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ECONOMIE DI SCALA (importante)

Le economie di scala, eredità dalla mass production, quando si riesce a ridurre il costo unitario di un
prodotto al crescere delle quantità prodotte. (Cf+Cv/q)
Si punta a:
 Aumentare l’output nell’unità di tempo
 Aumentare l’efficienza degli 8 pianti ammortizzandoli più velocemente
 Le grandi imprese possono inoltre
 Utilizzando servizi, funzioni, processi in comune (utilizzo gli stessi manutentori per più impianti
dello stesso prodotto)
 Acquistando quantità più alte di materie prime e semilavorate dai fornitori destinandole a più
stabilimenti dove si produce lo stesso prodotto
 Ottiene per interessi ci finanziamento più bassi per più stabilimenti

Esistono anche le diseconomie di scala, se utilizziamo le economie di scala troppo frequentemente può
essere che il prodotto aumenti il proprio costo. Diseconomie di scala date dal problemi di coordinamento
che comportano un incremento di questi me ne Ceriale, difficoltà di controllo e dunque dunque maggiori
sprechi, limitata disponibilità di alcuni fattori produttivi e maggiori costi di approvvigionamento, imitate
possibilità di assorbimento del mercato (più marketing di commercializzazione)

Economie di scala e economia di sfruttamento

ECONOMIE DI SCALA E LA LEAN

Critiche
Il modello giapponese del Toyota production system – Lean ha messo in evidenza come:

 Aumentare l’output nel tempo deve essere collegato alla domanda altrimenti si finisce con
riempire il magazzino e si creano diseconomie di scala= costi marginali di prodotto crescenti con le
quantità
 Gli impianti debbano raggiungere il massimo dell’efficienza ma non a scapito della customisations
del prodotto. Uno sbaglio e quello di produrre lotti grandi di prodotti uguali (LOTTO ECONOMICO)
senza mai fermare l’impianto per cambi (set up) o per guasti. Nella mass production venivano
costruiti grandi lotti di prodotti uguali
 L’acquisto di grosse quantità di materie prime e semilavorati deve essere legato alle quantità di
domanda e alla personalizzazione dei prodotti

ECONOMIE DI SCALA E DI SFRUTTAMENTO

Le economie di sfruttamento (note come economie di assorbimento dei costi fissi) sono invece definite
come: la riduzione dei costi unitari di produzione al crescere delle quantità prodotte per effetto della
ripartizione dei costi fissi su un maggior volume di produzione. La capacità produttiva si considera data e
sono pertanto un ragionamento più di un breve periodo dove cerco di sfruttare al massimo la capacità
produttiva nominale
Ragionamento nel breve periodo. Io cerco di sfruttare i costi fissi senza compare un altro impianto come
nelle economie di scala

ECONOMIE DI SCOPO

È il risparmio che si ottiene producendo prodotti diversi utilizzando risorse in comune.


Esempi: stessi manutentori e impianto per tappo in plastica e tappino chiavetta usb
Utilizzare gli stessi venditori per la vendita di prodotti diversi
Svolgere ricerca e sviluppo con beneficio simultaneo su più prodotti
Ricevere finanziamenti che servono per investimenti comuni su più prodotti

LA DIFFERENZIAZIONE DI PRODOTTO

La differenziazione di prodotto si ottiene sotto il profilo tecnico, estetico e psicologico. Il prodotto è


percepito dai clienti come diversi e preferibile (esempio Apple)
 Il contenuto tecnologico
 Affidabilità
 Caratteristiche dei materiali e dei componenti
 Ampiezza della gamma
 Integrabilita con altri prodotti e servizi
 Grado di innovabilità
CARATTERISTICHE INTANGIBILI
 Design e stile
 Immagine del prodotto
 Reputazione dell’impresa

LIMITI (Leadership di costo e la differenziazione)

Il modello di Porter è ormai datato e ha dimostrato vari limiti. Il primo mette di fronte le imprese a un
trade off e ad un scelta tra due ambiti
I giapponesi hanno dimostrato che si può perseguire al tempo stesso leader di costo e differenziazione.
Secondo i giapponesi applicando la Lean. L’abbattimento dei costi si ottiene aumentando il valore
aggiunto delle attività lungo tutta la catena del valore dai fornitore al cliente riducendo gli sprechi tutto
ciò a prescindere dal posizionamento strategico.

APPROFONDIMENTI TESTO 270-280

AC11
Leadership di costo strategia competitiva

Per i Giapponesi le strategie competitive si attuano tramite ottimizzazione del value for money .
Valore dato alle caratteristiche del prodotto-servizio/costo globale di acquisto.

STRATEGIC MANAGEMENT

Le strategie possono essere di diverso tipo non solo dal punto di vista del marketing. L’impresa definisce
delle strategie di medio – lungo periodo per la sua competizione, redditività e soddisfazione degli
stakeholders.
La strategia si traduce in obiettivo di medio – lungo termine da raggiungere tramite un insieme di azione
pianificate e misurabili.
Le tattiche sono le azioni o mezzi e risorse che intendiamo utilizzare al fine del raggiungimento
dell’obiettivo (aumentare il fatturato—>entro nel mercato estero). La tattica a sua volta diventa un
obiettivo avendo bisogni di altre azioni
Il deployment è il mettere in atto le azioni in maniera sistematica e programmatica.

Esempio
Abbiamo l’obiettivo strategico di aumentare il fatturato di prodotti esistenti su nuovi mercati (STRATEGIA DI
SVILUPPO)
TATTICA/AZIONE: sviluppare una nuova catena di retail in Francia
TATTICA/AZIONE: comprare catena esistente della concorrenza

STRATEGIC MANAGEMENT

Gli obiettivi non riguardano soltanto la parte di marketing di mercato bensì possono essere obiettivi
economici – finanziari
Esempi obiettivi strategici
 Aumentare il fatturato
 Aumentare EBITDA
 Aumentare la percentuale totale di clienti soddisfatti dei prodotti

Questi obiettivi hanno fra di loro una correlazione. Così l’aumento del fatturato si collega all’aumento della
soddisfazione dei clienti
Gli obiettivi strategici e il deployment in azioni trovano contesto e legame in uno strumento chiamato
business plan.

IL DEPLOYMENT DELLA PIANIFICAZIONE STRATEGICA

Quando un’impresa lavora le proprie strategie viene chiamato pianificazione strategica (slide schema).
Bisogna collegare tra di loro la mission i principi guida valori la vision il business plan e la misurazione delle
performance.
Il posizionamento si collega con le risorse e competenze

MISSION-La ragione di esistere dell’organizzazione

 Deve essere qualcosa di scritto, molto conciso


 Deve essere precisa, deve contenere degli obiettivi generici e deve motivare i dipendenti

Per formulare la mission e importante chiedersi


 Chi sono i clienti
 Chi sono le parti più interessate
 Come misurano la nostra performance
 Quali sono i nostri prodotti

Valori che non devono venir meno


 I valori sono i pilastri dell’impresa
 Non tutte le imprese le hanno
 Definiscono il normale set di comportamenti aziendali
 Sono collegati alla mission

VISION, COME VEDAMO L’IMPRESA NEL LUNGO PERIODO (5 anni circa)

La vision
 Deve essere un’immagine del futuro che spinge in una precisa direzione l’azienda
 Può fare uso di metafore, modello, immagini, slogan deve essere interpretabile
 Deve stimolare le emozioni del personale e dagli esterni
 Deve fare riferimenti a strategie da attuare da raggiungere
 Deve sostenere e ed essere collegate alla mission

BUSINESS PLAN-TRASFORMARE GLI OBIETTIVI IN AZIONI


Il business plan tradotto come piano industriale o piano strategico aziendale è un documento che descrive
in maniera quali-quantitativa gli obiettivi strategici definiti dal management e dall’imprenditore riguardo le
strategie competitive dell’impresa e le azioni da intraprendere per raggiungere gli obiettivi stessi. Non ne
esiste uno specifico ma ci sono degli elementi comuni
 Deve contenere dei piani di lungo periodo, da un minimo di 1 a 5 e oltre
 Emesso dal senior/top management o da un gruppo ristretto di manager (no dipendenti di solito)
 Porta alla definizione e quantificazione di strategie collegate alla vision e mission
 Non divulgato internamente a tutti i livelli, spesso divulgato agli stakeholders quali finanziatori,
shareholders, potenziali nuovi soci
 Rolling con aggiustamenti e verifiche sul raggiungimento degli obiettivi/target ogni anno

È il documento in base al quale l’imprenditore potrà dare valutazioni economica e fattibilità economico
tecnica della propria Divisions andando a studiare anche la convenienza e la sostenibilità finanziaria.La sua
operazione richiede competenze professionali e tecniche ma soprattutto necessità di chiarezza in relazione
all’oggetto dell’attività d’impresa, il targhetdi riferimento, all’approccio strategico ed operativo perseguito.
Se fa parte di una start-up va a determinare la mission, la vision, gli obiettivi generali di inviti li
individuazione del piano strategico aziendale.

Esempi contenuti nel BP

 Descrizione del business i (prodotti, organizzazione, mercato) vision e mission


 Piano strategici di marketing: posizionamento dell’impresa, descrizione del mercato, del
settore, dell’area strategica di affari, nuovi prodotti
 Piano strategico di produzione: quantità da produrre, impianti e manodopera, scelte di make
or buy
 Piano degli investimenti e bilancio previsionale: fattibilità e solidità economica finanziaria,
proiezioni economiche-finanziarie in termini di stato patrimoniale, conto economico, flusso di
cassa, indicatori, remunerazione del capitale investito
 Executive summary (riassunti per gli executive)

All’intento del BP si trova la parte quantitativa, molto importante ai quali vengono assegnati dei
target/traguardi numerici e sono definiti i piani di azione di deployment.
Sono anche definiti gli indicatori di misurazione del raggiungimento degli obiettivi, mi dicono come mi sto
muovendo con il deployment e dove sono arrivata.
Nel BP ci sono obiettivi di natura diversa sono amalgamati fra di loro in un quadro insieme
Per far ciò si usano: (cultura personale)
 Le Balanced Scorecard (BSC) sono state inventate da un professore di Harvard, Kaplan. Negli anni
’90
PRO: ben strutturato e flessibile, buon deployment fino agli indicatori annuali
CONTRO: carente nella parte di day by day
Sono uno schema messo a punto da Kaplan si parla degli obiettivi stragetici dell’impresa classificati
secondo 4 prospettive (Apprendimenti e crescita del personale-processi interni tipicamente
operations, obiettivi miglioramento-obiettivi di soddisfazione di clienti- risultati economici
finanziari)
Le 4 prospettive sono tra loro collegate
 L’Hoshin Kanri inventato da Bridgestone negli anni ‘60
PRO: molto strutturato, ottimo deployment
CONTRO: non integrabile con gli erp

APPROCCIO AMERICANO
Massimo controllo dei target e misure mensili-trimestrali. Più manageriale non coinvolgimento del
dipendente,
APPROCCIO GIAPPONESE
Miglioramenti continuo e coinvolgimento degli operatori day by day, visual management dei kpis.
Miglioramenti graduali piuttosto che radicali

Nel tempo tutti e due i metodi sono stati migliorati


OBIETTIVI, TARGET E MISURE/INDICATORI

Un obiettivo strategico potrebbe essere:


Aumentare EBIDTA del 3# oppure portare l’EBITDA a 12M

Un indicatore è un valore misurabile che dimostra come l’azienda sta raggiungendo un obiettivo. A volte
per enfatizzare l’importanza di alcuni indicatori su altri si usa il termine indicatore chiave KPI (key
performance indicator)

Modulo 5

CALCOLI DI CONVENIENZA ECONOMICA

Nell’ambito delle decisioni strategiche e tattiche il management definisce progetti di investimenti


industriale per migliorare la capacità tecnologica produttiva.
I calcoli di convenienza economica a sono un insieme di procedure di valutazione
(Quaderno)

I METODI FINANZIARI

Si distinguono da quelli aritmetici per la considerazione del fattore tempo


Il fattore tempo:
 Il denaro ha un valore diverso a seconda del momento in cui è disponibile
 Permette di utilizzare il principio di attualizzazione/capitalizzazione, il quale consiste nel riportare i
diversi valori in gioco ad un tempo omogeneo tramite una operazione di matematica finanziaria
ATTUALIZZAZIONE: è il calcolo che permette di rendere comparabili i valori distribuiti nei vari anni.
In particolare permette di portare al tempo zero le grandezze che si presume si realizzeranno negli
anni futuri.
CAPITALIZZAZIONE: processo inverso di calcolo di un capitale ad un certo tempo futuro

Esempio
Preferiresti 100€ oggi o tra un anno
Negli investimenti finanziari 1€ oggi è diverso da quello di domani
Poiché rinuncio all’uso del capitale oggi, assumendo un certo rischio

1€ DOMANI VALE 1X(1+i)^n


N=1
Se I=10% - 0,1 o 5%=0,05
Mi diventa 1+0,1^1=1,1
FATTORE DI CAPITALIZZAZIONE
FATTORE DI ATTUALIZZAZIONE
(1+i)^-n
Porto indietro
1/(1+i)^n =vn
1
I= prassi di interesse, fattore di capitale. n
=v n
( 1+ n )
P.410 per le tabelle

FLUSSO DI CASSA

Per una corretta applicazione dei metodi finanziari è indispensabile determinare il cosiddetto flusso di cassa
 Rappresentazione della successione di ricavi e di costi e di costi che si verificano nel corso di vita
utile
 È chiamato così perché esborsi e incassi possono essere riferiti ad una ipotetica cassa adibita all‘
operazione

Si fa una rappresentazione grafica che fa vedere come si sviluppa il nostro investimento


Dati tecnici economici necessari per la costruzione del flusso di cassa
 Entità dell’investimento =I
 Vita utile investimento =n
 Stima ricavi costi ogni anno -> Rt-Ct=Dt o Ft (disponibilità o flusso di cassa all’anno t)
 Costo capitale (=i)

QUADERNO

GLI INVESTIMENTI DI IMPIANTI INDUSTRIALI

 Al tempo 0 abbiamo di solito un’uscita in conto capitale.


Solitamente vado in ammortamento. Contabilmente nel flusso di cassa ci metto -2m, istante=0. C’è un
esborso iniziale di due milioni che risulta diverso dallo stato patrimoniale che viene ammortizzato ogni anno
(-400.000€ ogni anno).
 Negli anni successivi uscite (costi) in conti esercizio che sono detratte ai flussi in entrata (ricavi). Si
originano delle disponibilità D=R-C (al lordo degli ammortamenti e degli oneri finanziari)
 L’ultimo anno n possiamo vendere l’impianto ottenendo un valore residuo.

EVA – ECCESSO DI VALORE ATTUALIZZATO o VAN – VALORE ATTUALE NETTO (npv- net
present value)

Formula da applicare

−I 0+ ΣDatt > 0
semplificata

−t
−I 0+ ΣDt ( 1+ i ) >0

completa

Metodi applicabile solo quando si conoscono:


 Investimento iniziale
 Tempo=vita utile
 Disponibilità (ricavi – costi)
 Fattore di attualizzazione (quindi i)

Dal punto vista di chi investe (dalla formula vedo se)

VAN> 0 —> il tasso di rendimento dell’investimento e superiore al costo del capitale è mi conviene

VAN=0 —> il Tasso di rendimento dell’investimento è uguale al costo del capitale e ho bisogno di
approfondimenti

VAN<0 —> il Tasso di rendimento dell’investimento è minore al costo del capitale e non mi conviene

Eva non stabilisce una redditività, il tasso lo decidiamo noi

Le disponibilità (dt) normalmente sono una diversa dall’altra. Utilizzo il fattore di attualizzazione nella prima
tabella. La tavola 1 viene utilizzata soltanto quando si fa il calcolo di Eva quando ci sono LE DISPONIBILITÀ
DIVERSE FRA DI LORO. (p.410)

Abbiamo dei casi di D costante che moltiplica la sommatoria, posso portare fuori D.

−t
−I 0+ ΣDt ( 1+ i ) >0

FATTORE DI ATTUALIZZAZIONE an-1 (vedere tavola 2)


Esempio
Un caso studio reale di investimento finanziario.
Una spa specializzata nello sviluppo di software fattura 159ml con un EBITDA di 12ml (quando si comprano
le aziende di solito si prendono le EBITDA e lo si moltiplica per 10) Al fine di crescere fino alla quotazione in
borsa cerca un fondo di private equity al quale offre:
Una vendita del 29% delle azioni a 40m. Questi 40ml di € saranno investiti per la crescita aziendale. Un utile
netto per i 4 anni successivi di 2m/anno e la possibilità di rivendere le quote al quinto anno per 50ml
Conviene al fondo tale investimento?
Istante t=0–> 40ml
Soluzione
Il fondo non è molto aggressivo, inoltre l’azienda è molto solida e in 30 anni di attività è sempre cresciuta.
Il fondo stabilisce pertanto un tasso i di recidività (costo del capitale ) del 10%. Conti seguente le tabelle:

DISPONIBILITÀ COSTANTI quindi tabella 2


i (10)
n (4)

-40+2(disponibilità costanti)x3,17+(disponibilità cambiata tavola 1)50x0,62= - 2,66 NON CONVIENE!


Disponibilità costanti ma se il primo anno è diverso NON SI GUARDA LA TAVOLA 2 ma si guarda TAVOLA 1
quindi anno per anno.
EVA VAN FUNZIONA CON i (COSTO CAPITALE) GIÀ STABILITO.

La scelta del tasso di interesse con il quale attualizzare nell’Eva Van deve essere scelto a priori. La scelta si
basa essenzialmente sul costo del capitale aziendale che è un costo opportunità.

Costo opportunità: chi investe a vario titolo nel progetto rinuncia alla possibilità di impiegare le proprie
risorse finanziarie in modo alternative.

Si basa sul rinunciare ad un’alternativa per sceglierne un’altra.

- COSTO DEL CAPITALE:


1. Se è di terzi il tasso viene pattuito con l’ente finanziatore (esempio istituto bancario).
Tipicamente diventa una negoziazione con la banca, la quale decide considerando vari fattori.
2. Se deriva da autofinanziamento, ovvero il capitale proprio o Equity (esempio azionisti, soldi
privati) è detto figurativo del capitale (ritorno medio offerto da investimenti con lo stesso
profilo di rischio). È una remunerazione desiderata.
3. Se è in parte dell’uno o in parte dell’altro, si considera un tasso medio ponderato (WACC,
weighted average cost of capital, costo medio ponderato del capitale)

COSTO MEDIO PONDERATO DEL CAPITALE

D/(D+E) x Cd + E/(D+E) x Ce

Come media ponderata del rendimento atteso dai vari finanziatori dell’impresa. Per il calcolo del WACC
concorrono principalmente due variabili.: Il costo opportunità del capitale proprio e il costo opportunità del
capitale di debito.
D= Capitale di debito (prestito di terzi)
E= Capitale proprio o Equity
Cd= Costo del debito ( al netto degli effetti della deducibilità degli interessi passivi= x (1-t) dove T è la
tassazione aziendale). Il costo del debito lo vado a dedurre come interesse passivo
Ce= Costo del capitale proprio (remunerazione desiderata)

Di norma l’azionista determina il tasso minimo al di sotto del quale non è disposto a scendere basandosi su:
 Premio per il rischio (dipende dalla propensione al rischio dell’imprenditore)
 Rendimento di investimenti in altri settori (ad esempio investimenti a basso o nullo rischio
 Premio per inflazione

FATTORI CORRETTIVI ED INCENTIVANTI NELLA VALUTAZIONE DEGLI INVESTIMENTI IN


IMPIANTI INDUSTRIALI

 CAPITALE D’ESERCIZIO
Riguarda le spese aggiuntive che l’impresa sostiene nel momento in cui compie l’investimento per
dotarsi di mezzi aggiuntivi che utilizzerà durante la vita utile dell’investimento. Tali risorse
aggiuntive delle quali si dota aumentano evidentemente il costo dell’investimento, ma vengono poi
recuperate di anno in anno potendo godere di risparmi di costo.
Esempio
Se ho una pressa e lavora dei prodotti caldi, l’operatore deve prelevare il prodotto caldo ma deve
aspettare che si raffreddi. Posso in caso comprare un robot manipolatore che può prelevare senza
problemi il prodotto caldo risparmiando tempo. All’inizio avremo un capitale di 500.000 (pressa) e
100.000 (robot) quindi un investimento di 600.000 (IO= 600.000) che recupereremo nel tempo
 CONTRIBUTI IN CONTO CAPITALE A FONDO PERDUTO
Si tratta di contributi in conto capitale iniziale (esempio regionali, provinciali, stato) che vanno ad
abbattere l’esborso al tempo zero I0 o in aumento alla disponibilità di esercizio Dt. Se il fondo arriva
negli anni successi lo mettere negli anni successivi

 CONTRIBUTI IN CONTO INTERESSE


Rappresenta la possibilità di accedere ad un prestito a tasso agevolato. Mi riducono il tasso di
interesse, aumentando il valore della sommatoria attualizzata

 FISCALIZZAZIONE DEGLI ONERI FISCALI


Parte dei contributi sociali a carico del datore di lavoro è posta a carico dello Stato, pertanto riduce
i costi di esercizio ed aumenta le D.
Esempio busta paga con tutti i contributi sociali, in certi casi è possibile ridurli e darli in carico allo
stato

 IL VALORE RESIDUO
Valore che si presume di attribuire all’investimento al termine del periodo assunto per
l’investimento. Aumenta la disponibilità da attualizzare riferita all’ultimo anno di vita utile
dell’investimento. È il valore realizzabile rivedendo l’impianto stesso sul mercato dell’usato. La
vendita del vecchio impianto può diminuire il valore di acquisto I0 di uno nuovo
Esempio
Posso rivendere l’impianto all’ultimo anno del periodo di vita utile dell’impianto stesso.

ERRORI DA EVITARE

 GLI ONERI FINANZIARI (imposte)


Non si prendono in considerazione in quanto di solito includono nello stesso modo
sugli investimenti presi in considerazione (no variabile differenziale)

 NON PRENDERE IN CONSIDERAZIONE LE QUOTE AMMORTAMENTO


Tra i costi annui non devono essere prese in considerazione le quote ammort. è un
errore (altrimenti pagherei due volte l’impianto).
Inoltre non sono delle uscite di casse vero e proprio.

LA VITA UTILE DEGLI IMPIANTI INDUSTRIALI

Corrisponde al periodo di tempo durante il quale l’investimento è in grado di produrre


risultati economici positivi.

In via prudenziale si preferisce la più breve tra


 Durata fisica (periodo di vita fino alla completa obsolescenza)
 Durata tecnologica (periodo durante il quale riesce a mantenere le prestazioni
iniziali)
 Durata di mercato (periodo dopo il quale il prodotto diventa obsoleto)

Esercizio
Un investitore intende investire 1.000.000€ in una start up destinata allo sviluppo di
software ERP, rimanendo socio unico ed amministratore per i primi 6 anni. L’investitore,
essendo l’azienda ad alto contenuto tecnologico, può usufruire di un finanziamento iniziale
in conto capitale di 200.000€.
Si prevedono ricavi costanti per i primi 5 anni pari a 2.000.000€ ogni anno, costi del
personale pari a 1.500.000€ ogni anno e 200.000€ di altri costi indiretti e generali. Il 6 anno
l’investitore rinuncerebbe ad utili eventuali e venderebbe l’azienda ad alcuni dipendenti
per 500.000€. Considerando che l’investitore investe tipicamente senza mai scendere al di
sotto del 15% di ritorno.
Calcolare EVA dell’investimento scrivendo se è conveniente o meno .

Soluzione
I= 1.000.000-200.000=800.000

R-C= D= 2.000.000-1.500.000-200.000= 300.000

a 5|0,14 = 3,4331; D x a 5|0,14 = 300.000x3,4331 = 1.029.930

500.000x v6 = 500.000x0,4566= 227.800

EVA= -800.000 + 1.029.930 + 227800= 457730 CONVIENE

IP- INDICE DI PROFITTABILITÀ

È utile per confrontare due progetti, due impianti o macchinari che presentano I0 tra loro diversi.

Procedimento:
1. Si calcola l’EVA-VAN per entrambi i progetti
2. Si verifica la seguente relazione
EVA > 0
3. Nel caso in cui sia rispettata, si procede al calcolo dell’IP
IP = EVA/I0
4. Si confrontano i due valori di IP
Esercizio
L’azienda LUX Spa, operante nel settore della ristorazione, sta valutando l’ipotesi di acquistare
nuove attrezzature per vendere in modalità take away. Il fornitore delle attrezzature propone 2
alternative

IMPIANTO 1 IMPIANTO 2

Investimento 150.000. 200.000


Ricavi 200.000. 210.000
Materie prime 50.000 51.000
Manodopera 90.000 90.000
Energia 10.000 7.000
Lavorazione terzi. 8.000 9.000
Ammortamenti 15.000 20.000
Oneri 9.000 10.000
Spese generali 13.000 15.000
Vita utile 10 anni 10. Anni

Costo capitale i= 8%

Soluzione

IMPIANTO 1

I0= -150.000
D = R – C = 200.000- (50.000+90.000+10.000+8.000+13.000)= 29.000
EVAa = 150.000+ 29.000 x 6,7101 = +44.592,9 > 0

IMPIANTO 2
I0= 200.000
D = R – C = 210.000 – ( 51.000+90.000+7.000+9.000+15.000) = 210.000-172.000= 38.000
EVAb = -200.000 + 38.000 x 6,7101= + 54.983,8 > 0

B conviene su A

Calcolo IP

IPa = EVAa/Ia = 0,2973 =. 29,73%


IPb = EVAb/ In = 0,2749 = 27,49%

Sul calcolo dell’IP preferiamo l’alternativa A


IP- INDICE DI PROFITTABILITÀ

Se la scelta si pone tra due o più progetti di investimento aventi un costo diverso iniziale di
ammontare, è opportuno poter esprimere i valore dei flussi di ritorno in ogni progetto in termini
relativi rispetto all’esborso.
In assenza di vincoli di bilancio, meglio intraprendere l’investimento con EVA VAN più alto.
Se ho vincoli di bilancio (es. cash flow ridotto) devo far rendere il più possibile ogni euro investito e quindi
preferisco investimenti a più alta redditività di progetto ( per I0 non troppo diversi fra di loro).
L’IP ignora la dimensione assoluta dell Ip iniziale e ciò potrebbe portare a distorsione sulle scelte.

PRO E CONTRO DELL’EVA VAN

Calcolo del valore attuale di tutte le uscite ed entrate di cassa, scontando da esse il tasso i, che
corrisponde al tasso del capitale.

PRO
Il VAN quantifica in valori monetari il contributo di un investimento all’incremento di valore del capitale
iniziale investito
 Fissato un determinato i esiste un unico VAN
 Posso utilizzare diversi tassi i nel tempo
 Posso confrontare investimenti diversi fra di loro
 Nel flusso di cassa i ricavi sono disponibili immediatamente

CONTRO
A volte non è semplice determinare il tasso di i e di conseguenza il fattore di attualizzazione

Predilige investimenti con VAN più altri, ma spesso le dinamiche non sono chiare e gli I0 iniziali possono
essere diversi ( in questo ultimo caso occorre usare anche l’IP)
Il VAN è un valore assoluto che non pesa il valore degli investimenti necessari. Ad esempio investimenti con
VAN uguali potrebbero richiedere però I0 molto diversi

TIR – TASSO INTERNO DI REDDITIVITÀ

Si usa per calcolare la redditività intrinseca dell’investimento ( non ho ancora i soldi per l’investimento ) .
Coincide con l’EVA VAN = 0

Procedimento
1. Si imposta la formula dell’EVA
2. Si risolve l’equazione con incognita i

−I 0+ ΣDt ( 1+ i )−t=0
 Se le D sono costanti

I0
a n∨i=
D

Il calcolo del TIR è complesso. Va sciolto per tentativo fino al raggiungimento di un certo intervallo
ristretto. A quel punto si procede per interpolazione lineare.

Esercizio
Per far fronte ad una maggiore domanda l’agenzia viaggi sta valutando la convenienza economica ad
ampliare i propri locali. Il progetto di investimento in questione presenta i seguenti dati

Investimento 210.000
Contributo a fondo perduto 10.000
Ricavi annui 150.000
Materiale di consumo 25.000
Energia 13.000
Manodopera 55.000
Spese generali 9.000
Vita utile 10 anni

Si valuti la redditività e la convenienza ad ampliare l’agenzia sapendo che la scelta di


investire e vincolata ad un obiettivo di redditività superiore al 16% (costo del capitale per
l’impresa)

I0 = 210.000-10.000 = 200.000
D = R – C = 150.000 – (25.000+13.000+55.000+9000)= 150.000-102.000= 48.00
EVA = −I 0+ ΣDatt =−I 0+ D a n∨i=0

Essendo le D costanti, per trovare il tasso i

I0
D x a n|i = I0 a n∨i=
D

200.000
a n∨i= =4,16666660
48.000

Tale valore è compreso tra il 20 e il 22% ossia tra 4,1925 e 3,9232. Il tir si trova lì in mezzo
I è conveniente perché 20-22% > 16

CONSIDERAZIONI SUL TIR

 Il TIR è il tasso di attualizzazione per cui il VAN dell’investimento risulta = 0 ed esprime


pertanto il tasso di redditività implicito del progetto. Questo è il tasso massimo al quale
prendere a prestito affinché permanga la convenienza economica dell’investimento
(tasso soglia).
 Questo tasso deve essere messo a confronto con un tasso esterno per capire se ci conviene
o meno l’investimento. Questo può essere ad esempio il costo medio ponderato del
capitale o costo figurativo di capitale.
 Il calcolo del TIR è legato alla risoluzione di un’equazione di grado n che darà luogo ad n
radici(n TIR)
 Soltanto i TIR reali positivi hanno un significato economico.
 Prima di calcoli complessi si può utilizzare la regola di Cartesio

REGOLA DI CARTESIO

 Il numero di radici reali positive di un polinomio di grado n o è minore o è uguale del


numero di cambiamenti di segno nella successione dei coefficienti I0, D1, D2..Dn e, quando
è minore lo è sempre di un numero pari

Partendo da I0 che è negativo abbiamo un solo cambio di segno.


Se D2 risulta negativo avremo due cambi di segni. Quindi il numero reali di radici può
Derivare dal numero di cambiamento di segno.

Ne deriva che per avere un unico tasso di TiR positivo, devo avere un solo cambio di segno
(esempio -I0 e poi tutti Dt positivi)

Se ho ad esempio I0 = -4000; D1= 5000; D2= 6000 e D3= -6000 ( due cambi di segno ) avrò
due TIR positivi. Non scelgo il TIR come calcolo di convenienza

PRO E CONTRO DEL TIR

PRO
 Non devo definire a priori un tasso di attualizzazione come per il VAN
 Ottengo un tasso implicito confrontabile con un tasso esterno

CONTRO
 Laborioso e posso ottenere valori di TIR contrastanti tra loro
 Non si può utilizzare nel caso di cambio dell’i durante la vita dell’investimento
 Non si possono comparare investimenti diversi. Meglio un investimento che rende il
10% con un I di 100 o il20% con un I di 10
 Essendo la risoluzione di un equazione, presuppone il reimpiego dei flussi
( investimento) generati

In definitiva:
Quando abbiamo a che fare con progetti singoli, indipendenti che non devono essere
comparati con altri possiamo usare il VAN ed il TIR (con tutte le attenzioni discusse per
il TIR)
Ma quando dobbiamo confrontare fra di loro due progetti meglio il VAN.

VALUTAZIONE ECONOMICA insieme delle procedure e degli strumenti efficaci per


valutare l’investimento industriale

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