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Il primo livello di analisi consiste nello stadio delle scelte correnti, che aiuta a comprendere il
processo dal quale gli enti pubblici partono per operare le proprie scelte, dopo aver fissato gli
obiettivi dell’ente pubblico stesso.
Lo stadio delle scelte istituzionali invece comprende l’esistenza del mercato e dell’ente pubblico
e delle sue articolazioni. Una volta chiari gli obiettivi della collettività e noto il funzionamento
dell’economia, si passa alla scelta delle istituzioni economiche più opportune per il governo della
collettività.
Il terzo livello è quello delle scelte sociali che riguarda l’individuazione degli obiettivi socialmente
desiderabili, tenendo conto delle preferenze ed obiettivi dei vari componenti della collettività. (in
economia politica es. imprenditore che mira a massimizzare il profitto e manager che accresce la
dimensione dell’impresa).
Efficienza
L’efficienza può essere intesa in diverse declinazioni:
• efficienza statica (concetti che hanno a che fare con una situazione economica che non
evolve, che presenta punti di equilibrio statico)
• efficienza dinamica (capacità di apprendere nel tempo i problemi e di fornire risposte
adeguate, attiene agli ambiti in cui si ha una dinamica di evoluzione, con il passare del
tempo l’equilibrio si modifica)
Un concetto fondamentale e centrale per valutare l’efficienza è quello di ottimo paretiano. Una
determinata allocazione è un ottimo paretiano se non esiste nessun’altra allocazione dove è
possibile migliorare la posizione di un individuo senza peggiorare quella di almeno un altro
individuo. Se non è possibile passare da una situazione A ad una B se non ci sono margini di
miglioramenti paretiani, la locazione delle risorse ottenuta è paretianamente ottima.
• l’efficienza nell’allocazione nel consumo dei beni (non è possibile attraverso lo scambio di
due beni, migliorare la condizione di un individuo senza peggiorare quella di qualcun
altro)
• l’efficienza negli inputs produttivi (non è possibile migliorare la produzione riallocando gli
input della produzione, riallocandoli da un settore ad un altro, da un’impresa ad un’altra,
senza peggiorare la produzione in altri ambiti dell’economia)
• l’efficienza generale (con la quale si intende il combinato disposto dell’efficienza allocativa
e della produzione)
Questi tre principi devono essere simultaneamente soddisfatti affinché ci sia una situazione di
ottimo paretiano. In caso contrario sarà sempre possibile modificare la distribuzione l’allocazione
degli input e output ed avere un pareto improvement.
Data la tecnologia corrente devo saper definire i programmi di produzione più efficienti per avere
il massimo da quella tecnologia data: efficienza x (statica)
• i punti di partenza (es. scolarizzazione, una società equa permette a tutti di avere lo stesso
livello di istruzione)
• i risultati finali (attiene all’output finale)
• procedure distributive (non devono incorporare meccanismi sperequativi tra classi sociali,
soggetti, pezzi di popolazione disposti in diverse aree del Paese)
Le condizioni di concorrenza perfetta devono valere per tutti i mercati (completezza dei
mercati).
Le condizioni affinché si verifichi ciò:
La legge di Walras è un teorema della teoria dell'equilibrio economico generale in base al quale
nell'aggregato in un mercato l'eccesso di domanda è nullo.
Limiti del primo teorema dell’economia del benessere: i requisiti sono abbastanza irrealistici e
difficili da realizzare, per cui la portata è piuttosto limitata.
Vale a dire che modificando l’allocazione iniziale delle risorse, in un mercato in perfetta
concorrenza, possiamo raggiungere un equilibro altrettanto ottimo in senso paretiano ma
possiamo avere una distribuzione delle risorse totalmente differente da quella iniziale. Si arriva ad
un intervento pubblico dello Stato nell’economia. Il policy-maker deve sposare l’equilibrio
caratterizzato da condizioni di distribuzione del reddito maggiormente desiderate. Lo stato ha un
compito di equità, il mercato ha il compito di portare il sistema verso un sistema di efficienza
dell’impiego delle risorse nel consumo e nella produzione. Tale divisione stabilisce il trade-off tra
equità ed efficienza.
Inoltre, anche se si raggiungesse l’ottimo paretiano, vi sono dei punti di critica associati a tale
equilibrio:
• iniqua distribuzione del reddito e delle risorse
• bisogni meritori. Consistono nella garanzia e tutela da parte del policy maker di quei
bisogni che hanno una validità sociale e che pertanto può avere senso garantire alla
popolazione a prescindere la mercato in cui si opera e dalla distribuzione iniziale delle
risorse. Es. sanità, istruzione, ecc. differiscono dai beni pubblici in quanto i beni meritori
rappresentano un obiettivo desiderabile dal policy maker. Non sono caratterizzati dalla
non rivalità nel consumo e non escludibilità (non limito nessuno se consumo acqua e
nessuno è limitato dal bere). I beni meritori sono escludibili, sono rivali nel consumo (es.
istruzione).
• specificità del concetto di efficienza (il principio dell’individualismo etico rappresenta il
fondamento morale sul quale si basa il giudizio di valore che ci fa definire una situazione
ottima in senso paretiano).
1. Vi è una scarsa numerosità degli operatori e rendimenti di scala (diminuzione del costo
medio di produzione di fronte all’aumento di produzione)
Il monopolio può essere di fatto, legale o naturale. Abbiamo un solo operatore che
produce interamente l’output considerato. C’è una coincidenza tra l’offerta complessiva di
mercato e della singola impresa.
L’assenza della contendibilità dei mercati (dove vi è perfetta libertà di entrata ed uscita) è
determinata dalla presenza di barriere all’inizio.
Nella realtà spesso vi sono costi non recuperabili, barriere all’entrata rappresentate da
questi sunk cost (es. formazione del personale).
In assenza di informazione perfetta sul livello dei prezzi praticati nelle diverse
contrattazioni relative allo stesso bene si ha la c.d. segmentazione dei mercati e la
conseguente possibilità di squilibri su alcuni segmenti (es. mercato rionale del pesce. Se
ogni imprenditore e acquirente non ha un’informazione completa sul prezzo completo
delle altre bancarelle allora si ha una segmentazione in cui alcune parti il prezzo è P1 e P2.
Questa segmentazione determina una situazione di squilibrio tra i vari segmenti del
mercato senza la possibilità che le forze del mercato portino ad un equilibrio di domanda
e offerta. In alcune zone il pesce rimane invenduto, in altre c’è un eccesso di domanda).
Spesso da parte delle imprese vi è una volontà di produrre un bene che sia disomogeneo
rispetto al bene prodotto da altre imprese per scelte strategiche per caratterizzare il
proprio output.
In presenza di accordi collusivi anche se fosse rispettato l’atomismo dell’offerta imprese,
se queste fanno cartelli tra di loro con accordi collusivi, allora ci si allontana dalla
concorrenza perfetta.
Nel caso della produzione, possiamo fare l’esempio dell’impresa inquinante. L’esternalità
negativa nella produzione se non compensata determina il fallimento del mercato. L’esternalità
positiva nella produzione, per esempio nel caso dei training di lavoro e il concetto di distretto
industriale, ha degli effetti positivi anche sulle altre imprese.
Si ha esternalità negativa nel consumo nel caso in cui per esempio io consumi tabacco e
danneggio gli altri.
L'esternalità indica dunque l'effetto di un'attività che ricade verso soggetti che non hanno avuto
alcun ruolo decisionale nell'attività stessa.
Ciò comporta una divergenza tra i costi privati e costi sociali. Es. fabbrica che determina delle
esternalità negative di produzione inquinando. In assenza di una normativa che vieti all’impresa
di inquinare, questa inquinerà liberamente e questo non avrà alcun costo. Il costo privato di
questa impresa = costo di produzione in cui rientrano i costi fissi e costi variabili. Se l’impresa
inquina, l’attività avrà una ricaduta sul costo sociale. L’elemento di divergenza emerge quando si
tratta di quantificare il danno dato dall’inquinamento (es. costi per ripulire l’ambiente = costo
sociale associato all’esternalità negativa di produzione non rimesso all’azienda). Questo produce
un fallimento di mercato da correggere da parte del policymaker (es. Ciò può essere ottenuto
attraverso imposte, dette pigouviane, a carico dei creatori di diseconomie esterne).
Il problema è legato alla definizione dei diritti di proprietà, oggetto di studio di Coase che
propose un teorema che era orientato a dimostrare come un’attribuzione di diritti di proprietà
fosse fondamentale per definire la dinamica di convergenza verso l’equilibrio socialmente ottimo.
Avendo attribuito in maniera completa i diritti di proprietà (es. aria, atmosfera) la collettività
mediante l’accordo con i produttori sarà in grado di riportare il sistema verso l’equilibrio
socialmente ottimo. Questo avverrà a prescindere di come verranno attribuiti i diritti di proprietà.
• Non rivalità nel consumo e non escludibile nel consumo (es. radio)
Non rivali ma escludibili: beni di “club” (es. beneficiare di un parco naturale che si trova dentro un
club privato. Pubblico ma solo per i soci.)
Il problema legato alla presenza di beni pubblici è il problema del free riding/parassitismo. La
presenza di un bene pubblico induce i soggetti economici a comportarsi da free riders ossia
tendono ad avere un comportamento per cui essi vogliono beneficiare dei vantaggi dei bei
pubblici senza sostenerne in alcun modo i costi. es. costruzione di un faro che avvantaggi gli altri
armatori. Questi aspetteranno che a pagarne i costi saranno gli altri. Teoria dei giochi. L’equilibrio
verso il quale sistema converge, è quello in cui entrambi i soggetti non costruisce. Questo
equilibrio è subottimale, ossia non pareto-efficiente, ma è un equilibrio di Rash secondo il quale i
soggetti si comportano in modo razionale, da free rider. L’equilibrio ottimo in senso paretiano
sarebbe la collaborazione in cui entrambi hanno il massimo beneficio. Questo fallimento di
mercato giustifica l’intervento dello Stato in economia.
Se vi sono parti meglio informate e peggio informate, si presentano problemi di agenzia in cui ci
possono essere circostanze in cui vi sono dei comportamenti di azzardo morale o selezione
avversa.
- Distribuzione del reddito ed equità: un altro spazio di intervento pubblico non orientato al
ripristino dove il mercato fallisce ma all’ottemperamento di certi obiettivi che ricadono nei beni
meritori che hanno come finalità il raggiungimento di certi requisiti minimi di distribuzione del
merito e di equità.
Duplice azione dello stato: ripristino del mercato fallito e individuazione di un equilibrio ottimo in
senso paretiano ma che corrisponda a dei desiderata sociali in termini di distribuzione del
reddito.
Secondo alcuni economisti una migliore distribuzione del reddito può incrementare l’efficienza
del sistema invece che ridurla.
Gli interventi del settore pubblico possono anche basarsi su una logica diversa dal mero ripristino
dell’efficienza del mercato, ma piuttosto possono trarre fondamento dall’equità (es. bisogni
meritori).
L'accettazione anche parziale del punto di vista del bisogno, sul piano economico, implica,
dunque, che si presti attenzione alla distribuzione del reddito.
L'equità è una causa di fallimento di mercato che giustifica l'intervento pubblico anche in
situazioni di efficienza paretiana. Si tratta di casi limite che però evidenziano la possibilità che
situazioni efficienti nel senso di Pareto siano caratterizzate da distribuzione del reddito giudicate
inique dalla gran parte della collettività. In base ai due teoremi dell’economia del benessere,
emerge l’esistenza di una netta separazione tra i due concetti di efficienza ed equità. Si tratta di
due obiettivi raggiungibili separatamente l’uno dal mercato e l’altro dallo Stato. Una prima critica
alla separazione di efficienza ed equità è connessa con impossibilità di operare una
redistribuzione dell’allocazione delle risorse non distorsiva. Sia il prelievo fiscale, infatti, sia la
concessione di trasferimenti possono influire sull'incentivo ad offrire lavoro e a risparmiare.
Inoltre, la redistribuzione implica il sostenimento di costi di amministrazione che di per sé ne
riducono l'efficienza. Per questi motivi alcuni economisti sostengono l’esistenza di un trade-off
tra efficienza ed equità, nel senso che l'equità può essere raggiunta soltanto a scapito
dell’efficienza.
La tesi del trade-off è spiegata dalla parabola del secchio bucato di Okun secondo cui le politiche
di redistribuzione tramite le imposte ecc. a vantaggio dei poveri, possono disperdessi e non
arrivare ai poveri per cui non si raggiungerebbe l’efficienza. Il secchio, in cui idealmente è posto il
reddito sottratto al ricco, ha una perdita, così che il povero riceverà una quantità inferiore a quella
che è stata sottratta al ricco. Tuttavia, molteplici considerazioni possono portare ad affermazioni
di contenuto opposto: un miglioramento dell'equità può infatti accrescere l'efficienza per varie
ragioni.
Tutti questi aspetti hanno una natura microeconomica perché riguardano elementi
microeconomici.