Quanto è maggiore questo numero di attività correlate tanto più è elevato il grado di
integrazione dell’impresa. Il processo di integrazione verticale può procedere:
• a monte → l’impresa assume il controllo diretto delle attività di produzione di
input che in precedenza erano acquisiti all’esterno (es. Whole Foods);
• a valle → l’impresa porta al suo interno le attività di produzione che utilizzano
gli output in precedenza venduti a soggetti esterni che svolgevano
direttamente quelle attività (es. Apple).
Nella fase di introduzione l’impresa è fortemente integrata sia a monte che a valle.
La fase di sviluppo è caratterizzata da un processo di “deintegrazione”, favorita in
primo luogo dall’entrate di numerosi nuovi operatori. Nella fase di maturità, da un
lato c’è l’esigenza di minimizzare i costi totali, dall’altra parte l’affermarsi di una
strategia di nicchia o di “grandi volumi” spingono l’impresa a concentrare i propri
sforzi su poche attività. L’integrazione verticale si riflette sia sui costi di produzione,
sia sulle modalità di creazione di valore per il cliente, sia infine sul grado di controllo
che l’impresa ha sulle dinamiche competitive di tipo verticale e orizzontale.
La correlazione tra due settori diversificati può essere descritta attraverso tre criteri
fondamentali:
• l’intensità;
• la sua direzione;
• i fattori attraverso i quali si esprime la correlazione stessa.
La catena del valore di ogni area di business in cui l’impresa è impegnata viene
organizzata a livello globale, perseguendo un triplice obiettivo:
• ottimizzare la struttura dei costi di produzione;
• sfruttare i vantaggi competitivi offerti dalla presenza nelle diverse aree
geografiche;
• beneficiare delle interdipendenze strategiche che si possono delineare tra le
catene del valore, organizzate a livello mondiale, dei diversi business.