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Economia Politica
Approccio costi-benefici:
La microeconomia studia i processi decisionali di condizioni di scarsità, le risorse sono
limitate.
Se B(x) > C(x), allora fai x altrimenti no. Se i benefici superano i costi allora conviene
effettuare quella azione. Qualsiasi cosa o azione può essere quantificata in costi-
benefici.
Errori comuni:
molti non considerano correttamente tutti i costi, o sopravvalutano i benefici. Gli errori più
comuni sono:
Ignorare i costi opportunità. (quando svolgo un’azione spendo il mio tempo e mi
precludo altre possibilità, bisogna sempre valutare tutte le opportunità).
Non ignorare i costi non recuperabili. (sono i costi che avvengono a prescindere
sia che io svolga l’azione o che non la svolgo, es. se io ho un’auto con
l’assicurazione, sia che io uso o no la macchina l’assicurazione è già stata pagata).
Misurare i costi e i benefici in termini percentuali piuttosto che assoluti. (non
bisogna valutare il valore percentuale, a noi interessa sempre valutare i costi reali e
quindi se ho dei reali vantaggi valutando i costi-benefici).
Non comprendere la distinzione tra costo (o beneficio) medio e costo (o beneficio)
marginale. (costo medio: è la somma di tutti i costi e dividerli in parti uguali, quindi
non considerare i costi dei singoli elementi. Costo marginale: è osservare per ogni
unità aggiuntiva come variano i costi. Es. se io produco bulloni fino al 50 mi costa
100 se ne produco 51 mi costa 200 perché devo utilizzare un macchinario in più).
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Domanda e offerta:
{Quali sono gli obbiettivi delle lezioni di questo argomento:
Tracciare curve della domanda e dell’offerta di mercato. (comprendere quali variabili cambiano le
curve del mercato).
Descrivere il meccanismo di aggiustamento verso l’equilibrio.
Comprendere perché gli interventi volti a influenzare l’equilibrio di mercato
Distinguere tra variazione della domanda e variazione della quantità della domanda, e
analogamente dell’offerta.}
Un mercato può essere un luogo fisico o virtuale dove compratori e venditori si incontrano
per scambiarsi beni e servizi. Per capire come si raggiunge l’equilibrio in un mercato
dobbiamo utilizzare 2 strumenti:
1. Curva della domanda:
a. [interpretazione orizzontale]: è inclinata negativamente e ci dice qual è la
quantità della domandata dai consumatori per ogni livello di prezzo (questo
perché se il prezzo diminuisce la richiesta aumenta).
b. [interpretazione verticale]: la curva della domanda ci dice anche a quale
prezzo i consumatori sono disposti ad acquistare quella quantità.
Notiamo dal grafico che più il prezzo è alto meno i consumatori vorranno
acquistare. Ricordiamo che noi consideriamo un campione di utente che è
interessato a aderire a questo mercato verrà considerato come consumatore
(a chi non piace l’aragosta non verrà considerato in quanto non entrerà nel
mercato).
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Equilibrio di mercato:
Nel punto di intersezione tra le curve della domanda e dell’offerta si realizza l’equilibrio di
mercato. In equilibrio i consumatori e i venditori sono entrambi soddisfatti nel senso
che è impossibile migliorare la situazione di qualcuno senza contemporaneamente
peggiorare quella di qualcun altro. (efficienza paretiana).
Squilibrio di mercato
Se il prezzo differisce rispetto a quello di equilibrio si determina uno squilibrio tra domanda
e offerta.
Eccesso di offerta: prezzo superiore rispetto a quello di equilibrio. [prodotti
invenduti]
Eccesso di domanda: quando il prezzo è inferiore a quello di equilibrio.
[spiegazione incentivo mercato nero]
Se lo stato impone un limite di prezzo spesso avviene uno squilibrio di mercato, perché
molto spesso la domanda rimane alta ma l’offerta non sarà sufficiente. Lo stato blocca le
contrattazioni.
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Determinanti dell’offerta
Quali sono i fattori che determinano la forma e la posizione della curva dell’offerta?
La tecnologia (cioè la mia tecnologia che mi consente di produrre un certo
prodotto).
Prezzi e fattori produttivi.
Il numero dei produttori.
Le aspettative sul futuro andamento dei prezzi.
Le condizioni metereologiche.
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Notiamo nel primo grafico come la domanda degli appartamenti durante i periodi estivi
(linea azzurra), quindi di conseguenza l’equilibrio viene modificata spostandosi e
adattandosi alla nuova situazione del mercato.
Notiamo nel secondo grafico che in una situazione in cui la quantità di pomodori
producibili aumenta; quindi, la curva dell’offerta si abbassa in quanto il prezzo per
produrre i pomodori diminuisce.
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0
0 2 4 6 8 10 12
Iniziamo col i casi estremi, cioè un paniere con la spesa massima in un bene e 0 nell’altro.
L (0,10) k(20,0)
In questo modo riesco a trovare graficamente la retta del vincolo e posso semplicemente
osservare come aumentando un bene l’altro dovrà diminuire.
Se utilizziamo una combinazione che supera la retta rappresentata sul grafica che è il
vincolo di bilancio sforiamo il nostro reddito. (es H(12,40) è evidentemente un punto
più in altro rispetto alla retta e quindi sforo il mio vincolo di bilancio).
Tutti i punti sotto alla mia retta sono acquistabili.
Intercetta (valore massimo di un bene quindi il punto in cui la retta tocca l’asse delle x o
delle y): Qx = M/Px Qy=M/Py
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Quando avviene un cambiamento della pendenza della retta vuol dire che è cambiato il
prezzo. Possiamo osservare le intercette per comprendere quale prezzo è cambiato però
per fare ciò il reddito M non deve cambiare.
Come possiamo vedere da questo vincolo di bilancio, dopo i 1000kwh la pendenza della
retta varia.
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Un altro strumento che possiamo utilizzare è quello che osserva le preferenze del
consumatore. Attraverso delle ipotesi possiamo stabilire qual è il paniere migliore per il
consumatore. Lo strumento che utilizzeremo è la curva di indifferenza.
Proprietà fondamentali delle preferenze:
Completezza: si suppone che il consumatore è sempre in grado di classificare tutte
le sue posibili combinazioni di panieri, e decidere quale è il migliore per lui.
Transitività: se il consumatore preferisce il opaniere A rispetto al paniere B, e
preferisce il paniere B riaspetto al C, allora il consumatore preferirà il paniere A
rispetto al C. (esistono situazioni specifiche in cui questa regola non vale).
Non sazietà o monotonicità: a parità di condizioni il consumatore preferisce avere
quantità maggiore di un determinato bene.
Convessità: le combinazioni di beni intermedie sono preferite a quelle estreme.
Continuità: piccoli cambiamenti di quantità di un bene, non midificano in modo
improvviso la preferenza.
In questo piano stiamo creando delle possibili opzioni di panieri ma senza considerare
il reddito.
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Possimao unire i panieri all’interno del piano creando delle curve di indifferenza. Una
mappa o insieme di curve di indifferenza mostra i livelli di soddisfazione del
consumatore, in questo modo possiamo ordinarli.
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L’inclinazione del vincolo di bilancio è un dato oggettivo uguale per tutti all’interno
del mercato mentre le curve di indifferenza rivelano un dato soggettivo del cliente.
Caso eccezionale:
Alcune curve di indifferenza non seguono le regole che abbiamo già descritto, sono casi
estremi i cui l’aumento di un bene non ti darebbe più soddisfazione, ma la diminuiscono,
in questo caso deve venir meno il principio di non sazietà, e quindi una quantità di
bene extra che per te non è necessario ti farebbe stare male. Questo però è un caso raro.
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Il vincolo di bilancio è un dato che non possiamo modificare quindi dobbiamo trovare il
saggio marginale di sostituzione uguale all’inclinazione del vincolo di bilancio.
Quindi dove coincidono la valutazione oggettiva e soggettiva si è nell’ottimo.
Soluzioni d’angolo
Esistono alcuni casi particolari in cui non è possibile individuare questa condizione di
tangenza, perché saremo in una situazione in cui la curva di indifferenza sarà
sempre sopra o sotto il vincolo di bilancio. Questo spingerà il consumatore a comprare
solo 1 dei 2 beni. Le soluzioni ad angolo si verifica più spesso per i beni altamente
sostituibili o perfetti sostituti (beni che soddisfano lo stesso bisogno).
Notiamo dal grafico che non riusciamo a trovare il punto tangente tra il vincolo di
bilancio e le curve di indifferenza. Quindi la soluzione ottimale e posizionarsi dove
abbiamo il numero massimo di un bene e quindi il maggior livello di soddisfazione.
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Nel caso i sostituti sono perfetti le curve di bilancio saranno delle rette, perché per me lo
scambio tra i 2 beni sarà sempre lo stesso.
In questo caso il punto ottimale è A, dato che il mio vincolo di bilancio vado a posizionare
le mie curve di indifferenza e trovo quale sia il punto che mi darà più soddisfazione
possibili. E essendo perfetti sostituti la soluzione sarà sempre scegliere solo uno dei 2
beni alla maggiore quantità possibile.
Un altro caso particolare dei beni perfetti complementari, è che se compro uno specifico
bene dovrò comprare una quantità di un altro bene sempre in proporzione al primo. (es se
compro x kili di pane la quantità di burro y sarà in proporzione alla quantità di pane
comprato).
In questo caso otteniamo il paniere ottimo solo se otteniamo in proporzione dei 2 beni,
l’aumento di un solo bene non darà altra soddisfazione. Quindi il principio di non sazietà
non vale in questo caso.
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La domanda individuale
Per costruire la domanda individuale su un bene, bisogna osservare il comportamento in
base al variare del prezzo del bene, senza modificare il reddito.
Curva prezzo consumo
La curva di Engel
Mostra come un consumatore reagisce in base all’alterazione del suo reddito, e lasciando
le altre variabili costanti.
Notiamo come tutti i vincoli di bilancio sono paralleli questo perché l’inclinazione rimane la
stessa dato che il mercato non è cambiato. Anche in questo caso unendo i punti di ottimo
possiamo trovare la curva di Engel.
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Notiamo come col cambiare del prezzo dei metri quadri delle abitazioni la quantità del
bene si è ridotta drasticamente, siamo passati da una situazione nella quale la scelta
ottima era 10 mq di abitazione ad una scelta ottima con 2 mq di abitazione; quindi, il
consumatore ha dovuto rinunciare a 8 mq. Questa riduzione però solo in parte è dovuta al
fatto che il prezzo è aumentato ma indirettamente è diminuito anche perché il potere di
acquisto del consumatore è diminuito.
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Beni normali
Se io creo un nuovo vincolo di bilancio fittizio, allo scopo di valutare quanto reddito in
più servirebbe al consumatore per tornare sulla curva di indifferenza, in cui il consumatore
si muoveva prima della variazione prezzo. In questo modo troviamo il paniere con la
stessa soddisfazione di quello iniziale (C). Ora osserviamo la distanza che c’è tra il
paniere ottimo iniziale prima del cambio del prezzo (A) e il paniere ottimo fittizio che
abbiamo trovato (C), questa distanza segnale la quantità dell’effetto di sostituzione
(la riduzione dovuta al cambiamento di prezzo). Ora osserviamo la distanza tra il paniere
ottimo fittizio(C) e il paniere ottimo con il reddito reale del consumatore (D), questa
distanza segnala l’effetto di reddito (la riduzione della quantità a causa del minore
potere di acquisto).
L’effetto di reddito e di sostituzione si sommano se il bene è normale e il risultato ci
darà l’effetto totale.
La differenza tra 2 panieri ottimali sulla stessa curva di indifferenza mostra l’effetto di
sostituzione, mentre la differenza tra 2 panieri ottimali su curve di indifferenza diverse e
vincoli di bilancio paralleli tra loro mostra l’effetto di reddito.
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Beni inferiori
Utilizziamo lo stesso procedimento descritto sopra per trovare un paniere ottimo fittizio (C),
ora facciamo la differenza tra il paniere ottimo di partenza (A) e quello nuovo creato dopo il
cambio del prezzo (D) 1,2 – 0,9 = 0,3. E in questo modo troviamo l’effetto totale.
Ora osserviamo come trovando la differenza tra A e C 1,2 – 0,8 = 0,4 troviamo
la variazione dell’effetto di sostituzione e notiamo come è maggiore di quella totale.
Ora trovando la differenza tra C e D 0,9 – 0,8 = 0,1 così possiamo osservare la
l’effetto del reddito.
Questo dimostra che pur essendo aumentato il prezzo dell’hamburger io ne compro di più
in proporzione, ciò vuol dire che non potendomi permettere più altri beni dato che il mio
potere di acquisto è diminuito compro di più del bene inferiore. L’effetto della sostituzione
domina sull’effetto reddito.
Beni di Giffen
Se l’effetto reddito è tale da più che compensare l’effetto di sostituzione, allora l’effetto
totale della riduzione (aumento) del prezzo del bene conduce ad una riduzione (aumento)
nella quantità consumata di quel bene bene di Giffen.
Affinché un bene sia di Giffen, oltre che inferiore esso deve anche rappresentare una
quota consistente della spesa complessiva del consumatore.
La curva di domanda per questi beni, che peraltro molto difficilmente trovano riscontro
nella realtà, è inclinata positivamente (es. patate in Irlanda durante la carestia del 1845-
49, lo shochu in Giappone).
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Capiamo che sono beni complementari dato che le curve di indifferenza hanno una
forma a L, dato che il consumatore è soddisfatto solo con una precisa combinazione dei
beni.
Per trovare il prezzo di un bene è sufficiente fare il reddito fratta l’intercetta sugli assi,
quindi: Px = M/X 1200/6 = 200
Py = M/Y 1200/6 = 200
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Ricordiamo nei perfetti sostituti le curve di indifferenza saranno delle rette, ricordiamo
anche che la soluzione ottimale è pari all’intercetta (A).
Notiamo come l’effetto totale è pari all’effetto di sostituzione, A – D = A – C.
Notiamo anche che C – D = 0 cioè l’effetto del reddito è nullo, quindi possiamo dire che
l’effetto totale è totalmente composto dall’effetto di sostituzione.
Quindi la differenza sarà dovuta totalmente all’effetto di sostituzione.
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Semplifichiamo ipotizzando che sul mercato ci siano solo 2 consumatori, notiamo come
ogni consumatore ad un determinato prezzo richiede una quantità di mq.
Ora se sommiamo le domande dei 2 consumatori e riusciamo ad osservare la domanda di
un bene a seconda del prezzo di quel bene sul mercato.
Es. Prezzo: 16 D1 = 0 D2 = 0 D1 + D2 = 0 = D
Prezzo: 12 D1 = 2 D2 = 0 D1 + D2 = 2 = D
Prezzo: 4 D1 = 6 D2 = 2 D1 +D2 = 8 = D
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Economia politica
Pero noi non dobbiamo semplicemente sommare i prezzi tra loro, il modo migliore per
operare è quello di utilizzare le funzioni delle curve.
Derivazione algebrica della curva di domanda di mercato
(fascine di faggio, Andrea ed Emanuele unici due consumatori)
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P = 10 – 5Qi
Qi = 2 – 1/5P
QM = nQi = 10(2 – 1/5P)
QM = 20 – 2P
P = 10 – 1/2QM
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Elasticità
[guardare slide da 31 a 34]
Capitolo 9
Produzione
Le imprese cercano di trovare la miglior combinazione dei fattori produttivi, dei prezzi, ecc.
per avere il maggior risparmio possibile.
Gli input si distinguono in generale tra: capitale fisico, la forza lavoro, terreno e suolo,
la tecnologia, l’energia e l’organizzazione.
La funzione di produzione
In generale viene indicata con Q o Y. Indica la quantità massima producibile di un
prodotto di un prodotto Q dati i fattori produttivi disponibili K ed L.
Tipicamente Q = F (K, L)
L’impresa tenta di cercare di ottenere la maggior quantità di prodotto dati gli input in
maniera tecnicamente efficiente. La tecnologia disponibile determina la quantità di
output che è possibile ottenere dato un insieme di input.
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Economia politica
Funzione di produzione di breve periodo potrebbe non coincidere con quella di lungo
periodo. Un’impresa nel breve periodo è limitata nell’intraprendere alcune azioni questo
succede a causa di un vincolo temporale. Es. se voglio produrre di più probabilmente non
posso comprare un nuovo macchinario, ma potrei assumere un nuovo dipendente per
farlo lavorare la notte.
Osserviamo come non è possibile modificare L dato che siamo in una funzione di breve
periodo (figura a). notiamo come cambiando il fattore lavoro riusciamo a produrre di più,
ma questa è la sola variabile che possiamo modificare in quanto siamo in una funzione di
breve periodo (figura b).
Posso osservare come l’andamento è crescente fino ad un certo punto, superato le 8 ore
inizio ad avere una diminuzione dell’output. Questo perché probabilmente il macchinario
ha un limite fisico di 8 ore, poi diventa inefficiente. Fossimo nel lungo periodo potremmo
acquistare un altro macchinario, ma in questo caso no.
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Nella zona orientale notiamo come il prodotto medio coincide con il prodotto marginale,
mentre invece nella zona occidentale l’aumento di prodotto con l’aumentare delle barche
non è costante, ad esempio notiamo come la quarta imbarcazione porta un aumento di
soli 70 kg. Quindi in questo caso se abbiamo a disposizione 4 barche, a noi come azienda
conviene mandare 2 barche nella zona occidentale dato che abbiamo un prodotto
marginale più alto, ma poi diminuisce drasticamente e ci conviene allocare le altre 2
barche nella zona orientale.
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Rendimenti di scala
Il concetto di rendimenti di scala è applicabile esclusivamente al lungo periodo. I
rendimenti di scala sono legati a variazioni proporzionali di tutti i fattori produttivi
contemporaneamente. Come varia il livello produttivo dell’impresa quando tutti i fattori
produttivi variano nella stessa proporzione. Possiamo vedere rendimenti costanti,
crescenti e decrescenti, questo cambia in base se la proporzionalità viene mantenuta o
no. Es se io raddoppio i miei input gli output raddoppieranno? se sì allora la
proporzionalità avrà un rendimento costante, se invece l’output è più che raddoppiato
allora avrò un rendimento crescente, sarà decrescente se il mio output non raddoppia
ma otterrò risultati inferiori allora avrò un rendimento decrescente.
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Si osservi che i rendimenti di scala decrescenti non hanno nulla a che vedere con la
legge dei rendimenti marginali decrescenti
Il prodotto marginale dei singoli fattori può essere decrescente, ma la funzione di
produzione può avere rendimenti di scala decrescenti, costanti o persino crescenti.
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Cobb-Douglas Q = K½L½
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Capitolo 10 i costi
L’impresa per produrre dovrà sostenere dei costi, il salario (costo del lavoro) e il capitale.
È bene ricordare che in quanto economisti dobbiamo sempre ragionare in termini di costi
opportunità.
Costi nel breve periodo
Nel breve periodo non siamo in grado di cambiare la variabile capitale facilmente, quello
che possiamo modificare è il salario.
( FC = rK0 ). FC sono i costi fissi che un’impresa deve sostenere e non variano in base
alla prodizione, ad esempio il costo del magazzino. r invece è il costo del capitale, che può
essere il costo di un interesse oppure potrebbe essere il costo messo in relazione con le
opportunità.
I costi variabili invece sono i costi che varia in base al lavoro o materie prime o altri costi
che possono variare in base a quanto output voglio ottenere, quindi (VC = wL).
La somma tra i costi fissi e i costi variabili dà come risultato il costo totale, quindi
(TC = FC + VC).
Come abbiamo gia visto precedente, utilizzando le curve di isoquanto notiamo come
aumentando i costi variabili non avrò sempre un profitto crescente, anzi arrivati ad un certo
punto potrei andare in perdità.
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In questo grafico possiamo osservare i costi totali, i costi fissi e i costi variabili.
Possiamo notare come a 43 Q l’inclinazione della retta cambia, questo accade perché da
quel punto in poi il rendimento marginale diminuisce, mentre prima la curva sarà
crescente.
[guardare slide 11 e 12]
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