Sei sulla pagina 1di 422

FISIOLOGIA

La fisiologia è lo studio dell’organismo vivente e delle parti che lo compongono. I primi


concetti di fisiologia sono stati introdotti nel 300 a. C. da Aristotele; egli definì i
processi chimici e fisici alla base del funzionamento degli organismi, come lo “Studio
della natura”.

In seguito, nel 400 a. C. Ippocrate definì e inquadrò meglio il concetto di fisiologia,


intendendola come la scienza che studia l’organismo e la unificò con la medicina.
Dunque per la prima volta si definì il concetto di un esercizio fisico adeguato, associato
a un nutrimento adeguato, per avere un buono stato di salute.
Oggi la fisiologia è la scienza che studia tutto il corpo umano dal mondo animale a
quello vegetale; ovvero come funziona l’essere vivente nel suo complesso.

La fisiologia è una scienza integrata perché formata da sistemi complessi che si


intersecano tra di loro, inoltre ricade su altre scienze dalla chimica alla biologia
molecolare, alla biologia cellulare perché mette insieme le varie proprietà complesse
dell’organismo dall’infinitamente piccolo quindi l’atomo alle molecole, che fanno
parte anche della chimica: come queste si organizzano in strutture più complesse a
formare le cellule e nel loro complesso i tessuti, fino ad arrivare all’organismo animale
o vegetale.
La fisiologia si interconnette con l’ecologia cioè come l'organismo vive nell’ambiente
esterno come riceve degli impulsi da questo e come ne viene influenzato.
Gli effetti benefici della corretta alimentazione agiscono a livello multifattoriale
sull'organismo.
Tra i sistemi complessi, è presente il sistema protettivo ovvero il sistema
tegumentario, quindi il tegumento (pelle) che protegge l'organismo dall'esterno, con
il quale comunica.
Il sistema di sostegno e movimento che è il sistema muscoloscheletrico.
I sistemi di comunicazione tra interno e esterno di cui il più importante è il sistema
digerente. Quest'ultimo è in comunicazione con l'esterno attraverso la bocca e l'ano.
Il sistema respiratorio in cui l’aria entra dall’esterno, l'ossigeno viene immerso dai
polmoni, va in circolo e viene eliminata anidride carbonica.
Il sistema urinario con i reni, importanti per lo smaltimento delle sostanze di rifiuto.
Il sistema riproduttivo.
I sistemi che attraversano interamente l'organismo e che sono interni all'organismo
stesso sono:
- sistema cardio circolatorio con il cuore e le vene, mediante cui il sangue viene messo
in circolo;
- il sistema nervoso e il sistema endocrino, importanti perché modulano e dirigono la
macchina che è il corpo umano;
- i sistemi immunitario e linfatico sono addetti alla difesa dell’organismo.
I sistemi che verranno affrontati sono: circolatorio, digestivo, nervoso, in parte
respiratorio e urinario, e endocrino.
Perché è importante studiare fisiologia in un corso sull’alimentazione?
Perché fisiologia e anatomia forniscono nozioni su come è fatto l’organismo e come
l’alimentazione e il corretto stile di vita assieme all’attività motoria, influiscono sul
benessere dell’organismo. Risulta quindi importante sapere come funzionano gli
organi del corpo umano per sapere come l’alimentazione corretta e l’attività fisica
possono portare giovamenti.

Due concetti importanti nella fisiologia sono funzione e meccanismo.


 La funzione è l'approccio Teologico cioè il perché di un sistema o evento.
Per esempio l'uomo si deve adattare all'ambiente terrestre, regolando il suo
contenuto di acqua. I reni controllano il contenuto di liquidi regolando quanta acqua
viene trattenuta dall’organismo (funzione adattativa).
 Il meccanismo è l'approccio meccanicistico cioè come quell’evento avviene e si
regola.
Per esempio come fanno i reni a regolare il contenuto di acqua?
Un altro esempio può essere:” perché gli eritrociti trasportano ossigeno?” Questo
avviene perché l'ossigeno è necessario per la vita di tutte le cellule di tutti gli organi
(approccio teologico).
Come fanno gli eritrociti a trasportarlo? Attraverso i legami dell’ossigeno con
l’emoglobina (approccio meccanicistico).
Funzione e meccanismo sono sempre interconnesse tra di loro. Forniscono infatti
informazioni sul funzionamento dell’apparato, della cellula o dell’organo.

L’omeostasi è stata per la prima volta definita da Claude Bernard nel 1800 come la
stabilità dell'ambiente interno in un organismo, da unicellulare a complesso, come
l’uomo.
È stata poi definita nel dettaglio la serie di variabili che regolano i processi omeostatici
nel 1929 da Waler B Cannon:
 I fattori ambientali come l’osmolarità, cioè il contenuto di liquidi, la
temperatura, il pH, la quantità di ioni presenti, parametri importanti per la
cellula per rimanere in buone condizioni e mantenere il controllo,
 I materiali necessari alla vita cellulare, come gli ioni, i nutrienti, il glucosio,
 Le secrezioni interne che producono effetti in quell’istante o continui nel tempo
come ormoni e sostanze chimiche.
Quindi per la prima volta nel 1929 Cannon definì dei parametri per andare a studiare
e mantenere la vitalità delle cellule.

Il termine omeostasi deriva da omeo, simile e stasi, condizione ed è la capacità di


contrastare le variazioni dell’ambiente esterno mantenendo il loro ambiente interno
in equilibrio costante.
È più corretto dire equilibrio dinamico perché ogni cellula e ogni organismo si
mantiene in un range di costanti come la temperatura, il pH, che non è fisso, ma
dinamico; intorno a quel range ci si adatta e si trova l'equilibrio.
L’organismo in omeostasi può rispondere per esempio alla variazione della
temperatura dell’ambiente esterno oppure dei livelli di acqua mediante un
cambiamento all’interno degli organismi.
Se la compensazione ha successo si ha uno stato di benessere. Quando queste
variazioni sono eccessive o sono esterne all’organismo, questo non riesce a
compensare e si ha la malattia o il disturbo. Tra le variazioni interne, i tumori, la morte
prematura di cellule, risposte autoimmunitarie, quindi anticorpi che producono degli
eccessi di risposta contro se stesso.
A tali reazioni interne il corpo non riesce a contrastare, quindi questo porta allo stato
di malessere. Variazioni esterne sono infezioni virali o batteriche che inducono vere e
proprie patologie. Il diabete mellito è una di quelle patologie che derivano da uno
squilibrio, un eccesso di glucosio nel sangue, quindi una perdita di omeostasi a livello
del sangue e l’organismo non riesce a compensare a questo eccesso di zucchero.
Quindi si cade in questa malattia multifattoriale che comprende non solo il contenuto
di zucchero nel sangue, ma anche problemi a livello cardiocircolatorio, problemi a
livello della vista, della circolazione delle parti inferiori delle gambe, quindi un aspetto
generalizzato.

Cos’è l’ambiente interno del nostro corpo? L’ambiente interno è formato da due
compartimenti: il liquido intracellulare che divide e protegge le cellule dall’ambiente
esterno e il liquido extracellulare (LEC) che ha un suo contenuto di acqua, sali, un certo
pH e una certa temperatura.
Le cellule sono protette dall’esterno dalla membrana cellulare, all’interno della quale
si trova il liquido intracellulare. Gli scambi tra il liquido Intracellulare e quello
extracellulare e tra quest’ultimo e l’ambiente esterno devono mantenere un
equilibrio omeostatico, quindi un certo contenuto di liquido, un certo contenuto di
pH e sali.
Quindi la composizione ideale della cellula è dovuta proprio al mantenimento
dell’omeostasi all’interno del liquido intracellulare.
I reni per esempio, che sono degli organi che hanno il compito di smaltire l’acqua in
eccesso, proteggono da un eccessivo assorbimento di acqua all’interno delle cellule,
che le farebbe rigonfiare, portandole allo scoppio. Quindi i reni sono deputati allo
smaltimento dell’acqua in eccesso per mantenere l’omeostasi interna e l’equilibrio
dinamico interno delle cellule.

L’organismo nell’insieme è dato da un carico corporeo, cioè: un contenuto prefissato


di sostanze all’interno dell’organismo (che derivano dall’assunzione dall’esterno, per
esempio di cibo e liquidi) e lo smaltimento attraverso l’escrezione.
Per esempio per quanto riguarda il sodio ci sono dei range di riferimento, ovvero un
contenuto di sodio in mg/ml prefissato, e, quando vi è un eccesso o un difetto (vale
anche per glucosio e altre sostanze) avviene la perdita di omeostasi.
La massa corporea è data dal carico preesistente dell’organismo, che è in un certo
range di riferimento, più l’assunzione attraverso l’alimentazione. Gli alimenti infatti
vengono assorbiti attraverso l’intestino, i polmoni, assumono ossigeno e la
produzione metabolica di nuove molecole. Ciò che entra in parte deve essere escreto,
per esempio attraverso i reni viene espulsa l’acqua in eccesso, il fegato espelle i
metaboliti tossici, i polmoni espellono la CO2, avviene la sintesi di nuove molecole.
Bisogna immaginare il corpo umano come un sistema aperto in cui vi è un ingresso di
liquidi che devono essere in parte espulsi per mantenere il contenitore con dei valori
medi stabili.
Immaginando una diga che blocca la fuoriuscita dell’acqua, si nota che l’ingresso di
liquidi nel contenitore provocherebbe la fuoriuscita dell’acqua dal contenitore;
l’organismo umano è dunque fatto in modo da avere un’assunzione, un carico
corporeo stabile. Questa stabilità è dovuta all’escrezione della parte che non serve.

Con il flusso di massa si determina:


L’ingresso delle sostanze insieme alla produzione di nuove sostanze e la rimozione di
quelle in eccesso,
Definisce anche il movimento da un compartimento all’altro.
Il flusso di massa è dato dalla concentrazione di una data sostanza per il flusso di
volume che è misurato in vol/min (volumi al minuto); cioè indica lo spostamento in
unità di tempo di una certa sostanza. Per esempio quando si fa una flebo di glucosio
endovenosa, essendoci dei range di glucosio, questo deve essere in una
concentrazione di 50 g/l e deve arrivare all’organismo con una certa velocità. Il flusso
di massa in questo caso sarà dato da: 50 grammi di glucosio in un litro X 2 ml al minuto
di velocità. Il flusso di massa sarà 0,1 g di glucosio al minuto.
In caso di eccesso o difetto rispetto a tale flusso di massa c’è uno scompenso, viene a
mancare il concetto di omeostasi. Quindi avverrà un danno per l’organismo.
Il tasso di eliminazione o clearance è il tasso che indica quanto di una sostanza che
passa nel sangue, viene ripulito nell’unità di tempo. È una misura dell’escrezione di
una molecola nell’organismo, che valuta la scomparsa nel sangue e a livello di reni e
fegato. I reni espellono nelle urine le sostanze in eccesso. Il fegato metabolizza e
espelle le sostanze di scarto.
Un esempio di clearance è rappresentato dal fatto che esistono barriere che separano
dall’ambiente esterno come sudore, latte, saliva, capelli.
Nel latte si ritrovano molti dei farmaci assunti o dell’alcol bevuto, non è infatti
consigliabile assumere farmaci o bere alcol per le donne in allattamento.
Un altro esempio è dato dal cortisolo, ovvero, un ormone che aumenta durante il
giorno e dà un indice di attivazione corporea di allerta del corpo: se in eccesso si può
anche andare a trovare in tracce nella saliva. Quando i livelli di cortisolo sono alti si
riconducono allo stress, in caso di soglie superiori al range stabilito.
Un altro esempio è l’etanolo, l’alcol viene metabolizzato attraverso i polmoni e viene
perso; si può trovare in eccesso nell’alito così come il fumo.
Questo è il principio su cui si basa il test del palloncino per vedere se si è bevuto.
Un altro esempio consiste nel test dei capelli; è stato fatto un test sui capelli di
Napoleone per cercare tracce di arsenico. Infatti le tracce in eccesso di veleni si
accumulano nelle fibre dei capelli.

I compartimenti corporei sono formati da un liquido extracellulare che circonda le


cellule e uno intracellulare.
L’equilibrio è dinamico, non statico in quanto esiste un range delle quantità di ioni e
liquidi all’interno delle cellule che sono stabili all’interno delle cellule, ma diversi da
liquido extracellulare.
Per esempio nelle cellule si avrà un basso contenuto di sodio e cloro e un alto
contenuto di potassio (importante per esempio nelle cellule cardiache e neuronali). Il
liquido extracellulare è composto principalmente da un’alta concentrazione di sodio
e cloro, ha quindi un potenziale netto più negativo rispetto all’intracellulare e un
basso contenuto di potassio. L’equilibrio fra questi due sistemi dà lo scambio e il
movimento delle sostanze e degli ioni dalla cellula all’esterno e viceversa. Se
quest’equilibrio va a scompensarsi avviene il danneggiamento dell’equilibrio
intracellulare.

In uno stato ottimale di omeostasi si ha uno stato isotonico, quando la concentrazione


all’interno e all’esterno come contenuto di ioni è uguale e quindi si avrà che tanta
acqua entra nella cellula e tanta ne esce. Quindi la cellula ha uno stato di equilibrio.
Si parla invece di stato ipertonico quando si ha il liquido extracellulare ipertonico cioè
con una quantità di ioni maggiore dell’interno, l’acqua tenderà a fuoriuscire per
osmosi, per diluire la quantità di ioni in eccesso e si avrà un raggrinzimento delle
cellule.
Si avrà invece uno stato ipotonico in caso di soluzione ipotonico all’esterno. L’acqua
tenderà a andare dall’esterno all’interno della cellula, per andare a diluire la soluzione
intracellulare, le cellule si rigonfieranno e questo può provocare lo scoppio delle
cellule stesse. Quindi i meccanismi di omeostasi, tendono a regolare in uno stato
isotonico dove è presente la stessa quantità di acqua che entra e fuoriesce per evitare
raggrinzimento e rigonfiamento.
Lo schema di controllo omeostatico principale, è dato dal segnale in ingresso, il centro
di integrazione, che dà il segnale in uscita e la risposta, che va a regolare.

Un esempio di controllo omeostatico: controllo locale e controllo con risposta riflessa.


Il primo avviene quando i capillari segnalano una mancanza di ossigeno, le cellule
rispondono con una vasodilatazione e questa porta al richiamo di sangue ossigenato
e quindi risolve così il cambiamento locale.
La risposta riflessa avviene in compartimenti distanti. Dalla carenza di ossigeno
segnalata dalle cellule dei vasi, parte il segnale al centro di controllo che si trova nel
cervello e questo dà poi inizio a delle risposte che risolvono il problema portando il
segnale di vasodilatazione, quindi una maggior quantità di sangue ossigenato arriva
in periferia.

Nel grafico delle fasi del riflesso in ordine si ha: lo stimolo, il sensore segnala la carenza
per esempio di ossigeno, arriva quindi il segnale in ingresso al centro di integrazione,
ovvero il cervello, il bulbo, il centro di integrazione porterà il segnale d’uscita alle
cellule bersaglio e queste daranno una risposta che va a compensare nel caso
specifico la vasodilatazione.
La risposta finale che chiude il circuito è il feedback negativo, quindi ritorna e spegne
lo stimolo inziale.
È qui riportato l’esempio della temperatura di un acquario. La temperatura deve
essere di 30° C, quando si abbassa di troppo discostandosi da tale valore il termostato
si attiverà di conseguenza per aumentare la temperatura. Una volta che si raggiunge
il giusto range, il feedback negativo spegne il termostato per rimanervi.

Un esempio sull’uomo è il circuito a retroazione a feedback negativo della


temperatura. Quando abbiamo una temperatura esterna elevata i termorecettori
centrali e periferici misurano la temperatura elevata, mandano un segnale
all’ipotalamo che confronta la temperatura con il range di riferimento, attiva le
ghiandole sudoripare, con perdita di liquidi in seguito ad aumento della sudorazione,
attivano la vasodilatazione: questo feedback porta a un abbassamento della
temperatura e il feedback negativo blocca il segnale iniziale.
In caso di malattia questo sistema non riesce a riportare in basso la temperatura e si
avrà il fallimento e la malattia.

Dunque si ha feedback negativo quando alla risposta lo stimolo ritorna al controllo e


il circuito si inattiva.
Il feedback positivo è un rinforzo del segnale che continua il circuito; è necessario solo
un fattore esterno per interrompere il circuito.
Durante il parto quando il bambino si trova nell’utero spinge sulla cervice, il cui
stiramento produce il rilascio dell’ossitocina, ormone che causa le contrazioni.
Queste ultime spingono ancor di più il bimbo nella cervice con conseguente ulteriore
rilascio di ossitocina. Questo circolo si interrompe al parto; l’interruzione dello
stiramento, porta a un blocco del rilascio di ossitocina.

Il controllo anticipatorio o feedforward è un meccanismo che avvisa: mediante tale


meccanismo, il corpo umano viene infatti pre-avvisato in merito a qualcosa che
avverrà. Per esempio l’odore e la vista del cibo avvisano il corpo che si deve preparare
all’arrivo del cibo, aumenta la salivazione, nello stomaco aumenta la secrezione
gastrica di acido cloridrico. Il feedforward è dunque un meccanismo che prepara
l’organismo all’arrivo del cibo.

Sono qui rappresentati due sistemi di regolazione. Come precedentemente detto, nel
corpo umano esistono range per quanto riguarda: temperatura, livelli di cortisolo, pH.
Dunque si avranno delle curve circadiane, dei ritmi che oscillano durante il giorno. Per
esempio nel caso della temperatura si registrano valori che si abbassano durante la
notte perché il corpo deve andare a riposo, quindi si abbassano la temperatura
corporea, il battito cardiaco, la respirazione; ritorna fino ai 37°C durante il giorno.
Questo è il ciclo ritmo circadiano normale, per questo è un’omeostasi dinamica.
Il cortisolo si attiva durante il giorno per l’allerta dell’organismo e ritorna in basso
durante le ore di riposo. Questi ritmi sono così nell’uomo, che è un animale che vive
durante il giorno, negli animali notturni i cicli saranno invertiti. Si avranno dunque dei
picchi di cortisolo aumentati durante la notte in quanto devono stare in allerta. Anche
la temperatura è invertita negli animali che vivono di più di notte. Questi sono due
esempi di variazione dell’omeostasi.
2. COMUNICAZIONE E INTEGRAZIONE

Riprendiamo l’argomento dell’omeostasi approfondendo comunicazione ed integrazione dei


segnali tra le cellule.
OMEOSTASI: capacità del nostro organismo di contrastare le variazioni derivanti dall’ambiente
esterno, quindi avere un equilibrio costante di ph, temperatura, liquidi e ioni.
Per fare ciò le cellule devono poter comunicare una variazione ad una cellula vicina fino agli organi
e mettere in atto poi la risposta adeguata per tornare al punto di partenza di controllo.
Analizzeremo Due schemi di base della comunicazione inter-cellulare: chimici ed elettrici.
Le cellule dell’organismo umano sono 75 milioni, devono comunicare tra loro e hanno diversi tipi
di meccanismi di comunicazione: la diffusione semplice, la distribuzione di molecole attraverso il
sistema circolatorio del sangue e la trasmissione rapida, ovvero segnali elettrici attraverso il
sistema nervoso.

I segnali fisiologici di comunicazione sono:


• i segnali elettrici costituiti da variazioni di potenziale di membrana, per esempio, il potenziale
d’azione che da l’avvio del segnale in una cellula, neurone o in cellule cardiache. Sono dovuti
alla variazione di ioni di cariche elettriche dall’esterno all’interno della membrana. Abbiamo un
doppio strato di membrana dove la differenza di potenziale (cariche elettriche) dall’esterno
all’interno di essa, ogni variazione che si discosta dal potenziale di membrana di base di una
cellula produce un segnale di una cellula che da una risposta alla cellula successiva.
• i segnali chimici sono delle molecole secrete, dette LIGANDI, nel liquido extracellulare che
andranno a legarsi a molecole target (specifiche) sulla membrana della cellula vicina detta
cellula bersaglio
Comunicazione locale
- Figura a—> sono due cellule legate da giunzioni comunicanti che formano connessioni
citoplasmatiche tra una cellula e l’altra, quindi la comunicazione in questo caso è diretta.
Attraverso questi canali possono passare piccole molecole come ioni, ATP, amminoacidi, AMP
ciclico (che è uno dei messaggeri più comuni) ed i segnali elettrici. Quindi questo è un metodo
di comunicazione da una cellula all’altra delle cellule del miocardio
- Figura b—> comunicazione tra cellule attraverso molecole di adesione, i segnali dipendenti dal
contatto delle cellule in cui vi sono due molecole di adesione che rendono il contatto diretto
anche se le due membrane non sono vicine
- Figura c—> i segnali autocrini cioè di una cellula che emette delle molecole che vanno sui
recettori, quindi sulla cellula stessa oppure segnali paracrini che arrivano a cellule più distanti
ma non troppo lontane, quindi arrivano sul recettore a distanza della cellula vicina. Un esempio
di questo segnale paracrino è il rilascio di istamina in caso di ferita che può provocare le
reazioni allergiche
La Comunicazione a lunga distanza Avviene attraverso:
- Comunicazione attraverso sangue: apparato endocrino, in cui la cellula endocrina che fa parte
della ghiandola emette ormoni, cioè molecole che possono diffondere ed entrare attraverso il
circolo sanguigno e arrivare a lunghe distanze per poi essere rilasciati. Se una volta rilasciati
non trovano il recettore per quella molecola non si ha nessuna risposta, quando invece trovano
la cellula bersaglio con il giusto recettore la molecola si lega e si ha la risposta adeguata. Questi
sono gli ormoni che sono secreti nel sangue da ghiandole o cellule endocrine ed arrivano a
distanza attraverso il circolo sanguigno.
- Attraverso i segnali elettrici: il sistema nervoso agisce attraverso il segnale elettrico, trasportato
dal neurone, quindi variazioni di potenziale, il potenziale d’azione arriva al terminale dove viene
rilasciato il neurotrasmettitore che è la sostanza chimica secreta dal neurone che può diffondere
verso le cellule bersaglio nelle vicinanze, questo terminale viene chiamato preso in attico e la
cellula bersaglio terminale post in attico, dove arriva il neurotrasmettitore, si lega al recettore
specifico e si ha la risposta. I neurotrasmettitori possono essere inibitori o di attivazione e ogni
tipo ha un suo recettore specifico. Il sistema nervoso può compiere comunicazioni anche
distanze più lunghe, dove si ha anche il trasporto dei neurotrasmettittori, che in questo caso si
chiamano neuroormoni, attraverso il sistema sanguigno che agisce su lunghe distanze ed
anche in questo caso se la cellula bersaglio non è adatta non si ha risposta, se invece ha il
recettore, si ha risposta. Questo è il sistema che permette di agire a distanze molto lunghe per
esempio quando sono necessarie vaso costrizioni o vaso dilatazioni regolate dal sistema
simpatico e parasimpatico.
Schema della ricezione dei segnali
Molecola segnale è il primo messaggero che porta il segnale alla proteina recettore sulla
membrana della cellula, abbiamo un’attivazione attraverso le molecole segnale intracellulari che
sono dette secondi messaggeri perché trasducono il segnale dalla membrana all’interno della
cellula, o portano il segnale di traduzione del segnale che modula le proteine bersaglio che
promuovono la sintesi di nuove proteine o il cambiamento conformazionale, quindi danno una
risposta, che è adeguata al primo messaggero (segnale che arriva).
Le vie di trasduzione del segnale quindi agiscono principalmente grazie ai recettori, quelle
molecole proteiche che si trovano o all’interno delle cellule o all’esterno di esse sulla membrana, e
sono adeguate al segnale che devono recepire, perciò la forma è legata anche alla funzione che
devono avere, e hanno una struttura stabilita, una certa conformazione legata alla funzione.
Possono essere lipofile, cioè che si trovano sulla membrana e producono una comunicazione tra
esterno ed interno oppure lipofobiche che si trovano solo all’interno della cellula, in questo caso
abbiamo dei recettori di segnale intracellulari, le molecole che diffondono sono segnali liofili che
diffondono attraverso la membrana e possono legarsi al recettore che si trova nel citosol o nel
nucleo e danno una risposta dovuta a cambiamenti ad esempio dell’attività genica. I recettori di
membrana invece legano delle molecole che possono attraversare da sole la membrana, quindi si
legano al recettore che innesca una serie di meccanismi a catena tramite secondi messaggeri e
perciò abbiamo una risposta sempre della cellula.
I recettori sono principalmente di 4 categorie:
• IONOTROPI: sono recettori proteici a canale con un sito di legame per l’agonista/ molecola/
neurotrasmettitore che si lega a questo canale permettendo il collegamento conformazionale e
quindi sono recettori che hanno da una parte un sito di legame per l’agonista e dall’altra un
cancello, quando vengono attivati la molecola si apre e permette il passaggio di ioni (es:
recettori AMP, NMDA per glutammato e acetilcolina);
• METABOTROPICI: hanno una conformazione ad elica inversa, hanno sempre un sito di legame
extracellulare per il legame dell’agonista o neurotrasmettitore, sono caratterizzati da queste
piccole proteine G che sono di varia natura e servono per trasmettere il segnale dall’esterno
all’interno della cellula, sono proteine Gi, inibitorie perché mandano un segnale di blocco, Gq,
modulatorie o Gs, di attivazione ( non hanno un canale ma queste proteine portano il segnale
all’interno).
• CATALITICI: divisi in RECETTORI ENZIMATICI che cambiano conformazione al contatto con
l’agonista sulla parte esterna, posta all’esterno della membrana) e in RECETTORI DI
INTEGRINA, che sono proteine legate alle proteine di ancoraggio legate al citoscheletro.
Catalitici perché permettono una reazione enzimatica veloce.
La traduzione del segnale si innesca al contatto del primo messaggero con il trasduttore, il
segnale viene trasdotto all’interno, il sistema di secondi messaggeri può amplificare la risposta,
quindi andare sulle cellule bersaglio ed avere una risposta che può essere di attivazione, che si ha
quando le chinasi che sono degli enzimi attivano l’attività delle proteine con l’aggiunta di un
gruppo fosfato, la fosforilazione infatti è un processo che attiva la traduzione grazie alle
proteinchinasi. La defosforilazione, quando le proteinfosfatasi eliminano un gruppo fosfato allora
abbiamo l’inibizione del segnale.
Qui abbiamo una via di traduzione classica in cui la molecola di segnale arriva sul recettore,
questo attiva le proteine transmembrana che possono agire direttamente sulle proteinchinasi che
vanno ad attivare, aggiungendo un gruppo fosfato, e si ottiene la risposta. Oppure attivano degli
enzimi, come la tirosina, questi attivano a loro volta dei secondi messaggeri che possono attivare
le proteinchinasi o agiscono aumentando gli ioni calcio. Uno dei meccanismi comuni con tante vie
di traduzione è l’apertura dei canali ionici, ingresso di aumento di calcio che è uno dei segnali più
frequenti per l’attivazione di una qualche proprietà cellulare. Le proteine poi leganti il calcio vanno,
insieme alle proteine fosforiche, ad ottenere la risposta cellulare.
Schema generalizzato: il segnale può essere attivato ed amplificato perché ad ogni attivazione si
ha una successiva attivazione di una nuova molecola e quindi il prodotto rappresenta l’ultima
tappa a cascata a partire da un unico segnale.
Nella figura b abbiamo un esempio di amplificazione del segnale in seguito al legame del legando
con il recettore, il sistema l’enzima amplificatore colpisce diverse molecole che a loro volta
colpiscono altre molecole permettendo al segnale di amplificarsi e moltiplicarsi.
I secondi messaggeri sono di vario tipo qua sono rappresentati i principali: quelli che derivano
dalla degradazione dell’ATP abbiamo AMP ciclico che viene prodotto attraverso l’enzima
adenilato Ciclasi mentre a partire dal GTP abbiamo il GMPc prodotto dall’enzima guaiolato
Ciclasi. Questi due possono agire andando ad attivare le proteinchinasi, rispettivamente la A che
ha un effetto quando fosforila le proteine e G che aggiunge gruppi fosfato.
Altri secondi messaggeri sono inositrolotrifostato (IP3) ed il diacilglicerolo (DAG) che agiscono sui
livelli di calcio aumentandoli attraverso la fosfolipasi c.
Poi abbiamo gli ioni calcio che possono entrare attraverso i canali nella cellula e sono in grado di
attivare altre attività enzimatiche.
Il sistema recettore canale, esempio acteilcolina, che agisce attraverso un recettore canale, si lega
al recettore il quale permette il cambiamento conformazionale ed il cancello si apre, gli ioni
possono entrare e possono avere permeabilità diversa per il sodio, il potassio ed il cloro. La
stessa molecola può agire su recettori associati a proteine G che possono aumentare il segnale
intracellulare, legarsi ed andare ad attivare direttamente il canale per il calcio quindi con l’ingresso
di successivi ioni, che genera un segnale elettrico, un cambiamento di potenziale e quindi una
risposta della cellula.
Nell’esempio dell’acetilcolina noi sappiamo che nelle cellule autocritiche del nodo sinoatriale
l’acetilcolina agisce diminuendo la frequenza cardiaca, questo perché agisce diminuendo
l’ingresso di calcio e aumentando l’uscita di potassio, quindi abbiamo il potenziale che regola le
cellule autoritmiche. Nelle cellule muscolari ed intestinali l’acetilcolina agisce provocando la
contrazione muscolare nel sistema parasimpatico, perché attiva i canali del sodio quindi si ha
maggior ingresso di sodio e minor uscita di potassio. Quindi in questo caso la risposta finale è la
contrazione muscolare.
L’altro sistema importante di neurotrasmissione è quello che è associato ai recettori
metabotropici, recettori GPCR cioè associati a proteine G. In questo caso il recettore si lega al
recettore metabotropico, la proteina G va ad attivare l’adenilato ciclasi, ovvero l’enzima che
trasforma l’ATP, togliendo un gruppo fosfato, in cAMP (AMP ciclico) che è un secondo
messaggero e va ad attivare la proteina chinasi A, proteina molto diffusa perché va a fosforilare
quando attivata e può aggiungere un gruppo fosfato e quindi attivare le cellule bersaglio che a
loro volta vanno ad attivare molte risposte cellulari. Perciò un singolo segale viene moltiplicato ed
ampliato.
I recettori possono essere metabotropici per il glutammato che provocano un segnale eccitatorio,
molto diffuso nel sistema nervoso centrale.
L’altro sistema sempre associato a recettori metabotropici, a proteine G ma associato alla protein
lipasi C (PLC). In questo caso le proteine G attivano quest’altro enzima che attiva il segnale più
legato ai livelli di calcio intracellulari la PLC è un enzima che fosforila e divide il fosfolipide di
membrana in diacilglicerolo (DAG), che va ad attivare la proteinchinasi C (PKC) che aggiunge
gruppi fosfato provocando una risposta cellulare, ed in IP3 che va ad aprire i canali delle riserve
del reticoloendoplasmatico di Ca liberandolo, si ha quindi un aumento della concentrazione di
calcio che provoca il potenziale d’azione ottenendo una risposta cellulare.

Il terzo tipo di recettori sono quelli tirosin chinasici, in cui una parte di recettore è esposta nel
liquido extracellulare e lega il ligando, attiva la parte intracellulare che è la tirosin chinasi che ha un
sito di legame attivo e produce la fosforilazione a partire dall’ATP e proteina, quindi abbiamo una
reazione catalitica. Un esempio è l’insulina, importante regolatore dei livelli di glucosio nel sangue.
L’ultimo tipo di recettore è quello per l’integrina che è un recettore catalitico che, come il recettore
enzimatico è importante perché attiva una reazione enzimatica intracellulare catalitica perché va
ad aumentare una reazione chimica, quindi da una risposta molto immediata e veloce. Il recettore
di integrina ha questa forma proteica, con da un lato il sito per il legame della molecola agonista e
nella parte intracellulare ha legata una proteina di ancoraggio legata al citoscheletro. Quando
avviene l’attivazione del legame del ligando questa provoca una modifica della conformazione del
citoscheletro, perciò la cellula reagisce con la modifica delle proteine che ne compongono
l’apparato interno, perciò un cambiamento conformazionale che è esmepre associato ad u
cambiamento dell’attività della proteina.
Schema riassuntivo: molecola agonista o neurotrasmettitore che può legarsi a proteine ioniche
quindi canali ionotropi con il legame avviene l’apertura di questi canali e cancelli che possono
permettere a ioni di entrare nella cellula provocando una differenza di potenziale, un cambiamento
della concentrazione ronca e quindi produrre un segnale elettrico. Questo può andare a stimolare
il rilascio di calcio o direttamente o indirettamente attraverso il segnale elettrico
, la liberazione di calcio accumulato negli organuli del reticolo endoplasmatico. Il calcio poi si
legherà a proteine modificate e quindi ottenere una risposta cellulare che può consistere in:
proteine motrici, attività enzimatica, recettori e trasportatori di membrana ed attività genica e
sintesi proteica.
La molecola segnale si può anche legare a recettori di membrana attivati da una proteina G che
può essere di naturainibitoria o eccitatoria che può andare a modificare essa stessa i canali ionici
oppure attivare un enzima amplificatori, quindi utilizzando secondi messaggeri che possono agire
stimolando il rilascio di calcio o attivando i canali ionici o proteine chinasi che fosforilano le
proteine e quindi indurre una risposta cellulare. I recettori di membrana possono attivare una
tirosin chinasi o alterare il citoscheletro che risultano come una modifica conformazionale delle
proteine generando una risposta cellulare.
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia
Professore Barbara Picconi
Argomento: Sistema Cardiovascolare e Cuore 1

Caratteristiche striature nel muscolo cardiaco, come nello scheletrico e grandi mitocondri (indice di attività
metabolica).

Il sistema cardiovascolare è formato da cuore, vasi sanguigni contenenti il sangue. Il cuore è la


pompa del nostro sistema cardiocircolatorio ed è formato da un atrio e ventricolo destro e atrio e
ventricolo sinistro.
La circolazione: arriva il Sangue dalle vene, la vena cava superiore che porta il sangue non
ossigenato ricco di CO2 dai polmoni, dalla testa, dagli arti superiori all'atrio destro e la vena cava
inferiore che porta invece il sangue da tutti gli organi interni sempre all'atrio destro, da questo
passa nel ventricolo destro esce attraverso l'arteria polmonare e va nei polmoni per essere ripulito
e ossigenato, dai polmoni ritorna attraverso la vena polmonare, nell'atrio sinistro e da questo
ritorna attraverso il ventricolo sinistro che è quello che compie il lavoro maggiore per spingere il
sangue poi nell'aorta che si divide a sua volta nelle arterie ascendenti, quindi negli arti superiori,
nella testa, cervello e nell'aorta addominale, dove il sangue deve arrivare a tutti gli organi inferiori
quindi al tronco, all'apparato digerente e da questo al fegato o direttamente attraverso l'arteria
epatica ai reni, che sono posti in serie e la pelvi, gli arti inferiori. Viene raccolto dalle vene riportato
al cuore. Ci sono delle valvole specifiche di ritorno sulle vene che impediscono che il sangue ritorni indietro, il
sangue deve proseguire verso il cuore.
Il cuore è posizionato all'interno della cassa toracica, all'interno della cavità pericardica, è mantenuto e protetto dal
pericardio: c'è una membrana che lo avvolge e lo protegge e la parte in basso, l'apice del cuore verso sinistra è
posizionato verso sinistra e la parte in alto verso destra.

Il cuore è formato da l’atrio destro che è in comunicazione con il ventricolo destro attraverso la valvola
tricuspide, l'atrio sinistro in comunicazione con il ventricolo sinistro attraverso la valvola bicuspide o
mitriale.
Le valvole hanno una caratteristica di avere un tessuto che è resistente e isolante quindi la conduzione elettrica
come vedremo dopo non deve passare attraverso le valvole ma attraverso il muscolo cardiaco.
Questa è il setto, è il muscolo che divide i due ventricoli, le due parti del cuore sono separate e il sangue non si deve
mischiare. La parete del cuore è più spessa dalla parte sinistra, ed è il ventricolo sinistro che compie il lavoro
maggiore di espulsione del sangue poi verso l'aorta e verso le arterie per condurre il sangue in tutto l'organismo.
Qui abbiamo (in basso a sinistra) la rappresentazione delle cellule che abbiamo visto prima le cellule miocardiche
con i dischi intercalari che poi vedremo cosa sono.

Questa è la visione da un altro punto di vista, in questo caso solo del ventricolo sinistro ma la stessa cosa avviene a
destra.
Quindi ci sono le valvole bicuspide e tricuspide che dividono l'atrio dal ventricolo le valvole
semilunari sono formate da queste tre fasce di membrane sempre isolanti, e sono le valvole che mettono
in comunicazione il ventricolo sinistro con l’aorta e dall'altra parte con i polmoni.
Vediamo il rilasciamento ventricolare, cioè quando il ventricolo è rilasciato e la pressione all'interno del ventricolo è
più bassa rispetto a quella dell'atrio, e il sangue dalle vene polmonari arriva al cuore, all'atrio sinistro ed entra nel
ventricolo. In questo caso le valvole semilunari sono chiuse. Queste sono le corde tendine che tendono quando
avviene quando il cuore è pieno, quindi il ventricolo sinistro è pieno tendono a chiudere la valvola mitrale o
bicuspide e questa è la visione dall'alto con il taglio trasversale.

Qui possiamo vedere com'è distinto il muscolo scheletrico, cardiaco e la muscolatura liscia
dell'intestino.
1) Questa è la muscolatura scheletrica striata
delle cellule muscolari.
2) Nelle cellule cardiache abbiamo una
differenza: vi è una ricca striatura come nelle
fibre muscolari scheletriche, ma le cellule sono
grandi, hanno una forma irregolare e
presentano grossi nuclei, molti mitocondri
perché hanno un'attività molto elevata e dei
dischi intercalari che sono delle membrane che
separano e danno la forma irregolare alle
cellule, alle striature e permettono attraverso
delle giunzioni il passaggio rapido della
terminazione elettrica da una cellula all'altra.
3) Queste sono delle fibre muscolari intestinali
che è la muscolatura liscia, con piccoli nuclei
senza striature.

Qui vediamo in dettaglio il tessuto muscolare cardiaco.


Queste sono le cellule di forma irregolare multinucleate con
un grosso nucleo e molti mitocondri. Questi sono i dischi
intercalari che permettono la formazione di invaginazione di
canali all'interno delle cellule per portare le stimolazioni
elettriche più possibile in profondità e a tutto il tessuto
cardiaco.

Da questo punto di vista vediamo le invaginazioni del


sarcolemma; che è un sistema di membrane che circondano,
che formano la membrana della cellula.
E questi canali che vanno all'interno, formano delle cisterne che
vanno all'interno della cellula per portare il segnale elettrico più
possibile in profondità per far avvenire la contrazione nel muscolo
cardiaco all'unisono e più velocemente.
Il cuore è un organo Miogeno. Le cellule cardiache si distinguono in:
 Cellule contrattili
 Cellule autoritmiche o pacemaker o dette anche segnapasso.
Il cuore è un organo Miogeno; vuol dire che non riceve dal cervello delle terminazioni nervose che gli danno la
l'input della contrazione, ma sono le cellule autoritmiche che danno invece da sole l'impulso elettrico principale che
diffonde poi alle cellule contrattili per la contrazione del muscolo del cuore.

Questo è la rappresentazione di quello


che succede in una cellula
contrattile quando arriva l'impulso e
il potenziale d’azione sulla
membrana.
Queste sono i tubuli T che abbiamo
visto prima, che servono proprio per
far arrivare in profondità all'interno
della cellula il segnale, arriva il
potenziale d'azione e depolarizza e
quindi apre questi canali calcio
voltaggio dipendenti di tipo L.
Il calcio entra all'interno, e l'accumulo
di calcio fa sì che si liberi calcio anche
dai recettori della rianodina, che si
aprono e fuoriesce il calcio che ha
accumulato nel reticolo sarcoplasmatico, una scarica di calcio e un accumulo dà il segnale per la contrazione del
muscolo. Vedremo poi come agisce sulle fibre di actina e miosina.
Quando la contrazione è finita, il calcio si libera, si slega si va in parte a depositare attraverso il reticolo
sarcoplasmatico attraverso le pompe ATP-dipendenti quindi viene spesa energia per far rientrare il
calcio nei depositi e in parte viene rilasciato all'esterno attraverso la pompa sodio-calcio. Una
molecola di calcio esce per tre di sodio che entrano. Il sodio in eccesso poi viene scambiato mediante
produzione di ATP con quest'altra pompa sodio-potassio, tre molecole di sodio fuoriescono e rientrano per
compensare il carico di cariche positive, all'interno due di potassio, perché quello che è importante nello scambio
delle membrane è sempre l'equilibrio di ioni tra l'esterno e l'interno. Quindi abbiamo perso due cariche positive
di calcio, tre sono entrate quindi avevamo una carica in eccesso, le 3 di sodio fuoriescono e devono essere
compensate da due di potassio e il sistema, quindi la cellula è ritornata a riposo.

Qui abbiamo la rappresentazione delle


fibre di miosina e actina e come avviene
il momento della contrazione.
Le fibre di actina sono coperte e unite
alla tropomiosina che ha questa
molecola di troponina, che è un sito per il
legame del calcio, in condizioni normali il
sito di legame actina e miosina è coperto
dalla tropomiosina. (Qui in questo caso
sta a riposo). La miosina ha questi
filamenti con una testa con il legame del
fosforo del gruppo ADP, quando arriva
aumenta la concentrazione di calcio, che
si va a legare al sito della troponina, permette un cambiamento conformazionale dell'actina che in questo caso è
libera si può legare alla fibra di miosina e la testa di miosina legata all’actina si scorre e trascina la fibra di actina
verso destra e quindi avremo la contrazione. Quando il calcio si libera rilascia e cambia conformazione, l’actina si
libera dal legame con la miosina e torna indietro e quindi si avrà il rilasciamento. Questo è un po' lo stesso
funzionamento che troviamo nelle fibre muscolari del muscolo scheletrico.
Quando arriva il segnale, la cellula deve rispondere con un potenziale d'azione che dia il via e quindi l'ingresso del
calcio per la contrazione muscolare. Questo è il potenziale d'azione, abbiamo le cellule cardiache contrattili che
hanno un potenziale che è di meno 90 a riposo, quindi sono abbastanza negative, quando arriva il segnale dalle
cellule pacemaker si ha l'apertura dei canali del sodio, che permettono l'ingresso del sodio con carica positiva,
quindi la membrana reagisce con una depolarizzazione spostamenti da meno 90 sempre a valori più positivi
prossimi allo zero, man mano che il sodio aumenta si arriva al picco di depolarizzazione a più 20 millivolt in questo
caso si ha una piccola chiusura dei canali del sodio quindi le cariche positive riescono e quindi si ha una piccola
iperpolarizzazione verso il basso.
La caratteristica fondamentale delle cellule contrattili è questo periodo refrattario, in cui abbiamo una
compensazione tra le cellule del calcio che entrano all'interno della cellula e le cellule del potassio che invece
fuoriescono, quindi avremmo una aumentata permeabilità al calcio, quindi il calcio entra in maggiore quantità
quindi entrano cariche positive, ma diminuisce la permeabilità al potassio, quindi il potassio esce ma in minore
quantità e avremo uno stadio di plateau cioè il potenziale resta in uno stato positivo per una certo periodo di
tempo che corrisponde al picco della contrazione muscolare.
Quando è avvenuta la contrazione, il periodo refrattario può interrompersi, il potenziale ritorna verso il basso
perché la permeabilità al calcio diminuisce, quindi i canali del calcio si chiudono, il calcio non entra più, per quanto
riguarda i canali del potassio, la permeabilità aumenta quindi escono ioni potassio dalla cellula, avremo sempre più
perdita di cariche positive, quindi il potenziale man mano si ripolarizza verso il potenziale di riposo di meno 90.
Alla fine del potenziale d'azione avremo anche la fine della contrazione, questo periodo refrattario è importante
nelle cellule cardiache perché impedisce che due contrazioni si vadano a sommare. Le cellule del cuore si devono
depolarizzare e contrarre all'unisono senza andare a sovrapporsi perché quando avviene una sovrapposizione
avvengono delle patologie come la tachicardia o varie aritmie del cuore. A differenza delle cellule muscolari dove
invece si possono sommare potenziali d'azione che rafforzano la contrazione.

In quest'altra diapositiva abbiamo un riassunto del muscolo scheletrico e il confronto appunto con il muscolo
cardiaco. Questo in rosso è il potenziale d'azione di una cellula cardiaca contrattile con il periodo refrattario in cui
non può avvenire un'altra contrazione, e in blu è indicato l'andamento della contrazione muscolare il cui picco
avviene nel periodo refrattario e poi entrambi
vanno a riposo e ritornano ai meno 90. E qui (in
alto a destra) vediamo il periodo refrattario e il
successivo picco di contrazione solo dopo che si è
ritornati al controllo. Nel muscolo scheletrico
invece il potenziale d'azione è molto più rapido,
nel muscolo cardiaco dura 250 millisecondi, nel
muscolo scheletrico 10 millisecondi e precede la
contrazione molto più lunga e si possono anche
andare a sommare le varie contrazioni e quindi
rafforzare il tempo di contrazione del muscolo
scheletrico.
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia
Professore Barbara Picconi
Argomento: Sistema Cardiovascolare e Cuore 2

• Cellule contrattili: Sarcomero • Cellule autoritmiche o pacemaker:


Tubuli T Non contengono sarcomeri
Dimensioni maggiori Dimensioni minori
Molte fibre contrattili Potenziale di membrana instabile
Potenziale di membrana -90mV che parte da -60mV
Potenziale d’azione durata 200ms Potenziale d’azione durata 150ms
o più o più
Canali Na+ Canali If (funny) permeabili al Na+
Periodo refrattario
Il cuore abbiamo detto è un organo miogeno la cui
contrazione parte dall'organo stesso e non ha bisogno di un’innervazione, una stimolazione da parte del sistema
nervoso centrale e questo avviene grazie alle cellule autoritmiche.
• Le cellule contrattili abbiamo detto hanno grandi dimensioni, hanno una struttura irregolare e sono
formate da un sarcomero esteso (non esteso come le cellule muscolari scheletriche, ma comunque grande) con
dei tubuli T che sono delle invaginazioni che entrano all'interno delle cellule per portare il segnale elettrico e
quindi il potenziale d'azione che attiva la contrazione all'interno del tessuto, il più possibile in tutto il tessuto e lo
spessore.
Molte fibre contrattili, infatti hanno la famosa striatura e il potenziale d'azione di queste cellule parte da un
potenziale abbastanza negativo di meno 90 millivolt e dura 200 millisecondi o più, anche 250, ed è
caratterizzato dall'apertura dei canali sodio per l'inizio del potenziale d'azione e un lungo periodo refrattario
in cui il potenziale resta a livelli positivi, si depolarizza solo intorno ai 250 millisecondi. Il periodo refrattario che è
necessario per impedire la formazione di più contrazioni.
• Le cellule autoritmiche invece sono cellule di dimensioni minori, non contengono sarcomeri, e
hanno un potenziale di membrana intorno ai meno 60 millivolt, ma è abbastanza instabile. Si chiamano
segnapasso perché a seconda del potenziale che gli arriva dalla cellula precedente, la cellula si può adattare al
potenziale e ripartire per esempio da meno 60 oppure a meno 50 e continuare a mantenere quel passo di
stimolazione. Hanno un potenziale d'azione della durata di 160 millisecondi, quindi più rapida rispetto alle
cellule contrattili, e senza periodo refrattario. Quindi arriva il picco e torna in basso. I canali Funny sono i
canali permeabili al sodio, detti Funny perché all'inizio i ricercatori non avevano ben chiarito la funzione di
questi canali, oggi si sa che sono permeabili al sodio servono per dare l'inizio del potenziale d'azione.

Le cellule autoritmiche si trovano nel nodo SenoAtriale e questi sono i potenziali d'azione delle cellule autoritmiche
che si diffondono da una all'altra e portano il segnale alle cellule contrattili.
Una volta arrivato il segnale di depolarizzazione alle cellule contrattili partono i potenziali d'azione delle cellule
contrattili e il segnale rapidamente passa attraverso i dischi intercalari da una cellula all'altra. Nei dischi intercalari
abbiamo delle giunzioni comunicanti con Gap junction, quindi con trasmissione elettrica veloce, che permette il
passaggio della carica velocemente da una cellula all'altra attraverso tutte le cellule del tessuto cardiaco.
Quindi l'inizio è dato nel nodo seno-atriale, ma poi si diffonde e partono i potenziali d'azione con questo tipico
andamento a tutte le cellule contrattili del muscolo del cuore.
Qui è rappresentato il potenziale d'azione
delle cellule autoritmiche che è molto
diverso da quello delle cellule contrattili, dura
all'incirca un 200 millisecondi, parte da meno 60,
i canali Funny si aprono lentamente (alcuni
canali) entra il sodio che produce una
depolarizzazione lenta, man mano si aprono
anche i canali del calcio, quindi entra calcio
all'interno della cellula e i canali Funny si
chiudono quando si arriva alla soglia di meno
40, si continuano ad aprire i canali del calcio,
quindi le cariche positive fanno sì che il
potenziale vada da meno 40 sempre più verso lo
zero, si ha la depolarizzazione e si arriva al Picco
quasi a più 20 e i canali del calcio a questo punto
si chiudono e si aprono i canali del potassio.
Il potassio abbiamo detto che ha la tendenza ad uscire dalla cellula, quindi esce potassio, quindi porta fuori cariche
positive, questa è la fase di ripolarizzazione, il potenziale torna verso cariche sempre più negative fino al potenziale
stabile di meno 60 e a questo punto i canali del potassio si chiudono e si possono riaprire i canali funny e riparte il
successivo potenziale di azione.
Questo è il potenziale delle cellule autoritmiche, che poi arrivato al muscolo cardiaco dà poi il ritmo e la contrazione
alle cellule contrattili.

IL CUORE E IL CICLO CARDIACO


Questo è l'inizio della contrazione che avviene nel nodo senoatriale, in viola abbiamo l'indicazione delle parti dove
avviene la conduzione elettrica, quindi nel nodo senoatriale abbiamo la depolarizzazione dell'atrio, qui
abbiamo anche rappresentata la curva dell'elettrocardiogramma che è la misura elettrica di come si contrae il
cuore e ha una forma prefissata che dà al medico l'indice del buon funzionamento del cuore.
1
Quindi abbiamo l'inizio del segnale delle cellule pacemaker del nodo seno-atriale, la contrazione dell'atrio, la
conduzione dello stimolo che attraverso il nodo senoatriale, attraverso le tre vie internodali qui rappresentate in
viola, 2arriva al nodo atrioventricolare (in questo caso la conduzione è arrivata a tutto l'atrio sia destro che sinistro)
dall’atrio ventricolare, il segnale, arriva al fascio atrio ventricolare che si divide in due branchie all'interno del setto
che divide i due ventricoli, 3la contrazione arriva nel setto, nelle due branche del Fascio destra e sinistra fino
all'apice del cuore. In questa fase la conduzione elettrica si divide alle fibre di Purkinje a destra e a sinistra, 4risale il
segnale verso le pareti del ventricolo, in contemporanea a questo avremo la ripolarizzazione atriale, cioè gli atri
ritornano a riposo, il segnale elettrico fa sì che la contrazione vada su tutta la parete dei ventricoli, risalga in alto. In
questa fase abbiamo il picco maggiore, l’onda R dell'elettrocardiogramma quando il segnale elettrico arriva in fondo
all'apice dei ventricoli. 5Quindi la spinta arriva, attraverso il setto, alle fibre di Purkinje che devono tornare in alto
per contrarre tutte e due i ventricoli, perché per il sangue, deve partire la contrazione (spinta) dal basso verso l'alto
per poi fuoriuscire e andare attraverso l'aorta a tutto il corpo.
Quindi abbiamo la contrazione dei due ventricoli, qui è rappresentata in viola, in questa fase ancora non abbiamo la
fuoriuscita di sangue perché la pressione maggiore all'interno dei ventricoli, fa sì che sia maggiore rispetto agli atri,
quindi le valvole sono chiuse, sia le valvole semilunari che le valvole bicuspide e tricuspide che dividono gli altri
dai ventricoli, si sono chiuse per la forza della pressione del sangue, quindi in questo caso il cuore si riempie ed è
la cosiddetta fase ISOvolumetrica, cioè il cuore si riempie a valvole chiuse, fa il pieno di sangue, la contrazione
arriva a tutti e due i ventricoli e 6avviene la contrazione vera e propria, che spinge il sangue verso l'esterno e quindi
avviene l'apertura delle valvole, la fuoriuscita del sangue per l'aorta. Questa fase viene poi seguita dalla
7
ripolarizzazione dei ventricoli che si rilasciano e quindi anche le valvole bicuspide e tricuspide si rilasciano perché la
pressione adesso nei ventricoli è inferiore e 8si ritorna all'inizio del ciclo con una fase in cui le valvole sono aperte, il
cuore si riempie per via passiva attraverso la comunicazione tra gli atri e ventricoli.
In questo caso vediamo il ciclo tra DIASTOLE e SISTOLE.
La diastole è la dilatazione del tessuto cardiaco, la sistole invece la contrazione.
1
All'inizio abbiamo la DIASTOLE TARDIVA cioè sia gli altri che i ventricoli sono rilasciati prima che arrivi l'input
dal nodo seno atriale, quindi il sangue fluisce dagli atri nei ventricoli passivamente e il cuore si riempie di sangue.
2
Quando arriva l'impulso elettrico dal nodo seno atriale, avviene la SISTOLE ATRIALE, la contrazione dell'atrio, il
passaggio dal seno atriale al atrio ventricolare, quindi arriva la depolarizzazione e il sangue fluisce dagli atri
all'interno dei ventricoli. Contemporaneamente a questo, abbiamo detto, arriva la stimolazione elettrica fino in
basso alle fibre di Purkinje, che fanno sì che 3avvenga la contrazione di tutti i ventricoli; CONTRAZIONE
VENTRICOLARE ISOVOLUMETRICA, i ventricoli sono aperti, il sangue chiude le due valvole atrioventricolari
bicuspide e tricuspide, e il cuore rimane.
4
Quando è al massimo dell'estensione avviene la contrazione vera e propria, EIEZIONE VENTRICOLARE, quindi
si spinge dal basso verso l'alto dei ventricoli, maggiormente ventricolo sinistro, e il sangue va verso le valvole
semilunari, che in questo caso poi si aprono, e quindi va verso l'esterno.
5
Si ritorna alla fine con il RILASCIAMENTO VENTRICOLARE ISOVOLUMETRICO in cui si rilasciano sia gli
atri che i ventricoli e si ritorna alla fase di diastole tardiva, cioè il sangue fluisce all'interno dell’atrio e del
ventricolo passivamente. Questo è il ciclo cardiaco che avviene in un minuto.
Frequenza cardiaca: il numero di battiti al
minuto Adulto a riposo: 70 battiti al
minuto (bpm) Atleti allenati a riposo:
50bpm
Bambini: 80-100bpm
In stati ansiosi: oltre 125bpm
Gittata sistolica: quantità di sangue pompata da un ventricolo durante una contrazione
(Vol di sangue prima e dopo la contrazione)
Adulto a riposo: 70mL
Gittata cardiaca (GC): volume di sangue pompato da un ventricolo in 1 minuto, verso l’esterno, al corpo
(Frequenza x gittata sistolica)
Adulto a riposo: 72bpm x 70mL= circa 5 L/min.

PRESSIONE IDROSTATICA O IDRAULICA. I parametri di pressione che caratterizzano la circolazione del


cuore.
Uno dei parametri più importante è la
pressione sanguigna che si basa sul
principio della pressione idraulica, cioè di
un liquido che contenuto all'interno di un
vaso produrrà una certa forza lungo le
pareti. Se il vaso è chiuso avremo una
pressione netta, idrostatica, dovuta alla
spinta del liquido lungo le pareti.
Nel caso di un sistema aperto questa pressione andrà a diminuire man mano che ci si
allontana dalla fonte principale della forza, quindi più ci si allontana, più la quantità di liquido
andrà a diminuire, quindi diminuirà contemporaneamente anche la pressione idrostatica.

Pressione, Volume, Flusso e Resistenza


Nei nostri vasi, all'interno del sistema cardiovascolare, avremo
una pressione massima vicino al cuore, perché il cuore è la
pompa che dà l'imput, la pressione di eiezione del sangue, e
sarà alta e massima nell'aorta, nelle arterie, nelle arteriole e
man mano andrà diminuendo fino ad essere quasi pari a zero
nelle vene cave, che poi riportano il sangue al cuore.
Per questo le vene hanno quelle valvole che abbiamo visto
prima, perché servono per impedire il ritorno del sangue
refluo, quindi il sangue deve andare sempre in avanti.

Pressione: la forza esercitata dal liquido contro le pareti del suo contenitore
Millimetri di mercurio (mmHg) = la pressione idrostatica esercitata da una colonna di mercurio alta 1 mm
su un area di 1 cm2.
In torr: 1 torr = 1 mmHg.
In centimetri di acqua: 1 cm H2O = 0.74 mmHg.
Pressione idrostatica: se il liquido è fermo*
Nel sistema cardiaco, anche se abbiamo un circolo, visto che il sangue non è in un sistema chiuso e fermo, si indica
comunque come pressione idrostatica.
Flusso
Un altro parametro importante per definire la circolazione sanguigna è il flusso.

1
Il flusso è dato dal gradiente di pressione, cioè in un vaso il
gradiente di pressione alle due estremità dà la velocità di
flusso. Quindi avremo una pressione più alta ad un'estremità e
una pressione più bassa dall'altra estremità e il flusso sarà
dato dalla differenza tra la pressione iniziale e la pressione in
uscita.

2
Nel caso di un tubo in cui non c'è un gradiente, avremo all'estremità
la stessa pressione perciò non ci sarà flusso.

3
Il flusso dipende dalla differenza tra le due estremità
(gradiente) e non dipende dalla pressione assoluta o netta, quindi in
questo caso abbiamo un flusso che è di 25 mm di mercurio perché la
pressione di partenza è 100 mm di mercurio, la finale di 75, perciò
la differenza è 25 mm di mercurio. 100 – 75 = 25.
Nell'altro caso avremmo una pressione di partenza di 40 e una pressione
finale di 15, ma il flusso sarà comunque di 25 mm di mercurio, perché è
dato dalla differenza. 40 – 15 = 25.
Differenza di pressione uguale darà come risultato lo stesso flusso.

Resistenza
Flusso ∞ 1/R. Il flusso è inversamente proporzionale alla resistenza
La Resistenza dipende dal raggio (r) e dalla lunghezza (L) del tubo, e dalla viscosità (η)
del liquido.
Nel caso del sangue, viscosità e lunghezza non cambiano:
Vasocostrizione aumenta la
R Vasodilatazione
diminuisce la R

La resistenza è inversamente proporzionale al flusso, quindi un flusso maggiore dovrà avere una resistenza inferiore
sulle pareti del tubo.
Nel caso del sangue, viscosità e lunghezza vengono per convenzione mantenuti pari a zero, quindi la resistenza è
solo dovuta all’ampiezza del raggio, perciò una vasocostrizione cioè un raggio del vaso più piccolo porterà ad
un aumento della resistenza e sarà più difficile il flusso del liquido all'interno del vaso, perchè più stretto.
Una vasodilatazione invece diminuisce la resistenza e avremo un flusso maggiore. La vasodilatazione infatti
è il meccanismo per cui si ha il richiamo di sangue in un dato distretto.

Esempio.
Un contenitore di acqua con due
vasi in uscita di diametro diverso;
un vaso molto stretto permetterà
l'uscita di poco liquido, quindi
avremo una resistenza alta e un
flusso basso.
Mentre un vaso di diametro
maggiore avrà una resistenza più
bassa ed un flusso invece più alto.
Controllo della frequenza cardiaca
Il cuore è miogeno, quindi la frequenza cardiaca è dipendente dal nodo senoatriale dalle cellule autoritmiche, ma
può essere controllato dal sistema nervoso centrale, principalmente dal sistema di controllo cardiovascolare che si
trova nel bulbo.
Il sistema può avvenire con due meccanismi di controllo:
• I neuroni parasimpatici: sono neuroni che rilasciano acetilcolina, che andrà a legarsi con i recettori
muscarinici sulle cellule autoritmiche del nodo senoatriale e provocherà la diminuzione dell'ingresso del calcio e
un aumento dell’uscita di potassio, questo risulta con un’iperpolarizzazione della cellula, quindi una
diminuzione della depolarizzazione, una diminuzione della frequenza cardiaca.
Questi sono i battiti del cuore che rallentano quando vi è un attivazione del sistema parasimpatico.
• I neuroni simpatici: sono i neuroni che rilasciano noradrenalina, ha un effetto opposto cioè quello di
aumentare i battiti cardiaci, perché la noradrenalina si va a legare sui recettori Beta 1 delle cellule autoritmiche e
attiva i canali del sodio e del calcio, e l’ingresso del sodio e del calcio porta ad un aumento della maggior velocità
del potenziale d'azione, quindi un aumento della frequenza cardiaca.

Qui vediamo l'andamento dei potenziali cardiaci, questo in grigio è in


uno stato normale, quando abbiamo una stimolazione
parasimpatica abbiamo il blocco delle entrate del calcio e la fuoriuscita
del potassio, quindi abbiamo un iperpolarizzazione iniziale, una più
lenta depolarizzazione e quindi un rallentamento della
depolarizzazione delle cellule del nodo senoatriale e quindi un
rallentamento della frequenza cardiaca.

Invece una stimolazione simpatica con il rilascio di adrenalina che


porta una depolarizzazione maggiore perché apre i canali del sodio e
del calcio. Avremo, qui in rosso, una depolarizzazione più rapida, un
più veloce arrivo al picco di potenziale d'azione, la cellula si
ridepolarizza e riparte di nuovo la stimolazione. Perciò avremo un
ritmo cardiaco più elevato, quindi nel caso di un problema di frequenza
cardiaca rallentata i medici daranno adrenalina proprio per aumentare la
frequenza cardiaca.
Le sostanze ionotrope positive sono le sostanze che controllano la forza di contrazione delle cellule contrattili.
Sono principalmente catecolamine (adrenalina e noradrenalina) che fanno parte del sistema simpatico sempre
controllato dal centro di controllo nel bulbo. Adrenalina e noradrenalina si legano ai recettori Beta 1, che attivano i
secondi messaggeri e vanno:
• da una parte ad attivare i canali del calcio voltaggio dipendenti e permettono, questa volta, sulle cellule
contrattili del cuore, di aumentare il tempo di apertura e viene liberato calcio dal reticolo endoplasmatico e
dal liquido extracellulare, il calcio si accumula nel reticolo sarcoplasmatico e viene maggiormente rilasciato e si
ha una maggiore forza di contrazione.
• dall'altra parte l'attivazione dei recettori Beta 1 producono anche l'attivazione di questa proteina che è la
fosfolambano che è una proteina che regola l'immagazzinamento del calcio nel reticolo sarcoplasmatico. Una
volta attivata, attiva le pompe calcio ATPasi dipendenti e quindi aumenta il rilascio di calcio, che viene
maggiormente accumulato nel reticolo e, quando necessario, rilasciato. E questo contribuisce alla
maggiore forza di contrazione cellulare.
D'altra parte però, l'attivazione del fosfolambano regola anche il grado di accumulo e di rimozione
del calcio più velocemente dal citosol, quindi da una parte aumenta l'accumulo nel reticolo sarcoplasmatico
ma lo rimuove anche dal citosol all'interno della cellula più velocemente. Questo meccanismo regola il tempo
(minor tempo) di legame del calcio con la troponina e quindi il legame tra actina e miosina, perché
se viene rimosso, il calcio si lega alla tropomiosina, ma poi si slega subito dopo e questo dà una minore
durata di contrazione.
Perciò avremo una contrazione con maggiore forza ma in contemporanea anche una contrazione più veloce, quindi
più forte, ma di minor durata con più cicli di contrazione

(Adrenalina e noradrenalina vanno ad agire direttamente sulla contrazione, quindi sulle cellule contrattili del
muscolo cardiaco).
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia
Professore Barbara Picconi
Argomento: Flusso Sanguigno e Pressione Arteriosa

In questo schema è rappresentato, semplificandolo, il sistema circolatorio. Il cuore, in questo caso, è differenziato
tra cuore destro e cuore sinistro per far vedere bene come arriva e come avviene la circolazione sanguigna, il sangue
refluo dalla vena cava arriva all'atrio destro, poi ventricolo destro, viene reimmesso dalla valvola polmonare
nell'arteria polmonare, nei due polmoni avviene lo scambio, a livello dei capillari, l'arricchimento in ossigeno, e
rientra nell'atrio sinistro attraverso la valvola bicuspide, poi dal ventricolo sinistro fuoriesce nell'aorta.
In questa diapositiva vi sono due cose importanti: l'aorta e le arteriole, che fungono da immagazzinamento della
pressione arteriosa e sede della resistenza variabile, a livello periferico, sono rappresentate qui con dei piccoli
morsetti regolabili, che possono modificare il loro diametro.
Abbiamo detto, che il diametro è inversamente proporzionale alla resistenza. Se il diametro è molto piccolo vuol
dire che la resistenza è grande e quindi vi è poco afflusso di sangue, quando invece abbiamo un diametro maggiore
c’è una resistenza più bassa e un flusso maggiore di sangue.
La pressione arteriosa è dovuta a questi due concetti. La aorta è un vaso molto grande con delle pareti molto
elastiche che servono proprio per immagazzinare più sangue possibile, immagazzinare forza e pressione per poi
essere inviata alle arteriole che possono regolare il loro diametro per mandare più o meno sangue ai capillari.
Il tessuto dei capillari è adatto per lo scambio di liquidi e nutrienti con/tra le cellule. L'ossigeno viene perso, caricato
di CO2 ritorna alle vene (anche la vena cava, funge da immagazzinamento di volume di sangue), il sangue poi ritorna
senza praticamente pressione al cuore.

Pressione Arteriosa: Contrazione e Rilasciamento Ventricolare

Questa è la funzione di immagazzinamento di pressione


esercitata dalle arterie e dall'aorta.

Qui abbiamo la contrazione ventricolare, il cuore viene


contratto, si aprono le valvole semilunari e il sangue arriva
nell'aorta e nelle arterie, che si dilatano, immagazzinando
energia pressoria sulle loro pareti elastiche.
Quando avviene la chiusura della valvola semilunare e il
rilasciamento dei ventricoli (rilasciamento ventricolare
autovolumetrico), le arterie e l'aorta “hanno” il ritorno elastico,
quindi riceve la pressione accumulata con il volume di sangue e
il sangue fluisce attraverso tutto il sistema circolatorio.

Nel ventricolo sinistro avremo una serie di cicli di contrazione, la diastole, e la sistole, quindi pressione sistolica e
pressione diastolica di rilassamento, una serie di picchi con una pressione che arriva fino ai 120 mm di mercurio e in
basso nel cuore quasi a riposo.
Quando avviene la spinta nell'aorta e poi nelle
arterie, avremo dei cicli più brevi dovuti alla
contrazione e al rilassamento, quindi cicli di
sistole e diastole delle pareti delle arterie, la
pressione sistolica della contrazione a 120 e
una pressione diastolica intorno agli 80.
La differenza tra questi due picchi è la
pressione differenziale.
Quello che noi andiamo a misurare dal medico
è la pressione arteriosa media, cioè la
pressione diastolica più un terzo della
pressione differenziale.

Questo succede nelle arterie vicino al cuore, man mano che ci si allontana dal cuore, la pressione diminuisce sempre
di più, (perché abbiamo detto che nei liquidi man mano che ci si allontana dalla fonte di pressione la resistenza
diminuisce), infatti la pressione a livello già delle arteriole andrà a diminuire, nei capillari avremo una pressione
media molto bassa e un flusso nelle venule e nelle vene molto basso, quasi pari a zero.
L’indice della pressione minima e massima che misuriamo quando andiamo dal medico sono proprio questi due
valori: il 120 millimetri di mercurio e intorno a 70 gli 80 la minima, e sono i parametri che sono da tenere sotto
controllo. Il cuore, il sistema omeostatico del corpo umano, regola proprio la pressione arteriosa con l'intervento dei
sistemi che arrivano dal cervello.

I VASI SANGUIGNI hanno una forma, un diametro e una costituzione in tessuti diversa a seconda delle
funzioni.
Le arterie, l'aorta, abbiamo detto, è un vaso molto elastico,
molto grande con un tessuto principalmente elastico e fibroso
perché deve fungere da immagazzinamento della
pressione.
Le arteriole sono i vasi più piccoli, che si dividono poi
in metarteriole, sono importanti perché arrivano poi
in comunicazione con i capillari.
I capillari sono praticamente formati solo da endotelio, in
essi avvengono gli scambi di ossigeno e di nutrienti,
quindi hanno un endotelio molto sottile e uno scambio
diretto tra le pareti dei vasi. Inoltre hanno un diametro
molto piccolo.
Le metarteriole sono importanti perché si differenziano in queste
ramificazioni più piccole ma sono presenti degli sfinteri precapillari
che consentono, quando c'è necessità di un invio di sangue
direttamente verso le venule, il ritorno direttamente dal sistema
arterioso a quello venoso, di chiudere questo sistema di capillari, di
comunicazione tra le arteriole e capillari e di portare direttamente il
sangue indietro.
Le venule sono un po' più grandi dei capillari e hanno un
tessuto formato da tessuto fibroso.

Le vene sono vasi molto grandi, non elastici e fungono da


immagazzinamento di volume di sangue ma non danno la spinta
pressoria.

Qui è rappresentata la microcircolazione a livello della comunicazione tra le metarteriole e i


capillari. Queste sono le metarteriole che portano il sangue in comunicazione con i capillari molto
più piccoli.
A livello dei capillari abbiamo i periciti tra l’endotelio e il liquido interstiziale per la comunicazione diretta e
lo scambio di ioni, di nutrienti, i fattori di crescita, che possono passare attraverso le pareti nei tessuti,
l'endotelio si differenzia a seconda dei vari tessuti, per esempio:
nella barriera emato encefalica (BBB), che è
la barriera che si crea tra il sistema sanguigno che
arriva al cervello e il cervello stesso, non possono
passare indifferenziatamente tutte le molecole,
ma solo ossigeno e glucosio, alle altre molecole,
proteine di dimensioni maggiori viene “bloccato il
passaggio”, perchè l'endotelio ha delle giunzioni
serrate e desmosomi che producono una barriera
che evita l'arrivo di agenti esterni potenzialmente
patogeni al cervello.
Quando c'è necessità di una comunicazione diretta tra le arteriole e i capillari, le valvole, gli sfinteri vengono
contratti così si chiude e il sangue passa direttamente ai capillari.
La retinopatia diabetica è proprio una patologia in cui la rete di capillari è danneggiata proprio dal diabete e
quindi si hanno dei danneggimenti proprio della retina.

I CAPILLARI possono essere formati da diversi


tessuti. I capillari continui si trovano nel tessuto connettivo,
nei muscoli e nel tessuto nervoso, sono continui,
danno la possibilità di passaggio solo a piccole
molecole. (Come abbiamo detto nella barriera
ematoencefalica, il sangue passa attraverso e porta in
comunicazione con il cervello, ma solo con passaggio di
ossigeno e di glucosio, e quindi sono formati principalmente
da periciti e giunzioni serrate che impediscono l'ingresso agli
agenti patogeni).

I capillari fenestrati hanno invece delle fenestrature,


cioè delle aperture per il passaggio di molecole più
grandi e
sono presenti nell'intestino, dove abbiamo bisogno del passaggio dei nutrienti, lo scambio tra la parete dell'intestino
e il il sangue, ma anche nei reni dove avviene lo scambio con le di molecole di scarto.
I vasi sinusoidi si trovano nel midollo osseo, il fegato e la milza, dove devono passare grosse molecole, le cellule
del sangue, enzimi, scambio di sostanze di rifiuto più grandi e quindi abbiamo dei vasi con delle fenestrature, delle
vere e proprie porte più ampie.
In questo grafico è rappresentata LA PERMEABILITA’ DEI CAPILLARI.
I capillari principalmente trasportano ioni, e quindi sodio, cloro, l'urea
nei reni, e man mano aumenta il raggio molecolare, quindi proteine
come mioglobina e albumina, non passano attraverso i capillari
sanguigni perché sono molecole molto più grandi.

Lo scambio a livello dei capillari avviene per per tre meccanismi principali:
• Via paracellulare a livello degli interstizi tra le cellule endoteliali e vie di comunicazione da una cellula all'altra.
• Via transendoteliale avviene attraverso le cellule endoteliali stesse.
• Flusso di massa è un altro meccanismo, regolato dal movimento dei liquidi attraverso la parte dei capillari
per grandienti di pressione tra l’esterno e l’interno dei vasi.

Più la attività metabolica di un organo è alta, maggiore sarà la presenza dei capillari, perché c’è necessità di uno
scambio maggiore tra il sangue e il tessuto.

I capillari continui, via paracellulare,


si trovano in quegli organi dove non
deve avvenire un grande scambio di
molecole, tipo la la barriera
ematoencefalica, quindi lo scambio
avviene solo per giunzioni tra le cellule
endoteliali e non tra l'interno e l'esterno,
possono passare acqua e piccoli soluti
disciolti in essa.
I capillari fenestrati, via
transendoteliale, invece presentano
dei veri e propri pori, attraverso cui
possono passare delle molecole più
grandi, sono presenti per esempio nei
reni e nell'intestino, e delle giunzioni tra
le cellule endoteliali.
In entrambi i casi avremo anche il meccanismo della transcitosi, cioè il passaggio delle molecole di piccole
dimensioni dall'interno all'esterno, quindi dal sangue ai tessuti, attraverso la formazione di vescicole che portano le
molecole da un lato all'altro della membrana, oppure della formazione di veri e propri canali attraverso cui le
molecole possono essere trasportate dal sangue al tessuto di riferimento.

Il flusso di massa è un concetto un po' più complesso e dipende dalla pressione idrostatica, cioè la pressione
all'esterno del vaso, tra un lato e l'altro del vaso e la presenza di proteine all'interno del vaso stesso e l'esterno, la
differenza di proteine contenute che si chiama colloido-osmotica.
Questo perché l'acqua tenderà ad andare nel reparto dove sono presenti più proteine, quindi in questo caso se la
pressione è maggiore, abbiamo detto che il flusso sanguigno avviene dalla direzione di pressione maggiore verso la
direzione minore, il flusso è dovuto alla differenza di queste due estremità.
Se il sangue ha un contenuto di proteine maggiore rispetto l'esterno, per osmosi l'acqua verrà richiamata all'interno.
Se invece il contenuto all'esterno è più ricco di proteine rispetto a quello interno dei capillari, l'acqua verrà portata
all'esterno. Con questo principio avviene lo scambio di acqua, di nutrienti e di soluti, tra il sistema sanguigno e i vasi
linfatici, quindi il sangue e il liquido netto che viene assorbito o rilasciato dai capillari avviene per differenza di
gradiente, a seconda del gradiente di pressione colloido-osmotica.
Regolazione del sistema
circolatorio Regolazione
Pressione Arteriosa
Rapid
a
Regolazione della Lenta
Volemia
Rapid
a
Regolazione Lenta
Perfusione

In generale, la pressione arteriosa media, viene regolata:


• dal volume ematico che viene contenuto nel sistema cardiocircolatorio ed è determinato dall'assunzione di
liquidi nel corpo e dalla perdita di liquidi. La perdita può essere passiva, esempio attraverso la sudorazione, ma è
regolata anche a livello renale, quindi se vi è una diminuzione di volume ematico, i reni regolano e la fuoriuscita di
sangue, quindi evitano la perdita di liquidi. Se invece si ha bisogno di una maggiore acquisizione di liquidi verranno
acquisiti dall'esterno.
• Efficacia del cuore come pompa (la gittata cardiaca) è determinata dalla frequenza cardiaca e
dalla gittata sistolica, cioè quanto sangue viene espulso attraverso il ventricolo ad ogni contrazione.
• Resistenza del sistema al flusso sanguigno, determinata quindi dal diametro delle arteriole, che lo
regolano con la vasodilatazione o vasocostrizione.
• Distribuzione relativa del sangue tra i vasi sanguigni arteriosi e venosi è determinata dal diametro
delle vene che fungono da immagazzinamento di volume di sangue.
La regolazione del volume ematico o volemia, che è la regolazione del contenuto di sangue.
Un aumento di volemia cioè, un aumento di contenuto di sangue, porta all'aumento della pressione
arteriosa. Il sistema per riportare ad una pressione sanguigna normale può avere due tipi di meccanismi:
• Una risposta rapida dove il sistema di compensazione del sistema cardiovascolare innesca una
vasodilatazione, per far arrivare più sangue nei distretti e diminuisce la gittata cardiaca, in questo modo
con la vasodilatazione avremo una diminuzione della pressione sanguigna e il ritorno ai valori normali.
• Una risposta lenta dove il sistema di compensazione dei reni (vuol dire che abbiamo un eccesso di liquidi)
innescherà l’escrezione di liquido nelle urine, per diminuire il volume sanguigno e quindi riportare una
pressione sanguigna più bassa.
Infatti quando vi è un problema di ipertensione si usano i diuretici proprio per aiutare il lavoro dei reni ad eliminare i
liquidi in eccesso nelle urine.

Al contrario quando abbiamo una riduzione di volemia, quindi un più basso apporto di sangue, per esempio nel
caso di un'emorragia oppure nel caso di un disidratazione molto elevata, la pressione arteriosa sarà più bassa e il
corpo deve far sì che torni ai valori normali. Abbiamo sempre 2 tipi di meccanismi:
• La risposta rapida arriva dal sistema cardiovascolare che manderà un segnale di vasocostrizione, per aumentare
la resistenza, aumentare la gittata cardiaca e quindi la pressione arteriosa aumenterà.
• La risposta lenta a livello dei reni è molto difficile, bisognerebbe assumere molte più liquidi dall'esterno, ma è
una risposta molto più difficile da ottenere.
L’altro meccanismo di controllo è al livello delle arteriole con la
regolazione della vasocostrizione o della vasodilatazione di questi
piccoli vasi. E’ un controllo che può essere a livello locale
controllando la resistenza dei vasi con la vasodilatazione o la
vasocostrizione.
Oppure può essere regolata a livello ormonale dai riflessi simpatici che
sono il rilascio di adrenalina e noradrenalina. L'adrenalina andrà ad agire
sui recettori alfa e beta provocando la vasodilatazione, mentre la
noradrenalina agisce sui recettori alfa e produce una vasocostrizione.

Un altro meccanismo importante di regolazione del flusso sanguigno è la regolazione della perfusione.
Questa avviene con due meccanismi che derivano dal:
• Metabolismo del tessuto, quindi quando vi è un metabolismo che richiede un aumento di metabolismo
perché vi è in corso un'attività metabolica molto elevata, l'organismo ha bisogno di consumare più ossigeno ed
aumentano i livelli di CO2 quindi si ha bisogno di portare più ossigeno in quel dato tessuto, per esempio
nell'intestino. Quindi, questo meccanismo, si chiama iperemia attiva, cioè l'organismo si deve attivare per
aumentare i livelli di ossigeno quindi, si ha il rilascio di sostanze vasodilatatori che portano alla dilatazione delle
arteriole che diminuisce la resistenza che a sua volta provoca un maggiore flusso di sangue ossigenato nel luogo
dove vi è bisogno, in questo modo avremo un apporto di ossigeno e nutrienti ai tessuti finché il metabolismo
rimane elevato. Quando il metabolismo ritorna ai livelli di controllo vi sarà un meccanismo a feedback che porta
allo spegnimento del segnale, quindi al blocco del rilascio di vasodilatatori.
• L’iperemia reattiva reagisce ad un evento, che può essere per esempio un’occlusione di un vaso, In
questo caso avremmo un danneggiamento di un vaso, perciò avremo un basso afflusso sanguigno e
quindi un ipossia, cioè una mancanza di ossigeno, quindi si avrà la necessità di portare sangue ossigenato.
In questo caso avremo l’accumulo di vasodilatatori metabolici, i segnali di accumulo sono dati dall’aumento di CO2 e
l'aumento di ioni idrogeno, che quindi danno il segnale della necessità di una vasodilatazione, di una carenza di
ossigeno, quindi verranno liberati ossido nitrico e adenosina, che sono degli agenti vasodilatatori che sulle arterie
agiranno con la vasodilatazione. Finché l’occlusione resta la vasodilatazione non porta ad un miglioramento, invece
se l’occlusione viene rimossa, la maggiore perfusione, la vasodilatazione porta più sangue ossigenato e quindi si avrà
un miglioramento dell'ossigenazione dove c’era bisogno.
La diminuzione della resistenza provoca l'aumento del flusso sanguigno e quando i livelli di ossigeno saranno tornati
ai livelli normali, gli agenti vasodilatatori possono tornare a livelli normali, quindi vi sarà, anche qui, un segnale a
feedback che andrà a bloccare l’impulso iniziale e quindi si avrà la diminuzione del rilascio di ossido nitrico e la
diminuzione di CO2 e tutto il flusso sanguigno ritorna nella norma.
Un altro effetto di
regolazione del
diametro delle arteriole
può avvenire grazie alla
regolazione sempre del
neurone simpatico, ma a
livello della sua
frequenza di segnale.
Abbiamo detto che il
neurone simpatico
produce noradrenalina
che va agire sui recettori
alfa, producendo la
vasocostrizione.
Se la frequenza del segnale del neurone simpatico è aumentata, quindi il segnale elettrico, si avrà un maggior
rilascio di noradrenalina, che indurrà una contrazione maggiore, e quindi una vasocostrizione.
Se, invece, il segnale arriva dal cervello, dai neuroni simpatici, con una frequenza di scarica rallentata, diminuita,
avremo minor rilascio di noradrenalina, quindi minore azione sui recettori e una vasodilatazione.
Quindi, a seconda se il sistema deve regolare un aumento di pressione, una vasocostrizione o vasodilatazione, il
sistema centrale dal bulbo, dall'encefalo produce un aumento di frequenza di questi neuroni, del neurone del
sistema simpatico oppure un rallentamento.
In questo schema abbiamo il riassunto di tutto il sistema di regolazione della pressione arteriosa. Quindi quando
abbiamo una variazione di pressione arteriosa, quindi un aumento in questo caso, i sensori che si trovano nell'
aorta, quindi vicino al cuore e nelle carotidi, mandano il segnale, attraverso i neuroni sensoriali, al centro di
controllo cardiovascolare del bulbo.
Qui possono avvenire due sistemi di controllo, abbiamo detto, i neuroni parasimpatici che agiscono
direttamente nel nodo senoatriale, quindi riducono la frequenza cardiaca e uno spegnimento dei neuroni simpatici
che devono essere messi a riposo per evitare una maggiore contrazione sempre del nodo senoatriale. Quindi
questi neuroni simpatici in questo caso vengono spenti.
L'altro effetto è una maggiore attività dei neuroni simpatici a livello dei ventricoli, quindi della contrazione
muscolare, delle arteriole e delle vene. Questo avviene con l'aumento di pressione, barorecettori danno il segnale
neurone sensoriale, il centro del bulbo attiva la via parasimpatica che arriverà sul nodo seno atriale con una
diminuzione della contrazione. Dall'altra parte, l'attività diminuita del simpatico con minor rilascio di noradrenalina
sui recettori alfa, quindi sulla muscolatura delle arterie, quindi una vasodilatazione, una diminuzione delle resistenze
periferiche, quindi diminuzione della pressione arteriosa. Il minor rilascio di noradrenalina agisce anche sui recettori
Beta 1 del tessuto muscolare stesso e quindi diminuisce la forza di contrazione, la frequenza cardiaca con il risultato
di una diminuzione della pressione arteriosa.
Controllo Isale IIusso emati‹o

Tessuti
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia
Professore Barbara Picconi
Argomento: Il sangue 1

Questa è un un'immagine di un ingrandimento di uno striscio di sangue,


queste cellule rosse con una forma tipica sono i globuli rossi. Qui
abbiamo i globuli bianchi e vedremo poi ce ne sono di tanti tipi e
le piastrine.
Il sangue è un tessuto connettivo formato da una parte corpuscolare e
una parte liquida.
E’ pari a circa il 7% del peso corporeo di un uomo con peso
medio di 70 kg, parliamo di un 4,9 kg di sangue cioè circa 5 litri, che
devono andare in circolo spinti dal cuore per una corretta fisiologia del
corpo umano. Di questi 5 litri abbiamo due litri di elementi corpuscolari,
quindi di cellule e 3 litri di plasma.
In questa provetta è rappresentato tutto il contenuto di sangue. I 3 litri di plasma contenenti le parti liquide
essenziali per un corretto mantenimento del flusso sanguigno, e gli elementi corpuscolari, cioè le cellule.

Il plasma è un tessuto liquido contenente il 92% di acqua, gli ioni, quindi sodio, potassio, calcio, magnesio
presenti perché devono arrivare alle cellule e ai tessuti per il corretto funzionamento, molecole organiche come
aminoacidi, proteine, glucosio, lipidi, prodotti azotati, oligoelementi, vitamine e i gas, cioè ossigeno e
CO2. Ossigeno che viene portato dal sangue in circolo a tutti i tessuti e la CO2 che viene ripresa come prodotto di
scarto dai tessuti, attraverso il sangue, e poi riportata ai polmoni.
Il 7% di tutte le molecole organiche è rappresentato dalle proteine, le principali sono qui indicate cioè le albumine,
globuline, fibrinogeno e transferrina.
• L'albumina rappresenta il 60% del totale è responsabile della pressione colloido-osmotica plasmatica,
cioè la pressione che regola gli scambi di liquidi tra il flusso sanguigno e il sistema linfatico.
Tutte le proteine sono sintetizzate dal fegato e poi rilasciate nel sangue.
• Le globuline sono importanti perché rappresentano i fattori della coagulazione, enzimi, e anticorpi. Inoltre
sono trasportatori di varie sostanze.
Le immunoglobuline sono anticorpi che vengono sintetizzati da globuli bianchi ed aumentano in
contenuto quando avviene una risposta immunitaria attiva, cioè nel corso di uno stato infiammatorio o di
un'infezione.
• Il fibrinogeno è un'altra proteina importante perché ha un ruolo essenziale nella coagulazione sanguigna,
quindi nella formazione dei coaguli.
• La transferrina trasporta invece il ferro, che viene trasportato all'interno dei globuli rossi.
La parte corpuscolata del sangue è formata dai vari elementi cellulari, sono: gli eritrociti, i trombociti, cioè
le piastrine, e leucociti o globuli bianchi. Di questi, solo i leucociti, sono cellule complete, cioè con un nucleo ed
organelli. Gli eritrociti e i trombociti non hanno più il nucleo, lo perdono durante l'emopoiesi, cioè durante la loro
sintesi. I globuli rossi come trasportatori dell'emoglobina per il trasporto dell'ossigeno, le piastrine o trombociti per
la formazione di coaguli durante i processi di coagulazione del sangue.
Tra i globuli bianchi abbiamo: linfociti, monociti e neutrofili che nel loro insieme formano i fagociti. I
monociti sono anche detti macrofagi, sono cellule importantissime per il sistema immunitario, quindi per la
reazione immunitaria. Fagociti, perché hanno il ruolo di eliminazione di tutti gli elementi di scarto, compresi gli
eritrociti invecchiati, quindi servono per eliminare le cellule morte.
Neutrofili, eosinofili e basofili sono classificati come granulociti, per la presenza di questi granuli, e hanno
una morfologia ben precisa.

L’emopoiesi è il meccanismo fisiologico di crescita e produzione delle diverse forme cellulari all'interno del sangue.
L'emopoiesi avviene a livello del midollo osseo, un midollo osseo attivo rosso, perché appunto contiene emoglobina
contenuta nei globuli rossi, mentre un midollo osseo inattivo giallo è dovuto ad un accumulo di adipociti.
L’emopoiesi è un processo, controllato dalle citochine, che inizia dalle cellule staminali, emopoietiche pluripotenti,
dove si differenziano, a seconda del rilascio di fattori di crescita, di differenziamento, fattori attivanti, nei diversi
sottotipi. Nel midollo osseo, nello Stroma, abbiamo il maggior contenuto delle cellule staminali pluripotenti, che poi
si differenziano. Nei bambini, l'emopoiesi avviene nelle ossa, nel fegato, nella milza e nelle ossa corte, mentre nel
nell'adulto l’emopoiesi avviene nelle ossa del tronco, le ossa lunghe degli arti e non più negli organi.
Da una cellula staminale emopoietica pluripotente si producono direttamente le cellule staminali
linfocitarie, che poi danno luogo ai linfociti, mentre dalle cellule staminali multipotenti abbiamo il 25%,
che si differenzia in eritroblasti, che una volta in circolo, perdono il nucleo e vengono trasformate in
eritrociti.
Le cellule progenitrici delle piastrine sono le megacariociti, che si avvicinano al contatto con il vaso e perdono uno
sfaldamento della parete esterna e producono le piastrine, che non contengono il nucleo.
Da tutte le altre cellule progenitrici, il 75% produrranno i neutrofili, i monociti, basofili, eosinofili.
Abbiamo un contenuto di eritrociti di circa 3 milioni, di piastrine fino a 450.000, i leucociti sono tra i 4000 e gli
11.000, un loro aumento è indice di un risposta immunitaria, perché quando si attiva il sistema immunitario si ha
bisogno di una produzione di immunoglobuline.
L’emopoiesi abbiamo detto è controllata da diversi fattori di crescita, qui ne sono indicati alcuni: fattori
stimolanti le colonie (CSF), che producono e stimolano le cellule progenitrici, le interleuchine,
l'eritropoietina (EPO) prodotta nei reni, la trombopoietina (TPO) è prodotta nel fegato e rilasciata poi nel
sangue, e ultimi, i fattori di crescita staminale.

Questo è lo schema del valori normali dell'emocromo. L’esame emocromocitometrico è l'esame del sangue più
semplice, che indica il contenuto normale di plasma, di globuli bianchi e di globuli rossi.
Nel contenuto dell'emocromo abbiamo un 58% di volume plasmatico, quindi contenente i liquidi, sali minerali
e gli ioni. Meno dell’1% di globuli bianchi in un soggetto non in corso di infezione, e poi il 42% è il volume di
globuli rossi. Nell'analisi dell'emocromo abbiamo questi valori di riferimento: MCV che è il volume corpuscolare
medio, cioè il volume di globuli rossi contenuti, i valori cambiano tra uomo e donna perché il volume di sangue è
proporzionato al peso. MCH è il contenuto medio di emoglobina che è contenuta nei globuli rossi, è un indice
importante perché indica il trasporto di ossigeno trasportato attraverso l'emoglobina a tutto l'organismo. MCHC
è la concentrazione corpuscolare media di emoglobina, cioè per ogni volume di globulo rosso quanta
emoglobina viene trasportata.
Questi sono i valori di riferimento, che quindi sono i valori di un soggetto sano con un giusto apporto di ferro, di
ossigeno e di globuli rossi. Poi vi è una conta leucocitaria che comprende tutti i leucociti, quindi la conta totale
di tutti i leucociti, e la formula leucocitaria che indica le percentuali dei diversi leucociti: neutrofili, eosinofili,
basofili, linfociti e monociti, un aumento dei livelli di linfociti e della formula leucocitaria è un indice di un'infezione
in corso. Un altro valore importante è la conta delle piastrine che è un indice della capacità del sangue di
coagulare, infatti se la conta è troppo bassa andiamo incontro a un pericolo di emorragia, se invece è troppo alta
può avvenire un trombo e quindi un blocco a livello dei vasi.
L'emopoiesi, quindi la sintesi, la produzione
del differenziamento delle varie forme
cellulari all'interno del sangue, avviene
all'interno del midollo osseo, che è questo
tessuto formato da uno Stroma midollare
contenente le cellule staminali, che si
differenziano nei vari sottotipi cellulari.
Il midollo osseo all'interno, subito sotto la
corteccia, è irrorato da vasi, le arterie
nutritizie, che portano l'ossigeno e il seno
centrale venoso, dove avviene lo scambio tra
ossigeno e CO2.
Questa è la arteria che irrora il midollo osseo, dove le cellule una volta differenziate nello Stroma del midollo,
entrano in circolo.

Qui abbiamo l’ingrandimento di un vaso con lo Stroma midollare, dove avviene la produzione delle diverse cellule.
Nel midollo abbiamo una parte di Stroma midollare formato da cellule reticolari che sono molto simili agli astrociti
nel sistema nervoso centrale, e sono di supporto perché aiutano la sintesi di tutti i fattori di crescita, di
differenziamento, interleuchine importanti per il differenziamento delle altre cellule.
Troviamo fibre di collagene e matrice extracellulare.
Questa è una cellula staminale che porterà, nei vari passaggi di differenziazione, a un neutrofilo che poi entrerà in
circolo.
Qui abbiamo una cellula staminale che porterà la maturazione di un globulo rosso, il reticolocita espelle nella fase
finale il nucleo, e libera in circolo il globulo rosso finale, che ha una forma e un citoscheletro specifico adatto alla sua
funzione.
Questo è un megacariocita, cioè una cellula gigante che va incontro fino a 7 divisioni, senza la divisione del
citoplasma o del nucleo, quindi è una cellula con un nucleo molto grande e un metabolismo molto alto, che una
volta arrivato in contatto con l'endotelio del vaso, si infiltra tra le cellule endoteliali, e dalla sua parete esterna si
distaccano le piastrine, che vanno in circolo.
La produzione delle piastrine si autoregola in base alla necessità, quando avviene un danno a livello di un vaso.
Qui abbiamo i monociti, linfociti, e macrofagi, importanti per la pulizia delle cellule morte, gli stessi globuli rossi
durano in media 120 giorni e poi vengono portati via e fagocitati dai macrofagi.
Questi sono i globuli rossi o eritrociti, sono dei contenitori perché non hanno un nucleo, non hanno organuli, ma
hanno sono due membrane convesse con un citoscheletro nella parete della membrana ben organizzato in
filamenti, proteine di ancoraggio, proteine di actina che reggono e sostengono questa forma a due dischi schiacciati.
Questa è una forma funzionale, dei globuli rossi, per il trasporto dell'emoglobina e per il passaggio del globulo rosso
attraverso i capillari anche più sottili.
Le forme patologiche sono rappresentate qui sotto e abbiamo:
• La sferocitosi è una patologia in cui il globulo rosso diventa a forma di sfera si rigonfia, e può essere dovuto da
un basso contenuto di ioni in una soluzione ipotonica del sangue, in cui i liquidi entrano all'interno del globulo
rosso e danno questa forma caratteristica a sfera, si perde la forma biconcava. È una forma di anemia.
• Questo è un globulo rosso posto in un mezzo ipertonico, dove l'acqua viene portata all'esterno, il citoscheletro
rigido rimane intatto e forma queste specie di spine, questa forma spinosa. Cellule dette crenate.
• L'altra forma patologica è l'anemia falciforme in cui il globulo rosso assume una forma a falce, ed è dovuta ad
una emoglobina che forma delle calcificazioni, si mineralizza a contatto con l'ossigeno. È una grave forma di
anemia.
• I globuli rossi possono essere anche microcitici, cioè con delle dimensioni molto piccole ed è un'altra forma di
anemia oppure ipocromici, cioè con un contenuto più basso di emoglobina, quindi sono caratteristici perché
hanno un colore non rosso per la mancanza appunto di emoglobina.

L’emoglobina è una proteina tridimensionale molto grande, con 4 catene, due catene Alfa in azzurro, e due catene
Beta. Ogni catena lega al centro un gruppo EME, che è il gruppo che contiene il legame del ferro, importante per il
legame dell'ossigeno. Un’emoglobina normale, nell'adulto, è nell’80-90%, emoglobina di forma HbA, con due catene
Alfa e due catene Beta, e solo nel 2,5% nella forma HbA2, cioè formata da due catene Alfa e due catene Delta.

Il gruppo Eme è formato da


un anello porfirinico,
costituito da gruppi carbonio
idrogeno e ossigeno con il
legame al centro di una
molecola di Ferro. Il 70% del
ferro del nostro corpo è
trasportato attraverso il
gruppo Eme. Quindi quattro
gruppi Eme per ogni
molecola di emoglobina.
Il ferro deve essere assorbito attraverso i nutrienti e viene assorbito
nell'intestino, attraverso il lume intestinale, durante la digestione il
ferro può passare attraverso un trasportatore con accoppiato un
trasporto di ioni idrogeno, direttamente all'interno della parete
intestinale e poi trasportato nel lume extracellulare e poi nel
sangue attraverso la proteina ferroportina, oppure il gruppo Eme
attraverso un trasportatore specifico, viene trasportato all'interno,
viene suddiviso in porfirina e ferro, e il ferro trasportato poi verso
l'esterno, il liquido extracellulare, quindi nel sangue.
Questa regolazione avviene grazie al fegato che secerne un ormone specifico quando le riserve di ferro sono troppo
elevate e ne permette la degradazione. Il fegato è un organo che funge da immagazzinatore dei contenuti di ferro.

Qui abbiamo tutto il ciclo di trasporto del ferro, dalla digestione, visto che il ferro viene ingerito con la dieta, viene
assorbito attraverso la parete intestinale e trasportato con la ferritina nel plasma. A livello del midollo osseo, il ferro
si lega al gruppo Eme, viene legato nell'emoglobina, e poi le cellule eritropoietiche, perdono il nucleo, e vengono
trasportate in globuli rossi contenenti l'emoglobina. Hanno una vita all'incirca di 120 giorni, dopodiché, gli eritrociti
vecchi, vengono distrutti a livello della milza che li metabolizza, e li divide – converte l’emoglobina in eme e
bilirubina, la bilirubina ha 2 vie: o viene metabolizzata e escreta attraverso le urine attraverso i reni, oppure passa
nel fegato, dove il ferro viene immagazzinato da questo, che funge da riserva e all'occorrenza lo riversa nel plasma
attraverso la transferrina, oppure viene metabolizzata, la bilirubina, viene eliminata attraverso la bile, attraverso le
feci.
Un livello di ferro eccessivo nei bambini una assunzione di integratori contenente Ferro eccessiva, può portare ad un
avvelenamento da eccesso di ferro che è una patologia molto seria a carico del fegato e anche a carico della parete
intestinale con uno stato infiammatorio, diarrea, una gastroenterite molto grave.
L'eccesso di bilirubina nel plasma da diverse patologie, tra cui quelle epatiche e l'ittero, che è una patologia molto
comune nei neonati perché hanno un sistema emopoietico ancora non pronto e un eccesso di bilirubina può portare
a questo colorito giallo e a problemi a livello del fegato. Uno dei trattamenti dell'ittero è proprio la
somministrazione di emoglobina non fetale, ma l'emoglobina S, quindi l'emoglobina già adulta.
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia
Professore Barbara Picconi
Argomento: Il sangue 2

L’anemia è la condizione patologica in cui il sangue ha un contenuto di globuli rossi


più basso, oppure un contenuto di emoglobina più basso del normale che porta ad
una mancanza di ossigeno e ferro per l'organismo. In questo caso abbiamo uno
striscio di sangue normale, dove si vedono i globuli rossi, le piastrine e i linfociti.
Nel caso dell'anemia abbiamo un contenuto più basso di globuli rossi e questo può
essere dovuto ad una accelerata perdita di globuli rossi, cioè l'emopoiesi li
sintetizza, ma questi muoiono con una velocità più alta del normale e può essere
dovuto ad una perdita di sangue, quindi nel corso di un emorragia, di una
ferita,
abbiamo quindi un numero ridotto di eritrociti, oppure è dovuto ad anemie emolitiche, cioè sono quelle forme di
anemie dovute a un'accelerata rottura degli eritrociti, che si danneggiano prima del tempo e muoiono. Le anemie
emolitiche possono essere ereditarie o acquisite. Ereditarie sono per esempio la sferocitosi ereditaria che è
una patologia in cui gli eritrociti assumono quella forma sferica e hanno un difetto di membrana che non
permette il mantenimento della forma discoidale, e quindi provoca una degenerazione precoce. Difetti
enzimatici che producono e che portano ad una accelerata degradazione e morte degli eritrociti, oppure come
nell'anemia falciforme, una emoglobina anormale, la HbS che mineralizza a contatto con l'ossigeno e
provoca delle mineralizzazione, quindi perde la forma classica del globulo rosso, vi è un basso contenuto di
ossigeno e una forma quindi anormale.
Una delle cure dell'anemia falciforme è la sostituzione del HbS con HbF fetale, che quindi può ripristinare una forma
normale dei globuli rossi.
Le anemie acquisite emolitiche acquisite sono quelle dovute ad infezioni parassitarie, esempio nel caso della
malaria, anemie dovute a farmaci, che portano alla degradazione e al malfunzionamento del globulo rosso, a
reazioni autoimmunitarie che producono anticorpi contro le cellule stesse del sangue, quindi producono la perdita
accelerata di questo tipo cellulare.

Un'altra forma di anemia può essere non dovuta alla morte prematura dei globuli rossi, ma a una ridotta
produzione di globuli rossi, quindi per difetti a livello dell'emopoiesi, oppure per un difetto sia della sintesi
dei globuli rossi oppure della sintesi del suo contenuto, cioè dell'emoglobina. Il risultato finale è lo stesso, cioè è
la mancanza di ossigeno e ferro ai tessuti. Una ridotta produzione di globuli rossi può essere dovuta a causa di
trattamento con farmaci oppure radiazioni, che ne producono quindi un difetto nella sintesi, si chiama
anemia aplastica. Oppure una inadeguata assunzione di questi nutrienti essenziali che vanno a
costituire poi i componenti essenziali per la sintesi dell'emoglobina, quindi per esempio, una carenza di ferro,
che non viene assimilato, non viene assunto bene con la dieta, il ferro è importante perché è essenziale per la
sintesi del gruppo Eme all'interno dell'emoglobina. Una carenza di acido folico che è essenziale per la sintesi
del DNA, ed è importante quindi per la sintesi del mantenimento dell'emoglobina normale, una carenza di
vitamina B12, che è un coenzima sempre importante per la sintesi del DNA e la sintesi degli eritrociti.
Un'altra causa di anemia dovuta al difetto dei globuli rossi è l’inadeguata produzione di eritropoietina che è
uno dei fattori importanti durante l’emopoiesi e la sintesi dei globuli rossi.
Abbiamo visto che l'anemia è
una riduzione o nel numero o
nella funzione dei globuli rossi.
Il difetto opposto è la
policitemia o iperemia in
cui il numero di globuli rossi
invece è troppo elevato.
Qui abbiamo un'immagine del
sangue in cui tutte queste
sfere viola sono i globuli rossi
in un numero eccessivo. La policitemia può essere dovuta a un aumento nel numero di globuli rossi, quindi la
policitemia vera in cui abbiamo un 60-70% di presenza di globuli rossi, e questo rende il sangue molto viscoso,
non fluido e la resistenza del flusso sanguigno aumenta e quindi si può andare incontro ad un blocco del sistema
circolatorio, un rallentamento del flusso, quindi scompensi a livello cardiaco.
Nella policitemia relativa o falsa si ha un numero normale di eritrociti, ma è dovuta alla perdita di volume
plasmatico, quindi la parte liquida, quindi anche di acqua, che viene persa e questo può avvenire in seguito ad
un'emorragia, oppure a un grave stato di disidratazione. Quindi abbiamo un numero relativo di eritrociti più alto
perché manca la parte liquida. Anche questo va a portare ad uno scompenso di tutto il circolo cardiaco e la
circolazione sanguigna.

Le piastrine sono importantissime per la coagulazione del sangue. In seguito ad una rottura di un vaso sono le prime
che accorrono per formare il coagulo che va a tamponare il danno. Si formano dallo sfaldamento dei margini del
megacariocita, che è questa cellula molto grande, con un intenso reticolo endoplasmatico, organelli, un nucleo
molto elevato, è una cellula che si dice poliploide perché va incontro fino a 7 divisioni, senza la divisione del
citoplasma e del nucleo, quindi diventa una cellula molto grande, con un nucleo gigante e per sfagliamento a
contatto con l'endotelio del vaso, le piastrine vengono rilasciate all'interno del vaso.
Le piastrine hanno forma più liscia, abbastanza piccole nello stato inattivo, ma assumono una forma con queste
protuberanze nella forma attivata, perché le piastrine non hanno solo una funzione di riparo del coagulo, ma sono
importanti anche per le reazioni immunitarie, come prima risposta immunitaria alle malattie infettive, in processi
infiammatori come per esempio l'aterosclerosi.

Questo è uno schema di una cellula piastrinica con mitocondri, sono cellule anucleate, ma hanno mitocondri,
vescicole, granuli di diverso tipo, lisosomi per l’attivazione della risposta immunitaria, granuli alfa granuli
elettrondensi, importanti appunto per lo sviluppo di citochine e interleuchine, il rilascio di fattori importanti per la
risposta immunitaria.
Questo è il rivestimento mucopolisaccaridico, che è importante per la connessione, quando avviene la reazione per
l'inizio del segnale per la coagulazione per formare poi quella che è l'adesione delle piastrine una all'altra e alla
parete del vaso danneggiato.
L’emostasi è il meccanismo fisiologico dell'organismo per reagire ad un danno che avviene a livello di un vaso.
Questo è un esempio per spiegare che cos'è la’emostasi a livello dei vasi, se avviene un danno a livello di un vaso e il
sistema riparasse il danno bloccando completamente la circolazione sanguigna questo provocherebbe a valle di
questa chiusura una mancanza di arrivo di nutrienti e di ossigeno e quindi andrebbe incontro alla morte dei tessuti
che si trovano a valle del danno.
È proprio il meccanismo attraverso cui l'organismo permette il flusso del sangue attraverso i vasi, ma
nello stesso tempo ripara il danno senza provocare una chiusura completa della circolazione.
Questo avviene attraverso tre step principali:
1. Riduzione della pressione sanguigna nei vasi danneggiati (VASOCOSTRIZIONE)
2. Formazione blocco temporaneo (TAPPO PIASTRINICO)
3. Coagulazione del sangue finchè i tessuti non sono riparati
Nel primo step avviene una vasocostrizione, per rilascio soprattutto di serotonina che va a vaso costringere, quindi il
sangue arriva in minore quantità nella parte dove c’è il vaso danneggiato.
Nel secondo step avviene la formazione di un tappo piastrinico per arrivo delle piastrine che vanno a tamponare
il danno, un tappo non permanente.
E nel frattempo vengono sintetizzati tutti quei fattori che portano alla coagulazione del sangue, la formazione del
coagulo rimane finché i tessuti non sono riparati e a quel punto il cuagulo può essere sciolto e quindi il danno è
riparato.

Questo è il circuito dell'emostasi. Emo vuol dire sangue, e stasi vuol dire sblocco, è proprio il meccanismo che
ripara il danno mantenendo però una corretta circolazione sanguigna. Il danno della parete di un vaso attiva
l'esposizione del collagene, che normalmente è al di sotto dell'endotelio dove non si possono legare le piastrine, al
momento del danno del vaso il collagene viene a contatto con l'esterno, con i liquidi interni del vaso, avviene
l'attivazione delle piastrine, che in questo caso possono legarsi al collagene, attivano tutta una serie di fattori di
citochine, che vanno a stimolare la vasocostrizione, già l'esposizione del collagene stimola la vasocostrizione, quindi
arriva meno sangue nel punto dove c’è il danneggiamento del vaso.
La seconda reazione è l'esposizione di fattori tissutali che portano all'attivazione di tutti quei fattori della cascata
coagulativa, che portano alla stimolazione della produzione di piastrine, che si iniziano a legare e a formare il tappo
piastrinico, non permanente. Un feedback positivo di rinforzo va a stimolare di nuovo il rilascio di altri fattori
piastrinici che ne continuano la produzione.
Una volta formato questo tappo piastrinico
provvisorio, da una parte l’emostasi
temporanea che quindi previene e
contiene il danno mediante la
vasocostrizione e il tappo piastrinico,
mentre dall'altra parte il tappo piastrinico
si rinforza, avviene la stimolazione di tutti i
fattori stimolanti la coagulazione, per
ultimo la trasformazione di fibrinogeno in
fibrina che stimola e rinforza l'adesione
delle piastrine. Queste vanno da una parte
a stimolare la crescita cellulare, le cellule
durante questo tappo piastrinico
provvisorio, riparano il vaso, mentre
dall'altra parte si forma un coagulo vero e
proprio dovuto a tutti i fattori di
coagulazione e una volta che è avvenuta la
riparazione del danno, il coagulo viene
sciolto mediante la liberazione della
plasmina che scioglie lentamente la fibrina,
scioglie Il coagulo e quindi la parete del
vaso è riparata.
I fattori coinvolti nel primo step di rilascio del coagulo da parte delle piastrine sono rappresentati in questa
immagine. L'endotelio sano rilascia prostacicline e ossido nitrico che non permettono l'adesione delle piastrine,
quindi in un vaso normale le piastrine circolano ma non si possono legare.
Una volta che avviene un danno al livello del vaso, il collagene che si trova al di sotto dell'endotelio, tra questo e le
cellule muscolari, viene esposto e avviene il rilascio di fattori tra cui PAF, cioè il fattore attivante le piastrine, l’ADP
che viene dal metabolismo dell'atp, e il PDGF che è un fattore di crescita sempre delle piastrine, favoriscono
l'aggregazione, il contatto delle piastrine con il collagene e la liberazione di questi fattori piastrinici stimolano
l'arrivo di nuove piastrine che vanno a rinforzare e formare il il tappo piastrinico, che va temporaneamente a
chiudere il vaso.
Nel frattempo, in questa parte, avvengono i meccanismi di recupero e riparazione del danno.

Tutte le vie che portano alla formazione del coagulo e alla coagulazione vera e propria.
La via intrinseca che è attivata quando avviene il contatto tra il collagene e le piastrine, vi sono tutta una serie di
fattori che si trovano in uno stato inattivo (questi in bianco) che a cascata vengono attivati.
Il primo è il fattore XII che viene attivato dal contatto con il collagene attivato nella sua forma attiva, il 12 attiva il
fattore XI che a cascata viene attivato. Un fattore importante per l'attivazione è lo ione calcio che è anche detto
fattore 4, a cascata il fattore XI attiva il fattore 9 nella sua forma attiva, per ultimo mediante il fattore VIII avviene la
conversione del fattore 10, grazie a calcio e fosfolipidi, nella forma attiva.
Questa è la fine della via intrinseca attivata dal contatto con Il collagene nella sede del danno.
La via estrinseca invece è dovuta all'esposizione della lesione che stimola il fattore tissutale 3, che converte il
fattore 7 in altri fattori attivi che rinforzano questa via e rinforzano la produzione del fattore 10, che è importante
perché stimola la conversione dalla protrombina alla trombina, che è il fattore ultimo che converte poi il fibrinogeno
in fibrina. La fibrina forma dei legami intorno i globuli rossi e forma Il coagulo vero e proprio nella zona danneggiata.
Il fattore 10 produce una retroazione positiva, feedback positivo, che va ad attivare i vari fattori e quindi continua a
catena, questa catena viene rinforzata affinché il coagulo non è stabilizzato. Il fattore ultimo, sempre mediante il
calcio, la fibrina viene attivata attraverso l’azione del fattore XIII attivo in fibrina stabilizzata che forma Il coagulo nel
nel punto dove è danneggiato, dove deve essere interrotto il circolo sanguigno.
Tutti questi vari fattori vengono prodotti, alcuni dal fegato o direttamente nel plasma, tra cui la protrombina, la
trombina, il fibrinogeno e la fibrina prodotti dal fegato e poi riversati direttamente nel plasma, il fattore XIII che è
prodotto anche dai megacariociti, le cellule progenitrici delle piastrine.
Tranne le piastrine, tutte le altre cellule producono anche il fattore tissutale, che è 3, che è il fattore scatenante la
via estrinseca nel luogo della lesione.
I fattori coadiuvanti in tutta la via di coagulazione sono il calcio anche denominato fattore quattro e fattori assunti
con la dieta tra cui importante la vitamina K, che è un cofattore enzimatico che serve appunto per la sintesi dei
fattori di coagulazione, quindi una carenza di vitamina K porta ad una mancanza di fattori di coagulazione, quindi un
pericolo di emorragie. Una volta che è avvenuta la riparazione, il coagulo deve essere sciolto, fattori anticoagulanti
sono l'eparina, l'antitrombina III, la proteina C.
Questa è l'ultima fase del coagulo. Qui abbiamo rappresentati i globuli rossi e la rete di fibrina, che forma un vero e
proprio ammasso del coagulo, serve appunto per bloccare l'emorragia e evitare la fuoriuscita di sangue.
La fase finale, la coagulazione vera e propria, è la trasformazione dal fibrinogeno in polimero di fibrina grazie alla
formazione della trombina. Il coagulo viene poi risolto una volta che è avvenuta la riparazione e avviene la
fibrinolisi, che è il processo mediante il quale, i fattori, prima di tutto il plasminogeno, che si trova in forma
inattiva, viene attivato grazie alla trombina stessa e al tPA, che appunto, attivano il plasminogeno in plasmina,
questa scioglie i polimeri di fibrina in frammenti di fibrina.
Una terapia nei soggetti a rischio infarto, a rischio di trombi nelle vene, quindi di coaguli, sono l'tPA (terapia anti-
infarto), il fattore plasminogeno, e la streptochinasi che è un antibiotico, che servono per attivare il plasminogeno in
plasmina e quindi la plasmina aiuta a sciogliere i frammenti ad evitare in questo caso i coaguli.
Un altra terapia utilizzata in caso di propensione alla formazione dei coaguli, è il trattamento con l'acido
acetilsalicilico, l'aspirina, che è un antipiastrinico e quindi evita l'aggregazione delle piastrine e quindi la formazione
dei trombi, dell'interruzione quindi del flusso sanguigno.
Anatomia e Fisiologia
Potenziale d’Azione
Barbara Piccioni

Allora rivediamo un po' il concetto di potenziale d'azione perché è un concetto importante per
molte delle cellule del nostro organismo, tutte quelle cellule che hanno un'attività elettrica di
neurotrasmissione o anche le cellule stesse per la contrazione dei muscoli e le cellule cardiache.
Ripartiamo un po' dalle origini del come si è scoperto il potenziale d'azione. Una delle prime
teorie all’origine di questa scoperta è stata effettuata alla fine del XVIII secolo, il 1790, da Luigi
Galvani, che scoprì che i tessuti viventi producono delle correnti elettriche. Lui notò che
toccando durante una biopsia un muscolo di rana, questo muscolo si muoveva quando lui
teneva in contatto due metalli diversi in contatto tra di loro e poi uno dei due che toccava
toccava il muscolo e l'altro un nervo. Aveva scoperto quello che lui chiamava la conduzione
animale, cioè lui pensava che fosse una proprietà intrinseca del muscolo della rana. In realtà
poi nel 1890 Matteucci fece un'altra scoperta che direttamente identificò proprio le correnti
elettriche che si generano attraverso i nervi tramite due tessuti diversi. Lui pose due distinti
metalli, lo zinco e il rame, sul muscolo lesionato che aveva però una zona di contatto, un nervo,
che portava poi ad un altro muscolo. Quando i due metalli non erano in contatto con il nervo
del primo muscolo, il secondo rimaneva rilassato; quando invece i due metalli tra di loro in
contatto, contattavano da una parte il nervo, questo produceva una corrente elettrica che
passava, nonostante il muscolo fosse lesionato, attraverso l'altro nervo fino al muscolo che si
contraeva. Quindi Matteucci nel 1890 identificò proprio che il secondo muscolo si può contrarre
perché vi è un passaggio di cariche elettriche, una corrente elettrica, da un muscolo all'altro
attraverso i nervi. Questo è alla base della fisiologia nervosa.

Quello che passava attraverso quel nervo è appunto il potenziale d'azione. Alla base del
potenziale d'azione quindi di questa attività elettrica dei neuroni, delle cellule che porta no ad
una conduzione. Quindi le cellule sono i neuroni, cellule a contatto con recettori di tipo
meccanico, della luce di tipo termico, quindi comunque quelle quelle cellule che devono
trasportare un segnale elettrico. Alla base di tutto c'è il potenziale di membrana e il potenziale
di membrana è la differenza di potenziale cioè la differenza di cariche elettriche tra un lato e
l'altro della membrana. Questa è la membrana di fosfolipidi e lo strato dentro di fosfolipidi che
circonda la cellula e le cariche all’interno e all’esterno della cellula sono diverse e diversamente
distribuiti sono gli ioni, questo produce una differenza di cariche positive e negative tra i due
tra i due compartimenti: all'interno della cellula abbiamo, come vediamo in questa in questa
figura, una maggior concentrazione di potassio e mentre all'esterno c'è una maggior
concentrazione di sodio e cloro. All'interno la porzione intracellulare nonostante abbia una
concentrazione più alta di potassio ha però una concentrazione di cariche positive sempre più
bassa rispetto al compartimento extracellulare, quindi all'interno della cellula diciamo che Il
compartimento intracellulare più negativo rispetto a quello esterno. Il potenziale di membrana
di riposo di una cellula cioè lo stato della membrana a riposo in cui gli ioni non passano dalla
parte all'altra, cioè uno stato di equilibrio, è il potenziale di membrana a riposo e normalmente
è negativo e quasi sempre più negativo all'interno e quindi diciamo che il potenziale a riposo di
una cellula normale, di un neurone, può variare dai -60 a -80 o - 90. Ogni tipo neuronale, ogni
tipo di cellula ha un suo potenziale di partenza come vedremo poi dopo

Questo è il metodo di misurazione del potenziale di membrana a riposo. La parte in viola


rappresenta la membrana cellulare all'esterno vi è maggiore distribuzione di cariche positive
dove è più presente il sodio e il cloro, all'interno vi è una una presenz a maggiore di cariche
negative sulla membrana e quindi avremo in questo caso e in questo macchinario che è
oscilloscopio, attraverso un elettrodo e poi un elettrodo di misurazione che è questa specie di
siringa, in questa siringa riproduciamo quello che è stato l’esperimento di Galvani cioè un
metallo da questa parte collegata ad un altro metallo che all'interno di questa pipetta dove vi è
argento ricoperto di cloruro di argento e riempito con cloruro di potassio. Cloruro di potassio
perché all'interno delle cellule il potassio abbiamo detto è lo ione principalmente presente.
Quando accendiamo l’oscilloscopio noi possiamo misurare la differenza di potenziale, tra
questo pipetta cioè questo questa elettrodo e l'altro di riferimento: in questo caso il potenziale
di membrana è meno 90, molti neuroni hanno un potenziale di membrana molto basso molto
negativo e questo vedremo poi è importante perché per avere il potenziale d'azione quindi per
arrivare ad un'attività eccitatoria , il potenziale ha bisogno di essere depolarizzato vuol dire che
le cariche positive devono entrare all'interno della cellula e portare questo potenziale verso la
soglia e poi superarla, quindi da meno 90 arrivare verso potenziali sempre più positivi per poi
superarli e arrivare al potenziale d'azione. Le cellule eccitabili hanno potenziali di riposo vanno
dai -70 ma anche meno, ai -60 fine fino ai -90.

Il potenziale d'azione è il valore a cui arriva il potenziale di riposo per poter dare il via ad un
segnale elettrico: è quello che è il segnale elettrico che poi arriva da un nervo all'altro, da un
muscolo all'altro e il potenziale d'azione anche detto Spike, proprio per per indicare questa
punta, questa forma caratteristica che è la depolarizzazione ed è prodotta dalle membrane delle
cellule eccitabili cioè neuroni, le cellule muscolari per esempio le cellule del cuore, le cellule
muscolari cardiache, le cellule muscolari scheletriche le cellule che fungono da recettori o le
cellule secretorie cioè quelle che secernono ormoni. In questo grafico è disegnato un potenziale
d'azione, l'abbiamo visto già durante le lezioni, questo è il potenziale di riposo In questo caso
-70. Per avvenire il potenziale d'azione vuol dire che si aprono dei canali, dei canali che possono
essere principalmente i canali del sodio, vuol dire che una volta che si aprono questi canali, il
sodio entra all'interno della membrana il potenziale da -90, quindi carica negativa, quando
entra il sodio che è uno ione positivo, si depolarizza: si depolarizzerà se supererà la soglia qui
indicata a -50 con questa linea rossa. Supera la soglia e partirà il potenziale d'azione se
l'attività' resta al di sotto della soglia, il segnale ritorna a riposo, cioè quel segnale che è
confinato nella parte vicino al Soma della cellula se non supera la soglia non arriva lontano,
resta confinato nella cellula stessa. In questo caso superare la soglia si ha una permeabilità e
un'apertura sempre di più dei canali del sodio perché vedremo che man mano che entrano
cariche positive si aprono altri canali che sono detti voltaggio-dipendenti cioè dipendono dal
voltaggio della cellula, man mano che entrano cariche positive questi canali si aprono sempre di
più quindi si va verso il potenziale che supera lo zero, arriva a valori positivi e in questo caso più
+30. A questo punto abbiamo il picco del potenziale d'azione, i canali del sodio si chiudono e si
aprono i canali del potassio. I canali del potassio quando si aprono abbiamo detto che il
potassio è maggiormente presente, concentrato all'interno della cellula, quindi quando si
aprono i canali del potassio, il potassio esce dalla cellula, è sempre uno ione positivo, quindi
uscendo dalla cellula sia ha la ripolarizzazione il potenziale si dice anche che iperpolarizza cioè
ritorna verso il potenziale di membrana di riposo, torna in in basso si ha questa piccola
flessione e poi si ritorna al valore di partenza. Qui sotto sono rappresentate, anche se si vede
poco, il voltaggio che è quello rappresentato qui dalle differenze di potenziale, e le
concentrazioni di ioni di sodio e di potassio. Come vedete il potassio si attiva solo nella fase di
ripolarizzazione dopo il picco del potenziale d'azione, ritorna poi a chiudersi.
In quest'altra diapositiva abbiamo proprio i canali del sodio voltaggio dipendenti che sono dei
canali particolari perché legano e permettono l'ingresso del sodio ma hanno due altre molecole,
una all'interno del canale e una all'interno della cellula che bloccano il cana le. Il canale
inattivato vuol dire che le tutte e due queste estremità del canale chiudono il passaggio, in
questo caso il cancello di attivazione che è all'interno del canale, chiude a questo potenziale,
cioè il potenziale -70, il potenziale di riposo, chiude il canale e quindi il sodio non può entrare.
Quando abbiamo un inizio di depolarizzazione, quindi l'inizio dell'ingresso di cariche positive
arriva il segnale lo stimolo depolarizzante raggiunge il canale, il cancello di attivazione si apre,
il sodio inizia ad entrare. Il primo stimolo depolarizzante in genere è dovuto all'arrivo del calcio
quindi all'arrivo del segnale oppure nel caso di recettori per esempio recettori localizzati per la
trasmissione recettoriale sensitiva, il segnale è dato proprio dallo stimolo olfattivo o il suono, la
luce, con la contrazione quindi arriva questo segnale, si ha l'apertura del canale di attivazione, il
sodio inizia a entrare, qui vediamo un inizio di depolarizzazione, da -70 si arriva al valore
soglia. Quando arriviamo al valore soglia e la superiamo, l'ingresso e l'attivazione del sodio è
sempre più alto, abbiamo un aumento della concentrazione del sodio e quindi la
depolarizzazione è sempre più alta, supera lo zero, si arriva al picco di depolarizzazione fino a
+30. A questo punto siamo arrivati al massimo di depolarizzazione, il cancello di inattivazione
che è nella porzione intracellulare da questa parte gialla è la parte all'interno della cellula, come
vedete qui abbiamo adesso più cariche positive mentre all'inizio avevamo cariche negative
all'interno, il cancello di inattivazione chiude il canale quindi si ha il blocco dell'ingresso del
sodio. A questo punto, il sodio non entra più, si ha l'apertura del potassio quindi la
ripolarizzazione e i due canali ritornano al punto di partenza cioè il cancello di attivazione
all'interno del canale si chiude e l'altro ritorna a riposo. Questo è un meccanismo che succede
per esempio anche nell’ assone nella trasmissione del potenziale d'azione, lungo l'assone de l
neurone si ha la depolarizzazione di una parte dell'assone che come vedremo poi attiva la parte
successiva e la parte in precedenza ritorna al controllo.

Qui abbiamo quello che abbiamo descritto in quelle figure con il canale. Abbiamo la curva di
depolarizzazione, in rosso, è il potenziale d'azione, quindi il potenziale di membrana a riposo,
l'apertura del primo cancello quindi l'ingresso del sodio, si ha la depolarizzazione, si arriva al
picco, in questo periodo che è il periodo refrattario assoluto non possono avvenire nuovi
potenziali d'azione perché i canali sono già impegnati in questa depolarizzazione. A questo
punto il canale del sodio si chiude il secondo cancello, si aprono i canali del potassio, qui la
curva del potassio è questa in viola, il sodio come vedete inizia a scendere perché non può più
entrare ma invece aumenta la concentrazione del potassio che man mano esce, la curva di
attivazione del canale del potassio sale e la curva di depolarizzazione torna al controllo. Una
volta tornata al controllo abbiamo il periodo refrattario relativo cioè mentre nella fase
precedente (periodo refrattario assoluto) noi abbiamo l'impossibilità di avere nuovi potenziali
nella cellula, nel periodo refrattario relativo un nuovo segnale, una nuova depolarizzazione può
avvenire, ma soltanto se supera il livello soglia. Potenziale al di sotto del livello soglia non
scateneranno un potenziale d’azione successivo.

Qui abbiamo rappresentato il nostro neurone. Questo è lo stimolo, questo è il term inale
sinaptico con lo stimolo e il potenziale che arriva quindi sul corpo cellulare. Quello che abbiamo
descritto prima, cioè la propagazione del potenziale d'azione, deve arrivare nella zona trigger
per poter poi arrivare a distanza lungo l'assone. Qui è rappresentata la registrazione di un
potenziale d'azione vicino allo stimolo che supera il potenziale d'azione ma se questo stimolo
non è sufficientemente elevato non arriverà ad attraversare tutto il corpo cellulare, non arriverà
abbastanza forte alla zona trigger in grado di superare la soglia e quindi non avremo poi un
potenziale d'azione che insorga a stimolare tutto l’ assone. In questo caso abbiamo un
potenziale graduato sopra soglia cioè il potenziale iniziale elevato perché lo stimolo era molto
elevato, abbiamo un potenziale d'azione elevato che riesce ad arrivare alla zona trigger in modo
da superare la soglia e quindi qui parte il potenziale d'azione che arriverà attraverso l'assone poi
al successivo neurone. Questo è il meccanismo con cui neurone parla con un altro.
Qui vediamo proprio la zona trigger e il potenziale d'azione che lungo l'assone man mano,
questi sono le pipette di registrazione che abbiamo visto prima gli elettrodi lungo l'assone il
potenziale d'azione perde energia, perde forza un po' per dispersione di corrente, come avviene
nei liquidi durante il passaggio attraverso i tubi man mano vi è la resistenza anche delle pareti,
in questo caso la resistenza è fatta dalla dal citoplasma all'interno della cellula e quindi man
mano il potenziale diventa sempre più debole, per questo per arrivare poi alla fine dell'assone
dipende dalla quantità di partenza da quanto era forte il segnale di partenza nella zona trigger.
In questo caso vediamo come funziona quello che abbiamo detto prima, cioè i canali voltaggio
dipendenti che si aprono, entro il sodio, si innesca la depolarizzazione che andrà ad attivare il
canale successivo, il canale vicino praticamente nella membrana. Con questo passaggio avremo
questo recettore (canale blu seconda riga) che era chiuso, si attiva e si apre, entrano in questo
caso cariche positive di sodio, quindi il segnale andrà ad attivare la successiva porzione, quindi
lungo la membrana sempre un pezzetto più in là, questo passaggio non può avvenire nell'altra
direzione perché un meccanismo di deattivazione va a chiudere il canale precedente, questo In
blu che qui adesso è in rosso (seconda riga) perché il cancello di inattivazione che lo chiude,
quindi da qui non possono entrare cariche positive cioè non può entrare il sodio quindi il
segnale può andare solo verso destra. Questo meccanismo è quello che produce poi la zona
,questa qui, questa zona (sempre il canale rosso seconda riga) è la parte che s arà la zona che
avrà il periodo refrattario cioè che non può essere riattivata perché il cancello di inattivazione
chiude il canale. Quando questo meccanismo, passato un certo periodo di tempo, i due cancelli
tornano essere normali, quello all'interno del canale chiude il canale ma l'altro è aperto, questo
canale del sodio adesso (terza riga canale verde) è pronto per ricevere un nuovo un nuovo
impulso cioè finito periodo refrattario assoluto, mentre in questo caso il periodo refrattario
assoluto sarà in questa porzione della membrana (canale rosso terza riga) dove c'è il recettore in
rosso cioè questo meccanismo si propaga in questo modo da una porzione all'altra della
membrana e lungo l'assone in questa direzione c'è solo in una direzione.
Questo è il meccanismo con cui il segnale passa negli assoni ed in particolare anche nei neuroni
motori che arrivano quindi ai muscoli e sono quelli ricoperti dalla guaina mielinica, gli assoni in
questo caso hanno la guaina mielinica che ricordo è la membrana degli oligodendrociti che si
va ad avvolgere attorno all’assone e produce una zona isolata dove non sono presenti i canali, i
canali sono presenti solo a livello dei nodi di Ranvier, le porzioni scoperte, quelle non coperte
dalla membrana degli oligodendrociti, questo perché in questo caso quando arriva l'onda di
depolarizzazione e si aprono questi canali, entra il sodio e la depolarizzazione salta
direttamente in questa parte cioè al nodo successivo quindi è molto più veloce Perché i
motoneuroni devono arrivare molto lontani quindi in questo modo la trasmissione è molto più
veloce e poi vi è la ripolarizzazione della parte precedente questa parte andrà nello stato
refrattario dove non può venire un secondo impulso e quindi la trasmissione andrà da un nodo
all' altro. Nella malattia nella sclerosi multipla quello che succede è il danneggiamento della
mielina e la degenerazione dell'assone, quindi poiché degenera la mielina, l'onda di
depolarizzazione quindi le cariche positive di sodio, attraversano questa parte della membrana
che non è più protetta dalla mielina e quindi si disperdono le cariche e le cariche non arrivano a
depolarizzare, come normalmente succede, il successivo Nodo di Ranvier, cioè man mano che si
va avanti lungo l'assone danneggiato si ha la dispersione delle cariche che fuoriescono qui dove
non trovano i canali da depolarizzare, quindi da aprire, e quindi la depolarizzazione sì va
praticamente ad esaurire, di conseguenza i pazienti hanno questa danneggiamento proprio
delle terminazioni dei motoneuroni che arrivano ai muscoli perché non arriva più una
trasmissione elettrica corretta.

In quest'altra diapositiva ripetiamo un po' quello che abbiamo visto prima, cioè la quantità e
l'azione lungo il neurone dipende anche dal tipo di segnale iniziale, in questo caso abbiamo uno
stimolo, un recettore che riceve lo stimolo, questo è un neurone sensoriale afferente che poi
porterà il segnale al rilascio di neurotrasmettitore per portare all'attivazione di un organo
bersaglio. Se lo stimolo è non molto potente avremo un potenziale d'azione con dei, queste
sono le spike, le varie potenziali d'azione, avremo nella zona trigger e poi lungo l'assone e
avremo al terminale assonico un rilascio di neurotrasmettitore di una certa quanti tà. Se lo
stimolo iniziale per esempio un recettore tattile ha uno stimolo molto più forte, avremo un
potenziale graduato più forte e un superamento della soglia più elevato e un rilascio di
neurotrasmettitore più elevato quindi in questo caso avremo una risposta più o meno elevata a
seconda dello stimolo iniziale del potenziale graduato iniziale.
Qui vediamo meglio sempre questo circuito, il circuito nervoso delle cellule sensoriali. Il
circuito sensoriale è fatto da recettori che si trovano per esempio di tipo meccanico, chimico
alla luce o al tatto, quindi in questo caso sulla superficie, neuroni sensoriali, fibra nervosa
afferente che arriva al sistema nervoso centrale per esempio sono i neuroni sensoriali sono
quelli che arrivano al midollo spinale, qui abbiamo un Interneurone che riceverà il segnale dal
neurone afferente sensoriale e lo trasmetterà al neurone efferente nel sistema nervoso centrale
per dare poi la risposta (NB ho inserito un approfondimento su differenza tra i neuroni
afferenti/efferenti e loro posizionamento a fine lezione). Qui abbiamo due tipi di stimoli: il
primo stimolo è quello che deriva dai recettori quindi di tipo meccanico, chimico la luce e il
suono, che attivano il neurone afferente, il neurone sensoriale, questo è il neurone sensoriale
rappresentato qui in questo caso è rovesciato (seconda immagine a destra), questa è la
terminazione dove si trova lo stimolo e questa è la sua zona di ricontatto e questo è il corpo
cellulare in questa zona. Lui avrà un un potenziale graduato che è il potenziale che ci dà la
risposta a quello stimolo sul recettore. Il potenziale graduato è quello che abbiamo visto nella
nella precedente diapositiva cioè questo qui dipende dal grado dalla potenza dello stimolo che
può essere più o meno forte e lo stimolo di comunicazione che deve arrivare tra due neuroni o
tra i recettori e neuroni in maniera abbastanza vicina, cioè devono essere delle distanze non
superiori a qualche micron, quindi molto vicine e non si può allontanare di molto, deve arrivare
alla zona trigger per poi permettere l'attivazione invece dei potenziali tutto o nulla che sono i
potenziali d'azione che si propagano lungo l'assone fino all'altro neurone. Quando arriva
all'altro neurone anche qui avremo un potenziale graduato che deve superare la soglia nella
zona trigger per innescare potenziale tutto il nulla ed arrivare alla risposta tramite
l'Interneurone al neurone, all'altra cellula.

In questo caso qui abbiamo l'altro potenziale graduato che è quello arriva al nostro
interneurone. Gli interneuroni sono neuroni che sono chiamati così proprio perché si trovano
all'interno del sistema nervoso centrale, nel cervello oppure nel midollo osseo e sono tutti
contenuti all'interno del sistema nervoso centrale e fanno da collegamento tra il neurone
sensoriale e l'altro neurone principale. In questo caso abbiamo le terminazioni segnale graduato
che arriverà sullo stesso neurone e se la somma dei due segnali supera la soglia allora può
partire il potenziale d'azione. Una volta superata la soglia, entra in gioco il potenziale d'azione
vero e proprio quello che viene detto tutto o nulla, tutto o nulla perché deve superare una certa
soglia sennò non parte.
In questo caso il potenziale tutto nulla o potenziale d'azione, che serve nel caso della fibra
sensoriale a trasportare il segnale derivato dai recettori sensoriali fino al sistema nervoso
centrale, direttamente all'interneurone e da questo se si supera la soglia un altro p otenziale
d'azione porterà il segnale al nostro neurone efferente. Quindi la trasmissione del segnale
elettrico nel circuito avviene grazie all'alternanza di questi potenziali elettrici graduati e dei
potenziali tutto o nulla, cioè il potenziale d'azione.
Tutto questo è valido per i neuroni ma è valido anche per le cellule contrattili, le cellule
principali che hanno un potenziale d'azione per la contrazione sono le cellule del miocardio,
del muscolo del miocardio, e le cellule muscolari del muscolo scheletrico. Abbiamo visto che
nelle cellule del miocardio abbiamo due tipi di cellule che reagiscono con il potenziale d'azione
nel cuore, le pacemaker e quelle della muscolatura. Una cosa da fare attenzione che il
potenziale d'azione è quello che si scatena nelle cellule della muscolatura quando arriva il
segnale dalle cellule pacemaker che sappiamo sono le cellule che producono autonomamente
rispetto al sistema nervoso centrale, producono potenziali d'azione producendo il ritmo della
contrazione del cuore. Nelle cellule del miocardio una volta che arriva questo segnale, questo
segnale rosso, questa in rosso è la membrana delle cellule del miocardio che ha ricevuto l'onda
dei potenziali d'azione. In questo caso il potenziale d'azione ha questa curva che è diversa da
quella dei neuroni perché ha questo periodo di plateau molto più lungo dura 250 millisecondi,
quindi è molto più lungo il periodo refrattario assoluto perché nelle cellule cardiache è
necessario che non si vadano a sommare i potenziali d’azione, in questo periodo di tempo
avviene la contrazione muscolare, quello che è importante distinguere che il potenziale
d’azione tra questa curva in rosso è quello che succede in questa parte della membrana, quando
arriva, serve per attivare i recettori della rianodina e l’ingresso di calcio, i recettori rianodinici si
attivano in seguito all’ingresso del calcio e il calcio dal reticolo sarcoplasmatico viene liberato.
Quindi questo è il potenziale di azione che attiva l’ingresso del calcio. (Vedi approfondimento
sul potenziale d’azione delle cellule del miocardio di lavoro per ulteriori dettagli)
Quello che succede invece per la contrazione all’interno della membrana è poi la liberazione del
calcio e il segnale di contrazione e rilassamento. Quando parliamo del potenziale d’azione
(slide precedente con il periodo refrattario molto lungo, questo è il potenziale d’azione che
avviene qui, non è la contrazione della cellula muscolare), che avviene invece per il rilascio del
calcio dal reticolo sarcoplasmatico e il legame con l'actina e la miosina e quindi la cont razione e
poi in seguito avviene il rilassamento. La curva di contrazione della cellula è qui rappresentata
in Celeste (slide precedente) quindi man mano che dopo il picco di depolarizzazione del
potenziale d'azione ancora non è avvenuta la contrazione della cellula muscolare ma il picco di
contrazione avverrà quasi alla fine del periodo di plateau perché deve entrare sufficiente calcio
all'interno della cellula per poi fare avvenire la contrazione del muscolo. Quando poi il plateau
finisce poco prima fine della contrazione, i canali del potassio si riaprono, il potassio fuoriesce
,si chiudono i canali del calcio e quindi man mano il potenziale d'azione torna a riposo ma la
contrazione della cellule miocardica finisce più tardi perché deve finire questo proc esso cioè il
calcio che si era legato all’actina e misiona si ri libera, viene riportato nel deposito del reticolo
sarcoplasmatico oppure viene rilasciata l'esterno attraverso i trasportatori quindi avviene
leggermente dopo, il trigger cioè il segnale che attiva questo potenziale d'azione è dato dalle
cellule pacemaker.
Qui abbiamo rappresentato un muscolo cardiaco con questo plateau molto lungo, molto
caratteristico delle cellule cardiache perché appunto non vi deve essere sommazione che
porterebbe ad uno squilibrio della frequenza cardiaca e quindi i due qui rappresentati, i
potenziali d’azione, le curve di contrazioni sono separate, mentre nel muscolo scheletrico il
potenziale è molto più simile a quello che avviene nel neurone, molto veloce, sono meno di 10
millisecondi e quindi la contrazione è molto più lunga e questo periodo refrattario assoluto è
molto più piccolo mentre quello relativo è più lungo e in questa fase se si supera la soglia i
potenziali si possono sommare e andare a creare una contrazione muscolare del muscolo
scheletrico molto più forte.
Mentre il muscolo scheletrico riceve il motoneurone, quindi riceve quello che abbiamo visto
prima il segnale lungo le fibre assonali del neurone mielinizzato, nel cuore le cellule contrattili
che hanno questo potenziale d'azione ricevono il primo segnale dalle cellule autoritmiche che si
trovano nel nodo senoatriale che hanno un potenziale d'azione molto più simile a quello dei
neuroni, molto più più veloce.
Il trigger del segnale iniziale del potenziale delle cellule autoritmiche è dato dai canali Funny
che si aprono, entra sodio e poi si aprono molti più canali del calcio e questo ha una durata
molto più breve e non hanno quella fase di plateau così lunga, non c'è proprio il plateau

(vedi approfondimento sul significato funzionale del plateau del potenziale d ‘azione del
miocardio di lavoro per ulteriori dettagli sulle cellule pacemaker).
Infine una particolarità è data da queste cellule, sono cellule pacemaker nell'apparato
gastrointestinale nella parte del fondo dello stomaco e dell' intestino tenue, abbiamo delle
cellule molto simili a quelle del cuore sono dette cellule interstiziali di Cajal (ICC) e sono la
causa delle contrazioni fasiche dello stomaco e dell'intestino: sono autoritmiche anche queste,
hanno un valore soglia molto basso del -60 millivolt e quando queste onde di depolarizzazione
superano grazie all'ingresso del calcio questa soglia, abbiamo queste onde di depola rizzazione
fasiche che sono caratteristiche perché sono simili a quelle del cuore quindi autoritmiche si
generano da sole. La forza della contrazione muscolare dello stomaco dipende dalla frequenza
ma anche dalla durata della scarica, più è alta la scarica più la forza di contrazione più alta
quindi sono una particolarità dell' intestino che lo rende un po' autonomo dal sistema nervoso
centrale.
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

APPARATO DIGERENTE
L’apparato digerente è costituito da una serie di organi che cooperano per svolgere determinate
funzioni che riguardano l’Ingestione (assunzione selettiva di cibo), la Digestione (frammentazione
meccanica e chimica del cibo in forma utilizzabile), la Secrezione (di acidi, enzimi e tamponi),
l’Assorbimento delle molecole nutrienti nel sangue e nella linfa, la Compattazione (ossia la
progressiva disidratazione del materiale non digeribile) ed infine la Defecazione.
Inoltre il tratto digerente ha un rivestimento che lo difende dall’azione di enzimi e acidi digestivi, da
stress meccanici o agenti patogeni.
Descriviamo brevemente l’organizzazione istologica generica del canale digerente.
Possiamo distinguere 4 tonache:
Dall’interno verso l’esterno avremo la TONACA MUSCOSA la quale si solleva e forma delle pliche
(pieghe).
Essa è caratterizzata da una lamina propria (tessuto connettivo lasso aereolare in cui sono
presenti vasi sanguigni e linfatici e terminazioni nervose sensitive) ed un epitelio di rivestimento
può essere semplice (con cellule cilindriche secernenti) o stratificato (che aiuta a resistere a
stress meccanici o abrasioni date dall’ingestione del cibo) e ciò dipende in base al sito di
rivestimento in cui ci troviamo del tratto digerente.
In alcune porzioni dell’apparato digerente esiste uno strato sottile di fibrocellule muscolari lisce
(organizzate in due strati concentrici e disposte in orientamento circolare all’interno e longitudinale
all’esterno) e di fibre elastiche stanno sotto la lamina propria e vanno a costituire la Muscolaris
Mucosa.

Al di sotto della Tonaca Muscosa troviamo la TONACA SOTTOMUCOSA, costituita da tessuto


denso e regolare.
Essa presenta dei vasi sanguigni e delle ghiandole esocrine.
Quasi in prossimità della tonaca muscolare, ma ancora facente parte della sottomucosa abbiamo il
Plesso Sottomucoso ossia uno strato caratterizzato da fibre nervose sensitive e corpi di neuroni
sparsi, che ha il compito di innervare la sottomucosa.
Più esternamente avremo la TONACA MUSCOLARE tipica del canale digerente, caratterizzata da
due strati di fibrocellule muscolari lisce (disposte circolarmente all’interno e longitudinalmente
all’esterno).
Tra questi due strati avremo il Plesso Mienterico caratterizzato dalla presenza di gangli
parasimpatici e anche fibre simpatiche post-gangliari, molto importanti per l’innervazione della
tonaca muscolare stessa (fondamentale la contrazione di questa tonaca che entra in gioco in
movimenti peristaltici o di segmentazione).

La muscolatura liscia mostra cicli ritmici di attività poiché sono presenti delle cellule segnapassi, ossia cellule PaceMaker che
si trovano sia nella tonaca muscolare sia nella muscolaris mucosa.
Quando queste cellule vanno incontro a depolarizzazione spontanea si contraggono dando origine a due movimenti:

PERISTALSI:
è quel movimento che spinge il bolo lungo il canale digerente mediante contrazioni coordinate degli strati circolari e
longitudinali.
Consiste di 3 fasi: contrazione della muscolatura circolare (dietro il bolo)
contrazione della muscolatura longitudinale (davanti al bolo)
contrazione della muscolatura circolare che spingerà in avanti il bolo (favorendo la progressione lungo il canale digerente)

SEGMENTAZIONE:
è quel movimento che coinvolge principalmente lo strato circolare, agita e rimescola il contenuto ma non determina
movimenti in una particolare direzione.

Queste onde propagandosi per tutta la lunghezza del canale digerente facilitano la progressione ed il mescolamento e
movimento del materiale ingerito.

1
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

La stimolazione da parte della divisione simpatica del SNA andrà a provocare una inibizione della
contrazione della tonaca muscolare, mentre la stimolazione che parte dalla divisione parasimpatica
del SNA comporterà la contrazione della tonaca.

Essa è avvolta dalla TONACA SIEROSA o PERITONEO VISCERALE.


In realtà non tutti i tratti del canale digerente sono avvolti da questo peritoneo.
Infatti ad esempio esofago, faringe, retto o cavità orale sono avvolti dalla Tonaca Avventizia che
ha un reticolo denso di fibre collagene che ha delle funzioni molto importanti poiché ancora tali
tratti nelle proprie posizioni.
Tornando però al Peritoneo Viscerale esso è in continuità con il Peritoneo Parietale e riveste le
superfici interne della parete corporea.
In realtà gli organi dell’apparato digerente possono essere intraperitoneali (organi avvolti
completamente dal peritoneo e all’interno della cavità peritoneale, come stomaco, fegato e ileo) o
retroperitoneali (al di fuori della cavità, poiché avvolti soltanto sulla superficie anteriore dal
peritoneo, come reni o aorta addominale) a seconda del rapporto che contraggono con la
membrana peritoneale.
Infine avremo gli organi retroperitoneali secondari ossia quegli organi che nascono come
intraperitoneali, ma durante lo sviluppo si trasformano diventando retroperitoneali come pancreas
e duodeno.
Alcuni tratti del canale digerente sono sospesi dai MESENTERI ossia dei foglietti sierosi che
mantengono la continuità tra il peritoneo parietale e viscerale.
Essi hanno un doppio strato fuso di sierosa peritoneale.
Per esempio il LEGAMENTO FALCIFORME che si trova tra il fegato e la parete anteriore
dell’addome e il diaframma.
Oppure il Colon che è sospeso dal MESOCOLON TRASVERSO, oppure il MESOCOLON
SIGMOIDEO che sospende il Colon Sigmoideo.
Ma ci sono due particolari mesi che hanno origine dalla parete dello stomaco:

 Il PICCOLO OMENTO
Esso si diparte dalla piccola curvatura dello stomaco e lo lega al fegato.
É costituito da due legamenti, quello epodogastrico e quello epododuedenale.
Oltre a fissare lo stomaco nella sua posizione è una via di accesso per i vasi e le strutture
che vanno da e verso il fegato.

 Il GRANDE OMENTO
Esso si diparte dalla grande curvatura dello stomaco, chiamato anche grembiule
omentale, è posizionato tra la parete posteriore della cavità addominale e scende
anteriormente ai visceri addominali e quindi all’intestino.
Di grande importanza il grande omento poiché contiene tessuto adiposo che costituisce
una grande riserva energetica e questi lipidi svolgono una funzione molto importante nella
termoregolazione, impedendo la dispersione di calore dalla parete addominali.

2
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

APPARATO DIGERENTE
Esso è definito come un canale alimentare caratterizzato dal susseguirsi di diversi organi
principali e accessori:

 CAVITÀ ORALE comunemente chiamata bocca.


Svolge il trattamento meccanico di umidificazione e
mescolamento con le secrezioni salivari.
La mucosa della cavità orale è caratterizzata da epitelio
pavimentoso stratificato.
È delimitata lateralmente dalla mucosa delle guance, le quali
sostenute da cuscinetti adiposi dei muscoli buccinatori.
Anteriormente questa mucosa è in continuità con la mucosa
delle labbra e lo spazio che esiste tra la mucosa delle labbra, le
guance e le arcate gengivo-dentarie è il vestibolo.
Inoltre la Cavità Orale è propriamente caratterizzata da un tetto
(costituito da un palato duro ed uno molle) ed un pavimento
(costituito dalla lingua).
Il palato duro viene definito in tal modo poiché costituito da componenti ossei, in
particolare dai processi palatini dell’osso mascellare e dall’osso palatino.
Esso separa la cavità orale propriamente detta, dalle cavità nasali.
Il palato molle (posteriormente situato) non ha
componenti ossei, ma è costituito da muscolatura
scheletrica e da tessuto ghiandolare.
Separa la cavità orale dalla rinofaringe.
Posteriormente e centralmente si continua con una
struttura chiamata Ugola, la cui funzione è quella
di impedire l’ingestione prematura di cibo.
Sempre posteriormente al palato molle si dipartono
gli archi palatoglosso e palato faringe.
Tra i due archi sono presenti le TONSILLE
PALATINE e lo spazio tra i due archi, la porzione posteriore del palato molle e la
radice della lingua (a livello dell’osso ioide) è definito ISTMO DELLE FAUCI, da cui
avrà origine l’orofaringe (porzione della faringe che comunica con la cavità orale).

La Lingua ha differenti funzioni:


Trattamento meccanico
del cibo tramite
compressione, abrasione
e rimescolamento
Assistenza alla
preparazione del
materiale che verrà
inghiottito
Analisi sensoriale tramite
recettori tattili, termici e
gustativi
Secrezione di enzimi e
mucine che aiutano la
digestione dei grassi

Essa può essere divisa in più porzioni, come una anteriore definita Corpo (o
Buccale) ed una posteriore chiamata Radice (o Faringea)

3
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Sul dorso della lingua sono presenti le Papille, ai cui lati avremo dei calici gustativi.
Un tipo particolare sono le Papille Circumballate, le quali hanno forma particolare
e vanno a disporsi come fossero una V tra il corpo e la radice, delimitandone il
confine.
Inoltre la lingua contiene due tipi di gruppi muscolari:
Muscoli estrinseci che caratterizzano movimenti più grossolani
Muscoli intrinseci entreranno in gioco per movimenti molto più fini come
per esempio per l’articolazione del linguaggio.
Inoltre la superficie della lingua è umettata dalle secrezioni delle ghiandole presenti
a livello della lamina propria della lingua.
Altra caratteristica importante della cavità orale è il ricevimento delle secrezioni
salivari da tre Ghiandole Salivari.

 GHIANDOLE SALIVARI esse sono un


organo accessorio che secerne un fluido
lubrificante capace di scindere i carboidrati.
Si suddividono in:
Ghiandola salivare sottolinguale
Si trova nel pavimento della bocca.
La loro secrezione sarà condotta
attraverso piccoli condotti, i quali si
apriranno lateralmente al frenulo
linguale.
Ghiandola salivare sottomandibolare
Si trova a metà del corpo della
mandibola medialmente al suo margine,
appena sotto il muscolo miloioideo.
Le secrezioni prodotte vengono fluite
all’interno del condotto
sottomandibolare che arriverà a livello del frenulo linguale inferiore.
Ghiandola parotide
Si trova appena sotto la pelle anteriormente al lobo dell’orecchio, davanti al muscolo
sternocleidomastoideo.
Producono un secreto sieroso denso contenente la amilasi salivare ossia l’enzima
che da inizio alla digestione dei carboidrati.
Questo secreto verrà confluito all’interno del condotto parotideo il quale attraversa
il buccinatore e si aprirà nella cavità orale a livello del secondo dente molare
superiore.
Tutte e tre queste ghiandole producono saliva (la cui produzione giornaliera è di circa 1L/1L
e mezzo), la quale è costituita principalmente da acqua.
La saliva ha la funzione di controllare la popolazione batterica della cavità orale, che in
caso di minor produzione di saliva potrebbe aumentare provocando successive infezioni.

Per quanto riguarda le innervazioni, le secrezioni salivari sono sotto il controllo del sistema
nervoso autonomo, per il quale avremo una doppia innervazione.
Qualunque sostanza presente nella bocca può dare il via ad un riflesso salivare tramite
stimolazione dei recettori del nervo trigemino o dei calici gustativi innervati dai nervi
encefalici VII (faciale) IX (glossofaringeo) e X (vago).

4
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

 DENTI essi sono un altro organo accessorio, facente parte della cavità orale.
Essi sono inseriti all’interno dell’osso alveolare in una porzione definita alveolo e sono
ancorati attraverso il legamento Periodontale.
L’osso alveolare è ricoperto dalla gengiva ed in base al rapporto che il dente contrae con
essa, possiamo distinguere tre porzioni del dente:
 Corona
 Radice incassonata nell’osso alveolare
 Colletto porzione tra corona e radice
Il solco gengivale è la porzione tra il dente e la gengiva.
Il dente è per lo più costituito da una sostanza giallastra Dentina
che è ricoperta da smalto a livello del colletto, mentre sarà ricoperta
da cemento a livello della radice.
Un'altra importante struttura è la cavità pulpare, ossia un’ampia
camera della corona che si continua a livello della radice con un
piccolo canale, chiamato canale radicolare.
Questa cavità è costituita da tessuto connettivo lasso, è ricca di vasi
sanguigni, linfatici e nervi, che entrano a livello del canale radicolare
nel forame avicale.

Durante lo sviluppo i denti iniziano a formarsi in due momenti:


Decidui (o da Latte) che spuntano dai 6 ai 30 mesi, partendo
dagli incisivi.
Permanenti ossia 32 denti che sostituiscono i primi partendo dai 6 fino ai 25 anni.

 FARINGE è il secondo organo che va a costituire il


canale digerente, i cui muscoli spingono i materiali
nell’esofago.
Si trova dietro la cavità orale ed è un tubo muscolare
che collega le cavità nasali posteriori alla laringe e la
cavità orale all’esofago.
Si divide in 3 porzioni:
RinoFaringe porzione che entra in contatto
con le cavità nasali posteriori
tramite le coane.
È caratterizzata dalla mucosa
tipica che possiede un epitelio
cilindrico semplice secernente
tipico del tratto respiratorio.
Questo epitelio nel passaggio verso l’orofaringe diventa pavimentoso
stratificato (come quello della mucosa orale)
OroFaringe è la porzione che si estende che si estende a partire dall’Istmo delle
Fauci (porzione posteriore del palato molle tra i due archi palatoglosso
e palatofaringe e la base della lingua a livello dell’osso ioide) che poi
darà inizio alla LaringoFaringe.
LaringoFaringe che è a contatto con una struttura chiamata Laringe (che fa parte
dell’apparato respiratorio).
I muscoli della Faringe sono coinvolti nella Deglutizione (insieme a quelli della cavità orale
e dell’esofago)
Muscoli Costrittori della faringe che spingono il bolo verso l’esofago
Muscoli PalatoFaringeo e StiloFaringeo che innalzano la Laringe

5
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Muscoli Palatali che innalzano il palato molle e le porzioni adiacenti della parete
faringea.
E questo processo può essere diviso in 3 fasi:
Fase Buccale in cui il bolo viene spinto contro il palato duro e la retrazione della
lingua spinge il bolo verso la faringe (portando all’innalzamento
del palato molle).
Questa fase è sotto il controllo della volontà, ma non appena il bolo
entra nell’orofaringe si attiva un riflesso involontario che ne
determina il movimento verso lo stomaco.
Fase Faringea che inizia quando il bolo prende contatto con gli archi palatali e con
la parete posteriore della faringe.
L’innalzamento della laringe e il ripiegamento dell’epiglottide
dirigono il bolo oltre la glottide (che a questo punto sarà chiusa).
Successivamente i muscoli costrittori della faringe lo spingono
nell’esofago.
Fase Esofagea inizia con l’apertura dello sfintere esofageo superiore.
Appena il bolo attraversa lo sfintere aperto, viene spinto lungo
l’esofago da onde peristaltiche.
L’avvicinamento provoca l’apertura dello sfintere esofageo
inferiore attraverso cui il bolo passerà nello stomaco.

 ESOFAGO che trasporta i materiali allo stomaco.


Esso è un condotto muscolare, lungo circa 25cm che ha inizio a
livello della cartilagine cricoidea della laringe, anteriormente alla
sesta vertebra cervicale e termina anteriormente alla settima
vertebra cervicale.
Si trova posteriormente alla trachea ed è spostato lateralmente
verso sinistra rispetto la linea mediana.
Attraversa posteriormente il mediastino
per poi entrare nella cavità peritoneale,
dove ha contatto (attraverso il cardias e
lo sfintere cardiale) con lo stomaco.
Inoltre ha delle peculiarità per quanto
riguarda le caratteristiche delle tonache
precedentemente viste, che riguardano in particolare la
muscolaris mucosa che risulta essere sottilissima se non quasi
inesistente a livello della faringe, mentre andrà ad inspessirsi
progredendo verso lo stomaco.
Ma non solo, infatti la muscolaris mucosa dell’esofago è costituita
da un solo strato di fibrocellule muscolari lisce a decorso
longitudinale.
Un’altra caratteristica peculiare dell’esofago riguarda la tonaca sottomucosa, infatti
l’esofago, assieme al duodeno, sono gli unici due tratti in cui sono presenti le ghiandole
sottomucosa.
Infine la tonaca muscolare anche presenta delle particolarità, infatti il terzo superiore
dell’esofago è caratterizzato da fibre di muscolatura scheletrica, nella parte media troviamo
fibre sia scheletriche sia lisce, mentre nella porzione inferiore avremo solo fibre muscolari
lisce.
Questa muscolatura è comunque controllata da riflessi viscerali.

6
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Passiamo adesso a tutti gli organi facenti parte delle differenti regioni e piani dell’addome:

 STOMACO in cui avviene la scissione


chimica dei materiali e la trasformazione
meccanica
attraverso contrazioni muscolari.
Esso si trova nella Regione Epigastrica,
dell’ipocondrio di sinistra, ed in parte nella
regione ombelicale e lombare finistra.
Esso svolge differenti funzioni:
Accumulo di cibo ingerito
Trasformazione meccanica del cibo
Digestione chimica per azione di acidi ed
enzimi
Possiamo individuare una piccola curvatura che forma la parete mediale, ed una grande
curvatura che forma la parte laterale.
Dalla piccola curvatura parte il Piccolo Omento caratterizzato dal legamento
epatoduodenale ed epatogastrigo che collega lo stomaco al fegato ed è una via di accesso
per tutti quei vasi o strutture che vanno da o verso il fegato.
Dalla grande curvatura invece si diparte il Grande Omento (o grembiule omentale) che
scende a ricoprire i visceri addominali e quindi l’intestino.
Lo stomaco può essere diviso in 3 zone:
Fondo porzione che si diparte superiormente dalla giunzione gastroesofagea e
prende rapporto con il Diaframma
Corpo porzione centrale più dilatata
Piloro caratterizzato in realtà da due sottoporzioni:
 Antropilorico in continuazione con il corpo dello stomaco
 Canale Pilorico che attraverso lo sfintere pilorico metterà in comunicazione
lo stomaco con la prima parte dell’intestino tenue, che è il Duodeno.
Per quanto riguarda la mucosa dello stomaco, essa si solleva in pliche andando ad
aumentare la superficie di contatto con il contenuto gastrico.
Esso viene considerato principalmente come una sacca, quando è svuotato la tonaca
mucosa presenta queste pliche, quando invece è pieno appare disteso.

7
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Una delle caratteristiche peculiari della parete


dello stomaco riguarda la tonaca muscolare e la
muscolaris mucosa.
Entrambe contengono uno stato addizionale di
muscolatura esterna liscia ad andamento
circolare per la muscolaris mucosa ed obliqua
sovrastante la mucosa stessa per la tonaca.
Questa caratteristica è molto importante poiché
rafforza la parete dello stomaco.
La mucosa dello stomaco è costituita da un
epitelio di rivestimento cilindrico semplice secernente muco.
Sono anche presenti delle fossette gastriche (depressioni) alla cui base esistono delle
cellule staminali che si riproducono continuamente andando a sostituire le cellule morte e
sfaldate.
A livello della lamina propria della tonaca mucosa dello stomaco sono presenti le
ghiandole gastriche tubulari semplici e ramificate, caratterizzate dalla presenza di diversi
tipi cellulari ognuno dei quali svolge delle particolari funzioni:
Cellule Mucose secernono Muco
Cellule Parietali secernono HCl acido cloridrico (che abbassa il pH del succo
gastrico, uccide i microorganismi e degrada pareti e tessuti
connettivi presenti nel cibo), Fattore Intrinseco (necessario per
l’assorbimento della vitamina B12) e Grelina (che regola l’appetito)
Cellule Principali secernono Pepsinogeno (precursore della pepsina, enzima che
digerisce le proteine) e Lipasi Gastrica (che digerisce i grassi
del latte)
Cellule EnteroCromaffini secernono ormoni e sostanze che regolano la
digestione, tra cui Cellule G (che secernono Gastrina
che stimola le ghiandole gastriche a secernere acidi ed
enzimi, inoltre stimola l’attività della muscolatura liscia
intensificando il rimescolamento).

8
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

 INTESTINO
TENUE in cui avviene la digestione enzimatica
e l’assorbimento di acqua, ioni,
vitamine e substrati organici.
Esso è caratterizzato da 3 strutture che si
susseguono:
DUODENO porzioni iniziale dell’intestino
tenue (25cm) e si continua con lo stomaco
attraverso lo sfintere pilorico.
I primi due cm del Duodeno sono
intraperitoneali, il resto è retroperitoneale.
Il duodeno assume una forma a C, la cui
concavità andrà ad ospitare la testa del
Pancreas, si piega poi a sinistra e va a
costituire la flessura duodeno-digiunale
a livello della quale abbiamo l’inizio del
Digiuno.
DIGIUNO è questa una porzione particolarmente lunga dell’intestino tenue.
È intraperitoneale ed in esso avvengono principalmente fenomeni di
assorbimento grazie alle caratteristiche microscopiche della sua parete.
ILEO porzione finale che si continuerà attraverso la valvola ileo-ciecale con
il primo tratto dell’intestino crasso (definito cieco).

Per quanto riguarda la parete intestinale dell’intestino tenue, la mucosa si solleva a


formare delle pliche circolari che sono sormontate da numerosi villi, i quali
contengono a loro volta dei microvilli, aumentando così in maniera esponenziale la
superficie di contatto con il contenuto intestinale.
Un singolo villo è caratterizzato da cellule calciformi mucipare che si trovano tra
le cellule cilindriche dell’epitelio di rivestimento.
Ogni villo nella lamina propria contiene una serie di capillari sanguiferi
fondamentali per l’assorbimento delle sostanze nutritizie e per il loro trasporto al
circolo portale epatico.
Infine abbiamo un vaso linfatico chiamato vaso chilifero estremamente importante
per il trasporto delle sostanze che non vengono trasportate dai capillari.
La lamina propria è poi costituita anche da noduli linfatici sparsi.

Ma come cambiano le caratteristiche microscopiche


dell’intestino tenue quando passa da un tratto ad un altro?
Partendo dal Duodeno, le pliche circolari, ossia delle
sporgenze trasversali spirali cui fluisce il chimo aumentando
la superficie di contatto con il contenuto ed aumentando
anche il tempo, favorendo l’assorbimento che avviene in
questo tratto.
Abbiamo poi le ghiandole di Brunner (sottomucose) di
numero maggiore inizialmente, che man mano diventano più
rade scomparendo nel digiuno, e servono per la secrezione
di muco che in questo caso contiene dei tamponi che vanno
a combattere l’acidità del chimo gastrico, aumentandone il
pH (da 2 a 7) arrivando al digiuno non più acido.
È per questo che a livello del Digiuno non è necessaria la
presenza di ghiandole sottomucose, ma troviamo delle pliche

9
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

circolari molto sviluppate, con villi e microvilli che aumentano la superficie


assorbente e infatti è il tratto in cui avvengono i fenomeni di assorbimento.
Queste pliche nella porzione finale dell’ileo diventano più rade e tozze.
Una delle caratteristiche dell’Ileo è la presenza delle Placche di Peyer, le quali non
sono che aggregati linfoiti, importanti poiché si trovano in maggior numero in
prossimità dell’intestino crasso (in cui sono presenti grandi quantità di popolazione
batterica).

CRASSO in cui avviene il riassorbimento di


acqua ed elettroliti e la compattazione del
contenuto in feci, con il loro accumulo prima della
defecazione e l’assorbimento di vitamine liberate
dalla flora batterica commensale.
L’intestino crasso ha inizio a livello della valvola
ileo-ciecale che connette l’Ileo con il cieco ossia la
prima porzione dell’intestino crasso, così chiamato
proprio perché una sacca a fondo cieco.
Nella porzione posteriore del Cieco, avremo
l’Appendice Vermiforme, ossia una struttura
importante poiché al suo interno contiene
numerosi linfociti che hanno particolare ruolo nelle
risposte immunitarie.
Il Cieco si continua con il Colon e questo può
essere diviso in 3 regioni:
Colon Ascendente che si diparte dal cieco e scende fino alla porzione
inferiore del Fegato e si piega a livello della Fessura Colica (o epatica) e
attraversa la cavità addominale da destra a sinistra e a livello della milza si
piega formando la fessura splecnica o colica di sinistra e a questo punto si
piega ad angolo retto e discende fino al Colon Discendente.
Colon Trasverso
Colon Discendente poi si continua con il colon sigmoideo che è una
porzione di circa 10/15cm a forma di S, per poi avere l’ultimo tratto
dell’intestino crasso che è il Retto
ossia la porzione di raccolta del
materiale fecale, è abbastanza estensibile
e la sua porzione finale è definita canale anale.
Nella porzione che comunica con l’esterno l’epidermide viene cheratinizzata.
Molto importante a livello del retto è la presenza dello sfintere anale interno (con
muscolatura liscia) e dello sfintere anale esterno (muscolatura striata).

Possiamo notare che lungo la superficie del Colon vi sono delle tasche, ognuna
delle quali è definita Austra e altro non sono che delle porzioni che assicurano la
distensione e allungamento.
Il colon presenta poi un nastro che rappresenta le Tenie del colon, ossia uno strato
di 3 nastri di muscolatura liscia disposti in senso longitudinale.
Un’altra caratteristica è data dalle Appendici Epiploiche ossia delle strutture
costituite da gocce lipidiche.

A livello Microscopico per quanto riguarda l’intestino crasso non vi sono villi, proprio
perché al suo interno non avvengono fenomeni di assorbimento, ma di
compattazione.
Inoltre sono presenti Ghiandole tubulari semplici e ramificate più profonde,

10
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

presenti nella lamina propria della tonaca mucosa, e sono ricche di cellule
caliciformi mucipare secernenti muco, il quale ha una funzione di lubrificazione del
materiale compattato pronto per essere escreto.
Inoltre a livello della lamina propria abbiamo anche dei noduli linfatici aggregati.

 FEGATO secerne la bile per la digestione dei lipidi ed è luogo di deposito dei nutrienti.
Esso è il viscere più voluminoso, pesa circa 1,5kg, ha un colore rosso bruno e si trova nella
Regione Epigastrica e nell’ipocondrio di destra.
Svolge diverse funzioni:
Nella Regolazione Metabolica controlla i livelli di lipidi, carboidrati e amminoacidi
circolanti.
Tutto il sangue refluo dalle superfici assorbenti dell’apparato digerente entra nel
circolo portale epatico e fluisce nel fegato.
Gli epatociti (cellule epatiche, del fegato) controllano i livelli di metaboliti nel sangue.
Nella Regolazione Ematologica, infatti il fegato rappresenta la principale riserva di
sangue del nostro organismo (riceve il 25% della gittata cardiaca).
Durante il passaggio del sangue, lungo i sinusoidi epatici, i Fagociti rimuovono gli
eritrociti invecchiati o danneggiati, i microorganismi patogeni ed eventruali detriti
cellulari.
Inoltre gli Epatociti sintetizzano proteine plasmatiche e trasportano sostanze
nutritizie.
Sintesi e Secrezione di Bile infatti gli epatociti sintetizzano la bile che viene
accumulata nella cistifellea ed escreta nel lume duodenale.
La bile è costituita da acqua e ioni (che diluiscono e neutralizzano gli acidi del
chimo) e Sali biliari (che emulsionano i lipidi del chimo).

Possiamo sostanzialmente dividere il fegato in 4 lobi:


Se lo guardiamo anteriormente, abbiamo il Lobo Destro ed il
Lobo Sinistro che sono divisi dal Legamento Falciforme che si
instaura tra il fegato e la parete addominale anteriore e il
diaframma, che si continua superiormente con il legamento
coronario.
Il Legamento Coronario serve ad ancorare proprio il fegato al
diaframma, ed inferiormente poi si inspessisce e va a costituire il
Legamento Rotondo che è semplicemente un residuo fibroso
della vena ombelicale.

Nella faccia posteriore, chiamata anche viscerale, possiamo distinguere il Lobo Quadrato
e il Lobo Caudato.

La Cistifellea è posizionata in una depressione che si trova tra il lobo destro e quello
quadrato e tra il lobo destro, caudato e quadrato abbiamo una apertura irregolare definita
Porta Epatica, molto importante poichè permette l’ingresso della Vena Porta e dell’Arteria
Epatica e l’uscita dei Dotti Biliari.
Il RV del fegato invece avverrà attraverso le vene epatiche che poi confluiranno nella vena
cava inferiore.

Il Fegato può anche essere suddiviso in Segmenti:


Posteriore
Anteriore
Mediale
Laterale

11
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Per quanto riguarda l’anatomia microscopica del


fegato, possiamo affermare che esso è diviso in
Lobi Epatici, ognuno dei quali è diviso in Lobuli
Epatici.

Se facessimo una sezione orizzontale di ciascun


lobulo vedremo che questi hanno forma esagonale e
ciascun lato presenta uno spazio portale
rappresentato da un ramo dell’arteria epatica, un
ramo della vena porta e un Dotto Biliare.

Le cellule del Fegato sono chiamate Epatociti


e si organizzano in lamelle che si dispongono
come i raggi di una ruota, al cui centro avremo
una cavità che ospiterà la vena Centro-
Lobulare.

Tra le lamelle adiacenti dei Lipociti invece troviamo i Sinusoidi ossia dei capillari fenestrati
che ricevono sangue dalle ramificazioni della vena epatica e dalle ramificazioni della vena
porta e portano il sangue alla vena centro-lobulare.
I sinusoidi hanno delle aperture sulle loro superfici, che permettono il passaggio di sostanze
nutritizie dal sangue circolante agli epatociti.

Altra struttura importante a livello dell’endotelio delle


sinusoidi sono le Cellule di Kupffer ossia delle
cellule fagocitiche che fanno parte del sistema
monocitomacrofagico e sono necessarie per
l’eliminazione degli eritrociti invecchiati o danneggiati
e dei detriti cellulari e sostanze patogene.

Altre strutture presenti tra le lamelle adiacenti di epatociti sono i canalicoli biliari in cui viene
versata la bile e poi portata nei Duttuli Biliari che la trasporteranno allo Spazio Portare più vicino.

Quando poi la bile arriva nel dotto epatico comune può entrare nel Dotto Cistico ed entrare nella
Cistifellea, oppure può arrivare al Dotto Colledoco che si aprirà lungo il duodeno nella papilla
duodenale maggiore.

 CISTIFELLEA luogo di deposito e concentrazione della bile.


Durante la permanenza della cistifellea la composizione della bile cambia, in quanto
avremo una concentrazione dei Sali biliari.
La Cistifellea è un organo cavo, caratterizzato da un Fondo, un Corpo ed un Collo.

12
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Il Dotto Coledoco a livello dell’ampolla duodenale maggiore trasporta la bile al Duodeno ed


è circondato dallo Sfintere di Oddio (o EpatoPancreatico).

 PANCREAS le cui cellule esocrine secernono tamponi ed enzimi digestivi, mentre


quelle endocrine ormoni.
Esso è un organo accessorio ed è costituito da:
Testa accolta nella concavità della C del duodeno, va verso sinistra e finisce quasi
a livello della milza nella coda smussata.
Corpo
Coda Smussata

Ha un aspetto nodulare e al suo interno abbiamo il dotto


pancreatico che andrà a confluire tutte le secrezioni a livello
della Papilla Duodenale Maggiore che si apre nel
duodeno.
In certi casi è anche presente il Dotto Pancreatico
accessorio che prende vita prima che il vero dotto si apra, e
questi si apre a livello della Papilla Duodena Minore (poco
sopra la maggiore)

Il Pancreas è una ghiandola particolare poiché ha sia


una componente esocrina sia una componente
endocrina.
È caratterizzata dalla presenza di acidi tra i quali
avremo le Isole Pancreatiche Endocrine (o di
Langerhans).
Gli acidi secernono il Succo Pancreatico nel Duodeno.
Questo succo contiene:
 Acqua
 Ioni
 Lipasi che agiscono sui lipidi
 Carboidrasi che agiscono su zuccheri e amidi
 Nucleasi che agiscono su acidi nucleici
 Enzimi Proteolitici:
o Proteasi che scindono le grosse molecole proteiche
o Peptidasi che trasformano piccoli peptidi in amminoacidi semplici

13
Fisiologia apparato digerente

La digestione comincia nella bocca, con la masticazione che permette lo sminuzzamento del cibo
introdotto,(successivamente le ghiandole salivari con la secrezione della saliva hanno un ruolo
importante che approfondiremo più avanti) , il cibo poi arriva nello stomaco, è importante sapere che
nello stomaco abbiamo una parte “alta” che trattiene il cibo e ne inizia una movimentazione ,ma non vi è
una vera e propria digestione , quando il cibo passa nella parte inferiore prima di passare nell’intestino
dovrà passare attraverso una ghiandola , il piloro, che normalmente è contratta, la distensione delle pareti
della stomaco è il segnale che il piloro si può aprire e il cibo potrà passare.
La comunicazione tra stomaco e intestino deve essere finemente regolata perché l’intestino non può
ricevere più cibo digerito dallo stomaco di quanto non riesca a digerirlo e assorbirlo, quindi è presente
sempre un meccanismo di feedback che dall’intestino ritorna allo stomaco e regola l’apertura e chiusura
del piloro.
Poi si passa nell’ intestino tenue ,formato dal duodeno, il digiuno e l’ileo, qui avviene la digestione vera e
propria, il cibo non si chiama più “bolo alimentare “(come quando si trovava nello stomaco), ma chimo
(imparzialmente digerito), nei vari passaggi all’interno delle anse intestinali avviene la graduale
digestione e l’assorbimento dei nutrienti attraverso le pareti dell’intestino, l’ultima parte è formata dal
colon ascendete e discendete ,per proseguire con l’intestino crasso e il retto ,nell’intestino crasso avviene
l’assorbimento dell’acqua e degli elettrolito che passano dal chimo al liquido extra cellulare con
conseguente formazione delle feci(scorie) che verranno poi espulse.
Qui abbiamo una sezione di parete di stomaco e dell'intestino tenue, più o meno la Costituzione
anatomica è simile.
Sezione dello stomaco: abbiamo (partendo dal basso) una membrana sierosa alla base, due strati di
tonaca muscolare, longitudinale e circolare che permettono le contrazioni, la distensione e la contrizione
longitudinale delle pareti dello stomaco. Importante è la presenza tra i due strati muscolari del plesso
mienterico, il plesso dove arrivano le terminazioni nervose del parasimpatico e simpatico che vanno ad
attivare e regolare la contrazione delle pareti dello stomaco.
L'altra struttura importante è la mucosa, separata dalla sottomucosa e lo strato di mucosa che separano
dallo strato della mucosa vera e propria, nella sottomucosa abbiamo le arterie, le vene che servono per
riassorbire i nutrienti e portare via le scorie, presenta un sistema linfatico molto esteso e efficiente, che gli
consente di “avere “un buona presenza del sistema immunitario e una risposta immunitaria efficiente.
Nella mucosa invece abbiamo la parete dello stomaco che forma delle “Rughe”, delle involuzioni con dei
canali che si approfondiscono nello strato della mucosa, essi servono per aumentare la superficie della
parete gastrica e l'epitelio di questi canali secerne il succo gastrico e il muco che serviranno appunto per
l'inizio della digestione e la protezione delle pareti dello stomaco, quindi abbiamo delle ghiandole
gastriche per la secrezione dell'acido gastrico e le giunzioni serrate che invece sono le funzioni che non
permettono il passaggio di grandi molecole tra una cellula e l'altra per formare una barriera di difesa
Sezione dell’intestino: nell'intestino tenue (partendo dal basso) abbiamo la membrana sierosa, i due strati
di muscolatura longitudinale e circolare, il plesso mienterico di Auer Bach e nella sottomucosa il plesso
sottomucoso di Messner, entrambi sono importanti per la regolazione da parte del sistema parasimpatico
delle contrazioni dell’intestino, anche qui abbiamo nello strato della sottomucosa il sistema di arterie e di
vene per l'assorbimento dei nutrienti che vengono digeriti all'interno del lume intestinale, un sistema
linfatico molto esteso e delle placche di peyer e la presenza di macrofagi e linfociti.
Il sistema intestinale è uno degli organi dell'organismo umano con maggiore presenza di sistema linfatico
per la protezione proprio dagli agenti esterni, sia l'intestino che nello stomaco, proprio per la presenza del
sistema linfatico sono due degli organi più colpiti dalle metastasi in caso di linfomi, propri del cancro al
sistema dei linfonodi.
la parete intestinale forma dei Villi per aumentare la superficie intestinale che viene a contatto con i
nutrienti che devono essere digeriti, in queste cripte abbiamo la presenza delle cellule che secernono liquidi
le secrezioni intestinali, cellule staminali importanti per rifornire in continuazione il tessuto intestinale, e il
tessuto poroso ,tessuto che permette l'assorbimento il passaggio di acqua e di piccoli ioni ,le pliche
intestinali sono formate appunto da questo strato e dai villi.

4 sono i processi fondamentali nel sistema digerente : l’arrivo del cibo all'interno del tratto digestivo
prima nello stomaco e poi nell'intestino, stimola la secrezione di sostanze come enzimi , sostanze che
devono intervenire nella digestione del cibo, la secrezione di queste sostanze avviene tramite le cellule
che si trovano sulla parete intestinale o sulla parete dello stomaco ,poi queste sostanze passano
all'interno(dello stomaco o dell’ intestino )e avviene la digestione, nella digestione abbiamo una
fermentazione chimica del cibo che viene trasformato in chimo, poi si passa alla terza fase; quella
dell'assorbimento, quindi il chimo parzialmente digerito passa all'interno attraverso il liquido
interstiziale nel sangue quindi i nutrienti vengono riportati in circolo a tutti i distretti del corpo. Il cibo
non digerito continua il suo passaggio attraverso il canale intestinale, la motilità è l'altra funzione
importante all'interno del sistema digerente perché permette il movimento di queste sostanze attraverso il
sistema gastrointestinale grazie all'azione delle contrazioni muscolari, man mano che scende si muove e
grazie alla motilità e alle secrezioni abbiamo la completa digestione. Una caratteristica delle cellule delle
pareti sia dello stomaco che dell'intestino è la polarizzazione ,cioè le cellule vengono dette polarizzate
perché da una parte hanno l’orletto e i Villi intestinali che permettono il passaggio delle secrezioni e
riassorbimento dei nutrienti, le altre pareti, le membrane apicali e le basolaterali sono invece protette da
giunzioni serrate per evitare l'assorbimento di agenti patogeni di infezioni quindi di grosse molecole che
non devono passare, non devono entrare in circolo quindi, hanno una funzione di protezione.
Il sistema digerente ha 3 problemi principali da evitare
Il primo è l’autodigestione, quindi la secrezione di acidi, di succhi gastrici e di enzimi non devono andare
ad intaccare le cellule stesse delle pareti, per questo abbiamo delle membrane apicale e basolaterali con
giunzioni serrate che ne evitano l'ingresso, evitano anche l’ingresso di batteri e di virus, e un'altra
soluzione è la formazione di uno strato di muco con PH più basico per evitare la autodigestione
Il secondo problema è mantenere l'equilibrio di massa, cioè nella omeostasi dell'organismo noi sappiamo
che tutti i liquidi e cibi che vengono immessi devono essere poi in qualche modo smaltiti e riportati
all’esterno per mantenere all'interno del corpo la giusta quantità di Sali, di ioni, di acqua, il ph e la
temperatura. Questo avviene attraverso il sistema di digestione ed assorbimento nel tratto
gastrointestinale,
Con il cibo e le bevande noi assumiamo circa 2 litri al giorno di liquidi, le secrezioni che derivano dalla
saliva sono circa un 1 litro e mezzo, la bile prodotta dal fegato un altro mezzo litro, e con i succhi gastrici
e i succhi a livello del pancreas e dell' intestino abbiamo un totale di 9 litri di liquidi che entrano nel lume
intestinale, il sistema digerente riassorbe questi liquidi in eccesso, trattenendo i nutrienti quindi vengono
riassorbiti circa 7 litri e mezzo nell'intestino tenue, un litro e quattro nell'intestino crasso, le escrezioni
delle feci circa 0,1 litri, abbiamo un'uscita totale di 9 litri. Quindi l'equilibrio di massa in questo modo è
mantenuto quando abbiamo un immissione nel corpo di un eccesso di liquidi entrano in funzione i reni
che smaltiscono questo eccesso di liquidi di acqua attraverso le urine
Il terzo problema è la difesa dagli agenti estranei, il sistema digerente funge da protezione al contatto con
agenti estranei come batteri o virus, attraverso la secrezione di muco, enzimi digestivi che li digeriscono,
anche gli acidi del succo gastrico di per se hanno una funzione di protezione e come detto prima un
sistema di linfonodi associato all'intestino molto sviluppato, proprio per la produzione di anticorpi
macrofagi che proteggono dalle infezioni.
Gli enzimi digestivi possono essere secreti dalle ghiandole esocrine cioè le ghiandole che riversano
all'esterno e sono le ghiandole salivari e il pancreas, poi possono essere secreti anche da cellule epiteliali
come la mucosa gastrica e l'intestino tenue.
Gli enzimi digestivi secreti nello stomaco hanno un PH molto acido intorno a 2, mentre gli enzimi
dell'intestino tenue hanno un PH più alcalino intorno a 8, solo l'arrivo del cibo più acido e l’aumento del
PH andranno ad attivare gli enzimi digestivi. Gli enzimi vengono rilasciati per esocitosi dalle cellule e
molti restano legati alla parete cellulare, sui villi vi sono dei peduncoli, gli enzimi sono legati in parte su
questi peduncoli per evitare di essere portati via durante la peristalsi intestinale ma anche per aumentarne
la concentrazione. Una caratteristica è che sono enzimi zimogeni Cioè in uno stato di proenzimi inattivi,
vengono attivati solo quando il ph all'interno diventa più acido quindi per esempio il pipsinogeno viene
attivato in pepsina dal ph acido, quando la concentrazione di pepsina non è più necessaria perché per
esempio è avvenuta la digestione è la pepsina stessa con un meccanismo di feedback negativo va ad
interrompe questo processo di attivazione.
Il muco è l'altra secrezione importante all’interno sia dello stomaco che dell'intestino perché produce un
rivestimento protettivo lubrificante, è costituito da glico proteine (mucine), nello stomaco viene secreto
dalle cellule mucose, nell'intestino invece dalle cellule caliciformi. In alto a destra è presente un esempio
di una cellula caliciforme dell'intestino tenue con questa forma caratteristica a calice.
Le vescicole sono piene di muco che viene al bisogno rilasciato all'interno del lume intestinale, il muco
serve per creare uno strato di protezione più basico all'interno della parete intestinale, per evitare l'auto di
gestione, e per proteggere da infezioni o infiammazioni; nel caso di infezioni e infiammazioni il muco
secreto il maggiore in maggiore quantità, esso viene rilasciato per andare ad agire appunto come
protezione.
Il rilascio del muco avviene sotto lo stimolo del sistema parasimpatico, dei neuropeptidi stessi all'interno
del sistema nervoso enterico e delle citochine in caso di infezioni.
Un altro meccanismo Importante da conoscere per capire il meccanismo di digestione all'interno
dell'apparato gastroenterico è la motilità gastrointestinale.
Abbiamo detto che il bolo alimentare arriva attraverso l'esofago nella parte alta dello stomaco, qui
abbiamo delle contrazioni toniche cioè contrazioni che durano all'incirca minuti o ore, di continuo, in
questa parte dello stomaco avviene l'accumulo del cibo( del bolo alimentare), non avviene la digestione,
ma vi è una preparazione del bolo alimentare, una volta rimescolato arriva nella parte inferiore dello
stomaco, che invece ha delle contrazioni fasiche nel giro di secondi ,esse hanno un ciclo di contrazione e
rilassamento, quindi sono cicliche, e prendono il nome di onde, nello stomaco si raggiungono tre onde al
minuto e esse fanno sì che il cibo inizia ad essere digerito, successivamente avviene il rilascio di succhi
gastrici e inizia la digestione, al termine le pareti della parte bassa dello stomaco si distendono ,questo è il
segnale per il piloro( la valvola che si trova i tra lo stomaco e l'intestino), tonicamente contratto che si
dovrà aprire, la distinzione delle pareti permette l'apertura del piloro e l'ingresso del chimo all'interno
dell'intestino.L’intestino tenue è la zona dove avviene la digestione vera e propria, anche qui vi sono delle
contrazioni fasiche nel giro di secondi con onde di contrazione e rilassamento (circa12 onde al minuto)
che permettono la digestione del cibo e il passaggio attraverso tutte le anse, sempre piu verso il basso.
Una particolarità di queste due zone dello stomaco e dell'intestino con contrazioni fasiche, è che queste
contrazioni sono dovute non a un segnale esterno dovuto al sistema nervoso periferico, ma ad onde di
contrazione dovute a cellule pacemaker, cellule interstiziali, di cajal sono nominate, sono cellule che
inducono la contrazione da sole, sono simili alle cellule pacemaker del cuore. L’onda di contrazione
deriva dall' apertura dei canali sodio e calcio, a differenza delle cellule del cuore le onde possono non
superare la soglia limite quindi non provocare una contrazione muscolare, quando l'onda di contrazione
dovuta all'ingresso degli ioni sodio e calcio arriva al potenziale d'azione, il potenziale d'azione viene dallo
stimolo per la contrazione
La contrazione della parete muscolare sia dello stomaco dell'intestino è direttamente proporzionale alla
forza di potenziali d'azione quindi più è l’onda elettrica di potenziale d'azione maggiore avremo la
contrazione
La contrazione quindi è fasica nell'intestino è molto veloce vi sono 12 onde al minuto e permettono il
movimento in tutte le varie parti man mano nel tubo digerente
Le contrazioni all'interno dell'intestino (verranno approfondite nelle lezioni di anatomia) sono di
due tipi.

Le contrazioni peristaltiche che permettono appunto questo movimento(figura a sinistra) durante le


fasi della digestione del bolo nell'intestino e sono dovute a una contrazione nella parte anteriore del
bolo che spinge e contrae, la parte posteriore è rilassata e quindi il bolo prosegue in avanti.

Le contrazioni invece segmentali sono delle alternanze di contrazione in punti diversi nell'intestino
che danno una funzione di rimescolamento del cibo quindi non vi è movimento ma un
rimescolamento nello stesso tratto e poi il cibo può proseguire.
Il Sistema Nervoso Enterico ha una particolarità, è stato scoperto che all'interno dell'intestino vi è un
sistema nervoso enterico a se, indipendente dal sistema nervoso centrale, che controlla la peristalsi
intestinale in tutte le fasi della digestione Esso funziona con 1)un centro di integrazione all'interno del
sistema nervoso enterico stesso ,con 2) i neuroni intrinseci, cioè neuroni che si trovano all'interno del
sistema nervoso sulle pareti dell' intestino e dello stomaco, essi possono rispondere a 3) neuroni estrinseci
che invece rispondono a i segnali che arrivano dal sistema nervoso centrale e dal parasimpatico, 4)i
neuroni neurotrasmettitori che regolano la contrazione all'interno del sistema nervoso enterico sono detti
non colinergici e non ciclilcolinergici e non adrenergici e Sono principalmente legati alla serotonina e
l'ossido nitrico.
La serotonina e un neurotrasmettitore che permette la contrazione, l'ossido nitrico invece la distensione
delle pareti. Ci sono anche cellule di sostegno griali simile alla microglia e agli astrociti che si trovano nel
sistema nervoso centrale, e è presente 6) un intensa rete di capillari che servono per il riassorbimento dei
nutrienti ma fungono anche da barriera, hanno una funzione simile alla barriera ematoencefalica che si
trova tra il sistema circolatorio e il cervello, essi presentano delle pareti serrate che non permettono il
passaggio di grosse molecole e fungono da protezione per il sistema enterico.
il segnale all'interno dell' intestino arrivare da stimoli locali, come la presenza di cibo all'interno dello
stomaco che produce una distensione delle pareti, o la variazione di PH; essi producono l'attivazione di
neuroni sensoriali all'interno del sistema nervoso enterico, interneuroni possono fungere da meccanismo
di controllo, i neuroni enterici si attivano e producono nello stomaco e nell'intestino la secrezione dei
peptidi e dei succhi gastrici o le secrezioni che portano all'inizio della digestione, questi peptidi possono
anche attivare la muscolatura liscia che continua la fase della digestione, con il rilascio anche della bile,
le secrezioni da parte del pancreas e la sintesi e rilascio di enzimi, tutto questo avviene nel plesso
mienterico (plesso che si trova tra due strati di muscolatura).
Un'altra regolazione poi può avvenire invece da riflessi lunghi e cioè dal sistema nervoso centrale
attraverso l'attivazione dei neuroni parasimpatici (nervo vago) avremo un’attivazione dei neuroni enterici,
i neuroni simpatici invece inibiscono l'attivazione.
La fase iniziale di attivazione del sistema nervoso centrale è detta fase cefalica è la fase anticipatoria
dovuta agli organi di senso come vista e olfatto, che prevedono l'arrivo del cibo avvisano i recettori
sensoriali avviene l'aumento di saliva e quindi l'attivazione del sistema parasimpatico che arriva appunto a
preparare il sistema gastrico e nello stomaco avviene il rilascio dei succhi gastrici, e l'inizio della motilità
intestinale

Questa diapositiva vediamo il sistema simpatico che agisce attraverso l'adrenalina, che inibisce il
sistema di contrazione dell' intestino e invece il sistema parasimpatico che ne stimola la contrazione
attraverso l'acetilcolina, nel midollo spinale queste sono le terminazioni colinergiche che inducono la
stimolazione all'interno dei gangli simpatici, questi vanno a inibire tramite rilascio di adrenalina il plesso
mienterico i neuroni del plesso sottomucoso direttamente i villi della mucosa, invece il nervo vago che si
trova nel midollo allungato produce tramite le fibre colinergiche l’ attivazione del plesso mienterico
l’attivazione del plesso sottomucoso e rilascio invece delle sostanze, dei succhi gastrici o delle secrezioni
che servono per la digestione
I peptidi gastrointestinali sono più di 30 hanno un azione paracrina quindi nelle “vicinanze”

Mentre le famiglie degli ormoni sono tre famiglie principali che agiscono e coadiuvano il sistema
gastrointestinale

La famiglia della gastrina:


La gastrina viene rilasciata dalle cellule G e promuove la secrezione gastrica e anche la crescita
delle cellule della mucosa che emettono muco.

La colecistochinina che ha un’azione di attivazione sulla colecisti sul pancreas e inibisce lo


svuotamento gastrico

La famiglia della secretina:

Che comprende la secretina, e La peptide vasoattivo intestinale che rilascia invece l'attivazione del
bicarbonato che è importante per andare a controbilanciare il PH molto acido del cibo molto acido
che proviene dallo stomaco e promuove la dilatazione intestinale.

Il peptide inibitorio gastrico che è il peptide che stimola l'insulina che è un meccanismo di Fit
Forward di regolazione dei livelli di glucosio nel sangue.

E il peptide glucagone-simil 1 che fa sempre parte della famiglia della secretina che stimola sempre
l'insulina e inibisce il glutatione, questa attraverso il pancreas.

Poi infine la famiglia della motilina:


Che comprende vari peptidi che principalmente ha funzione di stimolare tutte quelle attività che
permettono il movimento all'interno dell'intestino.
La digestione è costituita da un processo integrato formato da:

1) Fase Cefalica (detta risposta anticipatoria, ha sede principalmente a livello degli organi
di senso e cervello)
2) Fase Gastrica (all’interno dello stomaco)
3) Fase Intestinale (fase della digestione vera e propria)

FASE CEFALICA
Parte da quando abbiamo la visione del cibo, il quale arriva e dà un segnale attraverso gli
organi di senso. Già la vista invia un segnale a livello celebrale dell’arrivo del cibo, come
anche l’odore dà una risposta simile e anche quando iniziamo i primi bocconi, a livello del
cavo orale avviene il primo stimolo della fase cefalica al cervello. Qui avviene la stimolazione
del bulbo, da qui, i neuroni pregangliari parasimpatici e del nervo vago inviano il riflesso
vagale lungo al plesso enterico (ossia l’insieme di neuroni all’interno della parete dello
stomaco e dell’intestino). Lo stimolo vagale arriva allo stomaco, i neuroni parasimpatici
postgangliari vengono attivati, questi sono eccitatori e rilasciano acetilcolina e attivano i
neuroni enterici. Questo riflesso arriva sulle cellule effettrici nella parete della mucosa
gastrica, con il risultato della secrezione dei succhi gastrici nel lume dello stomaco e l’inizio
della motilità dello stomaco che serve per preparare il cibo per la fase di digestione.
All’interno dello stomaco avviene la fase del riflesso corto, ovvero il cibo dopo essere stato
masticato, arriva nella parte alta dello stomaco, il riflesso dovuto allo stiramento delle pareti
dello stomaco per l’arrivo del cibo e la presenza di amminoacidi
e peptidi del cibo stimolano i recettori sulle cellule della mucosa gastrica che attivano il
plesso enterico e il riflesso corto, si attivano poi i neuroni enterici intrinseci ed il risultato
finale è l’attivazione con la secrezione dei succhi gastrici e la motilità. Tra le varie secrezioni,
prima di quella dei succhi gastrici, abbiamo quella della saliva. Già la presenza del cibo
all’interno della bocca e anche la vista del cibo fanno sì che venga attivata la secrezione
della saliva e poi questa aumenta con la masticazione e la preparazione del cibo per arrivare
poi nello stomaco. La saliva è una soluzione iposmotica con un pH 7.4 e viene prodotta
dalle ghiandole esocrine, in particolare le parotidi (il cui principale contenuto sono enzimi
per iniziare la digestione), le sublinguali (producono muco) e le sottomandibolari (sono
miste tra muco ed enzimi). È formata da H2O, ioni, muco, proteine. Il rilascio della saliva
viene controllato dai sistemi parasimpatico (che lo attiva) e simpatico (che lo inibisce).
Le funzioni della saliva consistono principalmente nell’ammorbidire il cibo per iniziare a
prepararlo per l’invio attraverso l’esofago allo stomaco con la formazione del bolo, nella
digestione dell’amido (attraverso amilasi salivare prodotta dalle parotidi).
Ha una funzione di protezione in quanto produce enzimi come lisozima, e immunoglobuline
che servono per produrre una barriera contro agenti patogeni esterni. La saliva viene
prodotta da apposite ghiandole secernenti la saliva in due fasi. Nella prima si ha la
secrezione fluida di NaCl e nella seconda fase NaCl viene riassorbito e viene rilasciato
potassio e carbonato, rendendo la saliva unasoluzione ipotonica con pH neutro.

FASE GASTRICA
Il cibo dopo essere stato masticato passa dall’esofago fino allo stomaco che ha due funzioni:
di immagazzinamento nella parte alta con le contrazioni toniche che lo iniziano a preparare
e di digestione nella parte bassa. Lo stomaco svolge quindi funzioni di:
- Deposito in quanto vi arriva il bolo che qui prende il nome di chimo
- Digestione che è regolata sia dal riflesso corto all’interno dello stomaco che dal riflesso
lungo che arriva dal nervo vago attraverso le cellule G.
- Protezione perché i succhi gastrici molto acidi aiutano ad eliminare eventuali agenti
patogeni.
Quindi l’attivazione arriva dal riflesso vago, il quale attiva il plesso enterico, i neuroni
parasimpatici attivano le cellule effettrici che inducono la secrezione dei succhi gastrici e la
motilità dello stomaco. Il riflesso corto inizia quando arriva il cibo all’interno dello stomaco,
la distensione delle pareti dello stomaco inducono l’attivazione dei nervi che arrivano
direttamente al plesso enterico, e il risultato è lo stesso ossia l’attivazione delle cellule
effettrici che inducono la secrezione dei succhi gastrici e la motilità dello stomaco.
Il controllo di entrambe le parti dello stomaco è molto importante per regolare la velocità e
la quantità di chimo che passa attraverso la ghiandola del piloro poi nelle fasi dell’intestino
dove avviene la digestione vera e propria.

Le secrezioni che avvengono nella fase gastrica nello stomaco sono:


- GASTRINA che viene stimolata dal peptide rilasciante gastrina e dalle cellule G, quindi
viene rilasciata dalle cellule G in seguito all’attivazione o della via di attivazione breve
all’interno del sistema enterico o quella lunga parasimpatica. Può essere rilasciata
attraverso il riflesso corto, attraverso l’attivazione della peptide rilasciante gastrina (GRP).
Il riflesso corto è dovuto alla distensione delle pareti dello stomaco quando arriva il cibo e
quindi produce il rilascio della gastrina. La gastrina viene prodotta dalle cellule G che si
trovano alla fine dei dotti degli orifizi delle ghiandole gastriche.
(Nella mucosa gastrica vi sono tanti tipi cellulari diversi, ognuno con una funzione specifica,
le parti della parete della mucosa superficiale producono il muco che ha una funzione di
protezione delle pareti dello stomaco; le cellule delle mucose del colletto che producono
bicarbonato, le cellule parietali che producono acido gastrico, le cellule simil-
enterocromaffini che producono istamina. Per la digestione abbiamo le cellule G che
producono Gastrina e le cellule principali che producono lipasi gastrica, importante per
l’inizio della digestione).
Quindi la gastrina viene rilasciata in seguito a riflesso breve oppure direttamente dalle
cellule G dopo il segnale parasimpatico. La gastrina può indurre il rilascio di acido
cloridrico, il quale abbassa il pH, rendendolo più acido, e induce la conversione dell’enzima
pepsinogeno in pepsina, che serve per la digestione delle proteine. La gastrina induce
inoltre l’istamina, la quale viene rilasciata dalle cellule simil-enterocromaffini e rafforza il
rilascio di HCl.

-ACIDA con HCl che serve per rendere più acido il contenuto dello stomaco ed attivare poi
gli enzimi. L’abbassamento del pH a 2 del lume dello stomaco produce l’attivazione dei
vari enzimi, tra cui il pepsinogeno che viene convertito in pepsina. La produzione di HCl
avviene nelle cellule parietali e la pompa per il bicarbonato favorisce l’ingresso di cloro che
poi passa attraverso un canale specifico all’interno del lume dello stomaco. Il bicarbonato
si forma a partire dall’acqua che viene scissa in H e ione OH, quest’ultimo insieme a CO2
formerà il bicarbonato che ritorna in circolo, attraverso i capillari, rendendo più neutro il pH
del sangue. Gli ioni H attraverso ATPasi (pompa sodio/idrogeno/potassio ATPasica) detta
pompa protonica, vengono spinti all’interno del lume dello stomaco. Questa pompa porta
all’interno ioni potassio che poi possono uscire attraverso un canale specifico.
La pompa protonica è quella che viene bloccata mediante i farmaci antiacido utilizzati per la
protezione dello stomaco, per gastriti, per evitare le ulcere, che vanno così a ridurre i livelli
di ioni idrogeno che arrivano nello stomaco nel caso di patologie che portano a un pH troppo
acido.
Quindi la secrezione acida serve alla conversione degli enzimi in pepsina, alla
denaturazione delle proteine, alla protezione da batteri in quanto questi non vivono in
ambienti acidi, e alla inattivazione dell’amilasi salivare.

-ENZIMATICA con rilascio degli enzimi pepsina per la digestione delle proteine e lipasi
gastrica che viene co-secreta con la pepsina per il metabolismo dei trigliceridi.

-PARACRINA dovuta alle ghiandole che producono istamina (prodotta dalle ghiandole
enterocromaffini ECL) e somatostatina che dà un segnale a feedback negativo e che
servono per regolare la secrezione stessa della gastrina.
Il circuito prevede che:
Arriva il segnale dal nervo vago, alla parete della mucosa gastrica, che può stimolare
direttamente le cellule G e produrre gastrina che induce a sua volta l’attivazione delle ECL
e delle cellule parietali con la produzione di ioni H o di istamina che rafforza il segnale
andando a stimolare le cellule parietali. Il riflesso corto, cioè la presenza di cibo all’interno
dello stomaco, produce la presenza di amminoacidi e di peptidi che agiscono sui recettori
della mucosa gastrica che attivano le cellule G, quindi la produzione di gastrina. L’aumento
di ioni H all’interno dello stomaco ha due funzioni: una va ad attivare i neuroni enterici, quindi
il riflesso breve, la stimolazione delle cellule principali e la stimolazione della produzione di
pepsinogeno che poi viene convertito in pepsina; l’altra regola, con un feedback a
retroazione negativa, la sua produzione stessa bloccando il segnale quando non c’è più
bisogno di un pH così acido, quindi va ad attivare le cellule D che attivano la somatostatina
che è un segnale a feedback negativo, la quale blocca le cellule G, quelle parietali, le ECL
e quelle principali. La secrezione di somatostatina è uno dei principali segnali che riescono
a bloccare il sistema e riportarlo al controllo perché non dobbiamo avere nello stomaco un
eccesso di acidità. Un altro fattore importante è quello intrinseco che si lega alla vitamina
B12. Anche in questo caso gli antiacidi che vengono utilizzati in clinica sono gli antagonisti
del recettore H2 che è quello dell’istamina che quindi va a bloccare la produzione di ioni
idrogeno.

Nello stomaco abbiamo un pH molto acido uguale a 2, quindi è molto importante la


protezione della parete dello stomaco, infatti nel caso di un abbassamento della protezione
si formano danni a livello della parete, come gastriti o ulcere. La protezione è dovuta al
rilascio da parte delle cellule mucose gastriche di bicarbonato che costituisce una barriera
fisica a pH 7 che protegge la parete dello stomaco dal succo gastrico.

FASE INTESTINALE

Il cibo è arrivato dallo stomaco nell’intestino. La fase intestinale è regolata dal sistema
parasimpatico con la secrezione di acetilcolina e da colecistochinina e gastrina e poi da
un’innervazione simpatica che è inibitoria che spegne il segnale. La secrezione avviene
attraverso il lume della cripta e dei villi intestinali, su di essi sono presenti delle cellule
apposite come quelle caliciformi che secernono muco e gli enterociti che trasportano
nutrienti e ioni. Le secrezioni nella fase intestinale sono:
- Enzimi digestivi ancorati all’orletto a spazzola, il quale ne aumenta la concentrazione e ne
rende subito disponibile la fluidità nelle fasi della digestione;
- La bile prodotta dal fegato e rilasciata dalla colecisti che serve per la digestione dei lipidi;
- Il bicarbonato prodotto dal pancreas che serve per ridurre l’acidità dei cibi;
- Il muco che funge da protezione;
- Soluzione isotonica NaCl che si mescola al muco per lubrificare il contenuto intestinale.
Viene prodotta sia nel pancreas che nell’intestino.
Un altro ruolo importante di controllo della digestione è quello del fegato che funge da filtro
dagli agenti esterni. Al fegato arriva il sangue che è passato per il tratto intestinale e
digerente, quindi dallo stomaco all’intestino, alle varie ghiandole. Portano i nutrienti
attraverso la vena porta al fegato e qui vengono metabolizzati gli agenti estranei come
farmaci, alcool, sostanze tossiche e grassi e vengono poi riportati attraverso la vena epatica
al cuore. Il fegato riceve un’innervazione dall’arteria epatica direttamente, per l’apporto
ossigeno e nutrienti che servono al fegato per la sua funzione.
L’altra secrezione importante a livello dell’intestino è quella isotonica di NaCl che avviene
attraverso le cellule dell’intestino nel lume della cripta. Dal liquido interstiziale devono essere
assorbiti due ioni Cl, che poi verranno rilasciati nel lume intestinale. Due ioni entrano
attraverso una pompa (sodio/potassio/cloro) e vengono rilasciati attraverso la pompa CFTR
(conduttanza transmembrana della fibrosi cistica).
I bambini affetti da fibrosi cistica, hanno una mutazione genica di questa pompa. La
mancanza di NaCl porta un eccesso di muco causando danni all’intestino, ma è una pompa
presente anche a livello polmonare, quindi i bambini hanno un eccesso di muco a livello
polmonare che porta a polmoniti croniche, con difficoltà di respirazione.
La pompa che trasporta all’interno gli ioni cloro, trasporta anche potassio e sodio che vengo
poi riportati nel liquido interstiziale per mantenere l’equilibrio ionico mediante canali specifici.
Il sodio entra con l’acqua attraverso osmosi per via paracellulare e forma NaCl.
PANCREAS
Il Pacreas è una ghiandola associata all’intestino importante perchè aiuta la secrezione di
enzimi digestivi e di bicarbonato di sodio, attraverso gli acini nelle ghiandole esocrine e
contiene nelle isole di Langherans delle porzioni endocrine che rilasciano insulina e
glucagone, ormoni importanti per il metabolismo di glucosio. Attraverso il dotto pancreatico
riversa le sue secrezioni all’interno del lume intestinale, riversa tripsinogeno che viene poi
convertito in tripsina grazie alle enteropetidasi e vari enzimi zimogeni. Questi enzimi nella
forma di proenzimi non attivi vengono attivati dalla tripsina in chimotripsina,
carbossipeptidasi, colipasi e fosfolipasi (servono per la digestione degli acidi grassi).
L’altra secrezione importante nell’intestino è il bicarbonato di sodio che serve per
contrastare l’acidità del cibo che arriva dallo stomaco. NaHCO3 viene prodotto dal
metabolismo dell’acqua e CO2 (proveniente dai capillari), questi vengono convertiti in
bicarbonato attraverso l’anidrasi carbonica che poi passa attraverso uno scambio con il cloro
direttamente nel lume del pancreas e dell’intestino. L’ATP serve per introdurre all’interno il
potassio e lo scambio con Na, anche qui troviamo la pompa sodio/potassio/cloro che porta
all’interno due ioni cloro che vengono poi portati nel lume intestinale sempre dal canale di
conduttanza trasmembrana della fibrosi cistica.

Questo è il sistema integrato della fase gastrica e della fase intestinale. Il cibo che arriva
dopo la fase cefalica nello stomaco attiva la secrezione acida per la digestione, la
secrezione di pepsina e lipasi per l’inizio della digestione delle proteine che avvengono nello
stomaco e la stimolazione della motilità gastrica che serve per preparare il cibo, inviarlo
nella parte inferiore dello stomaco per poi l’ingresso attraverso il piloro nell’intestino. Una
volta arrivato il chimo nell’intestino tenue, questo va ad attivare, il sistema nervoso enterico
che può, nel caso, regolare, ridurre, inibire la trasmissione del segnale a livello dello
stomaco, si tratta quindi di un sistema a feedback negativo che blocca il segnale.
Nell’intestino invece attiva la secrezione della soluzione ipertonica che agisce sulle cellule
endocrine e agisce per la digestione di carboidrati sulle proteine GIP e GLP-1; attiva la
digestione di lipidi e proteine attraverso la CCK (colecistochinina) la secrezione degli enzimi
pancreatici, la secrezione di acidi per l’attivazione della secretina.
Tutti questi sistemi hanno dei sistemi a feedback che vanno a bloccare il segnale che arriva
dallo stomaco, quindi il sistema è regolato per avere una digestione all’interno dell’intestino
coordinata con l’ingresso del cibo che arriva dallo stomaco. Pertanto questi due sistemi si
devono regolare per evitare un eccesso di cibo all’interno dell’intestino che non può essere
digerito e metabolizzato. La secretina stessa va ad attivare nel pancreas la secrezione del
bicarbonato pancreatico che va, quando i livelli sono troppo alti, a bloccare la secrezione
dello ione idrogeno per regolare l’eccesso del pH acido.
Prima dobbiamo parlare del fegato e della colecisti perché sono due ghiandole molto importanti di
supporto e di aiuto per l’assorbimento e la digestione, principalmente, degli acidi grassi. Nella colecisti o
cistifellea viene accumulata, tramite il dotto epatico, la bile prodotta dal fegato. Al momento della
digestione, quando è necessario, la colecisti riversa, attraverso il dotto biliare comune, la bile nel lume
intestinale tramite lo sfintere di Oddi che controlla sia il rilascio della bile che le secrezioni del pancreas nel
duodeno. Le secrezioni del pancreas sono importanti per le fasi di digestione con secrezioni di enzimi e
altre secrezioni intestinali.

Il fegato è un importante organo di filtro associato al metabolismo intestinale. Filtro perché nel fegato il
sangue porta i nutrienti e le sostanze estranee provenienti dal tratto digerente e quindi al suo interno
abbiamo l’assorbimento dei nutrienti, il metabolismo dei farmaci e di sostanze estranee. La bilirubina,
derivante dal catabolismo dell’emoglobina nel sangue, viene trasportata nel fegato. Nel fegato avvengono
il metabolismo del glucosio e dei lipidi, la sintesi proteica, la sintesi ormonale, la produzione di urea e ha
una funzione di detossificazione, perché metabolizza i metaboliti di farmaci, alcol e sostanze di accumulo.
Secerne, invece, nel duodeno, attraverso i dotti biliari, i sali biliari, la bilirubina, acqua, ioni e fosfolipidi.
Attraverso la vena epatica porta i metaboliti direttamente ai vari tessuti quindi glucosio, proteine
plasmatiche, tutti i fattori che servono per la coagulazione, l’urea (importante nel metabolismo dell’urea
con produzione di urine), la vitamina D e i metaboliti poi da eliminare attraverso i reni.
Abbiamo detto, quindi, che la bile viene secreta dagli epatociti del fegato, si accumula nella colecisti ed è
costituita da Sali biliari, che servono per la digestione di acidi grassi, dei trigliceridi e lipidi. Formata da
pigmenti biliari costituiti da bilirubina, derivante dalla degradazione dell’emoglobina (importante per
trasporto ossigeno nel sangue) e da colesterolo. La maggior parte dei farmaci giungono attraverso il sangue
nel fegato che li metabolizza e li riversa nel sangue.

Gli acidi biliari sono costituiti da gocce con una parte idrofoba che si associa e circonda la goccia lipidica e
una parte esterna idrofila, sul versante polare della catena, che si associa con l'acqua. Le gocce lipidiche
vengono circondate da questi sali, e le lipasi e le colipasi pancreatiche secrete dal pancreas producono
l'inizio della digestione della goccia lipidica. Le colipasi sono coenzimi importanti perchè permettono di
creare dei passaggi nelle parete dei sali biliari in modo tale che la lipasi possa entare all'interno, non
essendo in grado di farlo da sola. Si formano, così, queste micelle più piccole discoidali, già parzialmente
degradate, formate dai sali bilairi, dai fosfolipidi (con la testa idrofila rivolta verso l'esterno), i trigliceridi
parzialmente metabolizzati e trasformati in digliceridi o monogliceridi e all'interno si possono accumulare
acidi grassi liberi e colesterolo che non viene digerito. In basso a destra si vede l'azione della lipasi e della
colipasi, che riesce a rompere le catene dei trigliceridi, formando monogliceridi e acidi grassi liberi.
Qui abbiamo il metabolismo degli acidi grassi. (1) Nello stomaco, le gocce lipidiche vengono circondate dai
sali biliari che formano delle emulsioni con queste sfere circondate dai sali biliari. (2) La lipasi e la colipasi
possono scindere questi legami, le colipasi facilitano l'ingresso all'interno delle lipasi, vengono così prodotte
delle micelle più piccole, le quali possono:
- rilasciare sali biliari che ritornano in circolo
- (3b) rilasciare il colesterolo che viene trasportato nelle cellule dell'intestino tenue direttamente da un
trasportatore (NPCIL1), oppure
- (3a) i trigliceridi vengono rilasciati come monogliceridi e acidi grassi liberi che attraversano per diffusione
l'orletto a spazzola delle cellule dell'intestino e venire ulteriormente metabolizzati nel Reticolo
Endoplasmatico.
(4) L'insieme di colesterolo, trigliceridi e proteine va a formare i chilomicroni, i quali come vescicole
vengono assorbiti nell'apparato del Golgi dove subiscono diverse trasformazioni nelle vescicole
dell'apparato del Golgi e vengono alla fine rinchiuse in vescicole secrete nel liquido interstiziale. Gli acidi
grassi non possono passare in circolo perchè produrrebbero un danno, quindi vi è un sistema di protezione
delle pareti dei capillari che ne evitano l'ingresso, quindi (5) vengono metabolizzate attraverso il sistema
linfatico che li rimuove.

Questo invece è il sistema di digestione ed assorbimento dei carboidrati. I carboidrati, amido e glicogeno,
vengono digeriti principalmente attraverso l'amilasi che ne rompe le lunghe catene. La digestione
dell'amido inizia già con l'amilasi nella bocca e continua poi nel pancreas. L'amilasi rompe l'amido e il
glicogeno liberando i disaccaridi maltosio, saccarosio e lattosio e poi le disaccaridasi scindono i disaccaridi in
monosaccaridi. La maltasi scinde il maltosio in due molecole di glucosio, la saccarasi scinde il saccarosio in
glucosio e fruttosio e la lattasi scinde il lattosio in glucosio e galattosio. La cellulosa, nell'organismo umano,
non può essere digerita e quindi tutte le fibre non digerite vengono secrete con le feci. L'assorbimento dei
monosaccaridi avviene nel lume intestinale attraverso le pareti della mucosa intestinale grazie alla presenza
di recettori specifici. E’ importante che il glucosio e il galattosio raggiungano il ciclo sanguigno e di
conseguenza tutto l'organismo, così entrano nell’enterocita tramite la pompa SGLT e la copresenza dello
ione NA+ e poi attraverso il trasportatore GLUT2 attraversano la parete intestinale e poi per diffusione
raggiungono i capillari sanguigni. Il Sodio viene riassorbito tramite una pompa ATPasica e lo scambio con
uno ione potassio. Il fruttosio entra nella parete intestinale mediante un trasportatore specifico GLUT5 e
tramite il GLUT 2 esce per essere assorbito nei vasi sanguigni. Il GLUT2 è un trasportatore che si trova
all'interno della mucosa intestinale, quindi trasporta glucosio, galattosio e fruttosio nel liquido interstiziale e
poi per diffusione entrano nei capillari. Solo i monosaccaridi possono essere digeriti, quindi nel lume
intestinale deve prima avvenire la scissione dei polimeri in monosaccaridi attraverso i vari enzimi specifici.

Le proteine, invece, vengono principalmente metabolizzate nello stomaco. Esse sono delle catene di
aminoacidi a catena lunga con un'estremità amino-terminale e un'estremità carbossi-terminale dall'altra
parte. Vengono digerite attraverso le endopeptidasi o proteasi specifiche quindi la pepsina, la tripsina e la
chimotripsina. Questi enzimi riescono, attraverso il legame con una molecola di acqua, a scindere la lunga
catena in catene più piccole le quali,a loro volta, vengono digerite attraverso le esopeptidasi che sono la
aminopeptidasi e la carbossipeptidasi. L'aminopeptidasi agisce a livello dell'estremità amino-terminale
(H2N), sempre attraverso una molecola di acqua, formando degli aminoacidi con l'estremità amino-
terminale. La carbossipeptidasi, attraverso il legame con una molecola d'acqua, produce aminoacidi con il
carbossi-terminale, e poi il taglio nella parte centrale produce peptidi più piccoli. Nell'immagine a destra
abbiamo il trasporto delle proteine attraverso la parete intestinale e il loro trasporto nel sangue. La proteina
nella sua forma complessa viene trasformata in peptidi più piccoli, attraverso le endopeptidasi, i di- e
tripeptidi, forme più piccole, posso attraversare la membrana tramite cotrasportatori specifici e cotrasporto
con ioni sodio, quindi passano all'interno, vengono ridotti in aminoacidi essenziali più piccoli e
successivamente possono raggiungere il liquido interstiziale con l'aiuto del sodio e raggiungere il sangue. Se
restano in forme di dipeptidi più piccoli possono passare attraverso una pompa specifica direttamente nel
sangue. I peptidi di dimensioni rilevanti non potendo essere metabolizzati ulteriormente possono essere
trasportati solamente con la formazione di vescicole le quali entrano nella cellula intestinale per trascitosi,
vengono poi trasportate dall'altra parte nel liquido interstiziale e passano la barriera entrando nel sangue e
portati al metabolismo del fegato. Il fegato, quindi, metabolizza questi peptidi che sono rimasti in forme più
grandi. Una di queste grosse proteine che entrano per trascitosi e non possono essere metabolizzate è il
Glutine e molte intolleranze al glutine sono dovute proprio all'incapacità delle membrane della parete
intestinale di trasportarlo all'interno del sistema sanguigno per andarlo a metabolizzare attraverso il fegato.
La probabilità di aumentare le intolleranze alimentari è dovuta al fatto di alimentare i bambini sin da troppo
piccoli con alimenti contenti il glutine, per evitare le intolleranze alimentari meglio aspettare fasi della
crescita più tardive, perchè all'inizio la parete intestinale dei bambini appena nati o molto piccoli non è
preparata per questo trasporto, quindi è necessario aspettare fasi più tardive per dare questi alimenti.

A livello di digestione, vi è anche la digestione e l'assorbimento delle vitamine. Accenniamo solamente che
possono esserci Vitamine liposolubili come A,D,E,K, vitamine insolubili in acqua e quindi vengono inglobate
nelle micelle e passano nell'enterocita per diffusione. La vitamina K1, presente nelle verdure e nel fegato,
necessita di un trasportatore specifico per poter passare nel sangue dove poi viene trasportato, mentre la
vitamina K2 (endogena) passa per diffusione semplice. Vitamine, invece, idrosolubili sono l'acido ascorbico,
l'acido folico, il pantotenico, nicotinico, biotina, piridossina e tutte le vitamene del gruppo B, le quali
vengono assorbite grazie a trasportatori specifici che dipendono dal cotrasporto del sodio.
Nell'imagine di sinistra abbiamo l'assorbimento del Ferro, il gruppo Eme è quello che si trova all'interno
dell'emoglobina e viene trasportato negli eritrociti o globuli rossi. Viene assorbito dal lume intestinale
nell'enterocita, si scinde in Porfirina e Ferro, e il Ferro viene trasportato poi all'esterno, in circolo, attraverso
il recettore Ferroportina. La regolazione dell'assorbimento del Ferro avviene grazie al fegato che secerne
l'ormone Epcidina che serve per accumulare le riserve di Ferro e ne permette la degradazione.

Invece il calcio, immagine a destra, è uno ione molto importante per tutte le cellule del nostro corpo può
passare nel lume intestinale e nel liquido interstiziale attraverso un trasporto paracellulare non regolato.
Altrimenti può attraversare canali specifici ed essere trasportato attraverso una pompa ATPasi, quindi con
la produzione di energia tramite la scissione dell'ATP, oppure attraverso un trasportatore transcellulare
regolato dalla vitamina D3, viene trasportato all'esterno in cambio di 3 molecole di sodio. Quindi il ferro e il
calcio sono essenziali per le attività cellulari, passano nel circolo sanguigno e vengono trasportati a tutti i
tessuti che ne hanno necessità.

Altri ioni importanti per la vita cellulare di tutti i sistemi, dal cerebrale ad altre cellule dell'organismo sono il
Sodio, il Potassio, il Cloro e l'acqua. Il Sodio passa dal lume intestinali, attraverso le cellule intestinali al
liquido extracellulare attraverso:
1)trasportatori specifici per il sodio
2)attraverso un canale trasportatore Sodio-Cloro che porta1 all'interno anche uno ione cloro per
compensare le cariche positive del sodio
3)attraverso la pompa protonica con la quale entra all'interno sodio ed esce all'esterno uno ione di
idrogeno, che va ad acidificare il lume intestinale
4)tramite scambiatori specifici con altre molecole.
Una volta all'interno della cellula intestinale, il sodio, viene trasportato all'esterno nel liquido extracellulare
e poi assorbito nel sangue attraverso una pompa sodio-potassio ATPasica, con la produzione di energia ATP
e lo scambio di potassio.
Il cloro entra direttamente attraverso uno scambio con il bicarbonato (HCO3-), il quale esce nel lume
intestinale , importante per renderlo meno acido, e il cloro entra all'interno e tramite canali specifici viene
riversato nel liquido extracellulare.
Il potassio e l'acqua, invece, entrano per diffusione semplice attraverso la via paracellulare. L'aqua entra
all'interno perchè va per osmosi a diluire l'alta presenza di ioni nella parte del liquido extracellulare.

In questa slide abbiamo l'immagine del cervello per rispondere alla domanda da dove vengono gli stimoli
per la fame e la sazietà. Tutto questo processo deriva dalla necessità di alimentarci e dalla regolazione poi
della digestione e dell'assorbimento di tutti i nutrienti. Nel cervello, a livello dell'ipotalamo (nella zona
indicata dalla freccia rossa) che è il centro della fame e il centro della sazietà, avvengono gli stimoli che a
livello cerebrale. Il centro della fame ci dice se abbiamo necessità di cibo, quindi si attivano tutte quelle fasi
di controllo, che abbiamo visto nelle ultime lezioni, per l'assunzione di cibo e l'attivazione delle vie
encefaliche per attivare lo stimolo della fame. Mentre il centro di sazietà ci dice che in quel momento non
abbiamo necessità di altra energia e quindi di cibo. Nell'ipotalamo e in particolare in quella zona indicata
con la freccia avvengono tutti gli stimoli per il comportamento alimentare, quindi l'attivazione del centro
che ci indica la fame oppure quello che ci indica la sazietà. Alterazioni di questa parte dell'ipotalamo
portano ad alterazioni alimentari come la bulimia o l'anoressia.
Vi sono due teorie che hanno studiato l'assunzione del cibo nella regolazione tra fame e sazietà. La prima è
la Teoria Glucostatica dove l'assunzione del cibo è regolata dal metabolismo del glucosio. L'ipoglicemia,
ossia bassi livelli di zucchero nel sangue, stimola il senso della fame, il centro della sazietà è spento e
prevale quello della fame. L'ipoglicemia attiva il centro della fame e blocca il centro della sazietà, al
contrario l'iperglicemia, aumento di zuccheri nel sangue, attiva il centro di sazietà e blocca il centro della
fame. L'altra teoria più avvalorata negli ultimi decenni, è la Teoria Lipostatica che afferma che un segnale
proveniente dagli accumuli di grasso manda lo stimolo di blocco dell'assunzione di cibo. Questa teoria è
data dalle evidenze che la leptina, una proteina che si accumula insieme agli acidi grassi, manda questo
stimolo. Un aumento di leptina andrebbe a bloccare il metabolismo degli acidi grassi e l'assunzione di cibo.

Il sistema della leptina è qui descritto. Abbiamo i vari neuropeptidi chiave che modulano l'assunzione di
cibo. Il neuropeptide Y vs ad attivare il centro della fame nell'ipotalamo e quindi va a stimolare ed
aumentare l'assunzione di cibo, aumentano i depositi di grasso che vanno ad aumentare la secrezione di
leptina. La leptina mediante un meccanismo di feedback negativo va a bloccare la sintesi del neuropeptide Y
e quindi blocca il centro della fame. Ci sono, poi, tutta una serie di neuropeptidi e ormoni che vanno a
stimolare direttamente il neuropeptide Y, il centro della fame dell'ipotalamo o direttamente la secrezione di
leptina. Nel caso di bassi livelli di leptina la via della fame viene attivata.

Nella tabella ci sono i peptidi chiave che modulano l'assunzione del cibo. Quelli che aumentano l'assunzione
di cibo sono: la Grelina stimolata dallo stomaco, l'NPY e proteina correlata sono coespressi nell'ipotalamo e
le Orezine sempre secrete dall'ipotalamo. La mancanza o un difetto nella produzione delle Orexine può
portare alle patologie tipo l'anoressia. I peptidi che diminuiscono l'assunzione di cibo sono : la
colecistichenina (CCK) che è prodotta nell'intestino tenue e direttamente a livello neuronale nell'ipotalamo,
la Peptide glucagone-simile (GLP1) che è prodotto nell'intestino e serve per il metabolismo e controllo del
glucosio, la leptina che è prodotto dalle cellule adipose ed è correlata con la diminuzione o l'aumento dei
depositi di grasso. L'ipotlamo produce sia l'ormone di rilascio della corticotropina (CRH) e l'ormone alfa-
melanocitastimolante (alfa-MSH), il cui aumento induce una riduzione nell'assunzione del cibo. Infine CART
e POMC coespressi nell'ipotalamo. Ovviamente vi è un bilanciamento tra i peptidi che stimolano lo
stomaco, l'intestino o l'ipotalamo e quei peptidi e ormoni che diminuiscono l'assunzione di cibo e tale
bilanciamento porta ad una attività alimentare e un controllo dell'alimentazione normale. Molti dei difetti e
alterazioni a livello dell'ipotalamo portano alle malattie metaboliche e proprie dell'alimentazione come
bulimia e anoressia.
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

ORGANIZZAZIONE DEL TESSUTO NERVOSO


Il tessuto nervoso si divide in
SISTEMA NERVOSO CENTRALE SNC costituito da Encefalo e Midollo Spinale
SISTEMA NERVOSO PERIFERICO SNP costituito dal tessuto nervoso non compreso nel SNC

Il SNP è in grado di trasportare l’informazione sensitiva al Sistema Nervoso Centrale (a livello


encefalico o midollare) ed è in grado di trasportare il comando motorio elaborato nel sistema
centrale agli effettori viscerali.
Nel Sistema
Nervoso
troviamo un
Compartimento
Efferente ed un
Compartimento
Afferente che
hanno entrambi
una
componente
viscerale ed
una
componente
somatica.
Mentre il compartimento Afferente inizia sempre con un Recettore, quello Efferente finisce sempre
con un Effettore.

Quando uno stimolo colpisce il nostro corpo vengono appunto stimolati dei Recettori e, qualunque
sia la struttura o la natura del recettore stesso, esso sarà in grado di trasmettere un impulso
nervoso che arriverà al SNC.

1
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Vi sono differenti tipi di RECETTORI:

 per la Sensibilità Somatica che controllano la muscolatura scheletrica, la superficie


cutanea, le articolazioni ed inoltre ci danno una percezione di postura e sensibilità termica,
tattile e dolorifica.
 per la Sensibilità Speciale che controllano i sensi come olfatto, gusto, vista, udito ed
equilibrio.
 per la Sensibilità Viscerale che controllano lo stato degli organi interni, compresi gli
apparati cardiovascolare, respiratorio, digerente ed uro-genitale.
Il compartimento Efferente invece include 2 Grandi Sistemi:
 SISTEMA NERVOSO SOMATICO che va ad innervare la muscolatura scheletrica
 SISTEMA NERVOSO AUTONOMO SNA con le sue divisioni
 Simpatica (risposte allo stress)
 Parasimpatica (attività vegetative)
che vanno ad innervare i Fattori Periferici Viscerali come la muscolatura liscia e
cardiaca e le ghiandole.
Il SNA è definito anche viscero-motore poiché agisce al di fuori della coscienza.
Mentre quello Somatico può dare sia risposte volontarie sia involontarie (risposta ad una bruciatura
dovuto all’arco-riflesso)
Quali sono i diversi tipi cellulari che caratterizzano il tessuto nervoso?

 NEURONE
É la cellula deputata all’elaborazione ed al trasferimento
dell’informazione.
Esso è costituito da:
 Un CORPO CELLULARE (definito Pirenoforo o Soma)
Intorno al corpo cellulare abbiamo il Citoplasma definito Pericarion,
il quale ha delle importanti caratteristiche, contiene infatti numerosi
Organelli Citoplasmatici importanti per la produzione di energia,
ma anche per le attività di sintesi come il nucleo, i ribosomi (per la
sintesi di peptidi e proteine), i mitocondri (produzione di ATP e
risposta alle richieste energetiche dei neuroni in attività) e le
membrane del Reticolo Endoplasmatico Rugoso.
Sempre all’interno del citoplasma troviamo i CORPI DI NISSL ossia
dei piccoli corpuscoli o meglio, degli aggregati di ribosomi fissi e
liberi che sono molto caratteristici in quanto da una dissezione
macroscopica del SNC saranno questi corpi a dare la colorazione
grigiastra tipica di queste zona.
 Dei DENDRITI che si diramano dal Corpo Cellulare, con delle
Spine Dendritiche che raccolgono segnali provenienti l’ambiente o
dall’attività di altre cellule.
Sono altamente ramificati infatti rappresentano circa l’80% dell’area
di superficie totale del neurone.
 Dalla parte opposta i dendriti si diparte un ASSONE ossia un lungo
prolungamento citoplasmatico (il cui citoplasma si chiama
Assolemma) che conduce l’impulso nervoso (ossia il potenziale di
azione) verso le Terminazioni Sinaptiche (caratterizzate dai
Bottoni Sinaptici)
 Ed infine dei BOTTONI SINAPTICI che trasmettono l’impulso ad
altri neuroni od Effettori come muscoli, ghiandole ecc…

2
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Questa è la descrizione di un neurone generico, ma in realtà possono esservi differenti tipi di


neuroni che possono essere classificati sia sulle differenze strutturali sia funzionali.

Per quanto riguarda la posizione del Pirenoforo abbiamo:


 NEURONE ANASSONICO
molto piccolo senza elementi che permettono di distinguere dendriti ed assoni.
Sono tipici del SNC, ma le loro funzioni non sono ancora ben conosciute.

 NEURONE BIPOLARE
con dendriti molto sottili che si fondono a dare origine ad unico dendrite.
Avremo poi un corpo cellulare dal quale si diparte l’assone che sarà amielinico e poi
avremo la terminazione sinaptica.
Sono neuroni alquanto rari, ma fondamentali per quanto riguarda la trasmissione delle
informazioni sensitive (gustative e tattili).

 NEURONE PSEUDOUNIPOLARE
tipici del SNP in cui avremo dendriti ed un segmento iniziale da cui si diparte un lungo
assone.
Da notare è una sempre presente continuità tra dendriti ed assone, che non viene mai
interrotta, infatti a differenza degli altri neuroni, il corpo cellulare è posto lateralmente e non
interrompe mai questa continuità.
L’assone può essere mielinico e finisce con una terminazione sinaptica.

 NEURONE MULTIPOLARE
tipico del SNC e sono neuroni multipolari quelli motori che controllano la muscolatura
scheletrica, per cui avremo un classico neurone.

3
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Per quanto riguarda invece la classificazione sulle basi funzionali dei neuroni avremo 3 differenti
tipi:
 NEURONI SENSITIVI ossia quei neuroni che hanno il corpo cellulare fuori dal SNC.
In particolare si trovano nei Gangli periferici sensitivi.
Questi neuroni costituiscono il compartimento Afferente del SNP (trasportano
l’informazione verso il SNC).
Possiamo dividerli sostanzialmente in due gruppi:
 Neuroni Sensitivi SOMATICI che danno indicazioni riguardo l’ambiente esterno e
perciò anche la nostra posizione rispetto ad esso
 Neuroni Sensitivi Virscerali che danno informazioni riguardo gli organi interni.
I loro assoni sono definiti Fibre Afferenti e si dipartono da Recettori per portare
l’informazione al SNC.

Esistono vari tipi di Recettori:

INTEROCETTORI
che ricevono informazioni dagli apparati oltre che
informazioni pressorie e dolorifiche.

ESTEROCETTORI
che raccolgono informazioni dall’ambiente esterno
riguardanti tatto, temperatura, pressione, vista, olfatto e
udito.

PROPRIOCETTORI
che monitorizzano la posizione ed il movimento dei muscoli
e delle articolazioni.

 INTERNEURONI ossia quei neuroni a ponte tra i neuroni sensitivi ed i neuroni motori e
coordinano gli impulsi motori.
Possono avere azione eccitatoria o inibitoria a seconda della risposta che susciteranno nella
membrana Post-Sinaptica.
Il loro corpo cellulare si trova sempre a livello del SNC.

 NEURONI MOTORI o MotoNeuroni che costituiscono il compartimento Efferente del SNP.


Come già detto il SNP è diviso in Somatico e Autonomo, per cui anche i neuroni motori
avranno tale divisione:
 Neuroni Motori Somatici (del SNP Somatico)
Hanno la particolarità di avere il corpo cellulare all’interno del SNC (ossia nell’encefalo
o nel midollo spinale).
Le loro fibre sono Efferenti e finiscono nelle Giunzioni Neuromuscolari per innervare la
muscolatura scheletrica.
 Neuroni Motori Viscerali (del SNP Autonomo)
per i quali possiamo fare una ulteriore distinzione in quanto vi sono Neuroni Motori
Viscerali il cui corpo cellulare è posizionato all’interno del SNC e Neuroni Motori
Viscerali il cui pirenoforo è posizionato nel Ganglio Periferico Motorio.

Le fibre che vanno dal SNC al Ganglio vengono definite Fibre Pre-Gangliari.
Quelle invece che dal Ganglio raggiungono gli Effettori periferici viscerali sono definite
Fibre Post-Gangliari..

4
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Ora passiamo alla descrizione di altre cellule importantissime per il Tessuto Nervoso, ossia le
CELLULE DELLA GLIA:
Esse sono numerosissime,
Mantengono la capacità di dividersi,
Costituiscono una sorta di rete di sostegno per tutto il sistema nervoso,
Hanno attività fagocitica,
Sono importanti per mantenere l’omeostasi dell’ambiente intracellulare.
Vi sono però differenze tra le cellule Gliali tipiche del SNC e quelle tipiche del SNP.
Partiamo dalle NEVROGLIA (tipiche del SNC) per cui abbiamo diversi tipi cellulari:
 OLIGODENDROCITI MIELINA:
che mielinizzano gli assoni del SNC ed offrono un supporto Costituita da fosfolipidi, fornisce la caratteristica agli
strutturale. assoni di condurre più velocemente il potenziale di
Hanno un Pirenoforo piccolo ed un numero di processi azione.
Questi assoni in sezione appaiono bianchi proprio
inferiori che prendono contatto con gli assoni dei neuroni del
per la presenza della mielina fosfolipidica.
SNC. Chiaramente non tutti sono mielinizzati, ma esistono
Una volta che prendono contatto la loro membrana cellulare anche assoni amielinici che sono ricoperti solo
si espande fino a formare una enorme espansione parzialmente dai processi degli oligodendrociti.
membranosa attorno all’assone, formando una guaina
pluristratificata (MIELINA).
L’area relativamente grande che viene avvolta da un Oligodendrocita è definita
INTERNODO, ma vi sono delle interruzioni della Mielina definiti NODI di RANVIER.

 ASTROCITI
che costituiscono la barriera ematoencefalica e concorrono a mantenerla (in quanto con i loro
processo citoplasmatici vanno a prendere contatto con le pareti dei vasi), offrono un supporto strutturale
e regolano la concentrazione di ioni, nutrienti e gas, assorbono e riciclano
neurotrasmettitori e formano cicatrici in seguito a lesioni.
Sono cellule molto grandi che contengono numerosissimi processi citoplasmatici.
Grazie ai loro processi gli Astrociti hanno una area di superficie molto ampia che favorisce
lo scambio di ioni e molecole tra essi e l’ambiente interstiziale, riuscendo a controllare
tale ambiente a livello del SNC.
In certi casi i processi citoplasmatici prendono contatto con i corpi cellulari dei neuroni, li
avvolgono e possono proteggerli da eventuali cambiamenti dell’ambiente interstiziale.

 MICROCIGLIA
che rimuovono detriti cellulari, rifiuti e patogeni per fagocitosi.
Sono cellule molto piccole con processi citoplasmatici molto sottili, cui sono annesse delle
piccole ramificazioni.
Sono estremamente importanti ed originano relativamente presto durante lo sviluppo
embrionale (precisamente dalle cellule staminali mesodermiche che poi danno origine
anche ai monociti ematici e ai macrofagi tissutali).
Rappresentano il 5% della popolazione di tutte le cellule gliali, ma hanno la particolarità che
in caso di lesione od infezioni aumentano il loro numero.

 CELLULE EPENDIMALI
che rivestono i ventricoli cerebrali ed il canale centrale midollare, regolano la produzione, la
circolazione ed il riassorbimento del liquido cerebrospinale.
Queste cellule hanno forma cubica o cilindrica e contengono dei processi citoplasmatici
ramificati che si portano dietro prendendo contatto con le altre popolazioni cellulari che
caratterizzano la Nevroglia del SNC.

5
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Invece la Nevroglia del SNP comprende:

 CELLULE SATELLITI
che circondano i corpi cellulari neuronali nei gangli,
regolano i livelli di CO2 e O2, sostanze nutritizie e neurotrasmettitori intorno ai neuroni
all’interno dei gangli,
ed inoltre isolano i neuroni dagli stimoli non provenienti dalle sinapsi.

CELLULE DI SCHWANN (Neurolemmociti)


che circondano tutti gli assoni del SNP (tale rivestimento è definito NEURILEMMA),
sono responsabili della mielinizzazione degli assoni periferici,
e partecipano ai processi di riparazione dopo una lesione.

È chiaro che la relazione che vi è tra una cellula di Shwann ed un Assone Mielinico
Periferico e un Oligodendrocita ed un Assone Mielinico Centrale sono molto differenti.
Infatti una cellula di Swhann può mielinizzare solo un millimetro di un singolo assone,
mentre gli Oligodendrociti possono mielinizzare porzioni di diversi assoni.
Comunque nonostante la formazione della mielina sia differente, le caratteristiche
generali sono uguali per cui anche in questo caso avremo i nodi e gli internodi e la
mielina sarà responsabile di velocizzare il trasferimento dell’impulso nervoso.
Chiaramente anche il SNP avrà degli Assoni Mielinici, cosa che avviene quando una
singola cellula di Shwann avvolge più assoni.

Ma come fanno questi neuroni ad interagire tra di loro?


Per poterlo capire dobbiamo parlare di SINAPSI.
Esse non sono altro che
un sito di comunicazione tra un neurone ed un'altra cellula.

In base al bersaglio Post-Sinaptico è possibile definire differenti tipi


di SINAPSI:
 SINAPSI ASSO-DENDRIDICHE quando coinvolge un
terminale sinaptico ed un dendrite.
 SINAPSI ASSO-SOMATICHE quando coinvolge un terminale
sinaptico ed un corpo cellulare.
 SINAPSI ASSO-ASSONICHE quando coinvolge un terminale
sinaptico ed un assone.

Esistono poi, due tipi di Sinapsi:


 ELETTRICHE che si realizzano tra i neuroni del SNC e del SNP e
sono piuttosto rare.
Le membrane Pre-Sinaptiche e Post-Sinaptiche sono
a stretto contatto tra loro mediante le GapJunction che
permettono il passaggio di ioni tra cellule.
Possono condurre gli impulsi nervosi in entrambe
le direzioni.

6
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 CHIMICHE che si basano sul passaggio di neurotrasmettitori per trasmettere informazioni


tra le cellule.
Possono condurre gli impulsi nervosi in un’unica direzione.
Una tipica sinapsi chimica viene anche definita VESCICOLARE:
in quanto il neurotrasmettitore verrà rilasciato dalla membrana pre-sinaptica del bottone
sinaptico e verrà catturato da un recettore presente sulla membrana post-sinaptica di un
neurone ricevente.
Perciò capiamo che solo la membrana pre-sinaptica può rilasciare il neurotrasmettitore e quindi il
motivo per cui l’impulso può essere condotto in una sola direzione.

Gli effetti sulla membrana Post-Sinaptica sono di breve durata in quanto le molecole di un
neurotrasmettitore vengono rimosse per azione enzimatica oppure vengono riassorbite.

Ma come si organizzano questi Circuiti Neuronali?!


CIRCUITO DIVERGENTE
in cui abbiamo la propagazione dell’informazione da un neurone verso altri neuroni.
CIRCUITO CONVERGENTE
ossia un meccanismo che conduce impulsi ad un singolo neurone partendo
da multiple sorgenti.
CIRCUITO DI ELABORAZIONE SERIALE
in cui singoli neuroni o gruppi di essi lavorano in maniera sequenziale.
CIRCUITO DI ELABORAZIONE IN PARALLELO
in cui i singoli neuroni o gruppi di essi processano informazioni
contemporaneamente.
CIRCUITO RIVERBERANTE
Circuito Divergente (o meccanismo di feedback eccitatorio oppure inibitorio)
in cui gli assoni collaterali tornano alla sorgente dell’impulso Circuito Convergente
stimolando i neuroni presinaptici.
Esso avrà termine solo quando si verificherà un
affaticamento sinaptico oppure si avrà uno stimolo inibitorio.

Circuito Riverberante

7
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

MIDOLLO SPINALE E NERVI SPINALI


Approfondiamo adesso il Midollo Spinale, iniziando con la sua anatomia macroscopica.
Esso è lungo circa 45 cm e si estende dalla Forame Magno del cranio (Foro Occipitale) fino alla
porzione inferiore della prima vertebra lombare.
É diviso in Segmenti Cervicali, Toracici, Sacrali e Coccigei, classificati con una lettera
maiuscola ed un numero.
Il Midollo Spinale, secondo la sezione trasversale, è costituito da una superficie dorsale ed una
ventrale.
SUPERFICIE DORSALE in cui avremo un solco longitudinale poco profondo, ossia il
Solco Mediano Posteriore.
SUPERFICIE VENTRALE in cui avremo una incisura molto profonda chiamata
Fessura Mediana Anteriore.
Il Midollo è poi organizzato in:
 SOSTANZA GRIGIA
Posizionata centralmente attorno al Canale Centrale. A forma di H.
Essa non è sempre uguale per tutto il corso del midollo, ma in certe
zone risulta più voluminosa e ciò dipende dalla presenza di aree
deputate all’innervazione sia sensitiva sia motoria degli arti.
La parte di sostanza grigia che appare aumentata contiene Interneuroni
in grado di trasportare l’informazione sensitiva somatica e di coordinare
l’attività dei motoneuroni che controllano l’attività della muscolatura
scheletrica.
Queste zone stesse formano dei rigonfiamenti lungo il midollo:
 Rigonfiamento Cervicale che innerva il cingolo scapolare e
l’arto superiore.
 Rigonfiamento Lombare che innerva la zona pelvica e l’arto
inferiore.
Le sue sporgenze (a partire dal canale centrale) verso la superficie esterna del midollo
spinale vengono definite Corna:

 CORNO GRIGIO POSTERIORE (contiene i Nuclei Sensitivi Somatici e Viscerali)*


 CORNO GRIGIO ANTERIORE (contiene i Nuclei Motori Somatici)*
 CORNA GRIGIE LATERALI sono corna intermedie che si trovano in particolari
segmenti spinali (Toracico e Lombari superiori, ossia tra T-1 ed L-2) – (contengono i
Nuclei Motori Viscerali)*

*La sostanza Grigia è costituita dai Pirenofori dei Neuroni e dalle cellule gliali del SNC.
Questi neuroni sono raggruppati in dei NUCLEI (organizzazioni) a seconda delle loro funzioni, per cui avremo:
 dei Nuclei Sensitivi (da e verso i settori periferici)
 dei Nuclei Motori (informazione verso organi bersaglio)

Posteriormente ed anteriormente al Canale Centrale avremo le Commissure Grigie


Posteriore e la Commissura Grigia Anteriore, costituite da assoni di interneuroni che
decorrono lungo tutto il percorso del midollo fino a raggiungere la loro destinazione nella
sede della sostanza grigia.

8
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 SOSTANZA BIANCA
Tutta intorno alla sostanza Grigia.
Essa è costituita dagli Assoni Mielinici del SNC.
É organizzata in COLONNE (o Funicoli) per cui avremo:
 Una Colonna Bianca Posteriore (tra il corno grigio Posteriore
ed il Solco Mediano Posteriore).
 Una Colonna Bianca Anteriore (tra il corno grigio anteriore e
la Fessura mediana anteriore).
Le due Colonne Bianche Anteriori saranno in comunicazione grazie
alla Commissura Bianca Anteriore.
Mentre tra la Colonna Bianca Posteriore e quella Anteriore avremo la
Colonna Bianca Laterale.
Queste colonne si organizzano in Fasci o tratti e gli assoni che fanno
parte di uno stesso fascio o tratto hanno delle caratteristiche comuni a livello strutturale
e funzionale (stesso diametro o mielinizzazione…).
I Fasci possono condurre l’informazione in una sola direzione per cui parleremo di Fasci
Ascendenti a significato sensitivo e di Fasci Discendenti a significato motorio.

9
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Il Midollo Spinale, nella porzione caudale alla prima vertebra lombare, diventa conico ed appiattito
e si continua con una sottile striscia di tessuto fibroso chiamata FILUM TERMINALE il quale si
diparte dalla zona Conomidollare (caudalmente al segmento spinale L-1) e va a finire nella faccia
Posteriore del coccige, dove andrà ad ancorarsi, entrando nella Costituzione del Legamento
Coggigeo (importante perché ancorerà in situ il midollo spinale).

Questa zona al di sotto del Cono-Midollare ha un aspetto alquanto diverso rispetto al resto del
midollo e sembrando microscopicamente parlando, una coda di cavallo, i primi studiosi la
chiamarono CAUDA EQUINA.
Possiamo notare che il Midollo non copre tutta la lunghezza della colonna vertebrale, ma solo
i 2/3 superiori fermandosi alla parte inferiore della L-1.
Questo fenomeno è definito di ASCENSIONE MIDOLLARE per cui il midollo si accresce con la
colonna vertebrale fino al quarto anno di età, successivamente si arresta lo sviluppo del midollo
mentre la colonna continua ad accrescersi.
Sempre per quanto riguarda la sezione trasversale macroscopicamente parlando possiamo
indentificare una RADICE DORSALE che contiene gli Assoni dei Neuroni Sensitivi (pirenoforo
all’interno del ganglio della radice spinale) e dal midollo parte una RADICE VENTRALE che
contiene invece gli assoni dei Neuroni Motori Somatici.
La Radice Dorsale e la Radice Ventrale si uniranno a formare un NERVO SPINALE
ossia un nervo misto,
in quanto conterrà sia una afferenza
sensitiva sia una afferenza motoria.
Le radici di ogni segmento entrano ed escono dal canale vertebrale attraverso un FORO
INTERVETREBRALE delimitato da due vertebre adiacenti.
I Nervi spinali sono 31 paia:
8 Cervicali
12 Toracici
5 Lombari
5 Sacrali
5 Coccigei
Ciascun paio di nervi spinali può essere identificato in base alla sua
associazione con la vertebra adiacente.

Dunque come vengono particolarmente identificati?


Il primo paio di Nervi Cervicali definito C1 fuoriesce tra il Forame
Magno del Cranio e la Prima vertebra cervicale, dunque ne
consegue che il nome dei nervi spinali cervicali prenderà nome
dalla vertebra che immediatamente lo segue.
Tutto questo però vale solo per i cervicali.
Cambia questa identificazione a partire dal nervo che fuoriesce
tra l’ultima vertebra cervicale e la prima toracica, questo paio di
nervi si chiamerà C-8, per cui avremo una incongruenza in
quanto avremo 7 vertebre cervicali, ma 8 paia di nervi spinali
cervicali.

10
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Un nervo spinale (costituito dall’unione tra la radice ventrale e dorsale) è avvolto da tre strati
concentrici:
EPINEVRIO
ossia una spessa guaina fibrosa, costituita da tessuto connettivo irregolare denso e
composto principalmente da fibre collagene e
fibroblasti

PERINEVRIO
costituito da fibre collagene, fibre elastiche e
fibroblasti.
Esso suddivide il nervo in una serie di compartimenti
contenenti FASCICOLI (ossia fasci di assoni).

ENDONEVRIO
costituito da tessuto connettivo lasso irregolare,
costituito da delicate fibre collagene ed elastiche e da pochi fibroblasti isolati che
circondano i singoli assoni.

Quale è la distribuzione dei nervi spinali?


Ricordiamo immediatamente che i nervi sono misti in quanto hanno afferenza sensitiva e motoria.
Allontanandosi però dal midollo, i nervi si divideranno in RAMI, per cui avremo:
 RAMO DORSALE deputato all’innervazione sensitiva e motoria del collo e del dorso.
 RAMO VENTRALE deputato all’innervazione dei muscoli della parete corporea e degli arti.

Ma per quanto riguarda i Nervi Spinali dei segmenti T1-L2, avremo in realtà anche 2 Rami
Comunicanti:
 RAMO GRIGIO (post gangliare) costituito da fibre Post-Gangliari prive di mielina.
 RAMO BIANCO (pre gangliare) così definito perché costituito da fibre Pre-Gangliari
mieliniche (da qui colorazione bianca)

Essi trasportano fibre da e verso il Ganglio


Simpatico.
Dal Ganglio Simpatico si diramano poi due Fasci di
Fibre Post-Gangliari che andranno ad innervare la
muscolatura liscia delle ghiandole del dorso e le fibre
Post-Gangliari della muscolatura liscia delle
ghiandole della parete corporea e degli arti.

I DERMATOMERI sono clinicamente molto


importanti, in quando un danno ad un nervo spinale o
ad un ganglio della radice dorsale produrrà una
caratteristica perdita della sensibilità in uno specifico
distretto cutaneo.

11
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

I rami ventrali dei nervi spinali adiacenti fondono le loro fibre producendo una rete nervosa
definita PLESSO NERVOSO che si crea durante lo sviluppo embrionale:
 PLESSO CERVICALE
Costituito da ramificazioni muscolari e cutanee dei rami ventrali dei nervi spinali C1-C4 e
da alcune fibre nervose provenienti da C5.
Chiaramente ci sono tantissimi nervi facenti parti di questo plesso, tra i più importanti vi è il NERVO FRENICO che andrà
ad innervare il Diaframma, entrando a far parte del controllo della dinamica respiratoria.
Poi per esempio dal Segmento Spinale C2-C3 avremo i Nervi Piccolo Occipitale, Cervicale Trasverso, Sopra
Clavicolare e Grande Auricolare che andranno ad innervare la cute del torace superiore della spalla e dell’orecchio.

 PLESSO BRACHIALE
Costituito dai rami ventrali dei nervi spinali C5-T1.
È più esteso del primo ed i rami ventrali di questi nervi si organizzano in modo particolare
andando a formare il
Tronco Superiore
Tronco Medio
Tronco Inferiore
ciascuno dei quali sarà costituito da una Divisione Anteriore e una Divisione Superiore.
La Corda Posteriore sarà costituita proprio dalle Tre Divisioni Posteriori di questi tronchi.
Invece la Corda Laterale sarà costituita dalle Divisioni Anteriori del Tronco Superiore e
del Tronco Medio.
Infine la Corda Mediale sarà costituita da una Continuazione della Divisione Anteriore
del Tronco Inferiore.
I nervi che fanno parte di questo plesso possono prendere origine da una o più corde.
Per esempio la Corda Laterale darà origine al Nervo Muscolo Cutaneo, ma la corda Laterale entrerà anche nella
Costituzione del Nervo Mediano insieme alla Corda Mediale.
La corda Mediale darà anche origine al Nervo Ulnare, invece la Corda Posteriore darà origine al Nervo Ascellare, ma
anche al Nervo Radiale.

 PLESSO LOMBARE
Formato dai rami ventrali dei nervi spinali T12-L4
Tra i più importanti abbiamo il Genito Femorale, il Nervo Cutaneo e Laterale del
Femore, il Nervo Femorale ed il Nervo Otturatorio.

 PLESSO SACRALE
Formato dai rami ventrali dei nervi spinali L4-S4.
In particolare il ramo ventrale di L4-L5 confluiscono insieme a formare il Tronco Lombo-
Sacrale che entrerà nella costituzione del Plesso Sacrale insieme ai segmenti S1-S4.
Tra i più importanti dobbiamo sicuramente ricordare il Nervo Ischiatico e il Nervo Pudendo.
Il nervo Ischiatico si porta nella faccia posteriore del Femore e a livello della Fossa Poplitea (dietro il ginocchio) andrà a
dividersi nel Nervo Tibiale e nel Nervo Peroneo comune.

12
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Dunque parliamo ora delle MENINGI SPINALI


ossia tre lamine connettivali concentriche
che avvolgono il midollo.
Esse sono:
 DURA MADRE
Essa rappresenta lo strato più esterno, robusto e fibroso.
Vi è uno spazio che la divide dal Periostio (membrana fibrosa che riveste le pareti del
canale vertebrale) definito SPAZIO EPIDURALE costituito da tessuto connettivo lasso
(areolare), da vasi sanguigni e tessuto adiposo.
Molto importanti, poichè ancorano il midollo spinale nella propria posizione, sono anche le
inserzioni della dura madre lungo il midollo, in particolare quella a livello del Forame
Magno del Cranio, della C-2 e C-3, a livello Sacrale e a livello del Legamento
Longitudinale.
La Dura Madre si continua, caudalmente al Cono-Midollare, come un lungo cordone di fibre
collagene ed entrerà nella Costituzione del Legamento Coccigeo assieme al Filum
Terminale.

 ARACNOIDE
Essa rappresenta la Meninge Intermedia, i cui Fasci di Fibre sono definiti
TRABECOLE ARACNOIDEE che si dipartono dalla superficie interna dell’aracnoide fino
alla superficie esterna della Pia Madre.
Infatti le fibre collagene elastiche della Pia Madre vanno ad incrociarsi con le
Trabecole Aracnoidee e, a questo livello si apriranno i vasi che innervano il midollo
spinale.

 PIA MADRE
Essa è strettamente adesa al tessuto sottostante e anche questa caudalmente al Cono
Midollare si continua con un fascio di fibre che andrà a far parte del Filum Terminale,
ancorandosi anch’essa alla faccia posteriore del coccige.
Esse hanno funzione di sostegno, ma anche di protezione dagli urti.
Il tessuto connettivale delle Meningi Spinali ricopre non solo il midollo, ma anche le Radici dei
Nervi spinali e si continua a livello del Forame Magno del Cranio con le MENINGI ENCEFALICHE.

Lungo tutto il midollo spinale vi sono coppie di estensioni della Pia Madre Spinale definite
LEGAMENTI DENTICOLATI che collegano la stessa e l’Aracnoide alla Dura Madre e che
impediscono i movimenti di scivolamento verso il basso del midollo spinale.

13
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Per concludere importante è parlare dei RIFLESSI


che possono essere definiti come una
Risposta Involontaria ad un determinato stimolo.
Il percorso nervoso di ogni singolo riflesso è definito ARCO RIFLESSO.

L’Arco Riflesso è costituito di diverse tappe:


 STADIO1 con l’arrivo dello stimolo e l’attivazione del recettore
 STADIO2 con l’attivazione di un neurone sensitivo
(per cui l’impulso nervoso andrà a propagarsi sotto forma di potenziale di azione lungo la fibra afferente, che mediante la
radice dorsale arriverà al midollo spinale)
 STADIO3 con l’elaborazione dell’informazione da parte del SNC
(che avviene dal momento in cui a livello sinaptico viene rilasciato un neurotrasmettitore alla membrana post-sinaptica di
un interneurone o di un motoneurone).
 STADIO4 con l’attivazione del motoneurone che andrà ad innervare l’effettore periferico
 STADIO5 con la formulazione di una risposta mediante un organo effettore
Esistono diversi tipi di riflessi che possono essere classificati
In base allo Sviluppo:
 INNATI se determinati geneticamente
 ACQUISITI se appresi o sviluppati durante la vita
In base al Sito di Elaborazione:
 SPINALI
 ENCEFALICI
In base alla Funzione di Controllo
 SOMATICI se controllano muscolatura scheletrica
 VISCERALI autonomi se controllano la muscolatura liscia, cardiaca o le ghiandole
Poniamo però l’accetto sulla classificazione in base alla COMPLESSITÀ DEL CIRCUITO:
 MONOSINAPTICI (coinvolgono una sinapsi)
Un Riflesso MonoSinaptico avviene tra l’assone di un neurone sensitivo che fa sinapsi
con un neurone motorio, il quale andrà ad innervare la muscolatura scheletrica.
Quando parliamo di sinapsi chimiche dobbiamo parlare sicuramente di un ritardo sinaptico
tra stimolo e risposta, ma avendo il coinvolgimento di una singola sinapsi questo ritardo è
ridotto ai minimi termini.

POLISINAPTICI (coinvolgono più sinapsi)


In un Riflesso PoliSinaptico il ritardo sinaptico dipende dal numero di sinapsi coinvolte.
Esso avviene tra l’assone di un neurone sensitivo che fa sinapsi con uno o più
interneuroni che formano sinapsi con neuroni motori, i quali andranno ad innervare
dei muscoli scheletrici.
Le risposte del riflesso PoliSinaptico possono essere molto complesse in quanto gli
interneuroni possono controllare dei gruppi muscolari differenti.
Es. Riflesso da Stiramento – ossia la regolazione automatica della lunghezza di un muscolo scheletrico.
5 tappe:
Stadio1: con stiramento del muscolo che stimola i fusi neuromuscolari
Stadio2: attivazione di un neurone sensitivo
Stadio3: informazione che viene elaborata dal motoneurone
Stadio4: attivazione del motoneurone
Stadio5: Risposta attraverso contrazione muscolare.

Un classico riflesso è quello Patellare, dando un colpo secco al legamento patellare, si provoca uno stiramento dei fusi
neuromuscolari del quadricipite e mediante l’arco riflesso che verrà attivato, avremo una contrazione riflessa (calcio).

14
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

In questa lezione parliamo delle VIE SENSITIVE E VIE MOTORIE del Midollo SPinale.

Avremo 3 tipi di Vie Sensitive:


DEL CORDONE POSTERIORE con il Fascicolo Gracile ed il Fascicolo Cuneato.
Viene anche definita Via Spino Bulbo-Talamica.

Trasporta informazioni altamente localizzate circa la sensibilità propriocettiva, tattile


finemente discriminata, pressori e vibratoria.
Questa via ci da informazioni molto importanti in quanto ci indica il tipo di stimolo che
viene condotto, quale è il sito della stimolazione ed anche il momento di inizio e
cessazione dello stimolo (cosa, dove, quando).

Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo Ordine


arrivano a trasportare l’informazione a livello del SNC
mediante i Gangli delle Radici Dorsali e i Gangli Sensitivi
Encefalici.
In particolare gli assoni che entrano inferiormente al
Segmento Spinale T-6, ascenderanno il Midollo come
Fascicolo Gracile.
Quelli assoni che invece entreranno in T-6 o
superiormente a tale segmento, ascenderanno il
Midollo Spinale come Fascicolo Cuneato.
Gli assoni dei Neuroni di Primo Ordine faranno Sinapsi, a
livello del Nucleo Gracile e Cuneato del Midollo Allungato,
con i Neuroni
Un Homunculus Sensitivo è una mappa Sensitivi di
funzionale della corteccia sensitiva
Secondo Ordine.
primaria.
L’area della corteccia è correlata ad una
Gli assoni di questi
specifica regione che non è però proporzionata neuroni decussano
alle dimensioni reali, ma al numero dei (incrociano a forma
recettori sensitivi presenti in quella di X)
determinata regione. immediatamente
ascendendo
Spieghiamo meglio: mediante il Fascio
Come mostra l’immagine avremo il dorso del Menisco
rappresentato molto più piccolo rispetto alla Mediale nella Parte
mano o alla lingua, per cui non è chiaramente
Controlaterale del
proporzionato alle dimensioni reali.
Ciò significa che avremo bisogno di un’area più Midollo Spinale e
fanno Sinapsi a livello del ampia di corteccia sensitiva primaria per Talamo, dalla parte
opposta. elaborare una informazione che ci arriva dalla A livello Talamico
poi si inviano delle fibre di mano o dalla lingua in cui avremo sicuramente proiezione che
trasporteranno un maggior numero di recettori sensitivi. l’informazione alla
corteccia sensitiva.

15
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

LA VIA SPINO-TALAMICA
con il fascio Spino-Talamico
Laterale ed il fascio Spino-
Talamico Anteriore.

Essa trasporta informazioni


inerenti alla sensibilità
Tattile, Protopatica
(grossolana), Termica,
Pressoria e Dolorifica.
Qui gli assoni dei Neuroni
Sensitivi di Primo Ordine
fanno sinapsi con gli assoni
dei Neuroni Sensitivi di
Secondo Ordine a livello del
Corno Grigio Posteriore del
Midollo.

Questi ascenderanno il Midollo come Fasci Spino-Talamici Anteriori e Laterali.


Faranno Sinapsi con i Neuroni sensitivi di Terzo ordine, a livello talamico nel Nucleo
ventale postero-laterale del talamo.
E da qui le fibre di proiezione invieranno l’informazione alla corteccia sensitiva primaria.

LA VIA SPINO-CEREBELLARE con il fascio


Spino-Cerebellare posteriore ed il Fascio Spino-
Cerebellare Anteriore.

Essa conduce al cervelletto informazioni


propriocettive riguardanti la contrazione dei
muscoli, il grado di tensione dei tendini e la
posizione delle articolazioni.
La risposta cerebellare consiste nel coordinamento
fine dei movimenti corporei.
Ma come i motoneuroni ascendono il Midollo in
questa via?
Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo ordine fanno
sinapsi con i Neuroni Sensitivi di Secondo Ordine, a
livello del Corno Grigio Posteriore del Midollo Spinale
e ascendono come fascio Spino-Cerebellare
Anteriore o Laterale.

In realtà vi sono delle differenze:


Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo Ordine
possono fare sinapsi con due tipi di Neuroni Sensitivi
di Secondo Ordine:
un tipo i cui assoni decusseranno
immediatamente si portano nella parte controlaterale
della sostanza grigia ed ascendono come fasci spino-
cerebellari anteriori; e questi mediante il Peduncolo
Cerebellare superiore raggiungono la corteccia
cerebrale.

16
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

A questo punto fanno una seconda decussazione portandosi nella Porzione X laterale del
Cervelletto.
Esistono anche degli assoni dei Neuroni sensitivi di Secondo Ordine che non
decussano a livello del Midollo Spinale, ma ascendono direttamente sotto forma di
fascio Spino-Cerebellare Posteriore e arrivano mediante il Peduncolo Cerebellare Inferiore
alla Corteccia Cerebrale.
Molto importante è da notare che i neuroni sensitivi di Secondo Ordine non fanno mai sinapsi a
livello Talamico e ciò significa che le informazioni condotte mediante questa via saranno elaborate
a livello Inconscio.

Prima di spiegare adeguatamente le Vie


Motorie va ricordato che il Comando Motorio
che viene elaborato nel SNC raggiungerà
gli Effettori Periferici soltanto attraverso la
via efferente del SNP.
Chiaramente i neuroni motori dei due sistemi
autonomo e somatico del SNP si
organizzeranno in maniera differente.

Dunque il Sistema Nervoso Somatico


prevede la presenza di un Motoneurone
Superiore il cui Pirenoforo si troverà sempre
in un centro di elaborazione del SNC ed un
Motoneurone Inferiore che può trovarsi o nei
Nuclei Somatici del Tronco Encefalico o nei
Nuclei Motori somatici del Midollo Spinale.
L’attività dei Motoneuroni Superiori può essere
sia eccitatoria sia
inibitoria sul
Motoneurone
Inferiore ma sarà
soltanto l’assone di quest’ultimo ad innervare la muscolatura scheletrica.
Chiaramente una lesione al motoneurone Inferiore può portare ad una
paralisi flaccida dell’unità motoria innervata da tale motoneurone.
Invece una lesone al motoneurone superiore porterà non soltanto a
flaccidità o rigidità, ma anche a contrazioni non coordinate.
È inoltre bene ricordare che la stimolazione di un motoneurone inferiore
ha sempre un effetto eccitatorio sulla fibra muscolare scheletrica che
andrà ad innervare.
Molto diversa invece è l’organizzazione dei Motoneuroni del Sistema
Nervoso Autonomo:
in questo caso avremo un
Neurone Pre-Gangliare (che può essere stimolato o inibito da centri
motori che si trovano nell’Ipotalamo o nel Tronco Encefalico) che invierà il
proprio assone ad un Neurone Gangliare, il cui corpo cellulare si troverà
all’interno di un Ganglio Autonomo.
Dal Neurone Gangliare si dipartono poi degli assoni (Fibre Post-Gangliari)
che andranno ad innervare gli Effettori Periferici Viscerali e quindi o la
muscolatura liscia o cardiaca o le ghiandole o il tessuto adiposo.
È inoltre importante ricordare che la stimolazione del Neurone Gangliare
si traduce in effetti eccitatori o inibitori sugli effettori viscerali innervati.

17
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

A tal punto possiamo iniziare a parlare delle VIE MOTORIE:


 VIA CORTICO-SPINALE e Fasci Discendenti del Midollo Spinale
Tale via è definita anche Via Piramidale ed è la via grazie alla quale potremo effettuare dei
controlli coscienti della muscolatura scheletrica.
Questa via inizia dalle Cellule Piramidali nella Corteccia Motoria Primaria, e gli assoni di
questi motoneuroni superiori andranno a fare sinapsi con i motoneuroni inferiori, a questo
proposito viene definita Via Diretta.
Ma può anche essere considerata una Via Indiretta in quanto potrà andare ad innervare i
centri motori che fanno parte di vie motorie INVOLONTARIE O EXTRAPIRAMIDALI.

Gli assoni dei Motoneuroni superiori possono fare sinapsi a diversi livelli e della Via
Cortico-Spinale fanno parte Tre tipi differenti di Fasci:
 Fascio Cortico-Bulbare in cui gli assoni dei neuroni che ne fanno parte andranno a fare
sinapsi con i Motoneuroni inferiori a livello dei Nuclei e dei Nervi Encefalici.
Questi sono molto importanti in quanto assicurano il controllo volontario di muscoli
scheletrici oculari, masticatori, mimici e di alcuni muscoli del collo e della faringe.
 Fascio Cortico-Spinale Anteriore
 Fascio Cortico-Spinale Laterale
Gli assoni che discendono il Midollo Spinale secondo i due Fasci Cortico-Spinali, hanno
bisogno di una caratterizzazione più accurata.
Innanzitutto questi fasci della Superficie Ventrale del Bulbo si presentano come dei
rigonfiamenti i quali vengono chiamati PIRAMIDI.
 La maggior parte di loro decussa a questo livello
(formando la Decussazione delle Piramidi) e si
porta nella porzione contro laterale del Midollo
Spinale discendendo poi come Fascio Cortico-
Spinale Laterale.
Gli assoni di questi Motoneuroni Superiori faranno
sinapsi con i Motoneuroni Inferiori a livello del
Corno Grigio Anteriore e questi andranno ad
innervare la muscolatura scheletrica.
 Soltanto il 15% di queste piramidi discenderà
direttamente senza decussare, come Fascio
Cortico-Spinale Anteriore.
Questo Fascio a livello del Mielomero Spirale
(corrispondente come bersaglio) decusserà nella
porzione contro laterale del Midollo (attraverso la
Commessura Bianca) e farà sinapsi con i
motoneuroni inferiori andando poi ad innervare i
muscoli scheletrici.

Anche in questo caso, rispetto la corteccia


Motoria Primaria abbiamo la rappresentazione
di un Homunculus Motorio:
ossia una mappa funzionale della corteccia
motoria primaria.

Ed esattamente come per l’Homunculus


Sensitivo ciascuna area della Corteccia
corrisponde a specifiche regioni corporee, ma
non è proporzionata alle dimensioni reali bensì
al numero delle unità motorie coinvolte nel
controllo della regione.

18
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 A questo punto parliamo delle VIE motorie INVOLONTARIE O EXTRAPIRAMIDALI:


Partiamo con il dire che vi sono dei Centri del cervello che possono inviare Comandi Motori
che vengono in risposta a delle Elaborazioni fatte inconsciamente.
Queste vie vengono definite Extrapiramidali perché si pensava agissero in maniera
indipendente, ma comunque parallelamente alla via Piramidale.
Ciò però non è una definizione precisa, in quanto le vie motorie vengono integrate a
diversi livelli, vi sono delle interconnessioni.
Dunque parliamo di queste vie facendo una Classificazione Funzionale dei Fasci che ne
fanno parte:
 FASCIO RUBRO-SPINALE che coadiuva il controllo dei muscoli delle porzioni
distali degli arti che eseguono movimenti più precisi.
I motoneuroni superiori di questo fascio si troveranno
nei Nuclei Rossi.
 FASCIO VESTIBOLO SPINALE
 FASCIO RETICOLO SPINALE
 FASCIO TETTO SPINALE
Questi ultimi Tre Fasci coadiuvano il controllo dei Movimenti Grossolani di Tronco e
Muscoli delle parti prossimali degli arti.
I loro Motoneuroni Superiori si troveranno nel
Nucleo Vestibolare (che riceve informazioni dai recettori dell’orecchio interno per la
coordinazione dei movimenti della testa e le posizioni e perciò per
postura ed equilibrio)
Nel Collicolo Superiore
e Nel Collicolo Inferiore (che si trovano nel Tetto Mesencefalo e mentre il primo riceve
informazioni di tipo visivo, il secondo quelle di tipo uditivo)
Nella Formazione Reticolare (che si trova nel Tronco Encefalico ed è una rete
neuronale che riceve contatti con quasi tutte le vie
ascendenti e discendenti ed ha estese interconnessioni
con quasi tutti i nuclei del Cervello e del Cervelletto e
del Tronco Encefalico).

È chiaro che però il controllo Motorio Somatico avvenga a Diversi Livelli, ma sicuramente esso
è determinato da Due Fasi:

 FASE DI PIANIFICAZIONE
Fase in cui prendiamo coscienza di voler compiere un movimento.
In questa fase l’informazione passa dal Lobo Frontale all’Area di Associazione Motoria che
invia questa informazione ai nuclei della base del cervelletto.
 FASE DI MOVIMENTO
Proprio durante l’atto del movimento l’informazione passa dall’area di Associazione Motoria
alla Corteccia Motoria Primaria, la quale riceve i feedback dai nuclei della base del
Cervelletto e mediante le vie Discendenti e le vie Motorie, andrà a fare sinapsi con i
motoneuroni inferiori e così avremo l’attività motoria.

19
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

ENCEFALO E NERVI CRANICI


L’Encefalo di un uomo adulto pesa circa 1,4kg e solitamente l’encefalo di uomo (a causa delle
classiche differenze dimensionali corporee) è circa il 10% più grande rispetto l’Encefalo di una
donna.
Il SNC si sviluppa a partire da un tubo neurale con una cavità centrale chiamata NEUROCELLA e
che successivamente si svilupperà dando origine ai Ventricoli Cerebrali.
Questo Tubo Neurale (circa alla 3°/4° settimana) darà origine alle Vescicole Encefaliche
Primarie e si allargherà nella sua porzione encefalica dando origine a Tre Regioni:
PROSENCEFALO
MESENCEFALO
ROMBENCEFALO
A partire dalla 6° settimana questi daranno origine alle Vescicole Encefaliche Secondarie,
rispettivamente:
TELENCEFALO che andrà a costituire il cervello
DIENCEFALO cavo e costituito da un tetto che chiameremo Epitalamo, da due pareti laterali ossia
i Talami e da un pavimento chiamato Ipotalamo.
MESENCEFALO non si divide il Mesencefalo
e la porzione di Rombencefalo più vicina al Mesencefalo verrà chiamata Metencefalo, la sua
porzione dorsale darà origine al Cervelletto, mentre la sua Porzione ventrale darà origine al Ponte.

MIENCEFALO è invece la porzione di Romboencefalo più vicina al midollo spinale, che darà
origine al Midollo allungato.

20
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Le principali aree costituenti il Tronco Encefalico sono:

 MIDOLLO ALLUNGATO o BULBO


Esso connette il Midollo Spinale
all’Encefalo e la sua funzione
principale è quella di trasmettere le
informazioni sensitive al talamo e
alle altre porzioni del Tronco
Encefalico.
Viene chiamato appunto Midollo
Allungato ed è in diretta continuità
con il Midollo Spinale (infatti la sua
porzione caudale è particolarmente
simile a quella del Midollo Spinale).
Avremo poi un canale centrale che
si allarga in prossimità del Ponte in
quanto si continua con il Quarto
Ventricolo.

Il Bulbo naturalmente contiene dei nuclei:


 Stazioni intermedie lungo le vie sensitive o motorie (infatti fasce ascendenti
possono fare sinapsi con i nuclei sensitivi e motori che rappresentano stazioni
intermedie ma anche centri di elaborazione)
Per esempio il nucleo Caudato e il nucleo Gracile trasmetto l’informazione sensitiva
somatica al Talamo.
Oppure i Nuclei Olivari che inviano alla corteccia Cerebellare delle informazioni
provenienti dalla corteccia Cerebrale, dal Midollo Spinale o dal Tronco Encefalico.
Questi nuclei Olivari costituiscono dei rigonfiamenti sulla porzione ventrale del Bulbo
e vengono definite Olive Bulbari.

 All’interno del Bulbo abbiamo dei Nuclei sensitivi motori associati a 5 nervi Cranici
(VIII – IX – X – XI – XII) ossia i Nuclei dei Nervi Cranici.
Questi nervi sono molto importanti in quanto deputati all’innervazione dei muscoli
della faringe, del collo e del dorso e anche di alcuni organi interni della cavità
toracica e peritoneale.
 Nuclei Autonomi che poi si dividono in Centri Riflessi.
Questi centri riflessi ricevono le informazioni dai nervi cranici, dalla corteccia
cerebrale e dal tronco encefalico e le loro efferenze vanno a modulare le attività dei
sistemi periferici.
Per esempio avremo i Centri Cardiovascolari (ossia che modificano la frequenza cardiaca, l’intensità
delle contrazioni cardiache ed il flusso Sangue a livello periferico) ed i Centri del Ritmo Respiratorio
(ossia che controllano la frequenza di base dei movimenti respiratori, la cui attività viene controllata da
impulsi provenienti dai centri apneustico e pneumotassico del ponte)

La Sostanza grigia del Bulbo è composta da Nucleo Gracile, Cuneato, Nuclei Olivari e Centri
Riflessi.
Sostanza bianca composta da tratti Ascendenti e Discendenti.
 PONTE
Esso funge da connessione tra il Bulbo e il Mesencefalo e la sua funzione principale è
quella di trasmettere le informazioni sensitive al Cervelletto e al Talamo.
Forma una prominente sporgenza sulla superficie anteriore del Tronco Encefalico.
Posteriormente ad esso troviamo gli Emisferi Cerebellari (dai quali è diviso parzialmente
attraverso il quarto ventricolo).

21
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Su ogni lato il ponte è collegato al


Cervelletto attraverso i tre PEDUNCOLI
CEREBRALI.
Esso poi contiene:
 Nuclei Motori e Sensitivi per 4 nervi
cranici (V – VI – VII – VIII)
che innervano i muscoli masticatori, la
superficie anteriore della faccia, il retto
laterale dell’occhio e gli organi dell’udito e
dell’equilibrio presenti nell’orecchio.
 Nuclei che coadiuvano il controllo
involontario della respirazione
Infatti su ogni lato dell’encefalo la
formazione reticolare del ponte, contiene i
nuclei per il controllo del respiro che
vengono chiamati Centro Pneumotassico
e Centro Apneustico che vanno proprio a
controllare l’attività al centro del ritmo del
respiro (presente a livello bulbare).
 Nuclei che elaborano e trasmettono comandi cerebellari
che arrivano tramite i peduncoli cerebellari medi, i quali peduncoli sono collegati con le
fibre trasverse del ponte e ne attraversano la superficie anteriore.
 Fasci ascendenti e Discendenti
gli unici che costituiscono la Sostanza Bianca.

 L’ultima struttura costituente il Tronco Encefalico è il MESENCEFALO.


È la sede di elaborazione delle informazioni visive ed uditive, ciò grazie a dei Nuclei che
elaborano tali informazioni e generano le risposte riflesse agli stimoli.
(immagine) Se dovessimo fare una sezione trasversale del Mesencefalo vedremmo che
posteriormente all’Acquedotto Mesencefalico avremo una porzione definita TETTO DEL
MESENCEFALO che contiene due paia di Nuclei Sensitivi che vengono chiamati
COLLICOLI QUADRIGEMI (Superiori ed Inferiori).

Quelli superiori ricevono l’informazione visiva dal Nucleo Genicolato del Talamo laterale
dallo stesso lato.
Quelli inferiori ricevono l’informazione uditiva dai Nuclei Bulbari.

Inoltre su ogni lato del Mesencefalo avremo altri 2 Nuclei:


 Nucleo Rosso
Così chiamato poiché altamente vascolarizzato; che integra le informazioni

22
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

provenienti dal cervello e dal cervelletto e indirizza comandi motori involontari per il
mantenimento del tono muscolare e della posizione degli arti.
 Sostanza Nera
che regola le efferenze motorie dei nuclei della base.
Sulla superficie VentroLaterale del Mesencefalo sono presenti dei fasci di fibre nervose definiti
Peduncoli Cerebrali (che contengono fibre ascendenti che fanno sinapsi nei nuclei talamici e fibre
discendenti della via cortico-spinale che trasportano comandi motori volontari provenienti dalla
corteccia motoria primaria di ciascun emisfero cerebrale).
Solo lui fa parte della sostanza bianca.

Parliamo poi del DIENCEFALO


ossia la porzione più profonda in cui
poggiano gli Emisferi Centrali e che perciò
mette in comunicazione il Cervello con il
Tronco encefalico e anche con il Midollo
Spinale.
Esso poi si divide in tre parti:
 EPITALAMO
Che rappresenta il Tetto del Terzo
Ventricolo e nella sua porzione
anteriore membranosa contiene
una estesa area del Plesso Coroideo.
Posteriormente invece possiamo notare la presenza della Ghiandola Pineale o IPIFISI che
ha un ruolo importantissimo poiché riesce a produrre la Melatonina ossia un ormone
importante per la regolazione dei Cicli Circadiani, ma che ha anche delle funzioni
secondarie per quanto riguarda le funzioni riproduttive.

 TALAMO
I talami sono due.
Ossia due Formazioni Ovoidali che rappresentano le pareti del Diencefalo e sono separati
dal Terzo Ventricolo.
Il talamo è un’ importante stazione per le informazioni sensitive ascendenti che
verranno proiettate alla corteccia sensitiva primaria, oltre che una importante stazione che
coordina le attività motorie a livello conscio ed inconscio.

I Nuclei Talamici sono centri di controllo di


informazioni sensitive e motorie e sono:
Nuclei Anteriori
che fanno parte del sistema limbico e
svolgono un ruolo importante nelle
emozioni, nella memoria e
nell’apprendimento.
Essi infatti trasmettono l’informazione
dall’Ipotalamo e dall’Ippocampo al Giro
del Cingolo.
Nuclei Mediali
che sono correlati al mantenimento della
coscienza degli stati emozionali,
connettendo i nuclei della base ed i centri
emozionali ipotalamici alla corteccia

23
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

prefrontale cerebrale.
Questi nuclei integrano informazioni sensitive che arrivano in altre parti del talamo
per trasmetterle ai lobi frontali.
Nuclei Ventrali
che trasmettono informazioni da e verso i nuclei della base e la corteccia cerebrale.
I nuclei ventrali anteriore e laterale trasmettono informazioni riguardanti comandi
motori somatici (dai nuclei e dal cervelletto verso la corteccia motoria primaria).
Essi fanno parte di un circuito a feedback che aiuta a pianificare un movimento e a
metterlo a punto.
I nuclei ventrali posteriori invece trasmetto informazioni sensitive concernenti
tatto, pressione, dolore, temperatura, propriocezione dal midollo spinale e dal tronco
encefalico fino alla corteccia sensitiva primaria del lobo parietale.
Nuclei Posteriori
che comprendono il Pulvinar (che integra le informazioni sensitive per trasmetterle
alle aree associative della corteccia cerebrale) ed i Nuclei Genicolati Mediale e
Laterale (quelli laterali di ciascun talamo ricevono informazioni visive dal tratto
ottico, dagli occhi e lo inviano alla corteccia visiva, invece quello mediale riceve
delle informazioni uditive dai recettori presenti all’interno dell’orecchio interno).
Nuclei Laterali
che modulano l’attività del giro del Cingolo e del Lobo Parietale e sono coinvolti
nelle emozioni e nelle integrazioni delle informazioni sensitive.

 Invece a rappresentare il Pavimento del


Terzo Ventricolo è l’ IPOTALAMO
Esso controlla numerose funzioni autonome
ed è il centro di collegamento tra il
Sistema Nervoso ed il Sistema Endocrino.
Viene delimitato anteriormente dal Chiasmo
Ottico e posteriormente dai Corpi
Mammilari (che controllano i riflessi
alimentari come la deglutizione).
Molto importante è che posteriormente ed
inferiormente al Chiasmo Ottico si diparte una
struttura importantissima definita
INFUNDIBOLO che è la zona di
congiunzione tra sistema endocrino ed
ipotalamo (infatti qui si trova l’Ipofisi).
Inoltre contiene numerosi ed importanti centri
integrativi e di controllo, oltre a quelli associati al sistema limbico.
I centri ipotalamici ricevono continuamente informazioni sensitive dal cervello, dal tronco
encefalico e dal midollo spinale.
Abbiamo infatti differenti Nuclei come:
Nucleo SopraOttico
che secerne l’ormone antidiuretico riducendo le perdite idriche.
Nucleo SopraChiasmatico
che regola quotidianamente i ritmi cardiaci.
Nucleo ParaVentricolare
che secerne l’Ossitocina che determina la contrazione della muscolatura liscia di
utero e mammella.

24
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

25
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Più sopra troviamo gli Emisferi Cerebrali destro e sinistro e posteriormente ad essi il
CERVELLETTO.
Il cervelletto è un centro di elaborazione automatica che possiede due funzioni principali:
 Correzione dei muscoli posturali del corpo
funzione di coordinazione di correzioni rapide e automatiche per mantenere l’equilibrio
 Programmazione e Regolazione fine dei movimenti volontari e involontari
funzione di conservazione del ricordo dei movimenti acquisiti.
Svolta in modo indiretto attraverso la regolazione dell’attività motoria della corteccia
cerebrale, dei nuclei della base e dei centri motori del tronco Encefalico.
Esso è diviso in due Emisferi:
Emisfero Cerebellare Sinistro ed Emisfero Cerebellare Destro, divisi lungo la linea mediana da
una sottile striscia di tessuto corticale definita VERME.
La superficie del Cervelletto è costituita da corteccia di sostanza grigia e che appare convoluta,
ma queste circonvoluzioni (FOLIA) saranno meno profonde rispetto quelle che caratterizzano
l’Encefalo.

Ciascun emisfero Cerebellare è diviso poi in due LOBI:


ANTERIORE e POSTERIORE (divisi dalla scissura primaria) che sono coinvolti nella
programmazione, esecuzione e coordinazione dei movimenti degli arti e del tronco.
Più anteriormente ed inferiormente agli Emisferi troviamo i LOBI FLOCCULONODULARI che
sono coinvolti invece nel mantenimento dell’equilibrio e nel controllo dei movimenti dell’occhio.
La sostanza grigia caratterizzante il cervelletto è ricca di cellule molto voluminose che sono le
cellule di Purkinjie, con pirenoforo molto grande a forma di pera ed altamente ramificate con dei
dendriti che si proiettano nella sostanza grigia del cervelletto e degli assoni che si proiettano nella
sostanza bianca del cervelletto.
Questa sostanza bianca appare come fosse molto ramificata definita ARBOR VITAE proprio
perché simile ad un albero.

26
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Approfondiamo ora cosa sono i VENTRICOLI


ENCEFALICI,
ossia delle cavità che contengono liquido
cerebrospinale e sono caratterizzate dalla presenza di
Cellule Ependimali (cellule appartenenti alla Glia del
SNC).
I ventricoli Encefalici sono 4:
Due Ventricoli Laterali ognuno per ogni emisfero
cerebrale,
Un Ventricolo Diencefalico ed
Un Ventricolo posizionato tra il ponte ed il
cervelletto che si estende fino alla porzione superiore
del bulbo.
VENTRICOLI LATERALI:
il corpo di ciascun ventricolo laterale si trova nel lobo parietale di
ciascun emisfero, protrae in avanti nel lobo frontale (formando le
corna anteriori del ventricolo laterale), protrae indietro (formando
le corna posteriori nel lobo occipitale) e si piega all’interno e
verso il basso nel lobo temporale (formando le corna inferiori).
I due ventricoli laterali non comunicano mai fra di loro, in quando
divisi da una linea mediana definita SETTO PELLUCIDO.
Comunicano invece, mediante il Foro Interventricolare, con il

VENTRICOLO DIENCEFALICO (Terzo Ventricolo).


Il Mesencefalo viene attraversato da un ACQUEDOTTO
MESENCEFALICO o DEL SILVIO che mette in comunicazione il
Terzo Ventricolo con il Quarto Ventricolo.

Il QUARTO VENTRICOLO come già detto si estende tra il ponte ed il cervelletto fino alla
porzione superiore del bulbo, ma caudalmente si continua con il canale centrale del midollo
spinale.

I Ventricoli Encefalici contengono i PLESSI COROIDEI che sono costituiti da cellule ependimali
specializzate e capillari altamente permeabili.
Due ampie estroflessioni del plesso coroideo originano nel tetto del Terzo Ventricolo e si
estendono nei due Ventricoli Laterali attraverso i Fori Interventricolari.
Inoltre i plessi coroidei sono responsabili della produzione di LCS ossia LIQUIDO
CEREBROSPINALE.
Questo liquido prodotto dai Plessi Coroidei dei Ventricoli Laterali fluisce attraverso il Foro
interventricolare nel Terzo Ventricolo.
Da qui attraverserà l’Acquedotto Mesencefalico arrivando al
quarto ventricolo.
Poi passa nello Spazio SubAracnoideo tramite due Fori Laterali
e il Foro Mediano (presenti nel tetto del Quarto Bentricolo).
Quindi il Liquido CerebroSpinale scorre nello spazio
SubAracnoideo che circonda l’encefalo (una piccola porzione va
a finire nel canale centrale che circonda il Midollo Spinale)
Entrerà poi di nuovo nella circolazione generale grazie alle
Granulazioni Aracnoidee.

27
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Quali le funzioni del LCS?


 Impedire il contatto tra le strutture nervose e le ossa circostanti
 Sostenere l’encefalo (sospeso nel cranio e galleggiante nel LCS)
L’encefalo pesa sì 1400g, ma è poco più denso dell’acqua perciò nel LCS riesce a
galleggiare arrivando ad un peso di circa 50g.
 Trasportare sostanze nutritizie, messaggeri chimici e prodotti di rifiuto.

Non ci resta ora che tornare a parlare delle Meningi Encefaliche.


Come ricorderemo le Meningi Spinali si continuano a livello del Forame Magno del Cranio con le
Meningi Encefaliche che hanno delle funzioni molto importanti di protezione e ammortizzatori nei
confronti delle ossa craniche.
La più esterna è la Dura Madre, e poi Aracnoide e la Pia Madre.
 La DURA MADRE è costituita da due strati fibrosi:
uno esterno STRATO ENDOSTIALE (così
chiamato poiché fuso con il periostio delle
ossa craniche)
uno strato più interno STRATO
MENINGEO
Ed essi sono divisi tra loro da uno spazio SENO
DURALE in cui fluisce il fluido interstiziale, ma in
cui si aprono anche i vasi (tra cui le due grandi vene
chiamate Seni Durali).
La Dura Madre poi presenta 4 prolungamenti che
vanno in profondità nella cavità cranica dividendola in Setti.
Questi prolungamenti hanno una funzione importante, in quanto creando questi setti, danno
maggior sostegno ed impediscono i movimenti.
In particolare parliamo della:
 FALCE CEREBRALE ossia una estensione della dura madre che si proietta tra gli
emisferi cerebrali nella scissura longitudinale.
 FALCE CEREBELLARE che si estende lungo la linea sagittale mediana, al di sotto
del Tentorio del Cervelletto e divide i due emisferi cerebellari.
 TENTORIO CEREBELLARE che sostiene e protegge i due lobi occipitali del
cervello. Inoltre separa gli emisferi cerebrali da quelli cerebellari.
 DIAFRAMMA DELLA SELLA ossia una continuazione del foglietto durale che
circonda la sella turcica dello sfenoide. Esso ancora la dura madre all’osso sfenoide
e ricopre la base dell’ipofisi.

28
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 Interiormente abbiamo la Meninge Intermedia ossia l’ARACNOIDE che riesce a costituire


intorno all’encefalo uno strato di superficie liscia in quanto
non segue le circonvoluzioni ai solchi che sono tipiche
degli emisferi cerebrali.
L’Aracnoide è costituita da fibre collagene ed elastiche
che vanno a costituire le TRABECOLE ARACNOIDEE
che si dipartono dalla superficie interna dell’Aracnoide e
dalla superficie esterna della Pia Madre, mettendo quindi
in comunicazioni le due Meningi Encefaliche.
In questo spazio fluisce il Liquido Cerebrospinale, ma si
aprono anche i vasi che vanno ad irrorare l’Encefalo ed,
in particolare, l’Aracnoide costituisce un tetto per questi
vasi.

 Invece la PIA MADRE (strato più interno e strettamente adeso al tessuto sottostante)
rappresenta il pavimento di questi vasi.

Il Cervello è la porzione più voluminosa


dell’Encefalo ed è costituito da due Emisferi:
EMISFERO CEREBRALE SINISTRO
EMISFERO CEREBRALE DESTRO
Questi rappresentano la superficie superiore e
laterale dell’Encefalo.
La superficie di ciascun Emisfero è caratterizzata
da uno spesso strato di Corteccia Nervosa
(sostanza grigia superficiale) e sono separati da
una lunga Scissura Longitudinale.
Lateralmente a questa scissura longitudinale si
diparte il Solco Centrale.
Come si vede dall’immagine, la superficie di
ciascun emisfero presenta delle circonvoluzioni e
dei giri che aumentano naturalmente la superficie
totale e presentando un ulteriore spazio per i
Neuroni Corticali.

Ciascun Emisfero è poi diviso in Lobi che prendono il nome a


seconda dell’Osso Cranico con cui entrano in contatto:
Anteriormente al Solco Centrale troveremo il LOBO FRONTALE
che sarà delimitato inferiormente dal Solco Laterale.
Posteriormente al Solco Centrale avremo il LOBO PARIETALE e
dietro invece il LOBO OCCIPITALE.
Inferiormente al Solco Laterale avremo il LOBO TEMPORALE, il
quale ha una particolarità, ossia divaricando il Lobo Temporale
troveremo una ulteriore Struttura Corticale (altrimenti non visibile),
ossia l’INSULA.

29
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Ciascun Lobo ha delle funzioni specifiche, che seppur diverse sono complementari,
(nonostante questi risultino essere anatomicamente molto simili tra loro e nonostante questi confini siano difficili da
definire)
Inoltre ricordiamo che l’Emisfero Cerebrale di Destra andrà a controllare la parte Sinistra del Corpo
e viceversa.
*Per esempio il Centro della scrittura ed il Centro interpretativo generale sono presenti
all’interno dell’Emisfero CATEGORICO o DOMINANTE (Sinistro).
Invece il riconoscimento in base al tatto o la Percezione Spaziale sono all’interno dell’altro
Emisfero RAPPRESENTATIVO o NON DOMINANTE (Destro)*
L’Emisfero Rappresentativo analizza le informazioni sensitive e mette il corpo in relazione con
l’ambiente esterno.
I centri dell’interpretazione presenti in tale Emisfero Destro permettono l’identificazione di oggetti
familiari tramite tatto, odorato e gusto.
Partendo dal solco Centrale possiamo dire
che la Circonvoluzione Precentrale del
Lobo Frontale caratterizza il limite
anteriore del Solco Centrale.
La superficie di tale Circonvoluzione
rappresenta la Corteccia Motoria
Primaria e le cellule che la caratterizzano
sono le Cellule Piramidali che controllano
la muscolatura volontaria ed esercitano la
loro azione sui motoneuroni presenti a
livello del Tronco Encefalico o del Midollo
Spinale.
La via interessata in questa conduzione di
informazioni è la Via Piramidale.
Mentre la Circonvoluzione PostCentrale
del Lobo Parietale rappresenta il limite
posteriore del Solco Centrale e la sua
superficie è caratterizzata dalla Corteccia Sensitiva Primaria.
In questo caso i neuroni sensitivi ricevono informazioni da differenti recettori (dolorifici, termici
tattili) che mandano le proprie efferenze attraverso la via Spino-Talamica e la via del Cordone
Posteriore.
Naturalmente queste Cortecce (motoria e sensitiva) sono connesse a delle AREE ASSOCIATIVE,
ossia una regione che funge da integrazione delle informazioni sensitive e motorie:
AREA ASSOCIATIVA MOTORIA SOMATICA (nella Corteccia PreMotoria)
AREA ASSOCIATIVA SENSITIVA SOMATICA.
La Differenza Funzionale tra queste aree non è facilmente interpretabile, a meno che non parliamo
di lesioni.
Se parliamo di un individuo che ha subito una lesione a livello dell’Area Associativa della Corteccia Visiva, sarà in grado
di vedere delle lettere senza però riuscire ad interpretarle.
Invece se un soggetto subisce una lesione a livello della Corteccia Premotoria (responsabile della coordinazione dei
movimenti dell’occhio) potrà capire il significato delle parole, ma non sarà in grado di leggerle, in quanto la
compromissione della Corteccia Premotoria impedisce ai muscoli di seguire anche solo una semplice riga.

30
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Le informazioni visive, uditive, olfattive e gustative arriveranno da altre regioni della Corteccia:

 CORTECCIA VISIVA del LOBO OCCIPITALE riceverà le informazioni visive


 CORTECCIA OLFATTIVA E UDITIVA del LOBO TEMPORALE riceverà informazioni che
riguardano odori e suoni.
 CORTECCIA GUSTATIVA riceverà informazioni riguardanti il gusto da Faringe e Lingua,
ed è posizionata anteriormente all’Insula e adiacente al Lobo
Frontale.

Riassumiamo Brevemente:
LOBO FRONTALE  Corteccia Motoria Primaria  Controllo volontario della muscolatura scheletrica
LOBO PARIETALE  Corteccia Sensitiva Primaria  Percezione conscia del tatto, della pressione, delle
vibrazioni, del dolore, della temperatura e del gusto
LOBO OCCIPITALE  Corteccia Visiva  Percezione conscia degli stimoli visivi
LOBO TEMPORALE  Corteccia Uditiva e Olfattiva  Percezione conscia degli stimoli uditivi ed olfattivi
TUTTI I LOBI  Aree Associative  Integrazione ed elaborazione dei dati sensitivi ed elaborazione ed inizio
delle attività motorie

A questo punto non ci resta che parlare della SOSTANZA BIANCA CENTRALE.
Essa è coperta dalla Sostanza Grigia della Corteccia Celebrale.
Essa è costituita da Fibre Mieliniche di diverso tipo:
FIBRE ASSOCIATIVE che sono a loro volta suddivise in
 FIBRE ARCUATE sono quelle più corte.
Così chiamate in quanto formano dei piccoli archetti tra i giri.
 FASCICOLI LONGITUDINALI ossia fibre più lunghe che si organizzano in fascicoli.
Mettono in contatto il Lobo Frontale con gli altri Lobi appartenenti allo stesso
Emisfero.
FIBRE COMMESSURALI che collegano tra di loro gli Emisferi.
Esse si dividono in:
 CORPO CALLOSO
 COMMESSURA ANTERIORE
FIBRE DI PROIEZIONE che collegano la Corteccia Celebrale al Diencefalo, al Tronco
Encefalico, al Cervelletto ed al Midollo Spinale.

31
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Altre strutture caratterizzanti l’Encefalo sono i NUCLEI DELLA BASE.


Parliamo cioè di Masse pari di Sostanza Grigia che sono posizionate sotto il Pavimento dei
Ventricoli Laterali e sono ad esempio:

NUCLEO CAUDATO
il quale ha una Testa Prominente, mentre il suo Corpo va assottigliandosi e segue la
curva del Ventricolo Laterale.
Nella Porzione Finale di questa Coda vedremo anche il CORPO AMIGDALOIDEO (che fa
parte anche del sistema limbico).
Dei Nuclei della Base fanno anche parte tre masse di Sostanza Grigia che sono posizionate tra la
Superficie Rotonda dell’Insula e la Parete Laterale del Diencefalo e parliamo in particolare di:
CLAUSTRO
il quale gioca un ruolo incerto nell’elaborazione dell’informazione visiva.
NUCLEO LENTICOLARE
un nucleo di grandi dimensioni del quale fanno parte due Nuclei più piccoli:
 GLOBUS PALLIDUS
 PUTAMEN
Molto spesso sentiremo parlare di CORPO STRIATO che altro non è che l’insieme del Nucleo
Caudato e del Nucleo Lenticolare, ed è coinvolto in aggiustamenti involontari e modificazioni dei
comandi motori volontari.

I Nuclei della Base sono coinvolti:


 Nel controllo inconscio e nell’integrazione del tono della muscolatura scheletrica;
 Nella coordinazione degli schemi motori acquisiti;
 Nell’elaborazione, integrazione e trasmissione delle informazioni provenienti dalla
corteccia cerebrale verso il Talamo.
*Esempio: quando decidiamo di compiere un movimento e stiamo per compierlo, saranno i nuclei della base che
coordineranno il ritmo ed appunto i movimenti, soprattutto se si tratta di un arto prossimale e del dorso*.

32
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Adesso analizziamo il SISTEMA LIMBICO.


Esso comprende Nuclei e Fasci che si trovano lungo il confine tra Cervello e Diencefalo.
Questo sistema in realtà rappresenta un raggruppamento funzionale più che anatomico e consiste
di diverse strutture:
 LOBO LIMBICO che è rappresentato dalle circonvoluzioni più profonde che sono adiacenti
alle strutture del Diencefalo.
Il Giro del Cingolo (appartenente al Lobo Limbico) è posizionato immediatamente sopra il
Corpo Calloso.
Avremo poi anche il Giro Dentato ed il Giro ParaIppocampico che (come mostra
l’immagine ingrandita) nascondono un Nucleo al di sotto, ossia l’IPPOCAMPO.
 L’ippocampo è una struttura a forma di C al contrario, così definito poiché simile ad un cavalluccio
marino ed è una sede molto importante per l’apprendimento e per la memoria soprattutto a
lungo termine.

 FORNICE che è un tratto di Sostanza Bianca che connette l’Ippocampo con l’Ipotalamo.
Essa infatti si diparte medialmente e superiormente dall’Ippocampo, curva a livello del
Corpo Calloso e arriva all’Ipotalamo, ma può anche arrivare ai Corpi Mammillari (che
contengono dei Nuclei Motori che controllano i movimenti riflessi alimentari).
 NUCLEO ANTERIORE DEL TALAMO che manda informazioni sensitive viscerali
dall’Ipotalamo al Giro del Cingolo.

33
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Parliamo dei NERVI CRANICI facenti parte del SNPeriferico, ma che chiaramente sono
strettamente connessi all’Encefalo e sono 12 Paia:
 NERVO OLFATTIVO
Funzione Principale: Sensibilità Specifica Olfattiva
Ha Origine a livello dei Recettori dell’Epitelio Olfattivo.
Come Destinazione avrà i Bulbi Olfattivi.

 NERVO OTTICO
Funzione Principale: Sensibilità Specifica Visiva
Ha Origine a livello della Retina dell’Occhio.
Come Destinazione avrà il Diencefalo attraverso il Chiasma Ottico.

 NERVI CHE CONTROLLANO I MUSCOLI ESTRINSECI DELL’OCCHIO:


NERVO OCULOMOTORE (III)
NERVO TROCLEARE (IV)
Funzione principale: Motoria e riguarda i movimenti degli occhi.
Hanno Origine a partire dal Mesencefalo.
Il III Nervo avrà una destinazione Motoria Somatica (ossia muscoli retti superiore,
inferiore e mediale, muscolo obliquo inferiore, muscolo elevatore della palpebra superiore);
mentre il IV Nervo avrà come destinazione il Muscolo Obliquo Superiore.

 NERVO ABDUCENTE (VI Nervo)


Fa anch’esso parte dei Nervi che controllano i muscoli estrinseci dell’occhio e perciò
ha funzione motoria.
Ha Origine a Partire dal Ponte.
La sua Destinazione è il Muscolo Retto Laterale.

 NERVO TRIGEMINO
Funzione principale: Mista (sensitiva e motoria).
Ha differenti origini: Ramo Oftalmico e Mascellare (con funzione sensitivo) e Ramo
Mandibolare (funzione mista ed innerva anche i muscoli masticatori).
I Rami Oftalmico, mascellare e mandibolare hanno come destinazione i Nuclei Sensitivi
del Ponte.

 NERVO FACIALE
Funzione principale: Mista (sensitiva e motoria)
Ha Origine: per le Funzioni Sensitive a partire dai Recettori Gustativi della Lingua, mentre
per le Funzioni Motorie a partire dai Nuclei Motori del Ponte.
Come destinazione avremo i Nuclei Sensitivi del Ponte (funzione sensitiva) e i Muscoli
Mimici (funzione motoria somatica).

 NERVO STATOACUSTICO
Funzione Principale: Sensibilità Specifica Uditiva e di Equilibrio.
Ha Origine a partire dai recettori dell’orecchio interno (Vestibolo e Coclea).
La sua destinazione sono i Nuclei Vestibolare e Cocleare del Ponte e del Bulbo.

 NERVO GLOSSOFARINGEO
Funzione Principale: Mista (sensitiva e motoria).
Ha Origine dal Terzo Posteriore della Lingua, da parte della Faringe e del Palato e dalla
Arterie carotidi del collo per quanto riguarda la funzione sensitiva.
Ha Origine a partire dai Nuclei Motori del Bulbo per quanto riguarda la funzione motoria.

34
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Le destinazioni saranno Motorie Somatiche ai muscoli faringei coinvolti nella deglutizione,


Motorie Viscerali alla ghiandola salivare parotide e le Fibre Sensitive.

 NERVO VAGO
Funzione principale: Mista (sensitiva e motoria)
Ha una origine sensitiva viscerale dalla Faringe, dal Padiglione auricolare, dal canale
uditivo esterno, dal diaframma e fagli organi interni della cavità toracica e addominopelvica;
ed una origine motoria viscerale dai Nuclei Motori del Bulbo.
Le destinazioni: Fibre Sensitive ai nuclei sensitivi e ai centri autonomi del bulbo;
Fibre Motorie Somatiche ai muscoli del palato e della Faringe;
Fibre Motorie Viscerali agli organi degli apparati digerente, respiratorio e cardiovascolare
nella cavità toracica e addominale.

 NERVO ACCESSORIO
Funzione Principale: Motoria
Ha Origine a partire dai Nuclei Motori del Midollo Spinale e del Bulbo.
Il suo ramo interno innerva i muscoli volontari del palato, della faringe e della laringe.
Il suo ramo esterno controlla i muscoli sternocleidomastoideo e il trapezio.

 NERVO IPOGLOSSO
Funzione principale: Motoria
Ha Origine nei Nuclei Motori Bulbari.
La sua Destinazione sono i Muscoli della Lingua.

35
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO


Analizziamo le Caratteristiche Generali.
Ricordiamo che le informazioni motorie elaborate all’interno del SNC arriveranno agli Organi
Bersaglio ed agli Effettori Periferici mediante la Via Efferente del SNP, che include (oltre il
SNSomatico) il Sistema Nervoso Autonomo.
Il SNA andrà ad innervare gli Effettori Periferici Viscerali (muscolatura liscia, cardiaca e
ghiandolare).
Esso interviene in condizioni di Rischio (es. coma vegetativo, per cui il SNA regola quelle funzioni
fisiologiche vitali).
Esso è particolarmente importante in quanto è in grado di
Regolare la Temperatura Corporea,
e di Coordinare le attività degli Apparati Cardiovascolare, Respiratorio, Digerente, Escretore
e Riproduttivo.
In questo modo esso Controlla i Livelli di Acqua, Elettroliti e Sostanze Nutritizie disciolte nei
fluidi corporei.
Il SNA differisce dal SNS non solo per l’effettore che andrà ad innervare, ma anche per la
differente disposizione dei Motoneuroni.
In particolare ricordiamo l’organizzazione del SNA in cui avremo un Neurone PreGangliare (con il
Pirenoforo posizionato nel SNC e gli Assoni che partono da tale neurone che vengono definite
Fibre Mieliniche PreGangliari e faranno sinapsi a livello del Neurone Gangliare, che si trova nel
Ganglio Autonomo) ed un Neurone Gangliare (da cui dipartono dei grandi Assoni definite Fibre
PostGangliari che innerveranno effettori periferici viscerali anche molto lontani rispetto il Ganglio
stesso).
Il Sistema Nervoso Autonomo consiste di Due Divisioni:

 DIVISIONE SIMPATICA (o ToracoLombare)


che predomina e interviene in condizioni di emergenza, stress o
esercizio fisico.
 DIVISIONE PARASIMPATICA (o CranioSacrale)
che favorisce il risparmio energetico esercitando un’azione stimolante
anche nei confronti di attività svolte in condizioni di riposo.

Se una Divisione avrà un effetto eccitatorio su un organo bersaglio, l’altra avrà


un effetto inibitorio, infatti hanno generalmente Effetti Contrastanti.
Questo però non è sempre vero:
Tali divisioni infatti possono anche agire in maniera simultanea operando su
un processo molto elaborato, ma controllando delle fasi differenti di esso.
Oppure possono agire indipendentemente:
infatti non tutti gli organi possiedono questa doppia innervazione,
alcuni appunto sono innervati unicamente da una divisione piuttosto
che dall’altra.
Un’altra delle caratteristiche generali da evidenziare riguarda i
Neuroni Pregangliari nelle Corna Grigie Laterali dei Segmenti
Spinali T1-L2 vanno a far parte della Divisione Simpatica (o
ToracoLombare).
Mentre nella Divisione Parasimpatica (o CranioSacrale) i Pirenofori
dei Neuroni PreGangliari si trovano nel Tronco Encefalico e, nella
Porzione Laterale delle Corna Grigie Anteriori, nel Tratto Sacrale.
Inoltre le Fibre PreGangliari dei Neuroni PreGangliari della
Divisione Simpatica vanno a fare Sinapsi con i Neuroni
presenti nei Gangli adiacenti al Midollo Spinale.

36
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Invece le Fibre PreGangliari dei Neuroni PreGangliari della Divisione ParaSimpatica vanno a
fare sinapsi a livello dei Neuroni presenti nel GANGLIO TERMINALE o nei GANGLI
INTRAMURALI.
*I Gangli Terminali sono quelli posizionati nei pressi dell’Organo Bersaglio.
I Gangli Intramurali sono quelli posizionati all’interno dell’Organo Bersaglio.*
Dobbiamo inoltre dire che l’effetto di queste due Divisioni sugli organi bersaglio dipende dal rilascio
controllato del Neurotrasmettitore che avverrà dalle Fibre PostGangliari alle Giunzioni
NeuroEffetrici.
Ci sono delle caratteristiche generali che possiamo immediatamente evidenziare:
Le Fibre PreGangliari Autonome (di entrambe le divisioni) rilasceranno Acetil-Colina (che
generalmente ha effetto eccitatorio), mentre la differenza riguarda proprio i Neurotrasmettitori
rilasciati tra le Fibre PostGangliari e le Giunzioni NeuroEffetrici.
Infatti le Fibre PostGangliari della Divisione Simpatica andranno a rilasciare NorAdrenalina
(azione eccitatoria) mentre le Fibre PostGangliari della Divisone ParaSimpatica andranno a
rilasciare Acetil-Colina (che a seconda del recettore con cui si legherà, potrà avere effetto
eccitatorio o inibitorio).
Nell’immagine vediamo le Suddivisioni anatomiche delle Due Divisioni:
A livello Toracico e Lombare le fibre efferenti viscerali che emergono appartengono alla Divisione
Simpatica o per l’appunto ToracoLombare.
A livello Sacrale ed Encefalico le fibre efferenti viscerali che emergono dal SNC formano la
Divisione ParaSimpatica o appunto CranioSacrale.

CARATTERISTICHE DELLA DIVISIONE SIMPATICA DEL SNA


Come già detto i Neuroni PreGangliari avranno il loro Pirenoforo all’interno delle Corna Grigie
Laterali dei Segmenti Spinali T1-L2.
Da tali Neuroni si dipartiranno delle Fibre PreGangliari Mieliniche che andranno a fare sinapsi con i
Neuroni Gangliari.

37
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Ma occorre fare delle distinzioni poichè avremo differenti tipi di Gangli (come mostra l’immagine):

 GANGLI FACENTI PARTE DELLA CATENA GANGLIARE SIMPATICA (sono pari)


Vengono chiamati GANGLI PARAVERTEBRALI o LATERALI e si trovano su ciascun lato
della Colonna Vertebrale, e le loro Fibre PostGangliari andranno ad innervare gli Effettori
Viscerali di Testa, Cavità Toracica, Parete Corporea ed Arti.

Cominciamo quindi a parlare della CATENA GANGLIARE SIMPATICA.


Ricordiamo innanzitutto che il Nervo Spinale è costituito dall’unione della Radice Dorsale con una Radice Ventrale.
La Radice Ventrale dei Segmenti Spinali T1-L2 contiene delle Fibre PreGangliari che allontanandosi dal Midollo Spinale
entrano in una Catena Gangliare Simpatica.
Quando le Fibre PreGangliari arrivano a questa Catena costituiscono il RAMO COMUNICANTE BIANCO (così definito
poiché composto da fibre mieliniche e quindi hanno colorazione bianca).

A questo punto, arrivate al Ganglio, possono avere 3 TIPI di DESTINAZIONE:


 Fanno sinapsi immediatamente a livello del Sito di Entrata;
 Ascendono la Catena Gangliare e fanno sinapsi con un Neurone Gangliare di un Ganglio posizionato ad un
livello differente;
 Saltano tutta la Catena Gangliare Simpatica senza far mai sinapsi, e faranno sinapsi successivamente con i
Gangli Collaterali oppure con i Gangli Modificati presenti nella Sostanza Midollare del Surrene.

A questo punto le Fibre PostGangliari costituenti il RAMO COMUNICANTE GRIGIO invece vanno ad innervare la
Muscolatura liscia dei vasi superficiali, oppure le Ghiandole Sudoripare, per poi ritornare al Nervo per la sua distribuzione.

I Principali effetti prodotti dalle Fibre Simpatiche PostGangliari NEI NERVI SPINALI riguardano:
la costrizione dei vasi sanguigni cutanei, riduzione del flusso sanguigno alla cute e agli organi parietali.
 L’accelerazione del flusso ai muscoli scheletrici ed al cervello.
 La produzione di energia e utilizzo da parte del Tessuto Muscolare Scheletrico
 Il Rilascio di Lipidi accumulati da parte del Tessuto Adiposo sottocutaneo
 La Stimolazione delle Ghiandole Sudoripare
 La PiloErezione (pelle d’oca)
 La Dilatazione pupillare (Midriasi) e messa a fuoco di oggetti distanti.

I Principali effetti prodotti dalle Fibre Simpatiche PostGangliari che entrano in cavità toracica attraverso i NERVI
SIMPATICI riguardano:
 L’accelerazione del Battito Cardiaco ed il Potenziamento della forza contrattile del MioCardio
 La Dilatazione delle Vie Respiratorie

Per quanto riguarda la Catena Gangliare dobbiamo dire che esistono:


 3 Gangli Simpatici Cervicali
 11/12 Gangli Simpatici Toracici
 2/5 Gangli Lombari
 4/5 Gangli Sacrali
 1 Ganglio Coccigeo
Il Numero è variabile in quanto due
o più Gangli possono fondersi tra di
loro (come accade per i Gangli del
Coccige).
Infatti avremo i Gangli Coccigei che
si uniscono a formare un unico
definito GANGLIO IMPARI.

38
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Possiamo poi dire che:


 Solo i Gangli Toracici e Lombari superiori ricevono Fibre PreGangliari attraverso i Rami
Comunicanti Bianchi.
 Le Catene Gangliari Cervicale e Lombare inferiore e Sacrale ricevono l’innervazione
PreGangliare dai Segmenti Toracico e Lombare superiore mediante le Fibre
PreGangliari che ascendono e discendono lungo la Catena.
 Ciascun Nervo Spinale riceve un Nervo Comunicante Grigio da un Ganglio della
Catena del Simpatico.

GANGLI COLLATERALI (impari o LATERO-VERTEBRALI)


Sono adiacenti alla Colonna Vertebrale, posizionati anteriormente ad essa e le loro Fibre
PostGangliari andranno ad innervare gli Effettori Viscerali della Cavità AddominoPelvica.
Quale la loro Organizzazione?
Come detto precedentemente parlando della Catena Gangliare Simpatica, le Fibre
PreGangliari possono non fare sinapsi a livello della Catena, ma possono portarsi
posteriormente alla parete dorsale della cavità addominale andando a formare il GRANDE
NERVO SPLANCNICO, il PICCOLO NERVO SPLANCNICO ed i NERVI SPLACNICI
LOMBARI.
I Principali effetti delle Fibre PreGangliari dirette ai Gangli Collaterali riguardano:
 La costrizione arteriolare e riduzione di flusso ai visceri;
 L’Inibizione dell’attività degli organi e delle ghiandole dell’apparato digerente;
 Il rilascio di glucosio dalle riserve e patiche di glicogeno ed il rilascio di lipidi dal
tessuto adiposo;
 Il rilasciamento della muscolatura liscia della parete vescicale;
 La riduzione della formazione di urina a livello renale;
 Il controllo di alcuni aspetti della funzione sessuale (es. eiaculazione maschile).

I Nervi Splacnici di entrambi i lati


andranno a convogliare in Gangli
Collaterali.
In Particolare il Grande, Piccolo
Nervo Splacnico Lombare e il
Nervo Splacnico Sacrale
andranno a costituire tre grandi
GANGLI COLLATERALI,
ognuno dei quali avrà degli
Effettori Periferici Differenti:
 GANGLIO CELIACO le cui fibre Post Gangliari innerveranno Fegato e Cistifellea,
Stomaco e Duodeno, Milza e Pancreas
 GANGLIO MESENTERICO SUPERIORE lei cui Fibre PostGangliari innerveranno
l’Intestinuo Tenue e la parte iniziale dell’Intestino Crasso
 GANGLIO MESENTERICO INFERIORE lei cui Fibre PostGangliari innerveranno il
Rene, la Vescica Urinaria e gli Apparati Femminile e Maschile.

39
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

GANGLIO MODIFICATO
É caratterizzato dalla presenza di Neuroni all’interno della Sostanza Midollare del Surrene.
È definito pari poiché le Ghiandole Surrenali sono pari (ciascuna per ogni rene).
Le Fibre PostGangliari di questo Ganglio sono particolari, sono molto corte, ed andranno a
rilasciare dei Neurotrasmettitori che entreranno in circolo come fossero degli Ormoni.
Alcune Fibre PreGangliari che originano tra T5-T8 non fanno sinapsi a livello della Catena
Gangliare, ma fanno Sinapsi proprio con i Neuroni Modificati che si trovano nella Sostanza
Midollare del Surrene.
Questi Neuroni modificati hanno delle funzioni molto importanti:
Innanzitutto hanno un Assone molto breve, perciò come già detto avranno anche una Fibra
PostGangliare molto breve, che se stimolata secerne dei Neurotrasmettitori (Adrenalina e
NorAdrenalina) che rientrano nel Circolo Sanguigno.
Molto importante inoltre, per quanto riguarda la
Divisione Simpatica del SNA è la Descrizione
dell’anatomia delle Giunzioni NeuroEffetrici.
Nell’immagine possiamo vedere:
 Un Neurone Gangliare posizionato
all’interno di un Ganglio autonomo.
 Un processo Citoplasmatico Assonale
(fibra PostGangliare amielinica) che però ha
una particolarità, in quanto non termina con
un Bottone Sinaptico semplice, ma forma un
Reticolo simile ad un filo di perline, ognuna
delle quali rappresenta una Varicosità.
 La Varicosità all’interno contiene mitocondri,
ma anche vescicole di Neurotrasmettitore
ed, in questo caso, parlando di Divisione
Simpatica, parliamo di NorAdrenalina.
Perciò un singolo terminale sinaptico può fornire
fino a 20.000 Bottoni Sinaptici e perciò prendere
contatto con dozzine di Cellule Effettrici (importante
per quanto riguarda l’innervazione).
Inoltre da sottolineare è che, normalmente un
Neurotrasmettitore che viene rilasciato a livello del
Bottone Sinaptico, ha una vita molto breve, per cui
viene riassorbito e degradato da enzimi ed eliminato dal circolo sanguigno.
Invece il Neurotrasmettitore che viene rilasciato in seguito ad una stimolazione dei
Neuroni della Sostanza Midollare del Surrene avrà una vita più lunga, in quanto in
circolo non vi saranno degli enzimi in grado di degradarlo, e quelli invece presenti a livello
degli Organi Bersaglio saranno pochi ed è per tale motivo che la Noradrenalina in tal caso
avrà degli effetti prolungati e le sue concentrazioni tessutali potranno mantenersi per circa
35 secondi e perciò avere effetti di parecchi minuti di durata.

40
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Gli effetti della Stimolazione Simpatica risultano principalmente da interazioni con RECETTORI DI
MEMBRANA SPECIFICI per Noradrenalina ed Adrenalina:
RECETTORI ALFA α
la cui stimolazione attiva enzimi che si trovano sul versante interno della membrana
cellulare
RECETTORI BETA β
la cui stimolazione provoca variazioni nell’attività metabolica delle cellule bersaglio.
Sono localizzati sulle membrane cellulari di molti organi (muscoli scheletrici, polmoni,
cuore, fegato).

DIVISIONE PARASIMPATICA
Dunque la Divisione Parasimpatica del
SNA è caratterizzata dalla presenza del
Pirenoforo dei Neuroni PreGangliari
all’interno del Tronco Encefalico o
nella porzione laterale delle Corna
Grigie anteriori del Tratto Sacrale.
Una caratteristica molto importante che
lo differenzia dalla Divisione Simpatica,
riguarda le Fibre PreGangliari, in quanto
queste non hanno una divergenza così
estesa come quelle Simpatiche.
Infatti una Fibra PreGangliare
ParaSimpatica farà sinapsi solo con 6/8
Neuroni Gangliari localizzati all’interno
dello stesso Ganglio e le cui Fibre
PostGangliari raggiungeranno lo stesso
Organo Bersaglio.
Perciò deduciamo che una stimolazione ParaSimpatica avrà degli effetti più Localizzati e
Specifici rispetto una stimolazione della Divisione Simpatica.
Vediamo alcune caratteristiche generali della Divisione ParaSimpatica del SNA:
Le Fibre PreGangliari che lasceranno il Tronco Encefalico decorreranno all’interno dei Nervi
Cranici per arrivare a fare sinapsi con dei Neuroni Gangliari a diversi livelli:
 Le Fibre PreGangliari che lasciano il Tronco Encefalico e decorrono all’interno del TERZO
NERVO CRANICO o OCULOMOTORIO andranno a fare sinapsi con i Neuroni Gangliari
del Ganglio Cigliare e, dal Ganglio Cigliare si dipartiranno degli assoni (Fibre
PostGangliari) che andranno ad innervare gli Organi Bersaglio ed in particolare i Muscoli
Intrinseci dell’occhio (per poter ad esempio controllare il Diametro Pupillare e la
Curvatura del Cristallino);
 Le Fibre PreGangliari invece che andranno a decorrere il NERVO FACIALE faranno
sinapsi con i Neuroni Gagliari dei Gangli Sfenopalatino e SottoMandibolare che invieranno
delle Fibre PostGangliari ad innervare le Ghiandole Nasali e Salivari.
 Le Fibre PreGangliari che decoreranno il NERVO GLOSSOFARINGEO faranno sinapsi con
i Neuroni del Ganglio Ottimo e le Fibre PostGangliari andranno ad innervare la Ghiandola
Parotide.
 Le Fibre PreGangliari che lasciano il Tronco Encefalico e decorrono all’interno del NERVO
VAGO andranno a fare sinapsi con i Neuroni Gangliari dei Gangli Intramurali, così che le
Fibre PostGangliari innervino poi gli Organi viscerali del Collo, la Cavità Toracica e la
maggior parte della Cavità Addominale.

41
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

INVECE le Efferenze ParaSimpatiche Sacrali


non si uniscono ai Rami Ventrali dei Nervi
Spinali, ma costituiranno dei NERVI PELVICI
che andranno a fare sinapsi con i Neuroni
Gangliari dei Gangli Intramurali per andare
successivamente con le Fibre PostGangliari ad
innervare i Visceri della Cavità
Addominopelvica (in particolare nella porzione
inferiore).

FUNZIONI GENERALI DELLA DIVISIONE PARASIMPATICA DEL SISTEMA NERVOSO


AUTONOMO:
 Costrizione delle Pupille per ridurre la quantità di luce che penetra negli occhi e la messa
a fuoco di oggetti vicini;
 Secrezione delle Ghiandole dell’Apparato Digerente (salivari, gastriche, duodenali,
intestinali, pancreatiche e del fegato);
 Aumento dell’attività della muscolatura liscia dell’apparato digerente;
 Stimolazione e coordinamento della defecazione;
 Contrazione della vescica durante la minzione;
 Riduzione della Frequenza Cardiaca e della Forza Contrattile del MioCardio.
 Controllo del desiderio sessuale e Stimolazione delle Ghiandole dell’Apparato
Genitale maschile e femminile.

Un’altra caratterista di tale di Divisione è rappresentata dal fatto che sia le Fibre PreGangliari sia le
Fibre PostGangliari rilasciano Acetil-Colina.
Le Prime rilasciano Acetil-Colina a livello delle sinapsi con i Gangli Intramurali (all’interno
dell’organo bersaglio) o con i Gangli Terminali (adiacente all’Organo Bersaglio).
Le Seconde rilasciano Acetil-Colina a livello delle Giunzioni Neuroeffettrici.
Ma gli effetti risultano essere di breve durata, in quanto l’Acetil-Colina rilasciata a livello
sinaptico viene degradata dall’Enzima Acetil-Colina-Esterasi, mentre l’Acetil-Colina presente a
livello tissutale viene degradata dall’Enzima Colina-Esterasi-Tissutale.
Esistono differenti tipi di RECETTORI per L’ACETIL-COLINA:
 RECETTORI NICOTINICI (stimolati dalla Nicotina, presente nel tabacco)
i quali si trovano sulla superficie di TUTTI i Neuroni Gangliari (Simpatici e
ParaSimpatici) e a livello delle Giunzioni Neuromuscolari del SNSomatico.
Il Contatto con l’Acetil-Colina (Ach) provoca sempre eccitazione del Neurone Gangliare o
della Fibra Muscolare attraverso l’apertura dei canali ionici di Membrana.

42
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 RECETTORI MUSCARINICI (stimolati da Muscarina, tossina derivata da funghi velenosi)


i quali si trovano a livello di TUTTE le Giunzioni Neuroeffettrici Colinergiche (anche
nelle poche presenti della divisione simpatica).
La loro stimolazione provoca effetti di durata maggiore rispetto quella dei Recettori
Nicotinici e la risposta può essere eccitatoria o inibitoria in base all’attivazione o
inattivazione di specifici enzimi.
A questo punto non ci resta che parlare dell’Anatomia della DOPPIA INNERVAZIONE.
Infatti molti organi del nostro corpo ricevono una Doppia innervazione come il CANALE
DIGERENTE che sotto Stimolazione Simpatica avrà una riduzione della motilità (capacità di
muoversi e contrarsi autonomamente), mentre una Stimolazione Parasimpatica porterà ad un suo
potenziamento.
Oppure la PUPILLA che sotto Stimolazione Simpatica andrà incontro a Midriasi (dilatazione)
mentre sotto Stimolazione Parasimpatica andranno incontro a Miosi (costrizione).

Come mostra l’immagine nella Cavità


Toracica e nella Cavità Addominale vi è
la formazione di PLESSI:
PLESSO CARDIACO
PLESSO POLMONARE
PLESSO ESOFAGEO
PLESSO CELIACO
PLESSO MESENTERICO SUPERIORE
PLESSO MESENTERICO INFERIORE
PLESSO IPOGASTRICO
I Nervi che lasciano questi Plessi
viaggeranno insieme ai Vasi
Sanguigni e Linfatici che andranno ad
irrorare le diverse parti del corpo.

43
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

All’interno del SNA in realtà abbiamo


anche una Terza Divisione ossia il
SISTEMA NERVOSO
METASIMPATICO o Enterico.
Esso è costituito da circa 100milioni di
Neuroni ed è per lo più indipendente dai
SN Simpatico e Parasimpatico.
Viene anche definito Cervello
Addominale o Cervello Enterico.
I Neuroni del Sistema Nervoso Enterico si
raggruppano in 2 PLESSI:
 PLESSO SOTTOMUCOSO che regola
l’attività secretoria del tubo digerente
 PLESSO MIOENTENTERICO che
controlla l’attività motoria gastrointestinale
lungo tutta la sua lunghezza

Concludiamo ora parlando dei RIFLESSI VISCERALI.


Un Riflesso Viscerale è l’unità funzionale più semplice nell’ambito del SNA e permette
risposte motorie automatiche che possono essere controllare, modificate, inibite o
stimolate a livello dei Centri Superiori (es. i Centri Ipotalamici).
Un Riflesso Viscerale è certamente un Riflesso Polisinaptico per cui possiamo far riferimento alle
sue caratteristiche, ma con delle particolarità:
Innanzitutto un Riflesso Viscerale ha bisogno di differenti elementi:
 Dovremo avere un Recettore che poi verrà stimolato,
 un Neurone Sensitivo
 un Centro di Elaborazione che sarà rappresentato da un Motoneurone o Interneurone
e dei Motoneuroni Viscerali (uno Pre ed uno Gangliare).
É possibile distinguere differenti Riflessi Viscerali come:
RIFLESSI LUNGHI
In cui il Nervo Sensitivo trasporta l’informazione e la conduce al SNC attraverso
 la Radice Dorsale dei Nervi Spinali,
 oppure mediante la componente sensitiva dei Nervi Cranici
 o ancora, mediante i Nervi del SNA che andranno poi ad agire su Effettori
differenti.
Una volta arrivati al SNC avremo uno STEP DI ELABORAZIONE e successivamente
verranno attivati dei Neuroni PreGangliari che manderanno le proprie Fibre PreGangliari al
Ganglio in cui faranno sinapsi con i Neuroni Gangliari che andranno poi ad innervare un
Effettore Periferico.
RIFLESSI BREVI
Esso salta completamente lo Step di Elaborazione ed in questo caso l’informazione
viene condotta mediante la Fibra Sensitiva Afferente che fa sinapsi con un
InterNeurone a livello di un Ganglio Autonomo (simpatico o parasimpatico).
L’InterNeurone farà poi sinapsi con un Neurone Gangliare che andrà poi a provocare una
risposta andando ad innervare l’Effettore Periferico.
*Es. Riflesso Viscerale:
Bagliore Improvviso Immediatamente ristringeremo o chiuderemo gli occhi.
O ancora, in uno stato di Buio o di ambiente molto scuro la pupilla andrà a dilatarsi.*

44
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

SISTEMA ENDOCRINO
Esso è, insieme al Sistema Nervoso, quel sistema che
sottende ai principali meccanismi di integrazione e
controllo del nostro corpo, infatti insieme al SN
coopera per controllare e talvolta (in caso di necessità)
per modulare alcune attività metaboliche di tessuti ed
organi.
Tale Sistema comprende tutte le Cellule ed i Tessuti
Endocrini presenti nel corpo umano.
Le Cellule Endocrine sono cellule Ghiandolari che
riversano Ormoni, da esse prodotti, nel Liquido
Interstiziale, nell’Apparato Linfoide e nel Sangue.
Invece le Secrezioni delle Cellule Esocrine vengono
rilasciate su di una Superficie Epiteliale.
Il Sistema Endocrino interagisce con il Sistema Nervoso,
ma in maniera differente:
Infatti se il SN reagisce ad uno stimolo (anche
ambientale per esempio) con una risposta veloce che si
estingue in pochi minuti, il Sistema Endocrino può
rispondere attraverso il rilascio di Ormoni che una volta raggiunti gli Organi Bersaglio, andranno a
modificare le attività fisiologiche di tali Organi.
Perciò il Sistema Endocrino ci conferisce risposte che possono essere più a lungo termine,
in quanto potrebbero protarsi per giorni.
In base alla loro composizione chimica gli Ormoni secreti dal Sistema Endocrino vengono
classificati in:

 DERIVATI DAGLI AMINOACIDI ossia ormoni tiroidei derivati dalla Tirosina


 ORMONI PEPTIDICI ossia tutti gli ormoni Ipofisari
 ORMONI STEROIDEI ossia ormoni rilasciati dagli organi riproduttivi e dalla corticale della
ghiandola surrenale
 EICOSANOIDI ossia ormoni che vengono rilasciati da diverse cellule corporee e che si
occupano di coordinare le attività cellulari ed influenzano i processi
enzimatici che si verificano nei liquidi extracellulari.

45
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Concentriamoci sulla descrizione di:


 Controllo Ipotalamico sugli organi Endocrini
 Ipofisi
 Tiroide
 Timo
 Ghiandole surrenali
 Pancreas

L’Ipotalamo è in grado di avere un CONTROLLO SUGLI ORGANI ENDOCRINI e tale


controllo viene svolto attraverso 3 MECCANISMI:
 Secrezione di Ormoni Regolatori che controllano l’attività dell’AdenoIpofisi (porzione
anteriore dell’ipofisi).
Solitamente tale controllo avviene poiché l’Ipotalamo rilascia dei fattori di regolazione nel
fluido interstiziale e tali fattori possono essere di due tipi:
REALIZING ORMONS o INIBITING ORMONS che sono rispettivamente stimolanti o
inibenti rispetto la secrezione di ormoni da parte dell’Ipofisi.

 Produzione di ADH (VasoPressina) e Ossitocina che vengono rilasciati nel circolo


sanguifero a livello della NeuroIpofisi (che rappresenta la parte nervosa ossia il lobo
posteriore dell’Ipofisi)

 Innervazione Simpatica della Midollare del Surrene in seguito alla quale avremo il
rilascio (da parte della zona Midollare del Surrene) di Ormoni come Adrenalina e
Noradrenalina.

IPOFISI.
Possiamo definire l’IPOFISI come un Corpuscolo abbastanza piccolo (dimensioni di un chicco
d’uva e del peso di 5-6g).
Essa è posizionata all’interno di un Recesso (luogo “nascosto”) dell’Osso Sfenoide chiamata
SELLA TURCICA dello Sfenoide ed inferiormente all’Ipotalamo.
Inferiormente all’Ipotalamo inoltre si diparte l’INFUNDIBULO ossia una struttura che dalla porzione
inferiore dell’Ipotalamo, abbraccia anche la porzione superiore e posteriore dell’AdenoIpofisi.
Tutto intorno vi è un’altra struttura definita DIAFRAMMA DELLA SELLA che appunto va a
circondare il Peduncolo dell’Infundibulo e che permette di ancorare l’Ipofisi all’interno della Sella
Turcica.
Possiamo in generale dire che l’Ipofisi secerne Ormoni TUTTI di Natura Peptidica.
Ed essa può essere suddivisa in:

 ADENOIPOFISI
che può essere divisa a sua volta in 3 PORZIONI:
 Pars Distalis lobo anteriore, è la porzione più estesa
 Pars Intermedia ossia un piccolo filamento di Adenoipofisi che si trova a ridosso
con la NeuroIpofisi
 Pars Tuberalis ossia una continuazione della Pars Distalis che va ad avvolgere il
corpo dell’Infundibolo

46
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

L’Adenoipofisi è altamente vascolarizzata ed ha delle


caratteristiche particolari.
Come abbiamo già detto inizialmente, l’Adenoipofisi subisce
un controllo diretto da parte dell’Ipotalamo, in quanto
attraverso il Rilascio di alcuni Fattori Ipotalamici, si
possono modulare le secrezioni di ormoni da parte di tale
Lobo Anteriore.
Questi Fattori vengono rilasciati a livello dell’attacco
dell’Infundibolo nei pressi dell’Ipotalamo ed entrano
nella circolazione attraverso il PLESSO CAPILLARE
PRIMARIO che riceve sangue dall’Arteria Ipofisaria
Superiore.
A questo punto essi passeranno al Secondo Plesso a livello
della Adenoipofisi definito PLESSO CAPILLARE
SECONDARIO il quale si diparte attraverso le Cellule
Endocrine dell’AdenoIpofisi.
Questo meccanismo di trasporto è però molto particolare,
poiché solitamente la circolazione avviene a partire da un’arteria proveniente dal cuore, il
sangue passa poi ai tessuti che verranno ossigenati, ed il sangue ricco di anidride
carbonica passerà alle vene e riportato al cuore.
In questo caso specifico invece il sangue passa da un Plesso Capillare ad un altro
Plesso, attraverso le VENE PORTALI (Dotti).
Tale sistema è definito SISTEMA PORTALE IPOFISARIO.
I Sistemi Portali forniscono un efficiente mezzo di comunicazione chimica,
assicurandosi che tutto il sangue che entra nel Circolo Portale raggiunga le Cellule
Bersaglio prima di ritornare alla Circolazione Generale.
La comunicazione è rigidamente a senso unico, infatti tutte le sostanze chimiche
secrete dovranno compiere un giro completo del Sistema Circolatorio prima di raggiungere i
Capillari all’Origine del Circolo Portale.

47
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 NEUROIPOFISI
Essa contiene Assoni e Terminali assonici di circa 50’000 Neuroni
Ipotalamici.
I Corpi Cellulari (Pirenofori) di questi Neuroni sono posizionati a livello
dei Nuclei SopraOttici e ParaVentricolari a livello dell’Ipotalamo e, da
tali Neuroni si dipartiranno dei lunghi assoni che andranno a
percorrere l’Infundibolo e finiranno in Terminali Sinaptici a livello
della NeuroIpofisi (Pars Nervosa).
A questo punto rilasceranno degli Ormoni nel fluido interstiziale che
entrerà poi nella Circolazione grazie ai Capillari presenti a livello della
Neuroipofisi, i quali hanno origine dalla Arteria Ipofisaria Inferiore.
Tali Ormoni sono in realtà definiti NEUROSECREZIONI proprio perché
sintetizzate e liberate da parte di Neuroni.

*Dai Nuclei Sopraottici per esempio viene sintetizzato ADh che ha come bersaglio
il Tubulo Contorto Distale del Rene e che porta un effetto di riassorbimento di acqua
e aumento di volume e pressione del sangue.

Invece dai Nuclei ParaVentricolari viene sintetizzata Ossitocina che ha come bersaglio l’Utero e la
Ghiandola Mammaria (nella donna) e il Dotto Deferente e la Prostata (nell’uomo) permettendone la
contrazione ed eiezione di secrezioni.*

Parliamo ora della GHIANDOLA TIROIDE.


Essa è una Ghiandola che si trova nella porzione Postero-Inferiore del Collo, che prende
rapporto posteriormente e lateralmente con la Trachea, e che si trova appena sotto alla
Grande Cartilagine Tiroidea della Laringe.
La Tiroide ha la forma di una farfalla, le cui Ali sono rappresentate da due Lobi uniti al centro da un
ISTMO.
Soltanto nel 35-40% degli individui questo Istmo può continuare lungo una porzione piramidale che
si diparte fino all’Osso Ioide.
Se malfunzionate la Tiroide potrebbe ingrossarsi.
Essa è riccamente vascolarizzata dalle Arterie Tiroidee superiore ed inferiore, mentre il
Ritorno Venoso avviene ad opera della Vena Tiroidea superiore, media ed inferiore.
Per quanto riguarda le sue caratteristiche microscopiche dobbiamo dire che la Tiroide è avvolta
da una CAPSULA CONNETTIVALE, la quale si diparte anche internamente dividendo lo Stroma
della Tiroide. All’interno infatti è possibile visualizzare delle strutture irregolari che sono i
FOLLICOLI TIROIDEI.
Essi sono strutture con all’interno una cavità e le loro pareti sono tappezzate da Cellule
Follicolari:
 TIRIOCITI
I quali possono cambiare forma a seconda che la ghiandola sia attiva o a riposo.
Se la Ghiandola risulta attiva significa che avremo poca Colloide (sostanza viscosa)
all’interno del Follicolo Tiroideo, perciò avremo un Tiriocita con un aspetto epiteliale
cilindrico.
Se la Ghiandola risulta a riposo avremo molta Colloide perciò i Tiriociti assumeranno un
aspetto cubico o piatto.
Inoltre i Tiriociti secernono la TIREOGLOBULINA ossia una proteina ad alto peso
molecolare costituita da molecole di Tirosina.
I Tiriociti trasportano Iodio dai liquidi extracellulari all’interno della cavità follicolare, dove
viene coniugato con i Residui Tirosinici delle molecole di TireoGlobulina allo scopo di
formare Ormoni Tiroidei.

48
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

COME VENGONO QUINDI FORMATI GLI ORMONI


TIROIDEI?!

Dunque, sotto il controllo di una secrezione


ipotalamica, avviene il controllo della Secrezione degli
Ormoni T3 (Tri-IodiTironina) e T4 (Tiroxina).

L’Ipotalamo rilascia un ormone TRH che è stimolante per


il rilascio della TireoTropina, il quale andrà a stimolare
la secrezione da parte dell’Adenoipofisi di TSH (Ormone
Tiroide-Stimolante).
Sotto l’Effetto del TSH i follicoli tiroidei rilasciano gli
Ormoni Tiroxina (T4) e Tri-IodiTironina (T3).

Aumenta perciò la concentrazione di questi Ormoni nel


sangue ed avremo quindi il ripristino dell’Omeostasi.
Sia T3 sia T4 hanno effetti collaterali, infatti
determinano l’incremento dell’attività metabolica e del
consumo di ossigeno in quasi tutte le cellule del corpo.

 Cellule ParaFollicolari (o Cellule C).


Esse sono cellule cubiche che rivestono il Follicolo e che, nonostante poggino sulla
Lamina Basale, non raggiungono il Lume del Follicolo stesso.
Sono Cellule più grandi dei Tiriociti, poco colorabili e responsabili della produzione di
Calcitonina (ossia un peptide la cui azione favorisce l’accumulo di ioni calcio nel tessuto
osseo e ne aumenta l’eliminazione renale e che agisce in antagonismo con il PTH o
Paratormone prodotto dalle Paratiroidi).

49
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

GHIANDOLE PARATIROIDI.
Esse sono 4 piccoli Corpuscoli di colore rosso bruno,
attaccate alle pareti posteriori della Tiroide grazie ad una
Capsula Connettivale, dalla quale sono avvolte.
Questa Capsula (similmente a quanto accade con la Tiroide) si
diparte internamente alle Paratiroidi e ne divide il Parenchima in
Lobuli.
Il Parenchima delle Paratiroidi è costituito da:
 Cellule principali (responsabili della produzione di PTH)
 Cellule Ossifile e di Transizione (considerate inattive o
principali immature)

TIMO.
Esso è un Organo Linfoide Centrale, all’interno del quale
avviene la Maturazione e Selezione dei Linfociti T (responsabili
della risposta immunitaria).
Esso è situato nella Cavità Toracica subito dopo dietro lo Sterno
ed è avvolto da Tessuto Connettivo.
Il Timo inoltre produce Ormoni (tra cui la Timosina) necessari
allo Sviluppo ed al Mantenimento delle normali difese
immunitarie.

GHIANDOLE SURRENALI.
Sono 2 Ghiandole Endocrine molto importanti.
Esse hanno una forma piramidale, un aspetto giallastro (poiché ricche in lipidi) e sono posizionate
annidate tra il Polo Superiore di entrambi i Reni ed il Diaframma.
Esse (come ad esempio i Reni) sono Organi Retro-Peritoneali.
Le Ghiandole Surrenali sono divise in:
 ZONA CORTICALE giallastra che può essere divisa a sua volta in tre
zone:
dalla capsula verso l’interno abbiamo la Zona Glomerulare
(facilmente riconoscibile poiché i nuclei sono abbastanza addensati
tra loro), seguita da una Zona Fascicolata (più ampia e caratterizzata
da cellule che si dispongono in cordoni, tra i quali cordoni cellulari
adiacenti troviamo anche dei vasi appiattiti) che produce Ormoni come
Cortisolo e Corticosterone che permettono il rilascio di aminoacidi
dalla muscolatura scheletrica e di lipidi dal tessuto adiposo, che
permettono la sintesi di Glicogeno e Glucosio a livello epatico ecc…
ed infine più internamente una Zona Reticolare (in cui i nuclei sono
strettamente addensati e perciò facilmente riconoscibile).

50
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

 ZONA MIDOLLARE caratterizzata da Cellule Cromaffini (ossia cellule grosse e rotonde,


innervate da fibre simpatiche pregangliari).
Infatti l’attivazione del Simpatico ad opera dei Nervi Splancnici promuove l’attività
secernente di Neuroni Gangliari Modificati (presenti appunto nella Zona Midollare del
Surrene).

Concludiamo parlando del PANCREAS.


Esso è una ghiandola molto particolare poiché caratterizzata da una parte Esocrina ed una
parte Endocrina.
Essa si trova dietro lo Stomaco ed ha un aspetto nodulare.

È costituito da:
 una Testa (accolta dalla concavità C che forma il Duodeno)
 un Corpo
 una Coda (che finisce smussata quasi vicino alla Milza)
Esso è un Organo Retro-Peritoneale secondario, ciò significa che inizialmente è un Organo
Intra-Peritoneale e che durante lo sviluppo diventa Retro-Peritoneale.
La sua componente Esocrina produce degli Enzimi e dei Tamponi molto importanti, che
attraverso il Dotto Pancreatico vengono confluiti a metà della lunghezza del Duodeno, in
particolare nella Papilla Duodenale Maggiore.

51
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara - 203056

Concentriamoci però sulla componente Endocrina:


Tra gli ACINI Esocrini che producono enzimi e tamponi riversati nel Duodeno, esistono delle
ISOLE PANCREATICHE DI LANGERHANS che hanno azione Endocrina.
Tali Isole sono costituite da differenti cellule:
 CELLULE ALFA che produrranno Glucagone che ha come Organo Bersaglio il Fegato ed
il Tessuto adiposo ed il suo effetto sarà quello di
 Mobilizzare le riserve Lipidiche
 la Sintesi di Lipidi e Glicogeno a livello epatico
 L’innalzamento della glicemia.
 CELLULE BETA che produrranno Insulina, il Bersaglio sono tutte le Cellule (ecceto quelle
cerebrali, epiteliali, renali, dell’apparato digerente e i globuli rossi) ed il ruolo dell’Insulina è
quello di
 Facilitare l’utilizzo di Glucosio da parte delle cellule
 Stimolare la sintesi di Glucosio e Glicogeno
 La diminuzione della Glicemia

 CELLULE DELTA che produrranno SomaTostatina che avrà come effetto sulle Cellule Alfa
e Beta del Pancreas e sull’Epitelio del Canale Digerente
 L’inibizione della secrezione di Insulina e Glucagone.

 CELLULE F che produrrano PP ossia il PoliPeptide Pancreatico che


 Inibilsce le contrazione delle Colecisti
 Regola la produzione di alcuni enzimi pancreatici
 Controlla l’assorbimento dei nutrienti.

52
FUNZIONI CEREBRALI – GANGLI DELLA BASE
ANATOMIA DELL’ENCEFALO

La visione laterale dell’encefalo permette di distinguere il


cervelletto, il bulbo e diversi lobi di cui è composto, il lobo frontale,
il lobo parietale, il lobo temporale e il lobo occipitale; la scatola
cranica che lo contiene è costituita da ossa aventi lo stesso nome
dei lobi sottostanti.

La visione sagittale, cioè la sezione tra i due emisferi dell’encefalo,


permette di distinguere le varie parti principali:
- il tronco encefalico, la parte posteriore e filologicamente più antica
e conservata;
- il diencefalo, la parte profonda formata da talamo e ipotalamo;
- il telencefalo, la parte più grande, costituita dai lobi, dalla corteccia
e dalle strutture contenute dalla scatola cranica.

TRONCO ENCEFALICO

Parte posteriore che proviene dal midollo spinale ed è formato da:

- Il bulbo (o midollo allungato), in continuazione con il midollo spinale,


contiene già i nervi cranici ed è importante perché detiene il controllo del sistema
cardiocircolatorio, della respirazione, della deglutizione e dello stimolo del vomito
- Il ponte è la parte centrale da cui dipartono i nervi cranici (una decina) tra cui
i nervi sensoriali, motori e misti, come il nervo vago, importante per il controllo del
nostro apparato gastrointestinale; il ponte è la zona di connessione e di collegamento
tra il cervello e il cervelletto che si trova sotto il lobo occipitale
- Il mesencefalo, parte terminale del tronco encefalico, posto subito sotto il
tratto ottico e il talamo; in esso risiedono la sostanza nera, il nucleo rosso e i peduncoli
ed è importante per il controllo del movimento sia volontario sia involontario, del
movimento oculare e qui risiedono i riflessi uditivi e visivi.
In generale il tronco encefalico svolge una funzione di controllo nel ciclo sonno-
sveglia, nella coordinazione respiratoria, nel controllo della respirazione arteriosa e
nella modulazione del dolore.

CERVELLETTO

Chiamato anche “piccolo cervello”, si trova dietro il tronco encefalico e sotto il lobo
occipitale; ha una struttura molto complessa e ha la funzione di elaborare le funzioni
sensoriali e coordinare l’esecuzione del movimento, per questo è provvisto di
recettori somatici, che ricevono le informazioni motorie dalla corteccia e recettori per
l’equilibrio. Lesioni al cervelletto possono provocare appunto problemi di equilibrio e
di esecuzione di movimento.
DIENCEFALO
È la parte più profonda, sopra il tronco encefalico e sotto la corteccia
ed è formato da:

- Il talamo, centro di integrazione e ritrasmissione delle informazioni


motorie e sensoriali, esercita un controllo motorio molto importante.
- L’ipotalamo regola l’omeostasi e i comportamenti istintivi, come la
fame e la sete, regola i livelli di ossitocina, è un centro di controllo
cardiovascolare insieme al bulbo e regola la temperatura corporea.
- L’epifisi e l’ipofisi anteriore e posteriore sono due ghiandole molto
importanti che regolano il rilascio di ormoni collegati alla riproduzione,
quali FSH o LH e di ormoni collegati allo stato di sonno-veglia, quale la
melatonina.

TELENCEFALO
È il cervello vero e proprio, formato dai lobi, ognuno con
una differente funzione e rivestiti dalla corteccia
CORPO CALLOSO
costituita da sostanza grigia; nel telencefalo si trova
GANGLI
DELLA BASE
VENTRICOLO DX anche il corpo calloso, sostanza bianca di connessione
tra la corteccia e i gangli della base (o nuclei) sottostanti.
Se si osserva una sezione trasversale del telencefalo è
possibile osservare la corteccia cerebrale sulla parte
esterna, formata da sostanza grigia e costituita da solchi
la cui funzione è quella di aumentare la superficie
cerebrale; la corteccia riceve, elabora e trasmette le
informazioni e ogni sua porzione ha una funzione
SOSTANZA BIANCA
diversa (motoria, sensoriale o emozionale). A livello del
VENTRICOLO LATERALE corpo calloso si trovano i ventricoli che contengono il
liquido cerebrospinale, la cui funzione è quella di
rivestire e proteggere l’encefalo; di fondamentale importanza nel telencefalo si trovano il sistema limbico
(talamo, ipotalamo e amigdala) e i gangli (o nuclei) della base.

Corteccia cerebrale (cortex o pallium mantello): rivestimento di sostanza grigia, a organizzazione laminare
in cui sono riconoscibili più strati. La neocortex, che costituisce il 95% dell’encefalo è costituita da 50-100
miliardi di neuroni, più di 500 miliardi di cellule neurogliali e un esteso letto capillare che garantisce all’encefalo
l’apporto di glucosio e ossigeno, il tutto suddiviso in 6 strati ben differenziati

1 - STRATO MOLECOLARE O PLESSIFORME


2 - STRATO GRANULARE ESTERNO

3 - STRATO PIRAMIDALE ESTERNO

4 – STRATO GRANULARE INTERNO (cellule non


arrivano nella sostanza bianca)
5 – STRATO PIRAMIDALE INTERNO
6 – CELLULE FUSIFORMI O POLIMORFE

Solo terminazioni (no corpi cellulari)

Vi sono comunque porzioni della corteccia filogeneticamente più antiche come il lobo temporale che
presentano un minor numero di strati (2 o 3): la paleocortex dell’uncus, correlata all’olfatto e l’archicortex
dell’ippocampo (lobo temporale) correlata alla memoria.
L’archicortex, costituita dai soli strati polimorfo, piramidale e granulare interno (4, 5 e 6), si congiunge alla
neocortex grazie a una corteccia di transizione. Nell’archicortex si trovano terminazioni afferenti, che portano
gli stimoli dall’organismo al cervello, e terminazioni efferenti, che portano il segnale dalla corteccia alla
componente motoria; così funziona anche nella neocortex in cui l’organizzazione di queste fibre prevede che
le cellule granulari siano connesse alla componente sensitiva, quindi fibre afferenti che portano i segnali dai
gangli del midollo al cervello, mentre le cellule piramidali siano connesse alla componente motoria, quindi fibre
efferenti che rielaborano il segnale e lo convogliano alle fibre motorie.

Gangli della base: strutture molto importanti che si trovano al di sotto della corteccia e regolano il controllo
del movimento; sono formati da:
- Un nucleo lenticolare formato da putamen e globus pallidus interno ed esterno
- Un nucleo caudato, che insieme al putamen forma il nucleo striato, presente nella maggior parte degli
animali che si usano per studiare le funzioni cerebrali (la divisione netta tra caudato e putamen c’è solo nei
primati non umani)
- La sostanza nera, chiamata cosiì per la presenza di un pigmento scuro, può essere reticolata o compacta,
quest’ultima importantissima per il controllo motorio dietro il rilascio di dopamina
- Il sottotalamo
Malattie motorie neurodegenerative (ipercinetiche) sono dovute alla perdita di neuroni nei gangli della base:
nello specifico, per quanto riguarda la Malattia di Huntington si osserva una perdita dei neuroni a livello del
nucleo striato, con conseguente perdita del controllo e dell’organizzazione del movimento; la Malattia di
Parkinson è invece causata dalla perdita dei neuroni dopaminergici presenti nella sostanza nera compacta.
I gangli della base funzionano come dei circuiti, ognuno dei quali è collegato a una diversa zona della corteccia,
esplicando quindi una specifica funzione:
- CIRCUITO MOTORIO SCHELETRICO: il segnale parte dall’area motoria della corteccia → putamen
(striato) → territorio motorio (sostanza nera + pallido) → talamo → ritorno alla corteccia
- CIRCUITO OCULO MOTORIO: il segnale parte dall’area oculo motoria della corteccia → nucleo caudato
→ territorio oculo motorio (sostanza nera + pallido) → talamo → ritorno alla corteccia
- CIRCUITO COGNITIVO (esecutivo/associativo): il segnale parte dall’area prefrontale della corteccia →
nucleo caudato → territorio associativo (sostanza nera + pallido) → talamo → ritorno alla corteccia
- CIRCUITO LIMBICO (emozioni/motivazioni): il segnale parte dall’area limnbica della corteccia → nucleo
striato → territorio limbico (sostanza nera + pallido) → talamo → ritorno alla corteccia

CIRCUITO MOTORIO
Nella corteccia ci sono terminazioni eccitatorie che inviano il segnale al putamen (striato): da qui partono due
vie, una diretta e una indiretta e l’equilibrio tra queste due vie porta alla corretta esecuzione del movimento.
Via diretta (facilitazione motoria): i neuroni striatali inibitori rilasciano il neurotrasmettitore GABA, andando
a bloccare i neuroni inibitori del globo pallido interno; il segnale facilitatorio arriva al talamo che invia proiezioni
eccitatorie di stimolazione alla corteccia.
Via indiretta (inibizione del movimento): i neuroni striatali inibitori vanno prima ad inibire i neuroni del globo
pallido esterno; questo attiva il sottotalamo e di conseguenza va ad attivare i neuroni inibitori del globo pallido
interno, trasmettendo al talamo (e questo alla corteccia) un segnale inibitorio.
L’equilibrio e il funzionamento di queste due vie è sotto stretto controllo della DOPAMINA, un
neurotrasmettitore rilasciato dalla sostanza nera compacta che va a legarmi a recettori specifici presenti sui
neuroni del putamen: sui neuroni inibitori che innescano la via diretta sono presenti Recettori dopaminergici
D1, accoppiati all’adenilato ciclasi e che vanno quindi ad attivare la PKA, e di conseguenza la facilitazione al
movimento. Sui neuroni che innescano invece la via indiretta sono presenti Recettori dopaminergici di tipo D2,
associati a una proteina G inibitoria, la cui attivazione va a inibire la produzione di cAMP, bloccando quindi la
via: ciò significa che l’effetto finale della Dopamina in un organismo in uno stato normale è la facilitazione del
movimento.
Quando avviene la degenerazione di questa via si ha uno squilibrio di questo controllo, come avviene nella
Malattia di Parkinson: in questo caso si assiste a una progressiva degenerazione dei neuroni dopaminergici
nigro striati e la conseguente perdita quantitativa di dopamina; la diminuzione di dopamina porta a
un’alterazione del ciclo dei gangli della base e la diminuzione dell’attività della via diretta porta a una
progressiva immobilità.
L’immagine a destra rappresenta i neuroni dopaminergici presenti
nella sostanza nera in un soggetto sano, marcati tramite un
enzima che riconosce la dopamina e colora i neuroni che la
contengono; l’immagine a sinistra rappresenta invece neuroni
dopaminergici presenti in un soggetto affetto da Parkinson, in cui
il numero è drasticamente diminuito.

La malattia di Parkinson presenta:


sintoni non motori → anosmia, disturbi del sonno (marcatori prediagnostici per un’individuazione precoce
della malattia), declino cognitivo e disturbi emotivi
sintomi motori → il tremore soprattutto alle estremità (piedi e mani), l’assenza di mimica facciale, una postura
caratterizzata da una certa rigidità

MODELLO DELLE FUNZIONI CEREBRALI


È un sistema in cui si integrano:
il sistema sensoriale, in cui stimoli legati agli organi di senso arrivano in zone specifiche della corteccia
il sistema cognitivo, che risiede nella corteccia e che elabora le informazioni provenienti dalla periferia
il sistema comportamentale che coordina i comportamenti intrinseci dell’organismo e i cicli quali il sonno-
veglia.
Si potrebbe pensare a un circuito riflesso semplice, in cui si parte dall’ingresso dello stimolo sensoriale, che
viene elaborato, inviato in uscita così da elaborare una risposta; in realtà il circuito è molto più complesso, in
quanto il sistema sensoriale è influenzato (e influenza a sua volta) dal sistema cognitivo e da quello
comportamentale. Il risultato di questa integrazione è l’elaborazione del sistema motorio che andrà ad
esprimere poi la risposta fisiologica o il comportamento e questo a sua volta potrà andare a inibire lo stimolo
sensoriale tramite un meccanismo di feedback negativo.
Materia: Fondamenti di Fisiologia e Anatomia

Professore Barbara Picconi

Argomento: Sistema di Stato Comportamentale

Lo stato comportamentale è la funzione cerebrale che mantiene lo stato di


sonno veglia nel nostro organismo e anche tutti quei sistemi comportamentali
non volontari. Prima di tutto parliamo del modello schematico delle funzioni
cerebrali che comprende:

Il circuito può essere rappresentato come un circuito riflesso semplice in cui


abbiamo un ingresso sensoriale che deriva da tutti gli organi di senso (vista,
udito, tatto), l'integrazione di questi sistemi sensoriali in varie zone deputate
del cervello alla parte della corteccia, l'integrazione delle informazioni e
l'uscita con risposta comportamentale.
In realtà l'organismo umano è più complesso. Il sistema cerebrale e le sue
funzioni sono organizzate in un circuito molto più complesso di questo
semplice circuito riflesso. Il sistema sensoriale riflesso può dare e
scambiare informazioni da una parte con il sistema nervoso centrale (SNC)
e il sistema di Stato comportamentale, cioè il sistema che ci mantiene nello
stato di veglia o di sonno, che regola le emozioni e tutti i comportamenti non
volontari. Dall'altra parte il sistema cognitivo volontario, che risiede nella
corteccia e nelle varie zone della corteccia grazie a delle aree di integrazione
delle varie informazioni. Questo sistema in rapporto e in coordinazione con il
sistema stato comportamentale e SNC si riflettono tutti e tre i sistemi nel
sistema motorio, quindi nella risposta motoria dell'organismo. Quindi ne
deriva una risposta fisiologica involontaria oppure il comportamento
volontario. Da qui una retroazione va a rispondere esacerbando o inibendo il
sistema sensoriale iniziale, quindi i tre sistemi comportamento, emozioni e la
parte cognitiva sono integrati e connessi tra di loro in un sistema molto
complesso.
La corteccia celebrale è divisa nelle varie zone a seconda della funzione e
ognuna di queste zone qui rappresentate in colori diversi ha un ruolo
importante diverso e vi sono delle aree di associazione, le aree in cui le varie
attività vengono interconnesse, elaborate e rimandati i segnali al midollo
spinale e quindi ai nuclei efferenti che portano alla risposta
comportamentale. Abbiamo nel lobo frontale l'area di associazione frontale in
cui risiede il linguaggio e la corteccia motoria. Il lobo parietale dove risiede
l'aria di associazione somatosensoriale e la percezione del gusto, la
percezione delle parole scritte e anche qui il linguaggio. L'area occipitale del
lobo occipitale dove risiede l'area di associazione visiva che è in contatto e
quindi riceve l'innervazione dalla retina. Nel lobo temporale invece abbiamo
l'area di associazione uditiva riceve le terminazioni dall'orecchio e quindi la
percezione dell'udito e in quest'aria al limite con il lobo temporale, c'è la
percezione dell'olfatto: quest'area della corteccia riceve le informazioni dai
chemorecettori nasali quindi appunto per la percezione del olfattiva.
L'area frontale del lobo frontale è la sede del comportamento, della
personalità. Nel 1800 è stata individuata e studiata in seguito ad un incidente
successo a Phineas Gage, diventato famoso appunto per lo studio del cervello
e la scoperta delle funzioni del lobo frontale, perché nel 1848 questo Phineas
Gage, negli Stati Uniti, ebbe un incidente: in seguito ad un'esplosione venne
trafitto nel cranio con una sbarra di ferro che trapassò il lobo frontale
passando dietro al bulbo oculare e uscendo dall'altra parte. Miracolosamente
Phineas Gage sopravvisse a questo incidente, si riprese, ma ovviamente
perse l'uso della vista. I medici di allora, però,riscontrarono che l'equilibrio tra
le sue facoltà intellettive e le sue propensioni animali sembrava distrutto,
cioè questo signore da essere un uomo puntuale, calmo, lavoratore e gentile,
divenne un disadattato, propenso all'ira e all'uso di droghe e di alcol, avendo
dei problemi di personalità molto evidenti. Andando a studiare quest'aria del
lobo frontale si trovò proprio che questa zona è associata ai disturbi della
personalità; è proprio la zona detta dell'associazione frontale, dell'insieme
delle attività che portano alla personalità.

Un'altra funzione importante cerebrale è la percezione . La percezione è


l'integrazione di tutte quelle informazioni che vengono dagli organi di senso,
arrivano alla corteccia nella zona corticale corrispondente, vengono
ELABORATE, inviate alle aree associative corrispondenti dove tutte le
informazioni sensoriali vengono integrate e generano la percezione. È una
funzione molto complessa regolata da fattori intrinseci e fattori estrinseci e
può essere anche molto diversa dal segnale reale che arriva alla corteccia.

Un esempio la forma irregolare (a) viene elaborata dal nostro cervello, che è
in grado di riempire i vuoti presenti in questo disegno e darci la percezione
della presenza di un quadrato che in realtà non è disegnato dalle linee scure.
Un altro esempio è la rappresentazione unidimensionale che abbiamo di un
solido (b). Il nostro cervello è in grado, acquisendo le informazioni che
abbiamo da tutta la vita, da quando siamo bambini, di trasformare questa
immagine unidimensionale in un immagine tridimensionale che noi sappiamo
corrispondere ad un cubo.
Altri esempi di percezioni diverse dal reale sono per esempio i colori, perché il
nostro cervello riceve frequenze di onde luminose, ad ogni frequenza
corrisponde e viene percepita dalla nostra corteccia in in un colore. In realtà
sono onde luminose di frequenza diversa. Così i suoni che sono onde
pressorie che vengono ricevute dalle nostre orecchie, vanno nella zona
uditiva della corteccia nell'area associativa dell'udito e vengono percepite e
rielaborate dal nostro cervello come suoni.
Le sostanze chimiche che determinano sapori ed odori, arrivando ed essendo
poi nel nell'aria associativa del gusto, essendo rielaborata appunto dal nostro
cervello.

SISTEMA MOTORIO
Il sistema motorio corrisponde a delle arie precise e determinate della
corteccia cerebrale. Nel lobo frontale abbiamo la corteccia motoria primaria e
l'area associativa della corteccia premotoria. In queste aree abbiamo la
corteccia riceve i segnali dai gangli della base che inviano segnali e regolano
l'attività di inizio e di inibizione del movimento. Inviano il segnale sia alla
corteccia motoria primaria che alle aree associative. Il cervelletto, altra zona
deputata alla coordinazione motoria e del movimento spontaneo, invia dei
segnali alla corteccia motoria primaria. Le aree associative della vista, quindi
che dal lobo occipitale che è importante anche questo nell'attuazione del
movimento. L'aria associativa sensoriale che invia i segnali sempre alla
corteccia motoria primaria. Dalle aree associative il segnale motorio può
essere rielaborato è rinviato indietro ai gangli della base e inviato tramite i
neuroni piramidali e afferenti al tronco encefalico e poi al midollo spinale dell'
emisfero opposto per l'attuazione del movimento volontario. Quindi, la
componente motoria in uscita è divisa in tre gruppi principali: il movimento
volontario che è inviato alla divisione motoria somatica, ossia il sistema
muscolo-scheletrico; l'attivazione di risposte neuroendocrine, ormoni
rilasciati dall'ipotalamo e dalla midollare del surrene, che possono regolare il
movimento anche non volontario e il movimento viscerale; le risposte
viscerali sono le risposte non volontarie controllate dal sistema autonomo
inviate ai muscoli lisci per esempio dell' intestino, cuore, le ghiandole
esocrine. Anche il movimento viscerale è regolato da una componente
autonoma legata all'emotività, a quella parte non volontaria dell'organismo.

Il Sistema Stato Comportamentale è il sistema che MODULA,


perché è l'importante modulatore dei processi sensoriali e cognitivi. I neuroni
si trovano al di fuori della corteccia nel sistema del tronco encefalico e
regolano tutti quegli atti comportamentali non volontari come il ciclo sonno-
veglia, gli stati emotivi e regola il sistema endocrino e il talamo. I neuroni
sono definiti sistemi modulatori diffusi perché si trovano all'esterno, nel
tronco encefalico, originano dalla formazione reticolare e si dividono in:
sistema noradrenergico, sistema serotoninergico, dopaminergico e
colinergico, a seconda del neurotrasmettitore che viene rilasciato e modulano
molte delle attività che poi arrivano alla corteccia.

Il sistema noradrenergico è il sistema che rilascia noradrenalina. I


neuroni hanno origine nel Locus coeruleus del tronco encefalico, inviano
terminazioni al cervelletto per il controllo del movimento. Le terminazione
arrivano al talamo e all'ipotalamo e al giro del cingolo, da qui alla corteccia.
Indietro vanno verso il midollo spinale.
Il sistema noradrenergico è importante nelle funzioni dell'attenzione, del
risveglio, per il ciclo sonno-veglia, nell'apprendimento, nella memoria, in tutti
quegli stati di ansia, dolore e regolazione dell'umore. Infatti le zone principali
coinvolte sono il talamo e l'ipotalamo, che fanno parte del sistema limbico
di regolazione delle emozioni.

Il sistema serotoninergico è un altro sistema aminergico molto


importante, i cui i neuroni risiedono nei nuclei del rafe, sempre nel tronco
encefalico, da cui possono andare indietro alcune terminazioni efferenti verso
il midollo spinale; altre vanno ai gangli della base, a tutta la corteccia,
all'ipotalamo e al talamo. Il sistema serotoninergico è importante è il ciclo
sonno-veglia. La serotonina è il precursore poi della melatonina che regola il
ciclo del sonno, comportamenti legati al tono dell'umore alle emozioni:
aggressività e depressione sono regolate dai toni serotoninergici. La
serotonina prende sempre più un ruolo importante nella regolazione dei
gangli della base anche nel controllo motorio e in molte malattie
neurodegenerative, come la malattia di Parkinson, troviamo un ruolo
importante anche della serotonina.

Il sistema dopaminergico è il sistema dei neuroni che rilasciano


dopamina. Sono i neuroni che partono dalla sostanza nera verso i gangli della
base, la corteccia ma anche verso l' area tegmentale ventrale, verso il
midollo spinale e verso la corteccia prefrontale. La dopamina è un
neurotrasmettitore importante per il controllo motorio (avviene una
deplezione della dopamina nella malattia di Parkinson perché manca proprio
il controllo da parte della dopamina sui circuiti motori), ma è importante
anche nei centri della ricompensa quindi le terminazioni che partono sono
importante nel sistema limbico, per tutti quei comportamenti legati al
REWORD, cioè a quegli stimoli di piacere di reword, di soddisfazioni che
derivano da rilascio di dopamina e quindi è un neurotrasmettitore principale
nelle dipendenze da droghe d'abuso, ma anche da impuls control disorders,
gioco d'azzardo, gioco compulsivo e quindi parte principale del sistema
limbico.

L'ultimo neurotrasmettitore è il sistema colinergico, con rilascio


dell'acetilcolina. L'acetilcolina viene sintetizzata dai nuclei del ponte, neuroni
che arrivano al talamo, all'ippocampo e alla fornice. Sono importanti nel
sistema limbico, ma anche alla corteccia e al giro del cingolo. L l'acetilcolina è
uno dei principali neurotrasmettitori per il ciclo sonno-veglia, nel risveglio ma
anche nella memoria, nell'apprendimento. E' importante nella
nell'ippocampo, quindi il ruolo del della memoria.

L'immagine rappresenta la formazione reticolate attivante, che è quella


zona del tronco encefalico dove partono tutti quei neuroni con i vari
neurotrasmettitori che regolano il comportamento e le terminazioni stato
comportamentale. Un'interruzione della comunicazione tra la formazione
reticolare attivante e la corteccia è alla base degli anestetici generali, proprio
l'interruzione di questa parte del tronco encefalico, proprio per la regolazione
tra i nuclei attivanti e le attività della corteccia. Qui arrivano anche le
terminazioni visive che sono importanti per l'attivazione sia visive che
dell'orecchio, quindi per l'attivazione sensoriale che arriva al cervello.
La narcolessia è proprio una patologia derivata da un difetto di questa zona
reticolare attivante in cui l'organismo cade in un sonno profondo
inaspettatamente, senza motivo.
E' alla base dello stato sonno-veglia. Il principale stato comportamentale è in
sonno: il comportamento che è caratterizzato da una ridotta sensibilità agli
stati sensoriali, una ridotta attività motoria, il corpo assume una posizione, un
portamento specifico per entrare nello stato di sonno ; è reversibile
prontamente e si distingue dalla narcolessia perché avviene solo in
determinati stati non all'improvviso. E' una necessità primaria di tutti gli
organismi, dagli organismi più semplici ai più complessi. L'uomo dovrebbe
dormire circa 1/3 della sua vita.
Perché dormiamo?
Per conservare l'energia; durante il sonno tutti i processi riparativi, le
immunoglobuline, le prostaglandine, la risposta immunitaria si amplificano e
si rigenerano; nella scala evolutiva tutti i mammiferi avevano un periodo di
sonno per evitare i predatori che invece sono attivi in quella parte della
giornata; durante il sonno abbiamo l'elaborazione dei ricordi e l'elaborazione
dei processi di memoria; i nostri neuroni si rigenerano, levano i rifiuti
metabolici che vengono portati via e quindi abbiamo una rigenerazione,
formazione anche di nuove sinapsi per mantenere la memoria a lungo
termine.
(La malattia di Alzheimer è una delle malattie in cui abbiamo una perdita di
memoria, vi è proprio un alto accumulo di rifiuti metabolici che non vengono
portati via).
Qui abbiamo la rappresentazione di un elettroencefalogramma che è la
macchina che ci permette di registrare le attività della nostra corteccia
cerebrale durante il sonno. Il
sonno è stato è diviso in varie fasi: lo stato di veglia in cui il nostro cervello ha
dei segnali, detti onde alfa di piccola ampiezza ed alta frequenza, cioè
ravvicinate tra di loro. Questa è la veglia occhi chiusi, cioè quando il nostro
cervello chiude gli occhi, quindi quando leva quel segnale che viene
dall'esterno, abbiamo un'attività cerebrale più simile a uno stato di sonno e
viene detto veglia ad occhi chiusi, cioè non abbiamo più il segnale,
l'influenza dall'esterno. Man mano che entriamo nelle fasi di sonno abbiamo
un primo stadio di sonno detto REM (Rapid Eye Movement), perché in
questa fase abbiamo la paralizzazione di tutti gli stimoli motori, quindi i
muscoli sono fermi, entriamo in uno stato di sonno, il nostro cervello ha
ancora un metabolismo alto. Gli unici movimenti possibili sono quelli degli
occhi. L'attività celebrale del REM però è un sonno paradosso, non profondo,
perché è desincronizzato, cioè i neuroni hanno dell'attività elettriche non
sincrone e quindi abbiamo queste attività che non sono ancora ampie. Ma
mano che si entra nello stato di sonno i neuroni si sincronizzano cioè sparano
tutti insieme abbiamo delle onde delta che diventano sempre più grandi di
ampiezza e bassa frequenza.
In quest'altra immagine abbiamo la rappresentazione delle varie fasi: la fase
di veglia in cui il nostro cervello ha delle onde piccolissime, perché è sveglio;
la fase di veglia inattiva in cui chiudiamo gli occhi, abbiamo un intensificarsi
della frequenza; nel sonno paradosso abbiamo un inibizione dei motoneuroni,
l'abbassamento della temperatura in questa fase REM noi sogniamo abbiamo
un metabolismo attivo, il cervello è molto attivo. Man mano che entriamo
nelle fasi di sonno passiamo dallo stadio 1, onde delta, lo stadio 2 3 e 4, in cui
abbiamo l'aumentare della sincronizzazione, queste onde Delta che
diventano sempre più grandi e meno frequenti in ampiezza e questo è il
sonno ortodosso, il sonno profondo, in cui nostro metabolismo e il battito del
cuore rallentano,si abbassa la temperatura, la respirazione ed entriamo in un
sonno profondo. Durante la
notte abbiamo l'alternarsi di sonno profondo e sonno REM paradosso non
profondo in cui man mano che ci si avvicina allo stato di veglia aumenta
sempre di più la fase REM e sono queste le fasi in cui sogniamo, il
metabolismo cerebrale è attivo. In questa fase vengono stabilizzato i
meccanismi di memoria.
Nell'immagine abbiamo la rappresentazione dei neuroni, dal tronco
encefalico, ai nuclei talamici alla corteccia non sincronizzati. Quando abbiamo
sonno non REM avviene la sincronizzazione, ineuroni oscillano e hanno le
Spike in contemporanea, sincrone che portano alla stimolazione in sincrono
dei neuroni della corteccia e quindi un ECG con questo aspetto.
I fattori che regolano il sonno
Possono essere: il ciclo circadiano, cioè l'equilibrio, l'orologio biologico tra il
sonno e veglia, il processo omeostatico che regola gli stati di veglia rispetto
al sonno precedente e il processo ultradiano che regola l'alternanza tra il
sonno REM e non REM. Il tutto è regolato nella fase del sonno dalla
melatonina. I neurotrasmettitori che regolano lo stato di sonnno-veglia sono
principalmente le ammine, quindi istamina, serotonina, noradrenalina,
l'acetilcolina che è importante regola lo stato di veglia, l'OREXINA è un
ormone sintetizzato dal nucleo posteriore dell'ipotalamo, importante negli
stati di veglia. Quindi livelli di alterazioni di orexina portano a stati di
narcolessia, cioè sonno che interviene improvvisamente, senza motivo. Lo
stato invece di sonno è dovuto principalmente ad un aumento del GABA,nella
parte del cervello tra il talamo e l'ipotalamo. Alti livelli di GABA rispetto alle
ammine e l'orexina portano allo stato di sonno; una prevalenza di orexine ed
ammine invece portano a uno stato di veglia.

I fattori che regolano il sonno sono quindi l'OREXINA, l'ADENOSINA che agisce
sui recettori dell'adenosina, irecettori A1 e la MELATONINA, che è l'ormone
derivante dalla sintesi della serotonina dal triptofano. La caffeina la teofillina
sono invece degli antagonisti A1, sono eccitanti proprio perché vanno a
bloccare la trasmissione dell'adenosina.

Nell'immagine è rappresentato un circuito attivo, dovuto all' agonista


adenosina che porta al sonno; l'assunzione di caffeina o teina agisce come
antagonista di questa via e quindi porta allo stato di allerta e i vari recettori
sono un po' sparsi in tutto il nostro cervello.

OREXINA

L'orexina è un ormone importante, stimolato dai neuroni dell'ipotalamo che


regolano lo stato di veglia e la loro funzione sarebbe inibire il passaggio
diretto dalla veglia al sonno REM. Nei narcolettici questi neuroni sono ridotti
al 10%, per questo i pazienti cadono in stati di sonno profondo improvvisi.

La sintesi della serotonina a partire dal triptofano si ha la sintesi della


serotonina e poi della melatonina che è il principale ormone che regola lo
stato di sonno: dal tramonto i livelli di melatonina aumentano per favorire il
sonno e poi diminuiscono verso l'alba.
Questo avviene nel ciclo dell'uomo che ha un ciclo sonno veglia in cui gli stati
di sonno sono durante le ore di buio; nei predatori invece che sono più allerta
durante la notte il ciclo della melatonina e gli ormoni ciclo sonno-veglia è
invertito.
Il Sonno come meccanismo omeostatico
Questo è il lavoro che vi ho messo in piattaforma: si tratta di una review, cioè un insieme di articoli dove due
ricercatori psichiatri, Tononi e Cirelli analizzano il ruolo del periodo di sonno nella plasticità sinaptica del nostro
cervello; cioè a che cosa serve il periodo di resting, di riposo, che ogni organismo dagli insetti fino all'uomo hanno
bisogno per riconsolidare, memorizzare e integrare tutte le informazioni che il nostro cervello prende e acquisisce
durante la giornata e durante il periodo di veglia.
Loro hanno ipotizzato un vero e
proprio meccanismo omeostatico
per regolare la plasticità sinaptica e
integrare i vari messaggi che
arrivano dal mondo esterno durante
la veglia per poi andarli ad integrare
e consolidare durante il sonno.
Nel periodo di veglia durante,
questo breve abstract,il nostro
cervelllo deve apprendere tutte le
informazioni esterne, ricevere gli
stimoli dal mondo esterno e
rielaborarle. Le connessioni
celebrali aumentano perchè vi è
bisogno di una maggior connessione
tra i neuroni per consolidare quello
che viene acquisito dall'esterno e quindi aumenta anche la richiesta di energia cellulare.
Durante il periodo di sonno avviene una normalizzazione dei segnali, un rispristino dei meccanismi omeostatici
che servono per evitare di sprecare energie delle nostre cellule. Nel nostro cervello quindi durante il sonno
vedremo ci sono una serie di meccanismi che portano l'organismo a riposo e meccanismi che servono poi per
consolidare e acquisire tutti i segnali che il nostro cervello ha acquisito durante il giorno.

Questo è l'elettroencefalogramma
che misura le onde elettriche a
livello dei neuroni della nostra
corteccia. Durante il periodo di
veglia queste onde non sono
sincronizzate, hanno andamento
con frequenza alta (frequenza =
numero di picchi di attività per il
tempo, quindi quanto più i picchi
sono riavvicinati più la frequenza è
alta). Queste sono le onde alfa che
sono misurate da un
elettroencefalogramma se
quest'ultimo viene fatto nel paziente
in uno stato di veglia quindi sveglio
però ad occhi chiusi, cioè
eliminando quel contatto col mondo
esterno derivato dai segnali che
loro volta derivano dagli occhi,
dagli stimoli uditivi e dall'olfatto. Già basta avere gli occhi chiusi per avere un andamento che è più simile a
quello che vediamo qui sotto che è l'andamento del sonno non rem cioè negli stati in cui il sonno diventa
profondo.
Il sonno rem invece è il primo stadio di sonno in cui il nostro cervello è ancora attivo, il metabolismo è attivo ma i
neuroni sono desincronizzati cioè sparano in maniera non sincrona tra di loro; vi è solo il movimento rapido degli
occhi , il corpo non ha più movimento ma il metabolismo è ancora attivo. Vedremo poi nella successiva
diapositiva che il metabolismo poi si annulla e rallenta completamente nel sonno non rem, cioè quello ad onde
lente (slow waves), cioè il sonno profondo dove tutti i contatti con l'esterno sono tagliati ed è quello che gli autori
ipotizzano essere importante per il consolidamento di tutte le informazioni che prendiamo dal mondo esterno.
Questo è l'andamento del sonno, la fase di veglia con un elettroencefalogramma molto più piatto in quanto
l'attività è più bassa, queste sono le onde alfa che abbiamo visto prima cioè la veglia inattiva cioè ad occhi chiusi
(quando siamo svegli non chiudiamo il contatto visivo), poi il sonno paradosso dove vi è una serie di onde non
sincronizzate e man mano le varie fasi del sonno non rem dove i neuroni iniziano a sparare in modo sincrono e si
formano le cosiddette onde lente con una frequenza bassa (sono distanziate tra loro) ma i picchi sono più ampi.
Durante questa fase che qui è rappresentata in viola abbiamo un metabolismo più rallentato, il cuore rallenta, il
metabolismo cellulare rallenta e abbiamo il sonno completamente profondo isolato, tagliato rispetto all'esterno.
Nelle varie fasi del sonno poi man mano aumentano le fasi di sonno rem, il sonno paradosso, dove abbiamo
inibizione dei moto neuroni cioè il nostro corpo non si può muovere, si muovono solo gli occhi, vi è un
abbasamento della temperatura e il metabolismo cellulare ritorna attivo ed è la fase in cui possiamo sognare fino
al risveglio.

Questo è quello che succede al livello della corteccia:


la regolazione del sonno sappiamo che deriva dal
tronco encefalico e che manda i segnali di
regolazione del sonno che dipendono dal gaba al
talamo ma anche tutte le informazioni dagli organi di
senso cioè occhi, cute, olfatto mandano info durante
il periodo di veglia al talamo.
Il talamo integra queste informazioni e le invia alla
corteccia. Quello che avviene al livello dei neuroni è
che nella fase di veglia, quando siamo svegli, i
neuroni del tronco encefalico sono attivi ma non
sincronizzati. Quelle che vedete nel cerchio sono
l'attività elettrica di un neurone e l'attività elettrica del
secondo neurone; come vedete non sono in
sincronizzazione, non sparano insieme; vuol dire che
i due neuroni sparano ognuno per conto proprio, non
sono regolati dal gaba che li inibisce e li rende meno
attivi e quindi mandano segnali sregolati al talamo.
I neuroni del talamo inviano in maniera non sincrona
i segnali alla corteccia e quindi abbiamo queste onde
che abbiamo visto prima nell'elettroencefalogramma
molto fitte con un'alta frequenza ma una piccola
ampiezza (ampiezza= distanza tra i picchi).
Durante il periodo di sonno dal tronco encefalico arrivano i segnali dal gaba inibitorio e l'abbassamaneto dei
segnali eccitatori che sono orexine e amine che servono per la veglia e quindi i neuroni del tronco encefalico sono
spenti e inattivi, non mandano segnali ai neuroni talamici che invece iniziano ad oscillare in maniera sincrona.Qui
vedete i potenziali di azione di un neurone e dell'altro che sono allineati cioè iniziano a sparare e la loro attività
diventa sincrona. Viene mandato un segnale in maniera sincrona alla corteccia e deriva in un
elettroencefalogramma con una ampiezza elevata e le onde slow waves lente con una bassa frequenza. Queste
sono le onde importanti nella corteccia che questi autori hanno studiato e hanno ipotizzato un meccanismo
omeostatico proprio dovuto all'attività di questi neuroni, di queste onde sincrone.
Questo è quello che dicono gli autori in questa review: durante il periodo di veglia il nostro cervello deve
rimanere plastico, i nostri neuroni devono interagire tra di loro, aumentare la loro connessione e devono rinforzare
il segnale poichè devono prendere tutte quelle informazioni che derivano dall'ambiente esterno per poter reagire in
maniera pronta a quello che succede all'esterno, agli animali così come nell'uomo dobbiamo poter reagire per
esempio durante l'esplorazione dello spazio che ci circonda oppure fare un apprendimento associativo che vuol
dire reagire ed imparare la lettura di un libro od imparare ad andare in bicicletta che vuol dire imparare ad avere
un altro apprendimento motorio, reagire alle informazioni che ci portano a segnali di paura o di difesa quindi un
apprendimento dovuto ad impulsi visivi. Tutte queste informazioni sono dovute ad una plasticità aumentata nel
nostro cervello durante il periodo di veglia.
Queste informazioni poi si devono ridurre con un meccanismo omeostatico invece durante il periodo di sonno che
vuol dire che per essere assimilate devono essere in qualche modo spenti tutti i segnali che non sono necessari.
I tre fattori che regolano il sonno sono: il ciclo circadiano quindi un orologio biologico interno regolato
dall'ipotalamo, un processo omeostatico di regolazione appunto dei neuroni e delle cellule gliali che sono di
sostegno ai neuroni; durante il periodo di veglia il cervello segna la durata e l'intensità dell'attività cerebrale
attraverso dei segnali sensoriali. Le aree più coinvolte comprendono la corteccia, l'ippocampo che è la sede della
memoria e il Locus coeruleus.
Questa è l'ipotesi che hanno fatto questi autori sull'attività omeostatica del sonno; questi autori da evidenze
scientifiche, non solo del loro gruppo ma anche di altri gruppi negli ultimi anni, hanno messo in luce che durante
il sonno i neuroni della corteccia iniziano a sparare "firing" (cioè hanno dei potenziali d'azione) in maniera
sincrona con onde con una frequenza molto bassa di 4,5 Hertz (questa attività d'onde lenta è quella misurata
durante il sonno non REM). Questa attività tende ad aumentare in base alla precedente fase di veglia.
Durante la fase di veglia abbiamo un'attività priva di onde lente con una frequenza molto alta e un'ampiezza bassa
che con il modificarsi nel tempo e durante la fase di sonno invece porta ad una fase ad onde lente con una
frequenza molto più alta che poi ritorna ad abbassarsi, ad aumentare la frequenza, abbassare l'ampiezza nel ritorno
nello stato di veglia.
Durante queste fasi quello che succede è che durante la veglia abbiamo un potenziamento sinaptico quindi un
aumento anche delle sinapsi, dei contatti tra i neuroni che devono comunicare, devono acquisire tutte le
informazioni prese durante il giorno.
Durante il periodo di sonno invece l'attività omeostatica regola il synaptic downscaling cioè il ritornare ad onde
lente e ad una diminuzione delle sinapsi: le sinapsi diminuiscono, i contatti tra i neuroni diminuiscono perché
devono levare, eliminare tutte quelle informazioni non necessarie, non c'è più contatto col mondo esterno,
l'energia delle cellule deve essere preservata per aumentare, salvare, memorizzare tutte le informazioni che sono
arrivate durante il sonno.

Questo è un altro schema che rappresenta questa


ipotesi del meccanismo omeostatico sinaptico.
Durante la veglia abbiamo un aumento dell'attività
sinaptica, i neuroni hanno una perdita, un aumento
di necessità di energia perché sono in attività, hanno
una necessità di energia di alimentazione; però
aumenta anche lo stress perché le informazioni sono
tante che devono essere acquisite, lo spazio
extracellulare diminuisce e si arriva ad un punto di
saturazione della plasticità; più di quelle
informazioni i neuroni non riescono ad
immagazzinare, per questo motivo verso la fine della
fase di veglia quando diciamo che siamo stanchi, che
c'è bisogno di andare a dormire, di avere un riposo è
perché avviene questa saturazione, avviene una
perdita di vigilanza, di cognitività, di apprendimento
cioè il nostro cervello deve in qualche modo
recuperare.
Recupera durante la fase di sonno dove si ha un abbassamento dell'energia, i meccanismi omeostatici cellulari
cercano di preservare l'energia, si ha un distacco dagli organi di senso quindi non perdiamo più energie né con il
movimento né dal punto di vista del contatto con l'esterno, la plasticità ritorna a livelli più bassi e quindi abbiamo
un ripristino della vigilanza dell'apprendimento e
in questa fase si ha il consolidamento della
memoria e di tutte le informazioni. In questa fase
quindi si ha una diminuzione nella fase di sonno,
una diminuzione della cosiddetta synaptic
strength cioè della forza sinaptica.

Questa è la rappresentazione e le vie di


connessioni che avvengono nella nostra corteccia
cerebrale; durante la veglia abbiamo delle
informazioni visive, delle informazioni che
arrivano dal mondo esterno, che vengono
integrate nella nostra corteccia. Tutti questi
segnali rossi sono tutte le integrazioni a livello
della corteccia per percepire tutte le informazioni
dal mondo esterno, per il potenziamento
dell'attività sinaptica, la comunicazione tra i vari
neuroni, quello che si attiva il Locus coeruleus
con la noradrenalina che permette un'attività
sinaptica, i neuromodulatori che mantengono lo
stato di veglia che sono la noradrenalina, l'orexina, le amine e questi sono il firing ad alta frequenza del locus
coeruleus.
Durante il sonno, i neuromodulatori eccitatori vengono repressi, vengono abbassati, si ha una bassa potenza di
firing del Locus coeruleus ed un aumento dei livelli di gaba, gli organi sensoriali sono sconnessi, non abbiamo
neanche l'interferenza col motorio perché dormiamo quindi i motoneuroni sono diciamo paralizzati, non abbiamo
il contatto con il movimento.
Questo è il sonno profondo non REM, tutte le informazioni (queste in verde) sono tutte le connessioni che
intervengono nell'elaborazione di tutti gli eventi che sono avvenuti durante il giorno quindi quello che abbiamo
visto, le persone con cui abbiamo interagito, tutte le nozioni che abbiamo imparato vengono rielaborate attraverso
una selezione delle informazioni più importanti ed una selezione sinaptica; i contatti sinaptici diminuiscono,
vengono lasciati solo i più importanti per il consolidamento della memoria.
In questo lavoro gli autori mostrano cosa c'è alla base di questi eventi dell'ipotesi omeostatica sinaptica; ci sono
degli eventi molecolari e anche di registrazioni fatte in modelli animali e nei pazienti: in questo caso abbiamo lo
studio sui modelli animali nei roditori, nell'ippocampo qui in grigio ed in corteccia dove i ricercatori hanno
analizzato durante il periodo di sonno in grigio e durante il periodo di veglia in nero le subunità recettore Ampa
che è un recettore glutammatergico importante per l'attività della plasticità sinaptica dei neuroni; quando i neuroni
hanno un'attività di rinforzo del segnale di plasticità sinaptica del segnale aumentano il numero dei recettori Ampa
che sono qui e servono proprio per la comunicazione tra un neurone e l'altro.
Durante il periodo di veglia i neuroni recettori Ampa aumentano mentre durante il periodo di sonno i recettori, in
particolare un sito specifico di questi recettori, vengono invece diminuiti.
Questo indica proprio che l'attività dei neuroni viene spenta, c'è un down scaling.
In quest altro esperimento hanno analizzato proprio le risposte elettriche della corteccia a livello corticale, durante
un sonno vi è un aumento del segnale corticale come abbiamo visto che era un aumento della frequenza mentre
durante gli stati di sonno questo segnale ritorna in basso, viene spento.
Nell'analisi della corteccia di pazienti in cui abbiamo un periodo di controllo, il periodo di veglia (questo in rosa)
dove vi è un aumento dell'attività cerebrale della corteccia dei pazienti quando sono posti ad un periodo di sleep
deprivation cioè di mancanza di sonno questo stato di attivazione della corteccia resta attivo anzi aumenta quindi
la corteccia resta più attiva del dovuto; il successivo periodo di riposo di sonno (questo in celeste) riporta l'attività
della nostra corteccia, della corteccia dei pazienti, ai livelli normali quindi questa è la normalità.
Questo è uno stato diciamo di stress causato proprio dalla mancanza di sonno. Qui c'è un'altra evidenza che la
sleep deprivation è un fatto deleterio per il nostro cervello; Infatti è andando ad analizzare nella corteccia le
correnti sinaptiche dei neuroni corticali si è visto che in topi da laboratorio sottoposti a Sleep deprivation in
mancanza di sonno la frequenza di queste correnti resta alta invece dovrebbe diminuire e diminuisce durante il
sonno.
In questo periodo di sleep deprivation vi è un' alterazione anche delle spine dendritiche cioè delle sinapsi che si
formano (spina dendritica) di comunicazione tra un neurone e l'altro.
Durante il sonno abbiamo detto le spine
dendritiche diminuiscono perché bisogna
risparmiare energia e conservare solo
quelle importanti per il consolidamento,
durante il periodo di veglia abbiamo un
aumento delle spine dendritiche (l'aumento
netto è quello in nero, la seconda barra),
questo è il sonno con una diminuzione,
questo è l'aumento durante la fase di
veglia, durante la sleep deprivation anche
qui abbiamo un mantenimento di altri
contatti di spine che sono rappresentate poi
questi puntini.

Questo è l'effetto deleterio della mancanza


di sonno.
Qui abbiamo una rappresentazione grafica
delle spine dendritiche di un topolino
durante il sonno. Queste sono le spine e le
sinapsi dove avviene il contatto tra i vari
neuroni. Queste sono le spine dendritiche
più grandi anche come forma cambiano,
come numerosità invece durante la veglia
in un cervello diciamo durante l'attività.
In quest'altra evidenza sperimentale,
questa review degli autori mostra le onde
lente durante il sonno non-rem e qui
mostra una differenza proprio di
frequenza, quello che succede al nostro
encefalogramma, le onde REM durante le
fasi di veglia e di sonno profondo.
Durante il sonno profondo non REM
abbiamo delle slow waves con una bassa
frequenza sotto al 5 ma molto alte come
ampiezza, man mano che l'individuo va
verso il risveglio abbiamo una discesa di
questa ampiezza perché diventano più
piccole però qui potete vedere un aumento
della frequenza quindi la corteccia inizia a
sparare con delle onde più veloci, con una
frequenza più intensa.
Questo è l'andamento durante il sonno
dalle 23 alle 7 del mattino.
Dalle 7 del mattino fino alle 23 successive
abbiamo un aumento della frequenza;
queste in rosa indicano un piccolo periodo
di riposo in cui si abbassano e poi si
rialzano, il cervello reagisce proprio allo
stato di sonno o veglia con questa
diminuzione e l'aumento durante il periodo
di veglia dell'attività corticale.
Se però dalle 23 in poi abbiamo una
mancanza di sonno, questa in blu è
la ridiminuzione fino alle 7 del
mattino durante un sonno normale.
Se invece il soggetto è sottoposto a
una sleep deprivation quindi ha una
una mancanza di sonno l'ampiezza
delle onde continua ad aumentare
fino ad un picco molto più alto, fino
a quando arriva la notte successiva con il riposo.
Quindi questa è la fase deleteria che non permette al nostro cervello di mettere in atto quei meccanismi omeostatici che
servono appunto per ripristinare, riprendere le energie e per consolidare tutto quello che abbiamo così acquisito durante
il giorno.
Questo è un ultimo esperimento che ci indica che è anche importante nella nostra corteccia la correlazione tra quello che
succede durante il giorno e quello che succede a livello corticale come acquisizione durante la notte, durante il sonno.
Questo è un soggetto sottoposto ad un test dove deve muovere la mano e seguire dei movimenti in circolo molto rapidi
quindi associare la vista e il movimento del braccio.
Questa è la PET cioè l'attività del nostro cervello dove questi punti più in rosso indicano le zone dove in quel momento
l'ecg indica l'attività della nostra corteccia corrispondente a questo movimento.
Durante il sonno I ricercatori hanno analizzato le onde lente e hanno visto che la corrispondenza tra le stesse aree che
erano attive durante il movimento attivo durante il giorno sono state poi attivate (il segnale qui in rosso) durante la notte
cioè quella zona è la zona di aumento dell'attività durante la notte e anche il giorno giorno seguente di aumento delle
performance per consolidare quello che è stato acquisito ed imparato durante il giorno.

Questo effetto manca se il paziente esegue il test solo con la vista con un braccio legato, avrà una performance prima
del test, nel secondo test avvenuto con il braccio legato quindi solo seguendo gli occhi avrà una certa attivazione di una
certa zona cerebrale ma con delle onde, registrate dopo questa fase di immobilizzazione quindi senza la risposta
motoria, più basse.
Questo indica che il nostro cervello in quel compito deve avere un'associazione tra la vista ed il movimento del braccio,
ha delle onde diminuite quindi una reazione più bassa e con un effetto deleterio e la stessa diminuzione di segnale (qui
in blu) avviene durante il periodo del sonno misurando le onde lente della corteccia quindi la corteccia ha
immagazzinato in maniera non sufficientemente alta
quelle informazioni perché non eseguite in maniera
corretta e quindi c'è una corrispondenza tra l'EG
durante il giorno e quello registrato durante la notte.
Infine l'ultima diapositiva è quest altro lavoro
pubblicato su Science sempre dei due ricercatori
Cirelli e Tononi che hanno riportato questo
commento a due studi pubblicati su Science nel 2019
molto recenti dove gli autori hanno analizzato le
risposte a livello sinaptico delle varie zone del nostro
cervello e hanno visto una ciclicità nella sintesi di
nuovi RNA messaggeri quindi sintesi di nuove
proteine sinaptiche di fosforilazione di recettori di
proteine importanti; queste sono le ore del giorno e
della notte e vi è una differenza ed una ciclicità tra le
fasi di sonno, le fasi di veglia dalle 0 12 alle 24 ore
successive quindi hanno confermato un cambiamento
sinaptico, hanno isolato le sinapsi, un cambiamento
nel numero delle sinapsi , degli RNA messaggeri e
delle proteine sintetizzate e anche proprio associate o
no alla deprivazione di sonno.
Con questa diapositiva concludiamo la lezione di
oggi per dimostrare che il nostro cervello ha dei meccanismi omeostatici anche legati al ciclo sonno-veglia e questo
lavoro ha mostrato proprio delle evidenze molecolari sinaptiche e di attività cerebrale che studi sperimentali possono
portare a prova proprio di questi meccanismi omeostatici regolati dal ciclo sonno-veglia.
EMOZIONE, MOTIVAZIONE E MEMORIA

In cui il cervello elabora le percezioni e l’ambiente esterno, gli stimoli interni e da qui si
produce l’emozione che è difficilmente controllabile volontariamente e la motivazione. E’
l’insieme di comportamenti che ci portano a compiere una data azione.

La motivazione è principalmente legata ad una finalità per raggiungere un obiettivo. Gli


impulsi sono delle motivazioni che raggiungono un obiettivo specifico e derivano da
impulsi interni a livello poco controllabili ma sono anche impulsi derivanti dall’ambiente
esterno. Noi compiamo un’azione motivati da in risposta ad uno stimolo esterno, ad
esempio a volte mangiamo anche se non abbiamo fame ma perché siamo in presenza di
un sistema comportamentale che ci induce a mangiare (es. mangiamo perché ci hanno
invitati). C’è poi lo stimolo del piacere, finalizzato alla ricompensa, quindi il sistema di
stimoli che arriva al sistema limbico, fa si che il nostro cervello cerchi la ricompensa,
dovuta ad un’azione, dal rilascio di dopamina rilasciata in caso di abuso di sostanze ma
anche da comportamento piacevole. Nella slides 3 abbiamo un circuito semplice di
rappresentazione della motivazione, lo stimolo sensoriale che viene dall’esterno, arriva
alla corteccia, l’integrazione nelle aree associative della corteccia , interneuroni che
fungono da link per trasportare il segnale a favore del sistema limbico, quest’ultimo
provoca l’emozione e attraverso interneuroni il segnale arriva all’ipotalamo, al tronco
encefalico e da qui la risposta può essere inibitoria, questa può essere associata ad una
risposta endocrina dei neurotrasmettitori ma anche di rilascio ormonale, risposte
automatiche che regolano le risposte endocrine e risposte immunitarie. Il sistema limbico
ha poi una retroazione con fibre che tornano alla corteccia cerebrale e danno una
consapevolezza delle emozioni. Un’interruzione di questi segnali, provoca patologie in
persone in cui non si ha la consapevolezza della gioia, del dolore, ne proprie ne altrui.
Slide 5 – Nel sistema limbico avviene la regolazione del tono dell’umore. L’Amigdala è il
nucleo principale per il riconoscimento delle emozioni e la memoria delle emozioni, è
anche la zona in cui risiede il senso della paura e dello stress. Si è visto che in pazienti
che subivano la stimolazione dell’amigdala, per ridurre attacchi epilettici, questa
stimolazione provocava stati di paura e ansia. Il Giro del cingolo ha un ruolo nelle
emozioni. L’ippocampo subisce la perdita dei neuroni in maniera progressiva nella
malattia dell’Alzheimer, si ha la degenerazione della memoria a lungo termine e spesso
soffrono di stati depressivi perché il sistema limbico viene alterato.
Slide 6 - La parte del sistema limbico coinvolta nella produzione dell’emozione è il LOBO
LIMBICO DI BROCA, scoperto da un patologo che identificò questa zona di sostanza
grigia circolare intorno alla sostanza bianca e identificò la zona che viene coinvolta
all’interno del Circuito di Papez, detta giro del cingolo perché qui avviene il circuito che
porta al riconoscimento delle emozioni, di questo circuito fa parte l’ippocampo e da questo
partono delle terminazioni che arrivano nella Fornice, al Corpo Mamillare profondo vicino
al talamo, da qui vicino al nucleo del talamo anteriore e poi le terminazioni da qui partono
in tutto il giro del cingolo e ritornano all’ippocampo.
Il circuito di papez in cui abbiamo l’ippocampo per lo stato di memoria e di conoscenza e
di riconoscimento delle emozioni, il corpo mamillare che produce la reazione emotiva, il
giro del cingolo in contatto con la corteccia e la NEOCORTEX per la percezione emotiva e
poi per l’elaborazione all’interno della neocortex della corteccia.
Slide 7 – Le connessioni delle strutture limbiche sono molto più complesse, ci sono tante
connessioni che portano a zone associative diverse della corteccia. Importante identificare
che abbiamo oltre all’ippocampo, alla corteccia perinale e entorinale, il giro del cingolo. Il
ruolo dell’amigdala è importante per il collegamento tra corteccia pre-frontale e
l’ippocampo, per il riconoscimento delle emozioni, soprattutto della paura dello stress e il
riconoscimento del segnale che si invia e si riceve alla corteccia per l’elaborazione del
segnale.
Slide 10 – Fisiologicamente la reazione di paura è una reazione normale dell’organismo,
per reagire agli agenti esterni (es. stress) ed è importante per avere una reazione di fuga.
L’attivazione allo stimolo della paura, avviene attraverso l’attivazione del Sistema
Nervoso Simpatico che riceve dall’esterno le sensazioni, gli stimoli sensoriali aumentano
il livello di cortisolo perché l’organismo si prepara ad una reazione (es. attivazione del
sistema circolatorio, l’attivazione dei muscoli), aumenta anche con l’agente stressante
un’attivazione della corteccia prefrontale dell’ippocampo e della amigdala. L’amigdala
serve per apprendere la risposta di paura, far adattare il nostro cervello e permettere
all’organismo di reagire. L’ippocampo e la corteccia prefrontale riconoscono e
memorizzano il segnale, riconoscono e reagiscono con un’inibizione della risposta di
paura. Quando i sistemi sono sbilanciati abbiamo un’amigdale che riconosce il senso di
paura ma non risponde con un adattamento. L’ippocampo e la corteccia prefrontale non
inibiscono la reazione di paura ma continuano a dare il segnale e quindi la prevalenza
dell’amigdala da disturbi di ansia cronici.

Slide 11 – Il Sistema Gabaergico è un neurotrasmettitore inibitorio che serve anche per


reagire, il sonno ad esempio serve per spegnere il segnale. Il sistema serotonina (5-HT) è
un regolatore del sistema limbico e quindi della trasmissione corretta del circuito limbico.
Slide 12 – I recettori del GABA si dividono in recettori GABA A, GABA C e GABA B. I
recettori GABA A sono recettori canale formati dalle sub unità alfa, beta, gamma e delta,
permettono, una volta arrivato il neurotrasmettitore legato al GABA, quindi l’agonista,
permettono l’ingresso del Cloro, ione negativo che va a spegnere la via del segnale a valle
delle GABA. I recettori GABA C, principalmente formati da altre sub unità e anche questi
sono recettori canale di tipo Cloro. I recettori GABA B sono invece recettori associati a
proteine G che vanno a loro volta ad attivare dei canali per l’ingresso del Cloro e sono
comunque recettori con GABA G inibitori. Le terapie che regolano il sistema gabaergico
vanno ad inibire la degradazione enzimatica del GABA, quindi aumentano l’agonista che si
andrà a legare ai vari recettori, inibitori di release/uptake del GABA per lasciare aumentare
la concentrazione nello spazio intersinaptico. Agonisti GABA B (Baclofen) che stimolano
questa via inibitoria. Agonisti GABA A (Benzodiazepine, BDZ), agiscono sull’ingresso del
Cloro. Agonisti NON-BDZ (Imidazopiridine e Ciclopirroloni). I pazienti che soffrono di
disturbi di ansia, trovano sollievo dall’abuso di alcol perché l’alcol agisce sul sistema
gabaergico rilasciando GABA ed ha quindi un effetto inibitorio.
Slide 13 – Altro sistema importante come ansiolitici è il Sitema Serotoninergico. Qui è
rappresentato un neurono serotoninergico, con la sintesi della serotonina a partire dal
triptofano, viene raccolta in vescicole e poi rilasciata. Il rilascio avviene nel trattamento
degli stati d’ansia e della depressione mantenuti i livelli alti andando ad agire con inibitori
dei recettori post-sinaptici di tipo 2°, con agonisti dei recettori 5-HT1A come il buspirone
che vanno a ricaptare la serotonia, gli inibitori del trasportatore del re-uptake in modo da
aumentare i livelli di serotonina nello spazio intersinaptico come la Fluoxetina. Gli
Antagonisti dei recettori 5-HT2 sono la Ketanserina e la Ritanserina che agiscono sui
recettori post sinaptici.
Slide 14 – Qui abbiamo la schematizzazione del circuito della memoria, con l’informazione
in ingresso, una memoria a breve termine che è la memoria detta di lavoro che ci
permette di compiere le azioni quotidiane a breve termine. Es. quando attraversiamo la
strada, guardiamo prima a sinistra per vedere che non arrivano le macchine, poi
guardiamo a destra, ci ricordiamo che non arriva nessuno e possiamo attraversare.
Pazienti che hanno un difetto di memoria a breve termine non ricordano questo passaggio.
Una volta avvenuta la memoria a breve termine, avviene l’elaborazione e il
consolidamento con la formazione di nuove connessioni sinaitiche e la formazione di
nuove spine dendritiche e sinapsi e plasticità sinaptica che vuol dire una memoria a lungo
termine dei neuroni. Entrambe queste connessioni portano alla localizzazione della
memoria e al richiamo dei concetti e delle informazioni che abbiamo memorizzato anche
anni dopo, per avere una risposta adeguata. Due forme di memoria a lungo termine
importanti sono: la memoria riflessiva (procedurale) e la memoria dichiarativa che è
esplicita.
Slide 15 – Molto spesso la memoria dichiarativa si trasforma in memoria procedurale, in
alcuni comportamenti della vita quotidiana. Andare in bicicletta, guidare la macchina,
giocare a tennis, sono tutti esempi di passaggi dalla memoria dichiarativa a quella
procedurale, perché all’inizio quando dobbiamo ad esempio imparare a giocare a tennis,
dobbiamo compiere e mettere in atto tutta una serie di prove e di cognizioni e nozioni per
imparare ad impugnare la racchetta, a muovere le gambe in un certo modo, a reagire alla
ricezione della palla in un certo modo, quindi dobbiamo imparare i vari passaggi motori e
comportamentali. Una volta che abbiamo imparato, questa memoria da dichiarativa
diventa procedurale, quindi non dobbiamo più pensare a come giocare a tennis ma ci
viene in automatico. Stessa cosa quando impariamo ad andare in bicicletta o a portare la
macchina, non dobbiamo più pensare a tutti i movimenti, a tutti gli atti motori e cognitivi
che dobbiamo compiere, che abbiamo compiuto all’inizio, quando abbiamo imparato a
compiere queste azioni motorie più complesse, quindi diventa un’azione automatica che
coinvolge comportamenti automatici. Quindi il ruolo passa dall’ippocampo all’amigdale e al
cervelletto.
Slide 16 - Un’altra zona del cervello importante, una funzione importante dopo il cognitivo
e la memoria è il linguaggio. Il linguaggio è un comportamento più complesso. Possiamo
avere un linguaggio verbale ma anche scritto, vi sono delle zone del cervello deputate
all’elaborazione della comprensione della comunicazione parlata e scritta e zone che
servono per esprimere con il linguaggio o con la scrittura.
Nel caso della parola scritta, l’organo di senso principale è la vista, leggiamo le parole su
un foglio, le informazioni, queste arrivano alla corteccia, poi all’area di Wernicke che è
l’area deputata alla comprensione della comunicazione parlata e scritta, da qui c’è la
comunicazione con l’area di Broca che serve per il linguaggio e la scrittura. L’area di
Broca invia le informazioni alla corteccia motoria che da la risposta all parola scritta
(lettura). Nel caso della parola udita, il collegamento arriva dall’ascolto (orecchie), arriva
alla corteccia uditiva, da questa arriva all’area di Wernicke che invia la comprensione di
quello che ha udito all’area di broca che serve poi ad inviare il segnale alla corteccia
motoria per il linguaggio o la scrittura. Pazienti che hanno una compromissione dell’area di
Wernicke non riescono a capire quello che sentono o leggono, quindi non hanno il
collegamento tra l’area di Wernicke e l’area di Broca. I pazienti con un’alterazione dell’area
di Broca, capiscono quello che leggono o sentono ma non riescono ad esprimerlo e quindi
non riescono ad effettuare il linguaggio o la parola, comprendono ma manca il
collegamento tra area di Broca e corteccia motoria che è quella che mette in atto il
compimento utlimo della lettura, scrittura o pronuncia delle parole.
Questo è uno degli esempi dell’area della corteccia cerebrale collegata con zone
specifiche di integrazione per compiere un dato comportamento come il comportamento
del linguaggio o scritto o parlato.
SEZIONE 4: SISTEMA NERVOSO TRASMISSIONE SINAPTICA

Trasmissione sinaptica → come fanno due neuroni a comunicare tra di loro, come arriva la
comunicazione da una zona cerebrale all’altra attraverso i neuroni.

Qui è rappresentato un neurone (in


alto a destra): questo è il neurone
presinaptico che contatta delle sinapsi
con il neurone postsinaptico, quindi
riceve un impulso al corpo cellulare, il
segnale arriva lungo l’assone e deve
comunicare l’azione all’altro neurone.

Nella foto ingrandita abbiamo la


rappresentazione schematica di un
neurone, con il corpo cellulare, il
nucleo, il reticolo endoplasmatico e
l’apparato di Golgi.
1. Nel corpo cellulare, i peptidi neurotrasmettitori vengono sintetizzati dal reticolo endoplasmatico
ruvido e impacchettati in vescicole dall’apparato del Golgi; nell’apparato del Golgi vengono anche
secrete vescicole che attraverso i lisosomi vengono rimosse e digerite dai lisosomi perché non
necessarie.
2. I neurotrasmettitori necessari vengono accumulati e racchiusi nelle vescicole, trasportati
attraverso proteine motrici e microtubuli lungo tutto l’assone – lungo la rete dei microtubuli
queste proteine sono legate a mitocondri (l’attività neuronale ha bisogno dei mitocondri per
creare energia → quindi il trasporto delle vescicole è associato ad un’elevata produzione di
mitocondri, che producono energia attraverso la risposta della catena mitocondriale respiratoria)
che riescono a trasportare le vescicole lungo l’assone nella zona presinaptica.
3. Nella zona presinaptica → zona dove le vescicole vengono, attraverso un sistema complesso,
fuse con la membrana plasmatica e, per esocitosi, i neurotrasmettitori contenuti nelle vescicole
vengono rilasciati.
4. Il neurotrasmettitore può essere ricaptato e tornare all’interno del neurone → le vescicole
possono essere riciclate e tornare in circolo per essere di nuovo riempite
5. Le vescicole, attraverso proteine motrici, ritornano di nuovo verso il corpo cellulare, con un
trasporto detto retrogrado (“torna indietro”).

I neurotrasmettitori principali (visti nella lezione precedente) sono:


• DA = dopamina Sono neurotrasmettitori che possono attivare o inibire (come
• 5-HT = serotonina GABA) una segnalazione cellulare (signalling) nel neurone dove si
• Ach = acetil - colina vanno a legare a specifici recettori.
• NE = noradrenalina
• GABA
Foto a sinistra: rappresentazione di un
neurone in crescita, con un cono di crescita
assonale che sta mettendo e formando le
varie terminazioni.
Il cono di crescita assonale è regolato dalla
produzione di integrine, molecole di
adesione e fattori neurotrofici, che ne
producono la formazione della sinapsi vera
e propria.

Foto a destra: immagine al microscopio elettronico di una sinapsi, dove possiamo vedere:
• i mitocondri (sfere scure),
• la cellula di Schwann (in questo caso è un neurone mielinizzato, quindi la cellula in questione,
insieme alla membrana, formano un rivestimento di mielina intorno all’assone),
• le vescicole piene di neurotrasmettitori (sferette verdi), che vengono rilasciate nello spazio,
• dall’altra parte della fessura sinaptica vediamo, in questo caso si tratta di fibra muscolare, dei
puntini blu, che sono il sistema sarcoplasmatico; il neurotrasmettitore, in questo caso, è un
motoneurone, che va a dare un segnale su una fibra muscolare.

Questo segnale può essere elettrico o chimico (in questo caso è una sinapsi chimica, di rilascio di
neurotrasmettitori).

Lo sviluppo del cono di crescita e lo sviluppo assonale (formazione degli assoni e delle sinapsi con i
vari neuroni) è importante per l’apprendimento, per un corretto sviluppo cerebrale, per le funzioni
necessarie per la crescita e dello sviluppo cognitivo.
Nello sviluppo del bambino → nei bambini cresciuti in assenza di stimoli (es. bambini cresciuti in
orfanotrofi, dove non hanno stimoli o capacità di muoversi e di essere in contatto con gli altri) lo
sviluppo del cono assonale viene ritardato, si ha la perdita detta da disuso, con una perdita di sinapsi
e un conseguente ritardo nella crescita. Questa è una prova che anche gli stimoli esterni e
l’arricchimento ambientale è importante per la formazione di neuroni e la formazione di nuovi
contatti sinaptici.

Foto a destra: in questo caso


abbiamo un esempio di una zona
del cervello che si trova all’interno
dei gangli della base, abbiamo
visto che lo striato è importante
nell’uomo, il caudato e il putamen
sono quelle due zone striatali
importanti nel network dei gangli
della base del controllo motorio.
Questo è per dare un esempio di come può essere un sistema striato che contiene diversi tipi
neuronali, abbiamo:
• neuroni spinosi di proiezione (MSN – foto a sinistra): cellula identificata con un agente
fluorescente verde, che ha un corpo cellulare, molti dendriti, non un unico assone ma tanti
(albero dendritico molto ampio) e molte spine dendritiche.
È in contatto con tanti neuroni all’interno dello striato → interneuroni
• interneurone ChAT positivo (foto centrale): neurone che rilascia acetil – colina
Gli interneuroni: sono quei neuroni che si trovano all’interno del nucleo, non proiettano
all’esterno, ma sono importanti per la connessione tra neuroni
• le proiezioni che provengono dalla corteccia (proiezioni corticostriatali – rappresentate in verde
nella foto a destra)
• i neuroni dopaminergici (rappresentati in giallo), che sono importanti per il controllo motorio, il
controllo dell’attivazione dello striato grazie ai recettori dopaminergici (D1 e D2)

Il segnale che fuoriesce da questo network dà l’attivazione o inibizione motoria.

In questo caso vediamo il ruolo, all’interno


dello striato, della glia → cellule di
supporto, divise in astroglia e
oligodentrociti, che possono produrre una
serie di:

• TNF-alfa: fattori di necrosi tumorale


• ROS: radicali liberi
• PGE2: prostaglandine
• NO: monossido di azoto
• IIL-1 beta, IL-18, IL-6: interleuchine
• NTFs: fattori di trascrizione nucleari

→ sono importanti per la stimolazione della cellula dello striato e portano alla plasticità sinaptica
(LTP: plasticità a lungo termine, cioè il segnale a lungo termine che il neurone dà a contatto con gli
altri neuroni).

Un esempio di alterazione del nucleo


striato e dell’importante ruolo della glia in
questa alterazione sono le malattie
neurodegenerative → malattie in cui man
mano i neuroni degenerano e muoiono e
portano a patologie importanti.
Malattia di Parkinson: in cui abbiamo la
degenerazione dei neuroni dopaminergici
(neuroni che portano dopamina → bassi
livelli di dopamina) che non controllano
più l’attività dei neuroni spinosi.

Negli ultimi anni è sempre più evidente che nella malattia di Parkinson, oltre che alla degenerazione
dei neuroni dopaminergici abbiamo:
- una perdita del controllo della glia (degli astrociti)
- un aumento del grado di infiammazione → gli astrociti si attivano in un senso pro-infiammatorio,
rilasciano fattori trofici e fattori che aumentano il ROS, che vanno a portare uno stress ossidativo
maggiore e ad una degenerazione ulteriore all’interno anche dello striato.

Malattia di Alzheimer: le cellule


dell’ippocampo (sede della memoria), hanno
una plasticità fisiologica importante per far
avvenire contatti sinaptici e memoria a lungo
termine per poter elaborare e mantenere
quello che apprendiamo sotto forma di
memoria.
La regolazione dell’ippocampo avviene
tramite l’acetil-colina, che arriva dai nuclei del
ponte, che porta l’effetto eccitatorio sui
neuroni ippocampali, oltre al glutammato che
arriva dalla corteccia.
Quando abbiamo la degenerazione di questi neuroni, cioè la morte neuronale per accumulo di
betamiloide (→ proteina che viene tagliata male, si accumula in forma di aggregati all’interno dei
neuroni ippocampali), abbiamo anche una serie di fattori infiammatori che vengono rilasciati e si
accumulano intorno agli aggregati di betamiloide che producono interleuchine, TNF, ossido nitrico,
ROS, e vanno quindi ad interferire con l’attività normale di questi neuroni. I neuroni man mano
degenerano e si ha la perdita dell’attività sinaptica normale, della plasticità sinaptica e quindi deficit
di memoria.
Sclerosi multipla: malattia
degenerativa legata allo stato
infiammatorio della glia.
Caratterizzata da un passaggio
delle cellule T (cellule
infiammatorie) dal sangue, dal
liquido cerebro-spinale, nella
corteccia.
Questo passaggio produce un
aumento delle cellule della
microglia, un’attivazione della
microglia, uno stato infiammatorio
che agisce sui neuroni e che va a
danneggiare il rivestimento di
mielina (formato dalle membrane degli oligodendrociti) → lo stress ossidativo, le interleuchine e
l’ossido nitrico provocano questo danneggiamento e un’interruzione della trasmissione sinaptica di
questi neuroni delle vie che portano al controllo dei muscoli.
Man mano i pazienti hanno una perdita della funzionalità a livello muscolare.

Nell’immagine: neurone con il lungo


assone e la guaina mielinica.
Nel riquadro piccolo: sito di incisione
in cui avviene la rottura della guaina
e anche dell’assone prossimale.

L’assone distale può:


1. rigenerare l’assone tronco,
2. per fagocitosi, la parte terminale
viene riassorbita
3. la sinapsi può ricostruirsi alla
cellula bersagli

Questi meccanismi riparativi non avvengono nel caso della sclerosi multipla.
La guaina mielinica è
importante per portare il
segnale dal corpo cellulare
lungo l’assone fino alle
sinapsi, dove avviene la
trasmissione sinaptica con il
neurone postsinaptico.
La depolarizzazione
(segnale elettrico) che
arriva per l’aumento di
calcio nel corpo cellulare
scorre lungo l’assone,
permette l’apertura
voltaggio - dipendente dei
canali del sodio; il sodio può entrare nell’assone, per la presenza della guaina mielinica (guaina
isolante), il segnale passa velocemente (“salta”) in modo saltatorio, da un nodo di Ranvier (zona in
cui manca la guaina mielinica e sono presenti i recettori al sodio) all’altro nodo → porta la
trasmissione velocemente fino alle terminazioni sinaptiche.
- In questo caso l’attivazione da una parte, porta poi la chiusura dei canali nella porzione
precedente, e quindi la trasmissione arriva velocemente verso le terminazioni sinaptiche.
- Nella sclerosi multipla: caratterizzata da aree multiple di demielinizzazione o placche, in cui
questa zona del nodo di Ranvier e della guaina mielinica degenera (→ non sono presenti recettori
e canali per il sodio) e il sodio entra ma viene disperso nelle zone dove non vi è pià la mielina e
quindi lentamente non riesce ad arrivare al nodo successivo e la trasmissione man mano si
interrompe e non arriva alle terminazioni nervose finale (muscoli).
In genere la malattia è caratterizzata da:
• una fase infiammatoria iniziale con delle fasi di remitting (sintomi si alleviano)
• fase cronica, caratterizzata da cicatrici multiple, dette “scleorsi”, che danneggiano
reversibilmente i neuroni

Trasmissione sinaptica =
linguaggio, comunicazione tra un
neurone e un altro.
Avviene principalmente per
trasmissione di un segnale
elettrico attraverso la membrana
cellulare dei neuroni. La
membrana è permeabile a vari
ioni attraverso dei canali:
→ ioni principali che permettono
la trasmissione sinaptica
→ vengono attivati (si aprono e si
chiudono) a seconda della
comunicazione che deve avvenire
• Na+: sodio (permettono l’ingresso del sodio
positivo in entrata)
• K+: potassio (mandano il potassio verso l’esterno,
perché le concentrazioni d potassio sono più alte • Canali ionici: regolati meccanicamente da
all’interno rispetto al liquido extracellulare) recettori sensoriali o fisici (attivati quando
• Cl-: cloro avviene il contatto)
• Ca2+: calcio • Canali ionici regolati chimicamente dai
neurotrasmettitori che si legano
Normalmente un neurone si trova in uno stato di • Canali ionici voltaggio – dipendenti (come
quelli di sodio e potassio) che sono regolati da
potenziale di membrana (= differenza di potenziale
dovuta alla concentrazione di ioni negativi e positivi potenziale di membrana
tra l’esterno e l’interno della cellula) che in genera
è intorno a -70mV (potenziale stabile).
Quando arriva il segnale elettrico (esempio: arriva un neurotrasmettitore che apre i canali) entrano
cariche positive che andranno a produrre un segnale eccitatorio → si andrà verso una
depolarizzazione, cioè verso un potenziale più prossimo allo 0 (zero).
Una differenza di potenziale iperpolarizzante, vuol dire che si discosta dallo 0 e cioè entrano cariche
negative e si va verso un segnale inibitorio.
Immagine a sinistra:
rappresentazione di quello che
succede quando arriva uno
stimolo da un neurone sinaptico
sottosoglia.
Arriva lo stimolo, cioè avviene il
rilascio di un neurotrasmettitore
eccitatorio, il potenziale di
membrana riceve lo stimola, si
depolarizza, aumentano cariche
positive e si va verso un
potenziale prossimo allo zero. Il
segnale arriva verso la zona
trigger (zona dove parte
l’assone), se il segnale non supera la soglia per sviluppare un potenziale d’azione, il potenziale
d’azione non parte e quindi lungo l’assone non insorge potenziale d’azione.

Immagine a destra: segnale soprasoglia, cioè arriva lo stimolo che è abbastanza forte da produrre
un segnale sovrasoglia, il segnale si propaga sempre più disperdendo le cariche lungo la zona trigger,
ma arriva alla zona trigger con un segnale sempre soprasoglia → parte così il potenziale d’azione
che porta la stimolazione del rilascio delle vescicole a livello della sinapsi finale.
Conduzione del potenziale d’azione lungo
l’assone: in azzurro.
Singoli potenziali d’azione che si possono
registrare: onde rosse.

Man mano che si va dalla zona trigger lungo


l’assone, il segnale si disperde sempre di più
perché vi è una dispersione di corrente, che
avviene attraverso la membrana, e una
resistenza dovuta al citoplasma → la velocità
va a diminuire man mano che ci si allontana
(come nei liquidi).
Il potenziale sarà sempre più piccolo man mano che ci si allontana dal corpo cellulare; quando arriva
alla sinapsi finale, in un modo e quantità abbastanza forte, può avvenire comunque il rilascio del
neurotrasmettitore.

Questa è un’altra rappresentazione


del potenziale di azione (già visto nelle
cellule contrattili del cuore).
Schema in alto: Rappresentato un
potenziale a -70, l’arrivo dello stimolo,
l’apertura dei canali sodio, entra sodio
e quindi si depolarizza, supera la soglia,
arriva al suo massimo e i canali del
sodio si chiudono, si aprono i canali del
potassio che permettono l’uscita di
questo ione, quindi il potenziale
diventa iperpolarizzante fino ai livelli di
controllo.
Schema in basso: rappresentata la permeabilità ionica:
• In giallo: il sodio
• Tratteggio: voltaggio
• In blu: La permeabilità al potassio
Quando si aprono ed escono ioni potassio, si ha la ripolarizzazione e il segnale ritorna al controllo.
Questo è il mezzo con cui tutte le cellule comunicano; l’andamento di questo potenziale d’azione
può essere diverso a seconda dei tipi cellulari (cellule pacemaker andamento più lento, ha una zona
refrattaria più lunga e poi scende giù a seconda dell’attività e della funzione del neurone).
Vediamo rappresentati i canali Na2+
(sodio) voltaggio-dipendenti che
permettono la depolarizzazione.
a) Il canale ha un cancello di
attivazione e un cancello di
inattivazione che ne permette la
chiusura. In condizioni di riposo, il
cancello di attivazione è chiuso e il
sodio non può entrare
b) Quando avviene lo stimolo
depolarizzante, arriva al canale
voltaggio-dipendente e il cancello di
attivazione si apre ed entra sodio
c) L’ingresso di sodio permette la depolarizzazione del canale, quindi il canale resta aperto fino
al suo massimo, fino a +30
d) Quando arriva al massimo il cancello di inattivazione percepisce la differenza di potenziale,
viene attivato e si chiude → il cancello di inattivazione blocca il canale anche se l’altro cancello
è ancora aperto, quindi il sodio non può entrare
e) Inizia la ripolarizzazione, che provoca l’apertura dei canali del potassio, i canali del potassio di
aprono (il potassio è uno ione che in genere va dall’intracellulare all’extracellulare → il
potassio esce e porta fuori cariche positive) e fuoriesce il potassio che permette la
ripolarizzazione.
Il potenziale va da +30 a cariche sempre più negative (-70); una volta tornato al potenziale di
riposo, il cancello di inattivazione si riapre e si richiude il cancello di attivazione → si ritorna
alla fase iniziale (a) in cui il canale di attivazione è chiuso, il sodio non entra e il neurone si
ritrova al potenziale normale.

In questa rappresentazione abbiamo la membrana cellulare (in alto) con i canali chiusi (sia potassio
– in viola - che sodio – giallo).
1. Arriva il potenziale d’azione, l’eccitabilità aumenta e si apre il cancello di attivazione, entra il
sodio (curva in giallo) → inizio della depolarizzazione
2. Quando si arriva al massimo della depolarizzazione, i canali del sodio si chiudono (grazie al
cancello di inattivazione) e si aprono i canali del potassio (curva in viola), che man mano
fuoriesce e porta alla ripolarizzazione del potenziale (curva in rosso).

→ Zona in rosa: zona di periodo refrattario assoluto, cioè in questo periodo in cui i canali del sodio
e del potassio si aprono, non è possibile innescare un altro potenziale d’azione.
In questo periodo l’eccitabilità è a zero e quindi non può avvenire un secondo impulso

→ Zona in azzurro: zona di periodo refrattario relativo, periodo in cui il potenziale è a riposo e i
canali del potassio si stanno chiudendo.
In questa fase i canali del sodio sono chiusi, esce solo il potassio, quindi i canali del sodio possono
ricevere un secondo stimolo. Se arriva un secondo stimolo, superiore allo stimolo normale, allora si
può innescare un secondo potenziale d’azione.

Quello che abbiamo visto nelle cellule cardiache pacemaker è che hanno un periodo refrattario
assoluto molto lungo (fino a 250 millisecondi), quindi in questo periodo non vi è mai la possibilità si
ricevere un secondo stimolo → nel cuore è importante perché i due stimoli non devono sovrapporsi
per evitare di indurre un’aritmia al livello cardiaco.

Quello rappresentato è un esempio di un potenziale d’azione simile a quello dei neuroni a livello
muscolare.
SEZIONE 4: SISTEMA NERVOSO NEUROTRASMETTIORI E
PLASTICITÀ SINAPTICA

Sinapsi elettrica: contatto tra il neurone presinaptico e il neurone postsinaptico grazie a giunzioni
comunicanti (à giunzioni comunicanti: punti di contatto tra le due membrane, in cui i recettori
formano dei canali a contatto serrato, in cui gli ioni passano direttamente attraverso la giunzione
comunicante, gap-junction, da una parte all’altra).

Queste giunzioni le troviamo:


- nella glia, di comunicazione tra i vari tipi di glia,
- nelle cellule della muscolatura cardiaca, per un passaggio veloce e una possibilità della
contrazione delle cellule cardiache in contemporanea
- nelle cellule non eccitabili, come il pancreas.

Sinapsi chimica: abbiamo una serie di vescicole sinaptiche, nel sito presinaptico, che vengono
rilasciate e si fondono con la membrana. Queste vescicole rilasciano il neurotrasmettitore che, nella
fessura sinaptica, va a cercare e a legarsi su un recettore postsinaptico adeguato. Il legame con il
recettore poi va ad attivare i canali o tutte le vie di trasduzione del segnale (legate al g-protein o alle
chinasi collegate al recettore), per attivare la risposta nel neurone postsinaptico.
Le sinapsi chimiche sono quelle sinapsi che rilasciano neurotrasmettitori (molecole con distanzi
minori tra un neurone e l’altro), neuromodulatori e neuroormoni (rilasciati per lunghe distanze).
Le sostanze neurocrine sono le sostanze che vengono rilasciate e vanno ad attivare i neuroni,
possono essere:
• neurotrasmettitori: che agiscono su sinapsi con una risposta rapida; agiscono su:
- recettori-canale: recettori ionotropici, cioè formati da canali caratterizzati dalla composizione
in diverse subunità, che formano un canale ionico attraverso cui passa il segnale, e sono legati
da neurotrasmettitori vari come NMDA, AMPA (entrambi neurotrasmettitori eccitatori che
permettono l’apertura del canale e l’ingresso di sodio), GABA (neurotrasmettitore inibitorio,
5-HT (serotonina, che ha recettori pre e post sinaptici)
- ossido nitrico: non si lega a nessuno recettore specifico ma viene rilasciato e passa la
membrana per diffusione
- peptidi: sostanza P, oppioidi (encefaline, endorfine), AVP (vasopressina), NVP (peptide
natriuretico), sono importanti neurotrasmettitori a diffusione rapida, ognuno con i propri
recettori specifici
- lipidi: endocannabinoidi, hanno una funzione di controllo essenziale e si vanno a legare a
recettori specifici

• neuromodulatori: agiscono su sinapsi e non, e hanno una risposta più lenta; sono:
- peptidi: sostanza P, peptidi oppioidi, AVP, ANP
- recettori GPCR: sono recettori metabotropici, cioè legati alle proteine G: Gi (inibitorie,
associate al GABAB), Gs (stimolatorie), Gq (regolatorie) à neuromodulatori associati GLU,
GABAB, DA, adenosina, Muscarinici.
Non hanno un canale ma la proteina G si va a legare a chinasi attiva, chinasi o AMP ciclico per
l’attivazione di tutta la parte di signaling a valle, per andare a produrre nuova sintesi proteica,
attivazione di altri neuroni, attivazione di funzioni diverse all’interno del neurone.
Questa è una sinapsi chimica. Abbiamo:
1. l’arrivo di un potenziale d’azione
al terminale assonico,
2. la stimolazione (depolarizzazione
che apre i canali per il calcio voltaggio-
dipendenti) e l’ingresso del calcio nella
cellula
3. il calcio è uno dei primi stimoli
che porta alla fusione delle vescicole
(esocitosi) con la membrana
4. il rilascio del neurotrasmettitore,
che va sul sito postsinaptico dell’altro
neurone, e cerca il suo recettore
5. il recettore è una proteina che ha una forma adatta per ricevere quel neurotrasmettitore e così
si stimolano tutti i segnali a valle per la trasmissione sinaptica

L’interruzione del segnale avviene con


vari mezzi:
1. Reuptake del neurotrasmettitore che
può essere ricaptato da un
trasportatore specifico che lo riporta
all’interno e lo rimpacchetta in
vescicole.
Il neurotrasmettitore può essere anche
ricaptato dalle cellule gliali, che
fungono come supporto.

2. Un’altra funzione è data dagli enzimi di degradazione, ad esempio:


o MAO, monoammino-ossidasi, sono gli enzimi che degradano la seratonina e la dopamina
o COMT, catecol-o-metl-transferasi, degradano la dopamina
o AChE, acetil-esterasi, degradano l’acetil-colina
3. Altri neurotrasmettitori possono diffondere al di fuori della fessura sinaptica, venire ricaptati dai
vasi sanguigni e metabolizzati attraverso il circolo sanguigno nel fegato.

Farmaci ansiolitici sono farmaci che regolano la trasmissione serotoninergica e GABAergica, perché:
o inibiscono il reuptake perché rendono la serotonina più disponibile nel sito postsinaptico
o inibiscono GABA transaminasi, che serve per la degradazione del GABA
Qui abbiamo un esempio della sintesi e degradazione dell’ACh (acetil-colina):
o L’ACh si forma attraverso un enzima (l’acetil-colina-esterasi à Acetil-CoA perde il coenzima CoA),
o ACh viene immagazzinata nelle vescicole sinaptiche, e poi rilasciata;
o il recettore postsinaptico interviene formando il legame e quindi l’azione stimolatoria della
cellula postsinaptica
o Acetilcolinesterasi (AChE) è l’enzima che degrada l’Acetil-colina in acetato e colina
o La colina viene ripresa e ricaptata attraverso l’ingresso di una molecola di sodio e riunita,
attraverso l’enzima apposito, per riformare nuove molecole di acetil-colina.
Questo è un esempio di un neurotrasmettitore eccitatorio.

Qui abbiamo:
• Lo stimolo, cioè il rilascio del
neurotrasmettitore,
• Il legame al recettore che porta
ad un potenziale d’azione
In questo caso vediamo un esempio di
come la forza del potenziale d’azione
porta ad un innesco di soglia di firing (non
so se ho capito bene!!), quindi di
potenziali d’azione, che portano ad un
rilascio graduato di neurotrasmettitori.

Cioè:
- un potenziale di una certa ampiezza con una soglia più bassa porta alla diffusione di poche
vescicole sinaptiche, pochi livelli di neurotrasmettitori più bassi.
- Un segnale più forte al neurone porta un potenziale d’azione maggiore, una frequenza soglia più
alta, un potenziale d’azione più forte che arriva al terminale assonico, quindi un rilascio di livelli
maggiori di neurotrasmettitori.
Questo è il meccanismo attraverso cui il segnale arriva in modo graduato e regola il maniera
graduata il rilascio di neurotrasmettitori, quindi l’effetto che avrà sul neurone postsinptico.
Circuito divergente: in cui un neurone si separa in diverse terminazioni, va ad attivare diversi
neuroni che a loro volta ne attivano altri
Risultato finale dell’azione di un unico neurone à azione più ampia

Circuito convergente: da tanti neuroni il segnale arriva in modo convergente a neuroni sempre in
numero minore, fino ad uno solo
Risultato à il segnale è potenziato, perché deriva dalla sommatoria di tanti segnali

A sinistra: un esempio di motoneurone somatico (con effetto di divergenza) perché sul


motoneurone arrivano tanti terminali di neuroni postsinaptici à il segnale viene suddiviso in tanti
neuroni (vediamo le terminazioni della glia che sono di supporto al motoneurone)

A destra: esempio di cellula di Purkinje nel cervelletto (con effetto di convergenza), questa ha un
albero dendritico molto diffuso e riceve su queste terminazioni ramificate, un segnale convergente
da tanti segnali à integra tanti segnali e dà un segnale potenziato (in questo caso il soma è da una
parte e l’albero si ramifica nel verso opposto).
Parliamo dell’effetto di questi neurotrasmettitori sui recettori e sul neurone postsinaptico:
quello che avviene quando il neurotrasmettitore arriva sui recettori è portare un segnale sinaptico
sul neurone che lo riceve che porta una plasticità
à plasticità sinaptica (= memoria, cambiamento del neurone che riceve il segnale, rispetto al
segnale presinaptico); questo perché il neurone ha bisogno di ricevere il segnale, parte una serie di
modifiche (signaling) all’interno del neurone, e si produce una risposta al livello del neurone
postsinaptico, che è una risposta a lungo termine (può durare anche ore)
à quindi si parla di plasticità sinaptica perché l’effetto di questo neurone che riceve il segnale
cambia, e cambia in modo graduale rispetto al segnale che ha avuto in precedenza e possiamo avere
una plasticità a breve termine o a lungo termine, a seconda delle zone e della necessità.

Vediamo un canale ionico (ionotropico) del neurone postsinaptico, questo si apre e può permettere:
• l’ingresso di sodio (à depolarizzazione che si chiama EPSP, cioè potenziale postsinaptico
eccitatorio, perché avviene quella depolarizzazione dal potenziale più negativo a quello più
positivo)
• aumento della fuoriuscita di potassio o ingresso di cloro (à iperpolarizzazione, IPSP, cioè
potenziale postsinaptico inibitorio, perché si va da potenziale di riposo a potenziali più negativi)

Se abbiamo una modifica dello stato di apertura di canali ionici (metabotropico, legato alle proteine
G, che possono essere inibitorie o stimolatorie), che quindi si chiudono:
- diminuisce l’ingresso di sodio e quindi induce un’inibizione à IPSP
- diminuisce l’uscita di potassio à EPSP
A sinistra: in questa immagine al microscopio elettronico a scansione, abbiamo una ricostruzione
tridimensionale di un terminale sinaptico, di un dendrite con le spine dendritiche, che è il punto di
contatto delle sinapsi tra un neurone e l’altro.
In questo caso abbiamo le sinapsi eccitatorie (in rosso), mentre le sinapsi inibitorie (in blu): cioè su
uno stesso dendrite possiamo avere segnali che amplificano e attivano il segnale e segnali che invece
lo spengono.

A destra: in questo caso abbiamo un esempio di una sinapsi eccitatoria, dove sul neurone avvengono
diversi contatti sinaptici eccitatori
1. tre neuroni inviano il segnale eccitatorio alla stessa cellula
2. i loro potenziali si sommano e arrivano alla zona trigger; se si sommano superano quel livello di
soglia
3. si genera il potenziale d’azione e la risposta à il segnale arriva all’assone
Si può avere una inibizione presinaptica globale: abbiamo un neurone dove arrivano due
terminazioni eccitatorie ma anche un neurone inibitorio (es: GABAergico); quindi abbiamo degli
EPSP che si possono sommare al segnale inibitorio.
In questo caso se IPSP prevale su quello eccitatorio, nella zona trigger non arriva il potenziale
d’azione, perché ci troviamo al di sotto della soglia, quindi non abbiamo risposta sulle cellule
bersaglio, perché il segnale viene bloccato dall’IPSP, che regola e spegne l’attivazione degli altri due.

Si può avere anche un’inibizione presinaptica selettiva, cioè un neurone riceve un segnale
eccitatorio, parte il potenziale d’azione che arriva ai diversi dendriti, riesce a rilasciare il
neurotrasmettitore e abbiamo la risposta sulla cellula bersaglio.
à però sull’altro ramo dell’albero dendritico abbiamo un neurone inibitorio che blocca il segnale e
quindi in questa zona non abbiamo potenziale d’azione e il rilascio del neurotrasmettitore, quindi
non c’è risposta sulla cellula bersaglio.
Questo è quello che abbiamo chiamato “memoria a lungo termine dei neuroni” cioè il
potenziamento a lungo termine (LTP).
Il neurone riceve un potenziale, manda un segnale ad alta frequenza, il segnale che arriva sulla spina
dendritica manda un potenziale d’azione che fa iniziare la depolarizzazione
à vediamo nello schema a sinistra le onde del segnale di controllo prima del segnale ad alta
frequenza (onde sfondo azzurro), dopo il segnale di alta frequenza avremo un LTP (onde sfondo
giallo) à su questo neurone arriverà un rilascio massiccio di neurotrasmettitori quindi un
potenziamento della risposta a lungo termine.
Nella parte posteriore, a valle, le terminazioni non inviano questo segnale ad alta frequenza, quindi
nella zona più distante dal corpo cellulare non avremo potenziamento.
à specificità dell’afferenza: l’afferenza stimola un potenziamento solo in questa zona.

Nell’altro caso (immagine a destra) abbiamo un’associatività: cioè un’associazione tra lo stimolo ad
alta frequenza nella prima fase/zona, e un secondo stimolo ad alta frequenza, anche se di minore
intensità, nella seconda fase/zona.
In questo caso avremo una sinapsi 1 e una sinapsi 2, entrambe potenziate, quindi avremo un LTP in
entrambe le zone, quindi lungo tutto l’assone.
In questo schema complesso abbiamo quello che succede in queste zone, dove arrivano le sinapsi e
dove avviene la fase di induzione e mantenimento di LTP.

Vediamo la stimolazione ad alta frequenza nella zona 1:


- avviene il rilascio del neurotrasmettitore che andrà ad aprire i canali voltaggio-dipendenti ed
entra sodio, e andrà ad agire sui recettori NMDA (per eliminare il blocco e avviene l’ingresso del
calcio),
- l’attivazione del calcio e del sodio va a stimolare tutti i secondi messaggeri (calmodulina e il
rilascio di nitrossido)
- avviene la trasformazione di ATP in AMPciclico, che attiva le protein-chinasi, che vanno ad
attivare tutte quelle parti che promuovono la sintesi proteica à vanno a formare nuove sinapsi,
a regolare la formazione di nuovi contatti sinaptici

à questa fase (parte in basso dell’immagine) viene chiamata mantenimento della plasticità
sinaptica, perché per la memoria a lungo termine abbiamo bisogno della formazione di nuovi
contatti sinaptici nell’albero dendritico (richiede più tempo/ore)

- il segnale provocato può, con un aumento di neurotrasmettitori, andare anche ad agire


retrogradamente e stimolare ulteriormente il rilascio di neurotrasmettitori
à ci possono essere anche segnali a feedback negativo che vanno invece a spegnere questo
segnale e riportarlo a riposo quando non c’è più bisogno di formazione di nuove sinapsi

à questa fase (parte centrale dell’immagine) è quella di induzione o fase precoce di LTP, perché
avviene immediatamente con il rilascio degli ioni sodio e calcio (richiede poco tempo)

Nella parte alta dell’immagine: in questa parte abbiamo una sinapsi silente dove non è arrivato lo
stimolo del potenziale d’azione, dove solo pochi recettori sono aperti, entra il sodio ma non riesce
a superare la soglia, quindi resta una sinapsi normale/silente, nello stato di riposo.

Tutto questo sistema è regolato da altri neurotrasmettitori, per esempio dalla dopamina.
Un’altra forma di plasticità sinaptica è LTD (Depressione a Lungo Termine): cioè quando il segnale
deve essere ridotto.
Immagine A: in questo caso abbiamo una stimolazione a bassa frequenza, che produce una
riduzione di neurotrasmettitori quindi un LTD, un segnale più basso/più spento.

Immagine B: rappresentazione dei recettori


- il glutammato che viene rilasciato va sui recettori AMPA, ed entra sodio
- il segnale metabotropico dei recettori, che sono g-inibitori, che vanno ad attivare questi altri
secondi messaggeri
- i messaggeri producono una riduzione del segnale del sodio
- il calcio aumenta e fuoriesce dai canali voltaggio-dipendenti
à il segnale all’interno della cellula viene spento e abbiamo una riduzione à segnale inibitorio

Come esempio della funzione della plasticità


sinaptica abbiamo la Malattia di Parkinson,
perché un ruolo importante è dovuto dalla
regolazione della dopamina sui gangli della
base e la funzione che manca è proprio,
dovuta alla mancanza di dopamina, la
mancanza di plasticità sinaptica, che porta a:
- sintomi motori: sregolazione del controllo
motorio, tremore, postura alterata,
incapacità di iniziare o interrompere un
movimento
- sintomi non motori: mancanza di olfatto
(anosmia), alterazioni del tono dell’umore,
la difficoltà a dormire (alterazione del
sistema sonno/veglia), declino cognitivo
man mano che la malattia avanza.
Nella malattia di Parkinson è noto che i
livelli di dopamina servono per indurre una
forma di plasticità (LTP) e il
depotenziamento.

Nella condizione Parkinsoniana questa


plasticità manca perché manca il controllo
della dopamina.
Nei pazienti non abbiamo nessuna forma
di plasticità à quando avviene la terapia
(= Levodopa, precursore della dopamina) si
ha che sui neuroni residui si converte la
Levodopa in dopamina e così si può recuperare l’LTP ma manca l’altro segnale fisiologico
(depotenziamento) che è una forma di plasticità che riporta in basso la sinapsi (cancella il
potenziamento per evitare altri difetti nel tempo).
Nei pazienti trattati che sviluppano gli effetti collaterali (= discinesie dei movimenti involontari),
manca proprio questo meccanismo di depotenziamento fisiologico à la sinapsi resta sempre in uno
stato di iperattivazione.

Questa è la terapia farmacologica con la Levodopa, che viene convertita in dopamina.


Altre terapie per coadiuvare la Levodopa nel trattamento del Parkinson sono: inibitori della
degradazione della dopamina, per tentare di tenerla in circolo nei neuroni più possibile
• inibitori delle MAO-A e MAO-B
• inibitori della COMT
• Agonisti dopaminergici
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

In questa lezione parliamo delle VIE SENSITIVE E VIE MOTORIE del Midollo SPinale.

Avremo 3 tipi di Vie Sensitive:


DEL CORDONE POSTERIORE con il Fascicolo Gracile ed il Fascicolo Cuneato.
Viene anche definita Via Spino Bulbo-Talamica.

Trasporta informazioni altamente localizzate circa la sensibilità propriocettiva, tattile


finemente discriminata, pressori e vibratoria.
Questa via ci da informazioni molto importanti in quanto ci indica il tipo di stimolo che
viene condotto, quale è il sito della stimolazione ed anche il momento di inizio e
cessazione dello stimolo (cosa, dove, quando).

Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo Ordine


arrivano a trasportare l’informazione a livello del SNC
mediante i Gangli delle Radici Dorsali e i Gangli Sensitivi
Encefalici.
In particolare gli assoni che entrano inferiormente al
Segmento Spinale T-6, ascenderanno il Midollo come
Fascicolo Gracile.
Quelli assoni che invece entreranno in T-6 o
superiormente a tale segmento, ascenderanno il
Midollo Spinale come Fascicolo Cuneato.
Gli assoni dei Neuroni di Primo Ordine faranno Sinapsi, a
livello del Nucleo Gracile e Cuneato del Midollo Allungato,
con i Neuroni
Un Homunculus Sensitivo è una Sensitivi di
mappa funzionale della
Secondo Ordine.
corteccia sensitiva primaria.
L’area della corteccia è correlata ad
Gli assoni di questi
una specifica regione che non è però neuroni decussano
proporzionata alle dimensioni reali, ma (incrociano a forma
al numero dei recettori sensitivi di X)
presenti in quella determinata immediatamente
regione. ascendendo
mediante il Fascio
Spieghiamo meglio: del Menisco
Come mostra l’immagine avremo il Mediale nella Parte
dorso rappresentato molto più
Controlaterale del
piccolo rispetto alla mano o alla
lingua, per cui non è chiaramente
Midollo Spinale e
fanno Sinapsi a livello del proporzionato alle dimensioni reali. Talamo, dalla parte
opposta. Ciò significa che avremo bisogno di A livello Talamico
poi si inviano delle fibre di un’area più ampia di corteccia proiezione che
trasporteranno sensitiva primaria per elaborare una l’informazione alla
corteccia sensitiva. informazione che ci arriva dalla mano
o dalla lingua in cui avremo
sicuramente un maggior numero di
recettori sensitivi.

1
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

LA VIA SPINO-TALAMICA
con il fascio Spino-Talamico
Laterale ed il fascio Spino-
Talamico Anteriore.

Essa trasporta informazioni


inerenti alla sensibilità
Tattile, Protopatica
(grossolana), Termica,
Pressoria e Dolorifica.
Qui gli assoni dei Neuroni
Sensitivi di Primo Ordine
fanno sinapsi con gli assoni
dei Neuroni Sensitivi di
Secondo Ordine a livello del
Corno Grigio Posteriore del
Midollo.

Questi ascenderanno il Midollo come Fasci Spino-Talamici Anteriori e Laterali.


Faranno Sinapsi con i Neuroni sensitivi di Terzo ordine, a livello talamico nel Nucleo
ventale postero-laterale del talamo.
E da qui le fibre di proiezione invieranno l’informazione alla corteccia sensitiva primaria.

LA VIA SPINO-CEREBELLARE con il fascio


Spino-Cerebellare posteriore ed il Fascio Spino-
Cerebellare Anteriore.

Essa conduce al cervelletto informazioni


propriocettive riguardanti la contrazione dei
muscoli, il grado di tensione dei tendini e la
posizione delle articolazioni.
La risposta cerebellare consiste nel coordinamento
fine dei movimenti corporei.
Ma come i motoneuroni ascendono il Midollo in
questa via?
Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo ordine fanno
sinapsi con i Neuroni Sensitivi di Secondo Ordine, a
livello del Corno Grigio Posteriore del Midollo Spinale
e ascendono come fascio Spino-Cerebellare
Anteriore o Laterale.

In realtà vi sono delle differenze:


Gli assoni dei Neuroni Sensitivi di Primo Ordine
possono fare sinapsi con due tipi di Neuroni Sensitivi
di Secondo Ordine:
un tipo i cui assoni decusseranno
immediatamente si portano nella parte controlaterale
della sostanza grigia ed ascendono come fasci spino-
cerebellari anteriori; e questi mediante il Peduncolo
Cerebellare superiore raggiungono la corteccia
cerebrale.

2
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

A questo punto fanno una seconda decussazione portandosi nella Porzione X laterale del
Cervelletto.
Esistono anche degli assoni dei Neuroni sensitivi di Secondo Ordine che non
decussano a livello del Midollo Spinale, ma ascendono direttamente sotto forma di
fascio Spino-Cerebellare Posteriore e arrivano mediante il Peduncolo Cerebellare Inferiore
alla Corteccia Cerebrale.
Molto importante è da notare che i neuroni sensitivi di Secondo Ordine non fanno mai sinapsi a
livello Talamico e ciò significa che le informazioni condotte mediante questa via saranno elaborate
a livello Inconscio.

Prima di spiegare adeguatamente le Vie


Motorie va ricordato che il Comando Motorio
che viene elaborato nel SNC raggiungerà
gli Effettori Periferici soltanto attraverso la
via efferente del SNP.
Chiaramente i neuroni motori dei due sistemi
autonomo e somatico del SNP si
organizzeranno in maniera differente.

Dunque il Sistema Nervoso Somatico


prevede la presenza di un Motoneurone
Superiore il cui Pirenoforo si troverà sempre
in un centro di elaborazione del SNC ed un
Motoneurone Inferiore che può trovarsi o nei
Nuclei Somatici del Tronco Encefalico o nei
Nuclei Motori somatici del Midollo Spinale.
L’attività dei Motoneuroni Superiori può essere
sia eccitatoria sia
inibitoria sul
Motoneurone
Inferiore ma sarà
soltanto l’assone di quest’ultimo ad innervare la muscolatura scheletrica.
Chiaramente una lesione al motoneurone Inferiore può portare ad una
paralisi flaccida dell’unità motoria innervata da tale motoneurone.
Invece una lesone al motoneurone superiore porterà non soltanto a
flaccidità o rigidità, ma anche a contrazioni non coordinate.
È inoltre bene ricordare che la stimolazione di un motoneurone inferiore
ha sempre un effetto eccitatorio sulla fibra muscolare scheletrica che
andrà ad innervare.
Molto diversa invece è l’organizzazione dei Motoneuroni del Sistema
Nervoso Autonomo:
in questo caso avremo un
Neurone Pre-Gangliare (che può essere stimolato o inibito da centri
motori che si trovano nell’Ipotalamo o nel Tronco Encefalico) che invierà il
proprio assone ad un Neurone Gangliare, il cui corpo cellulare si troverà
all’interno di un Ganglio Autonomo.
Dal Neurone Gangliare si dipartono poi degli assoni (Fibre Post-Gangliari)
che andranno ad innervare gli Effettori Periferici Viscerali e quindi o la
muscolatura liscia o cardiaca o le ghiandole o il tessuto adiposo.
È inoltre importante ricordare che la stimolazione del Neurone Gangliare
si traduce in effetti eccitatori o inibitori sugli effettori viscerali innervati.

3
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

A tal punto possiamo iniziare a parlare delle VIE MOTORIE:


❖ VIA CORTICO-SPINALE e Fasci Discendenti del Midollo Spinale
Tale via è definita anche Via Piramidale ed è la via grazie alla quale potremo effettuare dei
controlli coscienti della muscolatura scheletrica.
Questa via inizia dalle Cellule Piramidali nella Corteccia Motoria Primaria, e gli assoni di
questi motoneuroni superiori andranno a fare sinapsi con i motoneuroni inferiori, a questo
proposito viene definita Via Diretta.
Ma può anche essere considerata una Via Indiretta in quanto potrà andare ad innervare i
centri motori che fanno parte di vie motorie INVOLONTARIE O EXTRAPIRAMIDALI.

Gli assoni dei Motoneuroni superiori possono fare sinapsi a diversi livelli e della Via
Cortico-Spinale fanno parte Tre tipi differenti di Fasci:
❖ Fascio Cortico-Bulbare in cui gli assoni dei neuroni che ne fanno parte andranno a fare
sinapsi con i Motoneuroni inferiori a livello dei Nuclei e dei Nervi Encefalici.
Questi sono molto importanti in quanto assicurano il controllo volontario di muscoli
scheletrici oculari, masticatori, mimici e di alcuni muscoli del collo e della faringe.
❖ Fascio Cortico-Spinale Anteriore
❖ Fascio Cortico-Spinale Laterale
Gli assoni che discendono il Midollo Spinale secondo i due Fasci Cortico-Spinali, hanno
bisogno di una caratterizzazione più accurata.
Innanzitutto questi fasci della Superficie Ventrale del Bulbo si presentano come dei
rigonfiamenti i quali vengono chiamati PIRAMIDI.
▪ La maggior parte di loro decussa a questo livello
(formando la Decussazione delle Piramidi) e si
porta nella porzione contro laterale del Midollo
Spinale discendendo poi come Fascio Cortico-
Spinale Laterale.
Gli assoni di questi Motoneuroni Superiori faranno
sinapsi con i Motoneuroni Inferiori a livello del
Corno Grigio Anteriore e questi andranno ad
innervare la muscolatura scheletrica.
▪ Soltanto il 15% di queste piramidi discenderà
direttamente senza decussare, come Fascio
Cortico-Spinale Anteriore.
Questo Fascio a livello del Mielomero Spirale
(corrispondente come bersaglio) decusserà nella
porzione contro laterale del Midollo (attraverso la
Commessura Bianca) e farà sinapsi con i
motoneuroni inferiori andando poi ad innervare i
muscoli scheletrici.

Anche in questo caso, rispetto la


corteccia Motoria Primaria abbiamo la
rappresentazione di un Homunculus
Motorio:
ossia una mappa funzionale della
corteccia motoria primaria.

Ed esattamente come per


l’Homunculus Sensitivo ciascuna area
della Corteccia corrisponde a
specifiche regioni corporee, ma non è
proporzionata alle dimensioni reali
bensì al numero delle unità motorie
coinvolte nel controllo della
4
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056
regione.

5
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

❖ A questo punto parliamo delle VIE motorie INVOLONTARIE O EXTRAPIRAMIDALI:


Partiamo con il dire che vi sono dei Centri del cervello che possono inviare Comandi Motori
che vengono in risposta a delle Elaborazioni fatte inconsciamente.
Queste vie vengono definite Extrapiramidali perché si pensava agissero in maniera
indipendente, ma comunque parallelamente alla via Piramidale.
Ciò però non è una definizione precisa, in quanto le vie motorie vengono integrate a
diversi livelli, vi sono delle interconnessioni.
Dunque parliamo di queste vie facendo una Classificazione Funzionale dei Fasci che ne
fanno parte:
▪ FASCIO RUBRO-SPINALE che coadiuva il controllo dei muscoli delle porzioni
distali degli arti che eseguono movimenti più precisi.
I motoneuroni superiori di questo fascio si troveranno
nei Nuclei Rossi.
▪ FASCIO VESTIBOLO SPINALE
▪ FASCIO RETICOLO SPINALE
▪ FASCIO TETTO SPINALE
Questi ultimi Tre Fasci coadiuvano il controllo dei Movimenti Grossolani di Tronco e
Muscoli delle parti prossimali degli arti.
I loro Motoneuroni Superiori si troveranno nel
Nucleo Vestibolare (che riceve informazioni dai recettori dell’orecchio interno per la
coordinazione dei movimenti della testa e le posizioni e perciò per
postura ed equilibrio)
Nel Collicolo Superiore
e Nel Collicolo Inferiore (che si trovano nel Tetto Mesencefalo e mentre il primo riceve
informazioni di tipo visivo, il secondo quelle di tipo uditivo)
Nella Formazione Reticolare (che si trova nel Tronco Encefalico ed è una rete
neuronale che riceve contatti con quasi tutte le vie
ascendenti e discendenti ed ha estese interconnessioni
con quasi tutti i nuclei del Cervello e del Cervelletto e
del Tronco Encefalico).

È chiaro che però il controllo Motorio Somatico avvenga a Diversi Livelli, ma sicuramente esso
è determinato da Due Fasi:

• FASE DI PIANIFICAZIONE
Fase in cui prendiamo coscienza di voler compiere un movimento.
In questa fase l’informazione passa dal Lobo Frontale all’Area di Associazione Motoria che
invia questa informazione ai nuclei della base del cervelletto.
• FASE DI MOVIMENTO
Proprio durante l’atto del movimento l’informazione passa dall’area di Associazione Motoria
alla Corteccia Motoria Primaria, la quale riceve i feedback dai nuclei della base del
Cervelletto e mediante le vie Discendenti e le vie Motorie, andrà a fare sinapsi con i
motoneuroni inferiori e così avremo l’attività motoria.

6
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Signorile Sara -
203056

7
FISIOLOGIA SENSORIALE 1

Andremo a studiare gli organi di senso, come arrivanole percezioni dall’ambiente ai


recettorisensoriali, fino ad arrivare al nostro cervello. Dobbiamo parlare di stimoli che arrivano
dall’esterno e dall’interno, questi ultimi non vengono riconosciuti a livello conscio dal nostro
cervello, ma sono stimoli inconsci e sono gli stimoli somatici e gli stimoli viscerali

Tra gli Stimoli Somatici troviamo :


- la Tensione
- la Lunghezza Muscolare
- gli Stimoli Propriocettivi di localizzazione del nostro corpo nell’ambiente e della tensione a
livello dei muscoli, sono stimoli che arrivano al nostro cervello in maniera inconscia e quindi
non li percepiamo.
Gli Stimoli Viscerali: sono legati all’ambiente interno dell’organismo e sono:
- la pressione arteriosa,
- la concentrazione ematica di zuccheri,
- la Temperatura,
- la distensione del tratto gastro-intestinale,
- il controllo dell’osmolarità dei liquidi,
- la Temperatura interna corporea,
- il Volume polmonare,
- il PH e O2 a livello ematico,
- il PH a livello del liquido cerebrospinale.

Sono tutti segnali che arrivano al nostro cervello ma che noi non percepiamo a livello conscio.

1
Gli stimoli a livello cosciente di cui ci rendiamo conto e possiamo regolare e controllare derivano dai
“sensi speciali” e sono i 5 SENSI: vista, udito, gusto, olfatto, equilibrio;
Arrivano da organi multicellulari con struttura definita e complessa.

Ci sono poi i SENSI SOMATICI da cui: la pressione a livello della pelle, la Temperatura esterna
corporea, le sensazioni di dolore, le sensazioni di prurito, la Propriocezione, cioè la percezione del
nostro corpo nell’ambiente esterno collegata all’equilibrio.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Tutte le vie sensoriali (conscie e inconscie) si basano su una serie di elementi comuni: prima di tutto
si attivano in presenza di uno stimolo, lo stimolo viene dall’esterno dall’aria, dal contatto, dalla vista,
lo stimolo esetrno deve arrivare e andare a legarsi al recettore sensoriale prestabilito; ogni via
sensoriale ha un recettore specifico che trasdurrà il segnale al segnale intracellulare specifico di quella
via sensoriale per poter arrivare alla corteccia nella posizione giusta.
Quello che vi è quando c’è il legame sul recettore é un segnale intracellulare recettore-proteina a cui
si lega lo stimolo che porta a una variazione di potenziale di membrana della cellula, in quel caso la
cellula é attivata. Quando il segnale supera la soglia (ogni recettore ha un valore soglia, un potenziale
di membrana a riposo e un potenziale d’azione quando questa soglia viene superata) allora si genera
il potenziale d’azione che genera il segnale del neurone afferente al Sistema Nervoso Centrale (SNC).
2
Quello che avviene nella modalità di variazione del potenziale e quella che troviamo in tutti i tessuti,
a livello cerebrale nei neuroni ma anche a livello del muscolo e a livello delle cellule cardiache, il
meccanismo fisiologico di attivazione della cellula é sempre lo stesso. I segnali corticali possono
essere sia coscienti che non coscienti e gli apparati sensoriali possono andare dagli apparati semplici
(il singolo neurone che il segnale e lo manda al neurone Post-sinaptico) oppure molto complessi
(organi multicellulari molto ben organizzati come lo sono gli organi dei 5 sensi.
-----------------------------------------------------------------------------

In questa immagine vediamo un esempio. FIG SX Abbiamo un singolo neurone, una caratteristica
dei neuroni sensoriali é che hanno un corpo cellulare posto lateralmente all’assone unico, da una parte
l’assone non mielinizzato con le terminazioni terminali libere che ricevono lo stimolo, sulle
terminazioni vi saranno i recettori specifici per quel dato stimolo, per portare ed attivare il segnale, il
segnale arriverà dall’altra parte all’albero dendritico per fare sinapsi e comunicare con il neurone
secondario secondario.
FIG CENTRALE abbiamo un esempio di terminazione di neurone più complesso con un corpuscolo
di Pacini, in questo caso la terminazione che riceve il segnale é una terminazione incapsulata, dove
abbiamo vari strati di tessuto connettivo che formano il corpuscolo di Pacini (questo é un neurone
tattile) e ha quindi un’organizzazione più complessa.

FIG. DX abbiamo un neurone sensoriale che fa sinapsi con il recettore, in questo caso il recettore non
é un neurone ma é un recettore di una cellula recettoriale specializzata, in questo caso é una cellula
ciliata, dove sulle sulle cilia ci sono i recettori che ricevono lo stimolo, dall’altra oarte la via
d’attivazione di trasduzione del segnale, le vie sinaptiche rilasciano il neurotrasmettitore che andrà
sul neurone post sinaptico per attivare il neurone post sinaptico, per attivare il neurone sensoriale.
Quindi questo é l’esempio di un recettore non neuronale.
Vi sono di queste cellule recettoriali tanti tipi di cellule diverse a seconda dello stimolo che deve
arrivare. Le strutture accessorie sono strutture che aumentano la capacità del recettore di raccogliere
informazioni, li troviamo per esempio sui peli cutanei, nella cornea, nel cristallino. Sono strutture
molto ben organizzate per amplificare ed aumentare la capacità del recettore di ricevere il segnale
sensoriale.
3
Qui abbiamo l’sempio di vari recettori e neuroni corrispondenti.
I CHEMORECETTORI ricevono uno stimolo chimico come l’attivazione dell’O2 e sono in
contatto con i globuli rossi, chemorecettori del gusto e dell’olfatto, hanno delle cellule altamente
specializzate (per la vista).
Abbiamo anche i recettori per la misura della Temperatura (termorecettori e i NOCIRECETTORI
per la misura degli stimoli nocicettivi per il dolore.

Come fanno i Recettori a convertire gli stimoli in segnali elettrici diversi?

4
Prima di tutto ogni recettore é associato ad un meccanismo di trasduzione del segnale, il recettore é
una proteina che può essere un canale, o una proteina G la cui apertura o chiusura produce una
depolarizzazione. Nel caso della depolarizzazione avremo l’apertura di canali e l’ingresso di Na,
oppure la chiusura di canali porta all’IPERPOLARIZZAZIONE perché si chiudono i canali di Na e
non entrano cariche positivee oppure può avvenire un’IPERPOLARIZZAZIONE perchè si aprono i
canali del potassio, in questo caso il potassio fuoriesce dalla cellula e iperpolarizza e inibisce il
segnale.
All’apertura di questo recettore abbiamo i secondi messaggeri che inducono variazioni di potenziale,
il potenziale di membrana cambia, la cellula depolarizza o iperpolarizza portanddo l’attivazione del
segnale . Il potenziale del recettore é specifico per ogni tipo di recettore di una cellula sensoriale, ogni
recettore risponde ad uno stimolo adeguato e ad una forma di energia adeguata per poi rispondere.
Deve quindi superare la soglia per indurre il segnale, se la soglia non si supera, l’energia che gli arriva
é troppo bassa e non si avrà l’attivazione sensoriale. Rispondono ad uno stimolo soglia per scatenare
il potenziale d’azione, il rilascio di energia sottoforma di ATP in alcuni recettori, oppure il rilascio di
neurotrasmettitori.
--------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Questo é il campo recettivo di una zona di superficie cutanea, il campo recettivo é la zona in cui vi é
la localizzazione di recettori sensoriali e la zona dove vi sono i recettori per la stimolazione ai neuroni
sensoriali primari. In questo caso il campo recettivo su una superficie cutanea può essere convergente,
cioé abbiamo diversi neuroni con diversi campi ricettivi, la localiazzazione di tanti recettori che si
posso sommare tra loro e convergere su un neurone secondario a livello del SNC, unico in questo
caso noi avremo 3 neuroni diversi attivati dall’arrivo dello stimolo sulla superficie cutanea, i tre
neuroni qui rappresentati in verde, giallo e viola possono essere sottosoglia ma i loro tre impulsi
arrivando sul neurone sensoriale secondario possono superare la soglia perché si possono sommare
i 3 effetti, contemporaneamente andando andandosi a sommare producono un potenziale d’azione nel
neurone secondario, questi stimoli portano al potenziale d’azione che viene inviato alla corteccia nella
zona specifica a questa via sensoriale . In questo caso abbiamo un unico segnale arriva , non si riesce

5
a discrimare tra i 3 diversi stimoli che arrivano perchè vi é la convergenza e lo stimolo é unico. La
situazione descritta può esere la superficie cutanea di una gamba o un braccio, vi é una sensazione
sensoriale unica, non riusciamo ad indiviuduare uno stmolo al di sotto dei 20 cm.
FIG B a dx
Questa é una superficie cutanea ad esempio nel polpastrello, dove abbiamo una sensibilità di gran
lunga maggiore e possiamo distinguere tra due punti anche alla distanza di 2 mm l’unio dall’altro,
questo perchè abbiamo dei campi ricettivi distinti, ognuno con il proprio neurone, il neurone
sensoriale attiva e riceve l’impulso dalla cute, attiva il proprio neurone sensoriale secondario, in
questo caso abbiamo il verde che riesce a superare la soglia e ad attivare il neurone secondario e
quindi il potenziale d’azione che arriva alla corteccia e anche il viola, il grigio e il giallo, questi altri
neuroni non ricevono uno stimolo più basso, non si supera la soglia, quindi non parte il potenziale
d’azione, quindi non riceveremo sensazione da questi due punti. Il nostro cervello riuscirà a
discriminare tra questi 2 stimoli, in questo caso il verde e il viola.
Quindi la convergenza o il campo recettivo più specifico dipende dalla zona specifica sensoriale e
della funzione di questo organo di senso.

In questa immagine troviamo i vari organi di senso e le vie che portano il passaggio dalle terminazioni
dei neuroni sensoriali primari, neuroni sensoriali secondari fino alle varie zone della corteccia che
ricevono ed elaborano quell’informazione sensitiva. La cortecci aolfattiva é l’unica di queste vie di
cui la stimolazione arriva diorettamente alla corteccia olfattiva senza pssare per il talamo, in tuitti gli
altri abbiamo il passaggio (es. nella lingua) i neuroni sensoriuali del gusto arrivano nel tronco
encefalico, da qui sinaptano con i neuroni sensoriali secondari fino al talamo e dal alla corteccia
gustativa. I sensi somatici arrivano al talamo e alla corteccia somato-sensoriale primaria (questa
celeste) gli organi uditivi e dell’equilibrio sinaptano anche con il cervelletto e poi dal tronco al talamo
e dal talamo alla corteccia uditiva e alla somato-sensoriale. I neuroni sensitivi dell’occhio passano
per il talamo e alla corteccia visiva che si trova nella parte occipitale del cervello . tutto questo
6
passaggio di trasmissione del segnale é dipendente dalla soglia percettiva, cioé da quanto il segnale
viene stimolato e supera la soglia e può arrivare poi alle varie parti della corteccia.
Un altro meccanismo é l’ASSUEFAZIONE, ovvero il meccanismo mediante il quale il segnale
sensitivo dopo una stimolazione prolungata viene inibito, si spegne e non riceviamo più il segnale.
L’assuefazione é quel meccanismo mediante il quale ci fa isolare il cervello che non sente piu la
musica quando siamo concentrati nello studio, abbiamo i rumori intorno, la musica intorno, all’inizio
la sentiamo, dopo non la percepiamo più perchè vi é l’assuefazione, quindi i segnali si spengono. La
soglia percettiva invece gli serve per mantenere alta la soglia di percezione degli stimolo che invece
in quel caso sono necessari.

---------------------------------------------------------------------------------------------

Tutti gli stimoli convergono in potenziale d’azione ma il SNC che riceve queste informazioni, come fa a
distinguere tra uno stimolo e l’altro?

Vi sono 4 proprietà importanti per ditinguere loi stimolo e convertirlo nella zona giusta e nel segnale giusto
al cervello.

Le prime due sono :

- La natura o modalità
- La localizzazione

La NATURA dello stimolo é l’attivazione di una specifica popolazione neuronale, la popolazione


neuronale specifica si attiva perché abbiamo delle zone di camoi recettivo dove si trovano i recettori,
che non sono diversi e reagiscono agli stimoli specifici.
Altra funzione importante è la LOCALIZZAZIONE, il campo recettivo attivato, l’organizzazione
topografica sulla corteccia.
.---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

7
Questo é un esempio di localizzazione sempre a livello cutaneo, ma abbiamo lo stimolo che in questo
caso é una puntura di spillo, nella zona dove arriva lo spillo avremo una presenza di attivazione di
recettori maggiori rispetto alla periferia dove questa zona di verde piu chiaro che é piu lontana dalla
puntura, in questo caso i neuroni che si trovano nella zona stimolata maggiormente avranno una
stimolazione di recettori maggiori, un potenziale d’azione con una frequenza più alta, un rilascio di
neurotrasmettitori in quantità maggiore che andrà a stimolare questo neurone che si trova più vicino
alla via diretta di stimolazione che andrà ad inibire i neuroni circostanti per mantenere attiva solo la
via principale, quindi i neuroni che si trovano alla periferia ricevono, rilasciano una parte di
neurotrasmettitori, si attivano i neuroni secondari che però vengono inibiti da quello principale che é
il primo (questo in verde scuro) il principale che é stato attivato e quindi le zone A e B non vengono
attivate, questa si chiama INIBIZIONE LATERALE perchè vengono spenti e viene lasciata la
priorità solo alla via principale.
In questo altro grafico la via principale di stimolo é in B (zona verde), le zone laterali hanno un livello
tecnico di stimolazione più basso, quelle lontane sono comopletamente spente, perchè non ricevono
il segnale quando il segnale si attiva lo stimolo centrale, quello principale che ha ricevuto la puntura
di spillo andrà ad inibire le due laterali in modo tale da concentrare il segnale solo sulla sua via e per
questo potremo discriminare lo stimolo avvenuto in una data zona precisa del polpastrello.

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

8
Un eccezione a questo evento della LOCALIZZAZIONE si verifica nel caso della sorgente uditiva.
Nel caso di un suono gli organi uditivi sono localizzati nelle 2 orecchie, nei 2 lati della testa, quando
il suono deriva lateralmente rispetto alla testa avremo un suono che arriverà ad esempio a destra,
dall’orecchio destro i segnali arriveranno prima al cervello perchè i segnali sono piu vicini, il suono
arriva con un certo ritardo all’orecchio senistro, in questo caso il cervello utilizza la differenza tra i
due tempi d’arrivo tra i due stimoli per la localizzazione per capire da dove arriva il suono.

Le altre due proprietà importanti nello studio dello stimolo sono attraverso cui il nostro cervello riesce
a distinguere il potenziale d’azione che arriva, sono l’INTENSITà e la DURATA
L’INTENSITà è la quantità di stimolo che arriva sui recettori, i recettori producono un potenziale
d’azione secondario, l’intensità di questo potenziale d’azione fa si che arrivi un attivazione al
neuronesensitivo secondario piu o meno forte per poi mandare a o spegnere li il segnale che non
arriva per niente alla corteccia.
La DURATA é importante perchè piu la durata é corta meno sarà intenso lo stimolo, più la durata é
lunga, piu lunga sarà il potenziale d’azione che arriverà alla corteccia, al target finale.

9
26. Fisiologia Sensoriale 2

Ripartiamo dalle quattro proprietà dello stimolo, abbiamo detto : La natura o modalità, cioè l'attivazione di
una specifica popolazione neuronale alla base della specificità del segnale; la localizzazione con i campi
recettivi attivati ,organizzati e rispetto alla corteccia in maniera topografica; ora vedremo le altre due
proprietà, ovvero l'intensità e la durata dello stimolo.

l'intensità non si può misurare direttamente da un singolo potenziale d'azione di un


neurone perché il potenziale d'azione è una risposta o tutta o nulla. l' intensità si misura in
base alla depolarizzazione mediante due criteri: Il numero dei recettori posti nel sito
sinaptico ,cioè nel sito della trasduzione, in questa parte del neurone avremo la
localizzazione dei recettori: Più sono i recettori, più avremo una trasduzione del segnale
piu alta , che vuol dire una maggiore ampiezza di depolarizzazione ( questa è la
depolarizzazione di un neurone che si trova a meno 70, qui si riferisce all’immagine della
slide), avviene il contatto dello stimolo con il recettore adeguato, avviene l'apertura di
canali, in genere di canali del sodio, vengono attivati sia la depolarizzazione che arriva
fino a un suo Massimo, se questa depolarizzazione che dipende dal numero dei recettori
posti sulla membrana supera la soglia , avremo la partenza del trigger del potenziale
d'azione, potenziale d'azione che partirà nella zona Trigger. Per questo è importante che
nel sito di traduzione vi siano localizzati tanti recettori perché il segnale deve arrivare
fino alla zona Trigger per superare la soglia, avviare il potenziale d'azione in questo caso
(riferimento alla slide) un neurone con assone mielinico con una conduzione saltatoria il
segnale si sposta verso il corpo cellulare e verso il terminale assonale . Se una
stimolazione è abbastanza da superare la soglia ma non altissima avremo dei potenziali
d'azione il rilascio di una certa quantità di neurotrasmettitori ,quando l'intensità il numero
il recettore molto più alto avremo una depolarizzazione molto più intensa un attività
defining molto più ampio e quindi un rilascio di neurotrasmettitore Maggiore con
un'attivazione e un intensità di segnale Maggiore. oltre al numero di recettori localizzati
sul terminale sinaptico abbiamo anche un altro criterio importante, Che è la frequenza dei
potenziali d'azione, in questo caso la differenza tra queste due attivazione uno stimolo
moderato è uno stimolo più intenso è la durata dello stimolo ,( rappresentata nella slide
nello step giallo ) qui inizia lo stimolo e qui finisce “ si riferisce allo step giallo piu
piccolo “ questa è una durata minore rispetto a questo “ si riferisce allo step giallo piu
grande” dove l'intensità cioè l'ampiezza dello stimolo di attivazione è molto più ampia e
più lunga, che porterà a una frequenza di firing più intensa. La frequenza è il numero di
queste Spike per l'unità di tempo di conseguenza avremo più potenziali d'azione che
arriveranno verso il terminale assonale e produrranno il rilascio di una maggior quantità
di neurotrasmettitori in questo caso avremo un effetto sul potenziale, poi del neurone
secondario un effetto di intensità di segnale sensoriale più ampia.
La durata del segnale dipende da tipo di recettori localizzati nella zona sensoriale. I recettori possono essere
tonici o recettori fasici dipende molto dalla funzione dell'organo di senso. I recettori tonici sono I recettori
che devono ricevere uno stimolo sensoriale prolungato che necessita di una risposta per tutta la durata dello
stimolo, Molto spesso sono legati alla pressione al senso del dolore , sono recettori tonici che devono
monitorare dei parametri per un lungo periodo di tempo. Qui abbiamo lo step dello stimolo del recettore
tonico ( si riferisce alla slide al quadratino giallo che rappresenta lo stimolo) che stimola e Attiva i vari
recettori posti nella zona sinaptica il potenziale perdura per tutto il tempo ed essendo stimolato per tutto il
tempo arriva all'attivazione del potenziale d'azione Per tutta la durata dello step di segnale e di conseguenza
per tutta la durata dello stimolo. In questo caso invece abbiamo un esempio di recettori fasici ( fa
riferimento alla slide al quadratino giallo che rappresenta lo stimolo) i quali sono recettori che si possono
attivare in seguito alla stimolazione al legame dello stimolo sui recettori inoltre possono anche dopo un
certo periodo di tempo produrre una inattivazione spegnendo il segnale . I recettori fasici sono quasi tutti
chemocettori per esempio chemocettori dell'olfatto e quelli dell'udito dopo un certo periodo di tempo lo
stimolo non è necessario che permanga per lungo tempo, E quindi sia Ha la o l’apetura dei canali del
potassio, dove il potassio esce e la depolarizzazione si va a iperpolarizzare e si ritorna al potenziale di
membrana a riposo e quindi si spegne il segnale avremmo potenziali reazioni solo all'inizio dello stimolo e
poi il segnale si spegne oppure la chiusura dei canali del sodio ,anche in questo caso si chiudono i canali del
sodio dove questo non entra più e non porta all'attivazione. Questi sono tutti quei recettori che servono per
inattivare il segnale che serve inizialmente Ma poi ,deve essere isolato altrimenti il cervello avrebbe delle
informazioni sensoriali eccessive e questo per esempio nel caso del dell'udito oppure dell'olfatto .

I sensi somatici sono legati al tatto ,la pressione a livello cutaneo, la propriocezione cioè la percezione dell'
organismo nello spazio, l'equilibrio , il controllo della temperatura corporea esterna e la nocicezione cioè la
sensazione del dolore a livello del cutaneo, risiedono principalmente nella cute, nell' apparato osteoarticolare
e nei visceri .
Tutte le vie sensoriali somatiche si dividono in due principali, il tatto fine, la
propriocezione e la vibrazione, dove i neuroni sensoriali primari arrivano nei gangli a
livello del midollo spinale da qui sinaptano direttamente nel bulbo , nel bulbo avviene il
contatto sinaptico con il neurone sensoriale secondario ,il neurone secondario cambia
emisfero, passa la traduzione del segnale passa nel dall'altro lato dell' emisfero in questo
caso Da sinistra a destra ,quindi il segnale del midollo sinistro spinale Arriverà al talamo
nell'emisfero destro ,dall'emisfero destro l'attivazione dei neuroni delle vie sensoriali
arriverà direttamente alla corteccia somatosensoriale primaria, che è la corteccia che si
attiva in seguito all'attivazione settoriale somatica. Mentre le fibre del dolore, il controllo
della temperatura il tatto grossolano ( che sono le seconde vie sensoriali) sinaptano prima
a livello delle corna dorsali del midollo spinale in questo caso arriva il segnale al neurone
sensoriale secondario , passa attraverso il midollo spinale nell'altro emisfero anche qui
arriverà attraverso il bulbo fino al talamo nel lato controlaterale ,quindi a destra, e andrà
ad attivare i neuroni dal talamo alla corteccia somatosensoriale primaria. (riferendosi alla
slide) In blu potete vedere i neuroni sensoriali primari di primo ordine, i neuroni
sensoriali di secondo ordine sono quelli che sinaptano o all'interno del midollo spinale o
all'interno del bulbo e arrivano entrambi al talamo e dal talamo i neuroni di Terzo Ordine
portano il segnale alla corteccia .
Dal talamo alla corteccia abbiamo un organizzazione delle fibre ,che arrivano e delle informazioni che
arrivano alla corteccia ,topograficamente organizzata .cioè ogni parte della nostra corteccia cerebrale nello
specifico la somatosensoriale è organizzata in modo tale da ricevere i neuroni e quindi le sensazioni che
arrivano dai segnali dei neuroni sensoriali dal talamo, in zone specifiche della corteccia. Le immagini
riportate nelle slide abbiamo una rappresentazione grafica chiamata “omuncolo” È stata disegnata dai
neurochirurghi che hanno studiato le connessioni tra il talamo e le varie parti della corteccia e rappresentano
proprio l'organizzazione topografica delle sensazioni .quindi andando a stimolare per esempio la cortezza
visiva i neuroni sensitivi visivi arriveranno a stimolare questa parte della cortezza . i neuroni sensoriali a
livello della cute dei pastelli in questa zona. In queste varie zone l'organizzazione corticale dipende anche da
quanto sono attivate, c'è una data zona super stimolata andrà ad aumentare la sua superficie perché è più
stimolata rispetto ad altre ,per esempio nelle persone non vedenti quando si perde l'uso della vista iniziano
ad imparare la lettura brail ,la lettura tramite il tatto, avranno una corteccia somatosensoriale in questa zona
collegata all'uso del tatto del polpastrello molto più sviluppata rispetto ad altre. Così come per esempio la
zona della corteccia collegata all'udito. Questa caratteristica della corteccia porta anche a delle conseguenze
negative, Per esempio nel caso di un amputazione di un arto quale braccio o gamba, la corteccia può
mantenere la sensazione di quella parte mancante questa sindrome è detta “ sindrome dell’ arto fantasma”
cioè la corteccia continua ad essere attivata a ricevere delle sensazioni che in realtà non esistono ,Perché
quell'arto è mancante.
Ora parliamo dei cinque Sensi speciali, sono i cinque sensi dove l'organizzazione
sensoriale degli organi di senso è più sviluppata con delle strutture multicellulari
organizzate. I cinque sensi sono l’ olfatto ,il Gusto, l'udito , l'equilibrio e la vista. In
queste lezioni tratteremo solo i primi due nello specifico cioè l'olfatto è il gusto .

Nell'olfatto, i neuroni olfattivi risiedono nel’ epitelio olfattivo alla base nel naso nel
tessuto nasale che si trova contatto con l'osso etmoide, in questa parte abbiamo un
epitelio olfattivo dove arrivano le terminazioni dei neuroni olfattivi . i neuroni olfattivi
poi passano il nervo cranico che passa attraverso l’osso etmoide, arriva nel bulbo
olfattivo, nel bulbo olfattivo i neuroni primari sinaptano con i neuroni olfattivi secondari
che attraverso il bulbo olfattivo arrivano direttamente alla corteccia celebrale visto che la
via olfattiva è l'unica che non passa per il talamo ma arriva direttamente alla corteccia
olfattiva,quindi corteccia cerebrale o direttamente collegata al sistema limbico. ( fa
riferimento all’immagine della slide ) in questo caso qui abbiamo un ingrandimento dei
neuroni olfattivi, Questo è lo strato dell'epitelio qui sotto e vedremo poi nella successiva
diapositiva avremo i dendritiche , I recettori che ricevono la sensazione olfattiva quindi il
contatto e l'attivazione dei neuroni .Questi sono gli assoni dei neuroni sensoriali primari
che attraversano l’osso etmoide arrivano a sinaptare con i neuroni secondari nel bulbo
olfattivo.

In quest'altra immagine abbiamo l'ingrandimento dell'epitelio olfattivo, che è formato dai neuroni sensoriali
primari, dove da una parte hanno delle ciglia olfattive molto sviluppate detti dendriti che contengono I
recettori che legano gli odori . Le molecole odorifere sono disciolte nello strato di muco dove vengono
disciolte e vanno a legarsi con I recettori che si trovano sui dendriti, attivano il segnale del neurone che poi
attiva e va a sinapsare nel bulbo olfattivo . Il segnale ,dal bulbo olfattivo arriva direttamente alla corteccia
prefrontale e arriva anche all'amigdala e all'ippocampo, che sono le due aree legate alle sensazioni ,alla paura
,all'emotività e alla memoria. per questo le sensazioni olfattive spesso ci riportano memorie oppure
sensazioni emotive molto forti perché sono collegati direttamente con queste due zone importanti nel
sistema limbico e con la memoria .Quindi questo è l'organizzazione del neurone. (fa riferimento alla figura
della slide ) Qui abbiamo rappresentato un neurone olfattivo in via di sviluppo. l'epitelio olfattivo è un
epitelio in cui abbiamo un grande numero di cellule staminali che sono in grado di sostituire le cellule
invecchiate ,producendo neuroni olfattivi nuovi in continuazione. Qui abbiamo un neurone non ancora
sviluppato, dove non ha ancora i dendriti e le ciglia olfattive all’ interno dell’epitelio nasale . Questa è la
ghiandola olfattiva di Bowman, che serve da sostegno per la crescita della mucosa olfattiva ed ha anche la
funzione di produrre muco. In questa immagine abbiamo lo strato di lamina propria, che divide il tessuto
dell’epitelio olfattivo dall’osso , queste invece è il primo nervo cranico che porta le cellule olfattive al bulbo
corrispondente.
La trasduzione del segnale degli stimoli delle molecole olfattive avviene tramite recettori che sono ,non
recettori canale, ma recettori associati a proteine G . Come in questo esempio abbiamo il recettore con le sue
anse che da questa parte il sito di legame della molecola e dall'altra parte vi sono le proteine G specifiche
che Vanno ad attivare l'adenilato ciclasi. L'adenilato ciclasi forma il rilascio di ATP che è la principale
fonte di energia che va ad attivare i neuroni olfattivi . In questo caso (fa riferimento alla slide)abbiamo
l'esempio di una proteine di ATP che va a stimolare la produzione di MP ciclico ed andranno a stimolare
come secondo messaggero tante molecole diverse quindi si ha un’ attivazione in sincrono di una risposta
cellulare massiva.
l'altro organo di senso che andremo a studiare è il gusto. Nel gusto ci sono 5 paia di recettori diversi, è un organo
sensoriale molto complesso perché oltre a questi cinque organi di senso che sono recettori sensoriali che sono per
il dolce, l'acido, il salato ,l'amaro e l’ Umami che è un gusto associato all'acido glutammico, vi sono tante
sfumature diverse , I recettori per il gusto Sono in continuo studio e ancora non è del tutto noto rispetto a come
vengono tradotti i segnali di questi tipi di ricettori . I recettori per il dolce sono legate principalmente con molecole
organiche legate ai nutrienti ,Così come per l’ Umami che è associato all'acido glutammico. L'acido glutammico
viene anche utilizzato come additivo alimentare. Il gusto dell'acido è associata alla produzione di ioni idrogeno. Il
salato agli ioni sodio e l'amaro a molecole che sono potenzialmente tossiche . Gli organi del senso del gusto e
dell'olfatto sono più antiche legate alla sopravvivenza dell'organismo , i recettori legati all’ amaro sono quelli
legati durante l'evoluzione degli animali e dell'uomo,dove tale gusto era potenzialmente protettivo in quanto tale
gusto era associato ad agenti esterni e potenzialmente tossici per l'organismo.

Le vie gustative sono legate principalmente alla presenza di gemme gustative localizzate nel palato e sulla
lingua, le gemme gustative sono delle localizzazioni sulla superficie della lingua formate da 50-150 cellule
localizzate insieme ,con un poro gustativo dove arriva il segnale o chimico o legato al gusto , nel poro
gustativo vi sono Le parti apicali delle cellule dove si trovano i recettori appunto per il dolce , l’ Umami ,
l’amaro e l'acido . Quindi ogni cellula gustativa è formata da 50 a 150 cellule gustative di tipo 2 e 3. Il tipo
2-3 sono legati al gusto del dolce, Umami ed amaro e il 3 è la cellula legata al gusto dell'acido contenente
ioni idrogeno. Sono formate poi da cellule di sostegno ( queste in giallo), dalle nuove ricerche sembra che le
cellule di sostegno di tipo 1 siano quelle che possono rivelare Il Gusto Del sodio e quindi il gusto del salato
attraverso l’apertura e chiusura dei canali del sodio . Poi vi sono cellule basali rigenerative che servono per
rigenerare le cellule in continuazione. I neurotrasmettitori principali delle cellule recettoriali di tipo 2 sono
l’ ATP . l'ATP viene stimolato dal legame del recettore. Pincipalmente il legame recettore , si ha l'apertura
della liberazione di calcio che produce il rilascio di ATP che va a legarsi ai neuroni gustativi primari.
Questo è uno organo accessorio. Le cellule presinaptiche di tipo 3 cioè quelle per il gusto acido , vengono
attivate dall ‘ ATP e producono il rilascio di neurotrasmettitori della serotonina che andrà a legasi su
recettori specifici sul neurone gustativo primario . Le cellule di sostegno di tipo 1 sono quelle legate alla
sensazione del gusto salato.

Qui abbiamo nello specifico le due cellule di tipo 2 di tipo 3, la cellula di tipo 2 è la cellula recettoriale legata al
gusto del dolce, del umani e dell'amaro, hanno una serie di recettori che legano il ligando che sono recettori
legati a proteine g e sono il T1R2 con tre subunità per il dolce il T1R1 e tre subunità per umani, il T2R per
L'amaro .Una volta legato il recettore si attiva una proteina G specifica che è la gusto ducina che produce la
trasduzione del segnale ,L'ingresso è l'apertura dei canali del calcio che si aprono nel reticolo endoplasmatico , il
calcio entra anche dall'esterno e quindi abbiamo il segnale di calcio aumentato che porta alla produzione di
ATP che può fuoriuscire dalla cellula direttamente e andare sul neurone gustativo primario . Nelle cellule di tipo
3 invece il segnale è direttamente acido ,vi è direttamente l'aumento di concentrazione di ioni idrogeno, che si
lega al recettore o a un canale che ancora non è ben noto, l'aumento di concentrazione del ione idrogeno produce
un aumento di calcio e il rilascio a livello di vescicole sinaptiche di serotonina che andrà a legarsi ai recettori
specifici nei neuroni gustativi, da qui arrivano i segnali al bulbo e dal bulbo alla corteccia gustativa .
Oltre a questi gusti ben noti ,la ricerca sta studiando altri tipi di recettori che potrebbero riconosce altri tipi di
gusto, per esempio recettori legati al gusto del grasso, nella lingua sono presenti anche recettori CD36 che
sono trovati nei roditori e potrebbero essere recettori legati alla distinzione del gusto del grasso . Recettori
che vanno nella saliva a misurare le concentrazioni di CO2 e altri recettori legati invece al piccante come la
capseicina , il mentolo la senape mediante l'attivazione del nervo trigemino. Un'altra branca di studio e anche
quella della fame specifica ,si è visto che l'organismo ha la tendenza a mangiare un certo tipo di nutriente
rispetto a un altro, per esempio il sale perché vi è una carenza nell'organismo di sodio, e non uno ione
aspecifico come il calcio e potassio ma proprio il sodio perché in quel caso è lo ione che manca
nell'organismo.
SISTEMA ENDOCRINO
Esso è, insieme al Sistema Nervoso, quel sistema che
sottende ai principali meccanismi di integrazione e
controllo del nostro corpo, infatti insieme al SN
coopera per controllare e talvolta (in caso di necessità)
per modulare alcune attività metaboliche di tessuti ed
organi.
Tale Sistema comprende tutte le Cellule ed i Tessuti
Endocrini presenti nel corpo umano.
Le Cellule Endocrine sono cellule Ghiandolari che
riversano Ormoni, da esse prodotti, nel Liquido
Interstiziale, nell’Apparato Linfoide e nel Sangue.
Invece le Secrezioni delle Cellule Esocrine vengono
rilasciate su di una Superficie Epiteliale.
Il Sistema Endocrino interagisce con il Sistema Nervoso,
ma in maniera differente:
Infatti se il SN reagisce ad uno stimolo (anche
ambientale per esempio) con una risposta veloce che si
estingue in pochi minuti, il Sistema Endocrino può
rispondere attraverso il rilascio di Ormoni che una volta raggiunti gli Organi Bersaglio, andranno a
modificare le attività fisiologiche di tali Organi.
Perciò il Sistema Endocrino ci conferisce risposte che possono essere più a lungo termine,
in quanto potrebbero protarsi per giorni.
In base alla loro composizione chimica gli Ormoni secreti dal Sistema Endocrino vengono
classificati in:

 DERIVATI DAGLI AMINOACIDI ossia ormoni tiroidei derivati dalla Tirosina


 ORMONI PEPTIDICI ossia tutti gli ormoni Ipofisari
 ORMONI STEROIDEI ossia ormoni rilasciati dagli organi riproduttivi e dalla corticale della
ghiandola surrenale
 EICOSANOIDI ossia ormoni che vengono rilasciati da diverse cellule corporee e che si
occupano di coordinare le attività cellulari ed influenzano i processi
enzimatici che si verificano nei liquidi extracellulari.
Concentriamoci sulla descrizione di:
 Controllo Ipotalamico sugli organi Endocrini
 Ipofisi
 Tiroide
 Timo
 Ghiandole surrenali
 Pancreas

L’Ipotalamo è in grado di avere un CONTROLLO SUGLI ORGANI ENDOCRINI e tale


controllo viene svolto attraverso 3 MECCANISMI:
 Secrezione di Ormoni Regolatori che controllano l’attività dell’AdenoIpofisi (porzione
anteriore dell’ipofisi).
Solitamente tale controllo avviene poiché l’Ipotalamo rilascia dei fattori di regolazione nel
fluido interstiziale e tali fattori possono essere di due tipi:
REALIZING ORMONS o INIBITING ORMONS che sono rispettivamente stimolanti o
inibenti rispetto la secrezione di ormoni da parte dell’Ipofisi.

 Produzione di ADH (VasoPressina) e Ossitocina che vengono rilasciati nel circolo


sanguifero a livello della NeuroIpofisi (che rappresenta la parte nervosa ossia il lobo
posteriore dell’Ipofisi)

 Innervazione Simpatica della Midollare del Surrene in seguito alla quale avremo il
rilascio (da parte della zona Midollare del Surrene) di Ormoni come Adrenalina e
Noradrenalina.

IPOFISI.
Possiamo definire l’IPOFISI come un Corpuscolo abbastanza piccolo (dimensioni di un chicco
d’uva e del peso di 5-6g).
Essa è posizionata all’interno di un Recesso (luogo “nascosto”) dell’Osso Sfenoide chiamata
SELLA TURCICA dello Sfenoide ed inferiormente all’Ipotalamo.
Inferiormente all’Ipotalamo inoltre si diparte l’INFUNDIBULO ossia una struttura che dalla porzione
inferiore dell’Ipotalamo, abbraccia anche la porzione superiore e posteriore dell’AdenoIpofisi.
Tutto intorno vi è un’altra struttura definita DIAFRAMMA DELLA SELLA che appunto va a
circondare il Peduncolo dell’Infundibulo e che permette di ancorare l’Ipofisi all’interno della Sella
Turcica.
Possiamo in generale dire che l’Ipofisi secerne Ormoni TUTTI di Natura Peptidica.
Ed essa può essere suddivisa in:
 ADENOIPOFISI
che può essere divisa a sua volta in 3 PORZIONI:
 Pars Distalis lobo anteriore, è la porzione più estesa
 Pars Intermedia ossia un piccolo filamento di Adenoipofisi che si trova a ridosso
con la NeuroIpofisi
 Pars Tuberalis ossia una continuazione della Pars Distalis che va ad avvolgere il
corpo dell’Infundibolo
L’Adenoipofisi è altamente vascolarizzata ed ha delle
caratteristiche particolari.
Come abbiamo già detto inizialmente, l’Adenoipofisi subisce
un controllo diretto da parte dell’Ipotalamo, in quanto
attraverso il Rilascio di alcuni Fattori Ipotalamici, si
possono modulare le secrezioni di ormoni da parte di tale
Lobo Anteriore.
Questi Fattori vengono rilasciati a livello dell’attacco
dell’Infundibolo nei pressi dell’Ipotalamo ed entrano
nella circolazione attraverso il PLESSO CAPILLARE
PRIMARIO che riceve sangue dall’Arteria Ipofisaria
Superiore.
A questo punto essi passeranno al Secondo Plesso a livello
della Adenoipofisi definito PLESSO CAPILLARE
SECONDARIO il quale si diparte attraverso le Cellule
Endocrine dell’AdenoIpofisi.
Questo meccanismo di trasporto è però molto particolare,
poiché solitamente la circolazione avviene a partire da un’arteria proveniente dal cuore, il
sangue passa poi ai tessuti che verranno ossigenati, ed il sangue ricco di anidride
carbonica passerà alle vene e riportato al cuore.
In questo caso specifico invece il sangue passa da un Plesso Capillare ad un altro
Plesso, attraverso le VENE PORTALI (Dotti).
Tale sistema è definito SISTEMA PORTALE IPOFISARIO.
I Sistemi Portali forniscono un efficiente mezzo di comunicazione chimica,
assicurandosi che tutto il sangue che entra nel Circolo Portale raggiunga le Cellule
Bersaglio prima di ritornare alla Circolazione Generale.
La comunicazione è rigidamente a senso unico, infatti tutte le sostanze chimiche
secrete dovranno compiere un giro completo del Sistema Circolatorio prima di raggiungere i
Capillari all’Origine del Circolo Portale.
 NEUROIPOFISI
Essa contiene Assoni e Terminali assonici di circa 50’000 Neuroni
Ipotalamici.
I Corpi Cellulari (Pirenofori) di questi Neuroni sono posizionati a livello
dei Nuclei SopraOttici e ParaVentricolari a livello dell’Ipotalamo e, da
tali Neuroni si dipartiranno dei lunghi assoni che andranno a
percorrere l’Infundibolo e finiranno in Terminali Sinaptici a livello
della NeuroIpofisi (Pars Nervosa).
A questo punto rilasceranno degli Ormoni nel fluido interstiziale che
entrerà poi nella Circolazione grazie ai Capillari presenti a livello della
Neuroipofisi, i quali hanno origine dalla Arteria Ipofisaria Inferiore.
Tali Ormoni sono in realtà definiti NEUROSECREZIONI proprio perché
sintetizzate e liberate da parte di Neuroni.

*Dai Nuclei Sopraottici per esempio viene sintetizzato ADh che ha come bersaglio
il Tubulo Contorto Distale del Rene e che porta un effetto di riassorbimento di acqua
e aumento di volume e pressione del sangue.

Invece dai Nuclei ParaVentricolari viene sintetizzata Ossitocina che ha come bersaglio l’Utero e la
Ghiandola Mammaria (nella donna) e il Dotto Deferente e la Prostata (nell’uomo) permettendone la
contrazione ed eiezione di secrezioni.*

Parliamo ora della GHIANDOLA TIROIDE.


Essa è una Ghiandola che si trova nella porzione Postero-Inferiore del Collo, che prende
rapporto posteriormente e lateralmente con la Trachea, e che si trova appena sotto alla
Grande Cartilagine Tiroidea della Laringe.
La Tiroide ha la forma di una farfalla, le cui Ali sono rappresentate da due Lobi uniti al centro da un
ISTMO.
Soltanto nel 35-40% degli individui questo Istmo può continuare lungo una porzione piramidale che
si diparte fino all’Osso Ioide.
Se malfunzionate la Tiroide potrebbe ingrossarsi.
Essa è riccamente vascolarizzata dalle Arterie Tiroidee superiore ed inferiore, mentre il
Ritorno Venoso avviene ad opera della Vena Tiroidea superiore, media ed inferiore.
Per quanto riguarda le sue caratteristiche microscopiche dobbiamo dire che la Tiroide è avvolta
da una CAPSULA CONNETTIVALE, la quale si diparte anche internamente dividendo lo Stroma
della Tiroide. All’interno infatti è possibile visualizzare delle strutture irregolari che sono i
FOLLICOLI TIROIDEI.
Essi sono strutture con all’interno una cavità e le loro pareti sono tappezzate da Cellule
Follicolari:
 TIRIOCITI
I quali possono cambiare forma a seconda che la ghiandola sia attiva o a riposo.
Se la Ghiandola risulta attiva significa che avremo poca Colloide (sostanza viscosa)
all’interno del Follicolo Tiroideo, perciò avremo un Tiriocita con un aspetto epiteliale
cilindrico.
Se la Ghiandola risulta a riposo avremo molta Colloide perciò i Tiriociti assumeranno un
aspetto cubico o piatto.
Inoltre i Tiriociti secernono la TIREOGLOBULINA ossia una proteina ad alto peso
molecolare costituita da molecole di Tirosina.
I Tiriociti trasportano Iodio dai liquidi extracellulari all’interno della cavità follicolare, dove
viene coniugato con i Residui Tirosinici delle molecole di TireoGlobulina allo scopo di
formare Ormoni Tiroidei.
COME VENGONO QUINDI FORMATI GLI ORMONI
TIROIDEI?!

Dunque, sotto il controllo di una secrezione


ipotalamica, avviene il controllo della Secrezione degli
Ormoni T3 (Tri-IodiTironina) e T4 (Tiroxina).

L’Ipotalamo rilascia un ormone TRH che è stimolante per


il rilascio della TireoTropina, il quale andrà a stimolare
la secrezione da parte dell’Adenoipofisi di TSH (Ormone
Tiroide-Stimolante).
Sotto l’Effetto del TSH i follicoli tiroidei rilasciano gli
Ormoni Tiroxina (T4) e Tri-IodiTironina (T3).

Aumenta perciò la concentrazione di questi Ormoni nel


sangue ed avremo quindi il ripristino dell’Omeostasi.
Sia T3 sia T4 hanno effetti collaterali, infatti
determinano l’incremento dell’attività metabolica e del
consumo di ossigeno in quasi tutte le cellule del corpo.

 Cellule ParaFollicolari (o Cellule C).


Esse sono cellule cubiche che rivestono il Follicolo e che, nonostante poggino sulla
Lamina Basale, non raggiungono il Lume del Follicolo stesso.
Sono Cellule più grandi dei Tiriociti, poco colorabili e responsabili della produzione di
Calcitonina (ossia un peptide la cui azione favorisce l’accumulo di ioni calcio nel tessuto
osseo e ne aumenta l’eliminazione renale e che agisce in antagonismo con il PTH o
Paratormone prodotto dalle Paratiroidi).
GHIANDOLE PARATIROIDI.
Esse sono 4 piccoli Corpuscoli di colore rosso bruno,
attaccate alle pareti posteriori della Tiroide grazie ad una
Capsula Connettivale, dalla quale sono avvolte.
Questa Capsula (similmente a quanto accade con la Tiroide) si
diparte internamente alle Paratiroidi e ne divide il Parenchima in
Lobuli.
Il Parenchima delle Paratiroidi è costituito da:
 Cellule principali (responsabili della produzione di PTH)
 Cellule Ossifile e di Transizione (considerate inattive o
principali immature)

TIMO.
Esso è un Organo Linfoide Centrale, all’interno del quale
avviene la Maturazione e Selezione dei Linfociti T (responsabili
della risposta immunitaria).
Esso è situato nella Cavità Toracica subito dopo dietro lo Sterno
ed è avvolto da Tessuto Connettivo.
Il Timo inoltre produce Ormoni (tra cui la Timosina) necessari
allo Sviluppo ed al Mantenimento delle normali difese
immunitarie.

GHIANDOLE SURRENALI.
Sono 2 Ghiandole Endocrine molto importanti.
Esse hanno una forma piramidale, un aspetto giallastro (poiché ricche in lipidi) e sono posizionate
annidate tra il Polo Superiore di entrambi i Reni ed il Diaframma.
Esse (come ad esempio i Reni) sono Organi Retro-Peritoneali.
Le Ghiandole Surrenali sono divise in:
 ZONA CORTICALE giallastra che può essere divisa a sua volta in tre
zone:
dalla capsula verso l’interno abbiamo la Zona Glomerulare
(facilmente riconoscibile poiché i nuclei sono abbastanza addensati
tra loro), seguita da una Zona Fascicolata (più ampia e caratterizzata
da cellule che si dispongono in cordoni, tra i quali cordoni cellulari
adiacenti troviamo anche dei vasi appiattiti) che produce Ormoni come
Cortisolo e Corticosterone che permettono il rilascio di aminoacidi
dalla muscolatura scheletrica e di lipidi dal tessuto adiposo, che
permettono la sintesi di Glicogeno e Glucosio a livello epatico ecc…
ed infine più internamente una Zona Reticolare (in cui i nuclei sono
strettamente addensati e perciò facilmente riconoscibile).
 ZONA MIDOLLARE caratterizzata da Cellule Cromaffini (ossia cellule grosse e rotonde,
innervate da fibre simpatiche pregangliari).
Infatti l’attivazione del Simpatico ad opera dei Nervi Splancnici promuove l’attività
secernente di Neuroni Gangliari Modificati (presenti appunto nella Zona Midollare del
Surrene).

Concludiamo parlando del PANCREAS.


Esso è una ghiandola molto particolare poiché caratterizzata da una parte Esocrina ed una
parte Endocrina.
Essa si trova dietro lo Stomaco ed ha un aspetto nodulare.

È costituito da:
 una Testa (accolta dalla concavità C che forma il Duodeno)
 un Corpo
 una Coda (che finisce smussata quasi vicino alla Milza)
Esso è un Organo Retro-Peritoneale secondario, ciò significa che inizialmente è un Organo
Intra-Peritoneale e che durante lo sviluppo diventa Retro-Peritoneale.
La sua componente Esocrina produce degli Enzimi e dei Tamponi molto importanti, che
attraverso il Dotto Pancreatico vengono confluiti a metà della lunghezza del Duodeno, in
particolare nella Papilla Duodenale Maggiore.
Concentriamoci però sulla componente Endocrina:
Tra gli ACINI Esocrini che producono enzimi e tamponi riversati nel Duodeno, esistono delle
ISOLE PANCREATICHE DI LANGERHANS che hanno azione Endocrina.
Tali Isole sono costituite da differenti cellule:
 CELLULE ALFA che produrranno Glucagone che ha come Organo Bersaglio il Fegato ed
il Tessuto adiposo ed il suo effetto sarà quello di
 Mobilizzare le riserve Lipidiche
 la Sintesi di Lipidi e Glicogeno a livello epatico
 L’innalzamento della glicemia.
 CELLULE BETA che produrranno Insulina, il Bersaglio sono tutte le Cellule (ecceto quelle
cerebrali, epiteliali, renali, dell’apparato digerente e i globuli rossi) ed il ruolo dell’Insulina è
quello di
 Facilitare l’utilizzo di Glucosio da parte delle cellule
 Stimolare la sintesi di Glucosio e Glicogeno
 La diminuzione della Glicemia

 CELLULE DELTA che produrranno SomaTostatina che avrà come effetto sulle Cellule Alfa
e Beta del Pancreas e sull’Epitelio del Canale Digerente
 L’inibizione della secrezione di Insulina e Glucagone.

 CELLULE F che produrrano PP ossia il PoliPeptide Pancreatico che


 Inibilsce le contrazione delle Colecisti
 Regola la produzione di alcuni enzimi pancreatici
 Controlla l’assorbimento dei nutrienti.
SISTEMA ENDOCRIN0

Immagine di una tiroide al laser, ai raggi gamma ,si vede la forma tipica a farfalla
della ghiandola tiroidea, la zona rossa a sinistra è un nodulo con un segnale di
attivazione , questa è una delle ghiandole principali che regola il metabolismo ed
altre tante ghiandole ed organi all’ interno del nostro corpo .

ORMONI : molecole caratterizzate da essere secondi messaggeri secreti nel


plasma, sono secreti da cellule specializzate ,da singole cellule o da
organizzazioni piu’ complesse, che vanno a formare le ghiandole endocrine,
vengono secreti nel plasmare attraverso il circolo sanguigno arrivano a lunga
distanza agli organi bersaglio per regolare molti effetti a lungo termine
nell’organismo .
Gli ormoni regolano il metabolismo , quindi la crescita , il consumo di ossigeno, la
regolazione della pressione arteriosa, tutte le funzioni principali degli organi del
nostro corpo, regolano l’ambiente esterno dall’ambiente interno , quindi il
bilanciamento omeostatico ,la temperatura, il bilancio idrico ,il consumo e
l’assorbimento di acqua, il bilancio e il passaggio di ioni sodio, calcio ,potassio
attraverso le membrane , e regolano principalmente i meccanismi di
riproduzione ,di crescita, di sviluppo dell’organismo.
Come compiono queste 3 funzioni principali:
1) CONTROLLANO LA VELOCITA’ DI REAZIONI ENZIMATICHE :( quindi attivano o
spengono attraverso la reazione con specifici recettori , cioe’ ogni ormone ha
uno specifico recettore attivatore o inibitore delle reazioni enzimatiche a valle .
2) IL TRASPORTO DI IONI E MOLECOLE ATTRAVERSO LE MEMBRANE :regolano
attraverso la chiusura o apertura di canali ionici .
3) LE ESPRESSIONI GENICHE E LA SINTESI PROTEICA : una volta che si legano al
recettore , viene attivata tutta la via di trasduzione del segnale , possono
entrare all’interno del nucleo,qui’ possono trovare i recettori appropriati per
attivare sul DNA l’espressione genica , la produzione RNA messaggero e
quindi la sintesi di nuove proteine , quindi il target finale , il risultato.

Nel 1848 il primo studio del fisiologo anatonomo A.Berthold che segno’ le basi
dell’endocrinologia , cioe’ le basi dei primi esperimenti che hanno portato allo
studio di ormoni e delle ghiandole endocrine che regolano il rilascio di ormoni .
Durante il primo esperimento ( gruppo 1 ) provo’ ad effettuare il trapianto delle
GONADI nei pulcini ; in questo primo esperimento effettuo’ la rimozione delle
gonadi dal pulcino e vide che non era un organo indispensabile per lo sviluppo
dell’animale , ma quest’ultimo diventava adulto senza le caratteristiche principali
del gallo ; cioe’ senza il fenotipo che apparteneva a questa specie no aveva l’
interesse per le femmine , e non aveva quei comportamenti tipici di agressivita’
degli altri maschi galli adulti .
Quindi all’interno dell’organo rimosso doveva esserci una qualche molecola
importante per lo sviluppo ormonale .
Nel secondo esperimento ( gruppo 2 ) sperimento’ e procedette con la
castrazione, ma rimpianto’ le gonadi nel pulcino stesso e cosi’ segui’ la crescita di
un normale gallo adulto : fenotipo, piumaggio, cresta di un normale adulto ,
l’agressivita’ di comportamento e la competizione con gli altri maschi ed un
normale sviluppo sessuale .
Nel terzo esperimento ( gruppo 3 ) provo’ un incrocio , una castrazione, un
trapianto incrociato tra due animali e lo stesso ottenne degli animali adulti
normalmente sviluppati . Questo esperimento è alla base di tutti gli studi venuti
poi dell’endocrinologia per l’analisi e la scoperta di tutti gli ormoni e le ghiandole
endocrine principali che oggi conosciamo.

Per l’IDENTIFICAZIONE DI UNA GHIANDOLA ENDOCRINA a livello scientifico ci


sono 3 passaggi principali :

1) RIMUOVERE LA GHIANDOLA SOSPETTA : cioe’ una ghiandola che si ipotizzi


possa avere un ruolo come ghiandola endocrina , cioe’ produrre una molecola
che viaggia a distanza e produce un effetto.
2) SOSTITUIRE CON UN ORMONE SINTETICO una sostanza ipotizzata endocrina ed
ottenere un effetto ottenuto con la sostituzione solo della molecola in assenza
della ghiandola .
3) CREARE UNA CONDIZIONE DI ECCESSO ORMONALE : cioe’ rimuovere la
ghiandola ,somministrare l’ormone in quantita’ eccessiva in modo tale da
avere uno squilibrio ormonale .
In questo approccio si puo’ scoprire una funzione deleteria di quel ormone e di
tutte quelle patologie che derivano da un eccesso o da una mancanza
dell’ormone .
In questo modo sono stati classificati degli ORMONI CLASSICI , come quelli del
PANCREAS ( per tutti quegli ormoni che regolano la digestione, per la sintesi
dell’insulina e glutatione ) , GHIANDOLE SURRENALI, L’IPOFISI , E LE GONADI .
( Queste sono tutte le ghiandole endocrine ).
A parte queste ghiandole classiche , ci sono ormoni da singole cellule endocrine
sparse nella parete dei tessuti , principalmente nello stomaco , nell’intestino
( cellule non organizzate in organi); quindi per l’individuazione di queste cellule
endocrine non si poteva seguire la prassi dei 3 punti sopra ( rimozione e
sostituzione ).

Il termine ORMONI dal greco stimolare , risvegliare.


La definizione classica di ormone è una sostanza chimica secreta nel sangue da
una cellula o da un gruppo di cellule per essere trasportata ad un organo
bersaglio molto lontano .
Per essere considerati ormoni devono agire a concentrazioni molto , molto basse
dell’ordine di NANO- o PICOLMOLARI con una durata d’azione limitata, breve
come INSULINA e GLUCAGONE , vengono attivati e spenti i segnali con una durata
ben precisa .
Oggi poi si conoscono oltre questa definizione classica di ormoni , anche gli
ORMONI DEL SISTEMA ENDOCRINO DIFFUSO ( cellule endocrine singole ,isolate di
cui abbiamo parlato prima , che si trovano nelle pareti dell’intestino e regolano i
meccanismi di digestione .
I NEUROORMONI che sono ormoni secreti dai neuroni come neurotrasmettitori ,
ma entrano poi in circolo nel sangue ,hanno una funzione lontana, non classica,
funzione tra i due neuroni pre e post sinaptico e CITOCHINE che sono cellule del
sistema immunitario che possono entrare in circolo ed avere azione lontano dal
sito di rilascio .

CLASSIFICAZIONE PRINCIPALE DEGLI ORMONI

- ORMONI PEPTIDICI/PROTEICI : cioe’ di natura proteica , cioe’ proteine INSULINA


e PARATORMONE .
- ORMONI STIROIDEI : derivano tutti dal colesterolo ; sono ormoni derivanti da
una serie di reazioni enzimatiche a partire dal colesterolo e sono :
ESTROGENI,ANDROGENI ,CORTISOLO. Iprimi due sono i principali ormoni della
crescita ( sviluppo gonadi maschili e femminili ) ed il cortisone è l’ormone
principale in caso di stress , cioe’ passo la membrana , sono lipofili, senza avere
un recettore .
- ORMONI AMMINICI : che derivano dalla tirosina come
ADRENALINA ,NORADRENALINA,TIROXINA , quest’ultima è il principale ormone
della tiroide .Le prime due hanno funzioni diverse a secondo dei neuroni degli
apparati che agiscono e sono importantissiminella regolazione della
digestione .
- ECOSANOIDI : rilasciati da diverse cellule corporee, si occupano di coordinare le
attivita’ cellulari ed influenzare i processi enzimatici.

ORMONI PEPTIDICI

Esempio di come avviene un azione di rilascio di ormoni peptidici ,che sono gli
ormoni a partire dalla sintesi delle proteine ;la cui sintesi avviene grazie ai
ribosomi , vengono sintetizzati nel reticolo endoplasmatico come pre o pro
ormoni , cioe’ hanno una sequenza segnale ( segnata in rosso ) che permette
l’ingresso nel reticolo ,una volta sintetizzate la sequenza segnale viene rimossa ,e
si forma il proormone che contiene una sequenza che è quella dell’ormone
definitivo , delle sequenze segnale che servono per il trasporto alle vescicole , fino
all’apparato del Golgi .L’apparato subisce varie modifiche, ogni volta che entrano
in una vescicola all’interno del Golgi , nell’ ultimo passaggio vengono secrete
attraverso le vescicole secretorie ; nelle quali vengono enzimi specifici e i due
frammenti peptidici vengono rimossi , e viene liberato l’ormone attivo .
Quando arriva il segnale di rilascio appropriato , la vescica secretoria contenente
l’ormone attivo si fonde con la membrana plasmatica e vengono rilasciate nel
liquido extracellulare le proteine ; l’ormone attivo puo’ passare l’endotelio del
capillare in circolo ed essere trasportato poi all’organo bersaglio .In particolare
qua’ abbraccia 3 tipi di ormoni peptidici : L’INSULINA che è l’ormone peptidico
pre-insulina che è il peptide c , che tiene insieme l’insulina da legami di solfuro
ed una volta che l’enzima appropriato libera , rompe questo legame avremo da
una parte l’insulina e la proteina c libera.
Nei pazienti diabetici , nelle analisi di screening vengono misurati i livelli di
PEPTIDI C , se sono bassi c’è poca produzione di insulina , da parte del pancreas.
Il secondo è un esempio del TRH pre-pro ormone , che è un ormone di rilascio
della TIREOTROPINA . Ha una struttura abbastanza complessa , e da’ una
sequenza al segnale ,che non ha nessun tipo di funzioni ; l’ormoneTRH è formato
da 6 sequenze ( 3 amminoacidi ciascuno ) ed è attraversato anche da altri
frammenti peptidici ; quando avviene la rottura di questi legami , avviene la
liberazione dell’ormone finale che è costituito da 6 TRH .
L’ADRENO CORTICOTROPO ACTH è formato da 1 frammento peptidico grande e 3
frammenti tra cui ACTH ed altri 2 frammenti LIPOTROFINA e EMOBRIFINA che
hanno una funzione attiva . In questo caso oltre all’ormone vengono processate
anche questa due proteine .

TRASDUZIONE DEL SEGNALE


Tutti gli ormoni peptidici hanno un sito di legame sulla cellula bersaglio , esempio
un ormone con una proteina G che attiva il sistema di secondi messaggeri
attraverso la fosforilazione , l’attivazione delle proteine appropriate , puo’ essere
un ormone TK( tirosinchinasi), per esempio come recettore dell’insulina che ha il
sito di legame e poi produce l’attivazione di secondi messaggeri e la produzione
delle proteine e la risposta di cellule adeguate.

ORMONI STEROIDEI

Sono tutti quegli ormoni che derivano dal colesterolo , in questa foto tutta una
serie di reazione enzimatiche ,dal colesterolo viene prodotto il PROGESTERONEe
poi attraverso altre funzioni enzimatiche CORTICOSTEONE e
ALDOSTERONE ,importante e prodotto dalla corteccia surrenale per la crescita PER
IL normale sviluppo , e dal colesterolo si formano con vari passaggi il
TESTOSTERONE , l’ormone principale delle gonadi maschili ; poi ESTRADONE e
ESTRADIOLO. Nelle ovaie femminili.
Abbiamo detto che tutti gli ormoni steroidei derivanti dal colesterolo non vengono
accumulati in vescicole perche’ sono lipofili, possono passare , diffondere ed
entrare circolo direttamente entrando attraverso la membrana .
Vengono portati nel sangue attraverso proteine di trasporto , le quali non possono
uscire dal vaso ; finche’ sono legate alla proteina di trasporto non vengono
rilasciati . Quando arriva il segnale adeguato di rilascio si rompe il legame ,
l’ormone stereoideo esce dal vaso ,attraversa la membrana della cellula bersaglio ,
oppure puo’ andarsi a legare con il recettore specifico .Che puo’ avvenire ?
l’ormone steroide puo’legarsi all’ormone recettore specifico e attivare la risposta
rapida , oppure entrare nella membrana cellulare ,legarsi al recettore
citoplasmatico . A sua volta entra all’interno del nucleo e procede con la sintesi
proteica , oppure entrare nel nucleo e legarsi al recettore nucleare che si trova
dentro il nucleo e attivare la trascrizione , la produzione di RNAmessaggero che
produrra’ nel reticolo endoplasmatico la sintesi di nuove proteine di risposta.
Gli ORMONI AMMINICI sono ormoni che derivano dalla TIROSINA ( esempio ,
precursori per la sintesi delle CATECOLAMINE e degli ORMINI TIROIDEI .
Nelle CATECOLAMINE troviamo DOPAMINA , NORADRENALINA,ADRENALINA, che
hanno neurotrasmettitori molto importanti nella regolazione neurocelebrale ,
azione del sistema cardiovascolare , regolazione sistema digerente .
Gli ormoni tiroidei sono la TIROXINA T4 e T3 , sono ormoni che vanno a regolare
molte funzioni del metabolismo del nostro organismo .All’interno di questa classe
di questi ormoni amminici abbiamo la MELATONINA che deriva dal TRIPTOFANO ,
che è sempre un derivato della TIROSINA ed è sintetizzato dalla ghiandola pineale
o epifisi , molto importante nel ciclo sonno - veglia .
Abbiamo visto la DOPAMINA che ha anche una funzione di inibizione , insieme
alla SOMATOSTATINA ,tutti gli ormoni hanno una funzione di rilascio , ma
DOPAMINA e SOMATOSTATINA di funzione inibitoria degli ormoni a valle .
INTRODUZIONE SISTEMA ENDOCRINO 2

In questa lezione andremo a vedere le principali vie di traduzione del segnale, le vie
riflesse di controllo , e come lo stimolo dalla cellula sensoriale arriva al nostro cervello , e
poi arriva alle ghiandole e rilascio degli ormoni e la loro regolazione . Questo è lo schema
del rilascio ormonale dove abbiamo LO STIMOLO che arriva dall’ esterno , IL SENSORE
quindi il ricettore che riceve il segnale, IL SEGNALE D’INGRESSO che arriva AL CENTRO
D’INTEGRAZIONE che può essere il nostro cervello (sistema nervoso centrale), IL
SEGNALE IN USCITA che invia segnali all’ ORGANO BERSAGLIO e poi la RISPOSTA
.La risposta andrà a regolare se stessa e la chiusura dello stimolo con un circuito a
retroazione negativa e fermerà lo stimolo iniziale , dicendo la risposta è già avvenuta
dobbiamo interrompere questa via .
Questo è l’esempio dell’ORMONE PARATIROIDEO e della sua regolazione , che avviene
quando nel plasma vengono misurati bassi livelli di calcio, (l’ormone paratiroide è
l’ormone che regola il calcio nelle ossa nei reni e in tutto il metabolismo del calcio e del
riassorbimento ionico . Bassi livelli di calcio nel plasma attirano le cellule paratiroide che
inviano il segnale e rilasciano la sintesi , il rilascio dell’ormone paratiroide , questo entra in
circolo nel sangue, arriva agli organi bersaglio che sono ossa e reni , attiva i propri
recettori , attiva il riassorbimento osseo , aumenta il riassorbimento renale del cacio,e la
produzione di CALCITROLO che porta una maggiore assorbimento intestinale del calcio .
Tutte queste 3 concentrazioni portano ad un aumento dell’ assorbimento del calcio nelle
ossa, a livello intestinale, renale, quindi passano in circolo e avviene quindi una
concentrazione a livello plasmatico di calcio; questo aumento di calcio manda un segnale
di feedback negativo al segnale iniziale che questa operazione è stata fatta e quindi si
deve bloccare circuito. (questo è il riflesso semplice).
Ci sono poi vie multiple, cioè più complesse coinvolgono diversi step, fino al risultato
finale; questo è l’esempio dell’escrezione dell’insulina.
Può avvenire attraverso più segnali iniziali : primo è l’aumento della GLICEMIA nel sangue
che va a stimolare il pancreas, che stimola a sua volta l’ insulina, che viene rilasciata ,
entra in circolo, va al tessuto bersaglio e aumenta la captazione, l’utilizzo del glucosio
producendo così la DIMINUZIONE DELLA GLICEMIA. (quindi i livelli di glucosio nel
sangue ).
La sintesi dell’insulina però può avvenire anche dall’ingestione di un pasto il cibo che
entra all’interno del nostro intestino ,porta ad un aumento del glucosio che porta ad un
aumento delle cellule endocrine che si trovano nel lume intestinale che producono il
rilascio di cellule GLP con effetto finale di sintesi dell’insulina .
L’altro effetto dell’ingestione del pasto è l’attivazione dei RICETTORI DI STIRAMENTO nel
tratto digerente che inviano un segnale ai neuroni sensoriali primari , che arrivano nel SNC
all’ipotalamo sinaptano con i neuroni secondari che mandano il segnale al neurone
efferente che porterà il segnale di attivazione al pancreas.
Il risultato di questi 3 segnali producono l’ attivazione delle cellule del pancreas ,la sintesi
dell’insulina , che arriva agli organi bersaglio produce l’ aumento della captazione dell’
utilizzo del glucosio quindi l’abbassamento della glicemia.
Come segnale finale dell’abbassamento della glicemia avremo un segnale negativo che
andra’ ad avvisare e stoppare i segnali a monte .
I NEUROORMONI sono gli ormoni che vengo no sintetizzati a livello dell’IPOFISI che è
una ghiandola che si trova alla base del cervello al di sotto dell’ IPOTALAMO ( come un
suo prolungamento ) vicino al TRONCO ENCEFALICO .
L’ IPOFISI è formata da 2 parti ghiandolari la DENOIPOFISI di origine epiteliale , è la
parte della ghiandola che produce gli ormoni della crescita . La NEUROIPOFISI la parte
posteriore , è la parte dei neuroni dell’ ipotalamo dove arrivano i neuroni , rilasciano le
informazioni per il rilascio delle OSSITOCINE e VASOPRESSINA , che sono 2
neuroormonI importanti il primo per le contrazioni durante il parto e lo sviluppo delle
ghiandole mammarie; la seconda portante regolatore a livello dei reni .
I néuròormoni sono prodotti dalla parte posteriore della neuroipofisdi sono collegati al
rilascio dei neuroni dell’ipotalamo , che arrivano tramite vescicole sintetiche che
trasportano i neurotrasmettitori che si accumulano le vescicole e vengono rilasciate nel
momento giusto per attivare nella neuroipofisi posteriore e rilasciano i neuroormoni che
sono OSSITOCINA e VASOPRESSINA .
Nella parte anteriore cioe’ ADENOIPOFISI che riguarda gli ormoni della crescita avremo
un sistema sempre collegato all’ ipotalamo di neuroni ipotalamici collegati al sistema dei
vasi che portano al rilascio da parte di cellule endocrine di tutti quegli ormoni importanti
come PROLATTINA per la ghiandola mammaria , GH che è l’ormone della crescita , il
TSH che è l’ormone principale della tiroide ,l’ormone ADENOCORTICOTROPO che è
nella corteccia del surrene , e gli ormoni LH e SH che sono gli ormoni delle gonadi
maschili e femminili.
In questa diapositiva abbiamo schematizzata la funzione della ADENOIPOFISI , la parte
anteriore , dove abbiamo tutta una serie di ormoni rilasciati dall’ipotalamo ,a livello dei
capillari che rilasciano una serie di ormoni che sono ATTIVANTI o INIBENTI.
ATTIVANTI : TRH, ormone di rilascio della tireotropina che agisce sul TSH ( ormone con
bersaglio la tiroide ) ,CRH, ormone di rilascio della corticotropina, ormone che agisce
sull’ipofisi anteriore, sulla corteccia del surrene attivando il cortisone ( che attiva lo stress) ,
GHRH di rilascio degli ormoni della crescita agisce sui tessuti bersaglio o sul fegato con
l’attivazione di un fattore di crescita IGF . GNRH ormone del rilascio degli ormoni delle
gonadi, agisce per la formazione del FSH follicolo stimolante nelle ovaie e ormone LH,
luteizzante . Queste andranno nelle gonadi a formare a stimolare cellule endocrine delle
gonadi per la produzione degli androgeni per gli uomini e degli estrogeni progesterone nelle
donne . Sempre quindi per la funzione terminale della crescita o nelle cellule germinali delle
gonadi .
In questo sistema gli ormoni ipotalamici hanno anche due ordini INIBENTI che sono la
DOPAMINA e la SOMATOSTATINA . La prima va ad inibire la prolattina per la sintesi
della produzione del latte nelle mammelle; la seconda regola l’ormone della crescita;
questo bilanciamento tra gli ormoni inibenti e stimolanti è importante per avere una giusta
regolazione dell’ ormone della crescita, ad esempio sbilanciamenti ormonali portano a
nanismo o gigantismo.
Il sistema portale dell’adenoipofisi è un sistema di capillari sanguigni in serie, una prima
parte di capillari collegata che riceve i neurotrasmettitori e gli ormoni ipotalamici e poi li
porta a una seconda serie di capillari nell’ipofisi anteriore.
Slide 7 – Qui vediamo la via dell’ormone della crescita, questo è il neurone dell’ipotalamo
che rilascia il GHRH, ossia l’ormone rilasciante l’ormone della crescita, entra in circolo nel
sistema portale anteriore, nella parte in alto dei capillari, in questa prima parte, viene
trasportato, viene rilasciato nell’ipofisi anteriore, arriva sulla cellula bersaglio dell’ipofisi per la
produzione dell’ormone della crescita che viene rilasciato all’esterno e poi ricaptato dal
sistema portale posteriore, la parte dei capillari in basso nella ghiandola, entra in circolo e
viene riportato agli organi bersaglio che possono essere direttamente le ossa e i tessuti molli
per stimolare la crescita, oppure al fegato per la stimolazione da parte delle cellule del
fegato, del fattore coadiuvante della crescita che entra in circolo e va nelle cellule bersaglio
a legarsi a recettori specifici. Tutto questo porta al corretto segnale di crescita. Il GH quindi
ha un’azione diretta nei tessuti bersaglio oppure attraverso l’intermediario che è il fegato.
Slide 8 – Qui abbiamo il circuito a retroazione negativa a circuito lungo. La regolazione degli
ormoni all’interno dell’adenoipofisi ad esempio non avviene attraverso una reazione a
feedback negativo della cellula bersaglio del prodotto finale come avviene ad esempio nella
risposta dell’insulina ma può avvenire a diversi livelli, regolata dagli stessi ormoni. In questo
caso l’ipotalamo produce e attiva la stimolazione e rilascio di GRH ossia l’ormone di rilascio
della CORTICOTROPINA, l’ormone di rilascio arriva nell’ipofisi, viene rilasciato
nell’adenoipofisi, stimola le cellule per la produzione dell’ormone ACTH, ormone
adrenocorticotropo che viene rilasciato attraverso il sistema di vasi sanguigni nella corteccia
surrenale che è l’organo bersaglio e questa poi rilascia cortisolo che è l’ormone finale che
arriva alle cellule bersaglio. In questo circuito la regolazione retroattiva di spegnimento del
segnale può avvenire direttamente dall’ACTH, ormone adrenocorticotropo che va a
spegnere il segnale a livello dell’ipotalamo, oppure il cortisolo stesso che agisce con
feedback negativo a circuito lungo e va a spegnere o l’ipofisi anteriore, o direttamente
l’ipotalamo. Quindi questa è una regolazione più complessa, dove gli ormoni stessi fungono
da regolatori di feedback negativo.
Slide 9 – Ogni ormone non ha un singolo effetto ma può entrare in competizione o in
sinergia insieme ad altri ormoni e produrre un effetto amplificato, oppure di blocco
dell’effetto, per questo l’endicronologia è una scienza complessa, perché gli ormoni tra loro
possono interagire e creare effetti complessi. Le interazioni ormonali sono di 3 tipi:
1. SINERGISMO – significa che diversi ormoni hanno ognuno un effetto singolo, messi
insieme l’effetto si può sommare dando un effetto superiore alla somma, qui abbiamo
l’esempio dei livelli di glicemia che può aumentare grazie al Cortisolo, il Glucagone e
l’Adrenalina. L’aumento del Cortisolo da un aumento di glicemia molto lungo nel
tempo ma molto basso come concentrazione (mg/dl). Il Glucagone da picchi di
glicemia più rapidi e poi tendono a scendere. L’Adrenalina mantiene un aumento di
glicemia più costante nel tempo e duraturo. Quando questi si attivano insieme
abbiamo un effetto sulla glicemia prolungato nel tempo e maggiore (non corrisponde
alla somma ma è molto maggiore).
Slide 10 – PERMISSIVITA’: Quando un ormone può agire solo in presenza di un secondo,
anche se il secondo ormone da solo non ha nessun effetto, è permissivo perchè permette
l’azione dell’altro; per esempio l’ormone tiroideo da solo non ha nessun effetto. Gli ormoni
della riproduzione da soli creano ritardo dello sviluppo dell’apparato riproduttivo .
Quando abbiamo un ormone tiroideo che funziona in modo adeguato, è permissivo negli
ormoni della riproduzione e permette un normale sviluppo dell’ apparato riproduttivo .
Quindi una disfunzione della tiroide può portare a alterazioni dell’apparato riproduttivo
perché manca l’effetto permissivo dell’ormone tiroideo sugli ormoni della riproduzione.
Slide 11 - ANTAGONISMO - Quando gli ormoni eseguono un effetto opposto , una
sostanza tende ad opporsi all’altra per esempio il TAMOXIFENE è un antagonista dei
recettori per gli estrogeni, viene usato contro i tumori della mammella che sono stimolati
dagli estrogeni. Il Tamoxifene è un antagonista e quindi ne permette l’inibizione. Un esempio
funzionale di ormoni antagonisti sono la regolazione tra il GLUCAGONE e GH (ormone della
crescita) e l’insulina nei livelli di glicemia. Il Glucagone e i livelli di GH aumentano i livelli di
glicemia e sono antagonisti dell’insulina (che invece la riduce perché è un ormone
ipoglicemizzante) . (es. diabete). Questi ormoni sono quindi antagonisti tra di loro e la
corretta regolazione tra Glucagone e GH che aumentano i livelli di glicemia e l’insulina che la
riducono, producono l’effetto, la regolazione ottimale nel sangue. Nel caso del diabete in cui
si ha una disfunzione del Pancreas e quindi delle cellule che producono Glucagone e
Insulina, producono questa patologia.
Slide 12 – Qui abbiamo l’esempio di una ghiandola molto piccola, posta alla base del nostro
cervello all’interno, ed è la Ghiandola Pineale che è una struttura di dimensioni piccole, è
una struttura ancestrale che si trova in tutte le tappe di sviluppo e si pensava fino al 1950
che fosse una ghiandola vestigiale priva di funzione. In realtà molte funzioni delle ghiandole
note, derivano da studi di endicronologia comparata (ossia con studi sugli animali). Nel 1957
dei ricercatori fecero degli studi estraendo dalla Ghiandola Pineale bovina un certo grado di
fattori contenuti nella ghiandola e videro che questi fattori rendevano più chiara la pelle dei
girini. In questo test non si era capito quale fosse la funzione principale di questo estratto
che poi è stato isolato ed era la melatonina. 50 anni dopo è stato scoperto che la melatonina
aveva un ruolo essenziale nella regolazione del ciclo sonno/veglia. E’ l’ormone che viene
stimolato durante le ore notturne per regolare il ciclo del sonno e dell’orologio biologico.
Questi primi esperimenti avevano anche messo in evidenza che questa molecola ha un forte
potere antiossidante, per quello produceva lo schiarimento della pelle nei girini e oggi
studiata anche nei modelli animali di malattia di Alzheimer, perché sembra anche avere un
potere antiossidante e un aumento nelle risposte immunitarie. Quindi potrebbe anche avere
delle funzioni di protezione proprio nel caso delle malattie neurodegenerative.
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia (a.a. 2019/2020)

Lezione: Fisiologia dei reni 1

Questa è la prima delle quattro lezioni


sull’ apparato renale: avremmo due lezioni sulla
fisiologia dei reni (a cenni di anatomia e fisiologia dei
reni) e poi due lezioni sul bilancio idrosalino.
Iniziano con quest’immagine ad alto
ingrandimento immagine al microscopio elettronico a
scansione dell’unità funzionale più importante all’interno
dei reni cioè il glomerulo che è la parte funzionale da
dove parte l’azione di filtraggio dei reni. Questa struttura a
forma di gomitolo di lana è un glomerulo avvolto dai
capillari glomerulari e questa è la arteriola che porta il sangue (quindi l’arteria che porta
l’irrorazione al glomerulo).
Le funzioni principali dei reni (slide 3)
La funzione principale dei reni e la regolazione omeostatica del contenuto di acqua e di ioni nel
sangue e la funzione di trasporto delle sostanze di scarto attraverso le urine quindi la funzione
principale del bilancio idrosalino o idroelettrolitico (quindi di scambio di acqua e di ioni).
Le funzioni principali dei reni sono sei:
1. Regolazione del volume del LEC e della pressione del sangue: i reni insieme al cuore
regolano la pressione arteriosa e la perfusione tissutale per mantenere i valori omeostatici
fisiologici. Ovvero la regolazione del volume di liquido extracellulare e della pressione del sangue
che intimamente correlata al regolazione del volume quindi di liquidi che passano nel sangue tra il
sangue e liquido extracellulare e intracellulare. Questa funzione è la funzione omeostatica
fisiologica serve per mantenere perfusi le cellule tessuti con la giusta quantità di liquidi. I reni
servono insieme in correlazione con il cuore proprio per regolare la pressione arteriosa e la
perfusione tissutale.

2. Regolazione dell’osmolarità: funzione renale ed meccanismi comportamentali regolano


l’osmolarità del sangue a 290mOsM. la regolazione dell’ osmolarità (quindi l’osmolarità è il
contenuto di molecole nel sangue) l’osmolarità media è intorno ai 290 mOsm/L 300 mOsm/L. I
reni insieme ad altri meccanismi regolano l’osmolarità del sangue e questa ha questo range ottimale.

1
Tutti gli scostamento in basso o in alto (quindi la percentuale di molecole all’interno del sangue)
portano ad una fuoriuscita (ad essere lontani) dal meccanismi omeostatici e quindi reazioni
patologiche.

3. Mantenimento del bilancio ionico: i reni mantengono la giusta concentrazione di ioni (Na+,
Ca2+, K+), bilanciandone l’apporto energetico con il cibo con la loro perdita attraverso le
urine. Il mantenimento del bilancio ionico è la terza funzione principale dei reni per mantenere la
giusta composizione di sodio, calcio, potassio. Si tratta di ioni che servono essenzialmente per
l’attività cellulare (abbiamo visto il servono, per esempio, per l’attività delle cellule del miocardio
quindi del cuore, per l’attività dei neuroni a livello del cervello). I reni mantengono la giusta
concentrazione bilanciando l’ingresso, la perdita, l’assorbimento di ioni e l’ingresso meno di acqua
o di liquidi. Tutto l’apporto energetico che arriva con il cibo viene poi rilanciato dai reni e la parte
poi in eccesso viene perso attraverso le urine.

4. Regolazione omeostatica del pH: il bilanciamento tra ingresso o rimozione di ioni H+ e


bicarbonato (HCO3-) regolano il pHdel LEC. Se pH troppo acido ((pH 2-3), rimuovono H+ o
trattengono HCO3, se troppo alcalino (pH 8) rimuovono HCO3 etrattengono H+.
Un’altra funzione importante renale è la regolazione omeostatica del ph. Il ph è la concentrazione
ioni idrogeno o ioni bicarbonato che regolano il pH del liquido extracellulare. pH troppo acido (con
troppa presenza di ioni idrogeno) andrà ad un ph verso il basso e con valori molto bassi che intorno
a ph 2 o 3 (è un ph troppo acido) in questo caso deve avvenire la rimozione degli ioni idrogeno
oppure i rene trattengono bicarbonato per rendere il ph meno acido (più alcalino). Se è troppo
alcalino (quindi sopra il valore medio di ph fisiologico che è 7.4) un valore troppo alcalino con ph
intorno a 8 vuol dire che c’è un eccesso di bicarbonato e quindi in questo caso i rene rimuovono
bicarbonato oppure trattengono ione idrogeno.

5. Escrezione prodotti di scarto: i reni rimuovono i prodotti metabolici di scarto quali,


farmaci, tossine, creatinina (metabolismo muscolare), cataboliti azotati come urea, acido
urico, urobilinogeno (metabolita dell’emoglobina), saccarina e benzoato (dai conservanti
alimentari). L’altra funzione importante è la escrezione di prodotti di scarto, i reni promuovono
l’escrezione nelle urine di tutti i metaboliti di scarto derivati dai farmaci, da tossine, il metabolismo
muscolare che crea creatinina e tutti i cataboliti azotati come urea, acido urico, il metabolita
dell'emoglobina, la saccarina e il benzoato che si trovano nei conservanti alimentari vengono tutti
persi. Trattiene e regola, invece, gli ioni, i liquidi e l’acqua.
2
6. Produzione di ormoni: i reni sintetizzano eritropoietina (sintesi dei globuli rossi), renina
(regolazione pressoria) e partecipano alla conversione della Vit D3 in un ormone che regola il
bilancio di Ca2+. Un’altra funzione è la produzione ormonale, per esempio sintetizzano
eritropoietina che è l’ormone importante per la sintesi dei globuli rossi nel sangue, la renina che
regola la pressione e il bilancio della volemia (cioè del contenuto di liquidi) e partecipano alla
conversione della vitamina D3 in un ormone che regola il bilanciamento del calcio.

Fondamenti di Anatomia (slide 4)

Brevi cenni di anatomia dei reni: i reni sono due piccoli organi che rappresentano lo 0.4 percento
di tutto il peso corporeo hanno la forma di due fagioli. Si trovano nella parte retro peritoneale.
quindi non si trovano all’interno Del peritoneo ma l’esterno al di sotto del diaframma all’altezza
delle Coste 11 e 12.
La versione concava del rene, gli ureteri, tutti i vasi, sistemi linfatici e vasi e gli ureteri sono rivolti
verso la colonna vertebrale quindi all’interno.

3
La slide nr 5 mostra un ingrandimento del rene con una sezione che ci fa vedere l’interno, ovvero la
composizione del rene, che è formata da una membrana esterna, una capsula esterna, l’aria
midollare, l’area corticale esterna, l'aria midollare. all'interno dell'area corticale midollare troviamo
i nefroni che sono l’unità fondamentale del rene dove avviene proprio finita la funzione del
principale del rene. Da qui l’attività poi arriva dal nefrone si collega con il tubo connettori, la pelvi
renale, l’uretere che porta poi l’urina alla vescica quindi l’acqua e soluti passano dal plasma ai
nefroni, dai nefroni avviene tutta l’alterazione durante tutte le varie sezioni del nefrone, l'alterazione
della composizione del liquido fino alla formazione dell’urina. Poi dal nefrone l’urina arriva
all’uretere, poi alla vescica poi all’uretra.
Qui abbiamo un ingrandimento maggiore che ci fa vedere all’interno della corteccia del rene i vasi,
le arteriole che sono le unità fondamentali del sangue intorno al nefrone, le arteriole afferenti e le
vene e il nefrone che vedremo poi nella prossima diapositiva.
Il nefrone che può essere tutto all’interno della corteccia oppure anche nella midollare e lo vediamo
adesso nelle prossime diapositive. Quello che è importante da sapere è che i reni ricevono il venti
20, 25% di tutta la gittata cardiaca quindi ricevono circa 2 litri di sangue anche se hanno un peso
che è pari a zero 0,4% di tutto il peso corporeo. ricevono questo sangue che deve essere poi
riassorbito quindi hanno una funzione molto importante è strettamente collegata con la funzione
cardiaca.

Nell’immagine sopra (slide nr 6) abbiamo l’unità fondamentale: il nefrone che è l’unità strutturale e
funzionale del rene dei vertebrati.
Esso è costituito da una parte glomerulare (questa testa rotonda) dove si trova la capsula di Bowman
che contiene il glomerulo e dove arrivano le arteriola afferente e l’arteriola efferente che poi va a

4
formare un integrata rete di capillari per i tubulari tutto intorno all’unità fondamentale del nefrone. e
intorno all’Ansa di Henle e di ritorno poi si raccoglie nella vena renale.
Il nefrone può essere l’80% dei nefroni sono costituiti principalmente si trovano nella corteccia
della del rene, quindi tutta la parte tutta la parte funzionale del glomerulo l’Ansa di Henle si trova
nella corteccia poi il dotto collettore attraversa il midollo e si riversa nella pelvi renale.
Il 20% di nefroni si chiamano iuxtamidollari perché hanno la Ansa di Henle completamente
contenuta nella parte midollare così come il dotto collettore. C'è da dire che nel rene abbiamo più di
un milione di nefroni e il dotto collettore racchiude più nefroni quindi raccoglie fino a 8 neutroni in
contemporanea. Quindi da ognuno di questi abbiamo queste diramazioni perché abbiamo tanti Dotti
collettori che vengono da altrettanti nefroni.
L’importante di questo sistema è il sistema arterioso delle arteriole dei capillari che si formano
intorno alla Ansa di Henle e intorno perché questo si chiamano le interessa denominate guarda retta
perché il sistema e vedremo poi di funzionamento del nefrone proprio associato a questa unità
funzionale molto collegata tra i capillari che scorrono in intorno ai alle varie sezioni del nefrone.
Ogni sezione associata a base specializzati per l’assorbimento lo scambio del di acqua e di ioni.

L’immagine sopra mostra l’unità funzionale del nefrone vista ancora più ad alto ingrandimento
abbiamo la capsula di Bowman che contiene il glomerulo, qui lo vediamo in una immagine al
microscopio elettronico, il tubulo che forma il tubulo prossimale, l’inizio del tratto discendente
dell’ansa di Henle che si va ad assottigliare nella branca discendente, la branca poi ascendente (il
tratto ascendente dell’ansa) diventa di diametro più ampio, il tubulo distale che si va ad accordare

5
con il dotto collettore, qui ne abbiamo fino a 8 tuboli distali arrivano un solo dotto collettore fino
alla raccolta poi di quella che poi è diventata la l'urina nella pelvi renale quindi alla vescica.
In quest’immagine (slide 7) in tutti i libri di testo la struttura ascendente e discendente del nefrone è
rappresentata in maniera distesa ma in realtà ha una formazione più aggrovigliata e quindi l’ansa di
Henle un tratto dell’ansa arriva a contatto con la capsula di Bowman (quindi una struttura molto più
complicata che si chiama Struttura juxtaglomerulare).

Nell’immagine sopra (slide 8) vengono illustrate le funzioni principali del nefrone.


La prima è la filtrazione a livello della capsula di Bowman il sangue arriva attraverso l’ arteriola
passa nel glomerulo qui avviene la filtrazione completa di 180 litri al giorno, il 100% del filtrato
passa nel tubulo prossimale con un’osmolarità di 300 mOsM (quindi l’osmolarità tra il sangue e il
liquido all'interno del tubo professionale è uguale isosmotica e quindi vi è un passaggio diretto) poi
il sangue rifuorisce dal glomerulo attraverso la arteriola. Questa è la principale e la prima funzione
del rene.

La seconda è il riassorbimento: nel tratto del tubulo prossimale e poi nell’ansa di Henle abbiamo il
riassorbimento di liquidi perché abbiamo detto se tanti liquidi vengono immessi non possono andare
perse ma devono essere riassorbiti nel sangue questa funzione di filtraggio avviene il passaggio di
liquidi senza Praticamente alla stessa composizione del sangue privo però delle proteine e delle
cellule.
A questo punto, il liquido viene riassorbito nel tubulo prossimale e avviene la secrezione a livello
del tubulo prossimale di metaboliti e di molecole come per esempio la penicillina (o farmaci che

6
vengono riassorbiti per essere segreti). Nell’ansa di Henle avviene il riassorbimento, in questo tratto
abbiamo una pressione che è il 30% del volume iniziale perché è venuto riassorbimento, poi nel
tubulo distale avremo di nuovo un riassorbimento e una secrezione a seconda degli ormoni che
verranno rilassati. Vedremo poi verranno regolati il riassorbimento dei liquidi e la secrezione di
ioni.
Nel dotto collettore, l’ultima parte, avremo riassorbimento finale dei liquidi e la secrezione di ioni a
seconda dell’urina che verrà più o meno concentrata, sempre dovuta agli ormoni che verranno
rilasciati che regolano questa parte.

Nella slide nr 9 è illustrata la stessa sezione di prima ma ingrandita per far vedere a livello del
glomerulo la quantità filtrata meno la quantità riassorbita di liquido più la quantità secreta che
contiene ioni avremo la quantità di soluto escreta. Quindi, a seconda di come si regola questi fattori
avremo un’urina più o meno concentrata.

7
La prima fase è la filtrazione (slide nr 10).
Alla fine di questo processo (che è un processo non specifico) si ottiene un filtrato simile al plasma
ma senza le proteine plasmatiche. Un quinto di questo plasma attraversa i reni e viene filtrato nei
nefroni.
A questo punto però questa grande quantità di liquido che è passata nel nefrone deve essere
riassorbita. Circa il 19% viene del volume viene riassorbito e nella fase finale avremo più del 99%
del plasma che entra nel rene ritorna nella circolazione sistemica, perché altrimenti avremmo una
disidratazione (quindi meno del 1% del volume viene secreto all’esterno). Quello che viene
immesso nell’organismo deve essere ripreso e quindi anche in questo caso quello che passa dal
filtraggio iniziale poi ritorna nel liquido sanguigno.

La slide nr 11 ci mostra l’anatomia principale del glomerulo all’interno della capsula di Bowman. la
parte esterna ci sono le cellule dell’endotelio della capsula di Bowman che circondano le cellule
glomerulari.
Le cellule glomerulari sono principalmente i podociti che sono delle cellule con una forma strana
con dei peduncoli che circondano i vasi, i capillari sanguigni. E’ mostrata anche l’arteriola
afferente e l’arteriola efferente che porta via il sangue. È mostrato anche il tratto dell’ansa di
Henle rivolto con una parte che entra a contatto con il glomerulo (questa parte è importante,
vedremo in seguito, per il rilascio di ormoni che regolano il filtraggio).

8
Nella slide nr 12 viene mostrata un’immagine ancora più schematizzata.
In alto a sinistra si trova il capillare sanguigno con un endotelio fenestrato e i podociti, queste
cellule specializzate del rene che hanno delle aperture attraverso cui il filtrato può passare dai
capillari al lume della capsula di Bowman.La parete dei capillari è finestrata abbiamo una lamina
basale interna che contiene fattori di crescita e collagene per mantenere la struttura e i pedicelli del
podocita che servono, appunto, per un adeguato filtraggio. All’interno di queste strutture abbiamo
anche delle cellule mesangiali che hanno una funzione di sostegno, di citoarchitettura e di elasticità
con actina e citochine proprio per il rilascio e la crescita.
Quindi, i componenti fondamentali di questa barriera di filtrazione sono;
1. l’endotelio capillare, 2. la lamina basale 3. podociti.

La regolazione della filtrazione è regolata da tre tipi di pressione:

9
1. la pressione idrostatica che è la pressione principale di tutti i vasi, la pressione del liquido sulle
pareti del vaso e la stessa pressione che abbiamo anche all’interno dei vasi sanguigni (la P1 che è
pari a 55 mm di mercurio):
2. la pressione colloido-osmotica che è dovuta alla presenza di proteine e di cellule all’interno o
all’esterno del vaso e in questo caso la pressione colloidosmotica all’interno del tubulo del rene del
nefrone è pari a 30 mm di mercurio, quindi ha più bassa rispetto a quella delle arteriole:
3. la pressione idrostatica della capsula di Bowman detta pcb è la pressione perché la capsula di
Bowman è una struttura chiusa che ha una sua pressione interna dovuta al liquido che sta all’interno
(questa pressione è pari a 15). La pressione netta di filtrazione è dovuta alla differenza tra la
pressione idrostatica 55 meno quella della colloidosmotica che è 30 meno 15, avremo una pressione
netta di 10 mm di mercurio che è la pressione che permette il filtraggio e il passaggio del liquido
dalla capsula di Bowman dall’arteriole al tubulo prossimale.
La velocità di filtrazione glomerulare è la velocità di trasferimento del liquido dal sangue al tubulo
prossimale è 120 millilitri al minuto cioè circa 180 litri al giorno. questa quantità è una quantità 60
volte quella normale e quindi tutto il liquido che passa all’interno del nefrone deve essere in qualche
modo li riassorbito.
Nel grafico a destra della slide nr 13, abbiamo la pressione arteriosa media che va dagli 80 ai 100-
180 mm di mercurio, fino a che la pressione arteriosa delle arteriole che arrivano al glomerulo è in
questo range avremo una velocità di filtrazione media intorno ai 180 litri al giorno. Questa velocità
di filtrazione permette il mantenimento di un pressione arteriosa media tra i 80 e i 180. se si supera
questo valore quindi un velocità di filtrazione più alto o più bassa porta uno squilibrio di questo
sistema e quindi ha un allontanamento dalla dai valori normali.

10
Nella slide nr 14 vediamo come la velocità di filtrazione glomerulare è influenzata dalla pressione.
La pressione che arriva al livello delle arteriole può influenzare la velocità di filtrazione o attraverso
il restringimento cioè l’aumento della resistenza della arteriola efferente ovvero l’arteriola che esce
dal glomerulo se avviene un blocco, una diminuzione della pressione, aumento della resistenza nella
arteriola efferente vuol dire che il sangue che arriva il glomerulo avrà una pressione maggiore.
Questo porterà ad un aumento della pressione idrostatica e quindi un aumento della velocità di
filtrazione glomerulare.
Se invece avremo un aumento della resistenza nella arteriola afferente, cioè quella che entra al
glomerulo, avremo un restringimento in questa parteo un segnale che darà il stimolo di contrazione
al all'ingresso del glomerulo avremo una diminuzione della velocità della velocità di filtrazione
perché diminuisce la pressione idrostatica ematica capillare
Questi sono due meccanismi di regolazione della velocità di filtrazione glomerulare.

Nella prossima lezione continueremo con la fisiologia dei reni. Vedremo cosa succede nelle varie
parti, quali sono i parametri che regolano la funzione renale, la funzione di filtraggio e poi di
secrezioni e escrezione.

11
31.LA FISIOLOGIA DEI RENI 2

Ripartiamo con la fisiologia dei reni e riprendiamo il discorso dell' auto regolazione
della velocità di filtrazione glomerulare che abbiamo detto è la velocità con cui il
filtrato passa dal sangue all'interno del glomerulo all'inizio del tratto prossimale del
Nefrone.
___________________________________________________________________

Abbiamo visto che è regolato dalla contrazione delle arteriole afferenti o defferente.
Nella precedente lezione abbiamo visto che un aumento della Resistenza
nell’arteriola efferente porta ad un aumento della velocità di filtrazione glomerulare,
un aumento della velocità della Resistenza nell’arteriola defferente porta ad una
diminuzione della pressione quindi una diminuzione della velocità di filtraggio
glomerulare. Ora andiamo ad analizzare due meccanismi che portano alla
autoregolazione di questa velocità di filtraggio: una la risposta miogena cioè una
risposta della contrazione del muscolo liscio vascolare che porta dei vasi che
portano il sangue all’interno del glomerulo questo perché rispondono alla variazione
di cambiamenti di pressione che derivano da cambiamenti della pressione arteriosa,
nel sistema cardiovascolare, quindi regolano più o meno il filtraggio a livello dei reni.
L’aumento della pressione arteriosa provoca l’aumento dei canali ionici sensibili allo
stiramento, la cellula muscolare dei vasi si depolarizza, si aprono i canali del calcio
voltaggio-dipendente, la cellula si contrae e avviene una vasocostrizione a livello
dell’arteriola afferente.Con la vasocostrizione diminuisce il flusso che arriva
dall’arteriola afferente al glomerulo quindi diminuisce la pressione di filtrazione.
Quindi abbiamo una minore velocità di filtrazione e quindi i reni tendono a trattenere
liquidi, diminuzione della pressione di filtrazione quindi un diminuito passaggio di
liquidi all'interno del nefrone. Quando la pressione arteriosa, invece, diminuisce, nel
caso di una diminuzione della pressione arteriosa, avremo il tono della contrazione
che scompare, l'arteriola si dirada al massimo ma avremo anche l’ arteriola efferente
che è sempre dilatata quindi ha sempre un certo grado di dilatazione quindi, anche
in questo caso, avremo una diminuzione della velocità di filtrazione glomerulare che
servirà per conservare liquidi nel caso di una diminuzione della pressione arteriosa.
__________________________________________________________________

L'altro meccanismo di autoregolazione della velocità di filtrazione è il feedback tubulo


glomerulare ed è principalmente dovuto alla conformazione del nefrone dal contatto
tra l'ansa di Henle la parte prossimale del tratto ascendente dell'ansa di Henle che in
questa immagine si vede bene, è rivolto In modo tale da posizionarsi vicino tra le
due arteriole l’arteriola afferente e quella efferente e quindi a contatto con la zona del
glomerulo. Questa composizione viene detta apparato iuxtaglomerulare e ha la
funzione principale di portare a contatto queste cellule che si trovano nella parete
ascendente dell'ansa di Henle vicino ai vasi, all’ arteriola afferente. Queste cellule
sono le cellule della macula densa che sono importanti perché rilasciano, secernono
delle sostanze ormonali che vanno ad agire sulle pareti dei vasi e regolano il rilascio
da parte dei vasi delle cellule granulari ,di renina che è un enzima coinvolto nel
bilancio salino ed riassorbimento di sale e di acqua.
___________________________________________________________________
Vediamo in quest'altra immagine, in particolare, le varie fasi del feedback tubulo
glomerulare. Partiamo da una velocità di filtrazione aumentata quindi il flusso del
tubulo aumenta . Questo è il tratto dell'ansa discendente, nel tratto dell’ansa di Henle
ascendente arriva un flusso aumentato, arriva alla macula densa che è quella
porzione che abbiamo detto è in contatto vicino all’arteriola afferente. La macula
densa produce dei segnali che inviano dei segnali paracrini all’arteriola, dovuti
all'aumento di flusso che arriva in questa zona, i mediatori paracrini rilasciati vanno
all’arteriola afferente che si costeggia, viene una vasocostrizione perché a livello
delle cellule dell’arteriola avremo il rilascio di renina che produce la contrazione. La
resistenza dell’arteriola afferenze aumenta, quindi la pressione idrostatica del
glomerulo diminuisce, e avremo quindi il controllo e la diminuzione della velocità di
filtrazione. Questi segnali paracrini rilasciati dalla macula densa sono l’ATP,
l’adenosina, l’ossido nitrico. Questo è un controllo feedback per modulare la velocità
di filtrazione, questo avviene per esempio nel caso di emorragie o disidratazione
dove il rene deve trattenere liquidi. Questo segnale dei vasi dell’arteriola afferente e
del contatto con la macula densa fanno sì che abbiamo abbiamo un controllo
negativo della velocità di filtrazione glomerulare e quindi una diminuzione di
filtrazione quindi il sangue trattiene i liquidi nel caso di emorragie o disidratazione.
___________________________________________________________________
La funzione,
invece, di
riassorbimento è
quella che
avviene nel
tratto del tubulo
prossimale. Di
questi 180 litri di
liquido filtrato
che passano dai
capillari al
nefrone solo 1,5 litri vengono escreti nelle urine, tutto il resto viene riassorbito
perché abbiamo bisogno di eliminare solo gli agenti patogeni estranei mentre tutti i
piccoli nutrienti come il glucosio, acido citrico, ioni devono essere riassorbiti perché
devono servire al sangue e la filtrazione serve per regolare anche la presenza di
acqua e di ioni.
___________________________________________________________________

Il riassorbimento avviene a livello dei vari tratti del tubulo del nefrone nel prossimale
e distale e possono avvenire per passaggio diretto attraverso trasporto attivo. Il
sodio viene riassorbito dal Lume del tubulo al liquido extracellulare attraverso
trasporto attivo cioè attraverso trasportatori che in questa figura non sono stati
rappresentati e sono indicati qui con un asterisco. Anioni possono passare per
passaggio diretto per via paracrina paracellulare e quindi il gradiente elettrochimico
dal lume del tubulo alla via liquido extracellulare produce il passaggio degli anioni.
L'acqua si muove per osmosi da maggior concentrazione a minore e a seconda della
concentrazione anche degli ioni, se avviene una concentrazione maggiore di ioni nel
liquido extracellulare avremmo un un richiamo di acqua. Il potassio, il calcio e l'urea
sono riassorbiti per diffusione per mezzo di trasportatori di membrana oppure per via
paracellulare.
___________________________________________________________________

Le proteine normalmente vengono tutte riassorbite,non si ritrovano nel nelle urine;


se troviamo tracce di proteine nelle urine è perché vi è in atto qualche patologia. Il
trasporto delle degli ioni può avvenire per trasporto attivo oppure per trasporto attivo
secondario.
Qui abbiamo alcuni esempi per esempio il trasporto del sodio, il sodio entra quando
la concentrazione nel lume del tubulo è più alta rispetto a quella della cellule del
tubulo prossimale, il sodio entra attraverso il trasportatore specifico attraverso
proteine di membrana e quindi si muove secondo gradiente elettrochimico quindi dal
lume extracellulare a concentrazione maggiore all'interno della cellula con
concentrazione minore di sodio e poi viene trasportato all'esterno nel liquido
interstiziale dove viene riassorbito per mezzo della pompa sodio potassio ATPasica
sfruttando l'energia di conversione dell’ATP, quindi viene pompato fuori. Il potassio
in questa fase viene cotrasportato all'interno e poi viene riversato attraverso un
canale specifico all'esterno per riequilibrare l'equilibrio di ioni tra intro ed
extracellulare. Gli ioni calcio, potassio ed urea in genere vengono riassorbiti per
osmosi diretta grazie al cotrasporto con l'acqua, grazie al riassorbimento dell’acqua,
sempre in base al gradiente di concentrazione. Il trasporto attivo secondario per
esempio è quello del glucosio che normalmente non potrebbe essere riassorbito ma
viene riassorbito in cotrasporto con il sodio. Quando il si lega il sodio e glucosio e
quando la concentrazione del sodio più alta rispetto all'interno il sodio può legarsi e
venire trasportato all'interno insieme al cotrasporto con il glucosio grazie a questo
trasportatore, questa proteina SGlT. Quindi il glucosio senza questa proteina è
senza il cotrasporto di sodio non può essere riassorbito e in questo caso poi viene
riassorbito e viene portato nel liquido interstiziale grazie a dei recettori specifici e dei
trasportatori specifici il GLUT1 che è il trasportatore che serve per portare il glucosio
contro gradiente nel liquido interstiziale. Il sodio viene trasportato sempre nel liquido
interstiziale grazie alla pompa sodio potassio ATPasica e con uno scambio con una
molecola di potassio.
___________________________________________________________________

(FIGURA A) In questa immagine abbiamo la curva di concentrazione plasmatica del


glucosio di 100 mg su 100 ml di plasma che è direttamente proporzionale alla
velocità di filtrazione, quindi man mano che aumenta la concentrazione plasmatica il
glucosio può passare insieme al cotrasporto con il sodio all'interno e venire filtrato.
( FIGURA B) Questa è la curva normale questa è l'intervallo normale approssimativo
di una concentrazione tra 100 e 200 livelli normali ottimale di concentrazione di
glucosio nel sangue. Quando si superano queste concentrazioni, si arriva ad un
punto in cui tutti i trasportatori per il glucosio sono occupati , si arriva a quello che è
detto la saturazione cioè i trasportatori non possono più legare il glucosio e quindi
non si ha più il blocco del trasporto del riassorbimento. Quindi il glucosio resta nel
sangue e non viene riassorbito ed è quello che succede nel diabete mellito cioè
trasportatori per riassorbimento nel tubulo vengono saturati quindi il glucosio resta
nelle urine.
(FIGURA C) Questa è la curva di escrezione del del glucosio , questa è la
concentrazione soglia al di sopra della quale l’escrezione del glucosio è pari a zero e
abbiamo un aumento della concentrazione che si raggiunge oltre la curva di
saturazione.
(FIGURA D) Se andiamo a sovrapporre le varie curve avremo un riassorbimento
normale quando la concentrazione del glucosio aumenta proporzionalmente alla
velocità di filtrazione, quando si arriva alla filtrazione avremo completamente solo un
aumento di concentrazione di glucosio nel sangue e quindi verrà segreto, il glucosio
non verrà riassorbito perché l'escrezione è data dalla filtrazione meno il
riassorbimento. Quando il riassorbimento non avviene più avremmo solo l'escrezione
e quindi troviamo il glucosio,per esempio nei pazienti affetti da diabete, nelle nelle
urine.
___________________________________________________________________

Il riassorbimento a livello dei capillari viene mostrato in questa immagine. Abbiamo la


capsula di Bowman, abbiamo detto la velocità di filtrazione che è pari a 10
miliosmosi, l’arteriola efferente e la velocità di riassorbimento a livello dei capillari
peritubulari. In questo tratto del tubulo prossimale avremo una pressione idrostatica
pari a 10 perché è diminuita perché è avvenuto un certo grado di riassorbimento, per
una pressione colloido osmotica pari a 30 e un gradiente di pressione che favorisce
il riassorbimento, cioè rispetto alla differenza tra la pressione colloido osmotico di 30
e quella in uscita di 10 avremo un riassorbimento pari a 20 miliosmosi per liquido.
___________________________________________________________________

La secrezione,
invece, è il
trasferimento di
molecole dal liquido
extracellulare verso il
lume del nefrone,. La secrezione è un processo attivo che richiede spostamento di
substrati contro gradiente di concentrazione, nel caso dell’assorbimento della
filtrazione e del riassorbimento le molecole l'acqua vanno secondo gradiente, nella
secrezione sono gli ioni che passano dal sangue ai tubuli renali contro gradiente e
quindi hanno bisogno dei substrati attivi per lo spostamento.
___________________________________________________________________

In questo caso vediamo la secrezione di anioni organici che vengono secreti e


derivano la maggior parte da metaboliti dei sali biliari, i metaboliti del benzoato, del
conservante nelle bibite, salicilato, saccarina, la maggior parte dei prodotti intermedi
dell’acido citrico come l'acido citrato, ossalacetato, l’alfa-chetoglutarato sono
dicarbossilati e devono essere secreti nelle urine. Questo trasporto è un trasporto
attivo che inizia con la pompa sodio potassio ATPasica per mantenere bassa la
concentrazione di sodio intracellulare. Quindi il sodio nel liquido interstiziale viene
riassorbito dal Lume del tubulo insieme agli alfa-chetoglutarati grazie a questo
trasportatore NaDC (sodio dicarbossilato); il sodio entra da una concentrazione più
alta ad una concentrazione più bassa e viene poi portato nel liquido interstiziale
grazie alla solita pompa sodio potassio ATPasica. Di contro il sodio serve per
cotrasportare i prodotti del metabolismo in questo caso l'esempio è
l’alfa-chetoglutarato che deve entrare all'interno della cellula del tubulo prossimale
per portare alla secrezione gli anioni organici grazie al cotrasporto con il sodio.
Quindi grazie al sodio dicarbossilato, questo cotrasportatore, i prodotti intermedi
dell'alfa-chetoglutarato entrano all'interno del metabolismo e si concentrano
all'interno del tubulo prossimale. Questa concentrazione di alfa-chetoglutarato serve
per attivare il cotrasporto degli anioni che devono essere portati all'esterno (secreti),
quindi attraverso un trasportatore sulla membrana della cellula del tubulo prossimale
vi è l'espulsione e il trasporto all'esterno di alfa-chetoglutarato, il cotrasporto
all'interno degli anioni che devono essere trasportati e devono essere segreti nelle
urine. Una volta all'interno questi vengono portati nel lume del tubulo grazie a un
trasportatore che ancora non è noto e con l’ingresso di anioni. Quindi questo è un
esempio di anioni organici che entrano all'interno mentre i prodotti del metabolismo e
quindi gli anioni organici vengono trasportati attraverso questo meccanismo nel
lume del tubulo per essere poi segreti.
___________________________________________________________________

L'escrezione è l'ultima tappa della fase del renale cioè il liquido raggiunge l'estremità
inferiore del nefrone è completamente diversa a quello che era entrato nella capsula
di Bowman , ha perso liquidi e ha avuto modifiche durante tutti i tratti del nefrone di
ioni, anioni e prodotti di scarto; è diventato urina, più o meno concentrata.
L'escrezione è dovuta alla filtrazione ,quindi la quantità di filtrato meno la quantità
che viene riassorbita più la secrezione cioè tutti i prodotti che devono essere segreti.
L’escrezione a differenza della secrezione è la parte di liquido completamente
diverso da quello iniziale che deve essere portato all'esterno dell'organismo con le
urine; la secrezione invece è il meccanismo attraverso cui sostanze, prodotti,
farmaci, prodotti di scarto e ioni vengono riversati dal sangue nel tubulo del nefrone.
La velocità di escrezione di una sostanza dipende dalla velocità di filtrazione, da
quanto è entrato nel filtrato e da quanto viene o riassorbito o segreto quindi dal
bilanciamento di queste due componenti.
___________________________________________________________________
La clearance è la velocità con la quale un soluto scompare dal nostro corpo, viene
riferita alla scomparsa nel sangue quindi la velocità di iscrizione di una data
sostanza rispetto alla concentrazione plasmatica tramite processi di escrezione o
metabolismo. Quindi la misura delle escrezioni di una molecola nell'organismo si
valuta in base alla sua velocità di scomparsa dal sangue a livello dei reni o anche a
livello del fegato.
___________________________________________________________________

Qui abbiamo esempi della clearance di due sostanze completamente diverse


l'inulina rispetto al glucosio. L’'inulina è un polisaccaride contenuto nelle radici di
molte tuberose, viene immesso con l'alimentazione, viene secreta per intero al 100%
dai reni quindi portata via. Queste sono in questa rappresentazione questa scatoletta
rappresenta 4 molecole di inulina che arrivano nella arteriola al glomerulo passano il
filtrato per intero quindi 100 millilitri al minuto, 4 molecole di inulina al minuto
passano con la filtrazione. A livello del capillare e del tubulo distale prossimale non
avremmo il riassorbimento dell'inulina ma,nel capillare avremo 0% di inulina, quindi
in questo caso la clearance dell'inulina a livello del sangue pari a 100 millilitri al
minuto perché non viene riassorbita. Tutte e quattro le molecole di inulina vengono
espulse con l'urina quindi avremmo 100% di inulina escreta. In questo caso la
clearance della sostanza è uguale alla velocità di filtrazione e quindi tutta l’inulina
viene portata all'esterno.
Nel caso del glucosio avremo molecole di glucosio filtrate 100 millilitri al minuto 4
molecole al minuto, arrivano nel tubulo distale. A livello del capillare avremo un
riassorbimento al 100% del glucosio, abbiamo detto che le tracce di glucosio
normalmente in condizioni fisiologiche non sono presenti nelle urine quindi viene
completamente riassorbito. Quindi avremo una clearance del glucosio pari a 0 ml al
minuto perché avremo tutti e 100 i millilitri al minuto riassorbiti e non avremo
nessuna escrezione di glucosio Quindi non troveremo nessuna molecole di glucosio
a livello delle urine nell’escreto.
___________________________________________________________________

Quest'altro esempio,invece, è l'esempio dell'urea verso la penicillina. Nel caso


dell'urea avremo un riassorbimento netto mentre il caso della penicillina è una
secrezione netta. Nel caso degli urea, le molecole di urea vengono filtrate tutte e
quattro molecole al minuto a livello del tubulo prossimale avremo un riassorbimento
dell' urea al 50%, quindi due di queste molecole vengono riassorbite, la Clarence in
questo caso è 50 millilitri ma al 50% dell’urea viene riassorbito quindi avremo una
clearance del 50 millilitri al minuto e un riassorbimento netto dell' urea al 50% e
l'escrezione di due molecole al minuto di urea, quindi un 50% di urea viene escreto.
In questo caso la clearance della sostanza è inferiore alla velocità di filtrazione
quindi avremo un riassorbimento netto di una parte.
Nel caso della penicillina,invece, la penicillina deve essere escreta completamente;
100 millilitri al minuto vengono filtrati. A livello del tubulo prossimale e nel capillare
avremo una certa quantità di penicillina che viene secreta dai vasi dall’arteriola al
tubulo prossimale quindi una parte della penicillina va a sommarsi a quella già
filtrata e quindi avremo una clearance che sarà di 150 millilitri al minuto perché
avremo un 100ml riassorbiti, la penicillina escreta sarà più di quella filtrata perché
saranno le 4 molecole più 2 quindi sei molecole di penicillina escrete. In questo caso
la clearance è maggiore perché è superiore alla velocità di filtrazione e quindi
avremo una secrezione netta una parte delle molecole passa dal sangue nel tubulo
prossimale e quindi si va a sommare al filtrato e tutta anche di più della penicillina
filtrata viene escreta nelle urine.
___________________________________________________________________

La fase finale della via del reni è l'espulsione dell'urina. L'urina arriva tramite il tubo
collettore dal nefrone alla vescica, qui abbiamo normalmente uno stato di
contrazione passivo a livello dello sfintere interno quando la vescica non è
completamente piena, questo muscolo è contratto passivamente quindi chiude. Lo
sfintere esterno è un muscolo scheletrico, rimane contratto perché dal midollo e dal
sistema nervoso centrale arriva il segnale del motoneurone che lo tiene
cronicamente contratto. Quando la vescica è piena avviene la distensione della
parete e i recettori della parete della vescica misurano un aumento di stiramento,
quindi la vescica è piena, il neurone sensoriale porta un segnale al midollo spinale
alla corda dorsale. Questo va da una parte ad attivare la via del neurone
parasimpatico che produce la contrazione delle pareti della vescica e quindi la
contrazione dello sfintere interno che si apre, dall'altra si ha un'inibizione del
motoneurone che va a regolare lo sfintere esterno e quindi questo motoneurone
viene inibito e quindi si ha l'apertura dello sfintere esterno , si rilassa e avremo la
fuoriuscita dell'urina. Questo passaggio della regolazione del motoneurone dello
sfintere esterno viene regolato direttamente in maniera volontaria dal sistema
nervoso centrale e quindi questa funzione di inibizione può essere regolata
direttamente dal nostro cervello per trattenere e chiudere lo sfintere esterno e per
trattenere le urine. Questa funzione nei bambini piccoli non è ancora regolata bene
ed è quello che imparano a fare man mano, durante la crescita.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

In questa e nella prossima lezione vedremo tutti quei meccanismi all’interno delle varie parti del
nefrone renale per il bilanciamento di liquidi e di elettroliti, quindi degli ioni.

Il bilancio idro-elettrolitico coinvolge tutti quei meccanismi omeostatici per il corretto


mantenimento del contenuto di acqua e di sali e ioni persi all’esterno. Durante l’esercizio fisico
perdiamo tanti liquidi e ioni attraverso il sudore, che dovranno essere reintegrati per evitare la
disidratazione.
Quattro parametri fondamentali nei liquidi corporei sono importanti come meccanismi di controllo
omeostatico:

- Il volume: quindi il volume di acqua, abbiamo visto, è essenziale.


- L’osmolarità: che è il numero di particelle attive in soluzione, che è indicata come moli/litro
- La concentrazione degli ioni: importanti per le funzioni di tutti i neuroni, di tutte le cellule
cardiache, a livello dei reni, a livello delle membrane. Quindi è importante mantenere una
concentrazione ionica adeguata.
- Il pH: quindi la concentrazione di idrogeno e bicarbonato.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

L’osmolarità è il numero di particelle attive in soluzione, indicato come moli/litro. E’ il numero di


Molarità, che è moli/litro, per il numero di particelle, diviso la molecola, l’osmoli su moli.
L’osmolarità fisiologica dell’organismo umano è intorno ai 280-296 mOsM (milliosmoli) e per
comodità viene indicata con 300 mOsM. E’ la molarità del sangue e del filtrato nella prima fase del
passaggio, dal sangue al glomerulo.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Durante la giornata noi ingeriamo circa 2 litri di liquidi, che contengono ioni, principalmente
contengono da 6 a 15 gr. Di NaCl, poi assumiamo in quantità variabile potassio, idrogeno, ione calcio,
bicarbonato, ione fosfato.

Le escrezioni di acqua e di ioni avviene principalmente attraverso i reni (la maggior parte dell’acqua
e degli ioni), in minima parte nelle feci, in minima parte nel sudore, mantre ioni idrogeno e
bicarbonato (quindi la regolazione del pH) avviene grazie ai polmoni.

Ci sono due meccanismi importanti da tener presenti, che regolano il bilancio idrosalino: la sete (lo
stimolo della sete) e l’appetito per il sale. Quando abbiamo voglia di sale, di cose salate, è perché
nel nostro sangue abbiamo concentrazioni basse di NaCl e quindi principalmente di Na.
Questi due meccanismi servono per regolare:

- L’equilibrio del LEC (liquido extracellulare): abbiamo detto con la concentrazione di Na e


quindi con il volume di acqua.
- Disfunzioni cardiache e muscolari: sono molto legate al volume di Na e di acqua ed hanno
un alterato contenuto di potassio.
- Le esocitosi, la contrazione muscolare, le ossa, la coagulazione: sono molto legate invece
alla concentrazione del Ca2+.
- Il pH corporeo: dipende dall’equilibrio tra ioni idrogeno e bicarbonato.

Un esempio di omeostasi cellulare lo abbiamo visto nelle lezioni dedicate all’omeostasi, lo


riprendiamo qui, sono rappresentati i globuli rossi immersi in una soluzione isotonica, nella
soluzione centrale. “A” è la soluzione extracellulare e “B” invece è la soluzione intracellulare.
Nel caso di una soluzione isotonica, in cui le concentrazioni di ioni tra l’esterno e l’interno sono
uguali, avremo uno scambio di acqua dall’esterno all’interno e viceversa in quantità uguali, quindi
non avremo una variazione nella forma dei globuli rossi. Quando invece abbiamo le cellule inserite
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

in una soluzione ipertonica, dove all’esterno avremo una maggiore concentrazione di ioni, l’acqua
si muoverà dalla concentrazione più bassa alla concentrazione maggiore, per andare a ribilanciare
la concentrazione di ioni, quindi avremo una perdita di liquidi ed un raggrinzimento di una forma
patologica, in questo caso dei globuli rossi.

Nel caso di una soluzione ipotonica, in cui la soluzione esterna è più bassa di ioni, ha una
concentrazione più bassa rispetto all’interno, questa richiamerà acqua dall’esterno verso l’interno
e quindi avremo un rigonfiamento ed anche qui una condizione patologica.
Esempi di cellule molto correlate e sensibili a queste variazioni di concentrazione, sono le cellule
renali, le cellule del fegato e i neuroni celebrali, quindi una variazione di ioni porta a variazioni di
liquidi tra l’interno e l’esterno della cellula molto importanti, con conseguenze molto gravi.

Le risposte dell’organismo ad un aumento o ad una diminuzione di volume ematico, di volume


sanguigno, l’abbiamo visto quando abbiamo studiato l’apparato cardiocircolatorio e lo riprendiamo
qui.

Questo è un effetto [diagramma a sinistra] di una diminuzione di volume ematico, di una


diminuzione di sangue, per esempio nel caso di un’emorragia. Avremo una diminuzione della
pressione arteriosa e questa porterà ad un’attivazione, ad un segnale dei recettori sensibili al
volume, degli atri del cuore e vari settori contenuti nella carotide e nelle aorte. Queste daranno un
segnale che indurrà dei riflessi omeostatici per portare ad un meccanismo omeostatico di recupero
di questa volemia persa. I principali sono l’apparato cardiovascolare, che avrà una risposta rapida
con un’aumentata gettata cardiaca ed una vasocostrizione che andrà ad aumentare la pressione
arteriosa. Dall’altra parte i reni avranno una risposta più lenta, con un tentativo di conservare
l’acqua, per ridurre al minimo la perdita, quindi i reni cercheranno di riassorbire più liquido possibile.
L’altro comportamento che può intervenire è comportamentale, che è la sete, che causa
l’assunzione di liquidi, di acqua, che vanno a compensare, quindi aumentare il volume,
extracellulare e intracellulare, e quindi l’aumento della pressione arteriosa.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Un aumento invece del volume ematico [diagramma a destra], quindi un aumento di pressione
arteriosa, porta sempre all’azione sui recettori del volume negli atri e alle cellule endocrine negli
atri e vari recettori nella carotide e nelle aorte che inducono, sull’apparato cardiovascolare, una
diminuzione della gettata cardiaca e quindi una vasodilatazione che porterà ad una diminuzione
della pressione arteriosa, dall’altra parte i reni cercano. Dall’altra parte i reni cercano di operare
un’escrezione maggiore di sali e di liquidi nelle urine e quindi un abbassamento di volume del liquido
extracellulare ed intracellulare per riportare i livelli di pressione arteriosa al minimo.

Il bilancio idrico, abbiamo detto, nel nostro metabolismo e nei meccanismi omeostatici che regolano
il bilancio idrico abbiamo l’acqua che costituisce il 50% del peso corporeo in una donna, mentre in
un uomo costituisce circa il 60%. I 2/3 di quest’acqua costituiscono il liquido intracellulare, mentre
3 litri costituiscono il plasma e 11 litri il liquido extracellulare.

Noi immettiamo, con cibi e bevande, circa 2,2 litri al giorno, 0,3 litri con il metabolismo, per un totale
di 2,5 litri. Quest’acqua andrà persa attraverso la cute, attraverso i polmoni, attraverso le urine (per
la maggior parte, 1,5 litri al giorno), pochissime con le feci. In fase di squilibrio del sistema
gastrointestinale allora avremo forti perdite di liquidi nelle feci, in casi patologici come ad esempio
gastroenteriti.

Quindi l’assunzione di liquido + la produzione metabolica, sommati sono pari alle uscite in un
organismo sano.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

I reni fungono da regolatori di questi liquidi conservati o persi. Questa è l’immagine di un rene, di
un sistema renale in una forma schematizzata, in cui si fa vedere l’apparato glomerulare che è
questa finestra in cui abbiamo una velocità di filtrazione glomerulare [VFG] dovuta da questo
passaggio che può essere regolata, è rappresentata qui con queste valvole. Il volume di liquidi che
arriva a questo livello non deve essere inferiore a questo livello perché se il volume si abbassa
troppo, la velocità di filtrazione diventa nulla.

L’importante, nei reni, è sapere che non possono ripristinare il volume perduto, ma possono solo
conservarlo. Il volume perduto deve essere reintegrato solo con volumi di liquidi dall’esterno, quindi
con liquidi che vengono ingeriti. Una volta che si va al di sotto di questo limite, il rene non può
ripristinare il volume che è stato perso.

Il liquido che passa attraverso la velocità di filtrazione può essere compensato. Se in eccesso si può
avere una perdita di volume nelle urine, il resto invece ripassa attraverso il riassorbimento e con i
meccanismi di regolazione ritorna nei reni e i reni conservano questa quantità di volume adeguata.
L’urina in genere può essere molto diluita e raggiungere un’osmolarità intorno ai 50 mOsM, mentre
quando è molto concentrata arriva al massimo a 1200 mOsM. Quindi tutto il meccanismo dei reni,
dei nefroni, serve per regolare la quantità di concentrazione di sali e di volume di acqua all’interno
delle urine tra i 50 e i 1200 mOsM, dove l’urina è molto concentrata e quindi l’acqua è stata
conservata all’interno dell’organismo e riportata al sangue.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Questo è tutto l’andamento del tubulo, dal tubulo distale [in realtà sta indicando il prossimale]
abbiamo un filtrato di partenza di 300 mOsM che arrivano nel dotto distale [in realtà sta indicando
il prossimale] dell’ansa di Henle discendente, qui parte dell’acqua viene riassorbita. All’inizio
abbiamo il liquido isosmotico rispetto al sangue (di 300 mOsM), poi arriva ad un riassorbimento
nell’ansa discendente di Henle, parte dell’acqua viene riassorbita e quindi avremo un aumento
dell’osmolarità attorno ai 900 mOsM fino ad un massimo di 1200 mOsM nell’apice del tratto basso
dell’ansa di Henle.

Quando si ritorna nel tratto ascendente, parte degli ioni vengono riassorbiti, ma non acqua. In
questa parte del tubulo distale l’assorbimento dell’acqua dipende da una regolazione ormonale, in
questo tratto.

Nella parte midollare, nel dotto collettore avremo riassorbimento di acqua e soluti a seconda degli
stimoli ormonali che verranno rilasciati e che regolano la quantità di acqua e di ioni riassorbiti e
regolano l’urina ad una osmolarità tra i 50 e i 1200 mOsM.

Nel tratto del tubulo prossimale l’acqua può passare da una parte all’altra, cioè essere riassorbita o
meno perché la membrana è permeabile. Il tratto del tubo prossimale [in realtà sta indicando il
distale] e tubo collettore invece ha bisogno di fattori che ne regolino il riassorbimento.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Il fattore che regola il riassorbimento dell’acqua è appunto nel tubulo collettore ed è la


Vasopressina. La Vasopressina è un ormone che viene rilasciato nel sangue, arriva nel vasa recta,
quindi viene rilasciato all’interno dei vasi sanguigni, fuoriesce nel liquido interstiziale, si può andare
a legare ai recettori specifici della Vasopressina, attiva una via attivano i livelli di AMPc che porta
alla produzione di vescicole che accumulano e trasportano delle piccole proteine che si chiamano
Acquaporina-2 e sono delle proteine la cui membrana va poi a fondersi per esocitosi alla membrana
della cellula del dotto collettore.

Queste proteine si vanno a localizzare e a fondersi sulla membrana e producono un vero e proprio
canale (AQP2) che permette l’ingresso dell’acqua dal dotto collettore all’interno e poi, sempre
attraverso l’Acquaporina, nel passaggio nel liquido interstiziale e da qui il passaggio diretto nel
sangue. In questo modo l’acqua può essere riassorbita.
Senza il segnale iniziale della vasopressina l’acqua non può essere riassorbita, perché mancano
appunto queste acquaporine che creano un canale. Questo è quello che avviene nel dotto collettore,
mentre nel tubulo prossimale e nella parte iniziale del nefrone l’acqua può attraversare la
membrana senza bisogno di questo segnale della Vasopressina.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

In questo caso abbiamo la descrizione del tubulo connettore e dei vasi. La funzione principale per
cui abbiamo questo passaggio di acqua e il collegamento e il rilascio in presenza della Vasopressina
è perché i vasi sono affiancati al tubulo collettore e si trovano controcorrente rispetto al tubulo
collettore, in modo tale da avere una differenza di osmolarità tra il tubulo contenente l’urina e il
vasa recta.

In questo caso l’acqua, il filtrato arriva con un’osmolarità al tubo collettore di 100 mOsM, arriva alla
midollare concentrata, perché l’acqua può fuoriuscire dal tubulo collettore ed entrare nel circolo
sanguigno, perché ha un’osmolarità più alta. Man mano che perde acqua, la concentrazione del
tubulo collettore aumenta ed è più alta rispetto a quella del vaso sanguigno, quindi l’acqua passa
da una concentrazione maggiore ad una minore e va a produrre un’urina sempre più concentrata,
fino al 1200 mOsM del dotto collettore finale.

Questo avviene in presenza di Vasopressina, perché man mano che il circolo sanguigno, nell’altro
senso, rilascia Vasopressina, la Vasopressina che è un ormone antidiuretico inizia la produzione dei
canali che permette la fuoriuscita e il riassorbimento dell’acqua, quindi l’acqua viene riassorbita nel
vasa recta.

In questo caso [figura a sinistra] abbiamo una membrana iperosmotica che è permeabile. Nell’altro
caso [figura a destra] abbiamo invece, in assenza di ADH, cioè in assenza di Vasopressina
[Vasopressina e ADH sono la stessa cosa], l’acqua si trova nel tubulo collettore, ma non può
fuoriuscire perché non ci sono le proteine che formano il canale, quindi non può uscire ed essere
riassorbita e avremo un’urina più diluita, sempre con una concentrazione di 100 mOsM.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Il controllo del rilascio della Vasopressina deriva dall’ipotalamo, dai neuroni che si trovano nella
parte dell’ipotalamo celebrale, che producono ADH (Vasopressina), la rilasciano attraverso vescicole
nell’ipofisi posteriore, nella neuroipofisi. Al momento del segnale che deriva da un aumento di
osmolarità, un’osmolarità maggiore di 280 mOsM produce un segnale sugli osmorecettori
nell’ipotalamo, che inviano il segnale ai neuroni ipotalamici per la produzione e il rilascio di
Vasopressina.
La Vasopressina rilasciata all’interno della neuroipofisi passa nel sangue e da qui viene portata nel
sistema ematico, quindi ai reni, dove viene rilasciata e dove serve per la formazione delle piccole
proteine che vanno a formare i canali per il riassorbimento dell’acqua.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

La Vasopressina è il segnale per l’assorbimento dell’acqua, ma il meccanismo fondamentale per cui


questo avviene è, come ho detto prima, la vicinanza tra i vasi e il tubulo connettore.
In questo caso [figura a sinistra] abbiamo il disegno di uno scambiatore di calore controcorrente per
far capire qual è il meccanismo di base. Nel caso di uno scambiatore di calore, se i due vasi, il vaso
che porta il sangue caldo non è posto in contatto diretto con l’altro vaso, man mano che il sangue
caldo fluisce disperderà calore, quindi il ritorno controcorrente, il vaso di rientro, sarà raffreddato.

Se questi due vasi sono posti in contatto [figura a destra] il calore perso dal ramo discendente verrà
trasferito al ramo ascendente, quindi il ramo ascendente porterà anch’esso sangue caldo. Questo è
quello che avviene alle estremità dei mammiferi e nelle zampe degli uccelli. Questo stesso
meccanismo controcorrente è quello che succede nel tubulo collettore con i vasi sanguigni, i vasi
recta, che funzionano in maniera controcorrente.

Si chiama Moltiplicatore in controcorrente questo sistema. Il tubulo dell’Ansa di Henle, con il tratto
discendente e il tratto ascendente, si trova in stretto contatto con il vasa recta che porta invece il
sangue. Il sangue avrà un’osmolarità di 300 mOsM all’inizio nel tratto discendente, man mano che
scende perde acqua che viene riassorbita e passa nell’altro ramo e andrà. Produrre delle
concentrazioni sempre più diluite, sempre più basse, nel tratto ascendente del vasa recta.

Questa concentrazione sempre più diluita farà sì che il liquido, il filtrato che si trova nella zona
corticale e poi nella zona midollare, scendendo avrà da 300 mOsM una concentrazione sempre
maggiore e quindi l’acqua si ritroverà ad essere da una concentrazione maggiore nel filtrato rispetto
ad una più bassa nel sangue e quindi l’acqua verrà richiamata all’interno del vasa recta. Man mano
che si va verso la parte terminale dell’Ansa di Henle avremo un’urina sempre più concentrata, fino
ai 1200 mOsM.
Nella parte ascendente dell’Ansa di Henle il funzionamento è diverso, perché in questa parte l’acqua
non fuoriesce più, non può più essere riassorbita ma vengono riassorbiti nel sangue solo gli ioni. Gli
ioni contribuiscono ad aumentare progressivamente la concentrazione del vasa recta discendente,
aumentando ed amplificando questo meccanismo.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Qui [figura a destra] abbiamo l’ingrandimento della parete tra il tratto ascendente dell’Ansa di
Henle e il liquido interstiziale, dove avremo un blocco dell’acqua perché l’acqua non può seguire i
soluti ma resta all’interno, questa parte è impermeabile, non può passare, mentre il Na+, il K+ e il Cl-
passano attraverso il trasportatore adeguato e vengono riassorbiti. Il Cl- e il K+ possono essere
riassorbiti nel liquido interstiziale attraverso specifici trasportatori, mentre il Na+ può passare
attraverso la pompa sodio-potassio ATPasica. Da qui poi passano per diffusione nel sangue, che ha
una concentrazione minore, e quindi vanno ad aumentare l’osmolarità del vasa recta, producendo
un rilascio di acqua e quindi rinforzando questo segnale di moltiplicatore controcorrente che
permette il riassorbimento dei liquidi.

Farmaci antidiuretici come il Lasix agiscono proprio a livello di questa pompa Na+ K+ e Cl- bloccando
il riassorbimento dei sali e quindi si ha la produzione anche di un abbassamento della
concentrazione, quindi meno acqua che viene riassorbita.

Il Sodio viene inserito principalmente con l’alimentazione ingerendo circa 9 gr. al giorno di NaCl,
circa 2 cucchiaini al giorno sono pari a 155 mOsM di Sodio e di Cloro. La normale concentrazione di
Sodio è attorno ai 135-145 mOsM.

L’ingestione di Sodio produce un aumento dell’osmolarità e produce l’effetto della sete che andrà
ad aumentare l’assunzione di acqua e quindi ad aumentare il volume extracellulare per andare poi
a regolarizzare l’osmolarità in eccesso oppure stimola la secrezione di vasopressina che va ad
aumentare il riassorbimento renale di acqua e quindi i reni conservano acqua per contrastare questo
aumento di Sodio in eccesso.
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

Uno dei fattori che regola il bilancio di Sodio è l’Aldosterone, che è un ormone rilasciato dalla
corteccia surrenale. La diminuzione della pressione arteriosa stimola la corteccia surrenale che
stimola l’Aldosterone che serve appunto per aumentare il riassorbimento di Sodio. Un fattore che
blocca la corteccia surrenale è l’osmolarità già molto alta che va a bloccare la corteccia surrenale e
quindi la sintesi di Aldosterone.

Qui vediamo l’azione dell’Aldosterone che si trova rilasciato nel sangue. Può fuoriuscire
liberamente, entrare, andare a legarsi ad un recettore intracellulare che stimola tutta una serie di
proteine che vanno a formare nuovi canali per la secrezione del K+, riassorbimento del Na+ che poi
32 _ Equilibrio Idro-elettrolitico 1

passa in circolo attraverso la solita pompa Sodio-Potassio ATPasica e può formare anche nuove
pompe. Nel nefrone distale, il riassorbimento del Na+ è separato da quello dell’acqua. Nel nefrone,
l’acqua viene riassorbita solo in presenza di Vasopressina, mentre il tubulo prossimale è permeabile
all’acqua.

Nella prossima lezione continueremo con l’analisi dei vari elettroliti e la regolazione attraverso il
nefrone di come vengono riassorbiti o rilasciati attraverso la membrana del nefrone.
EQUILIBRIO IDRO-ELETTROLITICO 2
Proseguiamo a parlare dei meccanismi ormonali che regolano il bilancio elettrolitico per quanto
riguarda l’assorbimento dell’acqua e degli ioni. Ricordiamo che l’aldosterone regola il riassorbimento
di sodio.

L’angiotensina II è regolata dalla renina, un enzima che converte l’angiotensinogeno inattivo


presente nel plasma (e prodotto costantemente dal fegato) in angiotensina. La renina è prodotta in
seguito a un segnale, come la diminuzione della pressione arteriosa o la diminuzione del trasporto del
cloruro di sodio; dalla macula densa o dal centro di controllo cardiovascolare partono i segnali che
giungono alle cellule granulose dell’arteria afferente e che rilasciano la renina.
Tramite un altro enzima, l’ACE, rilasciato nell’endotelio dei vasi, l’angiotensina si converte in
angiotensina II: questa andrà ad avere una serie di funzioni, tra cui l’azione sulle arteriole per la
vasocostrizione, quindi un aumento della pressione arteriosa, l’azione sul centro di controllo del bulbo
cardiovascolare, quindi un aumento della risposta cardiovascolare, l’aumento della vasopressina
rilasciata dall’ipotalamo, che produce un riassorbimento del volume dei liquidi, il segnale
dell’ipotalamo di aumento della sete, per l’aumento del volume e il mantenimento dell’osmolarità, la
sintesi e il rilascio di aldosterone a livello della corteccia surrenale che va ad agire sul riassorbimento
del sodio.
Il fattore con attività opposta all’aldosterone che stimola l’escrezione di sali e di acqua e contrasta un
aumento di volemia è il Peptide Natriuretico Atriale (ANP), sintetizzato e rilasciato dalle cellule
miocardiche che percepiscono e sentono l’aumento del volume ematico, rilasciando ANP. L’ANP va
ad agire:
• nell’ipotalamo inducendo un minor rilascio di vasopressina e quindi una maggior escrezione di
sodio e di acqua, evitando il loro riassorbimento
• a livello del rene aumentando la capacità di filtrazione nell’arteriola perché agisce con una
dilatazione (aumenta la capacità di filtrazione glomerulare) e diminuendo il rilascio di renina,
quindi con una pressione arteriosa diminuita; nel tubulo l’ANP va ad agire con una diminuzione
del riassorbimento del sodio, con una maggiore escrezione di cloruro di sodio e acqua
• a livello della corteccia surrenale avviene il blocco e l’abbassamento dei livelli di aldosterone,
contrastandone direttamente l’azione
Un altro peptide importante è il Peptide Natriuretico Cerebrale (BNP), sintetizzato dalle cellule
miocardiche e da alcuni neuroni del cervello.
Le concentrazioni di potassio sono molto importanti e l’organismo ne è molto sensibile perché una
diminuzione eccessiva della concentrazione plasmatica o nel liquido extracellulare (ipocalemia),
provoca la fuoriuscita di potassio dalla cellula e il potenziale della cellula diventa molto negativo:
questo vuol dire che la cellula, per arrivare al suo potenziale d’azione (per esempio le cellule di tutti
i tessuti muscolari eccitabili come cuore, polmoni e sistema nervoso) devono spendere molta più
energia.
In caso di ipercalemia invece, abbiamo la situazione inversa, un contenuto di potassio all’interno
della cellula troppo alto, un potenziale più depolarizzato e un’eccitabilità troppo immediata; in caso
di patologie come quelle cardiache, l’ipercalemia è pericolosa perché crea aritmie, in quanto le cellule
si depolarizzano facilmente, ma non si ripolarizzano per questo eccesso di ioni potassio.
Molte patologie renali, disordini alimentari, diarrea e disidratazione sono dovute a squilibri appunto
del potassio all’interno delle cellule.

Lo stimolo della sete è uno stimolo importante che interviene quando l’osmolarità è superiore ai 280
milliosmomolare; in questo caso abbiamo troppi ioni, in particolare troppo sodio, gli osmorecettori
contenuti nell’ipotalamo captano l’eccesso di osmolarità e avviano il riflesso della sete con il rilascio
della vasopressina, contenuta in vescicole nell’ipofisi superiore e rilasciata nel torrente ematico.
Questo rilascio provoca il riassorbimento dell’acqua: l’atto di bere è sufficiente a placare la sete anche
quando questo volume di acqua non è ancora arrivato in circolo, perché ci sono degli specifici
recettori nella faringe che riconoscono questo segnale e rispondono diminuendo sia il senso di sete
sia il rilascio di vasopressina, andando ad aumentare il riassorbimento a livello renale.

L’altro meccanismo fisiologico comportamentale molto importante è l’appetito per il sale. L’appetito
per il sale è il desiderio di cibi salati che si verifica quando la concentrazione plasmatica di sodio è
sottosoglia; questo riflesso è importante ed è correlato alla produzione di aldosterone e ancora prima,
dell’angiotensina, quindi è uno dei meccanismi, insieme alla diminuzione della pressione arteriosa e
al controllo da parte del cuore, necessari per la regolazione, il bilancio e il trasporto del sodio, che
fanno sì che si attivino tutta una serie di meccanismi per il riassorbimento dello ione e quindi
l’aumento di sodio a livello del sangue.

3*
*
2*
*

4* 1*
** *

5*
*
Qui abbiamo una tabella riassuntiva che ci fa vedere le varie situazioni di osmolarità e volume del
sangue con le varie differenze tra concentrazioni di liquidi e di sali: nella situazione ideale (1*) non
avremo variazioni, quindi un volume e un’osmolarità normali.
Quando abbiamo un eccessivo aumento di osmolarità (2*), quindi una presenza di sali in eccesso e
un aumento di liquidi, avremo una soluzione ipertonica che si risolverà con un’escrezione di urine
ipertoniche, quindi i reni metteranno in atto quei meccanismi per espellere urine iperconcentrate.
Nel caso opposto (3*) di una diminuzione di osmolarità e di un aumento di liquidi, l’ideale sarebbe
eliminare acqua pura, in modo da trattenere più sali possibili, che sono già a livelli bassi, ma questa
soluzione non è fisiologicamente fattibile.
Nel caso in cui non vi sia variazione di volume (4*), ma solamente una diminuzione di sali, bisognerà
reintegrare le perdite di sali tramite il sudore con acqua contenente ioni.
In caso di emorragia o di disidratazione (5*) per eccessiva sudorazione o di diarrea, avremo bisogno
di una trasfusione o di una flebo per riequilibrare il contenuto di liquidi e una soluzione isotonica
contenente cloruro di sodio per riequilibrare gli ioni in eccesso, perché in mancanza di liquidi
abbiamo una presenza eccessiva di ioni.

DISIDRATAZIONE
SEVERA
Questo è uno schema abbastanza complesso di tutti i meccanismi che intervengono in caso di
disidratazione severa, che porta a una diminuzione del volume ematico e della pressione arteriosa:
sono meccanismi a livello cardiovascolare, a livello renina-angiotensina, a livello renale e
ipotalamico che vanno ad attivare altri meccanismi di controllo per riportare a livelli fisiologici la
pressione arteriosa, il volume di liquidi, il riassorbimento dei liquidi attraverso i reni, l’assunzione di
liquidi attraverso la risposta della sete, quindi per riportare il sistema in equilibrio.

Abbiamo detto che una delle funzioni dei reni è proprio la regolazione del pH, cioè la regolazione
della concentrazione degli ioni idrogeno e di ioni bicarbonato: un acido è una molecola che rilascia
ioni idrogeno in una soluzione: ad esempio il gruppo carbossilico -COOH è un acido, perché in
soluzione tende a perdere ioni H+. Quando abbiamo una concentrazione di ioni idrogeno sempre più
alta, il pH sarà sempre più tendente allo zero e l’ambiente sarà sempre più acido: il succo gastrico ad
esempio è intorno a valori di pH uguale a 1; il pH fisiologico delle soluzioni e delle cellule è intorno
a 7-7.4, e a valori più alti di questo, avremo molecole in grado di combinarsi con gli ioni idrogeno
liberi, come gli ioni bicarbonato (considerato una base) e la soluzione avrà un pH alcalino. In questo
caso le molecole in soluzione producono ioni idrossido OH- che associandosi agli ioni H+ daranno la
formazione di acqua.
I reni hanno appunto la funzione di regolare la presenza di ioni idrogeno oppure la presenza di ioni
idrossido in modo da regolare il pH e riportarlo il più possibile a valori di pH fisiologico
L’equilibrio acido-base è proprio l’equilibrio che regola la funzione del pH nel liquido intracellulare
ed extracellulare: è essenziale la regolazione del pH per tutto l’organismo, per la corretta
conformazione proteica, perché le proteine a un pH non fisiologico vengono denaturate, per il
funzionamento degli enzimi, molti dei quali agiscono a pH molto acidi, per il funzionamento dei
recettori e del SNC.
Nelle condizioni di acidosi e alcalosi, il rene mette in atto le strategie di espulsione e riassorbimento,
per riportare l’equilibrio in soluzione; i livelli di ioni potassio sono particolarmente importanti nei
tessuti eccitabili proprio perché portano troppo lontano o troppo vicino alla soglia del potenziale
d’azione le cellule eccitabili.

Questa è un’immagine che rappresenta l’equilibrio tra acido e base: l’ingresso di ioni idrogeno
avviene tramite la dieta, con l’assunzione di acidi grassi, amminoacidi e tramite il metabolismo con
la produzione di CO2, acido lattico e chetoacidi, in un contesto di pH di 7,4. I tamponi che servono
per mantenere questi valori neutri di pH sono:
• il bicarbonato, nel liquido extracellulare,
• proteine, emoglobina e fosfati nelle cellule
• fosfati e ammoniaca nelle urine
La ventilazione a livello polmonare porta alla produzione di CO2 e H2O e l’uscita di ioni H+, così
come i reni portano all’espulsioni degli H+; l’anidride carbonica prodotta durante la respirazione si
combina con l’acqua per andare a formare l’acido carbonico, da cui poi si formeranno gli ioni
idrogeno e gli ioni bicarbonato, che sono le molecole tampone.

Vediamo qui una serie di sistemi tampone che regolano il pH corporeo: un tampone è una molecola
che interviene sul pH regolando la concentrazione di ioni idrogeno.
In questo esempio abbiamo gli ioni fosfato, gli ioni bicarbonato e l’emoglobina, anch’essa può andare
a legarsi agli ioni H+, fungendo da tampone.
Nel caso specifico (1), l’anidride carbonica va a legarsi con l’acqua, per dare l’acido carbonico, che
all’equilibrio va a liberare una molecola di idrogeno ed una di ione bicarbonato. Un aumento di
anidride carbonica (2) provoca uno squilibrio in questa reazione, il cui equilibrio si sposta verso
destra: si avrà un aumento di acido carbonico con un conseguente aumento di ioni idrogeno e ioni
bicarbonato; in questo caso si raggiunge un nuovo equilibrio con un pH più acido (3), per la presenza
maggiore di ioni. Il nuovo equilibrio è riportato nella (3) in cui si indica il pH acido con la freccia
verso l’alto vicino ad H+.
L’aggiunta di altri ioni idrogeno, per esempio a causa dell’introduzione di un metabolita, disturberà
nuovamente il nuovo equilibrio: avremo un eccesso di ioni H+ (4) che andrà a spostare l’equazione
verso sinistra, con una produzione maggiore di anidride carbonica e acqua. In questo caso il
bicarbonato fungerà da tampone perché andrà a legarsi agli ioni idrogeno in eccesso: si raggiunge
ancora un nuovo equilibrio con un pH un po’ meno acido. Avremo un aumento di CO2 e di H2O e
una diminuzione di acidità perché gli H+ in eccesso si sono andati a legare al bicarbonato (5).
Con la ventilazione polmonare possiamo regolare i livelli di CO2 ed acqua, quindi andare in
ipoventilazione o iperventilazione, portando acidosi o alcalosi tramite appunto la regolazione dei due
reagenti.

I reni regolano queste alterazioni del pH attraverso il tubulo collettore: qui abbiamo la
rappresentazione di un caso di acidosi, in cui abbiamo un pH basso con un aumento dei livelli di H+.
Quando acqua e anidride carbonica reagiscono, si vanno a formare dall’acido carbonico gli ioni
idrogeno e bicarbonato: il bicarbonato viene riassorbito e funge da tampone nel liquido extracellulare,
gli ioni idrogeno possono essere secreti e trasportati nelle urine tramite un altro tampone, che è lo
ione fosfato; quindi l’eccesso di ioni idrogeno viene portato via attraverso l’escrezione.
Anche gli amminoacidi possono legare gli ioni idrogeno, formando lo ione ammonio che viene
anch’esso trasportato nelle urine e può essere escreto all’esterno.

Questi sono due esempi di due situazioni opposte:


• l’acidosi, nel caso di concentrazioni di ioni idrogeno elevate nello spazio interstiziale: gli H+ si
legano agli ioni bicarbonato che fungono da tampone, si forma CO2, che entra nella cellula della
parete del tubulo e va a reagire con l’acqua, formando acido carbonico che si dissocia: gli ioni H+
derivati dalla dissociazione, tramite un trasportatore ATPasico, vengono trasportati nelle urine ed
escreti. In contemporanea vi è il riassorbimento degli ioni potassio che dalla cellula rientrano nello
spazio interstiziale andando a tamponare e riequilibrare i livelli di bicarbonato, così che il pH possa
tornare a livelli normali
• l’alcalosi, in cui i livelli di H+ sono bassi e dovranno essere riassorbiti: in questo caso abbiamo
nella cellula la reazione di anidride carbonica e acqua, a dare acido carbonico che si dissocerà in
ioni idrogeno e bicarbonato. Gli ioni idrogeno verranno trasportati nello spazio interstiziale dalla
pompa H+/K+ oppure attraverso una pompa specifica per l’idrogeno ATPasica, quindi si ha un
aumento dei livelli di idrogeno; il bicarbonato che si è formato può uscire ed essere eliminato
insieme al potassio che deriva dalla pompa H+/K+ sempre tramite le urine.
In questo caso i reni fungono da mediatori e riportano a livelli normali il pH, contrastando l’alcalosi
mediante la formazione di bicarbonato e idrogeno e successiva eliminazione del bicarbonato e del
potassio che vengono escreti; nell’acidosi invece, nel dotto collettore si formano sempre ioni
bicarbonato e ioni idrogeno, questi ultimi vengono escreti nelle urine, mentre viene riassorbito il
potassio, insieme al bicarbonato, per riportare il pH a livelli fisiologici nello spazio interstiziale.
Lezione 34: L' APPARATO RESPIRATORIO
I principali organi che permettono la respirazione umana sono i polmoni e in un uomo di circa 70 kg
equivalgono ad una superficie di un campo da tennis, cioè circa 75 m^2. Se potessimo prendere il tessuto
polmonare e distenderlo avremo una superficie così estesa, compressa in un volume che è più piccolo di
quella di una bottiglia. L'anatomia dei polmoni è fatta in modo tale da avere un'estensione di tessuto
respiratorario, che dai bronchi si va a estendere in ramificazioni sempre più piccole e ha un'espansione
molto elevata , questo perchè la funzione dei polmoni è quella di supportare lo scambio gassoso tra il
sangue e l'esterno. L'area di scambio perciò dev'essere molto grande perchè è necessario fornire ossigeno
e nutrienti a migliaia di miliardi di cellule. Tutto ciò avviene tramite una connessione molto stretta tra il
sistema respiratorio e il sistema sanguigno.
Le superfici di scambio devono essere protette , tramite una membrana, la PLEURA che contiene e avvolge i
polmoni e li protegge dall'esterno, e vi è anche una protezione anche a livello di scambi con l'esterno dell'aria in
modo tale che una superficie, il MUCO non permetta l'ingresso di sostanze patogene dall'esterno, dall'aria che
respiriamo e la superficie interna di scambio deve rimanere umida per evitare la disidratazione.Questo fenomeno
si chiama internalizzazione ed è importante per rimanere protetta dall'esterno, idratata e per avere il migliore
scambio possibile tra il sangue e il sistema polmonare.
La posizione interna dei polmoni richiede:
- una pompa muscolare → perchè si devono contrarre e distendere per permettere lo scambio dei gas.
- una superficie di scambio sottile ed umida per facilitare questo passaggio di O e CO2.
Le funzioni principali dell'apparato respiratorio sono:
- Scambio dei gas tra atmosfera e sangue → l'aria che noi immettiamo attraverso le vie nasali arriva ai polmoni e
deve scambiare,portare ossigeno al sangue e caricarsi di CO2 che viene poi eliminata
- regolazione omeostatica del pH corporeo (con la regolazione del bicarbonato e degli ioni idrogeno, quindi lo
scambio tra H20 e CO2 porta alla regolazione del pH
- Protezione dagli agenti patogeni esterni e sostanze irritanti che passano la prima barriera e proprio il muco che si
forma all'interno delle alte vie respiratorie
- Vocalizzazione, con le corde vocali che sono posizionate nelle alte vie respiratorie

Lo scambio di gas tra atmosfera e sangue rappresenta il FLUSSO di MASSA d'ARIA ( valgono gli stessi principi
che regolano il flusso di un liquido in particolare del sangue)
– il flusso va per gradiente di pressione, da pressione più elevata a pressione minore, i gradienti di pressioni sono
importanti all'interno degli alveoli proprio per regolare lo scambio tra O e CO2, tra sangue e alveoli.
– é regolato da una pompa muscolare che permette con la contrazione e il rilasciamento il funzionamento dei
polmoni,così come nell'apparato cardiocircolatorio abbiamo il cuore che funge da pompa, in questo caso, in caso
di flusso di massa d'aria abbiamo la pompa muscolare che crea il gradiente di pressione mediante questi cicli di
contrazione e rilasciamento
– la resistenza → come nei fluidi liquidi anche nei fluidi di aria abbiamo la resistenza che dipende dal diametro
dei condotti attraverso cui fluisce; più alto è il condotto,
minore è la resistenza.

(FIG. SLIDE 5) Il legame stretto tra il sistema circolatorio e


quello respiratorio:
La circolazione sistemica porta dal ventricolo sinistro il
sangue ossigenato ai tessuti (avviene scambio a livello III)
cioè lo scambio tra il sangue e i tessuti, il sangue cede
ossigeno per la respirazione cellulare e tutte le sue attività
cellulari, la creazione di ATP, di energia, si carica di CO2
che passa dai tessuti al sistema sanguigno periferico e
questo circolo sistemico attraverso le vene torna al cuore
destro, all'atrio e al ventricolo destro. Da qui passa il sangue
ricco di CO2, arriva al circolo polmonare ( attraverso
l'arteria polmonare) e viene trasportata a livello dei polmoni
e a livello degli alveoli polmonari avremmo lo scambio tra
CO2 e O (scambio livello I). Quindi la CO2 passa negli
alveoli e poi alle vie aeree esterne,l'ossigeno che viene
immesso attraverso la respirazione a livello degli alveoli,
attraverso la membrana, lo stretto contatto tra la membrana
degli alveoli e i capillari sanguigni passa in circolo e ritorna
al cuore. Questa è detta Scambio I, cioè tra l'atmosfera, l'aria
che noi immettiamo e i polmoni, ed è la respirazione
esterna.
DESCRIZIONE DELL'ANATOMIA RESPIRATORIA

Le alte vie respiratorie partono dalla cavità nasale, immettiamo aria attraverso il naso, questa passa nella faringe,
per arrivare poi nella laringe, qui vi è una divisione tra l'esofago e una valvola che chiude l'esofago in modo
tale che non vada aria nello stomaco e viceversa non passi cibo attraverso la laringe nei polmoni; nella laringe
sono posizionate anche le corde vocali per la volcalizzazione e l'aria arriva dalla laringe nella trachea. Questa
parte è l'apparato respiratorio superiore mentre le vie respiratorie inferiori partono dalla trachea fino ai bronchi e
polmoni destro e sinistro.
La trachea è formata da anelli di cartilagine e strutture muscolari che ne permettono la contrazione; man mano i
bronchi si dividono in due rami, si dividono in bronchioli all'interno dei polmoni con sezioni sempre più piccole
fino ad arrivare alla sezione degli alveoli.
Il sistema respiratorio può essere quindi diviso in:
– via aeree ( superiori e inferiori)
– ALVEOLI ( i vasi all'interno)
– Ossa e Muscoli del torace che permettono la respirazione cioè la ventilazione, il movimento dei polmoni in
contrazione e rilasciamento, inspirazione ed espirazione per permettere il flusso d'aria
Diaframma → membrana che divide l'addome dalla posizione all'interno del torace.
La parte alta dei polmoni si chiama APICE, poi troviamo LOBO superiore, intermedio e inferiore; l'anatomia e la
grandezza di questi lobi è diversa tra lobo destro e sinistro perchè nel sinistro abbiamo un incavo dove è inserito
lo spazio di allocazione del cuore, quindi la dimensione dei lobi tra i due polmoni è diversa.
La BASE è la parte bassa del polmone dove vi è il contatto col diaframma.
In fig. c) i muscoli all'interno della cassa toracica che servono per mediare l'inspirazione e l'espirazione
polmonare. I muscoli adibiti all'inspirazione( quando immettiamo aria nei polmoni) sono i sternocloidei,
mastoidei e scaleni si trovano all'interno delle vertebre, poi ci sono gli intercostali esterni e il diaframma. I
muscoli invece che intervengono nell'espirazione (cioè quando andiamo a svuotare i polmoni) sono gli intercostali
interni e i muscoli addominali.
Nella fig. d) (sezione trasversale dall'alto), si vedono anche la sezione dell'esofago, l'aorta e la cavità pleurica che
è la cavità all'interno del quale sono presenti i polmoni. La cavità pleurica è rivestita da membrane pleuriche, una
a contatto con la gabbia toracica e l'altra a contatto col polmone vero e proprio.
All'interno della cavità pleurica troviamo una quantità di fluido molto piccola rispetto al volume dei polmoni , ma
ha un'importante funzione di scorrimento per evitare delle rigidità durante il movimento polmonare nella cassa
toracica.
Al centro la cavità pericardica dove è contenuto il cuore e anche questa riempita di una piccola quantità di
fluido che serve a lubrificare il movimento cardiaco.
BRONCHI E ALVEOLI:
La trachea si divide in 2 rami ( destro e sinistro) nei 2 bronchi principali.
Dischi e anelli cartilaginei che danno sostegno e struttura della trachea e poi man mano dei bronchi e dei
bronchioli. Ogni bronco si suddivide fino a 22 volte terminando in un raggruppamento di alveoli che sono
l'unità funzionale, lì dove avviene lo scambio tra sangue ed aria. La velocità dell'aria è inversamente
proporzionale all'area di sezione totale delle vie aeree. Cioè scorre più velocemente nelle alte vie,dove la sezione è
più alta, è più lenta nell'ampia area bronchiale, che è un'ampia area ma con la sezione più piccola questo perchè
l'aria deve scorrere lentamente perchè deve permettere, deve avvenire lo scambio O e CO2 . Gli 80 milioni di
bronchioli sono piccole vie di passaggio e sono costituite principalmente da muscolatura liscia, perchè essi
devono essere abbastanza elastici da permettere questo movimento e il passaggio dell'aria.

SLIDE 8 FIG 2 Qui abbiamo la rappresentazione e lo stretto legame tra gli alveoli e i capillari sanguigni.
Abbiamo le arterie, le vene rappresentate in rosso e in blu man mano si diramano e si dividono in capillari sempre
più sottili.
Attorno agli alveoli abbiamo i letti capillari ( che sembrano dei gomitoli di lana) che avvolgono completamente
l'alveolo e sono a stretto contatto con la parete degli alveoli per permettere lo scambio tra il sangue e l'aria. Gli
alveoli sono circondati anche da fibre elastiche, intensamente ramificate che formano altri tipi di “gomitoli”
proprio perchè vi deve essere questo movimento che aiuta lo scambio, tutto questo grazie anche al rivestimento e
al rilascio di muco.

TESSUTO POLMONARE ad alto ingrandimento dove vediamo la formazione nelle varie cellule.
Costituito da alveoli che sono pieni di aria e raggruppati in bronchioli terminali; ogni alveolo è costituito da un
tessuto
di scambio per permettere il passaggio tra CO2 e O. Poi vi è tessuto connettivale che contiene elastina e
collagene per il ritorno elastico cioè per permettere questo movimento di rigonfiamento e ritorno che facilita il
passaggio dell'aria. I tipi cellulari contenuti nel tessuto polmonare sono:
– cellule ALVEOLARI tipo I → sono le cellule che compongono e rivestono l'alveolo e sono le cellule dove
avviene lo scambio gassoso
– cellule ALVEOLARI tipo II → (surfactanti) sono più piccole e sono quelle che sintetizzano il surfattante
ovvero il liquido che serve per rivestire la parte della parete dell'alveolo a contatto con l'endotelio del capillare e
questo liquido permette il passaggio tra il sangue e l'aria
– MACROFAGI ALVEOLARI → cellule che servono per fagocitare tutto il materiale estraneo presente nell'aria
che deve essere eliminato. Un'altra funzione importante è data dalle fibre elastiche che si trovano tra i capillari ( in
rosa) e la parete alveolare, le cellule di tipo I e II.
– Cellule ENDOTELIO CAPILLARI L'endotelio è a contatto con la membrana basale, fonde insieme l'endotelio
e la membrana dell'alveolo e questa piccola sezione in azzurro è il surfattante che riveste tutta la parete
dell'alveolo e permetto lo scambio.

Il sacco pleurico è una membrana piena di liquido che riveste il polmone ed è formato da 2 foglietti di
membrana detta pleura che è costituita da tessuto connettivo elastico e da capillari e riveste completamente il
polmone come un palloncino pieno d'aria rivestito da quest'altra membrana. Questa membrana pleurica contiene
liquido pleurico che ha un volume molto piccolo ma è essenziale per mantere a contatto il tessuto polmonare con
la cassa toracita e permette il mantenimento del tessuto polmonare a contatto con la cassa toracica e ne permette il
rientro senza mai però permettere lo sgonfiamento completo. Un foglietto riveste l'interno della cavità toracica,
l'altro la superficie esterna e contengono un liquido pari a 25-30 ml (in un uomo di circa 70 kg), poco liquido
come quantità ma con una grande funzione.

FUNZIONI LIQUIDO PLEURICO:


-diminuire l'attrito durante il movimento dei polmoni nella cavità toracica
-mantenere in contatto polmoni e parete toracica; questa adesione è importante perchè tiene i polmoni incollati
alla gabbia toracica e li mantiene parzialmente pieni. Vi è sempre un volume a riposo dei polmoni che sono
sempre pieni di aria. “ i polmoni non risulteranno MAI completamente vuoti” e questa funzione è dovuta alla
presenza di questo liquido pleurico. Quando abbiamo un danneggiamento della pleura, vi è un collassamento dei
polmoni proprio perchè si perde questo meccanismo di adesione.

VIE AEREE
funzioni:
– riscaldamento dell'aria alla T corporea di 37° C
– il raggiungimento del vapor saturo, cioè l'aria viene saturata di vapore acqueo e la presenza di O dipende anche
dalla quantità di vapore acqueo
– filtrazione del materiale esterno che arriva da trachea attraverso i bronchi
SLIDE 13-14
Rappresentazione delle cellule dell'epitelio all'interno della trachea, che hanno ghiandole sottomucose che
permetteno la produzione di muco che consente l'eliminazione delle particelle estranee che arrivano con l'aria.
Cellule calciformi → secernono muco, hanno epitelio rivestito di ciglia che permettono il passaggio e il
movimento del muco sempre verso l'alto, quindi trasportano le particelle estranee nelle alte vie respiratorie.
Questo strato di muco che va verso la faringe è anche unito ad una secrezione salina che permette alle ciglia di
spingere il muco sempre più in alto.

MECCANISMO D'AZIONE attraverso cui si produce questa soluzione salina (NaCl + H20) che aiuta il
movimento del muco nelle alte vie respiratorie.
La produzione di NaCl è dovuta alla presenza di trasportatori ( che sono i trasportatori per il K, Na e Cl) e
sono i cosiddetti trasportatori della fibrosi cistica, sono importanti perchè permettono l'ingresso di 2 molecole
di Cl che viene espulso attraverso canali propri, K e Na;
Il Na torna nel liquido extra cellulare attraverso la pompa sodio-potassio ATP-asica e poi Na e H20 possono
passare per via paracellulare all'esterno e quindi Na e Cl formano questa soluzione che mista al muco permette il
movimento.
Nella fibrosa cistica ( malattia genetica grave) questo trasportatore è alterato o mancante a causa di una
mutazione genetica e vi è una diminuita concentrazione di ioni Cl(perchè questo trasportatore non funziona) e
quindi la soluzione di NaCl è troppo basso e il muco si accumula e non è diluito con soluzione salina e nei
pazienti con fibrosi cistica abbiamo spesso dei blocchi polmonari e sono anche soggetti a polmoniti croniche
molto gravi.
Questi stessi trasportatori li avevamo trovati a livello della produzione di muco nell'intestino e anche in quel caso
nei pazienti con fibrosi cistica porta a problemi a livello di intestino.
Lezione 35 Sezione 8 PARAMETRI POLMONARI

Iniziamo a vedere quali sono i principali parametri polmonari. Ripartiamo dalla


circolazione polmonare e dall’immagine del legame tra il cuore e i polmoni.
Nell’immagine si vede la vena cava superiore che arriva all’atrio destro, il passaggio
del sangue al ventricolo destro, e l’ingresso nell’arteria polmonare.

L’arteria polmonare si divide in: destra e sinistra, e porta il sangue al polmone destro
e sinistro.

Al livello del polmone avviene lo scambio di ossigeno e CO2, l’ossigeno viene


ceduto al sangue dal polmone, e il sangue ricco di ossigeno attraverso la vena
polmonare torna all’atrio sinistro, da qui al ventricolo sinistro e poi attraverso l’aorta
a tutte le varie sezioni dell’organismo, dalla parte alta a quella addominale.
Nell’immagine un segmento dell’aorta è stato rimosso per fare vedere l’anatomia al
di sotto dell’esofago. Questo è il collegamento, come il sangue fluisce dal cuore ai
polmoni.
3di12

La circolazione polmonare è un sistema ad alto flusso e bassa pressione, alto flusso


perché il sangue arriva attraverso l’arteria polmonare e si divide nei due polmoni,
porta un volume di sangue pari a circa il 10% del totale, circa 0,5 litri, arrivano ai
polmoni. 75 ml si trovano a livello dei capillari, il resto a livello nelle arterie e nelle
vene. La portata del flusso nei polmoni è molto elevata perché i polmoni ricevono
l’intera gittata cardiaca dal ventricolo destro 5 L/min perché sono molto vicini e il
passaggio è quasi diretto.

Invece la pressione del sangue è di circa 15/8 mmHg, nell’arteria polmonare, molto
più bassa rispetto a quella che troviamo nel circolo sistemico che è 120/80 mmHg,
questo perché la lunghezza dei vasi dal cuore ai polmoni è molto più breve, la
pressione è molto corta. La resistenza del polmone è molto bassa e non serve molta
energia per spingere il sangue dal cuore, dal ventricolo destro, ai polmoni.
4di12

Le leggi che regolano il passaggio di gas, quindi dell’aria nei polmoni. Sono le leggi
classiche dei gas. Sono leggi che governano il comportamento dei gas nell’aria e
forniscono le basi per capire gli scambi tra l’ambiente esterno e alveoli.

La prima legge è: l’equazione dei gas ideali dove la formula PV=nRT

Pressione (P) x volume (V), dove (n) è uguale al numero di moli di gas presenti
nell’aria x (R) costante universale dei gas x (T) cioè la temperatura.

Nell’organismo umano si assume che il numero di moli e la temperatura siano sempre


costanti.

La formula PV=nRT si semplifica in: V=1/P che è la relazione tra il volume del gas e
la pressione, il volume del gas è inversamente proporzionale alla pressione, quindi se
il volume aumenta, la pressione diminuisce e viceversa, quando si ha l’ampiezza
massima dei polmoni avremo una pressione diminuita.
La seconda è la Legge di Boyle: che esprime anche questa la relazione tra la
pressione e il volume ed è data dalla formula: P1V1=P2V2 esempio: in un serbatoio
di 1litro avremo una pressione di 100 mmHg (P1).

Cosa succede quando il volume diminuisce? Se il volume arriva ad essere 0.5L, la


formula diventa P2 ( cioè la pressione che dobbiamo trovare)= P1 (100mmHg) x V1
(cioè il volume iniziale, 1litro) x V2 P2=P1xV1xV2 = 100 x 1/ 0.5 = 200
mmHg ( la pressione viene raddoppiata).

Per comprendere meglio la differenza di pressione si vede il recipiente con un


pistone, con 1.0 litro di volume, con una pressione dovuta alle quantità di molecole
che si trovano all’interno di 100mmHg, se andiamo a dimezzare questo volume a 0.5
litri, avremo una pressione raddoppiata all’interno del gas quindi una pressione di
200mmHg. La legge dei gas ideali e quella di Boyle sono applicabili a tutti i gas o a
miscele di gas.
La terza legge, di Dalton dice che la pressione totale di una miscela di gas è la
somma delle pressioni individuali di ciascun gas (Pgas) indica la pressione parziale.
Per esempio a livello del mare la pressione atmosferica è 760mmHg e l’ossigeno è il
21% della pressione atmosferica, ogni gas è la somma delle pressioni individuali. La
pressione parziale di un gas è data dalla Pressione atmosferica ( 760mmHg ) x (21%)
del gas presente nell’atmosfera, quindi la pressione finale di ossigeno sarà 160mmHg.

La pressione di un gas nell’aria è anche dipendente dalla presenza di umidità e dalla


temperatura che contribuiscono alla pressione totale. Nell’aria umida il vapore
acqueo diluisce il contributo degli altri gas e la pressione varia.

Esempio nella tabella: l’ossigeno è il 21% a livello del mare, la pressione del gas in
condizioni di aria secca e con una temperatura di 25 C° sarà a 160 mmHg, la CO2
(0.25) e il vapore acqueo ( 0 )perché è una pressione secca.

In condizioni di aria a 25C° ma con un’umidità del 100% avremo un vapore acqueo
del 24 mmHg e con la stessa percentuale di ossigeno la pressione dell’ossigeno
diminuirà a 155mmHg.

Nel caso di aria più calda a 37 C° e sempre con un’umidità massima, avremo un
vapore acqueo aumentato di 47mmHg e una diminuita pressione dell’ossigeno 150
mmHg.
7 di 12

Il volume polmonare è la quantità di aria presente nei nostri polmoni, ci sono diverse
misure di volume: 1) il volume corrente (Vc) cioè quello che si trova all’interno dei
polmoni a riposo. 2) il volume di riserva inspiratoria (Vri), quando immettiamo nei
nostri polmoni più quantità forzatamente di aria. 3) il volume di riserva espiratoria
(Vre), quando espiriamo al massimo più del volume corrente a riposo. 4) il volume
residuo (Vr) cioè quello che resta sempre all’interno dei polmoni, sono sempre pieni
d’aria e non sono mai vuoti. Nell’immagine abbiamo la rappresentazione rispetto al
tempo delle quantità di volume durante le varie fasi della respirazione. Volume e
capacità polmonari cambiano negli uomini rispetto alle donne e anche in base al peso.
Volume corrente (VC) = è il volume che si muove nei polmoni durante una singola
inspirazione o espirazione, equivale a 500mL, è il volume a riposo, è rappresentato
dalla fascia in azzurro dai 2800, 2300 mL. Se richiamiamo aria forzatamente nei
polmoni avremo dalla capacità normale, corrente, un aumento del volume di riserva
inspiratoria, fino ad un massimo di 3000mL. Quando torniamo in basso e buttiamo
fuori tutta l’aria possibile, andiamo verso il volume minimo e la capacità minima
espiratoria, avremo fino a 1200ml, questo è il volume di riserva espiratoria cioè il
volume espirato forzatamente fino alla fine della respirazione (1100ml).

Il volume residuo (Vr), è il volume che non può essere eliminato dai polmoni e dalle
vie respiratorie ed è circa (1200 ml), cioè quello che resta sempre nei polmoni.

La capacità polmonare totale, si misura quando andiamo a fare la spirometria, è la


somma di tutti questi volumi, cioè la somma del volume corrente, residuo e del
volume di riserva espiratoria e inspiratoria.

9di12

La capacità polmonare è la somma di due o più volumi, la capacità vitale è la somma


del volume di riserva inspiratoria, espiratoria e del volume corrente. Rappresenta il
massimo volume di aria che possiamo volontariamente spostare dentro e fuori i
polmoni, diminuisce con l’età a causa dell’indebolimento muscolare e quindi di un
affaticamento nel compiere gli atti respiratori, perché i muscoli della cassa toracica
sono importanti per permettere l’inspirazione e l’espirazione.

La capacità polmonare totale è data dalla capacità vitale + il volume residuo, quindi
tutta la capacità polmonare.(CPT)

La capacità inspiratoria è data dal volume corrente+ riserva inspiratoria.(CI)


La capacità funzionale residua è la riserva espiratoria + il volume residuo.(CFR)

CPT, CI, CFR sono i valori che sono indicati quando andiamo a fare la spirometria,
che è l’analisi clinica che ci permette di valutare la nostra capacità polmonare.

10 di 12

Il meccanismo di ventilazione che si chiama normalmente respirazione cioè il


movimento del diaframma e dei polmoni durante l’espirazione e l’inspirazione cioè
l’immissione di aria nei polmoni e l’espirazione, cioè quando la buttiamo fuori.

Durante la ventilazione tranquilla i muscoli coinvolti sono il diaframma che è la


membrana che si trova sotto ai polmoni, al di sotto, della cassa toracica, i muscoli
intercostali e gli scaleni.

Il movimento che permette durante l’inspirazione cioè l’allargamento della cassa


toracica e l’ingresso di aria dall’esterno, dentro i polmoni è dovuto alla contrazione
del diaframma che si contrae e si appiattisce, quello che succede alla cassa toracica è
come l’innalzamento del manico di una pompa, cioè lo sterno si muove verso il basso
e si allarga. Il diaframma si appiattisce, lo sterno si allarga lateralmente e avviene
l’immissione di aria perché il flusso di aria è regolato dal gradiente di pressione,
all’aumento del volume della cassa toracica, durante l’inspirazione si produce una
pressione al di sotto della pressione atmosferica e quindi l’aria può entrare all’interno
dei polmoni. Con l’espirazione avviene il rilasciamento del diaframma e della cassa
toracica che ritorna alla posizione di partenza, avremo una diminuzione del volume e
l’aria sarà espulsa verso l’esterno.
11 di 12

Nell’immagine in alto è rappresentato tutto il ciclo respiratorio nel tempo: iniziamo


dal punto 0, il punto A, dove avremo una pressione all’interno dei polmoni a riposo,
uguale alla pressione atmosferica indicata con il valore 0, avremo una pressione
uguale, quindi un movimento normale tra l’interno e l’esterno dei polmoni. Quando
inizia l’inspirazione, cioè il movimento d’ingresso, il diaframma si contrae e la cassa
toracica aumenta, avremo una diminuzione della pressione al di sotto della pressione
atmosferica sempre più verso il basso fino a -1 mmHg, in questo caso l’aria può
entrare.Man mano che va verso il basso arriva al punto più basso, più critico, dove la
pressione arriva a -1 mmHg, in questo caso non vi è più ingresso e movimento
d’inspirazione ma l’aria continua a spostarsi, è più lenta e continua ad arrivare a
livello degli alveoli, questa fase dura da 0 a 2 secondi.

Quando l’inspirazione finisce e si ritorna verso una pressione prossima allo zero,
all’interno degli alveoli ancora continua la fase di immissione di aria fino agli alveoli.
Al punto 3, ai 2 secondi avremo l’inizio dell’espirazione, quindi siamo di nuovo a 0
l’espirazione inizia, il diaframma si rilascia e il volume diminuisce andremo verso
una pressione maggiore rispetto a quella atmosferica, fino a un massimo di 1 mmHg.
Avremo l’espirazione, l’aria inizia a fluire e uscire dai polmoni e avremo un
abbassamento della curva fino al punto minimo, dove i polmoni sono ritornati a
riposo, la pressione è uguale alla pressione atmosferica e siamo al punto A5 cioè i
polmoni si sono completamente svuotati. II volume residuo rimane all’interno dei
polmoni, ciascun atto dura 4 secondi. Ogni ventilazione è composta da circa 12-20
atti/minuto per un adulto a riposo, se vi è un’attività fisica prolungata, avremo un
aumento della ventilazione.

Nell’immagine è rappresentata anche l’attività della cavità pleurica che è chiusa e


non raggiunge mai la pressione atmosferica, ha una pressione sempre più bassa di
quella atmosferica intorno a -3, durante l’inspirazione si abbassa ulteriormente fino a
6 e ritorna in alto fino a -3 alla fine dell’espirazione.

Il movimento delle coste che durante l’inspirazione vanno verso l’esterno, la parete
toracica si ritrae e tende a tirare la parete toracica verso l’esterno, mentre durante
l’espirazione il ritorno elastico della pleura, permette al polmone di generare la
tensione verso l’interno che crea poi durante l’espirazione l’aumento di pressione che
permette lo svuotamento dell’aria. La pleura, cioè la cavità piena di liquido che
riveste i polmoni, con una pressione di -3 aiuta sia l’inspirazione sia l’espirazione, a
spingere i polmoni per svuotare completamente.

Due fattori che influenzano la corretta attività polmonare sono: la complianza o


cedevolezza cioè la capacità dei polmoni di espandersi, si riferisce alla forza
esercitata dal corpo per deformarlo, è proporzionale a volume rispetto alla pressione.

L’elastanza o elasticità è la capacità del polmone di resistere alla deformazione,


l’inverso della complianza, deve essere elastico, deve espandersi in maniera elastica,
non deformandosi e deve saper ritornare alla forma originale.

Un polmone con complianza elevata ha perso il tessuto elastico e non ritornerà al


volume di riposo, avrà una bassa elasticità e quindi complicazioni a livello
respiratorio.
SLIDE 2 - FUNZIONI PRINCIPALI APPARATO RESPIRATORIO

-Scambio Sostanze Gassose


-Regolazione pH
-Protezione da agenti patogeni e da sostanze irritanti
-Vocalizzazione

In questa lezione affronteremo lo studio dell'apparato respiratorio con particolare riguardo alla meccanica e
alla ventilazione polmonare. L'apparato respiratorio svolge diverse funzioni: innanzitutto si occupa dello
scambio di sostanze gassose, vale a dire ossigeno e anidride carbonica; partecipa alla regolazione del PH
ematico in collaborazione con i reni; protegge da agenti patogeni e da sostanze irritanti; partecipa al
meccanismo della vocalizzazione.
Tutte queste funzioni si esplicano attraverso il flusso di aria. Come di norma, il flusso di aria va da regioni a
pressioni maggiori verso regioni a pressioni minori; in genere, i gradienti di pressione sono generati da una
pompa muscolare e, ovviamente, il flusso d'aria incontra delle resistenze, che dipendono dal diametro dei
condotti.

SLIDE 3 - STRUTTURA DELL’APPARATO RESPIRATORIO

L’apparato respiratorio è composto da vie aeree cosiddette superiori e vie aeree inferiori. Le vie aeree
superiori servono a condurre l'aria che noi respiriamo verso le vie aeree inferiori. Le vie aeree hanno la
particolarità, dalla trachea ai bronchi principali, di suddividersi e diramarsi fino ad arrivare a condotti sempre
più piccoli, che sono i Bronchioli respiratori, che finiscono negli alveoli, cioè quella zona dei polmoni dove di
fatto avvengono gli scambi gassosi.
SLIDE 4 –

SLIDE 5 –

Composizione dell’aria: Pressione=760 mmHg= 1 atm

Aria atm. Aria umi. Aria alv. Aria esp.

mmHg mmHg mmHg mmHg

N2 597= 78.62% 563.4= 74.09% 569= 74.9% 566= 74.5%

O2 159=20.84% 149.3=19.6% 104=13.6% 120=15.7%

CO2 0.3=0.04% 0.3=0.04% 40=5.3% 27=3.6%

H2O 3.7=0.50% 47=6.20% 47=6.2% 47=6.2%

Noi respiriamo l'aria atmosferica. L'aria atmosferica ha una pressione di 760 mm di mercurio, che corrisponde
a un’atmosfera a livello del mare. L'aria atmosferica è composta da diversi gas: principalmente azoto,
ossigeno, anidride carbonica e acqua. I gas che a noi interessano per la nostra respirazione sono l'ossigeno e
l’anidride carbonica.
Come vedete da questa tabella, dall'aria atmosferica fino ad arrivare all'aria alveolare, l'ossigeno e l’anidride
carbonica subiscono numerose modificazioni. Questo perchè nel passaggio dalle vie aeree superiori l'aria
viene modificata (umidificata e riscaldata) e questo comporta anche una differenza di pressione parziale dei
singoli gas. Quello che a noi interessa è comunque che la pressione parziale dell'ossigeno a livello alveolare
raggiunga i 104 mm di mercurio, che é quella pressione che permetterà l'ingresso dell'ossigeno nei nostri vasi
e che l’anidride carbonica non superi la pressione parziale di 40 mm di mercurio, perché questa pressione
permette all’anidride carbonica contenuta nel sangue di passare dal sangue agli alveoli per essere eliminata.
SLIDE 6 – Epitelio Alveolare: cellule di tipo I e II

Gli scambi gassosi come abbiamo detto avvengono nelle diramazioni più piccole a livello degli alveoli
polmonari. Gli alveoli polmonari sono delle strutture piuttosto complesse, da cui parte la cosiddetta
membrana respiratoria, che ha una componente polmonare-alveolare e una componente, invece, che fa
parte del sistema di irrorazione (quindi vascolare) del polmone. L’epitelio dell’alveolo polmonare è costituito
da due tipi di cellule, le cellule di tipo uno e le cellule di tipo due. Le cellule di tipo due sono particolarmente
importanti, perché assicurano la produzione di un fattore, denominato surfattante, che ha il compito di
stabilizzare il diametro degli alveoli, riducendo la tensione superficiale. Quindi è una delle forze che impedisce
al polmone di collassare.
SLIDE 7 - ACCOPPIAMENTO ALVEOLI-CAPILLARI

Estesa rete capillare, arteriole regolate dalle pressione dei gas


diffusibili:

↑ PCO2 o ↓PO2

-Dilatazione bronchioli

↓PCO2 o ↑PO2

-Costrizione bronchioli

Tutti gli alveoli polmonari ricevono una irrorazione, sono a stretto contatto con il sistema vascolare. Come
vedete da questa immagine, il sangue viene portato agli alveoli polmonari dalle diramazioni dell’arteria
polmonare, che parte dal ventricolo destro e porta sangue ricco di anidride carbonica e povero di ossigeno.
A livello alveolare si arricchisce di ossigeno e ritorna al cuore in particolare all’atrio sinistro, attraverso le vene
polmonari. A livello degli alveoli avvengono gli scambi e i bronchioli terminali risentono della effettiva
saturazione per la presenza dell’anidride carbonica e dell'ossigeno, per cui:

- se la pressione parziale dell’ossigeno diminuisce, la pressione parziale dell'anidride carbonica


aumenta, noi vedremo una dilatazione dei bronchioli proprio per permettere tutto il passaggio dei
gas;
- viceversa se la pressione parziale di anidride carbonica diminuisce, quella di ossigeno aumenta, noi
avremo una contrazione dei bronchioli, quindi meno bronchioli parteciperanno alla diffusione dei
gas.

SLIDE 8 –

Com'è possibile che l'aria atmosferica arrivi a livello polmonare? Questo è compito della gabbia toracica, che
contiene i polmoni.
I polmoni, come vedete nell'immagine, sono
ricoperti da due foglietti, che sono i foglietti
pleurici:
- una pleura parietale, che mantiene il
polmone adeso alla gabbia toracica, quindi
alle coste, attraverso la muscolatura
intercostale;
- una pleura viscerale, invece, strettamente
accollata al parenchima polmonare.

Tra i due foglietti c'è uno spazio molto piccolo


che contiene un liquido, il liquido pleurico,
che permette lo scorrimento dei foglietti l'uno sull'altro e, quindi, l'espansione o la retrazione del polmone
durante le fasi della respirazione.
SLIDE 9 – MUSCOLI RESPIRATORI

Durante le due fasi respiratorie il volume della gabbia toracica cambia e di conseguenza la pressione.

Le fasi della respirazione sono due:

- quella di inspirazione, durante la quale la gabbia toracica aumenta il suo volume, di conseguenza il
polmone stesso. In questa fase l'aria atmosferica può entrare per differenza di pressione nel nostro
apparato respiratorio fino a raggiungere gli alveoli;
- quella di espirazione, in cui invece il volume polmonare diminuisce e quindi per differenza di
pressione l'aria può uscire dal sistema dell’apparato respiratorio e ritornare nell’atmosfera.

I muscoli che permettono questi movimenti di ispirazione ed espirazione sono i muscoli respiratori:
- il principale muscolo respiratorio é il diaframma, che ha il compito di abbassare la gabbia toracica;
- partecipano ai processi inspiratori i muscoli intercostali esterni, che invece hanno il compito di
allargare la gabbia toracica. Se dobbiamo immettere più aria per necessità, per esempio,
metaboliche, partecipano ai processi inspiratori i cosiddetti muscoli ausiliari della respirazione, quali
lo sternocleidomastoideo e i muscoli scaleni;
- sono invece muscoli espiratori i muscoli intercostali interni. La fase espiratoria, in genere, è un
processo che si ha semplicemente per rilassamento dei muscoli inspiratori che, non allargando e
allungando la gabbia toracica quando si rilassano la gabbia toracica può tornare alle sue condizioni
di partenza.
SLIDE 10 –

L’espansione del polmone è garantita da diverse forze


che agiscono su di esso:

In assenza di flusso d’aria:

Palv= Patm=0

Pintrapleurica negativa (frecce rosse), bilancia le forze


di retrazione elastica del polmone e della gabbia
toracica (frecce verdi).

P responsabile delle variazioni di V. del polmone,


Pinterna –Pesterna

Numerose forze agiscono a livello polmonare: sia forze che tendono a farlo collassare, sia forze che tendono
invece a tenere tutti gli alveoli pervi, quindi il polmone espanso.
Le forze di retrazione sono essenzialmente delle forze elastiche, invece le forze che mantengono pervio il
polmone sono dovute al fatto che nella gabbia toracica vige una pressione negativa di circa 4 mm di mercurio
che, durante la fase espiratoria diventa ancora più negativa, fino a raggiungere i 7 mm di mercurio. Come
abbiamo detto prima, un fattore essenziale per il mantenimento della pervietà degli alveoli è la produzione
del fattore surfattante da parte dell'epitelio alveolare stesso. Si viene quindi a creare una pressione
transpolmonare, che è quella responsabile della variazione del volume polmonare durante le fasi di
ispirazione e di espirazione.
SLIDE 11 – PNEUMOTORACE

Essenziale per mantenere l'espansione del polmone, è la pressione negativa della gabbia toracica. Come
vedete in questa diapositiva, se i foglietti parietali subiscono un danno e quindi non sono in grado di
mantenere la pressione negativa, quello che succede è che viene esercitata una pressione dall'esterno
del polmone in questo caso positiva, quindi questa pressione agisce sull’esterno del polmone e tende a
farlo collassare: andiamo incontro così al fenomeno dello pneumotorace.

SLIDE 12 – FASI DELLA RESPIRAZIONE

Durante le fasi della respirazione noi abbiamo delle


variazioni di volume del polmone stesso e quindi della
pressione, il che facilita l'ingresso dell'aria o la fuoriuscita
dell'aria. Come vedete in questa immagine, durante la fase
di inspirazione il volume polmonare aumenta, quindi la
pressione all’interno del volume diventa più bassa rispetto
a quella atmosferica e l'aria può entrare all’interno del
polmone; viceversa, durante la fase di espirazione, il
volume polmonare diminuisce, la pressione negativa
diminuisce e, quindi, noi possiamo espellere l'aria che era
entrata, ovviamente dopo che sono avvenuti gli scambi
gassosi.
SLIDE 13 – MISURA DEI VOLUMI POLMONARI

Possiamo misurare mediante l’utilizzo di uno strumento, che è lo spirometro, le variazioni del volume
polmonare. I volumi polmonari misurabili con lo spirometro sono diversi:

- quando facciamo una respirazione tranquilla, quindi non sotto sforzo, otteniamo il cosiddetto
volume corrente, che è la quantità di aria che noi inspiriamo ed espiriamo in un singolo atto
respiratorio. Questo volume è all'incirca di 500 ml;
- quando per esigenze metaboliche dobbiamo aumentare la quantità di ossigeno che deve arrivare alle
nostre cellule, aumentiamo in genere la profondità del singolo atto respiratorio, andando a misurare
appunto il volume di riserva inspiratorio. Questo volume è all'incirca di 3000 millilitri;
- quando dobbiamo fare invece una espirazione forzata, contribuiranno all’atto dell’espirazione anche
i muscoli ausiliari della respirazione, ossia i muscoli intercostali interni, espirando non solo i 500 ml
del volume corrente, ma aggiungendo il volume di riserva espiratorio;
- anche dopo un atto di espirazione forzata, all’interno del polmone, deve rimanere una certa quantità
di aria che costituisce il volume residuo. In genere è pari a circa 1200 ml. Questo volume è essenziale
perché partecipa a quelle forze che servono a mantenere espanso il nostro polmone.
SLIDE 14 – VOLUMI POLMONARI

La somma di questi volumi andrà a costituire poi le capacità polmonari. Perciò noi abbiamo una capacità
inspiratoria che è la somma del volume corrente e il volume di riserva inspiratorio. Abbiamo una capacità
totale, che è praticamente tutta la quantità di aria che può entrare, uscire e rimanere all'interno del polmone;
e infine, una capacità respiratoria, che è soltanto la quantità di aria che noi facciamo entrare e uscire dal
polmone per un singolo atto respiratorio, facendo una inspirazione forzata e una espirazione forzata, quindi
lasciando sempre all’interno del polmone i 1200 ml.
La capacità totale del nostro polmone si ritiene pari a circa 6000 ml, ma soltanto 4200 ml partecipano
forzatamente agli scambi di aria durante l'atto inspiratorio e espiratorio.

SLIDE 15 - Frequenza respiratoria-Volumi respiratori-Ventilazione alveolare

Volumi Resp Freq. Ventil./m Vent.alv.

300 20 6000 3000

500 12 6000 4200

750 6 6000 4800

500 24 12000 8400

1000 12 12000 10200

In realtà, possiamo aumentare i volumi polmonari nell'unità di tempo aumentando o variando anche la
frequenza respiratoria. Normalmente la frequenza respiratoria e di 12-16 atti respiratori al minuto, che
moltiplicati per i 500 ml del volume corrente fa una ventilazione alveolare al minuto di circa 4200 ml, il che
vuol dire che noi in un minuto, o poco più, riusciamo a ricambiare tutta l'aria che entra ed esce dai nostri
polmoni. Quando facciamo delle ispirazioni forzate, se non aumentiamo la frequenza respiratoria, in realtà,
l'aumento della ventilazione alveolare è solo relativo.
Per aumentare significativamente la ventilazione alveolare dobbiamo aumentare sia i volumi inspiratori, che
la frequenza respiratoria, come appunto potete vedere nell’ultimo caso, dove se facciamo una grande
ispirazione-espirazione di circa 1000 ml per una frequenza di 12 atti, riusciamo ad arrivare a una ventilazione
di 10.200 ml; ma vedete anche che, lasciando semplicemente il volume corrente a 500 ml, se aumentiamo la
frequenza a 24 riusciamo a ventilare 8400 ml d’aria.
SLIDE 16 – SPAZIO MORTO ANATOMICO

Quindi, diciamo che, a seconda delle esigenze del nostro organismo, i volumi e la frequenza respiratoria si
adattano per ottenere la ventilazione ottimale, tenendo conto che una certa quantità di aria, che entra nel
nostro apparato respiratorio, va a occupare quello che si chiama lo spazio morto anatomico, cioè tutte le vie
respiratorie di conduzione che ovviamente non possono partecipare agli scambi di gassosi. Questo volume è
di circa 150 ml. A questi 150 ml, a volte, si deve aggiungere anche il cosiddetto spazio morto fisiologico, non
quantizzabile, perché può variare da situazione a situazione. Quello spazio morto fisiologico è dovuto al fatto
che non sempre tutti i bronchioli partecipano agli scambi gassosi.

SLIDE 17-18 – GLOSSARIO


Per concludere questa prima parte dell'apparato respiratorio, vorrei focalizzare la vostra attenzione sul
significato di alcuni termini medici che sono molto divulgati.
- Iperpnea: intendiamo un aumento della ventilazione polmonare, dovuto alle richieste metaboliche,
per esempio durante o prima di un esercizio fisico, quindi una condizione che può essere anche
fisiologica;
- Dispnea: è una respirazione difficoltosa;
- Apnea: intendiamo la cessazione temporanea della respirazione, che può essere anche volontaria
per qualche secondo;
- Iperventilazione: intendiamo una ventilazione che supera le richieste metaboliche;
- Ipoventilazione: è una ventilazione che non soddisfa le nostre richieste metaboliche, che potrebbe
portare a un accumulo di anidride carbonica e quindi a un abbassamento del PH;
- Ipossia: intendiamo invece una carenza di ossigeno in tutto il nostro organismo;
- Ipossiemia: è una carenza di ossigeno nel sangue;
- Ipercapnia: intendiamo un eccesso di anidride carbonica a livello ematico;
- Ipocapnia: viceversa una carenza di anidride carbonica nel sangue, il che vuol dire che il PH è andato
oltre 7,4, quindi siamo in una condizione di alcalosi. Vedremo che il polmone insieme al rene
compensano queste condizioni di acidosi o di alcalosi, collaborando al mantenimento del PH ematico.

Nella prossima lezione vedremo come avvengono a livello alveolare gli scambi gassosi tra ossigeno e anidride
carbonica.
Insegnamento Fondamenti di fisiologia e anatomia
Professore Prof.ssa Virginia Tancredi – Dott.ssa Agata Grazia
D’Amico
Argomento La respirazione 2 – Scambi Gassosi
VENTILAZIONE ALVEOLARE Prof.ssa Virginia
Tancredi

Pressione parziale di
ossigeno e anidride
carbonica in
funzione della
ventilazione.
All’aumentare della
ventilazione
aumenta la Pressione
parziale di ossigeno
e diminuisce la
Pressione parziale di
anidride carbonica.
Nella precedente lezione è stato detto che la ventilazione alveolare a riposo nell’unità di tempo consta di 4200 mL, al minuto,
questa ventilazione polmonare assicura la giusta pressione parziale di ossigeno a livello alveolare tale che tutto l’ossigeno
possa passare all’interno del sistema ematico per raggiungere tutte le nostre cellule. Questa ventilazione polmonare
assicura anche l’eliminazione corretta dell’anidride carbonica prodotta dalle nostre cellule in seguito al metabolismo cellulare
stesso.
Se aumentiamo la ventilazione polmonare, fino ad arrivare a 12/14 Lt al minuto, la pressione parziale dell’ossigeno aumenta
relativamente poco rispetto a quella necessaria, cioè una pressione parziale di 104 Ml di Mercurio, per assicurare lo scambio
stesso.
Questa ventilazione polmonare assicura a livello alveolare i 104 mL di mercurio di pressione parziale dell’ossigeno e i 40
mL di pressione parziale per l’anidride carbonica.

Queste pressioni sono essenziali affinchè l’ossigeno possa lasciare l’alveolo, entrare nel capillare polmonare all’estremo
arteriolare , raggiungere l’atrio di sinistra nel cuore e quindi il ventricolo sinistro e raggiungere i tessuti dove,invece, la
pressione parziale di ossigeno è intorno ai 40 mmHg ( c’è quindi una grossa differenza di pressione parziale di 104 mmHg e
i 40 mmHg) che permette la dffusione dell’ossigeno dal capillare verso il tessuto stesso.
Aria atmosferica
Pop = 160 mmHg
PcO2 = 0,3 mmHg

Alveolo

Gittala cardiaca
S L/min

Vene Aneri
I valori pressori per quanto riguarda l’anidride carbonica (CO2) sono molto diversi.
Il valore dell’anidride carbonica, a livello tessutale, è di circa 45/46 , nel sangue che sta arrivando
al tessuto è di circa 40 mmHg.Questa differenza di pressione parziale di soli 5/6 mmHg è
sufficiente affinchè l’anidride carbonica lasci il tessuto , entri nel circolo ematico , raggiunga
attraverso l’arteria polmonare il polmone stesso dove, essendo la pressione parziale della CO2 di
46 mmHG e a livello polmonare di 40 mmHg , può passare dal circolo ematico al polmone per
essere espirata.
La differenza di pressione tra i nostri gas Ossigeno e Anidride Carbonica è dovuta alla capacità più
alta, circa 20 volte in più, della CO2 di essere più diffusibile per le sue caratteristiche rispetto
all’Ossigeno attraverso le membrane cellulari e la membrana respiratoria per cui è sufficiente una
piccola differenza di pressione parziale ai due lati.
PERFUSIONE

Parte alta del polmone poco perfusa,


compressione degli alveoli sui
capillari

Pressione
idrostatica
Base del polmone ben perfusa. La pressione mantiene
del sangue nei capillari è maggiore della pervi i
capilllari
pressione alveolare

La respirazione 2
Affinché avvenga la diffusione, attraverso le membrane, dei nostri gas è necessario assicura una
buona Perfusione. Quindi una buona irregolazione dei nostri polmoni.
Facendo riferimento all’immagine possiamo vedere che c’è un a grossa differenza di perfusione tra
gli apici polmonari e le basi polmonari dovuta alla pressione idrostatica e, quindi, alla forza di
gravità.
Nella parte alta del polmone la perfusione è bassa perché la pressione esercitata dagli alveoli sui
capillari polmonari tende a farli chiudere e la pressione che vige all’interno degli capillari
polmonari non è sufficiente a mantenere il diametro del capillare, quindi a mantenere il capillare
pervio. Avremo, quindi, uno scambio di gas piuttosto scarso.
Via via che ci allontaniamo dall’apice e andiamo verso la base, al contrario, la perfusione aumenta
enormemente proprio perché la pressione ematica che vige all’interno dei capillari della base
polmonare è molto più alta e vince la pressione esercitata sul capillare dall’alveolo.
Gli alveoli saranno, di fatto, più irrorati e parteciperanno più di quelli dell’apice agli scambi
gassosi.
SCAMBI GASSOSI

Membrana respiratoria

La respirazione 2
Gli scambi gassosi sono resi più difficoltosi dal fatto che la membrana respiratoria è piuttosto
spessa (immagine sopra), composta da diversi strati che formano uno spessore di circa 1µm.
L’ossigeno per spostarsi dall’alveolo verso L’eritrocita, cioè il globulo rosso che è il suo maggiore
trasportatore, deve attraversare l’epitelio alveolare, la membrana basale lo spazio interstiziale, la
membrana basale del capillare, l’eritrocita quindi diversi strati prima di arrivare all’interno del
globulo rosso e la stessa cosa, in senso inverso, deve fare la CO2.é, quindi, necessario che ci sia
una forte capillarizzazione per diminuire quanto più possibile lo spazio che intercorre tra l’alveolo
e il capillare stesso.
Diffusione di ossigeno
nel sangue di
un capillare
polmonare

Ad 1/3 del capillare lo scambio è completato


La diffusione dell’ossigeno dall’alveolo al capillare già ad 1/3 della lunghezza del capillare stesso è
praticamente completata.
Come abbiamo detto, il capillare quando arriva in contatto con l’alveolo, ha al suo interno
l’ossigeno con una pressione parziale molto scarsa di circa 40 mmHg e ad 1/3 della sua lunghezza
l’Ossigeno è totalmente passato dall’alveolo al capillare e ha raggiunto i 100 mmHg essenziali ,
ricordiamo, per far viaggiare l’Ossigeno fino al tessuto interessato.
TRASPORTO GAS
Sangue arterioso:
15 g/100ml
1gHb lega 1,36mL di
ossigeno,
quindi il sangue
trasporta 20 mL di
ossigeno/100mL.

Nel sangue venoso


con 75% di
sautrazione di Hb si
trasportano 15,3
mL/100mL di
ossigeno
La respirazione 2 7 di 14
L’ossigeno viene trasportato nel sangue come gas in piccolissima parte, in quanto il 97-98 % del suo trasporto è
assicurato dall’emoglobina che è una molecola che al suo interno contiene un gruppo Eme, particolarmente
affine e capace di legare le molecole di Ossigeno .
Alle pressioni parziali che vigono a livello polmonare e a livello tessutale, quando abbiamo una pressione
parziale di 100 mmHg a livello alveolare la percentuale di saturazione dell’emoglobina è praticamente totale,
quindi tutto l’Ossigeno si lega all’emoglobina.
Quando l’emoglobina arriva a livello tessutale, essendo la pressione parziale di 40 mmHg, L’Emoglobina
comincia a perdere le molecole di Ossigeno e la sua saturazione scende al 75%.
C’è un’altra molecole che è in grado di legare ossigeno: la Mioglobina. La sua curva di saturazione è molto
diversa rispetto a quella dell’Emoglobina.
La mioglobina è una molecola contenuta nel muscolo che funge da deposito di ossigeno per le esigenze
metaboliche del muscolo stesso.
La saturazione dell’emoglobina completa al 98% permette ai nostri tessuti di trasportare circa 20 mL di
Ossigeno per 100 mL di sangue. Il valore fisiologico di Emoglobina nel nostro sangue è di 15 g per 100 mL di
sangue.
Mentre nel sangue venoso la quantità di trasporto dell’ossigeno del sangue, visto che la saturazione è scesa al
75% , è di circa 15.3 mL/ 100 mL di ossigeno.
Variazioni dell’affinità dell’emoglobina per
l’ossigeno in diverse condizioni

Ossigeno viene ceduto ai tessuti


La saturazione dell’emoglobina è molto variabile, qui sono rappresentate due situazioni tipo.
In presenza di CO2, quindi in eccesso di CO2 o di pH acido, l’emoglobina perde affinità per
l’ossigeno. La curva si sposta verso destra e l’ossigeno viene più facilmente ceduto ai tessuti
proprio per facilitare l’eliminazione dell’eccesso di CO2 e ristabilire il pH fisiologico.
Un’altra condizione che può far perdere l’affinità , all’emoglobina per l’ossigeno, è il rialzo della
temperatura corporea.
Infatti spesso gli stati febbrili si accompagnano ad una lieve Acidosi.

Ossigeno viene ceduto


ai tessuti
Effetto Bohr: un’alta
concentrazione di ioni
idrogeno, basso pH, (per
aumento anidride
carbonica) riduce
l’affinità del gruppo eme
per l’ossigeno, che viene
rilasciato. L’idrogeno si
lega ad Hb formando
emoglobina ridotta
A livello chimico a cosa sono dovuti gli scambi gassosi?
Uno degli effetti più noti è l’effetto Bohr: un’alta concentrazione di ioni idrogeno, dovuta ad
un’eccessiva produzione di CO2 causata da un aumento del metabolismo cellulare fa abbassare il
pH ematico, quindi siamo in una condizione di acidosi.
Quest’eccessiva presenza di ioni idrogeno fa sì che l’Idrogeno si leghi all’emoglobina formando
l’emoglobina ridotta, si perde quindi affinità per l’Ossigeno che viene ceduto ai tessuti
Trasporto anidride carbonica nel sangue:
-sistema tampone bicarbonato
-legame con l’emoglobina (carboaminoemoglobina)
-gas

La respirazione 2 11 di 14
Oltre al trasporto di ossigeno precedentemente trattato, è necessario trasportare anche Anidride
Carbonica nel sangue.
La CO2 viene trasportata, in parte, anche lei come gas, sotto forma di tampone bicarbonato e, come
si può vedere nell’immagine, legata all’emoglobina.
Il sistema a tampone sia dell’emoglobina che del bicarbonato stesso sono legati al mantenimento
del pH ematico. Il sistema del tampone bicarbonato è uno dei più potenti del nostro organismo,
proprio per le enormi quantità di anidride carbonica, ioni bicarbonati e ioni idrogeno che si trovano
nel nostro sangue.
Questa reazione di trasporto sotto forma di CO2 è dovuta alla presenza di un enzima nel sangue
che è l’anidrasi carbonica che tende a far formare acido carbonico dall’acqua e anidride carbonica.
L’acido carbonico è un acido debole che forma ioni bicarbonato che alzano il pH e ioni Idrogeno
che vengono legati dall’emoglobina formando emoglobina ridotta permettendoci la regolazione del
pH ematico.
Questa è, infatti, una delle forme a nostra disposizione per regolare il pH ematico.
Effetto Haldane:
-a livello dei capillari sistemici il distacco dell’ossigeno dall’emoglobina favorisce il
legame dell’anidride carbonica all’emoglobina
-a livello dei capillari polmonari il legame dell’ossigeno all’emoglobina favorisce il
distacco di anidride carbonica e di ioni idrogeno che potranno reagire con gli ioni
bicarbonato per formare nuovamente anidride carbonica
Anche la CO2 partecipa a questi legami con l’emoglobina a seconda del livello dell’ossigeno a
livello dei capillari.
A livello dei capillari tessutali cediamo ossigeno e prendiamo CO2 al contrario di quello che
avviene nei capillari polmonari dove è maggiore l’affinità per l’ossigeno.
Prof.ssa Virginia
Tancredi
CONTROLLO RESPIRATORIO
Centri respiratori bulbari:

-gruppo respiratorio dorsale: neuroni inspiratori


-gruppo respiratorio ventrale: neuroni espiratori

GRD e GRV si controllano reciprocamente a


feedback, per garantire il ritmo respiratorio con
alternanza di inspirazioni ed espirazioni

I centri bulbari sono sotto il controllo del


centro respiratorio pontino, GRP.

Tutti i neuroni respiratori sono sotto il controllo


di centri superiori.
Prof.ssa Virginia
Tancredi
Gli atti respiratori sono controllati poiché dovuti all’attivazione di una pompa muscolare, cioè
all’attività alternata dei muscoli inspiratori ed espiratori.
Il controllo respiratorio, da parte del sistema nervoso, è piuttosto complesso. Abbiamo diversi
centri di controllo delle attività respiratorie, in particolare nel bulbo, abbiamo due centri respiratori:
un gruppo respiratorio dorsale che comanda i muscoli inspiratori ed un altro ventrale che, invece,
comanda i muscoli espiratori.
Questi due centri lavorano in maniera alternata una volta quello dorsale, una volta quello ventrale.
Come è possibile vedere nell’immagine i due centri hanno dei controlli reciproci a Feedback in
modo tale da garantire l’alternanza delle inspirazioni ed espirazioni.
Su questi due centri, ed in particolare su quello dorsale ovvero sui neuroni inspiratori, agisce un
centro regolatore della respirazione che si trova a livello pontino, cioè gerarchicamente più alto
rispetto a quello dei centri bulbari.
Tutti questi neuroni, pontini e bulbari, risentono del controllo dei centri superiori della respirazione
stessa.
Prof.ssa Virginia
Tancredi
Controllo riflesso della ventilazione

I centri respiratori
ricevono afferenze
sensoriali dai
chemiocettori e dai
recettori da stiramento
polmonari.
Prof.ssa Virginia
Tancredi
Questi tre centri bulbari, pontini e superiori ricevono informazioni da afferenze sensoriali da parte
di chemiocettori sia centrali che periferici che ci segnalano, per esempio, l’eccessiva presenza di
ioni idrogeno o cambiamenti delle pressioni parziali dei nostri gas, oppure recettori di volume o da
stiramento polmonari.
Abbiamo dei chemiocettori a livello dei glomi aortici o carotidei, quindi a livello delle grosse
arterie che ci segnalano i cambiamenti delle pressioni parziali dei nostri gas.
O ancora chemiocettori centrali sensibili alla presenza di ioni idrogeno e ioni bicarbonato e che
quindi possono influenzare aumentandola o diminuendola l’attività dei nostri centri inspiratori ed
espiratori.
MODULO 9: Cenni Apparato Muscolo-Scheletrico

MUSCOLO 1:

slide 1 di 18

in questa lezione affronteremo in maniera molto generale la composizione, come sono formati e le azioni
principali e le funzioni principali delle cellule che costituiscono i MUSCOLI.

Il Muscolo è la parte funzionale che serve per convertire energia chimica in energia meccanica. Permette
quindi di generare movimento, produrre forza chimica ATP per generare poi sostenere questo movimento, i
muscoli producono calore. A seconda del tipo di muscolo abbiamo anche la composizione e la funzione del
battito cardiaco. Il cuore è un muscolo e la respirazione (i muscoli polmonari).

Slide 2 di 18

È un’immagine al microscopio della


formazione del muscolo scheletrico con le
tipiche striature, nell’immagine si vedono
anche degli organelli, mitocondri che servono
e sostengono la dove vi è bisogno di una
grande quantità di ATP e di energia.

Slide 3 di 18

Abbiamo già visto nel corso del programma, quando


abbiamo affrontato il muscolo cardiaco che esistono
diversi tipi di muscoli:

1. Il Muscolo Scheletrico: è un muscolo con cellule


grandi, multinucleate con grandi striature, le quali
dipendono da dove è localizzato il tipo di muscolo,
nell’immagine a dx possiamo vedere i nuclei delle cellule
e le striature, ogni fibra muscolare rappresenta la cellula muscolare.
2. Il Muscolo Cardiaco: è sempre un muscolo striato con striature, ma le cellule sono molto più piccole
e sono ramificate, hanno una forma molto irregolare rispetto a quelle regolari del muscolo
scheletrico con striature e diramazioni e ramificazioni, sono mononucleate, ogni cellula è collegata
con le altre serie da giunzioni detti dischi intercalate che permettono il passaggio molto rapido del
segnale di contrazione. Hanno una funzione molto specializzata e molto diversa da quella del
muscolo scheletrico.
3. Il Muscolo Liscio: è molto più semplice, sono cellule prive di striature, mononucleate, molto più
semplici e a contatto senza le fibre sono disposte in una maniera, molto meno organizzata.

Sia a livello della muscolatura liscia che a quella cardiaca abbiamo visto che vi sono (due) zone in cui
abbiamo delle cellule autoritmiche che sono costituite da delle unità funzionabili autonome, che non
necessitano del segnale del Sistema Nervoso Centrale (SNC) o Periferico (SNP) per arrivare la contrazione.
Questa è la particolarità delle cellule di alcune zone dell’intestino, del cuore e dello stomaco; le cellule
autoritmiche all’interno dei nodi senoatriali del cuore. Il Muscolo Scheletrico ha bisogno del segnale
elettrico che gli arriva dal SNC, in particolare dai Neuroni, Motoneuroni che partono dal Midollo Spinale.

Slide 4 di 18

I muscoli scheletrici costituiscono il 40% del peso


corporeo e sono attaccati alle ossa per mezzo di
tendini, che sono costituiti da collagene. La parte
che si innesta nell’osso fisso e l’estremità di attacco
più vicino al tronco o dell’osso più stabile/fermo è
chiamata origine del muscolo (es. il bicipite con i
tendini, origine del bicipite sulla scapola). La parte
invece posteriore che è legata sempre tramite
tendini al radio, al muscolo invece che è collegato all’osso più mobile si chiama INSERZIONE (es. inserzione
dell’omero con la sua estremità ancorata alla parte più distante). I muscoli sono ragruppati in Antagonisti
cioè coppie di muscoli in all’estensione di un muscolo avviene la flessione dell’altro. Il muscolo estensore
quando si contrae provoca l’avvicinamento delle ossa. Quindi per esempio in questo caso il muscolo bicipite
quando si contrae produce la flessione e quindi il muscolo si accorcia, mentre il muscolo tricipite accoppiato
si rilascia. Quando si contrae il muscolo estensore le ossa invece si allontanano in questo caso durante
l’estensione. Un muscolo tricipite estensore si contrae, quindi il braccio si allontana ed il muscolo bicipite
invece si rilascia. Sono coppie Sensori-Flessori che formano i gruppi muscolari antagonisti, che hanno
funzioni opposte.

Slide 5 di 18

Questo è solo uno degli esempi tra il tricipite


estensore e invece il bicipite che è il flessore. Il
muscolo scheletrico è composto da
principalmente tessuto connettivo, fasci muscolari
(per la maggior parte), vasi sanguigni enervi. I fasci
muscolari sono composti da singole fibre
muscolari che sono le cellule dell’unità funzionali
la cellula che compone il muscolo che sono le
cellule più grandi del nostro organismo. Le cellule
sono formate da fibre muscolari costituite dal Sarcolemma (che è un insieme di tubuli che sono
funzionalmente legati l’uno all’altro e vanno a formare un Sistema di Reticoli di tubuli che servono per
portare il segnale di Potenziale d’Azione all’interno del muscolo a tutte le parti muscolari), il Sarcolemma
che è la membrana Plasmatica muscolare e numerosi Nuclei. Il Sarcoplasma è formato dal Reticolo
Sarcoplasmatico, il corrispondente delle altre cellule del Reticolo Endoplasmatico, da Miofibrille che ha
l’unità funzionale formata da varie potenze che permettono l’attività muscolare di contrazione, mitocondri
che servono per creare energia, per dare ATP, permette la contrazione e granuli di glicogeno che servono è
importante per il metabolismo del glicogeno porta alla formazione di ATP e quindi alla forza necessaria per
produrre la contrazione. Le Miofibrille sono formate dalle varie proteine (che vedremo poi) che formano,
organizzano, in sarcomeri che è l’unità funzionale che costituisce l’unità funzionale dei muscoli.
Slide 7 di 18

È una rappresentazione di una fibra muscolare, il


muscolo scheletrico in toto, contiene nervi e vasi che
portano sangue, quindi nutrienti ed ossigeno, e le
innervazioni nervose che servono per l’inizio della
contrazione, tessuto connettivo e poi i vari fasci di fibre.
Ogni singola fibra è la cellula plurinucleata che forma la
fibra muscolare. Sulla dx è la rappresentazione della
fibra muscolare. Il nucleo, quelli azzurrini sono il Reticolo Sarcoplasmatico, i Tubuli T che sono le forme
tubulari che si addentrano all’interno della cellula e servono per portare poi il segnale del potenziale
d’azione a tutta la fibre. E la parte più a dx è l’unità funzionale della Miofibrilla che è costituita da filamenti
spessi, filamenti sottili e che serve appunto (per) dove avviene la contrazione. Vi sono poi nelle fibre
muscolari poi anche delle cellule satelliti, staminali che si trovano all’esterno della membrana della fibra
muscolare e che possono creare e rigenerare le nuove cellule del muscolo che sono andate perse.

Slide 8 di 18

È la formazione di come è costituita una


Miofibrilla. La Miofibrilla è costituita da diversi
tipi di proteine organizzate in maniera, in
strutture molto organizzate e con una
ripetizione di strutture molto schematizzata.
Ogni Sarcomero è formato da un’unità
funzionale della Miofibrilla, costituito da delle
strutture ripetute che sono. Il Sarcomero parte
da questa linea che è Disco Z. Il Disco Z è
costituito (disco Z è la parte a zig-zag delle proteine che formano ed agganciano l’actina) L’actina costituisce
le proteine delle fibre delle bande sottili. Poi vi è la Zona delle Bande, invece, spesse che è costituita da
proteine della Miosina, la Linea Mediana (Linea M) rappresenta la linea d’attacco dei filamenti spessi
costituitidalle varie molecole di Miosina. Quindi il Sarcomero è costituito da un Disco Z con una Banda I (la
parte dove si trovano le Bande di Actina sottili), poi la parte della zona della Banda con le Bande Spesse
(Miosina), la Zona M (che sta nel mezzo)che divide e di nuovo si ripete la zona della Banda I (zone sottili), il
Disco Z che è l’estremità opposta. Questa unità funzionale si ripete sempre in questo ordine. La Banda A è
la banda in cui la banda è di fibre spesse. La Zona H spessa ma anche all’estremità una parte in cui avremo
una sovrapposizione delle zone di actina rispetto a quelle di Miosina l’unità funzionale è proprio data
dall’azione del muscolo, è proprio data dalla sovrapposizione, dallo scorrimento di queste due bande con la
Miosina rispetto alla Actina. Al Microscopio Elettronico queste bande di spessore diverso danno origine a
queste zone chiare e scure che si ripetono in questo ordine. Nell’immagine abbiamo un più grande
ingrandimento della Miosina dei Filamenti spessi, le varie Molecole di Miosina sono formate da una coda,
una regione cardine che porta le teste di Miosina verso, che si andranno poi a legare all’actina. Varie
molecole di Miosina vengono qui rappresentate insieme e quella centrale è la Linea M che le lega insieme
alle due estremità di dx e sx. Il filamento sottile è formata dalle varie molecole di Miosina avvolte ad
aspirale una sull’altra dalla Tropomiosina che lega, copre il sito di legame funzionale dell’actina e le
proteine G dell’actina. L’altro componente importante è la Tinina è una componente elastica che serve per
ancorare i filamenti sottili a quelli invece spessi.

Slide 9 di 18

Questa slide trovate i termini generici di una Cellula


Muscolare rispetto all’equivalente muscolare. Ovvero
cellula rispetto a Fibra Muscolari, la Membrana
Muscolare si chiama Sarcolemma, il Citoplasma è il
Sarcomero ed il Reticolo Endoplasmatico (RE) è il
Reticolo Sarcoplasmatico (RS).

Slide 10 di 18

L’immagine ci fa vedere il RS che si avvolge e si trova


intorno all’interno della cellula e forma questo Sistema di
Tubuli e la Membrana Sarcoplasmatica che va ad invaginare
e forma questi Tubuli T che vanno fino all’interno e che
servono per condurre il potenziale d’azione fino all’interno
della fibra muscolare. Troviamo anche i filamenti spessi di
Miosina e filamenti sottili di actina. Il RS ha una funzione
importante di accumulo del Calcio (Ca) che serve al
momento della contrazione quando viene liberato dall’avvio al legame tra actina e miosina e l’avvio della
contrazione.

Slide 11 di 18
Questo è un altro schema della fibra
muscolare con le varie Bande la Zona H che
comprende solo i filamenti spessi di Miosina,
poi la Banda più ampia, la Banda A che
comprende i filamenti di Miosina sovrapposti
a quelli di Actina. La Zona ancora più
allargata del Sarcomero che comprende la
Banda I che è solo di Actina e quindi in
sezione sarà rappresentata da punti più
piccoli e invece nella Zona di sovrapposizione della Banda A avremo delle zone più spesse rappresentate dai
puntini sia piccoli (rossi) che grandi (blu). Tutto il Sarcomero parte dal Disco Z di attacco delle due Actine
fino all’altro Disco Z dall’altra parte. La Linea Mediana (M) è la linea di demarcazione della Zona a dx e a sx,
è la Zona che separa lo scorrimento delle fibre dal lato dx e dal lato sx. La fibra muscolare è formata da
migliaia di queste Miofibrille che occupano la maggior parte del volume intracellulare il citoplasma e gli
organelli sono pochissimi, ogni Miofibrilla è costituita da diverse proteine organizzate in Sarcomeri con
questa organizzazione.

Slide 12 di 18

La contrazione muscolare avviene


proprio con lo scorrimento delle
fibre di Actine e di Miosine, in
questa slide, il muscolo rilasciato in
cui avremo un allontanamento delle
Bande di Actina rispetto a quelle di
Miosina e quindi la Banda, il
Sarcomero diventa più grande come
distanza, quando il Sarcomero si
contrae e durante la contrazione il
Sarcomero si accorcia, le Fibre di
Actina scorrono su quelle di Miosina verso l’interno e avremo un’unità. La Zona della Banda I all’altra più
corta, ma l’unità funzionale della Banda A e quella che è rappresentata dalle Fibre di Miosina spesse resta
della stessa dimensione. Nell’immagine è rappresentata in viola, questo è il limite minimo in cui il muscolo
si può contrarre al centro. Quando si rilascia si riallontanano le Fibre di Actina e quindi si riallontana,
aumenta la Banda I, la Banda A resta sempre all’interno, sono le Fibre di Actina che si muovono in un verso
o nell’altro.

Slide 13 di 18
Possiamo vedere la rappresentazione di queste
proteine giganti accessorie che servono per
mantenere la distanza tra i vari dischi e le varie
molecole di Actina e di Miosina. Titinina
rappresentata in verde, che serve per
agganciare le molecole di Actina rispetto a
quelle di Miosina e la Nebulina che si trova ed
aiuta l’Actina a mantenere l’allineamento.

Slide 14 di 18

Qui abbiamo il meccanismo attraverso il quale abbiamo appunto questo scorrimento delle molecole di
Actina rispetto a quelle di Miosina. Qui sono rappresentate le Molecole di Actina con il Sito di Legame che è
coperto negli stati di riposo della Tropomiosina. L’Atroponina è legata al Sistema Actina eTropomiosina a
riposo la testa della Miosina si lega all’Actina e lega, porta una molecola di ADP e fosfato, quando avviene il
segnale di potenziale d’azione la liberazione del Ca. Il Ca lega la Troponina, questo legame cambia
conformazione al filamento di Actina e produce un movimento della Tropomiosina e si libera il Sito di
Legame sull’Actina, in modo tale che questo Sito di Legame va a legarsi alla testa della Miosina e si ha la
liberazione di uno Ione del Gruppo Fosfato (Pi) ed il legame fa si che vi è un ripiegamento della testa della
Miosina, uno scorrimento ed in questo caso da dx verso sx secondo la freccia, quindi la molecola di Actina
scorre verso dx.

Slide 15 di 18

Possiamo vedere il Ciclo completo della


Contrazione. In questo caso è rappresentato con la
testa rivolta verso l’altro lato arriva il segnale,
l’ATP lega la testa di Miosina che si attacca
dall’Actina, la Miosina idrolizza l’ATP, quest’ultima
permettono l’azione della Miosina nella posizione
giusta, il Ca è andato a legare la Tropomiosina
rende libero il Sito di Legame dell’Actina che si
lega alla Miosina. Inizia il legame poi con l’arrivo del Ca arriva il Colpo di Forza, la testa legata all’Actina
rilascia Gruppo Fosfato e si piega in avanti e permette lo scorrimento in questo caso da sx verso dx del
filamento di Actina quindi permette questo movimento, questa si piega da dove aveva aggiunto l’Actina
verso sx e produce lo scorrimento dell’Actina. Questo si chiama Colpo di Forza, quando la Miosina rilascia
ATP al termine del Colpo di Forza ritorna allo stato iniziale e si leva il legame di Miosina e la molecola di
Actina.

Slide 16 di 18
Possiamo vedere l’inizio del Potenziale, quindi del Segnale
per la contrazione è dato dal livello della Fibra Muscolare,
dalla Placca Neuromuscolare cioè dall’arrivo dell’Assone
terminale del Motoneurone che arriva dal Midollo Spinale
che rilascia ACh (Acetilcolina), principale
Neurotrasmettitore, l’ACh permette, si va a legare ai suoi
recettori sulla Fibra Muscolare e permette l’ingresso di Ioni
Sodio all’interno della Placca Motrice della cellula della Fibra Muscolare. Il Sodio attraversa questi canali,
induce il Potenziale d’Azione dei Tubuli T, il Potenziale d’Azione che arriva al recettore sul Potenziale T ed
arriva ai recettori di Hp che sono collegati alla Rianodina che è il recettore canale che si trova sul RS. Questa
modifica del recettore DHP apre la Rianodina, i canali della Rianodina e permette la fuori uscita del Ca che
viene rilasciato nel citoplasma. Il Ca arriva ad una certa concentrazione adatta per attivare e permettere il
legame tra Actina e Miosina e permette quindi il legame della Miosina con l’Actina ed il movimento, lo
scorrimento dei filamenti sottili lungo i filamenti spessi e quindi la concentrazione. Alla fine della
contrazione quando il Ca lascia l’Actina rientra e viene riaccumulato all’interno del RS attraverso una
pompa ATP lascia il legame, quindi si torna alla normalità, quindi la Tropomiosina torna a ricoprire il Sito
diLegame il filamento sottile riscorre, ritorna dall’altra parte verso dx (in questo caso), si riporta allo stato di
normalità e si ha quindi il rilasciamento, si è alla fine della contrazione.

Slide 18 di 18
Tutto questo avviene grazie al Potenziale d’Azione che arriva, abbiamo detto, dal SNC, principalmente dai
Motoneuroni che arrivano dal Midollo Spinale. Questa è la rappresentazione del Potenziale d’Azione e del
Motoneurone che, è molto, parte da un valore di -70 e arriva fino a +30 di Depolarizzazione ed è un
Potenziale d’Azione molto veloce. Una volta arrivato alla Fibra Muscolare il Potenziale d’Azione che si
registra sulle Fibre Muscolari avrà una durata di all’incirca di 2 ms (millisecondi), molto rapida senza tempi
refrattari e torna poi al Potenziale di Controllo ed in questo modo si trasmette a tutta la Fibra Muscolare.
Materia: Fondamendi di Fisiologia e Anatomia

Professore Barbara Picconi

Argomento: Muscoli 2

Il muscolo ha un continuo bisogno di energia che deriva dal metabolismo sotto forma di
ATP. L'ATP e le molecole scisse di ADP e fosfato sono quelle che servono sulla testa della
miosina per poi legarsi all'actina e compiere il movimento. L'energia serve in tutte le fasi
del movimento: per il movimento dei ponti trasversali di miosina durante l'aggancio della
testa della miosina all'actina; durante il rilasciamento per ripompare il calcio all'interno
del reticolo sarcoplasmatico; durante la contrazione, quando il calcio viene al rilasciato
all'esterno e aumenta la concentrazione e si va a legare alla tropomiosina; per riportare
sodio e potassio ai compartimenti extra ed intracellulari. Questo ATP è la fonte di energia
principale e deriva dal metabolismo della fosfocreatina. La quantità basale di ATP
presente in una fibra serve per generare solo 8 scosse semplici non sotto sforzo. Durante
la contrazione l'ATP viene convertito in ADP e fosfato, ma ulteriore ATP deve essere
fornito dalle vie metaboliche, come la glicolisi e la fosforilazione ossidativa, che sono
reazioni molto lente. Quindi non è sufficiente questo ATP
per reggere reazioni più intense, quando il muscolo è sottoposto a un esercizio fisico, uno
sforzo.
La principale fonte di ATP di riserva è appunto la fosfocreatina(PCr)
Nel muscolo a riposo l'ATP derivato dal metabolismo associato alla molecola di creatina,
viene scisso in ADP e fosfocreatina, che è appunto la riserva dell'ATP all'interno delle
cellule, attraverso l'enzima creatina-chinasi.

Quando il muscolo è posto sotto sforzo, quindi nel corso di un esercizio fisico, la
fosfocreatina viene richiamata e associata all'ADP, sempre ad opera della creatina-
chinasi, viene trasformato in creatina e ATP.

L'ATP è necessario: per la contrazione muscolare, quindi per la miosina ATPasi che va ad
agire sulla testa della miosina e permette il legame tra miosina e actina; durante il
rilasciamento per attivare la pompa che porta il calcio di nuovo all'interno del reticolo
sarcoplasmatico di riserva, quindi la Ca 2+ ATPasi; per attivare le pompe sodio e potassio
ATPasiche che servono per riportare gli ioni ai compartimenti di origine, quindi la
distribuzione normale degli ioni tra extracellulare e intracellulare prima o dopo l'arrivo del
potenziale d'azione; durante il potenziale d'azione è l'energia che serve appunto per lo
scambio, l'ingresso e la fuoriuscita tra sodio e potassio.
Quando i livelli plasmatici di creatina-chinasi sono presenti in alti livelli all'interno del
plasma, questo rilsulta essere un indice di danno al muscolo, al muscolo scheletrico
oppure al muscolo cardiaco. Nel cuore abbiamo due isoenzimi diversi che identificano se
il danno è avvenuto nelle cellule muscolari scheletriche oppure a livello del cuore, perché
normalmente la creatina-chinasi, enzima che converte la fosfocreatina in creatina, non è
presente in alti livelli nel sangue. La
cretina Invece viene escreta attraverso le urine come prodotto di scarto.

La fonte principale di nuove molecole di ATP deriva dal metabolismo dei carboidrati
principalmente a partire dal glucosio durante il processo metabolico della glicolisi. Questo
può avvenire attraverso il metabolismo aerobico, che sfrutta il metabolismo dell'ossigeno,
oppure il metabolismo anaerobico.

1.Glicolisi

In questo caso abbiamo la descrizione della glicolisi a partire dalla molecola di glucosio. Il
piruvato è la principale fonte di energia, a partire da una molecola di glucosio aggiunta a
6 molecole di ossigeno e 30 o 32 molecole di ADP e fosfato, creando 6 molecole di H 2O, 6
CO2 e 30-32 molecole di ATP.
(1.)E' la funzione molecolare biochimica principale per la produzione di ATP, avviene nel
processo della glicolisi a partire da glucosio fino alla formazione del piruvato, che entra
nella catena di respirazione mitocondriale che porta alla produzione di ulteriori molecole
di ATP e di H2O a partire dall' ossigeno.

Metabolismo anaerobico
Quando i livelli di ossigeno sono troppo bassi, quindi il metabolismo aerobico non è
supportato da abbastanza molecole di ossigeno, allora si passa al metabolismo
anaerobico a partire dal piruvato che si è formato alla fine della glicolisi. Il piruvato viene
trasformato in lattato con la produzione di NADH e di 2 molecole di ATP. Questa è una
reazione chimica molto più veloce, che serve per portare una riserva di ATP molto più
velocemente, quando l'organismo, durante un esercizio fisico, necessita di una quantità
di energia superiore più velocemente. Questa reazione però produce lattato e quindi
induce ad una maggiore fatica a livello cellulare.

Le fibre muscolari producono energia a partire anche dagli acidi grassi che assumiamo
con l'alimentazione e questo processo però richiede sempre presenza di ossigeno. A
riposo e durante esercizio fisico leggero, i muscoli bruciano questi acidi grassi e il
glucosio per produrre molecole di ATP. Questi sono processi abbastanza lenti e producono
quindi poche molecole di ATP. Quando abbiamo un attività fisica sostenuta è una
necessità di energia molto più rapida, non sono sufficienti i processo della glicolisi e degli
acidi grassi per produrre sufficiente energia quindi il muscolo può esaurire la sua energia
e possono subentrare quei fenomeni di fatica muscolare. In realtà la fatica muscolare che
noi sentiamo quando siamo sottoposti ad uno sforzo fisico che perdura nel tempo indica
uno stato in cui il muscolo non è più in grado di generare e mantenere la tensione
muscolare necessaria in quel momento, durante l'esercizio fisico.
La fatica, che noi sentiamo durante l'esercizio fisico, non è direttamente proporzionale ad
una reale mancanza totale di ATP, in quanto è stato misurato che le fibre muscolari,
durante l'esercizio intenso, utilizzano solo il 30% dell'ATP. Quindi, in realtà, quello stato di
fatica che genera una stanchezza e non si fa mantenere quello stato di attività fisica
prolungato, è dovuto a una mancanza di ATP fino al 30% reale del muscolo, ma anche a
condizioni diverse che derivano dal sistema nervoso centrale. Questa
condizione di fatica muscolare è influenzata da vari parametri:

 durata dell'esercizio o della contrazione, a cui è sottoposto il


muscolo

 intensità della forza che deve essere sottoposta

 dal metabolismo aerobico e anaerobico (il metabolismo aerobico è molto


più lento rispetto a quello anaerobico)

 tipo di fibre muscolari coinvolte che hanno una forza, intensità e


una produzione di ATP diversa

 dal grado di allenamento

I fattori che influenzano la fatica muscolare portano ad un affaticamento centrale o un


affaticamento periferico.

L'affaticamento centrale è l'affaticamento che dipende dal nostro sistema nervoso


centrale quindi dal gli impulsi che arrivano dal cervello alla placca neuromuscolare.
L'affaticamento periferico è affaticamento la mancanza di energie a seconda poi con con
diversi meccanismi nella placca neuromuscolare stessa quindi nel nel muscolo stesso.
Sopra sono rappresentati i due tipi di fatica: centrale e periferica.
La fatica centrale è a livello del sistema nervoso centrale, cioè l'impulso che parte dal
nostro cervello con il motoneurone somatico e arriva alla giunzione neuromuscolare. Per
la fatica centrale, i meccanismi proposti sono:

 effetti psicologici

 riflessi protettivi

Psicologici perché vi può essere un affaticamento, derivante dal SNC, che non dipende
dalla reale mancanza di energia del muscolo; riflessi protettivi che portano a
interrompere in qualche modo, come il feedback negativo, quel dato movimento.
I meccanismi di fatica centrale dipendono: dalla acidosi, cioè la quantità di ioni H+ che si
vanno a formare; dalla diminuzione del ph collegata all'acidosi, quindi durante l'idrolisi
dell' ATP si formano ioni idrogeno e si ha un ph sempre più acido, che durante l'attività
prolungata può portare ad una fatica a livello muscolare. Quando il motoneurone riceve
quindi un segnale più basso, cioè di riduzione o di mancanza di stimolo e arriva più
debole alla giunzione neuromuscolare, questa avrà un segnale ridotto al livello della
cellula neuromuscolare quindi delle fibre.

La fatica periferica è dovuta a:

 una mancanza di segnale sulla giunzione neuromuscolare, quindi del segnale che
deriva dal sistema nervoso centrale, con un rilascio ridotto di neurotrasmettitore. Per
esempio un'alterata sintesi di acetilcolina, il neurotrasmettitore principale che porta il
segnale dall'assone neuromuscolare alle fibre muscolari, oppure un alterato rilascio di
acetilcolina, che se non viene rilasciata in quantità sufficienti, produce un segnale,
determinando l'apertura dei canali dove si va a legare l'acetilcolina e producono
l'ingresso di sodio ridotto e quindi un potenziale d'azione ridotto. I livelli ridotti di
acetilcolina possono non essere quindi sufficienti a generare potenziali d'azioni. Molte
malattie neuromuscolari hanno questo difetto nella sintesi e nel rilascio di acetilcolina,
che porta proprio a un malfunzionamento con ridotti potenziali d'azione sulle giunzioni
neuromuscolari.

 diminuita attivazione proprio dei recettori che ricevono l'acetilcolina. Questo


comporta un minor segnale di contrazione sulle fibre muscolari e quindi la fatica
periferica.

Altri meccanismi chiamati all'interno della fatica periferica sono: la mancanza di


comunicazione tra il potenziale d'azione che arriva e il rilascio del segnale del calcio che
va a mediare poi la contrazione. Quindi in questo caso potremmo avere una variazione
del potenziale d'azione di membrana, ma con un rilascio di calcio ridotto perché non vi è
l'apertura corretta, per esempio del recettore della rianodina, e un interazione alterata tra
il calcio e la troponina e quindi un esaurimento dei depositi di glicogeno nel muscolo, che
causano un ridotto rilascio di calcio oppure un aumento della concentrazione del fosfato
inorganico che rallenta il fosfato invece che sta legato sulla miosina.
Il muscolo-scheletrico viene classificato in base alle fibre che lo compongono. Le fibre
muscolari vengono classificate in base alla velocità di contrazione e alla resistenza alla
fatica in seguito a stimolazioni ripetute. Attualmente la classificazione si basa sui diversi
tipi di di miosina.

 fibre lente sono dette ST (slowtwitch o di tipo 1) e sono le fibre che stanno nei
muscoli che sostengono la postura e la posizione eretta e non hanno bisogno di contrarsi
a una velocità elevata;

 fibre rapide ossidativo glicolitiche le FOG (Fast Oxidative Glycolitic o tipo 2A)
presentano molti mitocondri perché hanno una necessità di ATP molto alta. Il loro ciclo di
contrazione dura circa 7.5 ms e sono quelle contrazioni rapide che permettono movimenti
molto rapidi, per esempio come suonare il piano che ha bisogno di un movimento molto
rapido dei muscoli delle mani;

 fibre glicolitiche a contrazione rapida non ossidative , sono le FG e sono


dette di tipo 2X o 2B, si affaticano più facilmente e sono le fibre che utilizzano la glicolisi
anaerobica. Questa dà velocemente una disponibilità di ATP, ma produce lattato e quindi
un affaticamento molto più più facile delle altre.

Le fibre muscolari non sono invariabili, ma sono sempre dotate di plasticità quindi non
sono sempre fisse. La durata della contrazione varia con il tipo di fibra e dipende dalla
velocità con cui il calcio viene rimosso attraverso il reticolo sarcoplasmatico. Quindi il
movimento del calcio è molto importante per regolare la velocità della contrazione.

Fibre Rosse

Le fibre rosse sono di tipo ossidative lente o ossidative-glicolitiche, presentano


capillari sanguigni e mioglobina, che è la molecola che contiene gruppi EME, che legano
l'ossigeno e ne permette quindi la diffusione alle fibre. Sono presenti in quei muscoli dove
l'attività contrattile è molto elevata e sono ricche per questo motivo di mitocondri.

Fibre Bianche
Le fibre bianche sono glicolitiche Rapide di tipo 2x. Sono le fibre ad esempio dei
muscoli dell'occhio, dove in realtà la mioglobina e quindi la presenza di ossigeno è meno
forte. Hanno un diametro più grande, sono più chiare e si affaticano più facilmente.

Questa è la rappresentazione della lunghezza a riposo di una fibra muscolare


del sarcomero, perché la lunghezza a riposo della fibra, influenza anche la sua tensione
muscolare. vi è Una contrazione del sarcomero e una lunghezza ottimale che ne permette
la contrazione o il rilasciamento in maniera ottimale ed è dovuta alla lunghezza tra le
fibre sottili di actinsa e quelle di miosina. Questa lunghezza non può essere troppo corta
quindi in questo caso c'è una tensione troppo bassa e nemmeno una lunghezza a riposo
troppo eccessiva o un rilassamento, quindi una lontananza tra le fibre di actina e quelle di
miosina troppo estesa. La durata della contrazione sviluppa nella forza massima se si
trova a riposo in uno stato di tensione ottimale, che è data dalla lunghezza, in particolare
dalla parte centrale in cui le fibre sono sovrapposte, né troppo né troppo poco.

Il potenziale d'azione che si sviluppa in una fibra muscolare dura da 1 a 3


millisecondi e la scossa invece dura 100 millisecondi. Quindi durante una scossa avremo
vari potenziali d'azione.
Rappresentata un'onda che rappresenta scosse
semplici e isolate. Durante questa scossa, il
muscolo si rilascia completamente tra uno stimolo e l'altro. Quindi avviene la contrazione
e poi rilasciamento. queste stosse si possono sommare quando i potenziali d'azione
avvengono molto ravvicinati uno all'altro, non sono abbastanza separati da tornare nella
fase di di riposo, quindi si vanno a sommare e producono delle scosse sommate. (La
sommazione deve avvenire nel muscolo scheletrico ma non non deve succedere nel
muscolo cardiaco) Si arriva alla massima tensione
proprio quando tante scosse si sommano una all'altra e vanno a formare un tetano con la
tensione massima.

Il tetano qui rappresentato è incompleto ,perché


resta in uno stato di contrazione, non viene la fase di rilasciament.

La fase di sommazione completa è quando


abbiamo la sommazione, si arriva al massimo della tensione e poi la fatica
provoca la riduzione della tensione muscolare e si ritorna a riposo. Quindi
anche se ci sono vari stimoli che continuano, la tensione crolla e si ritorna alla
tensione minima.
L'unità motoria è l'unità fondamentale del muscolo scheletrico. E' costituita dal
motoneurone somatico che parte dal midollo spinale e arriva al fascio di fibre muscolari
che innerva. Ogni motoneurone genera il potenziale d'azione sulle fibre delle unità
motoria, che si contraggono tutte insieme. Il motoneurone è formato dall'insieme di
neuroni che vanno poi a stimolare e provocare il potenziale d'azione nelle varie fibre
muscolari, quindi avremo l'unità motoria 1, l'unità motoria 2, l'unità motoria 3,con le varie
fibre muscolari che si attivano tutte insieme. Ogni unità si contrae in modo o tutto o nulla.
La forza della contrazione dipende dal tipo di fibra e dal numero di unità motorie
reclutate. Il reclutamento è sotto controllo del sistema nervoso centrale, da cui i
motoneuroni arrivano e lo stimolo non troppo intenso può raggiungere un certo numero di
motoneuroni, quindi può raggiungere uno stato di eccitazione più basso e quindi un
potenziale d'azione con una soglia più bassa; se lo stimolo invece è più intenso raggiunge
soglie di eccitazione più alte, può quindi reclutare un gruppo di motoneuroni e
un'area muscolare più ampia.
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

IL MUSCOLO SCHELETRICO
Esso è il tessuto più abbondante dell’organismo che costituisce il 40-50% della massa corporea.
È composto:

 75% ACQUA
 20% PROTEINE
 5% SALI INORGANICI E ALTRE SOSTANZE
L’organismo possiede più di 600 muscoli che si inseriscono sullo scheletro tramite i Tendini che
trasmettono la forza stessa generata dai muscoli alle ossa.
Infatti il tendine è in grado di sopportare carichi superiori a 500kg/cm2, mentre il muscolo
quando esprime la sua massima forza, raggiunge carichi di 3-4kg/cm2 di sezione.

Le sue funzioni sono quelle di mantenere le posture, permettere il movimento singolo e le attività
sportive e la mimica facciale.
Il muscolo altro non è che un insieme di fascicoli, ognuno dei quali si compone di fibre
muscolari (circa 150).
A delimitare il muscolo e le sue componenti sono una seria di Strati di Tessuto Connettivo:

 EPIMISIO fascia profonda che contiene il muscolo


 PERIMISIO che raccogli i vari fascicoli
 ENDOMISIO che delimita le fibre muscolari
Inoltre tra il SARCOLEMMA (membrana cellulare che delimita la cellula muscolare) e l’endomisio,
all’interno delle stesse fibre muscolari troviamo 4/5 capillari disposti longitudinalmente per ogni
fibra.
La singola cellula muscolare è composta da MIOFIBRILLE.
Essa si genera partendo una cellula mononucleata eccitabile specializzata nella contrazione che
è il MIOBLASTO.
Più mioblasti che si uniscono in una Unione Sinciziale formano una cellula plurinucleata (che
contiene più nuclei) che è la cellula muscolare.
Essa inoltre contiene al suo interno delle cellule satellite (mioblasti) utili in caso di rigenerazione
tissutiale.

LE FIBRE MUSCOLARI SCHELETRICHE


Al microscopio ottico, a causa dell’allineamento ordinato dei filamenti di actina e miosina (proteine
contrattili) appaiono alla luce polarizzata striate, presentano cioè delle zone chiare ISOTROPE I e
delle zone scure ANISOTROPE A.
Questi due filamenti sono contenuti all’interno del SARCOMERO
ossia l’unità funzionale della MIOFIBRILLA.
Esso ha una architettura ben definita ed una simmetria esagonale per cui:
 1 filamento spesso di miosina è circondato da 6 filamenti sottili di actina.
 1 filamento sottile di actina è circondato da 3 filamenti spessi di miosina.

Il Sarcomero è delimitato dalle LINEE Z (costituita da una linea scura al centro della banda chiara).
Nella zona centrale troviamo i filamenti spessi uniti da proteine a formare la LINEA M.

La BANDA A invece è l’area che contiene solo i filamenti spessi, ma essa comprende anche la BANDA H (zona
chiara al centro della banda scura A) e la BANDA I (zona che contiene solo i filamenti sottili chiari).

1
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

MIOFIBRILLA: SINGOLA FIBRA MUSCOLARE

Diametro: 1-3µm (millesimo di millimetro) Diametro: 10-100µm


Lunghezza: pari alla fibra muscolare Lunghezza: da alcuni mm a vari cm
Numero: può variare nel corso della vita Numero: determinato dalla nascita.
aumentando durante la crescita
o per ipertrofia muscolare e
diminuendo in caso di MIOSINA:
invecchiamento, Ø 12nm e lunghezza 1800nm
immobilizzazione, inattività.
300 molecole formano un filamento spesso di miosina.
Contiene 1500 filamenti spessi di miosina Ogni molecola di miosina è composta da 6 catene polipetidiche:
(che a causa del peso rappresentano i ¾
 2 PESANTI MHC da 200kDa
del sarcomero) e 3000 filamenti sottili di
 2 LEGGERE MLC DA 20kDa
actina.
Le teste della miosina poi prevedono due siti:
Miosina: Ø 12nm e lunghezza 1800nm
uno ad attività ATPasica (che lega ed idrolizza ATP con rilascio
Actina: Ø 8nm e lunghezza 1000nm
di energia) ed uno per legare le molecole di actina.

ACTINA:
Ø 8nm e lunghezza 1000nm

1 filamento sottile di actina è invece costituito da:

 400 monomeri di actina


 G-(glomerulare) da 42kDa
 F-actina (filamentosa) a doppia elica, la quale compie
½ giro ogni 7 monomeri.

Quali sono le proteine strutturali regolatrici della distribuzione spaziale dei filamenti del sarcomero?

 TITINA elastica è la più grossa tra le proteine e si estende per tutta la lunghezza del
filamento (dalla lineaZ alla lineaM fino alla lineaZ opposta).
 NEBULINA anaelastica che ancora le lineeZ opposte.
 DISTROFINA proteina che ancora il filamento di actina al Sarcolemma.
Il mancato ancoraggio cellulare a causa del mal funzionamento di tale
proteina riconduce alle Distrofie Muscolari.
Altre PROTEINE REGOLATRICI sono:

 TROPOMIOSINA filamento composto da due sub unità ripiegate ad α-elica, che ad ogni 7
monomeri, si inseriscono le proteine regolatrici della Troponina.
 TROPONINA che si divide in 3 sub unità:
o TnC che lega il Calcio
o TnI con funzione inibitoria
o TnT che lega la Tropomiosina

2
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Le fibre muscolari non sono tutte uguali, ma seconda di varie caratteristiche si dividono in:

 TIPO I (S)
o Rosse, piccole e con lenta velocità di contrazione e capacità ATPasica
o Alta resistenza alla fatica, densità di capillari e mitocondri e alto contenuto di
mioglobina e glicogeno.
o Metabolismo ossidativo
 TIPO IIa (FR)
o Rosse e bianche e di grandezza intermedia con rapida velocità di contrazione e
capacità ATPasica.
o Resistenza alla fatica intermedia con alta densità di capillari e mitocondri e altro
contenuto di mioglobina e glicogeno.
o Metabolismo ossidativo + glicolitico.
 TIPO IIb (FF)
o Bianche e grandi con rapidissima velocità di contrazione e capacità ATPasica.
o Bassa resistenza alla fatica, densità di capillari e mitocondri e basso contenuto di
mioglobina e glicogeno.
o Metabolismo Glicolitico.
L’UNITÀ MOTORIA è l’insieme delle fibre muscolari innervate dal motoneurone α e il
motoneurone stesso.
Essa è l’unità funzionale del movimento e si contrae secondo la Legge del
TUTTO o NULLA.
Il numero di fibre muscolari che vengono innervate varia a seconda del grado di precisione
richiesto nei movimenti, ad esempio il rapporto fibre-motoneurone nei muscoli oculari è di 5/1
mentre nei muscoli del quadricipiti è di 1:2000.
Il raggruppamento dei motoneuroni che innervano un singolo muscolo è detto MOTOR NEURON
POOL.
Secondo poi il Principio della Dimensione di Henneman i vari motoneuroni vengono stimolati in
scala, ossia dai più piccoli, agli intermedi fino ai più grandi, per cui reclutando un maggior
numero di unità motorie avremo un incremento della tensione.
È inoltre importante per l’aumento o meno della forza muscolare la Distribuzione Spaziale delle
Fibre muscolari.
Fondamentale è sapere che esistono varie forme di muscoli:

 FUSIFORME per cui le fibre muscolari sono disposte parallelamente all’asse maggiore del
muscolo (retta che congiunge i punti di inserzione) ed ha angolo di Penna
nullo.
 PENNATI che possono essere uni – bi o multipennato in cui le fibre muscolari sono
disposte in modo obliquo rispetto l’asse maggiore del muscolo può raggiungere
un angolo di Penna di massimo 30°.
o Essi trasmettendo in maniera obliqua la forza risultano perdere per ogni fibra
muscolare il 10% di forza.
I pennati però risultano avere più fibre muscolari per cm2 di superficie rispetto i
fusiformi, per cui la forza generata da questi muscoli sarà comunque maggiore.

3
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

IL RETICOLO SARCOPLASMATICO RS
Esso è la struttura reticolare che avvolge le miofibrille ed è diviso in due parti:
 Sistema di TUBULI T o trasversi
essi sono invaginazioni (buchi) del sarcolemma che vanno verso l’interno della cellula e
consentono la propagazione della depolarizzazione dalla superficie verso l’interno della
cellula.
 Sistema di CISTERNE TERMINALI longitudinali
esse si formano ai due lati del sarcomero quando il RS in prossimità dei tubuliT si allarga.
Due cisterne adiacenti + un tubulo T formano una TRIADE.
Il RS inoltre contiene un sistema di pompe CA2+ ed è particolarmente sviluppato nei muscoli a
contrazione rapida.
Ma come avviene la Contrazione del Sarcomero?
Secondo la Teoria dei fratelli Huxley del 1954 avviene attraverso lo scivolamento dei filamenti
di miosina rispetto quelli di actina.
Questo scivolamento provoca un avvicinamento delle LineeZ che porta ad una diminuzione
della lunghezza del sarcomero, di tutti i sarcomeri di ogni miofibrilla e di tutte le miofibrille di ogni
fibra muscolare, mentre la lunghezza dei miofilamenti non varia.
A permettere la contrazione muscolare è IL CICLO DEI PONTI TRASVERSALI:
1. La Miosina è legata ad ATP ed in questa condizione l’affinità con l’actina è bassa.
2. L’ATP viene però idrolizzato ad ADP+P formando un complesso energizzato M-ADP-P
che aumenta l’affinità con l’actina.
3. Affinchè però si possa avere il legame con l’actina, è necessario che gli ioni Ca2+ si leghino
alla TnC così da muoverla e smascherare i siti attivi dell’actina.
4. Quando il Calcio esce dal RS a seguito della polarizzazione della membrana, la testa
della miosina si lega all’actina, ma con un legame debole che non le permette di
generare forza A-M-ADP-P.
5. Solo con la dissociazione del Fosfato si genera forza che continua anche quando l’ADP
viene scisso dalla miosina.
In queste condizioni di bassa energia ci ritroviamo in uno stato di RIGOR in cui manca
ATP e miosina e actina non possono dividersi.
Questa fase ha breve durata poiché l’arrivo di una molecola di ATP che si lega alla testa
della miosina, permette il dissociamento con l’actina.
6. IL CICLO RICOMINCIA.

La serie di eventi che comincia con la depolarizzazione del Sarcolemma (partendo da un


potenziale di -90milliV e arrivando a +30milliV ad esempio grazie ad uno stimolo) e si conclude con
l’attivazione dei ponti trasversali actomiosinici e la generazione di energia è definita
ECCITAZIONE-CONTRAZIONE.
Affinchè la membrana si depolarizzi c’è necessità di uno stimolo che parta dal motoneurone.
Il potenziale assonico poi raggiunge la Placca NeuroMuscolare (presente in ogni fibra è una
giunzione che comprende sia la placca sia i terminali assonici).
A questo punto viene rilasciato l’Acetil-Colina che sulla membrana provoca l’apertura dei canali
per Sodio e Potassio.

4
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

Abbiamo quindi la generazione di un Potenziale di Placca, che a sua volta genera un Potenziale
di Azione che si propaga nei tubuliT e permette aglio ioni Calcio di liberarsi.
Prima che avvenga l’effettiva contrazione muscolare vi è un periodo di circa 10-20ms definito
Tempo di Latenza ossia un ritardo dovuto al potenziale di azione.
Infatti prima che possa generarsi la contrazione è necessario che la testa della miosina si leghi ai
siti attivi dell’actina e perciò che gli ioni calcio si leghino alla Troponina liberando tali siti.
Quali sono i canali e le pompe per il Calcio?
Il Calcio viene pompato all’interno del RS dalla POMPA SERCA ed invece viene rilasciato fuori nel
liquido extracellulare dalla POMPA PMCA.

Il muscolo scheletrico preso isolatamente (condizione sperimentale) può essere sottoposto a 2 tipi
di leve:

 ISOMETRICA
prevede che il muscolo venga legato tramite le due inserzioni tendinee, da un lato ad un
peso e dall’altro ad un trasduttore di forza.
Quando degli elettrodi stimolano il muscolo che si contrae.
In questo caso però il peso applicato risulta essere maggiore rispetto la forza generata dal
muscolo stesso, perciò avremo un accorciamento nullo nel tempo.
Ad aumentare però sarà la tensione muscolare (generazione di forza) fino ad un punto
nel tempo, per poi riscendere.
 ISOTONICA
in questo caso il muscolo, sempre collegato ad un peso e poi stimolato, applica una forza
tale da creare un accorciamento in funzione del tempo.
A permettere l’accorciamento o allungamento del muscolo sono gli Elementi Elastici in serie
(Tendini ed Elementi Contrattili) e in parallelo (Tessuti connettivi).
In una contrazione isotonica gli elementi elastici in serie ed in parallelo si riducono ed accorciano
creando l’accorciamento del muscolo.
In una contrazione isometrica invece si allungano i tessuti connettivi e i tendini, mentre il motore
(elementi contrattili) si accorciano, per questo motivo non avremo un cambiamento di lunghezza
del muscolo.
Quando il muscolo si contrae allungandosi parliamo di Contrazione Eccentrica (in cui il peso è
eccessivo per cui non avviene lo scivolamento actomiosinico) quando invece si contrae
accorciandosi parliamo di Contrazione Concentrica.
La risposta meccanica del muscolo ad uno stimolo è definita SCOSSA.
Quando c’è un potenziale di azione una singola scossa libera ioni Ca2+ dal reticolo e permette la
contrazione, però senza scosse successive abbiamo un rilasciamento.
Se invece vengono generate più scosse subito dopo la prima, durante la contrazione del muscolo,
avremo una sommazione degli impulsi definita CLONO o tetano incompleto che provoca una
tensione che a sua volta genera una forza più ampia rispetto al singolo.
Questo processo può aumentare la forza muscolare.
Se poi aumenta la frequenza dello stimolo per cui gli impulsi sono frequenti, la contrazione viene
definita TETANICA per cui si raggiunge un punto Plateau in cui ulteriori stimoli non avrebbere
alcun effetto, in quanto si è raggiunta la massima contrazione.

5
Fondamenti di Fisiologia e Anatomia | Sara Signorile - 203056

La forza sviluppata dal muscolo è in funzione del numero di ponti actomiosinici formati, però la
tensione del sarcomero dipende dalla sua lunghezza iniziale.
Infatti a lunghezza maggiore i ponti sono sempre minori perciò la tensione generata cala.
La lunghezza garantisce la Tensione Attiva che è massima alla lunghezza che il muscolo ha in
condizioni di riposo.
La Tensione Passiva invece è esercitata dallo stiramento degli elementi elastici in parallelo
(tendini).
Perciò la forza attiva generata dal muscolo e quella passiva generata dai tendini costituiscono la
Forza Totale.

Potrebbero piacerti anche