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I fallimenti del non mercato


I limiti della teoria normativa

La teoria normativa è molto irrealistica e necessita di ampi correttivi – essa ipotizza:

- un sistema composto di operatori largamente indistinti (stato e mercato). è un grosso


limite in quanto non vi è una distinzione tra gli operatori all’interno del mercato e. tra i
soggetti che operano all’interno dell’ambito politico.
Una possibile soluzione viene proposta dalla teoria dei gruppi di interesse (o della
cattura) che si fonda sulla teoria public choice per cui ogni gruppo cerca di condizionare
l’azione pubblica su scala differente (singola impresa, locale, settoriale, nazionale, etc.) e
con strumenti a loro volta differenti (voto, relazioni personali, campagne di opinione, etc.).
Esistono all’interno di questo sistema dei gruppi con interessi specifici ed eterogenei tra
di loro che operano in maniera differente per cercare di ottenere il massimo risultato per il
gruppo che essi rappresentano.
- I responsabili delle decisioni non sono anonimi. In realtà i policy makers sono agenti
eterogenei con delle proprie strutture di preferenze e non sempre perseguono l’interesse
pubblico senza incentivi o vincoli – anche per quanto riguarda la figura dei policy maker,
esiste un problema di agenzia tra cittadini-elettori e politici. Questo ci porta al problema
della delega.

Bisogna distinguere i decisori politici tra politici e burocrati. Chi riceve la delega del cittadino-
elettore è l’istituzione stato che è scomponibile in: politici e burocrati (dipendenti pubblici,
soggetti stipendiati per porre in essere le politiche ideate dal policy maker). Tali rapporti sono
regolati da un complesso meccanismo di incentivi che non si possono ignorare.

Il modello proposto da Nordhaus propone l’esistenza di un ciclo politico-economico secondo il


quale politici massimizzano la loro utilità per essere rieletti; pertanto, cercheranno di indirizzare
l’economia nella direzione che massimizza i voti attesi. Succederà che in prossimità dell’elezione
elettorale, il policy maker introdurrà delle misure economiche che non sono necessariamente le
scelte migliori per l’obiettivo di massimizzazione del welfare es. una politica fiscale espansiva la
quale può innescare degli effetti inflazionistici che si realizzano in maniera più ritardata.

La disoccupazione scenderà immediatamente ed attribuirà i meriti ai politici.

I limiti di questa teoria consiste nel fatto che quest’ultima prevede che il cittadino sia soggetto ad
una miopia in quanto non prevede gli effetti dell’inflazione sul lungo termine ma vede solo la
diminuzione della disoccupazione.
Seconda cosa, il policy maker dovrebbe essere in grado di incidere in maniera significativa sui
parametri dell’economia, caso non sempre verificato.
Un altro elemento di criticità prevede che sia i politici che gli attori privati rimangono indistinti,
classi di soggetto omogenee al loro interno e che abbiano fini comuni. Questo limite è stato
affrontato dalla teoria partigiana del ciclo politico-economico e dalla teoria della burocrazia.

Teoria partigiana del ciclo politico-economico

Dice che ogni partito politico rappresenta differenti gruppi sociali con diversi interessi e diverse
ideologie. Vi sono gruppi della società che si riflettono in gruppi del mondo politico e che
avranno in essi i loro rappresentati. Qualora il partito salga al potere questo attuerà le politiche
funzionali al gruppo di soggetti che gli ha consentito di essere eletti.

Esempio: negli USA in genere i democratici preferiscono la riduzione della disoccupazione a quella
dell’inflazione, i repubblicani il contrario per cui ad ogni cambio di governo, cambieranno le
politiche

l ciclo politico economico è il riflesso del risultato elettorale. L’eterogeneità definita determina un
alternarsi di diverse istanze che determineranno andamenti differenti di politiche economiche e
monetarie.

A prescindere dai modelli, determina comunque degli equilibri subottimali ragion per cui nel
caso in cui ci fosse un accordo tra le parti, potrebbe migliorare le condizioni di entrambi i gruppi.

Problemi di delega nella burocrazia

La burocrazia consta di funzionari non eletti che hanno il compito di aiutare le decisioni prese dai
politici. Anche in questo caso come tra cittadini ed elettori c’è un problema di delega in quanto
può presentarsi un’asimmetria informativa a vantaggio dei burocrati che hanno una maggiore
comprensione delle dinamiche interne alla burocrazia e allo stato. Questo significa che i
meccanismi di controllo possono incepparsi. Niskanen individua uno di questi elementi di
fallimento nel fatto che il burocrate può tendere a massimizzare la sua utilità (ad es. ottenuta
anche attraverso l’ampliamento dell’ufficio in cui opera ossia un’iperburocratizzazione del
sistema).

Tutto questo ci fa capire che:

1. A differenza di quanto avveniva nella teoria normativa, il processo decisionale pubblico


può operare anche non a favore dell’interesse generalo o comunque dell’efficienza
economica (a cagione del fatto che l’azione del policy maker può essere messa in crisi da
un’ambizione alla massimizzazione degli interessi del policy maker o dal fatto che questo
si avvale del burocrate)
2. Ogni politica pubblica ha un impatto diversificato sui vari gruppi sociali, i quali attraverso
il meccanismo degli incentivi possono esercitare pressione sul policy maker. La teoria
normativa non prende in considerazione il fatto che la società sia divisa in gruppi, in classi,
che hanno istanze differenze.

I fallimenti dello stato


In precedenza, si era ipotizzato che uno dei ruoli fondamentali del settore pubblico era proprio
quello di intervenire nel processo economico per rimediare all’inefficienza che i fallimenti di
mercato comportano, ma può spesso accadere che lo stesso intervento pubblico sia fallimentare.

La scuola della public choice esamina accuratamente il meccanismo degli incentivi che sta alla
base dei fallimenti pubblici

Nel settore pubblico l’azzardo morale è di regola più intenso che nel settore privato, poiché viene
meno il rischio di fallimento.

Lo stato può fallire negli stessi casi di fallimento di mercato, maggiormente legati all’asimmetria
informativa, selezione avversa ecc. questi casi si realizzano quando abbiamo rapporti di delega,
meccanismi per i quali vi è un principale che delega all’agente la realizzazione di determinate
politiche economiche e vi è una mancanza di possibilità di controllo da parte del principale.

Secondo la banca mondiale (inizialmente erano proposte rivolte ai paesi in via di sviluppo che
hanno però una valenza mondiale) per migliorare l’efficienza bisognerebbe:

1. adottare regole e vincoli efficaci per le istituzioni ad ogni livello. Si vincola l’azione
pubblica attraverso l’adozione di regole certe. Si riduce la discrezionalità dell’intervento
pubblico ciò significa che si lascia meno spazio di azione e riducono i possibili conflitti nel
meccanismo di delega.
2. Maggiore pressione competitiva. I diversi organi dello stato tendono a fare meglio per
questa competizione
3. Maggiore controllo e partecipazione democratica.

Programma di azione pubblica


Le origini dell’intervento pubblico risalgono nel fatto che i politici possono attivarsi sia
autonomamente che attraverso le segnalazione di altri soggetti.
L’analisi del funzionamento del soggetto pubblico e di altre istituzione avviene quando vi è un
fallimento di altre istituzioni (mercato) ma contestualmente vi deve essere la certezza che
l’intervento pubblico sia migliorativo.

La scelta fra tipi di intervento verrà messa in atto tenendo conto:

• Della fattibilità dell’intervento


• Dalla fattibilità dal punto di vista delle istituzioni
• Dalla natura dei risultati interni micro e macroeconomici

Questo meccanismo definisce uno schema di intervento che rappresenta il programma


dell’azione pubblica.

Decentramento delle funzioni


Posto che anche lo stato po' essere soggetto a fallimenti, bisogna trovare rimedi che possano
migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’economia.

Per incrementare l’efficienza dello stato nell’economia, alcune funzioni di politica economica
possono essere affidate ad alcuni organismi dello stato, attraverso il decentramento.

Il decentramento orizzontale: si basa sul concetto di delega di funzioni ad un apposito soggetto


separato dallo stato che la esercita in tutto il territorio dello stato. Viene delegata
orizzontalmente la funzione.

Il decentramento verticale: avviene quando si presenta una differenziazione delle politiche su


base territoriale. Lo stato delega determinate funzioni ad organismi che hanno un raggio di
azione geograficamente definito all’interno di un. Sottoinsieme del territorio dello stato (es.
comuni, province ecc).

Si può migliorare l’efficienza complessiva del sistema attraverso la concorrenza di istituzioni.


Questa rientra nella logica dello stato federale. L’idea della concorrenza fra istituzioni prevede
che i cittadini possano muoversi liberamente lungo tutto il territorio statale, è ipotizzabile che i
cittadini si spostino verso province e regini che offrono servizi migliori ai cittadini e
sostanzialmente queste possono avere degli incentivi per migliorare i loro servizi.

I problemi di questo modello sono:

• La tempestività delle reazioni nella mobilità intra statale può non essere immediata e
richiede tempi molto lunghi
• Vi è il rischio che si crei una race to the bottom volta a respingere i cittadini più poveri. Le
regioni possono essere indotte ad offrire servizi poco efficienti per allontanare quella
fascia che si serve dei servizi pubblici, quindi la fascia più povera
• Duplicazione di costi

Federalismo fiscale

I beni di produzione pubblica possono essere prodotti sfruttando le economie di scala. Ci sono
una serie di beni pubblici puri (difesa, ricerca) che hanno delle grandi economie di scala. Per cui è
economicamente più vantaggioso accentare la produzione di questi beni in un unico organo.

Tuttavia, quando lo stato produce beni privati questi possono essere prodotti localmente al fine
di migliorare l’efficienza allocativa delle risorse ed evitare potenziali congestionamenti (es. scuola,
sanità, energia ecc.).

Vi sono dunque degli spazi in cui il federalismo fiscale può essere migliorativo bisogna però fare
attenzione al bene prodotto.

Con autorità indipendenti si intendono autorità indipendenti dal governo. Data la natura delle
funzioni che svolgono, al loro indipendenza dal governo, le svincola da un assoggettamento a
organismi che hanno una natura politica e portano gli interessi di una parte di interessi sociali.
Spesso hanno competenze su materie sensibili.
Sono una delle tappe fondamentali del passaggio dallo stato imprenditore allo stato regolatore
(non produce ma regolamenta il sistema in modo che gli elementi distorsivi vengano attenutati).

Le autorità indipendenti possono svolgere tre tipologie di intervento:

- Garanti: hanno il compito di tutela di interessi di rilievo costituzionale


- Di vigilanza e controllo: funzione normativa e di regolazione finalistica
- Di regolamentazione: hanno lo scopo ben preciso ossia facilitano i processi di
liberalizzazione e privatizzazione

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