7. IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE:
DESCRIVERLO IDENTIFICANDO LE DIFFICOLTÀ
DEL DESTINATARIO FINALE
Il processo di comunicazione si compone di vari elementi fondamentali:
Emittente (colui che emette il messaggio), Messaggio (contenuto della
comunicazione) e Ricevente.
All’interno del processo di comunicazione troviamo: Linguaggio (verbale o
scritto), Codice (simboli o segnali), Veicolo trasmissione (suono o parola) e
Canale (mezzo di trasmissione messaggio).
Il ricevente del messaggio dovrà operare un processo di decodifica, e più il
codice utilizzato sarà condiviso e migliore sarà la comprensione e decodifica del
messaggio.
I fattori che influenzano la corretta codifica del messaggio possono essere
diversi: tra i principali ci sono la presenza di rumore, la concordanza di valori tra
emittente e ricevente (se vi è discordanza di valori nei contenuti del messaggio,
il ricevente innalzerà barriere di difesa che limiteranno la percezione e la
memorizzazione dei sui contenuti) e la credibilità della fonte (se la fonte è
ammirata susciterà identificazione nel ricevente, se è credibile il messaggio
verrà meglio interiorizzato grazie alla fiducia nella fonte, se la fonte è
riconosciuta come autorità, susciterà sottomissione). Kelman
Per scegliere opportunamente il tipo di messaggio da veicolare, è necessario
conoscere le motivazioni che spingono il destinatario all’acquisto, ovvero la
Scala dei bisogni di Maslow.
9. INTEGRAZIONE VERTICALE
Il grado di integrazione verticale è la capacità dell’impresa di svolgere
all’interno della propria struttura tutte o quasi tutte le fasi della produzione
Questo determina un oscillazione di alcuni costi, in particolare qualora l’impresa
decida di realizzare al proprio interno alcune fasi della produzione
aumenteranno i costi sostenuti per l’acquisto delle materie prime (tempi lunghi
per il recupero delle spese sostenute e rigidità nell’offerta di prodotti ormai
legata alla tipologia di macchinari acquistati), ma diminuiranno in compenso i
costi per l’approvvigionamento dei servizi esterni dai fornitori (minor controllo
sull’impiego delle risorse e sulla qualità dei processi produttivi).
MATRICE BCG
La Matrice Boston Consulting Group mette in relazione il microambiente
aziendale con il macroambiente economico (mercato). Le variabili di questa
matrice sono la quota di mercato relativa (QM) di un prodottI o e la sua crescita
sul mercato CM. L’obiettivo della matrice è la verifica del posizionamento del
prodotto rispetto al mercato e al competitor più diretto e il suo tasso di crescita
presente sul mercato. Dall’analisi della matrice BCG l’azienda ricava preziose
informazioni sui prodotti che ha in portafoglio, sulle loro potenzialità e sulle
prospettive presenti e future utili a prendere decisioni sugli investimenti da
effettuare in promozione o su eventuali prodotti da dismettere o ringiovanire.
I prodotti DOG sono i prodotti in declino con bassa CM e bassa QM per i quali
l’azienda dovrà decidere se dismetterli oppure ringiovanirli e riposizionarli sul
mercato.
I Prodotti CASH COW o mucche da mungere, sono i prodotti con alta QM e bassa
CM: sono i prodotti che danno maggiore redditivià aziendale su cui si può
contare.
I prodotti STAR sono quelli con alta Cm e alta Qm, che richiedono altri
investimenti pubblicitari per sostenerne la crescita elevata.
I prodotto Question Mark hanno alta CM e bassa QM, quindi sono promesse su
cui l’azienda può decidere o meno di investire per trasformarli in Star oppure
lasciarli diventare Dog.
In genere si utilizza la redditività dei Cash Cow per finanziare i prodotti Question
Mark o Star o per il riposizionamento dei Dog.
E’ uno strumento agile e molto utile per la strategia aziendale in termini di
prodotti e portafoglio prodotti ma ripone un’eccessiva fiducia sulla crescita di
mercato e sulla quota di mercato: non sempre può essere utlie e vincente
dismettere tutti i prodotti Dog e trascura i competitor minori che a volte
possono essere più minacciosi di quelli diretti.
MODELLO DI ANSOFF
Questo modello definisce le principali strategie MERCATO-PRODOTTO
identificando 4 principali scenari:
- PENETRAZIONE DEL MERCATO: per penetrare su un nuovo mercato l’impresa
deve “conquistare” i clienti di un’altra impresa e fidelizzarli attraverso mirate
strategie di marketing
- SVILUPPO DEL MERCATO: ampliamento dell’offerta prodotto su nuovi
segmenti di mercato o nuove aree geografiche, richiede grandi sforzi
commerciali e marketing.
- SVILUPPO DEL PRODOTTO: sostituzione di vecchio prodotto con uno nuovo o
innovato, più facile se il brand è affermato
- DIVERSIFICAZIONE DEL PRODOTTO: assoluta se l’azienda decide di investire
su un prodotto in un settore completamente diverso, RELATIVA se restando
nello stesso settore intende offire prodotti diversificati sfruttando il know how
aziendale.
MODELLO DI ABELL
Modello che determina le combinazioni PRODOTTO-MERCATO sviluppandosi su
tre variabili: FUNZIONI (quali bisogni ha il cliente?), CLIENTI (a che segmenti di
consumatori vendere?), TECNOLOGIE (in che modo produrre?). In sostanza
questo modello si sviluppa su 3 domande: cosa produrre, come produrre, a chi
vendere?
Si suddivide in 3 parti :
- PIANIFICAZIONE: sviluppo del programma promozionale:
Definizione del target : Chi è il mio target? Distribuzione di massa o più
selettiva?
Definizione degli obiettivi: Cosa voglio comunicare? Perché questo messaggio
dovrebbe essere
importante per il mio target?
Determinazione del budget
Selezione elementi promozionali e sviluppo dei contenuti: determinazione del
progetto creativo: scelta dello stile del messaggio, del tono, del format, titolo,
parole, immagini,
Scelta del media
Scelta della tempistica: Quando? Per quanto tempo? Programmazione continua
o concentrata
- ATTUAZIONE: esecuzione del programma promozionale con pretest con panel
e realizzazione della promozione
- CONTROLLO: Come monitorare i risultati? Post test della performance della
promozione, acquisizione notorietà brand, realizzazione eventuali modifiche
necessarie
SEGMENTAZIONE E POSIZIONAMENTO
E’ un processo in cui un mercato eterogeneo viene suddiviso in segmenti di mercato
più piccoli che hanno una loro omogeneità e che permette una maggiore efficienza
ed efficacia del marketing.
Le principali segmentazioni sono, a seconda del destinatario:
- B2C: business to consumer, mercato orientato al cliente
- B2B: business to business, mercato orientato al business
CRITERI DI SEGMENTAZIONE:
- GEOGRAFICA: suddivisione del mercato per aree geografiche con
comportamento di acquisto omogeneo
- DEMOGRAFICO: divisione del mercato per gruppi omogenei sulla base di età,
sesso, religione, professione, razza, reddito, dimensioni nucleo famigliare,
ecc.. (Es. LEGO)
- PSICOGRAFICA: suddivide il mercato per classi sociali, stili di vita, personalità
dei clienti
- COMPORTAMENTALE: divisione in gruppi omogenei in base ai comportamenti
di acquisto, ovvero alla conoscenza, uso, benefici, attitudini verso il prodotto
(x benefici es. MENTADENT)
L’adozione di criteri multipli (combinazioni) di segmentazione permette
l’identificazione di segmenti meglio definiti che garantiscono migliori
performance.
Nel mercato B2B le principali variabili di segmentazione sono:
- CARATTERISTICHE DEMOGRAFICHE (location, settore, dimensioni impresa)
- CARATTERISTICHE OPERATIVE (frequenza d’uso, tecnologia)
- APPROCCIO ALL’ACQUISTO (acquisti in stock, piccoli acquisti diluiti, criteri
selezione)
- CARATTERISTICHE PERSONALI (attitudine al rischio, fedeltà al fornitore)
Il segmento deve avere queste caratteristiche:
- MISURABILITA’: con caratteristiche omogenee misurabili (età, sesso, ecc)
- ACCESSIBILITA’: facilmente accessibile per l’impresa
- RILEVANZA: abbastanza ampio da giustificare gli investimenti di marketing
tali da generare profitti
- DIFFERENZIABILITA’: essere percepito come differente, eterogeneo rispetto ad
un contesto più ampio
- PRATICABILITA’: deve permettere la realizzazione di mirate campagne di
marketing
Nel valutare il segmento di mercato obiettivo su cui investire, si deve tenere conto di:
- AMPIEZZA E CRESCITA DEL SEGMENTO: segmento sufficientemente ampio e
con potenzialità di crescita tali da giustificare gli investimenti
- ATTRATTIVITA’ STRUTTURALE DEL SEGMENTO: competitività all’interno del
segmento, presenza di prodotti analoghi, potere contrattuale di clienti e
fornitori, analisi della concorrenza
- OBIETTIVI E RISORSE DELL’AZIENDA: valutazione dell’adeguatezza delle
risorse disponibili per il raggiungimento di un vantaggio competitivo
all’interno del segmento valutato
- CICLO DI VITA E FLESSIBILITA’ DEL PRODOTTO: più il ciclo di vita del prodotto
è breve, più l’azienda ha bisogno di flessibilità produttive per adeguare i
contenuti tecnologici, le aziende con clicli produttivi rigidi non riescono ad
offrire prodotti custumerizzabili e quindi non possono adottare un approccio di
MICROMARKETING. Più il mercato è variabile più l’impresa deve essere
flessibile e scegliere i prodotti più giusti su cui investire per attuare economie
di scala.
PERFORMANCE D’IMPRESA
La si può definire la capacità di perseguire i fini istituzionali dell’impresa, o il rendimento
delle attività di impresa. Viene collegata a 3 concetti fondamentali che sono
PRODUTTIVITA’, EFFICACIA ED EFFICIENZA.
PRODUTTIVITA’: approssimativamente la si può definire come il rapporto tra la quantità
di output (prodotti finiti o servizi) e la media ponderata degli input (fattori produttivi)
utilizzati nel processo di produzione. Può essere influenzata non solo da fattori
aziendali ma anche da fattori macro-economici dipendenti dal contesto produttivo
ambientale. Vi è quindi una stretta relazione tra produttività e produzione. La
tecnologia è un fattore che influenza fortemente la produttività perché mette vincoli
nel processo di trasformazione e perché può contribuire a migliorare l’efficienza della
produzione e quindi la produttività: attraverso un processo di efficentazione degli
input è possibile ottimizzare la produzione di output. Un elemento di EFFICIENZA del
processo produttivo è il LAYOUT dei macchinari a è strettamente collegata la capacità
produttiva, la flessibilità nella produzione e la pianificazione dei flussi di input.
Gli aspetti determinanti della produzione ai fini della performance aziendale sono:
- ASPETTO TECNICO: la tecnologia può portare ad efficentazione del processo
produttivo con diminuzione dei tempi e dei costi dei fattori produttivi
- APETTO ECONOMICO: la quantità di output dev’essere minore della quantità
di input e consentire la realizzazione di un reddito d’impresa
- ASPETTO ORGANIZZATIVO: il coordinamento delle operazioni è per rendere
più efficiente il processo produttivo.
La produzione può essere di vari tipi:
- SU COMMESSA: rischio di mercato e di invenduto in magazzino, molto basso,
approccio al mercato di tipo PULL: attirare il cliente
- SU PREVIZIONE: con produzione antecedente la vendita, approccio al mercato
di tipo PUSH: spingere le vendite. Rischio alto di mercato e di invenduto che
può portare l’azienda a promozioni e abbassamento prezzi/margini in certi
momenti.
- PER LOTTI: produzione di quantità predefinite di prodotto
- CONTINUA: produzione senza interruzioni né stagionalità.
La scelta del tipo di prodotto e di produzione varia a seconda del tipo di prodotto, del
mercato di riferimento e delle risorse tecnologiche ed economiche a disposizione
dell’azienda.
OUTSOURCING: MAKE OR BUY?
La scelta di esternalizzare determinate fasi o tutto il processo produttivo dipende da
valutazioni circa la convenienza economica e la convenienza a livello di corporate
image (quanto l’esternalizzazione potrebbe incidere negativamente sulla
reputazione/immagine aziendale).
EFFICACIA: quando un prodotto o un servizio è in grado di soddisfare i bisogni del
consumatore finale.
Un processo produttivo è tanto più efficace quando più si avvicina a raggiungere gli
obiettivi o standard prefissati.
EFFICIENZA: un processo produttivo è efficiente se è in grado di ottenere il massimo
prodotto output impiegando gli input e la tecnologia in modo ottimale da minimizzare
i costi.
EFFICIENZA= COSTO DELLE RISORSE
OUTPUT
L’efficienza è strettamente collegata alla reddittività: maggiore efficienza, minori costi,
maggiore redditività e performance.
Può essere di 2 tipi:
- FISICO-TECNICA: rapporto tra quantità di beni e servizi prodotti e quantità di
fattori produttivi impiegati
- GENERALE: rapporto tra somma dei costi degli INPUT e somma dei ricavi di
vendita degli OUTPUT
COSTI PRODUTTIVI: sono i costi sostenuti per l’utilizzo e il consumo dei fattori
produttivi (Input) impiegati in un processo produttivo o di trasformazione per
realizzare un determinato prodotto (Output).
In contabilità possono essere suddivisi per CENTRO DI COSTO quando vengono imputati
al reparto aziendale a cui si riferiscono.
Per determinare i costi produttivi, occorre innanzitutto classificare i costi per:
- NATURA DEL FATTORE PRODUTTIVO es. costo delle materie prime, costi del
personale, costi finanziari, ecc..
- PERIODO DI RIFERIMENTO: periodo in cui il costo viene sostenuto.
o COSTI DI ESERCIZIO: se relativi all’esercizio che si prende in
considerazione (es. anno solare) e concorrono alla determinazione del
reddito di esercizio
o PLURIENNALI: se si riferiscono ad un periodo di tempo più lungo di un
anno
- MODALITA’ DI IMPUTAZIONE: si basano sulla modalità di imputazione
all’oggetto del calcolo
o COSTI DIRETTI: relazione diretta tra costo e fattore produttivo
o COSTI INDIRETTI: costi attribuiti secondo parametri non misurabili e
imputabili direttamente a un determinato fattore produttivo
- CONTROLLABILITA’: a seconda di quanto i costi sono influenzabili da fattori
incontrollabili esterni all’impresa
- VARIABILITA’a seconda della variabilità si dividono in:
o COSTI FISSI: non variano al variare del volume produttivo (affitti, mutui,
macchinari)
o VARIABILI: variano in funzione del volume produttivo (es. materie
prime)
o SEMIVARIABILI: con una componente fissa e una variabile (es. costi
energetici con canone fisso + quota variabile)
REDDITIVITA’ E PRODUTTIVITA’
La redditività di un’impresa, o capacità di produrre reddito, o performance reddituale, è
la capacità dell’impresa di generare utili con la sua gestione. Per misurare questa
redditività, ci serviamo di indici di redditività che misurano oltre alla redditività
complessiva, anche il contributo delle diverse aree gestionali alla redditività
d’impresa. Gli indici più utilizzati mettono a rapporto il reddito aziendale (che si
deduce dal Conto Economico riclassificato del Bilancio aziendale) con alcune voci del
capitale aziendale (che si deduce dallo Stato Patrimoniale riclassificato del Bilancio
aziendale).
ROE: è l’indice più utilizzato, “Return on Equity” e si calcola mettendo a rapporto
REDDITO NETTO
CAPITALE PROPRIO
Questa percentuale ci indica la redditività dei mezzi propri dell’azienda: quanto rende
investire in azienda?
ROI (Return on Investment): dato dal rapporto tra
REDDITO OPERATIVO
CAPITALE INVESTITO NETTO OPERATIVO
Esso misura la redditività del capitale complessivamente investito e permette quindi di
valutare l’economicità della gestione caratteristica e degli investimenti accessori
considerati nel loro insieme.
Se il ROI + alto del costo medio del denaro, conviene farsi prestare denaro e investirlo in
azienda per aumentare la redditività.
ROA (Return on Assets): dato dal rapporto tra
REDDITO OPERATIVO
TOTALE ATTIVO
Esprime l’economicità della gestione caratteristica e il contributo che questa apporta al
ROE serve a dare un giudizio sulle attività produttrici di reddito, indipendentemente
che esse appartengano alla gestione caratteristica o a gestioni di natura
patrimoniale.
ROS (Return on Sales) dato da
REDDITO OPERATIVO
RICAVI NETTI
Esprime la redditività delle vendite rispetto all’utile aziendale e il legame tra prezzi di
vendita, volumi e costi operativi.
INDICI DI PRODUTTIVITA’: sono indicatori di efficienza nell’impiego dei fattori
produttivi, esprimono la quantità di output ottenuto in relazione ai fattori produttivi
impiegati input. Vanno analizzati nel tempo e comparati con quelli medi del settore in
cui l’azienda opera. La produttività influenza la redditività e quindi la capacità
dell’azienda di autofinanziarsi: tanto più l’azienda produce reddito, tanto più quel
reddito può essere reinvestito in azienda.
Es.: RICAVI PRO-CAPITE: RICAVI NETTI/NUMERO MEDIO DIPENDENTI
TURNOVER: RICAVI NETTI/TOTALE ATTIVO ovvero il numero di volte in cui il capitale
investito ritorna in forma liquida per effetto dei ricavi di vendita
POLITICHE DI PREZZO:
- Stabilire il Mark Up (ricarico) LOCALIZZAZIONE DEL
- Offerte promozionali: PUNTO VENDITA:
Hight Low offerte sotto costo per - Centri comm.li extra urbani
tempi limitati (Factory outlet, Retail Park)
EDLP: sconto continuo sotto - Centri commerciali urbani
costo: grandi volumi di vendita (Central Business District,
per ammortizzare i costi fissi e Centro comm.le Naturale.
variabili Town Centre Management)
- Opportunità da prodotti civetta - Strip Location (aggregati di
- Attenzione agli opportunisti vicinato, negozi di
(Cherry Pickers) quartiere)
RETAILING MIX
COMUNICAZIONE:
per migliorare l’immagine e la
reputazione del punto vendita
CATEGORY - ELEMENTI FUNZIONALI:
MANAGEMENT: facilitare l’accesso del cliente ai
gestione dell’assortimento dei prodotti negli scaffali
prodotti: attenzione e (cartellonistica, biglietti sullo
interpretazione bisogni dei scaffale)
clienti, agevolare l’acquisto di - ELEMENTI EMOTIVI: rendere
prodotti complementari e accogliente il punto vendita
succedanei agendo su illuminazione, colori,
musica, profumi, accoglienza
del personale