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Capitolo 5) Valore economico totale e metodologia di

valutazione dei beni pubblici ambientali


Francesco Pio D’Avolio
LA VALUTAZIONE DEI BENI PUBBLICI

Un bene pubblico per le sue particolari caratteristiche è


utilizzato dalla collettività in maniera gratuita. Il fatto che non
abbiano un prezzo di mercato non implica, però, che tali beni
non abbiano un valore o non possano essere considerati dei beni
economici. È un bene che in economia è difficile produrre per
trarne un profitto privato. Caratteristiche del bene pubblico:
Principio della non-escludibilità: difficoltà o impossibilità, per
il produttore di un bene o servizio, di escludere alcuni soggetti
dai benefici di tale produzione (tecnica ed economica). La
fruizione di un bene pubblico può essere limitata a uno o alcuni
soggetti.
Principio della non rivalità nel consumo: il consumo da parte di
un individuo è compatibile, o meglio non rivale, con il consumo
da parte di uno o più altri individui. Si integra perfettamente
con il principio di nonescludibilità. Un bene pubblico può
essere consumato/fruito contemporaneamente da più soggetti (il
bene privato da un soggetto e non da altri
contemporaneamente).
Queste sono le caratteristiche che distinguono un bene pubblico
da un bene privato. Definizione del bene pubblico dal punto di
vista economico.
ESTERNALITA’
Un’altra caratteristica che deriva dalla teoria economica, molto
rilevante per quanto riguarda la definizione di bene pubblico, è
il concetto di esternalità. Queste esternalità possono
determinare degli effetti positivi o negativi sul benessere dei
fruitori, senza che questi stessi effetti vadano a riflettersi sugli
eventuali prezzi pagati (o indennizzi rimborsati) a seguito degli
effetti che questi fattori possono determinare sul benessere dei
potenziali fruitori. Quindi non determinano dei prezzi o dei
rimborsi, quindi sono esterni al fenomeno economico nel suo
complesso. Sono dei danni o dei benefici che non vengono
rimborsati in moneta.
La caratteristica distintiva dei beni pubblici puri è che essi si
sostanziano nel
concetto di esternalità. Ricordiamo che si tratta degli effetti,
positivi o
negativi, dell’attività di produzione o consumo di un soggetto
sull’utilità di un altro soggetto, che non si riflettono sui prezzi
pagati o
ricevuti.
Queste esternalità possono essere:
che Positive: Determinano un aumento dell’utilità dei vi
sia soggetti terzi senza
indennizzo a coloro che hanno provocato tale aumento di
utilità. Quindi sono quelle che possono generare un incremento
del fruitore.
Negative: provocano una diminuzione dell’utilità di un
soggetto terzo
senza che allo stesso sia corrisposto alcun risarcimento. Quindi
quando riducono questo benessere stesso.
A loro volta possono essere esternalità che si generano durante
il processo di produzione di un determinato bene, questo è il
caso più classico dei processi produttivi inquinanti. Le imprese
o aziende che per produrre producono anche inquinamento sono
un classico esempio di soggetti che producono esternalità
negative nel processo di produzione. Quindi:
Esternalità di produzione: quando derivano da un’attività
produttiva.
Ci possono essere anche esternalità che vengono generate nel
momento del consumo del bene stesso, cioè il momento
successivo alla produzione. Ci possono essere quindi
determinati beni al cui consumo possono generare dei danni (es.
utilizzo di un’automobile con motore particolarmente
inquinante può essere un caso di esternalità di consumo).
Esternalità di consumo: provocate da attività di consumo da
parte della
collettività.
Le esternalità sono strettamente legate ai beni pubblici, e in
genere i beni pubblici sono grandi produttori di esternalità,
spesso di tipo positivo, ma a volte anche negative. Questa
possibilità di generare effetti positivi o negativi sui possibili
fruitori è un ulteriore elemento che complica la definizione del
valore dei beni pubblici. Sono beni che non solo non vengono
scambiati sul mercato, ma sono beni che per le loro specifiche
caratteristiche generano una serie di possibili benefici o
elementi negativi che a loro volta è difficile definire dal punto
di vista del loro valore. Anche per le esternalità esiste un
problema di definizione/attribuzione di un valore monetario.
DISPONIBILITA’ A PAGARE (DAP) e misure di benessere
Come si cerca di ovviare a questi problemi? Abbiamo visto che
un bene pubblico è un bene che non viene scambiato sul
mercato. Un altro concetto fondamentale di economia, che
avevamo visto nelle prime lezioni, era quello dei due concetti
fondamentali di valore che possono essere presi in
considerazione:
Valore di scambio è quello di cui ci siamo occupati fino adesso,
è quel valore che si viene a determinare con un processo di
scambio di un bene (scambio che viene all’interno di un
mercato) attraverso procedure differenti come quello della
comparazione.
Valore d’uso quando non esiste il processo di scambio. Se il
bene che stiamo cercando di valutare non prevede di essere
scambiato sul mercato, tutta la strumentazione che ci permette
di attribuire un valore di scambio o di mercato non può essere
utilizzata. Quindi non abbiamo degli strumenti che ci
permettono di attribuire un valore monetario.
Dobbiamo quindi far riferimento al valore d’uso, che è un
valore di tipo più soggettivo, che è un valore che ognuno di noi
attribuisce alla possibilità di poter utilizzare un bene. Esistono
quindi dei problemi per quanto riguarda questo valore d’uso per
attribuire un valore monetario. Questo valore d’uso deve essere
definito in modo tale che ci permetta di attribuire un valore
monetario ad un concetto che fa riferimento a un giudizio di
tipo qualitativo soggettivo. Il concetto che ci permette di fare
questa operazione è il concetto della disponibilità a pagare per
un determinato bene e che registra l’incremento di benessere e
che ci dà la possibilità per fruire del bene. Per fruire di questo
bene è possibile immaginare che si possa venire a determinare
una disponibilità a pagare.
Il concetto di disponibilità a pagare è quanto ciascuno di noi è
disposto a pagare per poter accedere alla fruizione di un
determinato bene. Se fosse possibile avere degli strumenti per
un campione rappresentativo di potenziali fruitori di un bene
pubblico, sarebbe possibile creare quello che si chiama mercato
simulato che in qualche modo simula quello che avviene
all’interno di un mercato reale, quindi la formulazione di
disponibilità a pagare per un determinato bene. Quindi
definizione di uno scenario simulato, di una condizione
ipotetica di mercato all’interno della quale sia possibile rilevare
le DAP per beni che nella realtà non hanno un mercato reale. Se
tutto questo fosse possibile, allora sarebbe anche possibile
costruire delle curve di domanda (individuali o collettive) che
rappresentano l’apprezzamento che i potenziali fruitori danno al
bene. Le curve di domanda anche in un mercato reale si
costruiscono attraverso le DAP.
A questo punto il problema è quello di individuare quali sono
gli strumenti che ci permettono di rilevare questa DAP, che è
quella che ci permette di disegnare le curve di domanda.
Quando siamo riusciti a costruire una curva di domanda
collettiva per la DAP di un bene pubblico si hanno tutti gli
elementi per poter attribuire un valore monetario ad un bene
pubblico. Quindi la base concettuale che permette di definire un
valore monetario attribuito ad un bene pubblico è questo: quello
di riuscire a creare un mercato simulato che permetta di rilevare
la Disponibilità a Pagare o eventualmente una Disponibilità ad
Accettare (DAA) un rimborso, che ci permettono di costruire la
curva di domanda del bene pubblico.
SURPLUS DEL CONSUMATORE
Un concetto che ci viene in soccorso ed è molto utile per la
considerazione di questi mercati simulati per cercare di capire
in termini pratici in che modo si
può arrivare a definire queste curve
di domanda per un bene di tipo
pubblico, è un concetto che
abbiamo già visto nella teoria
economica anche per quanto
riguarda i bene di tipo privato, ed è
il concetto di surplus del
consumatore.
Bene privato. Questo concetto si basa sul fatto che all’interno di
un mercato reale esiste una differenza fra quanto si è disposti a
pagare e quanto effettivamente si paga il bene. La disponibilità
a pagare è quella che permette di disegnare una curva di
domanda (negativamente inclinata), che rappresenta la
relazione fra delle quantità consumate da un determinato bene
misurate sull’asse orizzontale delle x, e i prezzi che i
consumatori sono disposti a pagare per ciascuna quantità
(misurati sull’asse verticale). Nella situazione in cui si sia
venuto a definire il prezzo di mercato (p1) siamo in grado di
definire il surplus del consumatore, cioè la disponibilità a
pagare cioè le quantità che sono al di sopra di p1 e sotto la
curva di domanda e quindi tutta la disponibilità a pagare che ci
sarebbe stata da parte dei consumatori ma che non è una
disponibilità risparmiata perché i consumatori comunque
pagheranno il prezzo di mercato (per la quantità x1 pagheranno
meno di quanto erano disposti a pagare), questa differenza fra
disponibilità a pagare e quanto effettivamente viene pagato
(rettangolo azzurro) è il surplus del consumatore. Il triangolo
verde è la quantità risparmiata dal consumatore, questo è uno
dei vantaggi dell’esistenza di un mercato perfettamente
concorrenziale.
Bene pubblico. Per quanto
riguarda un bene pubblico, quindi
un bene in cui non esiste un
prezzo di mercato, quindi gratuito,
attraverso il ragionamento fatto
prima e quindi attraverso la
simulazione di un mercato. È di
conseguenza possibile disegnare
la curva di domanda, ma in questo caso non essendoci un
prezzo di utilizzo tutta quest’area sottesa alla curva di domanda
(quindi alla disponibilità a pagare di un bene pubblico) può
essere considerata come surplus del
consumatore, quindi un beneficio netto che questo consumatore
può avere dalla fruizione del bene.
Questo concetto di surplus del consumatore è alla base di tutta
la procedura che ci permette di attribuire un valore monetario
ad un bene pubblico. È definito come incremento o variazione
del benessere collettivo (gli economisti lo chiamano Welfare
Change).
Questi sono alcuni casi particolari di benessere collettivo:
Caso tipico di un bene pubblico che
viene fornito e può essere fruito
gratuitamente a costo zero. In questo
caso non essendoci una tariffa di
fruizione, l’intera area al di sotto della
curva di domanda è il surplus del
consumatore o il welfare change, quindi
il benessere collettivo generato dalla
fruizione di questo bene.
Questo welfare change può essere
individuato anche nel caso in cui questo bene pubblico preveda
una tariffa di fruizione o di ingresso (come un museo o un
parco naturalistico), in questo caso il rettangolo in basso
rappresenta la tariffa effettivamente pagata, e sopra il surplus
del consumatore che rappresenta il benessere della collettività.
Questo concetto può essere previsto
anche nel caso di un miglioramento dei
servizi esistenti. In questo grafico viene
rappresentato un caso di miglioramento
di un servizio con riduzione del prezzo
di fruizione, passando da un livello
precedente p1 a un livello successivo p2 più basso, ovviamente
qui è la riduzione del prezzo che determina un incremento della
fruizione di un bene pubblico, in questo caso l’area
evidenziata rappresenta questo Welfare Change, o surplus del
consumatore dal punto di vista pubblico. Quindi un concetto
che ci permette di tener conto di questo surplus del
consumatore dal punto di vista dei beni pubblici.

VALORE DEI BENI PRIVI DI MERCATO


Questo concetto costituisce il collegamento che ci permette di
fondare, anche dal punto di vista della teoria economica, il
modo con cui noi riusciamo ad attribuire un valore monetario
ad un bene pubblico. Il concetto quindi di surplus del
consumatore è un miglioramento del benessere collettivo ci
permette di fare questa equivalenza. Il surplus del consumatore
può essere la definizione di questa complessiva variazione di
benessere collettivo, può essere l’elemento che ci permette di
definire il valore d’uso. Quando noi teniamo conto di questo
surplus del consumatore o incremento del benessere collettivo,
noi facciamo un’operazione che ci permette di calcolare il
valore d’uso del bene stesso, un valore che inizialmente
ritenevamo poter essere un concetto di tipo qualitativo
oggettivo, invece con queste considerazioni può essere
trasformato in un valore che può essere calcolato in termini
monetari. Di fatto, tutta l’area sottesa alla curva di domanda
(nel caso dei beni pubblici è la curva della disponibilità a
pagare) ci permette di definire quest’area sottesa come il valore
d’uso complessivo del nostro bene di tipo pubblico. Questo
valore d’uso è composto (quando esiste una tariffa di uso
effettivo) dalla sommatoria di valore di scambio + il surplus del
consumatore. Nei grafici precedenti, il primo è quello che
rappresenta la curva di domanda con la DAP ed è quello che
rappresenta quindi il valore d’uso. Nel secondo grafico invece
si nota la sommatoria del valore di scambio chiaramente
monetizzato (il rettangolo vuoto) e il surplus del consumatore,
quindi la sommatoria di questi due elementi dà il valore d’uso
del bene pubblico.
L’economia ambientale postula la possibilità di definire un
valore monetario anche a beni di natura pubblica non
scambiabili sul mercato (quindi privi di valore di scambio).
Si considera in particolare che la teoria del surplus del
consumatore fornisca gli elementi per stabilire la relazione tra
valore di scambio e relativo valore d’uso (fatto pari all’intera
area sottesa dalla curva di domanda = valore di scambio +
surplus del consumatore).
A queste condizioni è possibile attribuire un valore
monetario anche a beni
pubblici non scambiati sul .
mercato
VALORE D’USO SOCIALE
Da ciò che abbiamo detto, se siamo in grado di disegnare la
curva di domanda, cioè una curva che tiene conto della
disponibilità a pagare per poter fruire di un bene pubblico,
siamo anche in grado di calcolarne il suo valore d’uso. Quindi
calcolando l’area sottesa a questa curva di domanda
complessiva del bene stesso, facendo questa operazione
definiamo il valore d’uso e gli attribuiamo un valore monetario,
questo perché la disponibilità a pagare è stata calcolata e
valutata in termini monetari.
Questo aspetto particolare del valore dei beni pubblici ha
qualcosa di differente rispetto agli aspetti del valore visti in
precedenza (valore di mercato e valore di costo di costruzione
ecc.). Per quanto riguarda il valore definito in termini monetari
dei beni pubblici ci troviamo di fronte a un altro specifico
aspetto del valore. Un bene di tipo pubblico avrà, quindi, un suo
particolare aspetto del valore, che vie definito valore d’uso
sociale. Questo valore si fonda sul concetto di valore d’uso (non
valore di scambio quindi), e sociale perché fa riferimento al
valore d’uso che complessivamente una collettività attribuisce
ad un determinato bene. Un valore d’uso che il singolo fruitore
può attribuire (che è differente da fruitore a fruitore), è quindi la
sommatoria di tutti i valori di tutti i singoli fruitori che
permettono di ricostruire un valore d’uso che un’intera
collettività attribuisce ad un bene pubblico. Questa è la
categoria di valore che si attribuisce ad un bene di tipo
pubblico, non sarà quindi un valore di mercato, un valore di
costo, di trasformazione etc. ma sarà un valore d’uso sociale
espresso in termini monetari. Non può, quindi, essere confuso
con gli aspetti del valore dei beni privati, perché i beni pubblici
hanno il loro particolare aspetto del valore, che è questo valore
d’uso sociale.
Nel caso della valutazione di beni pubblici si deve tenere
conto del punto di
vista dell’intera collettività circa la .
loro utilità
Inoltre, si deve ricordare come i beni pubblici siano al di
fuori della logica dello
scambio, sia perché si tratta di beni che in molti casi
non possono essere
acquistati e/o venduti e sia perché non possono .
essere prodotti
Il valore che risulta più coerente nella stima di tali beni è
quindi il valore d’uso
sociale.
VALORE ECONOMICO TOTALE (VET)
Questo particolare aspetto del valore si è poi evoluto nel corso
del tempo quando anche l’economia si è occupata dei beni
scambiabili come quelli di tipo privato, poi dei beni pubblici e
poi anche di temi relativi agli aspetti ambientali del processo
economico. L’economia ambientale ha rilevato che l’aspetto del
valore legato all’uso diretto di un bene pubblico può essere
limitativo nel concetto di valore stesso. Non è detto che il
valore di un bene pubblico o ambientale può essere delimitato
dalla possibilità di fruire direttamente di questo stesso bene.
Con l’affermarsi dell’economia ambientale questo aspetto del
valore da attribuire ai beni pubblici si è a sua volta evoluto e ha
iniziato a tenere conto di altri possibili componenti:

Su questo schema si vede rappresentato il concetto di valore


economico totale. È l’aspetto del valore che si è venuto a
codificare all’interno dell’economia ambientale. È un concetto
esteso di valore che può essere attribuito ai beni di tipo
pubblico e ambientale. Tiene conto del valore d’uso, cioè della
possibilità di fruire del bene, ma anche del concetto del valore
di non uso. Non è detto che il valore che non possiamo
attribuire a un bene pubblico sia strettamente legato alla
possibilità di fruirne. È possibile attribuire un valore anche
attraverso l’opportunità di poterne non fare uso.
A loro volta, ciascuna di queste due grosse categorie del valore
economico totale possono essere disaggregati:
VALORE D’USO
Uso diretto che si può fare del bene pubblico, cioè fruizione
diretta ed è il valore d’uso sociale considerato prima
Uso indiretto soprattutto quando i beni pubblici producono
delle esternalità positive (cosa molto comune), cioè se un
soggetto un fruisce del bene pubblico ma comunque ne
percepisce i vantaggi (esternalità positive) per il fatto che esista,
quindi ne fa un uso indiretto (es. gli alloggi che affacciano sul
Parco del Valentino hanno un valore superiore rispetto ad altri,
anche se non fruisce del parco ne trae i vantaggi)
Valore di opzione è la possibilità di poter fruire di un bene. Non
è un uso diretto o indiretto, ma è la possibilità eventualmente un
giorno di usufruire di quel bene, è una componente di valore e
si chiama valore di opzione.
Esistono poi valori che non fanno riferimento all’uso.
VALORE DI NON USO
Valore di lascito è la possibilità di attribuire valore al fatto di
poter trasmettere alle generazioni future la possibilità di fruire
di un bene pubblico. Anche questa è una componente di valore
non legata all’uso.
Valore di esistenza è il concetto più estremo postulato
all’interno dell’economia ambientale. È un valore che non ha
niente a che fare né con l’uso né con la possibilità di trasmettere
agli la fruizione di un bene, ma è un valore che può derivare dal
fatto stesso che questa risorsa ambientale possa continuare ad
esistere anche se non è possibile fruirne direttamente. È un
concetto estremo di valore che può essere considerato
all’interno del concetto complessivo di valore economico totale.
Il VET è la sommatoria di tutti questi aspetti del valore. Quando
si considera, quindi, il valore economico totale generato da un
bene pubblico si possono considerare tutti questi aspetti del
valore.
Nella realtà, quando si valutano beni pubblici, vi è la necessità
di considerare un valore complessivo dei beni che non dipenda
esclusivamente dall’utilità connessa alla sua fruizione effettiva
ma anche dal valore indipendente dall’uso. Tale è il valore
economico totale.
PROCEDURE DI STIMA MONETARIE DEI BENI
PUBBLICI
La valutazione dei beni pubblici può riguardare:
Beni (Valore d’uso sociale, Valore economico totale).
Progetti (Analisi Costi Benefici).
Le procedure di stima dei beni pubblic i a loro volta possono
suddividersi in:
• Procedure dirette
– Valutazione di contingenza (Contingent Valuation Method)
• Procedure indirette
– Metodo del costo di viaggio (Travel Cost Method) – Metodo
del prezzo edonico (Hedonic Prices)
Come le procedure esaminate nel caso dei beni privati, queste
valutazioni di tipo monetario possono riguardare sia beni, sia
progetti.
Per quanto riguarda i beni pubblici abbiamo visto il valore
d’uso sociale e il valore economico totale. Nella valutazione dei
progetti di tipo pubblico si apre invece qualche problema in più,
analogo a quello della valutazione dei beni di tipo privato.
Quando si tratta di procedure per progetti di tipo pubblico
parliamo di analisi costi-benefici, per quanto riguarda i progetti
privati parliamo di analisi costiricavi; un beneficio per la
collettività e un ricavo per il privato.
Le PROCEDURE DI STIMA DEI BENI PUBBLICI per
attribuire un valore monetario, si possono suddividere a loro
volta in:
Dirette (in ambito privato si basavano sulla comparazione) nei
beni di tipo pubblico fanno, invece, riferimento alle procedure
che si basano sulla costruzione di mercati ipotetici, contingenti.
La procedura fondamentale è la Valutazione di Contingenza
(Contingent Valuation Method), ed è quella utilizzata per
attribuire un valore monetario ai beni di tipo pubblico.
Indirette si utilizzano quando è difficile o poco conveniente
costruire un mercato ipotetico per redigere la valutazione di
contingenza, si può far riferimento ad alcuni aspetti particolari
che possono presentare i beni di tipo pubblico. Come per le
procedure indirette in ambito privato che facevano riferimento
ad alcuni aspetti particolari a cui si poteva far riferimento per
definire il valore di un bene privato (valore di trasformazione,
valore complementare che si basavano su alcune caratteristiche
particolari del bene privato) così per le procedure destinate ai
beni pubblici, si può fare riferimento ad alcuni aspetti
particolari che ci permettono di attribuire di dare un indicazione
sul valore, senza passare direttamente attraverso la simulazione
di un mercato ipotetico. Sono quelle del Metodo dei Costi di
Viaggio (Travel Cost Method) che fa riferimento alla possibilità
che esistano gli strumenti e i dati per poterla rilevare. È una
procedura che attribuisce al bene pubblico un valore pari
almeno a quanto sono stati i costi sostenuti per raggiungere
questo stesso bene e per poterne fruire. Oppure il Metodo dei
Prezzi Edonici (Hedonic Prices), che tiene conto di alcune
particolari esternalità prodotte dal bene, e che vengono percepiti
da alcuni particolari soggetti. Anche in questo caso si ha la
possibilità di definire il valore monetario di queste esternalità
positive e può permettere di attribuire un valore monetario al
bene che ha generato questi benefici (esternalità positive).
PROCEDURE DIRETTE – MERCATI SIMULATI
Questa è la procedura fondamentale per attribuire valore
monetario ad un bene pubblico: la procedura diretta dei mercati
simulati.
Questa è una procedura che si fonda sulle richieste dirette, cioè
su una serie di interviste su un campione rappresentativo dei
potenziali fruitori di un bene. In genere è un’intervista diretta o
indiretta con dei QUESTIONARI predefiniti, che permettono di
rilevare una serie di informazioni di tipo quantitativo,
tipicamente l’elemento sostanziale di questa intervista, cioè la
definizione della disponibilità a pagare o a essere indennizzati
per poter fruire di un bene pubblico, e una serie di informazioni
di tipo socio-economico come età, sesso, professione, reddito
etc. che permettono di fare alcune operazioni di verifica e di
costruzione di eventuali modelli di comportamento in relazione
alle caratteristiche socio-economiche dell’intervistato.
In questi questionari si possono rilevare anche una serie di
informazioni qualitative numerabili, che riguardano alcuni
giudizi come la percezione che il fruitore può avere del bene
oggetto di stima.
Quindi è una procedura che attraverso la somministrazione di
un questionario tramite intervista diretta o indiretta, cioè la
compilazione del questionario da remoto, che permette di
rilevare l’espressione della disponibilità a pagare per il bene,
ma anche tutta una serie di altri elementi quantitativi e
qualitativi che permettono di controllare le risposte fornite e
anche di costruire dei possibili modelli di comportamento verso
il bene pubblico. Questi modelli sono rappresentati da
differenze statistiche come l’analisi di regressione che
permettono di costruire modelli che mettono in relazione vari
elementi (variabili dipendenti e indipendenti).
Il passo principale, fondamentale per la riuscita della procedura
di stima di questo genere è la definizione di un mercato
simulato, cioè delle condizioni che regolano il funzionamento
di questo mercato.
Se questo questionario è stato elaborato in modo poco attento,
non tenendo conto di alcune problematiche, i risultati che si
ottengono possono avere un livello di attendibilità più basso
rispetto al caso in cui questo mercato simulato sia stato
elaborato in modo efficace. Quindi definire bene il mercato
simulato è l’elemento fondamentale per il buon funzionamento
di questa procedura per ottenere risultati attendibili.
Rilevazione dei dati (preferenze) tramite somministrazione di
questionari:
• Informazioni di carattere quantitativo (quantità i
monetarie, dat
socioeconomici)
;
• informazioni qualitative relative alla percezione che
l’utente ha del bene.
Definizione di uno scenario contingente (ipotetico,
ma realistico)
costruito dal
ricercatore:
MERCATO SIMULATO
A seconda del tipo di bene pubblico, questo mercato simulato
può variare in modo anche molto significativo; bisogna, quindi,
cucirlo su misura sul tipo di bene che si sta cercando di
valutare.
Quando si parla di beni pubblici, in genere, per simulare questo
mercato, si fa riferimento alla definizione di possibili ipotesi,
investimenti, allocazioni di risorse predestinate a sostenere
questi beni pubblici. Praticamente, bisogna costruire dei casi in
cui si vengano a richiedere le disponibilità a pagare costruendo
scenari credibili che fanno riferimento alla definizione della
necessità di prevedere degli investimenti a sostegno di queste
risorse. In questo quadro generale che si deve illustrare
all’intervistato, si può collocare la richiesta di disponibilità a
pagare. Il passo principale fondamentale è quello di arrivare a
definire questo mercato simulato, quindi un quadro generale
che faccia riferimento alla necessità di prevedere delle
sufficienti risorse per sostenere questi beni pubblici.
Se questo mercato simulato funziona, è stato ben strutturato, si
può arrivare a ricostruire una funziona di domanda che è
l’obiettivo finale che il valutatore si pone. Questa metodologia,
come le altre, puntano a definire la curva di domanda delle
disponibilità a pagare per determinati livelli di fruizione del
bene.
La simulazione del mercato, in ambito pubblico, appare
necessaria in relazione
alla valutazione degli investimenti e all’allocazione di
risorse destinate a
progetti pubblici, svolta mediante Analisi di costi e .
benefici (ACB)
Attraverso un mercato simulato si può ricostruire la
funzione di domanda
(disponibilità a
pagare).
Un altro presupposto fondamentale è quello di simulare (fare
un’ipotesi) che possa essere verosimile. Altro elemento decisivo
per la buona riuscita (per l’attendibilità dei risultati che si
possono ottenere) è quella di definire in che modo richiedere la
disponibilità a pagare per fruire di un determinato bene
pubblico. Ci possono essere 2 possibilità per richiedere questa
disponibilità a pagare:
Misure EQUIVALENTI (così detto in termini economici),
sarebbe chiedendo direttamente. Corrispondono alle
compensazioni che il fruitore richiede per mantenere lo stesso
livello di benessere che ha acquisito fruendo del bene. Queste
misure equivalenti sono quelle che permettono di definire una
disponibilità a pagare, per evitare che non potendo fruire di
questo bene, il livello di benessere possa ridursi. Quindi, sono
volte a definire quella che è la vera disponibilità a pagare.
Misure COMPENSATIVE questo è un metodo alternativo, che
funziona meglio, per permettere di definire in modo più
credibile il mercato simulato, e sono queste misure
compensative, ovvero quelle che definiscono la compensazione
che si dovrebbe incassare per mantenere lo stesso livello di
benessere iniziale non potendo più fruire di un determinato
bene. In altri termini, la disponibilità ad accettare un rimborso
di fronte alla prospettiva di non poter più fruire di un
determinato bene pubblico.
Mentre nel primo caso si parla di disponibilità a pagare per
poter fruire del bene, nel secondo è la richiesta di indennizzo, di
disponibilità ad accettare un indennizzo in vista del fatto che
non si possa più, in futuro, fruire di quel determinato bene.
VALUTAZIONE DI CONTINGENZA
Quali sono i passaggi operativi che bisogna prevedere per
strutturare, per portare a compimento una valutazione di
contingenza?
Definite preliminarmente il modo con cui si chiede (questo è
molto importante) la DAP/DAA, bisogna prevedere una serie di
fasi fondamentali e consequenziali in cui strutturare la nostra
valutazione di contingenza:
Definire il mercato simulato; ovvero le condizioni in cui si va a
richiedere la disponibilità a pagare. Bisogna fare un quadro
credibile che poi porti a richiedere una disponibilità a pagare o
ad accettare un rimborso, quindi bisogna illustrare
all’intervistato il perché possa essere necessario una quota per
poter fruire, o chiedere un rimborso per non poter più fruire, di
un bene.
Individuare la popolazione (consumatori) da cui trarre un
campione rappresentativo a cui sottoporre questo questionario.
Parlando di questionari, si parla di un campione limitato di
possibili fruitori del bene. Bisogna definire quali sono le
caratteristiche del campione, del numero limitato di soggetti a
cui sottoporre il questionario, per far sì che questo numero
limitato di soggetti sia rappresentativo della totalità dei
potenziali fruitori del bene.
Definire la modalità di acquisizione delle informazioni (in
genere, questionari o interviste dirette): questo è fatto in
relazione alle risorse disponibili. L’intervista diretta dà risultati
più credibili rispetto alla compilazione fatta in remoto e
autonomia dall’intervistato. L’intervista diretta è una modalità
di rilevamento più costosa, quindi bisogna definire in base alle
risorse disponibili, qual è la modalità più opportuna da
prevedere per acquisire queste informazioni.
Svolgimento dell’indagine ed elaborazione dei dati, quindi la
somministrazione dei questionari nel modo prestabilito e
l’elaborazione dei dati che questi questionari hanno permesso di
rilevare.
Un’elaborazione dati che deve portare alla definizione della
disponibilità a pagare per il bene oggetto di valutazione, alla
successiva definizione della curva di domanda, e al calcolo del
valore del bene stesso.
QUESTIONARIO
L’elemento fondamentale di questa procedura è il questionario,
con cui si conduce l’intervista ai potenziali utenti del bene.
Questi questionari, a seconda del tipo di bene pubblico possono
variare molto, ma in genere sono molto corposi e articolati, e si
organizzano in 3 parti fondamentali:
Prima parte: si introduce all’intervistato l’oggetto
dell’intervista, quindi si presentano le caratteristiche e i termini
con cui funziona questo mercato simulato entro cui si andrà a
collocare la seconda parte.
Permette, quindi, di raccogliere informazioni
sulle relazioni tra
l’intervistato e il bene/risorsa oggetto di
valutazione e
contemporaneamente di prepararlo alle successive fasi
della ricerca
Seconda parte: punta direttamente alla determinazione dei
valori del bene oggetto di valutazione, a sua volta articolata in 2
fasi:
si definisce in modo dettagliato il mercato ipotetico, cioè
nell’ambito in cui il soggetto dovrebbe sborsare del denaro
oppure incassare un rimborso
l’elemento fondamentale è la formulazione della domanda con
cui viene formulata la richiesta di disponibilità a pagare o
disponibilità ad accettare, e le modalità di pagamento richieste
al soggetto intervistato
Terza parte: parte conclusiva in cui si vengono a rilevare le
caratteristiche socio-economiche dell’intervistato:
caratteristiche che possono essere utilizzate per costruire
eventuali modelli di comportamento, cioè correlare le DAP
espresse con alcune caratteristiche socio-economiche (livello di
istruzione, età, sesso, livello di reddito, etc.)
L’elemento decisivo del questionario è la domanda di
elicitazione, il punto in cui si chiede all’intervistato di
esprimere il proprio giudizio sul valore del bene oggetto di
valutazione. È il cuore dell’intero questionario. È così
importante questa domanda che si è giunti, nell’ambito di
questa procedura di stima diretta, a sistematizzare il modo più
opportuno con cui può essere posta questa domanda di
elicitazione.
Sono state individuate 4 modalità differenti per porre questa
domanda:
Open Ended: “domanda aperta”, in cui non si pongono limiti di
nessun genere e si chieda il suo giudizio di valore sul bene
pubblico.
L’intervistato è chiamato ad esprimere la disponibilità a
pagare senza
alcun suggerimento da parte
dell’intervistatore
Iterative Bidding Game: è una procedura che introduce un
elemento di “mercato”, con una serie di rilanci da parte
dell’intervistatore, in cui l’intervistato deve rispondere
attraverso questi rilanci e si arriva a definire un giudizio di
valore del bene oggetto di stima
Payment Card: è una variante del Bidding Game, che viene
adottata quando si decide di far compilare da remoto. Questa
Payment Card non è nient’altro che un elenco di possibili valori
(intervalli di valore) a cui l’intervistato deve individuare quello
che per lui è più consono. Quindi una scelta fra valori
predefiniti
Close Ended: è una modalità a risposta chiusa, in cui si richiede
all’intervistato la disponibilità a pagare per una determinata
cifra predefinita in cui l’intervistato ha la possibilità di
rispondere SI/NO
OPEN ENDED
La più semplice è la versione Open Ended, “a risposta aperta”.
Si chiede all’intervistato, dopo avergli illustrato il quadro del
mercato simulato in cui si verrebbe a collocare la sua
definizione di disponibilità a pagare, quindi l’individuazione
della necessità di dover contribuire dal punto di vista
economica a sostenere una risorsa pubblica, e dentro questo
quadro il candidato deve arrivare ad esprimere la sua
disponibilità a pagare. Si tratta di mantenere aperta la risposta,
chiedendogli semplicemente “Qual è la sua disponibilità a
pagare per poter fruire di (o dover rinunciare a) un bene
pubblico?” senza porgli nessun vincolo. È la più semplice, ma
anche quella che porta alle maggiori problematicità nella
definizione del valore, quindi dei risultati finali. Il problema è
la scarsa attendibilità delle risposte che si ottengono in questa
maniera, soprattutto dovute al fatto che l’intervistato non può
avere un’idea del livello di disponibilità a pagare che può
esprimere verso un bene pubblico, soprattutto quando non è
abituato perché ha usufruito del bene pubblico in modo
gratuito, in genere ha difficoltà ad attribuire uno specifico
valore monetario.
Per cercare di ovviare a questi problemi, queste domande open
ended sono fatte in sequenza, in genere si chiede in prima
battuta l’entità della fruizione (in quale misura nell’arco di
tempo lui fruisca di questo bene pubblico); e poi si chiede a
quale prezzo lui smetterebbe di fruire di quel determinato bene.
Nella versione Open – Ended l’intervistato è chiamato a
formulare esplicitamente l’ammontare della propria
disponibilità a pagare.
Empiricamente, identificati ed esclusi gli eventuali dati outliers,
l’analisi si limita al calcolo della disponibilità a pagare media.
Per finalità di verifica, si può effettuare la stima della funzione
(bid equation) che mette in correlazione il valore della
disponibilità a pagare (quale variabile dipendente) con una o
più variabili indipendenti relative alle caratteristiche socio-
economiche dell’intervistato e ai rapporti di questi con la
risorsa ambientale in esame.
Problema principale, data la piena libertà dell’intervistato di
proporre una cifra a suo piacimento, è dato dalla scarsa
attendibilità delle risposte che in tal modo si possono ricevere.
Per ovviare a ciò, in genere si formulano due domande:
con la prima si chiede all’intervistato il suo attuale livello di
fruizione del bene (in genere, il numero di visite all’anno) e la
sua disponibilità a pagare per poter continuare a fruirne in tali
termini;
con la seconda si chiede a quale livello di prezzo l’intervistato
smetterebbe di fruire del bene oggetto di stima.
Questi problemi di scarsa attendibilità sui risultati che si
possono ottenere, dovuti al fatto che gli intervistati spesso non
hanno l’idea del valore che si potrebbe attribuire alla fruizione
di un bene pubblico (per non abitudine, o per averne fatto un
utilizzo gratuito). Tuttavia, rimane la modalità che porta ad
avere dei dati facilmente elaborabili. La modalità di
elaborazione più semplice che si possa individuare con i dati
rilevati attraverso una domanda di tipo aperto (open ended)
possono variare dall’individuazione di una disponibilità a
pagare media, cioè si fa la media sulle DAP espresse dagli
intervistati. A loro volta queste DAP, soprattutto se sono state
rilevate con una doppia domanda, in cui si chiede la DAP per
mantenere il livello iniziale di fruizione o la DAP massima per
la quale si abbandonerebbe la fruizione del bene, attraverso
l’individuazione di queste due DAP per due quantità differenti
di bene pubblico, e attraverso l’individuazione di due punti, è
possibile costruire una curva di domanda ipotetica: trovo i due
punti sul grafico e li unisco costruendo la curva di domanda
ipotetica per ciascun intervistato. In questo modo è anche
semplice costruire una curva di domanda complessiva (grafico
3), che è quella che ci permetterà alla fine, attraverso il calcolo
dell’area sottesa, il valore d’uso sociale del bene.
ITERATIVE BIDDING GAME
Questa modalità viene fatta attraverso una serie di rilanci che
l’intervistato propone all’intervistatore. Per l’intervistato, le
cose sono un po' più semplificate, rispetto alla domanda aperta,
perché in questo non deve immaginarsi la sua DAP ma deve
rispondere a una serie di valori che sono proposti
dall’intervistatore.
In questa tabella si
vede l’ipotesi
generica di Iterative
Bidding Game, in
cui l’intervistato
propone una serie di
rilanci a partire ad esempio da 10 euro (ipotetica tariffa) per
poter fruire del bene
pubblico. In base alle risposte che si ricevono dall’intervistato
l’indagine continua oppure a un certo punto si ferma, come si
vede in tabella, quando l’intervistato risponde in maniera
negativa, perché in questo caso l’intervistato è disposto a
pagare fino a 16 euro per la fruizione di quel bene, e a 18 non è
più disponibile. Quindi il valore massimo è 16 euro. È come
un’asta simulata per la fruizione di un bene pubblico. È una
procedura che chiaramente funziona nelle interviste dirette.
Nella versione Iterative Bidding Game la disponibilità a
pagare dell’intervistato
è definita attraverso un “gioco d’offerta”, con successive
richieste sino a
definire il valore massimo della
disponibilità stessa.
Grande importanza ha la definizione del valore di partenza,
che in genere
influisce
sulla definizione dell’entità della
disponibilità a pagare.
CLOSE ENDED
È la modalità a risposta chiusa, quella che prevede solo due
modalità di risposta SI/NO, ed è la più complessa ma anche
quella più affidabile per richiedere la DAP per poter fruire di un
bene pubblico.
È la più efficace, qualora sia possibile attuarla, perché è un
modo di porre la domanda di elicitazione che più fedelmente
rispecchia le condizioni effettive di un mercato. Un
consumatore sul mercato si trova la possibilità di acquistare dei
beni ad un determinato prezzo di mercato, a quel punto può
decidere se acquistare o no il bene, però a quel determinato
valore. All’intervistato si propone un valore e gli si chiede se
sarebbe disposto a pagare quella determinata quantità per poter
fruire del bene pubblico. L’intervistato ha solo due modalità di
risposta: SI sono disposto a pagare quella cifra, NO non sono
disposto a pagare quella cifra. Queste sono di fatto le reali
condizioni di mercato, come se l’intervistatore avesse proposto
all’intervistato quello che è il valore di mercato del bene.
È, appunto, la modalità di porre la domanda di elicitazione
preferibile, perché rispecchia le reali condizioni che si vengono
a verificare all’interno di un mercato di scambio. Tuttavia, è
anche quella che pone le maggiori difficoltà nell’elaborazione
dei risultati.
Con l’open ended si possono raccogliere i dati che possono
essere elaborati attraverso il calcolo delle medie aritmetiche,
invece, in questo caso con la close ended bisogno utilizzare
delle procedure di analisi di tipo statistico, in particolare dei
modelli a risposta binaria.
Nella versione Close – Ended l’intervistato non specifica
l’ammontare della propria disponibilità a pagare o ad accettare
un compenso, bensì risponde affermativamente o
negativamente riguardo ad una determinata somma di denaro
scelta a caso dall’intervistatore da una lista di valori
preventivamente individuati.
In tal modo vengono riprodotte le reali condizioni di mercato,
nel quale i prezzi
sono un’entità
data.
Per analizzare tali dati la statistica assume un ruolo
fondamentale. Il modello appropriato per analizzare questo tipo
di risposte è un modello a risposta binaria, nel quale la variabile
dipendente assume uno dei due soli valori possibili.
Questo è un possibile modello. In pratica, con i dati rilevati da
una campagna che prevede risposte chiuse, non è possibile fare
delle medie, ma bisogna costruire dei modelli di risposta.
Quindi bisogna fare un’inferenza statistica sui dati che si sono
ottenuti attraverso la somministrazione dei questionari. Modelli
che si presentano con l’equazione che definisce questa
particolare curva, e permette di rappresentare le risposte che si
sono ottenute attraverso la somministrazione dei questionari.
Nel grafico vediamo sull’asse orizzontale delle x vengono
riportate le quantità, cioè le disponibilità a pagare che sono
richieste nel questionario (ovviamente a partire da 0 a crescere),
e sull’asse verticale delle y sono riportate le probabilità di una
risposta positiva a una richiesta di disponibilità a pagare.
Risposta positiva da un valore massimo è il 100% di risposte
positive per valori richiesti di disponibilità a pagare molto basse
in termini monetari, man mano decresce quando le richieste di
DAP a loro volta crescono, fino ad azzerarsi al punto oltre il
quale più nessun intervistato è disposto a pagare oltre una cifra
massima (DAP massima nella campagna di rilevamento
attraverso i questionari). Questa curva disegnata attraverso
un’operazione di regressione è quella che permette di elaborare
i dati rilevati attraverso la domanda di elicitazione di tipo close
ended. Questa stessa curva può assimilata alla curva di
domanda, riferita al bene pubblico oggetto di stima, che a sua
volta attraverso il calcolo dell’area sottesa permette di definire
il surplus complessivo assimilabile al valore d’uso sociale del
bene oggetto di stima.
È la preferibile ma anche la più complicata perché richiede
delle capacità di calcolo un po' più raffinate per poter essere
elaborata e poter ottenere dei risultati per giungere a definire il
valore d’uso del bene oggetto di stima.
In pratica, si esaminano le risposte di un numero
sufficientemente elevato di individui a ognuno dei quali viene
presentata una cifra differente scelta a caso. In tal modo si è in
grado di tracciare una funzione che restituisce in
corrispondenza di ogni cifra (x) la frequenza delle risposte
affermative. Una volta stimata tale funzione, il calcolo dell’area
sottesa dalla funzione stimata fornisce la DAP collettiva.
ESEMPIO – DISPONIBILITA’ A PAGARE
Rivoli - Museo d’Arte contemporanea
Domanda di elicitazione: “Tenendo conto che i costi di gestione
e manutenzione del Castello di Rivoli sono ben superiori agli
introiti dei biglietti di ingresso e che l’entità e la varietà dei
benefici erogati sono molto elevati, lei sarebbe disposto a
pagare una cifra annua pari a X euro da devolvere a un ente di
gestione/conservazione per mantenere la risorsa nella sua piena
funzionalità, consentendole, qualora in futuro decidesse di
visitarla, di continuare a trovarla nelle migliori condizioni
possibili?”
SI / NO
Se NO è disposto a pagare una cifra inferiore?
SI / NO
Se SI quale?…
Questo è un esempio di domanda di elicitazione, tratta da
un’indagine effettivamente realizzata che riguardava la DAP
per il Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli.
Come è strutturata questa domanda di elicitazione: si inizia
facendo il quadro, la prefigurazione di questo mercato simulato,
quindi la parte introduttiva per cui si richiede la flessione di una
disponibilità a pagare cerca di ricordare all’intervistato che
questa DAP è voluta a coprire i costi di gestione che sono
superiori agli introiti dei biglietti di ingresso. Si deve
inquadrare bene, quindi, la richiesta di DAP (Tenendo conto
che i costi di gestione e manutenzione del Castello di Rivoli
sono ben superiori agli introiti dei biglietti di ingresso e che
l’entità e la varietà dei benefici erogati sono molto elevati). Poi
una volta fatta questa introduzione si passa a fare la domanda di
elicitazione vera e propria (lei sarebbe disposto a pagare una
cifra annua pari a X euro da devolvere a un ente di
gestione/conservazione per mantenere la risorsa nella sua piena
funzionalità, consentendole, qualora in futuro decidesse di
visitarla, di continuare a trovarla nelle migliori condizioni
possibili?). Si tratta di una domanda close ended, con una DAP
scelta dall’intervistatore.
Nell’intermezzo vengono inserite delle domande open ended in
funzione della prima risposta (se NO è disposto a pagare una
cifra inferiore? Se SI quale?). E’ una open ended guidata dal
fatto che è già stata fatta una domanda iniziale, quindi
l’intervistato ha per lo meno una soglia di possibile
disponibilità a pagare a cui far riferimento per calibrare una
eventuale minore disponibilità a pagare.
Parco del Gran Paradiso
Domanda di elicitazione: “Le risorse ambientali e i parchi
naturali, come quello che lei sta visitando, rischiano il degrado
a causa dell’incuria e della scarsità di risorse da destinare alla
loro manutenzione. Qualora questa situazione non fosse
rimediabile, lei sarebbe disposto ad accettare una cifra pari a X
euro quale indennizzo per non poter più usufruire del Parco?”
 SI / NO
Se NO, richiederebbe una cifra superiore pari a euro …?
Se SI, sarebbe disposto ad accettare una cifra inferiore pari a
euro …?
Un altro esempio di domanda di elicitazione è questo caso
effettivamente realizzato, intervista sul Parco del Gran
Paradiso. In questo caso, si è scelto di porre la domanda di
elicitazione utilizzando il concetto di disponibilità ad accettare
un compenso. Questo è dovuto principalmente al fatto che la
natura del bene porta a preferire questa modalità di richiesta per
individuare la valorizzazione del bene. A differenza del bene
visto prima (Museo), il fruitore era abituato a pagare la quota di
ingresso, in questo caso il fruitore, invece, di un bene di tipo
naturalistico, non ha l’abitudine al di fuori del quadro della
necessità di dover pagare per entrare all’interno del Parco del
Gran Paradiso (non ci sono porte o cancelli di ingresso, uno può
entrare senza pagare nulla). In questo caso, appunto, essendo
queste le caratteristiche del bene si è preferito porre una
domanda differente, che fosse la disponibilità ad accettare un
indennizzo per non poter più fruire del bene stesso, poiché la
modalità di fruizione di questo tipo di bene non prevedono il
pagamento di una quota di ingresso. Per rimanere all’interno di
questa modalità e aiutare l’intervistato ad elaborare la sua
possibile richiesta, si è preferito porre la domanda in questa
maniera.
Anche qui si comincia facendo il quadro iniziale entro cui si
giungerà alla richiesta economica (Le risorse ambientali e i
parchi naturali, come quello che lei sta visitando, rischiano il
degrado a causa dell’incuria e della scarsità di risorse da
destinare alla loro manutenzione). La richiesta è close ended, la
quantità è predefinita dall’intervistatore, l’intervistato può
rispondere in modo binario SI o NO. Inoltre, segue la logica
vista prima, cioè se la risposta fosse negativa di andare a
individuare in maniera semi open ended, quale potrebbe essere
la minore disponibilità ad accettare per non poter più usufruire
del parco.
PROBLEMI PRINCIPALI (Contingent Valuation)
Per quanto la Contingent Valuation sia la miglior soluzione per
quanto riguardo la valutazione di un bene pubblico, presenta
alcuni problemi ed alcune criticità nella sua applicazione:
Come stimare? Disponibilità a pagare o disponibilità ad
accettare? La scelta è rilevante, dal momento che la
disponibilità a pagare è inferiore d i quella ad accettare.
Innanzitutto, le due modalità con cui si può porre la domanda,
disponibilità a pagare e disponibilità ad accettare, non sono
perfettamente intercambiali, nel senso che la DAP in genere,
per ovvi motivi espressa dal potenziale fruitore è sempre
inferiore rispetto alla DAA un rimborso. È un comportamento
strategico assolutamente comprensibile, quindi si deve sempre
tenere conto di questa piccola discrepanza fra i valori dichiarati
dagli intervistati.
. Selezione del Ci possono essere dei problemi sulla
campione selezione del campione di fruitori
rappresentativi. Spesso si parla di beni di cui è abbastanza
difficile individuare le caratteristiche su cui tarare il campione,
è difficile perché non ci sono ricerche che individuano le
caratteristiche dei potenziali fruitori di un bene pubblico, e
questo si può riverberare sulla difficoltà di capire quali
potrebbero essere le caratteristiche da richiedere a un campione
di intervistati da selezionare.
La scelta del formato della domanda di elicitazione della DAP
(si possono generare diversi tipi di distorsione). Il modo con cui
si possono fare le domande di elicitazione (a risposta aperta,
chiusa etc.) generano a loro volta delle particolari distorsioni
sui valori che si possono ottenere, quindi a seconda della
modalità con cui viene posta la domanda di elicitazione anche
in questo caso bisogna tener conto delle possibili distorsioni
che quella modalità specifica può comportare
. E Risposte infine, essendo un’intervista a soggetti
strategiche
interessati, ma comunque portati a dare
risposte strategiche, soprattutto quando le domande fanno
riferimento a cose come la richiesta di una DAP per un bene,
queste risposte strategiche sono volte a mascherare la reale
DAP in vista di altri obiettivi. Ad esempio, l’intervistato
potrebbe pensare che la richiesta di una DAP per un ingresso a
un museo sia propedeutica ad aumentare il biglietto di ingresso,
quindi la risposta strategica da parte dell’intervistato potrebbe
essere quella di dichiarare una DAP inferiore rispetto a quella
sua reale per scongiurare questa possibile eventualità.
DISTORSIONI (Contingent Valuation)
Ci sono anche le distorsioni, in base alla modalità con cui viene
posta la domanda di elicitazione, e che ciascuna delle modalità
può presentare:
Open-ended: la più facile, perché i dati ottenuti attraverso
questa modalità sono più facili da elaborare. Tuttavia, non
partendo da alcun importo di riferimento, fa sì che i risultati
ottenuti siano i più critici, non avendo degli importi di
riferimento l’intervistato può avere delle difficoltà a esprimere
la propria reale DAP partendo dal nulla. Pertanto, vi è un
elevato numero di persone che non rispondono o che
rispondono dando importi così diversi che generano un’alta
dispersione delle risposte.
Iterative Bidding Game: i valori proposti e rilanciati
dall’intervistato hanno un peso preponderante nell’individuare
il valore. In pratica, in relazione ai valori proposti
dall’intervistatore, l’intervistato definisce il suo valore. I valori
di partenza predefiniti dall’intervistatore avranno parte
preponderante nel definire l’entità di questa DAP. Quindi, forte
. influenza del valore di
partenza
Payment Card: l’elenco dei
possibili range delle DAP porta a
sua volta a preferire il valore tendenza a disporsi su
intermedio fra quelli proposti. valori medi.
Anche in questo caso, i valori proposti dall’intervistatore
guidano la definizione della DAP espressa dall’intervistato.
Quindi,
Close-ended: la preferibile da utilizzare perché riproduce più
fedelmente le condizioni di mercato, ha la maggiore difficoltà
di elaborazione dei dati perché richiede delle procedure di
calcolo raffinate, di tipo statistico, che possono aumentare i
costi di elaborazione dei dati e quindi i costi di rilevamento dei
dati con l’obiettivo di giungere alla definizione di un valore di
mercato. È quello che meglio riproduce la situazione di
mercato, la debolezza è un’inefficienza dovuta alle complesse
procedure statistiche di analisi.
METODO DEL COSTO DI VIAGGIO (Travel Cost Method -
TCM)
Esistono delle procedure indirette che permettono attraverso dei
comportamenti specifici dei fruitori dei beni pubblici, di
attribuire delle entità ipotetiche che possono rappresentare, se
non altro, una parte del valore monetario del bene pubblico.
Questa è la procedura indiretta più utilizzata. È una procedura
sviluppata negli Stati Uniti, negli anni ’50 per valutare la
tipologia di beni pubblici come i parchi naturalistici. Quindi si
tratta di una tipologia di metodo che prevede un viaggio, un
trasferimento, perché in genere sono lontane dalle zone abitate.
Presenta delle criticità, perciò non si utilizza con altri tipi di
beni. È una procedura che parte dal presupposto del fatto che un
fruitore razionale non dovrebbe spendere per effettuare il
viaggio che gli permette di fruire del bene pubblico oggetto di
valutazione, più di quanto è il valore che attribuisce a questo
stesso bene. Per mettere in atto questa procedura, bisogna
rilevare una serie di dati:
Il numero dei visitatori nel corso dell’anno
Di questi visitatori bisogna conoscere i luoghi di provenienza,
quindi il chilometraggio o la distanza percorsa
Così si può definire il costo del viaggio (conoscendo anche il
mezzo di trasporto utilizzato)
L’obiettivo finale è quello di costruire un modello di
comportamento del fruitore, quindi bisogna farsi un’idea sulle
possibili variazioni che si possono determinare nell’entità della
fruizione del bene stesso in seguito delle possibili variazioni del
costo da sostenere per il viaggio. Quindi,
bisogna determinare l’ipotesi di variazione del costo
complessivo, per
stimare la diminuzione dei visitatori in conseguenza
dell’aumento del
cost
o
Tutti questi dati permettono di costruire una curva di domanda,
che sarà costruita tenendo in considerazione i costi di viaggio,
le caratteristiche dei visitatori e le possibili variazioni nei costi
e nelle condizioni in cui questi viaggi vengono effettuati
Una volta che si è venuti a costruire questa curva di domanda
attraverso questo modello di comportamento dei fruitori in
relazione ai costi di viaggio, si è in grado di calcolare la
disponibilità a pagare, avendo la curva di domanda e calcolando
quindi l’area sottesa alla curva, e quindi si è in grado di
attribuire un valore monetario al bene oggetto di stima.
L’applicazione del metodo richiede innanzitutto
l’individuazione, da un campione rappresentativo di fruitori del
bene oggetto di stima, delle informazioni necessarie a
ricostruire i costi sostenuti per raggiungere il bene stesso (e
quindi i luoghi di provenienza, i mezzi utilizzati e i relativi
costi). Valore del costo di viaggio totale di un individuo i in
visita al sito j riprodotto nella formula sottostante per fruire di
un determinato bene:
TCij = DCij + OCij + Fij
Il costo complessivo di viaggio (TC) è = alla sommatoria fra il
costo di trasferimento (DC) dalla propria abitazione alla risorsa
naturalistica + il costo opportunità del tempo che si impiega
(OC) a raggiungere questo bene (non soltanto il costo della
benzina o dei treni etc, ma anche il tempo che si impiega per
raggiungere il bene può avere un suo valore) + il costo
dell’eventuale biglietto (F).
Un altro elemento di cui tener conto quando si decide di
utilizzare questo TCM, è l’approccio che si intende adottare per
calcolare questi costi di viaggio:
Approccio zonale: è il preferibile quando si vuole applicare
questo TCM, e nel quale si devono individuare:
zone omogenee per costi di viaggio per ciascuna delle quali è
possibile calcolare un:
saggio di frequenza: cioè il numero di visite della popolazione
residente in quella stessa zona
noto il saggio di frequenza è possibile ricostruire una curva di
domanda mettendo in relazione il saggio (quantità) con i costi
di viaggio per visita della zona (prezzo). Si ipotizza che
variando i costi di viaggio questo saggio di visita possa a sua
volta variare (diminuisce se i costi di visita aumentano, e
aumenta se i costi di visita si riducono)
Una serie di zone omogenee possono essere cerchi concentrici,
in cui il centro è rappresentato dal bene oggetto delle visite; o
meglio corone circolari concentriche che man mano si
allontanano, e presuppongono costi maggiori e saggi di
frequenza minori man mano che ci si allontana dal centro.
Approccio individuale: qui non si tiene conto di zone
omogenee, ma si calcola:
i costi di viaggio individuo per individuo, senza tener conto
della sua appartenenza a una possibile zona omogenea per costo
di viaggio - la curva di domanda dovrà essere costruita tenendo
conto della relazione che c’è fra il costo di viaggio individuale e
il possibile numero di visite che l’individuo (in relazione al
costo maggiore o minore) può dichiarare di voler effettuare. In
questo caso all’aumentare del costo diminuiscono le visite
individuali nell’arco dell’anno, e viceversa.
In questo caso, queste curve di domanda definite a seconda
dell’approccio e dei modi visti, possono essere assimilate a
curve di domanda vere e proprie, curve che rappresentano la
disponibilità a pagare per poter fruire del bene, e calcolando
l’area sottesa è possibile definire il valore d’uso del bene
pubblico. Quindi, nell’elaborare i dati rilevati, poiché la
frequenza delle visite diminuisce all’aumentare della distanza di
provenienza (e dei relativi costi di viaggio), la relazione tra
frequenza delle visite e il costo del viaggio può essere
assimilata ad una curva di domanda.
CRITICITA’ (Travel Cost Method)
Anche questo metodo presenta delle criticità:
Non è detto che il viaggio sia un elemento di costo, cioè un
elemento negativo, potrebbe essere una parte integrante
dell’esperienza ricreativa perché anche il viaggio potrebbe
essere un elemento che presenta
beneficio al fruitore. il viaggio è considerato solamente
Quindi, come un
costo mentre potrebbe essere parte integrante
dell’esperienza creativa;
Un altro problema è quello di discriminare, soprattutto quando
il bene che si raggiunge durante questo viaggio è collocato in
un’area urbana (es. uno visita Torino e visita una serie di
elementi di interesse come il
Museo Egizio, il Museo del Cinema, Palazzo Reale etc.). se noi
utilizzassimo il TCM per attribuire valore a una sola di queste
caratteristiche (es. il Museo Egizio) dovremmo essere in grado
di discriminare all’interno di questo costo di viaggio
complessivo le parti che invece sarebbero da attribuire alla
visita di altri beni che in contemporanea sono stati visitati,
supportando lo stesso costo di viaggio.
Quindi, per una corretta applicazione del metodo il viaggio
dovrebbe essere diretto solo alla visita del bene (si dovrebbero
quindi disaggregare, con domande mirate, i costi per i diversi
scopi del viaggio);
Infine, una procedura che tiene conto solo della parte relativa
all’uso del bene. Quindi, il metodo permette di valutare soltanto
il valore d’uso del bene, legato alla sua fruizione diretta, e non
gli altri aspetti del valore.
METODO DEL PREZZO EDONICO (o dei prezzi impliciti)
Fra le procedure indirette che si possono considerare, l’ultima
che possiamo tenere in considerazione è questa del prezzo
edonico (o prezzi impliciti). È una procedura che tiene conto
delle esternalità prodotte dal bene pubblico stesso. Ad esempio,
un caso di un parco pubblico come il Parco del Valentino a
Torino, che genera delle esternalità positive che si riverberano
sul valore degli immobili e degli alloggi che si affacciano
direttamente sul parco, e che avranno un valore superiore
rispetto ad alloggi che invece si affacciano sulle vie interne di
San Salvario.
In questo caso, in presenza di queste esternalità generate dal
bene pubblico, è possibile pensare di utilizzare queste
esternalità per attribuire valore al bene pubblico.
La procedura trae la sua origine dalla constatazione che il
patrimonio immobiliare (fabbricati e terreni edificabili)
localizzato nelle vicinanze di un bene pubblico che generi
esternalità positive (in genere di natura ambientale, ricreativa o
culturale), abbia un prezzo di mercato generalmente più elevato
rispetto alla stessa categoria di immobili con diversa
localizzazione.
La differenza di prezzo, in tale caso, viene attribuita all’effetto
che la presenza del bene pubblico da stimare esercita nei
confronti del mercato immobiliare.
Ad esempio, quando esternalità positive influiscono sul valore
dei beni immobiliari, cioè se la vicinanza a questa risorsa/bene
pubblica/o determina un incremento del valore di mercato dei
beni privati che si trovano attorno al bene pubblico, è possibile
attraverso questa formula poter calcolare l’entità di questa
esternalità positiva generata dal bene, che rappresenta questo
prezzo edonico:
Vhed = Vc – Vs
Il valore edonico è = al patrimonio immobiliare con la presenza
del bene da stimare (cioè i valori che tengono conto di queste
esternalità positive generate dal bene oggetto di stima), a cui si
sottrae il valore dei beni che, invece, non fruiscono di queste
esternalità positive.
Il valore del bene viene stimato usando un mercato surrogato,
solitamente il mercato immobiliare, attraverso una procedura
edonica. Si valuta il patrimonio immobiliare sotto la duplice
ipotesi della presenza e dell’assenza del bene pubblico da
stimare (con la formula sopra).
CRITICITA’
È una procedura semplicissima, ma comporta delle difficoltà
date dall’individuazione degli elementi che servono per fare
questo calcolo. In particolare, una delle difficoltà maggiori
quando si cerca, attraverso la procedura del prezzo edonico, di
individuare qual è l’entità monetaria di queste esternalità
positive generate dal bene pubblico è quella della delimitazione
dell’aria di influenza che il bene pubblico ha determinato,
quindi, il disegno di quest’area di influenza per tener conto del
valore degli immobili che all’interno dell’area di influenza si
mantengono beneficiari di queste esternalità positive. Qualora
sia possibile delimitare quest’area di influenza, allora la
procedura relativamente semplice che individua il valore medio
dell’immobile all’interno dell’area sotto influenza del bene
pubblico e la si confronta con i valori degli immobili che stanno
immediatamente al di fuori di questa area di influenza. Il
differenziale dl surplus di valore dei beni che stanno al di fuori
dell’area influenzata dal bene pubblico, questa differenza sarà,
quindi, questo prezzo edonico della risorsa pubblica. Questo
beneficio indotto sul valore dei beni immobiliari privati
circostanti questo bene pubblico è che può essere assimilato a
un valore monetario che si può attribuire a questo stesso bene di
tipo pubblico.
Dal punto di vista applicativo, la principale difficoltà è data
dalla delimitazione dell’area di influenza del bene pubblico
oggetto di stima mentre si deve tener conto che tale valore è
espressione
dell’apprezzamento per il bene di una sola parte della
collettività (quella dei proprietari immobiliari).

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