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LE FUNZIONI
Per realizzare tale trasformazione l’azienda commerciale svolge una serie di funzioni
sempre necessarie, che giustificano l’esistenza di intermediari commerciali:
Esempio:
Per i produttori sarà importante capire, nei canali distributivi, quali intermediari sono
più adatti a svolgere quella funzione, in maniera più efficiente.
NB: Il canale online può rientrare in tutte e tre le categorie, dipende da come si
articola.
Esistono poi degli agenti che agevolano i contatti/contratti tra questi operatori senza
assumerne la proprietà della merce.
Classificazione del canale sulla base della capacità di controllo esercitata da uno dei
membri del canale:
Tutti questi tre operatori possono essere Multi canalizzati o mono canalizzati
Si tratta di un business tendenzialmente in cui l’incidenza dei costi fissi sui costi totali
è bassa, implica una bassa leva operativa. La leva operativa è tanto maggiore quanto
più i costi fissi impattano sui costi totale
NB: avere una rotazione alta è un aspetto positivo. Avere una rotazione di 12 implica
che ogni 30 gg si vende tutto e si ricompra tutto .
ROS e ROT sono due grandi modelli di business nell’azienda commerciale che ci
consente di individuare:
A) gli intermediari che per aumentare il margine sul cap.investito, puntano sulla
redditività delle vendite, bisogna aumentare il rapporto M/Ci.
Il supermercato non è un punto vendita a basso prezzo, non è every day low price, ma
effettua degli sconti su una parte limitata dell’assortimento (volantini).
- cattiva gestione del bazar, non capace di attirare pubblico nel punto
vendita (eventi vendita, promozione etc..)
Tipicamente nei discount si trovano marche di fantasia (non commerciali sui quali non
si investe). Il discount fa produrre nel Paese o anche all’estero e ricercano i fornitori
che praticano il prezzo minore, è un business assai difficile quello del low cost poiché
comporta un sistema interno di controllo assiduo e ferreo.
L’entrata del discount nel mercato italiano ha determinato un cambiamento epocale
dettata da una politica di prezzi più bassa del mercato (Aldi discount tedesco)
Il grande magazzino non diffuso in Italia, solo COIN è riuscito a resistere grazie ad OVS
(superficie specializzata). La sua quota di mercato è molto limitata rispetto all’estero.
Motivi:
PREMESSA SULL’ASSORTIMENTO
Le 4 dimensioni dell’assortimento sono:
Paradosso economico:
- Assortimento esteso
- Politica di prezzi molto bassa anche su merce che non ruota
Tale logica consente alle GSS, all’entrata di un mercato, di espellere tutti i concorrenti
e di appropriarsi di una quota elevata del mercato (30/40%) sopportando costi elevati
(primi anni). Una forma particolare di GSS è la category killer che adotta sia un
vantaggio di assortimento che di prezzo.
Vantaggio della GSS: La GSS può agire a valle dove vi è omogeneità relativa della
domanda, la GSS consolida dei grandi ordini e negozia con i forti player cercando una
riduzione dei costi di acquisto da ribaltare sulla domanda funzionano come agenti
a favore della domanda per applicare dei prezzi accessibili a valle. Sfruttano il potere
contrattuale che hanno grazie alla dimensione dell’ordine. L’online riduce gli ordini
che possono fare motivo di minaccia della GSS.
Vantaggio della GSS: La GSS può agire a monte, ha vantaggio nell’offerta, tuttavia, ci
sono tante nicchie di mercato. La GSS si inserisce nella fascia medio-bassa di mercato,
poiché quella alta è troppo difficile da inseguire. Con assortimenti concentrati sulla
marca commerciale (IKEA). Si fanno accordi con tanti piccoli produttori applicando la
propria marca commerciale e si piazzano sul mercato
Esempio: arredamento
Le problematiche:
Centro commerciale definito un non luogo poiché tutti uguali tra loro con i medesimi
negozi, senza carattere distintivo.
Conflitto società e punti vendita: La società immobiliare vuole affittare i punti vendita
ma allo stesso tempo deve mantenere una coerenza merceologica, altrimenti perde
di attrattività e gli affitti calano.
1. retail park (i punti vendita non sono tutti sotto lo stesso tetto: composto da
molti edifici uno accanto all’altro) con area leisure (area intrattenimento es.
cinema)
2. estensione della galleria o ristrutturazione interna inserendo entraitenement,
leisure, animazione, servizi (non sono solo retail park ma aggiungono altri
servizi)
3. via mista (misto di centri commerciali, uffici, entraitenement, piazza, cinema):
quasi la ricostruzione di un sobborgo al fine di mantenere il traffico della
clientela. L’obiettivo è mantenere il traffico
Problema centrale: ricambio lento dei negozi, scarsa capacità innovativa del
dettagliante, incoerenza dell’offerta (ridondante e lacunosa)
Origine: nasce come insediamento accessibile viario (decentrata rispetto alle città)
dove far confluire la merce non venduta nella stagione precedente (assortimento di
marche invendute della stagione precedente) dove si trovavano prevalentemente
marche di lusso a prezzo vantaggioso.
Soluzione di alcuni FOC che resistono: mantenere un equilibrio tra marchio di lusso e
marchi di medio-basso livello, altra soluzione trovata è la posizione vicina a centri
d’arte per attirare i flussi turistici.
ASSOCIAZIONISMO
L’associazionismo nel commercio assume due forme più una forma che è il franchising
(quasi integrazione). Il commercio associato rientra nella categoria della distribuzione
organizzata e vede la presenza più imprenditori, ciascuno con un punto vendita, che
decidono di collaborare con altri soggetti imprenditoriali:
Il franchising è una quasi integrazione più che una forma di associazionismo, è uno
strumento di crescita efficiente e rapido poiché quando si va all’estero e si devono
superare barriere culturali è utile collegarsi con un accordo ad un franchisor locale e
si apre un negozio-> utile per l’internazionalizzazione del marchio
IL SUCCURSIONALISMO ASSOCIATIVO
La tendenza dell’associazionismo è verso il succursionalismo associativo che è la
tendenza delle succursali (grande distribuzione, ovvero le catene) a aprire punti
vendita tipici dell’associazionismo come franchising. Allo stesso tempo le succursali
non rinunciano ad aprire anche punti vendita di proprietà del gruppo (non associato).
Tale fenomeno di creazione di reti vendita miste ha una sua logica, ossia dei vantaggi:
Esempio: Usano gli utili che conseguono abbassando i prezzi per i propri soci.
I prodotti a marca commerciale sono generalmente, nel loro settore, meno cari
rispetto ai prodotti di brand nazionale industriale, tuttavia, nel resto
dell’assortimento hanno prezzi leggermente maggiori rispetto alle catene
commerciali.
Nella negoziazione si può far valere anche questo. La diffusione della marca
commerciale è la sostituzione in chiave strategica dell’azienda commerciale
all’azienda fornitrice (azienda manifatturiera)
- Valenza politica: dichiararsi capaci di sostituire qualcuno e assumere
una posizione predominante sul mercato.
OBIETTIVI
Perché si lancia una marca commerciale? Ci sono vari obiettivi:
Grafico: esempio di una linea costituita da tre prodotti con diversi livelli di prezzo
disposti su una scala da 0 a 100. Marca leader, marca premium o follower
EFFETTO:
La gestione deve tener conto sempre del margine netto ovvero al netto del margine
che si perde: confronto tra margine che si ottiene dalla vendita del nuovo prodotto
ed il margine che si perde dall’acquisto, da parte dei clienti, di un prodotto di prezzo
inferiore-> occhio alla redditività
II. OBIETTIVO: Offrire convenienza rispetto alle alternative industriali (es. Coop
nell’oligopolio latte per infanzia).
- Risparmi provenienti da: minor prezzo d’acquisto, economie di
approvvigionamento a monte, minori investimenti in comunicazione per
arrivare sugli scaffali, assortimento meno profondo
- Qualità intrinseca riconosciuta, e differenziale di prezzo superiore al
differenziale di qualità. Quando vi è una qualità intrinseca riconosciuta i prezzi
tendono ad avvicinarsi a quelli dei leader industriali. Quindi se qualitativamente
i prodotti sono simili ed il prezzo della marca commerciale è più conveniente,
allora il consumatore sceglierà la marca commerciale.
III. OBIETTIVO: Ottenere più alti margini unitari di ricarico e modificare la struttura
del fatturato di categoria a favore della marca commerciale
- La marca commerciale resta in assortimento se margine complessivo per unità
di spazio è superiore a quello medio di categoria. La marca commerciale ha
senso non se guadagna (ha mergine) ma se aumenta il margine complessivo di
tutta la categoria.
- Di solito la marca commerciale gode di margini unitari elevati, a causa delle
condizioni di vendita monopolistica, e minori margini complessivi a causa della
inferiore rotazione (a causa della mancanza della leva legata alla comunicazione
mentre beneficia delle leve legate al prezzo e allo spazio espositivo). Ciò rafforza
la logica del merchandising (gestione dello spazio espositivo): maggiore è il
campo di variazione dei margini unitari delle marche, maggiori sono le
opportunità di manovrare quantità e qualità dell’esposizione. Se invece, in caso
contrario, si ha lo stesso margine per tutte le marche dell’assortimento
(discount) il merchandising diventa una leva poco rilevante. Se ogni marca
produce un margine diverso, si può sfruttare la leva del merchandising e quindi
la gestione dello spazio espositivo (spazio pregiato e spazio meno pregiato)
NB: un prodotto che riporta la marca commerciale del proprietario gli garantisce un
margine superiore rispetto ad altri prodotti di altre marche, per tale motivo sono
maggiormente interessati a proporre in primis al cliente tali prodotti.
- Esempio: il potere di mercato della coop nella pasta è tanto maggiore quanto
maggiore è la quota di mercato delle marche commerciali coop sul totale delle vendite
di pasta della coop
- L’interbrandcompetition aumenta dove è presente una forte marca commerciale:
perché lo spazio espositivo disponibile ai produttori si riduce, allora, qui i fornitori
dovranno investire maggiori risorse nel trade marketing in risposta all’aumento del
tasso di competizione.
NB: Il retailer non è un produttore ma per proporre prodotti con marca commerciale
deve fare dei contratti con fornitori che accettano tale accordo (i co-packer)
co-packer: fornitore che produce senza marcare e che successivamente marca con la
marca del retailer
NB: le marche presenti nei discount sono marche fantasia sulle quali non si investe
per il loro sviluppo.
b) Marchi fantasia di prodotto (qualità non garantita poiché non facilmente riconoscibili)
e) Marchi fantasia di assortimento alternativi al leader ind.le (Consilia, Selex: marchio ombrello con
massa critica) sono distribuiti in più insegne per fare massa critica e riuscire ad ottenere uno
sconto dal produttore nel momento della negoziazione della fornitura poiché maggiore è l’ordine
e minore è il prezzo.
Massa critica: significa raggiungere una dimensione/volume dell’ordine tale che consente di
ottenere degli sconti e delle economie di approvvigionamento
f) Marchi fantasia di assortimento alternativi al discount (Numero 1 carrefour, Pollice auchan, Fidel
esselunga)
g) Marchi fantasia di assortimento nella fascia premium (Sapori & dintorni, Terre d’Italia, Sapori
delle regioni, FiorFiore)
h) Marca coincidente con l’insegna oppure affiancata alla marca dell’insegna (GS)
NB: gli obiettivi assegnati alla marca commerciale variano dal passare da una marca
all’altra, dal passaggio da A ad H:
NB: il retailer non è interessato alla vendita del singolo prodotto ma vendere
l’assortimento e le categorie
INDIVIDUARE E VALUTARE I COPACKER POTENZIALI
I distributori più efficienti non acquistano i prodotti a marchio, ma li fanno
produrre, il distributore che manovra efficientemente la propria marca
commerciale è un soggetto che:
a) Selezionando i fornitori su numerosissimi requisiti: raccolta online di
informazione e-procurement sui fornitori
b) Definendo un capitolato di commessa rigoroso
c) Basando la trattativa sull’utile industriale invece che sul prezzo d’acquisto:
business low cost (discount) significa controllare i costi di produzione del
co-packer così da calcolare l’utile industriale da lasciargli. Il retailer deve
decidere, dopo aver raccolto le varie info, quanto il copacker deve
guadagnarci dal contratto.
NB: utile industriale utile calcolato sul prezzo che il copacker applica al retailer
Il vero business dei discount è il rapporto con i fornitori non tanto nel negozio,
riescono a spuntare sempre prezzi bassi, in cambio il discount da contratti pluriennali.
Tipi di fornitori:
b) Copacker solo sul piano tattico per aumentare l’utilizzo degli impianti copacker
occasionale
c) Copacker attivi, con impianti e reti vendita dedicate alle marche dei distributori
(gruppo Zara pasta):
PASTA 500gr:
Come si calcola e fissare il prezzo della marca commerciale? Testare la marca comm.le
in p.v. omogenei riducendo il prezzo relativo finché si ottiene un aumento del profitto
della categoria.
Differenza tra marca premium Voiello e marca leader: 1,26 – 0,80 = marca
Voiello +57% rispetto marca leader
Differenza tra marca biologica e marca leader: 1,20- 0,80 = marca biologica
commerciale +50% rispetto marca leader
Differenza tra marca commerciale normale e marca leader: 0,76 – 0,80 =
marca commerciale normale – 5% rispetto marca leader
Differenza tra primo prezzo e marca leader: 0,29 – 0,80= primo prezzo –
63% rispetto alla marca leader
La domanda è rigida perché il prodotto è in esclusiva si trova il prodotto coop solo alla
coop). La promozione vendite (sales promotion) si rivolge soprattutto a clienti della
marca industriale non abituali del punto vendita La promozione vendite è rivolta ad
attirare i nuovi clienti. Poiché non conoscono il prezzo normale della marca
commerciale, sarebbe poco efficace offrire loro uno sconto, perché non saprebbero
apprezzarlo correttamente (non sanno valutare una promozione) -> sarebbe poco
efficace offrire loro una promozione poiché non conoscono l’assortimento di marca
commerciale specifico dell’insegna
- Inserimento dei prodotti a marchio nel volantino, ma a prezzo pieno -> aiuta la
percezione di convenienza della marca commerciale
LA COMPETIZIONE VERTICALE
SWITCH DI PROSPETTIVA-> Come i produttori possono difendersi dalla marca
commerciale?
BASSO ALTO
30%
I II
Differenziale di
prezzo della ALTO marche
Marche
marca commerciali
sperimentali
commerciale aggressive
rispetto alla
marca nazionale
industriale di IV III
pari qualità
BASSO
Marche Marche
profittevoli marginali
10%
BASSO ALTO
ALTO I II
marche
Marche
commerciali
aggressive
Qualità sperimentali
espositiva
IV III
Marche Marche
marginali profittevoli
BASSO
NB: per referenza di marca si intende l’articolo. Per riconoscere il leader di mercato
in un supermercato basta contare i facing quelli con maggiori facing sono i leader
di mercato.
III QUADRANTE: molti cm dedicati alla marca ma bassa qualità espositiva marche
profittevoli: lo spazio più pregiato lo hanno venduto a caro prezzo ai marchi
industriali, insegna che pratica la vendita degli spazi espositivi.
IV QUADRANTE pochi cm dedicati alla marca e bassa qualità espositiva marche
marginali: sono marche commerciali che non gestiscono lo spazio espositivo.
Riconoscere premi di fine anno legati più alle quantità vendute che alla crescita
percentuale di quota di mercato, poiché se si legasse il premio di fine anno alla
crescita percentuale di mercato sarebbe possibile che accada una situazione nella
quale si ha una quota di mercato più elevata ma grazie all’aver espulso altri marchi
commerciali
Lancio di una “marca tattica” come alternativa alla marca commerciale può
essere effettuata solo da gruppi che hanno un portafoglio di marchi uso tattico di
marche secondarie Come? abbassando il loro prezzo e non quello della marca leader
(il fine è quello di non rovinare il posizionamento)
IL MERCHANDISING
Ottimizzare l’utilizzo della capacità di vendita orientando il comportamento di
acquisto del consumatore così da aumentare il sell-out delle categorie e delle
referenze a più alto margine unitario. Le marche commerciali hanno più margine
unitario.
Costi logistici:
Il consumatore può essere servito dando molto spazio espositivo alla merce e
rifornendo lo spazio espositivo poco frequentemente oppure dando poco spazio alla
merce e dare continuamente rifornimento
A) Acquisti di impulso acquisti che non rientrano nella lista e possono essere
influenzati dal distributore gestendoli secondo la logica dello spazio espositivo
(merchandising). Il cliente è sottoposto agli stimoli del punto vendita
B) Acquisti programmati acquisti che rientrano nella lista. Tre situazioni che
cambiano in base alla categoria del prodotto e della marca:
- Acquisto programmato di categoria + programmato di marca: si ha in mente la
categoria e la marca: latticini (categoria) Busche (marca)
- Acquisto programmato di categoria + impulso di marca: pasta (categoria)
NB: un punto vendita di centro città è riconoscibile dalla presenza di isole collocate
vicino all’ingresso indica che il p.v effettua un servizio di prossimità collocare
all’ingresso l’ortofrutta significa che si immagina di avere una clientela che si reca
frequentemente nel p.v
Spazi freddi minor flusso di traffico interno ospitano gli acquisti programmati
Spazi caldi maggior flusso di traffico interno ospitano gli acquisti di impulso di
categoria e di marca
2. Layout merceologico: quali categorie disporre nei vari spazi della superficie di
vendita, l’area più pregiata è quella che il consumatore visiona prima, ovvero
quella vicino all’ingresso. Negli spazi più pregiati si collocano le categorie
merceologiche con maggiore margine unitario medio Due tipologie di
esposizione:
- Esposizione omogenea per categoria merceologica tutti i televisori assieme
- Esposizione omogenea per funzione d’uso anche se sono merci disomogenee dal
punto di vista merceologico Esempio del reparto giardinaggio dove si trova il
concime, vasi, semi etc vale anche per il settore non food
NB: A seconda della merceologia che si posiziona nell’area più pregiata cambia
l’obiettivo di marketing che si persegue. Esempi di vari obiettivi:
S: segmento di
offerta
M: marca
O: orizzontale
V: verticale
NB: la qualità verticale dello spazio espositivo è più pregiata rispetto a quella
orizzontale
NB: Quando l’assortimento di categoria è molto profondo ovvero si hanno tanti item
in offerta si preferisce VM+OS che penalizza il distributore
Domanda che il dettagliante si pone per decidere il display merceologico: cosa cerca
prima il cliente? Il segmento di offerta o la marca?
TRADE MARKETING
Funzione che consente al produttore di interfacciarsi con i canali. Esiste una
architettura di canali distributivi che può essere decisa dal produttore. Queste sono
scelte strategiche antecedenti al trade marketing. L’architettura del canale
distributivo può essere letta secondo:
Le 4 fasi del processo di trade marketing -> prospettiva del produttore ovvero di chi
rifornisce
MOMENTO ANALITICO
1. Studio dei canali attuali e potenziali, valutando i comportamenti d’acquisto effettivi
e prospettici dei soggetti a valle del canale si tengono in considerazione non solo
gli intermediari ma anche i clienti o consumatori finali.
5. Quali criteri il distributore adotta per la valutazione dei fornitori? capire quali
criteri una insegna adotta nel rapporto con i fornitori (cosa è maggiormente
importante: puntualità consegne, prezzo etc)
MOMENTO STRATEGICO
1. Segmentare i distributori (ad esempio in relazione alla varietà dei bisogni e dei
criteri valutativi espressi dalla domanda intermedia (chi cerca il prezzo, la
collaborazione, puntualità di consegna etc)). A tal fine:
- Isolare gruppi di clienti (distributori) con esigenze e criteri valutativi simili (cluster
analysis) se si adottano più attributi contemporaneamente
2. Decidere la posizione da assumere in ciascuno di essi
Risposta del fornitore: Si cominciano a costruire delle scale sconti, tale strategia ha il
fine di rendere difficile al buyer la comparazione di offerte diverse dello stesso
prodotto-> metterla sul piano della differenziazione e non sulla discriminazione
Esempio: applico uno sconto maggiore ad un buyer piuttosto che ad un altro poiché
mi ha garantito il pagamento anticipato (scala sconto in base al tempo di pagamento).
- Termini di pagamento
- Sconti collegati ai termini di pagamento: ti pago prima ti faccio uno sconto maggiore
- Sconti fuori fattura e premi di fine anno a fronte del raggiungimento di obiettivi di
vendita preconcordati
Si attiva dove i dati di vendita e quota di mercato non sono soddisfacenti rispetto alle
previsioni.
PROMOZIONI AL TRADE
Promozioni rivolte agli intermediari al conseguimento del raggiungimento di
determinati risultati.
1. AZIONI DI MERCHANDISING
Merchandiser per curare il display e garantire la realizzazione delle iniziative.
Migliorare Layout e display merceologici per rendere lo scaffale più comprensibile agli
acquirenti in quanto rispecchia i loro criteri valutativi.
3. PROMOZIONI IN-STORE
Vivacizzare il punto vendita. (es. far assaggiare il gelato)
Promoter per accogliere i clienti nel p.v., materiale PoP (point of purchase), direct
marketing collegato al data base della carta fedeltà
4. SERVIZIO LOGISTICO
Lotta contro l’accumulo di scorte, consegne frequenti e puntuali secondo logica pull
(forniture trainate dalla domanda), carichi completi, standardizzazione degli
imballaggi e dei pallets per accrescere la scorrevolezza del flusso di merci.
Pallet: è la base per tutti gli spostamenti di merci padrone della logistica inventato
nella Seconda guerra mondiale dagli americani per spedire grandi quantità di prodotti
bellici verso l’Europa, sviluppato poi nel secondo dopo-guerra con il piano Marshall in
occasione dell’arrivo di grandi quantità di merci per favorire la ripresa dell’Europa
MOMENTO DI CONTROLLO
Analisi della quota di mercato a livello distributivo, analisi del portafoglio distributori,
conto economico di cliente/canale, indagini qualitative sul trade.
OMNICANALITA’
Tendenza in forte crescita dell’e-commerce che dal punto di vista del produttore
può prendere sfumature diverse:
Multicanalità: uso di più canali di vendita e di comunicazione non collegati tra loro.
Barriere tra le attività sviluppate in differenti canali. (Ex: assicurazioni vendute in
agenzia e in Internet). Si tratta di due canali quasi in competizione tra loro
(fisico+digitale), lavorano in maniera indipendente tra loro.
Alcune conseguenze:
A fronte di decine di migliaia di nuovi siti .com, ad es. in Francia solo 800 siti
concentrano 70% dell’e-commerce. Solo 4% superano 1 milione di euro di ricavi
Estrema concentrazione dell’e-commerce ma ancora pochi sono produttivi e quindi
sviluppano vendite.
Non è sufficiente aprire un sito per vendere ma occorre effettuare investimenti e una
corretta comunicazione
Dall’ecommerce possono trarre profitto solo aziende capaci di: investire nelle nuove
tecnologie, reclutare personale competente, costruire partnership, eventualmente
esternalizzare parte della strategia omnicanale, progettare sul lungo termine.
Dallo story telling allo story doing fare ciò che si promette
MULTICHANNEL STRATEGY
Principali orientamenti strategici
A) Evitare le cannibalizzazioni.
Significa far sì che le vendite di un canale non siano realizzate a detrimento degli altri
canali. In caso contrario la redditività complessiva diminuisce: sostenimento dei costi
e i ricavi non aumentano
L’impresa rischia d’investire nello sviluppo di nuovi canali senza che le vendite
aumentino La redditività dell’impresa diminuisce.
B) Sostituire i canali
Invece di subire la cannibalizzazione tra canali, si può sostituire il canale tradizionale
con nuovi canali, per comunicare o vendere cessa il canale tradizionale e si
trasferiscono gli investimenti completamente sul nuovo canale
Ciò può essere giustificato quando i nuovi canali sono meno costosi e più facili da
gestire.
In rete occorre fissare obiettivi più precisi (poiché misurabili) rispetto alle campagne
tradizionali (nelle pubblicità sui mass media tradizionali veniva effettuato
l’investimento senza sapere gli effetti reali della campagna) allora Cambia il modo
di lavorare tutto ciò agevola la Sostituzione.
Vantaggio del canale diretto: misurare gli effetti (ritorno) di una azione consentendo
di vedere se si sta operando correttamente o meno
Assegnare a ciascun canale una parte del mercato scelta che viene solitamente
effettuata nella fase iniziale di adozione di determinati canali assegnare a ciascun
canale obiettivi diversi
Ad es.: rete internet consente di servire regioni non coperte dai punti vendita
- situazioni differenti (il sito facilita le vendite che non possono essere realizzate dai
canali tradizionali per motivi pratici come l’orario)
Quando l’esperienza nel p.v. definisce l’identità di marca, il sito non può riprodurla e
resta complementare-> marketing esperienziale (progetta contesti esperienziali per
far vivere esperienze memorabili): in questo caso è l’esperienza nei p.v che determina
l’identità di marca il marketing esperienziale ha bisogno di un luogo fisico, bisogna
vivere il prodotto con tutti i 5 sensi.
CROSSCHANNEL STRATEGY
Facilitare l’uso di differenti canali all’interno di una stessa traiettoria d’acquisto. Ad
es., i canali digitali, anche se non procurano vendite supplementari, possono aiutare
i canali tradizionali a vendere di più (ex.: cucine IKEA). Progettazione cucina sul
digitale ma poi l’acquisto avviene nel p.v.
b) Agevolare la transizione tra canali. Nel passaggio tra canali, si può perdere il
cliente strategie di lock-in che agevolano il passaggio tra canali di una stessa
insegna. Per evitare che il processo si interrompa, occorre che in ogni fase ci sia un
canale in grado di dare il cambio sapendo ciò che è già stato realizzato
strategie di lock-in: il consumatore viene spinto a cambiare canale ma senza la
possibilità di uscita dal percorso. Esempio: si scarica in rete un coupon che può
essere speso solo in negozio
- Assortimento più esteso. I differenti canali possono far scoprire più prodotti della
gamma, stimolando cross-selling (acquisto di + prodotti di natura diversa) e up-
selling (acquisti di prodotti di livello più elevato). Ad es. presentando le novità in
negozio, mentre i prodotti meno richiesti sono in Internet si estende
l’assortimento per il cliente
È difficile avere una coerenza totale: proporre la stessa gamma e gli stessi prezzi da
canale a canale. I consumatori cominciano a manifestare delle aspettative differenti
da canale a canale, con il rischio di deludere tali aspettative.
OMNICHANNEL STRATEGY
• Occorre rendere trasparenti i canali significa:
Ciascun canale possiede caratteristiche diverse (tipo di info, accesso alle fonti, tipo
di interazione) che rendono impossibile standardizzare.
Specializzare: far svolgere ciascuna funzione nel canale più efficiente: che consuma
meno risorse rispetto alla qualità di servizio erogato e desiderato dal cliente
scegliere i canali sulla base della loro efficienza nello svolgere le funzioni
commerciali funzioni che giustificano la presenza di un intermediario che sia
fisico o digitale.
- Possibile sottoutilizzo delle capacità dei canali avviene quando viene affidato al
canale una sola funzione quando sarebbe capace di fare anche altro
Esempio: si specializza il sito web per dare sole informazioni quando si potrebbe
usare anche come e-commerce
- Aspettativa di polivalenza da parte del cliente, che un’azione sia sempre possibile
qualsiasi sia il canale: il cliente si aspetta di poter fare qualsiasi cosa su qualsiasi
canale.
b) All’interno di ogni interazione, i differenti modi in cui il canale può essere usato
(es.: geo-localizzazione per trovare p.v., reattività del tel. o della messaggeria
istantanea, realtà aumentata del mob., incontro fisico nel p.v.) capire la natura
profonda di un canale
Traiettoria d’acquisto e terminologia
Le imprese digitali, nate dall’inizio in rete, hanno le competenze per operare online,
ma non hanno le risorse finanziarie per svilupparsi offline.
PRO CONTRO
• Capacità di adattamento: se il nuovo canale è poco • Mancanza di
differente dai canali attuali, è più semplice. Dipende competenze-chiave: ad es.
dal numero di canali già costruiti dall’impresa. È un responsabile di punto
possibile che una impresa che si avvale di vendita troverà difficoltà a
intermediari digitali decida di creare un canale costruire un sito web.
proprio digitale • Tempi lunghi di
• Controllo: gestire un’attività interna è più semplice. sviluppo: l’eventuale
• Apprendimento: apprendere direttamente dai assunzione di nuovo
clienti consente anche di controllare meglio i personale richiede tempo
distributori tradizionali sinergia per reclutamento e
• Continuità: evitare forti punte di investimento ed formazione.
eccessive esposizioni finanziarie, ad es. per • Costi: scarsa efficienza a
acquisizioni, che possono causare fratture di breve termine occorre
continuità libera scelta su quali e quanti un periodo di rodaggio e
investimenti effettuare adattamento
PRO CONTRO
• Rapidità. • Trasferimento di conoscenze limitato: il know-
• Minimizzazione dei rischi: how acquisito non è sempre facilmente
l’attività è già rodata formalizzabile; quindi, una parte non viene
• Complementarità: trasferita a tutti. (esperienze dei singoli che viene
potenziali economie di scala, persa). Difficoltà nel trattenere i manager a seguito
conseguibili integrando la dell’acquisizione di un’altra azienda
nuova unità • Mancanza di adesione al nuovo progetto da parte
• Acquisizione di risorse- dei quadri intermedi delle due aziende.
chiave: acquisire un’azienda • Integrazione delle attività: incompatibilità di
con risorse-chiave rare cultura, obiettivi, meccanismi manageriali tra le
significa sia fruirne, sia due aziende.
sottrarle ai concorrenti. • Diluizione delle attività: se si ricorre a più
acquisizioni, l’identità dell’acquirente può soffrirne
(posizionamento strategico).
Sviluppo interno e sviluppo esterno hanno in comune la detenzione di risorse e
competenze. E’ possibile, però, ottenere risorse esterne senza detenerle => contratti
di collaborazione.
PRO CONTRO
• Meno costoso acquisire competenze che • Controllo difficile (costi
svilupparle transazionali): mancano le
• Evita investimenti pesanti con prospettive competenze per verificare la
incerte performance del partner
• Ricorso a competenze molto specifiche • Scarso trasferimento di
• Indipendenza: concentrarsi solo sulle competenze
attività che si gestiscono bene, lasciando
quelle che riescono peggio ad un partner
Negli accordi di collaborazione si trovano:
Più le azioni di marketing sono integrate, più i canali devono essere gestiti in modo
globalizzato.
ATTIVITÀ INDIPENDENTI
Forma primordiale Diversi canali e ciascuno ha la propria logistica etc
CANALI INTEGRATI
a) La logistica
d) I conflitti orizzontali tra canali (delega degli ordini, redistribuzione dei benefici
economici) e verticali con le aziende partner
A) QUALE TIPO DI ORGANIZZAZIONE LOGISTICA?
La catena logistica include i costi di: approvvigionamento, trasporto, movimentazione
merci, amministrazione, assicurazione, magazzino.
Alternative:
• Minor numero di trasferimenti dati tra sistemi aventi standard differenti poiché se
non si centralizza occorre far dialogare sistemi diversi. Ad esempio, ogni qualvolta che
si acquisisce una nuova azienda occorre considerare che questa aveva in precedenza
un suo sistema informativo sorge allora la necessità di far dialogare sistemi
informativi che hanno standard differenti e dunque centralizzare per avere meno
problemi
Ad es., come sapere che l’acquirente nel p.v. ha consultato precedentemente una app
mobile? E che poi visiterà un sito Web? Occorre una chiave comune ai canali. Il
numero cliente o la carta fedeltà sembrano essere la soluzione. Anche i servizi
omnicanale post-vendita possono aiutare.
Ad es. la carta fedeltà di Carrefour è valida nei p.v., sui dispositivi e sul sito Web. Il
collegamento di database richiede di solito molte energie e tempo. Ad es., la FNAC ha
impiegato alcuni anni per integrare i database dei p.v., di Internet e del Servizio Post-
Vendita.
Gli addetti sono indotti a cambiare le loro abitudini e il loro modo di lavorare. Occorre
sensibilizzarli a condividere i dati, che sono ancora percepiti come una risorsa da
proteggere. Il nuovo sistema verrà meglio accettato se:
Ciò può creare tensioni fra culture digitali e culture tradizionali. Per affrontarle:
- instaurare regole comuni ai diversi canali nella valutazione delle performance e nella
retribuzione degli addetti;
Creare dispositivi di comunicazione interna, volti a far capire come si comportano gli
altri addetti e a creare team misti. Se invece una parte rischia di sopraffare l’altra, può
essere utile separarle per il tempo necessario a far evolvere l’attività minore
occorre avere sensibilità per capire le varie esigenze dei canali
D) COME GESTIRE I CONFLITTI CON LE AZIENDE PARTNER?
Nello sviluppo di nuovi canali l’impresa crea una rete con la quale collabora ma nella
quale si possono sviluppare anche conflitti.
Quando queste società non perseguono gli stessi obiettivi dell’impresa, compaiono
conflitti.
Ciascuna impresa tenterà di sviluppare potere sull’altra, al fine che questa si allinei ai
propri obiettivi. L’omnicanalità genera due tipi di conflitti principali:
c) Costi indiretti di canale: riguardano l’insieme di risorse comuni che ciascun canale
utilizza secondo volumi e modalità differenti, da allocare correttamente stipendio
del trade manager
Differenza fra Ricavi (al netto degli sconti commerciali concessi) e Costi di prodotto
(costo del venduto) = Margine commerciale (primo margine di area o margine lordo),
espressivo dei ricarichi applicati dall’azienda.
Quando si sostengono costi diversi per canali diversi significa che i canali più grandi
finiscono per finanziare quelli più piccoli poiché magari assorbono maggiori risorse
- costi di Trasporto
Per essere tracciati, richiedono un sistema di contabilità analitica che possa collegare
il costo al cliente, e quindi al canale.
Possono essere trattati per convenzione come costi indiretti solo quando il loro
importo è ridotto, non è rilevante rispetto all’insieme dei costi quando manca la
rilevanza
In tutti i contesti nei quali esiste forte specificità di impiego delle risorse commerciali
e distributive per ogni mercato (canale) di riferimento, è un margine significativo della
redditività di canale ed esaustivo, perché recupera quasi del tutto la relazione prezzo-
costo metodo efficace di misurazione della redditività del canale quando gran parte
delle risorse del produttore sono specifiche per canale
ESEMPI DI COSTI DIRETTI CON MANIFESTAZIONE INCERTA
Va però completato con accantonamenti per oneri futuri derivanti dall’allocazione dei
costi diretti di manifestazione incerta, che sono di 2 tipi:
b2) Costi la cui manifestazione è connessa alle vendite attuali sebbene riferibili a
comportamenti futuri tipici delle normali dinamiche commerciali (es.: resi, abbuoni
in sede di incasso, perdite su crediti). Posso stimarli sulla base degli esercizi passati
oppure stimarne i valori effettivi futuri.
In ogni caso, adottare principi di prudenza e realismo. Se le stime sono troppo onerose
o difficili al punto di introdurre erraticità meglio non approfondire il calcolo
Spesso le risorse (specie logistiche) sono condivise fra canali diversi, quindi
costituiscono Costi indiretti, da allocare. Secondo quali criteri?
Di solito si usano basi semplici, come fatturato oppure n° unità vendute, ma queste
funzionano solo se i costi indiretti sono spiegabili prevalentemente con il volume di
vendita. E’ poco realistico il costo non dipende da quanto si vende ma spesso
dipende dalla complessità di gestione del canale
In realtà i canali sono diversi non solo per volumi veicolati, ma anche per complessità
gestionale (il costo dipende dalla complessità di gestire il canale): ad es. dal punto di
vista di numerosità clienti, grado di frammentazione clienti, condizioni di consegna,
lotti minimi richiesti, logiche di imballaggio, adempimenti normativi.
Quindi le risorse e il lavoro richiesti sono diversi per canale, e non dipendono solo da
quanto viene ordinato da ciascun canale.
Se i costi indiretti sono una percentuale rilevante (e quindi incidono sulla redditività
del canale), occorre allocarli: ma con basi appropriate, non generiche => Activity
Based Costing (ABC)
A causa dell’onerosità dell’ABC, si applicano sistemi ABC parziali, cioè riferiti solo ad
alcune aree di attività. Quali?
Le aree i cui costi rappresentano una percentuale rilevante dei costi totali, e le aree
dei servizi accessori di vendita strategici per il successo dell’azienda: spesso l’attività
logistica. La logistica costa molto ed è strategica.
- Sconti e abbuoni
Margine commerciale utilizzabile solo quando l’economia di canale coincide con l’economia di prodotto
Margine netto di area = è la misura parziale più precisa della redditività di un canale.
La redditività del canale dipende non solo dai costi ma anche dall’impatto delle
diverse strategie di commercializzazione
• Crediti verso clienti: canali diversi normalmente si caratterizzano per diversità delle
dilazioni di pagamento concesse. Quindi i canali chiedono supporti finanziari, che
hanno un impatto sui prezzi, pur non avendone sui costi operativi. Poste che generano
oneri finanziari. Maggiore è la dilazione di pagamento maggiore è l’impatto
finanziario.
Come calcolare gli oneri finanziari applicati alle poste di capitale circolante?
Applicando agli investimenti specifici di canale (magazzino e crediti) il costo reale del
denaro per l’azienda detto WACC Weighted Average Cost of Capital, cioè il costo
medio ponderato del capitale di debito (al netto dei vantaggi fiscali) e del capitale di
rischio (mezzi propri) è il tasso di interesse che una banca richiede
Oneri finanziari figurativi richiesti dalla banca per il finanziamento di scorte e crediti
per clienti
Quindi:
Margine netto di area – Oneri finanziari figurativi = Margine netto rettificato di area
b) Gli investimenti specifici di canale siano rintracciabili in modo non troppo oneroso
(principio dell’oggettività)
c) Gli investimenti patrimoniali siano assorbiti in modo molto diverso dai vari canali
(principio della differenzialità).
NB: la rotazione della merce fornisce info utili per sapere quando un distributore ha
realmente bisogno di una dilazione di pagamento.
- propri incassi,
- parte proveniente dalla banca
A ben vedere il Gmroi si focalizza solo sul margine commerciale (primo margine), con
ciò negando l’utilità di calcolare i margini successivi.
Preferibile utilizzare il rapporto tra Margine Netto di Area e valore medio delle scorte
di magazzino (non il Margine Netto Rettificato di Area, perché comprende l’impatto
degli investimenti del magazzino che sono già espressi nel denominatore). Quindi
l’albero della marginalità di canale diventa:
A parità di Gmros, canali con incidenza dei costi di funzionamento maggiore sono
meno efficienti.
• Rapporto tra costi di struttura e ricavi: questo indice prende in considerazione i soli
costi riferibili alla struttura di vendita e distributiva (ammortamenti e affitti)
A parità di Gmros, canali con incidenza dei costi di struttura maggiore sono
sovradimensionati, cioè dotati di capacità produttiva non satura.
CONCLUSIONE
In ambito commerciale, si sono affermate consuetudini di misurazione della
marginalità di canale che, se in passato potevano considerarsi adeguate, oggi, a fronte
di modelli di business sempre più articolati e complessi (multicanalità, cross-canalità
etc), mostrano tutti i loro limiti.
Il trade marketer beneficia del calcolo così accurato dei costi che, nel momento in cui
va a gestire il contratto con una insegna sa con precisione quanto pesa quel canale sul
totale della rete distributiva e quindi effettuare delle valutazioni strategiche
ponderate
CATEGORY MANAGEMENT
Duplice ottica: fornitore e intermediario. Il consumatore che si trova davanti ad una
vetrina, o entra in un negozio, non entra con un bisogno ma contemporaneamente
avverte grappoli di bisogni collegati tra loro allora si deve rispondere a bisogni
articolati. ES: il retailer deve rispondere alla categoria intera della prima colazione
origine del category management. Cambiamento del pensiero lungo tutta la filiera.
È una rivoluzione che nasce dagli intermediari per tentare di acquisire maggiore
potere di mercato nella filiera produttiva. È il produttore a doversi adattare.
A differenza del passato, alla singola insegna non basta più concentrarsi sulle attività
di acquisto per ottenere un vantaggio competitivo verso i competitor, ma deve creare
valore per la propria offerta intervenendo nell’area del marketing e delle vendite
DEFINIZIONE
Category Management = processo di gestione a livello di singole categorie di beni
sostituibili e complementari con l’obiettivo di migliorare i risultati focalizzandosi sul
valore trasferito al consumatore
ESEMPIO:
Beni sostituibili: vari tipi di doccia schiuma
c) Cambio di prospettiva di marketing sia per i produttori (da marca a categoria) sia
per i distributori (da assortimento a categoria). Cambio nelle relazioni di potere
a) Missione aziendale
Perché?
I PROBLEMI DA SUPERARE
a. Le economie promesse sono stimolanti, ma non vi sono informazioni precise sul
loro ammontare totale e sulla loro ripartizione tra gli attori della filiera
c. Nel food, l’ordine di grandezza delle economie realizzabili non è uguale in tutti i
reparti
1. indice di penetrazione rapporto % tra vendite della marca e vendite totali della
classe o linea di prodotti indice di penetrazione per punto vendita
esempio: rapporto di vendite di Sgambaro e vendite totali di pasta
2. indice di copertura numerica rapporto % tra il nr di punti vendita che trattano
la marca e il nr tot. dei punti vendita che trattano la classe o linea di prodotti
esempio: rapporto tra nr. di punti vendita che trattano la pasta Sgambaro e
il nr. T dei punti vendita che trattano la pasta
3. indice di copertura ponderata rapporto % tra vendite di una classe o linea di
prodotti di una data % di punti vendita e le vendite tot, sempre per quella classe
o linea di prodotti, di tutti i punti vendita indice di concentrazione
esempio: rapporto tra le vendite di pasta secca del primo 10% dei punti
vendita che vendono di più in Italia sul totale delle vendite di pasta secca di
tutti i punti vendita in Italia.
Con tale indice è possibile verificare se la mia marca è trattata da punti vendita
marginali o meno.
CON QUESTI INDICI VIENE SCOMPOSTA LA QUOTA DI MERCATO:
Qi/Q= QMi= Qi/ Acsi x Acs/Q indice di penetrazione x indice di copertura ponderata
- Acs/Ni: peso medio della propria clientela (quanto vendono i negozi che trattano
la mia marca)
- Ni/N: copertura numerica
- N/Q: indice di dispersione
N: numero tot di distributori nel mercato che si considera comprende sia quelli che
trattano la mia marca che quelli che non la trattano
ESEMPIO
Q 4000 tonnellate
Ni 50.000 tonnellate
N: 100.000
Dal rapporto 0,064 : 0,04 la dimensione dei clienti dell’azienda è in media il 60%
maggiore rispetto alla dimensione media dei distributori sul mercato coincide con
il rapporto tra ponderata e numerica