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BISOGNI VALORE E
DESIDERI SODDISFAZIONE
DOMANDA
MARKETING
SCAMBIO OPERATORI DI
MERCATO
TRANSAZIONI
RELAZIONI
MERCATI
L’EVOLUZIONE DEL MARKETING:
Un primo approccio: orientamento al prodotto (prospettiva inside-in)
• La logica del Pull sostituisce quella del Push: : l’orientamento al cliente o al marketing è inteso
come filosofia incentrata sul principio «ascolta e rispondi», infatti l’obiettivo dell’impresa non è più
quello di trovare i clienti giusti per il prodotto offerto ma, al contrario, trovare il prodotto giusto per i
clienti.
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ORIENTAMENTO AL CLIENTE
• Si sviluppa il marketing strategico che d’ora in poi in stretto contatto con le
funzioni R&S e produzione orienterà le politichè di prodotto e di mercato
Lezione numero 4 9
EVOLUZIONE DEL MARKETING
Il concetto di orientamento al mercato
(prospettiva globale)
Evoluzione della filosofia aziendale che tiene in considerazione :
• La globalizzazione dell’economia mondiale
• La rivoluzione delle nuove tecnologie ICT con il conseguente sviluppo dei mercati on-line
• L’emergere di nuovi valori che promuovono un’economia sociale
• Vengono tenuti in considerazione tutti gli attori del mercato (clienti, concorrenti, distributori
etc.)
• attiene alla filosofia di gestione orientata al mercato (anziché al prodotto o alla vendita)
che coinvolge l’intera impresa.
• attiene all’Insieme di strumenti di analisi e di previsione dei bisogni del mercato:
marketing strategico
• consiste nell’insieme di mezzi di vendita per conquistare i mercati: marketing operativo
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ORIENTAMENTO AL MERCATO
Il concetto di orientamento al mercato Differenze con l’orientamento al
cliente:
• Si rivolge a tutti gli attori principali del mercato (clienti, concorrenti, distributori ecc.
• Si basa sia sulle richieste del mercato ma anche sui modelli innovativi legati alla spinta
tecnologica
• Mentre l’orientamento al cliente è orientato all’azione basata sul paradigma delle 4P,
l’orientamento al mercato si fonda sul paradigma formato da cultura- analisi-azione
• E’ considerato una cultura di base che pervade ogni livello e ogni funzione all’interno
dell’azienda a differenza del concetto tradizionale di marketing che è di solito confinato alla
funzione marketing
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ORIENTAMENTI GESTIONALI
ORIENTAMENTO AL PRODOTTO
Capacità di
Produzione Azione di vendita Clientela
produzione
ORIENTAMENTO AL MERCATO
Fe edback
ORIENTAMENTO AL “BUSINESS”
Nuovi bisogni
e desideri dei
consumatori Capacità di
clienti produzione
Nuove
opportunità Produzione Vendita Clientela
di mercato
Bisogni e (business)
desideri dei Programma
consumatori di marketing
non clienti
Feedback
Contenuti dell’azione di marketing
1-Analisi del
mercato
2-
4-Esecuzione
Programmazione
della vendita
dei prodotti
3-Promozione
della domanda
Contenuti dell’azione
di marketing
Il marketing è il processo mediante cui l’azienda
studia il mercato o i mercati che ritiene
interessanti, analizza le tendenze della
domanda e la situazione della concorrenza,
individua l’esistenza di opportunità di business,
orienta la produzione in funzione dei potenziali
acquirenti da conquistare, crea la domanda per
i nuovi prodotti e provvede a collocare questi
ultimi presso gli sbocchi prescelti
Tipologie di
marketing
Il marketing può essere definito come
l’attività con cui l’impresa tende ad
ottimizzare la commercializzazione dei
propri prodotti e servizi mediante
l’individuazione, lo stimolo – e talvolta
la creazione- dei bisogni dei
consumatori.
Possiamo classificare il marketing in:
Analitico
Strategico
Operativo
MARKETING MANAGEMENT
MARKETING
ANALITICO
MARKETING Il marketing analitico
Il marketing analitico comprende tutte le attività che consentono di
esaminare il mercato.
Nel processo di marketing costituisce la fase iniziale di acquisizione delle
conoscenze.
Le analisi possono essere esterne ed interne.
Le analisi possono essere effettuate attraverso:
- Dati storici dell’azienda
- Ricerche di marketing
- Fonti statistiche reperibili anche su internet (Istat, Banca d’Italia, Enit, ONT,
osservatorio turistico
regione Sicilia)
Importanti strumenti del marketing analitico sono le ricerche di marketing.
Le ricerche di marketing possono essere classificate in:
Quantitative
Qualitative
MARKETING ANALITICO
RICERCHE
QUANTITATIVE
Le ricerche quantitative sono finalizzate alla quantificazione ( i
consumi, le modalità di acquisto, le quote di mercato, etc.).
Utilizzano approcci statistico matematici (si determina un
1
campione rappresentativo di un universo con metodo
statistico da assoggettare ad indagine).
La raccolta dei dati può essere effettuate sul campo
2 (mediante interviste) o in back office utilizzando dati reperibili
su internet, pubblicazioni (fonti ufficiali istat, camera di
commercio, associazioni di categoria, istituti di marketing
3 privati).
Strumento della ricerca è il questionario (individuale,
postale, telefonico, internet).
4 Tipi di ricerca sono: sul prodotto, sul packaging, sulla
pubblicitad esempio , sulle vendite (inventario negozi o
valutazione dei consumatori), sulle marche, sulla
concorrenza…
MARKETING
ANALITICO
RICERCHE
QUALITATIVE
Le ricerche qualitative tendono a
spiegare il “perché” dei consumi.
L’approccio è di tipo psicologico.
Gli strumenti sono :
Interviste individuali
Colloqui di gruppo
Test psicologici
Il ruolo dell’intervistatore è
fondamentale sia nelle ricerche
quantitative che qualitative.
MERCATO E ANLISI DELLA DOMANDA
La sola analisi SWOT non è tuttavia un elemento sufficiente a configurare la posizione concorrenziale
dell’impresa sul mercato. Tale analisi, per fornire informazioni compiute, deve essere messa in relazione
con altre analisi strategiche riguardanti la concorrenza e il mercato. Le più utili, a tal fine, sono le c.d.
matrici di portafoglio che presentano il vantaggio di descrivere il contesto competitivo secondo un criterio
oggettivo (nella SWOT opportunità e minacce dell’ambiente esterno rappresentano fattori soggettivi).
Le matrici di portafoglio hanno lo scopo di individuare la posizione dei prodotti aziendali in riferimento ad
alcuni parametri oggettivamente misurabili o comunque in grado di definire chiaramente il contesto in cui
l’impresa è inserita; ad esempio, la posizione di ogni prodotto può essere identificata nella matrice secondo
la quota di mercato relativa e il tasso di crescita del mercato (matrice BCG) o il grado di novità di prodotti e
mercati (matrice di Ansoff).
MATRICE DI ANSOFF
La matrice di Ansoff: le principali strategie di
sviluppo
La micro-segmentazione consiste invece nell’analisi dei diversi attributi richiesti dai clienti per lo stesso
prodotto mercato e nell’individuazione di gruppi di clienti che, all’interno dei segmenti identificati attraverso
l’analisi di macro-segmentazione, richiedano lo stesso paniere di attributi.
Posizionamento: definizione dell’offerta e dell’immagine dell’impresa che possano occupare uno spazio
preciso nella mente dei consumatori attuali e potenziali
SEGMENTAZIONE
Segmentazione del mercato
• I requisiti dei segmenti:
– Risposta differenziata
– Misurabilità
– Accessibilità
– Attivabilità /Praticabilità
– Profittabilità /Rilevanza
• Le variabili di segmentazione:
– Variabili geografiche
– Variabili demografiche
– Variabili socio-economiche
– Variabili psicografiche
– Variabili sul comportamento di acquisto
– Variabili sul comportamento di consumo
• Due variabili aggiuntive: gli stili di vita e la generazione
Il TARGETING
PARAMETRI PER LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO
DEMOGRAFICI
1 Età , sesso, ampiezza della famiglia..
SOCIOECONOMICI
Reddito, professione, livello di istruzione.
2 UBICAZIONALI
Popolazione urbana, suburbana e rurale.
PSICOGRAFICI
3 Personalità , autonomia decisionale, preferenza
per l’innovazione.
COMPORTAMENTALI
4 Disposizione all’acquisto, grado di fedeltà , benefici
desiderati.
POSIZIONAMENTO
Il posizionamento
• Rappresenta la collocazione ideale che il prodotto ha nella mente del cliente.
• Formulare una proposizione di Valore
• Due tipologie di posizionamento e le mappe percettive PREZZO
• Gli errori da evitare:
– Posizionamento insufficiente
PRODOTTO PRODOTTO
– Posizionamento troppo ristretto A B
– Posizionamento confuso
– Posizionamento scarsamente credibile
QUALITA’
PRODOTTO PRODOTTO
C D
Posizionamento di Mercato
E’ l’insieme di iniziative volte a definire le caratteristiche del prodotto offerto dall’impresa e ad
impostare il marketing mix più adatto per attribuire una certa posizione al prodotto nella mente del
consumatore.
POSIZIONAMENTO
La Definizione di Posizionamento
Per posizionamento si intende la creazione di un’immagine del prodotto nella mente dei clienti a cui ci si
rivolge.
Il posizionamento stabilisce l’immagine del prodotto all’interno del mercato-obiettivo, rispetto alla concorrenza
(posizionamento di mercato).
Nel caso di un mercato competitivo invece, il posizionamento ha la funzione di sottolineare i lati positivi del
prodotto per distinguerlo dalla concorrenza (posizionamento competitivo).
Bisogna ricordare che il posizionamento serve per differenziare un prodotto destinato a un mercato-obiettivo
specifico, non a tutto il mondo.
Per realizzare un efficace posizionamento a lungo termine, bisogna tenere conto dei seguenti fattori:
• le potenzialità intrinseche del prodotto
• i bisogni e le esigenze del mercato-obiettivo
• la concorrenza.
Bisogna individuare i punti di forza e di debolezza del prodotto rispetto a quelli della concorrenza, in
particolare:
• Sotto quali aspetti il prodotto è assimilabile a quello della concorrenza e dove invece si differenzia?
• In cosa consiste la sua unicitad esempio ?
• Ma soprattutto, che effetto hanno sul mercato-obiettivo le sue eventuali differenze rispetto alla
concorrenza?
DETERMINARE IL POSIZIONAMENTO
Come Determinare il Posizionamento Efficacemente
Ci sono due principali metodi:
1. Matching (abbinamento)
2. Mapping (mappatura)
Per avere una visione più completa del prodotto in rapporto al mercato-obiettivo e alla concorrenza
bisogna:
Una volta stabilita la strategia di posizionamento, non resta che sviluppare un piano esecutivo.
Questa fase è particolarmente importante ai fini di una comunicazione della strategia medesima che informi di
sé tutti gli strumenti tattici del marketing mix.
TIPOLOGIE DI POSIZIONAMENTO
Esempi di posizionamento:
• Posizionamento iniziale basato sul prezzo.
• Confronto fra il posizionamento iniziale basato sul prezzo e il nuovo posizionamento basato sul valore.
• Posizionamento per raffronto fra clienti e non-clienti.
• Posizionamento per riempimento di un vuoto.
• Posizionamento per punto di forza/insieme di punti di forza.
• Posizionamento in base alla caratteristica differenziante del prodotto
• Bisogna chiedersi:
• cos’è che differenzia in maniera sostanziale il prodotto venduto dall’azienda?
• Il prodotto presenta un’unica caratteristica?
• Posizionamento in base agli attributi/benefici principali
• Bisogna chiedersi:
• quale beneficio offerto dal prodotto sarà considerato significativo dal mercato-obiettivo?
• Posizionamento in base agli utilizzatori del prodotto
• Posizionamento in base all’utilizzo
• Posizionamento in contrapposizione alla categoria
• Posizionamento in contrapposizione a uno specifico concorrente
• Posizionamento sulla base dei problemi
ESEMPIO MAPPA DI POSIZIONAMENTO
ESEMPIO MAPPA DI POSIZIONAMENTO
COMPORTAMENTO
DI ACQUISTO DEL
CONSUMATORE
Il comportamento del consumatore, inteso anche come
comportamento di acquisto, è l’insieme delle motivazioni
che spingono il consumatore all’acquisto di un qualsiasi
prodotto/servizio offerto da un’impresa.
Quest’ambito di ricerca multidisciplinare, di grande rilevanza per il settore del marketing, riguarda quindi
l’analisi di ogni attività effettuata prima dell’acquisto (ricerca di informazioni, visita al punto vendita, ecc.), fino
ai comportamenti post-consumo (eventuali interazioni con l’azienda, maggiore o minore grado di fedeltà al
brand , ecc.).
È questo tipo di analisi che fornisce alle aziende importanti dati sul mercato e sul target di riferimento,
consentendo inoltre di identificare dei trend di consumo per le diverse tipologie di clienti.
FATTORI DEL
COMPORTAMENTO
DEL CONSUMATORE
Quali sono i fattori che incidono sul comportamento
del consumatore in fase di acquisto?
Per capire dove, quando, come e perché i
consumatori effettuano un determinato acquisto,
bisogna individuare i fattori principali che incidono sul
comportamento del consumatore che sono spesso di
natura culturale, sociale, personale e psicologica.
Altri fattori che incidono sul comportamento
d’acquisto possono essere di natura molto diversa.
• Fattori Culturali
• Fattori Sociali
• Fattori Personali
• Fattori Psicologici
FATTORI CULTURALI
Fattori culturali
1. L’ambiente fisico
2. L’ambiente sociale (persone presenti,
caratteristiche e ruoli)
3. La prospettiva temporale (stagionalità,
acquisti reiterati)
4. La definizione del compito (acquisto per me
stesso o per altri - regali natale o altre
ricorrenze significative)
5. Le condizioni antecedenti (inclinazioni
momentanee che determinano un
particolare stato d’animo es. film)
INFLUENZE
PSICOLOGICHE
Le influenze psicologiche
Le informazioni generate dal contesto sociale,
di marketing e situazionale influenzano opinioni
e sensazioni ma esistono moltissimo fattori
psicologici che modificano l’interpretazione e
l’utilizzo di tali informazioni.
Due fattori psicologici molto significativi sono
1. Product knowledge
2. Product involvement
INFLUENZE
PSICOLOGICHE
Product knowledge
Un complesso di informazioni immagazzinate
nella memoria del consumatore riguardante
particolari classi e forme di prodotto, di marche,
modelli e modi di acquistarli.
Influisce sulla rapidità del processo e
sulla scelta del prodotto
INFLUENZE
PSICOLOGICHE
Product involvement
La percezione di un consumatore in merito
all’importanza o all’interesse personale di un
bene.
Es Harley Davidson
In caso di acquisto a elevato coinvolgimento
il consumatore tenderà ad acquisire una elevata
product knowledge
Un alto grado di product knowledge allunga il
processo decisionale
Il processo decisionale del
consumatore schema riassuntivo
Il processo decisionale del
consumatore schema riassuntivo
1 • Riconoscimento bisogno
2 • Ricerca alternative
3 • Valutazione alternative
4 • Decisione d’acquisto
5 • Impressioni dopo acquisto
COMPORTAMENTO DEL CONSUMATORE
• Concorrenza tra bisogni (indiretta)
PROCESSO • Concorrenza tra beni (allargata)
• Concorrenza tra marche (diretta)
DI ACQUISTO
TIPOLOGIE PROCESSO
DI ACQUISTO
Le 5 fasi del processo decisionale
1. Riconoscimento del bisogno
La classificazione Abraham
Maslow:
- fisiologici,
- di sicurezza,
- di appartenenza e amore,
- di stima,
- di realizzazione
Le 5 fasi del processo
decisionale
2. Ricerca delle alternative
- fonti interne,
- fonti sociali,
- di marketing,
- pubbliche,
- esperienza
Le 5 fasi del processo
decisionale
3. La valutazione delle
alternative
Approcci utilitaristici “ponderati”
(alla Fishbein)
Componenti razionali ed emotive
La mente del consumatore: una
scatola nera
4. La decisione d’acquisto
Il rischio percepito
Le 5 fasi del processo
decisionale
5. Le impressioni post-uso
Soddisfazione e dissonanza
cognitiva
Importanza chiave per il
riacquisto
Confirmation e Disconfirmation
paradigm
Aspettative e percezione
Ruolo chiave della PBC nel
creare aspettative
Ruolo chiave del postvendita
TREND NEL
COMPORTAMENTO
DI ACQUISTO
l comportamento d’acquisto del consumatore
Findomestic (2006) ha individuato 8 tipi di
tendenze per i beni durevoli:
Ricerca del valore
Qui e ora
Attenzione al budget
Multicanalitad esempio
Previdenza
Essere gruppo
Ritualismo (no innovatori)
Frenesia (di essere tra i primi)
I RUOLI DI ACQUISTO
RUOLI D’ACQUISTO
a. Iniziatore
b. Influenzatore
c. Decisore
d. Acquirente
e. Utilizzatore
I RUOLI DI ACQUISTO
I ruoli di acquisto
L’iniziatore: è la persona che per prima ha l’idea o
comunque suggerisce l’acquisto di un particolare
prodotto
L’influenzatore: è la persona i cui consigli hanno
qualche peso nella decisione finale Il decisore: è la
persona che determina, in tutto o in parte, la
decisione d’acquisto finale
L’acquirente: è la persona che materialmente
effettua l’acquisto
Il consumatore è la persona, o le persone, che
materialmente consuma o usa il prodotto o servizio
TIPOLOGIE DI CONSUMATORI
Innovator. Consumatore con una buona disponibilità
economica, sempre disposto al cambiamento e
caratterizzato da grande auto‐stima. Tiene molto
all’immagine di sé, che non manca di comunicare agli altri.
Thinkers. Consumatori con alte entrate, motivati da alti
ideali, maturi, responsabili, con alto livello di istruzione,
aggiornati sui fatti e versatili. Nonostante la buona
disponibilità economica, compiono scelte ponderate negli
acquisti.
Believers. Consumatori con scarse disponibilità
economiche, motivati da alti ideali, conservatori. Danno
molta importanza alla famiglia, alle relazioni
sociali, alla religione, alla nazione.
Achievers. Consumatori motivati dal desiderio di
raggiungere alti obiettivi. Danno molta importanza al lavoro
e traggono soddisfazione proprio dal lavoro e dalla famiglia.
Rispettano l’autorità e lo status quo. Preferiscono prodotti
noti e servizi caratterizzati da efficienza.
TIPOLOGIE DI CONSUMATORI
Strivers. Consumatori simili agli achivers ma con una
minore disponibilità economica. Tendono ad emulare le
persone e i gruppi a cui aspirano.
• Experiencers. Consumatori con disponibilità economica
limitata, motivati dal desiderio di esprimere se stessi. Età
media: 25 anni. Hanno molta energia, amano lo sport e le
attività sociali. Spendono molto in vestiario, fast‐food,
musica. Sono molto attenti ai nuovi prodotti.
• Makers. Consumatori con poca disponibilità economica,
persone pratiche
e dinamiche con il mito dell’auto‐sussistenza. Amano
prodotti funzionali e
non sono molto interessati al mondo che li circionda.
• Survivors. Si tratta dei consumatori con la disponibilità
economica più modesta. Età media: 61 anni. Tendono ad
essere affezionati a prodotti conosciuti.
MOTIVAZIONE
DI ACQUISTO
La motivazione
Un bisogno diventa un motivo quando ha
raggiunto un livello di intensità sufficiente. Un
motivo è quindi un bisogno che esercita una
sufficiente pressione per spingere la persona al
soddisfacimento del bisogno stesso
MOTIVAZIONE
DI ACQUISTO
(Wikipedia)
MARKETING STRATEGICO
Lo sviluppo di una strategia di marketing
comprende 5 fasi:
Potenziali entranti: soggetti che potrebbero entrare nel mercato in cui opera l'azienda; i fattori che
possono influenzare la forza di potenziali entranti sono: la disponibilità dei capitali; la conoscenza del
settore; la reputazione e il brand; gli accordi con la distribuzione;
Produttori di beni sostitutivi: soggetti che immettono sul mercato dei prodotti diversi da quelli
dell'impresa di riferimento, ma che soddisfano, in modo diverso, lo stesso bisogno del
cliente/consumatore. i punti di forza che possono favorire i produttori di beni sostitutivi sono: un
miglior rapporto qualità prezzo; una buona propensione alla sostituzione; la complessità del bisogno.
MODELLO DELLE 5 FORZE DI PORTER
L'analisi di queste forze
permette all'impresa di
ottenere un quadro completo
sulla sua posizione
competitiva, di prendere
decisioni strategiche, di
stabilire i comportamenti e
atteggiamenti da adottare nei
confronti di queste forze. Nel
framework di Porter la
capacità di un'azienda di
ottenere risultati superiori alla
media nel settore nel quale è
inserita dipendono dunque
dalla sua capacità di
posizionarsi all'interno del
settore e dall'effetto di queste
5 forze.
MODELLO DELLE 5 FORZE DI PORTER
Il successo di una strategia di una azienda dipende da due condizioni ambientali:
• Ambiente esterno: sistema competitivo in cui opera
• Ambiente interno: le risorse che possiede
Le risorse aziendali
Le caratteristiche del settore non spiegano da sole il successo delle aziende
È necessario bisogna considerare le risorse di cui un’impresa dispone
1. risorse materiali
2. risorse immateriali
3. capacità organizzative
Per essere la base di un vantaggio competitivo sostenibile è necessario che:
• le risorse possiedano un valore (cioè devono consentire all’impresa di sfruttare opportunità o
fronteggiare minacce)
• le risorse siano scarse
• le risorse siano difficili da imitare
• l’azienda sia in grado di estrarre dalle risorse il potenziale
CATENA DEL VALORE DI PORTER
La catena del valore è quella serie di
attività che un'organizzazione fa per
rendere competitivo il suo prodotto o
servizio.
Il termine venne fuori nel 1985 dal
libro "Competitive Advantage" di
Michael Porter, professore alla
Business School di Harvard. Porter
raggruppa le attività della "value
chain" in due categorie:
1-attività primarie (logistica
interna ed esterna, dalla gestione dei
materiali alla distribuzione e al
marketing);
2-attività secondarie o di
supporto (contabilità, gestione
risorse umane, ricerca e sviluppo).
CATENA DEL VALORE DI PORTER
La catena del valore è quella serie di attività che un'organizzazione fa per rendere competitivo il suo
prodotto o servizio.
Il termine venne fuori nel 1985 dal libro "Competitive Advantage" di Michael Porter, professore alla
Business School di Harvard. Porter raggruppa le attività della "value chain" in due categorie:
1-attività primarie (logistica interna ed esterna, dalla gestione dei materiali alla distribuzione e al
marketing);
2-attività secondarie o di supporto (contabilità, gestione risorse umane, ricerca e sviluppo).
CATENA DEL VALORE DI PORTER
La “Catena del Valore” - Normann
Le attività della catena del valore.
Ogni attività primaria ha attività di supporto che le aggiungono valore. Le unità produttive e di
business tutte insieme creano valore in base ai prodotti e servizi che si combinano fra loro in modo
logico. Per esempio se pensiamo alle scarpe, la catena è formata da produttori e conciatori di pelli,
di tinture, di macchine per calzaturifici, di scatolifici, oltre alla pubblicità, al marketing, ai trasporti e ai
punti vendita.
Richard Normann e Rafael Ramirez, consulenti europei, hanno esteso il concetto di catena
a quello di costellazione del valore, perché l'azienda deve aggiungere alla catena tradizionale una
fitta rete di relazioni web che assomiglia molto più ad una costellazione che ad una catena. Una
catena del valore va dalle materie prime alla merce sullo scaffale del negozio. Il problema è
aggiungere più valore possibile spendendo il meno possibile, e catturare il valore nel punto in cui
noi operiamo
CATENA DEL VALORE DI PORTER
La struttura della Catena del Valore Attività secondarie
Attività primarie 1- Ufficio acquisti
1-Logistica interna 2- Management delle risorse umane
• relazioni con i fornitori (ricevere, immagazzinare e • assunzioni, formazione, retribuzioni,
distribuire input) pensionamenti e licenziamenti
2-Attività per trasformare input in output 3- Sviluppo tecnologico
(prodotti e servizi) • impianti, hardware e software, procedure e
3- Logistica esterna conoscenze utili a trasformare gli input in
• tutte le attività per raccogliere, immagazzinare e output
distribuire output 4- Infrastrutture
4-Marketing e vendite • Contabilità, assistenza legale e finanziaria,
• informazioni agli acquirenti su prodotti e servizi planning, public affairs, lobby, qualità,
• invito a comprare management
• facilitazioni all'acquisto
5-Servizi
• attività per rendere funzionale il prodotto/servizio
per l'acquirente dopo l'acquisto e la consegna
DEFINIRE IL MERCATO
OBIETTIVO
Mercato obiettivo
La valutazione dei segmenti è basata su questi
fattori:
• Dimensione e tasso di crescita del
segmento
• Attrattività strutturale del segmento (5 Forze
di Porter mirato al segmento se non è stato
fatto in precedenza)
• Obiettivi e risorse dell’azienda
Dopo questa valutazione l’azienda decide quali
e quanti segmenti servire con la maggior
efficacia (target marketing). C’è il pensiero di
voler raggiungere il maggior numero di clienti
possibili, ma questa non è una giusta strada,
anzi è impossibile, perché c’è il rischio di non
soddisfare nessun segmento facendo così.
MARKETING STRATEGICO
• orientamento all'azione
• opportunità esistenti
• ambiente stabile
• comportamento reattivo
• orizzonte a breve termine
• responsabilità della funzione di marketing.
LE 4 P DEL MARKETING
Il marketing operativo si basa su una serie di operazioni definite le
4 P del marketing, eccole:
La combinazione di strumenti
operativi che un'impresa
decide di utilizzare per il
raggiungimento dei suoi
obiettivi strategici è detta
marketing mix.
MARKETING MIX
Secondo un modello molto utilizzato, le
componenti del marketing mix possono essere
suddivise in quattro grandi categorie, dette le
"quattro P":
1-le caratteristiche del prodotto o servizio
progettato per soddisfare le esigenze di un
determinato gruppo (segmento) di consumatori
2-le politiche di prezzo adottate; il prezzo
rappresenta il corrispettivo in denaro che il
consumatore è disposto a pagare per fruire di
un determinato bene o servizio.
3-la distribuzione commerciale
(placement), ovvero i canali attraverso cui
l'impresa porta il prodotto ai diversi target di
consumatori.
4-le attività di comunicazione (promozione)
attraverso cui l'azienda cerca di far conoscere e
apprezzare la propria offerta.
MARKETING MIX
Si tratta di una serie di strumenti adottati per assumere decisioni operative di
marketing in funzione delle scelte strategiche effettuate. Sono «leve» manovrabili
dall’impresa allo scopo di ottenere le reazioni desiderate all’interno del mercato
obiettivo e influenzare, quindi, la domanda. Le variabili decisionali commerciali
che tradizionalmente si includono nel marketing mix sono definite dalla letteratura
consolidata 4P (teorizzate da Jerome McCarthy):
– prodotto (Product);
– prezzo (Price);
– comunicazione (Promotion);
– distribuzione (Place).
È compito del marketing management sviluppare un insieme di principi generali
volti a indirizzare e guidare la determinazione del livello, della combinazione e
della distribuzione della sua azione commerciale nel tempo.
L’aspetto fondamentale di questo toolkit è, dunque, quello di tradurre le decisioni
strategiche in azioni operative.
POLITICHE DI MARKETING
1 PRODOTTO
POLITICA DI PRODOTTO
Politica di prodotto: cos’è
Per politica di prodotto si intendono le
decisioni riguardanti nello specifico
l’innovazione, lo sviluppo, la gestione ed
eliminazione del prodotto stesso.
Attenzione però, perchè il prodotto, secondo
quanto affermato da Sfodera nel 2009, è inteso
come “un paniere di attributi tangibili e non le
cui combinazioni creano valore e che fornisce
benefici per chi lo utilizza”, per cui quello che
acquistiamo non è tanto un oggetto quanto
piuttosto l’insieme di servizi e benefici che tale
prodotto è in grado di rendere al cliente.
POLITICA DI PRODOTTO
Per sviluppare una buona politica di prodotto innanzitutto è necessario considerare quattro
elementi di criticità in riferimento al paniere di prodotti aziendali e al singolo prodotto:
1-la rilevanza strategica
Il prodotto è considerato come l’estrema sintesi sia dell’attività dell’impresa che di quella
del consumatore
2-la complessità di gestione
dal momento che alla gestione e progettazione del prodotto concorrono più attori e fattori
(interni e esterni)
3-la trasversalità
la politica di prodotto è infatti estremamente collegata con le politiche riferite alle altre leve
e ne rappresenta la sintesi di tutte
4-l’articolazione gerarchica del prodotto
le decisioni da prendere sono complesse e vanno coordinate su più livelli per questo per
decidere si aggregano i prodotti all’interno del portafoglio secondo tre livelli di architettura:
5-singola referenza (ovvero la singola unità di prodotto)
linea (prodotti aggregati secondo similarità di tipo tecnico/produttivo o commerciali)
gamma (insieme di tutte le linee, il portafoglio prodotti nel complesso. Ovviamente la
gamma ha delle caratteristiche – che sono ampiezza, profondità, lunghezza e coerenza –)
POLITICA DI PRODOTTO
• DIFFERENZIAZIONE
DEGLI ASSORTIMENTI.
• VISIBILITA’ DEI
PRODOTTI.
• AMPIEZZA
DELL’OFFERTA.
• INNOVATIVITA’ DELLE
PRODUZIONI.
POLITICA DI PRODOTTO
POLITICA DI PRODOTTO
3 sono le aree su cui è importante formulare le decisioni riguardanti la politica di prodotto.
Queste tre aree sono:
1-il mantenimento
In questo caso si confermano le decisioni prese in precedenza, il portafoglio quindi non
subisce variazioni sostanziali anche se possono comunque essere applicate delle piccole
modifiche ai singoli prodotti o linee in riferimento alle altre leve del marketing mix (ad
esempio modificandone la distribuzione o la politica di prezzo).
2-l’adeguamento
Questo è il caso in cui il prodotto o la linea vengono modificati sostanzialmente riguardo
più aspetti come la qualità, la funzionalità e l’estetica. Ogni modifica deve essere valutata
con attenzione dal momento che comporta dei costi a livello aziendale e deve inoltre essere
percepita positivamente dal consumatore ed aumentarne la soddisfazione.
POLITICA DI PRODOTTO
3 sono le aree su cui è importante formulare le decisioni riguardanti la politica di prodotto.
Queste tre aree sono:
3-l’eliminazione
Qui invece si valuta l’eventuale eliminazione di un singolo prodotto o linea di prodotti
cercando di quantificarne l’impatto su consumatori in termini di rete di vendita, distribuzione,
immagine dell’impresa ecc. dal momento che l’eliminazione di un prodotto comporta delle
conseguenze anche all’interno del processo produttivo.
Nel caso si decida di procedere con l’eliminazione del prodotto (o linea di prodotti) lo si può
fare in due diversi modi:
Gradualmente
in questo caso il prodotto viene eliminato dal mercato in modo graduale, decidendo ad
esempio di terminare tutte le scorte.
Immediatamente
solo nel caso in cui le perdite derivanti dalla presenza sul mercato del tal prodotto sono
risultano essere troppo elevate
MATRICE BCG
Matrice BCG. La matrice crescita/quota di mercato sviluppata dal Boston Consulting
Group è un modello utilizzato per aiutare le aziende nella gestione di un portafoglio di
prodotti. I manager usano questo modello per determinare strategie appropriate per i
prodotti e per le aree strategiche d’affari (ASA).
La matrice BCG, che prende il nome dall’impresa di consulenza aziendale che l’ha inventata
agli inizi degli anni Settanta, è la prima e più nota delle matrici di posizionamento. Riporta
sull’asse verticale il tasso di crescita del mercato di un prodotto e su quello orizzontale la
quota di mercato relativa dell’impresa. La posizione di ogni prodotto viene quindi identificata
nella matrice secondo questi due parametri e l’importanza relativa di ogni singolo prodotto
viene schematizzata con una circonferenza di grandezza proporzionale alle vendite del
prodotto.
Gli assi della matrice sono divisi in due parti – alta crescita/bassa crescita e alta
quota/bassa quota – formando così quattro quadranti a cui corrispondono altrettante
tipologie di prodotti: prodotti cash cow, prodotti dog, prodotti question mark e prodotti star.
MATRICE BCG
MATRICE BCG
L’ interpretazione della matrice BCG
In termini generali, dalla matrice quota di mercato/crescita di mercato si deduce che quanto
più alto è il ritmo di sviluppo, tanto maggiore è il fabbisogno di capitale; mentre quanto più
ampia è la quota di mercato tanto maggiore saranno i profitti e quindi il “cash” generato (ciò
può essere fatto risalire alla curva di esperienza ed alle economie di scala).
Le differenze che si vengono a scoprire nel potenziale di crescita, nella quota di mercato
relativa e quindi nel cash flow potenziale, determinano i prodotti che rappresentano
opportunità di investimento, quelli che dovrebbero fornire le risorse monetarie e quelli che
dovrebbero essere eliminati. L’ obiettivo è di ottenere i migliori risultati dal portafoglio
mantenendo l’equilibrio di cash flow.
Secondo questa chiave di lettura ognuno dei quattro quadranti nei quali è divisa la matrice
BCG identifica una situazione significativamente diversa per la pianificazione. Ogni
quadrante offre, infatti, indicazioni diverse sullo stadio del ciclo di vita dei prodotti analizzati
e sulla redditività che quest’ultimi possono generare. La matrice BCG, inoltre, fornisce le
sequenze di successo (question mark – star – cash cow) e quelle di insuccesso (question
mark – dog; cash cow – dog), dando perciò alla direzione aziendale un contributo per la
definizione degli obiettivi e delle strategie.
MATRICE BCG
MATRICE BCG
Classificazione dei prodotti nella matrice BCG: Cash cow, dog,
question mark e star
1. I prodotti CASH COW. Nel quadrante inferiore sinistro corrispondente ad alta quota di
mercato in un settore a bassa crescita, i prodotti vengono indicati come “cash cow”,
letteralmente una vacca da cui mungere denaro. I prodotti cash cow si collocano nella fase
di maturità del ciclo di vita del prodotto. Per questi prodotti occorre adottare strategie che
consentano il mantenimento o la difesa della quota di mercato relativa.
Rientrano in questo quadrante i prodotti che generano le maggiori risorse monetarie, non
richiedono grandi investimenti e hanno il compito principale di finanziarie lo sviluppo di altri
prodotti. Si tratta, in altre parole, di prodotti di cui ci si limita a sfruttare la forte posizione in
un settore ormai maturo e stabile.
2. I prodotti DOG. Nel quadrante inferiore destro vi sono i prodotti, chiamati “dog”, che
hanno una quota di mercato bassa in un settore a bassa crescita. Essi non generano né
richiedono risorse finanziarie; la loro redditività è modesta e la loro singola importanza
relativa così marginale che sono i maggiori candidati all’eliminazione. I prodotti dog sono
quelli appartenenti alla fase di declino del ciclo di vita.
MATRICE BCG
Analisi di Portafoglio
Poiché per “analisi di portafoglio” usualmente si intende la matrice del Boston Consulting
Group, è utile approfondire anche il concetto stesso di analisi di portafoglio (portfolio
analysis). Le analisi di portafoglio hanno lo scopo di fornire informazioni per le decisioni
strategiche d’impresa e possono essere intese sia come valutazione dell’offerta attraverso
misure della redditività attuale dei prodotti e delle aree strategiche d’affari, generalmente
utilizzando il margine di contribuzione, sia come tecniche formalizzate in modelli logici che,
consentono di definire la posizione relativa dei prodotti secondo parametri significativi per lo
sviluppo aziendale. Nella matrice BCG, come si è visto, sono il tasso di crescita del mercato
di un prodotto e la sua quota di mercato sono le due variabili fondamentali nella
determinazione della strategia aziendale.
Le tecniche di analisi di portafoglio sono particolarmente apprezzate nelle imprese
multiprodotto che operano in molti mercati e per le quali la pianificazione strategica è un
problema particolarmente complesso. Invece di un approccio decentralizzato, le grandi
compagnie possono condurre una pianificazione strategica integrata a livello centrale per
sfruttare al massimo grado le potenzialità del prodotto con le risorse disponibili e per
stabilire le azioni da intraprendere una volta identificata la migliore combinazione delle
attività.
MATRICE BCG
L’analisi di portafoglio si concretizza in sei fasi:
1) Controllo dell’equilibrio interno di portafoglio. Cioè considerare se la distribuzione dei
prodotti nei quattro quadranti è ottimale.
2) Esame dei trend. Una tecnica normalmente usata è quella di valutare la matrice
crescita/quota di alcuni anni precedenti in modo da osservare la sequenza imboccata
dall’azienda.
3) Valutazione della concorrenza attraverso la costruzione di matrici simili sui prodotti della
concorrenza.
4) Considerazione di fattori non segnalati dal modello. Tra essi barriere all’entrata,
cambiamenti tecnologici, sociali e così via.
5) Determinazione dei portafogli obiettivo.
6) Raggiungimento e controllo dell’equilibrio finanziario.
Per approfondimenti circa le strategie competitive si rimanda alla voce Quota di mercato per
le strategie ad essa relative e, più in generale, alla voce Analisi SWOT per avere –
attraverso la matrice di Ansoff – un quadro complessivo delle strategie di sviluppo del
prodotto
VISIBILITA’ DEI PRODOTTI
Differenziazione “psicologica” del prodotto
POLITICA DELLA MARCA
• Cessione “in bianco”.
• Marca industriale o commerciale.
• Marca unica per la famiglia di prodotti.
• Marche per ciascun prodotto.
CONFEZIONE
• Attrattiva per il cliente.
• Determinante per acquisire un vantaggio differenziale rispetto a prodotti simili.
• Possibili sinergie nella funzione di trasporto.
Per costo di produzione si intendono le spese che l’impresa sostiene per l’acquisto dei
fattori produttivi. Tali costi detti costi totali, sono composti dai costi fissi e dai costi variabili.
La domanda di mercato è la quantità domandata di un bene in corrispondenza di un
determinato prezzo.
Può essere più o meno sensibile alla variazioni di prezzo.
È necessario considerare il comportamento della concorrenza per non praticare prezzi che
possono indirizzare la scelta del consumatore verso prodotti equivalenti realizzati da
imprese concorrenti.
Il prezzo contribuisce a creare l’immagine del prodotto. Il consumatore è infatti portato ad
associarlo alla qualità.
POLITICA DI PREZZO
POLITICA DI PREZZO
Il prezzo e la gestione del valore
La definizione del prezzo ha natura complessa:
Economico-finanziaria
Psicologica
Relazioni:
Prezzo-posizionamento del brand (promessa di
valore);
Livello di prezzo(luxury, premium, value)-
struttura dei costi
3-Forme ibride: è molto diffuso che le imprese, soprattutto quelle presenti in un numero
elevato di paesi, facciano ricorso a forme ibride rispetto alle due strategie precedenti in
relazione alle peculiarità dei differenti mercati
POLITICA DI PREZZO
La definizione del prezzo e la relazione fra costo e profitto
POLITICA DI PREZZO
La definizione del prezzo e la relazione fra costo e profitto
POLITICA DI PREZZO
La definizione del prezzo e la relazione fra costo e profitto
POLITICA DI PREZZO
La leva operativa
Il livello di pareggio dei costi con i ricavi indica il punto a partire dal quale l’investimento
produce utili
(PQx/PQxi)/ (Qx/Qxi)
Dipende dal margine di contribuzione, ovverosia dalla differenza dei coefficienti angolari
delle funzioni lineari dei costi variabili e dei ricavi
POLITICA DI PREZZO
La leva operativa
Ricorrendo all’elasticità della domanda è possibile individuare differenti situazioni in
relazione alla conformazione della curva della domanda
domanda con elasticità positiva: si verifica quando questa cresce al crescere dei
valori di prezzo
1. individuazione dei competitor e della loro rilevanza (ad esempio in termini di quota
di mercato – market share)
2. conoscenza del livello di prezzi applicati, delle funzioni di costo e delle scelte
relative alle strategie di pricing (scrematura o penetrazione
Le scelta dei canali distributivi da parte delle imprese produttrici è vincolata da numerosi fattori
eterogenei:
POLITICA DI DISTRIBUZIONE
LA SCELTA DEI CANALI DISTRIBUTIVI
Le scelta dei canali distributivi da parte delle imprese produttrici è vincolata da numerosi fattori
eterogenei:
Deperibilità dei prodotti;
Elevato valore unitario dei prodotti;
Dispersione territoriale degli acquirenti.
All’interno di questi vincoli, i criteri di scelta dei canali di distribuzione sono essenzialmente di 3
tipi:
Un criterio economico restrittivo; è riferito al solo costo di distribuzione per i diversi
canali:
In quello lungo, il produttore avendo una struttura molto variabile, sosterrà i costi in
proporzione alle vendite.
In quello breve, i costi fissi sono molto alti, ma ad un aumento delle vendite corrisponderà un
aumento meno che proporzionale dei costi unitari.
La scelta del canale distributivo dipende dal costo medio unitario, se con l’aggiunta del margine
del dettagliante è minore rispetto a quello del circuito a lungo, al produttore converrà investire
nel circuito a breve.
POLITICA DI DISTRIBUZIONE
LE SCELTE LOGISTICHE
Per le imprese distributrici, si pongono problemi riguardo al rifornimento diretto dei punti vendita,
poiché esso è basato sullo stoccaggio delle merci. Per questo si cerca d’intervenire sulla
realizzazione delle operazioni interne (ai punti vendita) accelerando il tasso di rotazione delle scorte.
POLITICA DI DISTRIBUZIONE
LA SCELTA DEL MIX COMUNICAZIONALE – DISTRIBUTIVO
Per avere un marketing efficace è necessaria la massima coerenza nelle scelte riguardanti:
• la distribuzione
• la differenziazione del prodotto
• la comunicazione
Push: elevata pressione del proprio personale di vendita sugli stessi distributori, usando incentivi
di vario tipo per suscitare la collaborazione;
Pull: intensificare le azioni di comunicazione pubblicitaria e di promozione alle vendite per il
consumatore finale in modo da suscitare una forte domanda del prodotto.
Mista: dividere gli sforzi tra domanda finale ed intermediari..
Grazie
FORMATORE: FEDERICA BARIATTI
federicabariatti@libero.it