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● Il lato della domanda: rappresentato dalle famiglie e dagli individui che comprano
beni sul mercato
● Il lato dell’offerta: rappresentato dalle aziende che offrono sul mercato i propri
prodotti con lo scopo di trarne un profitto
Prezzi ed equità
Come si formano i prezzi?
I prezzi ci mostrano l’efficienza del mercato, dove il mercato si dice efficiente se tutti gli
scambi profittevoli vengono effettuati (ogni qualvolta che uno scambio profittevole si
realizza siamo di fronte ad uno stato di efficienza).
Un concetto collegato ai prezzi è quello di equità; in parole povere c’è equità quando ci
guadagna sia il venditore che il compratore.
C’è da dire che il concetto di equità è un concetto indefinito, infatti questo varia in base alle
preferenze politiche. Dal lato dell’economia, si può definire equo un sistema se “la torta è
divisa in fette tutte uguali, ed ognuno riceve la propria fetta”.
● Motivi etici
● Per mantenere l’ordine
Microeconomia e Macroeconomia
L’Economia studia:
Vedremo più avanti con Smith l’Economia di mercato, in cui incontriamo il concetto di
mano invisibile, dove il mercato si autoregola senza un intervento dello stato e le aziende
decidono come e quanto produrre/consumare (sistema decentrato).
L’equilibrio
Ci si trova in una situazione di equilibrio se tutti sono soddisfatti, sia compratori che
venditori; è l’incontro tra domanda e offerta che dà vita a questo stato.
Per far sì che questo stato duri il più a lungo possibile bisogna tenere conto delle
esternalità esterne (traffico, inquinamento, ecc.) e dei possibili fallimenti di mercato.
Gli individui puntano alla massimizzazione del loro benessere, sfruttando ogni opportunità
che si presenta fino al suo esaurimento; nel perseguire questo obbiettivo rispondono ad
incentivi e disincentivi.
Gli individui hanno bisogni illimitati, in relazione alle risorse limitate (vincolo di
bilancio), per questo devono fare delle scelte e nel farlo devono rinunciare a qualcos’altro
(trade-off); per ogni scelta che l’individuo fa deve tenere conto dei costi e dei benefici, per
questo viene misurato il costo-opportunità di un bene, ovvero tutto ciò che rinuncio per
avere il bene (se benefici>costi tutt’appost, viceversa no)
Es. il costo-opportunità dell’università non sono solo i libri e le rate ma anche la rinuncia
a lavorare e quindi a prendere uno stipendio
Gli individui oltre a tener conto del costo-opportunità, fanno anche delle scelte
marginali, cioè valutano i benefici o costo che apporta ogni unità aggiuntiva di un bene.
Per l’individuo la situazione perfetta è quando i benefici marginali sono uguali ai costi
marginali
Nel fare una scelta tra i panieri gli individui seguono diversi principi come:
Es. se Apple abbassa i prezzi degli Iphone, più persone compreranno gli Iphone e meno i
Samsung.
Domanda e offerta
Domanda
Come abbiamo già visto, la domanda è rappresentata dagli individui e l’offerta è
rappresentata dalle imprese, e l’incontro tra domanda e offerta avviene sul mercato;
lo scambio avviene su 2 tipi di mercati:
⮚ Prezzo del bene: se il prezzo del bene sale, la sua domanda cala e viceversa; questa
influenza varia a seconda che il bene sia complementare (ad esempio la
stampante, dove se il prezzo dei pc si alza, la domanda della stampante diminuisce) o
sostituto (ad esempio i tablet, dove se il prezzo dei pc si alza, allora la domanda dei
tablet aumenta perché può sostituire i pc)
⮚ Il reddito: se il reddito di un individuo aumenta, anche la domanda di un bene
aumenta e viceversa
⮚ Prezzo dei beni collegati: Es. se il prezzo della Coca-Cola sale, anche la domanda dei
bicchieri aumenta e viceversa
Curva di domanda
Offerta
l’offerta viene influenzata da vari fattori:
⮚ Prezzo del bene: se il prezzo del bene X aumenta, allora l’offerta di Y aumenta (perché
Y diventa un bene più profittevole da produrre e vendere)
⮚ Prezzi degli input
⮚ La tecnologia: se la tecnologia migliora, con meno input produco un bene e quindi
posso aumentare l’offerta
Curva di offerta
Sull’asse Y metto il prezzo del bene
Statica comparata
La statica comparata è lo studio del modo in cui una variabile economica reagisce a
cambiamenti del suo ambiente. si prende una situazione di equilibrio iniziale, e dopo una
variazione della domanda o offerta si calcola il nuovo punto di equilibrio (si dice “comparata”
perché confronta il prima e il dopo).
L’elasticità
Esempio:
▪ Elastica: quando una variazione del prezzo dell'1% genera una variazione della
quantità domandata superiore all'1% (la spesa totale diminuisce (c’è un ricavo))
▪ Anaelastica: quando una variazione del prezzo dell'1% genera una variazione della
quantità domandata inferiore all'1% (la spesa totale aumenta (non c’è un ricavo))
Più il reddito di un individuo è alto più l’elasticità è bassa (se prezzo di X aumento,
me ne fotto perché tanto sto pieno di soldi), viceversa se il reddito è più basso la
domanda è più elastica (mi incazzo un tot se mi alzano il kebab di 1 euro).
L’elasticità tende a crescere nel lungo periodo, dato il miglioramento della tecnologia
nel tempo che ci dà l’opportunità di avere più sostituti di un bene.
Casi particolari
Curva di domanda verticale:
⮚ Se l’elasticità è >0 allora posso permettermi beni normali (posso sostituire i beni
con beni uguali o di migliore qualità)
⮚ Se l’elasticità è <0 allora devo prendere beni inferiori (posso sostituire i beni solo
con beni di qualità inferiore)
Curve di indifferenza
Sulla curva vengono rappresentati tutti i panieri disponibili (sono diversi tra di loro ma
danno uguale soddisfazione); sopra la curva troviamo tutti i panieri ottimali, che danno un
sacco di soddisfazione, mentre sotto la curva si trovano i panieri del cazzo che non danno
soddisfazione.
Esempio chulo
Partiamo da A = (2, 10)
Sappiamo che tutti i panieri a nord est sono preferiti a A e quelli a sud ovest sono meno
preferiti rispetto a A.
“Se ti tolgo 1 scodella di zuppa (da 2 a 1), quanti etti di pane in più vuoi per avere la stessa
soddisfazione del paniere A?”
Così trovo che per lui il paniere B= (1, 15) è indifferente a A: A indiff. B
Facendo la medesima domanda infinite volte (anche per frazioni dei beni), troveremmo
tutti i panieri indifferenti ad A; unendoli tracciamo una CURVA DI INDIFFERENZA
Proprietà delle curve di indifferenza
1) Le curve devono essere sottili e non spesse, Cioè non possono avere questa forma:
Questo a causa del principio di non sazietà (Osserviamo che il punto A e il punto B si
trovano sulla stessa curva di indifferenza. Quindi, teoricamente, da questi due panieri, il
consumatore dovrebbe trarre la medesima utilità. Ora però, guardando la posizione dei
due punti, si nota che B è situato più a destra e più in alto rispetto ad A. Questo
significa che l'utilità che il consumatore trae da B è maggiore rispetto all'utilità che il
consumatore trae da A.
Si tratta di una contraddizione dato che i due punti si trovano sulla medesima curva
di indifferenza: è per questo che le curve di indifferenza non possono essere spesse)
2) Due curve della stessa famiglia non possono intersecarsi, questo perchè sono
associate a livelli di utilità differenti. L'eventuale intersezione di due curve di
indifferenza comporterebbe la violazione della proprietà delle preferenze.
Pendenza delle curve di indifferenza
Un aspetto molto importante della curva di indifferenza è la sua PENDENZA.
In generale, la pendenza di una curva è data dal rapporto tra la variazione della
grandezza sulle ordinate (y) e la variazione della grandezza sulle ascisse (x):
Ad esempio, per avere 1 scodella di zuppa (1 unità di x) in più sono disposto a rinunciare a 6 etti
di pane (6 unità di y), rimanendo sulla stessa curva di indifferenza, quindi avrò un MRS=6.
● Pendenza AB = ΔY/ΔX
= –6 /+1= – 6
MRS = 6 = - pendenza
● Pendenza CD = ΔY/ΔX= – 2/+1 = – 2
MRS = 2 = – pendenza
NB: la pendenza, e dunque l’MRS, cambiano a seconda del punto della curva di
indifferenza!
Perché MRS varia? Perché a seconda delle quantità di x e di y di cui dispongo, il valore di
una unità marginale di x in termini di y varia!
MRS è decrescente
Se, come nel paniere A, ho tanto pane e poca zuppa (ovvero, se il bene y è relativamente
più abbondante rispetto a x), sono disposto a rinunciare a molti etti di pane (6) per
avere una scodella di zuppa in più, in questo modo vediamo come l’MRS sia alto.
Via via che la zuppa (cioè il bene x) diventa relativamente più abbondante, e il pane (cioè il
bene y) relativamente più scarso, sono disposto a rinunciare a meno etti di pane (2)
per avere una scodella di zuppa in più, e quindi l’MRS è basso.
MRS decrescente:
Non è sempre così, infatti ci sono casi in cui l’MRS è crescente, ma noi vediamo solo
quando è decrescente.
In termini grafici:
i beni sostituti sono beni economici che possono essere sostituiti con un altro bene
altrettanto idoneo a soddisfare un bisogno. Esempi sono forniti dal burro e dalla
margarina. I beni perfetti sostituti e si caratterizzano per un MRS costante (questi beni
violano l’ipotesi dell’MRS decrescente).
(la mappa di indifferenza sarà data da un fascio di rette parallele con pendenza pari
all’opposto dell’MRS)
Preferenze e utilità
Le preferenze di un individuo possono essere rappresentate in modo comodo attraverso
una funzione di utilità: U
In pratica:
Esempio: U=2x+y2
In termini di utilità marginale l’MRS, tenendo conto dello spostamento sul grafico da A a
B ha 2 effetti:
1) aumenta l’utilità perché si consuma una quantità maggiore del bene x (Δx, che è
positivo)
2) diminuisce l’utilità perché si consuma una quantità minore del bene y (Δy, che è
negativo)
Esempio:
Per es.: M = 60 €
Retta di bilancio
Ipotizziamo che non ci sia risparmio (tutto il reddito viene speso per l’acquisto di
beni)
px٠x + py٠y = M (si tende a spendere tutto per il principio di non sazietà)
Partiamo da: 6x + 3y = 60
Y: x=0 → 3y = 60 → y=60/3=20
X: y=0 → 6x = 60 → x=60/6=10
Il paniere scelto è quello ottimo, nel senso che massimizza l’utilità del consumatore dato
il vincolo di bilancio.
Nel caso del punto E ci troviamo in una condizione di equilibrio o di ottimo, che può
essere calcolato con questa formula:
px/py: rapporto a cui il consumatore può oggettivamente scambiare x con y: sul mercato
1 unità di x vale px/py unità di y
Riassumendo
NB: consumatori diversi, a fronte degli stessi prezzi, hanno preferenze (e quindi MRS)
diversi, pertanto in generale effettuano scelte diverse
Domanda e benessere
EFFETTI DI UNA VARIAZIONE DEL PREZZO DI UN BENE
1. Variano i prezzi relativi: il bene il cui prezzo è cambiato diventa più (o meno)
caro rispetto all’altro il cui prezzo è rimasto invariato
2. Cambia il potere di acquisto del consumatore: la quantità di beni che possono
essere acquistati con un dato reddito diminuisce (o aumenta)
Effetto non compensato (ENC) sulla quantità domandata del bene di una variazione del
suo prezzo = Effetto di sostituzione (ES) + Effetto di reddito (ER)
ANALISI GRAFICA
Tale effetto non compensato è dato dalla somma di effetto reddito (ER) ed effetto
sostituzione (ES)
Idea: se riesco in qualche modo ad annullare l’effetto di reddito (ER), quello che mi rimane
è l’effetto di sostituzione (ES)
ANALISI GRAFICA
DIREZIONE DELL’ES
Se px ↑ , la nuova retta di bilancio ha pendenza maggiore della vecchia, anche la retta di
bilancio compensata ha pendenza maggiore e la r. di b. compensata sarà tangente alla
vecchia curva di indifferenza in un punto in cui questa ha una pendenza maggiore che
in e1
Per i beni normali l’ER è dunque negativo, cioè variazione del prezzo e variazione della
domanda vanno in senso opposto:
L’ER può andare anche nella direzione opposta rispetto all’ES, cioè essere positivo, questo
accade per i beni inferiori. Se il bene è inferiore, infatti, al diminuire del potere
d’acquisto la quantità domandata aumenta (e viceversa).
Per i beni inferiori l’ER è dunque positivo, cioè variazione del prezzo e variazione della
domanda vanno nello stesso senso:
SEGNO DELL’ENC
L’ER si vede passando da eC (retta di bilancio compensata) a e2 (retta di bilancio con prezzo
variato ma senza compensazione)
In questo caso: px ↑ ⇒ potere d’acquisto ↓ ⇒ domanda del bene ↓ (al netto dell’ES)
Per le prime k unità del bene l’individuo è disposto a pagare: prezzo di riserva (pdr) 1a
unità + pdr 2a unità + ….. + pdr k-esima unità
Esercizio
Δ Surplus=32-18=14
Finora abbiamo ipotizzato che il reddito degli individui fosse fisso, ci chiediamo ora da
dove venga quel reddito.
La maggior parte degli adulti percepisce gran parte o tutto il proprio reddito vendendo il
proprio tempo e le proprie energie ai datori di lavoro in cambio di un salario, anche la
scelta di offrire il proprio tempo e le proprie energie in cambio di un salario è una scelta
tesa alla massimizzazione dell’utilità, che quindi studieremo con gli stessi strumenti
utilizzati per studiare la scelta di consumo.
OFFERTA DI LAVORO
Per la maggior parte delle famiglie la fonte principale di reddito è il lavoro
Per poter acquistare beni di consumo deve disporre di un certo reddito, quindi deve
lavorare e rinunciare ad una certa quantità di tempo libero; Il problema dell’individuo è
dunque quello di trovare la combinazione (paniere) di consumo e tempo libero che gli
assicura la massima utilità.
pc٠ c = w ٠ l
Vorrei esprimere questa retta di bilancio nei termini dei due beni consumati dall’individuo
(n e c), non in termini del “male” lavoro, ma io so che l = T – n per cui pc٠ c = w ٠ (T – n),
cioè: w ٠ T = w ٠ n + pc٠ c
w ٠ T = w ٠ n + pc ٠ c
M = px ٠ x + py ٠ y
1. Come mai w figura nella prima retta di bilancio come prezzo del tempo libero anche
se è il prezzo del lavoro?
Perché w è il costo opportunità del tempo libero: se scelgo un’ora di tempo
libero in più sto rinunciando a w euro
2. Nella retta di bilancio del consumatore-lavoratore il reddito non è dato, ma dipende
anche da uno dei prezzi, cioè w: quando varia w varia non solo il costo opportunità
del tempo libero, ma anche il reddito
La pendenza del vincolo è – (w/ p c) come al solito indica il costo opportunità di un bene
(tempo libero) in termini dell’altro (consumo)
1. pc=1: c può essere considerato come un bene composito: ogni altra cosa che
l’individuo desidera consumare oltre al tempo libero
Come misuro la quantità di c?
Direttamente in termini degli euro che l’individuo spende per tutti gli altri beni
pc=1; In questo caso il vincolo diventa: w٠T = w٠ n + c
Ma:
150=10n+c
1. “Ora che w è diminuito non vale più la pena lavorare come prima”: l ⭣
2. “Ora che w è diminuito devo lavorare di più per pagare l’affitto”: l ⭡
w2<w1
Al diminuire del salario le ore di tempo libero aumentano, cioè l ⭣Questo è un caso in cui
prevale l’effetto di sostituzione: ES>ER
Al diminuire del salario le ore di tempo libero diminuiscono, cioè l ⭡, Questo è un caso in
cui prevale l’effetto di reddito: ES<ER
E se w aumenta?
Due risposte possibili:
2) ER: “Ora che w è aumentato, per pagare l’affitto posso lavorare di meno”: l ⭣
Anche qui non c’è una riposta univoca, tutto dipende dal prevalere di ES o ER:
all’aumentare del salario se ES>ER l’individuo lavora di più, mentre se ES<ER:
l’individuo lavora di meno
NB. Tutto ciò vale nel caso in cui il tempo libero sia un bene normale
300=20n+c
Qui ES=ER
Tecnologia e produzione
DAGLI INDIVIDUI ALLE IMPRESE
Finora abbiamo studiato le decisioni degli individui, come consumatori, lavoratori e
risparmiatori.
Ora passiamo ad occuparci delle decisioni delle imprese che devono decidere cosa produrre,
come produrlo, quale quantità produrre, e a che prezzo vendere il prodotto.
TECNOLOGIA
Output: beni o servizi che un’impresa produce.
Input: materiali, manodopera, terra, macchinari che un’impresa utilizza per produrre i
propri output.
TECNOLOGIA EFFICIENTE
FUNZIONE DI PRODUZIONE
La tecnologia efficiente è espressa matematicamente dalla funzione di produzione
Oltre alla funzione di produzione teniamo conto anche della funzione di costo
R= tasso di interesse
rK+Wl=funzione di costo
Esempio: Q=10 posso ottenerla impiegando varie combinazioni [(5,3), (3,5), (1,10), (7,2)]
Input fisso: input la cui quantità NON può essere modificata nell’orizzonte temporale
considerato
Input variabile: input la cui quantità PUÒ essere modificata nell’orizzonte temporale
considerato
Breve periodo (Short Run: SR): intervallo di tempo entro il quale almeno uno degli input
è fisso
Lungo periodo (Long Run: LR): intervallo di tempo entro il quale tutti gli input sono
variabili
L=0 🡪 Q=0
L=1 🡪 Q=0: da solo il lavoratore non è in grado di far funzionare la macchina MPL(1)=0-0=0
L=3 🡪 Q=5: i 3 lavoratori riescono a far funzionare la macchina a pieno regime MPL(3)=5-1=4
In termini grafici:
2) Rendimenti marginali costanti: MPL non varia al variare di L
Esempio: studio di avvocati e il numero di pratiche sbrigate da ognuno non dipende da quanti
avvocati sono presenti nello studio
In termini grafici:
MPL(1)=10-0=10
MPL(2)=20-10=10
MPL(3)=30-20=10
Se la quantità di tutti gli altri input è fissa, a partire da un certo punto MPL diminuirà,
anche se magari era inizialmente crescente o costante.
Questo vale non soltanto per la produttività marginale del lavoro, ma per la produttività,
marginale di tutti gli input, sempre ipotizzando che la quantità degli altri input sia fissa.
Per capitale K intendiamo tutti gli input che non sono lavoro: materie prime, stabilimenti,
macchinari, ecc.
F(L, K): esprime la quantità massima di output Q che un’impresa può produrre con L
unità di lavoro e K unità di capitale
Esempio: Q=4٠L1/2٠K
Se L=4 e K=2, Q=4٠2٠2=16
Idea implicita nella F(L, K): posso (quasi sempre) produrre una certa quantità di output
con diverse combinazioni di L e K
Esempio: produrre Q auto con meno operai (L) e più robot (K)
ISOQUANTO
Unendo tutte le combinazioni di input che consentono di ottenere lo stesso volume di
produzione otteniamo un isoquanto
Simile a curva d’indifferenza
Gli isoquanti non sono spessi, perché andrebbero incontro al principio di non sazietà. Gli
isoquanti non possono essere inclinati verso l’alto, ma possono solo essere inclinate
verso il basso perché la riduzione della quantità impiegata di un fattore implica
l'aumento della quantità impiegata dell'altro fattore produttivo.
L’insieme di tutti gli isoquanti corrispondenti ad una certa funzione di produzione prende
il nome di famiglia (o mappa) degli isoquanti
Gli isoquanti non possono incrociarsi perché ognuna di queste deve essere associata a
un diverso livello di produzione. Se le curve di isoquanto si intersecassero tra loro non
sarebbe più chiaro quale delle due è associata a un livello di produzione maggiore.
Gli isoquanti di livello più alto sono più lontani dall’origine perché più aumenta la
distanza dell'isoquanto dall'origine, maggiore è il livello di prodotto ottenuto. Vale a dire
che maggiori quantità di input un'impresa utilizza, maggiori quantità di prodotto essa
ottiene se produce in maniera efficiente.
MRS → MRTS
Significato economico pendenza isoquanti: rapporto al quale posso sostituire un fattore
con un altro, mantenendo invariata la produzione
Esempio: MRTS=3: se si toglie 1 unità di lavoro, si deve sostituirla con 3 unità di capitale per
mantenere il livello di produzione invariato
Infatti: se il lavoro è scarso, mi occorre molto capitale per compensare una unità in meno
di lavoro; mentre se il lavoro è abbondante, mi basta poco capitale per compensare una
unità in meno di lavoro
MUX e MUY → MPL e MPK
Output: chilometri
F(B, G) = 10B + 8G
Isoquanti dei PS
Se F(B, G) = 10B + 8G
→ gli isoquanti dei PS sono rette parallele con pendenza pari a –MRTS
2) PERFETTI COMPLEMENTI (proporzioni fisse)
Es.: La formula base per produrre 1 unità di un certo dolce prevede che si impieghino 4
mandorle (M=4) e 1 dose di cioccolato (C=1).
In particolare, quando un’impresa varia la quantità utilizzata di tutti gli input nella
stessa proporzione si dice che cambia la scala di produzione
Formalmente: se gli input aumentano tutti nella proporzione a (con a>1), allora anche
l’output aumenta nella proporzione a: F(a٠L, a٠K) = a٠F(L, K)
Esempio: Q = 3 L K F(aL, aK) = 3 (aL) (aK) = 3 a2٠L K > a 3 ٠L K = aF(L, K) (infatti a>1)
Esempio: impresa che si ingrandisce troppo e incontra difficoltà nel processo produttivo
Esempio: Q = 3 L1/2 K1/3 F(aL, aK)=3(aL) 1/2 (aK)1/3 =3a5/6 L1/2 K1/3 <a3L1/2 K1/3= aF(L, K) ( a>1)
Poco o nessuno: un input può avere rendimenti marginali decrescenti quando si applica ad
una quantità fissa dell’altro input, e invece portare a rendimenti di scala crescenti quando è
impiegato nelle “giuste proporzioni” con l’altro fattore.
DALLA TECNOLOGIA AI COSTI
Per produrre output le imprese utilizzano input, i quali hanno un costo (salari, costo
materie prime, costo macchinari, ecc.)
(1) Dai costi dei vari input, che però il proprietario prende come dati e su cui non può
influire (il proprietario dell’impresa è price-taker sul mercato degli input)
COSTI TOTALI
Il costo totale (C) di un’impresa per produrre una particolare quantità di output x è
rappresentato dalla spesa necessaria per produrre, nel modo meno dispendioso possibile,
quella quantità di output
Es: C(x) = x2 + 2x + 1
Costi variabili (VC): costi degli input che variano insieme al livello della quantità
prodotta dall’impresa.
Costi fissi (FC): costi degli input che non variano al variare del livello della quantità
prodotta.
Costi (fissi) evitabili: costi fissi che l’impresa non deve sostenere se non produce alcun
output.
Costi (fissi) irrecuperabili: costi fissi che l’impresa deve sostenere anche se non produce
alcun output.
Quando calcoliamo i costi che un’impresa sostiene per gli input consideriamo i costi
opportunità degli input, che possono differire dai loro costi contabili.
Perciò il costo per produrre una data quantità di output nel breve periodo sarà diverso dal
costo necessario per produrre la stessa quantità di output nel lungo periodo.
Il costo di lungo periodo corrisponderà al costo della combinazione efficiente meno costosa
di lavoro e capitale che permette di produrre una certa quantità di output
Nota: nel lungo periodo non ci sono costi irrecuperabili: se l’output è zero, nel lungo
periodo non ci sono costi di produzione: CLR(0)=0
CSR
Esempio: sia la f. di prod. di breve periodo x=2L. Siano i costi fissi per il capitale pari a 100
e il salario per lavoratore w=15. Trovare CSR
Se x=2L
Costi variabili
Per produrre x unità di output ci vogliono L=x/2 lavoratori e perciò di spendo in salari
(x/2)×15=(15/2)x: VC=(15/2)x
Costi totali
Ai costi variabili devo aggiungere i costi fissi, che sono pari a 100
C(x)=VC(x)+FC=(15/2)x+100
VERSO CLR
La determinazione dei CLR è più complessa, Nel lungo periodo sia lavoro che capitale
sono variabili; bisogna quindi individuare la combinazione di lavoro e capitale efficiente
(che sta cioè sull’isoquanto) e meno costosa (dati i prezzi di lavoro e capitale) che permette
di produrre una certa quantità di output.
Per far ciò dobbiamo cominciare con l’identificare tutte le possibili combinazioni di lavoro
e capitale che hanno lo stesso costo.
RETTA DI ISOCOSTO
È la retta che contiene tutte le combinazioni di L e K che hanno lo stesso costo
Costo unitario di L: w
Costo unitario di K: r
100 = 10L + 5K
La retta di bilancio contiene tutti le combinazioni di beni x e y che hanno lo stesso costo
per il consumatore
La retta di isocosto contiene tutti le combinazioni di input L e K che hanno lo stesso
costo per l’imprenditore
Costo opportunità per l’impresa del lavoro in termini di capitale: se l’impresa impiega 1 unità
di lavoro in più sta rinunciando a w/r unità di capitale
Dati w e r la mappa degli isocosti è un fascio di rette parallele con pendenza pari a
– w/r
Quanto più l’isocosto è lontano dall’origine, tanto maggiore è la quantità di input che
rappresenta e quindi tanto maggiore è il costo corrispondente
Dunque:
output=
Esempio
Sia F(L,K) = LK, w=5 e r=10.
Il problema speculare per l’impresa, questa volta del tutto analogo a quello del
consumatore
Qual è la massima quantità di output che posso ottenere con una spesa di 100?
1. La condizione per l’uso efficiente dei fattori non cambia: MRTS = w/r
Esempio:
Di quanto aumenta l’output per ogni euro speso? 10/5=2, cioè MPL/w
Per trovare la combinazione di input efficiente non c’è bisogno di risolvere nessun sistema
ma basta confrontare MRTS e w/r
3) MRTS = w/r
In termini geometrici: l’isoquanto corrispondente all’output desiderato è inclinato
esattamente quanto le rette di isocosto
L’ultimo passaggio: che cosa accade alla combinazione efficiente dei fattori al variare:
N.B: La variazione dei prezzi degli input non è direttamente rilevante per trovare CLR, ma
è opportuno trattarla qui
1) VARIAZIONE DELL’OUTPUT
Se, partendo da e1 e rimanendo invariati i prezzi degli input, l’impresa vuole aumentare la
quantità prodotta, deve spostarsi su un isoquanto più esterno
La curva che unisce tutti i punti di equilibrio è chiamata sentiero di espansione del
prodotto: essa mostra la combinazione di minimo costo per tutti i livelli di output, una volta
fissati i prezzi degli input
(Sull’individuazione della CLR ci limitiamo ala soluzione grafica, senza vedere in dettaglio
la soluzione analitica. Negli esercizi, vi viene data direttamente la CLR)
Nel lungo periodo, invece, l’impresa potrà modificare la combinazione di input necessari a
produrre lo stesso output (cioè potrà spostarsi sull’isoquanto), e userà una quantità
minore dell’input il cui prezzo è aumentato
Queste altre funzioni di costo e le loro relazioni tipicamente valgono sia nel breve che nel
lungo periodo, e perciò ometteremo di specificare ogni volta SR o LR
AC(x)=C(x)/x
COSTI MARGINALI
Il costo marginale (MC) è il costo aggiuntivo che l’impresa deve sostenere per produrre
una unità aggiuntiva di output
MC(x)=dC(x)/dx
Produrre una unità aggiuntiva di output non modifica i costi fissi (per la definizione stessa
di costi fissi), ma solo i costi variabili
Esempio: Se MPL= 10, con un’ora di lavoro in più l’output aumenta di 10 unità, quindi per
produrre 1 unità di output in più ci vuole 1/10 di ora
Se il salario orario è w=5, per produrre 1 unità di output in più l’impresa deve spendere
(1/10)×5=0,5, quindi il costo marginale per produrre un’unità in più è 0,5
Perciò:
MC = AC si trova nel punto di minimo della curva di costo medio, cioè in corrispondenza della
scala efficiente di produzione
MC=2x+2
AC=x+2+(1/x)
Nel lungo periodo, l’impresa può scegliere la quantità più efficiente di tutti i fattori per
produrre ogni data quantità.
I costi di lungo periodo saranno perciò minori, o al massimo uguali, ai costi di breve
periodo:
ECONOMIE DI SCALA
Un’impresa ha economie di scala quando il suo costo medio di LR diminuisce
all’aumentare del volume di produzione
Questo tipicamente accade quando, in presenza di costi fissi, i costi marginali rimangono
costanti
Questo accade quando non ci sono costi fissi e i costi marginali rimangono costanti
Ma:
Π (è un pi greco) = R – C
Abbiamo esaminato cosa determina i costi C. Discutiamo ora cosa determina i ricavi
R.
RICAVI TOTALI
Il ricavo totale (R) di un’impresa è quanto l’impresa incassa vendendo il suo output; se
l’impresa vende x unità di output al prezzo unitario di p, il suo ricavo totale sarà R = p٠x
Ad esempio, se l’impresa immette molto output sul mercato lo potrà vendere solo ad un prezzo
più basso, perciò in generale avremo R = p(x)٠x
p=10-2x
MR = dR / dx
AR = R/x
R = 10x – 2x 2
AR = 10 – 2x
Trade-off: se produco e vendo un’unità in più i miei ricavi aumentano di MR ma i miei costi
aumentano di MC
Se MR>MC: producendo una unità in più, Π ⇑
Regola della quantità: L’impresa deve espandere la produzione fino a quando MR=MC
Ma l’impresa produce sempre? No, l’impresa produce solo se Π ≥ 0. Se Π < 0, per l’impresa
è meglio chiudere
Questo tipo di impresa non influenza il mercato con le proprie decisioni, a differenza delle
imprese price-maker
Per l’impresa price-taker i ricavi totali sono dati semplicemente dal numero delle unità
vendute moltiplicate per il prezzo di mercato p a cui sono vendute:
R = p ٠x
MR = AR = p
Per l’impresa price-taker le due regole per la massimizzazione del profitto prendono una
forma particolarmente semplice.
Poiché per l’impresa p-t vale che MR = p, la regola della quantità diventa:
Regola della quantità per l’impresa p-t: l’impresa p-t deve espandere la produzione
fino a quando p=MC
Se, per qualunque volume di produzione, il prezzo a cui l’impresa p-t può vendere il
prodotto è minore del costo medio per produrlo, per l’impresa è meglio chiudere
Quali sono i prezzi per cui p < AC, per qualunque x?
I prezzi per cui p < AC, per qualunque x, sono quelli <
min AC
Sotto la linea tratteggiata non posso produrre perché altrimenti avrei profitti negativi
Esempio. Sia C = x 2 + 25 la funzione di costo di un’impresa p-t e sia p = 40. Trovare l’x che
massimizza il profitto dell’impresa p-t.
MC = 2x; AC = x + 25/x
Esempio:
C(x) (funzione di costo) = Cx (parte lineare del costo) + B/2 X2 (parte convessa del costo) + 3
(costo fisso)
x*= P*C/B
(x* è la funzione che risolve il problema della massimizzazione d’impresa, la formula invece
dice che più il prezzo è alto, più sono incentivato a vendere)
NB: Quello che conta per la cessazione dell’attività è il profitto economico calcolato
sui costi opportunità e non quello contabile
È possibile che il profitto contabile > 0 e il profitto economico, cioè con costi calcolati al
loro costo opportunità < 0 🡪 l’impresa cessa l’attività
Esempio
R = 13.000 Salari + materie prime: 11.000 Salario alternativo del proprietario = 3.000
Al proprietario conviene chiudere l’impresa e andare a lavorare come manager per 3000 🡪
l’impresa cessa l’attività
È anche possibile che il profitto contabile sia < 0 e il profitto economico > 0 🡪
l’impresa continua l’attività
xS = f(p)
• Se p < min AC 🡪 xS = 0
p = MC 🡪 p = 4x + 5 🡪 x = (p-5)/4
Rappresentazione grafica di xS:
Come mai?
x ≥ 0 se p ≥ AC
LEGGE DELL’OFFERTA
In tutte le funzioni di offerta per imprese price-taker che abbiamo considerato, la
quantità prodotta da un’impresa aumenta o resta invariata all’aumentare del
prezzo di mercato.
La legge dell’offerta dice che, per le imprese price-taker, le cose funzionano sempre così.
Non abbiamo specificato se le curve di costo fossero di breve o di lungo periodo e dunque
se le curve di offerta dell’impresa fossero di breve o di lungo periodo. Questo perché
quanto detto fin qui sull’impresa p-t vale in generale, sia nel breve che nel lungo periodo
semplicemente, nel breve e nel lungo periodo le curve di costo e dunque le curve di
offerta dell’impresa saranno differenti.
Partendo da costi di breve periodo otterremo una curva di offerta di breve periodo,
mentre partendo da costi di lungo periodo otterremo una curva di offerta di lungo
periodo
In generale, possiamo dire che la curva di offerta di lungo periodo è più sensibile a
variazioni di prezzo (cioè più elastica) della curva di offerta di breve periodo, questo
perché nel lungo periodo tutti gli input sono variabili, mentre nel breve periodo solo
l’input lavoro è variabile.
Quanto produce? p = MC 🡪 20 = 2x 🡪 x = 10
AC = C/x 🡪 C = x ٠ AC
Ogni punto sulla curva di offerta dell’impresa può anche essere interpretato come il
prezzo minimo (o prezzo di riserva, o prezzo limite) a cui l’impresa è disposta a
produrre e offrire la corrispondente quantità di prodotto
La somma minima per cui l’impresa è disposta a offrire 3 unità del bene è 10 + 30 + 47 = 87
Surplus (o sovrappiù) del produttore: la differenza tra il ricavo totale che l’impresa
effettivamente ottiene vendendo una certa quantità di prodotto, e la somma
minima per cui sarebbe stata disposta ad offrire quella stessa quantità di prodotto
Quanto produce? p = MC 🡪 20 = 2x 🡪 x = 10
Π= (10 ٠20)-102=100
Esempio
p = MC 🡪 20 = 2x 🡪 x = 10
p = MC 🡪 20 = 2x 🡪 x = 10
Π= 200 – 100 – 25 = 75
Il primo modello che consideriamo con imprese che hanno potere di mercato è il
monopolio: c’è una sola impresa sul mercato
La Coca-Cola Company è monopolista sul mercato della Coca-Cola, ma non su quello delle
bibite gassate
un produttore è monopolista se offre un bene o un servizio per il quale non esistono validi
sostituti. Un indice della sostituibilità tra beni è la loro elasticità incrociata Exy :
La f. di domanda dell’impresa price-taker era una retta orizzontale al livello del prezzo di
mercato
Invece la funzione di domanda del monopolista coincide con la funzione di domanda
di mercato
Dato che x٠(dp/dx)<0 🡪 MR < p ovvero la curva che rappresenta MR sta sotto la curva di
domanda; in particolare, considereremo domande di mercato lineari: p(x) = a – bx
Nel caso lineare MR ha cioè la stessa intercetta della domanda di mercato p(x), ma
inclinazione doppia
Se AR < AC 🡪 x = 0
Avevamo visto che per l’impresa price-taker quelle regole assumevano una forma
particolare e più semplice, per il monopolista invece rimangono in quella forma generale
AC, MC, AR: nessuna novità rispetto a quanto già visto, le novità riguardano in
particolare MR
MR = 12 – 4x; MC = 8x
MR = MC 🡪 12 – 4x = 8x 🡪 xE = 1
pE = 12 – 2 = 10
OSSERVAZIONE SU EQUILIBRIO DI MONOPOLIO
In equilibrio di monopolio MR = MC, cioè p + x٠(dp/dx) = MC
Il monopolista vende dunque l’ultima unità ad un prezzo maggiore di quanto gli è costato
produrla
MC = dC/dx 🡪 C = ∫ MC dx
MR = dR/dx 🡪 R = ∫ MR dx
Ed = (dx/dp) ٠ (p/x)
🡪 1/Ed = 1/[(dx/dp)٠(p/x)]
MR = p + x٠(dp/dx)
🡪 MR = p [1 + (dp/dx)٠(x/p)]
Osservazione su MR = p (1 + 1/Ed)
1. Poiché Ed è un numero negativo, la formula mostra ancora una volta che MR < p
2. Al diminuire di Ed (domanda più elastica), 1/E d (in valore assoluto) diminuisce,
e MR si avvicina a p
In equilibrio: MC=MR
Poiché p>0 (i prezzi sono sempre positivi), (1 + 1/Ed) dovrà essere >0
Cioè: il prezzo che massimizza il profitto del monopolista deve corrispondere ad un punto
in cui la curva di domanda è elastica (Ed<-1).
Ragione economica: se Ed>-1, un aumento del prezzo fa ridurre la quantità venduta dal
monopolista, e quindi ridurre i suoi costi, ma crescere i suoi ricavi totali R.
Infatti, se Ed>-1 all’aumentare del prezzo la spesa totale dei consumatori per acquistare il
bene aumenta. Ma la spesa totale dei consumatori = ricavo totale del monopolista.
Perciò, un punto in cui Ed>-1 non può essere di equilibrio per il monopolista.
Una misura del potere di mercato del monopolista, pertanto, è data da quanto il prezzo p
del suo prodotto eccede il costo marginale MC: p–MC
Generalmente, gli economisti misurano tale differenza come percentuale del prezzo
dell'impresa:
MARKUP IN TERMINI DI Ed
Intuitivamente: quando la domanda è molto elastica, l’impresa non può aumentare molto
il prezzo altrimenti perderebbe troppi consumatori.
MONOPOLIO e EFFICIENZA
Confronto M – CP: equilibrio
Tutte le imprese dell’industria vengono acquistate da una sola società che diventa
monopolista sul mercato
SCCP= A+B+C
SPCP= D+E
STCP= A+B+C+D+E
SCM= A
ΔSCM= – (B+C)
SPM= B+D
ΔSCM= B – E
La perdita netta è dovuta al fatto che un’unità di output che per i consumatori vale più del
suo costo di produzione, non viene prodotta
Perché il monopolista non la produce?
Perché il monopolista sull’unità XM+1 non intasca p(XM+1), ma MR < p; la perdita netta
non deriva però dal monopolio in sé se il monopolista riuscisse a far sì che MR = p
produrrebbe la quantità efficiente. vedremo che c’è un tipo di monopolista che riesce a fare
proprio questo.
1. monopolio da brevetto
2. monopolio naturale
2. MONOPOLIO NATURALE
Un’industria è un monopolio naturale se un’unica impresa è in grado di produrre
qualunque quantità domandata ad un costo medio inferiore rispetto a quello che
dovrebbero sostenere più imprese produttrici
Questa situazione si verifica quando i costi medi sono decrescenti, cioè quando ho
economie di scala per qualunque livello di output (industria elettrica, telefonica,
ferroviaria)
Il problema connesso alla proprietà pubblica dei monopoli è connesso al fatto che l’operatore
pubblico spesso finisce per gestire l’impresa in modo meno economico, cioè con costi maggiori
a parità di qualità del prodotto, di quanto farebbe un operatore privato.
SCELTE STRATEGICHE
GIOCHI
Un gioco è una situazione in cui ciascuno dei membri di un gruppo deve prendere
almeno una decisione e nel fare ciò ragiona strategicamente, cioè si interessa sia
della propria decisione che delle decisioni degli altri membri del gruppo
ELEMENTI DI UN GIOCO
TIPOLOGIA DI GIOCHI
GIOCHI A UNO STADIO
Ogni giocatore compie le sue scelte senza osservare le scelte fatte dagli altri giocatori.
Nei giochi ad uno stadio i giocatori sono chiamati a decidere in una sola situazione →
azioni = strategie
Almeno uno dei giocatori osserva la scelta compiuta da un altro giocatore prima di
prendere la sua decisione
Il giocatore che decide dopo aver osservato la scelta compiuta da un altro giocatore può
trovarsi in situazioni diverse a seconda di quello che quest’ultimo ha scelto, per il giocatore
che decide dopo aver osservato la scelta di un altro azioni ≠ strategie
Accusati di aver copiato durante un esame; interrogati separatamente. Azioni possibili per
ciascuno dei due: fare la spia / negare.
“Se tu fai la spia e l’altro nega, tu sospeso per 1 trimestre, lui sospeso per 6 trimestri;
RAPPRESENTAZIONE DI UN GIOCO
Ogni gioco, sia a uno stadio che a più stadi, può essere rappresentato in due modi:
Casella: esito del gioco prodotto dalle corrispondenti strategie scelte dai giocatori
Dentro ogni casella: payoff di entrambi i giocatori corrispondenti all’esito del gioco
Idea base: le strategie scelte dai giocatori dovranno stare tra loro in un qualche tipo di
equilibrio strategico
Tutte le definizioni saranno date per giochi a due giocatori, ma possono essere facilmente
generalizzate a giochi con n giocatori
RISPOSTA OTTIMA
Risposta ottima: è la strategia migliore per un giocatore, cioè quella che gli dà il
payoff più alto, data la strategia adottata dall’avversario
In genere, la risposta ottima cambia a seconda della strategia adottata dagli avversari
Es.: “Se lui tira a destra, la mia risposta ottima è buttarmi a destra; se lui tira a sinistra, la
mia risposta ottima è buttarmi a sinistra”
In altri termini: in un EdN, ciascun giocatore sta scegliendo la propria risposta ottima,
data la strategia scelta dall’avversario
All’EdN corrisponde un esito del gioco, quello in cui la strategia di ciascun giocatore è la
risposta ottima alle strategie altrui, ma non è un esito del gioco.
Se Ruggero fa la spia,
negando Oscar ha un payoff di – 6
Perciò la risposta ottima di Oscar è “fare la spia” qualunque cosa faccia Ruggero, in altri
termini, per Oscar “fare la spia” è una strategia dominante
Perciò la risposta ottima di Ruggero è “fare la spia” qualunque cosa faccia Oscar. In
altri termini, per Ruggero “fare la spia” è una strategia dominante.
L’equilibrio di Nash del dilemma del prigioniero è quello in cui sia Oscar che
Ruggero fanno la spia: (fare la spia, fare la spia)
Operativamente, l’EdN è dato dalla coppia di strategie che corrispondono alle caselle
ombreggiate in entrambe le loro parti. In corrispondenza di queste caselle infatti, ciascun
giocatore sta dando la sua risposta ottima alla risposta ottima dell’altro.
L’EdN è un equilibrio nel senso che in un EdN nessuno dei due giocatori ha incentivo a
cambiare strategia (sta già giocando la sua risposta ottima!), cioè a comportarsi
diversamente, date le strategie adottate dagli altri giocatori. Un EdN è cioè una situazione
stabile.
Una situazione che non è un equilibrio di Nash, invece non è stabile: almeno uno dei
giocatori, date le strategie adottate dagli altri, ha un incentivo a comportarsi
diversamente. Se un giocatore si comporta diversamente, poi anche gli altri giocatori
cambieranno il proprio comportamento.
EdN per il dilemma del prigioniero è in effetti un caso particolare, perché per entrambi i
prigionieri la risposta ottima è sempre “fare la spia.” Cioè per entrambi i giocatori “fare la
spia” è la strategia dominante.
Ciascuno preferisce trascorrere la serata con l’altro, anche guardando il film che non gli
piace, piuttosto che guardare il film che gli piace da solo. Ciascuno deve decidere a quale
cinema andare, senza però poter comunicare con l’altro
Se Antonio sceglie il film di azione, la risposta ottima di Maria è il film di azione
Come già osservato, da un punto di vista operativo l’EdN è dato dalla coppia di strategie
che corrispondono alle caselle ombreggiate in entrambe le loro parti.
1. Maria sceglie il film di azione, e Antonio sceglie il film di azione: (film d’azione, film
d’azione)
2. Maria sceglie il film romantico e Antonio sceglie il film romantico: (film romantico,
film romantico)
GIOCHI A PIÙ STADI CON INFORMAZIONE PERFETTA
Es. poker è un gioco a più stadi ad informazione imperfetta. Infatti, quali carte vengono
scartate e quali carte vengono date a ciascun giocatore nel corso del gioco non sono note a
tutti i giocatori
Metodo più semplice per descrivere un gioco a più stadi con informazione perfetta:
diagramma ad albero (forma estesa)
- nel secondo stadio, Maria osserva la scelta di Antonio e poi sceglie il film
(d’azione o romantico)
1. film d’azione: A
2. film romantico: R
OLIGOPOLIO
Ogni impresa/venditore sa che le sue decisioni su prezzi o quantità influiscono sui profitti
dei concorrenti, che le decisioni dei concorrenti su prezzi o quantità influiscono sui suoi
profitti, e si comporta di conseguenza. In altri termini, tra gli oligopolisti c’è
interazione strategica (teoria dei giochi).
3 MODELLI DI OLIGOPOLIO:
IL MODELLO DI COURNOT
Descriviamo il modello del duopolio di Cournot come un gioco, i giocatori sono le due
imprese (impresa A e impresa B); le azioni includono la produzione di una certa quantità
da 0 a infinito, ogni giocatore ha così a disposizione infinte azioni. Le strategie
riguardano un gioco simultaneo (strategie = azioni). Le regole del gioco sono:
● I prodotti delle due imprese sono completamenti omogenei 🡪 sono venduti allo
stesso prezzo
● L’accesso al mercato è bloccato, per cui ciascuna impresa si preoccupa
strategicamente solo dell’altra
● Scelta sulla quantità da produrre, fatta simultaneamente
Tutti gli elementi del gioco sono noti ad entrambe le imprese, in particolare, ciascuna
impresa conosce la funzione di costo dell’altra; l’esito del gioco è dato dall’output
dell’impresa A: xA e dall’output dell’impresa B: xB e dal prezzo di mercato che dipende da xA
+ xB: p (xA + xB). I payoff sono i profitti delle due imprese A e B
Il profitto di ogni impresa dipende da quanto essa produce ma anche da quanto produce
l’altra, perché il prezzo di mercato dipende dall’output totale.
EQUILIBRIO DI COURNOT–NASH
Nell’equilibrio di Cournot, ciascuna impresa produce la quantità per lei ottima, cioè
quella che massimizza il suo profitto, data la quantità prodotta dall’altra impresa
Dal punto di vista strategico, l’equilibrio di Cournot-Nash sarà espresso dalla coppia di
strategie/quantità scelte dalle due imprese in equilibrio: (xCA , x CB)
Osservazioni
I MC di ciascuna impresa dipendono solo da quanto essa stessa produce, invece i MR di
ciascuna impresa dipendono anche da quanto produce l’altra: l’output dell’altra influenza
p, quindi R e dunque MR; il problema è capire come sono fatti MR A (xA, x B) e MRB (xA, x B)
In un duopolio: per ogni prezzo del bene, l’impresa A serve la domanda che non è servita
dall’impresa B, e viceversa; la funzione di domanda di ogni impresa è dunque una
funzione di domanda residuale
Esempio
A partire dalla domanda residuale di ciascun duopolista posso trovare il suo R e quindi il suo
MR
Continuazione esempio
MRA = (90 – x B) – 2x A
MRB = (90 – x A) – 2x B
L’MR del duopolista è quindi una retta che ha la stessa intercetta della sua domanda
residuale, ma inclinazione doppia. Questo vale ogni volta che la funzione di domanda di
mercato è lineare. La forma dell’MR del duopolista è dunque analoga, partendo dalla
domanda residuale, a quella del monopolista: stessa intercetta, inclinazione doppia; in
effetti, sul suo mercato residuale, il duopolista è come se fosse un monopolista, a questo
punto abbiamo tutti gli elementi per trovare l’equilibrio del duopolio di Cournot, basta
risolvere il sistema
IL MODELLO DI BERTRAND
La struttura del gioco di Bertrand è uguale a quella di Cournot, tranne che per le azioni (e
dunque le strategie) a disposizione dei giocatori
AZIONI IN BERTRAND
EQUILIBRIO DI BERTRAND–NASH
Nell’equilibrio di Bertrand, ciascuna impresa fissa il prezzo per lei ottimo, cioè
quello che massimizza il suo profitto, dato il prezzo fissato dall’altra impresa
Dal punto di vista strategico, l’equilibrio di Bertrand-Nash sarà espresso dalla coppia di
strategie/prezzi scelte dalle due imprese in equilibrio: (pBA , p BB)