AC).
!!! Anche se 𝑃 = 𝑀𝐶, si ha una Q tale che si produce in maniera efficiente pur non facendo profitti.
Industria a costi costanti non implica necessariamente rendimenti di scala costanti.
➢ Industrie con costi crescenti: è inclinata positivamente perché se D e il n° di imprese↑ (perché
profitti positivi attirano nuove imprese), anche il costo delle materie prime ↑.
Prima di spostare la curva di offerta dobbiamo cambiare i costi: con più Domanda, i Costi↑ e quindi
disegno i nuovi costi AC e MC (8) e poi disegno la nuova SS (9).
➢ Industrie con costi decrescenti: è inclinata negativamente, in quanto un ↑ della Q offerta porta a
una ↓del prezzo degli input.

SURPLUS del PRODUTTORE:


è l’area compresa tra la curva di offerta dell’impresa e il prezzo di mercato. Esso misura il beneficio
monetario netto di cui i produttori godono offrendo un bene a un prezzo dato. È l’area compresa tra il costo
marginale e la curva di offerta.
La differenza tra P e la curva SMC (curva di offerta) misura il beneficio totale derivante dalla produzione
perché il produttore riceve il prezzo di mercato per ogni unità venduta, ma sostiene in più solo il costo

49
Appunti di Diana Banchieri
marginale. Il surplus del produttore non coincide con il profitto, in quanto nel calcolarlo non deduciamo i
costi fissi non recuperabili. (10)
Inoltre, poiché la curva di offerta di mercato è semplicemente la somma delle curve di offerta, l’area tra la
curva di offerta di mercato di breve periodo e il prezzo di mercato è la somma dei surplus di tutti i
produttori. Il surplus ci dice se il mercato dove si produce e vende un bene ha generato dei benefici.
Il surplus totale è: 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 + 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒
Dice quanto la società nel complesso ha tratto benefici da quel mercato. In concorrenza perfetta il surplus
totale dell’economia è massimizzato.
Esempio: (11)
surplus del produttore per un P=3,50 è l’area compresa tra P e la curva di offerta, ossia l’area FBCE.
La variazione del surplus quando P varia da P1 a P2 è pari all’area P1P2GH.
(12) Quando P=2,5€, il surplus del produttore è pari all’area A. Se P↑ a 4.00€, l’incremento di surplus del
produttore è la somma delle aree B e C.
- Breve periodo: 𝑅𝑇 − 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒
- Lungo periodo: se tutti i costi sono recuperabili, coincide con il 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐

EFFICIENZA ECONOMICA:
Si ha efficienza economica quando il beneficio economico netto (somma surplus) è massimizzato. Si ottiene
con l’equilibrio perfettamente concorrenziale: quando il prezzo pagato dal consumatore coincide con il
prezzo ricevuto dal produttore.
I casi in cui non c’è mercato perfettamente concorrenziale è quando lo Stato mette le tasse, le quali
inducono i consumatori a diminuire gli acquisti e i produttori a ridurre la produzione.

➢ ACCISA: tasse che incidono su ogni unità venduta di uno specifico prodotto (benzina, alcol, tabacco o
biglietti aerei). Possono essere fisse o proporzionali; quando c’è si crea una differenza tra il prezzo che il
consumatore paga e quello che il produttore riceve: questo divario si chiama cuneo fiscale.
Conseguenze:
- Il mercato sottoprodurrà rispetto al livello di produzione efficiente
- Il surplus del consumatore è inferiore
- Il surplus del produttore è inferiore
- Effetto positivo sul bilancio pubblico
- Le entrate dovute alle tasse saranno inferiori alla diminuzione dei surplus. Quindi l’accisa produce
una riduzione del beneficio economico netto e quindi della perdita secca
Il beneficio economico netto effettivo diminuisce di un ammontare pari alla perdita secca.
Il beneficio economico netto potenziale è costante.
In un equilibrio concorrenziale ha un impatto > sui consumatori se la D è più rigida (se S è più rigida ha
impatto > sui produttori).

➢ La PERDITA SECCA è la riduzione del beneficio economico netto risultante da un’inefficiente allocazione
di risorse. È quindi il beneficio economico netto potenziale di cui nessuno si appropria. Si ha perdita
secca quando, anche se teniamo conto di tutto (surplus del consumatore e del produttore e del reddito
generato dalla tassa), alla fine il beneficio dell’economia è inferiore rispetto alla concorrenza perfetta.
Esempio 1 (vedi foglio): se lo Stato mette una tassa, essa influenzerà i CT dei produttori e per calcolarli si fa:
L’accisa va a influenzare quindi gli MC e va a spostare la curva di offerta, nel caso in cui debba essere pagata
dai produttori.
Effetti di un’accisa: cambia il 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 e del 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒: ↓. Si ha che:
_𝑃 𝑠 = 𝑃𝑑 − 𝑇 T=tassa
𝑑 𝑠
_𝑃 = 𝑃 + 𝑇
(13) Il punto M corrisponde al fatto che si vende meno, cioè 4 e i consumatori pagheranno 12. I produttori
riceveranno 12 − 6 = 6.
𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 ↓ = 𝑠. 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 (𝐴) + 𝑠. 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 (𝐻) + 𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑐𝑎𝑙𝑒(𝐵𝐶𝐺)
50
Appunti di Diana Banchieri
➢ Il GETTO FISCALE corrisponde a 𝒂𝒄𝒄𝒊𝒔𝒂 ∗ 𝑸. (Nel grafico è accisa*4 e si trova l’area che corrisponde a
un rettangolo).

Senza la tassa Con la tassa Effetti della tassa


Surplus CONSUMATORI A+B+C+E A -B-C-E
Surplus PRODUTTORI F+G+H H -F-G
Entrate dalla 0 B+C+G B+C+G
TASSAZIONE
BENEFICIO NETTO A+B+C+E+F+G+H A+B+C+G+H -E-F
(s.cons. + s.prod. +
entrate pubbliche)
PERDITA SECCA 0 E+F E+F

INCIDENZA di una TASSA:


L’incidenza di una tassa è la misura dell’impatto di una tassa sui Prezzi che i consumatori pagano e i venditori
ricevono in un mercato.
Una tassa ↑ P di mercato pagato dai consumatori, ma ↓ P al netto della tassa che ricevono i venditori.
La relazione tra l’incidenza di una tassa e le elasticità dell’offerta e della domanda è:
Δ𝑃𝑑 𝜀𝑄𝑠,𝑃
=
Δ𝑃 𝑠 𝜀𝑄𝑑,𝑃

Paga di più chi ha la curva più rigida (pendenza molto grande). Se lo Stato deve mettere un’accisa, lo mette
nel settore in cui l’elasticità della domanda è rigida, ossia beni di cui i consumatori hanno bisogno (benzina,
sigarette…). Ci sono anche tasse che incidono la curva di domanda e la spostano verso il basso.
L’impatto della tassa è > sui consumatori quando la domanda è meno elastica dell’offerta e un impatto > sui
produttori nel caso contrario..
(es. se l’elasticità della domanda e dell’offerta sono uguali, la tassa si ripartisce 50 e 50 oppure se l’elasticità
della domanda è il doppio i consumatori avranno il doppio di tassa rispetto al produttore)

➢ Il SUSSIDIO è quando è lo Stato che dà dei soldi su ogni unità venduta e la curva si offerta si sposta
verso il basso, aumentando la Q e abbassando i prezzi.
Conseguenze:
- Il mercato sovraprodurrà rispetto al livello di produzione efficiente
- Il surplus del consumatore è maggiore
- Il surplus del produttore è maggiore
- Effetto negativo sul bilancio pubblico: le spese pubbliche sostenute dal governo per finanziare i
sussidi sono un beneficio economico netto negativo.
- Le entrate dovute alle tasse saranno superiori all’aumento dei surplus. Quindi il sussidio produce una
perdita secca
14 Dopo l’accisa il surplus del produttore ↑ (non parte più da
P=8, ma da P=6). (14)

51
Appunti di Diana Banchieri
SENZA sussidio CON sussidio IMPATTO del sussidio
SURPLUS consumatori A+B A+B+E+G+K E+G+K
SURPLUS produttori E+F B+C+E+F B+C
Impatto sul bilancio 0 -B-C-E-G-K-J -B-C-E-G-K-J
pubblico
BENEFICIO NETTO A+B+E+F A+B+E+F-J -J
(s.con. + s.prod. - spesa
pubblica)
PERDITA SECCA 0 J

➢ Lo Sato può anche imporre un PREZZO MASSIMO: se P max è inferiore al P*, si produce meno (15)
Esso influenza la distribuzione del reddito e l’efficienza economica solo quando risultano inferiori al livello
che si osserverebbe in caso di equilibrio senza intervento statale.
Conseguenze:
- Il mercato non sarà in equilibrio. C’è un eccesso di domanda
- Il mercato sottoprodurrà
- Il surplus dei produttori sarà inferiore
- Una parte del surplus del produttore andato perso andrà ai consumatori
- Il surplus dei consumatori può aumentare o diminuire
- C’è una perdita secca

➢ Il governo può anche stabilire un PREZZO MINIMO: ha effetto solo se è superiore al prezzo di equilibrio.
Conseguenze:
- Il mercato non sarà in equilibrio. C’è un eccesso di offerta
- Il mercato sottoprodurrà
- Il surplus dei consumatori sarà inferiore
- Una parte del surplus del consumatore andato perso andrà ai produttori
- Il surplus dei produttori può aumentare o diminuire
- C’è una perdita di beneficio sociale netto

➢ QUOTA di PRODUZIONE: rappresenta un limite posto al numero dei produttori presenti sul mercato
oppure all’ammontare che ogni produttore può vendere. Solitamente la quota ha lo scopo di limitare la
quantità che i produttori possono offrire. Di solito è messa se la curva D è decrescente e S è crescente.
- Il mercato non è in equilibrio: eccesso di offerta
- I consumatori acquistano meno e il loro surplus è inferiore
- Una parte del surplus del consumatore va al produttore
- Il surplus del produttore può ↑ o ↓: dipende da quali produttori offrono effettivamente il bene
- Perdita beneficio sociale netto

➢ QUOTA IMPORTAZIONE e TARIFFA DOGANALE:


Vengono adottate dal Governo quando il prezzo di un bene all’estero è molto inferiore rispetto a quello del
Paese in questione, inducendo i consumatori a importare sempre di più.
Una quota di importazione (o contingentamento) è un limite posto alla Q complessiva di un certo bene che
può essere importata in un paese. Nel caso estremo, se la quota ammessa è pari a 0, non può verificarsi
importazione del bene. Una tariffa doganale è una tassa imposta su un bene importato.
C’è una differenza?
Le quote di importazione non generano entrate per lo Stato. Quindi, sebbene i surplus dei consumatori e dei
produttori nazionali coincidano nei due casi, la perdita di benessere sociale netto risulta inferiore con la
tariffa rispetto alla quota.

52
Appunti di Diana Banchieri
Tipo di Effetto sulla Effetto sul Effetto sul Effetto sul Perdita secca
intervento Q (interna) surplus dei surplus dei bilancio (interna)?
consumatori produttori pubblico
(nazionali) (nazionali) (nazionale)
Tasse sul ↓ ↓ ↓ Positivo Sì
consumo
Sussidi ↑ ↑ ↑ Negativo Sì
Prezzo massimo ↓: eccesso di ↑o↓ ↓ 0 Sì
domanda
Prezzo minimo ↓: eccesso di ↓ ↑o↓ 0 Sì
offerta
Quote di ↓: eccesso di ↓ ↑o↓ 0 Sì
produzione offerta
Quote di ↓ ↓ ↑ 0 Sì
importazione
Tariffe doganali ↓ ↓ ↑ Positivo Sì

Nel lungo periodo P=AC=MC e quindi profitti economici uguali a 0.


Grazie alle forze di mercato, si vende tanto a prezzi bassi e quindi i surplus sono sempre alti.
Se interviene lo Stato, si crea una perdita secca di benessere nell’economia.
!!! I programmi di acquisto governativo sono più costosi e c’è maggior perdita secca.
05/05

MONOPOLIO:
Mercato di monopolio: è costituito da un unico venditore e molteplici acquirenti.
Un monopolista stabilisce il prezzo di vendita nel proprio prodotto. Deve però considerare anche la curva di
domanda dei suoi consumatori: infatti, maggiore sarà il prezzo scelto, minore sarà la quantità che potrà
vendere.
Grazie alle sue decisioni influenza i prezzi, i quali dipendono dalla quantità P(Q).

Problema di MASSIMIZZAZIONE del PROFITTO di un monopolista:


𝑀𝑎𝑥 𝜋(𝑄) = 𝑻𝑹(𝑄) − 𝑻𝑪(𝑄)𝑟𝑖𝑠𝑝𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑎 𝑄
Dove:
𝑇𝑅 = 𝑄𝑃(𝑄) 𝑒 𝑃(𝑄)è 𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑣𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎 𝑖𝑛𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑟𝑐𝑎𝑡𝑜.
Se la curva di domanda inversa è lineare, ossia: 𝑃 = 𝑎 − 𝑏𝑄,

allora la curva di MR è: 𝑴𝑹 = 𝒂 − 𝟐𝒃𝑸


(1)Il ricavo marginale nel caso in cui venda una macchina è 100. Se vuole venderne 2 il ricavo marginale è più
piccolo del prezzo ed è: 𝑀𝑅 = 80 − (100 − 80) = 60

Come trovo MR?


➢ In concorrenza perfetta 𝑅𝑇 = 𝑃̅ ∗ 𝑄 𝑃̅ = 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑎𝑡𝑜
𝜕𝑅
𝑀𝑅 = 𝜕𝑄 = 𝑃

➢ In monopolio: 𝑅𝑇 = 𝑃(𝑄) ∗ 𝑄
𝜕𝑅 𝜕𝑃(𝑄)
𝑴𝑹 = 𝜕𝑄 = 𝜕𝑄
∗ 𝑄 + 𝑃(𝑄)

All’↑ di Q, MR↓. L’MR interseca l’asse x nel punto medio P della curva di domanda, dove 𝜀 = 1.
Come faccio a massimizzare i profitti?

53
Appunti di Diana Banchieri
Condizioni di max profitto di un monopolista:
➢ Si massimizzano i profitti quando 𝑴𝑹 = 𝑴𝑪 (non più MC=P perché non siamo in concorrenza
perfetta): ossia si produce quella Q per cui i 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑖.
Δ𝑇𝑅(𝑄) Δ𝑇𝐶(𝑄)
=
Δ𝑄 Δ𝑄
- Se l'impresa produce una quantità per cui 𝑀𝑅 > 𝑀𝐶, non massimizza il suo profitto poiché
incrementando la produzione il suo profitto aumenterebbe.
- Se l'impresa produce una quantità per cui 𝑀𝑅 < 𝑀𝐶, non massimizza il suo profitto poiché
riducendo la produzione il suo profitto aumenterebbe
!N.B: Solo in concorrenza perfetta P = MC e non per il monopolista

Se la curva di domanda è lineare, MR è la bisettrice e incontra l’asse delle Q nel punto medio:
1. Trovato il punto per cui MR=MC, scopro la Q*
2. Per trovare il P, vado su fino al punto della curva di domanda e poi trovo il prezzo
Esempio 1: (vedi foglio)
Il punto che massimizza i ricavi totali è l’intercetta di MR sull’asse delle Q, ma lo scopo non è quello di
massimizzare i ricavi ma il profitto.
Per un'impresa prices Taker, il ricavo marginale coincide con il prezzo di mercato, mentre per un
monopolista no.
∆𝑇𝑅 = 𝑃∆𝑄 + 𝑄∆𝑃

∆𝑇𝑅 ∆𝑃
𝑀𝑅 = ∆𝑄
= 𝑃 + 𝑄 (∆𝑄)
In questo caso e ricavo marginale costituito da due parti:
1. P corrisponde all' incremento di ricavo dovuto all' aumento
del volume di vendite
∆𝑃
2. 𝑄 (∆𝑄) < 0 corrisponde alla riduzione nei ricavi dovuta alla
riduzione del prezzo di vendita sulle unità inframarginali; dato che
questa quantità è negativa, 𝑀𝑅 < 𝑃. Quindi ricavo marginale < del
P che il monopolista stabilisce per ogni quantità maggiore di zero.

Ricavo medio: è il ricavo totale per unità di output.


Il ricavo medio (quanto ricavo su ogni unità in media) è uguale alla curva di domanda, sono uguali perché
vendo tutte le unità allo stesso prezzo. Infatti:
𝑇𝑅 𝑃 ∗ 𝑄
𝑨𝑹 = = =𝑃
𝑄 𝑄
Come si vede dal disegno, la curva del ricavo totale TR raggiunge il suo massimo quando Q=6, che è la stessa
quantità per la quale il ricavo marginale MR è nullo.
Se 𝑄 > 0:
- 𝑀𝑅 < 𝑃
- 𝑀𝑅 < 𝐴𝑅
- MR si trova al di sotto della curva di domanda (𝐷 = 𝐴𝑅)

La condizione di massimizzazione del profitto del monopolista:


➢ Il profitto del monopolista può essere positivo, diversamente da quanto accade a un'impresa
perfettamente concorrenziale in equilibrio di lungo periodo, poiché il monopolista non deve far
54
Appunti di Diana Banchieri
fronte alla minaccia di libera entrata nel mercato, situazione che rende nulli i profitti in concorrenza
perfetta.
➢ Nel monopolio il surplus dei consumatori è più piccolo rispetto a quello della concorrenza perfetta,
così come il beneficio netto totale.
➢ Il monopolista non ha una sua curva di offerta, (cioè, la quantità ottima per ogni possibile prezzo
dato esogenamente) perché il prezzo è determinato endogenamente sulla base della curva di
domanda: in base alla curva di domanda aggregata lui sceglie prezzi e quantità, ovvero sulla base
della disponibilità a pagare di tutti i consumatori sul mercato. È dunque possibile per un monopolista,
seconda della domanda di mercato, vendere una quantità di massimo profitto a prezzi diversi.
➢ Può vendere la stessa quantità a prezzi diversi

Nel monopolio ci sono le barriere:


- di entrata che impediscono alle nuove aziende di entrare nel mercato, oppure
- strategiche, grandi imprese acquistano quelle più piccole che vogliono entrare nel mercato. Possono
anche esserci esternalità di rete, ovvero utilizziamo un bene solo quando anche altri lo utilizzano
(social media).
Quindi nel monopolista c’è una situazione favorevole perché riesce a vendere meno ad un prezzo più alto,
che crea un effetto netto nell’economia negativo, per questo ci sono molte politiche che hanno come
obiettivo controllare i monopoli e limitarli il più possibile.
- Esternalità di rete: noi godiamo dell’utilizzo di un bene quando gli altri consumatori lo utilizzano.
Il produttore aumenta il suo surplus vendendo meno ma a un prezzo più alto: per questo il consumatore ci
perde e il suo surplus ↓.
(2) La curva del MR è sempre al di sotto della curva di domanda.
Il ricavo medio (AR) è uguale alla curva di domanda: perché vendo tutte le unità a un unico prezzo.
Esempio 2: (vedi foglio)(3)
Esempio 3: (vedi foglio)

Per riassumere:
- MR può essere sia positivo che negativo: più si vuole vendere, più si ha probabilità che MR sia
negativo perché la riduzione del P per vendere di più si ripercuote nelle unità fondamentali.
- Se Q è positivo (𝑄 > 0):
1. 𝑀𝑅 < 𝑃
2. Siccome 𝑃 = 𝐴𝑅, allora: 𝑀𝑅 < 𝐴𝑅
3. Curva MR è al di sotto della curva di Domanda e quindi di AR
- Più 𝜀𝑄𝑑 ,𝑃 è elastica, meno è grande la differenza 𝑃 − 𝑀𝐶
- Se MC sono decrescenti, quando Q↑ (e quindi anche D↑), P↓
- Se MC sono crescenti e la D è decrescente, quando MC↑, allora P↑ e Q↓
- Massimizzazione profitto:
1. Se la curva MC si sposta verso l’alto, RT↓
2. Se la curva MC si sposta verso il basso, RT↑
- Se le imprese agiscono in modo collusivo (e quindi si comportano come un monopolista), TR non ↑
all’↑ di MC
- Il monopolio crea perdita secca perché il P* è > e la Q* è < rispetto alla concorrenza perfetta
- Monopolio naturale: richiede economie di scala e quindi AC decrescente
- Rispetto alla concorrenza perfetta, l’uso di un’unità in più di fattore fa incrementare meno MR e
quindi il monopolista preferisce usare un’unità in meno di fattore

ELASTICITÀ:
Dato che il monopolista utilizza la curva di domanda di mercato per definire il prezzo di vendita, la differenza
che esiste tra il prezzo e il costo marginale (mark-up) è influenzata dall' elasticità della domanda rispetto al

55
Appunti di Diana Banchieri
prezzo. La differenza tra il prezzo di massimo profitto il costo marginale è tanto più elevata quanto più
elastica è la domanda rispetto al prezzo. Nel monopolio P > MC.
Il monopolista vorrebbe ↓P di poco e ↑Q di tanto, per avere un effetto sui RT positivo.
La forma della curva di domanda va a influire sul risultato della massimizzazione.
Osservando i grafici 4a e 4b:
Se il monopolista riesce a vendere a un P più alto rispetto al costo marginale, riesce a sfruttare la rigidità
della domanda (4b) e quindi guadagna molto. quindi Può scegliere il prezzo, però è influenzato dalla rigidità
della domanda: se una domanda è poco rigida, non può mettere P troppo alti (4a).
(5): nel punto medio 𝜀 = 1
Dx: domanda inelastica: i ricavi marginali sono negativi
Sx: domanda elastica: ricavi marginali positivi
La curva del ricavo marginale si può scrivere come:
1 Δ𝑃
𝑴𝑹 = 𝑃(𝑄) ∗ (1 + ) oppure senza usare l’elastcità: 𝑀𝑅 = 𝑃 + 𝑄 ∗ Δ𝑄
𝜀𝑄,𝑃
Dalla formula si deduce che:
➢ Se la domanda è elastica: 𝜀 < −1 𝑀𝑅 > 0
➢ Inelastica: −1 < 𝜀 < 0 𝑀𝑅 < 0
➢ Unitaria: 𝜀 = −1 𝑀𝑅 = 0
Esempio 4: (vedi foglio)
Esempio 5: (vedi foglio)
Un agente ha potere di mercato se è in grado di influenzare, con le sue azioni, il prezzo di mercato. Si può
anche definire come la capacità di fissare P superiori al costo marginale.

L’Inverse elasticity pricing rule (IEPR): è un altro modo per definire la condizione di massimo profitto
(mark-up) del monopolista in termini di costi marginali. È la regola secondo cui la differenza tra il Prezzo di
massimo profitto e il costo marginale, espressa in % sul P, è uguale all’inverso (negativo di 𝜺𝑸,𝑷 .
1
𝑀𝐶(𝑄 ∗ ) = 𝑃∗ (1 + )
𝜀𝑄,𝑃

𝑷∗ − 𝑴𝑪∗ 𝟏

=−
𝑷 𝜺𝑸,𝑷
Se ↑ 𝜀 allora ↓ mark-up ottimale
Un monopolista opererà sempre nella regione elastica della curva di domanda di mercato (quando −∞ <
𝜺𝑸,𝑷 < −1), in quanto per ogni punto della porzione inelastica della curva di domanda, c'è sempre un punto
nel tratto elastico in grado di dare profitti maggiori. La IEPR implica dunque che P e Q di massimo profitto del
monopolista devono trovarsi nella regione elastica della sua curva D.

!N.B. la IEPR non vale solo per i monopolisti ma anche per quei beni caratterizzati da differenziazione di
prodotto, una situazione in cui due o più prodotti possiedono attributi che li rendono distinguibili agli occhi
dei consumatori, e di conseguenza non perfettamente sostituibili.

POTERE di MERCATO:
Un agente ha potere di mercato se è in grado di influenzare, attraverso le sue azioni, il prezzo di mercato. Si
può anche definire come la capacità di fissare prezzi superiori al costo marginale (𝑃 > 𝑀𝐶). In concorrenza
perfetta nessuno ce l’ha, in questo caso P=MC.

L’INDICE di LERNER:
è il mark-up % del P sul costo marginale. Varia tra 0 (imprese in concorrenza perfetta) e 1, per un
monopolista che fronteggia una curva di domanda a elasticità unitaria. Ossia la capacità di un impresa di
fissare un P superiore al costo marginale.

56
Appunti di Diana Banchieri
Dunque la differenza tra P e costo marginale mi fa capire quanto potere di mercato ha un’impresa.
mark-up= quanto ricarico dal P sul costo di un prodotto.
Tale indice viene utilizzato per misurare quanto potere di mercato c’è, se è troppo alto c’è una perdita netta
di benessere. Dato che il potere di mercato rappresenta la capacità di un’impresa di mettere un prezzo
maggiore del costo marginale, allora la differenza tra questi fattori darà la misura di quanto sia il suo potere
di mercato. Nel caso in cui si voglia fare un confronto tra più imprese bisogna prendere questa differenza e la
si divide per il prezzo per rendere possibile il confronto tra industrie diverse con ordini di grandezza differenti
𝑀𝑎𝑟𝑘 − 𝑢𝑝 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒: 𝑷 − 𝑴𝑪
𝑷
In concorrenza perfetta l’indice è pari a 0 perché 𝑃 − 𝑀𝐶 = 0 => 𝑃 = 𝑀𝐶

STATICA COMPARATA (guardo libro, pag.358)


NO monopolio in altri mercati (mercato lavoro): monopsonio: un unico fornitore che vende gli input di
produzione (potrebbe essere anche il lavoro L).
Regola del punto medio del monopolista: stabilisce che P* del monopolista operante con costi marginali

costanti e una curva D lineare si trova a metà tra l’intercetta verticale della curva D (ovvero il prezzo di
riserva) e l’intercetta verticale della curva del costo marginale.
È un gruppo di imprese che decide di operare come se fossero monopolisti (massimizzare i profitti) e poi
decidono come dividerseli.
➢ Se Q ↑ e MC ↑ => P↑
➢ Se Q ↑ e MC ↓ => P↓
- Se MC ↑ => P↑ e Q↓ => RT↓
- Se MC ↓ => P↓ e Q↑ => RT↑
In generale l'impatto dello spostamento della curva di domanda sul prezzo di vendita ottimale dipende da
come variano i costi marginali al variare della quantità prodotta.

MONOPOLISTA MULTI-IMPIANTO:
C’è un monopolista che ha più di un impianto di produzione: quindi la curva dei costi marginali non è unica
ma c’è una curva per ogni impianto di produzione, per decidere quanto far produrre a ciascuno degli
impianti metto in relazione quanto produco in tutto (somma della produzione dei vari impianti) e i costi
marginali dei vari impianti (che non sono per tutti uguali): 𝑀𝐶1 , 𝑀𝐶2 .
L’impresa può aumentare i profitti riallocando la produzione verso l’impianto con il costo marginale più
basso (quello più efficiente), bisogna considerare che i costi marginali non sono sempre costanti, quindi si
satura l’impianto fino a quando i MC rimangono più bassi, dopo di che si passa all’altro impianto e così via.
Se abbiamo più di un impianto bisogna tenere conto che riallocando la produzione, cambieranno i MC e
quindi anche la quantità di equilibrio.
𝑴𝑪𝑻 : curva del costo marginale multi-impianto è la somma orizzontale delle singole curve del costo
marginale dei differenti impianti (si sommano le quantità).
57
Appunti di Diana Banchieri
Quindi la scelta del volume di produzione ottimale riguarda due aspetti:
➢ Quanto deve produrre complessivamente
𝑴𝑹 = 𝑴𝑪𝑻
➢ Come deve dividere la produzione tra i diversi impianti: i livelli ottimali di produzione dei singoli
impianti si deducono dal punto di intersezione tra le singole curve del costo marginale riferite due
impianti è una linea tracciata orizzontalmente a partire dal punto di intersezione tra MR e MCT.

𝑀𝐶𝑇 = 3 + 6 = 9
1. Per ciascun livello di costo
marginale si sommano le unità
prodotte (quantità)
2. Prima trovo quanto
conviene produrre, Q che massimizza i profitti
3. Trovo il P corrispondente
4. Dal punto di ottimo mi sposto verso sinistra sullo stesso livello di prezzo e trovo le intersezioni con le
altre MC
5. Dato che si sommano le quantità bisogna riscrivere le funzioni inverse dei costi marginali, in modo da
isolare Q, a questo punto si possono sommare
6. Dopo aver fatto la somma si ribalta di nuovo la formula in modo da isolare MC
7. 𝑴𝑹 = 𝑴𝑪
8. Così trovo la Q* ottima, e mettendola nella funzione di domanda inversa si trova il P
9. Si mette la quantità ottima nella funzione di MCT o in MR, una volta trovato il prezzo che corrisponde
al punto di ottimo (non è il prezzo ottimo) lo si inserisce nelle funzioni di MC1 e MC2 e si trovano le Q
da allocare per ogni impianto.
Esempio 6: (vedi foglio)

COSA FACCIO?
1. Trovo Q* che massimizza i profitti, ossia MR=MCT
- Per trovare MR, se è una curva lineare, ha doppia pendenza
- MCT: sommo orizzontalmente MC1 e MC2
2. trovo P* mettendo la Q* nella curva di domanda
3. come dividono i vari impianti gli MCT? Metto Q nella formula di MCT
4. metto il MC* trovato e lo metto nelle curve inverse di Q1 e Q2 trovate

CARTELLO:
è un gruppo di produttori che definisce in modo conclusivo P e Q in un mercato. In altre parole, un cartello
opera come un monopolista che massimizza i profitti dell'intera industria. Una volta decisa la quantità che
massimizza, non si divide equamente quanto produrre, perché sennò non starebbero massimizzando, ma
devono dividerseli in base ai loro costi marginali, quindi il ragionamento è lo stesso dei multi-impianti (si
produce quindi come nell’esercizio 7).
58
Appunti di Diana Banchieri
Perché lo Stato ci perde con il monopolio e il cartello? (7)
Si crea la perdita secca da monopolio.

ECONOMIA DEL BENESSERE E MONOPOLIO:


Poiché l'equilibrio di monopolio generalmente non coincide con l'equilibrio di concorrenza perfetta, esso
comporta una perdita di benessere sociale. Il beneficio netto in concorrenza perfetta è maggiore rispetto al
monopolio, questo perché in monopolio non vengono prodotte vendute quelle unità per cui la disponibilità a
pagare dei consumatori eccede il costo marginale. La produzione di queste unità incrementerebbe il surplus
totale, ma ridurrebbe il profitto del monopolista, che per questo motivo decide di non produrre
Quando c’è un monopolio o un cartello la società ci perde perché
➢ In concorrenza perfetta 𝑃 = 𝑀𝐶, il surplus del consumatore (area al di sotto della curva di domanda
fino al prezzo) e surplus del produttore (area al di sopra dei MC fino al prezzo)
➢ Nel monopolio 𝑀𝑅 = 𝑀𝐶, surplus del consumatore è più piccola rispetto alla perfetta concorrenza,
mentre il surplus del produttore è maggiore.
➢ Il surplus totale è maggiore nella concorrenza perfetta
➢ in monopolio la società genera meno ricchezza

(pag.377)
Un mercato è un monopolio naturale se, per qualsiasi livello rilevante di output dell’industria, i costi totali di
produzione di un’impresa che produce quella quantità sono minori dei costi di due o più imprese che si
dovessero dividere la medesima produzione.
Monopsonio: è un mercato costituito da un unico acquirente e molti venditori.
Approfondimento: UE vs Microsoft: si accusò Microsoft di essere monopolista (anche se in effetti lo era).

10/05

DISCRIMINAZIONI di PREZZO E PUBBLICITÀ:


Un monopolista pratica un prezzo unico se fissa lo stesso prezzo per ogni unità di output venduta.
Sebbene il monopolista consegua dei profitti praticando una politica di prezzo unico, non riesce ad
appropriarsi della perdita di benessere sociale associata a tale politica.
Il monopolista può evitare ciò fissando più di un prezzo per il proprio prodotto.
Discriminazione dei prezzi:
Offre al monopolista, e più in generale a qualsiasi impresa con potere di mercato, l'opportunità di accrescere
il proprio surplus grazie alla possibilità di fissare prezzi diversi per consumatori con caratteristiche diverse.
Affinché si possa praticare la discriminazione del prezzo è necessario che si verifichino alcune condizioni:
➢ L'impresa deve avere potere di mercato: la curva di domanda deve essere inclinata negativamente
➢ Le imprese devono avere qualche informazione sui prezzi che diversi consumatori sono disposti a
pagare per il loro prodotto: devono sapere come variano i prezzi di riserva e/o le elasticità della
domanda rispetto al prezzo tra i vari consumatori
➢ Le imprese devono essere in grado di impedire la rivendita del bene: se un'impresa non può impedire
l' arbitraggio, un cliente che ha acquistato il prodotto a un prezzo basso può agire come un
intermediario e rivenderlo ai consumatori disposti a pagare un prezzo superiore. In questo caso sarà
l'intermediario ad appropriarsi del surplus dei consumatori al posto dell'impresa produttrice.
Tipologie:
1. Si parla di discriminazione di primo grado o perfetta quando l’impresa vende ogni unità di prodotto al
prezzo massimo che ogni singolo consumatore è disposto a spendere. Il prezzo di riserva è il prezzo
massimo che ogni singolo consumatore disposto a spendere (es. asta).
La curva di domanda può essere interpretata come ad una curva della “disponibilità a pagare”. Se il
monopolista può osservare la disponibilità pagare di ogni consumatore (basandosi, ad esempio, sul luogo di
residenza, il grado di istruzione, il “look”, ecc.), allora il monopolista può discriminare “perfettamente” i
prezzi.

59
Appunti di Diana Banchieri
In questo caso il monopolista continuerà a vendere unità fino a quando il prezzo di riserva è uguale al costo
marginale di produzione (dell’ultimo pezzo). Quindi, un monopolista che attua una discriminazione perfetta
del prezzo produrrà e venderà il livello efficiente di output, la quantità venduta sarà uguale a quella di
concorrenza perfetta, quindi non vi è perdita secca, infatti il surplus totale è lo stesso ma se ne appropria
completamente il produttore. (1)
!N.B. Il monopolista cattura l'intero surplus solo se è in grado di impedire la rivendita del bene.
Figura 12.2: il surplus del consumatore è pari a 0.

2. Discriminazione del prezzo di secondo grado: l’impresa offre sconti sulle quantità (il prezzo unitario si
riduce se i consumatori acquistano quantità >): quindi il produttore fa pagare un prezzo più piccolo sulle
ultime unità vendute, più compri meno paghi la singola unità.
Tutto ciò è possibile grazie al fatto che i venditori sanno che la curva di domanda dei loro acquirenti e
decrescente, ovvero che il prezzo che sono disposti a pagare decresce al crescere della quantità acquistata.
Un venditore può utilizzare queste informazioni per aumentare il proprio surplus offrendo ai consumatori
sconti collegati alle quantità vendute.
Se i consumatori pagano un prezzo per le unità appartenenti al 1° blocco acquistato (es. P=11€ per le prime 9
unità) e un prezzo diverso per le unità del 2° blocco (es. P=8€ per le successive 3 unità), si è in presenza di
una tariffa a blocchi.
Se il monopolista potesse fissare un blocco per ogni consumatore si tornerebbe alla discriminazione perfetta.

Gli SCONTI QUANTITÀ si possono fare tramite:


➢ Tariffa a BLOCCHI: i consumatori pagano un prezzo per le unità appartenenti al primo blocco
acquistato e un prezzo diverso per le unità del secondo blocco – simile alla tariffa a due parti – (es.
mercati dell’energia, se si utilizza più energia di notte si paga meno, oppure in base a quanto si
consuma, le ultime unità costano meno), ciò deriva dalla legge dell’utilità marginale decrescente.
Se il monopolista potesse fissare un blocco per ogni consumatore, catturerebbe lo stesso
ammontare di surplus della discriminazione perfetta del prezzo.
➢ Tariffa a DUE PARTI: sia quando un monopolista fissa un prezzo unitario, r, + una quota fissa (pagata
in ogni caso), F = una parte fissa + una parte variabile (es. internet nei mercati digitali, abbonamento
+ funzioni premium).
Ciò, di fatto, implica un prezzo medio diverso per i consumatori a seconda della quantità
acquistata. (2)

3. Discriminazione del prezzo di terzo grado o a blocchi: a ciascun segmento di mercato (gruppo di
consumatori) viene proposto un P diverso, posto che l’impresa sia in grado di identificare tali segmenti.
Una delle ipotesi per cui, nella concorrenza perfetta, si ha lo stesso prezzo è che il bene sia uguale per
tutti, con la discriminazione è come se si introducesse una differenza tra i prodotti, quindi si riduce
l’impatto della concorrenza (es. tariffe di trasporto differenziate per diverse tipologie di beni).

Le VENDITE ABBINATE (tying) sono una tecnica di vendita che permette ai consumatori di acquistare un
prodotto solo se accettano di comprare anche un altro prodotto. Possono essere utilizzate al posto della
discriminazione del prezzo quando l'impresa non è in grado di osservare la disponibilità pagare di clienti
differenti.
La VENDITA A PACCHETTO (bundling) prevede che due o più beni vengano venduti in modo congiunto,
spesso senza la possibilità di acquistarli separatamente. Può capitare che si possono comprare anche
separatamente ma fanno offerte sul comprarli insieme, si hanno vantaggi quando ci sono preferenze
inversamente correlate, ovvero che tra clienti le preferenze si muovono in senso opposto (↑la disponibilità
a pagare di un bene e ↓quello dell’altro consumatore). In questo modo il produttore spinge i consumatori
ad acquistare entrambi i beni quando invece essi avrebbero potuto non farlo.

60
Appunti di Diana Banchieri
Quindi se i prezzi di riserva per i due beni sono negativamente correlati, il bundling riduce la loro dispersione
quindi fa aumentare il prezzo al quale possono essere vendute unità addizionali.
Può essere usato al posto della discriminazione del prezzo per aumentare il surplus del produttore quando i
consumatori hanno differenti disponibilità pagare per i beni venduti nel pacchetto.
!N.B. Con preferenze positivamente correlate non conviene

Preferenze positivamente collegate: ↑ entrambe.


Nel caso in cui si possa scegliere se acquistare un prodotto in pacchetto o separatamente si parla di bundling
misto.

PUBBLICITÀ:
È un modo con cui un'impresa con potere di mercato può far aumentare la domanda, così da poter creare e
catturare surplus con una strategia che non si basa sul prezzo.
Obiettivo: aumentare la differenziazione, in modo tale da avere meno pressione competitiva sul singolo
mercato e quindi incrementare la domanda dei propri prodotti, spostando la curva di domanda verso destra
e creando più surplus nel mercato
Un modo per differenziare i prodotti sono le pubblicità:
- Da l’informazione della differenza,
- Convince che i prodotti siano diversi dagli altri
- Fonte di espansione della domanda (aumentare la domanda): convincere persone che non volevano
comprare

Quando il bene non è più omogeneo si riduce la concorrenza. Per ridurre la concorrenza importante è la
pubblicità. Ne esistono di vari tipi:
➢ Comparativa: ossia metto a paragone 2 prodotti sottolineando le parti migliori (non tutte).
L’obiettivo è quello di diversificare i prodotti, in modo da differenziare il mercato e aumentare i
prezzi. Ci fa percepire prodotti identici come differenti.
La pubblicità generalmente implica l’↑ dei costi ma aumenta la Domanda.
La discriminazione si può fare ad esempio con i saldi; negli aerei (1°, 2° classe…); i contratti con CF e CV (es.
contratti telefono).
La discriminazione di prezzo dipende da: budget dei consumatori, localizzazione geografica, età.
61
Appunti di Diana Banchieri
12/05
Esercitazione: CAP.12: DISCRIMINAZIONE di PREZZO:
1.Perché discriminare il P vuol dire avere P differenti e se non ha potere di mercato non può farlo.
Cos’è l’arbitraggio? Sfruttare la differenza di Prezzo tra un mercato e l’altro. (compro l’I Phone in USA dove
costa meno e lo rivendo in Italia dove costa di più).
3.Se ci fosse l’arbitraggio e un’impresa ha fatto la discriminazione di prezzo di 3° tipo non potrebbe farlo se
no si pagherebbero tasse e multe. L’arbitraggio implica che la discriminazione on funziona.
4.Può essere che metta esempi e io devo capire di che tipo di discriminazione si tratta.
6.Surplus produttore ↑ e quello del consumatore ↓. Non si crea una perdita secca perché vende una
quantità che i consumatori sono disposti a comprare con il P max.

17/05

TEORIA dei GIOCHI e SCELTE STRATEGICHE:


Il risultato delle nostre azioni dipende da azioni compiute da altre persone/organizzazioni. Per massimizzare
il risultato che vogliamo ottenere dobbiamo chiederci: “Cosa starà facendo l’altro?”.
Dobbiamo anche vedere in modo allocentrico: cosa farà l’altro? Cosa starà pensando?
Bisogna quindi tenere conto di cosa farà l’altro e ipotizzare che anche l’altro faccia la stessa cosa.
Teoria dei giochi: ramo della microeconomia relativo all' analisi delle decisioni ottimali in situazioni
competitive. Nella teoria di giochi abbiamo:
1. Giocatori: gli agenti economici che partecipano al gioco
2. Azioni: Una serie di mosse e scelte che possono essere intraprese dai giocatori e che sono conosciute
a tutti i giocatori
3. Risultati: I vari possibili risultati del gioco (quattro, ognuno rappresentato da una cella della matrice)
4. Strategia: un piano di azioni che un giocatore potrebbe intraprendere in ogni possibile circostanza
che egli si trova ad affrontare. Cosa faccio per ogni azione compiuta dall’altra impresa? È diversa
dall’azione
5. Un pay-off del gioco: l'ammontare che ogni giocatore si può aspettare di guadagnare (beneficio) in
base alle differenti combinazioni delle scelte di strategie intraprese dai due giocatori, e quindi per
ogni possibile risultato del gioco.
Per rappresentare le nostre scelte uso la matrice, mettendo i vari giocatori e le possibili scelte da fare.
All’interno ci sono le possibili azioni che possono accadere. Dentro i quadrati i pay-off.

EQUILIBRIO DI NASH:
Equilibrio di Nash: si verifica quando ogni giocatore sceglie la strategia che gli consente di ottenere il più alto
payoff, date le strategie scelte dagli altri giocatori. Anche se non massimizza l’interesse collettivo, è quello
più probabile in quanto è quello più razionale (può non essere la migliore per entrambi), quindi si dice che si
“autoalimenta”, infatti se ogni giocatore si aspetta che l'altro giocatore scelga la strategia corrispondente
all'equilibrio di Nash, allora entrambe le parti sceglieranno di fatto la strategia che conduce a tale equilibrio.
Se c’è un equilibrio di Nash, è impossibile un cambio di scelta unilaterale per arrivare ad un maggiore
beneficio.
➢ Strategia dominante: è una strategia che risulta sempre la migliore tra quelle a disposizione del
giocatore, indipendentemente dalle strategie che l'altro giocatore adotterà; essa sarà la strategia
dell'equilibrio di Nash del giocatore.
➢ Strategia dominata: sia quando un giocatore ha un'altra strategia che gli offre sempre un payoff
maggiore, indipendentemente dalle scelte del rivale
La strategia dominante di un giocatore è la sua strategia dell’equilibrio di Nash. Analogamente, poiché è
improbabile che le strategie dominate vengano giocate, possono essere eliminate, rendendo più semplice la
soluzione di giochi complessi.

62
Appunti di Diana Banchieri
DILEMMA del PRIGIONIERO:
è un gioco in cui esiste conflitto tra interesse collettivo di tutti i i partecipanti e l'interesse individuale dei
singoli giocatori. In questo caso l'equilibrio di Nash non corrisponde necessariamente al risultato che
massimizza il profitto aggregato dei giocatori. C’è scontro tra interesse individuale e collettivo. Es 1:
Equilibrio di Nash: Nel I quadrante le due scelte si intersecano (-5; -5): entrambi i giocatori stanno facendo la
scelta migliore, ritenendo che anche l’altro stia facendo la scelta migliore).
Nell’equilibrio di Nash la scelta è razionale.
Nessun giocatore può cambiare unilateralmente la sua strategia e trovarsi in una posizione migliore.
La condizione migliore di pareto efficienza sarebbe che nessuno confessa, ma io non posso avere la certezza
che l’altro non confessi.
A volte può capitare che non ci sia un equilibrio di Nash o che ce ne siano troppi e quindi non si sa cosa
scegliere.

Esempio 2:
GIOCO del CONIGLIO:
In questo caso non c’è una teoria dominante e ci sono 2 equilibri di Nash. In economia questo avviene
quando due imprese competono in un mercato nel quale vi è posto soltanto per una di loro (monopolio
naturale). Qui non c’è una situazione dominante. Ho 2 equilibri di Nesh (-10; 10 e 10; -10)

➢ Strategia pura: una specifica scelta di una strategia tra quelle possibili per un giocatore
➢ Strategia mista: una scelta tra due o più strategie pure basata su probabilità prestabilite

Individuazione generale dell’equilibrio di Nash


➢ Ogni volta che entrambe le imprese hanno una strategia dominante, queste strategie costituiranno
l'equilibrio di Nash del gioco in oggetto
➢ Se solamente uno dei due giocatori ha una strategia dominante, questa costituirà la strategia
dell'equilibrio di Nash per quel giocatore. È possibile trovare la strategia dell'equilibrio di Nash
dell'altro giocatore individuando la sua migliore risposta alla strategia dominante del concorrente
➢ Se nessun giocatore ha una strategia dominante, ma entrambi hanno una o più strategie dominate, è
spesso possibile individuare l'equilibro di Nash eliminando le strategie dominate, e quindi
semplificando l'analisi del gioco.
➢ Se nessun giocatore ha strategie dominate, bisogna identificare la migliore risposta del giocatore 1 a
ogni possibile strategia del giocatore 2, e poi la migliore risposta del giocatore 2 a ogni possibile
strategia del giocatore 1.
➢ Se non c’è l’equilibrio di Nash in strategie pure, bisogna cercarlo nelle strategie miste.
Per indurre i giocatori alla cooperazione ci sono alcune strategie:
➢ Si parla di grim trigger strategy nel caso in cui appena uno dei due giocatori imbroglia, è come se
causasse una permanente rottura della cooperazione per tutto il gioco.
➢ Tit for tat (“occhio per occhio”): un giocatore si comporta in un certo modo perché sa che in futuro
l’altro giocatore potrebbe prendere la sua stessa decisione.
GIOCHI SEQUENZIALI:
➢ Giochi sequenziali: un giocatore può muovere prima degli altri giocatori
➢ Albero del gioco: è un diagramma che mostra le differenti strategie che ogni giocatore può scegliere
e l'ordine in cui avvengono le decisioni

63
Appunti di Diana Banchieri
Quando si risolve un gioco sequenziale si utilizza un processo di ragionamento chiamato:
➢ Induzione a ritroso (backward induction): bisogna partire dalla fine del gioco e per ogni nodo
decisionale bisogna trovare la decisione ottimale del giocatore che si trova in quel nodo. Si procede
quindi allo stesso modo finché non si raggiunge l'inizio del gioco (si sceglie quello che gioca per primo
basandosi sui risultati del secondo).
➢ Mosse strategiche: sono azioni che un giocatore intraprende in uno stadio iniziale di un gioco e che
alterano il comportamento di tutti i giocatori nelle fasi successive del gioco in un modo che risulta
favorevole a chi le ha poste in essere. Affinché una mossa strategica possa avere effetto deve essere
irreversibile.
Queste mosse strategiche che sembrano limitare le opzioni di scelta possono invece migliorare la situazione
di chi le pone in essere, ciò accade perché un impegno assunto da un'impresa può alterare le aspettative dei
suoi concorrenti circa il suo comportamento virgola e questo a sua volta può portare i rivali a prendere
decisioni che avvantaggiano l'impresa che si era vincolata.

USO della TEORIA dei GIOCHI IN FORME DI MERCATO in cui ci sono imprese con potere di mercato:
(né monopolio né concorrenza perfetta)
➢ Leve strategiche: variabili che si possono modificare portando a risultati differenti (es. prezzo,
quantità, spese pubblicitarie)
In base al tipo di variabile si agisce in modo diverso:
- Variabile strategica va nella stessa direzione: complementi strategici (prezzi)
- Direzione opposta (quantità)

Esempio 3: (Figura sopra) Honda e Toyota


Abbiamo 9 scelte. In questo caso è un gioco sequenziale: prima sceglie Honda. Per scegliere però si chiederà:
“cosa farà T?”.
CG: costruire grande impianto; CP: costruire piccolo impianto; N: non costruire
- se H sceglie CG: T sceglie N
- se H sceglie CP: T sceglie CP
- se H sceglie N: T sceglie CP
Questo aiuta H perché così può già escludere quelle scelte che T non farà. Tra le 3 scelte, H sceglie CG.
Equilibrio di Nash: 18; 9.
In questo caso giocare per primo è un vantaggio perché io so già cosa sceglierà l’altro e quindi mi comporto
di conseguenza.

!!! Il gioco del pollo ha più equilibri di Nash. Nel dilemma del prigioniero ripetuto si interagisce più volte.
Gioco sequenziale: c’è chi si muove per primo.

2 o PIÙ IMPRESE nel MERCATO:


Differenti strutture di mercato:

64
Appunti di Diana Banchieri
Le imprese agiscono simultaneamente se prendono le loro decisioni strategiche contemporaneamente,
senza aver precedentemente osservato la decisione dell’altra impresa.
Le imprese agiscono non-cooperativamente se fissano le loro strategie in modo indipendente, senza
colludere in alcun modo con l’altra impresa
Domanda residuale: la relazione tra il prezzo di mercato e l’output di un’impresa quando le imprese rivali
mantengono fissa la loro produzione. In altre parole, la domanda residuale dell’impresa i è la domanda di
mercato meno la domanda soddisfatta dalle altre imprese nel mercato: 𝑄1 = 𝑄 − 𝑄2
Sostituti strategici: se uno produce di più a me conviene produrre di meno.

Es: (1) Gioco di Cournot


2 imprese. Le loro azioni sono: scegliere Q.
Nel grafico, il punto di intersezione rappresenta l’equilibrio di Nash. Matematicamente lo trovo uguagliando
le equazioni di Q1 e Q2. (in questo caso 𝑄1 = 𝑄2 e quindi 𝑄1 𝑒 𝑄2 = 30)

19/05
CONCORRENZA PERFETTA: (vedi appunti)
MONOPOLIO: (vedi appunti)
DUOPOLIO alla COURNOT: Più produce uno, meno produce l’altro. (vedi appunti)

La Q* del MONOPOLISTA è < di quella del monopolio alla Cournot, che è < di quello di concorrenza perfetta:
𝑎−𝐶 2 𝑎−𝐶 𝑎−𝑐
𝑸𝑴 = < = 𝑸𝑪 < = 𝑸𝒄𝒐𝒏𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒑.
2𝑏 3 𝑏 𝑏

Cournot, Monopolio e Concorrenza Perfetta:


Un’industria perfettamente collusiva considera che l’aumento dell’output di un’impresa riduce i profitti delle
altre imprese nell’industria. Un’impresa alla Cournot considera solo l’effetto di un aumento dell’output sui
propri profitti.
Quindi, le imprese alla Cournot producono di più rispetto alle quantità di collusione (monopolio). Inoltre,
questo problema “peggiora" all’aumentare del numero delle imprese perchè la quota di mercato della
singola impresa si riduce, e aumenta la divergenza fra il guadagno privato derivante dall’espansione della
produzione e l’effetto distruttivo dei profitti dei rivali.
Quindi, nel caso di oligopolio alla Cournot, maggiore è la concentrazione dell’industria, maggiore è il margine
del prezzo sul costo. L’equilibrio di Cournot quindi non corrisponde a quello di concorrenza perfetta. Qui
hanno potere di mercato. Nell’oligopolio di Cournot più imprese ci sono, meno potere di mercato hanno.

STACKELRBERG:
Siccome devo risolvere col metodo backward induction, prima guardo la scelta dell’impresa 2. Per risolvere la
scelta dell’impresa 2 invece devo fare anche riferimento alla scelta che ha fatto l’impresa 2. (vedi appunti)
È un gioco sequenziale. Non lo risolvo incrociando le strategie ma lavoro per backward induction:
Per risolvere e trovare la Quantità ottima delle imprese (Q*) si fa:
1. Trovo la Q dell’ultima impresa (𝑄2 )
2. Sostituisco la Q trovata per l’equazione di reazione dell’altra impresa, in modo da trovare la sua 𝑄1
(massimizzazione dei profitti dell’impresa 1, tenendo conto della scelta di 𝑄2 .
3. Sostituisco la 𝑄1 nella 𝑄2

OLIGOPOLIO di COURNOT con N:


siccome ho tante imprese dovrò trovare la Q* di tutte le imprese, ma essendo in oligopolio sono tutte uguali.

BERTRAND:
è un processo per abbassare i Prezzi finché si può (undercutting). Le imprese nella realtà si mettono
d’accordo. Le imprese fissano i Prezzi: considerando come dati i prezzi fissati dalle altre imprese, in modo da
massimizzare i profitti. Con 2 imprese l’equilibrio corrisponde a quello di concorrenza perfetta.
A differenza di Cournot, qui si compete per il P, non la Q. inoltre:
65
Appunti di Diana Banchieri
➢ In Cournot si ha che 𝑄1 = 𝑓 = (𝑄2 ) e nella funzione c’è il meno (-): funzioni di reazioni inclinate
negativamente
➢ In Bertrand si ha che 𝑃1 = 𝑓(𝑃2 ) e c’è il più (+): funzioni di reazione inclinate positivamente. Qui si
parla di complementi strategici: ossia la mia scelta, in questo caso il P, è inclinata positivamente e fa
↑ la scelta del mio concorrente.

DIFFERENZIAZIONE del PRODOTTO:


2 tipi:
➢ Orizzontale o sostituibilità: è soggettiva (ad esempio dei biscotti con più o meno zucchero: a
qualcuno piace con più zucchero, altri con meno). Dati due prodotti, alcuni consumatori considerano
uno di essi come un sostituto imperfetto dell’altro, e quindi acquisteranno il primo anche se il suo
prezzo dovesse essere maggiore di quello dell’altro
➢ Verticale o superiorità: dati due prodotti, i consumatori considerano uno di essi migliore oppure
peggiore dell’altro
Strategia Dumping: l’impresa grande abbassa molto i prezzi, non fa i profitti (perché P è inferiore al costo
marginale) ma riesce a rimanere nel mercato perché le banche le finanziano. Le piccole imprese escono dal
mercato perché non riescono a stare nel mercato e quindi poi una volta usciti le imprese grandi possono
rialzare i P. è però contro la legge antitrust. (Esempio: vedi foglio)
CONSIGLIO: non guardo troppo il libro; faccio uno schema con ogni esempio (Cournot, concorrenza perfetta,
monopolio…)
Se c’è differenziazione dei prodotti, i P sono > del costo marginale. Sono maggiori di quanto? In base alle
preferenze del consumatore. La pubblicità cerca sempre di farci notare la differenziazione dei prodotti (ce li
fa percepire come diversi). Se per noi due prodotti sono diversi in maniera soggettiva, la pubblicità gioca su
questo per incrementare di più la differenziazione.

24/05

RISCHIO e INFORMAZIONE:
Ogni scelta è caratterizzata da un certo grado di rischio. Proprio per questo la microeconomia deve
analizzare come scelgono gli agenti economici al momento di prendere delle scelte.
Una lotteria è un qualunque evento il cui esito è incerto (Es. Investimento, Roulette, Partita di calcio).
La probabilità di un particolare esito (di una lotteria) è una misura della possibilità che questo esito si
realizzi (Es. La probabilità viene spesso stimata considerando la frequenza storica dell’esito).
La distribuzione di probabilità di una lotteria rappresenta tutti i suoi possibili risultati e le probabilità a
essi associate.
Proprietà:
- la probabilità di ogni esito possibile è compresa tra 0 e 1;
- la somma delle probabilità di tutti i possibili esiti è uguale a 1.
Probabilità soggettive: sono le probabilità che riflettono convinzioni soggettive su eventi rischiosi.

INCERTEZZE: non sapere cosa succede in un tempo futuro. Non sapere può avere 2 significati:
1. Incertezza assoluta: Non ho proprio idea
2. Non ho idea ma posso assegnare delle probabilità (es. domani non so che tempo fa, ma al 50% piove,
al 50% no). La microeconomia si occupa di questo
Es: devo scegliere tra 2 lotterie (o investimenti finanziari), che hanno probabilità e risultati diversi. Per
scegliere devo tenere presente i valori attesi. (vedi appunti)

VALORE ATTESO: è la media ponderata dei possibili risultati (ossia la somma dei risultati moltiplicati per la
loro probabilità). È una misura del payoff medio generato da una lotteria.

66
Appunti di Diana Banchieri
𝑬𝑽 = 𝑃𝑟 ∗ 𝐴 + Pr(𝐵) ∗ 𝐵 + Pr(𝐶) ∗ 𝐶
𝐷𝑜𝑣𝑒: 𝑃𝑟(. ) è 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à 𝑑𝑖 (. ) 𝑒 𝐴, 𝐵, 𝑒 𝐶 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖 𝑝𝑎𝑦𝑜𝑓𝑓 𝑠𝑒 𝐴, 𝐵 𝑜 𝐶 𝑠𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎.
I valori attesi (EV) sono uguali, ossia pari a 100. Da notare che il valore atteso non è necessariamente uno
degli esiti della lotteria.
𝑁

𝑬𝑽 = ∑ 𝑃𝑟𝑖 ∗ 𝜋𝑖
𝑖=1

Se i valori attesi sono simili, mi concentro allora sulla varianza, ossia il rischio.
VARIANZA: prendo per i 3 valori di ciascuna lotteria (ossia probabilità, risultati e EV) e faccio:
𝑝𝑟𝑜𝑏𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à ∗ (𝑟𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 − 𝐸𝑉)2 = 𝝈𝟐
𝑉𝑎𝑟 = (𝐴 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr(𝐴) + (𝐵 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr(𝐵) + (𝐶 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr (𝐶)
È la somma dei quadrati degli scostamenti dei possibili esiti della lotteria, ponderati per le rispettive
probabilità. Si tratta di una misura del rischio della lotteria: ossia conosco il valore atteso, quanto posso
scostarmi –in bene o in male- dal valore atteso?
(in alternativa si può fare la √𝜎 2 , è la stessa cosa: scarto quadratico medio) N= tutti i Paesi del mondo
𝑁
Il rischio
𝟐 determina il rendimento
2 finale di un’attività.
𝝈 = ∑(𝜋 − 𝐸𝑉) ∗ 𝑃𝑟
La deviazione standard di una lotteria è la radice quadrata della varianza. E’ una misura alternativa della
𝑖 𝑖

rischiosità.𝑖=1
L’utilità attesa è il valore atteso dei livelli di utilità che il decisore riceve dai payoff di una lotteria.
Le preferenze possono essere classificate così:
1. Avverse al rischio, ossia preferiscono non rischiare troppo. Un individuo che preferisce un evento
certo a una lotteria con uguale valore atteso
2. Amanti del rischio (o propenso al rischio), che a parità di valore atteso, preferiscono rischiare di più.
Un individuo che preferisce una lotteria a una cosa certa di valore uguale al valore atteso della
lotteria
3. Neutrali al rischio, ossia gli è indifferente se rischiare di più o di meno. Un individuo che è
indifferente tra qualcosa di certo e una lotteria con lo stesso valore atteso

1.AVVERSO al RISCHIO:
(1)Per rappresentare la mia lotteria, data la funzione di utilità: 𝑈 = 𝑈($)
Se vinco 100, la mia utilità è di 10.
Se voglio sapere l’utilità del valore atteso (EU) devo fare: 𝑈(𝐸𝑉) = 5 = 𝐸𝑈

Si tratta di una funzione di utilità decrescente: ha un’utilità marginale decrescente. Con questo tipo di
funzione, l’utilità del valore atteso è > del valore atteso stesso. Ossia preferisco avere 50 certi piuttosto che
fare una lotteria rischiando 50, perché mi darebbe 5, contro i 7,11 certi.

Se si è avversi al rischio, si preferisce l’assicurazione. Una polizza assicurativa equa è una polizza nella quale
il premio è uguale al valore atteso del pagamento promesso.

2.AMANTE del RISCHIO:


Se abbiamo una funzione: 𝑈 = 𝑥 2 (2)
Qui l’utilità di avere 50, ossia l’utilità dell’EV è più piccola del valore atteso
𝑈 = 𝑃𝑟1 ∗ 𝑈(0) + (1 − 𝑃𝑟1 ) ∗ 𝑈(100)
𝐸𝑈 = 𝑃𝑟1 ∗ 𝑈(0) + 𝑃𝑟2 ∗ 𝑈(100) =

La posso disegnare riprendendo il grafico 1 (è la linea rossa). (3)


Equivalente certo (EC): è la somma di denaro certa, che ho in tasca che mi dà la soddisfazione pari a EV.

67
Appunti di Diana Banchieri
Se metto il valore dell’utilità attesa (=5) nella funzione di utilità, trovo il mio EC:
5 = 𝑥2 𝑥 = 25
Tra 25 e 50 sono i soldi che sarei disposto a spendere per rinunciare all’incertezza: si tratta della distanza tra
EV e EC; matematicamente è: 𝑬𝑽 − 𝑬𝑪
Nel grafico 2, l’EC è a destra del EV, ossia bisogna pagarlo per non farlo partecipare alla lotteria.

3.NEUTRALE al RISCHIO:
in questo caso l’utilità di (EV) è = all’EU (4)

Schematizzando:
1. Avverso al rischio: 𝑈(𝐸𝑉) > 𝐸𝑈
2. Amanti del rischio: 𝑈(𝐸𝑉) < 𝐸𝑈
3. Neutrali al rischio: 𝑈(𝐸𝑉) = 𝐸𝑈

ELIMINARE il RISCHIO:
una persona avversa al rischio può decidere di sopportarlo solo nel caso in cui riceva un premio per il rischio
(una ricompensa) o tramite l’assicurazione.
Si parla di polizza assicurativa equa quando il premio è uguale al valore atteso del pagamento promesso. La
franchigia è invece quando colui che ricorre all’assicurazione è parzialmente responsabile nel caso in cui
l’evento si verifichi. Le franchigie sono le normative contrattuali per cui esistono delle parti fisse (più o meno
grandi) che l’assicurato deve pagare. Servono per ridurre gli incentivi di azzardo morale.

Perché le polizze assicurative prevedono le franchigie?


Innanzitutto importante è la presenza di informazione asimmetrica: una situazione nella quale una parte ha
maggiori informazioni sulle proprie azioni e/o caratteristiche rispetto all’altra parte. Nell’assicurazione ve ne
sono 2 tipi importanti:
- Azzardo Morale: è un fenomeno per il quale una parte assicurata esercita minore cura rispetto a
quanto farebbe in assenza di copertura assicurativa
A volte la presenza di azzardo morale distrugge un mercato. Es: mercato automobili usate: chi vende ha
incentivo a non vendere beni a prezzi troppo alti sfruttando l’asimmetria di informazione, perché se no gli
viene danneggiata la reputazione. La classe di rischio esiste per evitare l’azzardo morale.
- Selezione Avversa: è un fenomeno per il quale un aumento del premio assicurativo aumenta la
rischiosità complessiva dell’insieme di individui che acquistano la polizza.
Un mercato in cui la valutazione attesa dei consumatori è inferiore rispetto alla qualità del bene migliore e
quindi hanno successo solo i mercati che vendono beni di bassa qualità. Essa si riferisce al modo in cui
l’ammontare del premio influenza i diversi tipi di individui che acquistano la polizza.

La selezione avversa e l’azzardo morale possono riguardare molti mercati:


- L’azzardo morale è una forma di opportunismo post-contrattuale: una volta stipulato il contratto, gli
individui hanno minori incentivi a eseguire certe azioni, il tutto a spese della controparte. In genere,
l’azzardo morale è presente nell’ambito dei cosiddetti contratti di agenzia, nei quali un agente svolge
azioni su incarico del principale (Es: Mercato del lavoro).
- La selezione avversa è una forma di opportunismo pre-contrattuale: il possesso di maggiori
informazioni da parte di uno dei due lati del mercato può spingere la parte meno informata a non
chiudere la transazione anche quando sarebbe vantaggiosa. (Es. Mercato delle auto usate, Mercato
del lavoro)

!!!CONSIGLIO: SCHEMA:
1. EV
2. VARIANZA
3. U(EV)
4. EU
68
Appunti di Diana Banchieri
31/05
Equilibrio parziale: quando trovavo la soluzione per la Quantità ottima di L, K, X e Y.
Equilibrio economico generale: unisco a sistema tutte le singole soluzione dette sopra. È importante per
capire le relazioni fra i vari mercati.
Legge di Valras: per determinare l’equilibrio economico generale in una situazione di N mercati, basta
risolverlo con N-1 e ho già risolto l’n-esimo mercato. Questo vuol, dire che l’ultimo prezzo, di solito quello di
K, ossia r, non è importante, perché influenzato da altri. Allora lo si pone uguale a 1 mentre i P degli altri
fattori sono espressi in modo relativo.
Come rappresentare l’equilibrio economico generale?
Esempio: vedi foglio (c’è anche sul libro)

EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE COMPETITIVO:


Perché all’↑ di Q, MC non ↑ in concorrenza perfetta, perché le imprese producono sempre quella quantità
e semplicemente si ha che entrano nuove imprese nel mercato. (1)
È efficiente?
1. Definire efficienza
2. Scomporla in:
- Efficienza di scambio
- Efficienza di Produzione
- Efficienza di Trasformazione

Efficienza paretiana: una condizione è efficiente secondo Pareto se non è possibile modificare la
situazione per cui nessuno sta peggio e almeno uno sta meglio (simile a equilibrio di Nash).
Per vedere se l’equilibrio economico generale (ecg) è efficiente dal p.d.v. di pareto, bisogna vedere se lo è
per quanto riguarda:
➢ l’efficienza di scambio, ossia: i consumatori non possono barattare i loro beni e poi stare meglio.
➢ efficienza di produzione: per essere efficienti non si può scambiare le materie prime e essere felici
come prima
➢ efficienza della trasformazione: cambiando la produzione di un bene con un altro, l’efficienza non è
migliore frontiera delle produzioni possibili
Per dimostrarli si usa la scatola di Edgeworth, con la curva dei contratti per i primi due punti e la frontiera
delle produzioni possibili per l’ultimo.

EFFICIENZA di SCAMBIO:
(2) disegno il grafico di un consumatore 1 che intende acquistare un n° di beni A e B e poi del consumatore 2.
Curva dei contratti: luogo geometrico dei punti dove l’MRS dei due consumatori è uguale, ossia:
1 2
𝑀𝑅𝑆𝐴,𝐵 = 𝑀𝑅𝑆𝐴,𝐵
Se gli MRS non sono uguali è sempre possibile lo scambio tra i beni; quando sono uguali no.

EFFICIENZA di PRODUZIONE:
ragioniamo allo stesso modo di prima, ma al posto dei consumatori abbiamo 2 imprese e al posto dei beni
abbiamo K e L. quando le funzioni delle due imprese si intersecano ci troviamo nella curva dei contratti,
ossia:
69
Appunti di Diana Banchieri
1 2
𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾

EFFICIENZA di TRASFORMAZIONE:
(3) Uso la frontiera delle produzioni possibili: ossia le quantità massime che posso produrre. È una curva
inclinata negativamente: perché per produrre un po’ più di B, devo rinunciare a qualche A e viceversa.
Δ𝐵 𝑀𝐶
La pendenza della curva è: Δ𝐴 = 𝑀𝐶𝐴 e mi interessa sapere a quante unità di B devo rinunciare per avere 1
𝐵
unità in più di A: è il costo-opportunità.
Se MCA=3 e MCB=1 per avere 1 unità in più di A devo rinunciare a 3 B.
Il saggio marginale di trasformazione mi dice a quanti beni devo rinunciare per produrre un altro bene:
𝑀𝐶
𝑴𝑹𝑻 = 𝑀𝐶𝐴
𝐵

QUINDI:
1. sono efficiente se sono sulla frontiera
𝑀𝐶
2. sulla frontiera 𝑴𝑹𝑻 = 𝐴
𝑀𝐶𝐵
𝑀𝑈𝐴 𝑃𝐴 1
3. per essere efficiente 𝑀𝑅𝑇 = 𝑀𝑅𝑆 𝑀𝑅𝑆 = = se è
𝑀𝑈𝐵 𝑃𝐵 2

➢ 𝑀𝑅𝑇 > 𝑀𝑅𝑆:


In concorrenza perfetta si ha che MCA=PA e MCB=PB. −per produrre 1 A, rinuncio a 2 B
Equilibrio economico generale è dunque pareto efficiente. -per comprare
Sulla base di 1ciòA possiamo
rinuncio aenunciare
2B il
1° Teorema fondamentale dell’economia del benessere: ➢ 𝑀𝑅𝑇 = 𝑀𝑅𝑆
l’allocazione dei beni e dei fattori che ha luogo in un ➢ equilibrio
𝑀𝑅𝑇 < generale
𝑀𝑅𝑆 concorrenziale è economicamente
efficiente: ossia date le risorse disponibili nell’economia, non esiste un’altra allocazione realizzabile di beni e
input che può migliorare simultaneamente la situazione di tutti i consumatori. Questo ha a che fare con
l’efficienza e non con l’equità. Si guardano quindi i processi, non tanto giudizi se le cose siano o no eque.

2° Teorema fondamentale: Qualsiasi allocazione economicamente efficiente di beni e fattori produttivi può
essere raggiunta come equilibrio generale competitivo mediante una opportuna distribuzione iniziale delle
risorse scarse dell’economia.
Es: Per rimanere in efficienza ma cambiare la situazione, il modello mi dice che non devo aggiungere tasse,
sussidi o altro, bensì cambiare delle quantità fisse iniziali, tali che mi permettono di arrivare a un equilibrio
economico generale migliore. (4) Nell’es. prendo quindi un po’ di A e un po’ di B e lo distribuisco a 1 e 2.
Questo modello mi dice quindi che non devo rinunciare all’equità per essere efficiente: se mettessi delle
tasse perderei sì efficienza per avere equità, ma se tocco le allocazioni iniziali e redistribuisco dunque la
ricchezza, allora avrò sia efficienza sia equità.

07/06

FALLIMENTI del MERCATO:


Sono situazioni in cui i meccanismi di mercato dei P da soli non portano all’allocazione di risorse. I 2 casi di
fallimento del mercato in cui si è in concorrenza perfetta e i mercati funzionano bene, le imprese non
riescono ad allocare bene i prodotti sono:
➢ Esternalità
➢ Beni pubblici
Quando c’è un fallimento del mercato, il mercato non può allocare da solo i beni in maniera ottimale: in
questo caso lo Stato può intervenire.

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Appunti di Diana Banchieri
ESTERNALITÀ:
sono gli effetti delle scelte degli agenti economici che hanno sugli altri ma loro non ne tengono conto perché
non rientrano nei loro costi e/o benefici. L’effetto che un’azione di un individuo ha sul benessere degli altri
consumatori o produttori, al di là degli effetti trasmessi da variazioni nei prezzi.
L’inquinamento è una esternalità negativa: se un’impresa produce e contemporaneamente emette sostanze
dannose, senza tener conto di questo inquinamento, si avranno poi degli effetti negativi, perché durante le
sue decisioni non tiene presente il fattore inquinamento.
Esse possono presentarsi non solo in mercati concorrenziali, ma anche in quelli di monopolio e di
concorrenza perfetta.
Le esternalità possono essere:
➢ Positive: se le azioni dell’agente economico comportano benefici per altri individui. Produciamo
troppo poco rispetto all’ottimo. L’effetto traino è un’esternalità positiva, perché la decisione di un
consumatore di acquistare porta benessere a altri individui.
➢ Negative: se le azioni dell’agente economico impongono costi per altri individui o riducono benefici.
Produciamo troppo rispetto all’ottimo. Un esempio è l’effetto snob.
Quando ci sono esternalità, il mercato concorrenziale potrebbe non raggiungere un risultato Pareto
efficiente.
(1): 𝑴𝑷𝑪: Marginal Private Cost: costi che sostiene l’impresa
𝑴𝑬𝑪: Marginal External Cost: costi esterni che non sostiene l’azienda (magari dovuti all’inquinamento) e
non ne tiene conto.
I costi marginali sociali, MSC, sono dati dalla somma dei 2, ossia: 𝑴𝑺𝑪 = 𝑴𝑷𝑪 + 𝑴𝑬𝑪. Tenendo conto
anche di tutti i costi, P* e Q* cambiano.
Quando abbiamo delle esternalità negative, se non si interviene, si finisce per produrre troppo rispetto alla
quantità ottimale. Tenendo conto quindi dei vari costi, i benefici marginali dovrebbero essere uguali ai costi
marginali.

Le esternalità possono riguardare la domanda o l’offerta:


le guardiamo sulla domanda se modificano i benefici dei
consumatori; sull’offerta se modifica i costi di produttori.
nella figura il caso in cui modifica la D e c’è esternalità
positiva.

In sintesi, l’esternalità negativa


porta il mercato a produrre in
eccesso di un ammontare pari a
𝑄1 – 𝑄*. Essa riduce inoltre i
benefici economici netti per un
valore pari all’area M, la perdita
secca che deriva dall’esternalità.

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Appunti di Diana Banchieri
Per risolvere il problema dell’inquinamento, lo Stato:
1. dovrebbe mettere un’accisa: la tassa
Pigouviana: una sorta di accisa che fa
aumentare la MPC, in modo tale che sia
traslata verso l’alto e intersechi la MSC nel
punto di ottimo.
Una imposta sulle emissioni è una tassa
sull’inquinamento rilasciato nell’ambiente.
Come cambia la soluzione? (2)
Si produce una perdita secca ma producendo di
meno risparmio anche qualcosa: è il rettangolo
verde tra Q e Q* che risparmia lo Stato. conviene
dunque mettere l’accisa. Il problema delle tasse
Pigouviane nella realtà è di trovare un ammontare
corretto.
Cosa fa la tassa?
➢ Sposto la curva MPC
➢ Trovo un nuovo equilibrio e quindi i surplus
diminuiscono
➢ Si crea perdita secca che viene però bilanciata dai costi esterni che risparmio producendo di meno
Il triangolo RHG sono i costi esterni ed è uguale a Z.
(vedi esempio 17.2, pag.571)
2. Sussidi per la transizione ecologica
3. Mettere degli Standard di emissione: Il limite fissato dal Governo sulla quantità di inquinamento che
può essere emessa. Se non si hanno impianti o caratteristiche di un certo tipo non si può produrre
(ad es. Area C/B a Milano). Poi possono comunque esserci dei sussidi per aiutare le imprese nel
cambiamento
4. Mercato per l’inquinamento: ogni impresa ha diritto ad emettere fino a un tot di quantità di
inquinamento all’anno. Se vuole inquinare di più può comprare i “diritti ad inquinare” di un’altra
impresa: quest’ultima magari inquina meno e quindi può cedere una parte di questi diritti (le loro
quote). Questo aiuta perché si crea un costo-opportunità.

Teorema di coase: afferma che, indipendentemente da come i diritti di proprietà sono assegnati, in
presenza di esternalità l’allocazione delle risorse sarà efficiente quando le parti possono negoziare tra di loro
senza costi.
Questi diritti possono anche essere assegnati ai consumatori e anche in questo caso si formerebbe un
mercato. Un diritto di proprietà è il controllo esclusivo sull’uso di un bene o una risorsa, senza interferenze
da parte di altri soggetti.
Il teorema afferma che:
➢ Se le parti possono negoziare tra loro senza costi, l’assegnazione di diritti di proprietà comporta
un’allocazione efficiente delle risorse
➢ L’efficienza si consegue a prescindere da come sono stati assegnati i diritti di proprietà
➢ La distribuzione delle risorse dipende da chi possiede i diritti di proprietà
(vedi esempio 17.3 pag.579)
Mentre il teorema di Coase afferma che l’allocazione delle risorse sarà economicamente efficiente a
prescindere da come siano assegnati i diritti di proprietà, la distribuzione delle risorse dipende moltissimo da
chi possiede i diritti di proprietà.
In sintesi, il teorema di Coase mostra che, finché l’attività di negoziazione non comporta costi, l’assegnazione
dei diritti di proprietà in presenza di esternalità porta a un risultato efficiente, indipendentemente da chi
possiede questi diritti. Tuttavia, questa affermazione forte dipende in modo cruciale dall’ipotesi che la

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contrattazione sia senza costo. Se invece il processo di negoziazione fosse di per sé costoso, allora le parti
potrebbero non trovare conveniente negoziare.

BENI PUBBLICI:
Non parliamo di Beni dello Stato, bensì di beni che hanno 2 caratteristiche:
- Non escludibile: non posso impedire a qualcuno di usufruirne
- Non rivale nel consumo: lo stesso bene può essere usato da più persone contemporaneamente.
Il problema di questi beni è capire chi può usufruirne e chi deve pagare per il bene. Si parla di free rider per
quanto riguarda quelle persone che non voglio sostenere costi per un bene pubblico ma sanno che potranno
usufruirne una volta prodotto in quanto è non escludibile. In questo caso è necessario un coordinamento,
una governance.
Il problema dell’opportunismo (free riding) rende difficile a un mercato privato offrire una quantità efficiente
di beni pubblici. Anche questo è un fallimento del mercato perché anche qui non c’è un mercato.
Per calcolare la domanda di beni pubblici: faccio la somma verticale delle somme delle domande dei
consumatori: devo guardare l’asse verticale perché nelle ordinate ho l’utilità, ossia quella di cui beneficiano
tutti coloro che usano quel bene. Sommo cioè le domande inverse.
Risorse di proprietà comune: cioè di risorse alle quali chiunque può accedere (Internet, strade…)
(vedi esercizio 17.4 pag.584)

BENI di PROPRIETÀ CONDIVISA:


I commons: ad es. l’acqua; la terra coltivabile nei comuni inglesi. Sono beni che hanno una certa rivalità nel
consumo ma non sono escludibili. Se tutti però li utilizzano, nessuno si occupava di un giusto ma non
eccessivo utilizzo della terra e se nessuno governa l’utilizzo del terreno c’è un eccessivo uso. Questo può
essere visto come un’esternalità negativa.
Il problema dei commons si risolve con:
- Pagamento dei diritti di proprietà
- È necessaria una governance per non esaurire il bene

Come risolvo i problemi con i MSC?


1. Trovo P e MC e P* e Q*
2. Per la Q socialmente ottima sommo MPC e MEC: somma verticale
3. Uguaglio il Prezzo alla MSC e trovo il nuovo P* e Q*
(Vedi esempio sul foglio)
(1) Mettere dei costi o delle tariffe possono essere delle soluzioni per ridurre i MEC che sono esternalità
negative. Si parla di congestion charge o pollution charge. Voglio dunque aumentare il costo
marginale affinché sia coincidente. L’idea è quindi quella di spostare la curva MPC aggiungendo una
tassa. È il procedimento usato per le soste blu a pagamento a Milano.
La Dynamic pricing afferma che la tassa può variare in base a come cambia la domanda D.
Si parla di congestione quando vi è un eccessivo utilizzo di un bene di proprietà comune ed è un’esternalità
negativa (ad es. dell’autostrada). Il pedaggio di congestione, come l’imposta sulle emissioni, è una tassa che
può essere usata per correggere gli effetti derivanti dalle esternalità negative.

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SCHEMI per la CONCORRENZA PERFETTA:
- Ogni unità in più venduta fa ↑ MR di un ammontare pari a P, quindi 𝑀𝑅 = 𝑃
- Se 𝑃 > 𝑀𝐶 e Q↑, allora il profitto ↑ di 𝑃 − 𝑀𝐶 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑀𝑅 − 𝑀𝐶
- Se 𝑃 < 𝑀𝐶 e Q↓, allora il profitto ↑𝑀𝐶 − 𝑃 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑀𝐶 − 𝑀𝑅
(quindi se Q↑, i profitti ↓ di 𝑃 − 𝑀𝐶)
- Non ci sono esternalità
Trovare la massimizzazione dei profitti in:
➢ Lungo periodo: 𝑃 = 𝑀𝐶 𝑜 𝑀𝑅 = 𝑀𝐶
1. 𝑃 = 𝑀𝐶 𝑒 𝑃 = 𝐴𝐶
𝑴𝑪 = 𝑨𝑪 e trovo 𝑄*
2. 𝑷 = 𝑴𝑪 e trovo 𝑃*
➢ Breve periodo:
1. 𝑃 ≥ 𝐴𝑉𝐶 trovo 𝑃𝑆
2. 𝑆𝑀𝐶 = 𝐴𝑉𝐶 trovo Q*
3. 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 trovo 𝑃*
Inoltre nel breve periodo:
➢ Massimizzazione del profitto: si produce solo a partire dal punto in cui 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 𝑒 𝑠𝑒 𝑃 > 𝐴𝑉𝐶
Non produce se 𝑆𝑀𝐶 < 𝐴𝑉𝐶
➢ Se il n° di imprese ↑:
- La curva D si sposta verso dx
- Q*↑ e P*↓
➢ Surplus produttore:
- 𝑅𝑇 − 𝐶𝑇 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒
- Coincide con i profitti solo se 𝑁𝑆𝐹𝐶 = 0
- Surplus del mercato Breve periodo: Area tra la curva di offerta di mercato e P* delle imprese
- Surplus del mercato Lungo periodo: siccome ha profitti pari a 0 e il surplus è uguale ai profitti, allora
esso è pari a 0.

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