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MICROECONOMIA:
La microeconomia nasce nel 1800. Già dal 1700 c’erano molti scienziati ottimisti che speravano in un futuro
di spiegare tutto. Quando arriva l’economia dice: mettiamo al posto degli atomi i consumatori e le imprese,
così da capire le regole che li governano. All’inizio l’unico modo per conoscere il mondo non era l’esperienza
empirica, bensì la matematica. C’era il sogno in quel periodo da cui da 3-4 assiomi geometrici si potesse
spiegare tutta la matematica.
Noi faremo pochi assiomi per comprendere tutta la microeconomia. I modelli matematico-logici hanno il
vantaggio di essere universali MA lontani dalla realtà. Quindi ci aiuterà a sviluppare concetti da usare per la
realtà, ma sarà astratto perché è legato alla matematica.
Per studiare: ogni concetto va visto sotto 3 punti di vista:
-economico: a cosa serve
-matematico: che numeri
-geometrico: come lo disegno
La microeconomia è lo studio delle modalità con cui singoli agenti economici, quali consumatori,
lavoratori, imprese o manager, allocano risorse scarse tra usi alternativi.
Sviluppa un modello delle scelte dei consumatori e delle imprese. È la teoria e lo studio delle scelte (=le
decisioni quando ci sono dei vincoli). Trattiamo l’homo economicus: ossia la parte dell’uomo che deve fare
scelte economiche.
Noi facciamo delle scelte ma abbiamo comunque dei vincoli (es. voglio comprare dei libri, ma non posso
comprare tutto –ho un vincolo di bilancio-).
Tutte le volte che scelgo sto rinunciando a qualcos’altro: concetto di costo-opportunità: o uso il tempo per
una cosa, o il costo, o la scelta, o l’energia.
Tale studio riguarda sia il comportamento di tali agenti che il modo in cui essi interagiscono dando vita a
sistemi più complessi come i mercati. La microeconomia copre molti ambiti.
Es. se compro la Coca-Cola, la Pepsi avrà una vendita in meno e dovrà comportarsi di conseguenza…
La microeconomia utilizza sempre gli stessi strumenti analitici:
• Ottimizzazione vincolata
• Analisi equilibrio
• Statica comparata
Trovare un modello per prendere le scelte economiche ci porta a capire quali sono i concetti fondamentali
per scegliere economicamente. Le scelte dei consumatori e delle imprese sono:
- Consumatori: cosa comprare?
- Imprese: non hanno solo scelte economiche, ne hanno anche di etiche.
Le scelte economiche sono: quanto produco? Cosa scelgo? Qual è il prezzo?...
I problemi invece, sono legati ai settori: manifatturiera, agricola, commerciale…
Ogni istituzione deve rispondere alle seguenti domande connesse alla microeconomia:
1. Quali beni e servizi produrre, e in quali quantità?
2. Chi produrrà i beni e servizi, e come?
3. Chi fruirà dei beni e servizi prodotti?
Il nostro modello è astratto per valere per tutte le imprese. La microeconomia che facciamo deve essere
astratta per poterla applicare nel maggior numero possibile di ambiti e poi bisognerà adattarli.
Si crede l’economia sia la scelta della teoria della scelta.
Le scelte vanno usate nei mercati: sono i luoghi dove si scambiavano merci per merci e ora merci per
moneta. È il luogo dove si forma il prezzo. Tipi di mercato:
➢ Perfetta concorrenza: il prezzo è dato dal mercato; tante imprese competono
1
Appunti di Diana Banchieri
➢ Monopolio (Amazon): non c’è decisione strategica, un’unica impresa che decide per sé
➢ Oligopolio (non c’è un’unica impresa, ma ce ne sono poche grandi). Devono fare molte scelte
strategiche per capire come abbattere le altre (es. Apple, Samsung)
I problemi sono il fallimento del mercato che porta a scegliere nuovamente le scelte perché il mercato crolla.
Es. troppo inquinamento: l’impresa crolla e bisogna trovare una soluzione.
DEFINIZIONI:
1. MODELLO economico: ha tanti significati. In fisica vuol dire dati. Qui vuol dire rappresentazione della
realtà semplificata. (Es. Milano: mappa di Milano, è il suo modello)
I modelli possono essere con frecce ma noi li facciamo matematici, in modo tale da non avere dubbi
sull’interpretazione del modello.
Sono quindi delle mappe e semplificano l’elaborazione e la comprensione di concetti complessi. Non
funzionano sempre, ma in base all’ambiente adatto. Nel modello si semplifica tutto tranne:
- Evidenziare le forze fondamentali della base di un fenomeno
- Fornire una chiara rappresentazione della realtà
3. OTTIMIZZAZIONE VINCOLATA: L’idea quindi è: devo fare una scelta (scelta ottimale); per fare la
scelta devo però fare un modello per riuscire a ottimizzare la scelta e devo tener conto delle limitazioni. Il
problema dell’ottimizzazione vincolata è diviso in 2 parti: funzione obiettivo e insieme di vincoli.
Esempio: recinto del pastore:
ho 𝑭 metri di steccato, voglio recintare con una linea chiusa un’area (ho 4 lati) per massimizzare l’area che
c’è dentro (formata da 𝑳 = 𝑙𝑢𝑛𝑔ℎ𝑒𝑧𝑧𝑎 e 𝑾 = 𝑎𝑚𝑝𝑖𝑒𝑧𝑧𝑎).
Qual è il vincolo? I metri di steccato che ho e per rappresentarlo lo scrivo così perché devo massimizzare
l’area che ho: 𝟐𝑳 + 𝟐𝑾 ≤ 𝑭
4. FUNZIONE OBIETTIVO: è la funzione che il soggetto decisore deve ottimizzare quando prende la
scelta, cioè massimizzare o minimizzare.
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Appunti di Diana Banchieri
Es: un consumatore può voler acquistare alcuni beni con l’obiettivo di massimizzare il proprio
benessere/utilità. L’utilità viene vista come un valore, anche se ci cercò di trasformarlo in un n° in realtà
rimane un concetto astratto. Per le imprese è massimizzare i profitti che sono misurabili.
Quando massimizziamo l’utilità perché ci troviamo davanti a delle scelte (di acquisto, di investimento, di
lavoro…), ho un vincolo e ce ne dobbiamo ricordare (es. voglio comprare, ho un limite di bilancio e non posso
comprare tutto; le imprese hanno limite di budget, limiti normativi e devono rispettarli)
6. IMPATTO MARGINALE: vuol dire chiedersi cosa succede a una variabile se modifica di poco
(concetto di derivata). L‘impatto marginale del cambiamento di una variabile esogena è l’impatto
incrementale dell’ultima unità della variabile esogena sulla variabile endogena.
Marginale è un aggettivo che indica come una variabile dipendente cambi all’incremento unitario della
variabile indipendente.
Il costo marginale fornisce una misura dell’impatto incrementale dell’ultima unità di una variabile
indipendente (output) sulla variabile dipendente (costo totale).
Es:
sono un’impresa di birra e per massimizzare posso
fare o pubblicità sulla radio (R) o sulla TV (T) in base
al budget di 1 milione di $ (vincolo).
In base al modo in cui massimizzo (tabella 1.1) avrò
risultati diversi.
Problema: max B(T, R), rispetto a (T, R) sotto il
vincolo T+R= 1.000.000 $
Guardando la tabella, ragionando sul margine:
1. se investo 0 in TV e 0 in Radio, non avrò
nuove vendite
2. se investo 100.000 sulla TV e 0 in radio, avrò
4750
3. se investo 300.000 in TV avrò 12.750 e se 300.000 in Radio ne avrò 2550
Cos’è il margine? Quando passo da 100.000 a 200.000 (investimento marginale 100.000 in più), mi genera il
risultato della differenza 9.000 – 4750. Ragionare al margine vuol dire quindi guardare dove investire:
- nel primo caso investo in TV (così ho 4750 e non 950)
- poi investo ancora in TV (così avrò 9.000-4750= 4250) perché in Radio avrei i primi 950
- poi mi conviene ancora la TV (3.750), in Radio sono sempre i 950 iniziali
Investirò quindi sempre in TV finché a 800.000 la TV mi fa guadagnare 24.750 (solo 750 in più) e la Radio mi
fa guadagnare 950 e quindi in più. Ho pensato al margine: ragiono tranche per tranche e ragiono sul prezzo e
sul risultato che ottengo, confrontando.
7. EQUILIBRIO: di un mercato competitivo è punto nel quale la domanda eguaglia l’offerta (cioè il punto
nel quale le curve di domanda e offerta si intersecano). L’equilibrio di un sistema è uno stato o una
condizione che permane indefinitamente finché un fatto esogeno al sistema rimane costante, ovvero
fintanto che un agente esterno non sposta il sistema dall’equilibrio.
La microeconomia neoclassica arriva dalla fisica classica che tratta i modelli statici. Per introdurre il concetto
di cambiamenti si fanno esercizi con statica comparata: se sposto una variabile esogena.
Useremo molto il diagramma cartesiano ma la parte positiva.
*CONSIGLI: essere precisi e dire cosa indicano gli assi (prezzo-quantità; capitale-lavoro; Bene1- Bene2…)
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Appunti di Diana Banchieri
Es: equilibrio nel mercato del caffè
Grafico 1:
Domanda: D
Offerta: S (supply)
All’aumentare del prezzo offro di più e domando di meno.
(Ho un nuovo equilibrio se il prezzo cambia a causa di variabili
esogene. Se cambiano le situazioni avrò una nuova situazione
ma con un modello sempre statico.)
Riprendo il grafico. Il prezzo di equilibrio per il caffè è pari a €2
ed è il punto in cui le due linee si intersecano.
Dato un prezzo mi dà la curva di domanda e dato un’offerta la
curva di offerta e ci sarà un punto in cui si intersecano.
Se il prezzo cambia da 2€ a €2.50, la curva di offerta cambia e la
domanda sarà inferiore e il mercato non sarebbe in equilibrio (perché verrebbe a crearsi un eccesso di
offerta -la quantità domandata Q2 sarebbe inferiore a quella offerta Q5-)
Opposto, se il prezzo cambia a €1.50 il mercato non sarebbe in equilibrio: verrebbe a crearsi un eccesso di
domanda. La domanda sarà in eccesso proprio perché il prezzo è troppo basso a (quindi la quantità
domandata Q4 sarebbe maggiore di quella offerta Q1 ).
8. STATICA COMPARATA: esamina come un cambiamento in una variabile esogena influisce sul livello
di una variabile endogena. Essa consente di effettuare un’analisi del prima e del dopo comparando 2
istantanee di un modello economico.
La prima istantanea, dato un insieme di valori iniziali delle variabili esogene, ci dà i livelli delle variabili
endogene, mentre la seconda ci dice come una variabile endogena che ci interessa sia cambiata, in risposta a
una sollecitazione esogena, ovvero a un cambiamento nel livello di una variabile esogena.
Questo strumento in microeconomia viene usato per capire i concetti di curva di domanda e di offerta.
Es: variabile esogena che modifica l’offerta statica comparata del mercato dl caffè
Grafico 2: nella S2 il prezzo di 1$ non tocca neanche la curva di offerta. La curva S si è spostata a causa delle
forti piogge dell’America Centrale, gli scioperi in Colombia e il gelo in Brasile hanno causato e si è spostata
verso sx dalla curva di offerta S1 a S2.
Il prezzo del caffè è salito da $1 a $3 per libbra. La quantità di equilibrio è passata da Q1 a Q2 libbre.
I valori $3 e $1 non sono scelti unicamente dalle imprese o consumatori: derivano da un’interazione
tra le due e viene deciso nel mercato. Solo nel caso di un’unica impresa (monopolio), egli avrà un grande
ruolo per la decisione del prezzo.
Adam Smith parlava della mano invisibile: c’è un qualcosa che fa aumentare/diminuire la domanda e
l’offerta nel mercato e noi non dobbiamo fare niente. Non è vero perché lo Stato deve assicurarsi che il
mercato funzioni. Il mercato funziona come un sistema di coordinamento e organizzazione. Insieme ai nostri
comportamenti di acquisto, scelta, non scelta, il mercato si assesta ai vari modelli; ovviamente ci possono
essere dei problemi e lo Stato interviene con il legislatore.
Curva di offerta: in base al prezzo quanto sono disposte a offrire le imprese.
Nelle variabili di statica comparata noi esaminiamo se una sola variabile esogena cambia e le altre rimangono
uguali (Ceteris paribus). Una cosa del genere non avverrà mai ma ci permette di comprendere meglio e di
scegliere meglio.
Es: variabile esogena che modifica la domanda incremento del reddito nazionale
Grafico 3: Quando il reddito sale da I1 a I2 , la curva di domanda si sposta da D1 a D2. Il prezzo di equilibrio
salirà da P1 * a P2 *. La quantità di equilibrio salirà da Q1 * a Q2 *.
Sono più ricco, sono disposto a spendere di più (il mio vincolo di bilancio “morde meno”).
Aumento i prezzi finché non raggiungo l’equilibrio. L’inflazione c’è quando si è più ricchi e i prezzi
aumentano.
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Appunti di Diana Banchieri
03 marzo 2021
9. ANALISI POSITIVA e NORMATIVA:
➢ Un modello di analisi positiva serve per descrivere fuori e fa previsioni. Spiega cos’è accaduto e fa
previsioni su ciò che potrebbe accadere a seguito di una certa politica economica.
Es. Aristotele: spiega le varie città-Stato, le governance.
➢ Un modello di analisi normativa spiega ciò che andrebbe fatto. Studia il modo in cui raggiungere un
obiettivo che la gente può considerare importante.
Es. Platone: spiega ciò che si dovrebbe fare
La microeconomia è un’analisi normativa (anche se negli esempi –pioggia in Brasile…- era analisi positiva) a
sostegno dei mercati. Ogni volta bisogna capire se ci troviamo davanti a un’analisi normativa, positiva o se ce
lo danno per positiva ma non lo è.
Es:
_“Dovremmo migliorare la distribuzione del reddito piuttosto che concentrarci sull’efficienza economica?”
_“Per migliorare la distribuzione del reddito dovremmo imporre un’imposta sul reddito progressiva o una
tassa sulle vendite?”
_“E’ necessario implementare un programma di controllo degli affitti o un programma di buoni-casa?”
10. ELASTICITÀ: uno dei concetti più utili per capire come si muovono i concetti di prezzo-quantità nei
mercati. Prima però è bene riprendere dei concetti matematici.
11. Funzione: in matematica si scrive 𝒚 = 𝒇(𝒙) e per noi vuol dire come cambia y al variare di x. Come
cambia la quantità domandata/offerta, al variare dei prezzi (come cambia il peso della persona, al variare
dell’altezza).
In questo caso abbiamo una grandezza 𝑦 (variabile) che dipende solo da un’altra grandezza, ma nella vita
ogni fenomeno y può dipendere da tante cose/variabili, non per forza da 1 sola.
12. Retta: 𝒚 = 𝜶 + 𝜷𝒙
All’aumentare di x, y diminuisce.
La pendenza di una retta ci dice: se due grandezze di y e x hanno relazione positiva o negativa. Qui se x
aumenta, y diminuisce. (4)
Es. se aumenta la quantità di thè venduto, la quantità di zucchero aumenta (in Marocco ne usano molto nel
thè): questo perché thè e zucchero hanno relazione positiva. (5) (z=f(T)) in questo caso 𝛽 è >0.
𝜷 ci dice oltre alla pendenza, anche quanto aumenta y al variare di x. Es. quanto varia il peso di zucchero, se
le vendite del thè aumenta di 1 unità.
13. La PENDENZA è associata, in matematica, al concetto di derivata: y’. Cioè cosa succede a y se aumenta
x. In questo caso y’= 𝛽
Quindi 𝜷 è:
✓ In economia: è il concetto di margine;
𝜕𝑦
✓ in matematica: è la derivata prima (𝑦 ′ = 𝜕𝑥 )
✓ in geometria: è la pendenza.
Se 𝛽 è +, la derivata è positiva e la pendenza è positiva.
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Appunti di Diana Banchieri
(𝟔): 𝜋= f(Q)
Come variano i profitti (𝜋) al variare della quantità. Qui la pendenza cambia, non è sempre uguale (come la
retta).
_Matematicamente: avremo una derivata che dipende da Q.
_Geometricamente: avremo una parabola
_Economicamente: al margine i profitti dipendono da Q. non c’è un’unica risposta quindi, dipende dal variare
di x.
(𝟕) Pendenza:
• Positiva: al variare di x, y aumenta (I)
• Negativa: all’aumentare di x, y diminuisce (II)
• Non definita: (III; IV)
• 𝛽=1 o 𝛽>1 o 𝛽 < 1 (V)
Significato economico:
I. Positiva: al variare di x, y aumenta
II. Negativa: all’aumentare di x, y diminuisce
III. Al variare di x, y rimane costante. Quindi y non varia al variare di x
IV. Al variare di y, x rimane costante.
V. 3 casi:
_ 𝜷 = 𝟏: per 1 unità in più di x, 1 unità in più di y.
(es. 1 unità in più di thè, 1 unità in più di zucchero)
_ 𝜷 > 𝟏: se sono positive aumenta sia x, che y, però x aumenta un po’ meno
_ 𝜷 < 𝟏: se sono positive aumenta sia x, che y, però y aumenta un po’ meno
(es. thè aumenta di 1, zucchero di 0,5)
𝑎 𝑄𝐷
PQ= 𝑏 – 𝑏
𝒂 𝟏
PQ= 𝒃 – 𝒃 𝑸𝑫
!!!RICORDA:
- quando parlo di funzione di domanda, parlo di: QD=f(PQ) = a-bPa
- quando la disegno, disegno la funzione di domanda inversa.
(9) Come la disegno?
𝑎
_Se Q=0, P sarà (intercetta verticale)
𝑏
_ Se P=0, Q sarà =a
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Appunti di Diana Banchieri
1
La pendenza della retta è 𝛽 = − 𝑏
(b è sicuramente un valore + che con il – davanti diventa negativo).
La curva di domanda non deve essere per forza lineare, cioè una retta; può anche così (10). Mi aspetto però
che la relazione tra le 2 variabili sia sempre negativa: al diminuire del prezzo, Q aumenta (legge della
domanda).
Esempio: cosa succede al P del mais?
Prezzo storico: $2,5 per bushel fino al 1995. Nel 1995 supera i $3 e nel 1996 supera i $4,50. Perché?
Condizioni metereologiche e il boom asiatico.
Nel 1998 si abbassa di nuovo (l’economia asiatica rallenta, crisi economica globale, autosufficienza della
Cina).
Altre DEFINIZIONI:
14. I mercati perfettamente competitivi sono quei mercati dove tutti gli agenti economici (consumatori e
imprenditori) sono così tanti che ciascuno di loro rappresenta una piccola parte infinitesimale del
mercato. Se un produttore aumenta il prezzo, non vende niente, perché tutti gli altri vendono a prezzi
bassi e quindi i consumatori si spostano dagli altri.
Ciò che caratterizza questi mercati è che il prezzo si forma nel mercato e quindi sia consumatori che
produttori li prendono così come sono e non possono modificarlo.
Se sono un consumatore che compra grandi quantità (grandi consumatori) allora sì che magari influenzo il
prezzo, perché se non compro il venditore ci perde.
Nessuno ha quindi potere di mercato e il prezzo che si forma nel mercato (affinché non ci sia eccesso di
domanda/offerta) tutti prendono il prezzo dato (=non possono modificarlo).
15. CURVA di DOMANDA di mercato: indica la quantità aggregata di un bene che i consumatori sono disposti
ad acquistare a vari prezzi, tenendo fissi gli altri fattori che influenzano la domanda stessa, quali prezzi
degli altri beni, reddito del consumatore, qualità… (ceteris paribus)
QD= Q(P)
Domanda derivata: domanda di un bene derivante dalla produzione e vendita di altri beni.
Domanda diretta: domanda di un bene derivante dal desiderio dei compratori di consumare direttamente il
bene stesso
16. LEGGE della DOMANDA: è una legge empirica che afferma che la quantità domandata di un bene
diminuisce all’aumentare del prezzo del bene (relazione negativa tra P e Q).
C’è relazione negativa tra P e Q.
17. CURVA di OFFERTA: stessa cosa dalla parte dei produttori. Dato un prezzo, quanto offrono i produttori,
cioè quanto mettono sul mercato la relazione è positiva: all’aumentare del prezzo, i produttori sono
disposti a offrire di più.
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Appunti di Diana Banchieri
Indica la quantità aggregata di un bene che i produttori sono disposti a vendere ai vari prezzi, tenendo fissi
gli altri fattori che influenzano l’offerta stessa, quali i prezzi degli altri prodotti e i prezzi dei fattori di
produzione (manodopera, materie prime…):
QS=Q(P)
18. LEGGE dell’OFFERTA: la quantità offerta di un bene aumenta all’aumentare del prezzo del bene.
Oltre al prezzo, altri fattori influenzano la quantità di un bene che i produttori forniranno sul mercato; ad
esempio i prezzi dei fattori di produzione.
La Curva di domanda/offerta aggregata: la somma di tutte le singole curve di domanda/offerta.
19. EQUILIBRIO di MERCATO: è un prezzo tale che la quantità domandata e la quantità offerta sono
uguali. Le curve di domanda e offerta si intersecano in corrispondenza dell’equilibrio.
20. ECCESSO di OFFERTA: se i venditori non possono vendere tanto quanto vogliono al prezzo
corrente. Ciò crea una pressione al ribasso del prezzo. Quando il prezzo diminuisce, la quantità
domandata aumenta, la quantità offerta si riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.
Si ritorna al prezzo di equilibrio perché i venditori abbassano prezzi.
21. ECCESSO di DOMANDA: se i compratori non possono acquistare tanto quanto vogliono al prezzo
corrente.
Ciò crea una pressione al rialzo del prezzo. Quando il prezzo aumenta, la quantità offerta aumenta, la
quantità domandata si riduce e il mercato si sposta verso il prezzo di equilibrio.
Esercizio:
QD= 500-4P
QS= -100+2P
P= prezzo mirtilli (€ per quintale)
Q= domanda o offerta (migliaia di quintali all’anno)
Il prezzo di equilibrio dei mirtilli viene calcolato eguagliando domanda e offerta:
QD=QS … ossia…
500-4P= -100+2P
P*= 100€
(inserire quindi il prezzo di equilibrio nella domanda o nell’offerta)
-Economico: dove si eguagliano
-Matematico: eguagliare 2 funzioni
-Geometrico: punto di intersezione
Esempio:
QD= 500-4P
QS= -100+2P
500-4P= -100+2P -6P=-600
P*= 100€
Se cambio:
4P= 500- QD
1
P= 125 - 4 QD devo ritrovare QD
1 D
4
Q =125-P
D
Q = 500-4P
PERÒ:
QD=QS non è sempre vero, MA solo quando sono in equilibrio, cioè:
8
Appunti di Diana Banchieri
!
QD=QS
E…
e
P = 100 cioè è il prezzo di equilibrio
Se P di equilibrio=100, qual è la quantità di equilibrio?
=100
Perché:
500-4(100)=100
-100+2(100)=100
A volte la curva di domanda si può spostare o perché cambiano le mode tra i consumatori, oppure perché
cambia il reddito.
All’aumentare del reddito, per ogni livello di prezzo, aumenta la quantità di bene venduto. Però non è
sempre detto: se ad esempio uno diventa ricco, mangia più carne, ma non è vero per le patate (alimento più
povero), la cui domanda diminuisce.
Tutto ciò che va a influire sui consumatori, va a spostare la curva di domanda, mentre la curva di offerta
rimane lì. Mentre tutto quello che modifica le imprese, va a modificare la curva di offerta, ma non quella di
domanda.
Quando entrambe le curve si spostano, si forma un nuovo equilibrio
Quando si sposta la domanda, l’equilibrio si muove ungo la curva di offerta (non lungo la curva di domanda
perché rimane lì) (11)
In modo parallelo: diventa difficile approvvigionarsi, aumenta il costo del lavoro, delle materie prime…, la
curva di offerta si sposta verso sinistra, si forma un nuovo equilibrio che si sposta lungo la curva di domanda
(12).
(Riprendo es. mais): (13)
Molte persone iniziano a comprare il mais: aumenta la domanda (diventano più ricchi): ci spostiamo dal
punto A a un nuovo punto.
Nuova curva di domanda lungo la curva di offerta.
2008: problemi per le imprese, la curva di offerta si sposta verso sinistra e ci troviamo in un equilibrio finale
B, con un prezzo più alto.
ELASTICITÀ:
Siamo imprenditori e guardiamo i ricavi (=fatturato: tutto ciò che entra dalle vendite)
𝑅𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 = 𝑃 ∗ 𝑄
Scopriamo che i P sono aumentati nel mercato, cosa succede ai nostri Ricavi? Dipende dalla quantità.
Se i prezzi aumentano del 10% e la Q del 10%, i ricavi sono invariati. Se i P aumentano del 30% e la Q
diminuisce del 10%, i ricavi aumentano.
Esempio:
P1= 200
P2= 220
Qual è il cambiamento %?
𝑝2−𝑝1 20
𝑝1
= 100 = 10%
𝐷𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑃
𝑃
∆𝑃 = 20
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Appunti di Diana Banchieri
Q1= 300
Q2=270
𝑄2−𝑄1
= -30/300= -10%
𝑄1
Elasticità della domanda al prezzo: come varia la D al variare di P. Riguarda 2 cose: la cosa che
cambia e la cosa che fa cambiare. Elasticità di che cosa, a che cosa.
È il cambiamento % del soggetto/ il cambiamento % di quello che lo fa mutare.
Nel caso di P e Q è: variazione Q/ variazione P:
∆𝑸 ∆𝑷
𝜺𝑸,𝑷𝑸 = / ≤𝟎
𝑸 𝑷
Quando parliamo di elasticità della domanda al prezzo, sarà sempre ≤ 0 (quindi valore negativo).
_Se P aumenta, vuol dire che ∆𝑃 è positivo. Cosa succede alla quantità? Diminuisce, quindi ∆𝑄 è negativo.
_Se ∆𝑃 è negativo, ∆𝑄 aumenta.
Quindi 𝜺 sarà sempre negativo (il denominatore ha sempre un segno diverso dal numeratore).
𝜺𝑸,𝑷 sempre ≤ 0 quindi ragioniamo in valore assoluto.
∆𝑸 ∆𝑷
2. | | > | |
𝑸 𝑷
∆𝑸 ∆𝑷
3. | | < | | (valore assoluto)
𝑸 𝑷
Quindi: −1 < 𝜺𝑸,𝑷 < 𝟎
Se l’elasticità è compresa tra -1 e 0, vuol dire che anche se il prezzo cambia di tanto (90%), la quantità cambia
dell’1%, quindi di poco.
SINTESI:
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = 0 perfettamente anelastica: se ∆𝑃 aumenta, ∆𝑄 è invariato
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = −1 unitaria: ∆𝑃 e ∆𝑄 aumentano/diminuiscono della stessa intensità
➢ 𝜀𝑄,𝑃 = −∞ perfettamente elastica: ∆𝑃 aumenta, ∆𝑄 si azzera
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Appunti di Diana Banchieri
➢ −1 < 𝜀𝑄,𝑃 < 0 anelastica: P aumenta molto, Q di poco
➢ −1 < 𝜀𝑄,𝑃 < −∞ elastica: P cambia poco, Q di molto
∆𝑸 ∆𝑷
Abbiamo detto che 𝜀 è un rapporto di variazioni di percentuale, ossia: 𝜺𝑸,𝑷 = 𝑸
/ 𝑷
∆𝑸 𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝑸
∗ ∆𝑷
= ∆𝑷 ∗ 𝑸
(16)
Q=f(P)
∆𝑸
La pendenza la scrivo come= ∆𝑷
∆𝑸 ∆𝑷
∆𝑷
è la pendenza della f di domanda (ma nel grafico la pendenza la scriviamo come ∆𝑸 L’elasticità ha a che
fare con la pendenza, ma non è la pendenza perché è P/Q.
∆𝑷 𝑷
La pendenza mi da il segno perché: è <0 MA >0 e quindi il segno è - .
∆𝑸 𝑸
Esempio:
1
QD= 5- 2 𝑃
Riscrivo la formula di elasticità:
∆𝑸 ∆𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝜺𝑸,𝑷 = 𝑸 / 𝑷 = ∆𝑷 ∗ 𝑸
Per ∆𝑷 incrementato di poco (=Per un incremento molto piccolo di P):
𝜕𝑄 𝐷 𝑃 1 𝑃
𝜕𝑃
∗ 𝑄
= − 2 𝑄
Da qui prendiamo alcuni casi:
1. Se P=10 Q= 0
1 10
𝜀 =-2* 0 = −∞
2. Se P=8 Q=1
1
- 2 * 8 = -4
3. Se P=5 Q= 5/2
1 2
- 2* 5 * 5 = -1
4. Se P=0
𝜀=0
CARATTERISTICHE ELASTICITÀ:
- Elastica
- Anelastica
- Unitaria
Esercizio: Invento f di domanda lineare. Scrivo formula elasticità. Disegnare con la domanda inversa. Per
l’elasticità calcolare la derivata, che deve essere uguale alla pendenza.
11
Appunti di Diana Banchieri
La curva di domanda con elasticità costante è data dalla formula generale: (18)
Q= aP-b
Dove a e b sono costanti positive.
Elasticità= -b
La pendenza cambia, ma l’elasticità no. Perché?
∆𝑸 ∆𝑷 ∆𝑸 𝑷
𝜺𝑸,𝑷 = / = ∗
𝑸 𝑷 ∆𝑷 𝑸
𝜕𝑄 𝐷 𝑃
= 𝜕𝑃
∗ 𝑄
𝑃
= a * (-b) * P –b-1 * =-b
𝑄
TABELLA 2.1
Noto che i cereali da colazione, hanno un’elasticità molto più vicina a 0, rispetto ai sigari. (quindi se il prezzo
dei sigari aumenta, le gente magari comprerà le sigarette).
La domanda tende a essere elastica per beni sostituti. La domanda è meno elastica per un bene necessario.
La domanda tende a essere più elastica rispetto a P quando la quota spesa per l’acquisto di un prodotto è
ingente (sia in termini assoluti, sia in rapporto alla spesa totale).
Se la domanda non è elastica a livello di mercato, può esserlo a livello di singola marca (Es. sigarette).
Quando parlo di elasticità non devo pensare per forza all’elasticità della domanda al prezzo, ma posso
pensare a molte cose.
∆𝑸 ∆𝑷𝑸
𝜺𝑸,𝑷𝑸 = / sempre < 0
𝑸 𝑷𝑸
Posso calcolare l’elasticità guardando molte cose: ad es 2 beni (Q1 e Q2) o il Reddito:
∆𝑸𝟏 ∆𝑷𝑸𝟐
𝜺𝑸𝟏,𝑷𝑸𝟐 = 𝑸𝟏
/ 𝑷𝑸𝟐
<0 per beni complementi
>0 per beni sostituti (es. Coca-Cola e Pepsi) le 2 imprese
sono in concorrenza di prezzo
∆𝑸𝟏 ∆𝑰
𝜺𝑸,𝑰 = 𝑸𝟏
/ 𝑰
<0 beni normali
>0 beni inferiori
TABELLA 2.4:
TABELLA 2.5:
TABELLA 2.6: le macchine sono beni sostituti e i numeri saranno tutti positivi (l’elasticità è positiva e sempre
>1). Il prezzo è una variabile dove i consumatori sono molto attenti (se il prezzo aumenta, i consumatori
vanno da un’altra parte)
12
Appunti di Diana Banchieri
Capitolo 3 08/03
MODELLO MICROECONOMICO:
Ci descrive come funziona l’economia, partendo dalle parti più piccole, gli atomi, che in economia sono i
consumatori e le imprese.
CONSUMATORI:
sono persone che prendono decisioni economiche. Le preferenze del consumatore ci dicono come un
individuo valuta due panieri in ordine di desiderabilità, ipotizzando che i due panieri siano disponibili a costo
zero.
Come descriviamo che un consumatore acquista uno o più beni?
Innanzitutto descrivendo i beni che acquista, attraverso il paniere: si tratta di un gruppo di beni e servizi.
Esso contiene tutti gli acquisti possibili che noi possiamo fare, ad es. in una giornata. Per adesso ipotizziamo
(per semplificare) che il paniere sia composto solo da 2 beni (A e B).
anche qui abbiamo degli assiomi. Abbiamo 3 assiomi/ipotesi sulle preferenze del consumatore:
1. Assioma della COMPLETEZZA:
il consumatore, di fronte a una scelta tra 2 combinazioni qualsiasi di panieri, è sempre in grado di dire
quale preferisce o se gli sono indifferenti.
Preferisce: 1 2
21
Indifferente: 1 ≈ 2
2. TRANSITIVITÀ: ciascuna scelta del consumatore, è coerente con l’altra. Se un paniere è preferito a un
altro:
12 2 3 13
3. NON SAZIETÀ: (“più è meglio”) se in un paniere c’è di più di uno dei 2 beni, il consumatore preferirà il
paniere che contiene una quantità maggiore di quel bene.
1 (3 a e 5b) e 2 (7a e 7b) il consumatore preferisce 2
1 (3 a e 5b) 19 (3 a e 7b) il consumatore preferisce 19
Per quanto riguarda la non sazietà, essa si traduce con la monotonicità della f:
y=f(X) (2)
13
Appunti di Diana Banchieri
Questo numero si chiama utilità. Il numero (valore dell’utilità) ha un significato:
➢ Ordinamento Ordinale (ma non cardinale):
Fornisce informazioni sull’ordine secondo il quale il consumatore classifica i beni.
1
2
:
_3A e £B u=5
_5Ae 5B u=10
2 è preferito a 1. Posso dire che U2>U1 MA non posso dire che U2 è il doppio di U1 perché l’utilità è
un valore comunque “ideale”.
Si tratta quindi di valori che hanno solo un significato ordinale, ma non cardinale.
➢ Ordinamento cardinale:
fornisce informazioni circa l’intensità delle preferenze del consumatore:
Non possiamo confrontare le utilità tra individui diversi.
Possiamo dire quindi che U2>U1 per un consumatore, ma non posso confrontare questa valutazione per un
altro consumatore. Ci dà informazioni maggiori rispetto all’ordinamento ordinale ma quello ordinale è
sufficiente per spiegare le scelte del consumatore.
(es. per un consumatore una felicità è una cosa, ma per un altro è un’altra, non è uguale per tutti).
L’utilità dipende quindi da questa funzione. Si tratta della “soddisfazione” che il consumatore trae da questa
funzione. La f sarà definita in tutto A e tutto B.
- Se il consumatore preferisce A a B: allora l’utilità di A sarà > rispetto a B
- Se al consumatore è indifferente A e B: allora l’utilità di A sarà = rispetto a B
Un’ulteriore assioma è:
4. PRINCIPIO dell’UTILITÀ MARGINALE DECRESCENTE:
ci permette di capire come varia il livello di soddisfazione (𝜕𝑈) in seguito a un cambiamento del livello del
consumo (𝜕𝑦).
Man mano che consumo una quantità > di quel bene, mi aspetto che l’unità marginale sia sempre più
piccola, cioè: all’aumentare del consumo del bene, l’utilità aumenta sempre (non sazietà), ma
contemporaneamente aumenta sempre meno.
Maggiore è il consumo, minore è la soddisfazione addizionale che si ottiene a un consumo aggiuntivo.
Es. se ho sete, dopo aver bevuto un bicchier d’acqua sono contento; dopo aver bevuto il secondo bicchiere,
sono contento ma un po’ meno. (2)
In alcuni casi viene considerato come il 4° assioma.
Perché utilità marginale? L’utilità di consumare 1 unità in più. Questa utilità è sempre più piccola. Dal p.d.v.
grafico è la pendenza della retta tangente alla f di utilità in quel punto.
È il saggio a cui l’utilità totale varia a seguito di un incremento nel livello del consumo.
Principio di utilità: p.d.v.:
_Matematica: derivata. La y’ è sempre positiva, ma diventa sempre più piccola
_Geometria. Pendenza decrescente
_Economia: marginale decrescente
Ci aiuta molto il principio dell’utilità marginale (=l’utilità di consumare 1 unità in più), scritta come:
𝝏𝑼
𝝏𝑨
= 𝑴𝑼𝑨 ed è: (3)
✓ positiva: ≥ 𝟎
✓ decrescente
rappresento su un grafico tutti i panieri e li disegno come curve di indifferenza. Cosa sono?
È il luogo geometrico dei punti che hanno la stessa utilità. Viene detta di “indifferenza” perché il
consumatore è ugualmente soddisfatto (o indifferente nello scegliere tra) tutti i panieri presenti nella curva.
Esse vengono rappresentate nella mappa di indifferenza.
Questa curva passa per tanti punti e tutti questi punti sono dei panieri che hanno la medesima utilità (=K).
Dobbiamo quindi vedere il piano come un insieme di curve di indifferenza, a ciascuna delle quali è associata
un’utilità diversa. (5)
Il principio di indifferenza dice che ogni punto deve essere mappato da una curva di indifferenza (o curva di
livello). L’utilità è crescente in questa direzione ( ):
cioè a ogni curva che si trova “più in alto e più a dx” è > rispetto a quella sotto (principio non sazietà).
15
Appunti di Diana Banchieri
Mi dice a quanti y sono disposto a rinunciare, per avere 1 unità in più di x, mantenendo la stessa utilità. (8)
graficamente rappresenta la pendenza.
Se all’aumentare di x, y diventa sempre più piccolo, mano a mano sarò disposto a rinunciare sempre meno a
x.
Qui arriva il concetto di utilità marginale decrescente: ossia essendo disposto a rinunciare sempre meno a x
(visto che l’utilità sarà sempre <), anche l’MRS è decrescente. Se l’MRS è decrescente, le curve devono
essere convesse.
➢ Matematicamente:
Δ𝑦
MRSx,y= −
Δ𝑥
2= -2
L’MRS è decrescente ma sempre positivo; la pendenza è <0
➢ Geometricamente:
𝑀𝑈
MRSx,y= 𝑥
𝑀𝑈𝑦
Δ𝑦
È la pendenza ma scritta con il “ - “, quindi: −
Δ𝑥
Esempio:
1
U(y) = √𝑦 UMy = y’=
2√𝑦
𝜕𝑈
𝜕𝑥
= x = 𝑀𝑈𝑦
16
Appunti di Diana Banchieri
𝜕𝑈 𝜕𝑈
MUF= =1 MUC = =2
𝜕𝐹 𝜕𝐶
È disposto a rinunciare a mezza ciambella, per una frittella in più. Per avere la felicità di una frittella (F), ha
bisogno di 2 ciambelle (C). Per disegnarla: (10)
Dal p.d.v.:
_economico: un bene è sostituibile con un altro
_geometrico: le curve di indifferenza sono delle rette
_matematico: il rapporto tra le utilità marginali è un n° fisso (costante)
𝑼 = 𝑨𝒙𝜶 ∗ 𝒚𝜷
𝛼 e 𝛽 sono costanti positive.
Bisogna ricordare che:
- le utilità marginali sono positive per entrambi i beni; l’ipotesi “più è meglio è quindi soddisfatta”
- essendo entrambe positive le unità marginali, le curve di indifferenza avranno una pendenza verso il
basso
- è una funzione che presenta un tasso marginale di sostituzione decrescente.
U =𝑨𝒙𝜶 ∗ 𝒚𝜷 :
𝜕𝑈
MUx: 𝜕𝑥 = 𝐴𝜶𝒙𝜶−𝟏 𝑦 𝛽
17
Appunti di Diana Banchieri
𝜕𝑈
MUy: 𝜕𝑦 = 𝐴𝑥 𝛼 𝜷𝒚𝜷−𝟏
∆𝑦 𝑀𝑈𝑥 𝐴𝛼𝑥 𝛼−1 𝑦 𝛽
MRSx,y= − ∆𝑥 = 𝑀𝑈𝑦
= 𝐴𝑥 𝛼 𝛽𝑦 𝛽−1
𝜶 𝒚
= MRSx,y = *
𝜷 𝒙
Esempio:
U= 3√𝑥 ∗ 𝑦 = 3 x1/2 y1/2
𝛼 𝑦 1⁄ 𝒚
2
MRSx,y= * = 1⁄ =
𝛽 𝑥 2 𝒙
1 1
𝜕𝑈 1 −1
MUx: 𝜕𝑥 = 3 2 𝑥 2 𝑦 2
1 1
𝜕𝑈 1
MUy: 𝜕𝑦 = 3𝑥 2 2 𝑦 2−1
1 1
1 −
𝑀𝑈𝑥 3 𝑥 2 𝑦2 𝑦
MRSx,y= 𝑀𝑈𝑦
= 1
2
1 −
1 = x-1/2 -1/2 * y 1/2 + ½ = x-1 * y = 𝑥
3𝑥2 𝑦 2
2
10/03
ELASTICITÀ INCROCIATA:
di 2 beni:
Q1 e Q2 P1 e P2
➢ 𝜺𝑸𝟏, 𝑷𝟐 > 𝟎
P2 ↑ Q1 ↑
Beni sostituti (Pepsi e Cola)
Q2 ↓
➢ 𝜺𝑸𝟏, 𝑷𝟐 < 𝟎
P2 ↑ Q1 ↓
Beni complementi (zucchero e caffè)
Q2 ↓
Per disegnare la curva di domanda e offerta sono sufficienti 2 punti. Se osservo 2 punti: (1)
x=2, y=1
x=4, y=2
Come trovo la formula della retta? y= a +bx
Δ𝑦
y= a + Δ𝑥 *x
1
Y= a + x
2
18
Appunti di Diana Banchieri
Come trovo a?
Se y=1 e x=2:
1
1= a + *2
2
1= a + 1 a=0
Esercizio: 1
P=1 Q=2
Curva D: y=1/2 x
P’=2 Q’=4
Δ𝑄
P=a+bQ P=a+ Δ𝑄 ∗ 𝑄 P=a+1/2 Q 1=a+1/2*2 a=0
La curva di domanda e offerta non sono mai lineari, ma a noi di solito interessa una piccola parte di essa, per
analizzare un intorno di P e Q nel quale ci troviamo. (2)
Capitolo 4 15/03
Abbiamo visto che la microeconomia cerca di ricostruire un modello economico. Prima di tutto ci siamo
interessati sul consumatore e sulle sue preferenze e scelte. Il secondo punto su cui ci si concentra è il budget,
ossia i vincoli.
I vincoli di bilancio sono l’insieme dei panieri che il consumatore può acquistare dato un certo bilancio.
Abbiamo detto che le scelte del consumatore possono essere rappresentate dalle curve di indifferenza
(=insieme di punti -panieri- che danno al consumatore la stessa utilità). L’utilità ha solo un significato
ordinale, non cardinale.
Linea di bilancio: è l’insieme dei panieri che il consumatore è in grado di acquistare se spende tutto il suo
reddito disponibile.
(1)
Oltre ai beni Y e X, importanti sono: il reddito e i prezzi di x e y (Px e Py).
Cos’è il VINCOLO di BILANCIO?
P.d.v:
- Economico: Ci dice che non posso spendere più del mio reddito (I)
Px*x + Py*y ≤ I
- Matematico:
- Geometrico (2): Se voglio rappresentare sul grafico, devo isolare la y dalla formula: Px*x + Py*y = I
𝑰 𝑷𝒙
𝒚= − ∗𝒙
𝑷𝒚 𝑷𝒚
𝐼 𝐼
Quindi se y=0, io compro tutto x con il mio reddito (𝑃 ); se x=0 io compro tutto y (𝑃 ).
𝑥 𝑦
Se io posso comprare una quantità di y e di x lungo la linea, vuol dire che sto spendendo tutto il mio reddito
I. se compro a sx, comprerò ≤ I e non spenderò tutto.
Δ𝑦
La pendenza della retta di bilancio (Δ𝑥 )mi dice a quante unità del bene sull’asse delle ordinate bisogna
rinunciare per ottenere un’unità addizionale del bene sull’asse delle ascisse.
Esempio:
I=800€
Px=20 Py=40
Linea di bilancio= 20x + 40y=800
𝑥
y=20 – 2
Se ipotizzo 2 beni A e B e disegno le linee di bilancio: (3)
- se cambia il reddito I:
19
Appunti di Diana Banchieri
se esso aumenta, la pendenza della linea è uguale, cambia la quantità di A e di B che posso comprare (sarà
>). Se il reddito aumenta, aumenta lo spazio dei panieri ammissibili. Se il reddito diminuisce, diminuisce lo
spazio dei panieri ammissibili. Mi sposto parallelamente.
PA*A+ PB*B ≤ I
𝑷 𝑰 𝑰′ 𝑷
𝑨 ≤ 𝑷𝑩 ∗ 𝑩 + 𝑷 𝑨 = 𝑷 − 𝑷𝑩 ∗ 𝑩
𝑨 𝑨 𝑨 𝑨
Se i prezzi di A e B cambiano?
- Se cambiano i Prezzi di A e io compro solo B, non cambia niente. Se invece sto comprando solo A,
posso comprarne meno.
Cosa cambia? La linea di bilancio ruota. L’intersezione con l’asse B è sempre uguale, cambia la
𝑃
pendenza, che è diventata: − 𝑃𝐵
𝐴
(4)
Graficamente:
𝑃𝑧
se voglio massimizzare y=f(x,z) e Px*x + Py*y ≤ I (sotto il vincolo) 𝑃𝑥
= MRSz,x
Ottimo interno: il paniere che mi dà maggior soddisfazione, tra i panieri offerti, è quello che interseca in un
punto la linea di bilancio. Il consumatore acquista quantità positive di entrambi i beni. Si tratta del paniere
che interseca in 1 punto la linea.
Si tratta di 2 linee con la stessa pendenza, ossia:
𝑃 𝑃𝑧
− 𝑧 = −𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑧 = 𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑧
𝑃𝑥 𝑃𝑥
Per trovare la combinazione ottima di x e di y, impongo la condizione che MRS è = alla pendenza (perché si
intersecano e questo non accade sempre, quindi metterò il “!”):
! 𝑷𝒛
𝑴𝑹𝑺𝒛,𝒙 = 𝑷𝒙
𝑀𝑈𝑧 ! 𝑀𝑈𝑥
=
𝑃𝑧 𝑃𝑥
𝑀𝑈 𝑀𝑈
MRSx,y = 𝑀𝑈𝑥 = MRSz,x = 𝑀𝑈𝑧
𝑦 𝑥
20
Appunti di Diana Banchieri
In questa formula le variabili endogene sono x, y e il livello di utilità. Le variabili esogene sono invece I, Px e
Py.
Il problema di massimizzazione dell’utilità e quello di minimizzazione della spesa sono duali l’uno dell’altro: il
paniere che massimizza l’utilità sotto il vincolo di un determinato livello di reddito porta il consumatore a un
livello di utilità U2. Questo stesso paniere minimizza il livello di spesa necessaria per raggiungere il livello di
utilità U2.
CASI PARTICOLARI:
non sempre i valori trovati sono interni, a volte si trovano i valori d’angolo: dove consumo solo o x o y e
quindi la curva di indifferenza ha una forma particolare (5).
In questi casi non c’è una condizione di tangenza, perché ci sarebbe solo per valori negativi di un bene e
questo non ha senso.
Una soluzione d’angolo si verifica quando il paniere ottimo non contiene uno dei beni. In questo caso la linea
di bilancio non può essere tangente alla curva di indifferenza
Es: x= unità di cibo y= capi di abbigliamento
la pendenza della curva di indifferenza (U) è molto ripida e molto diversa rispetto alla linea di bilancio. Quindi
non potendo calcolare il punto di tangenza, ci fermiamo nel punto in cui il consumatore consuma solo un
bene e 0 dell’altro.
Ma come risolviamo questi problemi?
Risolviamo tranquillamente l’esercizio, ma troveremo y negativa. Qui capiamo che ci troviamo nella
situazione d’angolo e quindi diremo che y ottimale non è il valore negativo, ma sarà uguale a: y=0 e quindi x=
𝐼
𝑃𝑥
Esempio 2: (vedi quaderno)
21
Appunti di Diana Banchieri
ESEMPIO con beni perfetti SOSTITUTI:
1L 2l
Il consumatore è sempre disposto a sostituire 1 bottiglia da 1 litro (L) con 2 da mezzo litro (l)
Sappiamo che i beni sostituti hanno la formula lineare: U= y + ax
In questo caso: U= l + 2L Perché metto il 2 davanti a L?
L’utilità mi è data sia dalle bottiglie di 1L, che da quelle di l. l’utilità del L è il doppio di quella data da l.
Per disegnarla: (6)
Per avere 1 L in più, ne voglio 2 l.
Esempio:
il consumatore è sempre disposto a scambiare 3 unità di A per 2 di B. la scrivo così:
U= 2A+3B
A
U= A+ 3/2B A=U-3/2B
Δ𝐴 3 3
Δ𝐵
= −2 MRSB,A= 2
B
Quando abbiamo beni perfetti sostituti, o abbiamo una soluzione d’angolo, oppure condizione di
Data la linea di bilancio, avremo le curve di indifferenza che sono parallele ad essa e quindi per massimizzare,
avrò una curva che coincide con al linea di bilancio e quindi posso avere diverse situazioni:
1. 𝑃𝐿
𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙 =
𝑃𝑙
L costa il doppio di l e se U di L è il doppio l. (7)
2. 𝑃𝐿
< 𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙
𝑃𝑙
Le curve di indifferenza hanno sempre la pendenza -2 e guardando sempre più a dx noto che mi trovo in una
soluzione d’angolo, ossia: compro solo bottiglie grandi. (8)
3. 𝑃𝐿
> 𝑀𝑅𝑆𝐿,𝑙
𝑃𝑙
𝐼
La pendenza della linea di bilancio è maggiore e quindi comprerò solo l, ossia 𝑃
𝐿
I1 I2
Quanto spendo oggi (C1) e domani (C2)?
22
Appunti di Diana Banchieri
Se invece deposita del denaro in banca, l’anno dopo riceverà del denaro (tasso d’interesse), pari a r
(=10%=0,1 I): se ha 100€, l’anno dopo può spendere 100+0,1*100= 100+10=110
Tasso di interesse: 100 + r*100=
100(1+r)
“𝒓” è il costo di usare il denaro che non ho, o nel caso in cui sono io che presto, è il denaro che la persona a
cui presto deve darmi.
Se noi abbiamo 100 oggi, domani abbiamo 100(1 + 𝑟) (perché i soldi di domani non li abbiamo ancora e se
li voglio devo pagare un tasso di interesse e quindi varranno meno).
100
Oppure se abbiamo 100 domani, oggi abbiamo
1+𝑟
Se invece prendiamo in prestito 100 oggi, domani dobbiamo restituire 110 e quindi la spesa dell’anno dopo
diminuisce.
Questo ci serve perché il nostro vincolo di bilancio (intertemporale) ci dice che tutto quello che consumo
(oggi e domani) deve essere = al reddito di oggi e domani. Non posso però scriverlo come:
C1 + C2 = I1 + I2
Ma lo scrivo come:
𝐶2 𝐼2
𝐶1 + = 𝐼1 +
(1 + 𝑟) (1 + 𝑟)
Quindi: consumo di oggi + consumo di domani attualizzato ad oggi = reddito di oggi + reddito di domani
attualizzato ad oggi
U= (C1, C2)
v.d.b. (11)
𝐶2 𝐼2
𝐶1 + (1+𝑟) = 𝐼1 + (1+𝑟)
(…vedi foglio)
[𝐼(1+𝑟) + 𝐼2 ]= intercetta
𝐶2 = [𝐼(1+𝑟) + 𝐼2 ] − (1 + 𝑟)𝐶1
-(1 + 𝑟) pendenza
𝑴𝑹𝑺𝑪𝟏,𝑪𝟐 =
{ trovo C1 e C2
𝒗𝒊𝒏𝒄𝒐𝒍𝒐 𝒅𝒊 𝒃𝒊𝒍𝒂𝒏𝒄𝒊𝒐
17/03
CURVA di DOMANDA
23
Appunti di Diana Banchieri
Abbiamo visto che il v.d.b. interseca in un punto le curve di indifferenza. Per massimizzare l’ottimo impongo
che utilità sia uguale al v.d.b., ossia: (1)
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑦, 𝑥) 𝑠. 𝑡. 𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 ≤ 𝐼
𝑀𝑈
𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 𝑀𝑈𝑥
𝐹. 𝑂. 𝐶 { 𝑦 y*, x*
𝑣. 𝑑. 𝑏.
Se cambia Px e io consumo x=0 non cambia l’intercetta, ma cambia la x
La curva di domanda è una relazione tra quantità e prezzo. Può anche essere vista come la “disponibilità di
un consumatore a pagare”.
La curva di domanda del bene x del singolo consumatore (che graficamente è rappresentata come prezzo in
funzione della domanda), attraverso al statica comprata: Per ogni livello di prezzo individuiamo la quantità
ottima e possiamo arrivare alla curva di domanda. (2) Stessa cosa per la y
Dal p.d.v.:
- Economico: dati prezzi troviamo le quantità acquistate dai consumatori
- Geometrico: abbiamo disegnato il vincolo e abbiamo trovato la curva
- Matematicamente:
Derivazione analitica curva di domanda:
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦)
s.t. (sotto il vincolo) 𝑃𝑥 ∗ 𝑥 + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 = 𝐼
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 − 𝑦
{ 𝑃𝑥 = 3
3𝑥 + 2𝑦 = 100
𝑃𝑦 = 2
I=100
𝑃𝑥 𝑦 3
𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 = 𝑦
𝑥
=2 2 𝟓𝟎
{ 𝑃𝑦 { 𝑥 { 3 3𝑦 + 2𝑦 = 100 𝒚 = 𝟐𝟓, 𝒙 =
3 𝟑
𝑣. 𝑑. 𝑏. 𝑣. 𝑑. 𝑏. 𝑥 = 𝑦2
𝑀𝑈𝑥 = 𝒚
𝑀𝑈𝑦 = 𝒙
Questa cosa la posso fare per tutti i valori di Px e Py, ma siccome sarebbe troppo lunga, allora generalizzo:
𝑃 𝑦 𝑷
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝑥, 𝑦) = 𝑥 − 𝑦 𝑀𝑅𝑆𝑥,𝑦 = 𝑃𝑥 = 𝟐𝒙 𝟐
{ { 𝑦 {𝑥 𝑥 = 𝑦𝑷
3𝑥 + 2𝑦 = 100 𝑣. 𝑑. 𝑏 𝒙
𝑣. 𝑑. 𝑏.
"" ""
{𝑃 ∗ 𝑦 ∗ 2 + 2𝑦 = 100 {𝑦 = 25 2
𝑥 = 25 𝑃
𝑥 𝑃𝑥 𝑥
24
Appunti di Diana Banchieri
Analogamente possiamo vedere come cambia il consumo questa volta al variare del 𝑟𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝐼 (5): si chiama
curva di ENGEL. Mi dice come cambia il consumo in seguito a una variazione di 𝐼.
!ATTENZIONE: la curva di domanda ha quasi sempre pendenza negativa. La curva di Engel invece dipende, in
base se il Reddito aumenta o diminuisce. Questo perché dipende dal fatto se diventando più ricco compro di
più o di meno.
Distinguiamo quindi i BENI:
➢ Normali: il consumo aumenta all’aumentare di 𝐼.
(𝜀𝑄,𝐼 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑖𝑣𝑎 )
➢ Inferiori: il consumo diminuisce all’aumentare di 𝐼.
(𝜀𝑄,𝐼 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑎 )
𝟐
𝑥 = 𝑦𝑷 ""
𝒙
𝐹. 𝑂. 𝐶 { 𝑃𝑦
{𝒚 ∗= 𝑰
𝑃𝑥 ∗ 𝑦 ∗ + 𝑃𝑦 ∗ 𝑦 = 𝐼 𝟐𝑷𝒚
𝑃𝑥
𝑰
𝒚 ∗= : è il valore ottimo di y
𝟐𝑷𝒚
𝑃𝑥 𝑰 𝐼̅ 50
𝑥 =𝑦∗ 𝒙 ∗= 𝑥= Curva di domanda I=100 x=
𝑃𝑦 𝟐𝑷𝒙 2𝑃𝑥 𝑃𝑥
𝐼 1
𝑥 = 2𝑃𝑥 Px=3 𝑥 = 6𝐼 I=6x
𝑀𝐴𝑋 𝑈 …
1. {
𝑣. 𝑑. 𝑏.
𝑃𝑥
𝑀𝑅𝑆 = 𝑃𝑦
2. 𝐹. 𝑂. 𝐶. {
𝑣. 𝑑. 𝑏.
Ricavo y: 𝑥 ∗= 𝑓(𝑃𝑥, 𝑃𝑦, 𝐼)
25
Appunti di Diana Banchieri
➢ L’effetto sostituzione è la variazione che si ha nella quantità consumata di un bene quando il prezzo
di esso cambia, mantenendo costanti tutti gli altri prezzi e il livello di utilità.
Mi dice che se Px ↓, x mi diventa più economico a y e mi diventa più vantaggioso.
➢ L’effetto reddito è la variazione che si ha nella quantità consumata di un bene al variare del potere
d’acquisto del consumatore, mantenendo costanti tutti i prezzi.
Mi dice che se Px ↓, è come se io diventassi più ricco (quindi I reale aumenta ↑) e se sono
più ricco posso consumare di più o di meno di x.
Quindi quando un prezzo cambia si hanno 2 conseguenze:
- effetto relativo: diventa più conveniente acquistare quel bene e quindi la quantità acquistata
aumenta.
- Poiché il prezzo diminuisce divento più ricco e compro di meno (se è bene inferiore) o di più (se bene
normale)
Px*x Px↓ Px2, x2
Con questo esercizio si vede che l’effetto totale xA su xC si può dividere in 2 parti:
Per passare dall’effetto sostituzione all’effetto reddito, trovo a retta B che si trova a metà tra x A e xC e si
chiama xB. Per passare da C a B a quanto reddito dovrei rinunciare con i nuovi prezzi? Trovo xB.
ER qui è positivo. Se il bene è normale e il prezzo:
_ diminuisce: ES ed ER sono positivi.
_ aumenta: ES ed ER sono negativi.
Esercizio 1:
I valori xA e xC li trovo con il sistema di prima.
Poi pongo come condizione che l’utilità abbia il valore iniziale. (vedi quaderno)
Come trovo B?
So che il nuovo vincolo di bilancio è tangente in x=9 e y=36
Surplus del consumatore: è il beneficio economico netto derivante dall’acquisto, ovvero l’ammontare
massimo che si è disposti a spendere meno l’ammontare effettivamente speso. L’area sotto a curva di
domanda e spora il prezzo fornisce una misura del surplus del consumatore.
È come se io stessi risparmiando qualcosa fino al 28° litro di latte acquistato, perché costerebbe di più.
La differenza su ogni unità che acquisto su quanto sarei stato disponibile ad acquistarlo (al massimo) e
quanto effettivamente lo pago è il surplus.
Es: se sono nel deserto e ho sete, la 1° bottiglia d’acqua la pagherei anche €100, poi per il 2° sono disposto a
pagare meno, solo €10. La differenza tra 100-10 è il mio surplus.
Nel caso del latte in corrispondenza del 28° litro di latte il surplus è pari a 0.
Surplus: Area al di sotto della curva di domanda delimitata dal prezzo.
Se il prezzo diminuisce, il surplus aumenta. (10)
La curva di domanda di mercato è la somma orizzontale delle curve di domanda dei singoli consumatori in
altre parole , la domanda di mercato si ottiene sommando le quantità domandate dai singoli consumatori
(orizzontalmente) in corrispondenza di ciascun prezzo e rappresentando questa quantità totale per tutti i
possibili livelli di prezzo. (11)
Per il prezzo >3, sommo le quantità dei vari consumatori (orizzontalmente)
27
Appunti di Diana Banchieri
L’utilità U del consumatore dipende dalle ore di divertimento D e dal numero di unità del bene composito Y
che può acquistare.
Il consumatore ama divertirsi. Il bene composito costa €1
Qui il 𝑅𝑒𝑑𝑑𝑖𝑡𝑜 𝑰 è endogeno: dipende da quanto lavoro (più lavoro, più ho soldi da spendere e posso
comprare)
La nostra 𝑓 𝑑𝑖 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑡à dipende quindi da 𝐷 e dal bene che posso comprare (𝑦):
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝐷, 𝑌)
Se D è i tempo libero, quanto lavoro? 𝑳 = 𝟐𝟒 − 𝑫
E quindi quanto guadagno? Guadagno 𝒘 (= 𝑤𝑎𝑔𝑒)
𝑀𝐴𝑋 𝑈(𝐷, 𝑦)
s.t: 𝑤(24 − 𝐷) = 𝑃𝑦 ∗ 𝑦
𝑃𝑦 = 1 𝑤(24 − 𝐷) = 𝑦
Lo rappresento così: (12 a)
𝑦 = 𝑤24 − 𝑤𝐷
la pendenza è – 𝑤, ossia – 𝑷𝒅.
È un normale v.d.b, la cui pendenza è il rapporto tra i prezzi.
Il prezzo sarà sempre lo stesso, ciò che può cambiare è il reddito (12 b).
Il prezzo di 1h di tempo libero è w: è il concetto di costo-opportunità.
COSTO OPPORTUNITÀ:
Qual è il prezzo di fare qualcosa e il prezzo dell’alternativa a cui sto rinunciando.
In questo caso il costo di lavorare. Quindi il costo di lavoro è w; il costo di non lavorare è w.
Es: faccio una vacanza: il costo è non solo ciò che spendo per la vacanza, ma anche tutti i profitti a cui ho
rinunciato nel periodo in cui sono in vacanza. È lo stesso concetto all’interno dell’MRS.
Questo modello mi fa vedere come cambiano le ore di tempo libero e quelle del lavoro, a seconda del livello
del salario.
_se il salario aumenta, per ES ne consumo di meno, ma per ER ne posso calcolare di più o di meno, a seconda
se è un bene normale o inferiore.
Indice dei prezzi al consumo: CPI L’IPC è una misura alternativa dell’inflazione: è una media dei P con pesi
costanti. Esso si basa su un paniere di beni consumati dall’individuo medio o rappresentativo.
22/03
CONSUMO INTERTEMPORALE:
I1 I2
1. C1: I1
C2: I2
2. C1: I1+ I2 (spendo tutto oggi)
C2: 0
3. C1: 0
C2: I1+ I2 (spendo tutto domani)
28
Appunti di Diana Banchieri
𝛽
U (C1, C2) = 𝐶1𝛼 𝐶2 (è una Cobb-Douglas)
𝐼1 𝐼2
𝐼2
(1+𝑟)
𝐼1 𝐼1 (1 + 𝑟) = 𝐼1 + 𝑟𝐼1
2𝐼
𝐶2 = (𝐼1 + (1+𝑟) ) ∗ (1 + 𝑟) − 𝐶1 (1 + 𝑟) =
La pendenza del vincolo di bilancio (che è una retta) è: −(1 + 𝑟). è il prezzo del consumo di oggi se io non ho
i soldi di oggi. (1)
Intercetta: se consumo solo domani: posso consumare il reddito di domani + il reddito di oggi attualizzato a
domani (I1+ (1+r))
Sono gli stessi problemi ma cambia il v.d.b.: bisogna ricordarsi che 1€ oggi vale (1+r) domani e che 1€ domani
1€
vale (1+𝑟)
(2)
C’è chi dice che il tasso d’interesse passerà da 1% a 2%.
Se il tasso d’interesse aumenta, la curva diventerà più pendente e ruoterà attorno al punto definito (I1, I2)
La parte in blu sono i panieri che oggi non posso più permettermi (divento “più povero”).
Guardando l’ES e l’ER:
- ES: Se il tasso d’interesse aumenta (quindi il prezzo del denaro di domani attualizzato a oggi
aumenta), il consumo di oggi diminuisce.
r↑ C1↓
- ER: se il tasso d’interesse (“r”) aumenta, ER dipende:
_Se sono indebitato divento più povero perché devo pagare di più (C1>I1). Il consumo e un “bene
normale”
r↑ C1↓
_ se sono creditore divento più ricco: (C2>I2) (3)
r↑ C1↑
29
Appunti di Diana Banchieri
24/03
PRODUTTORI:
Consumatori:
U= f(A, B)
Operano delle scelte, tra cui:
- Domanda di investimento f(C1, C2): dove investire, in base al tasso d’interesse r e quanto consumare
oggi e domani
- Domanda di fondi: quanto risparmiare
- Offerta di lavoro: in base al salario w, decidono quanto lavorare e quanto divertirsi
Produttori:
QA= f(K, L)
I produttori devono produrre e devono scegliere la quantità da produrre, i beni da combinare, quanto
capitale e quanto lavoro impiegare.
In generale necessitano di capitale e di lavoro. Come fanno a scegliere la quantità?
➢ capitale: dipende dal tasso di interesse r
➢ lavoro: dipende dal salario w
Sulla base di questo i produttori avranno:
➢ La curva di offerta
➢ un’offerta di investimento
➢ una domanda di lavoro.
Le scelte fondamentali dei produttori sono:
- quanto produrre? Cioè quanto lavoro e quanto capitale
- come produrre?
Le Risorse produttive impiegate per produrre qualsiasi bene sono chiamati input o fattori di produzione.
➢ Input (o fattori di produzione): risorse che, combinate tra di loro, consentono di creare prodotti finiti
➢ L’output è quanto un’impresa produce (sia beni che servizi).
- La produzione è il processo che trasforma gli input in output.
- La tecnologia determina la quantità di output che è possibile ottenere data una combinazione di
input. È l’insieme delle conoscenze che applicate ai processi di produzione, ci permette di produrre in
modo più efficiente (ossia produrre lo stesso output con meno input).
30
Appunti di Diana Banchieri
Funzione della domanda (tecnica) di lavoro: definisce la quantità di lavoro della quale ha bisogno la
singola impresa per produrre Q unità di output e si trova con la funzione inversa di produzione e quindi si
può scrivere come 𝑳 = 𝒇(𝑸), e rappresenta il minimo ammontare di input lavoro necessario per realizzare
un dato output Q.
Visto che la funzione di produzione definisce il massimo output ottenibile da una determinata combinazione
di fattori si può scrivere 𝑄 ≤ 𝑓(𝐿, 𝐾) e indica che un'impresa può produrre un output e che è inferiore o al
massimo pari al massimo tecnologicamente realizzabile.
(1)La f ci dice quanto si produce di output. Nel punto C usando la stessa quantità di lavoro che uso in A,
produco di più (A viene detto tecnologicamente inefficiente).
I punti al di sotto della funzione mi dicono cosa posso fare; quelli sulla retta mi dicono cosa posso fare
quando uso la tecnologia efficiente. I punti sopra, ciò che non posso fare.
L’insieme di produzione è composto dai punti in corrispondenza o al di sotto della f di produzione.
Produttività= quanto sono in grado di produrre con 1 unità di lavoro e 1 unità di capitale.
➢ Il prodotto marginale del lavoro misura la variazione del prodotto totale in ragione della variazione
della quantità di lavoro. È la pendenza. (4)
Quanto aumenta Q per un aumento di L.
Δ𝑄 𝜕𝑄
Per Δ𝐿 che tende a 0, l’MPL è uguale a: 𝑀𝑃𝐿 = 𝜕𝐿
Δ𝐿
31
Appunti di Diana Banchieri
La LEGGE dei rendimenti decrescenti dice che da un certo punto in poi, il prodotto marginale (MP) del
fattore variabile si riduce all’aumentare della quantità di fattore impiegato (il MP rimane però positivo).
Es. se aggiungo sempre più lavoratori La quantità aumenterà ma sempre di meno perché si sovrappongono
troppo i lavoratori.
Quindi in generale:
• …quando la f media aumenta, la f marginale è > di quella media
• …quando la f media diminuisce, la f marginale è < di quella media
• …quando la f media rimane costante, la f marginale è = di quella media
K**
0 6 12 18 24 30
0 0 0 0 0 0 0
6 0 5 15 25 30 23
12 0 15 48 81 96 75
L**
18 0 25 81 137 162 127
24 0 30 96 162 192 150
30 0 23 75 127 150 117
Ci dice quanti semiconduttori (cip) produciamo, per determinate combinazioni di lavoro e capitale.
Se ho 0 lavoratori (L) e 0 capitale, non produco niente. Anche nel caso in cui ho tante ore di funzionamento
dell’impianto (K), produco 0. Se ho 6L e 6K, produco 5.000.
La tabella ci dice quanto produco Q, in funzione di K e L (Q= f(K, L)).
Per rappresentarla è più difficile perché bisogna avere un foglio tridimensionale (come la f utilità).
Anche se abbiamo 2 o più beni, il concetto di Pm non cambia; si parla di:
32
Appunti di Diana Banchieri
PRODOTTO MARGINALE di UN INPUT:
è il tasso di variazione dell’output al variare dell’input, tenendo costanti le quantità di tutti gli altri input.
Se gli input sono K e Lavoro (L), il prodotto marginale del capitale è:
∆𝑄
𝑀𝑃𝐾 =
∆𝐾
Con L costante
𝜕𝑄
Per Δ𝐾 che tende a 0, l’MPK è uguale a: 𝜕𝐾
ISOQUANTO:
è una curva che mostra tutte le combinazioni di input (capitale e lavoro) dato un valore specifico dell’output
(=curve d indifferenza). Isoquanto vuol dire stessa quantità.
Es.
Q= K1/2 * L1/2 (Cobb-Douglas)
Con Q=20 determino l’isoquanto (cioè per un dato valore di Q)
Siccome quando ho 2 o più input serve un grafico a 3 dimensioni, allora rappresento in un grafico
bidimensionale le curve di isoquanti. (4)
Ogni punto è una combinazione di L e K. Un isoquanto è il luogo geometrico delle combinazioni di capitale e
lavoro che mi dà la stessa produzione. Andando verso nord-est gli isoquanti sono >.
A differenza delle curve di indifferenza, per l’utilità si ha solo un significato ordinale, non cardinale. Per le
quantità abbiamo un significato cardinale: Q2= 50 è il doppio di Q1=25.
Gli isoquanti possono avere anche una forma polare: (5) cioè tornano indietro quando le produttività
marginali sono negative. Noi però ci concentriamo sulle aree efficienti: ossia quelle per cui il prodotto
marginale del lavoro (crescente o decrescente che sia) è sempre positivo: non avrebbe senso assumere
lavoro per produrre meno.
Δ𝐾
La pendenza è: ci dice per mantenere lo stesso livello di produzione, se uso un lavoratore in più, di
ΔL
quanto capitale in meno ho bisogno? (o viceversa) La pendenza è uguale anche a:
Δ𝐾
= −𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
Δ𝐿
Il SAGGIO MARGINALE di SOSTITUZIONE TECNICA (MRTS) tra lavoro e capitale mi dice a quanto capitale
posso rinunciare se assumo un lavoratore in più. (=MRS)
𝑴𝑷
𝑴𝑹𝑻𝑺𝑳,𝑲 = 𝑴𝑷 𝑳
𝑲
Esiste una relazione tra il 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 e i prodotti marginali del lavoro e del capitale:
33
Appunti di Diana Banchieri
∆𝑸 = (∆𝐾)𝑀𝑃𝐾 + (∆𝐿)𝑀𝑃𝐿
𝟎 = (∆𝑲)𝑴𝑷𝑲 + (∆𝑳)𝑴𝑷𝑳
∆𝐾 𝑀𝑃𝐿
− = = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
∆𝐿 𝑀𝑃𝐾
Proprietà:
Δ𝐾 𝑀𝑃𝐿
1. Pendenza dell’isoquanto: − = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = a quanto capitale posso rinunciare se assumo un
Δ𝐿 𝑀𝑃𝐾
lavoratore in più per produrre sempre la stessa quantità?
2. MRTS nella zona che ci interessa è sempre positivo e la pendenza è negativa. Se la pendenza è
positiva uno dei due MP è negativo
3. Poiché gli MP sono decrescenti il loro rapporto (MRTS) è decrescente, quindi pendenza sempre più
piccola
Se voglio rimanere sullo stesso isoquanto (cioè ∆𝑄 = 0) devo bilanciare il capitale e il lavoro.
Quindi il MRTS:
- Geometricamente: pendenza col segno meno
𝑀𝑃
- Matematicamente: rapporto tra utilità marginali (𝑀𝑃 𝐿 )
𝐾
- Economicamente: qual è il tasso marginale di sostituzione per produrre sempre la stessa quantità.
ELASTICITÀ di SOSTITUZIONE:
è legato al concetto di elasticità. È un rapporto tra variazioni percentuali. Ha a che fare con la sostituzione di
2 cose: capitale e lavoro.
Misura la variazione percentuale del rapporto capitale/lavoro (K/L) utilizzato, per la variazione percentuale
del MRTSL,K muovendosi lungo 1 isoquanto (mantenendo quindi costante il livello di produzione).
ΔK
% ΔL
𝝈=
%Δ𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
Ci serve per capire quanto è facile per un’impresa, sostituire il K con L.
In genere può essere un numero ≥ 0 e MRST decrescente
- σ prossima a 0 la possibilità di sostituzione è molto bassa
- σ elevata, la possibilità di sostituzione degli input è molto alta
Esempio:
Nel punto A= MRTS= 4 K/L= 4
Nel punto B= MRTS= 1 K/L= 1
∆𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = 1 − 4 = −3
𝐾
∆ 𝐿 = 1 − 4 = −3
−3
Variazione percentuale: 𝜎 = 4
∗ 100 = 75%
−75%
−75%
=1
34
Appunti di Diana Banchieri
✓ Se 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à = 1: se l’MRTS varia del 10%, il rapporto capitale/lavoro varia del 10% nella stessa
direzione.
✓ Se 𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à = 2: se l’MRTS varia del 10%, il rapporto capitale/lavoro varia del 20% nella stessa
direzione.
3. Cobb-Douglas:
𝑄 = 𝐴𝐿𝛼 ∗ 𝐾 𝐵
- Dove A, 𝛼 e 𝐵 sono costanti positive: >0
- Gli isoquanti sono curve con pendenza negativa. Perché? (vedi 11)
- MRTS variabile lungo gli isoquanti.
- 𝜎=1 cioè l’MRTS varia dell’x % e quindi anche il rapporto K/L varia dell’x %.
(12)
35
Appunti di Diana Banchieri
➢ 𝜎>1 curve molto piatte
Per i valori di 𝜎 vicino allo (0,1), sono disposto a rinunciare a una quantità di un bene ma mi costa molto,
assomiglierà quindi alla Leontieff per la rappresentazione.
29/03
COSTI:
Ci sono varie tipologie di costi. Innanzitutto quando parliamo di costo non bisogna per forza intendere uscita
monetaria: da qui possiamo già distinguere 2 tipi:
1. Costi espliciti e espliciti:
- Costi espliciti: comportano un esborso monetario diretto
- Costi impliciti: non comportano un esborso monetario diretto
2. Costi economici e contabili:
- Costi economici: è la somma dei costi espliciti e impliciti di un’impresa (sono i costi opportunità).
- Costi contabili: sono i costi espliciti sostenuti nel passato
36
Appunti di Diana Banchieri
Una volta definiti i costi anche per i produttori si può trovare una combinazione ottima di capitale-lavoro:
produrre quantità ottima minimizzando i costi.
➢ Il costo opportunità di una particolare alternativa è il guadagno associato tra le migliori alternative
non scelte. È ciò a cui rinunciamo quando operiamo una scelta.
Esempio:
1. Se l’imprenditore rimane nel mercato deve investire 100.000€ in salari e 80.000€ in forniture.
2. Se rimane nel mercato deve dedicare 80 h a settimana alla gestione. Potrebbe lavorare per lo stesso
monte ore in un’altra impresa e guadagnare 7.0005€ all’anno
Il costo opportunità di rimanere un altro anno nel mercato è 255.000€
=
Costo esplicito: (cioè che comporta un esborso monetario) pari ai 180.000€ necessari per l’investimento
+
Costo implicito: (cioè che non comporta un esborso monetario) pari ai 75.000 a cui si rinuncia per dedicarsi
all’attività imprenditoriale.
Il costo opportunità:
- è una valutazione prospettica che può mutare nel corso del tempo.
Es. si possiede acciaio per un valore di acquisto di 1 milione di €. Il prezzo aumenta in misura tale che
l’acciaio può essere rivenduto a 1,2 milioni di €. Il costo-opportunità è di 1,2 milioni di €.
- Dipende dalle circostanze
37
Appunti di Diana Banchieri
Si tratta degli ISOCOSTI: Combinazione di K e L che, dati w e r, mi danno la stessa produzione (TC= costo
totale).
𝒘
La pendenza è: − 𝒓
𝑻𝑪 𝑻𝑪
Intercetta: mi dice se uso solo K o solo L: 𝒓
oppure 𝒘
A differenza dei consumatori qui abbiamo tanti isocosti e il nostro obiettivo è minimizzare i costi.
Per minimizzare:
Δ𝑦 𝑤 𝑤
− Δ𝑥 = − 𝑟 = 𝑀𝑅𝑇𝑆 = 𝑟
𝑴𝑷𝑳 𝒘
=
{ 𝑴𝑷𝑲 𝒓
𝒇(𝑳, 𝑲) = 𝑸𝟎
Produttori:
- Isoquanto invece di f di utilità. Qui abbiamo però tanti isoquanti
- Abbiamo tante rette con i costi totali, non una sola: derivano da diverse combinazioni di K e L.
- Decisa la quantità da produrre ci mettiamo sull’isoquanto corrispondente e capiamo se possiamo
spostarci su un isocosto più basso. Come?
_Calcolo MRTS (saggio marginale di sostituzione tecnica)
_metto non il vincolo di bilancio con la f di costo MA la funzione di produzione= a un determinato
valore
STATICA COMPRATA:
Cambiamento di prezzo del Lavoro: (5)
𝒘′ 𝒘
Se w↓ 𝒘’ < 𝒘 e quindi − <−
𝒓 𝒓
Definizioni:
➢ Se 𝑄0 ↑, le quantità di ottimo degli input (K, L) cambiano e sono crescenti
➢ Se L* e K* ↑ all’aumentare dell’output, K e L si dicono input normali (6)
38
Appunti di Diana Banchieri
➢ Se L* e K* ↓ all’aumentare dell’output, K e L si dicono input inferiori
Si chiama sentiero di espansione la linea che unisce tutte le combinazioni di ottimo degli input, al variare
dell’output e invariati i prezzi degli input.
Se un’impresa usa solo 2 input, almeno 1 deve essere normale e non possono essere entrambi inferiori:
questo perché se l’impresa è tecnologicamente efficiente vuol dire che una diminuzione dell’utilizzo di K e L
comporta una diminuzione dell’output
Curva di domanda del lavoro: come cambia la domanda di lavoro al variare del prezzo del lavoro (w).
Anche qui vale la legge della domanda, con la relazione tra w L.
➢ Se w↑, L↓
➢ Se w↓, L↑
Curva di domanda di capitale: come cambia la quantità ottima di K se varia il prezzo del capitale (r).
➢ Se r↑, K↓
➢ Se r↓, K↑
Per trovare la curva di domanda di K e L, invece di mettere dei valori al posto di Q, w ed r, li lascio così.
Trovo quindi L e K. (vedi foglio)
! RICORDA:
- Le imprese offrono beni e servizi ma domandano K e L.
- I consumatori domandano beni e servizi e offrono L e K.
39
Appunti di Diana Banchieri
Il problema di minimizzazione dei costi è più semplice: non posso modificare K.
Nei problemi dovrò inserire solo il valore fisso di K e quindi troverò L* per avere una certa Q.
Esercizio 3: (vedi foglio)
L non dipende né da w, da r: dipende solo dalla Q.
Es. 5: K fisso nel breve periodo
Es. 6: 3 input e K e L fisso nel breve periodo
➢ Lungo periodo: tutti i fattori di produzione sono considerati variabili. L’impresa può quindi
organizzarsi e cambiare. In questo caso nei problemi posso sempre trovare la quantità ottima di L e K.
Es. 4: (vedi foglio)
31/03
PA=5 PA=10
PB=7 PB=14
I=100 I=200
Le quantità ottime non variano perché anche se i prezzi raddoppiano, anche il reddito raddoppia.
Il potere d’acquisto è rimasto invariato. Inflazione del 100% ma che ha coinvolto tutto nella stessa misura e
non porta cambiamenti.
ù
07/04
Es.1: Come per il consumatore, possiamo risolvere trovando K* e L* con w, r e Q generico. (vedi foglio)
CURVE di COSTO:
la curva del costo totale di lungo periodo mostra come varia il TC minimo per diversi livelli di quantità
prodotta, supposti i costanti prezzi di input e che l’impresa scelga gli input per minimizzare i costi.
Per trovare la curva di costo lascio Q, senza mettere un valore e poi in base ai valori di prezzi che metto, avrò
un certo andamento (1) Per disegnarla metterò nelle ascisse la Q, nelle ordinate il TC.
Esempio:
40
Appunti di Diana Banchieri
Se voglio produrre un televisore in più mi costerà 2€ in più, perché faccio la derivata di TC=2Q= 2€
L’analisi di statica comparata per la minimizzazione dei costi ci dice che la curva di costo totale di lungo
periodo deve essere crescente in Q e pari a 0 quando Q=0.
𝑤
➢ La curva del costo totale si sposta se il r↑ e w↑. Cambia la pendenza 𝑟
➢ Ma se r↑ e w costante? (2)
➢ Come si sposta la curva se i prezzi di tutti gli input aumentano della stessa percentuale? (3)
𝑤
La pendenza ( ) e le combinazioni ottime di K* e L* non cambiano. Cambia la curva di TC che si
𝑟
sposta verso l’alto della stessa % dell’aumento del prezzo.
(4) Ci mostra come in una f di costo un aumento della stessa % di vari fattori (L, K, F) possa far variare in
maniera differente: questo perché nella f avrà magari un’importanza inferiore.
!!! Se si ha una soluzione d’angolo e cambia il prezzo del fattore non utilizzato, non ci sono variazioni al TC.
LUNGO PERIODO:
➢ Costo medio di lungo periodo: è il costo unitario dell’output. È pari a:
𝑇𝐶
𝑨𝑪(𝑸) =
𝑄
Esempio: 4 milioni/2 milioni= 2€
È la pendenza della semiretta che dall’origine degli assi interseca la f di TC in quel volume di produzione.
➢ Costo marginale: è il saggio di variazione del TC di lungo periodo al variare dell’output:
Δ𝑇𝐶
𝑴𝑪 =
Δ𝑄
- Geometricamente: pendenza della retta tangente alla f di costo totale
- Matematicamente: derivata di TC rispetto a Q (5)
- Economicamente: margine
ELASTICITÀ:
L’elasticità del costo totale rispetto alla quantità prodotta è la variazione % del TC in variazione dell’1%
dell’output.
∆𝑻𝑪 ∆𝑸
𝜺𝑻𝑪,𝑸 = / =
𝑻𝑪 𝑸
∆𝑇𝐶 𝑇𝐶 𝑴𝑪
/ =
∆𝑄 𝑄 𝑨𝑪
3 casi:
1. 𝜺 = 𝟏: MC = AC
2. 𝜺 > 𝟏:
_ MC > AC
_Se Q aumentano del 10%, il costo marginale è sopra la curva di AC. Se Q↑, AC↑
_Diseconomie di scala.
3. 𝜺 < 𝟏:
_ MC < AC.
_I costi totali aumenteranno meno del 10%. Se Q↑, AC↓
_Economie di scala.
L’elasticità è sempre > 0 perché MC e AC sono sempre positivi.
BREVE PERIODO:
la curva di costo totale del breve periodo STC mostra il costo minimo totale per produrre Q unità di output
quando almeno un fattore è fisso (di solito 𝐾 ̅). Nel breve periodo bisogna distinguere i costi degli input
variabili e di quelli fissi. Quindi la curva di costo totale è formata da:
42
Appunti di Diana Banchieri
• La curva del costo totale variabile TVC(Q) mostra la spesa in input variabili, come L e le materie prime,
in corrispondenza della combinazione di input che minimizza i costi nel breve periodo.
• La curva del costo totale fisso TFC mostra il costo degli input fissi e non varia alla quantità prodotta.
Si può quindi scrivere:
𝑺𝑻𝑪 = 𝑻𝑽𝑪 + 𝑻𝑭𝑪
Per disegnarla: (8)
Il TFC c’è sempre, anche se produco 0. Se ho K fisso: 𝑇𝐹𝐶 = 𝒓𝑲 ̅
Per il TC si parla di “somma verticale di 2 funzioni”: traslo verso l’alto la f di TVC, trovando STC
Esempio 2: (vedi foglio)
La STC sta sempre sopra la TC di lungo periodo, tranne nel punto in cui coincide con essa. (9)
o Il costo medio di breve periodo è il costo totale per unità di output, in presenza di uno o più fattori
fissi.
𝑆𝑇𝐶
𝑺𝑨𝑪 =
𝑄
o Il costo marginale di breve periodo è la pendenza del costo totale di breve periodo:
Δ𝑆𝑇𝐶
𝑺𝑴𝑪 =
Δ𝑄
(10) quando STC e TC si intersecano nel punto A, le pendenze sono uguali: quindi SMC=MC e STC=TC.
La curva del costo totale medio di breve periodo (SAC) è la somma verticale delle curve del costo variabile
medio (AVC) e del costo fisso medio (AFC).
𝑺𝑨𝑪 = 𝑨𝑽𝑪 + 𝑨𝑭𝑪
𝑺𝑻𝑪
𝑺𝑨𝑪 =
𝑸
𝑻𝑽𝑪
➢ 𝑨𝑽𝑪 = 𝑸
costo variabile medio
𝑻𝑭𝑪
➢ 𝑨𝑭𝑪 = costo fisso medio. Sono sempre decrescenti all’aumentare di Q.
𝑸
Il costo marginale non dipende mai dai costi fissi. (11)
𝜹𝑺𝑻𝑪 𝜹𝑪𝑽𝑻
𝑺𝑴𝑪 = = +𝟎
𝜹𝑸 𝜹𝑸
Nel BREVE PERIODO, a differenza del lungo periodo:
➢ I costi totali si compongono di: fissi e variabili
➢ Quando calcoliamo i costi medi anche qui abbiamo una parte variabile e una fissa. Quella fissa è
sempre decrescente, quella variabile dipende dalla funzione.
➢ Costo marginale: interseca i costi medi nei valori minimi (A e B)
➢ Se c’è la S davanti si parla di breve periodo (SMC, SAC), tranne che per i costi fissi e variabili/medi-
fissi, medi-variabili, perché ci sono solo nel breve periodo
19/04
Per i costi medi ho 3 curve:
1. fissi medi
2. variabili medi
3. medi di breve periodo
Tranne in un caso nel breve periodo (𝐾 ̅ fisso e L variabile), i costi totali sono > rispetto al lungo periodo.
_Se nel breve periodo trovo le 2 quantità ottime di K* e L* e scopro che K* è uguale alla quantità di K fisso
̅) allora i costi totali sono uguali in entrambi i casi e sto minimizzando anche nel breve periodo.
(𝐾
43
Appunti di Diana Banchieri
Curva di costo medio di lungo periodo come CURVA di INVILUPPO: (1)
➢ Abbiamo 1 sola curva del lungo periodo e tante del breve periodo (tanti costi medi)
➢ Le curve di costo medio del breve periodo sono sempre sopra rispetto a quella del lungo periodo:
perché nel breve periodo pago sempre di più e non posso trovare le combinazioni ottimali
➢ C’è sempre un punto in cui la curva di lungo periodo interseca quella di breve: cioè c’è un punto in
cui K* è =𝐾̅
La curva di lungo periodo può quindi essere vista come un insieme di tante curve di costo del breve periodo:
per questo si parla di curva di inviluppo.
28/04
Es: se compro una borsetta a 20€, quel 20 è il costo marginale. Io posso rivendere la borsa a 20 se il costo
marginale è superiore al costo medio, perché ci guadagno. Costo medio*Q= CT.
Collusione= quando si fanno trattative
VENDITORE:
- Se c’è un solo venditore –monopolista- egli ha maggior forza contrattuale;
- Se ce ne sono due o tre, interagiscono tra loro
- Se ce ne sono molti, si tende ad abbassare il prezzo: il consumatore può andare in un altro negozio.
Se un bene è omogeneo ed è venduto da molti, si va dove costa meno.
Stessa cosa per i CONSUMATORI: più ce ne sono meno hanno potere di mercato: ossia la capacità di imporre
un prezzo.
Il mercato non è naturale: esso è un istituzione umana e quindi si compone di regole. Per decidere il prezzo
c’è la borsa, la moneta… rispetto a una pianificazione centralizzata, il mercato si è rivelato essere uno
strumento efficiente.
Tipi di mercato:
➢ Monopolio: 1 impresa
➢ Oligopolio: poche imprese. Solo qui c’è interazione tra le imprese.
➢ Perfetta concorrenza: tante imprese
PERFETTA CONCORRENZA:
un mercato di concorrenza perfetta è composto da imprese che producono beni identici e che vendono allo
stesso prezzo. Il volume di output di ciascuna impresa è così modesto, rispetto alla domanda totale di
mercato, da non essere in grado di produrre alcun effetto sul prezzo.
1. Le quantità acquistate da ciascun compratore sono così modeste da non essere in grado di produrre
effetti significativi sul prezzo di mercato. Le quantità vendute da ciascun produttore sono così
modeste da non esser in grado di produrre effetti significativi sul prezzo di mercato. Si parla quindi di
industria frammentata.
Le quantità di input acquistate da ciascun produttore sono così modeste da non essere in grado di provocare
alcun effetto sul prezzo degli input stessi
2. Le imprese producono beni indifferenziati nel senso che i consumatori li percepiscono come identici.
3. I consumatori dispongono di perfetta informazione sui prezzi diversi offerenti sul mercato
4. Tutte le imprese (sia quelle operanti nell’industria che i potenziai entranti) hanno un uguale accesso
alle risorse (tecnologia, input).
44
Appunti di Diana Banchieri
IMPLICAZIONI:
➢ Price-taker: la 1° caratteristica implica che i compratori e i venditori considerano come dato il prezzo
del prodotto quando decidono le quantità da acquistare e produrre.
➢ Legge del prezzo unico: la 2° e la 3° caratteristica implicano che esiste un unico prezzo al quale
avvengono le transazioni.
➢ Dal momento che i beni e servizi prodotti da tutte le imprese sono percepiti come omogenei e i loro
prezzi sono perfettamente noti, un consumatore acquisterà il prezzo più basso disponibile sul
mercato. Questo significa che nessuna vendita sarà realizzata per un qualsiasi prezzo più elevato.
➢ Libertà di entrata: la 4° caratteristica implica che se nuove imprese ritengono conveniente entrare
nell’industria possono farlo. Ciò non significa che le nuove imprese non debbano sostenere costi per
entrare nell’industria, ma che hanno accesso alla medesima tecnologia e ai medesimi input delle
imprese già operanti.
L’obiettivo dell’impresa è quello di massimizzare il profitto economico.
Esempio:
_Ricavi: 1.000.000€
_Spese: 850.000€
_Miglior impiego alternativo per il proprietario: 200.000€
Il RICAVO MARGINALE di un’impresa è il saggio al quale il ricavo totale cambia al variare della Q:
Δ𝑇𝑅
𝑴𝑹 = =𝑷 … beneficio derivante dalla vendita di un’unità addizionale
Δ𝑄
45
Appunti di Diana Banchieri
L’impresa massimizza il suo profitto quando produce una quantità Q in corrispondenza della quale il costo
marginale uguaglia il prezzo di mercato e, solo in concorrenza perfetta, dove il ricavo marginale è uguale al
costo marginale.
! !
Solo in concorrenza perfetta: 𝑀𝑅 = 𝑃 𝑃 = 𝑀𝐶
𝜕𝜋
𝜕𝑄
=0
𝜕𝜋 𝜕𝑅(𝑄) 𝜕𝐶𝑇(𝑄)
𝜕𝑄
= 𝜕𝑄
− 𝜕𝑄
= 𝑀𝑅𝐶 − 𝑀𝐶 = 0
- Geometricamente:
Q*
Poiché possono esistere più livelli di quantità in corrispondenza dei quali 𝑷 = 𝑴𝑪, una seconda condizione
per la massimizzazione del profitto è che MC sia crescente.
(1) in corrispondenza di Q=300 l’impresa massimizza i profitti. (se va oltre, più a dx, guadagna ma sempre
meno perché il costo marginale è > del prezzo).
In corrispondenza Q=60 il profitto è minimizzato, non massimizzato.
Quindi le 2 condizioni per massimizzare i profitti sono:
1. 𝑃 = 𝑀𝐶
2. 𝑀𝐶 𝑑𝑒𝑣𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝒄𝒓𝒆𝒔𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆
EQUILIBRIO:
Distinguiamo il breve e il lungo periodo
1. Per BREVE PERIODO intendiamo i periodo di tempo in cui il n° di imprese presenti nell’industria è
fisso e almeno 1 input produttivo è fisso.
𝑺𝑻𝑪 = 𝑺𝑭𝑪 + 𝑵𝑺𝑭𝑪 + 𝑻𝑽𝑪
𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑖 = 𝐶𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑠𝑢𝑛𝑘 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑢𝑛𝑘 + 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑄 > 0
𝑆𝐹𝐶 𝑝𝑒𝑟 𝑄 = 0
La curva di offerta di breve periodo dell’impresa indica come varia la quantità che massimizza il profitto al
variare del prezzo di mercato.
I costi fissi totali dell’impresa sono: 𝑇𝐹𝐶 = 𝑁𝑆𝐹𝐶 + 𝑆𝐹𝐶
!N.B. la curva di costo marginale di breve periodo e la curva di offerta di breve periodo non sono
necessariamente coincidenti per tutti i possibili livelli di prezzo di mercato.
-la curva di offerta di breve periodo dell’impresa è definita come: 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 con SMC crescente, se
𝑷 ≥ 𝑷𝑺
- Ma l’impresa produrrà una quantità positiva solo se: 𝝅(𝑸) > 𝝅(𝟎) … 𝑜𝑣𝑣𝑒𝑟𝑜 …
𝑃𝑄 − 𝑇𝑉𝐶(𝑄) − 𝑇𝐹𝐶 > −𝑇𝐹𝐶
𝑃𝑄 − 𝑇𝑉𝐶(𝑄) > 0
46
Appunti di Diana Banchieri
(divido per Q)
Il prezzo al di sotto del quale l’impresa chiude𝑷 la
> produzione
𝑨𝑽𝑪(𝑸) è detto prezzo di chiusura, PS. Il prezzo PS
corrisponde al minimo della curva AVC.
Quindi per trovare la curva di offerta della singola impresa nel breve periodo, ovvero quella quantità a cui
l’impresa vuole vendere dato il prezzo, le condizioni sono:
1. 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶, con SMC crescente se 𝑷 ≥ 𝑷𝑺
2. 0, 𝑠𝑒 𝑷 < 𝑷𝑺
Ciò implica che un’impresa perfettamente concorrenziale potrebbe operare anche se il profitto economico è
negativo.
(2)
AVC= curva costi variabili medi
SAC= curva costi totali medi breve periodo
SMC= Costi marginali
➢ Prezzo = costo marginale= 0,25. Produco 50Q
Il prezzo 0,25 è inferiore a AVC e quindi va bene perché P>P S e produco output positivo
➢ Se il prezzo è 0,30, produco 55Q
➢ P=0,18, Q=40
In questo caso i costi totali SAC40 sono più grandi e i profitti sono quindi negativi però vendo comunque
perché siamo comunque al di sopra di AVC.
➢ P=0,05, Q=25
Sono al di sotto di AVC perché il costo medio è maggiore
✓ Se 𝑃 < 𝐴𝑉𝐶 l'impresa esce dal mercato (offre, cioè, una quantità nulla); in caso contrario
subirebbe una perdita pari all'area ombreggiata.
✓ Se 𝐴𝑉𝐶 < 𝑃 < 𝑆𝐴𝐶 l’impresa subisce delle perdite ma queste sono inferiori a quelle che
subirebbe se uscisse dal mercato, a causa dei costi fissi non recuperabili. Quindi offrirà comunque
una quantità positiva anche se il profitto è negativo.
✓ la condizione di massimizzazione del profitto 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶, consente di individuare i punti A, B e C, in
corrispondenza dei quali l'impresa realizza un profitto, in quanto 𝑃 > 𝑆𝐴𝐶.
Il prezzo PS corrispondente al punto minimo di AVC è uguale a 0,10. Punto dove SMC interseca AVC
La CURVA di OFFERTA di BREVE PERIODO (𝑆𝑆 = 𝑆ℎ𝑜𝑟𝑡 𝑆𝑢𝑝𝑝𝑙𝑦) è la curva rossa: al di sotto di 0,10 produco
0; al di sopra mi conviene vendere e quindi la curva di offerta è uguale alla curva dei costi marginali.
Quindi la curva di offerta si compone di 2 parti:
• 0 per prezzi molto bassi
• Uguale ai costi marginali quando i costi marginali intersecano i costi medi
L’offerta di mercato è la somma delle quantità offerte da ciascuna impresa per ogni livello di prezzo.
La curva di offerta di mercato di breve periodo è la somma orizzontale delle curve di offerta delle imprese
individuali. (3)
L’equilibrio perfettamente concorrenziale di breve periodo si verifica quando la quantità domandata dai
consumatori coincide con la quantità offerta dai produttori presenti nel mercato. In altre parole, l’equilibrio
si ha in corrispondenza del punto in cui la curva di domanda di mercato interseca la curva di offerta di
mercato.
(4) SMC della singola impresa, la si moltiplica per il n° di imprese e si trova SS
Esempio 1: (vedi foglio)
Se cambia il numero delle imprese vuol dire che cambia il prezzo e diminuisce.
47
Appunti di Diana Banchieri
➢ Per LUNGO PERIODO si intende il periodo di tempo in cui le imprese operanti nel mercato possono
modificare la dimensione degli impianti o uscire dall’industria e nuove imprese possono entrare nel
mercato.
Un’impresa orientata a stabilire la quantità che potrebbe produrre in un orizzonte temporale deve valutarne
i costi di produzione utilizzando funzioni di costo di lungo periodo. (5)
Nel lungo periodo le imprese massimizzano i profitti quando i costi marginali sono sopra i costi medi (qui non
ci sono altre curve come nel breve periodo).
Nel lungo periodo però il n° di imprese non è fisso. Il prezzo si abbassa finché i profitti economici per tutte le
imprese sono =0.
03/05
CURVA di OFFERTA di LUNGO PERIODO:
Per massimizzare i profitti servono 2 condizioni:
1. 𝑃 = 𝑀𝐶 e quindi la curva di offerta corrisponde a MC. Sto massimizzando i profitti e essi sono
positivi
2. 𝑃 ≥ 𝐴𝐶
Massimizzare i profitti: produrre quella Q tale che i profitti sono max. Nel lungo periodo in concorrenza
perfetta i profitti (economici) delle imprese sono =0.
4 bis
48
Appunti di Diana Banchieri
Se P↑ e i profitti sono positivi nel lungo periodo questo stimola l’entrata di nuove imprese e quindi c’è un
aumento della curva di offerta, che passa da SS0 a SS1 (5). Le forze di mercato nel lungo periodo fanno sì che
P↓ e torni a 15 (P iniziale) e quindi anche le curve dei costi ritornano come all’inizio (6): i profitti sono =al
costo medio (=0) -perché le imprese abbassano la loro produzione-, quindi non entrano più imprese e
𝑷𝒓𝒆𝒛𝒛𝒐 = 𝑪𝒐𝒔𝒕𝒊 𝑽𝒂𝒓𝒊𝒂𝒃𝒊𝒍𝒊.
6 5
Infine, per disegnare la curva di offerta di mercato unisco tutti gli equilibri di breve periodo e prendo i punti
in cui P= costi medi.
49
Appunti di Diana Banchieri
marginale. Il surplus del produttore non coincide con il profitto, in quanto nel calcolarlo non deduciamo i
costi fissi non recuperabili. (10)
Inoltre, poiché la curva di offerta di mercato è semplicemente la somma delle curve di offerta, l’area tra la
curva di offerta di mercato di breve periodo e il prezzo di mercato è la somma dei surplus di tutti i
produttori. Il surplus ci dice se il mercato dove si produce e vende un bene ha generato dei benefici.
Il surplus totale è: 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 + 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒
Dice quanto la società nel complesso ha tratto benefici da quel mercato. In concorrenza perfetta il surplus
totale dell’economia è massimizzato.
Esempio: (11)
surplus del produttore per un P=3,50 è l’area compresa tra P e la curva di offerta, ossia l’area FBCE.
La variazione del surplus quando P varia da P1 a P2 è pari all’area P1P2GH.
(12) Quando P=2,5€, il surplus del produttore è pari all’area A. Se P↑ a 4.00€, l’incremento di surplus del
produttore è la somma delle aree B e C.
- Breve periodo: 𝑅𝑇 − 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒
- Lungo periodo: se tutti i costi sono recuperabili, coincide con il 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐
EFFICIENZA ECONOMICA:
Si ha efficienza economica quando il beneficio economico netto (somma surplus) è massimizzato. Si ottiene
con l’equilibrio perfettamente concorrenziale: quando il prezzo pagato dal consumatore coincide con il
prezzo ricevuto dal produttore.
I casi in cui non c’è mercato perfettamente concorrenziale è quando lo Stato mette le tasse, le quali
inducono i consumatori a diminuire gli acquisti e i produttori a ridurre la produzione.
➢ ACCISA: tasse che incidono su ogni unità venduta di uno specifico prodotto (benzina, alcol, tabacco o
biglietti aerei). Possono essere fisse o proporzionali; quando c’è si crea una differenza tra il prezzo che il
consumatore paga e quello che il produttore riceve: questo divario si chiama cuneo fiscale.
Conseguenze:
- Il mercato sottoprodurrà rispetto al livello di produzione efficiente
- Il surplus del consumatore è inferiore
- Il surplus del produttore è inferiore
- Effetto positivo sul bilancio pubblico
- Le entrate dovute alle tasse saranno inferiori alla diminuzione dei surplus. Quindi l’accisa produce
una riduzione del beneficio economico netto e quindi della perdita secca
Il beneficio economico netto effettivo diminuisce di un ammontare pari alla perdita secca.
Il beneficio economico netto potenziale è costante.
In un equilibrio concorrenziale ha un impatto > sui consumatori se la D è più rigida (se S è più rigida ha
impatto > sui produttori).
➢ La PERDITA SECCA è la riduzione del beneficio economico netto risultante da un’inefficiente allocazione
di risorse. È quindi il beneficio economico netto potenziale di cui nessuno si appropria. Si ha perdita
secca quando, anche se teniamo conto di tutto (surplus del consumatore e del produttore e del reddito
generato dalla tassa), alla fine il beneficio dell’economia è inferiore rispetto alla concorrenza perfetta.
Esempio 1 (vedi foglio): se lo Stato mette una tassa, essa influenzerà i CT dei produttori e per calcolarli si fa:
L’accisa va a influenzare quindi gli MC e va a spostare la curva di offerta, nel caso in cui debba essere pagata
dai produttori.
Effetti di un’accisa: cambia il 𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 e del 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒: ↓. Si ha che:
_𝑃 𝑠 = 𝑃𝑑 − 𝑇 T=tassa
𝑑 𝑠
_𝑃 = 𝑃 + 𝑇
(13) Il punto M corrisponde al fatto che si vende meno, cioè 4 e i consumatori pagheranno 12. I produttori
riceveranno 12 − 6 = 6.
𝑠𝑢𝑟𝑝𝑙𝑢𝑠 𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 ↓ = 𝑠. 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒 (𝐴) + 𝑠. 𝑝𝑟𝑜𝑑𝑢𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 (𝐻) + 𝑔𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑐𝑎𝑙𝑒(𝐵𝐶𝐺)
50
Appunti di Diana Banchieri
➢ Il GETTO FISCALE corrisponde a 𝒂𝒄𝒄𝒊𝒔𝒂 ∗ 𝑸. (Nel grafico è accisa*4 e si trova l’area che corrisponde a
un rettangolo).
Paga di più chi ha la curva più rigida (pendenza molto grande). Se lo Stato deve mettere un’accisa, lo mette
nel settore in cui l’elasticità della domanda è rigida, ossia beni di cui i consumatori hanno bisogno (benzina,
sigarette…). Ci sono anche tasse che incidono la curva di domanda e la spostano verso il basso.
L’impatto della tassa è > sui consumatori quando la domanda è meno elastica dell’offerta e un impatto > sui
produttori nel caso contrario..
(es. se l’elasticità della domanda e dell’offerta sono uguali, la tassa si ripartisce 50 e 50 oppure se l’elasticità
della domanda è il doppio i consumatori avranno il doppio di tassa rispetto al produttore)
➢ Il SUSSIDIO è quando è lo Stato che dà dei soldi su ogni unità venduta e la curva si offerta si sposta
verso il basso, aumentando la Q e abbassando i prezzi.
Conseguenze:
- Il mercato sovraprodurrà rispetto al livello di produzione efficiente
- Il surplus del consumatore è maggiore
- Il surplus del produttore è maggiore
- Effetto negativo sul bilancio pubblico: le spese pubbliche sostenute dal governo per finanziare i
sussidi sono un beneficio economico netto negativo.
- Le entrate dovute alle tasse saranno superiori all’aumento dei surplus. Quindi il sussidio produce una
perdita secca
14 Dopo l’accisa il surplus del produttore ↑ (non parte più da
P=8, ma da P=6). (14)
51
Appunti di Diana Banchieri
SENZA sussidio CON sussidio IMPATTO del sussidio
SURPLUS consumatori A+B A+B+E+G+K E+G+K
SURPLUS produttori E+F B+C+E+F B+C
Impatto sul bilancio 0 -B-C-E-G-K-J -B-C-E-G-K-J
pubblico
BENEFICIO NETTO A+B+E+F A+B+E+F-J -J
(s.con. + s.prod. - spesa
pubblica)
PERDITA SECCA 0 J
➢ Lo Sato può anche imporre un PREZZO MASSIMO: se P max è inferiore al P*, si produce meno (15)
Esso influenza la distribuzione del reddito e l’efficienza economica solo quando risultano inferiori al livello
che si osserverebbe in caso di equilibrio senza intervento statale.
Conseguenze:
- Il mercato non sarà in equilibrio. C’è un eccesso di domanda
- Il mercato sottoprodurrà
- Il surplus dei produttori sarà inferiore
- Una parte del surplus del produttore andato perso andrà ai consumatori
- Il surplus dei consumatori può aumentare o diminuire
- C’è una perdita secca
➢ Il governo può anche stabilire un PREZZO MINIMO: ha effetto solo se è superiore al prezzo di equilibrio.
Conseguenze:
- Il mercato non sarà in equilibrio. C’è un eccesso di offerta
- Il mercato sottoprodurrà
- Il surplus dei consumatori sarà inferiore
- Una parte del surplus del consumatore andato perso andrà ai produttori
- Il surplus dei produttori può aumentare o diminuire
- C’è una perdita di beneficio sociale netto
➢ QUOTA di PRODUZIONE: rappresenta un limite posto al numero dei produttori presenti sul mercato
oppure all’ammontare che ogni produttore può vendere. Solitamente la quota ha lo scopo di limitare la
quantità che i produttori possono offrire. Di solito è messa se la curva D è decrescente e S è crescente.
- Il mercato non è in equilibrio: eccesso di offerta
- I consumatori acquistano meno e il loro surplus è inferiore
- Una parte del surplus del consumatore va al produttore
- Il surplus del produttore può ↑ o ↓: dipende da quali produttori offrono effettivamente il bene
- Perdita beneficio sociale netto
52
Appunti di Diana Banchieri
Tipo di Effetto sulla Effetto sul Effetto sul Effetto sul Perdita secca
intervento Q (interna) surplus dei surplus dei bilancio (interna)?
consumatori produttori pubblico
(nazionali) (nazionali) (nazionale)
Tasse sul ↓ ↓ ↓ Positivo Sì
consumo
Sussidi ↑ ↑ ↑ Negativo Sì
Prezzo massimo ↓: eccesso di ↑o↓ ↓ 0 Sì
domanda
Prezzo minimo ↓: eccesso di ↓ ↑o↓ 0 Sì
offerta
Quote di ↓: eccesso di ↓ ↑o↓ 0 Sì
produzione offerta
Quote di ↓ ↓ ↑ 0 Sì
importazione
Tariffe doganali ↓ ↓ ↑ Positivo Sì
MONOPOLIO:
Mercato di monopolio: è costituito da un unico venditore e molteplici acquirenti.
Un monopolista stabilisce il prezzo di vendita nel proprio prodotto. Deve però considerare anche la curva di
domanda dei suoi consumatori: infatti, maggiore sarà il prezzo scelto, minore sarà la quantità che potrà
vendere.
Grazie alle sue decisioni influenza i prezzi, i quali dipendono dalla quantità P(Q).
➢ In monopolio: 𝑅𝑇 = 𝑃(𝑄) ∗ 𝑄
𝜕𝑅 𝜕𝑃(𝑄)
𝑴𝑹 = 𝜕𝑄 = 𝜕𝑄
∗ 𝑄 + 𝑃(𝑄)
All’↑ di Q, MR↓. L’MR interseca l’asse x nel punto medio P della curva di domanda, dove 𝜀 = 1.
Come faccio a massimizzare i profitti?
53
Appunti di Diana Banchieri
Condizioni di max profitto di un monopolista:
➢ Si massimizzano i profitti quando 𝑴𝑹 = 𝑴𝑪 (non più MC=P perché non siamo in concorrenza
perfetta): ossia si produce quella Q per cui i 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑣𝑖 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑖 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑖.
Δ𝑇𝑅(𝑄) Δ𝑇𝐶(𝑄)
=
Δ𝑄 Δ𝑄
- Se l'impresa produce una quantità per cui 𝑀𝑅 > 𝑀𝐶, non massimizza il suo profitto poiché
incrementando la produzione il suo profitto aumenterebbe.
- Se l'impresa produce una quantità per cui 𝑀𝑅 < 𝑀𝐶, non massimizza il suo profitto poiché
riducendo la produzione il suo profitto aumenterebbe
!N.B: Solo in concorrenza perfetta P = MC e non per il monopolista
Se la curva di domanda è lineare, MR è la bisettrice e incontra l’asse delle Q nel punto medio:
1. Trovato il punto per cui MR=MC, scopro la Q*
2. Per trovare il P, vado su fino al punto della curva di domanda e poi trovo il prezzo
Esempio 1: (vedi foglio)
Il punto che massimizza i ricavi totali è l’intercetta di MR sull’asse delle Q, ma lo scopo non è quello di
massimizzare i ricavi ma il profitto.
Per un'impresa prices Taker, il ricavo marginale coincide con il prezzo di mercato, mentre per un
monopolista no.
∆𝑇𝑅 = 𝑃∆𝑄 + 𝑄∆𝑃
∆𝑇𝑅 ∆𝑃
𝑀𝑅 = ∆𝑄
= 𝑃 + 𝑄 (∆𝑄)
In questo caso e ricavo marginale costituito da due parti:
1. P corrisponde all' incremento di ricavo dovuto all' aumento
del volume di vendite
∆𝑃
2. 𝑄 (∆𝑄) < 0 corrisponde alla riduzione nei ricavi dovuta alla
riduzione del prezzo di vendita sulle unità inframarginali; dato che
questa quantità è negativa, 𝑀𝑅 < 𝑃. Quindi ricavo marginale < del
P che il monopolista stabilisce per ogni quantità maggiore di zero.
Per riassumere:
- MR può essere sia positivo che negativo: più si vuole vendere, più si ha probabilità che MR sia
negativo perché la riduzione del P per vendere di più si ripercuote nelle unità fondamentali.
- Se Q è positivo (𝑄 > 0):
1. 𝑀𝑅 < 𝑃
2. Siccome 𝑃 = 𝐴𝑅, allora: 𝑀𝑅 < 𝐴𝑅
3. Curva MR è al di sotto della curva di Domanda e quindi di AR
- Più 𝜀𝑄𝑑 ,𝑃 è elastica, meno è grande la differenza 𝑃 − 𝑀𝐶
- Se MC sono decrescenti, quando Q↑ (e quindi anche D↑), P↓
- Se MC sono crescenti e la D è decrescente, quando MC↑, allora P↑ e Q↓
- Massimizzazione profitto:
1. Se la curva MC si sposta verso l’alto, RT↓
2. Se la curva MC si sposta verso il basso, RT↑
- Se le imprese agiscono in modo collusivo (e quindi si comportano come un monopolista), TR non ↑
all’↑ di MC
- Il monopolio crea perdita secca perché il P* è > e la Q* è < rispetto alla concorrenza perfetta
- Monopolio naturale: richiede economie di scala e quindi AC decrescente
- Rispetto alla concorrenza perfetta, l’uso di un’unità in più di fattore fa incrementare meno MR e
quindi il monopolista preferisce usare un’unità in meno di fattore
ELASTICITÀ:
Dato che il monopolista utilizza la curva di domanda di mercato per definire il prezzo di vendita, la differenza
che esiste tra il prezzo e il costo marginale (mark-up) è influenzata dall' elasticità della domanda rispetto al
55
Appunti di Diana Banchieri
prezzo. La differenza tra il prezzo di massimo profitto il costo marginale è tanto più elevata quanto più
elastica è la domanda rispetto al prezzo. Nel monopolio P > MC.
Il monopolista vorrebbe ↓P di poco e ↑Q di tanto, per avere un effetto sui RT positivo.
La forma della curva di domanda va a influire sul risultato della massimizzazione.
Osservando i grafici 4a e 4b:
Se il monopolista riesce a vendere a un P più alto rispetto al costo marginale, riesce a sfruttare la rigidità
della domanda (4b) e quindi guadagna molto. quindi Può scegliere il prezzo, però è influenzato dalla rigidità
della domanda: se una domanda è poco rigida, non può mettere P troppo alti (4a).
(5): nel punto medio 𝜀 = 1
Dx: domanda inelastica: i ricavi marginali sono negativi
Sx: domanda elastica: ricavi marginali positivi
La curva del ricavo marginale si può scrivere come:
1 Δ𝑃
𝑴𝑹 = 𝑃(𝑄) ∗ (1 + ) oppure senza usare l’elastcità: 𝑀𝑅 = 𝑃 + 𝑄 ∗ Δ𝑄
𝜀𝑄,𝑃
Dalla formula si deduce che:
➢ Se la domanda è elastica: 𝜀 < −1 𝑀𝑅 > 0
➢ Inelastica: −1 < 𝜀 < 0 𝑀𝑅 < 0
➢ Unitaria: 𝜀 = −1 𝑀𝑅 = 0
Esempio 4: (vedi foglio)
Esempio 5: (vedi foglio)
Un agente ha potere di mercato se è in grado di influenzare, con le sue azioni, il prezzo di mercato. Si può
anche definire come la capacità di fissare P superiori al costo marginale.
L’Inverse elasticity pricing rule (IEPR): è un altro modo per definire la condizione di massimo profitto
(mark-up) del monopolista in termini di costi marginali. È la regola secondo cui la differenza tra il Prezzo di
massimo profitto e il costo marginale, espressa in % sul P, è uguale all’inverso (negativo di 𝜺𝑸,𝑷 .
1
𝑀𝐶(𝑄 ∗ ) = 𝑃∗ (1 + )
𝜀𝑄,𝑃
𝑷∗ − 𝑴𝑪∗ 𝟏
∗
=−
𝑷 𝜺𝑸,𝑷
Se ↑ 𝜀 allora ↓ mark-up ottimale
Un monopolista opererà sempre nella regione elastica della curva di domanda di mercato (quando −∞ <
𝜺𝑸,𝑷 < −1), in quanto per ogni punto della porzione inelastica della curva di domanda, c'è sempre un punto
nel tratto elastico in grado di dare profitti maggiori. La IEPR implica dunque che P e Q di massimo profitto del
monopolista devono trovarsi nella regione elastica della sua curva D.
!N.B. la IEPR non vale solo per i monopolisti ma anche per quei beni caratterizzati da differenziazione di
prodotto, una situazione in cui due o più prodotti possiedono attributi che li rendono distinguibili agli occhi
dei consumatori, e di conseguenza non perfettamente sostituibili.
POTERE di MERCATO:
Un agente ha potere di mercato se è in grado di influenzare, attraverso le sue azioni, il prezzo di mercato. Si
può anche definire come la capacità di fissare prezzi superiori al costo marginale (𝑃 > 𝑀𝐶). In concorrenza
perfetta nessuno ce l’ha, in questo caso P=MC.
L’INDICE di LERNER:
è il mark-up % del P sul costo marginale. Varia tra 0 (imprese in concorrenza perfetta) e 1, per un
monopolista che fronteggia una curva di domanda a elasticità unitaria. Ossia la capacità di un impresa di
fissare un P superiore al costo marginale.
56
Appunti di Diana Banchieri
Dunque la differenza tra P e costo marginale mi fa capire quanto potere di mercato ha un’impresa.
mark-up= quanto ricarico dal P sul costo di un prodotto.
Tale indice viene utilizzato per misurare quanto potere di mercato c’è, se è troppo alto c’è una perdita netta
di benessere. Dato che il potere di mercato rappresenta la capacità di un’impresa di mettere un prezzo
maggiore del costo marginale, allora la differenza tra questi fattori darà la misura di quanto sia il suo potere
di mercato. Nel caso in cui si voglia fare un confronto tra più imprese bisogna prendere questa differenza e la
si divide per il prezzo per rendere possibile il confronto tra industrie diverse con ordini di grandezza differenti
𝑀𝑎𝑟𝑘 − 𝑢𝑝 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑛𝑡𝑢𝑎𝑙𝑒: 𝑷 − 𝑴𝑪
𝑷
In concorrenza perfetta l’indice è pari a 0 perché 𝑃 − 𝑀𝐶 = 0 => 𝑃 = 𝑀𝐶
costanti e una curva D lineare si trova a metà tra l’intercetta verticale della curva D (ovvero il prezzo di
riserva) e l’intercetta verticale della curva del costo marginale.
È un gruppo di imprese che decide di operare come se fossero monopolisti (massimizzare i profitti) e poi
decidono come dividerseli.
➢ Se Q ↑ e MC ↑ => P↑
➢ Se Q ↑ e MC ↓ => P↓
- Se MC ↑ => P↑ e Q↓ => RT↓
- Se MC ↓ => P↓ e Q↑ => RT↑
In generale l'impatto dello spostamento della curva di domanda sul prezzo di vendita ottimale dipende da
come variano i costi marginali al variare della quantità prodotta.
MONOPOLISTA MULTI-IMPIANTO:
C’è un monopolista che ha più di un impianto di produzione: quindi la curva dei costi marginali non è unica
ma c’è una curva per ogni impianto di produzione, per decidere quanto far produrre a ciascuno degli
impianti metto in relazione quanto produco in tutto (somma della produzione dei vari impianti) e i costi
marginali dei vari impianti (che non sono per tutti uguali): 𝑀𝐶1 , 𝑀𝐶2 .
L’impresa può aumentare i profitti riallocando la produzione verso l’impianto con il costo marginale più
basso (quello più efficiente), bisogna considerare che i costi marginali non sono sempre costanti, quindi si
satura l’impianto fino a quando i MC rimangono più bassi, dopo di che si passa all’altro impianto e così via.
Se abbiamo più di un impianto bisogna tenere conto che riallocando la produzione, cambieranno i MC e
quindi anche la quantità di equilibrio.
𝑴𝑪𝑻 : curva del costo marginale multi-impianto è la somma orizzontale delle singole curve del costo
marginale dei differenti impianti (si sommano le quantità).
57
Appunti di Diana Banchieri
Quindi la scelta del volume di produzione ottimale riguarda due aspetti:
➢ Quanto deve produrre complessivamente
𝑴𝑹 = 𝑴𝑪𝑻
➢ Come deve dividere la produzione tra i diversi impianti: i livelli ottimali di produzione dei singoli
impianti si deducono dal punto di intersezione tra le singole curve del costo marginale riferite due
impianti è una linea tracciata orizzontalmente a partire dal punto di intersezione tra MR e MCT.
𝑀𝐶𝑇 = 3 + 6 = 9
1. Per ciascun livello di costo
marginale si sommano le unità
prodotte (quantità)
2. Prima trovo quanto
conviene produrre, Q che massimizza i profitti
3. Trovo il P corrispondente
4. Dal punto di ottimo mi sposto verso sinistra sullo stesso livello di prezzo e trovo le intersezioni con le
altre MC
5. Dato che si sommano le quantità bisogna riscrivere le funzioni inverse dei costi marginali, in modo da
isolare Q, a questo punto si possono sommare
6. Dopo aver fatto la somma si ribalta di nuovo la formula in modo da isolare MC
7. 𝑴𝑹 = 𝑴𝑪
8. Così trovo la Q* ottima, e mettendola nella funzione di domanda inversa si trova il P
9. Si mette la quantità ottima nella funzione di MCT o in MR, una volta trovato il prezzo che corrisponde
al punto di ottimo (non è il prezzo ottimo) lo si inserisce nelle funzioni di MC1 e MC2 e si trovano le Q
da allocare per ogni impianto.
Esempio 6: (vedi foglio)
COSA FACCIO?
1. Trovo Q* che massimizza i profitti, ossia MR=MCT
- Per trovare MR, se è una curva lineare, ha doppia pendenza
- MCT: sommo orizzontalmente MC1 e MC2
2. trovo P* mettendo la Q* nella curva di domanda
3. come dividono i vari impianti gli MCT? Metto Q nella formula di MCT
4. metto il MC* trovato e lo metto nelle curve inverse di Q1 e Q2 trovate
CARTELLO:
è un gruppo di produttori che definisce in modo conclusivo P e Q in un mercato. In altre parole, un cartello
opera come un monopolista che massimizza i profitti dell'intera industria. Una volta decisa la quantità che
massimizza, non si divide equamente quanto produrre, perché sennò non starebbero massimizzando, ma
devono dividerseli in base ai loro costi marginali, quindi il ragionamento è lo stesso dei multi-impianti (si
produce quindi come nell’esercizio 7).
58
Appunti di Diana Banchieri
Perché lo Stato ci perde con il monopolio e il cartello? (7)
Si crea la perdita secca da monopolio.
(pag.377)
Un mercato è un monopolio naturale se, per qualsiasi livello rilevante di output dell’industria, i costi totali di
produzione di un’impresa che produce quella quantità sono minori dei costi di due o più imprese che si
dovessero dividere la medesima produzione.
Monopsonio: è un mercato costituito da un unico acquirente e molti venditori.
Approfondimento: UE vs Microsoft: si accusò Microsoft di essere monopolista (anche se in effetti lo era).
10/05
59
Appunti di Diana Banchieri
In questo caso il monopolista continuerà a vendere unità fino a quando il prezzo di riserva è uguale al costo
marginale di produzione (dell’ultimo pezzo). Quindi, un monopolista che attua una discriminazione perfetta
del prezzo produrrà e venderà il livello efficiente di output, la quantità venduta sarà uguale a quella di
concorrenza perfetta, quindi non vi è perdita secca, infatti il surplus totale è lo stesso ma se ne appropria
completamente il produttore. (1)
!N.B. Il monopolista cattura l'intero surplus solo se è in grado di impedire la rivendita del bene.
Figura 12.2: il surplus del consumatore è pari a 0.
2. Discriminazione del prezzo di secondo grado: l’impresa offre sconti sulle quantità (il prezzo unitario si
riduce se i consumatori acquistano quantità >): quindi il produttore fa pagare un prezzo più piccolo sulle
ultime unità vendute, più compri meno paghi la singola unità.
Tutto ciò è possibile grazie al fatto che i venditori sanno che la curva di domanda dei loro acquirenti e
decrescente, ovvero che il prezzo che sono disposti a pagare decresce al crescere della quantità acquistata.
Un venditore può utilizzare queste informazioni per aumentare il proprio surplus offrendo ai consumatori
sconti collegati alle quantità vendute.
Se i consumatori pagano un prezzo per le unità appartenenti al 1° blocco acquistato (es. P=11€ per le prime 9
unità) e un prezzo diverso per le unità del 2° blocco (es. P=8€ per le successive 3 unità), si è in presenza di
una tariffa a blocchi.
Se il monopolista potesse fissare un blocco per ogni consumatore si tornerebbe alla discriminazione perfetta.
3. Discriminazione del prezzo di terzo grado o a blocchi: a ciascun segmento di mercato (gruppo di
consumatori) viene proposto un P diverso, posto che l’impresa sia in grado di identificare tali segmenti.
Una delle ipotesi per cui, nella concorrenza perfetta, si ha lo stesso prezzo è che il bene sia uguale per
tutti, con la discriminazione è come se si introducesse una differenza tra i prodotti, quindi si riduce
l’impatto della concorrenza (es. tariffe di trasporto differenziate per diverse tipologie di beni).
Le VENDITE ABBINATE (tying) sono una tecnica di vendita che permette ai consumatori di acquistare un
prodotto solo se accettano di comprare anche un altro prodotto. Possono essere utilizzate al posto della
discriminazione del prezzo quando l'impresa non è in grado di osservare la disponibilità pagare di clienti
differenti.
La VENDITA A PACCHETTO (bundling) prevede che due o più beni vengano venduti in modo congiunto,
spesso senza la possibilità di acquistarli separatamente. Può capitare che si possono comprare anche
separatamente ma fanno offerte sul comprarli insieme, si hanno vantaggi quando ci sono preferenze
inversamente correlate, ovvero che tra clienti le preferenze si muovono in senso opposto (↑la disponibilità
a pagare di un bene e ↓quello dell’altro consumatore). In questo modo il produttore spinge i consumatori
ad acquistare entrambi i beni quando invece essi avrebbero potuto non farlo.
60
Appunti di Diana Banchieri
Quindi se i prezzi di riserva per i due beni sono negativamente correlati, il bundling riduce la loro dispersione
quindi fa aumentare il prezzo al quale possono essere vendute unità addizionali.
Può essere usato al posto della discriminazione del prezzo per aumentare il surplus del produttore quando i
consumatori hanno differenti disponibilità pagare per i beni venduti nel pacchetto.
!N.B. Con preferenze positivamente correlate non conviene
PUBBLICITÀ:
È un modo con cui un'impresa con potere di mercato può far aumentare la domanda, così da poter creare e
catturare surplus con una strategia che non si basa sul prezzo.
Obiettivo: aumentare la differenziazione, in modo tale da avere meno pressione competitiva sul singolo
mercato e quindi incrementare la domanda dei propri prodotti, spostando la curva di domanda verso destra
e creando più surplus nel mercato
Un modo per differenziare i prodotti sono le pubblicità:
- Da l’informazione della differenza,
- Convince che i prodotti siano diversi dagli altri
- Fonte di espansione della domanda (aumentare la domanda): convincere persone che non volevano
comprare
Quando il bene non è più omogeneo si riduce la concorrenza. Per ridurre la concorrenza importante è la
pubblicità. Ne esistono di vari tipi:
➢ Comparativa: ossia metto a paragone 2 prodotti sottolineando le parti migliori (non tutte).
L’obiettivo è quello di diversificare i prodotti, in modo da differenziare il mercato e aumentare i
prezzi. Ci fa percepire prodotti identici come differenti.
La pubblicità generalmente implica l’↑ dei costi ma aumenta la Domanda.
La discriminazione si può fare ad esempio con i saldi; negli aerei (1°, 2° classe…); i contratti con CF e CV (es.
contratti telefono).
La discriminazione di prezzo dipende da: budget dei consumatori, localizzazione geografica, età.
61
Appunti di Diana Banchieri
12/05
Esercitazione: CAP.12: DISCRIMINAZIONE di PREZZO:
1.Perché discriminare il P vuol dire avere P differenti e se non ha potere di mercato non può farlo.
Cos’è l’arbitraggio? Sfruttare la differenza di Prezzo tra un mercato e l’altro. (compro l’I Phone in USA dove
costa meno e lo rivendo in Italia dove costa di più).
3.Se ci fosse l’arbitraggio e un’impresa ha fatto la discriminazione di prezzo di 3° tipo non potrebbe farlo se
no si pagherebbero tasse e multe. L’arbitraggio implica che la discriminazione on funziona.
4.Può essere che metta esempi e io devo capire di che tipo di discriminazione si tratta.
6.Surplus produttore ↑ e quello del consumatore ↓. Non si crea una perdita secca perché vende una
quantità che i consumatori sono disposti a comprare con il P max.
17/05
EQUILIBRIO DI NASH:
Equilibrio di Nash: si verifica quando ogni giocatore sceglie la strategia che gli consente di ottenere il più alto
payoff, date le strategie scelte dagli altri giocatori. Anche se non massimizza l’interesse collettivo, è quello
più probabile in quanto è quello più razionale (può non essere la migliore per entrambi), quindi si dice che si
“autoalimenta”, infatti se ogni giocatore si aspetta che l'altro giocatore scelga la strategia corrispondente
all'equilibrio di Nash, allora entrambe le parti sceglieranno di fatto la strategia che conduce a tale equilibrio.
Se c’è un equilibrio di Nash, è impossibile un cambio di scelta unilaterale per arrivare ad un maggiore
beneficio.
➢ Strategia dominante: è una strategia che risulta sempre la migliore tra quelle a disposizione del
giocatore, indipendentemente dalle strategie che l'altro giocatore adotterà; essa sarà la strategia
dell'equilibrio di Nash del giocatore.
➢ Strategia dominata: sia quando un giocatore ha un'altra strategia che gli offre sempre un payoff
maggiore, indipendentemente dalle scelte del rivale
La strategia dominante di un giocatore è la sua strategia dell’equilibrio di Nash. Analogamente, poiché è
improbabile che le strategie dominate vengano giocate, possono essere eliminate, rendendo più semplice la
soluzione di giochi complessi.
62
Appunti di Diana Banchieri
DILEMMA del PRIGIONIERO:
è un gioco in cui esiste conflitto tra interesse collettivo di tutti i i partecipanti e l'interesse individuale dei
singoli giocatori. In questo caso l'equilibrio di Nash non corrisponde necessariamente al risultato che
massimizza il profitto aggregato dei giocatori. C’è scontro tra interesse individuale e collettivo. Es 1:
Equilibrio di Nash: Nel I quadrante le due scelte si intersecano (-5; -5): entrambi i giocatori stanno facendo la
scelta migliore, ritenendo che anche l’altro stia facendo la scelta migliore).
Nell’equilibrio di Nash la scelta è razionale.
Nessun giocatore può cambiare unilateralmente la sua strategia e trovarsi in una posizione migliore.
La condizione migliore di pareto efficienza sarebbe che nessuno confessa, ma io non posso avere la certezza
che l’altro non confessi.
A volte può capitare che non ci sia un equilibrio di Nash o che ce ne siano troppi e quindi non si sa cosa
scegliere.
Esempio 2:
GIOCO del CONIGLIO:
In questo caso non c’è una teoria dominante e ci sono 2 equilibri di Nash. In economia questo avviene
quando due imprese competono in un mercato nel quale vi è posto soltanto per una di loro (monopolio
naturale). Qui non c’è una situazione dominante. Ho 2 equilibri di Nesh (-10; 10 e 10; -10)
➢ Strategia pura: una specifica scelta di una strategia tra quelle possibili per un giocatore
➢ Strategia mista: una scelta tra due o più strategie pure basata su probabilità prestabilite
63
Appunti di Diana Banchieri
Quando si risolve un gioco sequenziale si utilizza un processo di ragionamento chiamato:
➢ Induzione a ritroso (backward induction): bisogna partire dalla fine del gioco e per ogni nodo
decisionale bisogna trovare la decisione ottimale del giocatore che si trova in quel nodo. Si procede
quindi allo stesso modo finché non si raggiunge l'inizio del gioco (si sceglie quello che gioca per primo
basandosi sui risultati del secondo).
➢ Mosse strategiche: sono azioni che un giocatore intraprende in uno stadio iniziale di un gioco e che
alterano il comportamento di tutti i giocatori nelle fasi successive del gioco in un modo che risulta
favorevole a chi le ha poste in essere. Affinché una mossa strategica possa avere effetto deve essere
irreversibile.
Queste mosse strategiche che sembrano limitare le opzioni di scelta possono invece migliorare la situazione
di chi le pone in essere, ciò accade perché un impegno assunto da un'impresa può alterare le aspettative dei
suoi concorrenti circa il suo comportamento virgola e questo a sua volta può portare i rivali a prendere
decisioni che avvantaggiano l'impresa che si era vincolata.
USO della TEORIA dei GIOCHI IN FORME DI MERCATO in cui ci sono imprese con potere di mercato:
(né monopolio né concorrenza perfetta)
➢ Leve strategiche: variabili che si possono modificare portando a risultati differenti (es. prezzo,
quantità, spese pubblicitarie)
In base al tipo di variabile si agisce in modo diverso:
- Variabile strategica va nella stessa direzione: complementi strategici (prezzi)
- Direzione opposta (quantità)
!!! Il gioco del pollo ha più equilibri di Nash. Nel dilemma del prigioniero ripetuto si interagisce più volte.
Gioco sequenziale: c’è chi si muove per primo.
64
Appunti di Diana Banchieri
Le imprese agiscono simultaneamente se prendono le loro decisioni strategiche contemporaneamente,
senza aver precedentemente osservato la decisione dell’altra impresa.
Le imprese agiscono non-cooperativamente se fissano le loro strategie in modo indipendente, senza
colludere in alcun modo con l’altra impresa
Domanda residuale: la relazione tra il prezzo di mercato e l’output di un’impresa quando le imprese rivali
mantengono fissa la loro produzione. In altre parole, la domanda residuale dell’impresa i è la domanda di
mercato meno la domanda soddisfatta dalle altre imprese nel mercato: 𝑄1 = 𝑄 − 𝑄2
Sostituti strategici: se uno produce di più a me conviene produrre di meno.
19/05
CONCORRENZA PERFETTA: (vedi appunti)
MONOPOLIO: (vedi appunti)
DUOPOLIO alla COURNOT: Più produce uno, meno produce l’altro. (vedi appunti)
La Q* del MONOPOLISTA è < di quella del monopolio alla Cournot, che è < di quello di concorrenza perfetta:
𝑎−𝐶 2 𝑎−𝐶 𝑎−𝑐
𝑸𝑴 = < = 𝑸𝑪 < = 𝑸𝒄𝒐𝒏𝒄𝒐𝒓𝒓𝒆𝒏𝒛𝒂 𝒑.
2𝑏 3 𝑏 𝑏
STACKELRBERG:
Siccome devo risolvere col metodo backward induction, prima guardo la scelta dell’impresa 2. Per risolvere la
scelta dell’impresa 2 invece devo fare anche riferimento alla scelta che ha fatto l’impresa 2. (vedi appunti)
È un gioco sequenziale. Non lo risolvo incrociando le strategie ma lavoro per backward induction:
Per risolvere e trovare la Quantità ottima delle imprese (Q*) si fa:
1. Trovo la Q dell’ultima impresa (𝑄2 )
2. Sostituisco la Q trovata per l’equazione di reazione dell’altra impresa, in modo da trovare la sua 𝑄1
(massimizzazione dei profitti dell’impresa 1, tenendo conto della scelta di 𝑄2 .
3. Sostituisco la 𝑄1 nella 𝑄2
BERTRAND:
è un processo per abbassare i Prezzi finché si può (undercutting). Le imprese nella realtà si mettono
d’accordo. Le imprese fissano i Prezzi: considerando come dati i prezzi fissati dalle altre imprese, in modo da
massimizzare i profitti. Con 2 imprese l’equilibrio corrisponde a quello di concorrenza perfetta.
A differenza di Cournot, qui si compete per il P, non la Q. inoltre:
65
Appunti di Diana Banchieri
➢ In Cournot si ha che 𝑄1 = 𝑓 = (𝑄2 ) e nella funzione c’è il meno (-): funzioni di reazioni inclinate
negativamente
➢ In Bertrand si ha che 𝑃1 = 𝑓(𝑃2 ) e c’è il più (+): funzioni di reazione inclinate positivamente. Qui si
parla di complementi strategici: ossia la mia scelta, in questo caso il P, è inclinata positivamente e fa
↑ la scelta del mio concorrente.
24/05
RISCHIO e INFORMAZIONE:
Ogni scelta è caratterizzata da un certo grado di rischio. Proprio per questo la microeconomia deve
analizzare come scelgono gli agenti economici al momento di prendere delle scelte.
Una lotteria è un qualunque evento il cui esito è incerto (Es. Investimento, Roulette, Partita di calcio).
La probabilità di un particolare esito (di una lotteria) è una misura della possibilità che questo esito si
realizzi (Es. La probabilità viene spesso stimata considerando la frequenza storica dell’esito).
La distribuzione di probabilità di una lotteria rappresenta tutti i suoi possibili risultati e le probabilità a
essi associate.
Proprietà:
- la probabilità di ogni esito possibile è compresa tra 0 e 1;
- la somma delle probabilità di tutti i possibili esiti è uguale a 1.
Probabilità soggettive: sono le probabilità che riflettono convinzioni soggettive su eventi rischiosi.
INCERTEZZE: non sapere cosa succede in un tempo futuro. Non sapere può avere 2 significati:
1. Incertezza assoluta: Non ho proprio idea
2. Non ho idea ma posso assegnare delle probabilità (es. domani non so che tempo fa, ma al 50% piove,
al 50% no). La microeconomia si occupa di questo
Es: devo scegliere tra 2 lotterie (o investimenti finanziari), che hanno probabilità e risultati diversi. Per
scegliere devo tenere presente i valori attesi. (vedi appunti)
VALORE ATTESO: è la media ponderata dei possibili risultati (ossia la somma dei risultati moltiplicati per la
loro probabilità). È una misura del payoff medio generato da una lotteria.
66
Appunti di Diana Banchieri
𝑬𝑽 = 𝑃𝑟 ∗ 𝐴 + Pr(𝐵) ∗ 𝐵 + Pr(𝐶) ∗ 𝐶
𝐷𝑜𝑣𝑒: 𝑃𝑟(. ) è 𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑏𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à 𝑑𝑖 (. ) 𝑒 𝐴, 𝐵, 𝑒 𝐶 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑖 𝑝𝑎𝑦𝑜𝑓𝑓 𝑠𝑒 𝐴, 𝐵 𝑜 𝐶 𝑠𝑖 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎.
I valori attesi (EV) sono uguali, ossia pari a 100. Da notare che il valore atteso non è necessariamente uno
degli esiti della lotteria.
𝑁
𝑬𝑽 = ∑ 𝑃𝑟𝑖 ∗ 𝜋𝑖
𝑖=1
Se i valori attesi sono simili, mi concentro allora sulla varianza, ossia il rischio.
VARIANZA: prendo per i 3 valori di ciascuna lotteria (ossia probabilità, risultati e EV) e faccio:
𝑝𝑟𝑜𝑏𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡à ∗ (𝑟𝑖𝑠𝑢𝑙𝑡𝑎𝑡𝑜 − 𝐸𝑉)2 = 𝝈𝟐
𝑉𝑎𝑟 = (𝐴 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr(𝐴) + (𝐵 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr(𝐵) + (𝐶 − 𝐸𝑉)2 ∗ Pr (𝐶)
È la somma dei quadrati degli scostamenti dei possibili esiti della lotteria, ponderati per le rispettive
probabilità. Si tratta di una misura del rischio della lotteria: ossia conosco il valore atteso, quanto posso
scostarmi –in bene o in male- dal valore atteso?
(in alternativa si può fare la √𝜎 2 , è la stessa cosa: scarto quadratico medio) N= tutti i Paesi del mondo
𝑁
Il rischio
𝟐 determina il rendimento
2 finale di un’attività.
𝝈 = ∑(𝜋 − 𝐸𝑉) ∗ 𝑃𝑟
La deviazione standard di una lotteria è la radice quadrata della varianza. E’ una misura alternativa della
𝑖 𝑖
rischiosità.𝑖=1
L’utilità attesa è il valore atteso dei livelli di utilità che il decisore riceve dai payoff di una lotteria.
Le preferenze possono essere classificate così:
1. Avverse al rischio, ossia preferiscono non rischiare troppo. Un individuo che preferisce un evento
certo a una lotteria con uguale valore atteso
2. Amanti del rischio (o propenso al rischio), che a parità di valore atteso, preferiscono rischiare di più.
Un individuo che preferisce una lotteria a una cosa certa di valore uguale al valore atteso della
lotteria
3. Neutrali al rischio, ossia gli è indifferente se rischiare di più o di meno. Un individuo che è
indifferente tra qualcosa di certo e una lotteria con lo stesso valore atteso
1.AVVERSO al RISCHIO:
(1)Per rappresentare la mia lotteria, data la funzione di utilità: 𝑈 = 𝑈($)
Se vinco 100, la mia utilità è di 10.
Se voglio sapere l’utilità del valore atteso (EU) devo fare: 𝑈(𝐸𝑉) = 5 = 𝐸𝑈
Si tratta di una funzione di utilità decrescente: ha un’utilità marginale decrescente. Con questo tipo di
funzione, l’utilità del valore atteso è > del valore atteso stesso. Ossia preferisco avere 50 certi piuttosto che
fare una lotteria rischiando 50, perché mi darebbe 5, contro i 7,11 certi.
Se si è avversi al rischio, si preferisce l’assicurazione. Una polizza assicurativa equa è una polizza nella quale
il premio è uguale al valore atteso del pagamento promesso.
67
Appunti di Diana Banchieri
Se metto il valore dell’utilità attesa (=5) nella funzione di utilità, trovo il mio EC:
5 = 𝑥2 𝑥 = 25
Tra 25 e 50 sono i soldi che sarei disposto a spendere per rinunciare all’incertezza: si tratta della distanza tra
EV e EC; matematicamente è: 𝑬𝑽 − 𝑬𝑪
Nel grafico 2, l’EC è a destra del EV, ossia bisogna pagarlo per non farlo partecipare alla lotteria.
3.NEUTRALE al RISCHIO:
in questo caso l’utilità di (EV) è = all’EU (4)
Schematizzando:
1. Avverso al rischio: 𝑈(𝐸𝑉) > 𝐸𝑈
2. Amanti del rischio: 𝑈(𝐸𝑉) < 𝐸𝑈
3. Neutrali al rischio: 𝑈(𝐸𝑉) = 𝐸𝑈
ELIMINARE il RISCHIO:
una persona avversa al rischio può decidere di sopportarlo solo nel caso in cui riceva un premio per il rischio
(una ricompensa) o tramite l’assicurazione.
Si parla di polizza assicurativa equa quando il premio è uguale al valore atteso del pagamento promesso. La
franchigia è invece quando colui che ricorre all’assicurazione è parzialmente responsabile nel caso in cui
l’evento si verifichi. Le franchigie sono le normative contrattuali per cui esistono delle parti fisse (più o meno
grandi) che l’assicurato deve pagare. Servono per ridurre gli incentivi di azzardo morale.
!!!CONSIGLIO: SCHEMA:
1. EV
2. VARIANZA
3. U(EV)
4. EU
68
Appunti di Diana Banchieri
31/05
Equilibrio parziale: quando trovavo la soluzione per la Quantità ottima di L, K, X e Y.
Equilibrio economico generale: unisco a sistema tutte le singole soluzione dette sopra. È importante per
capire le relazioni fra i vari mercati.
Legge di Valras: per determinare l’equilibrio economico generale in una situazione di N mercati, basta
risolverlo con N-1 e ho già risolto l’n-esimo mercato. Questo vuol, dire che l’ultimo prezzo, di solito quello di
K, ossia r, non è importante, perché influenzato da altri. Allora lo si pone uguale a 1 mentre i P degli altri
fattori sono espressi in modo relativo.
Come rappresentare l’equilibrio economico generale?
Esempio: vedi foglio (c’è anche sul libro)
Efficienza paretiana: una condizione è efficiente secondo Pareto se non è possibile modificare la
situazione per cui nessuno sta peggio e almeno uno sta meglio (simile a equilibrio di Nash).
Per vedere se l’equilibrio economico generale (ecg) è efficiente dal p.d.v. di pareto, bisogna vedere se lo è
per quanto riguarda:
➢ l’efficienza di scambio, ossia: i consumatori non possono barattare i loro beni e poi stare meglio.
➢ efficienza di produzione: per essere efficienti non si può scambiare le materie prime e essere felici
come prima
➢ efficienza della trasformazione: cambiando la produzione di un bene con un altro, l’efficienza non è
migliore frontiera delle produzioni possibili
Per dimostrarli si usa la scatola di Edgeworth, con la curva dei contratti per i primi due punti e la frontiera
delle produzioni possibili per l’ultimo.
EFFICIENZA di SCAMBIO:
(2) disegno il grafico di un consumatore 1 che intende acquistare un n° di beni A e B e poi del consumatore 2.
Curva dei contratti: luogo geometrico dei punti dove l’MRS dei due consumatori è uguale, ossia:
1 2
𝑀𝑅𝑆𝐴,𝐵 = 𝑀𝑅𝑆𝐴,𝐵
Se gli MRS non sono uguali è sempre possibile lo scambio tra i beni; quando sono uguali no.
EFFICIENZA di PRODUZIONE:
ragioniamo allo stesso modo di prima, ma al posto dei consumatori abbiamo 2 imprese e al posto dei beni
abbiamo K e L. quando le funzioni delle due imprese si intersecano ci troviamo nella curva dei contratti,
ossia:
69
Appunti di Diana Banchieri
1 2
𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾 = 𝑀𝑅𝑇𝑆𝐿,𝐾
EFFICIENZA di TRASFORMAZIONE:
(3) Uso la frontiera delle produzioni possibili: ossia le quantità massime che posso produrre. È una curva
inclinata negativamente: perché per produrre un po’ più di B, devo rinunciare a qualche A e viceversa.
Δ𝐵 𝑀𝐶
La pendenza della curva è: Δ𝐴 = 𝑀𝐶𝐴 e mi interessa sapere a quante unità di B devo rinunciare per avere 1
𝐵
unità in più di A: è il costo-opportunità.
Se MCA=3 e MCB=1 per avere 1 unità in più di A devo rinunciare a 3 B.
Il saggio marginale di trasformazione mi dice a quanti beni devo rinunciare per produrre un altro bene:
𝑀𝐶
𝑴𝑹𝑻 = 𝑀𝐶𝐴
𝐵
QUINDI:
1. sono efficiente se sono sulla frontiera
𝑀𝐶
2. sulla frontiera 𝑴𝑹𝑻 = 𝐴
𝑀𝐶𝐵
𝑀𝑈𝐴 𝑃𝐴 1
3. per essere efficiente 𝑀𝑅𝑇 = 𝑀𝑅𝑆 𝑀𝑅𝑆 = = se è
𝑀𝑈𝐵 𝑃𝐵 2
2° Teorema fondamentale: Qualsiasi allocazione economicamente efficiente di beni e fattori produttivi può
essere raggiunta come equilibrio generale competitivo mediante una opportuna distribuzione iniziale delle
risorse scarse dell’economia.
Es: Per rimanere in efficienza ma cambiare la situazione, il modello mi dice che non devo aggiungere tasse,
sussidi o altro, bensì cambiare delle quantità fisse iniziali, tali che mi permettono di arrivare a un equilibrio
economico generale migliore. (4) Nell’es. prendo quindi un po’ di A e un po’ di B e lo distribuisco a 1 e 2.
Questo modello mi dice quindi che non devo rinunciare all’equità per essere efficiente: se mettessi delle
tasse perderei sì efficienza per avere equità, ma se tocco le allocazioni iniziali e redistribuisco dunque la
ricchezza, allora avrò sia efficienza sia equità.
07/06
70
Appunti di Diana Banchieri
ESTERNALITÀ:
sono gli effetti delle scelte degli agenti economici che hanno sugli altri ma loro non ne tengono conto perché
non rientrano nei loro costi e/o benefici. L’effetto che un’azione di un individuo ha sul benessere degli altri
consumatori o produttori, al di là degli effetti trasmessi da variazioni nei prezzi.
L’inquinamento è una esternalità negativa: se un’impresa produce e contemporaneamente emette sostanze
dannose, senza tener conto di questo inquinamento, si avranno poi degli effetti negativi, perché durante le
sue decisioni non tiene presente il fattore inquinamento.
Esse possono presentarsi non solo in mercati concorrenziali, ma anche in quelli di monopolio e di
concorrenza perfetta.
Le esternalità possono essere:
➢ Positive: se le azioni dell’agente economico comportano benefici per altri individui. Produciamo
troppo poco rispetto all’ottimo. L’effetto traino è un’esternalità positiva, perché la decisione di un
consumatore di acquistare porta benessere a altri individui.
➢ Negative: se le azioni dell’agente economico impongono costi per altri individui o riducono benefici.
Produciamo troppo rispetto all’ottimo. Un esempio è l’effetto snob.
Quando ci sono esternalità, il mercato concorrenziale potrebbe non raggiungere un risultato Pareto
efficiente.
(1): 𝑴𝑷𝑪: Marginal Private Cost: costi che sostiene l’impresa
𝑴𝑬𝑪: Marginal External Cost: costi esterni che non sostiene l’azienda (magari dovuti all’inquinamento) e
non ne tiene conto.
I costi marginali sociali, MSC, sono dati dalla somma dei 2, ossia: 𝑴𝑺𝑪 = 𝑴𝑷𝑪 + 𝑴𝑬𝑪. Tenendo conto
anche di tutti i costi, P* e Q* cambiano.
Quando abbiamo delle esternalità negative, se non si interviene, si finisce per produrre troppo rispetto alla
quantità ottimale. Tenendo conto quindi dei vari costi, i benefici marginali dovrebbero essere uguali ai costi
marginali.
71
Appunti di Diana Banchieri
Per risolvere il problema dell’inquinamento, lo Stato:
1. dovrebbe mettere un’accisa: la tassa
Pigouviana: una sorta di accisa che fa
aumentare la MPC, in modo tale che sia
traslata verso l’alto e intersechi la MSC nel
punto di ottimo.
Una imposta sulle emissioni è una tassa
sull’inquinamento rilasciato nell’ambiente.
Come cambia la soluzione? (2)
Si produce una perdita secca ma producendo di
meno risparmio anche qualcosa: è il rettangolo
verde tra Q e Q* che risparmia lo Stato. conviene
dunque mettere l’accisa. Il problema delle tasse
Pigouviane nella realtà è di trovare un ammontare
corretto.
Cosa fa la tassa?
➢ Sposto la curva MPC
➢ Trovo un nuovo equilibrio e quindi i surplus
diminuiscono
➢ Si crea perdita secca che viene però bilanciata dai costi esterni che risparmio producendo di meno
Il triangolo RHG sono i costi esterni ed è uguale a Z.
(vedi esempio 17.2, pag.571)
2. Sussidi per la transizione ecologica
3. Mettere degli Standard di emissione: Il limite fissato dal Governo sulla quantità di inquinamento che
può essere emessa. Se non si hanno impianti o caratteristiche di un certo tipo non si può produrre
(ad es. Area C/B a Milano). Poi possono comunque esserci dei sussidi per aiutare le imprese nel
cambiamento
4. Mercato per l’inquinamento: ogni impresa ha diritto ad emettere fino a un tot di quantità di
inquinamento all’anno. Se vuole inquinare di più può comprare i “diritti ad inquinare” di un’altra
impresa: quest’ultima magari inquina meno e quindi può cedere una parte di questi diritti (le loro
quote). Questo aiuta perché si crea un costo-opportunità.
Teorema di coase: afferma che, indipendentemente da come i diritti di proprietà sono assegnati, in
presenza di esternalità l’allocazione delle risorse sarà efficiente quando le parti possono negoziare tra di loro
senza costi.
Questi diritti possono anche essere assegnati ai consumatori e anche in questo caso si formerebbe un
mercato. Un diritto di proprietà è il controllo esclusivo sull’uso di un bene o una risorsa, senza interferenze
da parte di altri soggetti.
Il teorema afferma che:
➢ Se le parti possono negoziare tra loro senza costi, l’assegnazione di diritti di proprietà comporta
un’allocazione efficiente delle risorse
➢ L’efficienza si consegue a prescindere da come sono stati assegnati i diritti di proprietà
➢ La distribuzione delle risorse dipende da chi possiede i diritti di proprietà
(vedi esempio 17.3 pag.579)
Mentre il teorema di Coase afferma che l’allocazione delle risorse sarà economicamente efficiente a
prescindere da come siano assegnati i diritti di proprietà, la distribuzione delle risorse dipende moltissimo da
chi possiede i diritti di proprietà.
In sintesi, il teorema di Coase mostra che, finché l’attività di negoziazione non comporta costi, l’assegnazione
dei diritti di proprietà in presenza di esternalità porta a un risultato efficiente, indipendentemente da chi
possiede questi diritti. Tuttavia, questa affermazione forte dipende in modo cruciale dall’ipotesi che la
72
Appunti di Diana Banchieri
contrattazione sia senza costo. Se invece il processo di negoziazione fosse di per sé costoso, allora le parti
potrebbero non trovare conveniente negoziare.
BENI PUBBLICI:
Non parliamo di Beni dello Stato, bensì di beni che hanno 2 caratteristiche:
- Non escludibile: non posso impedire a qualcuno di usufruirne
- Non rivale nel consumo: lo stesso bene può essere usato da più persone contemporaneamente.
Il problema di questi beni è capire chi può usufruirne e chi deve pagare per il bene. Si parla di free rider per
quanto riguarda quelle persone che non voglio sostenere costi per un bene pubblico ma sanno che potranno
usufruirne una volta prodotto in quanto è non escludibile. In questo caso è necessario un coordinamento,
una governance.
Il problema dell’opportunismo (free riding) rende difficile a un mercato privato offrire una quantità efficiente
di beni pubblici. Anche questo è un fallimento del mercato perché anche qui non c’è un mercato.
Per calcolare la domanda di beni pubblici: faccio la somma verticale delle somme delle domande dei
consumatori: devo guardare l’asse verticale perché nelle ordinate ho l’utilità, ossia quella di cui beneficiano
tutti coloro che usano quel bene. Sommo cioè le domande inverse.
Risorse di proprietà comune: cioè di risorse alle quali chiunque può accedere (Internet, strade…)
(vedi esercizio 17.4 pag.584)
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Appunti di Diana Banchieri
SCHEMI per la CONCORRENZA PERFETTA:
- Ogni unità in più venduta fa ↑ MR di un ammontare pari a P, quindi 𝑀𝑅 = 𝑃
- Se 𝑃 > 𝑀𝐶 e Q↑, allora il profitto ↑ di 𝑃 − 𝑀𝐶 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑀𝑅 − 𝑀𝐶
- Se 𝑃 < 𝑀𝐶 e Q↓, allora il profitto ↑𝑀𝐶 − 𝑃 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑀𝐶 − 𝑀𝑅
(quindi se Q↑, i profitti ↓ di 𝑃 − 𝑀𝐶)
- Non ci sono esternalità
Trovare la massimizzazione dei profitti in:
➢ Lungo periodo: 𝑃 = 𝑀𝐶 𝑜 𝑀𝑅 = 𝑀𝐶
1. 𝑃 = 𝑀𝐶 𝑒 𝑃 = 𝐴𝐶
𝑴𝑪 = 𝑨𝑪 e trovo 𝑄*
2. 𝑷 = 𝑴𝑪 e trovo 𝑃*
➢ Breve periodo:
1. 𝑃 ≥ 𝐴𝑉𝐶 trovo 𝑃𝑆
2. 𝑆𝑀𝐶 = 𝐴𝑉𝐶 trovo Q*
3. 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 trovo 𝑃*
Inoltre nel breve periodo:
➢ Massimizzazione del profitto: si produce solo a partire dal punto in cui 𝑃 = 𝑆𝑀𝐶 𝑒 𝑠𝑒 𝑃 > 𝐴𝑉𝐶
Non produce se 𝑆𝑀𝐶 < 𝐴𝑉𝐶
➢ Se il n° di imprese ↑:
- La curva D si sposta verso dx
- Q*↑ e P*↓
➢ Surplus produttore:
- 𝑅𝑇 − 𝐶𝑇 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒
- Coincide con i profitti solo se 𝑁𝑆𝐹𝐶 = 0
- Surplus del mercato Breve periodo: Area tra la curva di offerta di mercato e P* delle imprese
- Surplus del mercato Lungo periodo: siccome ha profitti pari a 0 e il surplus è uguale ai profitti, allora
esso è pari a 0.
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