INTRODUZIONE AL MARKETING
Assetto disciplinare
Analisi della concorrenza + analisi consumatore = posizionamento
marketing strategico
ORIGINI
La cosa importante erano le azioni fisiche e il rapporto con gli intermediari (i prodotti non avevano
marchio, commodity). Il primo giornale di marketing aveva come scopo come realizzare le
campagne distributive (journal of retailing 1924) 1936: journal di marketing (vero e proprio)
Da tecnica a politica: marketing management rilevanza del modello economico: no uno solo
(monopolio) o infiniti prodotti (concorrenza perfetta = nessun controllo del prezzo) ma oligopolio
(pochi e ben differenziati)
Differenziazione = marca marketing e marca nascono insieme. Per es. nel monopolio non ho
bisogno della marca. La marca è un nome proprio per distinguersi.
DEFINIZIONI
il marketing è un insieme di processi (azioni coordinate per un certo fine assegnate a persone) per
creare(prodotto), comunicare (promozione) e trasferire valore (differenza tra quanta utilità serve e quanto
costa ottenerla) ai clienti e a gestire i rapporti con essi in modo che ciò vada a vantaggio di organizzazione e
stakeholder.
Attività e azioni necessarie per creare e gestire relazioni tra impresa e mercato finalizzate per sostenere
uno scambio
FATTORI RILEVANTI :
Ciò che conta è trasferire un valore autentico al cliente attraverso i beni, i Bisogni/desideri e la
servizi e le idee venduti sul mercato, inoltre sia l’organizzazione che gli loro lettura
stakeholder coinvolti devono beneficiarne. Prodotto per
Per soddisfare acquirenti e venditori, il marketing cerca di: soddisfarli
Individuare i bisogni e le esigenze dei clienti (bene/servizi/valori)
Soddisfarli Scambio = denaro e
Ciò che consente di raggiungere entrambi gli obiettivi è un atto di scambio. non solo
2 Marketing
COS’È UN MERCATO ?
I consumatori potenziali creano un MERCATO = insieme di soggetti che hanno il desiderio e la capacità di
acquistare un dato prodotto. Tutti i mercati sono costituiti da persone. Gli individui devono anche avere la
possibilità di acquistare un prodotto in termini di facoltà, tempo e denaro.
MERCATO OBIETTIVO = uno o più gruppi di potenziali acquirenti, rispetto ai quali un’impresa orienta il suo
programma di marketing.
IMPRINTING
A. Interazione competitiva = oligopolio
∏ = PQ (prezzo x quantità = ricavi) - CQ (costi) concorrenza perfetta: l'unica variabile per l'impresa
è C (controllo dei costi)
∏= PQ(P) - CQ(P) monopolista = unico venditore che deve solo massimizzare i propri profitti. Il
prezzo viene deciso in base all'elasticità della domanda (al variare i prezzi varia
anche la quantità venduta).
∏ = PQ(P,P1,P2, ...) - CQ(P,P1,P2, ...) oligopolio: è necessario conoscere la domanda perché essa
non è infinitamente elastica. Inoltre bisogna analizzare la concorrenza perché bisogna conoscere le
reazioni delle azioni dei rivali.
Da queste considerazioni nasce il MARKETING STRATEGICO (capire cosa hanno in testa clienti e
concorrenti). Le quantità dipendono dai prezzi, ma anche dalla differenziazione e dal numero dei
concorrenti diretti.
C. Largo consumo
Mass market: idea molto semplice, produco qualcosa che va bene per tutti. Si avvale di
strumenti di comunicazione che arrivano a tutti, quindi per es. La radio (media generalisti).
Media generalisti: avd
Grande distribuzione despecializzata
Prodotto impresa: Product manager (signore chesegue la vita di un prodotto, oggi viene
chiamato brand manager)
Portafoglio prodotti: BGC (Boston Consulting Group) = portafoglio con i più grandi brand
Per prodotti non bisogna intendere solo beni ma anche servizi. Il marketing si estende non solo al B2B ma
anche al B2C. Negli anni 80 quindi il marketing si estende anche ai servizi.
Marketing relazionale
Il marketing relazionale è una visione del marketing incentrata sullo sviluppo e mantenimento di relazioni
eccellenti con i clienti. Permette all’organizzazione di essere in costante contatto con i clienti e con i
principali stakeholder per garantire vantaggi a lungo termine per tutti.
Il marketing relazionale nasce nel B2B perché ci sono dei clienti molto grandi (imprese), stabilendo
relazioni One to One. Nei servizi, infatti, la relazionalità è immediata. Essa nasce al di fuori del marketing
ma lo influenza.
Obiettivi: relazioni il più possibile personalizzate e rapporti duraturi.
Per rispondere al bisogno di una comunicazione coerente attraverso i diversi canali e per ottenere il meglio
da un rapporto di tipo relazionale con la clientela, si è sviluppato il CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT
(CRM).
Il CRM si avvale in modo sostanziale del contributo delle nuove tecnologie per raccogliere informazioni,
analizzarle e predisporre azioni ad hoc al fine di sviluppare progressivamente una relazione basata sulla
fiducia e la conoscenza, per sviluppare una maggiore propensione all’acquisto, una migliore soddisfazione e
rendere i rapporti con i clienti più duraturi.
Comunicazione persuasiva e fluida: Bisogna presidiare sia l'aria fisica che quella virtuale. Lo spot che era
elemento principale di comunicazione, oggi invece diventa parte di un flusso continuo di
comunicazione. (Cambiamento fondamentale)
marketing interno: allineamento sui processi verso il cliente. Nel caso dei servizi, le persone devono
essere allineate: es, se un cameriere tossisce sui piatti non è consono all’allineamento. Nelle catene di
produzione invece non ce n’era bisogno.
la relazione come evento: economia delle esperienze e il ruolo dei luoghi di fruizione. Bisogna pensare
a come avere la relazione più forte possibile e generalmente essa si ottiene attraverso un evento
(l’esperenzialità è uno dei concetti base del marketing odierno)
Marketing management
Insieme di marketing operativo e marketing strategico.
Definizione Kotler: “il processo di pianificazione e realizzazione della concezione, del pricing, della
promozione e della distribuzione di idee, beni e servizi al fine di creare scambi che consentano di conseguire
gli obiettivi di individui e organizzazioni”.
L'orientamento al marketing
Orientamento alla produzione: tipico dei settori in cui la domanda eccede l’offerta. Poiché secondo
l’ideologia i prodotti si vendono da soli, la principale preoccupazione è il miglioramento dell’efficienza
produttiva e non la migliore soddisfazione dei bisogni dei consumatori.
concorrenza perfetta,
enfasi sui costi, giustificata nei mercati dove prevalgono commodity, ma porta alla concorrenza di
prezzo.
Questa a sua volta porta ad un Orientamento al prodotto: inizio differenziazione, ma concentrando
l’attenzione sul prodotto piuttosto che su chi lo consuma (si inizia a pensare al consumatore anche
se in modo marginale)
Orientamento alle vendite: eccesso di offerta, le imprese tentano di trovare nuovi acquirenti e di
vendere ciò che producono. Si ha un mercato saturo da conquistare con la forza vendita = si tenta di
vendere ciò che si produce piuttosto che produrre ciò che si può vendere. Un ruolo fondamentale in
questa fase è dovuta alla promozione e agli sconti (in Italia un prodotto su 3 esce con lo sconto - scalo
del 7%).
Orientamento al marketing: l’obiettivo è soddisfare i bisogni e i desideri dei consumatori, infatti prima
si ha la comprensione dei bisogni poi i prodotti per soddisfarli = il consumatore al centro. Il marketing
concept sostiene che le idee di marketing si inseriscono nel ciclo produttivo di un prodotto prima che
questo venga progettato e non dopo la sua realizzazione. È un processo lento e spesso incompleto,
infatti nel tempo per mantenere questo approccio bisogna essere innovativi.
Orientamento al cliente (o al mercato): visione del marketing tipica delle imprese che concentrano i
loro sforzi su una costante raccolta di informazioni relative ai bisogni dei consumatori, che poi verrano
utilizzare per creare valore per il cliente. Il processo si è definitivamente invertito: la raccolta di
informazione sui bisogni dei propri clienti è la fase che attiva tutti i processi aziendali = CUSTOMER
RELATIONSCHIP MANAGEMENT (CRM) e relazionalità Oggi c’è l’era del cliente.
Marketing 7
Marketing interno
Per arrivare a un orientamento al cliente si devono superare forti resistenze organizzative interne:
Si mettono in discussione i ruoli delle diverse funzioni aziendali (ex. Anche l'ingegnere deve curarsi del Marketing
e non solo degli impianti che deve realizzare)
Necessità di fare non solo marketing esterno ma anche marketing interno: allineare tutta l'organizzazione alla
relazione con il cliente
MARKETING ED ETICA
Nei diversi orientamenti delle imprese, il tema etico assume rilevanza quando entra in gioco il marketing
poiché uno dei suoi obiettivi è generare fedeltà, la quale si genera evitando le delusioni dovute a
comportamenti scorretti. Per etica non ci si riferisce solo al rispetto della legge, ma al fare un di più per
ottenere la fedeltà di nicchie di mercato sensibili a quel tema.
LEGGI: insieme dei valori e degli standard di una società che devono essere rispettati per evitare delle
sanzioni.
ETICA: insieme di principi e norme codificate e definite al fine di indicare a chi opera nel marketing i criteri
e le modalità con cui impiegare le competenze delle quali dispone nella relazione con, e
nell’interesse dei, suoi stakeholders.
Ciò che conta è fornire degli strumenti che consentano di sviluppare le abilità cognitive e operative che
sono necessarie per formulare un giudizio morale su pratiche e comportamenti del mondo degli affari.
La scuola di Chicago è quella più favorevole al mercato (il mercato si autoregola). Nel loro mercato ideale
chi sbaglia paga (you can fool me only once). Il mercato ha servomeccanismi che puniscono chi bara, infatti
un’adeguata informazione è alla base del funzionamento dei servomeccanismi. Tuttavia esistono situazioni
in cui il mercato non funziona ed è in queste falle che le persone tentano di approfittarne.
Marketing 9
Imperfezioni Antidoti
• posizioni monopolistiche = si usa la propria • antitrust (ex. Pretendere una
posizione per impedire ad altri di entrare posizione di vantaggio per i propri
nel mercato
prodotti e dare spazio anche ad altri
• esternalità negative (es. ciminiere delle
fabbriche che avvelenano l'aria) = costi
prodotti della medesima impresa) =
prodotti su terze parti che l'impresa non limiti per il consumatore e per la
paga concorrenza
• imperfetta informazione = ci si approfitta • Ambientalismo
di ciò che il cliente non sa (ex. Elenco di • Consumerismo = organizzazioni che
principi attivi di un prodotto che non sono
tutti conosciuti e che possono far sembrare proteggono il consumatore
il prodotto migliore)
COSA FARE ?
Regolare per proteggere chi può essere “fooled more than once”
Fornire gli strumenti per la decodifica dei comportamenti risponde alla necessità di trasparenza.
Cultura organizzativa
Riguarda: i rapporti interni all’impresa, il suo modo di essere, le relazioni con il mercato e i concorrenti.
Tacito dai dipendenti
Viene veicolata in modo Esplicito dal codice etico (carta dei valori)
Alcune violazioni possono verificarsi consapevolmente, ad esempio: alcuni di pendenti di Coca – Cola hanno
manipolato dei risultati di alcuni test di mercato per ottenere il contratto con Burger King.
10 Marketing
Casi di violazione della condotta etica possono essere generati da top manager che forzano i loro
collaboratori ad azioni immorali. Per questo esistono normative che tutelano i whistle – blowers
(dipendenti che denunciano casi di violazione della legge e dell’etica da parte di colleghi e superiori).
RESPONSABILITÀ DI PROFITTO
È la massimizzazione degli utili per gli azionisti sfruttare nel modo più efficiente possibile le risorse,
conseguendo i profitti più elevati possibili nel rispetto delle regole del gioco.
B. Collettività La responsabilità sociale non va confusa con il cause related marketing: iniziative di
promozione di un brand attraverso il patrocinio di progetti umanitari o di interesse collettivo. Alcune
risorse sono destinate a fini filantropici con l’obiettivo di un ritorno d’immagine = reputazione. Si
finanzia una buona causa per rafforzare la propria reputazione. La raccolta avviene destinando una
parte del ricavato della vendita di uno o più prodotti all’iniziativa scelta e coinvolge direttamente il
cliente che sa che parte di ciò che paga contribuirà a finanziarla. Ex. MasterCard International associa
l’uso di carte di credito alla raccolta fondi da dare alle associazioni che lottano contro il cancro e la
violenza minorile.
In un'economia di mercato tutto quello che si da deve essere incluso nei costi. L'esternalità va segnalata
perché sennò viene visto come il primo passo per barare, in quanto consente costi più bassi e di presentarsi
come più competitivi.
Marketing 11
Spesso i programmi di marketing e di responsabilità sociale sono integrati: ex. McDonald ha testimoniato il
suo impegno verso i bambini aprendo delle case che ospitino i bambini affetti da malattie croniche o
terminali e le loro famiglie. Così facendo l’azienda contribuisce al benessere di una parte del suo mercato
obiettivo.
Tali comportamenti gravano sulle imprese, aumentandone i costi e finiscono per tradursi in aumenti dei
prezzi con effetti negativi su tutti i consumatori. In particolare, le ricerche sui comportamenti scorretti dei
consumatori indicano che essi sono influenzati dalla quasi certezza dell’impunità.
Anche l’acquisto di prodotti con garanzie ambientali dipendono dalla responsabilità sociale del
consumatore. La mancanza di informazione è un problema fondamentale perché scoraggia l’acquisto di tali
prodotti che generalmente hanno costi più alti.
Marketing 1
L’IMPRESA E L'AMBIENTE
Microambiente = rapporti diretti con fornitori, clienti, trade (ex.
Andare subito all'esselunga)
MICROAMBIENTE
1. Microambiente aziendale: rapporto tra le funzioni (produzione, amministrazione, R&S, finanza, ecc.).
2. Fornitori (fornitori potenti = fornitori che hanno il monopolio di un certo prodotto e che si verifica
quando possiedo un innovazione che dipende da un'innovazione precedente, forniture con forti
oscillazioni di prezzo = prodotti derivati dal petrolio, particolari tecniche di fornitura - just in time - che
rendono fragile il sistema di approvvigionamento: creazione di scorte? eventuale integrazione a
monte? = mezzo per risparmiare soldi, arriva il prodotto quando ne ho bisogno, salvo imprevisti)
3. Intermediari di MKT:
intermediari di vendita: agenti e rappresentanti, brokers l'agente non compra il prodotto, ma
agisce in nome e per conto dell'impresa che gli ha dato il mandato a vendere, egli non ha la
proprietà del prodotto. Il broker dovrebbe agire in nome di chi vuole comprare il prodotto = agisce
per il cliente e non per i fornitori.
intermediari commerciali: ingrosso e dettaglio (ex. Grande distribuzione)
spedizionieri e trasportatori
, promozionali, di ricerca di mercato
4. Clienti
consumatori finali e famiglie = chi compra il prodotto? Un responsabile degli acquisti o il
consumatore diretto?, imprese
- ex. Esselunga)
pubblica amministrazione = non elevata trasparenza e incentivo dei prezzi
mercato internazionale (si ritrovano le altre categorie di clienti, tuttavia non si conosce bene il
mercato di riferimento)
6. Pubblico: ambiente finanziario, mezzi di informazione, pubblici poteri, gruppi di interesse, collaboratori
’ MKT )
2 Marketing
MACROAMBIENTE
L’ è ’ ’ ’ . S
variabili di contesto molto generali e complesse.
L’IMPRESA E IL CAMBIAMENTO:
il mercato globale
Tutte le attività economiche avvengono nel tempo e nello spazio. Un'attività assume rilevanza nel
momento in cui ne sento bisogno. Beni e servizi devono essere identificati in tempo e spazio, altrimenti
sono astrazioni.
SPAZIO : GLOBALIZZAZIONE
Globalizzazione = uniformità ?
Globalizzazione: possibilità di trasferire informazione, beni e
servizi ovunque
M
, ò
sta in mezzo. Il mercato di riferimento è diventato
estremamente grande, ma è ancora piccolo il luogo dove
risiedono le competenze .
(prodotti, processi)
non il know-how che ne sta alla base (ex. Il commercio della bresaola si è esteso, ma i processi per farla
rimangono tipici della Valtellina)
In un contesto globalizzato le specificità nazionali, locali, d'impresa sono ancora più importanti: sono alla
base di un successo che può essere globale - Made in Italy.
P ’
Impresa: da multinazionale, a multilocale (aziende asimmetriche come Nestlé che acquista Buitoni per
vendere la pasta in Italia, si hanno portafogli di prodotti diversi per tutti i paesi dove ha sede
l'azienda), a multi- canale multi culturalità = una sola impresa che adatta i propri prodotti
in base alla cultura del paese ospitante (ex. San pellegrino ha una diffusione di tipo globale e
questa diffusione è stata permessa da Nestlé).
TEMPO: ACCELERAZIONE
Riduzione delle variabili spaziali ha determinato il passaggio da
mercati pianificati a mercati globali. Sul piano dell'offerta ha
portato a un aumento dei concorrenti. Anche l'ICT ha contribuito
all'aumento di concorrenza. Anche la domanda ha avuto le stesse
problematiche.
La velocità con cui si riducono le barriere ha degli effetti sui nostri
comportamenti e quindi anche sul modo con cui l'impresa tiene il
passo (flessibilità come carattere dominante).
4 Marketing
Vantaggio competitivo
Contesto strategico
Numero di imprese
in un settore
Intensità
concorrenza
carattere pubblico o
privato imprese
Settori industriali di
supporto e correlati:
presenza di un
elevato numero di
fornitori
1. Condizioni relative ai fattori produttivi: capacità di trasformare le proprie risorse (ex. In Italia la tradizione
artigianale basata sulle 3F (Fashion, Furniture, Food) ha rappresentato la fonte di un vantaggio competitivo che ha
imposto il made in Italy nel mondo.
2. Condizioni relative alla domanda (ex. In Giappone la presenza di un ampio mercato nazionale per i dispositivi
audio – video e la presenza di un consumatore informato ed esigente hanno costituito uno stimolo alla crescita).
3. Settori industriali di supporto e correlati: le imprese e le aziende che intendono imporsi sui mercati globali hanno
bisogno di un elevato numero di fornitori di qualità che permettano di accelerare il processo di innovazione. Ex. In
Italia, il sistema dei distretti industriali, le accademie e le scuole professionali hanno creato sinergie che hanno
permesso di associare alla qualità estetica e creativa dei prodotti quella dei materiali e della manifattura.
4. Contesto strategico, strutturale e competitivo: condizioni che definiscono le modalità con le quali vengono
gestite e organizzate le imprese in un Paese.
Marketing 5
CONCORRENZA GLOBALE
Concorrenza globale = visione delle dinamiche competitive che supera i confini
nazionali e guarda lo scenario globale.
CONSUMATORI GLOBALI
I consumatori globali sono gruppi di consumatori di diversa nazionalità che presentano gli stessi bisogni o
cercano nei prodotti e servizi caratteristiche e vantaggi simili (ex. Una donna di 35 anni di Parigi con un
figlio e una carriera è più simile alle coetanee in carriera di NY, Milano e Londra piuttosto che alle
connazionali che vivono in provincia e lavorano come operaie). Un caso emblematico di semgento globale è
la MTV generation composta da giovani di Paesi e culture diversi che condividono modi di esprimersi, stile
di vita e di consumo.
EFFETTI SULL'IMPRESA
U , ’ , ede:
Strategie di internazionalizzazione
Partendo dalle esportazioni e finendo agli Strategie di ingresso nel mercato globale
investimenti diretti si vede come crescono
il livello di controllo sul mercato e le
potenzialità di profitto, ma aumentano
’
caso di fallimento.
1. ESPORTAZIONI
Indirette: sono realizzate tramite
intermediari, comportano minori rischi
e sforzi, sono ideali per le imprese che
ancora non conoscono il proprio
mercato obiettivo. I prodotti vengono
affidati a un intermediario che con le
sue conoscenze e risorse ne garantisce
la commercializzazione.
Dirette .S q q ’
aver raggiunto un volume di vendite tale da giustificare lo sviluppo di una struttura commerciale
propria dedicata alle esportazioni (+ rischi, + profitti).
2. LICENSING
’
proprietà intellettuale, dietro pagamento di una royality.
Vantaggi:
penetrare nel mercato con pochi rischi
accedere a informazioni fondamentali che permettano un vantaggio competitivo
Svantaggi:
il licenziante rinuncia al controllo sui prodotti e riduce i profitti
il licenziatario modifica il prodotto ed entra in un nuovo mercato prevenzione del licenziante:
innovazione
il licenziatario non è in grado di produrre bene il prodotto.
Marketing 9
Alternativa al licensing: FRANCHISING = accordo di collaborazione che vede da una parte un'azienda con una
formula commerciale consolidata (affiliante, o franchisor) e dall'altra una società o una persona (affiliato,
o franchisee) che aderisce a questa formula.
3. JOINT VENTURE
L j ’
penetrare il nuovo mercato e di una che già vi opera; le due imprese condividono la proprietà, il controllo e
i profitti della nuova.
Vantaggi:
’
’
Svantaggio: differente cultura manageriale, ’
’ .
4. INVESTIMENTI DIRETTI
L’ ’ P , ’
’ q ’ ocale. Questa modalità permette un maggiore presidio del
mercato, ma ha i livelli di costo e di rischio più elevati. I vantaggi però sono il risparmio sui costi di
intermediazione e di conoscere meglio le condizioni del mercato locale.
I ’ , ì zare i costi di
ideazione delle campagne pubblicitarie e garantire la brand image su scala globale. Tuttavia ciò non è
sempre consigliabile (ex. Marca di solari: nord europa abbronzatura, paesi latini protezione).
Nel messaggio promozionale si possono modificare simultaneamente le caratteristiche del prodotto (ex.
N ’
gusto, aroma, relax e socialità hanno un focus diverso: Thailandia relax post stress, italia socialità)
Strategia distributiva
Le scelte sono molto influenzate dal grado di sviluppo economico del Paese obiettivo.
’ è è
distribuzione finché il prodotto non arriva al consumatore finale.
Intermediari: ’ ù
distributive nel paese di destinazione. Ci possiamo rivolgere a:
Grossisti = acquistano e rivendono il prodotto,
Agenti = facilitano lo scambio facendo incontrare acquirenti e venditori.
Una volta che il prodotto raggiunge il Paese destinatario, entrano in gioco i canali distributivi interni del
Paese estero. Le aziende possono optare per una strategia multi canale che prevede il ricorso a più canali di
diversa lunghezza e complessità per ottimizzare gli sforzi distributivi. Ex. Le aziende di moda vendono
direttamente al consumatore finale tramite negozi monomarca (canale diretto), sia tramite negozi multi
), ’ w ti) che poi rivendono
ai dettaglianti (canale lungo).
Strategia di prezzo
S P , ’ ò dumping vendita
’ q o sul mercato nazionale o addirittura
sottocosto per penetrare rapidamente nel mercato obiettivo o smaltire stock. Il dumping è sanzionabile
penalmente.
Mercato parallelo = mercato in cui i prodotti vengono venduti tramite canali distributivi non autorizzati: i
prodotti vengono acquistati in un paese con prezzi bassi e poi rivenduti in paesi con prezzi più alti per
essere venduti a rivenditori non autorizzati a un prezzo inferiore rispetto a quello consigliato dal venditore
(ex. Vendita profumo Chanel).
LE STRATEGIE DI IMPRESA 1
MARKETING STRATEGICO
LE STRATEGIE DI IMPRESA
Pianificazione strategica = processo manageriale formalizzato attraverso cui si arriva
alla definizione delle strategie aziendali
LIVELLI di PIANIFICAZIONE:
Corporate
Divisionale
Asa
Prodotto
=
Grande impresa: molte marce per
demoltiplicare la complessità
Cosa faremo?
1. Pianificazione strategica: come impostarla
2. Analisi della concorrenza: il presupposto
per la pianificazione strategica
3. Strumenti per le pianificazione
2 Marketing
ORGANIZZAZIONI E STRATEGIE
CAMPO D’ATTIVITÀ: le organizzazioni si propongono di fare qualcosa per qualcuno. Quindi bisogna chiedersi:
qual è il business di riferimento, chi sono i clienti, cosa può creare valore per i clienti. Per definire il campo
d’attività ci si può basare sull’orientamento al cliente (conoscere i clienti e capire che valore ricevono).
Infatti, i prodotti sono transitori, ma i bisogni fondamentali persistono a lungo. Ex. Un’azienda che si occupa
di attrezzature sportive per la neve potrà definire la sua ASA come “divertimento sulla neve” così sarà
pronta a cogliere qualsiasi cambiamento.
MISSIONE :
Identificazione delle competenze distintive dell'impresa nate e sviluppate sulla base di una lettura di
bisogni del cliente che si vuole servire. La missione consiste in una enunciazione in grado di esprimere in
modo chiaro e sintetico l’elemento di istintività dell’offerta dell’impresa al mercato.
La dichiarazione scritta degli obiettivi a lungo termine (visione) è ispirata da qualcosa che ha anche la
finalità di suscitare la lealtà e il consenso dei dipendenti e di tutti coloro con i quali l’organizzazione entra in
contatto.
La missione deve essere espressione della storia dell’impresa, dei valori diffusi a livello manageriale e
operativo, del modo in cui l’impresa vede l’ambiente in cui opera, delle sue risorse e delle sue competenze
distintive.
LE STRATEGIE DI IMPRESA 3
essere
ESEMPI:
sostenibili
Coca cola vuole andare al di là dell'idea del KELLOGG’S
liquido, tentando di vendere un servizio
stare nella comunità
(obiettivo: rinfrescare il mondo).
fare crescere il mercato dei
Google: to organise the world's information and cereali a colazione, espandere il
make it universally accessible and useful mercato degli snack
principi operativi (centrati sul cliente,
eccellenza nell'eseguire le politiche,
Uber: transportation as reliable as running definire le priorità per poter vincere e
water, everywhere for everyone. migliorare)
OBIETTIVI: traducono la missione in prestazioni mirate da raggiungere entro un certo lasso di tempo e
servono per valutare il modo in cui l’organizzazione sta realizzando al sua missione.
Tipologie di obiettivi:
Profitto
Vendite
Quota di mercato = rapporto tra le vendite totali realizzate dall’impresa e le vendite totali realizzate nel
settore
Qualità
Soddisfazione del cliente = il grado di soddisfazione del cliente può essere valutato tramite indagini
(modo diretto), dedotto dai dati o dalle percentuali degli ordini.
Responsabilità sociale = punto di incontro tra i vari interessi contrastanti di clienti, dipendenti e
azionisti per il benessere generale di tutti.
Oggi prevalgono variabili basate sulla lettura dei bisogni del mercato di riferimento.
A ogni ASA deve corrispondere un sistema competitivo ben delimitato, che deriva dalla scelta delle variabili
usate per leggere la domanda.
4 Marketing
Ex. Procter&Gamble: varie aree produttive che hanno diverso peso nel fatturato (beauty 24%, grooming
10%, beni per Pulizie Di casa 20%). La distribuzione avviene sopratutto nei supermercati (alimentazione,
cura delle persone, cura della casa) + farmacie. P&G è in due aree del mass Market. Le ASA:
- beauty care, hair care colour
- Grooming
- Personal health care
Asse verticale tasso di crescita del mercato =il tasso di sviluppo annuo del mercato di riferimento o
del settore nel quale compete una certa ASA.
Si ha l’ interesse a capire le proprie prospettive e quindi a individuare quanto un mercato è attrattivo.
Quest’idea è ancorata al mass Market e alle sue regole del gioco (ex. se il mercato è maturo il tasso di
crescita è molto importante).
Asse orizzontale Quota di mercato relative ossia il rapporto tra volume di vendita dell’ASA e volume
di vendita dell’impresa leader del settore considerato.
È rilevante perché approssima l'idea della competitività e le economie di scala (è importante avere
economie di scala in produzione e comunicazione e la capacità di avere posto sugli scaffali, ciò è
possibile per le aziende di grandi dimensioni). La quota di mercato indica se si ha una buona posizione
competitiva.
La grandezza dei dischi nella matrice dipende da quella del fatturato:
Question marks = mercato in crescita, ma in cui non si ha ancora molta quota di mercato. Individua i
prodotti a elevato tasso di espansione, ma con una quota di mercato bassa. Questa condizione è tipica
di molti prodotti nella fase iniziale del loro ciclo di vita. Nel breve periodo, i profitti generati da questi
prodotti sono bassi o nulli, se non addirittura negativi. Infatti, richiedono elevati investimenti per lo
sviluppo della quota di mercato.
Stars = mercato forte crescita, ma servono continui investimenti per far fronte alla pressione
competitiva. Individua prodotti con valori elevati sia per quanto riguarda il tasso di crescita si per la
quota di mercato. Sono prodotti di punta dell’impresa, ma possono richiedere un impegno finanziario
per mantenere la loro posizione e la loro futura crescita. Il pallino blu indica la caduta del tasso di
crescita e una quota non entusiasmante (è in un mercato in cui non si ha leadership) = mercati che
stanno maturando
Cash cow = situazioni di limitata crescita, ma cono elevata penetrazione sul mercato. Si ha una
posizione di leadership, con grandi margini sui prodotti, si fa cassa con investimenti ridotti. È tipico dei
mercati maturi. Dati i limitati investimenti e l’elevato livello delle vendite, queste ASA generano profitti
ingenti.
Dogs = sono ASA con basso livello di crescita e bassa quota mercato che sta morendo, il successo
attuale sul mercato è limitato e mancano le prospettive di crescita. La scelta più opportuna è
dismettere tali prodotti. Non meritano investimenti particolari.
Questi 4 punti rappresentano il ciclo di vita del prodotto: si nasce nel question marks, si matura nello stars,
si raggiunge l’apice nel cash cow e si muore nel dogs.
Un portafoglio equilibrato deve avere: un’adeguata quantità di prodotti cash cow, alcune star e question
mark, è preferibile eliminare i dog.
La matrice BCG stabilisce un legame rigoroso tra il posizionamento strategico e la performance finanziaria.
Può essere limitativo valutare l’attrattività di un’attività solo tramite questi due parametri (tasso di crescita
e quota di mercato). Infatti, l’attrattività di un mercato dipende anche dal grado di accessibilità per
l’impresa, dalle dimensioni, dalla presenza di un sistema distributivo ben strutturato, da una legislazione
favorevole, dalla limitata presenza sei concorrenti. Perciò la misurazione delle due dimensioni può essere
migliorata con una score card (griglia che riporta alcuni parametri rilevanti per valutare le performance
dell’impresa rispetto a certi aspetti d’interesse).
6 Marketing
MATRICE GE:
la logica della score – card è quella su cui si basa il metodo di analisi del portafoglio della matrice GE. Essa
infatti mette in relazione una valutazione dell’attrattività del mercato rispetto alla posizione competitiva
dell’impresa (valori ripresi dalla precedente matrice).
La GE è una conglomerata = impresa che ha in sé tante divisioni completamente non correlate nel mercato.
I fattori sui cui si misura l’attrattività sono le variabili che meglio spiegano le caratteristiche del settore e del
gruppo strategico. La GE non si basa solo su misurazioni oggettive,ma anche sulle valutazioni che il
managment attribuisce ai diversi fattori che concorrono a definire le due dimensioni.
Il valore finale di attrattività e posizione competitiva sarà dato dalla media dei fattori utilizzati.
Attrattività del mercato Posizione competitiva Elenco di elementi rilevanti che viene dato al
•Dimensione del mercato •Quota di mercato e il suo manager il quale deve dare un punteggio è
•Tasso annuo di crescita sviluppo
•Margini di profitto •Quantità relativa di prodotti pensare al peso della dimensione del mercato
•Intensità competitiva •Reputazione della marca nella valutazione = score cards (punteggi e peso
•Fabbisogno economico •Permanenza rete distributiva
•Minacce ambientali •Capacità R-S di ogni elemento nel mercato).
(normativa) •Risorse manageriali
MATRICE PERFORMANCE/IMPORTANZA
Serve per analizzare i punti di forza e di debolezza di un’ASA. Le + priorità mantenimento:
dimensioni su cui si basa sono: d'investimento: competenze
attività in cui distintive, punto
l’importanza che il prodotto ha per l’impresa rilevanza strategica l'impresa deve di forza delle ASA,
importanza
Diversificazione = si va in nuovi mercati con nuovi prodotti (massimo di rischio, essere estremamente
sicuri perché cambio tutte le variabili).
Sviluppo del mercato = mantenere il proprio prodotto, ma cambiare mercato (ex. Nuovi insiemi di
clienti vendo prodotti chimici per la stampa e per la conceria, vendo sia in Italia che in Cina). Nella
penetrazione di mercato si può usare la quota di mercato per crescere nel mercato di appartenenza.
Sviluppo prodotto = stesso mercato, ma sviluppo il portafoglio creando ulteriori prodotti (ex. Vendo
passata e anche concentrato di pomodoro)
Ci sono due variabili: in quali mercati si vuole entrare e quali prodotti vendere.
Valore aggiunto valore che si aggiunge ai pezzi comprati da altri. Retribuzioni che vengono dalla
manodopera e dalla vendita. Per aumentare il valore aggiunto si può iniziare ad
occuparsi anche della produzione (a monte e a valle). Ex. Prima compravo il motore da
altri ora invece li produco io. Lo si può fare sia a monte verso i fornitori, che a valle con i
distributori strategia verticale (oggi si dove al fatto che in questi giorni il retail
guadagna molto bene, la moda fa integrazione sia a monte che a valle)
1° Strategia di penetrazione del mercato = quando l’impresa non ha ancora sfruttato completamente le
opportunità offerte dai prodotti di cui dispone e/o dei mercati in cui opera. Prevede un maggiore
sfruttamento delle competenze che l’impresa già possiede.
2° Strategia di sviluppo del prodotto = si impiega quando l’impresa ritiene che ci siano delle potenzialità
nel mercato attuale che non riesce a sfruttare con i prodotti esistenti. Bisogna mantenere le
competenze di mercato e offrire un’innovazione tecnologica, ma tutto ciò comporta dei rischi legati al
successo del nuovo prodotto e dei costi per il suo sviluppo.
3° Strategia di sviluppo del mercato = l’impresa ritiene che il suo prodotto possa essere esportato con
successo in un altro mercato. Ciò permette di mantenere e sfruttare le competenze tecnologiche, ma
impone uno sviluppo delle competenze di marketing.
4° Diversificazione = pone i maggiori costi/rischi per l’impresa perché bisogna sviluppare nuove
competenze tecnologiche e di marketing.
Un’integrazione della matrice va fatta rispetto ai processi di integrazione, in particolare verticali (ascendenti
e discendenti). Ex. Quale potrebbe essere un'area di integrazione verticale di un distributore?
LE STRATEGIE DI IMPRESA 9
Creando prodotti a cui danno il proprio nome integrano il marketing (pensano loro a prezzo, produzione
e comunicazione)
Le due considerazioni centrali per la pianificazione:
Valutazione dell'attrattività dei mercati
Valutazione della propria posizione competitiva
Per essere effettuate serve un'analisi della concorrenza.
ANALISI DI SETTORE
Conoscere la struttura di un settore vuol dire identificare i vincoli che l’impresa dovrà affrontare e capire
quali azioni sono possibili e quali convengono di più.
Il modello SCP si basa sull’assunto che i risultati che le diverse imprese ottengono (performance) sono
funzione delle caratteristiche strutturali dell’ambiente in cui operano (struttura) e del loro modo di operare
(condotta).
Volendo definire i vincoli di settore, l'obiettivo è identificare tutti gli elementi di tipo ambientale che
vincolano determinate azioni. Si possono vincolare sia l'offerta che la domanda :
Domanda:
o (ex. Nel mercato del gelato si è vincolati dalla stagionalità o nel mercato dei panettoni si gioca tutto
nei periodi di festa).
o Reazione al prezzo: si vuole una domanda rigida per non subire riduzioni di prezzo. Ci sono mercati
del prezzo rigidi ed elastici.
o Anche dove compra il consumatore è rilevante (ex. Barella non può realizzare un monomarca
perché la gente quando compra i prodotti fa la spesa per tutta la settimana)
Offerta: variabili esterne dell'ambiente.
ANALISI DI SETTORE 11
LA STRUTTURA
STRUTTURA = è qualcosa di vincolante nel lungo periodo. Essa condiziona la condotta dell'impresa e influenza
le performance:
o Concentrazione = i vincoli determinano la presenza di competitor nel mercato.
o Differenziazione = mercato diversificato o mercato di commodity? Ex. Creare un cemento
particolare per differenziarsi reazioni ai vincoli
o Diversificazione = più prodotti o uno solo?
Struttura dei costi = ex. Un panettiere ha costi fissi o variabili? Ha alcuni costi fissi e altri variabili. In caso di
conseguenza posso reagire fin dove si ha convenienza. Aggredendo Telecom questa reagirà perché
comunque dovrà fronteggiare i costi fissi che ha.
Modello determinista = la struttura modella i comportamenti e questi ultimi modellano le performance.
INTEGRAZIONE VERTICALE
L’impresa grazie all’integrazione può conseguire una serie di vantaggi come una riduzione dei costi, più
controllo sulla catena del valore, una maggiore vicinanza al consumatore, vantaggi di natura commerciale e
fiscale. Ex. D&G gestisce e controlla direttamente le tre divisioni operative (produzione, distribuzione e
licenze).
LIVELLO DI INTERNAZIONALIZZAZIONE
La concorrenza negli scenari globali costringe le imprese che vi operano a dare il massimo impulso allo
sviluppo della tecnologia rilevante, nonché al conseguimento di economie di scala. La globalizzazione dei
mercati può offrire anche alle piccole e medie imprese potenziali di crescita molto elevati grazie alla
possibilità di sfruttare nicchie di mercato ridefinite a livello globale.
Prodotti sostitutivi: prodotti realizzati all’interno dello stesso settore e basati su tecnologie simili o
prodotti che, pur basati su tecnologie diverse, soddisfano le stesse esigenze (ex. Divertimento
guardando un film: videoteche, pay TV, palinsesti televisivi).
Clienti: più è forte il potere contrattuale, maggiore è la riduzione di prezzo che possono
pretendere. Il potere contrattuale aumenta quando:
o La domanda è molto concentrata,
o I prodotti sono poco differenziati
o I costi di trasferimento per i clienti sono bassi
o Il cliente è molto informato sulla situazione del mercato.
Fornitori: minaccia se hanno un forte potere contrattuale che si verifica quando:
o Il gruppo dei fornitori è più concentrato di quello degli acquirenti
o Non ci sono prodotti sostitutivi
o Prodotto molto differenziato
o L’impresa è un cliente marginale per il fornitore
o Il prodotto del fornitore è un mezzo di produzione importante per l’impresa cliente.
b. Identificazione delle strategie dei concorrenti
questo passaggio è necessario per definire lo scenario competitivo. I concorrenti a cui bisogna far più
attenzione sono quelli che appartengono al medesimo gruppo strategico.
I GRUPPI STRATEGICI = Insieme di concorrenti con lo stesso mercato obiettivo e le medesime strategie. Stessi
prodotti e stessi mercati simili ed altamente sostituibili = concorrenti diretti.
Bisogna cercare di capire con chi si è in concorrenza. Ex. Caffè: alta qualità, mass market, decaffeinato
analisi per tipologia di domanda. Mercati: famiglie, horeca, trade.
ANALISI DEI GRUPPI STRATEGICI: tecnica finalizzata alla segmentazione della concorrenza. I criteri di
segmentazione si basano sulle dimensioni strategiche, ovvero tutti gli ambiti su cui l’impresa può agire per
sfruttare le caratteristiche strutturali e dinamiche del settore.
Perciò è bene identificare la posizione competitiva dell’impresa e poi individuare le dimensioni strategiche
più rilevanti per il settore.
La POSIZIONE COMPETITIVA è data dalle scelte di prodotto e di mercato fatte dall’impresa. Alcune aree di
mercato possono distinguersi tramite la differenziazione. Se ci si concentra nella differenziazione si
riducono le economie di scala e aumentano i costi Si può scegliere se si vuole contenere i costi o servire
più consumatori? Ci si concentra sui costi o sul valore? Con chi concorri e chi vuoi essere (vendi solo in Italia
o anche all'estero?) In base a queste considerazioni viene fuori una considerazione strategica di base.
Focalizzazione sui costi primo prezzo = presso più basso offerto dal mercato, si rivolge soprattutto alle
famiglie, ambito competitivo limitato e strategia basata sui costi. Si fanno utili anche mantenendo prezzi
bassi.
Differenziazione = copertura di tutti i segmenti
Leadership di costo = si mantiene una posizione privilegiata nel prezzo, ma si espande il proprio mercato.
Nicchia = solo una nicchia, ambito competitivo molto limitato
Nell’analisi dei gruppi strategici è bene impiegare altre matrici basate su variabili strategiche che meglio
descrivono il comportamento e la condotta delle imprese in un certo settore. La mappa dei gruppi strategici
permette una clausterizzazione delle imprese per omogeneità di mercato servito, tipologia di prodotto e
comportamento.
I concorrenti principali sono quelli che adottano le stesse scelte strategiche di fondo, tra queste ci sono
quelle relative al prezzo e al livello di integrazione a valle.
Marketing
Organizzazione
Immagine
Imprenditorialità
Quota mercato
(l'imprenditore decide, il
Qualità percepita manager deve rivolgersi
Costi di distribuzione per forza a un consiglio di
Efficacia comunicazione amministrazione)
Efficacia promozionale Flessibilità
Ricerca e sviluppo
attitudine al rischio
copertura geografica
Produzione
Economie di scala Finanza
Capacità produttiva Disponibilità
Costi di produzione liquide
Forza lavoro specializzata
Competenze tecniche di
Redditività
produzione
Alleanze
Velocità di consegna
Concorrenti imprevedibili
Le risposte non seguono regole consolidate
Risposte dipendono dal concorrente
Risposte con leve diverse da quelle utilizzate dal concorrente
In mercati oligopolistici la reputazione gioca un ruolo centrale.
SISTEMA DEL VALORE : l’impiego della catena del valore può essere esteso orizzontalmente ai concorrenti per
creare un benchmark (termine di paragone) che consenta di valutare quanto l’impresa sia performante
nelle sue attività rispetto alla concorrenza. In questo modo si riescono a valutare possibili sinergie od
opportunità di integrazione verticale (ex. Creare più valore svolgendo delle attività al posto del suo cliente).
Ex. L’apertura di punti di vendita monomarca che sostituiscono gli intermediari commerciali nella vendita.
Oppure un’impresa può risalire a monte, svolgendo l’attività dei suoi fornitori (ex. Un produttore
alimentare decide di svolgere l’attività agricola)
16 Marketing
Si può anche fare un confronto intersettoriale e valutare processi di diversificazione in quei settori in cui è
possibile sfruttare le proprie competenze generando un vantaggio competitivo (ex. Le griffe di
abbigliamento sfruttano la loro capacità di costruire un’identità di marca forte e apprezzata per firmare le
linee di profumi).
Le strategie orizzontali sono quelle con il minor livello di rischio ma minore portata innovativa.
Le strategie verticali impongono sforzi e rischi all’impresa, ma promettono buoni risultati.
La diversificazione è la strategia più rischiosa.
Marketing 1
LA PIANIFICAZIONE DI MARKETING:
DALLA STRATEGIA ALLA GESTIONE
OPERATIVA
La pianificazione di marketing nelle organizzazioni
complesse si svolge secondo un processo articolato in
tre macro fasi:
1. PIANIFICAZIONE
Consiste nell’identificazione del campo di attività e nella
determinazione degli obiettivi. A livello corporate si
definiscono le linee generali della pianificazione
strategica, nelle ASA si progetta un piano per la
massima profittabilità.
2. IMPLEMENTAZIONE
Consiste nelle decisioni e azioni necessarie ad attuare la pianificazione e sono affidate ai responsabili
funzionali. Resport dei risultati: possono consistere in semplici annotazioni o rapporti formali che
descrivono il percorso e gli esiti del piano di marketing.
3. CONTROLLO
Report delle azioni correttive: annotazioni circa le possibili azioni correttive da intraprendere, elaborate
confrontando i risultati con il piano marketing per risolvere i problemi e per cogliere nuove opportunità.
La fase di pianificazione
Fase 1 analisi di scenario
L’analisi SWOT è un modo per riassumere l’analisi
situazionale. La strategia ha due dimensioni:
esterna: ambiente, settore, mercato, sistema prodotto;
interna: processi aziendali, catena del valore, competenze
tecnologiche, di marketing e organizzative.
L’analisi SWOT si basa su quattro fattori principali:
Tendenze del settore in cui opera l’impresa
Concorrenza
Punti di forza e di debolezza interni
Clienti attuali e potenziali
Vanno effettuate le previsioni di vendita e va definito il budget: questi due elementi devono essere
approvati dal top managment.
Inoltre, è utile l’impiego della funzione di risposta delle vendite, che mette
in relazione i costi di marketing con i risultati ottenuti. Ricavi derivati da vendite
Implementare
1° Ottenere le risorse,
2° Organizzare l’area di marketing,
3° Stabilire una tabella di marcia,
4° Eseguire il programma elaborato in fase di pianificazione.
1. Un primo criterio organizzativo è quello per prodotto: prevede vari team, ciascuno responsabile di uno
specifico prodotto per il quale si occupa di tutte le attività di marketing.
2. Un’altra forma di organizzazione è quella per aree geografiche: ciascun team è responsabile del
marketing in un certo mercato.
3. Un ultimo criterio è quello dell’organizzazione per mercati: un team si occupa del marketing di una
tipologia di clienti a prescindere da area geografica o prodotto.
È sempre presente la figura di un marketing manager che si occupa del coordinamento tra i team. Altre
figure importanti sono:
il product manager = forti competenze circa il prodotto e il mercato di riferimento, deve avere elevate
competenze relazionali e di coordinamento.
il category manager = responsabile del conto economico di una linea di prodotti. Deve garantire uno
sviluppo armonico delle diverse marche l’impresa può avere in una linea di prodotti. Ex. Deve
organizzare le ASA globali.
TEMPI E AZIONI
Stabilire i tempi di un programma di azione significa:
1. Fissare i compiti principali,
2. Stabilire i tempi necessari per la loro realizzazione
3. Organizzare le scadenze
4. Stabilire le responsabilità per la realizzazione di ogni compito.
Viene elaborata la lista delle azioni: valido aiuto a supporto dell’implementazione di un piano di
marketing che ha tre colonne: 1) compito, 2)persona responsabile 3) data in cui realizzarlo.
Tabelle di marcia per visualizzare le relazioni che si instaurano tra i vari compiti previsti dal programma.
Diagramma di Gantt: permette di individuare le attività che devono essere svolte in modo sequenziale
e quelle che, invece, possono essere portate avanti contemporaneamente.
Se gli obiettivi non sono stati raggiunti, l’impresa dovrà capire il perché per apportare le azioni correttive
per il futuro.
Se gli obiettivi sono stati raggiunti/superati, l’impresa dovrà mettere a fuoco gli aspetti del piano di
marketing particolarmente efficaci per poterli replicare in futuro.
Tecniche di analisi
MICROANALISI DELLE VENDITE consiste nell’analizzare i risultati ottenuti rispetto a queste variabili:
Caratteristiche del cliente (profilo demografico, peso sul fatturato, motivazione e canale d’acquisto)
Caratteristiche del prodotto (modello, dimensioni confezione, varianti)
Area geografica (territorio di vendita, città, stato, regione)
Dimensioni dell’ordine o scontrino medio
Classe di prezzo o di sconto
Commissione per il rappresentante
La microanalisi delle vendite è utilizzata per realizzare l’analisi della redditività che permette di identificare
lo specifico contributo dei canali, delle aree geografiche o dei clienti a determinare il fatturato dell’impresa.
4 Marketing
IL PIANO DI MARKETING
E’ uno strumento di allineamento di tutti coloro che sono chiamati a realizzarlo e di assunzione di
responsabilità di chi lo ha formulato. Il business play deve avere una dimensione finanziaria ben sviluppata,
il piano di Marketing deve affrontare bene il mercato (route to market).
Il piano di marketing è un elemento di trasparenza per i responsabili del marketing e per tutto lo staff. È un
documento di democrazia aziendale.
Pianificazione a livello prodotto: MKT mix
Marketing 1
IL PROCESSO DI ACQUISTO
L'informazione è a nostra disposizione. Insieme
delle alternative per soddisfare un bisogno:
Il ruolo del marketing consiste nel comprendere quali sono i criteri più rilevanti per la scelta e intervenire su
questa base modificando le caratteristiche del prodotto e della comunicazione in modo da offrire il miglior
value for money (rapporto qualità/prezzo).
Il consumatore seleziona i prodotti che rispondono ai suoi criteri per comporre il consideration set: insieme
di prodotti fra l’universo disponibile sul mercato che un consumatore tiene in considerazione relativamente
ai bisogni.
Marketing 3
Bisogna ragionare sugli attributi dei prodotti, i quali devono essere scomposti in peculiarità a cui viene data
una certa utilità. Gli attributi sono il minimo comune denominatore di una categoria di prodotto.
ESEMPIO: Porsche 911 carrera S coupé si guardano gli attributi e ad ognuno si danno i voti:
Climatizzazione 4.5, visibilità 3.5. Infine si fa il voto complessivo - 90/100. Quest'operazione va fatta
dall'azienda perché un esperto da un voto tecnico (Si distribuiscono questionari e si fa una media pesata).
Immaginiamo che il nostro prodotto abbia 8 attributi ognuno
valutabile da 1 a 9. Ogni attributo è un investimento quindi se per
esempio l'attributo 8 ha un voto basso potrebbe essere che quel
l'aspetto non interessa molto al consumatore.
Si considerano anche gli investimenti sugli attributi fatti dalla
concorrenza. La riuscita dipende dalla ricetta che ci si è proposti.
Per fare il bilancio importa il peso degli attributi. Se la concorrenza
va forte in un attributo che all'azienda non interessa perché per il
consumatore non ha peso allora il problema non c'è.
4 Analisi della clientela
MODELLO DISGIUNTIVO
Il consumatore considera solo alcuni attributi e sceglie le marche che hanno valore di tali attributi sopra
determinate soglie, senza prendere in considerazione gli altri attributi. Rimane il problema di come si arrivi
alla scelta finale tra le marche che superano tali soglie. Ex. Indecisione tra Barilla e Ferrero (Barilla
tradizionale, Ferrero pasticceria) = prendo alcune caratteristiche e scelgo solo su quella base.
MODELLO LESSICOGRAFICO
Il consumatore comincia il confronto a partire dall’attributo che più̀ lo interessa e elimina le marche che
non hanno un valore soddisfacente. La scelta continua con riferimento al secondo attributo più̀ importante
e così via
Quando compriamo qualcosa, scartiamo alcuni attributi (grazie all'esperienza alcune cos'è proprio non
vengono considerate).
Non è detto che la scelta del consumatore debba avvenire utilizzando uno solo di questi modelli: una prima
valutazione può essere fatta sulla base del modello disgiuntivo per poi, sull’insieme di marche residue,
applicare il più analitico modello del valore atteso
Valutazione errata del consumatore. Sottolineatura di attributi specifici se emerge che essi non vengono
adeguatamente valutati: errata percezione soluzione: promotion.
Sopravvalutazione di concorrenti. Modifica delle opinioni del consumatore sulle marche concorrenti (valori
attribuiti ai loro attributi): pubblicità̀ comparativa.
Sistema di pesatura del consumatore. Modifica del peso attribuito dai consumatori ai diversi attributi per
valorizzare l’elevato valore di quelli del prodotto proposto.
Modifica del modello ideale di prodotto (se esiste). Caso Pepsi e il colore rosso come attributo delle cole
(una cola deve essere rossa, quindi pepsi deve cambiare quest'idea trasformando il rosso in blu). La
comunicazione è utile per correggere i percepiti oppure bisogna modificare il prodotto. Qual è l'obiettivo? È
solo Corporate o più specifico?
DISSONANZA COGNITIVA : condizione psicologica generata dal dubbio che l’individuo può avere circa
l’adeguatezza della propria decisione. Un consumatore potrebbe non essere convinto della superiorità del
prodotto scelto e cercare segnali che lo convincano di aver fatto la scelta giusta.
PROBLEM SOLVING ESTESO: il consumatore segue tutte le 5 fasi del processo d’acquisto e dedica molto tempo
alla ricerca di informazioni esterne,
identificando e valutando tutte le
alternative elevato grado di
coinvolgimento.
PROBLEM SOLVING LIMITATO: prodotto
non molto complesso, ma non del
tutto banalizzato. Si fa attenzione a un
numero ridotto di attributi del
prodotto e ci si limita a cercare
informazioni tramite fonti personali.
Comportamento dovuto a mancanza
di tempo o necessità immediata di
usare il prodotto.
PROBLEM SOLVING DI ROUTINE : prodotti
con prezzo basso e usati frequentemente, processo di acquisto abitudinario e basso grado di
coinvolgimento.
COMPORTAMENTO D ’ ACQUISTO
COMPLESSO : il coinvolgimento del
consumatore è elevato e le
differenze che questi percepisce tra
le marche sono significative.
Riguarda i beni costosi (ex. Auto,
abbigliamento). Problem solving
esteso (Si raccolgono molte
informazioni).
COMPORTAMENTO D ’ ACQUISTO PER
RIDURRE LA DISSONANZA: alto
coinvolgimento, beni ad alto
valore, ad acquisto saltuario e
difficoltoso. Non si presta
particolare attenzione alla
differenza tra marche e questo accelera il processo d’acquisto, basato su criteri come la convenienza di
prezzo, di tempo, di localizzazione del punto vendita. Molto importante la fase di post acquisto. Molte
volte ci si affida al product placement e si può rischiare la banalizzazione (soprattutto per la tecnologia).
COMPORTAMENTO D’ ACQUISTO ABITUALE : coinvolgimento e differenze di marca sono bassi, la scelta
avviene in funzione della famigliarità del nome o del packaging (problem solving di routine/limitato).
Obiettivo: minimizzazione dei costi di approvvigionamento. Una leva vincente per i prodotti in
Marketing 7
quest’area è la facile reperibilità (ex. Distribuzione capillare, visibilità nei punti vendita). Ci illudiamo di
conoscere i prodotti.
COMPORTAMENTO D ’ ACQUISTO VOLTO ALLA RICERCA DELLA VARIETÀ: Prodotti con basso livello di
coinvolgimento, ma con ricca scelta per l'offerta. Infatti, nonostante siano beni semplici, vengono
attribuite differenze significative alle marche e sono numerosi i confronti per ricercare qualcosa di
nuovo. Nella ricerca della varietà si ha la GDO che ha potere nel mettere i prodotti sugli scaffali.
Nei beni di acquisto comune si ritiene di avere una buona informazione (banali - largo consumo -
convenience) so cosa voglio fammelo trovare in fretta, i prodotti invece acquistati di rado (ex. Lavatrice)
richiedono più informazioni (problematici - shopping routes/search routes).
In posizione banalizzazione si ha concorrenza perfetta quindi tutti vogliono uscire e differenziarsi beni di
largo consumo (comportamento abituale).
influenze del
MKT mix
influenze situazionali:
finalità di acquisto,
ambiente sociale/fisico,
tempo, situazione
precedente
8 Analisi della clientela
I bisogni sono potenzialmente infiniti e hanno una natura gerarchica prima i bisogni di base o fisiologici,
poi quelli più complessi (piramide di Maslow). Molti prodotti e marche sono in grado, attraverso
caratteristiche funzionali e simboliche, di soddisfare più bisogni contemporaneamente (ex. La Ferrari
soddisfa il bisogno di trasporto e quelli di status sociale).
Percezione
Percezione = processo psicologico in base al quale l’individuo seleziona, organizza e interpreta le
informazioni contenute negli stimoli cui è sottoposto per crearsi una raffigurazione significativa del mondo.
RISCHIO PERCEPITO
Il rischio percepito è la conseguenza dell’incertezza che il consumatore prova per le possibili conseguenze
dei suoi acquisti, soprattutto se potrebbero essere negative (ex. Un eccessivo impegno economico che non
è sicuro di potersi permettere); sono i dubbi che il consumatore può avere su ciò che gli altri penseranno
del suo acquisto.
Marketing 9
Le aziende sono consapevoli dell’importanza del rischio percepito e sviluppano delle strategie per ridurlo:
Ottenere certificazioni e l’approvazione e il sostegno di persone influenti (testimonial)
Permettere al consumatore di provare il prodotto (ex. Campioni gratuiti, “soddisfatti o rimborsati”)
Fornire istruzioni dettagliate per l’uso
Offrire garanzie (ex. Riparazioni, sostituzioni).
Apprendimento
Apprendimento = processo psicologico e cognitivo risultante dalla reiterazione di un’esperienza e dal
ragionamento.
APPRENDIMENTO
COMPORTAMENTALE :
processo attraverso cui stimolo • azione che il
rinforzo
•bisogno che
spinge l'individuo consumatore
si sviluppano risposte ad agire in un
•sollecita il compie per •ricompensa o
consumatore soddisfare la vantaggio per il
automatiche a certo modo motivazione consumatore
situazioni che si
motivazione risposta
ripetono.
Nel marketing, si
impiegano due
concetti:
Generalizzazione dello stimolo: generalizzare la risposta a fronte di stimoli simili e in base a essa
un’impresa può decidere di usare lo stesso brand name per i prodotti (ex. Compro l’iphone e sono
soddisfatto allora ritengo Apple qualificata anche per altri prodotti generalizzo l’atteggiamento
positivo)
Discriminazione dello stimolo: l’individuo è in grado di percepire le differenze tra gruppi di stimoli simili
e organizza la propria risposta di conseguenza (ex. Si verifica quando un consumatore paragona due
prodotti simili, ma riesce a percepirne le differenze significative). Le imprese cercheranno di orientare
la capacità di discriminazione a favore del loro prodotto tramite la comunicazione pubblicitaria.
APPRENDIMENTO COGNITIVO : comporta la creazione di una serie di connessioni tra due o più idee o
l’osservazione del comportamento altrui (comportamento per imitazione). Anche le aziende possono
influenzare questa forma di apprendimento (ex. Utilizzo ripetuto della comunicazione pubblicitaria per
creare una correlazione positiva tra la marca del prodotto e il beneficio che il consumatore può trarre
dall’uso del prodotto).
BRAND LOYALTY : atteggiamento favorevole verso una marca e il suo acquisto reiterato nel tempo. È il
risultato del rinforzo positivo di azioni precedenti e permette al consumatore di ridurre i rischi legati
all’acquisto e di risparmiare tempo.
Gli atteggiamenti di un individuo sono determinati dai suoi valori e dalle sue convinzioni. Il marketing si
concentra sui valori personali perché sono quelli che plasmano gli atteggiamenti e che determinano
l’importanza che l’individuo attribuisce alle caratteristiche di un prodotto.
Credenze: opinioni che il consumatore matura verso un oggetto circa le sue caratteristiche, legate alla
percezione soggettiva.
10 Analisi della clientela
Il marketing si serve di tre modi per modificare gli atteggiamenti dei consumatori:
a) Modificare le credenze sviluppate su alcune caratteristiche della marca (ex. Pubblicità per evidenziare la
bontà del prodotto)
b) Modificare l’importanza data alle caratteristiche (ex. “Piacere e leggero” indica un basso contenuto di
grassi nel latte elemento importante per il consumatore)
c) Aggiungere nuove caratteristiche al prodotto (ex. Glicerina naturale nel sapone liquido Neutro Roberts
per idratare meglio la pelle)
Stile di vita
Stile di vita = criterio psicografico di segmentazione che consiste nell’insieme di opinioni, atteggiamenti e
interessi che caratterizzano l’individuo nel modo in cui si relaziona con l’ambiente e con gli altri soggetti, nel
modo in cui gestisce le proprie risorse di tempo e denaro, nell’importanza che attribuisce agli elementi che
compongono l’ambiente sociale e nell’opinione che ha di sé e di cosa lo circonda.
La psicografia serve a tracciare i profili dei consumatori VALS: illustra come e perché i consumatori
prendono le proprie decisioni d’acquisto.
Stile di vita attivo, raggiungimento
del successo, attenzione a famiglia e
carriera. Immagine e prestigio
Persone di successo,
leader, molta
autostima e risorse
economiche e
Consumatori
personali. Immagine motivati da
Consumatori motivati da
come raffinatezza ideali libera espressione,
amano rischio e varietà
Individui maturi Giovani, impulsivi,
Buon livello attratti da novità,
d’istruzione facile disinteresse.
Importanza a ordine Sport, socialità.
e responsabilità Spese x
abbigliamento e
divertimenti. Cura
Individui con del corpo e acquisto
poche risorse, delle novità.
conservatori,
tradizionali.
Convinzioni
fondate su
codici radicati
Pochi soldi,
(ex. Famiglia)
concretezza,
Fedeli alle
pragmatici,
marche,
beni funzionali
scelgono le + Consumatori motivati dalla realizzazione
conosciute Prodotti x comunicare il successo al gruppo
Influenza personale
LEADERSHIP DI OPINIONE: si cercano degli individui che esercitano sugli altri un’influenza sociale diretta o
indiretta (opinion leader). Gli opinion leader sono persone con un elevato grado di conoscenza del prodotto
o che lo usano abitualmente, quindi le loro opinioni orientano le scelte degli altri (in particolare per
prodotti come auto, abbigliamento, accessori).
PASSAPAROLA: influenza che si esercita sulle persone durante una conversazione. Circa il 67% delle vendite
di prodotti è influenzato dal passaparola. Lo scopo delle imprese è far parlare bene di un prodotto prima
che sia in commercio. Slogan, musica e humor sono tutti elementi pubblicitari che generano passaparola.
Molte aziende, inoltre, considerano cruciale la capacità del personale di vendita per innescare una
conversazione sui prodotti per originare un buzz (pubblicizzazione di prodotti per aver innescato uno
scambio di opinioni tra individui). Internet ha amplificato il potere del passaparola, soprattutto grazie ai
social network, forum e chat.
Gruppo di riferimento
Insieme di persone che hanno influenza sugli atteggiamenti e comportamenti di un individuo,
condizionandone gli acquisti. Il consumatore si sente parte di tale gruppo. Tre tipi di gruppi rilevanti:
1. Gruppo di appartenenza: il consumatore ne fa parte (ex. Famiglia), facilmente identificabile. Privilegiato
per le imprese che lavorano in assicurazione e turismo.
2. Gruppo di aspirazione: il consumatore vorrebbe entrarne a far parte. Si fa riferimento a tale gruppo
nelle campagne pubblicitarie usando testimonial o ambientazioni riconducibili al gruppo di aspirazione
del mercato obiettivo.
3. Gruppo di dissociazione: il consumatore non vuole esserci associato.
1. socializzazione al consumo
Socializzazione al consumo = processo attraverso cui gli individui acquisiscono la capacità e le conoscenze
per diventare consumatori. I bambini apprendono le modalità d’acquisto 1) interagendo con gli adulti
durante gli acquisti, 2) acquistando in prima persona.
Processo congiunto: Le decisioni sono prese in accordo con gli altri membri
Processo dominato da un membro: si definisce un responsabile degli acquisti.
5 funzioni:
a) Iniziatore raccoglie informazioni, d) Responsabile d’acquisto acquista,
b) Influenzatore esercita l’influenza, e) Consumatore usa il prodotto
c) Decisore prende decisioni,
Cultura e subcultura sono altri elementi che influenzano preferenze e modelli d’acquisto degli individui.
Marketing 1
Sulla base dei risultati della segmentazione, le imprese possono puntare a una politica di differenziazione
affinché la loro offerta sia percepita come distintiva e migliore (ex. Differenziazione del prodotto = politica
di prodotto che prevede la modifica delle caratteristiche del prodotto rispetto a quelli della concorrenza
per creare un
posizionamento distintivo
nella mente del
identificazione dei
consumatore). bisogni del mercato
benefici: implementazione
La segmentazione ha processo di
caratteristiche semgentazione e del piano di
l’obiettivo di individuare i prodotto individuazione dei marketing
gruppi di consumatori che: spesa segmenti obiettivo marketing mix
1° Manifestano qualità
bisogni comuni risparmio tempo
2° Rispondono in
modo simile alle
leve di marketing.
QUANTIFICABILITÀ
REALIZZABILITÀ
RICERCA DI MARKETING:
10 milioni di data points
21 paesi
130 domande
Understanding of : social cultural, mobile phone, lifestyle
High involvement
SEGMENTAZIONE A DUE DIMENSIONI SPAZIALI- THE AXIS
Involvement (asse verticale) = coinvolgimento
mobile mobile
comportamenti
phone as phone
o Quanto spesso cambio il telefono? Ogni 6 mesi, empowerment trand
tool
o La gente è disposta a spendere - lot leaders aspirational
involvement è l'opposto –
rational
Spostarsi da un approccio di massa a uno segmentato fino a quello personalizzato permette un aumento
dell’efficacia nel presidio del mercato, ma comporta un aumento dei costi al crescere della
personalizzazione.
Segmentazione e preferenze
Un presupposto fondamentale per valutare quale strategia di segmentazione seguire consiste nel valutare
se le preferenze del mercato rispetto agli attributi del prodotto sono omogenee o meno. Le preferenze dei
consumatori variano rispetto ai diversi attributi del prodotto. Quali sono le variabili rilevanti per
raggruppare i consumatori in insiemi omogenei da servire con prodotti differenziati?
A. PREFERENZE OMOGENEE : se i gusti dei vari consumatori sono molto simili e si concentrano intorno alla
medesima combinazione di caratteristiche del prodotto. Si chiedono dei pareri su attributo 1 e
attributo 2 = i due attributi sono in equilibrio quindi non ha senso segmentare. Infatti, differenziare a
fronte di preferenze omogenee espone a politiche di contro segmentazione delle imprese rivali (il
concorrente propone un prodotto indifferenziato a prezzi più bassi ex. Politiche di discount:
produttori o distributori che propongono un’offerta indifferenziata a prezzi molto convenienti).
B. PREFERENZE AGGLOMERATE: i consumatori si
dividono in gruppi che manifestano
preferenze diverse verso le possibili
combinazioni. Si segmenta perché alcuni
consumatori danno un forte peso
all'attività 2 e non all'1 e vice versa. È
opportuno quindi optare per una scelta di
marketing segmentato, scegliendo di
predisporre più varianti di prodotto:
Per soddisfare più segmenti
(marketing differenziato)
Focalizzarsi su un solo segmento
(marketing concentrato)
4 Marketing
C. PREFERENZE DIFFUSE : se ciascun consumatore ha gusti specifici e diversi dagli altri caso One to One.
L’impresa potrà valutare l’opportunità di una strategia di marketing personalizzato perché
l’impossibilità di servire in modo adeguato i segmenti significativi di clientela apre la strada a un forte
aumento della varietà (ex. Armani lanciò la collezione Armani Privé indirizzandola al segmento di
clientela di fascia alta).
La scelta di muoversi da un approccio di massa alla personalizzazione determina una riduzione del numero
di potenziali acquirenti per singola variante di prodotto. Se a ciò si aggiunge l’incremento dei costi si rende
necessario fissare un prezzo alto.
Tuttavia, la personalizzazione può essere perseguita anche a costi contenuti (mass customization). Ex.
Benetton riuscì a offrire una grande varietà di scelta in termini di colore dei suoi capi contenendo i costi.
Il marketing personalizzato One to One ha ricevuto un forte stimolo nell’ultimo decennio grazie all’ICT e al
digitale. Internet, inoltre, permette al consumatore di accedere a precorsi guidati per la progettazione di
prodotti su misura, riducendo i costi di personalizzazione. Un altro esempio è dato dal marketing delle
imprese commerciali che possono creare campagne pubblicitarie su misura grazie alle informazioni di carte
fedeltà e sistemi CRM.
DIFFERENZIAZIONE E
MERCATI OBIETTIVO
POSIZIONAMENTO
DEFINIZIONE DEI
Basi di segmentazione
La complessità aumenta al crescere del numero di basi utilizzate: necessità di strumenti di sintesi.
Geografiche Psicografiche
Area geografica Classe sociale
Dimensione centro Stile di vita (opinioni, atteggiamenti, interessi)
Densità popolazione Personalità
Clima
Socio demeografiche Comportamentali
Età Occasioni d’uso (regolare, saltuario)
Sesso Vantaggi ricercati (qualità, prezzo, servizio)
N. membri famiglia Situazioni d’uso
Ciclo di vita famiglia Intensità d’uso
Reddito Fedeltà alla marca
Occupazione Consapevolezza (informato, interessato, ...)
Istruzione Atteggiamento (positivo, negativo, ...)
Religione Media habit = Si studiano i segmenti dei media
Razza, nazione e ci si accoda usandoli per arrivare a un dato insieme
di consumatori.
DUE APPROCCI :
Cosa può volere un dato consumatore? Si parte dalle caratteristiche e si tenta di immaginare l'uso
o Dalle caratteristiche dei consumatori al prodotto. (Ex. Cosa posso fare per un signore alto, ricco e
maschio?)
o Si cerca di costruire una base per correlazioni di comportamento (ex. qualità)
Che utilità viene attribuita al prodotto? Si parte dall'uso e si tentano di trovare le caratteristiche.
o Dai comportamenti relativi al prodotto alle caratteristiche dei suoi consumatori
o Comportamenti e funzionalità del prodotto in rapporto al suo uso (benefici)
CARATTERISTICHE UTILIZZO
Dalle caratteristiche e
dal contesto capisco
obiettivo cosa interessa ai
clienti
Si potrebbe essere portati a combinare le diverse tipologie di basi di segmentazione per aumentare la
precisione dell’analisi, ma è necessario ricordare che l’impiego di un numero eccessivo di variabili presenta
delle difficoltà, come gli sforzi e i costi per la raccolta, la gestione, elaborazione e interpretazione dei dati.
Bisogna trovare dei modi per semplificare togliendo dei segmenti (ex. Si può unificare chi non ha
comportamenti e desideri diversi). Le ricerche di mercato servono appunto per ridurre le variabili.
Non esiste una scelta migliore delle altre, ma solo scelte più opportune: in base agli obiettivi conoscitivi,
alle risorse, alle fonti disponibili e alla tipologia di prodotto.
Dimensione: l’impresa deve valutare se il segmento possiede dimensioni adatte a garantire buoni
risultati economici.
Un segmento troppo piccolo potrebbe non raggiungere i livelli di vendita richiesti per sviluppare
economie di scala e garantire un ritorno di investimento.
Un segmento troppo grande invece è difficile da gestire perché richiede risorse ingenti.
Crescita: si prefigurano aumenti delle vendite e della redditività, ma bisogna valutare l’effetto negativo
generato da potenziali nuovi concorrenti.
Difendibilità: valutazione circa la capacità dell’impresa nel presidiare il mercato obiettivo effettuata
tramite il modello delle 5 forze di Porter.
Accessibilità: misurazione dei costi logistici e di comunicazione che l’impresa deve sostenere per
raggiungere il segmento.
Coerenza: valutare se il mercato obiettivo e le azioni da intraprendere per servirlo sono coerenti
rispetto alle risorse possedute dall’impresa e ai suoi obiettivi.
Dopo aver valutato le varie combinazioni prodotto – mercato l’azienda può procedere alla selezione del suo
target. Armani Privé è un ottimo esempio di sinergie di marketing, infatti, il lancio della linea di alta moda
ha avuto un effetto di visibilità e immagine positivo su tutte le altre linee di prodotto dalla casa di moda.
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Marketing 9
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SPECIALIZZAZIONE SELETTIVA
M1 M2 M3
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Differenziazione e posizionamento
Dai segmenti ai prodotti per soddisfarli: una volta identificato il mercato obiettivo si deve stabilire una
strategia di differenziazione e di posizionamento decidere in che modo presentarsi ai potenziali clienti,
tenendo in considerazione il comportamento della concorrenza.
La definizione di un’efficace strategia di differenziazione implica un bilanciamento tra l’incremento dei costi
per l’impresa e l’incremento del valore che tale offerta ha per il cliente.
L’obiettivo è posizionare il prodotto nel modo desiderato nel sistema di percezioni del consumatore
Posizionamento = modo in cui il bene/servizio si colloca nella mente dei consumatori
rispetto a quella dei concorrenti; la posizione è data da come il consumatore
percepisce il prodotto nelle sue caratteristiche tangibili e intangibili.
L’obiettivo di un’impresa è:
a) Raggiungere un posizionamento distintivo per differenziarsi dalla concorrenza L'impresa spera di
essere percepita come aveva pianificato.
b) Avere un posizionamento apprezzato (valore per il cliente) Il cliente è sempre il benchmark.
1° Contrapposizione (head to head): l’impresa punta allo stesso mercato obiettivo dei concorrenti con un
prodotto simile, cercando di far percepire la sua offerta come migliore.
2° Differenziale: l’impresa mira a un segmento o nicchia di mercato diverso e meno presidiato dalla
concorrenza. I posizionamenti differenziali sono tipici dei prodotti che convivono nel portafoglio di una
stessa azienda per evitare fenomeni di cannibalizzazione delle vendite.
APPROCCI:
Posizionamento sulla base degli attributi caratteristici del prodotto: l’azienda fa leva su caratteristiche
tipiche della categoria merceologica sottolineando come il suo prodotto sia superiore agli altri.
Posizionamento per benefici attesi, problemi risolti o bisogni: l’impresa enfatizza la capacità del
prodotto di risolvere uno specifico problema o di soddisfare un certo bisogno (ex. Activia di Danone è
uno yogurt che fa recuperare la regolarità intestinale).
Posizionamento per specifiche occasioni d’uso: l’impresa punta ad associare il suo prodotto a
un’occasione di consumo (ex. Daygum protex viene associato come alternativa allo spazzolino per
lavarsi i denti).
Posizionamento per categorie di utilizzatori: una marca può mirare a un posizionamento che la associ in
modo forte a una certa tipologia di persone, per qualificarsi come specialista per i loro bisogni.
Dissociazione della classe di prodotto (ex. “Swiffer non sposta la polvere, la cattura”)
Le domande a cui rispondere:
1. Come si crea valore per il cliente?
2. Su quali risorse interne si può contare?
3. Quali strumenti usare per differenziare?
Lavorare in quest'ambito serve per rendere più felice il cliente e renderlo fedele. Le imprese cercano di
massimizzare il surplus.
Il valore prestato si determina grazie al valore per il cliente e il costo per il cliente. Queste due variabili si
compongono di alcuni elementi:
Costo per il cliente:
Devo reperire il prodotto mi serve tempo
Tra gli elementi di costo c'è anche il fatto di trovare il
prodotto facilmente (politiche di distribuzione)
Prossimità (essere presenti negli esercizi di
prossimità ex. Non scelgo l'ipermercato) = evito il
dispendio di energie.
Stress (ex. Scegliere se comprare o no qualcosa? Il
mio acquisto sarà accettato dalla società?)
l'impresa deve vendere prodotti di tendenza.
2 - LE RISORSE INTERNE
La catena del valore di Porter:
A. Prodotto
Caratteristiche fisiche: attributi Durabilità
presenti. Riparabilità̀
Prestazioni: livello fornito di ciascun Stile
attributo Design: sintesi fra stile e funzionalità̀
Conformità̀ alla specifiche:
corrispondenza alle promesse
12 Marketing
B. Servizi di accompagnamento
Consegna: tempi, frequenza, Riparazione, manutenzione (green
completezza ordine behavior)
Installazione Garanzia e altri servizi accessori:
Addestramento (ex. E learning) attributi aggiuntivi periferici
Consulenza
3. PERSONALE (SE ESISTE UN FRONT OFFICE)
4. IMMAGINE E VALORI RICHIAMATI
Simboli
Comunicazione
Atmosfera
Eventi (sponsorizzazione)
Il low cost applica il low price a tutti gli stadi del sistema del valore, unendo prezzi bassi a un’identità forte
della propria marca-insegna (ex. Ikea, Zara, Aldi, Decathlon, McDonald, Ryan Air, ...).
Mappe di posizionamento: È un sistema di assi su cui vengono riportate le percezioni dei consumatori circa
le caratteristiche dei prodotti o delle marche, identificando così il posizionamento che occupano rispetto a
quelli della concorrenza. Parametri (attributi) attraverso i quali definire la percezione del prodotto rispetto
a quelli alternativi.
La scelta degli assi della mappa riflette l’approccio al posizionamento rispetto al valore per il cliente,
mentre la posizione delle marche nei quadranti permette di capire se il confronto con le altre marche è di
contrapposizione o differenziale.
Marketing 13
Si considera previsione delle vendite il livello atteso di vendite aziendali e si basa sui seguenti approcci:
Valutazioni del decision maker: valutazione fatta dal managment o prendendo il valore delle vendite
passate (stima diretta).
Ascolto delle antenne di marketing: indagini di mercato, forza vendita
Tecniche statistiche:
o Trend extrapolation = si basa sull’analisi delle serie storiche (andamento delle vendite nel
tempo).
o Estrapolazione lineare = metodo di stima dell’andamento delle vendite negli anni precedenti, si
ottiene analizzando le serie storiche.
La quota di vendita rappresenta l’obiettivo di vendita per una data divisione aziendale.
Il budget di vendita è una stima prudenziale del volume atteso delle vendite e viene utilizzato per prendere
le decisioni correnti riguardo all’acquisto di materie prime, alla produzione e al cash flow.
Il potenziale di vendita è il limite cui tende la domanda per l’impresa, all’aumentare dei suoi investimenti di
marketing e di quelli dei concorrenti.
Questi concetti vengono usati per stimare il valore dei segmenti obiettivo identificati e il loro contributo ai
ricavi e al risultato economico.
Marketing 1
Gli elementi tangibili nell’erogazione di servizi e il contenuto di servizi legato alla vendita di beni
rappresentano elementi di differenziazione fondamentali del profilo competitivo.
Le 4 I nei servizi
INTANGIBILITÀ: I servizi non si possono toccare, ma si traducono in prestazioni per i consumatori difficili da
valutare prima della fruizione.
ETEROGENEITÀ (INCONSISTENCY ): È difficile valutare un servizio perché la sua qualità e fruizione dipendono
dalla rilevanza del fattore umano. La qualità del servizio varia in base al personale, alle modalità di
interazione e al tempo.
INSEPARABILITÀ : il consumatore non può separare il servizio da colui che lo eroga. Il grado di interazione tra
consumatore e prestatore di servizio dipende da quanto il consumatore deve essere coinvolto fisicamente
per ricevere il servizio stesso.
DEPERIBILITÀ (INVENTORY): i servizi non possono essere stoccati per regolare il loro utilizzo nel tempo.
Quando cala la domanda si ha quindi una capacità produttiva inutilizzata (condizione di eccesso della
capacità di produzione o di erogazione rispetto alla domanda) o nei momenti di picco si potrebbe avere una
capacità produttiva insufficiente che creerà scontento nel cliente. Per far fronte a questa situazione si può
scegliere tra due possibilità:
Puntare all’efficienza sottodimensionarsi per evitare di ritrovarsi con un ammontare di risorse inutilizzate per
molto tempo.
Puntare all’efficacia sovradimensionarsi per evitare che nei momenti di picco la domanda rimanga
insoddisfatta.
- costo delle scorte (capacità inutilizzata) +
salone
assicurazioni lavanderia ristorante hotel ospedale
di parrucchiere
2 Marketing
Il service continuum
Service continuum = classificazione delle possibili forme di offerta a partire da quelle in cui
predomina la componente materiale fino ad arrivare a quelle in cui prevale la componente di
servizio.
Ex. L’offerta di un ristorante fast food è costituita per metà da prodotti tangibili (cibo) e per l’altra metà da
servizi intangibili (cortesia, rapidità, pulizia e convenienza).
I servizi integrativi consentono alle imprese di differenziare la loro offerta da quella dei concorrenti e di
aggiungere valore per i consumatori. Esistono diverse tipologie di servizi integrativi, ma i principali sono:
Fornitura di informazioni
Consulenza
Modalità di accettazione degli ordini e di consegna
Procedure di fatturazione
Flessibilità nei metodi di pagamento.
Per ridurre l’incertezza creata da queste proprietà, i consumatori quando devono valutare l’acquisto si
rivolgono a:
Fonti personali di informazioni
Opinion leader
Membri dei gruppi di riferimento
Marketing 3
L’importanza delle diverse dimensioni della qualità varia in base al tipo di servizio, tuttavia ci sono cinque
attributi fondamentali per qualunque esperienza di servizio.
esempi di domane
dimensione definizione
(compagnia aerea)
rendere il servizio promesso
affidabilità sicuro in modo affidabile
il mio volo è puntuale?
conoscenza e cortesia
il personale è competente
sicurezza dipendenti, trasmissione
riguardo al proprio lavoro?
fiducia
MARKETING RELAZIONALE : sottolinea la necessità di capitalizzare tutti i momenti di incontro con il cliente e si
presta in modo particolare al caso dei servizi dove l’interazione è un dato fisiologico.
I consumatori sono sempre più interessati a diventare clienti relazionali, ma chiedono che il rapporto sia
equilibrato in termini di fedeltà, benefici e rispetto della privacy.
Prodotto
ESCLUSIVITÀ: un’importante differenza tra beni e servizi è che i servizi non possono essere brevettati quindi
l’innovazione può essere copiata subito dalle imprese rivali. Nei servizi è più difficile difendere l’esclusività.
BRANDING : poiché i servizi sono intangibili e quindi difficili da descrivere, il brand name o il logo sono molto
importanti per riconoscere e influire sulle decisioni d’acquisto.
GESTIONE DELLA CAPACITÀ DI SERVIZIO : la maggior parte dei servizi ha una capacità limitata a causa
dell’inseparabilità del servizio da chi lo fornisce e della sua deperibilità la capacità produttiva, se non
viene impiegata, è persa.
La progettazione del servizio da erogare deve essere integrata da azioni che influenzino la domanda dei
consumatori per renderla meno discontinua (gestione della capacità di servizio). L’obiettivo è gestire la
disponibilità di servizio in modo che:
1) Corrisponda alla capacità per la durata del ciclo della domanda,
2) Le risorse a disposizione dell’impresa siano usate per massimizzare il rendimento del capitale investito
(ROI).
Distribuzione
Viene usata per fornire l’accesso al servizio. Ci sono reti che si limitano a vendere il diritto di fruire del
servizio in un certo momento e luogo (ex. Agenzie di viaggio), altri contribuiscono anche alla prestazione
(ex. Settore bancario).
Promozione
È importante cercare di dare al potenziale cliente elementi che gli consentano di superare le difficoltà che
incontra nel processo d’acquisto in rapporto all’immaterialità della prestazione. Bisogna sottolineare:
Qualità della prestazione
Efficienza e disponibilità del personale
(Se c’è) indicare e rappresentare il luogo dove si offre il servizio
Sviluppo tecnologico: nuovi servizi basati su internet (ex. Voice – over – internet, video – conferenze)
MIX DI PRODOTTI O PORTAFOGLIO PRODOTTI = insieme delle linee di prodotto offerte da un’impresa (ex. Barilla
ha molte linee di prodotto tra cui pasta, colazione, pane e sughi).
GRADO DI TANGIBILITÀ:
Beni (tangibili):
o Durevole: prodotto tangibile che permette un numero elevato di usi (ex. Auto). Il tasso di
riacquisto è basso, il processo di acquisto si basa sul problem solving estensivo, il personale
ha un ruolo importante nel promuovere il prodotto e le informazioni.
o Non durevole: usato solo una volta (ex. Alimenti), elevata frequenza d’acquisto, buona
conoscenza del prodotto, prezzo contenuto, leve fondamentali sono comunicazione e
distribuzione.
Servizi (intangibili): ruolo del personale.
dentifricio, prelievo
prodotto biglietti aerei, TV Rolex, turismo spaziale
contanti
relativamente
prezzo piuttosto costosi di solito molto costoso
economico
reperibili in negozi
place reperibili ovunque molto selettiva
specializzati
sottolineati prezzo,
differenziazione rispetto sottolineata l'unicità
promozione disponibilità,
consapevolezza a concorrenti della marca e lo status
comportamento acquisti frequenti, poco acquisti non frequenti, acquisti non frequenti,
d'acquisto tempo e sforzo molto tempo molto tempo
Marketing operativo 3
Invenzioni e innovazioni
PRODOTTI
Prodotti interamente nuovi: frutto di vere e proprie invenzioni, sono novità radicali che possono creare
un nuovo settore (ex. Mac di Apple) o una nuova categoria di prodotto (ex. Kinder fetta al latte ha
creato la categoria merendine fresche).
Prodotti migliorati: idee che migliorano prodotti o processi sfruttando ciò che esiste; nascono
dall'intuizione di bisogni non soddisfatti innovazione. L’obiettivo è cercare di allargare il mercato di
riferimento.
AZIENDA
La novità varia in base a quanto il nuovo prodotto richieda la modifica delle competenze produttive e di
mercato.
1° Estensione della linea di prodotti (ex. Mettere la frutta nei cereali)
2° Discontinuità rilevante nell’innovazione/tecnologia (ex. Da walkman a lettore mp3)
3° Innovazione vera e propria prodotto rivoluzionario
CONSUMATORI
innovazione
base per il innovazione innovazione
continua in
confronto continua discontinua
modo diamico
interrompe la normale richiede
non richiede nuovo rountine del consumatore
apprendimento e
definizione apprendimento da non richiede un
apprendimento modelli di consumo
parte dei consumatori
totalmente nuovo nuovi
spazzolino da denti
esempi nuovo dash computer per la casa
elettrico
DIFFERENZIAZIONE
Modifiche del prodotto base: processo di adeguamento del prodotto alla segmentazione, a prescindere
dal grado di innovatività realizzato
Vanno distinte le logiche interne all’impresa da quelle riferite al mercato
INNOVAZIONE VERTICALE E ORIZZONTALE
Verticale: aumento della quantità di uno o più attributi
Orizzontale: alterazione del rapporto tra le quantità di attributi forniti
Marketing operativo 5
L’innovazione è tanto maggiore quanto più è necessario apprendimento da parte del consumatore per
utilizzare il prodotto (innovazione continua e discontinua).
Bassa Alta
Differenziazione orizzontale
Perché nuovi prodotti:
Mantenere leadership e immagine di leader nell’innovazione (es. Oggi Sony non ha più la leadership,
anni fa lo era).
Difesa quota mercato
Entrare in mercati nuovi e ritenuti importanti
Difendersi dall’entrata di concorrenti (proliferazione)
Sfruttare sinergie produttive es. Se si ha l’impianto per mettere il latte nei cartoni, lo si può usare
anche per mettere i succhi di frutta nei cartoni. Uso lo stesso macchinario per diversi prodotti
Sfruttare sinergie distributive si ha già una rete distributiva sui dettaglianti e mentre gli si vende il
prodotto vecchio, si distribuisce anche quello nuovo.
Ma spesso i nuovi prodotti falliscono...
Nuovo detersivo Lever: difficile da usare (in condizioni estreme rovina il tessuto)
McDonald in India, Ikea in Usa: mancanza di adattamenti locali
… quindi è necessario formalizzare il processo che conduce a nuovi prodotti.
tradizionalisti
Forti
UTILIZZATORI
pionieri
POTENZIALI
Deboli
Nella fase di lancio bisogna puntare sui pionieri forti utilizzatori: generano un effetto di diffusione per il
ruolo di leadership che svolgono sui tradizionalisti.
6 Marketing operativo
Per accelerare il time to market si può Offre un vantaggio competitivo di prima mossa e scongiura il pericolo
adottare il parallel development che si basa che i concorrenti anticipino l’impresa nell’introduzione del prodotto
sullo svolgimento simultaneo delle fasi di
messa a punto del prodotto.
Non ha senso applicare il CVP alla marca poiché parte del suo andamento è endogeno: è influenzato dal
marketing.
Le fasi del CVP tendono ad accorciarsi, specie nei settori a forte innovazione tecnologica, la matrice del BCG
(crescita mercato/quota mercato) è derivata dal CVP.
Marketing operativo 9
TV Lcd
FIAT 500
Scrematura lenta
Alta (mercato ridotto, Scrematura rapida
capacità ridotta, (mercato piccolo,
differenziazione
forte contestabilità,
intertemporale dei
prezzi, costruzione di
leadership)
bassa contestabilità)
Prezzo
Zara
SKY
Penetrazione lenta
Penetrazione
(mercato ampio, rapida
prodotto noto,
Bassa (mercato ampio,
bassa
forte contestabilità)
contestabilità)
Si hanno i migliori risultati di redditività e la leva di comunicazione viene finalizzata allo stimolo della
domanda selettiva, ovvero rendere esplicite le differenze tra il proprio brand e i concorrenti. Sarà
necessario differenziare il prodotto:
Differenziazione verticale miglioramento del prodotto
Differenziazione orizzontale creare nuove varianti
in questa fase si sviluppa la linea di prodotti, che viene allargata per rendere più difficile ai concorrenti
l’ottenimento di spazio sullo scaffale.
Distribuzione = aumento della copertura della rete distributiva.
Cresce la concentrazione una parte delle imprese che era entrata nel mercato, ora è costretta ad uscire.
Mercato maturo: tendenza all’ipersegmentazione (si lavora sul prodotto)
Quote di mercato contese: la torta non cresce più L’attività di marketing nella fase della maturità è
spesso indirizzata al mantenimento della quota di mercato.
Contromossa: controsegmentazione con riduzione di prezzo (low cost quando i prodotti iniziano a
diventare troppo cari, si tolgono le varianti riducendo le economie di scala per far aumentare le quote)
Bisogna investire sulle 4P, ma essere consapevoli che non si può lavorare su tutte in egual misura.
Prezzo = minori ricavi
Placement e promozione = + costi
CRITICHE CVP
L’analogia con gli individui non regge: per i prodotti la vita è compresa tra estremi molto più ampi: da
pochi mesi a centinaia di anni
Il CVP non va applicato alla marca: è determinato in modo endogeno dal modo con cui sono usate le
leve di Marketing
12 Marketing operativo
VELOCITÀ DI ADOZIONE
Il processo di diffusione dell’innovazione normalmente è graduale e si fonda su cinque categorie di
acquirenti:
a) Innovatori avventurosi, istruzione superiore, più fonti di informazioni
b) Early adopter leader nel loro ambiente sociale, istruzione leggermente sopra la media
c) Maggioranza anticipatrice molti contatti sociali informali
d) Maggioranza ritardataria scettici e al di sotto dello status sociale medio
e) ritardatari temono i debiti, fonti personali (parenti/amici)
LE DECISIONI DI PRODOTTO
Portafoglio = insieme di tutti i prodotti
Assortimento = prodotti di un produttore presenti in un punto vendita
Quando un prodotto entra nel mercato viene classificato ALBERO DELLE CATEGORIE:
Portafoglio e linee
Decisioni relative al portafoglio
Dimensioni del portafoglio:
Lunghezza: numero totale di referenze
Profondità: numero di varianti per ogni prodotto base (varianti per linea - gamma) ex. La pasta Barilla
dà profondità fornendo delle varianti.
Coerenza: correlazione delle linee rispetto a bisogni, modalità di produzione e distribuzione, ecc. (Ex.
Barilla ha due nuclei: pasta e mulino bianco - prodotti da forno)
Decisioni relative alla linea di prodotto
Allungamento della linea verso il basso e verso l’alto: differenziazione verticale (qualità) e orizzontale
(quantità).
I “buchi” nelle linee possono essere finestre d’entrata per concorrenti poi in grado di consolidare la
propria posizione di marca sono da evitare
per non perdere quote di mercato.
La riconoscibilità dei prodotti di marca permette di riacquistare facilmente un prodotto di cui si è soddisfatti
o viceversa.
REGIONE SOCIALE = denominazione commerciale con cui l’organizzazione viene riconosciuta e identificata
nelle sue attività (nome + indicazione giuridica). Ex. Barilla s.p.a.
Marca e prodotto sono associati tramite:
Associazione uditiva (nome, suono particolare/jingle)
Associazione visiva (logo)
Marchio = regione sociale o marca registrati legalmente per avere un uso esclusivo.
TIPI DI MARCHE (!)
Marche industriali (ex. Barilla)
Marche commerciali: marche della distribuzione (marche insegna - ex. Maionese Esselunga, marche
esclusive - a disposizione di un solo distribuzione per evitare la sovrapposizione dei prodotti, marche di
fantasia - Marche inventate dal distributore, ex. Fidel di Esselunga questo perché Esselunga non vuole
essere considerata il primo prezzo) private label. Ci sono anche marchi insegna con nomi fantasia (ex.
Esselunga bio)
Non marche: prodotti bianchi (Prodotti che hanno il nome ma non una marca - trade mark), linee a
marca commerciale di primo prezzo, generici (prodotti del discount, come quelli di Lidl).
QUAL' È LA DIMENSIONE DI MARCA?
In alcune imprese domina la dimensione corporate = strategica od operativa
Prodotto impresa o impresa prodotto?
Prodotto impresa: il nome dell’impresa non appare e ogni prodotto vive come se si identificasse con
una singola impresa. Il prodotto è autonomo e l'impresa rimane solo dietro le quinte. L'impresa è molto
flessibile e quindi può vendere qualunque tipo di prodotto. Ex. Procter&gamble che vende ACE
(candeggina), GILLETTE (rasoi), Pampers.
Impresa prodotto: tutti o parte dei prodotti dell’impresa si identificano con il suo nome e richiamano le
sue competenze fondamentali. Ex. Armani chiama tutti i prodotti con il suo nome, ma ha il vincolo di
collocarsi solo tra i prodotti del lusso. Il vantaggio però è che il brand è molto forte e tutti i consumatori
gli prestano attenzione, in tal modo non si deve costruire ex novo il brand.
NOME DI MARCA: deve essere suggestivo del tipo di prodotto che identifica, memorabile, adatto
all’immagine dell’impresa, non avere restrizioni legali, essere semplice e suscitare
emozioni.
1° Sviluppo della brand awareness = creare una connessione tra la marca e la categoria di prodotto
2° Costruire il senso della marca: chiarire cosa la marca rappresenta per il consumatore.
Quest’identificazione avviene tramite due dimensioni:
Funzionale (performance)
Simbolica (immaginario)
3° Suscitare reazioni positive relativamente all’identità e al significato di una marca. Dimensione razionale
(qualità, credibilità, superiorità) + dimensione emozionale (stimoli emotivi)
4° Creare empatia tra consumatore e marca che si traduca in un rapporto di fedeltà e stabilisca
un’identificazione personale dei consumatori con la marca.
Orientamento = Identificare un prodotto consente di costruire anche l'idea che si ha di tale prodotto. Si
può costruire l'apprendimento su un brand.
L’insieme delle marche con la loro identità
definita permette al consumatore di
informazione
Personalizzazione = si ha un prodotto che ci aiuta a connotarci, che soddisfa bisogni che vanno oltre l'uso
(ex. Compro Cavalli per risultare aggressivo e simpatico identificazione stilistica). Si riferisce alle valenze
simboliche della marca, infatti essa ci aiuta a proiettare all’esterno l’immagine di noi stessi e rafforza
l’opinione che una persona ha di sé. Funzione preponderante nei casi in cui il prodotto è un bene da esibire
o fortemente associato alla personalità dell’individuo.
Strategie di branding
Strategia monomarca
Strategia monomarca = politica di branding che prevede l’utilizzo della stessa marca per più prodotti
appartenenti a una stessa categoria o a categorie diverse.
Detta anche: family branding, marca ombrello, corporate branding (marca = nome azienda).
Vantaggio: estendere un vissuto positivo dei consumatori costruito su un insieme dei prodotti ad altri che
vengono via via associati alla stessa marca.
Line extension: le marche multi prodotto, cercando l’omogeneità, gestiscono linee di prodotto perché
facilitano l’estensione.
Brand extension: la marca viene usata per identificare prodotti che soddisfano bisogni diversi, l’estensione
riguarda prodotti che possono appartenere a settori molto lontani tra loro.
Sub branding = combinazione di una marca esistente con un elemento di qualificazione per identificare un
nuovo prodotto.
Co – branding = politica di branding congiunta tra due marche esistenti per specifici progetti comuni.
Strategia multimarca
A ciascun prodotto o linea viene data una marca diversa scelta attuata quando ogni singolo brand è
destinato a un certo segmento di mercato (ex. Procter&Gamble ha molti prodotti con diverse marche:
gillette per rasoi, Dash per detersivi…)
Svantaggi: costi promozionali elevati perché per ogni marca bisogna creare brand awareness,
Bisogna creare una marca da zero per ogni nuovo prodotto.
Vantaggi: ogni marca è costruita e indirizzata al segmento di mercato per il quale è stata pensata,
In caso di fallimento, non influirà sugli altri prodotti.
Il leader tiene conto della complessiva struttura del mercato e prende le sue decisioni; le altre imprese si
adattano. (Può scegliere di abbassare i prezzi e far la guerra a tutti i concorrenti abbassamento drastico
dei prezzi)
Nicchia = E’ possibile declinare una posizione di specialista in molti modi, anche in funzione della strategia
(posizionamento stabile o di entrata):
Specialista per segmento di clientela
Specialista per area geografica
Specialista di prodotto
Specialista nel rapporto qualità-prezzo
Specialista nel servizio
Marketing operativo 1
LE DECISIONI DI PREZZO
LA DETERMINAZIONE DEI PREZZI
Natura e importanza del prezzo
Il prezzo è una misura del valore economico che deve essere corrisposto nello scambio di un prodotto. Esso
riassume tutte le decisioni aziendali relative alla domanda, alla concorrenza e ai costi. Inoltre, è una
decisione che si ripercuote sul posizionamento del prodotto poiché ne influenza l’immagine e la percezione
della qualità, collocandolo nell’area dei beni che conferiscono prestigio o convenienza.
Il prezzo è la somma di denaro o altro corrispettivo (beni/servizi) offerta in cambio della proprietà o
dell’uso di un bene/servizio. Non è una variabile statica:
Modifiche al ribasso: sconti e abbuoni chi ha un prezzo alto e lo modifica al ribasso vuole dare
un’immagine di qualità ai propri prodotti per poi renderli più accessibili.
Modifiche al rialzo: tariffe speciali e supplementi sono utili nei casi di un sistema di offerta
differenziato in cui si vuole far percepire l’elevata qualità o l’esclusività dell’offerta.
Le situazioni reali si pongono tra questi due estremi: più è elevata la differenziazione del prodotto più è
ampia la libertà dell'impresa. La domanda è influenzata dall'azione dei concorrenti. In questa situazione
possiamo usare la leva del prezzo ma con attenzione.
Poiché collochiamo questa decisione all'interno di quelle di marketing è scontato che la domanda non è
infinitamente elastica.
Un aumento proporzionale dei benefici rispetto al prezzo determina un aumento del valore (e viceversa).
Nel cercare di creare valore, bisogna tener conto che per alcune categorie merceologiche il prezzo è anche
un indicatore di qualità.
Value – pricing = pratica che consiste nell’aumentare i benefici offerti dal prodotto, senza variare il prezzo o
riducendolo. Un esempio di come incidere sulla relazione che definisce il valore ed esercitare il value pricing
è il super – sizing, ovvero offrire un prodotto
di dimensioni maggiori di quella offerta di
norma (ex. Hamburger big a poco prezzo,
happy hour dove pago il cocktail e mangio a
buffet).
PRICING DI ENTRATA
Prezzi di scrematura = si hanno prezzi più alti perché c'è un nuovo prodotto e quindi si possono fare
utili molto elevati perché si è in una situazione di monopolio relativo (prodotti sostitutivi. Caso in cui
scopro un nuovo principio per una medicina e lo brevetto.
Prezzi di penetrazione = più qualità che prezzo alto perché vogliamo aumentare da subito la quota di
mercato e costruire una buona leadership. Si fa un favore ai consumatori come investimento sul futuro.
I profitti sono bassi ma solo per avere vantaggi nel lungo periodo
Prezzi speculativi = altissimi prezzi ma di bassa qualità (non solo qualità intrinseca nel prodotto, ma
anche altri valori che il consumatore attribuisce al prodotto). Ex. Si comprano le Harley Davidson anche
se non è una moto eccezionale ma solo perché si vuole entrare in quella famiglia, per i valori che
rappresenta. Tuttavia il consumatore potrebbe cascarci una massimo due volte, i prezzi speculativi
Marketing operativo 3
valgono solo in caso di moda, dove l'acquisto non è ripetuto. I prezzi speculativi possono esserci anche
nella ristorazione turistica perché è un acquisto che non si ripeterà.
Prezzi predatori = si fanno per eliminare i concorrenti per poi rialzare i prezzi. Avviene soprattutto nel
commercio internazionale.
In concorrenza perfetta di lavora solo sui costi e il prezzo dei concorrenti equivale a infinito.
Nel caso dei monopolisti, il prezzo dei concorrenti è zero.
Il prezzo è solo una delle variabili del marketing mix: lo stesso obiettivo può essere raggiunto con uno
sforzo (maggiori costi) su altre variabili (comunicazione, promozione, trade promotions).
PROFITTI
Massimizzazione del profitto performance misurabili tramite indicatori di profittabilità (ROA, ROI). Si può
puntare a:
Profittabilità a lungo periodo (gestione dell’utile a lungo termine): penetrazione di mercato, prezzi
abbastanza bassi rispetto ai costi, nel lungo periodo si mira a profitti consistenti.
Profittabilità di breve periodo (massimizzazione dell’utile corrente): ottenere i profitti più elevati
possibili in un breve arco di tempo.
Individuare un target di rendimento predefinito (obiettivi di rendimento): a livello corporate si fissano
target chiari e quantificati cui le politiche di prezzo e il marketing dovranno allinearsi.
4 Marketing operativo
Bisogna considerare anche la filiera in cui l’impresa si inserisce filiera lunga: chi sta a monte deve
contenere il margine da applicare sui costi di produzione per evitare che il prezzo del prodotto aumenti
eccessivamente.
VENDITE : Verificare che gli utili siano sufficienti a garantire la sopravvivenza e crescita dell’impresa. Per le
imprese con un portafoglio articolato, è necessario fare attenzione al rischio di cannibalizzazione tra i
prodotti di una stessa ASA.
QUOTA DI MERCATO : è il rapporto tra vendite dell’azienda e vendite del settore. Quando le vendite del
settore crescono poco o diminuiscono, si può perseguire un obiettivo di quota di mercato per mantenere la
propria clientela in attesa che ritornino condizioni più favorevoli. L’obiettivo di quota di mercato elevata,
invece può essere la premessa per raggiungere un’elevata profittabilità. Ciò avviene quando esistono
elevate economie di scala nella produzione e nelle spese di comunicazione.
UNITÀ VENDUTE : politiche di prezzo su obbiettivi commisurati al numero di unità da collocare sul mercato.
Ciò però espone al rischio di dover praticare prezzi poco remunerativi per poter raggiungere l’obiettivo.
SOPRAVVIVENZA: in mercati molto competitivi, gli obiettivi di profitto, vendita e quota di mercato sono in
secondo piano rispetto a quelli di sopravvivenza, prezzi allineati con quelli dei concorrenti.
RESPONSABILITÀ SOCIALE: si può decidere di rinunciare a una parte degli utili per far fronte a esigenze
specifiche dei clienti e della società in generale.
COERENZA DEL VALORE OFFERTO : commercializzare un’intera linea di prodotti anziché un solo modello impone
vincoli di coerenza nella politica di prezzo perché i differenziali di valore sono percepiti dai consumatori.
COSTI DI PRODUZIONE E MKT DEL PRODOTTO : limite minimo al di sotto del quale non si può scendere quando si
fissano i prezzi pena: fuoriuscita dal marcato.
COSTI DI MODIFICA DEI PREZZI: in base al settore in cui si opera, la determinazione dei prezzi può avvenire
ogni volta che si vende un prodotto. Nel preparare il catalogo bisogna tenere conto anche del costo della
modifica dei prezzi e del periodo in cui avverrà.
Marketing operativo 5
FORME DI MERCATO
Strategie a Concorrenza perfetta Concorrenza Oligopolio Monopolio
disposizione Molti venditori che monopolistica Pochi venditori Un solo venditore
commercializzano prodotti Molti venditori che interdipendenti. che soddisfa tutta la
indifferenziati allo stesso commercializzano Tengono conto delle domanda e non ha
prezzo. Il consumatore prodotti differenziati azioni dei rivali. sostituti diretti
sceglie solo sulla base del price maker
prezzo.
Imprese price - taker
Il prezzo è un dato e Poca: competizione Variabile: in base alle Nessuna: il
Concorrenza di
costituisce una variabile limitata entro una certa specifiche condizioni venditore fissa il
prezzo esogena fascia di prezzo del mercato. prezzo
Nessuna: i prodotti sono Media: lo scopo è Variabile: in base al Nessuna: nessun
identici sviluppare caratteri settore altro produttore
Differenziazione distintivi rispetto ai
dei prodotti concorrenti
Bassa: lo scopo è informare i Elevata: lo scopo è far Media: lo scopo è Bassa: lo scopo è
potenziali clienti che i percepire la differenza informare ma evitare aumentare la
prodotti del venditore sono del proprio prodotto la concorrenza di domanda primaria
Pubblicità disponibili rispetto ai concorrenti prezzo. dell’intera
categoria di
prodotto
Price – taker: le imprese prendono atto del livello di prezzo determinato dall’incontro tra domanda e
offerta e vendono a quel prezzo tutta la loro produzione.
Price – maker: l’impresa sceglie in autonomia il prezzo di vendita.
1
Variabili che influenzano la quantità di prodotto domandata e determinano la variazione della curva di domanda
6 Marketing operativo
Conviene produrre e vendere un dato prodotto fino a quando il ricavo generato dalla vendita di un’unità
aggiuntiva (ricavo marginale) sarà maggiore del costo necessario per produrlo e metterlo nel mercato
(costo marginale).
Punto di pareggio (PDP) = punto in cui il valore dei costi totali e dei ricavi totali si uguagliano. Può essere
identificato attraverso il valore dei ricavi totali corrispondente o come quantità venduta necessaria a
generare quel volume di ricavi.
𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑓𝑖𝑠𝑠𝑜 𝐶𝐹
PDP quantità = =
𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜−𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑃−𝐶𝑉𝑈
L’analisi del punto di pareggio permette di individuare la quantità di pareggio (profitti = 0), cioè il livello
minimo di vendite che l’impresa deve raggiungere per assicurarsi la copertura dei costi.
A parità di prezzo, se i costi di produzione aumentano a causa dei maggiori costi fissi o variabili, per
raggiungere il punto di pareggio sarà necessario vendere un maggior quantitativo di prodotto.
L’analisi marginale, invece, ci fa identificare il livello di vendite in corrispondenza del quale l’impresa
raggiunge il livello massimo di profitto poiché permette di individuare il punto esatto in cui la curva dei
ricavi totali raggiunge la distanza massima da quella dei costi totali (rappresentato nel diagramma di
pareggio).
C. Orientamento al profitto
Profitto obiettivo
ROS obiettivo
ROI obiettivo
D. Orientamento al mercato (alla concorrenza)
Mercato instabile, dominato (per i follower), minacciato:
Incertezza su reazioni dei concorrenti
Presenza di leadership
Prevenzione dell'entrata
PREZZO DI PENETRAZIONE:
Politica di prezzo che consiste nel fissare un prezzo iniziale basso per raggiungere rapidamente quote di
mercato elevate. Le condizioni che ne favoriscono l’uso sono:
a) Molti segmenti del mercato che sono sensibili al prezzo
b) Prezzo iniziale basso che scoraggia l’ingresso dei concorrenti
c) Sfruttare consistenti economie di scala per raggiungere grandi volumi di produzione.
PREZZO DI PRESTIGIO : fissazione di un prezzo alto, in modo che i consumatori attenti alla qualità o allo
status siano attratti dal prodotto.
PRICE LINING :
Politica che prevede la definizione dei prezzi di una linea di prodotti per fasce, in base alla variante.
Vantaggio: offerta più chiara, scala prezzi legata al modo in cui i prodotti sono percepiti Adottata dai
distributori al dettaglio.
Trading up = il consumatore che prima era orientato verso la variante di base (prezzo basso), può scegliere
di spostare i propri acquisti verso una variante superiore grazie a un rapporto qualità/prezzo percepito
come conveniente.
PREZZO PSICOLOGICO: consiste nella fissazione del prezzo a pochi euro/centesimi al di sotto di una cifro
intera (ex. 9,99€). Sono i più usati il 60% di quelli praticati in un supermercato.
PREZZO OBIETTIVO : stabilire il prezzo che i consumatori finali sarebbero disposti a pagare e, a ritroso, il
prezzo di cessione agli intermediari commerciali, tenendo conto dei ricarichi che
questi ultimi praticheranno.
BUNDLE PRICING: commercializzazione congiunta di due o più prodotti a un unico prezzo. Permette di
sfruttare sinergie che riducono i costi. Efficace perché la forma a pacchetto viene
vista positivamente.
Marketing operativo 11
YELD MANAGMENT : modalità di gestione dei prezzi finalizzata a massimizzare la capacità produttiva.
Tipica del settore dei servizi.
METODO DEL MARK – UP STANDARD: consiste nell’aggiungere una percentuale fissa al costo di tutti gli articoli
appartenenti a un insieme o una categoria di prodotti. È utile quando il numero di prodotti cui attribuire un
prezzo è molto ampio.
METODO DEL COST PLUS : consiste nell’aggiungere al costo unitario totale di produzione uno specifico
importo, il quale può essere determinato come: 1) percentuale (applicato a prodotti in serie limitata o
unici), 2) valore assoluto. Viene spesso utilizzato per fissare i prezzi dei prodotti per il mercato industriale.
METODO DEL PROFITTO OBIETTIVO : basato su uno specifico obiettivo annuale di profitto in relazione a un
determinato volume di vendite.
METODO DEL ROS OBIETTIVO : finalizzato all’ottenimento di una certa percentuale di profitto rispetto al
volume delle vendite.
METODO DEL ROI OBIETTIVO : fissare i prezzi che permettano di raggiungere annualmente determinati
obiettivi di utile sul capitale investito.
PREZZO DI CONSUETUDINE: usato per i prodotti dove la tradizione, un canale distributivo particolare o altri
fattori competitivi non consentono molti gradi di libertà. Ex. Il prezzo usuale della pizza margherita è tra i 5-
7€.
12 Marketing operativo
PREZZO CIVETTA: prezzo di vendita di un prodotto, da parte dei negozi al dettaglio, al di sotto del prezzo
abituale, per attirare l’attenzione dei consumatori e portarli alla visita del punto vendita.
Politica di prezzo variabile (prezzo dinamico) prezzi variano in base a chi acquista e alla situazione
d’acquisto. Si può incorrere nella discriminazione dei prezzi. Ex. Panetterie nell’ultimo ora di apertura
riducono il prezzo per non avere prodotti invenduti.
Oggi la tendenza è quella di muoversi verso i prezzi variabili, data soprattutto dalle tecnologie informatiche
che consentono al marketing di personalizzare il prezzo per ogni singolo cliente in base al suo
comportamento, alle preferenze e alla sensibilità al prezzo.
Problemi:
Far pagare prezzi diversi per uno stesso prodotto ai singoli acquirenti è una forma di discriminazione (se
il cliente se ne accorge potrebbe cambiare fornitore)
Contrattazione (bargaining) = altro modo di applicare prezzi flessibili (ex. Concessionari auto)
SUI CLIENTI :
Il prezzo influenza le percezioni e le aspettative dei clienti che spesso finiscono per crearsi punti di
riferimento per la valutazione di offerte alternative. Ex. Se le marche commerciali abbassano i prezzi
oltre il 20-25% potrebbero determinare un effetto negativo sul proprio posizionamento perché
verrebbero percepite come qualitativamente inferiori.
L ‘impatto che le politiche di prezzo hanno sui clienti si verifica nei rapporti tra produttori e intermediari
commerciali. Ex. Il produttore potrebbe fissare un prezzo di cessione dei prodotti che non consente agli
intermediari di venderli in modo remunerativo.
SULLA CONCORRENZA :
Prima di fissare il prezzo bisogna valutare bene le possibili reazioni dei concorrenti, per scongiurare una
guerra di prezzo fenomeno di revisione dei listini verso il basso che finisce per portare le imprese a
operare al livello di pareggio (a profitti 0) o in perdita, in seguita alla decisione di un’impresa di fissare un
prezzo molto più basso di quello dei concorrenti. Tale opzione può essere scelta solo se:
a) Si ha un vantaggio consistente in termini di tecnologia o costo (si è leader di prezzo)
b) La domanda è molto sensibile al prezzo
c) La riduzione di prezzo non è generalizzata, ma mirata ad alcuni prodotti/clienti (ex. Biglietti aerei)
Sconti
Sconti = riduzioni sul prezzo di listino concesse a un acquirente come riconoscimento per le economie
generate dai suoi acquisti sul venditore.
SCONTI SULLA QUANTITÀ riduzione di prezzo per i clienti che acquistano quantitativi elevati. Due tipologie:
Non cumulativi: dimensioni del singolo ordine d’acquisto, incoraggiano il cliente a concentrare la
domanda in pochi ordini.
Cumulativi: numero totale di unità ordinate in un certo periodo di tempo.
Economie legate ai volumi (forza vendita, logistica, immobilizzi) I grandi distributori consentono ai
clienti di avere una scala degli acquisti.
SCONTI STAGIONALI : usati per sostenere le vendite nei periodi dell’anno in cui sono più basse e per
migliorare la capacità produttiva (ex. Saldi) stabilizzazione della domanda. Zara invece ogni volta fa il
rinnovo di assortimento in modo tale da non essere legata agli sconti stagionali e non dover gestire i mesi di
bassa.
SCONTI COMMERCIALI /FUNZIONALI : riduzioni del prezzo di listino offerte dagli intermediari commerciali della
filiera in base a 1) posizione nel canale distributivo e 2) alle attività di marketing che svolgeranno a favore
del produttore retribuzioni di servizi dati e ricevuti (ex. Mettere i prodotti nelle avancasse, soprattutto se
sono prodotti soggetti all'acquisto di impulso).
14 Marketing operativo
SCONTI PER PAGAMENTO IN CONTANTI : sconto che può essere riconosciuto ai clienti che accettano di saldare
subito quanto dovuto anziché ricorrere a forme di pagamento posticipate o al credito al consumo. Così il
venditore riduce il tempo di copertura e/o aumenta il tempo di maturazione di interessi attivi sui ricavi.
Abbuoni
Abbuoni = riduzioni dei prezzi di listino concesse agli acquirenti che fanno una certa attività.
PER PERMUTA: avvengono quando la cessione di un prodotto usato rappresenta una parte del pagamento
del nuovo prodotto (caso auto).
PROMOZIONALI : premi riconosciuti ai clienti che aderiscono a specifiche iniziative. In alternativa c’è la
politica di every day low princing: politica di prezzo del distributore che pratica lo stesso livello di prezzi per
l’assortimento in modo continuativo per offrire un livello di convenienza complessivo medio lungo a tutti i
prodotti dell’assortimento e in tutti i periodi dell’anno (contributo al trade per attività promozionale).
Prezzo di origine uniforme: il produttore fa pagare lo stesso prezzo di vendita a tutti gli acquirenti e poi
computa a parte un onere aggiuntivo proporzionale ai costi di trasporto. Non è discriminatorio perché i
costi aggiuntivi sono proporzionali alla distanza del cliente (svantaggio: + si è lontani, + salgono).
Prezzo di consegna uniforme: tutti i clienti pagano lo stesso sovrapprezzo per il trasporto. Ci sono 4 metodi:
1. Prezzo a zona unica: gli acquirenti pagano lo stesso prezzo di consegna (ex. Servizi postali).
2. Prezzo a zona multipla: il territorio è diviso per aree geografiche e il prezzo differisce in base ad esse
(ex. Telefonate internazionali).
3. Prezzo FOB con trasporto concesso
4. Metodo del punto base: il prezzo finale è indipendente dal luogo da cui i prodotti sono spediti, ma è
collegato a una località geografica di riferimento utilizzata come base cui si sommano i costi di
trasporto. Può essere una forma di discriminazione implicita.
PRICE FIXING : accordo tra imprese riguardo alla fissazione del prezzo di un prodotto. Può essere:
Orizzontale (collusione di prezzo): ostacola il funzionamento del libero mercato, mantiene i prezzi
alti e crea un danno al consumatore.
Verticale (prezzo imposto): l’impresa produttrice convince il rivenditore a praticare un certo prezzo
di vendita al dettaglio o a non scendere al di sotto di una certa soglia. Tutto ciò pone impedisce alla
concorrenza di manifestarsi e crea danni al consumatore (è illegale).
PREZZI INGANNEVOLI : si inganna il consumatore ottenendo un profitto indebito. Ex. Promozioni che non
specificano i quantitativi di prodotto disponibili (si fa una scorta molto bassa del prodotto sapendo che non
si copriranno le richieste che arriveranno e chi entra in negozio comprerà qualcos’altro).
PREZZI PREDATORI : prezzi talmente bassi per fare uscire i concorrenti dal mercato, poi verranno rialzati per
creare una condizione di monopolio.
Marketing operativo 15
Discriminazione per il prodotto: si hanno costi più elevati, ma il prezzo apparentemente è sempre
uguale per tutti (ex. Servizi postali).
Discriminazione in cui il costo per l'impresa è lo stesso, ma il prezzo è molto diverso (ex. Biglietti aerei)
Tutto ciò è possibile se si ha un adeguato potere di mercato, avendo una domanda propria è una
concorrenza limitata. Ciò che conta è avere una propria domanda.
Showrooming = fenomeno per cui un cliente si reca in negozio per vedere o provare un prodotto, ma poi lo
acquista online. Questa pratica avviene principalmente per il fatto che le persone preferiscono vedere e
toccare con mano determinati prodotti prima di acquistarli e anche per il fatto che spesso online si può
trovare lo stesso prodotto ad un prezzo inferiore. Si chiama “showrooming” in quanto il negozio fisico
diventa una sorta di showroom dei prodotti (che vengono guardati, toccati con mano, provati in negozio),
che sono poi destinati ad essere acquistati online o via mobile. I consumatori vanno in un punto vendita, si
fanno spiegare le differenze dei prodotti, decidono e poi acquistano sul web il prodotto al prezzo minore.
Ex. Chiedere la consulenza nel punto vendita è ottenere un servizio in più senza pagarlo nell'acquisto del
prodotto.
Price matching = quando un venditore vende qualcosa allo stesso prezzo di un altro rivenditore. Si cerca
dunque di offrire il prezzo più basso in assoluto sul mercato. È uno dei primi tentativi di contrastare lo
showrooming
Esempio: Servizi telefonici = domanda molto rigida per avere accesso al servizio e invece molto più elastica
per il suo uso. Quindi due diversi prezzi per le due componenti del servizio. Se si facesse un prezzo solo in
funzione dell’uso si perderebbe la possibilità di sfruttare la componente a domanda rigida
Questo ragionamento va bene per un monopolista, ma se c’è concorrenza, in una situazione in cui l’utente
marginale non genera praticamente alcun costo (telefonia mobile), le cose cambiano. La domanda di
accesso al servizio per la mobile è probabilmente più elastica (disponibilità della telefonia fissa) ed è quindi
conveniente offrire un servizio senza canone a coloro che altrimenti potrebbero non utilizzarlo.
Marketing Operativo 1
Rivenditore o Intermediario che vende ai consumatori finali acquistano dai produttori o dai
dettagliante grossisti e vendono ai consumatori finali
Termine generico usato per descrivere gli intermediari che svolgono diverse funzioni di
Distributore distribuzione, tra cui la vendita, il mantenimento dei magazzini, l’estensione del credito
ecc. è comune nel mercato B2B, ma può indicare anche dettaglianti e grossisti.
Concessionario Indica rivenditori di autoveicoli e i distributori che hanno ottenuto da uno o più produttori
la facoltà di vendere i loro prodotti in base a un contratto che ne stabilisce le condizioni.
FILIALI E UFFICI DEL PRODUTTORE: sono parte integrante dell’impresa per cui effettuano le vendite all’ingrosso.
La filiale del produttore gestisce il magazzino e svolge le funzioni di un grossista completo. L’ufficio vendite
del produttore svolge la funzione di vendita ed è un alternativa agli agenti o ai broker.
2 Marketing operativo
I SERVIZI COMMERCIALI Definizione classica: i servizi necessari per rendere disponibili ai consumatori i beni
nei tempi, nei luoghi e con le modalità desiderate.
Attributi Benefici per il consumatore
• Prossimità Minori costi di trasporto e tempo
• Stoccaggio (estensione, assortimento) Minori costi di stoccaggio
Logistici
• Orari di apertura Uso di tempo con minore costo opportunità̀
Punti da ricordare:
Anche i servizi (bancari, assicurativi, turistici ecc.) sono distribuiti
Agenti, mono e pluri mandatari, jobber
Distribuzione esclusiva e selettiva: concessione, franchising
Distribuzione diretta: caso olio Carli
IL SISTEMA DISTRIBUTIVO
Il ruolo economico della distribuzione
I servizi commerciali
I prodotti della distribuzione: le forme distributive
Domanda di servizi e domanda di beni
I rapporti industria-distribuzione
Per molto tempo la distribuzione è stata caratterizzata da:
Ridotte dimensioni delle imprese
Svolgimento di una funzione logistica (non si avevano informazioni sui fornitori)
Scarsa incidenza sulle politiche industriali (l'industria era assolutamente dominante)
Per l'industria era una variabile dipendente la quarta P del marketing mix: ciò che avveniva al suo interno
poteva essere ignorato
Tuttavia, gli intermediari online non possono svolgere la funzione logistica, tranne nel caso di prodotti
digitalizzabili (ex. Biglietti, libri, musica) questa funzione viene svolta dall’impresa o da intermediari (ex.
Corrieri).
Gruppi d’acquisto: piccole imprese commerciali al dettaglio indipendenti che costituiscono una centrale
d’acquisto comune alla quale assegnano le funzioni d’ingrosso.
Franchising: prevede un accordo tra l’impresa che fornisce i beni (franchisor) e una rete di imprese (franchisee)
che svolgono, seguendo le regole definite dal contratto, ma rimanendo indipendenti, le funzioni di
commercializzazione dei prodotti con la possibilità di usare il marchio del produttore.
o Franchising al dettaglio promosso dal produttore: alternativa allo sviluppo di reti di negozi di proprietà
dell’impresa.
o Sistema dall’ingrosso sponsorizzato dal produttore (ex. Coca cola)
o Sistemi di franchising al dettaglio di servizi: il franchisor consente ai franchisee di prestare un dato
servizio (ex. McDonald’s).
o Sistemi di franchising di servizi: il franchisor consente a chi sottoscrive il contratto di fornire un servizio
con il suo marchio, seguendo le modalità da lui delineate.
I rapporti industria distribuzione (PARTNERSHIP DI CANALE): accordi e procedure date tra i membri di un
canale relativamente alle modalità di ordine, alla logistica, alla promozione e a qualunque altra fase o
funzione svolta nel canale, per migliorarne l’efficienza e l’efficacia. Questa modalità si sta diffondendo
grazie alle condizioni favorevoli date dalla diffusione dell’informatica e delle tecnologie di comunicazione.
3° Distribuzione selettiva: politica distributiva che impiega un numero ridotto di negozi nell’area
geografica, scelti in base alle garanzie che essi danno in termini di qualità del servizio. Porta a una
buona copertura del mercato e permette un buon controllo sull’attività di rivendita. Modalità più
impiegata ed associata ai beni problematici.
SODDISFARE LE ESIGENZE DEGLI ACQUIRENTI
Ci sono quattro categorie da soddisfare:
1° Informazione (espositori sul punto di vendita, dimostrazioni e vendita personale). Ex. Un negozio Apple
è un caso di parziale uso di canale aziendale con finalità comunicative.
2° Facilità di reperimento (vicinanza e accessibilità al p.d.v, tempo per svolgere l’acquisto, ottimizzare la
spedizione d’acquisto, sollevare il consumatore dalle incombenze – ex. Baby sitting da IKEA):
Internet: facili modalità di navigazione e veloce reperibilità dei contenuti (regola 8s- dopo 8s non entro
più nel sito)
Varietà: avere a disposizione un assortimento ampio (numero di categorie merceologiche offerte nel
p.d.v – trovare nello stesso posto prodotti diversi come pane e acqua) e profondo (varietà dell’offerta
nella stessa categoria – ex. Posso scegliere tra Kraft e Calvé)
Servizi aggiuntivi: elemento di valore per prodotti che richiedono la consegna, l’istallazione e il credito
(ex. Elettrodomestici).
Relazioni di canale
Poiché i canali di marketing sono costituiti da soggetti e aziende indipendenti, esiste sempre la possibilità di
un conflitto che, talvolta, può portare ad azioni legali. Perciò i membri di un canale cercano di trovare modi
per cooperare per ottenere un reciproco vantaggio. Il conflitto di canale è una situazione di tensione tra
due o più membri di un canale che si instaura quando uno dei soggetti ritiene di essere penalizzato dai
comportamenti messi in atto da un altro membro. Nei canali di marketing si verificano due tipi di conflitto:
Verticale: ha luogo tra i diversi livelli del canale (ex. Tra produttore e grossista, tra grossista e
dettagliante).
o Una fonte di conflitto può essere la disintermediazione = politica commerciale che prevede lo
scavalcamento di un intermediario da parte di altri agenti.
o Ripartizione di margini di profitto tra membri del canale
o Il produttore pensa che i grossisti/rivenditori al dettaglio non stiano curando bene la vendita
dei loro prodotti.
Orizzontale: ha luogo tra intermediari allo stesso livello (ex. Tra due dettaglianti). Nasce a causa di:
o Ampliamento della copertura distributiva di un produttore in un’area geografica
o Scelte di multicanalità di un fornitore
Per garantire una buona cooperazione si usa il capitano di canale che prevede che un membro del canale
coordini, diriga e supporti gli altri. Uno dei soggetti coinvolti nel canale ne assume la leadership in virtù
della sua posizione economica (potere di mercato e capacità di generare profitti per tutto il canale), delle
sue competenze (tecniche e di mercato) e della forza del suo brand presso i consumatori. Nel caso dei
sistemi conflittuali (ex. Franchising o marca commerciale), la leadership di canale è sancita per contratto.
Tuttavia, i conflitti di canale possono sfociare in azioni legali quando limitano la concorrenza, creano
monopoli o assumono la forma di concorrenza sleale.
8 Marketing operativo
Le attività di distribuzione sono fondamentali perché rappresentano il momento di effettivo contatto con il
consumatore finale.
Livello di servizio
Il livello di servizio è un criterio di classificazione che si fonda sul grado di servizio offerto al cliente nell’atto
d’acquisto. Si distinguono punti vendita self service, a servizio limitato e a servizio completo.
LIBERO SERVIZIO : i consumatori effettuano da soli tutte le funzioni necessarie per individuare, confrontare e
scegliere i prodotti da acquistare risparmio dei prezzi.
SERVIZIO LIMITATO : i clienti sono responsabili della maggior parte delle attività d’acquisto, ma il personale di
vendita è disponibile a intervenire a loro supporto.
SERVIZIO COMPLETO : il personale di vendita assiste la clientela in tutte le fasi del processo d’acquisto, si ha
per i beni problematici o ad alto coinvolgimento e la si trova in grandi magazzini o negozi specializzati (ex.
Apple store). Si offrono sistemi di pagamento dilazionato, consegne a domicilio, riparazioni e altre
prestazioni che elevano i costi di erogazione del servizio commerciale.
Assortimento
I punti vendita al dettaglio differiscono anche in merito all’ampiezza e alla profondità dell’assortimento
delle categorie merceologiche.
L’assortimento è l’insieme di prodotti venduti all’interno di un punto vendita. Rappresenta la visione del
mercato del distributore, mentre quello di portafoglio prodotti rappresenta la logica del produttore.
La profondità si riferisce al numero/varianti di articoli presenti in una categoria, in termini di brand,
formato/stile e prezzo.
L’ampiezza riguarda il numero delle il numero delle differenti categorie offerte.
Grande magazzino = prima formula moderna di distribuzione, nata nella seconda metà dell’800 (ex. Harrods,
Galeries Lafayettes, La Rinascente)
Ipermercato = punto di vendita a libero servizio con una superficie di vendita ampia, suddivisa in reparti
alimentari e non alimentari (ex. Abbigliamento, elettronica, bricolage), localizzato in aree extraurbane nei
pressi o lungo le arterie del traffico. Inoltre, offre un buon livello qualitativo e prezzi convenienti. Oggi stanno
perdendo quota in Europa perché sono troppo dispersivi Carrefour express ha invece dimensioni ridotte e
localizzazione urbana
Variety store = è un negozio di vendita al dettaglio che vende una vasta gamma di articoli per la casa a basso
costo. Vende tutti gli articoli a prezzo unico (price – point retailer).
Superstore: offerta alimentare molto ricca, integrata dalle principali categorie non alimentari di largo
consumo (ex. Intimo, editoria, tecnologie = Esselunga collocandosi come superstore è riuscita a prendere la
migliore strada del mercato)
Supermercato
Drugstore = Esercizio commerciale che svolge orario continuato aperto anche di notte, che vende sigarette,
giornali, riviste, generi alimentari e all'interno della quale operano anche ampie aree di ristorazione
Superette = un punto vendita alimentare al dettaglio e principalmente a libero servizio di prodotti di largo
consumo. Si colloca, per superficie e caratteristiche, tra il negozio di vicinato affiliato a catena e il piccolo
supermercato di prossimità
GSS (Grandi Superfici Specializzate): collocazione extraurbana e disponibilità di ampie superfici di vendita al
cui interno viene proposto un assortimento profondo di un’unica categoria merceologica.
Hard discount (ex. Lidl, no Marche)
Soft discount (trovi solo una marca di un certo prodotto)
Megastore (ex. Flagship di Zara, modo per esprimere offerta e brand al meglio)
Convenience store (supermercato trovato vicini al distributore di benzina)
Altre tipologie sono: Magazzino popolare, Warehouse club, Junior department store, Negozio specializzato
Gli assortimenti non sono più costruiti in base ad analogie merceologiche, ma rispetto alla loro coerenza
con comportamenti e occasioni d'acquisto (tendenza odierna).
localizzazione
del punto
strategia di posizionamento gestione vendita
vendita al del punto retailing mix dell'assortimento e
dettaglio vendita del punto vendita
comunicazione
assortimento
Per posizionare efficacemente un punto di vendita è necessario che esso abbia un’identità precisa,
riconosciuta dai consumatori e dei vantaggi distintivi rispetto ai concorrenti. Una stessa impresa può avere
12 Marketing operativo
più reti di punti vendita con insegne diverse, che appartengono alla stessa formula distributiva o a formule
diverse, ognuna con il proprio posizionamento.
Retailing mix
Il retailing mix è l’insieme delle leve operative di marketing nell’ambito del retail. Si
compone di quattro leve: politica di prezzo, localizzazione, comunicazione e gestione
dell’assortimento.
Contenitori naturali (ex. Via monte napoleone a Milano, centri storici europei).
Contenitori pianificati (ex. Centri commerciali e factory outlet).
Marketing Operativo 13
COMUNICAZIONE
Per la distribuzione il primo strumento di comunicazione è lo stesso punto di vendita. L’immagine nasce dal
modo in cui il negozio viene definito nella mente di chi fa acquisti, in parte in base alle sue qualità funzionali
e in base a un insieme di attributi psicologici.
Qualità funzionali (prezzi, layout della superficie di vendita, ampiezza e profondità di assortimento)
Attributi psicologici (senso di appartenenza, emozioni, calore)
Immagine determinata da: vissuto che il consumatore ha della categoria merceologica, opinione
dell’azienda, qualità della merce e del servizio, presenza di machi noti e del marketing. Connessa
all’immagine c’è l’atmosfera e l’ambiente del negozio (sollecitazione 5 sensi).
ASSORTIMENTO
Gestione dell’ampiezza e della profondità dell’assortimento richiede che il distributore abbia competenze
sia nel decifrare i bisogni della sua clientela sia nella sezione delle referenze da offrire nelle categorie
merceologiche di riferimento.
Category management = metodo organizzativo e gestionale dell’insieme di prodotti di un assortimento per
categorie merceologiche: l’insieme di prodotti complementari e succedanei per la soddisfazione di un certo
bisogno di consumo è gestito in modo integrato per massimizzare le vendite e gli utili dell’intera categoria,
al di là delle logiche inerenti ai singoli brand.
1
Grandi superfici specializzate
14 Marketing operativo
Il vero problema è come non avere gli stessi prodotti (ecco perché nasce la marca commerciale, come i
prodotti di Esselunga). Il distributore si rende conto che può usare il suo marchio (l’insegna) per trasferire la
fedeltà dei consumatori, ottenuta tramite il servizio, anche ad alcune categorie di beni con oneri inferiori a
quelli che deve sopportare un produttore di marca (cioè peso elevato delle spese di marketing e
commercializzazione). Il presupposto è il recupero di una funzione attiva di proposta nei confronti del
consumatore.
Obiettivo: ridurre l'uniformità degli assortimenti
Sviluppare capacità autonome di lettura dei bisogni
Sfruttare la vicinanza con il consumatore Marca commerciale
Trarre vantaggio dall'information technology
Internazionalizzazione
Saturazione dei mercati e vantaggi competitivi su specifiche formule hanno anche portato
all'internazionalizzazione:
Delle formule Imprese sempre più grandi capaci di progettare
Delle imprese prodotti e con accesso a tutti mercati
Degli approvvigionamenti
Marketing Operativo 15
tradizionali.
Così facendo si crea un vuoto nell’offerta di convenienza che consente l’ingresso di una nuova formula
distributiva orientata al prezzo.
16 Marketing operativo
LA COMUNICAZIONE INTEGRATA DI
MARKETING E DIRECT MARKETING
Il mix di comunicazione è un insieme di strumenti che possono essere usati per:
1) Informare i potenziali clienti dei benefici del prodotto
2) Convincerli alla prova
3) Consolidare il vissuto positivo associato al consumo del prodotto.
Processo di comunicazione
La comunicazione è il processo attraverso il quale un soggetto
trasmette ad altri un messaggio, composto da: fonte,
messaggio, canale di comunicazione, destinatario, processo di
codifica e decodifica.
Codifica e decodifica
Codifica = mittente/fonte trasforma un’idea in un insieme di
simboli.
Decodifica: il ricevente/destinatario da un significato ai
simboli trasmessi.
Cause di comunicazione inefficace:
a) Errore di codifica (trasmissione inadeguata dell’idea)
b) Errore nella scelta di canale al destinatario non arriverà il messaggio
c) Errore di decodifica (il destinatario fraintende il messaggio)
2 Marketing operativo
Affinché la comunicazione sia efficace, è necessario che i soggetti abbiano un campo di esperienza (codice)
comune = devono condividere una capacità di comprensione e un sapere che permettano di stabilire una
corrispondenza tra i criteri di codifica e decodifica.
VENDITA PERSONALE = flusso di comunicazione bidirezionale tra venditore e acquirente, mirata a influenzare
la decisione d’acquisto di una persona o un gruppo. Si basa sulla comunicazione diretta tra mittente e
destinatario. Chi trasferisce il messaggio può cogliere immediatamente la reazione negativa o i
fraintendimenti da parte del destinatario e modificarlo, ottenendo una corretta comunicazione.
RP: forma di gestione della comunicazione per influenzare le opinioni, gli atteggiamenti o le convinzioni dei
clienti sia effettivi che potenziali, della comunità finanziaria, dei fornitori, dei dipendenti e degli altri
pubblici di riferimento di un’impresa.
Publicity = azioni finalizzate a dare visibilità all’impresa e ai suoi prodotti tramite forme di
comunicazione impersonale veicolate dai mass media, come articoli redazionali o citazioni in
programmi televisivi. Non è a pagamento e può essere stimolata tramite comunicato stampa.
Genera credibilità, ma non offre elevato controllo sul contenuto del messaggio o sull’interlocutore.
DIRECT MARKETING
Approccio alla comunicazione basato sul contatto diretto e personalizzato con il consumatore per
stimolarne le azioni (ex. Acquisto prodotto, richiesta info). Si fonda sull’utilizzo di vari canali:
Vendita diretta, Vendita telefonica,
Direct mail Marketing online.
Cataloghi,
Può essere personalizzato per soddisfare le esigenze di mercati obiettivo anche molto piccoli.
1) target
Per comunicare al proprio target di riferimento, un’impresa può scegliere di utilizzare una o più leve
contemporaneamente, scegliendo tra:
Pubblicità integrata da iniziative e promozioni periodiche che servono per mantenere vivo
l’interesse dei potenziali clienti.
Promozione delle vendite prevedono spesso l’uso di mass media perché il numero degli
acquirenti finali è molto elevato.
RP e Direct marketing usati in modo omogeneo, dipendono meno dal target di riferimento.
Vendita personale utilizzata per la comunicazione tra imprese integrata con promozioni per
fidelizzare gli intermediari.
Vendita diretta distributori al dettaglio la usano perché permette una migliore interazione con il
cliente finale.
4 Marketing operativo
Servizi ausiliari: quanto è necessario offrire per assistere il consumatore dopo che ha effettuato
l’acquisto.
o Offerta rilevante e qualifica il prodotto comunicazione pubblicitaria.
o Strumenti che consentano la personalizzazione del rapporto con il cliente.
STRATEGIA PUSH
Strategia push = Approccio al marketing
Direzione
orientato alle vendite che consiste nello
Direzione produttore della
della
spingere il prodotto da uno stadio del canale a stimolazione promozione:
quello successivo, definendo ogni volta incentivi della vendita
che consentano di farlo con la maggiore domanda grossista personale a
efficacia. intermediari
Per stimolare la domanda viene utilizzata la leva promozionale, con premi e sconti per gli intermediari, che
potranno in parte essere ribaltati sull’acquirente finale.
STRATEGIA PULL
Direzione Direzione
Strategia pull = processo in cui si della
produttore della
concentrano tutte le risorse sull’acquirente stimolazione promozione:
finale e si cerca di convincerlo del valore della pubblicità
della propria offerta, lasciando che sia lui a domanda grossista per i
consumatori
domandarla alla distribuzione.
Determinare un budget
METODO DELLA PERCENTUALE SULLE VENDITE : metodo di determinazione del budget che è posto uguale a una
certa percentuale delle vendite passate o previste.
Vantaggio: investimento costantemente parametrato all’andamento dei profitti e del ciclo economico.
Svantaggio: si basa su un rapporto causa/effetto tra vendite e comunicazione e non viceversa.
METODO DELLA PARITÀ COMPETITIVA: tecnica di definizione degli stanziamenti di comunicazione basata sul
mantenimento dell’equilibrio con gli investimenti dei concorrenti. L’efficacia della comunicazione è
influenzata dalla qualità e quantità di quella delle imprese rivali. È un approccio cautelativo: evita di correre
il rischio di investire troppo o troppo poco, ma deve basarsi su un’attenta valutazione della spesa dei
concorrenti e dei loro obiettivi specifici.
Marketing operativo 7
METODO DEL BUDGET DISPONIBILE : metodo di definizione dello stanziamento per le attività di comunicazione
di tipo residuale, ovvero, il budget di comunicazione viene definito solo dopo aver coperto tutte le altre
voci di costo.
Metodo dell’obiettivo da conseguire: Una volta individuato il mix di strumenti di comunicazione necessari a
raggiungerli viene stanziato il budget. Prevede le seguenti fasi:
1) Determinazione degli obiettivi di comunicazione
2) Definizione delle azioni da effettuare per raggiungere gli obiettivi
3) Stima dei costi da sostenere per attuare la comunicazione necessaria.
Rispecchia i rapporti causa/effetto azione efficace e coerente
Metodo più convincente, ma con difficoltà applicative.
Progettare la comunicazione
L’elemento centrale di un piano di comunicazione è costituito dai suoi contenuti e dal messaggio che si
vuole comunicare. Quest’ultimo, secondo il modello AIDA (attenzione, Interesse, Desiderio, Azione) per
essere efficace deve attirare l’attenzione, mantenere elevato l’interesse del consumatore, sollecitare il
desiderio e spingerlo all’azione. Il messaggio deve essere formulato prendendo decisioni, in merito al
contenuto, che può essere trasmesso facendo appello a tre tipi di richiamo:
Razionale (caratteristiche del prodotto)
Morale (senso di giustizia)
Emozionale (suscitare emozioni positive)
Altro fattore fondamentale è la struttura (come esprimere il concetto che si vuole trasmettere):
Esplicitare le conclusioni
Ordine e tipologia di argomenti
Bisogna scegliere la forma del messaggio e impostarla in modo che risulti efficace e sceglierne la fonte. I
fattori che sono alla base della fonte sono:
Attendibilità = quanto la fonte viene ritenuta onesta e obiettiva
Competenza professionale = conoscenze specialistiche, sono più attendibili fonti esperte nell’area
di competenza a cui il messaggio fa riferimento (ex. Dentista per pubblicizzare il dentifricio).
Simpatia = rende accattivante la fonte.
Definire la tempistica
Definire inizio, durata e frequenza della campagna. I fattori della tempistica sono molteplici, tra di essi ci
sono stagionalità e attività della concorrenza. In particolare quest’ultima è rilevante perché un
riposizionamento di una marca o l’arrivo di un nuovo concorrente richiede l’intensificazione degli
investimenti di contrasto concentrati nel tempo.
8 Marketing operativo
Direct marketing
Il direct marketing consiste in un dialogo diretto effettuato a distanza con clienti già acquisiti o potenziali
per sollecitarne una reazione interattiva e misurabile.
CRESCITA E VALORE DEL DIRECT MARKETING
La centralità attribuita alla gestione dei rapporti con i clienti si riflette nelle straordinaria crescita del direct
marketing e della sua capacità di personalizzare la comunicazione e creare interazioni dirette con
l’interlocutore.
Il direct marketing offre un servizio di convenience: l’impresa raggiunge il cliente con una comunicazione
personalizzata, gli propone offerte su misura senza che debba cercarle.
Il direct marketing offre anche programmi di invio di e-mail, tuttavia ormai i consumatori ne ricevono
talmente tante che iniziano a lamentarsi e ad ignorarle. Ciononostante, l’uso corretto dell’e-mail potrebbe
rilevare benefici sia per il consumatore (che riceverebbe informazioni che lo interessano sul serio) si a per le
imprese (bassi costi dello strumento). SOLUZIONI:
Opt – in: l’utente dichiara il consenso a ricevere il messaggio,
Opt –out: il consumatore deve dichiarare di voler essere cancellato dai data base.
Il valore del direct marketing può essere misurato tramite l’Indice di redemption: numero di casi in cui il
destinatario della comunicazione si è comportato secondo lo stimolo proposto dal messaggio:
Generazione di ordini diretti (adesioni alle proposte last minute)
Generazione di interesse (richiesta di informazioni)
Generazione di traffico (aumento del numero di visitatori in un punto vendita)
Problematiche tecnologie ed etiche del direct marketing
Per poter sviluppare un rapporto diretto con i clienti è necessario avere molte informazioni dettagliate e i
database non devono contenere errori. Alcuni dati sono già in possesso dell’azienda, altri devono essere
forniti dai consumatori il contributo della tecnologia è fondamentale. Oggi ci sono molti momenti di
contatto con il consumatore e quasi tutti lasciano tracce elettroniche che possono essere registrate e
inserite nei database, usate per i programmi di CRM (base per i programmi di direct marketing). Questa
facilità nel reperire dati ha fatto emergere criticità di ordine etico (ex. Preoccupazioni per la privacy).
Marketing operativo 9
Pubblicità di prodotto
Incentrata sulla vendita di un bene o di un servizio, assume tre forme:
Pioneristica (informativa) stadio introduttivo del CVP, informazioni sull’esistenza del prodotto e dove
reperirlo.
Competitiva (persuasiva) sollecita il mercato a scegliere un dato prodotto definendone le
caratteristiche ei vantaggi specifici di una marca. Una forma molto comune di questa tipologia è quella
della pubblicità comparativa che permette lo sviluppo di un maggior livello di attenzione verso il
prodotto e aumenta la percezione della qualità della marca.
Promemoria rafforza la consapevolezza rispetto a un determinato prodotto (ex. Pubblicità dei Baci
Perugina vicino a S. Valentino per associare il prodotto a questo evento). Adatta per prodotti che sono
in primo piano e in fase di maturità. Di questa tipologia fa parte anche la forma del rafforzamento che
rassicura i consumatori sulle scelte fatte.
Pubblicità istituzionale
Forma di comunicazione i cui contenuti sono orientati alla promozione di un’impresa nel suo complesso. Ha
l’obiettivo di costruire l’identità di un’impresa e di sostenere un atteggiamento positivo da parte degli
stakeholder.
Quattro tipologie di comunicazione istituzionale:
Advocacy adv: dichiara la posizione dell’impresa rispetto a un tema e ha l’obiettivo di stimolare
l’adesione a una causa socialmente rilevante e rafforzare il rapporto con coloro che riconoscono tale
causa.
Pubblicità istituzionale pioneristica: informare il target su un’attività aziendale.
Pubblicità istituzionale competitiva: promuovere la superiorità di un’azienda rispetto alla concorrenza
(ex. Mulino Bianco ha fatto una campagna esaltando la qualità dei singoli prodotti e facendo uno spot
che indicasse la genuinità di tutti i suoi prodotti).
Pubblicità istituzionale promemoria: promuove la marca corporate nel suo complesso (ex.
Comunicazione delle università per avere nuovi iscritti).
La pianificazione pubblicitaria
Fattori da considerare:
1. Tasso di rotazione degli acquirenti: frequenza con la quale gli acquirenti fanno il proprio ingresso nel
mercato del prodotto; più è elevato più bisogna investire sulla pubblicità.
2. Frequenza degli acquisti: più è elevato, meno servirà la ripetizione pubblicitaria,
3. Tasso di abbandono: velocità con cui gli acquirenti abbandonano la marca in assenza della pubblicità.
Approcci principali:
1. Piano continuo (stabile): pianificazione tutto l’anno (ex. Dentifrici o detersivi)
2. Piano stagionale (intermittente): campagne intervallata in periodi di silenzio in base alle caratteristiche
della stagionalità della domanda (ex. Panettoni, scii, creme solari).
3. Piano a impulsi (a martello): copertura pubblicitaria di base tutto l’anno, più intensa in alcuni periodi a
seguito di eventi particolari (ex. Giocattoli: pubblicità tutto l’anno, ma più frequente durante il periodo
natalizio). Strategia che dà i risultati migliori.
Pre-test
Servono per verificare che l’annuncio pubblicitario sia in grado di trasferire il messaggio e l’alternativa di
comunicazione più efficace. Ci sono tre tipologie:
Test di portafoglio: individuare l’alternativa più adatta agli obiettivi di comunicazione. Si raccolgono le
impressioni del consumatore dopo avergli fatto vedere diversi testi pubblicitari.
Test di giuria: si mostra ai consumatori un unico testo e si chiede il livello di gradimento e di attenzione
suscitato.
Test a teatro: i consumatori vedono dei film/programmi televisivi in cui sono inseriti degli spot e
registrano le proprie sensazioni e opinioni durante la trasmissione.
12 Marketing operativo
PUBBLICITÀ COOPERATIVA: il produttore paga una percentuale sulla spesa pubblicitaria sostenuta da un
rivenditore per promuovere i suoi prodotti nel mercato geografico locale. Il produttore così ha una visibilità
specifica e il distributore ha il supporto finanziario nella promozione della propria attività.
FORMAZIONE DELLA FORZA VENDITA DEI DISTRIBUTORI: il personale dei distributori deve essere formato sui
prodotti del produttore per valorizzarli al meglio attività di formazione e incentivazione.
Le relazioni pubbliche
Il ruolo delle relazioni pubbliche è mutato dalla gestione dell’immagine alla gestione della reputazione
aziendale. Quindi anche l’insieme delle competenze professionali e degli strumenti si è arricchito.
Strumenti base
I media possono essere gestite da un ufficio interno o da un’agenzia di RP. Strumenti:
1. Media list: raccolta di informazioni relative ai giornalisti e alle redazioni con cui mantenere buone
relazioni.
2. Comunicato stampa: testo indirizzato ai giornalisti il cui contenuto è relativo a eventi aziendali molto
interessanti.
a. Conferenza stampa: strumenti principali del relatore pubblico, incontro tra gli esponenti
aziendali e i giornalisti.
b. Rassegna stampa: raccolta di tutte le pubblicazioni conseguenti alla divulgazione di una notizia,
che permette di valutare come i media abbiano percepito e veicolato quanto l’azienda ha
comunicato.
3. Intervista
Altri strumenti sono l’organizzazione di eventi.
Strumenti specialistici
Siti web
Comunicazione interna
Sposorizzazioni e partnership
Public affair = sviluppare relazioni di reciprocità oltre che durature tra le organizzazioni e le
istituzioni pubbliche
Comunicazione per la gestione delle crisi
Comunicazione finanziaria = fornire un’informazione veritiera e trasparente alla comunità
finanziaria.
Comunicazione ambientale = informare la comunità e i clienti relativamente a iniziative, progetti e
prodotti che hanno implicazione di carattere ambientale.
Per poter comunicare in modo più efficace, rivolgendosi a un pubblico sempre più differenziato, sarà inoltre
inevitabile ricorrere a un approccio che integri i vari mezzi e tecniche.