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DELLE FINANZE
05/10
IL SETTORE PUBBLICO
La differenza tra le organizzazioni pubbliche e quelle private è che in un sistema democratico i responsabili
delle pubbliche amministrazioni e della gestione degli enti pubblici sono eletti o nominati da qualcuno che è
stato eletto (rappresentatività democratica è ciò che caratterizza queste figure), cosa che non succede in
un settore privato in quanto, per esempio, noi non eleggiamo l’amministratore delegato di un’azienda
privata. La seconda differenza è che lo stato è dotato di potere d’imperio che le organizzazioni private non
hanno (stato può obbligare il pagamento delle tasse, può decidere chi produce cosa e quindi intervenire nel
lato della produzione addirittura producendo lui, può espropriare la proprietà privata per ragioni di pubblica
utilità come la nazionalizzazione), solo lo stato ha il potere coercitivo per far rispettare le regole
L’operatore pubblico è composto da un complesso molto vasto di enti e si può definire sulla base di due
criteri:
• Criterio istituzionale: raggruppa tutti gli enti che rientrano nell’ambito della proprietà pubblica,
indipendentemente dalla natura pubblica o privata dell’attività che svolgono
• Criterio funzionale: raggruppa tutti i soggetti la cui funzione principale consiste nella produzione di
beni e servizi non destinabili alla vendita oppure nell’operare distribuzione di reddito e ricchezza,
vedremo ciò che un determinato ente fa nel sistema economico (amministrazioni centrali + locali +
enti di previdenza = aggregato delle amministrazioni pubbliche)
IL PESO DEL SETTORE PUBBLICO
L’intervento del settore pubblico è sostanzioso e sostanziale? Che peso ha rispetto al PIL? Quando il settore
pubblico interviene fuori facendo spesa pubblica, per esempio, che percentuale è del PIL (valore dei beni e
servizi finali e prodotti in una economia in un determinato arco temporale)?
Inizialmente (1913) la percentuale del PIL era bassa per la maggior parte dei paesi industrializzati ma con il
passare del tempo, a metà e alla fine degli anni 90, queste cifre cambiano in maniera sostanziale anche per
chi aveva valori molti bassi. Ciò significa che il settore pubblico interviene tanto nell’economia facendo tanta
spesa pubblica rispetto al PIL
Dal 1996 ad oggi, i valori rimangono per lo più immutati aumentando o diminuendo di poco. Quanto riguarda
il Giappone, il Regno Unito e gli Stati Uniti, le loro percentuali di PIL aumentano parecchio continuando ad
aumentare senza rimanere immutate e perdurare allo stesso livello
RITORNO AL MERCATO
70/80: l’intervento statale fallisce, ma anche il mercato fallisce, nel correggere i difetti del mercato perché
con la crisi delle petrolifere (1974-1979) inizia una fase di stagflazione, il welfare state entra in crisi e molti
programmi nati per bilanciare le inadeguatezze del mercato hanno avuto effetti perversi. L’intervento statale
si era dimostrato incapace, quindi era ottimale non intervenire. Da che prima avevamo il fallimento del
mercato (ottimale intervenire), ora abbiamo il fallimento dello stato (ottimale non intervenire)
Stagflazione = stagnazione (livello del PIL basso con trend negativo, sta decrescendo) + inflazione (livello
medio generale dei prezzi cresce)
Non esiste un’unanimità di giudizio, si vengono a creare tensioni tra sostenitori dell’intervento pubblico e
sostenitori del laissez faire (liberismo estremo), questa non un’unanimità delle vedute è vera sia tra gli
economisti sia tra i policy maker
Il mondo fuori, come agenti economici ha le famiglie costituite da persone le quali consumano dei beni e di
conseguenza sono costituite da persone che domandano quei beni (il consumatore di un bene determinerà
la domanda di quel bene), queste famiglie durante la loro attività economica di consumo pagano il
produttore del bene e dopo di che lo consumeranno. Il denaro (consumi), durante l’attività di consumo, va
dalle tasche delle famiglie alle casse di coloro che quei beni li producono, cioè le imprese. Le famiglie però
non svolgono solo l’attività economica del consumo, offrono anche il lavoro alle imprese perché i lavoratori
offrono il lavoro (chi domanda lavoro, offre lavoro e offrono i beni a chi li domanda) che viene remunerato
sotto forma di stipendio (reddito di lavoro). Il salario/profitto va a remunerare il tipo di lavoro che le famiglie
offrono alle imprese, il PIL si trasforma in reddito dato che le imprese che hanno incassato il valore dei beni
prodotti trasformano quel valore sotto forma di redditi o salari. Le imprese hanno prodotto i beni e li hanno
venduti, hanno ottenuto i ricavi di vendita e hanno distribuito i redditi, ma ci sono alcuni beni che vengono
prodotti ma che non vengono utilizzati (beni d’investimento), questi prodotti vengono venduti ad altre
imprese e non alle famiglie (investimenti). Il terzo agente economico è il settore pubblico con il suo
intervento al sistema famiglie e al sistema imprese
Attività del settore pubblico:
• Prelevare denaro dalle tasche delle famiglie (tasse)
• Erogare denaro al sistema famiglie (trasferimenti)
• Produrre e offrire determinati beni e servizi non destinabili alla vendita (spesa pubblica, sanità)
• Complemento dei consumi, cattura principalmente le famiglie, che è quella parte del reddito nelle
tasche delle famiglie che non viene consumata ma risparmiata (risparmi). I risparmi possono essere
depositati in banca o utilizzati per acquistare un’attività finanziaria per conto mio o in mia vece può
farlo la banca o una società finanziaria alla quale ho delegato il compito di occuparsi dei miei risparmi.
Questo acquisto di attività finanziarie mi fa entrare in possesso di un titolo e chi quel titolo lo ha
emesso ha preso parte ai miei risparmi. Queste attività finanziarie sono o pubbliche o private e le può
emettere un’azienda privata (titoli privati) o lo stato (titoli di stato), entrambe emettono titoli per il
denaro e quindi per finanziare il loro fabbisogno finanziario (deficit finanziario, non è coperto dalle
entrate)
PIL basso = redditi bassi (il PIL viene distribuito sotto forma di reddito)
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Noi vogliamo studiare a che cosa ci condurrebbe da solo il mercato, senza l’intervento dello Stato, utilizzando
dei modelli economici che ci descrivano l’equilibrio di mercato e dandogli un giudizio di valore in termini di
efficienza
• Equilibrio di mercato efficiente: dal punto di vista allocativo, non è opportuno alcuno intervento da
parte dello Stato
• Equilibrio di mercato inefficiente: dal punto di vista allocativo, è opportuno un intervento da parte
dello Stato
Tra le due fasi della nostra analisi c’è una differenza, ossia che la prima fase (quella che studia esclusivamente
ciò a cui il mercato conduce) è una fase di analisi positiva (studia/prende atto di ciò che succede) in cui noi
prendiamo atto che le forze di mercato ci condurranno all’equilibrio mentre la seconda fase è una fase di
analisi di tipo normativo (giudica ciò che succede) in cui noi diamo un giudizio all’equilibrio cui giungeremmo
col solo operare del mercato e quel giudizio ci permetterà di dedurre l’opportunità o meno dell’intervento
statale
Tutti i punti su U0 avranno la stessa utilità, lo stesso vale per le altre iperboli. Spostandosi su una curva di
indifferenza a destra l’utilità cresce (il consumatore sta meglio) per questo è preferibile U3 e, sempre per
questo, l’allocazione D è preferibile. L’andamento di questi rami di iperbole si definisce confesso siccome
hanno la “gobbetta” rivolta verso l’origine degli assi
Dal punto di vista economico, convessità significa che se ho due
allocazioni (estreme) che danno al consumatore la stessa utilità e • A
prendo una combinazione lineare di queste due allocazioni, cioè
un’allocazione che si trova su un segmento che li congiunge, il
consumatore ottiene un’utilità maggiore e quindi preferita. • C
Qualsiasi punto che si troverà su quel segmento sarà preferibile
ad A e a B in quanto la sua curva di indifferenza si trova alla destra B
•
dell’altra. Una curva che si trova sulla destra è parametrizzata da
un’utilità maggiore
Esiste un vincolo per il consumatore data l’ipotesi di convessità? Non può acquistare una quantità infinita di
bene x e di bene y. Il vincolo a cui il consumatore è soggetto è il denaro che possiede, il reddito, e quando
andrà ad acquistare un determinato bene dovrà pagare (prezzo unitario bene x – prezzo unitario bene y).
Ciò viene denominato vincolo di bilancio
• Px = prezzo unitario del bene x
• Py = prezzo unitario del bene y
• P x Q = spesa
• Pxx = spesa bene x
• Pyy = spesa bene y
• M = reddito
• Pxx + Pyy £ M = vincolo
Ora, sul piano, tracciamo le combinazioni di x e y che esauriscono il mio reddito. Teniamo conto un reddito
di 100€ e un prezzo unitario di x e y di 1€. (1) Immaginiamo che vogliamo destinare tutto il nostro reddito
all’acquisto del bene x (posso acquistare 100 unità) e quindi le coordinate 100 – 0 esauriranno il mio reddito.
(2) Ora immaginiamo che vogliamo destinare tutto il nostro reddito all’acquisto del bene y (posso acquistare
100 unità) e quindi le coordinate 0 – 100 esauriranno il mio reddito. (3) Ora immaginiamo di comprare 50
unità del bene x (il mio reddito ora va a 50€) e poi 50 unità del bene y (ho esaurito il mio reddito). (4) Ora
eseguo l’interpolazione di quei punti che esauriscono il mio reddito, lungo quel segmento ho l’insieme dei
punti che mi posso permettere di acquistare esaurendo il reddito. (5) Questi, alla sinistra del segmento, sono
i punti che posso acquistare e che mi lasceranno una parte del mio reddito, se sto dentro la frontiera non
esaurisco il reddito ma se sto lungo la frontiera esaurisco il reddito. (6) Dobbiamo stabilire qual è il miglior
bene (preferenze) che il consumatore può permettersi di acquistare (vincolo di bilancio) e dal punto di vista
matematico questo è un problema di massimo vincolato. Esiste un altro bene, rispetto a quello rosa, che da
un’utilità maggiore, quello verde acqua siccome si trova alla destra dell’altro ed è preferibile, il consumatore
se li può permettere entrambi. Il migliore possibile però è quello associato alla curva di indifferenza più a
destra possibile dato il vincolo, cioè quello tangente al vincolo perché oltre a quello non si può andare. Posso
creare anche un’altra curva, non associata al segmento, ma i punti su quella retta non me li posso permettere
100 •
• UMAX
•
Y* 50 • •
U1
U0
• •
50 100
X*
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Nell’altra lezione abbiamo visto come un consumatore rappresentativo si comporta nel momento in cui deve
decidere quanto domandare di un bene e nel momento in cui deve operare una scelta tra il bene x ed il bene
y. Questa scelta è basata sulle sue preferenze e sul suo reddito (vincolo di bilancio che dipende dal suo
reddito e dai prezzi). Abbiamo capito che quanto più a destra il consumatore sta, tanto meglio sta. Allora il
problema del consumatore si traduce nel, dal punto di vista grafico, posizionarsi su una curva di indifferenza
più a destra possibile ma rispettando sempre il vincolo di bilancio (triangolo la cui frontiera, l’ipotenusa,
cattura tutte le allocazioni che il consumatore può permettersi di acquistare esaurendo il suo reddito. Se sta
all’interno dell’area, invece, non esaurisce il suo reddito)
Rivediamo il vincolo di bilancio graficamente. Avevamo detto che
il segmento intersecava l’asse delle ascisse nel punto 100-0 e
l’asse delle ordinate nel punto 0-100 e ciò significa che il
consumatore, con un reddito di 100€ e un prezzo unitario di 1€ sia
per il bene x che per il bene y, poteva permettersi o 100 unità del
bene x o 100 unità del bene y esaurendo il suo reddito (tutte le
allocazioni sul segmento sono acquistabili dal consumatore ma
esauriscono il suo reddito). Dal punto di vista grafico, il punto che
soddisfa il vincolo e che permette di raggiungere la curva di
indifferenza il più a destra possibile è il punto di tangenza (1), 100 •
potrei comunque andare oltre quel punto ma non soddisferei il
vincolo di bilancio. Quindi l’utilità, alla quale è parametrizzata la * Punto di tangenza
•
curva di indifferenza tangente al vincolo, è la massima utilità Y
X0 X1
Pendenza della tangente della curva di indifferenza. Quando abbiamo a che fare con la curva di indifferenza
non dobbiamo più parlare di DOVERE ma dobbiamo parlare di VOLERE siccome non parliamo più di qualcosa
a cui siamo vincolati da ciò che abbiamo in tasca e quindi non necessariamente lo dobbiamo fare, ma
parliamo di qualcosa che vogliamo fare perché ha a che fare con le nostre preferenze. La curva di indifferenza
dice la combinazione di tutti i punti/le allocazioni che danno al consumatore lo stesso livello di utilità,
significa che consumando ciascuno dei punti appartenenti ad una determinata curva di indifferenza il
consumatore sta bene allo stesso modo. Tuttavia la curva di indifferenza è inclinata negativamente, ossia
per stare bene allo stesso modo io aumento la quantità di un bene e diminuisco la quantità dell’altro bene.
Quindi il fatto che sia negativamente inclinata significa che, consumando qualcosa in più di un bene e
consumando qualcosa in meno dell’altro bene, io sto bene uguale. In economia, la pendenza della curva di
indifferenza ha un nome, si chiama saggio marginale di sostituzione (SMS), “marginale” deriva dal fatto che
siamo al limite del rapporto incrementale e che abbiamo a che fare con delle derivate mentre “saggio di
sostituzione” vuol dire che è un rapporto di sostituzione tra i due beni (come li sostituisco a ciò che uso pur
di star bene allo stesso modo)
Immaginiamo che la curva di indifferenza sia segmentata e abbiamo fatto in modo che il delta (l’ampiezza)
dell’ascissa sia sempre 1. (1) Essendo partiti dal livello X0, significa che per avere un’utilità pari a Û voglio
consumare X0 e Y0. (2) Immaginiamo di voler aumentare di 1 il bene x, pur di andare in X1, mantenendo
sempre un livello di soddisfazione pari ad Û, io sono disposta a rinunciare a qualcosa del bene y passando da
Y0 ad Y1. La pendenza di tutti i segmenti, se la curva fosse tutta segmentata, mi catturerebbe la quantità del
bene y a cui è disposto a rinunciare il consumatore pur di acquistare una maggiore quantità del bene x. La
derivata di una curva, altro non è che la tangente di quella curva, ossia il limite del rapporto incrementale.
Quindi passato dal discreto (segmentata) al continuo (non segmentata), la pendenza della tangente in un
punto a quanto il consumatore è disposto a rinunciare del bene y per incrementare il bene x
• • • PX = 1
• PY = 1
• • • M = 100
50 100 • PX1 = 2
X*1 X* • PY = 1
• M = 100
P X1 = 2 •
PX = 1 •
Funzione di domanda del bene x
X*1 X*
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Quello che studiamo adesso è come la funzione di domanda del bene si può spostare nel piano, proviamo a
capire come cambiano le cose al variare del reddito
Differenza:
• Muoversi lungo la curva della funzione di domanda del bene: significa che stiamo analizzando come
varia la quantità domandata al variare del prezzo, lungo la curva esistono due grandezze che sono la
quantità domandata e il prezzo
• Spostarsi su un’altra curva della funzione di domanda del bene: significa che stiamo facendo variare
un’altra grandezza
Variazione del reddito: immaginiamo che il reddito del consumatore non sia più 100 ma sia 200, proviamo a
ragionare come il vincolo di bilancio del consumatore sia dato un reddito di 200€ ed i soliti prezzi unitari del
bene x e del bene y (1€), quindi a parità di tutte le altre condizioni. Immaginiamo di destinare il nostro reddito
ad un solo bene alla volta, nel caso nero avremmo 100 unità per il bene x qualora il consumatore fosse
destinare tutto il reddito all’acquisto del bene x o 100 unità per il bene y qualora il consumatore volesse
destinare tutto il reddito all’acquisto del bene y e quindi il vincolo di bilancio passa per i punti di coordinate
100-0 e 0-100. (1) Ora il reddito è aumentato diventando 200, a parità di tutte le altre condizioni, quindi
qualora il consumatore volesse destinare tutto il reddito al bene x potrà acquistare 200 unità del bene x
mentre se lo volesse destinare tutto al bene y potrà acquistare 200 unità del bene y, il vincolo di bilancio
quindi, ottenuto interpolando i due punti, passa per i punti di coordinate 200-0 e 0-200. Deduciamo così che
il nuovo vincolo di bilancio è parallelo al precedente ma è traslato più a destra, la sua pendenza, rapporto
tra i prezzi con il meno davanti, che cattura a quante unità del bene y deve rinunciare per poter acquistare
1 unità in più del bene x, non è cambiata perché è uguale alla pendenza dell’altra interpolazione. Tuttavia
aver un reddito maggiore amplia le possibilità di acquista di un consumatore, da che le sue possibilità erano
rappresentate dal triangolo nero ora sono rappresentate dal triangolo verde. Andiamo a vedere che cosa
sceglierà, quindi andiamo a vedere qual è la migliore allocazione a seguito delle sue preferenze. Disegniamo
i punti di tangenza iniziali con le relative curve di indifferenza, concentrandoci sul bene x siccome è la sua
domanda che vogliamo studiare. Otteniamo quindi le quantità del bene x scelta dal consumatore, ossia la
quantità del bene x domandata con un reddito pari a 100 e la quantità del bene x domandata con un reddito
pari a 200. Abbiamo concluso che la quantità del bene x domandata cresce al crescere del reddito, il punto
che abbiamo ottenuto apparterà alla funzione di domanda ma non è esattamente la funzione di domanda
perché la funzione di domanda è l’insieme di tutte le possibili combinazioni quantità domandata-prezzo.
Studiamo quindi come questo nuovo reddito e se questo nuovo reddito da luogo ad una nuova funzione di
domanda del bene x e ragioniamo con il metodo di variazione del prezzo del bene x, facendolo raddoppiare.
Confrontiamo i due beni (X* e X*1) ottenuti con quello che otterremo con un nuovo prezzo unitario del bene
x pari a 2€, a parità di tutte le altre condizioni, inoltre otterremo così una nuova funzione di domanda del
bene x per il caso nero e una nuova funzione di domanda del bene x per il caso verde e poi le confronteremo.
Disegniamo quindi un nuovo piano dove tracciamo la funzione di domanda, cioè un piano che in ascissa ha
la quantità domandata e in ordinata ha il prezzo unitario. (2) Esaminiamo il caso nero, se il consumatore
volesse destinare l’intero reddito al bene x potrà acquistare 50 unità del bene x in quanto il prezzo unitario
del bene x è raddoppiato mentre se volesse destinare l’intero reddito al bene y potrà acquistare sempre 100
unità in quanto il prezzo del bene y non è variato, significa che il nuovo vincolo di bilancio del caso nero
passerà per i punti di coordinate 50-0 e 0-100 e che la quantità del bene x domandata si ridurrà. Ora traccio
i due punti del caso nero sul piano di sotto con coordinate X*-1 e X*1-2, l’interpolazione dei punti immagine
ci da luogo alla funzione di domanda del bene x che sarà negativamente e decrescente perché al crescere
dei prezzi si riduce la quantità domandata (se aumenta l’ordinata si riduce l’ascissa e viceversa). Tutti i punti
appartenenti a questa funzione di domanda hanno in comune la caratteristica che sono entrambi riferiti ad
un reddito pari a 100, quindi possiamo chiamarla “funzione di domanda del bene x parametrizzata ad un
reddito pari a 100”. (3) Ora applichiamo la statica comparata al caso verde, con il reddito pari a 200 faccio
variare il livello dei prezzi facendo raddoppiare il prezzo unitario del bene x. Se il consumatore volesse
destinare l’intero reddito al bene x potrà acquistare 100 unità del bene x in quanto il prezzo unitario del bene
x è raddoppiato mentre se volesse destinare l’intero reddito al bene y potrà acquistare sempre 200 unità in
quanto il prezzo del bene y non è variato, significa che il nuovo vincolo di bilancio del caso nero passerà per
i punti di coordinate 100-0 e 0-200 e che la quantità del bene x domandata si ridurrà. Notiamo che, rispetto
alla quantità domandata (X*1) con prezzi unitari pari a 1, la quantità domandata, dopo aver applicato la
statica comparata, sarà minore rispetto a quella iniziale del caso verde. Ora tracciamo i punti immagine del
caso verde che avranno coordinate X*1-1 e X*11-2, l’interpolazione dei punti immagine ci da luogo ad una
funzione di domanda dove tutti i punti avranno la stessa caratteristica, ossia un reddito pari a 200 e quindi
possiamo chiamarla “funzione di domanda del bene x parametrizzata ad un reddito pari a 200”
Dal punto di vista grafico, abbiamo concluso che la funziona di domanda di un bene si sposta nel piano verso
destra al crescere del reddito, la relazione tra quantità domandata-prezzo rimane sempre decrescente (al
crescere del prezzo si riduce la quantità domandata) ma se ho un reddito maggiore posso permettermi di
domandare una quantità maggiore di quel bene. Se la funzione di domanda fosse più a sinistra si dice che la
domanda cala
• PX = 1 200 •
• PY = 1
100 •
• M = 100
• PX = 1 •
• • •
• PY = 1 • • •
• M1 = 200 50 100 200
• PX1 = 2
• PY = 1
• M = 100 PX1 = 2
• PX1 = 2 PX1 = 2 • •
DX1 (M1 = 200)
• PY = 1 DX (M = 100)
PX = 1 • •
• M1 = 200 PX = 1
X* X*1
X*1 X*11
Quelli che stiamo facendo si chiamano esercizi di statica comparata, significa che teniamo fisse alcune
condizioni e ne facciamo variare soltanto una
Y Y
YA •
YB •
A XA B
X XB X
Qual è la quantità presente in questa economia del bene x e qual è la quantità presente in questa economia
del bene y? La quantità presente in questa economia del bene x è la somma delle dotazioni di questi due
consumatori (X = XA + XB) in quanto si tratta di un’economia dove non vi è il sistema della produzione e quindi
quello che hanno i due consumatori corrisponde a quello che è presente nell’economia. Lo stesso vale per il
bene y, quindi la quantità presente nell’economia del bene y corrisponde alla somma delle dotazioni di bene
y di cui dispongono i due consumatori (Y = YA + YB)
STUDIO CONGIUNTO DELLA SCELTA DI CONSUMO DEI CONSUMATORI: SCATOLA DI EDGEWORTH
Ora vogliamo unire i due grafici, quello del consumatore A e quello del consumatore B. In pratica, dobbiamo
prendere il grafico rosso del consumatore B, capovolgerlo e metterlo sopra al piano verde del consumatore
A. Per il consumatore B, la quantità del bene x cresce muovendosi dall’origine verso il basso mentre la
quantità del bene y cresce muovendosi dall’origine verso sinistra. Per il consumatore A, la quantità del bene
x cresce muovendosi dall’origine verso destra mentre la quantità del bene y cresce muovendosi dall’origine
verso l’alto. Il punto della dotazione del consumatore A vedremo che coinciderà con il punto della dotazione
del consumatore B siccome abbiamo posto l’origine degli assi del consumatore B in alto a destra, in modo
tale che i suoi assi si intersechino nel punto in cui abbiamo la quantità totale del bene x e la quantità totale
del bene y. Si è venuto così a creare un rettangolo all’interno dei due piani, la cui dimensione è la dimensione
dei beni presenti nell’economia quindi la quantità totale del bene x è la dimensione della larghezza mentre
la quantità totale del bene y è l’altezza del rettangolo
Y
XB
B
X Y
YB
YA • YB
YA
X
A X
XA
Y
XA XB
A questo punto dobbiamo capire in che modo, eventualmente, questi consumatori vorrebbero, qualora lo
vogliano effettivamente, scambiare parte delle loro dotazioni. I consumatori ragionano sulla base delle
proprie preferenze, oltre che di ciò che possono fare (vincolo dato dal valore delle dotazioni – se il bene x
vale più del bene y e ci scambiamo i beni, io ti do 1 unità del bene x ma tu mi dai qualche unità in più del
bene y)
• La quantità scambiabile è data dalle dotazioni
• Il modo in cui possono scambiarsi le dotazioni è dato dal valore delle dotazioni
• Il motivo per cui vogliono scambiare è dato dalle preferenze
Concentriamoci sulle preferenze che sono catturate dalla mappa delle curve di indifferenza, ora uniamo le
curve di indifferenza del piano del consumatore A e le curve di indifferenza del piano del consumatore B.
Quello che vogliamo fare è tracciare la curva del punto delle dotazioni (punto d), ossia il punto delle dotazioni
sia per il consumatore A che del consumatore B, che ha due coppie di coordinate (le coordinate con
riferimento agli assi verdi e le coordinate con riferimento agli assi rossi). Quindi tracciamo la curva che
cattura quanto bene sta il consumatore A con quelle dotazioni, qualora ne usufruisse, e la curva che cattura
quanto bene sta il consumatore B con quelle dotazioni, qualora ne usufruisse. Abbiamo fatto una fotografia
dei due consumatori al momento della nascita, qualora usufruissero della loro dotazione starebbero bene
tanto quanto è l’utilità alla quale è parametrizzata la curva di livello propria passante per quella dotazione.
A noi non importa sapere se UA è maggiore di UB perché i consumatori non scambiano i beni perché l’altro
sta melio ed ha un’utilità maggiore (invidia) ma scambiano perché magari, sulla base delle preferenze e
dell’utilità, scambiando un consumatore potrebbe stare meglio oppure scambiano se c’è un margine di
manovra all’interno di questa economia profittevole e vantaggioso per entrambi
• d º {(XA;YA); (XB; YB)}
• UdA = utilità associata alla curva che passa per il punto d per il consumatore A
• UdB = utilità associata alla curva che passa per il punto d per il consumatore B
Y
XB
B
X Y
YB
d
YA • YB
YA
UdA
UdB
X
A X
XA
Y
XA XB
Proviamo a capire, dal punto di vista grafico, come e perché si potrebbe migliorare la situazione per entrambi
i consumatori. Se i due consumatori volessero arrivare ad un altro punto (punto f), ci sarebbe un margine di
manovra per arrivarci? Cioè, il passare da d ad f sarebbe vantaggioso per entrambi? Ragioniamo, passando
da d ad f le curve di indifferenza cambiano per entrambi i consumatori siccome bisogna tracciare delle nuove
curve di indifferenza passanti per questo nuovo punto f. La seconda curva verde, passante per il punto f, è
più a destra rispetto all’origine degli assi verdi e rispetto alla curva verde passante per d e ciò significa che
per il consumatore A l’utilità associata alla curva che passa per f è maggiore all’utilità associata alla dotazione
iniziale (UfA > UdA) ma per passare dal punto d al punto f dovrà chiedere qualcosa al consumatore B per
quanto riguarda il bene x e dargli in cambio qualcosa per quanto riguarda il bene y siccome l’ascissa del
punto f è maggiore dell’ascissa del punto d e l’ordinata del punto f è minore dell’ordinata del punto d.
Guardiamo ora il caso rosso osservando le coordinate del punto f, l’ascissa del punto f è minore dell’ascissa
del punto e l’ordinata del punto f è maggiore dell’ordinata del punto d, quindi il consumatore B sta
domandando y e cedendo x. Ora ragioniamo per quanto riguarda il consumatore B, la curva di indifferenza
rossa passante per f è più a destra rispetto alla curva di indifferenza rossa passante per f (con riferimento
all’origine degli assi rossi che si trova in posizione opposta, ossia in alto a destra) e ciò significa che, anche
per il consumatore B, l’utilità associata alla curva che passa per f è maggiore all’utilità associata alla dotazione
iniziale (UfB > UdB). Quindi lo scambio, non solo è fattibile sulla base delle unità date e prese, è anche
vantaggioso per entrambi i consumatori
Y
XB
Y B
X
YB
UdA d
YA • f YB
•
YA
UfA
UfB UdB
X
A
XA X
Y
XA XB
C’è un altro margine di manovra, ossia un’utilità maggiore che i consumatori possono ottenere insieme?
Prendiamo un altro punto denominato g e tracciamo le curve di indifferenza passanti per questo nuovo
punto e tangenti in esso. Passando da f a g sarebbe vantaggioso per i consumatori spostarsi e scambiarsi i
beni, ancora una volta l’utilità associata alla curva di livello verde passante per g è maggiore dell’utilità della
curva di livello verde passante per f perché la curva di livello verde passante per g è ancora più a destra. Lo
stesso vale per il consumatore B siccome la curva di livello rossa passante per g si trova più a destra rispetto
alla curva di livello rossa passante per f
Y
XB
B
X Y
UdA d YB
YA • f YB
•
g
•
YA
UfA
UfB UdB
X
A X
XA
Y
XA XB
Immaginiamo quindi che questi due consumatori si siano scambiati i beni e che lo scambio li abbia condotti
al punto g. Ancora una volta ci chiediamo se c’è un ulteriore margine di manovra, la risposta è no. Se il
consumatore A volesse spostarsi in un altro punto potrebbe perché rimane all’interno della scatola di
edgeworth e così si sposterebbe molto più a destra ottenendo un’utilità sempre maggiore, ma per il
consumatore B non sarebbe cosi siccome spostarsi in quel punto significherebbe spostarsi a sinistra e quindi
ottenere un’utilità minore. (1) Immaginiamo di posizionarci su un punto della curva di livello verde passante
per d, questo punto sarebbe un punto a cui entrambi i consumatori sarebbero disposti a giungere attraverso
lo scambio? Questo punto darebbe al consumatore A la stessa utilità che gli darebbe la dotazione iniziale
siccome questo punto appartiene alla stessa curva di indifferenza che passa anche per d. Tutti i punti (f-g-d
e il nuovo punto tracciato) sono dei punti in cui almeno uno dei due consumatori sta meglio senza che l’altro
stia peggio, soprattutto nell’ultimo punto (punto h) in cui il consumatore B sta meglio senza però far star
peggio il consumatore A. da d ad h ci si arriva attraverso lo scambio perché entrambi i consumatori sono
disposti a farlo, ma da d a m non vi è lo scambio perché il consumatore B non è disposto siccome sarebbe
più a sinistra e non più a destra
• h ~ d = h è indifferente a d per il consumatore A
• h ≻ d = h è preferita a d per il consumatore B
• f ≻ d = f è preferita a d da entrambi i consumatori
• g ≻ f ≻ d = g è preferita ad f che è preferita a d da entrambi i consumatori
• m ≻ d = m è preferita a d solo dal consumatore A
Y
XB
B
X Y
m YB
UdA d •
YA • f YB
•
g
•
YA
• UfA
h
UfB UdB
X
A X
XA
Y
XA XB
Lo strumento utilizzato si chiama scatola di edegeworth, area in cui considera congiuntamente due
consumatori che nascono con determinate dotazioni di due beni e all’interno della quale si analizzano le loro
prospettive e l’esito di possibili scambi. Quando una dotazione è migliorabile, cioè a dire che esiste un’altra
dotazione nella quale almeno un consumatore stia meglio senza che l’altro stia peggio, si dice che la prima
dotazione originaria sia inefficiente dal punto di vista paretiano o inefficiente paretianamente. Al contrario,
se una dotazione non è migliorabile si dice efficiente dal punto di vista paretiano o efficiente
paretianamente
AREA DEL MARGINE DI MANOVRA
Riproducendo la situazione iniziale in cui i consumatori sono nati, riusciamo ad evidenziare il margine di
manovra dei due consumatori? Cioè, esiste un modo per evidenziare l’area che mi dica quella è l’area in cui
possono avvenire gli scambi (al di fuori di quell’area gli scambi non avverranno mai)? Si, l’area è quella
compresa tra le due curve di livello passanti per il punto d perché si trova a destra se prendiamo in
considerazione l’origine degli assi verdi e si trova a destra se prendiamo in considerazione l’origine degli assi
rossi, quindi si trova alla destra della situazione iniziale per entrambi i consumatori. Siccome solo in questa
area avverranno gli scambi, dove uno dei due consumatori sta meglio senza che l’altro stia peggio, essa si
chiama spazio degli scambi
Y
B
X
d
•
A X
Y
All’interno dello spazio degli scambi, quindi all’interno di una situazione realizzabile, esistono tanti punti di
tangenza (per esempio il punto h che si trova sulla frontiera). I punti di tangenza h, i, l ed m sono in qualche
modo tutti ordinabili ed efficienti? Immaginiamo che l’economia sia giunta, attraverso gli scambi, nel punto
h che non è migliorabile dal punto di vista paretiano senza che uno dei due consumatori stia peggio. Per
esempio, il punto i è caratterizzato dallo star meglio per il consumatore A ma il consumatore B stava meglio
in h. Quindi la domanda a cui dobbiamo rispondere è se tutti i punti sono efficienti paretianamente? Per
dare la risposta dobbiamo capire se sono migliorabili o no, la migliorabilità nel senso paretiano consiste nel
far star meglio almeno uno senza che l’altro stia peggio. Allora vogliamo capire, partendo dal punto h, se i
punti sono migliorabili
• Partiamo da h per arrivare ad i, dobbiamo capire se entrambi i consumatori sono disposti a passare
da h ad i, per il consumatore A è perfetto in quanto il punto i si trova su una curva di indifferenza più
a destra ma per il consumatore B non è vantaggioso siccome si sposterebbe più a sinistra,
concludiamo quindi che il punto h non è migliorabile e che è per questo efficiente
• Partiamo da i per arrivare ad l, anche in questo caso il cosnumatore A si sposterebbe su una curva di
indifferenza più a destra ma il consumatore B si sposterebbe su una curva di indifferenza più a
sinistra, quindi il consumatore A sta meglio passando da i ad l ma il consumatore B sta peggio perché
l non è un miglioramento paretiano rispetto ad i
Questi due casi vanno a favore del consumatore A, ma andando a ritroso e confrontando m con l, l con i ed
i con h va a vantaggio del consumatore B siccome si sposterebbe a destra e non più a sinistra come accadrà
invece per il consumatore A. In qualunque caso è impossibile che, se uno dei due consumatori sta meglio,
l’altro non stia peggio. Quindi l’uno non è un miglioramento dell’altro, significa che l’uno è efficiente così
come l’altro ma non li possiamo ordinare in quanto non possiamo dire che un esito è più efficiente dell’altro.
Ciascun consumatore, A per conto suo e B per conto suo, può ordinare i punti, ma a noi interessa la
prospettiva congiunta secondo la quale non possiamo ordinare le dotazioni (punto di vista paretiano).
Secondo il principio dell’efficienza paretiana, tutti i punti sono efficienti, cioè non migliorabili, perché se
fossero migliorabili significherebbe che per far star meglio uno dovremmo far star peggio l’altro. Se
interpolassi i punti di tangenza tra di loro otterrei il nucleo dell’economia, cioè l’insieme di tutti i punti
efficienti paretianamente data la dotazione iniziale (il nucleo l’ho ottenuto ipotizzando d)
Y
B
X
d
•
m
i •
•
•
•
h
A X
Y
Ciò che rappresenta l’ottimo paretiano è m siccome A in quel punto sta il meglio possibile mentre B sta come
stava inizialmente (dotazione iniziale), quindi A è migliorato senza far star peggio B
A parità della quantità totale del bene x ed a parità della quantità totale del bene y e quindi a parità
dell’ampiezza della scatola di edgeworth, posso agire dall’esterno ridistribuendo le dotazioni? Si, per
esempio posso spostare il punto delle dotazioni iniziale aumentando x e diminuendo y per il consumatore A
e aumentando y e diminuendo x per il consumatore B. Possiamo reiterare questo passaggio/ragionamento
tutte le volte che vogliamo e che quello che otterremo, dopo aver interpolato i punti delle curve, saranno
tutti i nuovi nuclei delle nuove aree degli scambi che si posizioneranno dall’origine di A all’origine di B
facendo un percorso arzigogolato (curva dei contratti – insieme di tutti i nuclei ottenuti dalla variazione e
dalla redistribuzione delle dotazioni)
Y
B
X
d
•
m
i •
•
•
h •
l
A X
Y
15/10
Y
XB X^B B
X
d
YA • YB
Offerta del bene y Domanda del bene
da parte di A y da parte di B
f
Y^A • Y^B
A XA X^A X
Y
Domanda del bene
x da parte di A
Ragioniamo. Il segmento della domanda del bene x da parte di A è uguale al segmento dell’offerta del bene
x da parte di B, quindi la quantità che A domanda del bene x è uguale alla quantità che B offre del bene x e
ciò significa che il bene x riescono a scambiarselo. Il segmento dell’offerta del bene y da parte di A è uguale
al segmento della domanda del bene y da parte di B, quindi la quantità che A offre del bene y è uguale alla
quantità che A domanda del bene y e ciò significa che il bene y riescono a scambiarselo. Qualunque punto
all’interno di questa scatola di edgeworth potrebbe eventualmente essere raggiunto/realizzabile perché di
beni ce ne sono abbastanza (quello che uno domanda è uguale a quello che uno offre – quello che uno offre
è uguale a quello che uno domanda)
PX/PY
X
A Y
Ciascuno dei due consumatori ha la propria mappa delle curve di indifferenza, disegniamone una per
ciascuno di loro. Noi sappiamo che il consumatore sceglierà quel paniere che gli da la massima utilità dato il
vincolo, in altri termini diciamo che sceglierà il miglior paniere possibile dove possibile significa acquistabile
e cioè che rispetti il vincolo. Allora, dal punto di vista grafico, questo concetto enunciato a parole si traduce
nel punto di tangenza tra la mappa delle curve di indifferenza ed il vincolo. Quello che abbiamo fatto l’altra
volta è trovare un’altra curva di indifferenza, tipo quella verde, ma il più a destra possibile, quindi una curva
tangente al vincolo. Il consumatore A trova il punto di tangenza tra la sua mappa delle curve di indifferenza
ed il vincolo, quindi sceglierà il punto dato dalla tangenza della mappa delle curve di indifferenza rosse ed il
vincolo, immaginiamo che il suo punto di tangenza si trovi nel punto f. Il consumatore A sta dicendo che
possiede la quantità XA del bene x ma vuole una quantità del bene x pari all’ascissa del nuovo punto f (X^A) e
quindi dovrà domandare una quantità del bene x pari alla differenza tra X^A e XA al consumatore B. Quindi la
domanda del bene x da parte del consumatore A, quando il sistema dei prezzi è tale per cui PX/PY da luogo
a questo vincolo di bilancio, è il segmento che si viene a creare tra ciò che lui possiede e ciò che lui vuole
consumare. La domanda che abbiamo ottenuto è tale quando il rapporto tra i prezzi è quello, se ne avessimo
disegnato un altro avremmo trovato un altro punto di tangenza e quindi un’altra domanda. Quanto riguarda
il bene y, il consumatore A parte da una dotazione pari ad YA ma ne vuole consumare una quantità pari ad
Y^A, quindi ne vuole consumare una quantità minore e ciò significa che il segmento tra YA e Y^A rappresenta
l’offerta del bene y da parte del consumatore A. Ora analizziamo il consumatore B che ragiona nello stesso
modo in cui ha ragionato il consumatore A in quanto ciascun di essi è un consumatore rappresentativo (si
comportano in modo uguale con la sola differenza che hanno delle dotazioni diverse). Il consumatore B trova
sempre il punto di tangenza tra la sua mappa delle curve di indifferenza ed il vincolo, quindi sceglierà il punto
dato dalla tangenza della mappa delle curve di indifferenza rosse ed il vincolo, immaginiamo che il suo punto
di tangenza si trovi nel punto g. Il consumatore B sta dicendo che possiede la quantità XB del bene x ma vuole
una quantità del bene x pari all’ascissa del nuovo punto g (X^B), una quantità che è minore e che quindi offrirà
al consumatore B. Quindi l’offerta del bene x da parte del consumatore B, quando il sistema dei prezzi è tale
per cui PX/PY da luogo a questo vincolo di bilancio, è il segmento che si viene a creare tra ciò che lui possiede
e ciò che lui vuole consumare. Quanto riguarda il bene y, il consumatore B parte da una dotazione pari ad YB
ma ne vuole consumare una quantità pari all’ordinata del nuovo punto g (Y^B), quindi ne vuole consumare
una quantità maggiore e ciò significa che il segmento tra YB e Y^B rappresenta la domanda del bene y da
parte del consumatore B
Offerta del bene x da parte di B
corrispondente a PX/PY e quindi
corrispondente al vincolo di bilancio
Y
XB X^B B
X
B
d Domanda del bene y da parte di B
Offerta del bene y da parte di A YA • g YB
corrispondente a PX/PY e quindi
• Y^B
corrispondente a PX/PY e quindi corrispondente al vincolo di bilancio
corrispondente al vincolo di bilancio
f
Y^A •
XA X^A X
A Y
Domanda del bene x da parte di A
corrispondente a PX/PY e quindi
corrispondente al vincolo di bilancio
Quello che osserviamo dal grafico è che il segmento verde della domanda di x da parte di A è maggiore (più
lungo) rispetto al segmento rosso dell’offerta di x da parte di B e ciò significa che A e B non si stanno
mettendo d’accordo in quanto c’è un eccesso di domanda del bene x. Al contrario, notiamo che il segmento
rosso della domanda di y da parte di B è minore (più corto) rispetto al segmento verde dell’offerta di y da
parte di A e ciò significa che c’è un eccesso di offerta del bene y. Significa che il mercato del bene x ed il
mercato del bene y non sono in equilibrio, essere in equilibrio significa che la domanda è uguale all’offerta,
e quindi significa che questi scambi desiderati non sono realizzabili in questa economia siccome uno
domanda troppo dell’uno e l’altro offre troppo dell’altro. Allora nell’economia di mercato dove non vi è
l’intervento esterno di alcuna altra istituzione o persona, come si aggiustano le cose e come si raggiunge
l’equilibrio? Quale sarà l’esito di questo scambio? In un mercato, quando c’è l’eccesso di domanda il prezzo
sale mentre quando c’è l’eccesso dell’offerta il prezzo scende. Significa che il rapporto tra i prezzi (PX/PY), che
ci ha permesso di tracciare il vincolo di bilancio, non è il rapporto tra i prezzi di equilibrio ma è destinato a
cambiare in quanto PX è destinato a salire e PY è destinato a scendere. Quando abbiamo fatto gli esercizi di
statica comparata avevamo visto i prezzi salire e scendere ed avevamo concluso che la pendenza del vincolo
di bilancio aumenta diventando più ripido. Quindi, quando c’è eccesso di domanda e offerta, la ragione di
scambio è destinata a crescere. Il prezzo di un bene e la pendenza del vincolo, invece, smettono di variare
solo quando il mercato è in equilibrio
MERCATO IN EQULIBRIO: DOMANDA E OFFERTA COINCIDONO
Il vincolo di bilancio sarà destinato a ruotare diventando sempre più verticale fino a quando i prezzi non si
saranno aggiustati, ad opera della sola domanda e della sola offerta, in modo tale che i due punti di tangenza
tornino a coincidere. Succederà quindi che la domanda del bene x da parte di A diminuirà e che la domanda
del bene y da parte di B aumenterà, in sostanza notiamo che il punto g si muoverà verso destra ed il punto f
si muoverà verso sinistra fino a che la pendenza del vincolo di bilancio sarà tale per cui i due punti di tangenza
coincidono. Significa che entrambi i consumatori vogliono raggiungere questo punto e questo comporta che
le decisioni di domanda e offerta tornano ad essere compatibili
Y
B
X
B
d
•
•
A X
Y
Proviamo a capire se questo punto (punto h) rappresenta il punto di equilibrio. Notiamo che il mercato del
bene x è in equilibrio siccome il segmento dell’offerta di x da parte di B è uguale al segmento della domanda
di x da parte di A e quindi non c’è nessun eccesso di domanda o di offerta che spinga il prezzo a muoversi ne
verso l’alto ne verso il basso. Anche il mercato del bene y risulta in equilibrio siccome il segmento dell’offerta
di y da parte di A è uguale al segmento della domanda di y da parte di B e quindi, anche in questo caso, non
c’è nessun eccesso di domanda o offerta che spinga il prezzo a muoversi. Questo scambio è fattibile ed
avviene sulla base della ragione di scambio siccome è la pendenza del vincolo di bilancio a dire ai consumatori
quanti bene domandare e quanti offrirne. Quindi significa che la pendenza di questo vincolo di bilancio, che
ha fatto si che i due punti di tangenza coincidessero, è l’unica che permette di raggiungere questo punto di
equilibrio in quanto non ci sono altri vincoli di bilancio che lo permettano. Soltanto il rapporto tra i prezzi di
equilibrio (PX*/PY* = prezzi di equilibrio) sarà la ragione di scambio di equilibrio, qualunque altro rapporto
tra i prezzi determinerebbe un vincolo di bilancio la cui pendenza non permetterà ai due punti di tangenza
di coincidere
Offerta di x da parte di B
Y
XB X^B B
X
Domanda di y da parte di B
Offerta di y da parte di A
B
d
YA • YB
h
Y^A • Y^B
A XA X^A X
Y
Domanda di x da parte di A
Concludiamo che il punto h rappresenta il punto di equilibrio di mercato (mercati puliti = mercati in
equilibrio), l’equilibrio di mercato sarà costituito/determinato dal rapporto tra i prezzi di equilibrio. Quindi il
mercato, date le dotazioni, giunge inevitabilmente all’equilibrio perché l’eccesso di domanda o offerta
spinge i prezzi in modo tale da pulire i mercati. Un’altra caratteristica di questo punto è che le curve di
indifferenza dei due consumatori sono tangenti e la tangenza delle due mappe delle curve di indifferenza da
luogo ad un punto efficiente da un punto di vista paretiano. È importante dire che si è giunti all’equilibrio di
mercato solo grazie alla variazione dei prezzi, non c’è stato alcun intervento da parte dello Stato. Desumiamo
così il primo teorema dell’economia del benessere
Concetto di non efficienza paretiana: sacrificare l’utilità di un consumatore a vantaggio dell’utilità di un altro
(uno sta peggio e l’altro sta meglio)
In sostanza, lo Stato, prendendo la scatola di edgewort ed il punto e, dice “io trovo quanto vale la tangente
alle due curve di indifferenza che sono tangenti in e, se voglio che i due consumatori giungano ad un punto
equo attraverso gli scambi devo fare in modo che partano da un punto di dotazione appartenente al vincolo
di bilancio tracciato come tangente alle due curve di indifferenza”. Quindi disegno le due curve di
indifferenza e la tangente in e, poi disegno il punto di dotazione (dI) appartenente alla tangente (= nuovo
vincolo di bilancio). Lo Stato dopo di che dice “partendo da un punto delle dotazioni dI, il solo scambio
condurrebbe i consumatori proprio nel punto e”. Quindi lo Stato, per far arrivare in e i due consumatori,
deve intervenire sulle dotazioni iniziali, in sostanza deve redistribuire le risorse. Se redistribuisce le risorse,
quindi da d va in dI, i consumatori agiscono da soli senza l’intervento dello Stato e convergono in un equilibrio
di mercato che è anche equo oltre ad essere efficiente. Quindi lo Stato è intervenuto a monte redistribuendo
le risorse e lasciando il resto ai consumatori che sono giunti in questo nuovo punto. Questo nuovo punto
però è vincolato a due cose, a quella particolare nuova dotazione (dI) ed a quel nuovo rapporto tra i prezzi
stabilito dallo Stato. Tutto questo discorso ci porta al secondo teorema dell’economia del benessere
Y B
X
• dI •
e
d •
A X
Y
Il nuovo punto e è:
• Un punto di equilibrio
• Un punto efficiente (le curve sono tangenti)
• Un punto equo (i consumatori consumano uguale)
Nel punto di equilibrio vi è la simultanea tangenza di tre cose, ossia la mappa delle curve di indifferenza del
consumatore A, la mappa delle curve di indifferenza del consumatore B ed il vincolo di bilancio. Qual è
l’equazione che cattura la simultanea tangenza di queste tre cose?
• Nome della pendenza del vincolo di bilancio = PX/PY
• Nome della pendenza delle curve di indifferenza = saggio marginale di sostituzione
Il saggio marginale di sostituzione tra il bene x e il bene y per il consumatore A deve essere uguale al saggio
marginale di sostituzione tra il bene x e il bene y per il consumatore B quanto riguarda il rapporto tra i prezzi.
Si sta dicendo che i due consumatori sono disposti a rinunciare ad una quantità del bene y per incrementare
x, questo loro volere è anche un dovere dato dal vincolo di bilancio. Ciò significa che c’è coerenza tra ciò che
vogliono e ciò che possono
Tutto insieme rappresenta l’equazione
SMSX,Y = SMSX,Y = PX/PY della simultanea tangenza ma la prima
A B parte è la condizione di efficienza
A X
Y
La domanda a cui deve rispondere il secondo teorema è: è invertibile il primo teorema dell’economia del
benessere? Qualunque punto efficiente è ottenibile come equilibrio di mercato? La risposta è si ma serve la
redistribuzione delle dotazioni perché un nuovo punto appartenente ad un altro vincolo di bilancio possa
essere ottenuto. Tuttavia, grazie ad una opportuna redistribuzione delle risorse, si può raggiungere un altro
punto come equilibrio di mercato. Quindi il secondo teorema dell’economia del benessere dice che il primo
teorema dell’economia del benessere è invertibile a patto che le dotazioni iniziali vengano redistribuite
opportunamente
21/10
Abbiamo analizzato come questi due consumatori, in una economia di puro scambio nella quale vengono al
mondo dotati di un determinato quantitativo di due beni, interagiscono e scambiano le proprie dotazioni in
modo tale da arrivare all’equilibrio di mercato. Durante le altre lezioni abbiamo scritto le loro preferenze
sotto il vincolo di bilancio che li portano a domandare o scegliere un determinato paniere, se un paniere è
scelto dall’uno non è coerente con la scelta dell’altro consumatore perché sui mercati del bene x e sui mercati
del bene y si verrebbe a creare un eccesso di domanda o un eccesso di offerta
I due produttori arrivano ad una combinazione di fattori produttivi non migliorabili paretianamente, arrivano
cioè ad una combinazione di fattori produttivi efficienti dal punto di vista paretiano. Quindi, il concetto di
efficienza nella produzione è la combinazione di fattori produttivi tale per cui non esiste combinazione nella
quale almeno uno dei due produttori riesca a produrre di più senza che l’altro debba produrre di meno.
Anche per quanto riguarda la produzione, il concetto di efficienza paretiana risiede nella non migliorabilità
dell’allocazione. L’efficienza dal punto di vista paretiano, nella scatola di edgewort, si cattura, dal punto di
vista grafico, dalla tangenza delle due mappe di isoquanti. Anche nella produzione c’è l’equilibrio che non è
dato soltanto dalle possibilità tecniche di produzione, cioè gli isoquanti, ma è dato anche dal costo della
produzione, cioè l’isocosto. Abbiamo visto che il produttore dovrà fare i conti con la retta dell’isocosto
perché dovrà posizionarsi nell’isoquanto più alto possibile, e quindi più a destra possibile, ma rispettando il
vincolo dell’isocosto (deve riuscire a pagare i fattori produttivi). Avevamo concluso che l’equilibrio, in
un’economia con produzione, non è dato dalla tangenza soltanto dalle mappe degli isoquanti ma devono
essere entrambe tangenti all’isocosto così come nell’economia di puro scambio entrambe le mappe erano
tangenti al vincolo di bilancio. Quindi, oltre ad essere tangenti tra di loro, la loro tangenza deve essere
l’isocosto e la pendenza dell’isocosto è il rapporto tra i prezzi dei due fattori produttivi (w/r). In sostanza,
l’equilibrio, nell’economia con produzione, è dato dall’uguaglianza tra la pendenza degli isoquanti del
produttore A, la pendenza degli isoquanti del produttore B e la pendenza dell’isocosto
IL PUNTO DI EQUILIBRIO
Questa è la rappresentazione, attraverso la curva dei contratti che cattura l’insieme dei punti efficienti dal
punto di vista paretiano nella produzione, che rappresenta a quale di quei punti efficienti si convergerà la
mappa degli isoquanti data la dotazione iniziale. Quel punto è il punto in cui, non solo la mappa degli
isoquanti verdi è tangente alla mappa degli isoquanti rossi, entrambe le mappi degli isoquanti sono tangenti
all’isocosto. In questo punto, il punto di equilibrio (f), abbiamo l’uguaglianza tra il saggio marginale di
sostituzione tecnica tra lavoro e capitale per il produttore A e il saggio marginale di sostituzione tecnica tra
lavoro e capitale per il produttore B ed entrambi saranno uguali al rapporto tra salario e tasso di interesse.
Questa equazione ci da il concetto grafico della simultanea tangenza tra la mappa degli isoquanti verdi, la
pappa degli isoquanti rossi e l’isocosto. Dal punto di vista economico significa che la quantità del fattore
capitale a cui per la tecnica ciascuno dei due produttori è obbligato a rinunciare per incrementare di un’unità
del fattore lavoro a parità di output è uguale alla quantità del fattore capitale a cui ciascuno dei due
produttori deve rinunciare per incrementare di un’unità del fattore lavoro a parità di costo
K
B
L
d
•
SMSTL,K = SMSTL,K = w/r
• f A B
A L
K
CONSUMO E PRODUZIONE
Ora uniamo il consumo con la produzione, quindi immaginiamo che questi due produttori nascano soltanto
con le dotazioni iniziali (lavoro e capitale) ma che poi si mettano a produrre il bene x ed il bene y che
successivamente mangiano. Il produttore A consumerà una parte del bene x e l’altra parte la venderà al
produttore B, l’altro produttore, a sua volta, farà lo stesso consumando una parte del bene y e la restante la
venderà ad A. il produttore A ed il produttore B sono simultaneamente produttori e consumatori, uno il
produttore di x e consumatore sia di x che di y e l’altro produttore di y e consumatore sia di y che di x, in
sostanza ciascuno dei due produce un solo bene ma li consuma entrambi. Ciò significa che questi due
produttori faranno due tipi di scambio, si scambieranno tra di loro i fattori produttivi, in quanto non è detto
che ciascuno dei due rimanga con ciò di cui è dotato alla nascita, e dopo di che si scambieranno i loro stessi
prodotti (il produttore A venderà il bene x e comprerà il bene y – il produttore B venderà il bene y e comprerà
il bene x)
Ora proviamo a capire che cosa cattura questa tangente e quindi proviamo a capire che cosa quel significato
economico catturato dalla tangente mi porta a concludere circa la verosimiglianza delle due curve. Noi siamo
abituati ad interpretare le pendenze come la quantità del bene presente in ordinata alla quale un individuo
deve/vuole/può rinunciare pur di incrementare di una unità il bene presente in ascissa. Se siamo sul piano
lavoro-capitale è la quantità di capitale alla quale un individuo deve/vuole/può rinunciare pur di
incrementare di una unità il lavoro, se siamo sul piano x-y è la quantità del bene y alla quale un individuo
deve/vuole/può rinunciare pur di incrementare di una unità il bene x. Se siamo sul piano x-y la pendenza di
qualunque cosa sarà delta y fratto delta x con un delta x pari ad 1, se siamo sul piano lavoro-capitale la
pendenza di qualunque cosa sarà delta capitale fratto delta lavoro con un delta lavoro pari ad 1. Questo è
l’equivalente, nel discreto, di un concetto nel continuo che è la derivata
Y K
ry ~ ∂y rK ~ ∂K
rx ∂x rL ∂L
X L
Ora vogliamo capire quale verbo usare, se voglio/posso/devo, tornando ai due grafici di prima. Il piano a
destra, che deriva dal piano a sinistra, da che cosa è vincolato? È vincolato dalle dimensioni della scatola di
edgeworth, cioè dalla quantità di input produttivi che è data (bisogna produrre con L soprassegnato e con K
soprassegnato), quindi un vincolo sostanziale a cui i due produttori devono sottostare è la quantità di input
produttivi. Per aumentare di una unità la produzione del bene x, obiettivo dell’analisi della pendenza, nella
produzione del bene x devono essere impiegati più fattori produttivi e questi fattori in più li devo sottrarre
alla produzione del bene y. Ma a quanto devo rinunciare? Se la pendenza fosse il tratteggio viola, cioè se la
pendenza crescesse man a mano che mi sposto a destra, significherebbe che la quantità del bene y a cui
devo rinunciare per produrre una unità in più del bene x è via via maggiore quanto più io voglio produrre del
bene x perché la pendenza diventa più ripida e la sua interpretazione è la quantità di y a cui devo rinunciare.
Questa cosa è ragionevole la fuori? Ragioniamo, man a mano che impiego i fattori produttivi in un processo
produttivo, quei fattori produttivi diventano meno produttivi. Immaginiamo che l’unità di lavoro siano le
ore, si è più produttivi durante la prima ora di lavoro rispetto all’ottava, quindi se vado avanti e spingo la
produzione del bene x, cioè spingo l’impiego del fattore lavoro, devo usare una unità in più del bene lavoro
(non devo usare un’ora in più ma tre perché ciascuna di quelle ore è meno produttiva e rende meno). Ciò
significa che per produrre una unità in più del bene x, man a mano che spingo la sua produzione, la quantità
di fattori produttivi che vanno impiegati cresce (se prima toglievo un’ora di lavoro e un’unità di capitale
destinata alla produzione del bene y, ora ne devo togliere tre di ore lavoro e tre unità di capitale). Il fatto che
per riuscire a produrre una unità in più del bene x, via via che si spinge la produzione, implichi che vi debba
destinare una quantità via via maggiore di fattori produttivi, è legato al concetto della produttività marginale
decrescente dei fattori produttivi. Tutto questo discorso è verosimile la fuori, è verosimile il fatto che quanto
più io sfrutto un fattore produttivo tanto più la sua produttività decresce, è verosimile quindi concludere che
il tratteggio corretto sia tale per cui quanto più io spingo la produzione di un bene tanto più la tangente
diventa ripida, cioè devo rinunciare ad una quantità maggiore dell’altro bene perché sto spingendo anche
l’impiego dei fattori produttivi in maniera intensiva. Quindi la traduzione della curva dei contratti sul piano
x-y, prendendo in considerazione solo il lato della produzione, è una curva che sarà fatta come quella azzurra
(curva decrescente in maniera concava)
K Y
h • B g
L
YMAX •
d
•
K •
• f •
•
L
•
h
• •
A g XMAX
L X
K
I punti appartenenti alla curva dei contratti li interpretavamo come l’insieme dei punti efficienti nella
produzione, cioè la combinazione dei fattori tale per cui non esiste un’altra combinazione diversa da quella
in cui almeno uno dei due produttori riesca a produrre di più senza che l’altro debba produrre di meno. Come
interpretiamo quella stessa efficienza nella produzione ma sul piano x-y? Cioè come riusciamo a tradurre
l’impiego efficiente dei fattori in una produzione efficiente di beni? Ciascuno di quei punti dice “dato
l’impiego efficiente dei fattori, cioè dato quell’impiego per cui uno riesca a produrre di più senza che l’altro
debba produrre di meno”. In pratica, ciascuno di questi punti efficienti è caratterizzato dalla tangenza di due
isoquanti (ciascun isoquanto, lungo di esso, ha costante l’output). Immaginiamo che la curva verde nella
scatola di edgeworth abbia l’output Xf che caratterizza ogni punto su quella curva, ora immaginiamo che Xf
sia in un punto preciso sul piano x-y. Ora immaginiamo che l’isoquanto rosso sia parametrizzato all’output
Yf e di conseguenza tutti i punti appartenenti ad esso sono parametrizzati all’output Yf. Questo punto, sul
piano x-y, è il punto che per ascissa ha Xf e per ordinata Yf. Otteniamo così quel livello di beni x e y prodotti
garantito dall’utilizzo efficiente dei fattori produttivi. Mentre la curva nel grafico a sinistra si chiamava curva
dei contratti, la curva nel grafico a destra si chiama frontiera efficiente o frontiera di produzione o frontiera
delle possibilità di produzione (dice che con quell’uso efficiente dei fattori posso produrre quella quantità
del bene x e quella quantità del bene y, non oltre perché gli input sono dati). L’interpretazione economica
che diamo alla pendenza è la quantità del bene y che si deve rinunciare a produrre per poter produrre una
unità in più del bene x dato l’impiego efficiente dei fattori, questa pendenza della frontiera delle possibilità
di produzione si chiama saggio marginale di trasformazione (SMT) tra il bene x ed il bene y
K Y
h • B g
L CMgX
YMAX • f SMTX, Y =
d Yf • • CMgY
•
K •
• f •
•
Xf ry
L = SMTX, Y
• rx
Yf h
• • •
A g L Xf XMAX X
K
ry quantità del bene y alla cui produzione si deve rinunciare per poter incrementare di una unità la
=
rx produzione del bene x, il tutto attraverso un uso efficiente dei fattori produttivi
29/10
La lezione precedente abbiamo traslato la curva dei contratti in un altro piano, abbiamo cioè tracciato la
frontiera efficiente o la frontiera delle possibilità di produzione sul piano x-y. Siamo ancora nell’ottica di
produzione dei beni, non abbiamo ancora introdotto il concetto di consumo di questi beni. Nella costruzione
che abbiamo fatto ieri della frontiera efficiente, ciò che abbiamo tracciato lungo di essa sono tutti i punti
efficienti nella produzione. Noi sappiamo che non tutti i punti lungo la curva dei contratti nel piano L-K sono
punti di equilibrio perché all’equilibrio si giunge non soltanto quando le due mappe delle curve di
indifferenza sono tangenti l’una all’altra ma anche quando entrambe sono tangenti alla curva dell’isocosto.
Quindi sulla frontiera efficiente, nel nostro ragionamento di ieri, c’era soltanto un punto che era anche il
punto di equilibrio nella produzione, cioè quello le cui coordinate erano Xf-Yf che corrisponde al livello di
produzione di output a cui è parametrizzato l’isoquanto verde passante per f e al livello di produzione di
output a cui è parametrizzato l’isoquanto rosso passante per f. Noi sappiamo che qualsiasi punto efficiente
può, in realtà, essere un punto di equilibrio attraverso la redistribuzione delle risorse iniziali e per un
particolare valore dei prezzi (in questo caso i prezzi dei fattori). In sostanza, ciascun punto della curva dei
contratti, tradotto in un punto appartenente alla frontiera efficiente, può essere un punto di equilibrio, ciò
significa che per ogni possibile w/r potremmo tradurre questi punti efficienti come punti di equilibrio anche
Ora sulla frontiera efficiente c’è solo un punto un punto di equilibrio, ossia f, ma potrebbero essercene tanti
altri di w/r che daranno luogo ad equilibri che saranno efficienti, cioè che apparterranno alla curva dei
contratti e alla frontiera efficiente. Adesso, interpretando questi punti come potenziali punti di equilibrio,
cioè quei punti in cui non c’è solo l’uguaglianza tra i saggi marginali di sostituzione tecnica ma anche
l’uguaglianza con w/r, vogliamo interpretare la pendenza della frontiera delle possibilità di produzione
facendo riferimento all’isocosto e non più all’isoquanto. La tangenza nel punto f come può essere
interpretata? Come ieri ma con qualcosina in più siccome il punto f non è solo efficiente nella produzione
ma è anche l’equilibrio, ciò significa che il punto f non è caratterizzato solo dalla tangenza della mappa degli
isoquanti verdi con la mappa degli isoquanti rossi ma anche dalla tangenza con il vincolo di isocosto
Immaginiamo di essere una persona, chiamata Stato, che guarda l’isola deserta dall’alto e che vuole
interpretare cosa succede in modo super partes in quanto non siamo ne il produttore A ne il produttore B.
Noi sappiamo che per arrivare al punto f questa economia spenderà qualcosa perché per produrre
l’allocazione f l’economia impiegherà i fattori secondo l’allocazione f e i fattori secondo l’allocazione f sono
che il produttore A userà l’input di lavoro Lf e l’input di capitale Kf mentre il produttore B l’input di lavoro Lf
e l’input di capitale Kf. Naturalmente, questi input devono essere remunerati, se vogliamo prescindere
dall’esistenza di moneta dobbiamo immaginare che questi produttori abbiano trovato il modo di pagare
questi input. L’input lavoro del produttore A costerà w per Lf e l’input capitale del produttore A costerà r per
Kf mentre l’input lavoro del produttore A costerà w per Lf e l’input capitale del produttore B costerà r per Kf
K Y
Lf h • B
L g
YMAX • f
d Yf • •
•
K •
Kf • f Kf •
•
Xf L
•
Yf h
• • •
A g Lf L Xf XMAX X
K
U0
A, B X0 XMAX X
I due produttori e consumatori ragionano su un ulteriore scambio per arrivare a produrre una quantità
diversa dei due beni, magari producendo un po' più di x e un po' meno di y. Per esempio, potrebbero
immaginare di scambiarsi gli input produttivi in modo tale da arrivare al punto azzurro e quindi si verrà a
produrre una quantità maggiore x pari a X1 ed una quantità minore di y pari a Y1. In questo caso la loro utilità
(U1) sarà maggiore, in quanto sono più a destra
Y
Y0 YMAX •
Y1 •
U1
U0
A, B X0 X1 XMAX X
Ora immaginiamo che questi individui continuino a reiterare questo ragionamento e che vogliano, quindi,
continuare a scambiarsi gli input produttivi sulla base dello star meglio in qualità di consumatori e non in
qualità di produttori. Il loro obiettivo è scambiarsi gli input produttivi in modo tale che quei beni li facciano
stare il meglio possibile. Si posizioneranno nel punto di tangenza tra la mappa delle due curve di indifferenza
e la frontiera efficiente, qui i due produttori constateranno di essersi scambiati gli input in modo tale da aver
prodotto le quantità di bene x e y tali per cui li facciano stare il meglio possibile. Quindi si posizioneranno nel
punto giallo dove vi è l’utilità massima possibile (UMAX), oltre c’è un’utilità maggiore ma non è realizzabile
perché la tecnologia di produzione è tale per cui non riesco a fare meglio di così. L’ascissa di quel punto di
tangenza mi darà la quantità totale di X (X grande) e l’ordinata di quel punto mi darà la quantità totale di Y
(Y grande). Nell’economia di puro scambio i beni non venivano prodotti, la quantità totale del bene x e la
quantità totale del bene y la chiamavano X grande e Y grande. Con questo ragionamento abbiamo ottenuto
la dimensione della vecchia scatola di edgeworth nel consumo, la larghezza era X grande e l’altezza era Y
grande, dove potremo inserire un’alta prospettiva (B torna nell’origine in alto) inscritta nella frontiera
efficiente. A questo punto, una volta ottenuto X grande e Y grande, i produttori saranno pronti a scambiarsi
i beni e non più i fattori produttivi
UMAX
Y
Y0 YMAX •
Y1 •
Y •
U1
U0
A, B X0 X1 X XMAX X
02/11
La lezione precedente abbiamo ottenuto una nuova scatola di edgeworth nel consumo le cui dimensioni
erano determinate dalle coordinate del punto di tangenza (quello giallo) tra la frontiera delle possibilità di
produzione e la mappa delle curve di indifferenza. Una volta trovato il punto di tangenza avevamo stabilito
che i due consumatori sceglieranno di scambiarsi i fattori produttivi in modo tale che essi vengano allocati
tra il produttore A ed il produttore B in modo tale che A produca la quantità del bene x corrispondente
all’ascissa del punto di tangenza e che B produca la quantità del bene y corrispondente all’ordinata del punto
SCATOLA DI EDGEWORTH INSCRITTA NELLA FRONTIERA: PRODUZIONE E CONSUMO
Y
YMAX
Y •
UMAX
A, B X XMAX X
Tutti i punti appartenenti alla frontiera efficiente sono punti efficienti nella produzione, cioè ciascuno di essi
è caratterizzato dalla tangenza tra la mappa degli isoquanti verdi e la mappa degli isoquanti rossi, significa
che ciascuno di quei punti è ottenuto in modo efficiente, ossia con un impiego efficiente dei fattori produttivi
e quindi non esiste un’altra combinazione di fattori tale per cui almeno che uno dei due produttori riesca a
produrre una quantità maggiore del proprio bene senza che l’altro produttore sia costretto a produrre una
quantità minore. Tutti i punti sulla frontiera efficiente sono realizzabili dal punto di vista della produzione
ma il punto giallo, quello di tangenza, è il migliore anche dal punto di vista del consumo. Quando i due
produttori devono decidere come e quanto produrre, devono tenere presente anche la prospettiva che
riguarda il consumo (come e quanto consumare), quindi devono avere un obiettivo di efficienza nella
produzione ma anche un obiettivo di efficienza nel consumo. Prima abbiamo adottato la stessa prospettiva
per entrambi i produttori, quindi posizioniamo nell’origine degli assi neri sia il punto di vista di A che il punto
di vista di B, e questo punto di vista gli porterà a scegliere la combinazione di beni x e y che massimizzerà la
loro utilità in quanto anche consumatori di quei beni e cioè gli porterà nel punto di tangenza (quello giallo)
tra la mappa degli isoquanti verdi e la mappa degli isoquanti rossi. La forma delle preferenze è identica
siccome non c’è motivo di pensare che il bene x dia un’utilità maggiore del bene y. Avevamo concluso,
considerando il grafico riportato sopra, che i due produttori si scambieranno gli input produttivi in modo tale
che A produrrà X grande unità del bene x e che B produrrà Y grande unità del bene y. A questo punto la
prospettiva dei due individui, in qualità di consumatori, si scinde (si distacca l’una dall’altra) e quindi B non
avrà più questa prospettiva ma inizierà ad avere la prospettiva che aveva nella scatola di edgeworth nel
consumo, cioè costruiremo una nuova scatola di edgeworth spostando il punto di vista di B nell’origine degli
assi rossi in alto a destra
Y
YMAX
B
X Y •
UMAX
A X XMAX X
Y
All’inizio, al termine del processo di produzione dove tutto il bene x lo deterrà A e tutto il bene y lo deterrà
B, i due individui, questa volta consumatori, si posizioneranno nel punto che vede l’intera quantità presente
nell’economia del bene x, nelle tasche di A, e l’intera quantità del bene y, nelle tasche di B. Questo punto,
azzurro, in cui A detiene tutte le unità del bene x e zero unità del bene y mentre B detiene tutte le unità del
bene y e zero unità del bene x, sarà dove si trova X grande e avrà coordinate X-0 per A e 0-Y per B
Y d: {(X; 0) ; (0; Y)}
YMAX
B
X Y •
UMAX
d
•
A X XMAX X
Y
Quindi, al termine del processo produttivo, i due individui si trovano in quel punto con quelle dotazioni (A
con tutto il bene x e niente del bene y mentre B con tutto il bene y e niente del bene x). A questo punto,
però, queste dotazioni se le devono scambiare siccome i due produttori si trasformano in venditori del
proprio bene perché A venderà una parte del suo bene x a B e B venderà una parte del suo bene y ad A. Noi
siamo abituati a studiare qual è l’esito dello scambio nel consumo, che di fatto è una vendita senza moneta
ma attraverso uno scambio, sempre in base alla ragione di scambio (valore del bene). Solo quando la ragione
di scambio, cioè il rapporto tra i prezzi, è uguale ai saggi marginali di sostituzione tra il bene x e il bene y per
entrambi gli individui, allora su entrambi i mercati non ci sarà più nessuno squilibrio (eccessi) che spinga in
alcun verso (aumentare o diminuire) i due prezzi. Quindi l’equilibrio nello scambio sarà raggiunto quando
PX/PY sarà uguale al saggio marginale di sostituzione tra x e y per l’individuo A ed al saggio marginale di
sostituzione tra x e y per l’individuo B. Dal punto di vista grafico, questo concetto di equilibrio ci conduce alla
tangenza simultanea tra il vincolo di bilancio, che parte dalle dotazioni, e le due mappa delle curve di
indifferenza (da ora tornano a chiamarsi di indifferenza, e non più degli isoquanti, perché sugli assi abbiamo
i due beni e non più i due input produttivi). Succederà che A consumerà del bene x una quantità pari a X^A,
significa che la distanza tra X grande e X^A è la quantità venduta a B ed infatti, simmetricamente, B consumerà
una quantità del bene x pari a X^B. Quanto riguarda il bene y, invece, notiamo che B consumerà del bene y
una quantità pari a Y^B, significa che la distanza tra Y grande e Y^B è la quantità venduta ad A ed infatti,
simmetricamente, A consumerà una quantità pari a Y^A. La ragione di scambio è data dalla pendenza della
retta nera, la stessa pendenza è uguale al saggio marginale tra il bene x e y per l’individuo A che, a sua volta,
è uguale al saggio marginale tra il bene x e y per l’individuo B
Y
PX
= SMS X, Y = SMS X, Y
PY
YMAX A B
X^B B
X Y •
Y^A • Y^B UMAX
d
•
A X^A X XMAX X
Y
I due individui stanno adottando un’ottica nel consumo per decidere come scambiarsi gli input produttivi
per poi produrre e, infine, vendere. Manca, però, l’ultimo tassello che risiede nel modo in cui i due individui
hanno scambiato i bene, questo modo è caratteristico e deriva dalla concorrenza perfetta sul mercato dei
beni. La concorrenza perfetta sul mercato dei beni significa che il prezzo di ciascun bene è proprio la variabile
che si aggiusta per riassorbire lo squilibrio, o di domanda o di offerta, su quel mercato. In altri termini, il
prezzo è una variabile esogena (esogeno = non scelto dall’individuo), cioè i due produttori dei due beni non
possono sceglierla come meglio aggrada loro ma il prezzo è mosso da una mano invisibile che lo aggiusterà
per riassorbire l’eccesso di domanda o l’eccesso di offerta. Quindi, in sostanza, non sono i due produttori a
muovere/scegliere/determinare il prezzo ma è il mercato, più precisamente è il riequilibrio del mercato
CTX
•
•
•
X
la pendenza della tangente (limite del rapporto incrementale) dice di quanto aumentano i costi
CTX =
r
rx totali della produzione del bene x quando si vuole incrementare di una unità la produzione del
bene x
A questo punto, che cosa significa che la tangente diventa sempre più ripida? Significa che a mano a mano
che spingo la produzione del bene x, i costi totali che devo sostenere per quella unità in più aumentano.
Quindi concludiamo che i costi totali hanno un andamento, verosimilmente la fuori, crescente in modo
convesso proprio perché bisogna spingere l’impiego dei fattori produttivi che hanno una produttività
marginale decrescente
Ora proviamo ad analizzare graficamente il problema del produttore del bene x che vuole massimizzare il
profitto. Il profitto che questo produttore vuole massimizzare (πX = profitto del bene x) sarà la differenza tra
i ricavi totali ed i costi totali (𝛑X = PXX – CTX). Il concetto di differenza, dal punto di vista grafico è una distanza
(segmento), in sostanza per studiare il problema di questo produttore dobbiamo tracciare rispetto ad x i
costi totali e tracciare rispetto ad x i ricavi totali per poi calcolarne la distanza e vedere quando questa
distanza è massima perché quella distanza è il profitto (distanza massima = profitto massimo). Quindi ora
proviamo a tracciare i ricavi totali, dinanzi tutto dobbiamo sottolineare che al crescere di x crescono i ricavi
totali (andamento crescente). L’incremento del ricavo totale, per ogni unità prodotta, è PX (se si tratta di due
unità è PX per 2, se si tratta di nove unità è PX per 9, quindi la prima è aumentata di PX e la nona è aumentata
di PX rispetto all’ottava) e ciò significa che questo ricavo totale avrà sempre pendenza PX. Quindi, se questo
è il ragionamento, significa che la pendenza è sempre la stessa e se la pendenza è sempre la stessa vuol dire
che l’andamento è lineare, ossia è una retta. In sostanza, l’andamento del ricavo totale è crescente in modo
lineare, ossia è una retta che parte dall’origine degli assi con coefficiente angolare PX
CTX
RTX
X
A questo punto, il profitto è la distanza tra i ricavi totali ed i costi totali. Ora immaginiamo che questo
individuo voglia produrre zero (punto verde) e ciò significa che i costi totali si intersecano con i ricavi totali
in quanto 0-0 fa zero e quindi il profitto è pari a zero. Se invece l’individuo produce una quantità
corrispondente al punto rosso, anche in questo punto si intersecano e quindi la loro distanza è zero e ciò
significa che il profitto è ancora zero. Significa che se io volessi tracciare, rispetto ad x, un aumento del
profitto del bene x saprei che all’origine (punto verde) è zero e nel punto rosso è zero perché si intersecano.
Zero è all’origine ma torna anche nel punto rosso siccome in quest’ultimo punto si intersecano, ma cos’è in
mezzo a questi due punti? Immaginiamo che l’individuo voglia produrre una quantità corrispondente al
punto giallo. Andiamo a vedere la distanza verticale tra le due curve, cioè la differenza tra ricavi totali e costi
totali, la distanza è rappresentata dal segmentino giallo. Allora io so che quando la quantità prodotta e
venduta è corrispondente al punto giallo il profitto sarà rappresentato dal segmento giallo che dovrò
spostare nel grafico simmetrico di sotto dove si disegnano i profitti. Immaginiamo ora che l’individuo voglia
produrre la quantità corrispondente al punto azzurro, ancora una volta il profitto è quel segmento che andrò
a riportare sotto. Possiamo notare che la massima distanza tra le due curve sarà nel mezzo, in particolare la
distanza massima tra le due curve si avrà quando la tangente alla curva dei costi totali sarà parallela alla retta
dei ricavi totali, in nessun altro caso si avrà il segmento più grande. Quindi se voglio tracciare i profitti otterrò
un andamento come quello della curva viola, significa che i profitti sono zero poi crescono poi raggiungono
il massimo poi decrescono e poi tornano zero
CTX
RTX
•
•
PX = CMgX
• • • •
X
rRTX π
RMgX = rx = PX
rCTX
CMgX = rx
• • • •
X
Ora questo individuo vuole massimizzare i profitti, quale punto sceglierà? Sceglierà il punto corrispondente
al punto massimo, cioè scegliere il punto marrone. Che caratteristica ha questo punto? In questo punto la
pendenza del ricavo totale, che è PX in quanto è la stessa in ogni punto, è uguale/parallela alla tangente del
costo totale (la pendenza della tangente del costo è uguale alla pendenza del ricavo). La pendenza del ricavo
totale si chiama ricavo marginale, ossia l’incremento del ricavo totale prodotto dall’aumento di una unità di
bene prodotto (delta del ricavo totale fratto delta x quando delta x è uguale ad 1), il tutto è uguale a PX che
è dato/è un’esogena. La pendenza del costo totale si chiama costo marginale, ossia l’incremento del costo
totale dato dall’aver incrementato di una unità il bene x (delta del costo totale fratto delta x quando delta x
è uguale ad 1). Mentre il ricavo marginale è costante perché è sempre uguale a PX, il costo totale, al contrario,
non è costante e ciò significa che i costi marginali sono crescenti perché la pendenza diventa sempre
maggiore. C’è un unico punto, quello marrone, in cui le due grandezze sono uguali, alla sinistra di quel punto
la pendenza del ricavo totale è maggiore della tangente dei costi totali mentre alla destra la tangente ai costi
totali è maggiore rispetto alla pendenza del ricavo totale. Deve essere, però, che il prezzo è uguale al costo
marginale perché il ricavo marginale è il prezzo ed il costo marginale è quello, quindi nel punto marrone il
prezzo è uguale al costo marginale. Solo in X* la tangente alla curva dei costi totali è parallela al ricavo totale,
quindi in questo punto vale questa uguaglianza (il prezzo è uguale al costo marginale) che è la condizione
di equilibrio in regime di concorrenza perfetta
X^B B PX = CMgX
X Y •
PY = CMgY
Y^A • Y^B UMAX
d
• CMgX PX
A = = SMS X, Y = SMS X, Y
X^A X XMAX X CMgY PY
A B
Y
Il rapporto tra i costi marginali, avevamo calcolato l’altra volta, è anche la pendenza della frontiera efficiente,
cioè il saggio marginale di trasformazione. Quindi significa che se vado a tracciare la tangente alla frontiera
efficiente mi accorgo che quella tangente è parallela al vincolo di bilancio, il coefficiente angolare di questa
tangente è l’uguaglianza tra il rapporto tra i costi marginali (saggio di trasformazione) e il rapporto tra i prezzi.
Quindi abbiamo aggiunto l’ultimo tassello, l’equilibrio simultaneo nel consumo e nella produzione e
l’efficienza nel consumo e nella produzione ci conducono a questa uguaglianza: il saggio marginale di
trasformazione tra il bene x e il bene y è uguale al costo marginale del bene x fratto il costo marginale del
bene y che è uguale al rapporto tra i prezzi del bene x e del bene y che è uguale saggio marginale di
sostituzione tra x e y per l’individuo A che è uguale al saggio marginale di sostituzione tra x e y per l’individuo
B
CMgX PX
SMT X, Y = = SMS X, Y = SMS X, Y
CMgY
PY =
A B
Affinchè si arrivi a questa uguaglianza occorre innanzitutto che i beni siano prodotti e scambiati in regime di
concorrenza perfetta, questa è una delle condizioni ma ce ne saranno anche altre. Se questa condizione e/o
altre condizioni non dovessero valere, cioè se il mercato non fosse in regime di concorrenza perfetta, il
mercato non condurrebbe a questa situazione di equilibrio e non condurrebbe all’efficienza perché
qualunque variazione di questo status quo farebbe star peggio uno dei due consumatori. L’obiettivo, quindi,
delle prossime lezioni sarà quello di abbandonare il concetto di concorrenza perfetta e di introdurre un
margine di manovra per lo Stato perché se il regime di concorrenza perfetta non vale allora l’efficienza non
vale più
04/11
PX1 •
X0 X1 X
A questo punto adottiamo la seconda interpretazione della funzione di domanda di un bene, ossia la
disponibilità a pagare la quantità domandata, anche in questo caso diciamo che se la quantità domandata
aumenta il prezzo che si è disposti a pagare si riduce. Se la quantità domandata diventa X1, il prezzo che sono
disposta a pagare diventa PX1 che è minore di PX0. Quando si ha una quantità piccola di un bene e se ne
aggiunge una unità, quella unità arreca un beneficio (utilità) alto, quella cosa aggiuntiva noi siamo abituati a
chiamarla “marginale” e quindi il beneficio/utilità marginale del consumo di una unità aggiuntiva di bene
quando ne stiamo consumando poco è elevato ma quando il bene non inizia più ad essere scarso, cioè
iniziamo ad averne una quantità più consistente, le unità aggiuntive ci danno comunque un’utilità marginale
positiva (ipotesi non sazietà) ma ridotta perché ne sto già consumando tanto di quel bene. Ciò significa che
al crescere della quantità domandata, la disponibilità a pagare si riduce in quanto se si detiene una quantità
già consistente le unità aggiuntive arrecheranno comunque un’utilità marginale ma sempre più minore
Es. se non sono sazio e mi offrono una mela, quella mela sono disposta a pagarla tanto ma se sono già sazio
e mi offrono una mela non sono disposta a pagarla tanto
LA FUNZIONE DI OFFERTA
Ora aggiungiamo su questo piano anche il lato dell’offerta, gran parte del discorso è stato fatto quando
avevamo analizzato il comportamento del produttore in concorrenza perfetta e avevamo detto che egli
massimizza il profitto dato per esogeno il prezzo, in quanto il produttore non può fissare il prezzo perché
non ha potere di mercato ed è in concorrenza perfetta. Avevamo concluso che, quando il produttore produce
e vende in concorrenza perfetta, la massimizzazione del profitto corrisponde alla massimizzazione della
distanza tra i costi totali (funzione crescente in modo convesso) ed i ricavi totali (retta positivamente
inclinata); avevamo anche concluso che il punto di ottimo per il produttore in concorrenza perfetta, cioè il
punto di massima distanza tra le due funzioni, era quello in cui la tangente dei costi totali era parallela alla
retta dei ricavi. Questo concetto, dal punto di vista economico, l’avevamo interpretato come il costo
marginale uguale al prezzo marginale
Dal momento che abbiamo ritenuto verosimile che i costi totali abbiano un andamento crescente in modo
convesso, se volessi disegnare l’andamento dei costi marginali rispetto alla quantità prodotta, che
andamento avrebbero i costi marginali? L’andamento che avevo disegnato per i costi totali la scorsa lezione
è quello rappresentato qua sotto e avevamo interpretato la tangente ai costi totali come costo marginale,
scritto nel discreto come la variazione dei costi totali al variare unitario della produzione del bene x. Ora
proviamo a vedere come varia la pendenza della tangente e notiamo che al crescere della quantità prodotta
crescono anche i costi marginali (prima la tangente era più piatta e poi più ripida) e ciò significa che per
produrre di più bisogna sostenere, per ciascuna unità prodotta in più, un costo marginale crescente
CTX
rCTX
CMgX =
rx
X
Se volessi tradurre questo grafico in un grafico equivalente dove, anziché tracciare i costi totali, traccio i costi
marginali, significa che dovrò tracciare un grafico positivamente inclinato. Questo positivamente inclinato
potrebbe essere concavo, convesso o lineare ma noi ipotizziamo che l’andamento sia lineare e cioè che i
costi marginali siano crescenti linearmente. Quindi torniamo al considerare congiuntamente la funzione di
domanda e quest’altra funzione che rappresenta i costi marginali del bene x e che dice che per ciascuna
unità prodotta, a seconda della quantità prodotta, bisogna sostenere quel costo marginale. Dal momento
che questo produttore in concorrenza perfetta sceglie la quantità da produrre tale per cui il costo marginale
è uguale al prezzo (PX0), quale sarà la quantità che egli riterrà opportuno produrre? La quantità sarà pari
all’ascissa del prezzo PX0 e cioè produrrà una quantità pari a X0. Qualora invece il prezzo aumentasse, sempre
per esogeno, diventando PX1, il costo marginale eguaglierà il prezzo allo stesso livello e la quantità che il
produttore in concorrenza perfetta riterrà opportuno produrre sarà pari a X1. Questo ragionamento lo posso
iterare facendo variare il prezzo ed assegnandogli tutti gli infiniti possibili valori che un prezzo unitario può
assumere e teoricamente li può assumere tutti, allora trovo il costo marginale corrispondente e l’ascissa di
quel punto è la quantità offerta. Se questi punti dicono di fatto la quantità prodotta dato il prezzo, significa
che questa è la curva di offerta, cioè l’insieme di quelle combinazioni prezzo-quantità offerta perché insita
li dentro c’è l’uguaglianza prezzo e costo marginale (la combinazione prezzo-quantità offerta è rappresentata
dal punto). Quindi ciascuno di quei punti che stanno sulla funzione di costo marginale indicano anche la
relazione esistente tra tutti i prezzi possibili e la quantità offerta perché il prezzo quando è uguale al costo
marginale da la quantità offerta. In realtà, sull’ordinata indico sia il prezzo unitario che il costo marginale.
Quindi questa relazione può essere interpretata come funzione di offerta (SX = supplies), ciò significa che
aver tracciato la funzione dei costi marginali equivale ad aver tracciato la funzione di offerta in concorrenza
perfetta perché il prezzo è uguale al costo marginale
PX0 •
X0 X1 X
PX
OFFERTA DEL BENE X
PX*C •
DOMANDA DEL BENE X
X*C X
PX
SURPLUS DEL CONSUMATORE º ABC
A
•
C B
PX*C • •
X*C X
PX
SURPLUS DEL PRODUTTORE º CBD
C B
PX*C • •
D
•
X*C X
Questa analisi ci ha permesso di analizzare, attraverso le due aree, in che modo l’efficienza dell’equilibrio di
concorrenza perfetta viene spartita tra il consumatore e il produttore. L’efficienza totale è pari al triangolo
ABD e viene spartita tra consumatore e produttore secondo le aree ABC (surplus del consumatore) e CBD
(surplus del produttore)
PX
EFFICIENZA TOTALE º ABD
A
•
B
PX*C •
D
•
X*C X
VARIAZIONE DEL SURPLUS
Ovviamente le due aree possono variare e la variazione è dovuta alla ripidità della funzione di domanda o
della funzione di offerta, possiamo notare dal grafico come i due surplus cambiano la loro area. Con una
funzione di domanda molto ripida l’efficienza totale è sparita in maniera più vantaggiosa per il consumatore
(surplus del consumatore > surplus del produttore), mentre con una funzione di offerta più ripida l’efficienza
totale è spartita in maniera più vantaggiosa per il produttore (surplus del consumatore < surplus del
produttore)
A
A
C • B
C • B
D D
5. IL MONOPOLIO
X0 X1 X2 X3 X
05/11
rRT rRT rPX
=
rx rPX rx
•
• •
X
Quello che faremo adesso, in corrispondenza con ciò che è stato fatto nella lezione precedente, è tracciare
sul secondo piano l’andamento dei ricavi rispetto alla quantità prodotta. Quando il produttore produce 0,
ricava 0, per questo motivo sappiamo per certo che i ricavi totali passano dall’origine degli assi (punto nero),
lo stesso succederà nell’altro punto nero in quanto, nonostante la quantità prodotta sia positiva, il prezzo
che gli acquirenti sono disposti a pagare è 0 (una quantità positiva per un prezzo unitario pari a 0 fa un ricavo
pari a 0). Ci sarà un determinato intervallo della quantità prodotta in cui, aumentando di una unità la quantità
prodotta, l’area del rettangolo che si guadagna domina su quella che si perde (caso tortora confrontato con
il caso giallo – ciò che guadagno prevale su ciò che perdo), in questo intervallo all’aumentare della quantità
prodotta cresceranno anche i ricavi e ciò significa che l’andamento dei ricavi totali rispetto alla quantità
prodotta sarà crescente; tuttavia arriverà il momento in cui la quantità aggiuntiva implicherà una perdita di
ricavi totali perché l’area persa prevale sull’area guadagnata, in questo intervallo all’aumentare della
quantità prodotta diminuiranno i ricavi e ciò significa che l’andamento dei ricavi totali rispetto alla quantità
prodotta sarà decrescente. Le aree dei rettangoli sopra (area tortora e area bordeaux) sono ciò a cui si
rinuncia dei ricavi dovuto al fatto che si è dovuto ridurre il prezzo per produrre di più e si chiamano effetto
prezzo che deriva dal fatto che il prezzo si è ridotto (effetto negativo sui ricavi totali), mentre le aree laterali
(area gialla e area blu) sono una componente aggiuntiva dei ricavi dovuto al fatto che si è prodotto di più e
si chiamano effetto quantità che deriva dal fatto che la quantità è aumentata (effetto positivo sui ricavi
totali). Quindi se l’effetto negativo prevale sull’effetto positivo i ricavi totali decresceranno all’aumentare
della quantità prodotta mentre se l’effetto positivo prevale sull’effetto negativo i ricavi totali cresceranno
all’aumentare della quantità prodotta. Abbiamo concluso che l’andamento dei ricavi non è monotono, cioè
non è sempre crescente o sempre decrescente ma ci sarà un intervallo di x in cui sarà crescente e un altro
intervallo di x in cui sarà decrescente, sapendo che parte da 0 e finisce a 0 significa che prima crescerà per
poi diminuire con un andamento a parabola rovesciata rivolta verso il basso. Si dimostra che, con una
funzione di domanda lineare, il massimo è a metà tra le due intersezioni con le ascisse. La variazione del
ricavo totale è l’esito di due cose, ossia l’aumento della quantità prodotta e la riduzione del prezzo
Noi siamo abituati ad interpretare la pendenza della tangente ad una curva come marginale, quindi la
tangente di questa curva (parabola rovesciata) saranno i ricavi marginali che per tutto il tratto crescente
saranno positivi perché la tangente è positivamente inclinata. Ricavi marginali positivi significa che al
crescere di una unità la quantità prodotta i ricavi totali aumentano, tuttavia la tangente è positiva ma via via
più piatta (man a mano che mi sposta verso destra i riscavi marginali si riducono) perché l’effetto quantità
continua a prevalere sull’effetto prezzo ma di una quantità via via più piccola. Nel tratto decrescente la
tangente è negativa e via via più ripida, tangente negativa significa ricavi marginali negativi e ciò significa
che al crescere di una unità la quantità prodotta i ricavi totale decrescono e cioè l’effetto prezzo prevale
sull’effetto quantità. Tuttavia la tangente diventa sempre più ripida ma rimanendo negativa, ciò significa che
i ricavi marginali rimangono negativi e diventando in valore assoluto sempre più grandi, quindi l’effetto
prezzo prevale sull’effetto quantità di una quantità via via crescente. C’è un punto (punto di massimo), però,
in cui la tangente è orizzontale (pendenza uguale a 0), significa che in questo punto l’effetto prezzo è
esattamente uguale all’effetto quantità (aggiungo e sottraggo la stessa cosa senza che i ricavi cambino)
•
• •
X
Il monopolista sceglierebbe il punto di massimo solo se non dovesse fare i conti con i costi (per esempio con
i fattori produttivi) e non c’è alcuna ragione per cui i costi di un produttore monopolista siano diversi dai
costi di un produttore in concorrenza perfetta in quanto il regime di mercato non modifica la tecnologia
produttiva. Quindi i costi che fronteggia questo produttore monopolista hanno un andamento analogo ai
costi che fronteggiava il produttore in concorrenza perfetta. Ciò significa che se volessimo tracciare i costi
totali su questo stesso piano dovremmo aggiungere la funzione crescente in modo convesso che avevamo
analizzato nel produttore in concorrenza perfetta, cioè questi costi la cui tangente diventa via via più ripida
perché si sfruttano con un’intensità maggiore gli input produttivi che hanno una produttività marginale
decrescente. Graficamente, i costi totali saranno rappresentati dalla curva rossa
COSTI TOTALI
•
RICAVI TOTALI
• •
X
Introduciamo la vera variabile che il produttore, sia esso in concorrenza perfetta o sia esso in monopolio,
vuole massimizzare, non si tratta dei ricavi ma si tratta del profitto. Il profitto, dal punto di vista grafico, è la
distanza verticale tra la curva dei ricavi e la curva dei costi. La retta dei ricavi non è più una retta, come nel
caso del produttore in concorrenza perfetta, ma sono una parabola rivolta verso il basso. Possiamo disegnare
un terzo piano nel quale tracciamo l’andamento dei profitti rispetto a x. Concludiamo che quando i ricavi
totali sono uguali ai costi totali la loro differenza, cioè il profitto, è uguale a 0, quindi il profitto sarà pari a 0
quando le due curve di intersecano e ciò succede nell’origine e nell’altro punto nero. Ragioniamo come
abbiamo fatto la volta scorsa, immaginiamo che il monopolista voglia produrre una quantità pari al punto
rosso e il profitto conseguito dalla produzione di quella quantità è pari al segmentino che viene riportato nel
terzo grafico. Poi prendiamo una quantità prodotta pari al punto verde e, prendendo la distanza tra le due
rette, otteniamo il profitto che è rappresentato dal segmentino verde riportato nel terzo grafico. Ora
misuriamo la distanza in corrispondenza del massimo dei ricavi, ovvero proprio a metà, e ottengo il segmento
viola. Ora misuro la distanza con il segmento azzurro e possiamo notare che il segmento azzurro è ancor
maggiore del segmento viola che dovrebbe rappresentare il massimo profitto. Ora interpolo tutti i punti che
ottenuto sul terzo piano e noto che il profitto è massimo in corrispondenza del segmento azzurro (X*M dove
M sta per monopolio)
PX
PX0 •
PX1 •
PX2 •
PX3 •
X0 X1 X2 X3 X
RT; CT
•
• •
X
π
• • • • • •
X*M X
In questo punto (X*M), la tangente alla curva dei ricavi totali è parallela alla tangente dei costi totali, ciò
significa che il monopolista produrrà fino al punto in cui i ricavi marginali, tangenti alla curva dei ricavi totali,
saranno uguali ai costi marginali, tangenti alla curva dei costi totali. Quale ragionamento economico c’è
dietro? Il profitto è uguale, per definizione, ai ricavi totali meno i costi totali (π = RT – CT). Quando il
monopolista deve scegliere se incrementare di una unità la quantità prodotta, e quindi venduta sul mercato,
valuta due effetti contrastanti, ossia l’effetto dell’aumento della quantità prodotta sui ricavi totali e l’effetto
dell’aumento della quantità prodotta sui costi totali. Se l’effetto sui ricavi totali è positivo e prevale
sull’effetto sui costi totali, allora l’effetto sul profitto è positivo e significa che gli conviene aumentare di una
unità la quantità prodotta. Se l’effetto sui ricavi totali è negativo e non prevale sull’effetto sui costi totali,
allora l’effetto sul profitto è negativo e significa che non gli conviene aumentare di una unità la quantità
prodotta perché i costi totali gli fanno ridurre il profitto più di quanto i ricavi totali glielo facciano aumentare.
Sicuramente il monopolista si posizionerà sul tratto crescente dei ricavi totali perché se si posizionasse sul
tratto decrescente un aumento della quantità prodotta determinerebbe un aumento dei costi totali
(aggiuntivi) ed una riduzione dei ricavi totali che comporterebbero una diminuzione del profitto. In quale
punto del tratto crescente si posizionerà? Nel punto in cui la tangente dei ricavi totali è uguale alla tangente
dei costi totali (ricavo marginale = costo marginale: πMAX)
RAGIONAMENTO ECONOMICO
C’è il monopolista che deve decidere se aumentare la quantità prodotta, l’aumento della quantità prodotta
gli fa variare i ricavi totali e gli fa variare i costi totali. La variazione dei ricavi totali può essere maggiore o
minore di 0 a seconda che siamo sul tratto crescente o decrescente della parabola, se siamo sul tratto
crescente l’aumento della quantità prodotta determina un aumento dei ricavi totali mentre se siamo sul
tratto decrescente l’aumento della quantità prodotta determina una riduzione dei ricavi totali. L’aumento
della quantità prodotta implica l’aumento dei costi, quindi i costi totali sono maggiori di 0 in qualunque caso.
Se delta RT è negativo (delta RT < 0 = ricavi che si riducono), quindi siamo sul tratto decrescente della
parabola, cosa succede al profitto? Il profitto si riduce. Se, invece, i costi totali aumentano, cosa succede al
profitto a parità di tutte le altre condizioni? Il profitto si riduce in quanto i costi sono una componente
negativa del profitto. Se questi due concetti appena espressi sono veri, il monopolista sceglierà sempre di
non aumentare la produzione e quindi non sceglierà mai di andare sul tratto decrescente della parabola
perché ha la garanzia, con certezza, che posizionandosi su un punto del tratto decrescente i suoi profitti si
ridurranno per l’effetto congiunto dei costi che aumentano e dei ricavi che si riducono. In sostanza, il
monopolista sceglierà sempre di posizionarsi sul tratto crescente della parabola dove all’aumentare di x i
ricavi totali aumentano (RT > 0). Se il monopolista sceglie di posizionarsi sul tratto crescente della parabola,
quindi all’aumentare di x aumentano anche i ricavi (RT > 0), questo effetto va nella direzione di aumentare i
profitti. Se la freccia nera dei costi marginali è più lunga della freccia bianca dei ricavi marginali significa che
il profitto si riduce in quanto i costi marginali sono maggiori dei ricavi marginali e quindi il monopolista non
sceglie di produrre quella quantità perché perderebbe più di ciò che guadagnerebbe. Se, invece, la freccia
bianca dei ricavi marginali è maggiore della freccia nera dei costi marginali significa che il profitto aumenta
in quanto i ricavi marginali sono maggiori dei costi marginali e quindi il monopolista sceglie di aumentare la
produzione perché quello che guadagnerebbe, in termini di ricavi, è più di ciò che dovrebbe sostenere, in
termini di costi. Il monopolista smette di aumentare la quantità prodotta quando le due frecce sono uguali
perché se varcasse quella soglia i costi marginali predominerebbero sui ricavi marginali, quindi solo quando
le due frecce sono uguali siamo nella quantità prodotta dal monopolista pari a X*M (punto in cui il profitto è
massimo). Dal punto di vista economico l’uno si chiama ricavo marginale e l’altro costo marginale ma dal
punto di vista grafico il primo si chiama tangente al tratto crescente della parabola dei ricavi totale e il
secondo si chiama tangente alla funzione dei costi totali
P.s: nel caso di concorrenza perfetta la retta dei ricavi totali era costante e ciò comporta il fatto che l’ampiezza
della freccia bianca dei ricavi marginali non varierà mai la sua ampiezza
se rRT > 0 => 𝛑 -> ricavi marginali
rRT ≷ 0 : se rRT < 0 => 𝛑
Vera nel tratto decrescente
della parabola
X = : X*M
rCT > 0 => 𝛑 -> costi marginali
Vera sempre
09/11
Avevamo analizzato l’equilibrio di monopolio e avevamo concluso che il monopolista deciderà di produrre
e vendere una quantità tale per cui il costo marginale è uguale al ricavo marginale. Ora vogliamo analizzare
l’equilibrio di monopolio su un altro piano in modo tale da descrivere graficamente l’efficienza di monopolio
con l’obiettivo di capire come in monopolio varia l’efficienza aggregata (efficienza totale)
L’EFFICIENZA DI MONOPOLIO
Disegniamo due piani, sul piano di sopra disegniamo l’andamento di ricavi totali di monopolio (andamento
non monotono con un massimo, a seguito del duplice effetto quantità e prezzo) rispetto a x, si tratta di una
parabola capovolta. Ora noi siamo abituati ad interpretare la tangente ad una curva come la corrispondente
grandezza marginale, quindi ricavi marginali. Che cosa abbiamo osservato già la volta scorsa? Sul tratto
crescente, quindi fino al punto di massimo, sulla sinistra della curva dei ricavi totali la tangente è inclinata
positivamente (= ricavo marginale positivo) ma se ci facciamo caso il ricavo marginale positivo va via via
decrescendo. Cioè la tangente è si positiva ma via via più piatta fino a diventare orizzontale (coefficiente
angolare pari a 0 e cioè ricavi marginali pari a 0) nel punto di massimo, quindi significa che nel tratto
crescente della curva dei ricavi totali i ricavi marginali saranno positivi, cioè giaceranno nel quadrante
positivo, ma saranno decrescenti fino a giungere a zero nel punto di massimo, quindi significa che se io volessi
tracciare i ricavi marginali rispetto a x il loro andamento sarà decrescente. Una volta varcato il punto di
massimo la tangente inizia a diventare negativa e il suo valore assoluto aumenta, ciò significa che se
tracciamo i ricavi marginali il loro andamento sarà come quello rappresentato sul piano di sotto. Quindi sul
primo piano abbiamo tracciato i ricavi totali mentre sul secondo i ricavi marginali che, se è vero che
l’andamento dei ricavi totali è una parabola, avranno un andamento lineare
•
X
RMg > 0 = ricavi marginali positivi
RMg = 0 = ricavi marginali pari a zero
•
X
CT x
𝛑 = RT x
-
III
rCT
CMe ≠ rx = CMg
PX > CMe = 𝛑 > 0
𝛑 = RT - CMe • x raccogliamo x PX < CMe = 𝛑 < 0
𝛑 = PXX - CMe • x 𝛑 = (PX – Cme) x PX = CMe = 𝛑 = 0
Disegniamo rispetto a x la situazione la fuori, partiamo con il disegnare rispetto a x la disponibilità a pagare
ciascuna quantità di prodotto e cioè disegniamo la funzione di domanda (retta negativamente inclinata).
Ora disegniamo ciò che cattura la caratteristica di questo mercato, ossia il fatto che i costi medi ed i costi
marginali siano decrescenti e disegniamo i costi medi decrescenti in modo convesso. Ora, sempre sullo stesso
piano, tracciamo i ricavi marginali (negativamente inclinati con una pendenza doppia rispetto alla funzione
di domanda) ed i costi marginali che li tracciamo al di sotto dei costi (decrescenti in modo convesso)
RMg
I ricavi marginali entrano in gioco solo
quando si ha a che fare con il monopolio.
CMg
Questi ricavi marginali sono tali quando il
prezzo è endogeno ed il prezzo è endogeno
quando c’è il potere di mercato ed il potere
di mercato l’abbiamo visto solo sotto forma
di monopolio
CMe
X
ANALISI GRAFICA IN CONCORRENZA PERFETTA
Proviamo a studiare cosa succederebbe in questo mercato qualora questo bene, caratterizzato da queste
funzioni, venisse prodotto ed offerto in regime di concorrenza perfetta e quindi, sempre in regime di
concorrenza perfetta, qual è la condizione di equilibrio (prezzo = costo marginale -> la funzione di domanda
deve intersecare la funzione di costo marginale). Vediamo sul grafico quando la funzione di domanda
interseca la funzione di costo marginale, ciò avviene nel punto rosso. L’ascissa del punto rosso è la quantità
prodotta che è pari a XC ed il prezzo a cui il produttore di concorrenza perfetta dovrebbe vendere questa
quantità è pari all’ordinata del punto rosso e quindi pari a PC. Proviamo a vedere cosa succede al surplus del
consumatore, al surplus del produttore ed al profitto del produttore
• ABC ≡ SCC (surplus del consumatore in concorrenza perfetta): eccesso di disponibilità a pagare quella
quantità di beni rispetto a ciò che effettivamente paga, tutta l’area in cui la domanda è al di sopra
del prezzo
• DBC ≡ SPC < 0 oppure SPC ≡ - DBC (surplus del produttore in concorrenza perfetta): eccesso del
prezzo rispetto al costo marginale ma qui notiamo che il costo marginale, per tutta la quantità
prodotta fino a XC, eccede il prezzo (la funzione di costo marginale è sempre al di sopra del prezzo).
Ciò significa che abbiamo a che fare con un surplus negativo (= deficit)
• ABD ≡ STC (surplus totale in concorrenza perfetta): avendo il surplus del produttore negativo, al
posto di sommare devo sottrarre e quindi ottengo ABC – BDC
A •
D •
PC •C
B •
XC X
Proviamo ad analizzare questa cosa dal punto di vista del profitto. Innanzitutto abbiamo un qualcosa di
diverso che è il surplus del produttore che è negativo, cioè abbiamo un deficit, quindi in un’economia di
questo tipo, producendo in concorrenza perfetta, non avrebbe alcun benessere ma starebbe male. Proviamo
a quantificare questo malessere, che è rappresentato dall’area negativa ABD, in termini di profitto (proviamo
a monetizzarlo) con l’obiettivo di vedere se anche il profitto rafforza questa conclusione del fatto che il
produttore sta male. Avevamo definito il profitto come la differenza tra i ricavi totali ed il prodotto tra costi
medi e quantità prodotta, a quanto ammontano ora i ricavi totali? I ricavi sono il prodotto prezzo-quantità,
in questo caso i ricavi totali sono rappresentati dal rettangolo rosso. Il costo medio è rappresentato dal
punto verde che si trova in corrispondenza a quella quantità prodotta XC e prolungando il tratteggio
sull’ordinata otteniamo i costi medi di concorrenza perfetta, quelli sostenuti in corrispondenza di quella
quantità prodotta. Il prodotto tra i costi medi e x, ossia i costi totali, (costi medi = altezza / quantità prodotta
= lunghezza), nel grafico, è rappresentato dall’area del rettangolo verde. Quindi ai ricavi totali, rappresentati
dal rettangolo rosso, bisogna sottrarre il rapporto tra i costi medi e x, rappresentato dal rettangolo verde,
per ottenere il profitto del produttore. Notiamo però che i costi totali (rapporto tra costi medi e x) sono
maggiori dei ricavi totali, la loro differenza è data dal rettangolo verde contornato e quindi questa differenza
va a favore dei costi non dei ricavi (differenza negativa) e possiamo concludere che quel profitto in realtà è
una perdita. Quindi l’area contornata in verde è la perdita d’esercizio (i costi eccedono i ricavi) che il
produttore sarebbe costretto a sostenere qualora offrisse il bene in regime di concorrenza perfetta
A •
CIHB ≡ perdita in concorrenza perfetta
D •
H
CMe|X = Xc I
PC •• •
•
C B
XC X
•
G
H
CMe|X = Xc I
PC •• •
C B •
XM XC X
Ora confrontiamo STC con STM, quindi confrontiamo l’efficienza totale in concorrenza perfetta (are
contornata in rosso) e l’efficienza totale in monopolio (area contornata in verde). Che cosa si perde in
monopolio in termini di benessere totale? Si perde l’eccesso dell’area rossa rispetto all’area verde, ossia
l’area colorata di giallo, i cui vertici sono EBG, che rappresenta la perdita secca di benessere in monopolio.
Allora lo Stato è convinto di dover tollerare il monopolio in questo mercato altrimenti nessuno gli produce il
bene però pensa di poterlo produrre direttamente lui (monopolio pubblico) ma constata che i cittadini, in
aggregato, perderebbero un po' di benessere pari all’area gialla EBG. Ecco spiegato perché lo Stato cerca
un’alternativa con l’obiettivo di far perdere il meno possibile in termini di benessere e per farlo deve
permettere al produttore di non produrre in perdita. Come fa? Gli azzera gli extraprofitti, cioè impone al
produttore una quantità prodotta ed un prezzo in corrispondenza dell’uguaglianza tra domanda e costi medi
(extraprofitti pari a 0). Il vantaggio è che il produttore non opera in regime di concorrenza perfetta, e quindi
non subisce una perdita, ma opera in regime di regolamentazione (terzo regime)
•
G
L
CMe|X = Xc PR I • •H
PC ••
C B •
XM XR XC X
L’intervento statale, quindi, è stato volto a trovare una soluzione intermedia tra la concorrenza perfetta ed
il monopolio e questa soluzione è la regolamentazione. Lo Stato ha trovato un punto di pareggio dove
l’extraprofitto è pari a 0, dove il produttore ha prodotto e quindi il bene c’è e dove l’efficienza totale non è
massima ma è comunque vicino a quella massima; in sostanza lo Stato ha cercato di ottenere il migliore dei
mondi possibili in cui il bene è prodotto e dove si è in un regime il più possibile vicino a quello di concorrenza
perfetta. Ma il produttore accetterà? Quando intendiamo il profitto come ricavi totali al netto di costi totali,
stiamo prendendo in considerazione l’extraprofitto, cioè stiamo già dando per scontato che questo
produttore in realtà incassi dei soldi che gli coprano la sua attività imprenditoriale e cioè che gli remunerino
il capitale. Quindi il produttore fa un extraprofitto pari a o ma ha avuto la remunerazione della sua attività
imprenditoriale e quindi questo produttore, è vero che ha un extraprofitto pari a 0, ma essendo comunque
remunerata la sua attività imprenditoriale è felice di operare sul mercato. Attraverso la regolamentazione
del monopolio naturale possiamo ottenere una quantità prodotta maggiore rispetto al monopolio, un prezzo
minore rispetto al monopolio ed una produzione privata e non pubblica