Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Pertanto, si arriva alle prime definizioni di marketing, come quell’insieme di attività realizzate
per governare, indirizzare l’offerta al consumatore. Con il tempo, questa definizione si è
arricchita di strumenti caratteristici.
Il secondo grande momento di bisogno è stato il boom economico del secondo dopoguerra,
per motivi legati alle capacità produttive, che in questo periodo sono profondamente
cambiate, si sono aperti i mercati, si sono regolamentati i rapporti fra Stati, perché stava
cambiando lo scenario.
Cos’è il marketing?
Si parla di marketing come il
complesso di quelle attività che
l’impresa mette a servizio con
investimenti per raggiungere il
consumatore.
Nella prima definizione è centrale il ruolo dell’impresa, però non dobbiamo pensare solo al
mercato delle imprese, perché il marketing, con i suoi strumenti e le sue attività di
comunicazione e supporto, è stato reso applicabile ad una serie di altri fattori: il più lampante è
quello della politica; si pensi alla campagna elettorale, da un punto di vista strumentale e
strutturale è del tutto sovrapponibile ad una campagna di marketing che serve a vendere un
prodotto.
Imparare il principio generale permette di applicare il marketing ad ogni ambito (farmacia,
impresa, anche sul singolo prodotto, o soltanto su un piccolo ramo della filiera).
Sfatiamo il mito che il marketing crei bisogni:
per definizione, i bisogni non si creano.
Pensiamo alla “penna” e al “cellulare”: dietro
di essi si cela sempre lo stesso bisogno, ossia la
comunicazione. I bisogni non vengono creati,
ma sono insiti nell’essere umano.
La funzione del marketing è quella di creare
nuove risposte a questi bisogni e creare quel
valore per il quale le persone sono disposte a
pagare, per poter avere determinati servizi e
soprattutto per sentirsi trasferiti addosso
questi valori: immaginiamo come si sente chi
ha un Iphone di ultima generazione e come si
sente chi ha un motorola vecchissimo. Evidentemente aldilà della capacità di dare risposte, oggi
il prodotto trasferisce sull’utente una serie di valori che ha costruito quel determinato brand
che l’utente è disposto a pagare per sentire propri.
Ad esempio, per quanto riguarda una farmacia: l’esposizione, le luci, il personale, possono fare
la differenza nella scelta di una piuttosto che di un’altra farmacia.
Non ci concentriamo quindi sul creare un bisogno, piuttosto sul senso di studiare questi
bisogni. Invece, ci concentriamo sulla proposta di valore; chi lavora nel marketing deve essere
bravo a creare questo valore.
Farinetti è stato l’inventore di Eataly e ci dice che “non serve fare cose buone se queste cose
buone non si comunicano”. L’altro assioma assoluto della comunicazione è che non si può
scegliere di non comunicare, perché anche la non comunicazione è una forma di
comunicazione. Per questo, l’uomo di marketing deve tenere presente le parti piene di
comunicazione e le parti vuote, sapendole gestire, attivando un percorso di ascolto.
Oggi si parla di story-telling, perché è efficace abbinare quello che io voglio comunicare a storie
vere o credibili. Questo artificio di creare delle suggestioni che poi vadano a confermare,
funzionano molto.
È importante per un’azienda anche quello che viene definito come processo di
fidelizzazione. Tenere dentro un cliente abituale costa molto meno di acquisirne un
nuovo, per cui una volta che si è costruito un rapporto di fiducia con il cliente, questo
deve essere mantenuto e ciò lo si fa ringraziandolo per alcuni versi e per altri versi
sollecitando nuovi bisogni.
Pertanto, tornando al discorso del Gemelli, questo prima raccoglieva 1 milione di euro
l’anno, ma ne è arrivato a raccogliere 23 milioni nel 2020 e ad oggi si è stabilizzato,
raccogliendo mediamente 10 milioni euro l’anno, tendenzialmente in crescita. Questa è
una delle capacità di reazione che il marketing deve avere e l’intelligence aziendale.
Per quanto riguarda i cicli di vita dei prodotti, prima si progettava un certo prodotto che
rimaneva tale, con le stesse caratteristiche, per i seguenti 15 anni. Prima si investiva
poco in innovazione, perché l’innovazione successiva sarebbe stata nei successivi 10
anni, organizzando un approvvigionamento degli stock con un trend prevedibile.
Adesso, invece, un prodotto dura 2-3 anni e quindi il fattore prodotto perde il proprio
valore. E cos’è che acquista valore? Dove ha senso investire? Nella comunicazione, nei
servizi, nella soddisfazione del cliente, ovvero in tutto ciò che dura molto più del
prodotto.
2. L’altra grande sfida è quella della globalizzazione. Significa che oggi bisogna
confrontarsi con mercati più ampi, capendo come farne parte. Negli anni 80, un
imprenditore italiano che non parlava le lingue, non aveva proprio gli strumenti per
guardare alla globalizzazione. Ad oggi, bisogna pensare che la globalizzazione porti
delle opportunità; se si deve
confrontare un prodotto Made in
Italy di un’azienda italiana con uno
fatto in un altro paese da un’altra
azienda che in termini di qualità
sono uguali, per l’azienda italiana è
fondamentale proteggersi. Questo
vuol dire che è necessario rivedere
il proprio modello organizzativo ed
essere competitivo.
Per quanto riguarda le strategie
del marketing mix, in uno schema
di comunicazione a doppio canale,
prima il ritorno era estremamente
lento: le aziende facevano delle
telefonate ai propri utenti per
ricevere un feedback, invece adesso la misurazione della soddisfazione dei clienti è
immediata, avviene in tempo reale (tramite social ecc.). Di conseguenza, le strategie
cambiano completamente.
L’altro grosso cambiamento è l’evoluzione dell’ingresso nel mercato internazionale.
Altra cosa inerente alla globalizzazione è che cambiano i contesti culturali, per cui c’è un
tema riguardante il cambiamento delle abitudini. Pensiamo allo sport: c’è una grande
differenza tra chi praticava sport in passato e chi lo pratica oggi, perché prima c’era
tutta una forma mentis basata sul rigore. Invece, adesso si guarda tanto alla salute
mentale e fisica dello sportivo. Se la federazione sportiva non comprende questi nuovi
valori, rischia di fallire, perché nessun genitore iscriverà i propri figli in un ambiente
descritto come troppo rigido ed estenuante.