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Marketing strategico
Il marketing strategico si basa sull’analisi dei bisogni degli individui.
Segue l’evoluzione del mercato di riferimento e identifica i differenti prodotti/mercati/segmenti attuali o
potenziali, in base all’analisi dei diversi bisogni da soddisfare.
Questi prodotti/mercati rappresentano delle opportunità economiche di cui poi si valuta l’attrattività
attraverso il suo ciclo di vita. Esso dipende anche dalla competitività dell’impresa e se esso ha un vantaggio
rispetto ai suoi concorrenti.
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Il suo ruolo è:
• La risposta alle opportunità esistenti
• La creazione di nuove opportunità interessanti per l’impresa.
Marketing strategico reattivo e proattivo
Le innovazioni provengono:
• Dal mercato= market-pull
• Dall’impresa=technology push
Quindi nel marketing strategico esistono due approcci complementari: di risposta e di creazione dell’offerta.
1. Marketing strategico reattivo o di risposta: l’obiettivo è individuare bisogni e desideri del
consumatore e soddisfarli. Il compito del marketing è quello di incrementare la domanda esistente o
sviluppare un mercato potenziale. “è fattibile?”
2. Marketing strategico proattivo o guidato dall’offerta: identifica i bisogni latenti o non espressi
ricercando soluzioni nuove a bisogni già conosciuti. Il compito del marketing è di creare nuovi
mercati. “esiste un bisogno?”
Marketing operativo
L’obietto del marketing operativo è quello di raggiungere il fatturato programmato (Cioè vendere e ottenere
ordini). Tale obiettivo si traduce in programmi di fabbricazione, stoccaggio e distribuzione, prezzo e
comunicazione.
Il piano strategico non può funzionare senza il marketing operativo.
Marketing operativo transazionale e relazionale
Il marketing transazionale si focalizza sulla singola transazione e la relazione finisce con la conclusione della
vendita. I bisogni sono contrapposti (l’acquirente vuole un buon prezzo, il venditore un profitto alto).
Il marketing relazionale si focalizza sulla relazione con il cliente e cerca di ottenere un rapporto che duri nel
tempo. Questo rapporto crea opportunità di condividere i vantaggi nell’attività di scambio.
SAVE
1. Soluzione: le aziende pongono il proprio modello di business non più sul prodotto, ma sulla soluzione
che esso offre.
2. Accessibilità: focalizzazione sull’accessibilità e non sulla priorità grazie a internet e dalle nuove
tecnologie.
3. Valore anziché prezzo.
4. Educazione anziché comunicazione.
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CAPITOLO 2 Il nuovo concetto di orientamento del mercato
2.1 Il concetto di orientamento al mercato e il modello Esteso di Orientamento al Mercato
“L’orientamento del mercato è una cultura di business, diffusa nell’organizzazione d’impresa attraverso il
coordinamento interfunzionale, con l’obiettivo di progettare e promuovere, a condizioni redditizie per
l’impresa, soluzioni di valore superiore ai clienti e agli stockholder coinvolti nel mercato.”
• Progettare: si riferisce alla funzione svolta dal marketing strategico;
• Promuovere: si riferisce al marketing operativo;
• Con soluzioni di valore superiore: combinazioni di prodotti che soddisfano i clienti e sono migliori
della concorrenza;
• Coordinamento interfunzionale: è il veicolo utilizzato per diffondere nell’organizzazione la cultura di
OM;
Le dimensioni dell’orientamento del mercato
• Cultura: è la filosofia di business d’impresa che pone l’accento sul processo di creazione di valore per
i partecipanti al mercato, in maniera compatibile con l’obiettivo dello sviluppo sostenibile di
raggiungere gli obiettivi di redditività.
• L’analisi: si riferisce alla mente strategica o alle caratteristiche strategiche dell’impresa per sviluppare
strumenti sensibili al mercato e per progettare soluzioni di valore sostenibili atte a risolvere i
problemi dei clienti e per differenziare queste soluzioni dalla concorrenza.
• L’azione: si riferisce al braccio commerciale e ai suoi strumenti di marketing operativo usati per
rendere la proposta di valore conosciuta, accessibile e con un prezzo accettabile dai clienti del target.
Il modello esteso OM
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L’approccio di soluzione ai problemi dei clienti propone un modo diverso di guardare gli elementi del
marketing mix:
- Prodotto: una soluzione a un problema e il pacchetto di benefici che il prodotto rappresenta;
- Distribuzione: un comodo accesso alla soluzione cercata dal compratore;
- Prezzo: i costi monetari e non sostenuti dal cliente per acquistare una risorsa;
- Comunicazione: le info, i messaggi e i segnali comunicativi relativi alle soluzioni disponibili e alle loro
caratteristiche distintive;
- Vendita: il processo di negoziazione con il potenziale cliente, nella ricerca della soluzione più adatta
al suo problema.
Per ottenere la soluzione desiderata i clienti vengono coinvolti in diverse attività direttamente o
indirettamente collegate al risultato cercato.
Che cos’è un mercato virtuale?
I mercati virtuali conducono a un’offerta o a un assortimento di offerte, definite con riferimento a tutte le
attività svolte e a tutti i servizi richiesti dalla clientela, per raggiungere uno specifico risultato, con lo scopo
di soddisfare un bisogno generico.
Un mercato virtuale rappresenta una sequenza temporale completa di attività logicamente collegate nello
spazio cognitivo dei clienti, mentre cercano di soddisfare un bisogno generico.
Le attività intraprese dai potenziali clienti sono in genere trasversali, di conseguenza i mercati virtuali
assorbono una percentuale molto più elevata di spesa del cliente.
La sfida dell’impresa è passare dal concetto piuttosto astratto di mercato virtuale a quello di metamercato
che consiste in un’offerta o in un assortimento di offerte definite con riferimento a tutti gli elementi compresi
nello spazio cognitivo del cliente.
L’agente che rappresenta i diversi partener che collaborano nel fornire la soluzione nel metamercato viene
definito metamedario.
I metamedati risolvono 4 problemi dei consumatori: tempo di ricerca, garanzia di qualità, facilitazione di
transazioni per acquisto collegati, informazioni imparziali sui contenuti. La chiave del suo successo è
rappresentato dalla fiducia dei consumatori.
Il concetto di ciclo di attività del cliente
Un altro modo di rappresentare il mercato virtuale si fonda sul concetto di ciclo di attività del cliente. Essa
descrive una sequenza di attività direttamente o indirettamente correlate, intraprese dal cliente prima o
dopo la decisione d’acquisto.
Questa metodologia può aiutare i manager a valutare l’opportunità di offrire nuovi tipi di servizi, per colmare
eventuali lacune nella catena di attività che porterebbero a trasformarsi in opportunità per i concorrenti.
I benefici attesi dell’approccio di “soluzione”
La decisione di un’impresa di vendere soluzioni è centrata su due obiettivi:
a. Ottenere margini di profitto più elevati di quelli ottenibili dalla vendita di soli prodotti;
b. Generare relazioni più durature con i clienti.
I principali vantaggi del concetto di mercato virtuale possono essere riassunti come:
- È orientato alle esigenze del cliente;
- La comunicazione con i potenziali clienti viene facilitata;
- Le entrate sono sempre maggiori di quelle dei prodotti-mercati;
- Il concetto offre la possibilità di fidelizzazione della clientela;
- Si possono individuare possibilità di crescita in attività direttamente o indirettamente legate alle
attività di base;
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- Il cliente contribuisce a individuare chi sono i concorrenti indiretti o potenziali.
• Bisogni generici: un problema che un consumatore cerca di risolvere acquistando beni e servizi;
• Bisogni derivati: è la risposta tecnologica a un bisogno generico e rappresenta l’oggetto del desiderio
del consumatore.
I bisogni derivati sono alternativi e competono fra loro, prenderà il sopravvento sugli altri quello che ha le
caratteristiche che soddisferà il consumatore.
I nuovi prodotti sul mercato non derivano quindi da nuovi bisogni generici, ma dalla saturazione di quelli
presenti.
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I bisogni di stimolo
Berlyne dimostrò che per spiegare i processi dipinta
apprendimento occorreva introdurre nuovi concetti
come quello di complessità dello stimolo e di novità.
La novità stimola e piace soprattutto quando genera
sorpresa, cambiamento, ambiguità, incongruità,
dissonanza cognitiva e la forza di indurre incertezza.
Gli stimoli provocati dalla proprietà più attraenti dei beni rappresentano dunque un importante punto di
soddisfazione per gli individui. La preoccupazione di soddisfare questa aspettativa di stimolo è alla base di
numerose azioni di marketing.
Il bisogno di piacere
Gli psicologi sperimentali hanno evidenziato l’esistenza del piacere come fenomeno diverso dall’assenza di
sofferenza o dalla presenza di benessere. Le sensazioni di piacere nascerebbero dalle variazioni del livello di
risveglio.
Si possono identificare due fonti di piacere: quella che deriva dal processo di soddisfazione di un bisogno e
dalla riduzione di tensione che procura; quella che deriva dallo stesso stimolo.
- La ricerca del piacere è un fatto determinante del comportamento umano e della forza motivazionale
fondamentale, da prendere in considerazione in tutti i tentativi di interpretazione dei comportamenti
individuali d’acquisto.
Le determinanti del benessere individuale
E’ possibile individuare tre forze motivazionali che determinano il benessere individuale:
- La ricerca di comfort: che deriva da due tipologie di comportamento: una che riduce le tensioni per
mezzo della soddisfazione dei bisogni omeostatici; l’altra che lotta contro la noia con stimoli legati a
novità, cambiamento ecc
- La ricerca di piacere: deriva da due fonti: il piacere inerente alla riduzione delle tensioni e quello
derivante dalla stimolazione.
- La ricerca di stimolazione: non solo per combattere la noia ma come obiettivo in sé.
La ricerca di confort si propone di colmare una mancanza e di assicurare così un bene negativo; il piacere e
la stimolazione hanno lo scopo di assicurare un bene positivo.
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c. Attivo, in cui il bisogno determina il comportamento dell'organismo.
L’analisi di Murray ha orientato gli esperti verso una comunicazione pubblicitaria maggiormente basata sul
contesto d’acquisto e sull’uso dei prodotti, che incidesse dunque sui bisogni inducibili.
La gerarchia dei bisogni di Maslow
Raggruppa i bisogni fondamentali in 5 categorie: i bisogni fisiologici, di sicurezza, sociali, di stima e di
autorealizzazione.
Questa gerarchia ha un ordine prioritario nei bisogni, cioè un individuo comincia a ricercare la soddisfazione
dei bisogni prioritari prima di passare alla categoria successiva. Ci sarebbe così un’attenuazione progressiva
dell’intensità dei bisogni soddisfatti e un’intensità crescente per quelli di ordine superiore non ancora
soddisfatti.
L’analisi di Maslow è interessante perché riesce a mettere in evidenza oltre la struttura multidimensionale
dei bisogni, ma anche il fatto che essi non siano presenti con la stessa intensità in tutti gli individui.
La lista dei valori di Rokeach
I valori sono le idee che ci facciamo su ciò che è desiderabile.
Esistono due tipi di valori:
- Valori terminali: sono i nostri convincimenti riguardo agli obiettivi che ci proponiamo di raggiungere.
- Valori strumentali: indicano i nostri convincimenti sulle modalità di comportamento da adottare per
raggiungere i valori terminali.
Dato che i valori si acquisiscono attraverso la cultura, la maggior parte delle persone appartenenti a una
stessa società possiede gli stessi valori, anche se in misura diversa.
La preminenza di alcuni valori cambia inoltre dal tempo. Rokeach ritiene che il numero totale di valori
presenti in ogni individuo sia relativamente basso e ha identificato 8 valori terminali e strumentali.
La logica di questo modello si può riassumere: per comprendere le motivazioni individuali, cominciamo a
conoscere e a comprendere i valori i quali sono legati gli individui, in particolare quando si tratta di prodotti
che rivestono una certa importanza per il consumatore. La comprensione dei cambiamenti nei valori,
all’interno di una società, faciliterà lo sviluppo di strategie efficaci nell’affrontare la dinamica del
cambiamento sociale.
Il modello della catena “mezzi-fini”
L’obiettivo del modello MEC (Means End Chain Model) è utilizzare le ricerche di marketing in modo
produttivo dal punto di vista analitico e previsionale, per confrontare il comportamento del consumatore con
i suoi valori.
È un modello che cerca di spiegare come il consumatore
scelga i prodotti che gli serviranno a ottenere le
conseguenze desiderate, che a loro volta lo condurranno
al raggiungimento della condizione finale cui mira. I mezzi
sono i beni e i servizi acquistati, mentre i fini sono i valori
terminali desiderabili e ricercate dagli individui attraverso
il processo d’acquisto.
Essa è la rappresentazione di tre elementi:
a. Caratteristiche dei prodotti;
b. Gli attributi, cioè le conseguenze derivanti dal
comportamento di consumo diretto o indiretto da parte del consumatore;
c. I valori strumentali e terminali.
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La teoria dei valori del consumo di Sheth Newman, Gross
Applicando il concetto di valori ai comportamenti d’acquisto descrivono la decisione d’acquisto come un
fenomeno multidimensionale, che chiama in causa valori diversi: funzionali, sociali, emozionali, epistemici e
circostanziali che vengono definiti nel modo seguente:
1. Valore funzionale: l’utilità percepita di un’alternativa, derivante dalla sua capacità di svolgere il
proprio ruolo funzionale, utilitario o fisico;
2. Valore sociale: l’utilità percepita di un’alternativa derivante dalla sua associazione a uno o più gruppi
sociali;
3. Valore emozionale: l’utilità percepita di un’alternativa derivante dalla sua capacità di suscitare
sentimenti o reazioni affettive.
4. Valore epistemico: l’utilità percepita di un’alternativa derivante dalla sua capacità di suscitare
curiosità, di apportare del nuovo o di soddisfare un desiderio di conoscenza.
5. Valore circostanziale: l’utilità percepita di un’alternativa derivante da una situazione o da un contesto
specifico nel quale si viene a trovare chi deve decidere.
Questi 5 valori apportano contributi diversi in una situazione di scelta; infatti, alcuni hanno maggiore
importanza rispetto ad altri ed sono tutti indipendenti rispetto gli altri.
5.4 La motivazione del cliente industriale
In ogni economia esiste una parte dell’attività commerciale che è incentrata sulle transazioni fra
organizzazioni o imprese (business-to-business).
Le principali differenze tra il marketing B2B e B2C possono essere raggruppate in tre categorie:
La domanda di beni industriali
La domanda industriale, o di business, è una domanda derivata, da un’organizzazione che utilizza prodotti
acquistati all’interno del suo sistema di produzione per poter rispondere a domanda sia di altre organizzazioni
sia del consumatore finale. La domanda industriale è molto instabile reagisce bruscamente una debole
variazione della domanda finale (principio di accelerazione).
Il cliente industriale
L’impresa industriale si trova di fronte a clienti multipli: i suoi clienti diretti e i clienti dei suoi clienti diretti
che fanno parte della filiera industriale. A ogni livello della catena il cliente industriale possiede una struttura
collegiale; un gruppo di persone, il centro di acquisto, esercita una serie di funzioni differenti e possiede
competenze e motivazioni distinte.
Il cliente industriale è una cliente professionista tecnicamente competente; l’atto d’acquisto implica quindi
un livello di standardizzazione non rintracciabile nel processo di acquisto del consumatore finale.
Il prodotto industriale
Il prodotto ricercato è generalmente indicato con precisione dal cliente industriale, che sa ciò che vuole; le
prestazioni attese sono chiaramente specificate e il margine di manovra del fornitore è limitato.
Il cliente industriale (B2B) come centro decisionale d’acquisto
In un’impresa industriale e le decisioni di acquisto sono prese quasi sempre da un gruppo di persone
chiamate: gruppo d’acquisto o centro decisionale d’acquisto.
Si definisce centro d’acquisto un gruppo di individui che devono prendere insieme una specifica decisione
d’acquisto. Ognuno di essi esercita un ruolo specifico nel processo decisionale. Il gruppo d’acquisto è
caratterizzato dalla presenza di un sistema di comunicazione o d’interazione e da un insieme di valori o di
norme condivise che orientano e vincolano, al contempo, il comportamento di ogni membro del centro
d’acquisto.
Il centro d’acquisto è composto cinque ruoli:
a. L’acquirente, colui che ha il compito di formulare le condizioni d’acquisto (direzione acquisti);
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b. L’utente, colui che utilizza il prodotto (ingegnere o operario);
c. Il prescrittore, è in grado di influenzare la decisione finale (ricerca e sviluppo, ingegneri, consulenti);
d. Il decisore, la persona responsabile della scelta finale delle marche e dei venditori (consiglio di
amministrazione);
e. I filtri, coloro che controllano il flusso d’informazioni all’interno del gruppo stesso e che possono
influenzare direttamente il processo d’acquisto (coloro che sono incarcati della ricerca preliminare
d’informazioni o del servizio di segreteria).
Queste persone sono coinvolte a vario titolo
nell’atto di acquisto stesso e sono diversamente
occupate per le sue possibili conseguenze
dall’attività d’impresa.
Bisogni generici dei clienti industriali
Quello che si potrebbe chiamare bisogno generico
del cliente industriale va definito il riferimento ad almeno cinque dimensioni:
- tecnologica (specifiche del prodotto);
- finanziaria (competitività del prezzo, costo del trasporto, dell’installazione e della manutenzione e
termini di pagamento, puntualità della consegna);
- di assistenza (servizio post-vendita di assistenza);
- d’informazione (comunicazione, qualificazione del personale di vendita, accesso prioritario
all’innovazione, formazione, business intelligence etc.);
- strategica (rapporti reciproci, compatibilità delle modalità di organizzazione, reputazione della marca
o dell’impresa etc.).
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Ambito di analisi del comportametno d'acquisto del cliente
L’acquirente viene considerato come un soggetto attivo dominato dall’inconscio e indifeso di fronte alle
strategie di vendita dell’azienda e dei pubblicitari.
Il principio di razionalità limitata
Secondo il principio di razionalità limitata il comportamento d'acquisto non è causale ma razionale, cioè nei
limiti delle capacità cognitive e di apprendimento degli individui.
Le ipotesi di tale principio sono:
• Le scelte sono soggetto di una riflessione preliminare da parte del cliente secondo l’importanza del
rischio percepito;
• Le scelte si effettuano sulla base delle previsioni di dati futuri e non solo sulla base di osservazioni di
breve periodo;
• Le scelte sono guidate dal principio di scarsità generalizzata.
Quindi i comportamenti adottati saranno considerati razionali nella misura in cui si dimostreranno coerenti
rispetto agli obiettivi fissati inizialmente.
I diversi approcci risolutori
Esistono tre diversi comportamenti risolutori.
• estensivo: verrà adottata dal cliente qualora il valore delle informazioni e/o il rischio percepito siano
elevati
• limitato: l’acquirente si trova davanti ad una marca sconosciuta all’interno di prodotti già noti. I
criteri di scelta sono definiti ma ci sarà una ricerca di informazioni e valutazione.
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• di routine: quando il cliente ha già in possesso informazioni ed esperienza del prodotto e acquisterà
fiducia e l’acquisto diventerà ripetitivo senza ricerca di informazioni.
La ricerca di informazioni
La ricerca di informazioni viene ampliamente svolta in un comportamento risolutorio estensivo e viene man
mano a calare fino ad essere assente in quello di routine.
Da cosa dipende la quantità di informazioni ricercata prima di effettuare una scelta d’acquisto?
1. Il rischio percepito;
2. Il grado di coinvolgimento
3. La familiarità e la competenza con la tipologia di prodotto;
4. Lo stile di shopping
Il rischio percepito dipende dall’incertezza delle conseguenze negative derivanti dalla scelta da compiere,
esistono diversi rischi:
• Rischio funzionale: le caratteristiche del prodotto non corrispondono alle attese;
• Rischio finanziario: in caso di prodotto difettoso o riparazioni da compiere;
• Rischio di perdita di tempo: ore dedicate a resi, reclami ecc..
• Rischio fisico: prodotto che può presentare problemi alla salute;
• Rischio sociale: il prodotto trasmette un’immagine non corrispondete alla personalità del cliente;
• Rischio psicologico: perdita di autostima o insoddisfazione generale.
Per ridurre il rischio percepito prima dell’acquisto l’acquirente rincorre a informazioni di natura: personale
(familiari), commerciali (pubblicità) e pubbliche.
Il forte coinvolgimento comporta un livello elevato di riflessione preliminare e una forte reazione affettiva;
a un basso livello invece i consumatori investono poco in termini di riflessione e sentimento.
La familiarità si riferisce alle precedenti esperienze che l’acquirente ha avuto con il prodotto, mentre la
competenza corrisponde alla conoscenza specifica del prodotto, come ad esempio le sue caratteristiche
tecniche o il suo funzionamento.
Lo stile di shopping invece può essere funzionale, economico o ricreativo.
I costi dell’informazione
• Costi di ricerca: sono sostenuti per conoscere i mercati e delimitare l’insieme delle opportunità che
il cliente può inserire nell’insieme di possibili alternative.
• Costi di percezione: sono sostenuti al fine d’identificare le caratteristiche dei beni inseriti nell’insieme
sotto esame (luogo si acquisto, prezzo ecc.);
• Costi di valutazione: valutano il grado di presenza delle caratteristiche percepite e di verificare
l’autenticità dei segnali inviati del mercato sulla qualità dei beni.
Il costo in termini di tempo viene misurato dal costo-opportunità e varia da individuo a individuo.
Le fondi dell’informazione
I costi dei prodotti varino a seconda della loro osservabilità, infatti più le caratteristiche sono esterne e visibili
e meno costi l’acquirente sosterrà, più sono interne e non verificabili e il consumatore dovrà acquistare il
bene per conoscerlo.
Tuttavia esistono diversi modi di raccolta delle informazioni:
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6.3 Il prodotto come paniere di attributi
Un prodotto è percepito dal potenziale cliente come un “paniere di attributi” e di “associazioni mentali” che
forniscono insieme l’utilità totale del prodotto.
Le caratteristiche oggettive e gli attributi
Le caratteristiche oggettive degli attributi sono le caratteristiche fisico-tecniche che producono gli attributi e
che ne costituiscono la cosiddetta “scheda tecnica”.
Esempio: il fluoro (caratteristica oggettiva) in un dentifricio per bambini, fornisce l’attributo anticarie
(beneficio ricercato dal cliente).
Ogni prodotto costituisce un paniere specifico di attributi. Per attributo d’intende il servizio offerto o il
beneficio ricercato dal cliente e utilizzato come criterio di scelta.
Tali attributi possono essere classificati in base
alla presenza percepita e all’importanza in:
Esempio paniere:
• Soluzione: potenza
• Paniere di servizi (attributi): potenza, affidabilità, energia, consumo, resistenza, velocità di
risposta, sicurezza, peso
• Applicazioni: distributori di benzina (non provoca scintille)
Strumentazione medica (affidabilità)
Macchine da cucire (resistenza a frequenti interruzioni)
Pompe per sistemi di irrigazione (continuità)
Computer portatili (dimensione, peso)
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1. cognitiva, chiama in causa le info possedute e la conoscenza;
2. affettiva, analizza l’atteggiamento e il sistema di valutazione;
3. comportamentale, descrive l’azione sia durante che post acquisto.
Gli esperti sostengono che questi tre livelli vadano in ordine gerarchico e che l’individuo li percorra in
sequenza quando è coinvolto nella sua decisione d’acquisto.
Il modello di coinvolgimento
I differenti percorsi del processo di risposta possono essere ricollocati in un quadro più generale evidenziando
non solo il quadro di coinvolgimento, ma anche la percezione e le modalità d’apprendimento della realtà.
L’incrocio tra il grado di coinvolgimento e le modalità d’apprendimento della realtà porta alla matrice nella
quale possiamo identificare 4 differenti percorsi.
1. Questa situazione implica una forte necessità di informazione dovuta all’importanza del prodotto e
dei ragionamenti a esso connessi.
2. Troviamo tutti i prodotti di rilevante valore sociale o emotivo, come abbigliamento profumi ecc…
3. Rientrano in questa categoria la
maggioranza dei prodotti alimentari,
anche prodotti che raggiungono la
fase di maturità.
4. I prodotti mirano a soddisfare i gusti
personali che hanno a che fare con
l’immaginazione e con la
soddisfazione immediata (cioccolata,
birra…).
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Le perdite provengono da questi due gruppi e costituiscono una forma di pubblicità negativa tramite
passaparola.
Le ricerche sul comportamento sono arrivate a tre conclusioni:
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Il rapporto soddisfazione-fedeltà
Se il livello di soddisfazione del cliente è alto, la sua fiducia crescerà e diventerà il principale motore della
performance finanziaria a lungo termine.
Si tende a pensare che il rapporto tra soddisfazione e
fedeltà sia di tipo lineare, in realtà non è così.
Nei mercati non competiti il grado di soddisfazione ha un
impatto limitato sulla fedeltà, in questi mercati i clienti
non hanno scelta e sono vincolati.
Nei mercati competitivi invece vi sono notevoli
differenze tra i clienti soddisfatti e pienamente
soddisfatti poiché limitare a soddisfare i clienti non è più
sofficiente per conservare la fedeltà. Soltanto quelli
pienamente soddisfatti saranno clienti fedeli.
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• il sistema di ricerca marketing
Il sistema analitico si occupa dell’elaborazione dei
dati provenienti dagli altri sottosistemi e del
trasferimento delle informazioni al management a
supporto della comprensione, decisione e controllo.
Il ruolo del SIM è molto più vasto e organizzato su
base permanente rispetto alla ricerca del marketing
che è chiaro e limitato a specifici problemi decisionali.
Sistema di contabilità interna
La raccolta dei dati interni fa parte della routine quotidiana e vengono raccolti per scopi diversi rispetto alla
ricerca, sono definiti dati secondati interni.
I dati permettono di stilare un report mensile che viene classificato per prodotto, gruppo di clienti e territorio
di vendita per permettere di:
• Tempestività
• Flessibilità
• Inclusività
• Accuratezza
• Comodità
Il sistema di business intelligence
I dati forniti dal sistema di contabilità interna devono essere completati con informazioni sul contesto macro-
marketing e sulla concorrenza.
Questi dati consentono di tenere costantemente sotto controllo forze e debolezze della posizione
competitiva dell’impresa nel mercato di riferimento.
Per raccogliere queste informazioni esistono diversi metodi:
1. Metodo casuale: i manager stessi ricercano informazioni tramite giornali, dialoghi con i fornitori
ecc..;
2. Forza vendita: i venditori ricevono i dati e la motivazione necessarie a registrare e trasmettere i dati
relativi al mercato, sono i più utili per capire la situazione del mercato o per individuare eventuali
trasformazioni;
3. Centri informativi: hanno la possibilità di avere del personale che può effettuare delle ricerche.
4. Ricerche commissionate da vari clienti a società specializzate, che raccolgono e vendono dati su
quote di mercato, prezzi al dettaglio ecc…
Il sistema della ricerca di marketing
Il ruolo della ricerca di marketing consente di fornire dati e informazioni relativi al mercato.
La ricerca di marketing comporta la diagnosi delle esigenze informative e la selezione di variabili rilevanti e
collegate fra loro, in base alle quali vengono raccolte, registrate e analizzate informazioni valide e attendibili.
Quindi assolve a 4 funzioni:
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1. Deve diagnosticare l’esigenza d’informazione;
2. Deve selezionare le variabili da misurare;
3. Deve assumersi la responsabilità della validità interna ed esterna delle informazioni raccolte;
4. È necessario che le trasmetta al manager per aiutarlo nella comprensione, nella decisione e nel
controllo.
Importanza della ricerca di marketing a livello manageriale
La ricerca di marketing ha tre obiettivi diversi:
1. Supporto alla comprensione: scopre, descrive, analizza, misura e prevede i fattori di mercato e la
domanda.
2. Supporto alla decisione: individua le strategie e gli strumenti di marketing più appropriati a
determinare il livello ottimale d’intervento.
3. Sopporto al controllo: propone di valutare la performance e i risultati dei programmi di marketing.
Il primo è legato alle decisioni di marketing strategico, le altre due al marketing operativo.
Vincoli alla ricerca di mercato
La domanda più frequento che si pone un manager è se avviare o meno una ricerca di marketing, in tal caso
deve tenere conto dei seguenti vincoli:
• I vincoli di tempo;
• La disponibilità dei dati;
• Il valore per l’impresa.
• Validità interna: riguardale relazioni tra variabili. Uno studio ha validità interna solo se possiamo
ritenere che esista realmente una relazione di causa-effetto tra le variabili esaminate;
• Validità esterna: riguarda la possibilità di generalizzare i risultati osservati. Consente di rispondere,
ad esempio, alla domanda “a quale popolazione posso applicare i risultati ottenuti?”.
Il problema della validità scientifica è fondamentale, poiché l’impresa assumerà in base ai risultati della
ricerca decisioni importanti, come il lancio di un prodotto.
Caratteristiche della conoscenza scientifica
La conoscenza scientifica stabilisce i fatti, i quali a loro volta permettono di chiarire le teorie stesse; poi cerca
di descriverli e spiegarli.
1. La scienza va oltre i semplici fatti;
2. La conoscenza scientifica è verificabile;
3. La scienza è analitica;
4. La conoscenza scientifica è chiara e precisa;
5. La conoscenza scientifica è comunicabile;
6. La conoscenza scientifica ha valore generale.
Fasi del processo di ricerca
Ogni indagine richiese una pianificazione attenta. Anche la ricerca di marketing segue cinque fasi del
processo:
1. Definizione del problema: il manager e l’analista di mercato definiscono il problema e concordano
sull’obiettivo dello studio. Stabiliscono le informazioni che potrebbero migliorare la decisione da
prendere e la introducono nel brief.
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2. Disegno della ricerca: l’analista completa un piano di ricerca dove
specifica i metodi e i procedimenti di raccolta e analisi dei dati
richiesti;
3. Raccolta di informazioni;
4. Elaborazione analisi dei dati: i dati devono essere convertiti in una
forma che risponda agli interrogativi del manager.
5. Presentazione del processo di ricerca: la fase finale consiste
nell’interpretare le informazioni e nel trarre le conclusioni utili alle
decisioni del manager.
Tipologie di ricerca di marketing
È possibile classificare le ricerche di marketing in base alla tecnica
utilizzata o alla natura del problema affrontato.
Esistono tre tipi di ricerca di marketing:
1. Ricerca esplorativa;
2. Ricerca descrittiva;
3. Ricerca causale.
In linea di principio la ricerca esplorativa e quella descrittiva precedono la ricerca causale e spesso sono
considerate fasi preliminari a quest’ultima, ma non vanno escluse altre sequenze.
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• Indagini presso informatori chiave;
• Analisi di casi selezionati;
• Focus group;
• Tecniche proiettive.
L’uso dei dati secondari
I dati secondati possono essere classificati come interni o esterni.
I dati interni sono centralizzati nel sistema di contabilità interna,
mentre quelli esterni provengono da una vasta gamma di fonti
come pubblicazioni, libri ecc e sono reperibili a basso costo.
Per cominciare è bene iniziare dai dati secondati evitando di
sottovalutare l’utilità, poiché sono facilmente reperibili.
Ovviamente hanno degli svantaggi come il fatto che possono
essere non aggiornate o non coerenti.
L’indagine presso informazioni chiave
Dopo aver esaminato le fonti secondarie vengono intervistati le persone dotate di conoscenza es esperienza
in merito al problema in esame.
Queste persone si dividono in operatori (cioè coloro che partecipano allo scambio come grossisti e fornitori)
ed esperti (coloro che hanno informazioni privilegiate in virtù della loro professione come economisti e
personale di ricerca e sviluppo).
I questi sondaggi non servono campioni casuali, ma è importante intervistare persone con punti di vista
differenti. Le interviste sono svolte in modo informale e non si avvalgono di questionari così si permette di
stimolare le idee.
Benchmarking e analisi dei casi selezionati
Un terzo metodo usato consiste nell’analisi dettagliata di casi simili al fenomeno studiato, alla ricerca di
spiegazioni o per decidere come comportarsi.
Diffusioni all’interno di focus group
L’intervista con il focus group è un tipo più complesso di ricerca esplorativa.
Si riuniscono dalle 8 alle 12 persone e si discute liberamente su una marca, una pubblicità o l’idea per un
nuovo prodotto.
I vantaggi che offre è che crea un ottimo meccanismo di creazione di ipotesi, è flessibile ed è in grado di
indagare differenti casi e che gli intervistati si stimolano a vicenda.
Gli svantaggi sono che gli intervistati non rappresentano un campione della popolazione e i risultati sono
soggettivi e dipendono dalla personalità dell’analista.
Tecniche proiettive
Le tecniche proiettive costano di modalità indirette usate per formulare e sottoporre le domande agli
intervistati, per fare in modo che essi proiettino convinzioni e sentimenti su un soggetto o oggetto esterno
quando esposti a uno stimolo non strutturato.
Limiti della ricerca esplorativa
i limiti della ricerca esplorativa sono due:
• I risultati non sono rappresentativi della popolazione totale e non sono pertanto proiettabili su un
campione più vasto.
• Vi è un elevato grado di ambiguità nei risultati, dovuto alla loro interpretazione da parte dell’analista.
20
Il vero rischio legato a questi limiti è che venga scartata un’idea valida che non è stata presa in considerazione
per via dell’analisi esplorativa.
21
Metodo basato sui sondaggi (survey)
Le ricerche prevedono che si rivolgano delle domande all’intervistato ottenendo le informazioni desiderate
mediante uno strumento di raccolta: il questionario.
Le domande le risposte possono essere orali o scritte.
Ci sono quattro metodi per raccogliere i dati di un sondaggio: interviste personali, interviste telefoniche, i
questionari postali, sondaggi online.
Una buona strutturazione dei questionari è la chiave che consente di ottenere risultati soddisfacenti.
Strutta dei questionari
Un questionario è un insieme di domande selezionate allo scopo di produrre i dati necessari agli obiettivi di
un progetto di ricerca. L’elaborazione un questionario potrebbe apparire semplice, specie a chi non abbia
mai fatto in precedenza. Strumento di misurazione che costituisce il canale principale attraverso cui le info
vengono raccolte dagli intervistati e trasmesse ai ricercatori, i quali a loro volta passano questa forma di
conoscenza certificata ai manager, che la useranno nel processo decisionale.
Canale con due ruoli comunicativi:
- Deve comunicare a chi risponde qual è l’obiettivo della ricerca;
- Deve comunicare al ricercatore che cosa ha detto l’intervistato.
Il questionario rappresenta l’interfaccia tra i 4 partecipanti all’indagine: il DECISORE, che necessita di
informazioni specifiche per risolvere un problema decisionale; L’ANALISTA DI MERCATO, il cui ruolo consiste
nel tradurre un problema di ricerca in domande di ricerca;
L’intervistatore deve raccogliere informazioni attendibili presso gli intervistati; gli intervistati devono
accettare di comunicare le info richieste.
Metodi di campionamento
Il campionamento e la selezione ai fini dell'indagine
Il campionamento e la selezione ai fini dell'indagine, di una porzione di popolazione target da esaminare,
onde poter trarre conclusioni generali sull’intero target.
Le tecniche di campionamento sono divise in due ampie categorie: probabilistiche e non probabilistiche.
Campioni probabilistici
- Campioni casuale;
- Campione stratificato;
- Campione a stadi;
- Campionamento per aree.
Campioni non probabilistici
- Campioni di convenienza;
- Campioni a scelta ragionata;
- Campioni “per quote”.
Generalmente la scelta fra completamento probabilistico non probabilistico comporta un compromesso tra
la capacità di estendere con una certa accuratezza risultati ottenuti dal campione all’intera popolazione e le
esigenze di contenimento di tempi e costi.
Gli errori della ricerca
Una delle principali responsabilità del ricercatore consiste nel valutare l’accuratezza e l’attendibilità dei
risultati dell’indagine. L’errore TOTALE associato alla ricerca può essere suddiviso in due categorie: errore di
campionamento (può essere ridotto o controllato) ed errore non di campionamento, detto anche errore
sistematico (più difficile da controllare).
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PROCESSO TRASFORMAZIONE DATI → ACQUISIZIONE DELLE CONOSCENZE
Una volta completata la raccolta dei dati, il processo più importante consiste nella loro analisi, cioè nella
trasformazione dei dati “grezzi” in informazioni, che contribuiranno a rispondere alle domande del decisore.
Dalla raccolta dati all’acquisizione delle conoscenze
Il processo dell’analisi consiste in:
a. Conversione dei dati
Comprende la loro trascrizione, codifica, classificazione e schematizzazione per ottenere un insieme
organizzato che si presti all’analisi à Banca Dati.
b. Analisi descrittiva
Fornisce un’idea iniziale sulla natura dei dati e comporta la misura della concentrazione della
dispersione dei dati per ognuna delle variabili considerate.
c. Analisi referenziale
Si propone di analizzare la portata e la natura delle possibili associazioni tra coppie di variabili, di
verificare le ipotesi sulla popolazione target ed esaminare la rilevanza statistica delle differenze.
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Definizione della sperimentazione
È una forma di indagine scientifica in cui il ricercatore manipola e controlla una o più variabili d’azione e
osserva i valori assunti dalle variabili di risposta, corrispondentemente a tali manipolazioni.
Le unità sperimentali sono le entità che subiscono gli effetti del trattamento e di cui si misurano le risposte.
Un piano sperimentale comporta la definizione dei seguenti elementi: i trattamenti da sottoporre a
manipolazione; le unità sperimentali da utilizzare; le variabili di risposta da misurare; la procedura di gestione
delle variabili estranee.
Esistono due tipi di sperimentazione:
- Esperimento di laboratorio: il ricercatore crea una situazione che presenta le condizioni desiderate
per poi manipolare alcune delle variabili e controllarne altre;
- Esperimento sul campo: organizzato in una situazione realistica o naturale, anche se comporta
comunque la manipolazione di una o più variabili d’azione in condizioni accuratamente controllate.
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Le risposte vanno date in base alla prospettiva del cliente. Infatti l’approccio che bisogna avere si fonda
sull’idea che il cliente identifichi il prodotto col la soluzione che esso offre.
Per un’impresa orientata al mercato è quindi importante definire il proprio settore di attività in termini di
bisogni generici, piuttosto che in termini di prodotto.
La concettualizzazione del mercato di riferimento
Occorre perciò definire il mercato di riferimento dal punto di vista del cliente tramite uno schema di tre
dimensioni proposto da Abell:
• i bisogni o le funzioni da soddisfare: si fa riferimento ai bisogni o alle funzioni che il bene o il servizio
deve soddisfare;
• i clienti, o chi occorre soddisfare : i diversi gruppi di clienti potenziali dell’impresa. A livello di macro-
segmentazione si considerano normalmente le sole
caratteristiche generali dei clienti,
• le tecnologie utilizzate per soddisfare i bisogni:
rappresentano i modi alternativi in cui può essere
realizzata una particolare funzione per risolvere un
problema del cliente. Questa dimensione è dinamica,
poiché una tecnologia può sostituirne un’altra nel tempo.
• la segmentazione descrittiva;
25
• la segmentazione in base ai benefici o vantaggi perseguiti;
• la segmentazione in base allo stile di vita;
• la segmentazione comportamentale.
La segmentazione descrittiva o sociodemografica
È un metodo indiretto che si basa sul presupposto che i clienti con diversi profili sociodemografici abbiano
anche diversi bisogni e aspettative nei confronti di prodotti e servizi.
Le variabili più usate sono: età, sesso, reddito, provenienza geografica ecc..
I vantaggi sono: il costo ridotto, la facilità di applicazione e l’accessibilità delle fonti.
I limiti invece sono rappresentati da un’analisi posteriori di uno specifico segmento, che descrive il segmento
piuttosto di spiegarne le ragioni. Un altro difetto è rappresentato dal suo limitato valore previsionale, che
tende a diminuire le economie industrializzate, in seguito alla standardizzazione delle modalità di consumo
nelle diverse classi sociali.
La segmentazione in base ai vantaggi perseguiti
Nella segmentazione basata sui vantaggi perseguiti si basa sulle differenze all’interno dei loro sistemi di
valore. Due individui con un identico profilo socio-demografico possono presentare sistemi di valori molto
diversi, mentre la stessa persona può attribuire valori diversi a ciascun prodotto acquistato.
La realizzazione di una segmentazione in base ai vantaggi perseguiti richiede la conoscenza del sistema di
valori dei clienti. Ogni segmento è definito in base al paniere completo di attributi ricercati, è questo che
consente di distinguere i segmenti tra loro.
Il vantaggio è che si concentra nell’individuare gli attributi da privilegiare.
Il limite di questo metodo riguarda l’identificazione degli attributi da privilegiare.
La segmentazione comportamentale
La segmentazione comportamentale si propone di classificare i consumatori rispetto al loro reale
comportamento al momento d’acquisto.
I criteri di segmentazione più frequenti sono l’utilizzo del:
• prodotto: si può tracciare una distinzione fra utilizzatori, non utilizzatori e utilizzatori al primo
acquisto;
• volume d’acquisto: si fonda sul presupposto che in molti mercati una piccola percentuale di
consumatori concentra su di sé un’alta percentuale di vendite.
• il tipo di fedeltà: i clienti possono essere suddivisi in clienti a fedeltà incondizionata, a fedeltà non
esclusiva e non fedeli.
Questo metodo di segmentazione è alla base del CRM.
La segmentazione tribale
La segmentazione tribale gli individui si raggruppano spontaneamente in base a caratteristiche comuni.
Infatti in resistenza alla solitudine molte persone cercano ad oggi di creare legami sociali e la società si evolve
verso la ricostruzione delle tribù; cioè:
microcomunità nelle quali gli individui sono stretti da forti legami emotivi e da una sorta di coltura comune.
Queste tribù al giorno d’oggi sono più volatili ed effimere delle comunità tradizionali, poiché ogni individuo
resta libero di uscirne quando lo ritiene opportuno.
Le specificità delle tribù
Le tribù si differenziano perciò dai segmenti per tre aspetti:
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TRIBU SEGMENTI
Emergono in modo spontaneo Sono creazioni volute da analisti
È una realtà È un artefatto intellettuale
L’affiliazione a una tribù può essere plurima ed
effimera
Infatti l’idea di segmentazione è basata su caratteristiche proprie dell’individuo, mentre la tribù di una
segmentazione comportamentale, poiché un individuo presenta uno stesso comportamento nei riguardi di
un bene o servizio.
In una segmentazione tribale si intende a sviluppare offerte che servono a individui e che uniscono diversi
individui in una stessa comunità.
L’utilità di una segmentazione tribale è a livello della ricerca di:
• differenziazione dell’offerta, evidenziando il valore del legame funzionale del bene e servizio;
• fidelizzazione dei clienti, attraverso lo sviluppo di una fedeltà affettiva fondata sul sentimento di
appartenenza a una comunità;
• immagine, attraverso l’iscrizione della marca e dell’impresa nella tendenza socioeconomica della
coltura tribale.
La segmentazione socio culturale per stili di vita
La segmentazione socio culturale viene in sostegno a quella demografica, aggiungendo elementi personali e
quindi con l’obiettivo di fornire un ritratto più umano dei clienti.
Quando si parla di stile di vita si intende il modo in cui una persona vive, come trascorre il tempo e come
spende il suo denaro. Esso si può misurare su tre livelli:
• a livello più stabile e solido si trovano i valori individuali e le caratteristiche della personalità;
• a livello intermedio si trova invece l’insieme di attività, interessi e opinioni;
• a livello superficiale di trova l’insieme dei beni e servizi acquistati e il modo in cui essi vengono
consumati.
Questi sistemi di analisi degli stili di vita riguardano le Attività, Interessi, Opinioni (AIO) misurando:
27
La figura presenta la segmentazione del
mercato nel corporate banking. Infatti uno dei
contributi di questa analisi è stata la
constatazione del fatto che un numero di
organizzazione senza scopo di lucro detenevano
risorse finanziarie molto elevate, mentre i
servizi bancari offerti erano tutti concepiti per
organizzazioni a scopo di lucro e inadatti alle
esigenze specifiche di quelle no-Profit.
La segmentazione in base ai vantaggi perseguiti
Nei mercati industriali questo metodo di segmentazione giunge a classificare i clienti in base al settore o
all’utilizzo finale del prodotto. Gli utenti finali sono alla ricerca di vantaggi, funzioni o prestazioni differenti in
un prodotto.
Questa segmentazione permette d’identificare i bisogni prioritari e la loro relativa importanza. La
segmentazione per vantaggi perseguita è più facile da realizzare nei mercati industriali rispetto ai mercati di
beni di consumo, perché gli utenti sono dei professionisti che hanno meno difficoltà a esprimere i bisogni e
a qualificare l’importanza relativa degli attributi di un prodotto.
La segmentazione comportamentale
Il suo obiettivo è adattare le strategie d’approccio ai clienti industriali in rapporto alle strutture e alle
caratteristiche di funzionamento del centro decisionale d’acquisto. Il grado di formalizzazione del processo
d’acquisto può variare a seconda della complessità delle decisioni da prendere e delle strutture organizzative.
28
Es. la marca A presenta un incremento dei volumi di vendita del 15% l’anno. La domanda primaria di mercato
di riferimento cresce del 15%, quindi la performance risulta modesta, poiché la marca è riuscita al massimo
a mantenere la quota di mercato.
La domanda primaria espandibile e non espandibile
La domanda primaria è detta espandibile quando il livello delle vendite è influenzato da fattori del contesto
macro marketing, nonché dall’intensità degli sforzi di marketing.
La domanda primaria viene detta non espandibile quando il livello totale delle vendite non è più influenzato
dal contesto macromarketing e degli sforzi di marketing delle aziende concorrenti. I mercati in questo caso
sono stagnanti.
La domanda primaria come funziona di risposta
La domanda primaria è rappresentata da una funzione che mette in relazione il livello delle vendite alle cause
che lo determinano.
A determinare il livello di vendite intervengono due categorie: fattori controllabili e non controllabili, cioè
esogeni.
L’influenza dei fattori di marketing controllabili
Il rapporto tra la domanda di mercato e la
pressione totale di marketing del settore è
illustrato nell’immagine da una curva a forma di
S.
Tale curva fa riferimento a un ambiente macro
marketing considerato costante.
La funzione non è lineare. Con l’aumento della
pressione totale di marketing aumentano anche
le vendite, ma a un tasso decrescente.
L’effetto del contesto macromarketing
Il livello della domanda primaria è influenzato da fattori esogeni. Una modifica comporta uno spostamento
verso l’alto (o basso) della curva di risposta.
Il mercato potenziale attuale e assoluto
Il mercato potenziale attuale è rappresentato graficamente dal limite verso il quale tende la domanda
primaria per una pressione di marketing totale del settore tendente all’infinito, in un dato contesto e in un
determinato periodo di tempo.
Il mercato potenziale assoluto può essere invece come il limite massimo della dimensione del mercato,
nell’ipotesi fittizia di una copertura ottimale del mercato di riferimento.
Il mercato potenziale assoluto corrisponde al livello di vendite totali osservabili in concomitanza con i tre
prerequisiti:
1. Tutti gli utilizzatori potenziali di un prodotto sono anche utilizzatori effettivi;
2. Ciascun utilizzatore usa il prodotto in ogni occasione d’uso;
3. Ciascun utilizzo del prodotto avviene nella misura massima possibile.
Il mercato potenziale assoluto dipende dal tempo; il suo valore evolve nel tempo sotto l’influenza di fattori e
di imitazione o a causa di fattori esogeni.
L’impresa non ha alcun controllo diretto su questi fattori, che tuttavia influiscono in modo decisivo
sull’evoluzione de mercato.
29
9.2 La struttura della domanda primaria di beni di consumo
Il ruolo dell’analista di mercato è quello d’identificare e stimare le componenti chiave del potenziale di
mercato. La domanda è strutturata in modo diverso a seconda si tratti di domanda di beni di consumo, di
servizi o di beni industriali.
La domanda di beni di consumo
Il numero di unità di consumo potenziali (n) e le quantità acquistata da ciacuna unità (q):
Q=n x q
Q indica la domanda totale in quantità. Il volume d’affari totale di determina nel modo seguente:
R=n x q x p
P è il prezzo medio per unità.
La domanda di beni di consumo non durevoli
Domanda totale di un bene di consumo non legato all’uso di un bene durevole si può determinare ricorrendo
a:
30
Il potenziale introito, derivante dai servizi non erogati e non erogabili.
Es. se un aereo parte con 20 posti liberi, il guadagno potenziale di quei 20 posti liberi è perso per sempre.
Una sfida importante per una società di servizi consiste nel riuscire a sincronizzare domanda e offerta,
adeguando la capacità produttiva, ma anche riorganizzando la domanda attraverso incentivi sui prezzi o
offerte promozionali.
Inseparabilità
I servizi vengono prodotti nello stesso istante in cui vengono consumati e il cliente partecipa direttamente al
processo di produzione. Questo comporta 2 conseguenze:
• Chi fornisce il servizio deve avere un contratto diretto con il cliente che rende difficile il processo di
standardizzazione;
• Il cliente partecipa al processo di produzione, l’interazione tra cliente e fornitore del servizio può
influire sulla qualità del servizio stesso.
Variabilità della qualità
È la mancanza di standardizzazione, di diversità di qualità nell’erogazione del servizio, a causa del fattore
umano. Il problema è riducibile tramite selezione e formazione dei dipendenti, a cui richiedere chiara
comprensione degli standard di performance del servizio.
Le implicazioni per la gestione dei servizi
Le imprese di servizi devono cercare di conciliare:
a. Vincoli di produttività, che le spingono alla standardizzazione e all’utilizzo massiccio delle tecnologie
informatiche;
b. Obiettivi di controllo della qualità, che le spingono a privilegiare le interazioni dirette con il cliente;
c. Obiettivi di differenziazione.
È possibile descrivere le diverse attività di servizio in base a due dimensioni e su due livelli: dal grado
d’intensità della manodopera richiesta per l’attività di erogazione del servizio e dal grado d’interazione e di
adattamento al cliente.
Si possono identificare 4 gruppi:
1. Fabbriche di servizi: si tratta di società di servizi con un’intensità relativamente bassa di lavoro e
d’interazione con il cliente, come le linee aeree, il trasposto terrestre, gli hotel.
2. Negozi di servizi: il grado d’interazione con il cliente e di personalizzazione del servizio è maggiore,
queste società di servizi si servono di grandi strutture e macchinari, ma offrono interazioni e
personalizzazione, come ospedali e ristoranti.
3. Servizio di massa: l’intensità del lavoro è alta, ma è basso il livello d’interazione e di personalizzazione
del servizio, esempio scuole, negozi al dettaglio e pulizie.
4. Servizio professionale: quando il livello
d’interazione con il cliente aumenta e/o
la parola d’ordine diventa
personalizzazione come medici, avvocati
e contabili.
Questa classificazione dei servizi non è fissa, le
società di servizi innovano e modificano le loro
attività di servizio.
31
La previsione della domanda industriale può diventare molto complessa per il produttore, quando il suo
output ha tante applicazioni diverse. La domanda industriale si struttura in modo diversa in caso si tratti di
beni di consumo, di componenti o di attrezzature industriali.
La domanda di beni industriali di consumo
Si tratta di prodotto che l’impresa industriale utilizza nella sua attività produttiva e che non vengono
incorporati nel prodotto finito.
Le componenti della domanda sono:
• Numero di imprese potenziali;
• Percentuale di utenti effettivi;
• Livello di attività per utente effettivo;
• Tasso d’impiego per occasione d’uso.
La domanda di componenti industriali
I componenti industriali vengono incorporati nel prodotto
fabbricato dal cliente industriale. In questo caso la domanda
dipende direttamente dalla quantità prodotto dell’impresa
industriale cliente.
Si hanno le seguenti componenti:
32
9.5 L’analisi delle opportunità di crescita nel mercato esistente
Lo scarto fra il livello attuale e il livello assoluto della domanda primaria rappresenta un indicatore del grado
di sviluppo di un prodotto-mercato. Maggiore è lo scarto, più il potenziale di crescita della domanda primaria
sarà elevato.
La Gap anaysis sviluppa uno schema per studiare lo scarto tra il mercato potenziale assoluto e le vendite
attuali delle imprese, identificando 4 tipi di gap, che rappresentano altrettante opportunità di crescita: nella
distribuzione, nell’utilizzo, nell’offerta delle linee di prodotti e nella concorrenzialità.
La concorrenzialità è legata alla vendita di marche in concorrenza diretta all’interno del prodotto-mercato e
alla presenza di prodotti sostitutivi.
Gap della rete distributiva
Le carenze della distribuzione sono dovute a una assenza o a un’adeguatezza della rete di distribuzione nel
prodotto mercato. Si verificano tre situazioni:
• Una copertura insufficiente, quando le linee di prodotti non sono distribuite in tutte le aree
geografiche desiderate;
• Un’intensità di distribuzione insufficiente, quando è presente nell’area geografica in cui l’impresa ha
una copertura distributiva, ma in numero troppo basso di punti di vendita;
• Un’esposizione insufficiente, quando le linee di prodotto dell’impresa sono mal presentate o mal
valorizzare sugli scaffali o nella loro distribuzione, all’interno dei punti vendita che lo distribuiscono.
Gap nell’utilizzo del prodotto
Può risiedere in un insufficiente impiego del prodotto.
Ci sono tre tipologie di gap:
1. Una carenza nei numeri di utenti, quando molti utenti potenziali non utilizzano il prodotto;
2. Una carenza nelle occasioni di utilizzo del prodotto quando gli utenti effettivi non utilizzano il
prodotto in tutte le possibili occasioni d’impiego;
3. Una carenza d’impiego, quando gli utenti effettivi utilizzano una quantità ridotta di prodotto a ogni
impiego.
Gap nelle linee di prodotti
L’inadeguatezza delle linee di prodotti è dovuta alla mancanza di una linea completa. Si possono verificare 7
situazioni:
1. Gap nella dimensione dei prodotti;
2. Gap nelle opzioni disponibili nelle linee di prodotto;
3. Gap nello stile, colore, gusto o profumo della linea di prodotti;
4. Gap nella forma;
5. Gap di qualità nelle linee di prodotti;
6. Gap nelle linee di prodotti con marca del distributore;
7. Gai di copertura dei segmenti con linee di prodotti.
Queste situazioni d’inadeguatezza delle linee di prodotti costituisce in realtà opportunità di crescita,
mediante politiche di innovazione o di differenziazione del prodotto.
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L’evoluzione della tecnologie favorisce lo sviluppo di prodotti nuovi con prestazioni migliori che rendono
obsoleti i prodotti esistenti e l’evoluzione delle norme di consumo o di produzione, rende alcuni prodotti
inadeguati al mercato e ne richiede altri.
La fase di introduzione
Nella fase di introduzione il mercato è spesso caratterizzato d auna crescita lenta delle vendite, dovuta a
diversi fattori tipici:
• i primi clienti soddisfatti ripetono i loro acquisti e influenzano gli altri potenziali clienti con il
passaparola;
• la maggiore disponibilità del prodotto dovuta a una più ampia distribuzione gli conferisce una
maggior visibilità;
• l’entrata di nuovi concorrenti determina un aumento della pressione totale di marketing sulla
domanda;
una caratteristica importante di questa fase è la diminuzione regolare dei costi di produzione, dovuta
dall’aumento dei voluti prodotti e all’effetto d’esperienza che comincia a manifestarsi.
Per far fronte a questa situazione, cambiano anche gli obiettivi prioritari del marketing strategico, che
diventano:
34
• estendere la dimensione del mercato totale;
• massimizzare il tasso di disoccupazione del mercato;
• costruire una forte immagine di marca;
• creare la fedeltà alla marca.
Per raggiungere questi nuovi obiettivi il programma di marketing dovrà essere modificano attraverso:
• il miglioramento del prodotto, arricchendolo di caratteristiche;
• adozione di un sistema di distribuzione intensivo e l’adozione di una strategia di distribuzione
multicanale;
• l’adozione di una strategia comunicativa mirata alla costruzione dell’immagine.
La fase di turbolenza
Il periodo di turbolenza rappresenta una fase di transazione, durante la quale il tasso di crescita delle vendite
subisce una decelerazione, pur rimanendo superiore a quello dell’economia generale.
La caratteristica fondamentale del periodo di turbolenza è rappresentata dal complicarsi dello scenario, a
causa del rallentamento della domanda totale.
L’attenzione da un punto di vista strategico, si sposta dallo sviluppo della domanda primaria alla creazione o
massimizzazione della quota di mercato.
I nuovi obiettivi sono:
• tassi di disoccupazione e di penetrazione del prodotto nel mercato sono molto elevati;
• la copertura del mercato tramite la distribuzione intensiva e non può essere aumentata;
• la tecnologia si è stabilizzata e bisogna aspettarsi solo modifiche del prodotto.
Il mercato è molto segmentato e le imprese si sforzano di coprire l’intera gamma dei bisogni, offrendo una
vasta scelta di varianti dello stesso prodotto. È nel corso di questa fase che si fa più elevata la probabilità di
un rilancio tecnologico del prodotto, mentre tutti i concorrenti nel mercato si sforzano di prolungarne la vita
media.
In questa fase bisogna:
• differenziare il prodotto;
• entrare in nuove nicchie o segmenti di mercato;
• acquistare un vantaggio competitivo basato su variabili del marketing mix non legate al prodotto.
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Il rallentamento della crescita di mercato ha un impatto sul clima concorrenziale. La concorrenza basata sul
prezzo si fa più frequente, ma ormai ha un impatto scarso o nullo sulla domanda primaria, divenuta anelastica
rispetto al prezzo.
Fase di declino
La fase di declino si traduce in un decremento strutturale della domanda per uno dei seguenti motivi:
37
Le capacità specifiche di un’impresa di concretizzano nell’insieme delle conoscenze delle persone che vi
lavorano e nelle procedure organizzate d’interazione fra dipendenti. Queste competenze chiave possono
essere considerate il fondamento del vantaggio competitivo d’impresa.
Le competenze chiavi possono rappresentare fonti sostenibili di vantaggio competitivo durato nel tempo.
Una competenza chiave per essere sostenibile deve:
• Generare valore un valore significativo e stimabile per i clienti rispetto all’offerta dei concorrenti;
• Essere difficile da imitare o reperire nel mercato, creando quindi una barriera dei concorrenti;
• Consentire all’impresa l’accento a numerosi settori di attività apparentemente non collegati fra loro,
grazie alla combinazione tra abilità e tecnologie trasversali rispetto ai settori tradizionali.
Per identificare e sviluppare le competenze chiave, l’impresa deve isolare le abilità più importanti e affinarle
all’interno di una definizione delle forze vitali dell’organizzazione.
Il vantaggio competitivo strategico e operativo
È possibile stabilire la differenza tra vantaggio operativo e competitivo strategico.
Ottenere un vantaggio competitivo operativo in un dato mercato comporta lo svolgimento delle stesse
attività dei concorrenti, ma in modo più efficiente. Ciò significa essere migliori:
• Economie di scala;
• Brevetti;
• Differenziazione del prodotto e l’immagine di
marca;
• Fabbisogno del capitale;
• Costi di trasferimento;
• Costi di trasferimento
• Accesso ai canali di distribuzione;
• Effetto di esperienza.
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Altri fattori che influenzano il grado di determinazione del nuovo entrante sono le aspettative dell’intensità
delle reazioni dei concorrenti affermati e dalle rappresaglie che questi possono organizzare.
La minaccia dei prodotti sostitutivi
I prodotti si definiscono sostitutivi quando svolgono una funzione simili per lo stesso gruppo di clienti,
basandosi però su tecnologie diverse.
Questi prodotti costituiscono una minaccia permanente, in quanto la sostituzione è sempre possibile. La
minaccia può aggravarsi quando a seguito di un cambiamento tecnologico, il rapporto qualità/prezzo del
prodotto sostitutivo si modifica rispetto a quello del prodotto-mercato di riferimento.
I prodotti sostitutivi da tenere sotto controllo sono quelli soggetti a un miglioramento del rapporto
qualità/prezzo rispetto al proprio prodotto nel settore di riferimento.
È necessario un sistema di monitoraggio permanente delle principali scoperte tecnologiche che permette
l’adozione di un comportamento proattivo e non solo reattivo.
Il potere contrattuale dei clienti
I clienti detengono un potere di contrattazione nei confronti dei propri fornitori. Possono influenzare la
redditività potenziale di un’impresa costringendola a concedere riduzioni di prezzo, servizi più estesi e
condizioni di pagamento più favorevoli.
Un’impresa può migliorare la propria composizione competitiva attraverso una politica di selezione della
propria clientela, con l’obiettivo di realizzare una buona ripartizione del portafoglio clienti e di evitare
qualsiasi forma di dipendenza nei confronti dei gruppi di clienti serviti.
Il potere di contrattazione dei fornitori
Il potere dei fornitori nei confronti dei propri clienti deriva dalla possibilità, per i primi, di aumentare i prezzi
delle forniture, di ridurre la qualità dei prodotti o di limitare le quantità vendute a un dato cliente.
Le condizioni che assicurano a un fornitore un elevato potere contrattuale sono: avere una situazione di
monopolio, il gruppo dei fornitori è denominato da poche imprese, il cliente non è importante per il fornitore
ecc…
L’identificazione dei concorrenti
Il modello delle cinque forze concorrenziali non consente di identificare i concorrenti più pericolosi.
Il diagramma può risultare utile per ottimizzare la consapevolezza del management nei confronti delle
minacce competitive e per classificare le tipologie di concorrenti che affrontano o che devono affrontare in
futuro.
Possiamo identificare 4 tipologie di concorrenti:
1. I concorrenti diretti, le aziende che registrano un punteggio alto sia nella soddisfazione dei bisogni
del cliente sia nella dotazione tecnologica;
2. I concorrenti potenziali, che hanno un punteggio alto della dotazione tecnologica ma non soddisfano
gli stessi bisogni a cui si svolge l’impresa in esame;
3. I produttori di beni sostitutivi, che servono i
medesimi bisogni del mercato, utilizzando
però risorse o tecnologie diverse rispetto
all’azienda in esame;
4. I concorrenti dormienti, che per ora
rappresentano una minaccia minima, avendo
un target diverso e utilizzando diverse
tecnologie.
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10.4 Il vantaggio competitivo basato sul potere di mercato
Nell’analisi di una situazione di mercato ci sono diverse strutture concorrenziali proposte dagli economisti e
sono quattro:
1) concorrenza pura o perfetta;
2) oligopolio;
3) concorrenza monopolistica o imperfetta;
4) monopolio.
La concorrenza pura o perfetta
Il modello di concorrenza pura o perfetta è caratterizzato dalla presenza sul mercato di un gran numero di
venditori da un lato e di acquirenti, dall’altro. I prodotti sono perfettamente sostituibili tra loro e si vendono
al prezzo di mercato. In questa situazione i venditori non detengono alcun potere nel mercato e i loro
comportamenti non sono influenzati dalle rispettive azioni.
Le caratteristiche chiave sono:
- Numero elevato di venditori e acquirenti;
- Prodotti indifferenziati, sostituibili perfettamente;
- Assenza completa di potere di mercato per ciascun concorrente;
- Trasparenza del mercato;
- Libertà per ciascun operatore di entrare/uscire dal mercato.
A breve termine, è essenziale tenere sotto controllo i livelli di produzione della concorrenza e l’entrata di
nuovi concorrenti.
A lungo termine, l’impresa ha interesse a uscire dall’anonimato della concorrenza pura. Per uscire da questa
impasse competitiva sono necessarie due fasi: una ricerca sistematica delle opportunità di differenziazione e
una segmentazione accurata del mercato.
Un altro modo per evitare la concorrenza consiste → nello svilupparsi a valle della catena industriale,
integrando attività che incorporano il prodotto, con l’obiettivo di stabilizzare il livello della domanda e
proteggersi contro fluttuazioni selvagge del prezzo.
Oligopolio
L’Oligopolio è una situazione in cui l’interdipendenza tra imprese rivali è molto forte, a causa del numero
ridotto di concorrenti o della presenza di alcune imprese dominanti.
La dipendenza tra concorrenti è tanto più forte quanto più sono indifferenziati i prodotti delle imprese a
confronto.
Si distingue quindi tra: oligopolio indifferenziato e oligopolio differenziato, in cui i beni presentano
caratteristiche distintive rilevanti per il cliente.
In condizioni di oligopolio indifferenziato i prodotti sono percepiti come commodity e la scelta del cliente
dipende in larga parte del prezzo e dal servizio. Si parla allora di situazione leadership di prezzo: il prezzo
proposto dall’azienda dominante funge da riferimento per l’insieme dei concorrenti. Se invece si sviluppa
una competizione sul prezzo, si va a generalmente verso la diminuzione della redditività di tutte le imprese
rivali.
- L’assenza di collaborazione o di disciplina tra i concorrenti si traduce in un peggioramento della
situazione per tutti;
- In un mercato non espandibile la concorrenza diventa un gioco di spartizione del mercato.
L’atteggiamento da adottare nei confronti della concorrenza è un elemento centrale della strategia. SCOPO
ANALISI CONCORRENZA: individuare la natura e il grado di successo dei cambiamenti strategici che ciascun
concorrente potrebbe verosimilmente intraprendere, le reazioni probabili di ogni concorrente di fronte alle
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possibili mosse strategiche delle altre imprese e le loro probabili reazioni di fronte all’insieme delle più ampie
trasformazioni che potrebbero verificarsi nell’ambiente e nel settore. (PORTER)
Concorrenza monopolistica o imperfetta
La situazione di concorrenza monopolistica si colloca a metà strada tra la concorrenza pura e monopolio. I
concorrenti sono numerosi e le forze sono equilibrate ma i prodotti sono differenziati. La differenziazione
può assumere forme diverse.
La competizione monopolistica si fonda dunque sulla strategia di differenziazione pensata per generare un
vantaggio competitivo esterno.
Per avere successo, una STRATEGIA DI DIFFERENZIAZIONE deve rispettare una serie di condizioni:
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L’impresa si concentra sui punti in comune nei bisogni dei clienti, tralasciandone le differenze. Si tratta di un
metodo difficile da applicare, perché raramente un prodotto o una marca soddisfano le esigenze di tutti.
Se si adotta una strategia di marketing differenziato l’impresa si rivolge sempre all’intero mercato, ma con
programmi di marketing su misura per ciascun segmento. Tale strategia permette di operare in diversi
segmenti di mercato, adottando i prezzi, sistemi di distribuzione e di comunicazione ad hoc. Il rischio è quello
di ipersegmentate il mercato, aprendo la strada al cannibalismo tra marche della stessa impresa.
Strategia mista
L’impresa diversifica le sue attività in termini di funzioni e/o di gruppi di clienti. Garantire che il portafoglio
dell’impresa sia equilibrato e ben diversificato rientra tra gli obiettivi dell’analisi di portafoglio. La scelta di
una di queste strategie di copertura del mercato dipenderà dal numero di segmenti identificabili e
potenzialmente redditizi nel mercato di riferimento e dalle risorse dell’impresa. Se queste ultime sono
limitate, probabilmente la strategia di focalizzazione rappresenta una scelta obbligata. Le strategie di
copertura del mercato sono definite solo sa due dimensioni: bisogni-funzioni e gruppi di clienti, perché le
imprese in genere utilizzano un solo tipo di tecnologia, anche in presenza di alternative tecnologiche.
Ipersegmentazione di mercato e controsegmentazione
• Ipersegmentazione: Prodotti su commissione atti a soddisfare bisogni individuali: l’impresa offre
molte opzioni e una vasta gamma di funzioni secondarie a costi elevati.
• Controsegmentazione: Prodotto base, senza fronzoli, con poche opzioni e a prezzo molto ridotto.
• Differenziazione del prodotto: il modo più classico per posizionare un’offerta è quello di fare levasui
benefici del prodotto;
• Differenziazione del prezzo: alcune imprese possono utilizzare il prezzo per distinguersi dai
concorrenti;
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• Differenziazione dell’immagine: in molti settori le marche non sono differenziabili sulla base di
caratteristiche tangibili.
Credibilità del posizionamento scelto
Alcune imprese adottano una strategia di posizionamento basata su più benefici. La sfida è convincere i
consumatori che il prodotto è in grado di offrire tutti i benefici rivendicati.
Nel posizionamento bisogna evitare quattro errori fondamentali:
1. Sottoposizionamento: i clienti potenziali hanno solo un’idea vaga del fattore distintivo rivendicato
dalla marca, quindi non ci vedono nulla di speciale;
2. Sovrapposizione: i clienti hanno un’immagine troppo limitata della marca, perché la percepiscono
come troppo specializzata o non abbordabile;
3. Posizionamento consumo: i clienti non sono in grado di valutare l’offerta perché l’impresa avanza
troppe rivendicazioni sul suo prodotto, oppure cambia troppo spesso posizionamento;
4. Posizione ambiguo: i potenziali clienti non riescono a credere ai vantaggi promessi della marca alla
luce dei suoi trascorsi, o di quelli del prezzo o del produttore.
La mappa percettiva basata sugli attributi
La mappa percettiva basata sugli attributi è la modalità
grafica con cui si possono rappresentare le percezioni dei
consumatori verso un prodotto o una marca, in rapporto
all’offerta della concorrenza, utilizzandone gli attributi
rilevanti.
Mediante la mappa percettiva si possono poi valutare
posizioni di forza o debolezza delle offerte attuali, in rapporto
a quelle dei concorrenti, sulla base delle percezioni dei
consumatori.
Strategie per cambiare posizionamento
Nel determinare quale strategia adottare per modificare un posizionamento sfavorevole, è importante capire
il modo in cui i consumatori percepiscono i prodotti concorrenti all’interno di un segmento.
Esistono sei strategie diverse:
1. Modificare il prodotto. Se la marca non corrisponde alle aspettative del mercato in merito a una
determinata caratteristica, si può modificare il prodotto aggiungendo o rinforzando la caratteristica
che risulta carente.
2. Modificare il peso degli attributi. Si tratta di convincere il mercato che deve essere attribuita
maggiore importanza a una determinata caratteristica.
3. Modificare le convinzioni relative alla marca. Il mercato può essere mal informato e sottostimale
alcune caratteristiche realmente distintive della marca.
4. Modificare le convinzioni relative alle marche concorrenti. Questa strategia va usata se il mercato
sovrastima alcune caratteristiche dei concorrenti.
5. Attrarre l’attenzione verso attributi finora ignorati. Implica la creazione di un nuovo vantaggio, non
ancora considerato un segmento di target.
6. Modificare il livello di attributi richiesti. È possibile che il mercato si aspetti un determinato livello
qualitativo, almeno per un certo tipo di applicazione del prodotto.
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Qualunque impresa può essere descritta mediante un insieme di attività volte a ideare, produrre,
commercializzare, distribuire e sostenere i propri prodotti. Come in figura queste attività possono essere
raggruppate in due grandi categorie: attività primarie e attività si supporto. Si costituisce una catena del
valore per una determinata impresa, tenendo conto
dell’importanza e della separabilità di ciascun attività,
oltre che della capacità di rappresentare un elemento
di differenziazione per l’impresa.
L’obiettivo consiste nell’individuare i fattori di unicità
di ogni attività, ovvero variabili e/o le azioni attraverso
le quali l’impresa può acquistare un elemento di
unicità che la differenzi dai concorrenti e la valorizzi
agli occhi del cliente. Lo scopo del modello della
catena del valore è quello di mettere in evidenza che
la ricerca di un vantaggio competitivo sostenibile
interessa ogni funzione dell’organizzazione e non solo
la funzione di marketing.
Forza della marca e fedeltà
La forza della marca dipende dal grado di attaccamento o di fedeltà dei clienti alla marca stessa o all’impresa.
È possibile individuare cinque indicatori della forza di una marca:
• Più limitata sensibilità al prezzo: una marca forte resiste al meglio all’aumento di prezzo rispetto alle
marche concorrenti;
• Accettazione di premium price: una marca è forse se i clienti sono disposti a pagarla di più rispetto
alle marche concorrenti;
• Tasso di esclusività: il consumatore più fedele è quello per cui la marca detiene una percentuale
maggiore di requisiti all’interno della categoria;
• Tasso di fedeltà dinamico: la percentuale di possibilità che un cliente acquisti nuovamente la stessa
marca;
• Misure attitudinali positive: indicatori dell’atteggiamento quali il grado di familiarità con la marca, il
grado di stima, la qualità percepita.
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Anche se i bisogni sono diversi, può esistere un segmento del mercato che presenta bisogni identici in ogni
Paese come il mercato automobilistico.
Rivolgersi a segmenti differenti in ogni Paese
Anche se i bisogni sono differenti in ogni Paese, si può vedere lo stesso prodotto in ciascun Paese ma in
segmenti diversi, adottando un posizionamento specifico sulla base di variabili come il network distributivo,
la pubblicità o il prezzo.
Questo approccio richiede una serie di notevoli adattamenti delle strategie di comunicazione e di vendita,
aumentando i costi o impedendo di beneficiare di una loro diminuzione grazie alla standardizzazione.
Il caso dei segmenti universali
L’approccio globale alla segmentazione dei mercati ha l’obiettivo d’individuare le similitudini tra Paesi,
mentre l’approccio internazionale classico è multidomestico e tenderebbe a ignorare i punti di contatto.
L’obiettivo non è di ottenere una gamma uniforme di prodotti in tutto il mondo, bensì di sviluppare la gamma
di prodotti più standardizzata possibile, riconoscendo nel tempo la necessità di adattamenti locali.
• Cash cow: questi prodotti generano maggiore liquidità rispetto a quella necessaria per mantenere la
propria posizione sul mercato. Essi rappresentano una fonte di finanziamento a sostegno di attività
di diversificazione o di crescita in altri mercati. La strategia da adottare è quella della raccolta dei
frutti.
• Dog: sono prodotti la cui quota di mercato relativa è bassa in un settore a bassa crescita: è la
posizione peggiore e meno desiderabile. Essi operano con uno svantaggio di costo e hanno poche
opportunità di crescita. Mantenere in vita una simile attività si traduce generalmente in un’emorragia
finanziaria, senza speranza di miglioramento. L’obiettivo è disinvestire.
• Problem child: ricadono prodotti con una quota di mercato relativa modesta in un mercato in rapida
espansione. Nonostante il loro handicap rispetto al leader, questi prodotti hanno ancora la possibilità
di veder crescere la loro quota di mercato, perché quest’ultimo è in evoluzione. Per sostenere questi
prodotti, c’è bisogno di mezzi finanziari che consentono di adottare strategie di crescita della quota
di mercato e bilanciare i bassi margini di profitto. Senza un sostegno finanziario consistente, tali
prodotti si trasformerebbero in dog. L’obiettivo consiste nell’accrescere la quota di mercato o nel
disinvestire.
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• Star: sono prodotti leader nel loro mercato, che attraversano una rapida crescita. Richiedono mezzi
finanziari notevoli che ne sostengono la crescita, grazie alla loro posizione però generano profitti
notevoli, da reinvestire per mantenere la posizione di mercato. Con l’ingresso nella fase di maturità
del ciclo di vita, tali prodotti entreranno a far parte della categoria cash cow.
L’utilità dell’analisi del portafoglio prodotti
• La posizione nella matrice da indicazioni sulla strategia adottabile per ogni prodotto.
• La posizione nella matrice permette di valutare le esigenze finanziarie e il potenziale di redditività.
• L’allocazione in base alla reddittività complessiva delle vendite o alla contribuzione al profitto per
ciascun quadrante permette di valutare l’equilibrio del portafoglio.
Strategie conseguenti all’analisi del portafoglio prodotti
L’impresa può individuare diverse strategie volte a mantenere
o a ripristinare l’equilibrio del suo portafoglio prodotti.
Esistono due traiettorie di successo e due d’insuccesso. Quelle
di successo sono:
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• Zona C: i fattori di attrattività del prodotto mercato e la capacità competitiva potenziale dell’impresa
sono elevati; l’orientamento strategico da seguire è quello di una crescita aggressiva (star);
• Zona A: attrattività e competitività sono ridotte; l’orientamento strategico è quello del
mantenimento senza investimenti o del disinvestimento (dog);
• Zona B: il vantaggio competitivo è basso, ma l’attrattività del
mercato di riferimento è elevato (child);
• Zona D: il vantaggio competitivo è alto, ma l’attrattività è
bassa. Questa situazione richiede una strategia di scremature
o di mantenimento della propria posizione senza affrontare
nuovi investimenti (cash cow).
Le posizioni intermedie corrispondono a posizioni strategiche mal
definite e spesso difficili da interpretare.
La valutazione della matrice multicriteri
Il metodo ha un’applicazione più generale, in quanto non poggia su alcuna ipotesi particolare; supera limiti
della BCG, ha una più vasta applicabilità ed è dotato di grande flessibilità, perché gli indicatori vengono scelti
in funzione di ciascuna impresa.
Esistono però dei limiti:
• I problemi di misura sono più delicati e il rischio di soggettività è qui molto maggiore.
• Quando il numero di criteri considerati e il numero di attività da valutare sono elevati, il
procedimento diventa pesante e difficile, specie quando le informazioni disponibili sono scarse e
imprecise.
• Il risultato varierà a seconda del metodo di valutazione e di ponderazione adottato.
• Come per il modello BCG, le indicazioni che si traggono dall’analisi rimangono molto generiche e
vanno precisate.
L’analisi SWOT
L’analisi SWOT acronico mi punti di forza, debolezza, opportunità e minacce. È una tecnica molto usata per
organizzare le informazioni raccolte dal sistema informatico aziendale e dall’ambiente macromarketing.
Le due differenze che presentano rispetto gli altri modelli sono:
a. È di tipo puramente qualitativo e non tenta di giungere a misure oggettive o dati sensibili;
b. Definisce in modo diverso i concetti di attrattività.
Questo metodo serve da catalizzatore per elaborare un piano di marketing adeguato. Eseguire questa analisi
significa valutare strutturalmente ciò che l’impresa può fare (punti di forza) e ciò che non riesce a fare (punti
di debolezza) in un dato istante, mettendo in relazione questi fattori con le condizioni ambientali che la
favoriscono (opportunità) o sfavoriscono (minacce).
L’analisi SWOT aiuta l’impresa a evidenziare i suoi punti di forza e a minimizzare quelli di debolezza, per
perseguire le opportunità che le si offrono ed evitare le minacce.
La semplicità del metodo e la mancanza di una struttura teorica alla base portano spesso a difficoltà
d’interpretazione.
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Strategie di dominio attraverso i costi
Questa strategia di base si fonda sulla dimensione della produttività ed è generalmente legata alla presenza
di un effetto di esperienza. L’esistenza di un vantaggio di costo rappresenta una difesa efficace contro le
cinque forze concorrenziali.
Rispetto ai concorrenti diretti l’impresa può resistere meglio a un’eventuale guerra dei prezzi, riuscendo a
guadagnare, anche adottando il livello di prezzo minimo dei concorrenti. I costi ridotti rappresentano una
barriera contro la loro entrata. I costi ridotti difendono l’impresa dagli aumenti di costo e garantendole una
posizione favorevole nei confronti dei prodotti sostitutivi dei concorrenti nel settore.
La differenziazione
L’obiettivo è di conferire al prodotto caratteristiche distintive per il cliente, creando un’offerta percepita
come unica. L’impresa tenderà a creare una situazione di concorrenza monopolistica, nella quale essa detiene
potere di mercato, grazie all’elemento distintivo.
Essa isola l’azienda dalla rivalità competitiva, perché accresce la fedeltà alla marca, diminuisce la sensibilità
al prezzo e migliora di conseguenza la redditività, rendendo non indispensabile il contenimento dei costi. La
conseguenze fedeltà dei clienti e l’unicità del prodotto, genereranno barriere all’entrata verso nuovi
concorrenti, mentre la redditività più elevata accresce la capacità dell’impresa di resistere agli aumenti di
costo imposti da eventuali fornitori influenti.
Permette quindi di realizzare profitti più elevati, grazie al prezzo più elevato che il mercato è disposto ad
accettare e malgrado i cosi, generalmente più alti.
La focalizzazione
L’obiettivo è di scegliere un target ristretto e di soddisfare i bisogni specifici meglio dei concorrenti che si
rivolgono alla totalità di mercato. Questa strategia può comportare sia la differenziazione che il dominio dei
costi, ma limitatamente al segmento d’interesse.
I rischi delle strategie di base
• Dominio attraverso i costi: investimenti sostenuti, elevata competenza tecnica, rigido controllo dei
costi di fabbricazione e distribuzione e prodotti standardizzati.
• Differenziazione: solide competenze di marketing e avanzate competenze tecnologiche, capacità di
analizzare e prevedere l’evoluzione del mercato, coordinamento di R&S, produzione e marketing.
• Concentrazione: tutte le caratteristiche precedenti nel segmento strategico di interesse.
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1. Sviluppo della domande primarie: espandere la domanda primarie allo scopo di aumentare la
dimensione del mercato totale.
2. Aumento della quota di mercato: aumentare le vendite, attirando i clienti delle marche o delle
imprese concorrenti con investimenti significativi nel merketing mix.
3. Acquisizione di mercati: aumentare la quota di mercato con una strategia di acquisizioni o creando
delle joint-venture.
4. Difesa di una posizione di mercato: difendere la quota di mercato detenuto, rafforzando il marketing
operativo.
5. Razionalizzazione del mercato: modificare in modo significativo i mercati serviti, allo scopo di ridurre
i costi e/o mantenere l’efficacia del marketing operativo.
6. Organizzazione del mercato: influenzare il livello di competitività di un settore per cercare di
migliorare la redditività.
Le strategie di sviluppo incentrate sui mercati
Una strategia di sviluppo incentrata sui mercati si propone di aumentare le vendite introducendo i prodotti
attuali dell’impresa sui mercati nuovi o futuri.
1. Il primo approccio prevede di focalizzarsi sui bisogni latenti, consiste dunque nel produrre soluzioni
a bisogni che i consumatori non hanno ancora percepito.
2. Il secondo è incentrato sui nuovi segmenti di mercato e prevede che l’impresa si rivolga a segmenti
di clienti non serviti nello stesso mercato geografico.
3. Il terzo è incentrato sui nuovi canali di distribuzione e consiste nell’introdurre il prodotto in una rete
di distribuzione diversa, complementare a quelle esistenti.
4. Il quarto si basa sull’espansione geografica, dunque sull’insediamento in altre aree del Paese o in altri
Stati.
Le strategie di sviluppo incentrate sui prodotti
Una strategia di sviluppo incentrata sui prodotti si propone di aumentare le vendite perfezionando i prodotti
o sviluppandone di nuovi per destinarli ai mercati già serviti dall’impresa.
1. Innovazioni di rottura: lanciare un nuovo prodotto o servizio che offre ai consumatori benefici
radicalmente diversi e richiede da parte loro un diverso comportamento di utilizzo;
2. Aggiunta di caratteristiche;
3. Estensione della linea di prodotti: accrescere la linea introducendo nuove varianti per aumentare o
mantenere la quota di mercato;
4. Ringiovanente di una linea di prodotti.
5. Miglioramento della qualità;
6. Acquisizione di una gamma di prodotti
7. Razionalizzazione di una gamma di prodotti
L’elemento su cui fanno leva è il settore R&S. Tali strategie sono generalmente più costose e rischiose delle
strategie di sviluppo incentrate sui mercati.
Le strategie di crescita integrata
Motivate in un’impresa che è in grado di migliorare la sua redditività controllando diverse attività
d’importanza strategica, nella filiera industriale a cui appartiene.
Le strategie d’integrazione a monte
Generalmente alimentate dall’intento di consolidare, o difendere, una fonte di approvvigionamento
d’importanza strategica. Un altro obiettivo può essere quello di assicurarsi l’accesso a una tecnologia chiave
essenziale al successo dell’attività di base.
Le strategie d’integrazione a valle
Ha come motivazione di base quella di garantire all’impresa il controllo degli sbocchi vitali per la sua stessa
esistenza. Per un’impresa che fabbrica beni di consumo si tratterà di assicurarsi il controllo sulla distribuzione.
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Talvolta l’integrazione a valle si pone come obiettivo semplicemente quello di ottenere una migliore
comprensione dei bisogni dei clienti. In questi casi l’impresa crea una filiale che svolge il ruolo di unità pilota.
Strategie d’integrazione orizzontale
L’obiettivo è quello di rafforzare la posizione concorrenziale, assorbendo o controllando determinati
concorrenti.
Strategie di crescita basate sulla diversificazione
Attuabile quando la filiera industriale della quale l’impresa fa parte non presenta più alcuna opportunità di
crescita o di redditività. Questa situazione si verifica perché la concorrenza occupa una posizione troppo forte
o perché il mercato di riferimento è in declino. Una strategia di diversificazione comporta l’entrata in
prodotti-mercati nuovi per l’impresa; è una strategia rischiosa.
Strategia di diversificazione concentrica
L’impresa esce dalla sua filiera industriale e commerciale e cerca di aggiungere attività nuove, complementari
a quelli esistenti sul piano tecnologico e commerciale. L’obiettivo è quello di beneficiare degli effetti della
sinergia, di attrarre nuovi gruppi di clienti e di ampliare il mercato di riferimento dell’impresa.
Strategie di diversificazione pura
L’impresa entra in attività nuove che non hanno collegamenti con le sue attività tradizionali, tanto sul piano
tecnologico quanto su quello commerciale. L’obiettivo è di orientarsi verso settori completamente nuovi per
rinnovare il portafoglio di attività.
• l’attacco frontale, che consiste nell’opporsi in modo diretto al concorrente utilizzando le sue stesse
armi, senza puntare sui punti deboli;
• l’attacco laterale, che mira a opporsi al leader su una dimensione strategica rispetto alla quale il
concorrente è debole o impreparato.
La strategia classica di uno sfidante consiste nell’attaccare l’impresa dominante sul piano del prezzo.
Le strategie del follower di mercato
Il follower, disponendo di una quota di mercato ridotta, assume un comportamento adattivo, allineandosi
alle decisioni prese dai concorrenti e perseguendo un obiettivo di coesistenza pacifica. Di conseguenza,
adotta un atteggiamento conforme a quello del leader riconosciuto dal mercato. Questo tipo di
comportamento si osserva principalmente nei mercati monopolistici.
Il fatto che l’impresa detenga una quota di mercato scarsa accresce l’importanza di obiettivi strategici
chiaramente definiti. Caratteristiche principali nelle strategie attuate dalle imprese con basse quote di
mercato, ma con elevata performance:
• segmentazione creativa del mercato. L’impresa con una bassa quota di mercato deve limitarsi a
competere in un ridotto numero di segmenti;
• efficiente utilizzo dell’attività di R&S. la funzione deve concentrarsi sul miglioramento dei processi
per la riduzione dei costi;
• pensare in piccolo. Viene messo l’accento sugli utili piuttosto che sull’incremento delle vendite o
della quota di mercato, sulla specializzazione piuttosto che sulla diversificazione;
• onnipresenza del dirigente.
Le strategie delle nicchie di mercato
L’impresa che si specializza s’interessa a uno o più segmenti anziché alla totalità del mercato. Una nicchia è
redditizia quando:
- presenta un potenziale di crescita
- è poco attraente per la concorrenza
- corrisponde alle competenze distintive dell’impresa
- dispone di barriere difendibili all’entrata.
Il problema, dunque, è individuare la caratteristica o il criterio su cui costruire la sua specializzazione.
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Le innovazioni portano alla ricerca di collaborazioni partner in grado di sopportare lo sviluppo
tecnologico. E tale processo porta le imprese a definire il loro mercato di riferimento in termini di
bisogni generici o servizi e non di tecnologie e prodotti, perché le tecnologie cambiano rapidamente.
Componenti dell’innovazione
Un’innovazione deve essere composta da tre elementi:
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La generazione di idee di nuovi prodotti da parte dei clienti
Nel settore dei beni di consumo il ruolo del consumatore è quello di chi risponde e si esprime solo se
interpellato. Nei settori industriali, invece, è spesso compito del potenziale cliente sviluppare l’idea di un
nuovo prodotto e selezionare un fornitori che sia in grado di realizzarla, quindi l’iniziativa aspetta al cliente.
Qualsiasi esternazione di un bisogno fatta da un cliente nei mercati industriali contiene informazioni sulla
produzione più adatta al problema.
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la formulazione delle previsioni sulle vendite e sulla curva di penetrazione nel segmento target per diversi
budget di marketing.
Stimare il volume delle vendite
Il primo problema che si pone è quello di stimare il volume di vendite che potrà essere realizzato nei primi
tre anni di lancio. Esistono diversi metodi per affrontare questa problematica:
- Metodi soggettivi: è l’insieme delle informazioni che riguarda le vendite dei prodotti concorrenti, i
dati forniti dai distributori e dalla forza vendita.
- Fattibilità: hanno lo scopo di raccogliere le informazioni mancanti sul campo, interpellando
direttamente i potenziali clienti e i distributori.
- Test di mercato: si osservano i comportamenti d’acquisto per come si manifestano in un ambiente
reale.
I tre metodi non sono esclusivi e possono essere utilizzati congiuntamente. La funzione marketing deve
fissare un obiettivo in termini di volume d’affari e stimare se le vendite saranno sufficienti a garantire un
profitto adeguato.
I modelli tipici di curva delle vendite
L'evoluzione nel tempo della domanda di un prodotto nuovo sarà diversa a seconda che si tratti di beni
strumentali che si acquisiscono una sola volta, di un bene durevole o di un prodotti soggetti ad acquisti
ripetuti.
Per un bene strumentale acquistato una volta, inizialmente la curva delle vendite prevista registra un
aumento costante, poi raggiunge un massimo e infine decresce progressivamente, finché non vengono a
mancare i clienti potenziali.
La domanda di un bene durevole si suddivide in domanda di primo acquisto e domanda di sostituzione.
- La domanda di primo acquisto dipende dal tempo ed è determinata da variabili legate al reddito;
- la domanda di sostituzione è invece determinata dalla scienza del prodotto.
La domanda di prodotti ad acquisto ripetuto si può scomporre
in due elementi: primo acquisto e riacquisto.
Ciò che conta è il tasso di riacquisto, che rivela il grado di
soddisfazione dei clienti ai quali alla fine diventeranno clienti
fedeli. La curva delle vendite totali raggiungerà infine un livello
stabile
I metodi di proiezione dei dati dei panel
Si può suddividere la quota di mercato in tre componenti distinte:
- tasso di penetrazione della marca, definito come il totale cumulato di primi acquisti;
- tasso da questo ripetuto, sotto forma di percentuale sugli acquisti totali nel settore di appartenenza;
- tasso di intensità, buona confronto le quantità medie acquistate dai clienti della marca con le
quantità medie acquistate dall'acquirente nella categoria di prodotti.
La quota di mercato prevista viene stimata moltiplicando i tre valori appena citati.
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1. conoscenza: il potenziale cliente scopre l'esistenza del prodotto;
2. comprensione: si basa sulla conoscenza e rappresenta la concezione che l'individuo ha del prodotto
e delle funzioni che può svolgere;
3. atteggiamento: si intende la predisposizione dell'individuo a valutare un oggetto presente nel suo
ambiente in modo favorevole o sfavorevole;
4. Convinzione: l'individuo sviluppa un atteggiamento
favorevole, si convince che il prodotto è superiore e
che acquistarlo è la cosa giusta da fare;
5. prova: l'individuo utilizza il prodotto in piccola
quantità;
6. adozione: l'individuo decide di adottare l'innovazione
e continuare ad acquistarla.
Fattori di ricettività dell'innovazione
Sono stati identificati 5 fattori che influenzano la velocità di diffusione:
1. vantaggio relativo: l’innovazione è considerata superiore all'alternative esistenti;
2. complessità: il grado di difficoltà associato all'idea o al prodotto nuovo;
3. compatibilità: il grado di inserimento dell'innovazione nelle abitudini dei potenziali consumatori;
4. comunicabilità: la facilità con cui si riesce a trasmettere al potenziale utilizzatore l'essenza
dell'innovazione;
5. verificabilità: la capacità dell'innovazione di essere provata su scala ridotta prima dell'acquisto,
riducendo in tal modo il costo di adozione.
Intervengono anche delle incertezze che accompagnano l'innovazione, che sono:
1. l'incertezza sulle evoluzioni tecnologiche future e sulla durata del ciclo di vita e dell'innovazione;
2. l'incertezza sulla reale consistenza dei vantaggi annunciati dall’innovatore;
3. l'incertezza sui costi di adozione.
l'identificazione di questi fattori prima del lancio delle innovazioni è utile per valutare al meglio la durata
della fase introduttiva ed elaborare un programma di comunicazione.
Categorie di clienti che adottano un'innovazione
Rogers classifica coloro che adottano un'innovazione in 5 categorie in base al tempo necessario all'adozione.
1. innovatori: sono coloro ad acquistare per primi il prodotto innovativo, sono consumatori
indipendenti coraggiosi e desiderosi di provare idee nuove, anche rischiando;
2. adottatori precoci: adottano rapidamente nuove idee e nuovi prodotti, ma con relativa prudenza;
3. maggioranza precoce: individui che adottano idee
nuove prima della persona media, ma hanno
bisogno di informazioni e non sono dei trascinatori;
4. maggioranza tardiva: gli individui sono scettici
infatti adottano le innovazione solo dopo che la
maggioranza l’ha testata;
5. ritardatari: ovvero consumatori legati alle tradizioni
sono sospettosi e resistenti al cambiamento.
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Capitolo 15 La gestione della marca
15.1 il ruolo strategico della marca
La marca è un nome, un simbolo, un disegno o una combinazione di questi elementi, che ha l’obiettivo
d’identificare beni e servizi di un venditore o gruppo di venditori, differenziandoli da quelli concorrenti.
Le marche sono ormai ovunque: esistono perché generano una fiducia basata sulla stretta relazione costruita
negli anni con i consumatori. Maggiore è il livello del rischio percepito più sarà importante il ruolo della marca
per minimizzarlo (capitolo sei).
L’importanza delle marche
Verso gli anni 80 si andava diffondendo una prospettiva che considerava la marca come un asset reale che
poteva dare un forte vantaggio competitivo all'impresa che la possedeva. La marca costituiva una forte
barriera all'ingresso e una forte di redditività poiché generava redditi costanti, grazie all'alto tasso di fedeltà
del cliente.
Per molte aziende multinazionali è stato fondamentale compiere questo passo per diventare leader a livello
globale.
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- L'impresa può essere spinta dalla volontà di differenziare i propri prodotti e di dotarli di un valore
aggiunto.
- può essere anche legato alla preoccupazione di comunicare l'identità del fornitore, in modo da
accrescerne la notorietà presso aziende e privati.
- può porsi l'obiettivo di rispondere alle aspettative del cliente consumatore finale che cerca
un'informazione più completa, nonché una garanzia.
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appartenenti ai segmenti di mercato già serviti e consente di penetrare nuovi segmenti dello stesso
mercato, introducendo nuovi prodotti appartenenti alla stessa categoria, ma con un prezzo più alto
o con un prezzo più basso.
2. l'estensione di categoria: persegue l'obiettivo di entrare in un nuovo mercato, senza intervenire con
un brand da zero, ma sfruttando un nome di marca già conosciuto.
3. marche multiple: riguarda l'introduzione di prodotti con nome di marca differente all'interno della
stessa linea di prodotti. Consentono alle imprese di avere in assortimento prodotti appartenenti alla
stessa categoria, ma che rispondono a motivazioni d'acquisto differenti e che si rivolgono a segmenti
diversi.
4. nuova marca: è una decisione rischiosa da prendere e normalmente coincide con l'entrata in un
nuovo mercato molto diverso da quello in cui già si opera.
Il co-branding
Il co-branding consiste nell'associare nomi di due marche per la commercializzazione di un solo prodotto o
per una promozione.
Vantaggi di valore aggiunto:
• la possibilità data a ciascuno dei contraenti dell'accordo di beneficiare anche della fama dell'altro,
allargando il suo target di consumatori e quelli della marca partner.
• permette poi di acquisire il vantaggio tecnologico e gli altri tipi di know-how del partener.
• riduce i costi per lo sviluppo di iniziative nuove, perché essi vengono suddivisi tra le due aziende.
Limiti:
• Spesso i tempi per arrivare alla conclusione degli accordi sono lunghi, e c'è il rischio che il nuovo
prodotto cannibalizza uno di quelli esistenti.
• Bisogna assicurarsi che le Marche siano alla pari e quindi possono entrambe trarre vantaggi dall'altra.
esistono due tipi di co-branding:
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• la quarta situazione è quella ideale, senza cannibalizzazione. Io non va marca intacca le vendite della
concorrenza e raggiunge i nuovi clienti.
L'obiettivo da perseguire per l'impresa e pertanto posizionare le diverse Marche in portafogli non solo
rispetto ai concorrenti diretti, ma anche l'una rispetto all'altra.
I flussi di distribuzione
L’esercizio di queste funzioni genera dei flussi commerciali
fra partner nel processo di scambio. Si possono identificare 5 tipi di flussi:
❖ il flusso del titolo di proprietà rappresenta il passaggio del titolo di proprietà legale del prodotto
da un’organizzazione all’altra;
❖ il flusso fisico descrive gli spostamenti del prodotto fisico dal produttore al consumatore finale;
❖ il flusso degli ordini individua gli ordini dei clienti e degli intermediari, che risalgono verso i
produttori;
❖ il flusso dei pagamenti illustra gli acquirenti in successione che pagano i propri conti ai venditori
tramite istituzioni finanziarie;
❖ il flusso delle informazioni identifica la diffusione delle informazioni al mercato e/o al produttore
su iniziativa del produttore e/o degli intermediari.
Il migliore assortimento offerto. Il ruolo degli intermediari consiste nel creare vasti assortimenti,
che permettono ai clienti di acquistare una grande varietà di prodotti dalla stessa fonte in
un’unica operazione.
63
Il miglior servizio. L’intermediario si trova generalmente più vicino all’utente finale, pertanto
conosce meglio le sue esigenze e i suoi desideri.
- fiducia: gli intermediari possono garantire e proteggere gli acquirenti rispetto a comportamenti
opportunistici del mercato;
- semplificazione: un intermediario può rendere più rapidi gli scambi offrendo servizi associati;
- sovrapposizione: gli intermediari trovano gli acquirenti seguendo diverse vie, e viceversa.
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La configurazione di un calane di distribuzione
I canali di distribuzione possono essere caratterizzati dalla quantità di livelli intermedi che separano il
produttore dall’utente finale.
Nel canale di distribuzione diretto, o sistema di marketing diretto, non ci sono intermediari; dunque, il
produttore vende direttamente all’utente finale.
Nel canale indiretto vi sono uno o più intermediari che partecipano e avvicinano il prodotto all’acquirente
finale. Un canale indiretto si dice “lungo” o “breve” a seconda della quantità di livelli intermedi fra produttore
e utente finale.
➢ la concorrenza orizzontale: concorrono fra loro intermediari dello stesso tipo, i quali operano allo
stello livello nel canale di distribuzione;
➢ la concorrenza orizzontale intertipo: oppone intermediari diversi ma situati allo stesso livello;
➢ la concorrenza verticale: concorrono tra loro intermediari situati a livelli diversi;
➢ la concorrenza fra canali di distribuzioni: vede la contrapposizione di intere reti che agiscono come
unità.
65
16.4 I sistemi verticali di marketing
Nella struttura verticale convenzionale tutti i livelli del canale di distribuzione si comportano
indipendentemente l’uno dall’altro come entità di business separate e cercano di ottenere il massimo
profitto.
Nella struttura verticale coordinata invece i soggetti che prendono parte al processo di scambio si
comportano come partner e coordinano le attività in maniera da realizzare economie di gestione e rafforzare
il loro impatto sul mercato, nonché la loro forza di negoziazione.
I sistemi verticali di marketing si distinguono in:
Sistemi verticali di marketing d’integrazione
Un’azienda internalizza tutto, il produttore arriva fino alla distribuzione, al fine di evitare i
conflitti e migliorare le performance.
Sistemi verticale di marketing contrattuali
Imprese indipendenti coordinano, ai diversi livelli del canale, i propri programmi di azione
sulla base di contratti che definiscono in modo preciso i diritti e i doveri di ognuno.
Sistemi verticali di marketing controllati
Le imprese partecipanti coordinano le loro attività sotto la guida informale o semplicemente
l’influenza di uno dei membri del canale. L’impresa che fa da capofila assume questo ruolo
grazie alla sua importanza (in genere il produttore)
Per queste tipologie di prodotti l’impresa non ha scelta, è necessaria la massima copertura del mercato.
✓ I prodotti di acquisto ragionato, (shopping good) sono prodotti per i quali si percepisce un livello
elevato di rischio e per cui i consumatori investono tempo e impegno per girare e confrontare le
caratteristiche di prodotti alternativi in base a dei criteri. Per questi prodotti la copertura massima
del mercato non è necessaria, mentre è del tutto indicata la copertura selettiva.
✓ I prodotti esclusivi, (speciality good), sono prodotti con caratteristiche uniche e per i quali i clienti-
acquirenti non procedono a confronti tra le marche. La distribuzione esclusiva rappresenta la
migliore soluzione.
✓ I prodotti non ricercati sono prodotti che i clienti non conoscono, o prodotti per il cui acquisto non
c’è interesse spontaneo; richiedono sforzi di vendita notevoli. La collaborazione dell’intermediario
è indispensabile, oppure sarà necessario adottare un sistema di marketing diretto.
66
Analizziamo ora le diverse strategie di copertura del mercato:
Distribuzione intensiva
L’impresa cerca il maggior numero possibile di punti vendita per il proprio prodotto per assicurare la massima
copertura dell’area di vendita e la massima esposizione per la marca. Presenta il vantaggio di massimizzare
la disponibilità del prodotto e di generare una quota di mercato consistente grazie all’elevata esposizione
della marca.
Può, però, comportare inconvenienti: il volume d’affari realizzato differisce notevolmente fra un distributore
e l’altro, mentre il costo di contatto è identico; l’impresa rischia di perdere il controllo della sua strategia di
marketing e di faticare per prevenire la concorrenza sleale; questo tipo di distribuzione è spesso
incompatibile con la salvaguardia di un’immagine di marca coerente e di un posizionamento preciso nel
mercato.
Distribuzione selettiva
Il produttore ricorre, in una determinata area geografica, a un numero di intermediari inferiore rispetto al
numero di intermediari disponibili. Una distribuzione selettiva può anche essere una scelta obbligata dal
rifiuto dei dettaglianti di accettare il prodotto nel proprio assortimento. Il rischio principale di un sistema di
distribuzione selettivo è quello di non garantire una copertura sufficiente del mercato. Il produttore deve
dunque assicurarsi che il cliente finale sia in grado d’identificare facilmente il distributore.
L’obiettivo è quello di sollecitare la collaborazione volontaria del distributore che, a seconda degli
incentivi, tenderà naturalmente a privilegiare il prodotto ogni volta che potrà. Lo strumento di
marketing più importante è rappresentato dalla forza vendita o dalla comunicazione personale.
In una politica push i costi sono proporzionali ai volumi di vendita. Il cliente è l’intermediario.
▪ Politica pull, concentra gli sforzi di comunicazione sul consumatore finale, tagliando fuori gli
intermediari e cercando di costruire la domanda aziendale rivolgendosi direttamente ai potenziali
consumatori nel segmento target. L’obiettivo comunicativo è quello di creare una forte domanda
da parte del consumatore finale e di sviluppare fedeltà alla marca.
67
Una politica pull richiede ingenti risorse finanziarie, necessarie a coprire i costi delle campagne
pubblicitarie che promuovono l’immagine di marca, si può considerare un investimento a lungo
termine. Il cliente è il consumatore finale
❖ Prezzo di fattura: è il prezzo di listino al netto delle deduzioni “in fattura” che andrebbero
conteggiate in aggiunta allo sconto standard previsto per il distributore (es: sconti speciali);
❖ Prezzo finale: è il prezzo di fattura senza le deduzioni “aggiunte fuori fattura” (es: sconto per
pagamento contanti);
Sottraendo dal prezzo finale il costo di questi servizi si ottiene il margine finale, ossia la misura reale della
redditività del prodotto.
Esistono diverse opzioni per conciliare canali online e offline, riducendo i conflitti:
inserire sul sito web dell’impresa una presentazione e un catalogo di prodotti senza listino
prezzi, così che il sito sia un supporto promozionale;
usare nel sito web lo stesso prezzo di mercato, ma aggiungendo le spese di consegna;
vendere il prodotto sul sito web, ma riconoscendo una provvigione ai distributori situati
nella zona geografica in cui il prodotto è venduto;
adottare la stessa politica di prezzo dei distributori.
69
le incertezze circa la consegna della merce;
la tutela della privacy.
70
Le strategie di posizionamento del punto vendita del distributore
I punti vendita si possono distinguere per due dimensioni: il livello del margine lordo e la natura del beneficio
ricercato nel prodotto dal cliente. Si ottiene quindi uno schema a due dimensioni dove emergono quattro
quadranti e quindi quattro diverse strategie di posizionamento. Due strategie sono riferite ai prodotti
funzionali, due ai prodotti di tipo simbolico.
Tra i prodotti funzionali venduti a margine elevato ci sono i dettaglianti specializzati, sono i prodotti ricercati.
Tra i prodotti funzionali a margine ridotto figurano i prodotti alimentari di base di supermercati e
ipermercati.
Per quanto riguarda i prodotti simbolici, quelli a margine elevato sono venduti nei negozi specializzati di
prestigio; mentre quelli a margine ridotto sono presenti negli outlet.
Si possono distinguere tre strategie di posizionamento per il dettagliante:
la differenziazione dei prodotti: è basata su un assortimento di prodotti molto diversi come diverse
marche;
l’aumento del servizio e della personalizzazione: l’assortimento di prodotti non si differenzia da
quello della concorrenza, ma si distingue per la qualità e la personalizzazione del servizio offerto nel
punto vendita;
leadership di prezzo: stessi prodotti, a prezzi inferiori.
71
Gli obiettivi strategici del distributore
Per il dettagliante, le marche proprie possono essere utilizzate per contrastare il potere dei produttori, per
eliminare i concorrenti minori, ma possono essere anche usate come strumento di miglioramento dei margini
nella categoria di prodotti. Il distributore può adottare quattro diversi posizionamenti in termini di rapporto
qualità/prezzo.
Può scegliere di mantenere la stessa qualità della marca leader, ma di praticare un prezzo più
conveniente.
Può scegliere di abbassare sia la qualità sia il prezzo, adottando la
strategia della qualità inferiore ad un prezzo più conveniente.
Può far leva sulla qualità, offrendo prodotti migliori di quelli della
marca leader; dunque, si adotta una politica della qualità
migliore allo stesso prezzo
Può scegliere di migliorare la qualità e di praticare un prezzo più
costoso.
Dal punto di vista del produttore, la situazione ideale è quella di avere una marca ben differenziata, in modo
che il distributore sia obbligato a inserire la marca nel suo assortimento. Questo però non è sempre possibile,
anche i grandi produttori possono essere minacciati dai distributori e reagire in diversi modi:
• aspettare senza reagire;
• incrementare la distanza dalle marche dei distributori (ad esempio dando di più allo stesso
prezzo oppure offrire prodotti nuovi e migliorati);
• ridurre la differenza di prezzo: piccole differenze di prezzo aumentano le vendite unitarie delle
marche industriali nei confronti delle marche dei distributori;
• formulare una strategia “me too”: introducendo una sottomarca, in modo da rendere più
“affollato” il mercato per combattere le marche dei distributori. Il rischio è di cannibalizzare le
vendite della marca più costosa;
• produrre per il distributore.
Il trade marketing
Consiste nell’applicare il concetto di orientamento al mercato ai distributori; questi ultimi sono visti come
partner o come clienti veri e propri. Il processo di marketing rivolto ai rivenditori o distributori prevede
quattro fasi:
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✓ la segmentazione dei distributori, identificandoli in gruppi;
✓ la scelta di uno o più segmenti target a cui il produttore dà la priorità;
✓ l’analisi dei bisogni generici dei distributori;
✓ l’elaborazione di un programma di marketing adeguato.
73
• Il prezzo di vendita influenza la percezione globale del prodotto o della marca e contribuisce, di
conseguenza, al posizionamento della marca tra quelle note ai potenziali clienti;
• Il prezzo si presta più facilmente delle altre variabili di marketing al confronto tra prodotti o
marche concorrenti;
• La strategia di prezzo dev’essere compatibile con le altre componenti del marketing mix;
• L’accelerazione del progresso tecnologico e l’accorciamento del CVP implicano che un’attività
nuova debba diventare redditizia in un intervallo di tempo molto più breve rispetto al passato;
• Ci sono vincoli legali, normativi e sociali che limitano l’autonomia dell’impresa nell’ambito della
determinazione dei prezzi;
• La contrazione del potere d’acquisto nella maggior parte dei sistemi economici occidentali rende
i consumatori più attenti ai prezzi (ex crisi economiche).
Fra gli obiettivi incentrati sul profitto rientrano sia la massimizzazione del profitto, sia la realizzazione di un
tasso di redditività sufficiente sul capitale investito. È necessario calcolare un prezzo sufficiente, ossia un
prezzo che, previsto il livello di attività, assicuri un ritorno ragionevole sul capitale investito (Return Of
Investment).
• Gli obiettivi orientati al volume
L’obiettivo di massimizzare la quota di mercato -o assicurare un tasso di crescita sufficiente delle vendite-
comporta l’adozione di un prezzo di penetrazione, al fine d’incrementare il più rapidamente possibile il
volume e, di conseguenza, la quota di mercato.
La decisione di attuare un prezzo di scrematura, invece, si prefigge di raggiungere un ingente fatturato,
approfittando del fatto che certi gruppi di clienti sono disposti a pagare un prezzo elevato per l’alto valore
distintivo (reale o percepito) del prodotto. L’obiettivo è realizzare un volume d’affari il più possibile
consistente attraverso una politica di prezzo elevato anziché di volume elevato.
• Gli obiettivi orientati alla concorrenza
Mirano alla stabilizzazione dei prezzi o all’allineamento con i concorrenti. In questo caso si cerca una
concorrenza basata su fattori diversi dal prezzo.
74
utilizzata per produrre per conto di altri, oppure per un prodotto che possa attirare clienti grazie al prezzo
basso, facendo aumentare le vendite degli altri prodotti in portafoglio (prodotti civetta).
Prezzo tecnico o BEP (Break-Even Point), è il prezzo corrispondente al punto di pareggio, cioè al
prezzo che copre i costi variabili e i costi fissi per un dato volume di vendite. Esso garantisce,
oltre al recupero del valore di sostituzione del prodotto, la copertura dei costi fissi (F).
(𝐶 + 𝐹)
𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑡𝑒𝑐𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑜 𝐵𝐸𝑃 =
[ 𝐸(𝑄)]
E(Q) rappresentano le quantità di prodotto che ci si aspetta di vendere.
Il prezzo tecnico rappresenta dunque il costo complessivo, mentre il livello di attività serve come base per la
ripartizione dei costi fissi. Esso dipende dal volume di attività e quindi equivale solo a quel determinato livello
di attività.
Prezzo target o prezzo sufficiente, comprende oltre ai costi variabili e fissi, un vincolo di profitto,
cioè un margine di profitto generalmente determinato considerando un “normale” tassi di
redditività (r) sul capitale investito (K).
𝐶 + 𝐹 𝐾
𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑡𝑎𝑟𝑔𝑒𝑡 = + 𝑟∗
[𝐸(𝑄)] [𝐸(𝑄)]
K indica il capitale investito e r il tasso di redditività considerato sufficiente o normale. Esso dipende dal
volume di attività.
Prezzo di ricarico o mark-up price, si calcola aggiungendo un ricarico standard al prezzo tecnico.
Questo metodo ignora del tutto la domanda e la concorrenza: si otterrà il margine desiderato
solo al raggiungimento del livello di vendite atteso.
𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑡𝑒𝑐𝑛𝑖𝑐𝑜
𝑃𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜 =
1 − 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑒 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜
75
Le decisioni di riduzione dei prezzi
Il ricorso ad una riduzione di prezzo in un’ottica di stimolazione della domanda è opportuno solo quando la
domanda primaria è espandibile; in caso contrario, se l’impresa diminuisce i prezzi e tutti i concorrenti
reagiscono allineandosi, diminuiranno i profitti di tutti e le rispettive quote di mercato resteranno identiche.
Esistono tuttavia alcune situazioni che possono essere favorevoli ad una diminuzione dei prezzi in un mercato
non espandibile, per esempio quando i concorrenti presentano costi superiori e non possono ridurli senza
intaccare la propria redditività. Oppure ci sono situazioni in cui le imprese devono confrontarsi con
concorrenti di piccole dimensioni che diminuiscono i prezzi, in quanto rappresenta per loro un investimento
meno pesante rispetto alle altre imprese, che saranno costrette a reagire su un altro fronte. Un’impresa può
quindi decidere di non allinearsi alla diminuzione del prezzo, soprattutto quando il valore del suo prodotto è
superiore a quello dei concorrenti.
L’elasticità al prezzo assume quasi sempre valori negativi, poiché un aumento di prezzo determina
generalmente una riduzione delle quantità vendute, mentre una diminuzione di prezzo comporta un
76
incremento delle vendite. La domanda varierà tanto più sarà elastica, viceversa varierà meno se sarà rigida o
anelastica.
oppure
𝑃 𝑜𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎𝑙𝑒 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 ∗ 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜 (𝑚𝑎𝑟𝑘 − 𝑢𝑝)
77
dove
𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à 𝑎𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜
𝑟𝑖𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜 (𝑚𝑎𝑟𝑘 𝑢𝑝) =
𝑒𝑙𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖𝑡à 𝑎𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 + 1
Quando l’elasticità al prezzo è elevata, come accade nei mercati altamente competitivi con prodotti non
differenziati, il coefficiente di maggiorazione è vicino all’unità; il potere di mercato dell’impresa è perciò
limitato ed il prezzo accettato dal mercato si avvicinerà al costo unitario.
78
In realtà, il valore percepito di una marca non rappresenta il prezzo effettivamente praticabile, ma solo il
prezzo massimo praticabile.
I vantaggi possono essere: funzionali (il servizio di base), finanziari, operativi o personali. I costi possono
essere: d’acquisizione, d’installazione, di rischio o di malfunzionamento, di modificazione delle abitudini, ecc.
Bassa Elevata
Quando l’impresa si trovi in una situazione di monopolio, essa ha grande autonomia in fatto di prezzi;
l’autonomia tende a diminuire se il numero di concorrenti aumenta.
Se esiste un elemento di differenziazione, percepito come un valore da parte del cliente, quest’ultimo
solitamente è disposto a pagare un prezzo superiore a quello del prodotto concorrente. L’impresa, in questo
caso, dispone di una certa autonomia in materia di prezzo.
Laddove il numero dei concorrenti è basso e il valore percepito del prodotto è elevato, ci troviamo vicini a
situazioni di monopolio o di oligopolio differenziato. Se invece i concorrenti sono numerosi e i prodotti sono
percepiti come beni di consumo, si tende verso una situazione di concorrenza pura, nella quale è
essenzialmente il gioco della domanda e dell’offerta a definire il livello del prezzo di mercato.
Quando il numero di concorrenti e il valore percepito sono bassi, corrisponde a una situazione di oligopolio
indifferenziato.
Infine, nel quadrante superiore destro si trovano prodotti molto differenziati offerti da molti concorrenti; è
la situazione di concorrenza monopolistica o imperfetta, nella quale esiste una certa autonomia di prezzo, sia
pure limitata all’intensità della concorrenza.
79
Il rischio di una guerra dei prezzi è sempre presente in un mercato oligopolistico e spiega la reticenza delle
imprese a concedere riduzioni di prezzo. In alcuni casi, tuttavia, una guerra dei prezzi può consentire ad
alcune imprese di migliorare la propria posizione concorrenziale.
Lo sconto stagionale
In questa situazione alcuni consumatori vogliono acquistare solo all’inizio della stagione e sono poco sensibili
al prezzo, altri invece sono disposti ad acquistare sempre ma non molto sensibili al prezzo. Per sfruttare
questa eterogeneità della domanda potenziale, l’impresa venderà ad un rezzo elevato dall’inizio della
stagione, per poi abbassarlo sistematicamente alla fine. Questa caratteristica delle sistematicità permette di
rendere note e prevedibili le riduzioni ai clienti che si adegueranno di conseguenza.
Sconti casuali
In questo caso vi è un’eterogeneità della domanda nei confronti dei costi percepiti per la ricerca da parte dei
consumatori. L’obiettivo dell’azienda è duplice:
• vendere ad un prezzo più alto al maggior numero di clienti poco informati;
• evitare che i consumatori informati acquistino ad un prezzo più basso della concorrenza.
L’applicazione dello sconto ad intervalli non prevedibili è fondamentale di modo che gli acquirenti non
informati acquistino a caso, mentre quelli informati aspettino l’arrivo dello sconto.
I prezzi promozionali
Le imprese sono spesso indotte a ridurre temporaneamente i loro prezzi per stimolare le vendite. Rispetto
alla riduzione del prezzo di base, questa pratica promozionale presenta una serie di vantaggi per il
produttore:
• Il prezzo di base non viene modificato e l’impatto promozionale non comporta il rischio di danneggiare
l’immagine di marca;
• Il prodotto può offrire lo sconto direttamente al consumatore, svincolandosi dal distributore, che a sua
volta può mantenere lo stesso prezzo intascandosi la differenza;
• Il produrre può anche interrompere la promozione quando lo desidera per mettere a punto l’inventario o
rispondere ai concorrenti senza abbassare il prezzo;
• La promozione ha un basso costo, perché molti consumatori dimenticano di rispedire il coupon per
richiedere il rimborso a cui hanno diritto.
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Il prezzo dei servizi e lo yield management
La pratica dei prezzi discriminatori è ampliamento diffusa nel ramo dei servizi, in particolare nei settori a
capacità produttiva limitata e fissa (es: compagnie aeree, l’industri alberghiera, ecc.). Questi settori sono
accumunati dalle seguenti caratteristiche:
- Il prodotto offerto è un servizio;
- Il servizio può essere prenotato in anticipo;
- La capacità di produzione è fissa e presenta un costo di accrescimento molto elevato;
- La domanda è segmentabile in base a criteri di flessibilità e sensibilità al prezzo.
La personalizzazione dei prezzi è una strategia molto rischiosa e va adottata con cautela.
81
La leadership dell’impresa dominante è quella dell’impresa che detiene la quota di mercato maggiore.
L’azienda dominante stabilisce un prezzo e lascia che gli atri vendano la loro produzione a quel prezzo.
La leadership “barometrica” consiste nell’avviare aumenti e diminuzioni di prezzo che si rivelano necessari,
alla luce delle variazioni dei costi di produzione e dell’andamento della domanda.
La leadership tacita è quella in cui l’azienda è tacitamente riconosciuta come leader senza che vi sia intesa o
accordo formale.
Secondo Corey, per esercitare la leadership in modo efficiente è necessaria la concomitanza di molti fattori.
Il leader deve:
• disporre di un sistema informativo di marketing molto efficiente, che consente di comprendere le
evoluzioni del mercato e di reagire di conseguenza;
• avere uno spiccato senso della strategia;
• preoccuparsi realmente dello stato di salute del settore
• utilizzare metodi per misurare la performance manageriale a lungo termine;
• saper guidare il settore in modo da preservare, a breve termine, la stabilità delle quote nel mercato
di appartenenza.
In generale la presenza di un leader è per il mercato un fattore di stabilità e riduce il rischio di una guerra dei
prezzi.
83
un’adeguata capacità produttiva fin dal lancio del prodotto. L’ottica è, in questo caso, più commerciale che
finanziaria. Condizioni:
• la domanda deve essere elastica rispetto al prezzo in tutta la curva di domanda, poiché ci si rivolge alla
totalità del mercato con un prezzo sufficientemente basso da adattarsi al maggior numero di clienti;
• è possibile abbattere i costi unitari grazie a volumi di produzione più elevati, si apre a presenza di
economie di scala sia per l’effetto di esperienza;
• questa strategia può essere applicata anche per scoraggiare l’ingresso nel marcato di nuovi concorrenti; i
prezzi bassi rappresentano una barriera molto efficace.
A causa di questi fattori di cambiamento, ci si trova davanti a una dispersione, ad una vera e propria
frammentazione dei media.
❖ la promozione comprende l’insieme delle sollecitazioni a breve termine che, in modo non
permanente e spesso a livello locale, vanno a stimolare l’acquisto immediato e a incrementare
rapidamente le vendite.
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❖ le relazioni pubbliche implicano una serie di azioni diverse mirate a creare un’immagine
aziendale positiva e un clima psicologico di comprensione e fiducia reciproca tra
un’organizzazione e i suoi diversi pubblici di riferimento. In questo caso, perciò, non si tratta
tanto di vendere, piuttosto che ottenere un sostegno morale da parte dell’opinione pubblica per
le attività economiche dell’impresa.
Il processo di comunicazione
Ogni tipo di comunicazione prevede uno scambio di segnali tra un emittente e un ricevente e il ricorso a un
sistema di codifica e decodifica che permette di esprimere e interpretare i messaggi. I 9 elementi che
compongono il processo di comunicazione sono:
• emittente, chi invia il messaggio;
• codifica, il processo per mezzo del quale le informazioni contenute nel messaggio vengono
trasformate in simboli, immagini, suoni, linguaggio etc.;
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Le relazioni che intercorrono tra questi fattori e permettono d’identificare le condizioni di una comunicazione
efficace si identificano in:
• Obiettivi della comunicazione. Gli emittenti devono stabilire con precisone i destinatari che
vogliono raggiungere, nonché il tipo di risposta che desiderano ottenere. A tal fine è necessario
scegliere un pubblico di destinatari e stabilire l’obiettivo preciso della comunicazione. Si tratta di
compiti che riguardano specificamente i responsabili del marketing strategico.
• Esecuzione del messaggio. Chi si occupa di comunicazione deve codificare il messaggio con
attenzione, tenendo conto delle abitudini del pubblico dei destinatari nel processo di decodifica.
Questo comporta che, nella progettazione della pubblicità, sarà necessario verificare che il gruppo
target la interpreti nel modo previsto per ottenere l’effetto comunicazionale desiderato.
Questi compiti sono di solito svolti da agenzie pubblicitarie e/o specializzate nella programmazione
all’interno dei mezzi di comunicazione.
• Efficacia della comunicazione. L’inserzionista deve valutare la risposta del pubblico al messaggio
e verificare in che misura gli obiettivi di comunicazione siano stati raggiunti.
Applicare alla comunicazione il concetto di orientamento al mercato richiede quindi lo sviluppo di messaggi
che si ricollegano bene al campo di esperienza dei clienti, in particolare adottando un linguaggio che questi
ultimi possano decodificare.
86
beni di consumo. Il costo della vendita personale è in costante aumento, soprattutto sui mercati industriali;
il costo di un contatto attraverso la pubblicità tende a diminuire, grazie a una maggiore selettività dei media.
Dal confronto tra i costi consegue una rivalutazione dei ruoli rispettivi della pubblicità e della forza vendita,
una rivalutazione che si è resa necessaria soprattutto alla luce dello sviluppo dei nuovi mezzi di
comunicazione. Il costo della forza vendita è più elevato nei mercati B2B rispetto ai mercati B2C.
Termina con la conclusione della vendita, non si instaura Ha come obiettivo la creazione di una relazione duratura e
nessun tipo di rapporto tra fornitore e cliente positiva tra i diversi attori dello scambio
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Le parti hanno obiettivi contrapposti, l’acquirente vuole un Si cerca l’opportunità di condividere vantaggi
buon prezzo e il venditore vuole un profitto alto
Si concentra principalmente sul prezzo Si concentra anche su fattori non economici come i servizi, i
tempi di consegna, la certezza di una fornitura continua
Con il raggiungimento della fase di maturità di molti mercati è diventato evidente come sia meno costoso
per le imprese fidelizzare i clienti esistenti piuttosto che acquisire clienti nuovi, spesso conquistati con
strategie rischiose e complesse che comportano una concorrenza basata sui prezzi. Progressivamente nei
mercati in cui la domanda non è espandibile, l’obiettivo della customer retention ha acquisito maggiore
importanza dell’attrazione di nuovi clienti. Questo nuovo paradigma implica allora che conviene
massimizzare le quote dei clienti e non le quote di mercato.
• L’impresa che intrattiene una relazione a lungo termine con un cliente pratica di solito dei prezzi più
elevati (premium price) e diventa pertanto vulnerabile a forme di concorrenza sul prezzo da parte dei
concorrenti che praticano prezzi più bassi.
• Può capitare che alcuni clienti si rifiutino di dipendere da un unico fornitore, fattore critico soprattutto
nei mercati B2B.
• I clienti sono tentati di effettuare gli ordini facili con i fornitori a basso prezzo e di riservare quelli difficili
o meno redditizi con i fornitori che offrono maggiori servizi.
La vendita relazionale è particolarmente utile nei mercati B2B, in cui il legame tra venditore e acquirente è
più stretto, duraturo e importante per entrambi. È la stessa filosofia alla base del trade marketing, nel
rapporto che lega il produttore ai distributori.
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Le fasi del processo di vendita relazionale
L’attuazione di un approccio al cliente-acquirente fondato sul concetto della vendita relazionale si differenzia
dalla vendita tradizionale per l’importanza attribuita ai servizi pre e post-vendita.
Fasi della vendita relazionale:
• La ricerca sistematica di informazioni. Si individuano i potenziali clienti che possono avere
bisogno del prodotto e che potrebbero acquistarlo. È un’attività permanente.
• La selezione del target. L’obiettivo è quello di analizzare le ragioni oggettive che fanno di un
possibile cliente un cliente potenziale, che può avere ragioni per diventare interessato
all’acquisto. In questo caso è fondamentale chiedersi in quale mi- sura la nostra impresa può
essere utile a quel cliente.
• La conquista di buoni clienti. È importante che il venditore si impegni a conquistare clienti la cui
serietà e il cui potenziale giustifichino il tempo e gli sforzi che verranno loro dedicati. È la fase
della vendita vera e propria, che comprende la presentazione commerciale, la negoziazione, la
risposta alle obiezioni e la conclusione dell’accordo.
• La costruzione della relazione. Si tratta di conquistare la fiducia e, una volta in- staurato il
rapporto, di organizzare il proseguimento della relazione che deve garantirne la continuità. Il
venditore si comporta come un risolutore di problemi, che vende non più un prodotto, ma il
servizio (o la soluzione) offerto dal prodotto.
2. Lo aiuta a risparmiare tempo, dato che le informazioni arrivano senza doverle cercare. Per il
consumatore è importante che il valore dell’efficienza del messaggio pubblicitario superi il costo
necessario per raccogliere le stesse informazioni con altri mezzi.
89
✓ Risposta cognitiva: riguarda la notorietà e la conoscenza delle caratteristiche del prodotto; a
questo livello corrispondono obiettivi d’informazione, di ricordo, di riconoscimento, di
familiarità.
✓ Risposta affettiva: riguarda la valutazione della marca in termini di sensazioni, giudizi favorevoli
o contrari e preferenze; gli obiettivi sono influenzare l’atteggiamento e creare l’intenzione
d’acquisto.
✓ Risposta comportamentale: riguarda il comportamento d’acquisto e successivo all’acquisto, ma
anche altre forme di risposta comportamentale conseguenti alla comunicazione.
Questi tre livelli di risposta del mercato sono gerarchici, vuol dire che i potenziali clienti attraversano queste
tre fasi in successione. Questa sequenza di reazioni è detta modello di apprendimento, modello che va
graduato in base al grado di coinvolgimento del cliente; anche se non è applicato universalmente è comunque
un modello prezioso per definire gli obiettivi prioritari della comunicazione.
Secondo Rossister e Percy partendo da questa gerarchia di obiettivi si possono identificare cinque effetti
comunicativi utilizzabili dalla pubblicità. Essi ripercorrono il processo seguito da un cliente di fronte a una
decisione d’acquisto e rappresentano altrettanti possibili obiettivi della comunicazione.
situazione in cui la percezione della categoria di bisogni è debole o inesistente nel gruppo target di
potenziali clienti; qui la pubblicità generica ha la funzione di promuovere i vantaggi apportati dalla
categoria di prodotti (es. campagna a favore dell’uso preservativi per combattere l’AIDS).
Questo è il primo livello della risposta cognitiva. La notorietà consiste nella capacità di un potenziale cliente
d’identificare una marca in modo sufficientemente dettagliato per proporla, sceglierla e utilizzarla. Ci sono
tre tipi di obiettivi pubblicitari centrati sulla notorietà.
✓ Creare o mantenere la “notorietà-riconoscimento”, cioè favorire il riconoscimento della marca e
portare così il cliente a riconoscere l’esistenza della categoria di bisogni.
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✓ Perseguire simultaneamente i due obiettivi precedenti.
Questi obiettivi implicano differenti contenuti pubblicitari: il primo enfatizza gli elementi visivi ed il secondo
è volto a creare delle occasioni per ripetere il nome della marca sia con il suono sia con l’immagine e associarla
al servizio di base.
L’obiettivo consiste nel creare, migliorare, mantenere e modificare l’atteggiamento dei clienti nei confronti
della marca. Interviene in questo caso la risposta affettiva.
Le strategie di comunicazione per l’impresa possono essere di diversi tipi:
• Può convincere il gruppo target della superiorità tecnologica della marca nella categoria di bisogni, o la
necessità di conferire maggiore importanza all’attributo per il quale la marca è ben posizionata rispetto ai
concorrenti.
• Può rafforzare la percezione e la convinzione dei clienti della presenza nella marca di una caratteristica
determinante per la scelta, o può riposizionare una marca collegandola a un altro insieme di bisogni e/o
motivazione d’acquisto.
• Può essere una strategia finalizzata all’eliminazione di un atteggiamento negativo nei confronti della
marca, cioè riuscire ad associare la marca a valori positivi.
• Può attirare l’attenzione su attributi che non vengono presi in considerazione in automatico al momento
dell’acquisto; o modificare nei clienti la percezione del grado di presenza di un attributo determinante
nelle marche concorrenti.
Quest’ultimo tipo di comunicazione pubblicità è detta pubblicità comparativa. È importante tenere presenti
le ipotesi implicite di una strategia di comunicazione fondata sul concetto di atteggiamento nei confronti
della marca. L’impresa deve sforzarsi di mettere in evidenza le caratteristiche per cui gode del vantaggio
competitivo più evidente, comunque non bisogna cercare di modificare le percezioni di una marca quando
questa non ha le caratteristiche pubblicizzate realmente.
L’intenzione di acquistare è a metà strada tra la risposta affettiva e quella comportamentale. Ci possono
essere due situazioni:
- l’acquirente poco o per nulla interessato all’acquisto del prodotto verso il quale, a livello conscio,
non avverte alcuna intenzione d’acquisto, se non all’ultimo minuto, nel punto vendita. È il caso
degli acquisti di routine e dei prodotti a basso rischio percepito. In questa situazione l’obiettivo
pubblicitario non può consistere nello stimolare l’intenzione d’acquisto;
L’intenzione d’acquisto si manifesta solo in uno stato di mancanza, cioè quando si avverte un bisogno, perché
le due situazioni, di bisogno e di intenzione d’acquisto, sono strettamente legate.
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5. Facilitare l’acquisto
Questo obiettivo della comunicazione pubblicitaria chiama in causa le altre leve del marketing mix (le 4P),
senza le quali l’acquisto non potrebbe aver luogo: un prodotto che mantenga le promesse; la disponibilità
del prodotto nei punti vendita; un prezzo di vendita accettabile.
Se queste condizioni non sono soddisfatte, la pubblicità può comunque contribuire a minimizzare o a ridurre
i problemi.
La pubblicità online
Nella pubblicità online sta emergendo un mercato dei venditori, che sta inoltre sperimentando
una trasformazione delle dinamiche di prezzo.
I responsabili di marketing stanno chiedendo una più precisa quantificazione della redditività
degli investimenti pubblicitari; infatti, se paragonato ai mezzi tradizionali, internet ha una
maggiore misurabilità, sia per quanto attiene la marca sia per quanto riguarda la misurazione
della performance. Anche questo elemento contribuisce a spiegare perché tanti investimenti
pubblicitari siano online.
I consumatori richiedono maggiore controllo, reagendo alla miriade di scelte, tra cui possono
optare e alla crescita vertiginosa dei messaggi pubblicitari; infatti, tra coloro che propongono
pubblicità sui media, vinceranno quelli che adotteranno più efficacemente il nuovo modello
imperniato sul consumatore.
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contrario, che dispone della facoltà di scelta; infatti, non c’è modo di intrappolare gli utenti con la pubblicità,
se non sono loro a volerlo.
Come funziona la pubblicità online
Fino alla fine degli anni ’90 la pubblicità in internet significava banner pubblicitario. La pubblicità per mezzo
dei banner può avere due diversi obiettivi: un effetto branding, per imprimere nella mente del consumatore
il nome di un’impresa o di una marca; un effetto d’interazione, che si ottiene cercando di indurre il visitatore
online a fare una determinata cosa nel momento in cui vede la pubblicità. I pubblicitari capirono che i banner
non erano i veicoli più efficaci, perché piccoli, facilmente ignorabili e perché il tasso di risposta alla pubblicità
interattiva è piuttosto basso. Così i banner iniziarono la loro fase di declino e oggi vengono venduti in base ai
click che ricevono.
Internet e la comunicazione diretta di marketing
L’adozione di internet ha provocato profondi cambiamenti nel modo con cui le imprese si relazionano con i
propri pubblici di riferimento, sia esterni sia interni.
La comunicazione e la pubblicità online NON si possono intendere come una versione virtuale della pubblicità
tradizionale, perché le caratteristiche intrinseche del mezzo che veicola il messaggio agiscono
profondamente anche sui contenuti e sugli effetti del messaggio stesso.
I principali strumenti per la comunicazione, che si avvalgono della veicolazione su internet sono classificabili
in due categorie principali:
1. above the web: strumenti pubblicitari (web site, search engime, pubblicità display ecc).
Website
Il sito rappresenta l’impresa e la sua attività di comunicazione. È un veicolo ideale per diffondere informazioni
tempestive e gratuite.
Search engine
L’enorme quantità di informazioni disponibili in rete spesso rende necessario l’uso di motori di ricerca da
parte dell’utente. Un’adeguata progettazione della struttura del website aziendale è fondamentale per
assicurare la sua visibilità nelle prime posizioni dei motori di ricerca principali.
Pubblicità display
Sono annunci contenenti immagini o video e sono pubblicati in luoghi designati all’interno di un sito web.
Pubblicità per dispositivi mobili
Esistono formati di pubblicità che formattano le pagine in base alla dimensione dello schermo.
Retargeting o remarketing
Serve per farsi ricordare dai clienti o utenti che hanno dimostrato interesse per l’offerta (ex Intimissimi o
Pandora sui siti di cucina).
Email marketing e marketing video
Video che rappresentano in modo divertente e innovativo un determinato prodotto.
Piattaforme streaming
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Queste piattaforme sono ormai al centro della vita dei consumatori.
Mailing list
Consente di godere di un canale preferenziale di comunicazione. Possono garantire un risultato apprezzabile
in termini di comunicazione se gli iscritti sono numerosi. Si differenziano dalle altre forme di comunicazione
dal punto di vista funzionale (gli utenti ricevono messaggi e possono iscriversi e partecipare via e-mail);
gestionale (sono pubbliche, private o controllate).
Newsletter
Sono una sorta di notiziario inviato periodicamente ad un certo numero di iscritti, interessante ai fini della
comunicazione perché l’iscrizione è volontaria. Si rivolge a un pubblico selezionato, interessato ai contenuti
della comunicazione. Si avvicina molto a forme di comunicazione one-to-one e la sua efficacia si misura in
termini di direct response o di visite ottenute a seguito dell’inserzione.
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❖ Pubblicità promozionale
Ha l’obiettivo d’influenzare il comportamento d’acquisto anziché l’atteggiamento del consumatore; perciò,
lo scopo fondamentale è raggiungere un risultato a breve termine.
L’obiettivo è stimolare l’atto di acquisto e la sua efficacia si misura direttamente proporzionalmente alle
vendite realizzate. È lo stile di comunicazione più aggressivo, comunque, non è incompatibile con un obiettivo
di creazione d’immagine.
❖ Pubblicità interattiva
È un messaggio pubblicitario personalizzato, che comporta un’offerta e che ha l’obiettivo principale
d’instaurare un dialogo tra inserzionista e potenziale cliente, stimolando in quest’ultimo una risposta in base
alla quale l’impresa cercherà di costruire una relazione commerciale. Questo tipo di pubblicità tenta di
conciliare le caratteristiche dei due stili precedenti: costruire un’immagine e stimolare una risposta
comportamentale valutabile, che consenta di apprezzare immediatamente l’efficacia della comunicazione.
I presupposti della comunicazione pubblicitaria d’immagine
La pubblicità è il completamento, a volte indispensabile, di un processo più importante: quello del marketing
strategico. Affinché la pubblicità sia efficace è necessario soddisfare alcune condizioni preliminari.
La pubblicità può essere efficace solo quando operano anche gli altri elementi di marketing. Se si considerano
i diversi tipi di prodotti, la pubblicità si rivela utile per il cliente soprattutto quando si trova di fronte a scelte
d’acquisto di prodotti complessi, con qualità interne che non emergono con una semplice ispezione.
È in riferimento agli experience good (come i prodotti alimentari e gli shampoo) e ai credence good (l’olio per
la macchina o i servizi medici) che i clienti possono trarre notevoli vantaggi da una pubblicità realmente
informativa. In ognuno di questi casi, per essere efficace, la pubblicità deve mettere in luce una particolarità
specifica, una qualità distintiva del prodotto che lo posizioni nella mente del cliente come diverso da quelli
delle marche concorrenti.
Inoltre, la pubblicità ottiene il maggior impatto sul mercato quando la domanda primaria è espandibile; nei
mercati non espandibili la pubblicità serve soprattutto a stimolare la do- manda selettiva e a creare effetti
comunicativi a livello di marca. In più, il mercato di riferimento del prodotto pubblicizzato deve essere
sufficientemente ampio da assorbire i costi della campagna pubblicitaria.
Il posizionamento pubblicitario desiderato dev’essere in linea con il posizionamento di marketing adottato.
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Obiettivo di tipo cognitivo → portare i clienti a conoscenza dell’introduzione di un nuovo prodotto o
nell’indicare dove poter acquistare un prodotto, o quello di ricordare l’esistenza della marca o dell’azienda
anche se fuori stagione.
Obiettivo di tipo affettivo → riguarda la modifica della percezione del pubblico di alcune caratteristiche del
prodotto, o la modifica dell’immagine di marca.
Obiettivo di tipo comportamentale → determinato dal tentativo di convincere il cliente all’acquisto
immediato, o predisporlo alla visita di un venditore.
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Fase 5: presentazione delle idee e condivisione
L’agenzia pubblicitaria di solito presenta varie proposte di messaggi, rappresentate su schede o tavole dette
storyboard. Sarà importante per l’impresa valutare se le idee traducono il brief, se rispettano la copy strategy
e se possono avere un impatto nei confronti dei destinatari.
Fase 6: produzione
Dopo l’approvazione definitiva di una delle proposte dell’agenzia, inizia la fase della produzione che si
completerà con la preparazione dello spot.
L’alternativa è tra:
• massima copertura: l’adozione di un piano media che consenta di raggiungere il maggior numero di
persone;
• massima ripetizione: l’adozione di un piano media che punti a raggiungere con la massima intensità
possibile un target relativamente ristretto.
La seconda scelta è quella tra continuità e intermittenza dei messaggi. L’alternativa è tra:
• la continuità per ottenere una maggiore memorizzazione del messaggio;
• l’intermittenza per allungare il periodo di esposizione.
La terza scelta vede contrapporsi un obiettivo di concentrazione e un obiettivo di diversificazione dei mezzi
usati. L’alternativa è tra:
• l’uso di diversi mezzi, per beneficiare della complementarietà ed ottenere una maggiore copertura netta
o una migliore ripartizione geografica,
• la concentrazione su un unico mezzo, per dominare il mezzo più adatto al target, personalizzare la
campagna e ottenere sconti o beneficiare di economie di scala.
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❖ OTS (Opportunity To See) o esposizione, cioè il numero di contatti a prescindere dal fatto che il
messaggio sia effettivamente visto, compreso o memorizzato;
❖ costo contatto, che è dato dal rapporto tra costo totale del messaggio e GRP.
Le nuove tecniche promozionali apparse in questi ultimi anni, si basano sulle informazioni fornite dai codici
a barre (carte fedeltà, buoni elettronici). Dal punto di vista concorrenziale, gli effetti delle promozioni
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tendono a compensarsi, poiché un’azione promozionale riuscita suscita subito una “reazione promozionale”
da parte del concorrente, che cercherà di compensare la perdita subita. Se da un lato questa escalation
promozionale apporta un beneficio al cliente, dall’altro rende permanenti le promozioni,
compromettendone l’efficacia e generando comportamenti di attesa tra i clienti.
Per quanto riguarda la distribuzione, le promozioni organizzate sul punto vendita hanno sempre un impatto
sul comportamento del distributore. Si possono distinguere tre effetti principali:
1. effetti di posticipazione: i distributori che sono a conoscenza del programma di marketing operativo
dei loro fornitori tendono a differire i propri acquisti per potersi rifornire in occasione dei periodi
promozionali.
2. effetti di sovra-stoccaggio: negli ordini trasmessi nei periodi di promozione, i distributori tendono a
rifornirsi per una durata compatibile con le proprie capacità di stoccaggio, il che comporta una
riduzione degli ordini successivi al periodo promozionale.
3. effetti degli approvvigionamenti devianti: alcuni distributori si riforniscono esclusiva- mente in
occasione di promozioni e si rifiutano di acquistare il prodotto a prezzo pieno (es. i discount).
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❖ Banalizzazione dell’immagine della marca. Se troppo frequente, la promozione rischia di
contribuire a svalutare la marca agli occhi dei clienti, entrando in conflitto con la strategia di
posizionamento della marca stessa.
❖ Sviluppo di comportamenti speculativi. Se una parte crescente delle vendite viene realizzata in
condizioni promozionali, i clienti possono modificare il proprio comportamento d’acquisto
attendendo sistematicamente le vendite promozionali.
❖ Un atteggiamento di questo tipo priva la promozione della sua principale ragion d’essere:
stimolare le vendite nei periodi normali. L’effetto di anticipazione diventa perciò dominate.
Bisogna comunque distinguere tra i clienti che attendono il periodo dei saldi e quel particolare
gruppo che aspetta le azioni promozionali.
❖ Difficoltà di confronto tra i prezzi. La moltiplicazione delle offerte promozionali rende più difficile
per il consumatore valutare il prezzo corretto e confrontare i prezzi e rischia di ridurre la sua
sensibilità al prezzo.
1. Gli obiettivi raggiungibili con le relazioni pubbliche sono differenti: in questo caso all’impresa
non interessa vendere ma ottenere un sostegno morale che faciliti lo svolgimento della sua
attività economica. I target ai quali si rivolgono le relazioni pubbliche sono più diversificati.
2. Cercano di stabilire un contatto sia con i clienti sia con gli altri attori (stakeholder) che
partecipano al funzionamento diretto e indiretto del mercato in cui opera, compresa l’opinione
pubblica.
3. Usa i mezzi più vari, dal giornale aziendale al comunicato stampa, dalle sponsorizzazioni ai
patrocini. L’obiettivo è usare un tramite che aumenti la credibilità del messaggio.
La sponsorizzazione e il patrocinio
Sono due modalità particolari di pubblicità che intendono evitare il rischio tipico della pubblicità istituzionale,
cioè quello di stancare il pubblico, che potrebbe esserne infastidito, e considerare queste campagne come
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attività di auto celebrazione. Da qui la nascita di nuove modalità di comunicazione. L’obiettivo perseguito è
quello di accrescere la notorietà dell’impresa e migliorarne l’immagine associandola a valori positivi.
È da notare che la sponsorizzazione è un’operazione commerciale, che comporta un’equità tra diritti e doveri:
la responsabilità materiale o finanziaria dell’evento sponsorizzato e lo sfruttamento diretto e sistematico
dello stesso da parte dello sponsor. È questo aspetto a distinguere la sponsorizzazione del patrocinio, dove
deve prelevare il carattere disinteressato e generoso. Nei due casi cambia la forma pubblicitaria adottata, ma
sono diversi anche gli obiettivi perseguiti e dunque i metodi usati.
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