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Capitolo 1 Pensare da economisti

MICROECONOMIA : studia il comportamento delle scelte individuali e dei


singoli mercati.

MACROECONOMIA : studia le aggregazioni di mercati più ampi

L’APPROCCIO COSTI BENEFICI


La microeconomia studia i processi decisionali in condizioni di scarsità
Le scelte vengono effettuate seguendo l’approccio costi benefici=
Se il beneficio (B) è > del costo di fare qualcosa (C) , allora quel qualcosa la
faccio.
GLI ERRORI PIÙ COMUNI
- Ignorare i costi opportunità → valore risorsa nel suo miglior uso possibile
- NON Ignorare i costi NON recuperabili
- Misurare i costi e i benefici in termini percentuali piuttosto che assoluti
- Non comprendere la distinzione tra costo (o beneficio) medio e costo (o
beneficio) marginale.
LA MANO INVISIBILE
Secondo Adam Smith (economista scozzese) una mano invisibile guiderebbe
tutti gli individui i quali, nel perseguire i loro interessi individuali, consentono
anche il contemporaneo raggiungimento dell’interesse collettivo . Meccanismo
dei prezzi che segnala al consumatore cosa conviene consumare al produttore
cosa conviene produrre.
Ci indica la scarsità relativa del bene in commercio.
DOMANDE POSITIVE E NORMATIVE

Domanda normativa: attiene ai valori individuali poiché mira a sapere cosa si


deve o si dovrebbe fare
Domanda positiva: ci si chiede quali possano essere le conseguenze di
determinate politiche o soluzioni istituzionali
Capitolo 2 La domanda e l’offerta

MERCATO: è costituito dall’insieme dei compratori e dei venditori di un bene o


servizio, gli strumenti fondamentali per lo studio di un mercato sono la curva di
domanda e la curva di offerta.
CURVA DI DOMANDA è inclinata negativamente e ci dice qual è la quantità
domandata dai consumatori per ogni livello di prezzo (interpretazione
orizzontale)
Alternativamente la curva di domanda ci dice anche a quale prezzo i
consumatori sono disposti ad acquistare una determinata quantità
(interpretazione verticale)

LA LEGGE DELLA DOMANDA : afferma che la quantità domandata di un bene o


servizio aumenta se il suo prezzo diminuisce.
La pendenza negativa della curva di domanda riflette la legge della domanda

+ cresce il prezzo - viene comprata


+ si abbassa il prezzo + viene comprata
DETERMINANTI DELLA DOMANDA : fattori che determinano la forma e la
posizione della curva di domanda:
– Il reddito e gusti dei consumatori: i consumatori hanno redditi e gusti diversi.
– I prezzi dei beni sostituti e/o complementari. (caffè e zucchero)
– Le aspettative sull'andamento futuro dei prezzi e del reddito.
– I fattori demografici.
LA CURVA DI OFFERTA è inclinata positivamente e ci dice qual è la quantità
offerta dai produttori per ogni livello di prezzo (interpretazione orizzontale)
Alternativamente la curva di offerta ci dice qual è per i produttori il prezzo
minimo al quale sono disposti ad offrire il prodotto (interpretazione verticale).
LA LEGGE DELL’OFFERTA : afferma che
la quantità offerta di un bene o
servizio aumenta all’aumentare del
suo prezzo.
La pendenza positiva della curva di
offerta riflette la legge dell’offerta

DETERMINANTI DELL’OFFERTA ; fattori che determinano la forma e la


posizione della curva di offerta:
– La tecnologia
– I prezzi dei fattori produttivi
– Il numero dei produttori
– Le aspettative sul futuro andamento dei prezzi
– Le condizioni meteorologiche

EQUILIBRIO DI MERCATO: si realizza nel punto di intersezione tra la curva


di domanda e la curva di offerta.
In equilibrio i consumatori e i venditori sono entrambi soddisfatti nel senso che
è impossibile migliorare la situazione di qualcuno senza contemporaneamente
peggiorare quella di qualcun altro (efficienza paretiana)
SQUILIBRIO DI MERCATO: se il prezzo differisce rispetto a quello di
equilibrio si determina uno squilibrio tra domanda e offerta
Se il prezzo è superiore rispetto a quello di equilibrio si crea un eccesso
di offerta.
Se il prezzo è inferiore
rispetto a quello di
equilibrio si crea un
eccesso di domanda.

INTERVENTI SUI MERCATI: l’esito efficiente raggiunto dal mercato non


implica automaticamente che tale esito sia desiderabile in termini
assoluti. Può accadere che tutti i mercati siano in equilibrio e
contemporaneamente che vi siano situazioni di disagio e/o di povertà,
talvolta gli interventi che tentano di correggere queste situazioni
possono condurre a problemi di altra natura.

Ad esempio, le politiche di sostegno dei prezzi in agricoltura possono


condurre ad eccessi di offerta dei prodotti agricoli che dovranno poi
essere immagazzinati e che, talvolta, vanno distrutti.
FUNZIONI ALLOCATIVE DEI PREZZI
I prezzi di equilibrio servono a distribuire i beni ai consumatori che
attribuiscono loro il maggior valore (funzione allocativa dei prezzi
rispetto ai beni) e servono anche a segnalare verso quali settori
produttivi far affluire risorse produttive (funzione allocativa dei prezzi
rispetto alle risorse)

PREVEDERE E SPIEGARE LE VARIAZIONI NEI PREZZI E NELLE QUANTITÀ


DI EQUILIBRIO
In generale e a parità di altre condizioni:
- Un aumento della domanda conduce sempre ad un aumento sia del
prezzo
che della quantità.
- Una riduzione della domanda conduce sempre ad una riduzione sia del
prezzo che della quantità
- Un aumento dell’offerta conduce sempre ad una riduzione del prezzo e ad un
aumento della quantità
- Una riduzione dell’offerta conduce sempre ad un aumento del prezzo e ad
una riduzione della quantità
IMPOSTE
Se viene introdotta imposta T a carico dei produttori, la curva di offerta si
sposta verso l’ alto di T unità
Se viene introdotta imposta T a carico dei consumatori , la curva di domanda
si sposta verso il basso di T unità
BENE COMPOSITO = Bene che rappresenta tutti gli altri beni

Capitolo 3 La scelta razionale del consumatore

Il VINCOLO DI BILANCIO: definisce l’insieme dei panieri che il


consumatore può acquistare spendendo completamente il proprio
reddito
Paniere= combinazione di beni o servizi
M= Pa A + Pc C → non posso spendere più del mio reddito
dove M= Reddito, P= prezzo, A= alloggio, C= cibo

Esplicitando il bene C rispetto al bene A,il vincolo di bilancio diviene


C = M/P c - (P A /P C ) A
Dove M/P c = l'intercetta verticale, - (P A /P C ) = la pendenza del vincolo di
bilancio ( rappresenta il prezzo relativo di due beni, se varia il prezzo di uno
dei due beni varia anche il prezzo del vincolo di bilancio) , l'intercetta
orizzontale è pari a M/P A
L’insieme di bilancio è composto da tutti i panieri accessibile dato il reddito.
Grafico che rappresenta il vincolo di bilancio.

SPOSTAMENTI DEL VINCOLO DI BILANCIO DOVUTI A UNA VARIAZIONE DEI


PREZZI

La pendenza del vincolo di bilancio è pari a - (P A /P C ), tale pendenza


rappresenta il prezzo relativo dei due beni . La variazione del prezzo di
uno dei due beni determina una variazione della pendenza del vincolo
di bilancio

- Se il prezzo del bene rappresentato sull’asse delle ascisse aumenta, il vincolo


di bilancio diventa più ripido, l’intercetta orizzontale si sposta verso sinistra
mentre l’intercetta verticale non varia.

- Se il prezzo del bene rappresentato sull’asse delle ascisse diminuisce, il


vincolo di bilancio diventa meno ripido, l’intercetta orizzontale si
sposta verso destra mentre l’intercetta verticale non varia.
L’effetto di un aumento del prezzo delle abitazioni

SPOSTAMENTI DEL VINCOLO DI BILANCIO DOVUTI A UNA VARIAZIONE DEL


REDDITO

- Quando il reddito aumenta, il vincolo di bilancio si sposta parallelamente


verso destra

- Quando il reddito diminuisce, il vincolo di bilancio si sposta parallelamente


verso sinistra

Dunque le variazioni del reddito non modificano la pendenza del vincolo


di bilancio

effetto di una
riduzione del
reddito

( slide 10) ( slide 11)

LE PREFERENZE DEL CONSUMATORE: illustrano le modalità con le quali il


consumatore ordina i panieri di beni (confronta la loro desiderabilità).
Un ordinamento di preferenze è uno schema attraverso il quale il
consumatore ordina tutti i possibili panieri secondo le sue preferenze

Le proprietà fondamentali delle preferenze .

– 1 Completezza: il consumatore è sempre in grado di classificare tutte le


possibili combinazioni di beni.

– 2 Transitività: se il consumatore preferisce il paniere A al paniere B e il


paniere B al paniere C, allora preferirà sempre il paniere A al paniere C.

– 3 Non sazietà o monotonicità: a parità di condizioni, il consumatore


preferisce avere quantità maggiori di un determinato bene.
– 4 Continuità: piccoli cambiamenti delle quantità disponibili di un bene, non
modificano le preferenze in modo improvviso

– 5 Convessità: le combinazioni di beni intermedie sono preferite a


quelle estreme.

CURVE DI INDIFFERENZA; mostra tutte le combinazioni dei panieri che


assicurano al consumatore lo stesso livello di soddisfazione.

Una mappa o insieme di curve di indifferenza mostra differenti livelli di


soddisfazione in corrispondenza di diversi panieri di beni ordinati a seconda
del livello di desiderabilità

PROPRIETÀ DELLE CURVE DI INDIFFERENZA

- Ciascun paniere può giacere su un’unica curva di indifferenza

- Le curve di indifferenza hanno pendenza negativa

- Le curve di indifferenza non si intersecano mai tra di loro

- L’inclinazione di una curva di indifferenza si riduce man mano che ci si sposta


verso destra

SAGGIO MARGINALE DI SOSTITUZIONE (MRS)= è il tasso al quale il


consumatore è disposto a sostituire una piccola quantità del bene misurato
sull’asse verticale in cambio di una piccola quantità aggiuntiva del bene
misurato sull’asse orizzontale.
Il saggio marginale di sostituzione corrisponde l’inclinazione (in valore
assoluto) della curva di indifferenza. Ognuno ha un suo MRS diverso.
Il saggio marginale di costituzione è definito :
- economicamente come il TRADE OFF = rapporto di scambio di mercato, cioè
quanto un individuo è in grado di scambiare Pa per Pc
- geometricamente invece come il punto di tangenza tra curva d’ indifferenza e
punto di bilancio.
“Condizioni di ottimo”: MRS= Pa/ Pc

Punto di ottimo :
- economicamente è il punto dove il consumatore è più soddisfatto dato un
certo vincolo di bilancio, miglior paniere ammissibile.

MRS= Po/ Pc , il saggio marginale di costituzione è definito economicamente


come il trade off, geometricamente invece come il punto di tangenza tra
curva d’ indifferenza e punto di bilancio.

MRS è il saggio al quale il consumatore è disposto a scambiare i beni tra di loro


è lo stesso al quale i due beni sono scambiati nel mercato.
Rappresenta il punto di ottimo ed è il punto dove il consumatore è
più soddisfatto dato un certo vincolo di bilancio.
SOLUZIONI D’ANGOLO

In alcuni casi non esiste un punto di tangenza tra vincolo di bilancio e curva di
indifferenza, in questo caso il MRS è sempre superiore o inferiore rispetto alla
pendenza del vincolo.
La soluzione ottima prevede che il consumatore consumi solo uno dei due
beni.
Le soluzioni d’angolo si verificano più spesso per i beni altamente sostituibili.
L’APPROCCIO DELLA FUNZIONE DI UTILITÀ: una funzione di utilità assegna un
numero a ciascun paniere in modo tale che ai panieri giudicati migliori venga
assegnato un numero più elevato rispetto ai panieri giudicati inferiori.

Una funzione di utilità è analoga a una mappa di curve di indifferenza poiché


entrambe forniscono una descrizione completa dell’ordinamento delle
preferenze del consumatore
L’utilità = è un concetto ordinale (primo,secondo) e non cardinale (uno, due,tre)

L’utilità tra individui diversi non è in alcun modo comparabile.


La differenza è che quelle cardinali sono distanziati tutti da 1 sola unità,
mentre nella distanza tra quelli ordinali ci dice solo chi è arrivato prima e chi
dopo, la distanza non è la stessa.

L’utilità marginale (MU) = di un bene è l’utilità addizionale che il consumatore


ottiene dal consumo di una unità addizionale di quel bene, quando il consumo
di tutti gli altri beni del suo paniere rimane costante.

Muc/ Mua = Pc/ Pa → rapporto delle unità marginali deve esssere uguale al
rapporto in valore assoluto del prezzi. ( Massimizzazione unità marginale)

Capitolo 4: La domanda individuale e la domanda di mercato

GLI EFFETTI DELLE VARIAZIONI DI PREZZO


La curva prezzo-consumo per l’abitazione rappresenta i panieri ottimali
corrispondenti a tutti i possibili prezzi dell’abitazione, tenendo fissi il reddito e i
prezzi degli altri beni.

Dalla curva prezzo-consumo si può ottenere la curva di domanda individuale


per l’abitazione. Le curve di domanda individuali sono diverse a
seconda delle preferenze del consumatore.

GLI EFFETTI DELLE VARIAZIONI DI REDDITO


La curva reddito-consumo indica i panieri ottimali corrispondenti a tutti i
possibili livelli del reddito tenendo fissi i prezzi dei beni.
La curva di Engel individuale per l’abitazione mette in relazione i vari livelli del
reddito con il consumo di abitazione

BENI NORMALI E BENI INFERIORI

-Se all’aumentare del reddito il


consumatore acquista una quantità
maggiore del bene x, allora x è un
bene normale e la curva di Engel è
crescente

- Se all’aumentare del reddito il consumatore acquista una quantità minore


del bene x, allora x è un bene inferiore e la curva di Engel è decrescente

Un bene può essere normale per bassi livelli di reddito, inferiore per livelli di
reddito più elevati.

EFFETTO REDDITO ED EFFETTO SOSTITUZIONE L’effetto dell’aumento del

prezzo di un bene è duplice ...


1 diminuisce il potere d’acquisto del consumatore poiché egli può
acquistare una minore quantità di beni (effetto reddito).
Per i beni normali l’effetto reddito opera sempre in direzione opposta
rispetto alla variazione del prezzo, agisce invece nella stessa direzione
rispetto alla variazione del prezzo per beni inferiori. Effetto reddito è
negativo

2 varia il prezzo relativo dei beni in quanto il bene il cui prezzo è


aumentato costa di più relativamente a tutti gli altri beni (effetto
sostituzione).

Al contrario agisce sempre in senso inverso rispetto alla variazione del prezzo.

EFFETTO DI REDDITO ED EFFETTO DI SOSTITUZIONE (BENI DI GIFFEN)

Se l’effetto reddito è tale da più che compensare l’effetto di sostituzione,


allora l’effetto totale della riduzione del prezzo del bene conduce ad una
riduzione nella quantità consumata di quel bene.
Al contrario un aumento del prezzo del bene conduce ad un aumento nella
quantità consumata di quel bene.
Bene di Giffen = è un bene inferiore che alla diminuzione del reddito aumenta
la quantità domandata. La curva di domanda per questi beni, è inclinata
positivamente

Affinché un bene sia di Giffen, oltre che un bene inferiore esso deve anche
rappresentare una quota consistente della spesa complessiva del consumatore

(slide 18 ) (slide 19) ( silde 21)

DOMANDA DI MERCATO: L’AGGREGAZIONE DELLE CURVE DI DOMANDA


INDIVIDUALI
La CURVA DI DOMANDA DI MERCATO è pari alla somma orizzontale delle
curve di domanda individuali.

Sla curva di domanda di mercato si ottiene sommando le Quantità


domandate dai singoli consumatori in Corrispondenza di tutti i possibili livelli
di prezzo
ELASTICITÀ
DELLA DOMANDA
RISPETTO AL
PREZZO = misura la
variazione percentuale della quantità domandata in seguito ad una
variazione dell’1% (per cento) del prezzo del bene:

£ = ▲QP/ ▲PQ → numeratore = variazione prezzo, denominatore=


variazione quantità –

Elasticità della domanda = variazione quantità per prezzo diviso la variazione


prezzo per quantità

l’inclinazione della curva di domanda è pari al rapporto tra le variazioni


assolute del prezzo e della quantità. Al contrario, l’elasticità corrisponde
al rapporto tra le variazioni relative (o percentuali) di quantità e prezzi.

Quando una variazione percentuale del prezzo dell’1% per cento conduce
ad una variazione percentuale della quantità domandata ...

1 ... maggiore dell’1% , allora la domanda di quel bene si definisce elastica ( £


< -1)
2 ... minore dell’1% , allora la domanda di quel bene si definisce rigida, (-1< £
≤0)

3... esattamente pari all’1% , allora la domanda di quel bene si definisce


unitaria ( £= -1)
L’elasticità della domanda non è mai positiva. Per convenzione, tuttavia,
spesso si considera il valore assoluto, e quindi positivo, dell’elasticità. Per una
curva di domanda lineare, l’elasticità della domanda è diversa in ogni suo
punto e varia da infinito a zero muovendosi verso il basso

I casi estremi sono quelli di una curva di domanda perfettamente elastica e


di una curva di domanda perfettamente rigida

( slide 31)

DETERMINANTI DELL’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA RISPETTO AL


PREZZO

Alcuni tra gli elementi più importanti nel determinare l’elasticità della
domanda sono i seguenti:

- possibilità di sostituzione del bene


– quota di reddito assorbita dal bene
– direzione dell’effetto di reddito
– periodo di tempo di riferimento (breve/lungo)

ELASTICITÀ DELLA DOMANDA E SPESA TOTALE

La spesa totale = al prodotto tra prezzo e quantità, ovvero = P Q


Cosa accade alla spesa totale se il prezzo varia?
- Se il valore assoluto dell’elasticità è maggiore di 1, allora una riduzione del
prezzo conduce ad un aumento del ricavo totale mentre aumento del prezzo
conduce ad una riduzione del ricavo totale.

- Se il valore assoluto dell’elasticità è minore di 1, allora una riduzione del


prezzo conduce ad un riduzione del ricavo totale.
Mentre un aumento del prezzo conduce ad un aumento del ricavo

- Se il valore assoluto dell’elasticità è uguale a 1, la spesa totale tocca il suo


valore massimo
La spessa totale è massima quando l’elasticità è unitaria.
L’elasticità rispetto al prezzo nel lungo periodo è maggiore che nel breve
periodo
(slide 36)

LEGAME TRA DOMANDA DI MERCATO E REDDITO

La domanda di mercato, oltre che dal prezzo del bene, dipende anche
dal reddito dei consumatori.

La distribuzione del reddito tra i consumatori può influenzare la domanda


di mercato
Se esiste una relazione stabile tra il reddito aggregato e la quantità
domandata dal mercato, allora si può costruire un curva di Engel per l’intero
mercato.

- Se il reddito diminuisce
curva di domanda si sposta
verso sinistra

- Se reddito aumenta curva di


domanda si sposta verso
destra
ELASTICITÀ DELLA DOMANDA DI MERCATO RISPETTO AL REDDITO
Si ha se è presente una curva di Engel di mercato stabile :

Se esiste una curva di Engel di mercato stabile è possibile definire l’elasticità


della domanda rispetto al reddito:

n = ▲Q Y/ ▲Y Q

numeratore = reddito
denominatore = quantità domandata
X i beni di prima necessità n < 1 ( se il nostro reddito cresce si può sostituire)
X i beni di lusso n>1
X i beni inferiori n<0 (al crescere del reddito se ne consuma di meno)
ELASTICITÀ INCROCIATA DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO : misura
la variazione percentuale della quantità domandata di un bene, in seguito
alla variazione dell’1% per cento del prezzo di un altro bene

La domanda di mercato, oltre che dal prezzo del bene e dal reddito dei
consumatori, dipende anche dai prezzi dei beni ad esso correlati misura
la variazione percentuale della quantità domandata di un bene, in seguito
alla variazione dell’1% per cento del prezzo di un altro bene

£xz = ▲Qx Pz/ ▲Pz Qx → variazione prezzo/ variazione quantità (di beni
correlati)

CAPITOLO 5 Le applicazioni delle teorie della scelta razionale e della


domanda

DUE ESEMPI SULL’UTILIZZO DEL MODELLO DI SCELTA RAZIONALE AI FINI


DELLA POLITICA ECONOMICA

- La politica economica influenza il comportamento degli individui sia


attraverso la modifica del loro reddito, sia tramite la variazione dei prezzi
relativi indotti dalle scelte pubbliche

1 - introduzione di un’imposta sui carburanti accompagnata dalla riduzione


di altre imposte. (slide 3)

2 - I buoni scuola ( slide 4)


SURPLACE SOCIALE è il surplus totale cioè la somma del surplus del consumatore e il
surplus venditore
CURVA DI DOMANDA COMPENSATA = ci dice quanto acquisterebbero i
consumatori se fossero pienamente compensati per gli effetti di reddito
derivanti dalle variazioni di prezzo.
La differenza con la curva di domanda è che per i beni normali quella
compensata è più inclinata, per quelli inferiori accade l’opposto. La curva si
chiama EFFETTO REDDITO.

IL SURPLUS DEL CONSUMATORE = La differenza tra ciò che il consumatore è


disposto a spendere per quel bene e ciò che paga effettivamente

La curva di domanda può anche essere interpretata come la disponibilità a


pagare per avere quel bene, ciascun individuo paga il prezzo di mercato per
tutte le unità del bene che egli acquista.

Quindi, l’area al di sotto della curva di domanda e al di sopra del prezzo di


mercato misura il surplus del consumatore, che varia se varia il prezzo di
mercato. La reta si chiama curva di domanda
L’ intera area rappresenta il surplus del consumatore, che varia al variare del
prezzo.
- se prezzo AUMENTA, surplus si RIDUCE
- se prezzo DIMINUISCE surplus AUMENTA

Utilizzando il surplus del consumatore è possibile, per esempio, valutare i costi e i


benefici che intervengono sui singoli mercati.
CONFRONTI DI BENESSERE GLOBALI
Come già indicato, il surplus del consumatore ci aiuta a identificare i costi e i
benefici che intervengono sui singoli mercati

Talvolta abbiamo necessità di valutare in che modo il benessere dei consumatori


varia, al variare delle condizioni in più mercati,
Come ad esempio se il prezzo delle abitazione diminuisce, benessere dei
proprietari aumenta.

CALCOLO DI ATTUALIZZAZIONE / VALORE ATTUALE


MODELLO DI SCELTA INTERTEMPORALE = E’ un’ analisi che serve a capire in che
modo le scelte di consumo odierno influenzino le scelte di consumo future
Gli strumenti utilizzati (preferenze e vincolo di bilancio) sono del tutto simili a
quelli impiegati nell’ambito della scelta atemporale

CALCOLO DI ATTUALIZZAZIONE / VALORE ATTUALE

Valore attuale (Present Value) di una somma di denaro X disponibile tra T anni:
PV(X) = X/(1+r)T

T= anni
X= somma denaro
r = tasso di interesse di mercato

Vincolo di bilancio intertemporale in valore attuale:


C1+C2/(1+r) = M1+M2/(1+r) dove (M=reddito) (C= cibo?)

Vincolo di bilancio intertemporale in valore futuro:


C1(1+r)+C2 = M1(1+r)+M2
SCELTA INTERTEMPORALE OTTIMALE
La scelta intertemporale ottimale si ha in corrispondenza del punto di tangenza
tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza
In tale punto è verificata l’eguaglianza tra il rapporto, in valore assoluto, tra il
prezzo del consumo presente e il prezzo del consumo futuro (1+r), da un lato, e
il saggio marginale di preferenza intertemporale, dall’altro (MRTP)
(slide 31)

LE TEORIE DEL REDDITO PERMANENTE E DEL CICLO VITALE Tra le altre cose, il
modello di scelta intertemporale è indispensabile per analizzare le decisioni
di risparmio degli individui.

Due teorie, in particolare, hanno approfondito queste tematiche

1_ La teoria del reddito permanente di Franco Modigliani


2_ La teoria del ciclo vitale di Milton Friedman
CAPITOLO 7: “ I limiti delle scelte basate su individualismo e razionalità”
DUE CRITERI DI RAZIONALITÀ: Essere razionali significa prendere decisioni
in base al criterio costi-benefici

1_ Razionalità secondo l’interesse individuale: gli individui considerano solo i


costi e i benefici che li toccano direttamente. Questo tipo di razionalità elimina
completamente ogni motivazione di tipo altruistico tuttavia, la maggior parte
degli individui persegue anche obiettivi non esclusivamente di tipo egoistico

2_ Razionalità secondo i fini: gli individui agiscono in maniera efficiente per


raggiungere i loro obiettivi. Il principio di razionalità secondo i fini consente
invece di considerare motivazioni altruistiche del comportamento individuale
Purtroppo, la razionalità secondo i fini è un concetto troppo ampio tale da
giustificare qualsiasi comportamento, anche autolesionista, purché coerente con
il raggiungimento dell’obiettivo da raggiungere

Altruista che massimizza la


propria utilità, la massima
soddisfazione di un individuo si ha
quando si spartisce 50-50 di
ricchezza con un altro individuo.

RUOLO STRATEGICO DELLE PREFERENZE

Le preferenze giocano un ruolo strategico, occorre cercare di ampliare il concetto


di razionalità secondo i fini e evitare comportamenti di razionalità individuale.
Il vantaggio delle preferenze strategiche è che esse dipendono dalla
quantità di altri individui che le condividono In questo senso, questo tipo
di preferenze aiutano gli individui a risolvere importanti problemi di
interazione sociale.
La Parabola dei “falchi” e delle “colombe”

Supponiamo che in una popolazione di animali della stessa specie si verifichino


delle contese tra due animali per la conquista della preda e poniamo uguale a 1
l’utilità che un animale ottiene conquistando una preda;

Supponiamo poi che l’animale abbia a disposizione solo due strategie: una
aggressiva Falco e una non aggressiva Colomba.

- Se entrambi gli animali si comportano da Colomba si dividono la


preda e ottengono 1/2 ciascuno;

- Se uno si comporta da Colomba e l’altro da Falco, Falco prende 1 e Colomba 0;

- Se entrambi si comportano da Falco prendono ciascuno 1/2 − c essendo c il costo


del combattimento.

Payoff = perdite o guadagni di ciascun


individuo

Matrice dei payoff---------->

L’OPPORTUNITÀ DI VINCOLARE I PROPRI COMPORTAMENTI

I comportamenti egoistici possono ritorcersi contro chi li pone in essere


La mancanza di fiducia nei confronti degli altri può condurre ad esiti peggiori
per tutti gli individui coinvolti.

DILEMMA DEL PRIGIONIERO


Indipendentemente da come si comporta l’altro, ognuno dei due prigionieri
otterrà una condanna più lieve confessando.
In alcune situazioni, vincolando il proprio comportamento si ottengono risultati
migliori rispetto a quelli che si otterrebbero perseguendo il proprio interesse
strettamente personale.

Questo è un esempio di come i comportamenti egoistici possono ritorcersi contro


chi li pone in essere La mancanza di fiducia nei confronti degli altri può condurre
ad esiti peggiori per tutti gli individui coinvolti.

- Equilibrio di John Nash/ equilibrio competitivo (5 anni per ciascuno) non


collaborano

- Equilibrio cooperativo (1 anno ciascuno)

IL PROBLEMA DELL’OPPORTUNISMO

Si consideri un sistema composto da altruisti, disposti a cooperare, ed egoisti che


guardano esclusivamente all’interesse individuale. Dalla interazione tra gli uni e gli
altri, possono scaturire esiti differenti a seconda che sia possibile distinguere o
meno l’appartenenza del singolo alla rispettiva categoria della popolazione.

Il payoff di questo problema è lo stesso del dilemma del prigioniero.


Non cooperando si otterrebbe un vantaggio minore x entrambi gli individui, quindi
non conoscendo la scelta dell’altro conviene cooperare,

- Se altruisti ed egoisti
sono indistinguibili, i primi
sono destinati a
scomparire dal sistema.

- Se altruisti ed egoisti sono


perfettamente
distinguibili, i secondi sono
destinati a scomparire dal
sistema.
IL PROBLEMA DELL’OPPORTUNISMO: SIMULAZIONE E COSTI

Se alcuni egoisti possono simulare senza costi di essere altruisti, allora questi
ultimi assieme agli egoisti non simulatori sono destinati a scomparire

Infine, in presenza di simulazione imperfetta o di costi di simulazione si


stabilisce un equilibrio nel quale convivono sia egoisti, sia altruisti.

EQUITÀ E PREFERENZE
Il senso di equità si è dimostrato essere una componente importante nella
descrizione del comportamento umano

Se così non fosse, tutti gli individui si comporterebbero sempre in maniera


egoistica in ogni occasione, il che non corrisponde al vero. Le preferenze
possono anche essere interpretate in senso ampio comprendendovi, al loro
interno, anche le istanze di altruismo degli individui

Il modello basato sull’interesse individuale, che ipotizza che ognuno si


comporti da opportunista, può portare ad errori nella previsione dei
comportamenti effettivi.
Gli individui emotivamente predisposti all’attenzione verso il prossimo non
devono necessariamente ricavarne un danno, neppure in termini
esclusivamente materiali.

ELEMENTI DI ECONOMIA CIVILE: (EC) propone un modo di pensare al sistema


economico basato su alcuni principi – come la reciprocità, la gratuità e la
fraternità – che superano la supremazia del profitto o del puro scambio
strumentale nell'attività economica e finanziaria. È così una possibile
alternativa alla concezione capitalista del mercato.

- EC vuole tradurre la convinzione che una buona società è frutto sia di un


mercato che funziona sia di processi che attivano la solidarietà di tutti i
soggetti. Quindi l'attenzione alla persona non è elusa e neppure rinviata
alla sfera privata o a qualche forma di pubblica filantropia che può solo
diminuire le disfunzioni del mercato.
- EC propone un umanesimo del mercato, una sorta di
incivilimento del mercato.

Alcuni autori sostengono che l’EC sia una visione dell’economia tipicamente
italiana, nata tra il 1400 e il 1500 e poi sviluppata nel 1700. Il termine è
utilizzato nel 1754 da Antonio Genovesi, come titolo del volume delle sue
Lezioni di economia.
Secondo Genovesi l’ordine sociale costituisce il risultato di un bilanciamento
tra la forza concentrativa (auto-interessata) e la forza diffusiva (o di
cooperazione).

L’EC si fonda su cinque principi cardine:

1. Reciprocità: Beni e servizi hanno contenuti relazionali nel rapporto


che si instaura tra chi li eroga e chi li riceve: esiste anche una reciprocità
che rende lo scambio personale. Mentre il fine ultimo dello scambio di
equivalenti di valore è l’efficienza e quello della redistribuzione è
l’equità, la reciprocità mira alla fraternità.

2. Fraternità: Essa legittima le diversità (culturali, religiose,


etniche ecc.) e le rende compatibili consentendo a ciascuno di
affermare la propria personalità e dignità, in un contesto di
parità, cioè senza che la diversità diventi elemento di conflitto.
3. Gratuità: Da non confondersi con altruismo e filantropia, essa ci
accosta agli altri non in cerca di qualcuno da usare a nostro vantaggio,
ma da trattare con rispetto, in un rapporto di reciprocità.

4. Felicità pubblica: La felicità pubblica nasce da un’etica delle virtù e


del bene comune (la stessa ricerca individuale di felicità non si
compie senza la dimensione sociale e relazionale).

5. Pluralità degli attori economici: L’EC rende più democratico il


sistema economico coinvolgendo sia imprese profit sia non profit, sia
pubblici sia privati, superando così il duopolio Stato/mercato. Vale il
principio di sussidiarietà: l’EC promuove forme innovative di welfare e
di democrazia.
Capitolo 9 ; La
produzione

LA FUNZIONE DI PRODUZIONE: La produzione trasforma un insieme di


input in un insieme di output

Le imprese utilizzano i fattori produttivi (input) per produrre beni e


servizi (output)
Tra gli input più importanti vanno inclusi il lavoro, il capitale, la terra ma
anche la conoscenza, la tecnologia, l’energia e l’organizzazione

LA FUNZIONE DI PRODUZIONE: indica la quantità massima producibile di


un prodotto Q dati i fattori produttivi disponibili K ed L

Tipicamente Q = F (K, L) → funzione di produzione

k = capitale
L = lavoro
F = funzione
Q = quantità output prodotto

L’impresa che cerca di


ottenere la maggiore
quantità di prodotto
dati gli input opera in
maniera tecnicamente
efficiente.
La tecnologia
determina la
quantità di output
che è possibile
ottenere dato un
insieme di input

LA FUNZIONE DI PRODUZIONE: BREVE E LUNGO PERIODO

- Il breve periodo è quel lasso di tempo nel quale uno o più fattori
produttivi sono fissi

- Nel lungo periodo invece tutti i fattori produttivi possono variare

Non esiste un arco temporale specifico che separa il breve dal lungo
periodo. L’arco temporale di riferimento varia a seconda del settore
produttivo preso in considerazione
LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI: secondo questa legge man mano che
si aggiungono ulteriori unità di un fattore produttivo (tenendo fissi
tutti gli altri).
- In una prima fase il prodotto cresce più che proporzionalmente rispetto
all’input.
- Oltre un certo punto, il prodotto continua a crescere ma in misura meno
proporzionale
La tipica funzione di produzione di breve periodo inizialmente cresce in misura
più che proporzionale, poi continua a crescere ma in misura meno che
proporzionale
Quindi se cresce domanda di un prodotto il lavoro si cresce ma solo fino ad un
certo punto. ( quando aumenta il prodotto fisso ).

Questo andamento rispecchia la legge dei rendimenti decrescenti secondo


la quale man mano che si aggiungono ulteriori unità di un fattore produttivo
(tenendo fissi tutti gli altri), in una prima fase il prodotto cresce più che
proporzionalmente rispetto all’input. Oltre un certo punto, il prodotto
continua a crescere ma in misura meno che proporzionale.
PRODOTTO TOTALE, MEDIO E MARGINALE

Il prodotto totale. misura la quantità di output prodotta dagli input

Il prodotto medio: di un fattore è dato dal rapporto tra il prodotto


totale e la quantità di input usata per produrre l’output: APL = Q / L

Il prodotto marginale: di un fattore è la variazione dell’output determinata da


una piccola variazione dell’input, tenendo costante l’impiego di tutti gli
altri fattori produttivi: MP L = ΔQ / ΔL

- Quando il prodotto totale cresce, il prodotto marginale è positivo

- Quando il prodotto marginale è maggiore del prodotto medio,


quest’ultimo è crescente , se invece è minore il prodotto medio è
decrescente

Il prodotto marginale interseca dall’alto il prodotto medio in corrispondenza


del suo punto di massimo.
L’ALLOCAZIONE DI UN INPUT TRA PIÙ ATTIVITÀ PRODUTTIVE

Come impiegare un fattore produttivo tra più processi produttivi se si


intende massimizzare il prodotto totale?

In generale occorre allocare il fattore produttivo in maniera tale che il suo


prodotto marginale sia lo stesso in tutti i processi produttivi nei quali esso
viene utilizzato.

PRODUZIONE NEL LUNGO PERIODO

Nel lungo periodo tutti i fattori produttivi sono variabili

Isoquanto: rappresenta tutte le combinazioni di fattori produttivi che


garantiscono lo stesso livello di prodotto. Una mappa di isoquanti
rappresenta un insieme di isoquanti a ciascuno dei quali corrisponde un
livello costante di prodotto.

Il saggio marginale di sostituzione tecnica: è il saggio al quale è possibile


sostituire un fattore con un altro senza far variare la produzione.

Il saggio marginale di sostituzione tecnica è pari al rapporto tra le


produttività marginali dei fattori produttivi ovvero al valore assoluto della
pendenza dell’
isoquanto: MRTS = MPL / MPK = ΔK / ΔL
- nel lungo periodo si misura i rendimenti di scala

RENDIMENTI DI SCALA; sono legati a variazioni proporzionali di tutti i


fattori produttivi contemporaneamente.

I rendimenti di scala costituiscono un elemento fondamentale nel


determinare la struttura di un’industria.

Come varia il livello produttivo dell’impresa quando tutti i fattori produttivi


variano nella stessa proporzione (ad esempio dell’1%)?

Posso essere crescenti, decrescenti, costanti

- Se tale incremento comporta un incremento della produzione maggiore


del’1%, allora la funzione di produzione esibisce rendimenti di scala crescenti

- Se l’incremento della produzione è esattamente uguale all’1%, allora la


funzione di produzione presenta rendimenti di scala costanti

- Se l’incremento corrispondente della produzione è inferiore all’1%, allora la


funzione di produzione ha rendimenti di scala decrescenti

RENDIMENTI DI SCALA E LEGGE DEI RENDIMENTI DECRESCENTI

Si osservi che i rendimenti di scala decrescenti non hanno nulla a che


vedere con la legge dei rendimenti marginali decrescenti
Il prodotto marginale dei singoli fattori può essere decrescente, ma la
funzione di produzione può avere rendimenti di scala decrescenti, costanti o
persino crescenti

ALCUNI ESEMPI DI FUNZIONI DI PRODUZIONE

1_ Funzione di produzione di Cobb-Douglas:


Q = mK a b
L m>0, a >0, b >0

2_ Funzione di produzione di Leontief (o a coefficienti fissi):


Q = min (aL, bK) a>0, b>0

3_ Funzione di produzione lineare:


Q = aL + bK a>0, b>0
??????
Capitolo 10 “I costi”

COSTI

Per poter realizzare la produzione l’impresa sostiene dei costi. Si tratta di


scegliere la combinazione ottimale dei fattori produttivi per l’impresa. È
bene ricordare che la categoria di costo economico di riferimento in
economia è il costo opportunità

Il costo opportunità = il valore della risorsa nel suo migliore uso alternativo
possibile

I COSTI NEL BREVE PERIODO

Costo fisso (FC = rK 0 ): l’impresa lo sostiene indipendentemente dalla


quantità prodotta. Ad esempio l’affitto dei locali

Costo variabile (VC = wL 1 ): l’impresa lo sostiene in misura variabile a


seconda del livello di produzione. Ad esempio le materie prime

Costo totale (TC = FC + VC): è la somma del costo fisso e del costo variabile

- La forma delle curve di costo di breve periodo è collegata all’andamento


della funzione di produzione di breve periodo:
Partendo dal costo fisso, dal costo variabile e dal costo totale è
possibile definire altre quattro categorie di costo di breve periodo:

- Costo medio fisso (AFC): pari al rapporto tra il costo fisso e la quantità
prodotta

- Costo medio variabile (AVC): pari al rapporto tra il costo variabile e la


quantità prodotta

-Costo medio totale (ATC): pari al rapporto tra il costo totale e la quantità
prodotta

-Costo marginale (MC): corrisponde alla variazione del costo totale


conseguente alla produzione di una unità aggiuntiva di output
ALLOCAZIONE DELLA PRODUZIONE TRA DUE PROCESSI
PRODUTTIVI

Come deve comportarsi l’impresa che intenda allocare un dato livello


di produzione tra due processi produttivi, in maniera tale da
minimizzare il costo di produzione?

La soluzione consiste nell’allocare la produzione in modo che i costi marginali


siano uguali in ciascun processo produttivo. Questa soluzione, si badi bene,
non implica che i costi medi siano uguali in ciascun processo

RELAZIONI TRA PRODOTTO E COSTI

Costo medio variabile (AVC) = VC/Q = wL / Q = w/AP

w = salario
AP = prodotto medio

Costo marginale ( MC ) = DVC/DQ = DwL/DQ = wDL/DQ = w/MP

MP = prodotto parginale

I COSTI NEL LUNGO PERIODO

Nel lungo periodo non esistono costi fissi in quanto tutti i fattori produttivi
sono variabili. Il problema dell’impresa è quello di scegliere la combinazione
ottimale di input in relazione all’output che si intende produrre.

La retta di isocosto individua tutte le combinazioni di lavoro e capitale che


generano un dato livello di costi:
C = rK + wL → K = C/r – (w/r) L

w = salario
C= costo totale
r = tasso di remunerazione unità di capitale

Il valore assoluto della pendenza dell’isocosto (w/r) misura il prezzo relativo


del lavoro rispetto al capitale.
MASSIMIZZAZIONE VINCOLATA DELL’OUTPUT

L’impresa che intende massimizzare l’output ad un dato costo, deve risolvere


un problema di ottimizzazione simile a quello relativo alla scelta del paniere
ottimo del consumatore.
In termini grafici si tratta di sovrapporre la retta di isocosto alla mappa
degli isoquanti. Trovo il punto di tangenza dell’ isocosto che deve essere tg
all’isoquanto più elevato.
MINIMIZZAZIONE VINCOLATA DEI COSTI

È possibile anche procedere alla minimizzazione vincolata dei costi per un


dato livello di output.

In termini grafici si tratta di sovrapporre ad un dato isoquanto di produzione


una mappa degli isocosti corrispondenti ai vari livelli di costo.
La quantità ottimale di output si rileva sulla retta di isocosto più bassa
compatibile con il vincolo rappresentato dall’isoquanto di produzione.

CONDIZIONE DI OTTIMO

In entrambi i casi, sia che si proceda attraversola massimizzazione vincolata


dell’output, sia attraverso la minimizzazione vincolata dei costi, in generale la
condizione di ottimo per una bsoluzione cosiddetta “interna” implica:

MRTS = MP L /MP K = w/r

MRTS = saggio marginale di sostituzione tecnica

Ovvero l’eguaglianza tra il saggio marginale di sostituzione tecnica e il prezzo


relativo dei fattori produttivi.

I COSTI NEL LUNGO PERIODO

La crescita del prodotto dell’impresa definisce il sentiero di espansione


dell’output, il quale descrive il costo totale minimo necessario per
ciascun livello di produzione,
In corrispondenza del sentiero di espansione dell’output è possibile definire la
curva del costo totale di lungo periodo (LTC)

L’andamento della LTC dipende dai rendimenti di scala della funzione di


produzione.

Le curve di costo medio di lungo periodo (LAC) e costo marginale di lungo


periodo (LMC) rispecchiano anch’esse i rendimenti di scala.

Si ricordi, viceversa, che l’andamento delle curve di costo di breve periodo


riflettono la proprietà dei rendimenti marginali (crescenti e/o decrescenti)
del singolo fattore produttivo.
La struttura di un’industria è fortemente influenzata dai costi di lungo periodo
in quanto la sopravvivenza di un’impresa, data la tecnologia, dipende dalla sua
capacità di ridurre al minimo i costi totali di produzione nel lungo periodo.

Il livello di output corrispondente al punto di minimo della curva LAC dipende


dalla particolare forma assunta da questa ultima.
Quando la curva LAC ha pendenza negativa per tutti i livelli di output, i costi
sono minimi se nel mercato opera una sola impresa (monopolio naturale).

Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi


medi rappresenta una quota consistente del mercato allora in quel
mercato operano poche imprese.
Se la curva LAC è a forma di U e la quantità di output che minimizza i costi
medi rappresenta solo una piccola frazione del mercato, allora in quel
mercato operano molte piccole imprese.

Accade lo stesso anche nel caso in cui la curva LAC è orizzontale oppure
inclinata positivamente.

Capitolo 11 “La concorrenza perfetta”

MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO

In economia tradizionalmente si assume che il fine principale dell’impresa sia


la massimizzazione del profitto

Il profitto contabile è la differenza tra i ricavi totali e i costi sostenuti


esplicitamente

Il profitto economico è la differenza tra i ricavi totali e i costi sostenuti


esplicitamente e implicitamente (costi opportunità).

LE QUATTRO CONDIZIONI DELLA CONCORRENZA PERFETTA

1 - Le imprese producono un bene indifferenziato (del tutto omogeneo)

2 - Le imprese sono price takers, nel prendere le loro decisioni considerano


come dato il prezzo del prodotto (prezzo uguale per tutti)

3 - I fattori produttivi sono perfettamente mobili nel lungo periodo


4 - Le imprese e i consumatori dispongono di informazione perfetta

LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO NEL BREVE PERIODO

L’obiettivo della massimizzazione del profitto consente di determinare la quantità


di output offerta dell’impresa tale da rendere massima la differenza tra ricavi totali
e costi totali

In termini grafici ciò significa trovare la distanza massima tra la retta del ricavo
totale (TR) e la curva del costo totale (TC).

La massima distanza tra due curve si ottiene nel punto in cui le rette
tangenti sono parallele.

La pendenza della retta del ricavo totale rappresenta il ricavo marginale (MR) La
pendenza della curva del costo totale rappresenta il costo marginale (MC)

In termini economici il ricavo marginale misura la variazione del ricavo totale


quando varia di una unità la quantità venduta.

Per l’impresa concorrenziale il ricavo marginale èuguale al prezzo di mercato

Infatti, al prezzo vigente sul mercato l’impresa concorrenziale può vendere


qualsiasi quantità di prodotto senza che la sua offerta lo faccia variare. In
definitiva, la massimizzazione del profitto in concorrenza perfetta impone
l’eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale: P = MC.
Si osservi che tale eguaglianza deve essere verificata lungo il tratto crescente
della curva del costo marginale
Qualsiasi altro livello di produzione, minore o maggiore, risulta non ottimale ai
fini della massimizzazione del profitto.
CURVA DI OFFERTA DI BREVE PERIODO DI UN’IMPRESA IN
CONCORRENZA PERFETTA l’impresa è price taker
Una impresa in concorrenza perfetta l’impresa è price taker. Il

Oltre all’eguaglianza tra il prezzo di mercato e il costo marginale l’impresa


deve anche rispettare una seconda condizione ...
... infatti, il prezzo deve essere superiore rispetto al livello minimo dei costi
medi variabili. Se ciò non avvenisse, l’impresa avrebbe convenienza a non
produrre affatto, poiché non sarebbe in grado di coprire nemmeno i costi
variabili sostenuti per la produzione.
Se invece il prezzo di mercato risulta superiore rispetto al punto di minimo
dei costi medi variabili, ma inferiore rispetto ai costi medi totali, allora pur
realizzando un profitto negativo all’impresa conviene continuare ad offrire il
prodotto sul mercato.
Ciò dipende dal fatto che se in tale situazione decidesse di cessare
la produzione, incorrerebbe in una perdita ancora maggiore

In definitiva, la curva di offerta dell’impresa di breve periodo corrisponde al


tratto crescente della curva del costo marginale al di sopra della curva del
costo medio variabile.

CURVA DI OFFERTA DI MERCATO DI BREVE PERIODO

Ad ogni dato prezzo, la curva di offerta di mercato di breve periodo è pari


alla somma delle quantità offerte da tutte le imprese operanti sul mercato, a
quel prezzo.
Essa è uguale alla somma orizzontale delle curve di offerta individuali di
ciascuna impresa.

EQUILIBRIO DI BREVE PERIODO IN CONCORRENZA PERFETTA

L’equilibrio di mercato di concorrenza perfetta di breve periodo si realizza


quando la quantità domandata eguaglia la quantità offerta.

Dall’intersezione delle curve di domanda e di offerta scaturisce il prezzo di


mercato.
Per la singola impresa tale prezzo determina la curva di domanda
(perfettamente orizzontale) alla quale fare riferimento.
EFFICIENZA DELL’EQUILIBRIO
L’equilibrio di concorrenza perfetta garantisce l’efficienza allocativa delle
risorse, nel senso che garantisce il completo sfruttamento delle possibilità
di guadagno derivanti dallo scambio.

Non esiste la possibilità, né per i consumatori né per le imprese, di accordarsi


per effettuare scambi reciprocamente vantaggiosi ad un prezzo diverso da
quello che scaturisce dall’equilibrio di mercato.

IL SURPLUS DEL PRODUTTORE: è il beneficio monetario di un’impresa che


produce il livello di output che massimizza il profitto.

In generale, nel breve periodo il surplus del produttore è pari al profitto


economico più i costi fissi.

Il surplus aggregato dei produttori è pari alla somma dei surplus di tutte
le imprese.

La somma del surplus aggregato dei produttori e del surplus aggregato dei
consumatori misura il beneficio totale dello scambio.

AGGIUSTAMENTI NEL LUNGO PERIODO

Nel lungo periodo un’impresa può adeguare la propria dotazione di capitale


alle mutate condizioni di mercato.

Sempre nel lungo periodo è possibile che nuove imprese decidano di entrare
nel mercato qualora intravedano la possibilità di realizzare profitti

Analogamente, imprese già operanti nel mercato possono decidere di uscirne


se non ottengono profitti positivi

Questi aggiustamenti fanno sì che nel lungo periodo si determini una situazione
nella quale:
– Il prezzo di equilibrio è pari al valore minimo della curva del costo medio di
lungo periodo.
– L’output è prodotto al costo unitario più basso possibile.
– Al venditore è pagato solo il costo di produzione.
– Il profitto economico è nullo per tutte le imprese.
CURVA DI OFFERTA DI LUNGO PERIODO

La curva di offerta di mercato di lungo periodo fornisce la quantità totale


di prodotto che viene offerta ai vari livelli del prezzo.

Poiché nel lungo periodo, per definizione, le imprese possono entrare o


uscire, non possiamo costruire la curva di offerta sommando le quantità
offerte dalle imprese presenti sul mercato.

L’andamento della curva di offerta di mercato di lungo periodo dipende


dalle diverse condizioni di costo relative al mercato dei fattori.

ELASTICITÀ DELL’OFFERTA ; misura la variazione percentuale della quantità


offerta in seguito ad una variazione dell’1% del prezzo del prodotto-

£ S= ΔQ P / ΔP Q

( slide 33- 34)


Capitolo 12 “Il monopolio”

IL MONOPOLIO: è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza di un


solo venditore e di una molteplicità di compratori / consumatori

La differenza fondamentale tra monopolio e concorrenza perfetta consiste


nella elasticità della domanda dell’impresa rispetto al prezzo. La distinzione
importante è rappresentata dalla diversa elasticità della curva di domanda dove la curva del
monopolista coincide con la curva di domanda dell’intero mercato ed è quindi inclinata
negativamente

In concorrenza perfetta l’impresa non può cambiare il prezzo (elasticità


infinita).
In monopolio il monopolista fa il prezzo. (elasticità finita)

LE CINQUE CAUSE DEL MONOPOLIO

1_Controllo esclusivo di input fondamentali. È il caso della De Beers per i


diamanti.

2_ Economie di scala. Può dar luogo al cosiddetto monopolio naturale: se la


curva del costo medio di lungo periodo è sempre decrescente, allora un’unica
impresa è in grado di produrre a costi medi inferiori rispetto a due o più
imprese che si dividessero il mercato.

3_Brevetti. Il brevetto garantisce al suo possessore il diritto esclusivo, per un


certo periodo di tempo, allo sfruttamento dei benefici da esso derivanti. I
brevetti sono indispensabili se si vuole favorire la ricerca, ma comportano dei
costi sociali derivanti dallo sfruttamento monopolistico di tali risultati.

4_Economie di rete (o di network). In alcuni mercati un prodotto acquista


tanto più valore per i consumatori quanto maggiore è il numero degli
utilizzatori.

5_ Licenze governative o appalti. L’autorità pubblica rilascia licenze per


l’ingresso in alcuni settori o per la fornitura di servizi. Si pensi alla concessione
della licenza alla Lottomatica o alle licenze che le autorità locali rilasciano ai taxi.

Nel lungo
periodo il
fattore più
importante tra questi è rappresentato dalle economie di scala che spiegano
anche le economie di rete e le concessioni governative La curva è decrescente.
LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO IN MONOPOLIO

Anche il monopolista, nelle sue scelte, è guidato dalla massimizzazione del


profitto. A differenza della concorrenza perfetta, il monopolista riconosce il
fatto che egli fronteggia l’intera curva di domanda di mercato. Il prezzo al
quale egli vende il prodotto non è indipendente dalla quantità venduta.

A differenza dell’impresa concorrenziale, per il monopolista il ricavo marginale


è inferiore al prezzo. Infatti, il ricavo totale non cresce sempre
proporzionalmente alla quantità venduta, ma può aumentare o diminuire a
seconda della elasticità della curva di domanda fronteggiata dal monopolista.

Anche per il monopolista il problema della massimizzazione del profitto si


risolve individuando il punto nel quale risulta massima la distanza tra due
curve del ricavo totale e del costo totale. In tale punto le pendenze delle rette
tangenti alle due curve sono identiche.

Quindi è sempre valida la condizione di ottimo che impone l’eguaglianza tra il


ricavo marginale (MR) il costo marginale (MC).

(slide 14-15)

In termini economici il RICAVO MARGINALE misura la variazione del ricavo totale


quando varia di una unità la quantità venduta
 Per l’impresa concorrenziale il ricavo marginale è uguale al prezzo di mercato

RICAVO MARGINALE ED ELASTICITÀ


Quanto più la curva di domanda è rigida, tanto più marcata è la differenza tra
prezzo e ricavo marginale (e viceversa). Al limite quando l’elasticità della
domanda tende ad infinito, ricavo marginale e prezzo coincidono (ciò che
accade in concorrenza perfetta). Questo ci fa capire che il monopolista ha
convenienza ad operare esclusivamente nel tratto elastico della curva di
domanda

IL MARK-UP: misura di quanto il monopolista è in grado di incrementare il


prezzo di vendita rispetto al costo marginale:

P - MC 1/ p = £

Dalla formula si vede che se l'elasticità tende ad infinito (concorrenza


perfetta) il mark-up tende a zero.

Il mark-up è tanto più elevato quanto più la domanda è rigida, viceversa,


il mark-up tende ad essere basso n presenza di una curva di domanda
elastica La formula del mark-up è un altro modo per vedere il potere di
mercato del monopolista.
DISCRIMINAZIONE DI PREZZO

Il monopolista può cercare di utilizzare il potere di mercato di cui dispone per


operare la cosiddetta discriminazione di prezzo. Con ciò si intende la pratica
di fissare prezzi differenti per i diversi acquirenti.
Quando il monopolista è in grado di discriminare il prezzo, egli trasforma una
parte dei benefici dei consumatori in profitto

Esistono principalmente quattro forme di discriminazione di prezzo:


1) Vendite in mercati separati (discriminazione di prezzo di terzo tipo)
2) Discriminazione perfetta di prezzo (monopolista perfettamente
discriminante)
3) Discriminazione di prezzo di secondo tipo
4) Discriminazione di prezzo tramite auto-identificazione dei consumatori
PERDITA DI EFFICIENZA IN MONOPOLIO

Come valutare il benessere sociale in presenza di un


monopolio?
Si può dimostrare che, in generale, il surplus totale in monopolio è inferiore
rispetto al surplus totale in concorrenza. In questo senso il monopolio
comporta
una perdita netta di benessere sociale (deadwheight loss)

Si noti che se il monopolista è in grado di discriminare perfettamente il


prezzo non vi è alcuna perdita di efficienza. In tal caso, tuttavia, si pone un
problema di equità.

POLITICA ECONOMICA NEI CONFRONTI DEL MONOPOLIO


NATURALE

Le autorità di politica economica possono intervenire in diversi modi per


affrontare i problemi di equità ed efficienza legati al monopolio
naturale :

- proprietà e gestione pubblica


- regolamentazione pubblica di monopoli privati
- appalto esclusivo di un mercato in condizioni di monopolio naturale
- rigorosa applicazione delle norme antitrust
- politica di laissez-faire
Capitolo 13 “La concorrenza imperfetta: un approccio basato sulla teoria dei
giochi: oligopolio

ALCUNI MODELLI SPECIFICI DI OLIGOPOLIO - DUOPOLIO

In un regime oligopolistico sono presenti poche grandi imprese in grado


di produrre la maggior parte dell’output di mercato.
Spesso nei mercati oligopolistici sono presenti barriere all’entrata di
nuove imprese.
La caratteristica peculiare dell’oligopolio, che lo differenzia da tutte le
altre forme di mercato, è costituita dal comportamento strategico delle
imprese presenti.

Le decisioni di ciascuna impresa oligopolistica, in merito al prezzo da


imporre o alla quantità da produrre, dipendono dal comportamento di
tutte le altre imprese oligopolistiche presenti sul mercato
A seconda delle ipotesi che si fanno in merito al comportamento strategico
delle imprese oligopolistiche, si avranno diversi modelli di oligopolio. Ai fini
didattici è sufficiente analizzare il comportamento di due sole imprese
oligopolistiche, il cosiddetto duopolio.
Modello di Cournot, di Bertrand, di Stackelberg

Modello di Cournot - DUOPOLIO

In questo modello le ipotesi fondamentali sono due:

1) i due duopolisti scelgono contemporaneamente la quantità che massimizza


il proprio profitto

2) ciascun duopolista ipotizza qual’ è la produzione dell’altro e di conseguenza


sceglie la sua.

Date queste ipotesi, ciascun duopolista sceglierà quanto produrre eguagliando


il costo marginale al ricavo marginale derivante dalla domanda residuale.

La curva di domanda residuale è quella soddisfatta da ciascun duopolista e


si ottiene sottraendo dalla curva di domanda di mercato la quantità
prodotta dall’altro duopolista:

P 1 = (a – bQ 2 ) – bQ 1 .
Dalla massimizzazione del profitto scaturisce la funzione di reazione del
duopolista

La funzione di reazione descrive la quantità ottima di output offerto da ciascun


duopolista in funzione della quantità di output offerta dall’altro duopolista:

Q* 1 = (a – bQ 2 )/2b

Analogamente:
Q* 2 = (a – bQ 1 )/2b

Modello di Bertrand - DUOPOLIO

Anche in questo modello le ipotesi fondamentali sono due :

1) i due duopolisti scelgono contemporaneamente il prezzo

2) ciascun duopolista sceglie il prezzo di vendita

ipotizzando che l’altro duopolista terrà fisso il prezzo. L’ipotesi che i duopolisti
fissino i prezzi anziché le quantità muta radicalmente il risultato raggiunto con
Cournot.

Infatti, poiché il bene è omogeneo e i consumatori acquistano dal


duopolista che pratica il prezzo inferiore. Ciascun duopolista ha l’incentivo
a ridurre marginalmente il prezzo rispetto all’altro duopolista con l’intento
di accaparrarsi l’intero mercato.

L’esito finale è che il prezzo si riduce fino a che non coincide con il costo
marginale.
È lo stesso risultato della concorrenza perfetta!

Modello di Stackelberg - DUOPOLIO

Le due ipotesi di base sono:


1) la variabile di scelta dei duopolisti è la quantità
2) la scelta è sequenziale

Il primo duopolista (leader) sceglie la quantità che massimizza il proprio


profitto.
Il secondo duopolista (follower) osserva la quantità prodotta dal leader e, a
sua volta, sceglie la quantità da produrre per massimizzare i propri profitti

Il leader, nel momento in cui prende le decisioni, conosce perfettamente il


modo in cui il follower risponderà alla sua scelta. Questo fatto avvantaggia il
leader, il quale incorpora nel suo set informativo la funzione di reazione del
follower:

P = [a – b(Q 1 +R 2 (Q 1 ) ]

Il comportamento del follower è in tutto e per tutto sintetizzato dalla funzione


di reazione così come è stato illustrato nel modello di Cournot

R 2 (Q 1 )= (a – bQ 1 )/2b

Di conseguenza per il leader la curva di domanda è


P = (a – bQ 1 )/2

Oligopolio collusivo : Nell’oligopolio collusivo i duopolisti riconoscono che se


essi si comportassero come un unico monopolista potrebbero ottenere profitti
maggiori rispetto al caso in cui ciascuno pensi esclusivamente a se.

Dal punto di vista delle imprese, la collusione è la forma più redditizia di


oligopolio. In generale, tuttavia, la collusione non è stabile poiché esiste, per
ciascun oligopolista, un incentivo a non rispettare l’accordo e a ridurre il prezzo
per tentare di accaparrarsi una maggiore quota di mercato a danno degli altri
oligopolisti.

INTRODUZIONE ALLA TEORIA DEI GIOCHI

Gli elementi caratterizzanti un gioco sono:

- i giocatori partecipanti al gioco


- le strategie a disposizione dei giocatori
- i payoff associati alle combinazioni di strategie

Alcuni giochi, come il dilemma del prigioniero, sono caratterizzati dalla


presenza di una strategia dominante.

Una strategia dominante consente ai giocatori di ottenere il payoff più


elevato possibile indipendentemente dalle scelte degli altri giocatori.
Non sempre esiste una strategia dominante,
Un equilibrio di Nash è una situazione nella quale ciascun giocatore
massimizza il proprio payoff date le strategie adottate dagli avversari. In
questo caso, la strategia ottima per ciascun giocatore dipende dalle scelte
effettuate dagli altri giocatori.

In un equilibrio di Nash non conviene a nessun giocatore abbandonare


unilateralmente la strategia adottata. In altre parole, tale equilibrio è una
combinazione di strategie tale che la strategia di ogni giocatore è la
risposta ottima rispetto alle strategie di tutti gli altri.

Un altro tipo di strategia è quella del maximin. Seguendo questa strategia un


giocatore cerca di massimizzare il più basso valore possibile dei propri
payoff . Una strategia di questo tipo potrebbe essere seguita, ad esempio,
quando un giocatore non possiede una strategia dominante ed è incerto
circa la strategia che verrà adottata dagli avversari.

Quando il dilemma del prigioniero è giocato una sola volta è difficile punire chi
defeziona. Tuttavia, se ci si aspetta di dover interagire nuovamente in futuro,
possono emergere altre possibilità.

Una di queste è la strategia del colpo su colpo (tit for tat).


Questa strategia prevede che la prima volta che si gioca con qualcuno si
coopera, in seguito si adotta la strategia seguita dall’altro giocatore nella
fase precedente.
Affinché questa strategia funzioni, peraltro, è necessario che non vi sia
un numero noto di interazioni.

Giochi sequenziali

Nei giochi visti finora i giocatori sceglievano simultaneamente la strategia


da adottare. Nei giochi sequenziali, viceversa, un giocatore muove per
primo e l’altro può scegliere la propria strategia avendo osservato la mossa
dell’avversario.
In ambito economico, questa tipologia di giochi si presta ad analizzare la
prevenzione strategica all’entrata di nuove imprese nel mercato posta in
essere dalle imprese già operanti.
Capitolo 14 “I mercati dei fattori: il capitale”

CAPITALE FINANZIARIO E CAPITALE REALE

Col termine capitale ci si può riferire a due concetti differenti

Il capitale finanziario è costituito dalla moneta e dalle altre forme di


attività cartacea che ne hanno la stessa funzione.

Il capitale reale è rappresentato dalle attrezzature produttive che generano


un flusso di servizi produttivi nel tempo.

LA DOMANDA DI CAPITALE REALE: da parte delle imprese


è analoga alla domanda di lavoro. La regola per un’impresa concorrenziale che
domanda i servizi del fattore capitale è:
VMP K = P×MP K = r

VMPK = valore prodotto marginale del capitale


Se dal lato dell’output l’impresa opera in un mercato non concorrenziale allora
la regola è:
MRP K = MR×MP K = r

In entrambi i casi r è il costo unitario per i servizi del capitale

I CALCOLI CHE GUIDANO L’ACQUISTO DI UN BENE CAPITALE

Il criterio di scelta per l’acquisizione di un bene capitale prevede il calcolo del


valore attuale netto (NPV) del flusso dei profitti generati dal bene capitale in
oggetto. Se si prevede che, per ciascuno dei prossimi N anni, il bene genererà
ricavi aggiuntivi per R, che sia necessario un costo di manutenzione pari ad
M, e che poi sarà rivenduto al prezzo S al termine di tale periodo, allora il
valore attuale netto è pari a:

NPV = R- M / ( 1 + i ) + R- M / (1 + i)2 + ... + R- M / ( 1 + i) N + S / (1+i) N

Una volta calcolato il NPV, esso va confrontato con il costo d’acquisto del bene
capitale P K

· se NPV > P K , allora è profittevole acquistare il bene capitale


· se NPV < P K , allora non è profittevole acquistare il bene capitale

Offerta di capitale, tasso di interesse ed equilibrio nel mercato dei fondi


prestabili

Per la determinazione del TASSO DI INTERESSE deve essere presa in


considerazione anche l’offerta di capitale
I risparmiatori (ma anche altri operatori economici) offrono i propri risparmi in
cambio di una remunerazione rappresentata dal tasso d’interesse.

Dall’intersezione della curva di domanda di fondi per l’acquisto di beni capitali


(e non solo) e della curva di offerta di fondi dei risparmiatori (e di altri
operatori), scaturisce il tasso d’interesse di mercato.

IL MERCATO DELLE AZIONI E DELLE OBBLIGAZIONI

Il mercato delle azioni e delle obbligazioni è una delle fonti principali di


finanziamento per le imprese.
Un’obbligazione rappresenta un prestito da parte dell’acquirente nei
confronti dell’impresa
Un’azione rappresenta invece una quota di proprietà dell’impresa

In teoria, il prezzo di un’azione rappresenta il valore attuale dei profitti


futuri che incorpora anche il premio per il rischio

Chi decide di investire in azioni effettua una scelta basandosi non solo sul
suo rendimento, ma anche sul rischio.
Secondo l’ipotesi dei mercati efficienti, per un dato livello di rischio, tutte
le informazioni disponibili sui rendimenti presenti e futuri di una impresa
sono automaticamente incorporati nel prezzo delle sue azioni

LA RENDITA ECONOMICA : è il pagamento per un fattore produttivo che


eccede il valore minimo richiesto per mantenere quel fattore nel suo uso
corrente, La rendita economica è l’omologo nel mercato dei fattori del
surplus del produttore nel mercato dei beni.

LE RISORSE NATURALI COME FATTORI PRODUTTIVI

Le risorse naturali vengono distinte in due categorie:

1_ risorse rinnovabili: hanno un tasso di rigenerazione positivo

2_ risorse non rinnovabili: sono disponibili in quantità finite e non possono


essere rimpiazzate una volta esaurite

Capitolo 14 “I l mercati del lavoro ”

MERCATO INPUT PER UN’IMPRESA IN CONCORRENZA PERFETTA

Si è visto in che modo la massimizzazione del profitto guidi le scelte


dell’impresa nella scelta del livello ottimale di produzione. La produzione
richiede l’impiego dei fattori produttivi lavoro e capitale.
La massimizzazione del profitto guida l’impresa anche nella scelta della
quantità ottima di input da impiegare nella produzione
LA DOMANDA DI LAVORO DI BREVE PERIODO PER UN’IMPRESA IN
CONCORRENZA PERFETTA

Consideriamo il breve periodo quando il capitale è fisso


Indichiamo con VMP L = P×MP L il valore del prodotto marginale del lavoro
Dove P è il prezzo di mercato dell'output e MP L è la produttività marginale del
lavoro. Quindi VMP L = valore output aggiuntivo derivante da una unità
addizionale di input

La regola per un’impresa concorrenziale che assume lavoratori è quella di


espandere l'occupazione finché VMP L risulta uguale a w, vale a dire:
P×MP L = w
Questa è una relazione molto importante che definisce, implicitamente, la
curva di domanda del fattore lavoro per un’impresa concorrenziale

LA DOMANDA DI LAVORO DI BREVE E DI LUNGO PERIODO PER


UN’IMPRESA IN CONCORRENZA PERFETTA

Nel lungo periodo la curva di domanda di lavoro dell’impresa è più


elastica rispetto al breve periodo- Ciò accade in quanto l’impresa ha la
possibilità di sostituire il lavoro con altri fattori produttivi, segnatamente
il capitale.
LA CURVA DI DOMANDA DI LAVORO DI MERCATO

La curva di domanda di lavoro di mercato non si ottiene, come si


potrebbe pensare a prima vista, dalla somma delle curve di domanda di
lavoro delle singole imprese.
La curva di domanda di lavoro di mercato è più inclinata rispetto alla somma
delle singole curve di domanda poiché una riduzione del salario induce tutte
le imprese a domandare più lavoro e ad espandere la produzione
Così facendo, tuttavia, si riduce il prezzo dell’output, il quale a sua volta
conduce ad una riduzione di VMP L di tutte le imprese.
L’OFFERTA DI LAVORO
Si supponga che ciascun individuo possa scegliere quanto tempo dedicare al
lavoro per ogni periodo di tempo preso in considerazione. L’alternativa al
lavoro è il tempo libero che comprende tutte le attività diverse dal lavoro

In questo contesto il tempo libero si valuta in base al suo costo opportunità, ossia
al reddito da lavoro a cui l’individuo rinuncia per poter godere del tempo libero.
Oltre che lavorare e godere del tempo libero ciascun individuo acquista un
insieme di beni e servizi attraverso il reddito che ottiene dal lavoro.

Il problema dell’individuo è dunque quello di scegliere tra reddito e tempo libero. La


scelta per l’individuo è simile a quella tra due beni già vista in relazione al
comportamento del consumatore. Il punto di ottimo, quindi, si avrà quando la curva
di indifferenza tra
reddito e tempo
libero risulta
tangente al vincolo di
bilancio.

Variazioni del saggio


salariale conducono
a variazioni nelle
scelte ottime
dell’individuo. Di
conseguenza, al
variare del salario si
ottiene la curva
individuale di offerta di lavoro. In talune circostanze tale curva può
assumere un andamento decrescente per valori elevati di . Questo fatto,
tuttavia, non implica che il tempo libero sia un bene di Giffen

LA CURVA DI OFFERTA DI MERCATO : per costruire la curva di offerta di mercato


occorre sommare orizzontalmente le curve di offerta individuali

Si può dimostrare che anche se la curva di offerta di lavoro di tutti gli individui ha
un tratto decrescente, la curva di offerta di lavoro di mercato è crescente rispetto
al salario.
La ragione di ciò risiede nel fatto che anche se l’aumento del salario induce i
singoli lavoratori a lavorare di meno, tale aumento attira lavoratori da altri
settori verso quello nel quale si è registrato l’incremento salariale.

MONOPSONIO; è una configurazione di mercato nella quale un unico acquirente


domanda un bene (o un fattore produttivo) da una moltitudine di venditori.
Nell’ambito del mercato del lavoro ciò può accadere quando un’unica impresa
domanda lavoro in una determinata area geografica, In questo caso, per il
monopsonista la curva di offerta di lavoro coincide con la curva di offerta di
mercato.

In monopsonio, possiamo definire la curva di offerta di lavoro anche come curva di


costo medio del fattore (AFCC). Il costo marginale del fattore (MFC) è invece pari
alla variazione del costo totale del fattore (TFC) conseguente all’impiego di una
unità aggiuntiva del fattore lavoro.

La curva domanda di lavoro del monopsonista è identica a quella di qualsiasi


altra impresa
– È pari a VMP L se il monopsonista opera in un mercato di concorrenza
perfetta nel mercato dei beni.

- Se invece il monopsonista opera in un mercato dei beni non concorrenziale, la


curva di domanda di lavoro corrisponde a MRP L

Il monopsonista assumerà lavoratori fino al punto in cui la curva di domanda di


lavoro interseca il costo marginale del lavoro.

Rispetto ad un mercato del lavoro di tipo concorrenziale, nel caso del


monopsonio l’occupazione si attesta ad un livello inferiore e ad un salario
inferiore.
Si manifesta quindi una inefficienza dovuta al fatto che non vengono esauriti
tutti i potenziali benefici dello scambio.
LE LEGGI SUL MINIMO SALARIALE

Le leggi o le norme contrattuali che impongono un salario minimo si propongono


di tutelare i lavoratori più deboli. È difficile affermare con certezza se tale obiettivo
venga raggiunto attraverso questi strumenti. È certo che l’introduzione di un
salario minimo al di sopra del livello di equilibrio determina un eccesso di offerta
di lavoro e quindi disoccupazione.
Capitolo 15 “ L’equilibrio generale e l’efficienza dei mercati “

EQUILIBRIO ECONOMICO GENERALE

I singoli mercati non sono separati l'uno dall'altro. Al contrario esistono molte
relazioni tra di essi.
Ad esempio una crisi nel mercato dell’auto influenza negativamente quello della
componentistica, degli pneumatici e così via. Per comprendere il funzionamento
dell’economia è indispensabile analizzare in che modo si raggiunge l’equilibrio in
tutti i mercati.

UNA SEMPLICE ECONOMIA DI PURO SCAMBIO

Consideriamo un sistema economico di puro scambio composto da due soli


individui e due soli beni in cui non esiste produzione.

La scatola di Edgeworth (economista inglese) ci consente di rappresentare


contemporaneamente:
- le preferenze dei due individui per i due beni
- la dotazione iniziale dei beni ( quanto un individuo ha di quel bene)
- tutte le possibili allocazioni finali dei beni
Partendo dalla dotazione iniziale, i due individui possono scambiarsi i beni e
raggiungere un equilibrio in cui almeno uno ha un maggiore livello di benessere

Nel punto in cui le curve di indifferenza dei due individui sono tangenti non è
più possibile procedere ad ulteriori miglioramenti.
Tale punto rappresenta una allocazione Pareto- ottimale.
In blu curve d’ indifferenza di anna
In nero curve d’ indifferenza bruno

qualsiasi punto dentro la parte blu ( dove sta ) è u punto di efficienza paretiana

MIGLIORAMENTO PARETIANO ( WILFRED PARETO) = ci dice che miglioro u n


altro individuo senza penalizzarne un altro

ALLOCAZIONE PARETO-OTTIMALE IN UNA ECONOMIA DI PURO


SCAMBIO – CURVA DEI CONTRATTI

Un’allocazione è Pareto-ottimale se è realizzabile e se non esiste un'altra


allocazione tale da porre almeno un individuo in una posizione migliore senza
peggiorare la situazione di nessun altro. Intuitivamente: se si può migliorare
la posizione di alcuni individui senza contemporaneamente peggiorare
nessun altro, allora perché non procedere al miglioramento?

Un’allocazione è superiore in senso paretiano se almeno un individuo


la preferisce e se l’altro ne è soddisfatto almeno tanto quanto lo era
nell’allocazione iniziale.

In una scatola di Edgeworth esistono infiniti punti Pareto-ottimali. L’insieme di


tutti i punti Pareto-ottimali rappresenta la curva dei contratti.
UNA SEMPLICE ECONOMIA DI PURO SCAMBIO

Il criterio paretiano di ottimalità non ha valenza assoluta Esso dipende in


maniera cruciale dall’allocazione iniziale dei beni tra gli individui.
Un’allocazione finale può essere Pareto-ottimale ma, allo stesso tempo,
del tutto iniqua.

Nell’economia semplificata che abbiamo visto, la contrattazione diretta tra


gli individui determina la posizione finale

Nelle economie di mercato dove operano contemporaneamente milioni di


individui, l’equilibrio finale si raggiunge attraverso il meccanismo dei prezzi

In equilibrio si realizza la condizione di eguaglianza dei saggi marginali di


sostituzione di Anna e di Bruno con il prezzo relativo dei beni
MRS A =MRS B =P V /P C
Si osservi che l’equilibrio concorrenziale determina i prezzi relativi tra i beni e
non i prezzi assoluti.

Questo importantissimo risultato permette di affermare che i mercati


competitivi consentono il raggiungimento di un equilibrio che è
Pareto-efficiente.
Qualsiasi allocazione sulla curva dei contratti può essere ottenuta
come equilibrio concorrenziale.

In estrema sintesi questo è il teorema della mano invisibile ipotizzato da


Adam Smith. In equilibrio, nei mercati concorrenziali vengono sfruttati
completamente tutti i possibili vantaggi dello scambio.
COSTO OPPORTUNITA - COSTI OPPORTUNITA

uno degli errori più comuni è Ignorare i costi opportunità

Il costo opportunità è il valore della risorsa nel suo migliore uso alternativo
possibile

Per poter realizzare la produzione, l’impresa sostiene dei costi. Si tratta di


scegliere la combinazione ottimale dei fattori produttivi per l’impresa. Si deve
anche ricordare che la categoria di costo economico di riferimento in
economia è il costo opportunità

Parlando di massimizzazione del profitto, Il profitto economico è la differenza


tra i ricavi totali e i costi sostenuti esplicitamente e implicitamente (costi
opportunità).

Relativamente alle offerte di lavoro, il tempo libero viene valutato in base al


suo costo opportunità, cioè al reddito lavorativo a cui un individuo rinuncia per
poter godere del suo tempo libero.

L'ECONOMIA DI SCALA è la variazione della quantità prodotta in seguito alla


variazione di tutti quanti gli imput perché nel lungo periodo tutti i fattori sono
variabili quindi tutti quanti possono variare. Invece nel breve periodo non ci sono le
economie di scale ma vale la legge dei rendimenti decrescenti.

È il fenomeno di riduzione dei costi e dell'aumento dell'efficienza legato ad un


maggiore volume di produzione.

SALARIO Nell'accezione comune, retribuzione del lavoratore subordinato. Nel


linguaggio economico, si intende per esempio. la remunerazione del lavoro in
genere, il prezzo del lavoro, subordinato o indipendente, manuale o di concetto

SCELTA ECONOMICA l’obiettivo delle imprese è sempre quello di massimizzare il


profitto e nello stesso tempo minimizzare i costi. Il problema dell’impresa è trova la
combinazione ottimale di produzione che garantisca tale beneficio.

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