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MARKETING
INDUSTRIALE E
STRATEGIE DI
DISTRIBUZIONE
Kotler 1972:
Il marketing è un’attività umana diretta a soddisfare bisogni ed esigenze
attraverso processi di scambio.
Questi due ultimi orientamenti sono molto simili tra loro e rappresentano entrambi
il concetto di marketing.
L’ORIENTAMENTO ALLA CREAZIONE DI VALORE PER IL CLIENTE
All’interno di un’azienda nella quale si ha un orientamento alla creazione di valore
per il cliente, gli investimenti di marketing vengono considerati prioritari come
quelli tecnologico-produttivi, la comunicazione con il cliente avviene usando il suo
linguaggio, e l’obiettivo finale è quello di soddisfare realmente il cliente.
Inoltre, si raccolgono informazioni sul mercato (clienti, concorrenti, canali) e le si
considera fondamentali, si presta costante attenzione ai fattori esterni che possono
influenzare il mercato o la posizione dell’azienda sul mercato, si sviluppano i
prodotti/servizi come risposte alle esigenze dei clienti, si progettano tutte le
decisioni aziendali che hanno influenza sui clienti tenendo conto di questi ultimi, e
infine ci si chiede continuamente quali potranno essere gli effetti delle decisioni
aziendali sul cliente.
Di seguito vengono riportati i nove principi che derivano dal concetto di marketing:
• Berry:
Il marketing relazionale consiste nell’attrarre, nel mantenere e – in
organizzazioni di multi-servizi – nell'estendere le relazioni con i clienti.
• Grönroos:
Lo scopo del marketing è di identificare, stabilire, mantenere, accrescere e, se
è necessario, interrompere le relazioni con i clienti (e con le altre parti) in
modo da raggiungere gli obiettivi, economici e non, di tutte le parti coinvolte.
Ciò è attuabile attraverso lo scambio reciproco e l'adempimento delle
promesse.
• Morgan e Hunt:
Il marketing relazionale si riferisce a tutte le attività di marketing dirette a
stabilire, sviluppare e mantenere scambi relazionali di successo.
• Porter:
Il marketing relazionale è il processo per cui entrambe le parti – l’acquirente e
il fornitore – stabiliscono una relazione efficace, efficiente, piacevole,
entusiastica ed etica: una relazione che risulti gratificante sia sotto il profilo
personale e professionale, sia sotto quello della redditività.
Di seguito viene riportato uno schema che sintetizza l’universo delle relazioni:
• Gli approcci euristici sono metodi empirici per la ricerca e la selezione delle
basi di segmentazione, come ad esempio l’approccio ad eliminazioni
successive di Porter.
L’impresa può ricorrere ad una o più mappe delle percezioni (positioning map) per
rappresentare gli attributi con cui il prodotto/servizio è percepito significativo da
parte del cliente ai fini della decisione di acquisto (tali attributi sono esplicitati a
coppie). La scelta del posizionamento sul mercato è perciò il criterio guida per
sviluppare un programma di azioni di marketing (marketing mix) che convergano
tutte verso un obiettivo comune, cioè siano coerenti e quindi più efficaci:
La sequenza logica dei passi che portano all’accoppiamento del marketing mix con
il mercato obiettivo è la seguente: identificazione dei segmenti, scelta dei segmenti
più convenienti, individuazione e scelta dei criteri di posizionamento, messa a punto
della strategia più adatta ad affrontare il segmento (target market strategy) con il
conseguente marketing mix.
IL PROCESSO DI ACQUISTO
Il processo di acquisto avviene quando due soggetti business interagiscono tra loro
attraverso una transazione dovuta al manifestarsi di un bisogno da parte del cliente,
il quale dovrà essere soddisfatto dal prodotto/servizio realizzato dall’altro soggetto.
La transazione può avvenire solo se vi è accordo e consenso tra le parti contraenti,
ed è spesso preceduta da un processo di negoziazione per la ricerca delle condizioni
di reciproca convenienza, ossia di soddisfacimento reciproco di determinati bisogni.
Questo tipo di processo può essere più o meno lungo e complesso in relazione al
tipo e al valore dell’oggetto dello scambio.
I BISOGNI INDIVIDUALI
L’interpretazione della piramide avviene con una priorità che va dal basso verso
l’alto: prima si soddisfano i bisogni fisiologici, poi quelli legati alla sicurezza, poi
quelli sociali, poi quelli connessi alla stima, e infine quelli di realizzazione personale.
I BISOGNI AZIENDALI
IL CLIENTE
Tutti i clienti sono importanti indipendentemente dalle loro dimensioni, ma non tutti
i clienti sono importanti allo stesso modo. Infatti, alcuni clienti possono
rappresentare una parte considerevole del business del fornitore e garantire un utile
maggiore rispetto ad altri (legge di Pareto). Inoltre, esiste anche una differenza
legata al costo di servizio di un cliente: esistono clienti low cost to serve e clienti
high cost to serve. Per questi due motivi è fondamentale compiere un’analisi
incrociata su questi due aspetti, per poter classificare i clienti in base alla loro
importanza e in base alla loro complessità di gestione in termini di costo.
Altri fattori da tenere in considerazione consistono nel fatto che il cliente è costituito
da un sistema di persone (nel B2B vi è sempre almeno un professionista
dell’acquisto o della vendita) e nel fatto che può essere di diversa natura (cliente di
canale, cliente finale, cliente del cliente).
IL MODELLO DI KANO
Il modello di Kano è un modello basato su una metodologia in grado di rilevare la
soddisfazione in funzione delle singole componenti che la determinano. Questo
strumento è utile per comprendere i fattori più sensibili per la soddisfazione del
cliente:
6. Acquisto.
7. Valutazione dell'esperienza.
Il cliente, inoltre, può fare uso del vendor rating per valutare i diversi fornitori a sua
disposizione.
L’OGGETTO DELLA TRANSAZIONE
In una transazione ciò che viene transato è un prodotto o un servizio:
Fattore Descrizione
Offerta Ciò che interpreta i bisogni del mercato
Occupanti I soggetti che formano un mercato
Occasione Momento nel quale si attiva il processo di acquisto
Organizzazione La rete di attori che partecipa al processo di acquisto
Obiettivi Gli scopi per cui un acquisto viene fatto
Operazioni Le modalità con cui un acquisto è effettuato
Si ha a che fare con un marketing di transazione quando ogni volta si realizza una
transazione a sé stante, mentre si parla di marketing relazionale quando si cerca di
costruire una relazione durevole entro la quale si sviluppa un flusso di forniture:
IL MARKETING MIX
Prefissati gli obiettivi e le strategie di marketing, l’impresa deve stabilire le azioni da
intraprendere: si affronta dunque un passaggio dal marketing strategico al
marketing operativo. La definizione e l’attuazione delle tattiche idonee a sviluppare
o conquistare i mercati (o i loro sottoinsiemi, ossia i segmenti) costituiscono la base
del marketing operativo. Al fine di ottenere un dato obiettivo commerciale, il
responsabile di marketing ha a disposizione alcuni strumenti di azione, ossia le leve
del marketing mix (McCarthy, 1996):
Nell’ambito dei prodotti, le leve del marketing mix sono anche conosciute
come le 4P: il prodotto (product), la vendita/distribuzione (place), il prezzo
(price), la comunicazione/promozione (promotion).
LA DISTRIBUZIONE
La distribuzione è la struttura atta a mettere fisicamente a disposizione del cliente il
prodotto o il servizio di riferimento. In una transazione commerciale, oltre al flusso
fisico della merce, vengono scambiati almeno altri due flussi che, nel mercato B2B,
assumono un’importanza crescente: il flusso informativo (necessario a definire il
contenuto della transazione) e il flusso finanziario (relativo al pagamento, per il
quale entrano in gioco anche operatori terzi).
La distribuzione contempla quindi aspetti di logistica distributiva (flussi fisici) e di
architettura dei canali (flussi informativi e finanziari), la quale mostra una sinergia
con altre due leve: la comunicazione e il personal selling.
La distribuzione diventa l’insieme di sistemi che trasferiscono informazioni e
prodotti (flussi informativi e fisici) da un produttore a un cliente (e viceversa) al fine
di concludere una transazione commerciale (flussi finanziari).
IL FLUSSO INFORMATIVO
Il contenuto informativo di
una transazione, però, può
variare a seconda del
contesto. Tra i fattori che
guidano la complessità della
transazione commerciale di un bene, si rilevano il grado di personalizzazione dello
stesso ed il suo contenuto o la sua complessità tecnologica: tanto più questi due
aspetti sono elevati, tanto più il contenuto di informazione necessario per
raggiungere la transazione commerciale diventa elevato. Nella zona a prevalenza
fisica la logistica distributiva è l’essenza della distribuzione, mentre nella zona a
prevalenza informativa assume una
maggiore importanza l’architettura del
canale.
LA DEFINIZIONE DI UN CANALE
DISTRIBUTIVO
Con il passare degli anni, Internet ha accorciato la lunghezza dei canali facilitando
una maggiore relazione diretta fra produttore e cliente. Nella logica omni channel
dei canali digitali tutti i canali sono coordinati e gestiti in maniera sinergica, mentre
nella logica multi channel dei canali tradizionali la distribuzione avviene mediante
diversi canali (ad esempio tramite negozio e tramite agente).
LA TIPOLOGIA DI INTERMEDIARIO
Dopo aver definito la lunghezza del canale di distribuzione e dopo aver capito qual è
il segmento finale di riferimento, bisogna definire i compiti di ciascuno affinché il
cliente riceva il prodotto nei tempi richiesti. Dall’emissione dell’ordine alla
consegna della merce, ogni attore del canale distributivo ha una responsabilità sul
prodotto: bisogna evitare ritardi ed evitare anticipi, garantendo la puntualità.
Le principali responsabilità che riguardano la distribuzione sono la ricerca delle
informazioni sul mercato, la promozione delle vendite, la consulenza tecnica, il
contatto con i clienti, l’adattamento commerciale del prodotto (quantitativo o
qualitativo), la negoziazione delle condizioni commerciali, la distribuzione fisica, il
finanziamento e l’assunzione del rischio commerciale.
Con una strategia Pull il cliente finale tira l’intera catena, e il produttore
concentra gli sforzi sul cliente finale che a sua volta chiederà la merce al
distributore. Questo tipo di approccio è più facile in un canale intensivo ed è
tipico per prodotti finiti. La strategia Pull è adatta per una ridotta
segmentazione, una ridotta personalizzazione del bene, un’elevata
dimensione del mercato, e un’elevata possibilità di accesso ai clienti finali.
Il ciclo di vita del prodotto, perché con il passare del tempo il prezzo varia
inesorabilmente (spesso diminuendo).
Dati questi driver del prezzo, i passi logici per la sua determinazione sono i seguenti:
LA POLITICA DI PREZZO
La politica di prezzo (pricing) è l’insieme delle decisioni sui principi e sui criteri che,
in un’impresa, devono guidare la fase di determinazione dei prezzi delle linee di
prodotto e dei servizi; individua quindi le linee guida su cui innestare le successive
decisioni operative. Essa definisce il livello generale dei prezzi (strategia a lungo
termine dei prezzi), la variabilità dei prezzi, e il collegamento dei prezzi al ciclo di
vita. Oltre che ai volumi e ai profitti, il pricing ha come obiettivi anche
l’orientamento all’ambiente esterno (brand image e barriere all’ingresso) e alla
sopravvivenza (generare cash flow e aumentare il capitale circolante, dato dalla
differenza tra le attività correnti e le passività correnti).
Inoltre, il cliente paga in base al valore percepito da lui stesso e non in base al
valore oggettivo stabilito dall’impresa di riferimento. Questo significa che bisogna
lavorare sulla strategia di comunicazione, dare al cliente ciò che per lui è
importante, e valorizzare ciò che il cliente non riesce ad apprezzare
sufficientemente. La curva della domanda esprime la relazione fra il valore (prezzo
praticabile) e il volume della richiesta: all’aumentare della quantità richiesta, i prezzi
diminuiscono.
I criteri orientati ai costi partono dal costo per arrivare al prezzo aggiungendo
dei ricarichi. Questi criteri sono i più utilizzati, e si fondano su concetti di costo
riferiti alla contabilità industriale e interna (punto di pareggio, curva di
apprendimento, ecc.). La struttura dei costi è formata dal costo pieno
industriale (prime cost o direct cost MP e LD + OH) e dai costi di periodo, a
dare il costo pieno aziendale.
I tre principali metodi di determinazione del prezzo orientati ai costi sono
quello del ROI, quello del markup, e quello del break-even: il primo si basa
sull’aggiunta al costo di una quota percentuale del capitale investito, il
secondo consiste nell’aggiunta al costo di una quota percentuale del costo
stesso, e infine il terzo prevede di stabilire il prezzo in base al punto di
pareggio (considerando eventualmente un certo livello di redditività obiettivo
o di utile operativo desiderato).
C F %ROI∗CI
P ROI =CV + +
Q Q
(
P MARKUP= CV +
CF
Q )
∗( 1+%MARKUP )
C F +UTILE DESIDERATO
PBE =CV +
Q BE
In ogni passaggio del canale distributivo ci sono ricarichi di prezzo, che vanno
individuati per la propria azienda e per la concorrenza. Canali diversi possono avere
prezzi diversi, e il consumatore finale può trovare il prodotto a prezzi diversi.
Più forte è il posizionamento di un prodotto da parte del fornitore, maggiore è la sua
capacità di condizionare i canali di vendita e di imporre il proprio prezzo al
consumatore finale.
IL POCKET PRICE
Il pocket price è il prezzo che il cliente paga realmente al fornitore, al netto di tutti
gli sconti (e voci simili). Esistono varie tipologie di sconti (concordati o nascosti) che
devono essere tenuti in considerazione quando si fa una pricing policy perché
riflettono pesantemente sui conti aziendali e sono comunque spesso richiesti dal
mercato (tattiche di prezzo).
Tutti questi sconti devono essere considerati e monitorati continuamente, perché il
prezzo netto diviene il vero prezzo di riferimento su cui calcolare realmente il
margine ottenuto. È necessario quindi calcolare il pocket price per ogni key client o
per ogni segmento, e tentare di individuare le voci ove è possibile recuperare dei
margini se necessario.
TATTICHE DI PREZZO
Le tattiche di prezzo sono le prassi operative che riguardano la gestione del pricing:
prezzi di listino e prezzi netti, sconti quantità (logica riferita alle economie di scala),
sconti commerciali (contropartita del servizio reso dagli intermediari), sconti
finanziari (sconti per i pagamenti effettuati in anticipo rispetto agli accordi), sconti
stagionali (sconti in base alla disponibilità legata alla stagionalità), prezzi
consuetudinari/garantiti (riferiti ad acquisti ricorrenti, in modo tale che il cliente
abbia la certezza del costo per un arco prolungato di tempo).
LA MANOVRA DI PREZZO
Il prezzo non è un dato statico, ma deve essere adattato nel corso del tempo in base
al contesto (manovra di prezzo). Questa necessità di adattamento del prezzo deriva
da diversi possibili fattori, come ad esempio le modifiche nella struttura dei costi di
produzione, la volontà di ampliare la base di clienti, la volontà di adeguarsi al
market leader e infine la volontà di adattarsi ad una domanda cedente.
Riassumendo quanto detto nei paragrafi precedenti, la strategia aziendale e i costi
determinano gli obiettivi e la politica di prezzo, il posizionamento e il sistema
competitivo determinano i criteri e i metodi per la determinazione del prezzo, la
congiuntura e le leggi determinano le tattiche di prezzo, e infine il ciclo di vita e le
altre leve del marketing mix determinano la manovra sul prezzo.
LA COMUNICAZIONE
4. Selezione del canale fisico o virtuale (come comunicare): store, phone, web,
mobile, catalogue, press (giornali), e così via. È un’attività che deve essere
coerente con la strategia di distribuzione precedentemente definita.
I leader di mercato sono più efficaci nell’advertising, mentre i nuovi entranti sono
più efficaci nella sales promotion.
NUOVI APPROCCI
Esistono nuovi approcci di marketing che sono correlati all’utilizzo su larga scala di
internet: il web marketing, il marketing virale, il marketing tribale (strategia che
punta a rafforzare la posizione di un brand agendo su legami spontanei che si creano
tra individui con interessi simili, ossia le cosiddette tribù), il marketing esperienziale
(si ricerca il coinvolgimento emotivo del cliente ponendo al centro dell’attenzione
non il prodotto in sé, ma il piacere e la sensazione di consumo) e infine il marketing
basato su blog, forum e social network.
MARKETING NELL’INNOVAZIONE
L’impresa, oltre a necessitare di una strategia che si esplicita nell’analisi
dell’ambiente esterno e dell’interazione di quest’ultimo con i punti di forza
dell’azienda, deve anche disporre di un piano operativo che possa implementare
tale strategia. Questo piano operativo viene definito con il marketing mix, con la
segmentazione e il targeting, e con la distribuzione.
Al pari della strategia e dell’operatività del marketing, l’impresa non deve trascurare
gli aspetti innovativi legati ai processi produttivi, organizzativi, ai prodotti e ai
servizi. L’azione del marketing è sia nella strategia che nell’innovazione.
I modelli di diffusione
dell’innovazione hanno lo
scopo di rappresentare
l’andamento delle vendite (e
quindi dell’adozione
dell’innovazione) nel tempo in
funzione di un certo numero di
parametri valutabili sulla base di esperienze passate e market test, o sulla base
dell’andamento delle vendite in un periodo poco lontano dal lancio sul mercato. In
generale, esistono diversi modelli di diffusione dell’innovazione:
La curva ad S.
La shark fin.
Dal grafico che segue si evince che i prodotti caratterizzati da un’innovazione
digitale e disruptive (arancione) hanno un aumento delle vendite più rapido
rispetto agli altri (grigio), raggiungendo prima una fase di big bang e poi una
fase di big crunch.
BUSINESS PLAN E MARKETING PLAN
Nella sua concezione più semplice, la pianificazione consiste nel decidere oggi, sulla
base dei dati passati e delle ipotesi generali sul futuro, che cosa fare in futuro
definendo i tempi, i modi e le responsabilità per l’attuazione dei programmi.
In sostanza, la pianificazione è un bilanciamento tra mezzi disponibili e obiettivi da
raggiungere. L’arco temporale coperto dalla pianificazione, in ambito aziendale,
varia in funzione dell’azienda e del settore di riferimento: alcune aziende possono
avere un plan di pochi anni mentre altre possono avere plan di un lustro o più.
Alcune buone ragioni per pianificare sono le seguenti:
Avere dei punti di riferimento (rotta), tanto più a fronte di un futuro incerto.
La flessibilità, che è indispensabile, non deve impedire di avere dei traguardi
nel medio/lungo termine.
Il numero di plan presenti in un’azienda varia in base alle dimensioni e alla cultura
aziendale. Nelle aziende più organizzate esiste un business plan in base al quale si
definiscono gli altri piani, compreso il marketing plan (a volte ci sono anche piani di
comunicazione): in queste aziende ci possono essere anche dei piani di marketing
specifici su alcune iniziative, in altre può esserci un piano finanziario con annesso
piano di marketing, in altre ancora può non esistere un piano di marketing.
Nelle aziende in via di sviluppo e di crescente complessità, i piani sono uno
strumento manageriale fondamentale. Nelle società quotate in borsa o con forti
rapporti con operatori finanziari, i piani sono obbligatori e sono alla base del
rapporto con gli investitori.
IL BUSINESS PLAN
Il piano di marketing è un documento che può essere scritto in Word o Power Point
(dipende dalle aziende) e che può contenere da 20 a 40 pagine, più eventuali
appendici (esistono anche piani di 100 pagine).
Il piano marketing aziendale si riferisce solitamente ad un periodo di tre anni (segue
il business plan aziendale) con un riferimento molto forte alla pianificazione
annuale, ma anche in questo caso l’orizzonte coperto varia in base al contesto di
riferimento. Nel corso dell'anno le diverse azioni di marketing possono essere
riviste, tenendo conto dei risultati che derivano dalle azioni di marketing in essere.
Il possibile indice di un marketing plan aziendale è il seguente:
Executive summary. Si tratta di una breve sezione del piano che riassume i
suoi punti principali, includendo ogni singolo capitolo sintetizzato e
accompagnato da brevi considerazioni.
Corporate review. È il capitolo contenente le indicazioni strategiche aziendali
(vision & mission, strategic intent, obiettivi a medio e lungo termine, ROI,
quota di mercato, vendite, e così via).
Matrice SWOT.