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7. Approccio di soluzione: una soluzione è una combinazione di prodotti e servizi che creano
un valore superiore alla somma delle sue parti. È il livello di personalizzazione a porre le
soluzioni al di sopra delle combinazioni di prodotti e servizi e a giusti care una maggiorazione
del prezzo. Obiettivo fondamentale è la comprensione dei problemi del cliente, che non cerca
necessariamente prodotti speci ci, ma piuttosto una soluzione globale.
Due esempi:
Il McDonald o re il menù a un prezzo inferiore della somma dei singoli prezzi dei prodotti
combinati, perché riconosce uno sconto al cliente (un valore aggiunto per il cliente), dovuto
all’impossibilità di personalizzazione.
Il produttore di vernici, che decide di diventare “fornitore di soluzioni”, verniciando le auto per i
clienti e facendo risparmiare loro il 20% di vernice per ogni auto, fornisce un servizio
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personalizzato che al bisogno “le auto devono essere verniciate” risponde con una soluzione
di risparmio (valore aggiunto), creando valore per i clienti. Il fornitore modi ca il proprio criterio
di valore dal costo per litro (orientamento al prodotto) al costo per auto verniciata
(orientamento al cliente).
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assemblare quella speci ca strategia. Il numero delle unità informative elementari ovviamente
dipende dalla dimensione del problema. Come si misura l’accuratezza di una scelta?? In base
alla qualità della decisione, ovvero alla sua coerenza, in termini relativi come percentuale
dell’accuratezza massima. La sommatoria ponderata è l’euristica che porta ai risultati
massimamente accurati e richiede un grande sforzo cognitivo. La scelta casuale, al contrario,
non è per niente accurata e non richiede alcun tipo di sforzo cognitivo.
Il consumatore cambia l’atteggiamento nei confronti dei meta-obiettivi, quando cambia il
contesto decisionale. Ciò signi ca che le preferenze dei consumatori sono condizionate
notevolmente da come gli vengono presentate le informazioni, ovvero dal contesto decisionale
in cui devono decidere. Non c’è da stupirsi quindi pensare che un buon profumo invogli i
clienti ad acquistare nel proprio negozio e che un odore sgradevole tolga loro la voglia.
Giusti cabilità ed emozioni negative: ogni consumatore agisce all’interno di un sistema
sociale che in uenza le sue decisioni. La necessità di giusti care le scelte a coloro che
rientrano nel sistema di aspettative che converge sul consumatore, a volte gioca a suo
sfavore. Se il consumatore ha come elemento prioritario quello di giusti cazione,
probabilmente si preoccuperà di accuratezza e convenienza solo successivamente.
Le emozioni negative di presentano quando il consumatore deve accettare un compromesso
di rinuncia di un attributo, per il conseguente guadagno di un altro. I consumatori agiscono nei
confronti delle emozioni negative in due modi: orientamento al problema (ricerca oggettiva
dell’alternativa migliore) e orientamento all’emozione (evitare lo stress, limitazione di utilizzo di
strategie basate su trade-o ).
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15. I clienti B2B (centro decisionale d’acquisto)
Le principali di erenze tra il B2C e B2B possono essere raggruppate in 3 categorie:
1. Domanda di beni industriali: è una domanda derivata. Il gelataio compra una macchina del
gelato per produrlo e rivenderlo al consumatore nale, quindi per rispondere alla domanda del
cliente nale, ha creato prima una domanda derivata di macchiari.
2. Il cliente industriale: è rappresentato dal centro decisionale d’acquisto, gruppo composto
da individui provenienti da aree funzionali diverse che svolgono un ruolo speci co nel
processo decisionale. Sono 5 i ruoli: acquirente, utente, prescrittore, decisore e ltri.
3. Prodotto nale: il prodotto ricercato dal cliente industriale è indicato con precisione
(speci che tecniche) ed è di importanza strategica, per la sopravvivenza dell’impresa. Se la
macchina del gelato si rompe dopo 2 giorni è il servizio di assistenza è lento, il gelataio
registrerà una perdita importante, non potendo lavorare.
I bisogni generici dei clienti industriali
1.dimensione tecnologica speci che tecniche
2.dimensione nanziaria competitività del prezzo
3.dimensione di assistenza servizio post-vendita
4.dimensione d’informazione quali cazione del personale di vendita e comunicazione
5.dimensione strategica reputazione della marca.
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3. L’analisi di competitività dell’impresa (Cap 10)
Parole chiave: vantaggio competitivo (interno, esterno o competenze chiave) - forze
competitive nel settore (potenziali entranti, prodotti sostitutivi, clienti, fornitori) -
vantaggio competitivo basato sul potere di mercato (concorrenza perfetta, imperfetta,
oligopistica e monopolio) - vantaggio competitivo basato sui costi (legge
dell’esperienza).
Il vantaggio competitivo: si intende l’insieme di caratteristiche e attribuiti detenuti da un
prodotto che gli conferisce un certo grado di superiorità nei confronti dei concorrenti diretti. Il
vantaggio può essere interno o esterno.
Interno: il vantaggio competitivo interno, detto anche di costo, si basa sulla superiorità
dell’impresa nel controllo dei costi, garantendogli un costo unitario inferiore a quello del
principale concorrente. Il vantaggio competitivo può essere strategico o operativo. Quello
strategico: fare le cose in modo diverso dagli altri. È più sostenibile a lungo termine. Quello
operativo: fare le stesse cose degli altri, ma meglio.
Esterno: il vantaggio competitivo esterno, detto anche di qualità, si basa sulle qualità
distintive del prodotto che garantiscono un valor superiore al cliente (per questo esterno),
mettendolo in condizioni di accettare un prezzo di vendita superiore a quello del principale
concorrente. Questa strategia di di erenziazione chiama in causa il know-how dell’impresa.
Competenze chiave: si basa su una capacità o una tecnologia particolare, che crea un valore
unico per il cliente. Una competenza chiave per essere sostenibile deve generare un valore
stimabile ed essere di cile da imitare.
Forze competitive nel settore: La capacità dell’impresa di sfruttare il vantaggio competitivo
non dipende solo dai concorrenti diretti che a ronta nello stesso mercato di riferimento, ma
anche clienti, fornitori, potenziali entranti e prodotti sostitutivi.
1. Concorrenti diretti
2. Potenziali entranti: per proteggersi da questa minaccia, l’impresa deve innalzare delle
barriere all’entrata come economie di scala (costringono l’entrante a muovere volumi grandi),
costi di trasferimento (costi psicologici che il cliente deve pagare nel passaggio da un prodotto
all’altro).
3. Prodotti sostitutivi: i prodotti si de niscono sostitutivi quando svolgono una funzione
simile per lo stesso gruppo di clienti, basandosi su una tecnologia di erente. I prodotti
sostitutivi sono da tenere sotto controllo, monitorando sempre le nuove scoperte tecnologiche
a ni al settore in cui opera l’impresa di cui ci occupiamo. (Esempio: CD che negli anni 80
sostituì quasi completamente i dischi in vinile e parzialmente le cassette).
4. Clienti: i clienti hanno un potere di contrattazione che può in uenzare i fornitori. Se questo
potere è molto alto (settore alimentare, grande distribuzione), i clienti potrebbero imporre le
proprie condizioni ai produttori (fornitori). Per proteggersi dalla contrattazione dei clienti,
l’impresa deve scegliere bene il target di clienti cui rivolgersi. (Esempio: LIDL impone ai
produttori sotto ricatto condizioni estremamanete sbilanciate, garantendo una domanda
ingente e costante nel tempo).
5. Fornitori: la situazione che si veri ca con i clienti si veri ca alla rovescio anche coi fornitori.
Il potere di contrattazione del fornitore nei confronti dei clienti è alto, se il fornitore non è
minacciato da prodotti sostitutivi, dall’abbandono dell’impresa cliente (se di vitale importanza).
Il modello delle 5 forze concorrenziali consente di esaminare in profondità il contesto
competitivo globale del mercato di riferimento.
Vantaggio competitivo basato sul potere di mercato: si distinguono 4 situazioni
competitive.
1. Concorrenza perfetta: ”poco potere a tutti”. Situazione caratterizzata da molti venditori e
da molti acquirenti, tutti inin uenti sul livello dei prezzi. I prodotti sono tutti rimpiazzabili e
venduti al prezzo di mercato, ovvero il prezzo regolato dal gioco della domanda e dell’o erta.
(Esempio: mercato delle commodity, come quello del ca è, caratterizzato da prodotti non di
marca, sostituibili. Il prezzo uttua in base alla domanda/o erta e l’unica cosa che possano
fare i produttori è aumentare o diminuire la produzione in base al prezzo di mercato.
Potenziale di pro tto quasi nullo.
2. Imperfetta: ”poco potere a tutti e possibilità di di erenziazione (mini-monopolio)”. Viene
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chiamata anche concorrenza monopolistica. Situazione caratterizzata dalla presenza di
numerosi concorrenti, forze equilibrate, ma prodotti di erenziati, che presentano
caratteristiche distintive importatanti per il cliente. Quindi l’obiettivo dei concorrenti è quello di
di erenziarsi, per creare il proprio mini-monopolio, dove il potere di contrattazione del cliente
viene parzialmente neutralizzato.
3. Oligopolio: ”tutto il potere a pochi”. Numero ridotto di concorrenti, le forze a confronto
sono note a ciascuno e le azioni intraprese da uno si ripercuotono direttamente sui
concorrenti. L’ oligopolio può essere di erenziato (beni con caratteristiche distintive rilevanti
per il cliente) e indi erenziato (beni senza caratteristiche distintive), nell’ultimo caso la
concorrenza sarà più spietata.
La guerra dei prezzi: in condizioni di oligopolio indi erenziato, la scelta del cliente dipende da
prezzo e da servizio. Se si sviluppa una competizione basata sulla diminuzione del prezzo, se
la domanda primaria non è espandibile, TUTTI ci perdono. Uno abbassa il prezzo, per
guadagnare quota di mercato, fregandone quindi a un concorrente, il quale risponde con un
abbassamento dei prezzi e via cosi tutti gli altri concorrenti. Si ristabilisce un livello minimo di
prezzo più basso di quello precedente. Tutti i concorrenti ci rimettono.
4. Monopolio: ”tutto il potere a uno solo”. Il mercato è dominato da un solo produttore che si
trova a dover far fronte a un gran numero di clienti. Il suo prodotto non ha concorrenti diretti in
quella categoria. Si veri ca una situazione di monopolio nella fase di introduzione di una
nuova tecnologia, ben protetta da brevetti e barriere di entrata. Potenziale di pro tto
elevatissimo.
Vantaggio competitivo basato sui costi: basato sul controllo dei costi e sulla maggiore
produttività nei confronti di concorrenti. Esiste una legge d’esperienza che permette di
prevedere l’evoluzione del costo dei propri prodotti e di quelli di concorrenti. Il costo unitario
di un prodotto diminuisce di una percentuale ssa, ogni volta che la produzione totale cumulo
raddoppia. Quindi più aumenta l’esperienza (lavoratori più abili, aumento della
specializzazione, innovazioni di processo), più è probabile che i costi ad unità prodotta si
riducano.
Le implicazioni della legge di esperienza: l’impresa cercherà di crescere più velocemente dei
diretti concorrenti, per abbattere i costi e vendere a prezzi più bassi. Per battere i concorrenti,
l’impresa adotterà un listino prezzi che anticipa la futura riduzione dei prezzi dovuta
all’aumento della produzione. Questa legge ha anche dei limiti: se i concorrenti hanno accesso
a forniture a prezzi convenienti a prescindere della quota di mercato, questa legge funziona
poco.
1.Leadership di costo: fondata sulla dimensione della produttività, è legata alla presenza
dell’e etto esperienza. In questa strategia l’obiettivo è quello di sostenere costi inferiori a
quelli dei concorrenti, ovvero ottenere un vantaggio di costo, che difenda l’impresa dagli
attacchi della concorrenza.
2.Di erenziazione: in questa strategia l’obiettivo è di conferire al prodotto caratteristiche
importanti per il cliente, creando un’o erta percepita come unica. L’impresa punta a creare le
condizioni ideali per una concorrenza monopolistica, aumentando la fedeltà alla marca,
diminuendo la sensibilità al prezzo, innalzando così delle barriere all’entrata, che la difendano
dalle forze concorrenziali.
3/4.Focalizzazione: nelle strategie di focalizzazione l’obiettivo è di scegliere un target ristretto
e di soddisfarne i bisogni speci ci, meglio dei concorrenti che si rivolgono alla totalità del
mercato. Le strategie di focalizzazione permettono di conquistare alte quote di mercato nei
segmenti target.
Nel caso della focalizzazione sui costi l’obiettivo strategico è lo stesso della strategia di
leadership del costo, con la di erenza che non si riferisce al mercato intero, ma solo ad un
target ristretto.
Nel caso della focalizazione con di erenziazione l’obiettivo strategico è lo stesso della
strategia di di erenziazione, sempre con la di erenza che non si riferisce al mercato intero, ma
solo ad un target ristretto.
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Strategie di crescita:
Un obiettivo di crescita può essere de nito da un’impresa secondo 3 livelli.
1. Intensiva: strategia utile quando l’impresa non ha ancora sfruttato completamente le
opportunità o erte dai prodotti.
-Penetrazione del mercato: cercare di incrementare o mantenere le vendite dei prodotti
attuali nei mercati esistenti (sviluppo della domanda primaria, aumento della quota di
mercato..).
-Sviluppo incentrato sui mercati: aumentare le vendite scoprendo bisogni latenti,
introducendo i prodotti attuali su nuovi mercati (espansione geogra ca..).
-Sviluppo invcentrato sui prodotti: aumentare le vendite perfezionando i prodotti o
sviluppandone di nuovi (innovazioni di rottura, aggiunta di funzione..).
2. Integrata: strategia utile per ottenere forniture rapide di materie prime strategiche e mercati
pronti a ricevere i prodotti niti. Le strategie integrazione si distinguono in verticale (a monte e
a valle. Esempio Luxottica con la sua struttura che si estende dalla fornitura a monte alla
distribuzione a valle) e orizzontale (ra orzare la posizione concorrenziale, assorbendo o
controllando determinati concorrenti. Esempio Volkswagen con l’acquisizione di Seat).
3. Diversi cazione: strategia utile quando la domanda non è più espandibile. La strategia di
diversi cazione si distingue in concentrica (aggiungere attività nuove e complementari a
quelle esistenti sul piano tecnologico. Esempio BIC per accendini e rasoi) e pura (entrare in
attività nuove non collegate alle attività attuali dell’impresa).
Strategie competitive
Abbiamo 4 tipologie di strategie competitive che di eriscono tra loro in base alla consistenza
della quota di mercato.
-Leader: l’impresa leader occupa la posizione dominante ed è riconsciuta come tale dai
concorrenti. L’obiettivo primario del leader è quello di sviluppare la domanda primaria.
-S dante: l’impresa che non domina può attaccare un leader con un attacco frontale oppure
laterale. L’attacco più comune riguarda il prezzo, più alta sarà la quota di mercato del
concorrente attaccato, più alto sarà il danno. In generale è ideale adottare una strategia contro
la quale il concorrente sia incapace di reagire.
-Follower: impresa non leader che decide di difendere la propria posizione senza fare guerra
agli altri. Questa strategie è ottima nei casi di oligopolio, in qui la lotta dei prezzi
danneggerebbe tutti.
-Specialista: pesce grosso in un umicciatollo. Specializzazione in un segmento per
diventarne leader.
Internazionalizzazione
Le fasi del processo di internazionalizzazione sono 4:
-Domestica: concentrazione sul mercato interno e l’esportazione è un’opportunità eventuale.
-Internazionale: stesso tipo dei concentrazione, ma l’esportazione è una realtà da
considerare, per cui si esportano i prodotti così come sono.
-Multidomestica: si esportano prodotti, facendo attenzione ai bisogni dei singoli paesi,
modi cando anche se necessario.
-Globale: stesso prodotto, stesso messaggio in tutto il mondo.
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