BRANDS
GROW
What Marketers Don’t Know
Byron Sharp
Oxford University Press – Australia & New Zealand, 2010
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fare appello alla scientificità dell’impostazione del proprio lavoro. In
buona sostanza un marketer non si può permettere di applicare strategie
in modo casuale senza sapere quale ritorno avrà, deve al contrario prima
di tutto essere consapevole che anche il marketing, come qualsiasi altra
scienza, si basa su pattern (modelli) che si ripetono e proprio in virtù di
questo fatto i risultati delle strategie messe in atto sono (e devono essere)
prevedibili.
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Aumentare la propria base clienti invece di
concentrarsi solo sui clienti già esistenti
Di solito per far crescere un brand ci sono due diverse strade che si
possono percorrere: cercare di aumentare la propria base clienti oppure
fare in modo che i clienti già acquisiti restino con noi (puntando sulla
fidelizzazione del rapporto).
Nel mondo del marketing è convinzione comune che la strada migliore
sia quella di cercare di trattenere i clienti già acquisiti, rivolgendo le
strategie di pubblicità e comunicazione verso il miglioramento della
relazione, sopravvalutando appunto la cosiddetta “fedeltà” dei clienti.
Questa scelta però è del tutto controproducente e per comprenderlo è
sufficiente fare appello alla double jeopardy law (legge del doppio rischio)
che ha basi scientifiche, poiché frutto di ricerche, analisi e studio dei dati.
Questa legge empirica dimostra come i marchi con quote di mercato
più basse in un determinato settore hanno un numero di clienti molto
inferiore ai grandi brand e un conseguente tasso di fedeltà leggermente
più basso. Inutile andare contro una legge (sarebbe come se l’architetto
non tenesse conto della forza di gravità nel progettare un grattacielo),
molto più utile sfruttare la legge e muoversi nella sua direzione.
Ne consegue che sia perfettamente normale che aziende più conosciute
e che vendono di più abbiano più clienti e che tra questi la percentuale
di clienti fedeli sia maggiore. Il modello di acquisto della clientela è
direttamente dipendente dalle dimensioni dell’azienda e dalle sue quote
di mercato, per cui la direzione in cui deve muoversi il marketing
è quella di aumentare i clienti e non cercare di fidelizzare quelli già
esistenti.
Le aziende piccole hanno per loro natura un tasso di fedeltà leggermente
inferiore e dunque un numero maggiore di defezioni (persone che non
acquisteranno più), ma è importante tener presente che un’azienda non
può avere nessun tipo di controllo (a prescindere dalle dimensioni) su
queste defezioni.
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I clienti occasionali sono una fetta importante di
mercato
I marketer si basano sulla legge di Pareto, secondo cui il 20% dei clienti
di un’azienda (clienti abituali) determinano l’80% degli acquisti. Quando
parliamo di vendite però la proporzione non è esattamente quella di
Pareto, è piuttosto 60 a 20, vale a dire che poco più della metà degli
acquisti vengono effettuati dai clienti abituali, il resto delle vendite
riguarda i consumatori occasionali.
È chiaro che se tutti gli sforzi di marketing vengono direzionati verso i
consumatori abituali, perderemo una buona fetta, poco meno della metà,
di clienti dei nostri prodotti.
Per esempio, il cliente medio di Coca Cola fa circa dodici acquisti
all’anno, non è certamente una grande quantità, ma il numero di questi
clienti è così elevato da raggiungere cifre considerevoli. Nel parco clienti
di Coca Cola dominano comunque i clienti occasionali, alcuni dei quali
addirittura ne comprano una media di una bottiglia (o lattina) l’anno, ma
costituiscono comunque il 30% della clientela.
I clienti abituali, che possiamo definire fedeli, quelli che la consumano
quotidianamente o settimanalmente, con molta probabilità resteranno
sempre tali (a meno che non sopraggiungano motivazioni forti per
smettere di farlo, per esempio di salute).
Tutto questo conferma l’idea dell’importanza di convogliare gran parte
della propria strategia di marketing verso una maggiore penetrazione del
mercato, che sarà sempre per gran parte costituita da clienti occasionali.
Ricordiamo che anche i brand più piccoli (per esempio Pepsi) hanno un
andamento molto simile: il cliente medio compra 9 volte in un anno una
Pepsi.
Quindi generalizzando, ma basandoci su analisi e dati reali, possiamo
dire che la maggior parte dei clienti di un brand sono clienti molto
occasionali, che acquistano raramente, perché magari non sono
particolarmente interessati al settore e comunque cambiano spesso
marca.
Di conseguenza, quando si progetta il proprio piano di marketing, è
importante rivolgersi in particolare a questa tipologia di clienti per due
motivi fondamentali: sono tantissimi e possono facilmente dimenticarsi
di noi se non ricordiamo loro della nostra esistenza.
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Sfatare il mito della segmentazione della clientela
e cercare di vendere a tutti
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L’importante non è differenziarsi dagli altri brand
ma sapersi far notare tra la moltitudine
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ed evitare di confondere i clienti, perché è molto facile che un marchio
venga dimenticato. A prescindere dalle dimensioni dell’azienda e dal
budget a disposizione, bisogna sempre ricordare ai consumatori che ci
siamo. Più siamo visibili e degni di nota sul mercato, più verremo scelti.
Se siamo affamati e in giro per una città che non conosciamo (e amiamo
il junk food) sarà facile che la nostra scelta cadrà su McDonald’s,
semplicemente perché abbiamo fame, non vogliamo spendere troppo ed
è un marchio immediatamente riconoscibile.
La pubblicità ha la funzione di lavorare sulle strutture di memoria delle
persone, fare in modo che sia veloce e facile l’associazione con il nostro
brand.
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Disponibilità fisica e mentale: vendiamo di
più quando rendiamo più disponibile il nostro
prodotto
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CITAZIONI
“I marketer si dimenticano molto facilmente quanto di rado i loro clienti acquistino i loro
prodotti.”
“I clienti di un brand raramente percepiscono il loro brand come diverso dalla concorrenza.”
Da ricordare
Un marchio occupa uno spazio infinitesimale nella vita di una persona; la
gente è talmente impegnata e bombardata di offerte che un’azienda deve
continuamente ricordare al mondo della propria esistenza. Cerchiamo
innanzitutto di entrare nella mente del potenziale cliente e di restarci,
rinfreschiamogli la memoria di tanto in tanto e facciamo in modo di essere
esattamente dove è lui: avremo così ottime possibilità di veder crescere il
nostro brand, nella consapevolezza che dovremo continuare a lavorare in
questa direzione.
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