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SCIENZA

DELLE FINANZE
05/10

CONTENUTI E FINALITÀ DEL CORSO


La scienza delle finanze è la disciplina che studia le attività del settore pubblico all’interno di un sistema
economico. Se l’economia di mercato venisse lasciata libera di funzionare senza l’intervento statale, ciò che
metterebbe d’accordo gli operatori economici sarebbe il sistema dei prezzi, mentre un intervento statale
significherebbe che accanto al sistema dei prezzi ci saranno delle regole/politiche economiche che
devieranno l’esito cui giungerebbe l’economia con il solo sistema dei prezzi. La scienza delle finanze tratta il
ruolo economico dello stato (operatore pubblico) analizzandolo nelle moderne economie di mercato (prezzi
vs regole). La scienza delle finanze analizza il rapporto tra lo stato nelle sue varie articolazioni istituzionali e
la struttura economica della società (decisioni di spesa, tassazione, regolamentazione ossia in che modo lo
stato interviene nei singoli mercati – intervento microeconomico). Lo scopo della materia è quello di
interpretare al meglio le norme giuridiche positive e le sottostanti ragioni di ordine economico e sociale
Domande a cui risponde la scienza delle finanze:
• Motivi per cui lo stato deve intervenire nel sistema economico
• Strumenti che ha lo stato per intervenire nel sistema economico
• Effetti dell’intervento statale sulla distribuzione del reddito e sul funzionamento dell’economia
• Meccanismi di decisione politica all’origine dell’intervento pubblico

IL SETTORE PUBBLICO
La differenza tra le organizzazioni pubbliche e quelle private è che in un sistema democratico i responsabili
delle pubbliche amministrazioni e della gestione degli enti pubblici sono eletti o nominati da qualcuno che è
stato eletto (rappresentatività democratica è ciò che caratterizza queste figure), cosa che non succede in
un settore privato in quanto, per esempio, noi non eleggiamo l’amministratore delegato di un’azienda
privata. La seconda differenza è che lo stato è dotato di potere d’imperio che le organizzazioni private non
hanno (stato può obbligare il pagamento delle tasse, può decidere chi produce cosa e quindi intervenire nel
lato della produzione addirittura producendo lui, può espropriare la proprietà privata per ragioni di pubblica
utilità come la nazionalizzazione), solo lo stato ha il potere coercitivo per far rispettare le regole
L’operatore pubblico è composto da un complesso molto vasto di enti e si può definire sulla base di due
criteri:
• Criterio istituzionale: raggruppa tutti gli enti che rientrano nell’ambito della proprietà pubblica,
indipendentemente dalla natura pubblica o privata dell’attività che svolgono
• Criterio funzionale: raggruppa tutti i soggetti la cui funzione principale consiste nella produzione di
beni e servizi non destinabili alla vendita oppure nell’operare distribuzione di reddito e ricchezza,
vedremo ciò che un determinato ente fa nel sistema economico (amministrazioni centrali + locali +
enti di previdenza = aggregato delle amministrazioni pubbliche)


IL PESO DEL SETTORE PUBBLICO
L’intervento del settore pubblico è sostanzioso e sostanziale? Che peso ha rispetto al PIL? Quando il settore
pubblico interviene fuori facendo spesa pubblica, per esempio, che percentuale è del PIL (valore dei beni e
servizi finali e prodotti in una economia in un determinato arco temporale)?
Inizialmente (1913) la percentuale del PIL era bassa per la maggior parte dei paesi industrializzati ma con il
passare del tempo, a metà e alla fine degli anni 90, queste cifre cambiano in maniera sostanziale anche per
chi aveva valori molti bassi. Ciò significa che il settore pubblico interviene tanto nell’economia facendo tanta
spesa pubblica rispetto al PIL
Dal 1996 ad oggi, i valori rimangono per lo più immutati aumentando o diminuendo di poco. Quanto riguarda
il Giappone, il Regno Unito e gli Stati Uniti, le loro percentuali di PIL aumentano parecchio continuando ad
aumentare senza rimanere immutate e perdurare allo stesso livello

IL RUOLO DELLO STATO NEL PENSIERO ECONOMICO


La teoria degli economisti (visione macroeconomia) si è evoluta nel tempo per giustificare o meno
l’intervento del settore pubblico nell’economia. Partendo dal 1700 i mercantilisti giustificavano l’intervento
dello stato nel sistema macroeconomico perchè volevano promuovere il commercio e l’industria,
soprattutto rispetto agli stati concorrenti in quanto la potenza di una nazione si misurava sulla base delle
esportazioni (se le esportazioni erano maggiori delle importazioni una nazione era più potente), volevano
intervenire sul commercio estero riducendo le importazioni ad esempio con dei dazi (mercantilismo =
potenza di una nazione cresce grazie alla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni). Ad oggi si è diffusa
l’idea che, anche se le politiche economiche dei paesi occidentali sono riconducibili e ispirate al liberismo, i
loro comportamenti sono piuttosto mercantilisti. La conformazione attuale del capitalismo si avvicina nella
pratica molto di più al mercantilismo corporativistico che al liberismo economico classico
L’economia può essere studiata dal punto di vista micro e macro, micro significa che studiamo il mercato di
un bene domandato e prodotto (auto, regolamentare la forma di mercato che da troppo potere al
produttore) mentre macro si prende in considerazione l’aggregato e il paese con l’intervento dello stato
1776: Adam Smith (laissez faire) prende una posizione netta a favore della riduzione dell’intervento statale
nel sistema economico e la sua argomentazione è che gli agenti economici perseguendo il proprio fine
(utilità-consumatore / profitto-produttore) già fanno il meglio possibile andando anche a vantaggio della
collettività e chiunque intervenga causerebbe un peggioramento dell’esito collettivo. Quindi è buona cosa
che lo stato lasci fare al mercato senza intervenire o senza limitare/regolare l’impresa privata. La concorrenza
tra imprenditori farebbe si che solo chi produce beni per i quali esiste domanda e li offre al minor prezzo
possibile possa sopravvivere sul mercato, infatti l’economia è spinta come da una mano invisibile a produrre
nel miglior modo possibile ciò che i consumatori desiderano
Wilfredo Pareto: ha estremizzato la posizione di Smith, dice che l’esito del mercato e l’equilibrio di mercato
mediato solo dal sistema dei prezzi è già l’ottimo e non è possibile correggerlo facendo stare meglio tutti o
almeno uno senza che qualcuno ci perda (ottimo paretiano / efficienza paretiana). In questo contesto lo
stato non deve assumere nessun ruolo in quanto viene catalogato come elemento di disturbo dell’armonia
del mercato e di conseguenza lo stato non deve intervenire
GRANDE DEPRESSIONE E SECONDO DOPOGUERRA
Inizio 900: crisi degli anni 30 (tasso di disoccupazione alle stelle, PIL subisce drastiche riduzioni) portò a
modificare l’atteggiamento verso lo stato, le economie stanno male e pure i cittadini quindi ci vuole qualcuno
che intervenga. Keynes allora propone l’intervento dello stato facendo politiche macroeconomiche per
contrastare e prevenire le crisi sostenendo il PIL, riducendo la disoccupazione e far star meglio i cittadini. Ce
l’ha fatta perché questo intervento dello stato ha corretto il fallimento del mercato. Nel 1946, nella
legislazione statunitense, attraverso il “Full Employment Act”, venne incorporata l’idea che lo stato avesse il
compito di stabilizzare l’attività economica partecipando direttamente alla produzione
Secondo dopoguerra: lo stato assunse nei paesi occidentali un ruolo molto più attivo nella stabilizzazione
dell’economia, usando le politiche fiscali e di bilancio, la regolamentazione e l’intervento diretto in settori
critici (credito ed energia). Nacquero così degli schemi pubblici di protezione sociale (welfare state) e si
verificò un periodo di prosperità senza precedenti

RITORNO AL MERCATO
70/80: l’intervento statale fallisce, ma anche il mercato fallisce, nel correggere i difetti del mercato perché
con la crisi delle petrolifere (1974-1979) inizia una fase di stagflazione, il welfare state entra in crisi e molti
programmi nati per bilanciare le inadeguatezze del mercato hanno avuto effetti perversi. L’intervento statale
si era dimostrato incapace, quindi era ottimale non intervenire. Da che prima avevamo il fallimento del
mercato (ottimale intervenire), ora abbiamo il fallimento dello stato (ottimale non intervenire)
Stagflazione = stagnazione (livello del PIL basso con trend negativo, sta decrescendo) + inflazione (livello
medio generale dei prezzi cresce)
Non esiste un’unanimità di giudizio, si vengono a creare tensioni tra sostenitori dell’intervento pubblico e
sostenitori del laissez faire (liberismo estremo), questa non un’unanimità delle vedute è vera sia tra gli
economisti sia tra i policy maker

IL RUOLO DELLO STATO IN UNA ECONOMIA MISTA (COSTITUZIONE)


L’economia moderna si può definire un’economia mista nella quale la proprietà dei mezzi di produzione è
sia pubblica che privata. Lo stato modifica il comportamento del settore privato sia volontariamente che
involontariamente mediante regolamentazioni, tributi e sussidi (sanità pubblica, scuole pubbliche, pensioni).
Ciascuno di noi è quindi testimone che lo stato nell’economia interviene
La presenza dello stato nella nostra economia è stabilita dalla costituzione:
• Art. 41: definisce l’ambito dell’intervento pubblico nella regolamentazione dell’economia, per
esempio un cittadino può aprire un’attività privata ma se questa ostacola l’utilità sociale, la sicurezza,
la libertà e la dignità umana verrà bloccata
• Art 42: fissa esplicitamente il carattere misto (pubblico o privato) dell’economia affermando se
l’attività è pubblica o privata e se c’è un eccesso lo stato lo limita
• Art. 43: stabilisce la possibilità di un ruolo dello stato nella produzione
• Art. 53: definisce le caratteristiche generali del sistema tributario, quindi tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche a seconda della loro capacità produttiva (criterio di progressività: se
uno è più ricco paga di più)
• Art. 3 (spese redistributive) e Art. 32 (sanità): pongono le basi per i vari programmi di spesa
Il ruolo dello stato nell’economia:
• Funzione allocativa: lo stato può intervenire nel sistema economico per modificare l’allocazione delle
risorse fra usi alternativi di quelle risorse, questa funzione è motivata dal principio di efficienza
• Funzione distributiva: lo stato può intervenire nel sistema economico per modificare la distribuzione
delle risorse fra soggetti (es. tasso lui per dare a lei) secondo il principio di equità
• Funzione di stabilizzazione: funzione macroeconomica di regolazione dei mercati, l’andamento è
caratterizzato da boom e recessioni e la funzione fa pesare meno la situazione delle recessioni
GLI AGENTI ECONOMICI: ECONOMIA CHIUSA CON SETTORE PUBBLICO

Il mondo fuori, come agenti economici ha le famiglie costituite da persone le quali consumano dei beni e di
conseguenza sono costituite da persone che domandano quei beni (il consumatore di un bene determinerà
la domanda di quel bene), queste famiglie durante la loro attività economica di consumo pagano il
produttore del bene e dopo di che lo consumeranno. Il denaro (consumi), durante l’attività di consumo, va
dalle tasche delle famiglie alle casse di coloro che quei beni li producono, cioè le imprese. Le famiglie però
non svolgono solo l’attività economica del consumo, offrono anche il lavoro alle imprese perché i lavoratori
offrono il lavoro (chi domanda lavoro, offre lavoro e offrono i beni a chi li domanda) che viene remunerato
sotto forma di stipendio (reddito di lavoro). Il salario/profitto va a remunerare il tipo di lavoro che le famiglie
offrono alle imprese, il PIL si trasforma in reddito dato che le imprese che hanno incassato il valore dei beni
prodotti trasformano quel valore sotto forma di redditi o salari. Le imprese hanno prodotto i beni e li hanno
venduti, hanno ottenuto i ricavi di vendita e hanno distribuito i redditi, ma ci sono alcuni beni che vengono
prodotti ma che non vengono utilizzati (beni d’investimento), questi prodotti vengono venduti ad altre
imprese e non alle famiglie (investimenti). Il terzo agente economico è il settore pubblico con il suo
intervento al sistema famiglie e al sistema imprese
Attività del settore pubblico:
• Prelevare denaro dalle tasche delle famiglie (tasse)
• Erogare denaro al sistema famiglie (trasferimenti)
• Produrre e offrire determinati beni e servizi non destinabili alla vendita (spesa pubblica, sanità)
• Complemento dei consumi, cattura principalmente le famiglie, che è quella parte del reddito nelle
tasche delle famiglie che non viene consumata ma risparmiata (risparmi). I risparmi possono essere
depositati in banca o utilizzati per acquistare un’attività finanziaria per conto mio o in mia vece può
farlo la banca o una società finanziaria alla quale ho delegato il compito di occuparsi dei miei risparmi.
Questo acquisto di attività finanziarie mi fa entrare in possesso di un titolo e chi quel titolo lo ha
emesso ha preso parte ai miei risparmi. Queste attività finanziarie sono o pubbliche o private e le può
emettere un’azienda privata (titoli privati) o lo stato (titoli di stato), entrambe emettono titoli per il
denaro e quindi per finanziare il loro fabbisogno finanziario (deficit finanziario, non è coperto dalle
entrate)
PIL basso = redditi bassi (il PIL viene distribuito sotto forma di reddito)



07/10

Noi vogliamo studiare a che cosa ci condurrebbe da solo il mercato, senza l’intervento dello Stato, utilizzando
dei modelli economici che ci descrivano l’equilibrio di mercato e dandogli un giudizio di valore in termini di
efficienza
• Equilibrio di mercato efficiente: dal punto di vista allocativo, non è opportuno alcuno intervento da
parte dello Stato
• Equilibrio di mercato inefficiente: dal punto di vista allocativo, è opportuno un intervento da parte
dello Stato
Tra le due fasi della nostra analisi c’è una differenza, ossia che la prima fase (quella che studia esclusivamente
ciò a cui il mercato conduce) è una fase di analisi positiva (studia/prende atto di ciò che succede) in cui noi
prendiamo atto che le forze di mercato ci condurranno all’equilibrio mentre la seconda fase è una fase di
analisi di tipo normativo (giudica ciò che succede) in cui noi diamo un giudizio all’equilibrio cui giungeremmo
col solo operare del mercato e quel giudizio ci permetterà di dedurre l’opportunità o meno dell’intervento
statale

1. ELEMENTI DI TEORIA DEL CONSUMATORE


ANALISI POSITIVA DELL’EQUILIBRIO DI MERCATO
Quando noi ci riferiamo ad un mercato, stiamo adottando un’ottica microeconomica concentrando la nostra
attenzione sul mercato di un bene o su un sottomultiplo del sistema Paese. Per studiare un mercato, è
necessario studiare il comportamento degli agenti microeconomici, quelli che agiscono su quel mercato e
che sono gli stessi che determinano la domanda di un determinato bene (consumatore) e quelli che operano
dal punto di vista dell’offerta e della produzione di un determinato bene (produttore). Colui che domanda il
bene è il consumatore, colui che produce il bene è il produttore, noi vogliamo studiare il comportamento di
questi agenti per condurre l’analisi positiva e studiare quale sarà l’esito dell’interazione tra il consumatore
ed il produttore, senza che lo Stato intervenga, e quindi studiare quale sarà l’equilibrio di mercato
Perché un consumatore vorrebbe consumare un bene? Perché quel bene arreca un beneficio, in termini
economici parliamo di utilità, quindi la domanda di un bene deriva dall’utilità che il consumo di quel bene
arreca al consumatore di quel bene
Abbiamo 2 beni, il bene x che è quello su cui vogliamo

concentrare l’attenzione e il bene y che è un bene

composito (altri beni). Il consumatore ha a disposizione
• X = bene pane
2 combinazioni diverse del bene x e del bene y, queste
• Y = tutti gli altri beni
due combinazioni le chiamiamo combinazione A e
combinazione B, le combinazioni sono le allocazioni. La • A º (XA; YA)
combinazione A è costituita dalla quantità x con A del • B º (XB; YB)
bene x e dalla quantità y con A del bene y. La • A ≻ B = A è preferito a B
combinazione B è costituita dalla quantità x con B del • B ≻ A = B e preferito a A
bene x e dalla quantità y con B del bene y. Esiste una • A ~ B = A e B sono equivalenti/indifferenti
notazione (simbologia) nella microeconomia quando si
dice che una combinazione di beni (allocazione) è
preferita ad un’altra combinazione di beni (seconda
allocazione)
Nella microeconomia, le preferenze, che derivano dall’utilità che i beni arrecano al consumatore, rispondono
a determinate ipotesi. La prima ipotesi è che il consumatore può sempre scegliere, tra la combinazione A e
la combinazione B, e trova 3 ipotesi, di cui poi ne sceglie una sulla base delle proprie preferenze:
• Ipotesi 1: a è meglio di b
• Ipotesi 2: b è meglio di a
• Ipotesi 3: a e b sono equivalenti/indifferenti
Le preferenze del consumatore sono complete, il fatto che il consumatore sia sempre in grado di scegliere e
di riordinare le allocazioni è sintetizzabile nella completezza delle sue preferenze. Se non sceglie, non è
perché non è capace, ma perché entrambe le allocazioni gli danno la stessa utilità e lo stesso beneficio

La seconda ipotesi è la transitività: al consumatore si presenta una terza • C º (XC; YC)


alternativa (allocazione c) che è costituita dalla quantità x con c del bene x e dalla • A ≻ B e B ≻ C
º
quantità y con c del bene y. La transitività delle preferenze implica che se A è
preferito a B e B è preferito a C, si deduce che A è preferito a C A ≻ C

La terza ipotesi, a cui le preferenze del consumatore rispondono, è la non sazietà. Data quella quantità del
bene y, un incremento della quantità che si può consumare del bene x arrecherà un’utilità maggiore. L’utilità
è sempre maggiore quanto maggiore è la quantità, ciò sta a significare che il consumatore non sarà mai sazio.
In termini economici, si tiene fissa la quantità del bene y e si fa aumentare la quantità del bene x, l’utilità
aumenta al crescere della quantità del bene x data la quantità del bene y che non si tocca
L’ultima ipotesi delle preferenze del consumatore è la convessità. Immaginiamo due allocazioni estreme,
una prima allocazione in cui abbiamo solo il bene x e niente del bene y e una seconda allocazione in cui
abbiamo solo il bene y e niente del bene y, noi però traiamo utilità dal consumo di entrambi i beni, quindi
stare senza uno dei due non è buona cosa e una combinazione intermedia di questi due beni ci farà stare
meglio rispetto all’assenza di uno dei due beni. La convessità è, quindi, la combinazione lineare di quelle due
allocazioni estreme (tolgo un po' di x dalla combinazione A e lo metto nella combinazione B, tolgo un po' di
y dalla combinazione B e lo metto nella combinazione A), creo perciò una combinazione intermedia
Graficamente cercheremo di catturare le preferenze del consumatore. (1) In ascissa abbiamo la quantità del
bene x e in ordinata la quantità del bene y. Ciascun punto di questo piano corrisponde ad una allocazione in
quanto ha un’ascissa che è la quantità del bene x contenuta in quella allocazione e ha un’ordinata che è la
quantità del bene y contenuta in quella allocazione. Questo punto potrebbe essere l’allocazione A la cui
ascissa è XA e l’ordinata YA, un altro punto potrebbe essere l’allocazione B la cui ascissa è XB e l’ordinata YB.
(2) Proviamo ad applicare sul piano il concetto di non sazietà, esistono delle allocazioni su questo piano che
noi riusciamo con certezza a dire che sono allocazioni preferite ad A? Teniamo costante la quantità del bene
y e facciamo aumentare la quantità del bene x, per l’ipotesi di non sazietà so che qualunque punto alla destra
dell’allocazione A a parità di ordinata darà al consumatore un’utilità maggiore a parità del bene y. Ora
teniamo fissa l’ascissa e facciamo aumentare l’ordinata, tutte le allocazioni al di sopra di A a parità di ascissa
vanno preferite ad A perché contengono di più del bene y a parità del bene x. Il sotto-piano ottenuto e
tratteggiato in blu è caratterizzato da una maggiore quantità di x e una maggiore quantità di y rispetto ad A,
quindi qualsiasi allocazione che si trovi qui sarà un’allocazione che il consumatore preferisce ad A. (3) Il
semipiano tratteggiato in rosso è l’insieme di tutte le allocazioni non preferite ad A. (4) Ora disegniamo una
curva, una funzione, che catturi l’insieme delle allocazioni che danno la stessa utilità al consumatore. La
curva dovrà passare dai semipiani tratteggiati in verde per avere la stessa utilità, senza toccare il semipiano
blu e quello rosso in quanto se tocca il semipiano blu l’utilità è maggiore mentre se tocca il semipiano rosso
l’utilità è minore, quindi l’andamento della curva sarà negativo (curva negativamente inclinata - iperbole).
Se mi posiziono su qualunque punto appartenente alla curva verde l’utilità che il consumatore trae da quella
allocazione sarà identica all’utilità dell’allocazione A. Infatti, prendendo un punto D io so per certo che per il
consumatore consumare A o D è indifferente perché l’utilità di A e l’utilità di D sono uguali. Per l’ipotesi di
transitività, l’allocazione B sarà preferita ad A e di conseguenza anche a D siccome A e D sono equivalenti.
Per l’ipotesi di completezza, il consumatore è in grado di ordinare qualsiasi punto su questo piano e sa
scegliere. (5) Il fatto che B sia preferibile ad A, implica che se volessi tracciare una curva che catturi l’insieme
di tutte le combinazioni di x e y che diano la stessa utilità di B otterrei un’altra iperbole che giace alla destra
dell’altra iperbole. Possiamo ottenere così la mappa delle curve di indifferenza, un insieme delle infinite
iperboli, ciascuna delle quali è parametrizzata da un’utilità diversa (cattura le preferenze del consumatore)
Y

• A ~ D = A e D sono indifferenti
B • B ≻ A = B è preferito a A
YB
• • B ≻ D = B è preferito a D

• UB > UA = maggiore
UB
YA • A • UA = tutti i punti danno la stessa utilità di A
D • UB = tutti i punti danno la stessa utilità di B
• UA

XA XB X



Mappa delle curve di indifferenza
• C • D
U3 • U3 > U2 > U1 > U0
• D ≻ C ≻ B ≻ A
A B U2 • A ~ E
• •
E U1

U0

Tutti i punti su U0 avranno la stessa utilità, lo stesso vale per le altre iperboli. Spostandosi su una curva di
indifferenza a destra l’utilità cresce (il consumatore sta meglio) per questo è preferibile U3 e, sempre per
questo, l’allocazione D è preferibile. L’andamento di questi rami di iperbole si definisce confesso siccome
hanno la “gobbetta” rivolta verso l’origine degli assi
Dal punto di vista economico, convessità significa che se ho due
allocazioni (estreme) che danno al consumatore la stessa utilità e • A
prendo una combinazione lineare di queste due allocazioni, cioè
un’allocazione che si trova su un segmento che li congiunge, il
consumatore ottiene un’utilità maggiore e quindi preferita. • C
Qualsiasi punto che si troverà su quel segmento sarà preferibile
ad A e a B in quanto la sua curva di indifferenza si trova alla destra B

dell’altra. Una curva che si trova sulla destra è parametrizzata da
un’utilità maggiore
Esiste un vincolo per il consumatore data l’ipotesi di convessità? Non può acquistare una quantità infinita di
bene x e di bene y. Il vincolo a cui il consumatore è soggetto è il denaro che possiede, il reddito, e quando
andrà ad acquistare un determinato bene dovrà pagare (prezzo unitario bene x – prezzo unitario bene y).
Ciò viene denominato vincolo di bilancio
• Px = prezzo unitario del bene x
• Py = prezzo unitario del bene y
• P x Q = spesa
• Pxx = spesa bene x
• Pyy = spesa bene y
• M = reddito
• Pxx + Pyy £ M = vincolo
Ora, sul piano, tracciamo le combinazioni di x e y che esauriscono il mio reddito. Teniamo conto un reddito
di 100€ e un prezzo unitario di x e y di 1€. (1) Immaginiamo che vogliamo destinare tutto il nostro reddito
all’acquisto del bene x (posso acquistare 100 unità) e quindi le coordinate 100 – 0 esauriranno il mio reddito.
(2) Ora immaginiamo che vogliamo destinare tutto il nostro reddito all’acquisto del bene y (posso acquistare
100 unità) e quindi le coordinate 0 – 100 esauriranno il mio reddito. (3) Ora immaginiamo di comprare 50
unità del bene x (il mio reddito ora va a 50€) e poi 50 unità del bene y (ho esaurito il mio reddito). (4) Ora
eseguo l’interpolazione di quei punti che esauriscono il mio reddito, lungo quel segmento ho l’insieme dei
punti che mi posso permettere di acquistare esaurendo il reddito. (5) Questi, alla sinistra del segmento, sono
i punti che posso acquistare e che mi lasceranno una parte del mio reddito, se sto dentro la frontiera non
esaurisco il reddito ma se sto lungo la frontiera esaurisco il reddito. (6) Dobbiamo stabilire qual è il miglior
bene (preferenze) che il consumatore può permettersi di acquistare (vincolo di bilancio) e dal punto di vista
matematico questo è un problema di massimo vincolato. Esiste un altro bene, rispetto a quello rosa, che da
un’utilità maggiore, quello verde acqua siccome si trova alla destra dell’altro ed è preferibile, il consumatore
se li può permettere entrambi. Il migliore possibile però è quello associato alla curva di indifferenza più a
destra possibile dato il vincolo, cioè quello tangente al vincolo perché oltre a quello non si può andare. Posso
creare anche un’altra curva, non associata al segmento, ma i punti su quella retta non me li posso permettere


100 •

• UMAX



Y* 50 • •

U1
U0
• •
50 100

X*

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Nell’altra lezione abbiamo visto come un consumatore rappresentativo si comporta nel momento in cui deve
decidere quanto domandare di un bene e nel momento in cui deve operare una scelta tra il bene x ed il bene
y. Questa scelta è basata sulle sue preferenze e sul suo reddito (vincolo di bilancio che dipende dal suo
reddito e dai prezzi). Abbiamo capito che quanto più a destra il consumatore sta, tanto meglio sta. Allora il
problema del consumatore si traduce nel, dal punto di vista grafico, posizionarsi su una curva di indifferenza
più a destra possibile ma rispettando sempre il vincolo di bilancio (triangolo la cui frontiera, l’ipotenusa,
cattura tutte le allocazioni che il consumatore può permettersi di acquistare esaurendo il suo reddito. Se sta
all’interno dell’area, invece, non esaurisce il suo reddito)
Rivediamo il vincolo di bilancio graficamente. Avevamo detto che
il segmento intersecava l’asse delle ascisse nel punto 100-0 e
l’asse delle ordinate nel punto 0-100 e ciò significa che il
consumatore, con un reddito di 100€ e un prezzo unitario di 1€ sia
per il bene x che per il bene y, poteva permettersi o 100 unità del
bene x o 100 unità del bene y esaurendo il suo reddito (tutte le
allocazioni sul segmento sono acquistabili dal consumatore ma
esauriscono il suo reddito). Dal punto di vista grafico, il punto che
soddisfa il vincolo e che permette di raggiungere la curva di
indifferenza il più a destra possibile è il punto di tangenza (1), 100 •
potrei comunque andare oltre quel punto ma non soddisferei il
vincolo di bilancio. Quindi l’utilità, alla quale è parametrizzata la * Punto di tangenza

curva di indifferenza tangente al vincolo, è la massima utilità Y

raggiungibile dal consumatore dato il suo vincolo di bilancio, ossia UMAX


dati i prezzi unitari dei beni e dato il suo reddito. Il punto di •
tangenza è proprio il punto che il consumatore sceglie, (2) l’ascissa 100
sarà la quantità del bene x che il consumatore domanda e
l’ordinata sarà la quantità del bene y che il consumatore domanda. X*
Questa quantità non sarà necessariamente la quantità che lui
userà in quanto è ciò che egli domanderebbe qualora i prezzi
sarebbero effettivamente quelli

SIGNIFICATO ECONOMICO DEL PUNTO DI TANGENZA


Dal punto di vista grafico, succede che la pendenza del vincolo di bilancio è uguale alla pendenza della
tangente della curva di indifferenza, cioè il vincolo di bilancio è tangente alla curva di indifferenza. La
pendenza del vincolo di bilancio ha un particolare significato economico e la tangente della curva di
indifferenza ne ha un altro, ma nel punto di tangenza sono la stessa cosa
Immaginiamo di essere in un determinato punto del piano in cui ho un’ascissa ed un’ordinata, quindi sto
domandando una determinata quantità del bene x ed una determinata quantità del bene y. Immaginiamo
di voler incrementare di 1 unità il bene x, ciò significa che quell’unità la devo comprare e l’unità costa (PX) e
significa che destino a quella spesa del bene x del denaro in più. Quindi quel PX, che ho destinato all’acquisto
di un’unità in più del bene x, lo devo togliere dall’acquisto del bene y. La scelta di acquistare 1 unità in più
del bene x implica necessariamente di togliere PX dalla spesa del bene y. Per capire quel – PX a quante unità
del bene y corrisponde, devo dividere per il prezzo unitario del bene y (se -PX corrisponde a -2 e se ciascuna
unità del bene y costasse 4 dovrei togliere mezza unità)
• - PX = denaro che devo togliere dalla spesa del bene y
• - PX/PY = unità di bene y a cui DEVO rinunciare per poter acquistare 1 unità in più del bene x
Pendenza del vincolo di bilancio. (1) Immaginiamo di dividere la quantità del bene x in tanti segmenti pari ad
1, ovunque io sia posso decidere di incrementare di 1 unità il bene x. (2) Partiamo, per esempio, dal terzo
segmento. Se io volessi acquistare questa quantità del bene x, potrei acquistare una determinata quantità
del bene y (linea tratteggiata corrispondente al punto dove cade la linea tratteggiata del bene x). (3)
Immaginiamo, a questo punto, di voler incrementare di 1 unità il bene x. Come si può ben vedere dal grafico,
per potermi permettere 1 unità in più del bene x devo necessariamente rinunciare a qualcosa del bene y (Y0
< Y1). (4) Ora guardiamo i due segmenti evidenziati in viola, sappiamo cos’è il segmento verticale fratto il
segmento orizzontale? È il coefficiente angolare, cioè la pendenza, del vincolo di bilancio. Quindi,
economicamente, il coefficiente angolare (Y1 – Y0/X1 – X0) corrisponde a - Px/PY e mi cattura le unità del bene
y alle quali io devo necessariamente rinunciare per poter acquistare 1 unità in più del bene x


• Y1 – Y0 = unità a cui rinuncio del bene y


• X1 – X0 = 1 unità in più del bene x
• Y1 – Y0/X1 – X0 = unità del bene y a cui
DEVO rinunciare per poter acquistare Y0 •
Y1 •
1 unità in più del bene x
• Y1 – Yo/X1 – Xo = - Px/PY


X0 X1

Pendenza della tangente della curva di indifferenza. Quando abbiamo a che fare con la curva di indifferenza
non dobbiamo più parlare di DOVERE ma dobbiamo parlare di VOLERE siccome non parliamo più di qualcosa
a cui siamo vincolati da ciò che abbiamo in tasca e quindi non necessariamente lo dobbiamo fare, ma
parliamo di qualcosa che vogliamo fare perché ha a che fare con le nostre preferenze. La curva di indifferenza
dice la combinazione di tutti i punti/le allocazioni che danno al consumatore lo stesso livello di utilità,
significa che consumando ciascuno dei punti appartenenti ad una determinata curva di indifferenza il
consumatore sta bene allo stesso modo. Tuttavia la curva di indifferenza è inclinata negativamente, ossia
per stare bene allo stesso modo io aumento la quantità di un bene e diminuisco la quantità dell’altro bene.
Quindi il fatto che sia negativamente inclinata significa che, consumando qualcosa in più di un bene e
consumando qualcosa in meno dell’altro bene, io sto bene uguale. In economia, la pendenza della curva di
indifferenza ha un nome, si chiama saggio marginale di sostituzione (SMS), “marginale” deriva dal fatto che
siamo al limite del rapporto incrementale e che abbiamo a che fare con delle derivate mentre “saggio di
sostituzione” vuol dire che è un rapporto di sostituzione tra i due beni (come li sostituisco a ciò che uso pur
di star bene allo stesso modo)
Immaginiamo che la curva di indifferenza sia segmentata e abbiamo fatto in modo che il delta (l’ampiezza)
dell’ascissa sia sempre 1. (1) Essendo partiti dal livello X0, significa che per avere un’utilità pari a Û voglio
consumare X0 e Y0. (2) Immaginiamo di voler aumentare di 1 il bene x, pur di andare in X1, mantenendo
sempre un livello di soddisfazione pari ad Û, io sono disposta a rinunciare a qualcosa del bene y passando da
Y0 ad Y1. La pendenza di tutti i segmenti, se la curva fosse tutta segmentata, mi catturerebbe la quantità del
bene y a cui è disposto a rinunciare il consumatore pur di acquistare una maggiore quantità del bene x. La
derivata di una curva, altro non è che la tangente di quella curva, ossia il limite del rapporto incrementale.
Quindi passato dal discreto (segmentata) al continuo (non segmentata), la pendenza della tangente in un
punto a quanto il consumatore è disposto a rinunciare del bene y per incrementare il bene x

• Y1 – Y0 = unità di y a cui voglio rinunciare pur di



aumentare di 1 unità il consumo di x
Y0 •
• X1 – X0 = una unità in più del bene x
Y1 – Y0/X1 – X0 = unità del bene y a cui VOGLIO Y1 •
rinunciare pur di aumentare 1 unità in più del
bene x Û
• ry/rx = nel discreto, segmentata (delta)
• ∂y/∂x = nel continuo, non segmentata (derivata)
X0 X1
Differenza:
• La pendenza di una tangente di una curva di indifferenza cattura ciò che il consumatore vuole fare e
quindi ciò che è disposto a fare
• La pendenza del vincolo di bilancio cattura ciò che il consumatore deve fare tenendo conto del suo
reddito e dei prezzi dei beni
Nel punto di tangenza, tra il vincolo di bilancio e la curva di indifferenza, i due concetti sono uguali, significa
che in questo punto ciò che deve e ciò che vuole il consumatore sono la stessa cosa. Per questo, il
consumatore farà la propria scelta sulla base di ciò che vuole coordinando la sua volontà con ciò che deve e
la scelta cadrà nel punto in cui ciò che deve è uguale a ciò che vuole
L’ascissa del punto di tangenza è quanto il consumatore domanda del bene, dati prezzi, quindi ora
rappresentiamo tutte le infinite combinazioni di quantità domandata e relativo prezzo, cioè rappresentiamo
effettivamente la domanda del bene x che mi dice come varia la domanda del bene x al variare dei prezzi del
bene x. Catturiamo così la domanda del bene x che è una relazione tra quantità domandata e prezzo. Quando
cambia il prezzo del bene x, dal punto di vista grafico, non cambia la preferenza ma cambierà il vincolo di
bilancio. (1) Sempre con un reddito pari a 100€ e partendo dal vincolo di bilancio di ieri (100-0;0-100),
immaginiamo che il prezzo del bene x raddoppi, a parità di tutte le altre condizioni e quindi con lo stesso
prezzo unitario per il bene y e con lo stesso reddito (2€). Destinando tutto il reddito al bene y posso ancora
acquistare 100 unità ma se destino tutto il mio reddito al bene x posso acquistare 50 unità (100 : 2) e ottengo
così un nuovo vincolo di bilancio. Significa, quindi, che al crescere del bene x diminuisce la mia possibilità
di acquisto (triangolo rosso), osservo anche che il vincolo di bilancio è diventato più pendente/ripido. Ora
immaginiamo il punto di tangenza (la mappa delle curve di indifferenza non si deve mai intersecare altrimenti
viene violata la condizione di transitività). Nel caso nero avremmo un determinato punto di tangenza
(evidenziamo solo x in quanto ci stiamo concentrando sul variare dell’ascissa) dove domanderò la quantità
X*, mentre quando il prezzo del bene x è raddoppiato domanderò sicuramente una quantità minore.
Traduciamo il grafico in un altro grafico dove vogliamo trovare dei punti immagine (trovare i punti di
tangenza e tracciare/proiettare le immagini sul piano x;PX) quando il prezzo è 1 e quando il prezzo è 2. (2)
Ora devo interpolare i punti di tangenza, la forma può essere lineare o un ramo di iperbole ma basta che il
suo andamento sia decrescente. Ciò che otteniamo è la funzione di domanda del bene x che da tutte le
possibili combinazioni quantità domandata-prezzo del bene x, ci dice inoltre come varia la domanda del bene
x al variare dei prezzi. Per il fatto che la curva è decrescente e negativamente inclinata concludiamo che
all’aumentare del prezzo (passa da quello nero a quello rosso) si riduce la quantità domandata e ciò avviene
necessariamente. Quindi la funzione di domanda del bene x è una funzione negativamente inclinata sul piano
x – PX, la quantità domandata decresce all’aumentare del prezzo o aumenta al diminuire del prezzo



••
100

• • • PX = 1
• PY = 1
• • • M = 100
50 100 • PX1 = 2
X*1 X* • PY = 1
• M = 100





P X1 = 2 •

PX = 1 •
Funzione di domanda del bene x

X*1 X*

12/10

Quello che studiamo adesso è come la funzione di domanda del bene si può spostare nel piano, proviamo a
capire come cambiano le cose al variare del reddito
Differenza:
• Muoversi lungo la curva della funzione di domanda del bene: significa che stiamo analizzando come
varia la quantità domandata al variare del prezzo, lungo la curva esistono due grandezze che sono la
quantità domandata e il prezzo
• Spostarsi su un’altra curva della funzione di domanda del bene: significa che stiamo facendo variare
un’altra grandezza
Variazione del reddito: immaginiamo che il reddito del consumatore non sia più 100 ma sia 200, proviamo a
ragionare come il vincolo di bilancio del consumatore sia dato un reddito di 200€ ed i soliti prezzi unitari del
bene x e del bene y (1€), quindi a parità di tutte le altre condizioni. Immaginiamo di destinare il nostro reddito
ad un solo bene alla volta, nel caso nero avremmo 100 unità per il bene x qualora il consumatore fosse
destinare tutto il reddito all’acquisto del bene x o 100 unità per il bene y qualora il consumatore volesse
destinare tutto il reddito all’acquisto del bene y e quindi il vincolo di bilancio passa per i punti di coordinate
100-0 e 0-100. (1) Ora il reddito è aumentato diventando 200, a parità di tutte le altre condizioni, quindi
qualora il consumatore volesse destinare tutto il reddito al bene x potrà acquistare 200 unità del bene x
mentre se lo volesse destinare tutto al bene y potrà acquistare 200 unità del bene y, il vincolo di bilancio
quindi, ottenuto interpolando i due punti, passa per i punti di coordinate 200-0 e 0-200. Deduciamo così che
il nuovo vincolo di bilancio è parallelo al precedente ma è traslato più a destra, la sua pendenza, rapporto
tra i prezzi con il meno davanti, che cattura a quante unità del bene y deve rinunciare per poter acquistare
1 unità in più del bene x, non è cambiata perché è uguale alla pendenza dell’altra interpolazione. Tuttavia
aver un reddito maggiore amplia le possibilità di acquista di un consumatore, da che le sue possibilità erano
rappresentate dal triangolo nero ora sono rappresentate dal triangolo verde. Andiamo a vedere che cosa
sceglierà, quindi andiamo a vedere qual è la migliore allocazione a seguito delle sue preferenze. Disegniamo
i punti di tangenza iniziali con le relative curve di indifferenza, concentrandoci sul bene x siccome è la sua
domanda che vogliamo studiare. Otteniamo quindi le quantità del bene x scelta dal consumatore, ossia la
quantità del bene x domandata con un reddito pari a 100 e la quantità del bene x domandata con un reddito
pari a 200. Abbiamo concluso che la quantità del bene x domandata cresce al crescere del reddito, il punto
che abbiamo ottenuto apparterà alla funzione di domanda ma non è esattamente la funzione di domanda
perché la funzione di domanda è l’insieme di tutte le possibili combinazioni quantità domandata-prezzo.
Studiamo quindi come questo nuovo reddito e se questo nuovo reddito da luogo ad una nuova funzione di
domanda del bene x e ragioniamo con il metodo di variazione del prezzo del bene x, facendolo raddoppiare.
Confrontiamo i due beni (X* e X*1) ottenuti con quello che otterremo con un nuovo prezzo unitario del bene
x pari a 2€, a parità di tutte le altre condizioni, inoltre otterremo così una nuova funzione di domanda del
bene x per il caso nero e una nuova funzione di domanda del bene x per il caso verde e poi le confronteremo.
Disegniamo quindi un nuovo piano dove tracciamo la funzione di domanda, cioè un piano che in ascissa ha
la quantità domandata e in ordinata ha il prezzo unitario. (2) Esaminiamo il caso nero, se il consumatore
volesse destinare l’intero reddito al bene x potrà acquistare 50 unità del bene x in quanto il prezzo unitario
del bene x è raddoppiato mentre se volesse destinare l’intero reddito al bene y potrà acquistare sempre 100
unità in quanto il prezzo del bene y non è variato, significa che il nuovo vincolo di bilancio del caso nero
passerà per i punti di coordinate 50-0 e 0-100 e che la quantità del bene x domandata si ridurrà. Ora traccio
i due punti del caso nero sul piano di sotto con coordinate X*-1 e X*1-2, l’interpolazione dei punti immagine
ci da luogo alla funzione di domanda del bene x che sarà negativamente e decrescente perché al crescere
dei prezzi si riduce la quantità domandata (se aumenta l’ordinata si riduce l’ascissa e viceversa). Tutti i punti
appartenenti a questa funzione di domanda hanno in comune la caratteristica che sono entrambi riferiti ad
un reddito pari a 100, quindi possiamo chiamarla “funzione di domanda del bene x parametrizzata ad un
reddito pari a 100”. (3) Ora applichiamo la statica comparata al caso verde, con il reddito pari a 200 faccio
variare il livello dei prezzi facendo raddoppiare il prezzo unitario del bene x. Se il consumatore volesse
destinare l’intero reddito al bene x potrà acquistare 100 unità del bene x in quanto il prezzo unitario del bene
x è raddoppiato mentre se volesse destinare l’intero reddito al bene y potrà acquistare sempre 200 unità in
quanto il prezzo del bene y non è variato, significa che il nuovo vincolo di bilancio del caso nero passerà per
i punti di coordinate 100-0 e 0-200 e che la quantità del bene x domandata si ridurrà. Notiamo che, rispetto
alla quantità domandata (X*1) con prezzi unitari pari a 1, la quantità domandata, dopo aver applicato la
statica comparata, sarà minore rispetto a quella iniziale del caso verde. Ora tracciamo i punti immagine del
caso verde che avranno coordinate X*1-1 e X*11-2, l’interpolazione dei punti immagine ci da luogo ad una
funzione di domanda dove tutti i punti avranno la stessa caratteristica, ossia un reddito pari a 200 e quindi
possiamo chiamarla “funzione di domanda del bene x parametrizzata ad un reddito pari a 200”
Dal punto di vista grafico, abbiamo concluso che la funziona di domanda di un bene si sposta nel piano verso
destra al crescere del reddito, la relazione tra quantità domandata-prezzo rimane sempre decrescente (al
crescere del prezzo si riduce la quantità domandata) ma se ho un reddito maggiore posso permettermi di
domandare una quantità maggiore di quel bene. Se la funzione di domanda fosse più a sinistra si dice che la
domanda cala

• PX = 1 200 •
• PY = 1
100 •
• M = 100
• PX = 1 •
• • •
• PY = 1 • • •
• M1 = 200 50 100 200
• PX1 = 2
• PY = 1
• M = 100 PX1 = 2
• PX1 = 2 PX1 = 2 • •
DX1 (M1 = 200)
• PY = 1 DX (M = 100)
PX = 1 • •
• M1 = 200 PX = 1
X* X*1
X*1 X*11

Quelli che stiamo facendo si chiamano esercizi di statica comparata, significa che teniamo fisse alcune
condizioni e ne facciamo variare soltanto una

CASO 1: BENI COMPLEMENTARI


Cosa succede alla domanda del bene x se a variare non è il prezzo del
bene x ma è il prezzo del bene y? Prima di tutto sappiamo che
l’andamento delle curve di indifferenza, che catturano le preferenze
del consumatore, che non è minimamente intaccato ne dal reddito ne
dai prezzi, quindi le curve di indifferenza continueranno per la loro
strada. Quello che cambia però, quando cambiano i prezzi e/o quando
cambia il reddito, è il vincolo di bilancio. Partiamo sempre dal caso
nero, quindi da una situazione in cui i prezzi unitari sono 1 ed il reddito
è 100, e vediamo cosa succede quando a variare è il prezzo unitario
del bene y e anziché farlo aumentare lo faccio ridurre (da 1 lo faccio
diventare 0,5 e significa che possiamo permetterci il doppio del
consumo del bene y). Proviamo quindi a vedere, dal punto di vista
grafico, che cosa succede al vincolo di bilancio partendo da una
200 •
situazione in cui il vincolo di bilancio ha coordinate 100-0 e 0-100. (1)
La situazione rossa è tale per cui varia il prezzo unitario del bene y
diminuendo a 0,5 a parità di tutte le altre condizioni, quindi sempre 100 •
con un reddito pari a 100 e con un prezzo unitario del bene x pari a 1. • •
Qualora il consumatore volesse destinare l’intero reddito all’acquisto
del bene x potrà acquistarne 100 unità mentre se volesse destinare •
l’intero reddito all’acquisto del bene y potrà acquistarne 200 unità 100
siccome il prezzo è dimezzato, il nuovo vincolo di bilancio avrà le 100
coordinate pari a 100-0 e 200-0 e, in merito ad esso, abbiamo
X* X*1
concluso che è diventato più pendente esattamente come lo era
diventato facendo aumentare il prezzo del bene x. Tuttavia quel
vincolo di bilancio, più ripido a causa del fatto che è aumentato il
prezzo del bene x, ha ridotto le possibilità di scelta del consumatore,
qui invece succede che la riduzione del prezzo del bene y ha ampliato
le possibilità di acquisto e di scelta del consumatore. Ora proviamo a
vedere cosa succede alla domanda del bene y, potrebbe succedere
che inizialmente la domanda è X* (riferita al caso nero) e che poi
diventi X*1 (riferita al caso rosso) e che quindi sia maggiore (X*1 > X*)

Spiegazione economica del grafico: significa che si è ridotto il prezzo di


un altro bene ed è aumentata la domanda di questo bene. Due beni
complementari (vedi es.) ci portano alla conclusione che al ridursi del
PX prezzo di un bene aumenta la domanda dell’altro, significa che quando
i beni sono complementari al diminuire del prezzo di un bene aumenta
la domanda del bene complementare. (Esempio blu) Ciò significa che
sul piano x-PX la funzione di domanda avrà, per esempio, l’andamento
DX (PY = 0,5) rappresentato e tutti i punti appartenenti a questa funzione saranno i
punti della domanda x quando il livello dei prezzi del bene y è pari a 1.
DX (PY = 1)
Abbiamo ottenuto che, quando il prezzo unitario del bene y si è
X dimezzato, la domanda del bene complementare x è aumentata e ciò
significa che la funzione di domanda del bene x, quando il prezzo del
bene y è 0,5, sarà a destra e quindi è aumentata
Es. immaginiamo che tutti noi beviamo il caffè zuccherato e quindi che il bene x sia il caffè ed il bene y sia lo
zucchero. Il prezzo del bene y si riduce e ciò significa che ci possiamo permettere una quantità maggiore di
zucchero. Ma noi vogliamo sapere anche la quantità di caffè, dal momento che noi il caffè lo beviamo
zuccherato consegue il fatto che se c’è più zucchero deve esserci anche più caffè. In questo esempio, il caffè
e lo zucchero sono due beni che, per soddisfare un nostro bisogno, vengono utilizzati in modo complementare
(beni complementari – beni che vengono usati congiuntamente nel soddisfacimento di un nostro bisogno)

CASO 2: BENI SOSTITUTI


Beni sostituti: beni il cui utilizzo/consumo è alternativo per soddisfare un bisogno (beni che si possono
sostituire). Succede che sostituisco nella mia combinazione quello che è diventato più conveniente e riduco
quello il cui prezzo non è cambiato, quindi sostituisco la mia composizione di consumo a favore di quello che
è diventato più conveniente. Il loro uso, cioè, è alternativo nel soddisfacimento di un bisogno
Esempio burro e margarina: il prezzo del burro (bene y) diminuisce
mentre quello della margarina (bene x) rimane costante, parlando
200 •
di beni sostituti significa che se devi ungere la teglia vanno bene
sia il burro che la margarina. Ora tracciamo un’altra curva di •
indifferenza tenendo conto che se esiste questa non può esistere 100 •
quella del caso sopra in quanto le curve di indifferenza non si
intersecano. (1) Immagino sempre che il prezzo del bene y si sia •
dimezzato (da 1 è diventato 0,5), a parità delle altre condizioni e

quindi con un reddito di 100 e un prezzo unitario del bene y pari a 100
1. Nel caso nero otteniamo la quantità domandata di margarina X*1 X* 100
quando il prezzo del bene x era 1 (X*) mentre nel caso rosa
otteniamo la quantità di margarina domandata quando il prezzo
del bene x era 0,5 (X*1). La situazione è identica a quella del caso
sopra ma questo grafico va nella direzione opposta, si è sempre
dimezzato il prezzo del bene y ma la quantità domandata del bene
x si è ridotta. Vediamo cosa succede alla funzione di domanda del DX (PY = 1)
bene x, fermo restando che la funzione di domanda del bene x si
DX (PY = 0,5)
traccia sempre sul piano x-PX. Succederà che, se al diminuire del
prezzo del bene y la domanda si è ridotta, la funzione del bene x si
troverà alla sinistra e non più alla destra

CASO 3: BENI INDIPENDENTI


I due beni potrebbero anche essere il burro ed il

nylon, se il prezzo del nylon varia ci sono effetti sul
burro? No, quindi c’è un terzo caso in cui i due beni
sono completamente indipendenti senza essere
complementari o sostituti. Nell’esempio l’ordinata è
raddoppiata siccome si è dimezzato il prezzo del 200 •
bene y. Due beni sono indipendenti nel caso in cui il •
punto di tangenza del primo segmento è nello stesso 100 •

punto del punto di tangenza del secondo segmento DX (∀ PY)
(esattamente sopra – X* coincide con X*1). Quindi si •
è ridotto il prezzo di y ma la quantità domandata di 100
x non varia, perché il fatto che il nylon costi la metà
X*
non influenza il consumo del burro. Significa che sul III
piano x-PX, rappresentiamo la domanda del bene x X*1
qualunque sia (per ogni = ∀) il prezzo del bene y
La natura diversa dei due beni ha un impatto sulle forme delle curve di indifferenza tale per cui:
• Beni complementari: il punto di tangenza è più a destra
• Beni sostituti: il punto di tangenza è più a sinistra
• Beni indipendenti: il punto di tangenza è esattamente sopra
14/10

2. ECONOMIA DEL BENESSERE: ECONOMIA DI PURO SCAMBIO


Ora vediamo cosa succede all’economia se viene lasciata libera di aggiustarsi da sola senza l’intervento dello
Stato, il primo passo che faremo è studiare l’esito di mercato quando nel mercato esistono soltanto
consumatori. Significa che esistono due consumatori e due beni, ogni consumatore (A e B) al momento della
nascita ha una certa quantità del bene x ed una certa quantità del bene y (chiamate dotazioni). Se i due
consumatori non sono contenti e soddisfatti di ciò che hanno (dotazione iniziale), cosa potranno fare?
Possono scambiarsi i beni tra di loro, è un vero e proprio baratto denominato “economia di puro scambio”,
cioè un’economia dove non c’è produzione. Quello che faremo è studiare il comportamento congiunto di
questi due consumatori e vedere come e dove questo comportamento li porta
Ragionamento: svolgiamo un’analisi positiva, cioè dove conduce l’esito dello scambio ed introduciamo un
giudizio di valore (L’esito dello scambio è in qualche modo migliorabile? C’è un esito diverso da quello del
puro scambio che potrebbe migliorare le cose per almeno A o B senza che l’altro stia peggio?). Ossia, la
migliorabilità di quell’esito dipende dallo star bene/meglio di almeno uno dei due senza che il secondo stia
peggio perché qualora quell’esito fosse migliorabile, soltanto dal punto di vista di uno dei due consumatori,
non sarebbe opportuno che l’entità (Stato) intervenga per fare in modo che l’esito sia a favore di uno e non
dell’altro
La nostra conclusione sarà, dal punto di vista della sola efficienza dello scambio:
• L’esito è migliorabile: si ma solo per uno senza che l’altro ci perda
• L’esito non è migliorabile: non è opportuno che lo Stato intervenga

STUDIO CONGIUNTO DELLA SCELTA DI CONSUMO DEI CONSUMATORI


Dobbiamo riuscire a trovare un espediente geometrico/un espediente grafico che consenta di studiare
contemporaneamente la scelta di consumo del consumatore A e la scelta di consumo del consumatore B.
Prima di studiarli congiuntamente, proviamo a studiarli disgiuntamente. Avremo il consumatore A, le cui
preferenze sono rappresentabili sul piano x-y attraverso la mappa delle curve di indifferenza, che sappiamo
essere convesse e inclinate negativamente. Per dire che ci stiamo riferendo al consumatore A, diciamo che
il suo punto di vista si trova all’origina degli assi. Ora, come abbiamo fatto per l’altro consumatore, su un
altro piano tracciamo la prospettiva del consumatore B, anch’egli lo studiamo attraverso la mappa delle
curve di indifferenza. Su questi piani possiamo anche rappresentare il punto delle dotazioni dei consumatori,
il punto delle dotazioni del consumatore A sarà un punto di coordinate XA-YA dove XA rappresenta la quantità
del bene x di cui il consumatore è dotato alla nascita mentre YA rappresenta la quantità del bene y di cui il
consumatore è dotato alla nascita, lo stesso vale per il consumatore B

Y Y


YA •

YB •

A XA B
X XB X

Qual è la quantità presente in questa economia del bene x e qual è la quantità presente in questa economia
del bene y? La quantità presente in questa economia del bene x è la somma delle dotazioni di questi due
consumatori (X = XA + XB) in quanto si tratta di un’economia dove non vi è il sistema della produzione e quindi
quello che hanno i due consumatori corrisponde a quello che è presente nell’economia. Lo stesso vale per il
bene y, quindi la quantità presente nell’economia del bene y corrisponde alla somma delle dotazioni di bene
y di cui dispongono i due consumatori (Y = YA + YB)
STUDIO CONGIUNTO DELLA SCELTA DI CONSUMO DEI CONSUMATORI: SCATOLA DI EDGEWORTH
Ora vogliamo unire i due grafici, quello del consumatore A e quello del consumatore B. In pratica, dobbiamo
prendere il grafico rosso del consumatore B, capovolgerlo e metterlo sopra al piano verde del consumatore
A. Per il consumatore B, la quantità del bene x cresce muovendosi dall’origine verso il basso mentre la
quantità del bene y cresce muovendosi dall’origine verso sinistra. Per il consumatore A, la quantità del bene
x cresce muovendosi dall’origine verso destra mentre la quantità del bene y cresce muovendosi dall’origine
verso l’alto. Il punto della dotazione del consumatore A vedremo che coinciderà con il punto della dotazione
del consumatore B siccome abbiamo posto l’origine degli assi del consumatore B in alto a destra, in modo
tale che i suoi assi si intersechino nel punto in cui abbiamo la quantità totale del bene x e la quantità totale
del bene y. Si è venuto così a creare un rettangolo all’interno dei due piani, la cui dimensione è la dimensione
dei beni presenti nell’economia quindi la quantità totale del bene x è la dimensione della larghezza mentre
la quantità totale del bene y è l’altezza del rettangolo

Y
XB
B
X Y
YB
YA • YB


YA


X
A X
XA
Y
XA XB

A questo punto dobbiamo capire in che modo, eventualmente, questi consumatori vorrebbero, qualora lo
vogliano effettivamente, scambiare parte delle loro dotazioni. I consumatori ragionano sulla base delle
proprie preferenze, oltre che di ciò che possono fare (vincolo dato dal valore delle dotazioni – se il bene x
vale più del bene y e ci scambiamo i beni, io ti do 1 unità del bene x ma tu mi dai qualche unità in più del
bene y)
• La quantità scambiabile è data dalle dotazioni
• Il modo in cui possono scambiarsi le dotazioni è dato dal valore delle dotazioni
• Il motivo per cui vogliono scambiare è dato dalle preferenze
Concentriamoci sulle preferenze che sono catturate dalla mappa delle curve di indifferenza, ora uniamo le
curve di indifferenza del piano del consumatore A e le curve di indifferenza del piano del consumatore B.
Quello che vogliamo fare è tracciare la curva del punto delle dotazioni (punto d), ossia il punto delle dotazioni
sia per il consumatore A che del consumatore B, che ha due coppie di coordinate (le coordinate con
riferimento agli assi verdi e le coordinate con riferimento agli assi rossi). Quindi tracciamo la curva che
cattura quanto bene sta il consumatore A con quelle dotazioni, qualora ne usufruisse, e la curva che cattura
quanto bene sta il consumatore B con quelle dotazioni, qualora ne usufruisse. Abbiamo fatto una fotografia
dei due consumatori al momento della nascita, qualora usufruissero della loro dotazione starebbero bene
tanto quanto è l’utilità alla quale è parametrizzata la curva di livello propria passante per quella dotazione.
A noi non importa sapere se UA è maggiore di UB perché i consumatori non scambiano i beni perché l’altro
sta melio ed ha un’utilità maggiore (invidia) ma scambiano perché magari, sulla base delle preferenze e
dell’utilità, scambiando un consumatore potrebbe stare meglio oppure scambiano se c’è un margine di
manovra all’interno di questa economia profittevole e vantaggioso per entrambi
• d º {(XA;YA); (XB; YB)}
• UdA = utilità associata alla curva che passa per il punto d per il consumatore A
• UdB = utilità associata alla curva che passa per il punto d per il consumatore B
Y
XB
B
X Y
YB
d
YA • YB


YA
UdA
UdB
X
A X
XA
Y
XA XB

Proviamo a capire, dal punto di vista grafico, come e perché si potrebbe migliorare la situazione per entrambi
i consumatori. Se i due consumatori volessero arrivare ad un altro punto (punto f), ci sarebbe un margine di
manovra per arrivarci? Cioè, il passare da d ad f sarebbe vantaggioso per entrambi? Ragioniamo, passando
da d ad f le curve di indifferenza cambiano per entrambi i consumatori siccome bisogna tracciare delle nuove
curve di indifferenza passanti per questo nuovo punto f. La seconda curva verde, passante per il punto f, è
più a destra rispetto all’origine degli assi verdi e rispetto alla curva verde passante per d e ciò significa che
per il consumatore A l’utilità associata alla curva che passa per f è maggiore all’utilità associata alla dotazione
iniziale (UfA > UdA) ma per passare dal punto d al punto f dovrà chiedere qualcosa al consumatore B per
quanto riguarda il bene x e dargli in cambio qualcosa per quanto riguarda il bene y siccome l’ascissa del
punto f è maggiore dell’ascissa del punto d e l’ordinata del punto f è minore dell’ordinata del punto d.
Guardiamo ora il caso rosso osservando le coordinate del punto f, l’ascissa del punto f è minore dell’ascissa
del punto e l’ordinata del punto f è maggiore dell’ordinata del punto d, quindi il consumatore B sta
domandando y e cedendo x. Ora ragioniamo per quanto riguarda il consumatore B, la curva di indifferenza
rossa passante per f è più a destra rispetto alla curva di indifferenza rossa passante per f (con riferimento
all’origine degli assi rossi che si trova in posizione opposta, ossia in alto a destra) e ciò significa che, anche
per il consumatore B, l’utilità associata alla curva che passa per f è maggiore all’utilità associata alla dotazione
iniziale (UfB > UdB). Quindi lo scambio, non solo è fattibile sulla base delle unità date e prese, è anche
vantaggioso per entrambi i consumatori

Y
XB
Y B
X
YB
UdA d
YA • f YB


YA
UfA

UfB UdB
X
A
XA X
Y
XA XB

C’è un altro margine di manovra, ossia un’utilità maggiore che i consumatori possono ottenere insieme?
Prendiamo un altro punto denominato g e tracciamo le curve di indifferenza passanti per questo nuovo
punto e tangenti in esso. Passando da f a g sarebbe vantaggioso per i consumatori spostarsi e scambiarsi i
beni, ancora una volta l’utilità associata alla curva di livello verde passante per g è maggiore dell’utilità della
curva di livello verde passante per f perché la curva di livello verde passante per g è ancora più a destra. Lo
stesso vale per il consumatore B siccome la curva di livello rossa passante per g si trova più a destra rispetto
alla curva di livello rossa passante per f
Y
XB
B
X Y
UdA d YB
YA • f YB

g

YA
UfA

UfB UdB
X
A X
XA
Y
XA XB

Immaginiamo quindi che questi due consumatori si siano scambiati i beni e che lo scambio li abbia condotti
al punto g. Ancora una volta ci chiediamo se c’è un ulteriore margine di manovra, la risposta è no. Se il
consumatore A volesse spostarsi in un altro punto potrebbe perché rimane all’interno della scatola di
edgeworth e così si sposterebbe molto più a destra ottenendo un’utilità sempre maggiore, ma per il
consumatore B non sarebbe cosi siccome spostarsi in quel punto significherebbe spostarsi a sinistra e quindi
ottenere un’utilità minore. (1) Immaginiamo di posizionarci su un punto della curva di livello verde passante
per d, questo punto sarebbe un punto a cui entrambi i consumatori sarebbero disposti a giungere attraverso
lo scambio? Questo punto darebbe al consumatore A la stessa utilità che gli darebbe la dotazione iniziale
siccome questo punto appartiene alla stessa curva di indifferenza che passa anche per d. Tutti i punti (f-g-d
e il nuovo punto tracciato) sono dei punti in cui almeno uno dei due consumatori sta meglio senza che l’altro
stia peggio, soprattutto nell’ultimo punto (punto h) in cui il consumatore B sta meglio senza però far star
peggio il consumatore A. da d ad h ci si arriva attraverso lo scambio perché entrambi i consumatori sono
disposti a farlo, ma da d a m non vi è lo scambio perché il consumatore B non è disposto siccome sarebbe
più a sinistra e non più a destra
• h ~ d = h è indifferente a d per il consumatore A
• h ≻ d = h è preferita a d per il consumatore B
• f ≻ d = f è preferita a d da entrambi i consumatori
• g ≻ f ≻ d = g è preferita ad f che è preferita a d da entrambi i consumatori
• m ≻ d = m è preferita a d solo dal consumatore A

Y
XB
B
X Y
m YB
UdA d •
YA • f YB

g

YA
• UfA
h
UfB UdB
X
A X
XA
Y
XA XB

Lo strumento utilizzato si chiama scatola di edegeworth, area in cui considera congiuntamente due
consumatori che nascono con determinate dotazioni di due beni e all’interno della quale si analizzano le loro
prospettive e l’esito di possibili scambi. Quando una dotazione è migliorabile, cioè a dire che esiste un’altra
dotazione nella quale almeno un consumatore stia meglio senza che l’altro stia peggio, si dice che la prima
dotazione originaria sia inefficiente dal punto di vista paretiano o inefficiente paretianamente. Al contrario,
se una dotazione non è migliorabile si dice efficiente dal punto di vista paretiano o efficiente
paretianamente
AREA DEL MARGINE DI MANOVRA
Riproducendo la situazione iniziale in cui i consumatori sono nati, riusciamo ad evidenziare il margine di
manovra dei due consumatori? Cioè, esiste un modo per evidenziare l’area che mi dica quella è l’area in cui
possono avvenire gli scambi (al di fuori di quell’area gli scambi non avverranno mai)? Si, l’area è quella
compresa tra le due curve di livello passanti per il punto d perché si trova a destra se prendiamo in
considerazione l’origine degli assi verdi e si trova a destra se prendiamo in considerazione l’origine degli assi
rossi, quindi si trova alla destra della situazione iniziale per entrambi i consumatori. Siccome solo in questa
area avverranno gli scambi, dove uno dei due consumatori sta meglio senza che l’altro stia peggio, essa si
chiama spazio degli scambi

Y
B
X

d




A X
Y

All’interno dello spazio degli scambi, quindi all’interno di una situazione realizzabile, esistono tanti punti di
tangenza (per esempio il punto h che si trova sulla frontiera). I punti di tangenza h, i, l ed m sono in qualche
modo tutti ordinabili ed efficienti? Immaginiamo che l’economia sia giunta, attraverso gli scambi, nel punto
h che non è migliorabile dal punto di vista paretiano senza che uno dei due consumatori stia peggio. Per
esempio, il punto i è caratterizzato dallo star meglio per il consumatore A ma il consumatore B stava meglio
in h. Quindi la domanda a cui dobbiamo rispondere è se tutti i punti sono efficienti paretianamente? Per
dare la risposta dobbiamo capire se sono migliorabili o no, la migliorabilità nel senso paretiano consiste nel
far star meglio almeno uno senza che l’altro stia peggio. Allora vogliamo capire, partendo dal punto h, se i
punti sono migliorabili
• Partiamo da h per arrivare ad i, dobbiamo capire se entrambi i consumatori sono disposti a passare
da h ad i, per il consumatore A è perfetto in quanto il punto i si trova su una curva di indifferenza più
a destra ma per il consumatore B non è vantaggioso siccome si sposterebbe più a sinistra,
concludiamo quindi che il punto h non è migliorabile e che è per questo efficiente
• Partiamo da i per arrivare ad l, anche in questo caso il cosnumatore A si sposterebbe su una curva di
indifferenza più a destra ma il consumatore B si sposterebbe su una curva di indifferenza più a
sinistra, quindi il consumatore A sta meglio passando da i ad l ma il consumatore B sta peggio perché
l non è un miglioramento paretiano rispetto ad i
Questi due casi vanno a favore del consumatore A, ma andando a ritroso e confrontando m con l, l con i ed
i con h va a vantaggio del consumatore B siccome si sposterebbe a destra e non più a sinistra come accadrà
invece per il consumatore A. In qualunque caso è impossibile che, se uno dei due consumatori sta meglio,
l’altro non stia peggio. Quindi l’uno non è un miglioramento dell’altro, significa che l’uno è efficiente così
come l’altro ma non li possiamo ordinare in quanto non possiamo dire che un esito è più efficiente dell’altro.
Ciascun consumatore, A per conto suo e B per conto suo, può ordinare i punti, ma a noi interessa la
prospettiva congiunta secondo la quale non possiamo ordinare le dotazioni (punto di vista paretiano).
Secondo il principio dell’efficienza paretiana, tutti i punti sono efficienti, cioè non migliorabili, perché se
fossero migliorabili significherebbe che per far star meglio uno dovremmo far star peggio l’altro. Se
interpolassi i punti di tangenza tra di loro otterrei il nucleo dell’economia, cioè l’insieme di tutti i punti
efficienti paretianamente data la dotazione iniziale (il nucleo l’ho ottenuto ipotizzando d)

Y

B
X

d

m
i •



h

A X
Y

Ciò che rappresenta l’ottimo paretiano è m siccome A in quel punto sta il meglio possibile mentre B sta come
stava inizialmente (dotazione iniziale), quindi A è migliorato senza far star peggio B
A parità della quantità totale del bene x ed a parità della quantità totale del bene y e quindi a parità
dell’ampiezza della scatola di edgeworth, posso agire dall’esterno ridistribuendo le dotazioni? Si, per
esempio posso spostare il punto delle dotazioni iniziale aumentando x e diminuendo y per il consumatore A
e aumentando y e diminuendo x per il consumatore B. Possiamo reiterare questo passaggio/ragionamento
tutte le volte che vogliamo e che quello che otterremo, dopo aver interpolato i punti delle curve, saranno
tutti i nuovi nuclei delle nuove aree degli scambi che si posizioneranno dall’origine di A all’origine di B
facendo un percorso arzigogolato (curva dei contratti – insieme di tutti i nuclei ottenuti dalla variazione e
dalla redistribuzione delle dotazioni)

Y
B
X

d

m
i •


h •

l

A X
Y
15/10

IL SISTEMA DEI PREZZI


Perché i due consumatori, per esempio, arrivano in i o arrivano in l? Qual è il meccanismo che li porta in uno
o nell’altro in questo continuo di punti efficienti parateniamente? La risposta è il valore di quelle dotazioni,
ossia il sistema dei prezzi (quanto vale una unità del bene x e quanto vale una unità del bene y). Per quanto
riguarda lo scambio, se il prezzo unitario è uguale io ti do una unità del bene x e tu me ne dai una del bene y
ma se il valore dei due beni è diverso lo scambio non avviene più in questo modo ma ti dovrò dare più unità
del bene x per averne una del bene y se il bene y vale di più
Es. se i due beni sono le mele e l’oro, io non posso darti una mela per avere un lingotto d’oro ma dovrò darti
più mele siccome il valore delle mele è inferiore (rapporto tra valori)
Dal momento che il consumatore, sia esso A o B, non ha reddito siccome non c’è produzione quale sarà ciò
che egli può spendere? Sarà il valore di ciò che ha in tasca. Ma come facciamo a quantificare il valore di ciò
che egli ha in tasca? Dobbiamo valutare ciascuna unità dei beni che egli ha in tasca per il prezzo unitario di
quel bene
Notazione:
• PX = valore di una unità del bene x
• PY = valore di una unità del bene y
• PXXA + PYYA = valore della dotazione del consumatore A
• PXXB + PYYB = valore della dotazione del consumatore B
• X^A = quantità del bene x che il consumatore A vuole consumare
• Y^A = quantità del bene y che il consumatore A vuole consumare
• X^B = quantità del bene x che il consumatore B vuole consumare
• Y^B = quantità del bene y che il consumatore B vuole consumare
• PXX^A + PYY^A = valore del paniere che il consumatore A vuole consumare
• PXX^B + PYY^B = valore del paniere che il consumatore B vuole consumare
Quando avevamo un consumatore lavoratore dicevamo che ciò che egli può permettersi di consumare non
piò essere maggiore al suo reddito (vincolo = reddito). In questo caso, invece, con un’economia di puro
scambio dove non c’è produzione e quindi dove i consumatori non lavorano e non hanno un reddito, diciamo
che ciò che egli può permettersi di consumare non può essere maggiore di ciò che egli ha a disposizione da
poter scambiare (vincolo = valore della dotazione), quindi può permettersi di acquistare un paniere il cui
valore non ecceda il valore delle sue dotazioni perché non può trovare altri soldi in questa economia

COSA SUCCEDE AL CONSUMATORE A

PXXA + PYYA ≥ PXX^A + PYY^A

Spostiamo da un membro all’altro



PYYA – PYY^A ≥ PXX^A - PXXA

PY (YA – Y^A) ≥ PX (X^A – XA)




Dotazioni del bene y con cui parte il consumatore Immaginiamo che questa grandezza sia positiva
A e ciò che egli vuole consumare del bene y, (X^A > XA) e ciò significa che il consumatore è nato
immaginiamo che questa grandezza sia positiva con una dotazione del bene x che per lui, secondo
(YA > Y^A) e ciò significa che il consumatore parte le sue preferenze, è insufficiente e ciò comporta
con una quantità del bene y maggiore rispetto a che lui voglia un po' di più del bene x (la quantità
quella che vuole consumare e quindi significa che che vuole in più è pari alla differenza tra ciò che
se ne vuole liberare vendendola al consumatore vuole e ciò che ha). Quindi ciò che si trova nella
B. Quindi ciò che c’è in parentesi è l’offerta del parentesi rappresenta la sua domanda del bene x
bene y da parte del consumatore A verso B. Il (quantità che A domanda a B). Se poi la quantità
valore delle unità del bene y che vuole cedere si
di x domandata da A la moltiplico per il prezzo
ottiene moltiplicando per il prezzo unitario Py. Per unitario PX ottengo il valore della domanda di x.
concludere diciamo che l’intero membro è il Per concludere diciamo che l’intero membro è il
valore dell’offerta che il consumatore A offre a B valore della domanda che A domanda a B



Il consumatore A vuole offrire il bene y al consumatore B perché nelle sue preferenze ne ha troppo e
perché probabilmente vuole acquistare il bene x. In sostanza, il consumatore nasce con una quantità di
troppo del bene y e una quantità troppo bassa del bene x. La quantità che il consumatore A da al
consumatore B non può essere inferiore a quello che lui ottiene dal consumatore B, quindi ciò che lui da
deve essere maggiore o al più uguale a ciò che ottiene
COSA SUCCEDE AL CONSUMATORE B

PXX^B + PYY^B ≤ PXXB + PYYB

Spostiamo da un membro all’altro


PY (Y^B – YB) ≤ PX (XB – X^B)




Immaginiamo che questa grandezza sia positiva Immaginiamo che questa grandezza sia positiva
(Y^B > YB) e ciò rappresenta l’eccesso di bene y che (XB > X^B) e ciò rappresenta l’eccesso del bene x
il consumatore b vorrebbe consumare rispetto a che B possiede rispetto a ciò che egli vuole
quello che egli ha già in tasca per nascita, quindi consumare, l’eccesso lo vende e quindi è la
è la quantità di bene y domandata da B. Quindi B quantità di bene x offerta dal consumatore B ad
è un acquirente del bene y mentre A è un A. Quindi ciò che si trova nella parentesi
venditore del bene y e ciò che c’è in parentesi è rappresenta la sua offerta del bene x. Se poi la
la domanda del bene y da parte del consumatore quantità di x offerta dal consumatore B la
B verso A. Il valore delle unità del bene y che moltiplico per il prezzo unitario PX ottengo il
vuole domandare si ottiene moltiplicando per il valore dell’offerta di x. Per concludere diciamo
prezzo unitario Py. Per concludere diciamo che che l’intero membro è il valore dell’offerta che B
l’intero membro è il valore della domanda che il offre ad A
consumatore B domanda ad A



Ciò significa che, in questa economia, la disuguaglianza è che il consumatore A domanda x e vende y

mentre il consumatore B domanda y e vende x. Quindi ci sono questi due consumatori che si scambiano

i beni vendendoli e comprandoli

RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA DISUGUAGLIANZA
Graficamente cerchiamo di capire dove queste disuguaglianze ci
conducono quando le decisioni di vendita e di acquisto, da parte di
questi due consumatori, diventano coordinate e compatibili. Per fare
questo riprendiamo la scatola di edgeworth. È come se i due Y B
consumatori prendessero atto che il prezzo unitario dei propri beni è X
quello e, sulla base del prezzo unitario, prendessero delle decisioni di d

acquisto o vendita dei beni. La pendenza del vincolo di bilancio, che è
inclinato negativamente, ricordiamo, è data dal rapporto tra i prezzi.
Questa volta non abbiamo il reddito ma il valore delle dotazioni che il •
consumatore può spendere, quindi il nuovo vincolo di bilancio che i due
consumatori si trovano a fronteggiare, in termini di valore dell dotazioni X
A X^A
XA
e non di reddito, è sempre una retta negativamente inclinata che passa Y
per il punto delle dotazioni e la cui pendenza è PX/PY. Una volta disegnata
la retta possiamo notare che, girando la scatola e quindi vedendola dal
punto di vista di B, otterremo sempre una retta negativamente inclinata.
Ciò significa che sia il consumatore A che il consumatore B devono
effettuare le proprie scelte soddisfacendo questo vincolo. Il
consumatore A deciderà, per esempio, di posizionarsi nel punto di tangenza tra la propria mappa delle curve
di indifferenza ed il suo vincolo. Mentre l’ascissa degli assi verdi del punto d era la dotazione del bene x del
consumatore A, l’ascissa del punto di tangenza è ciò che il consumatore vuole consumare del bene x (X^A).
La distanza tra XA e X^A è la quantità del bene x domandata da parte del consumatore A
19/10
Riprendiamo un concetto della lezione scorsa. Data la dimensione della scatola di edgeworth e data un
particolare dotazione, noi possiamo raggiungere qualsiasi punto e ora vogliamo capire come e perché quel
punto lo si può raggiungere
Dimensioni della scatola di edgeworth:
• Dimensione orizzontale: quantità totale del bene x presente nell’economia suddivisa nella dotazione
del bene x con cui nasce il consumatore A e nella dotazione del bene x con cui nasce il consumatore
B
• Dimensione verticale: quantità totale del bene y presente nell’economia suddivisa nella dotazione
del bene y con cui nasce il consumatore A e nella dotazione del bene y con cui nasce il consumatore
B
Immaginiamo che il punto d sia il punto delle dotazioni iniziali, già sappiamo che il punto ha 4 coordinate (2
con riferimento agli assi verdi e 2 con riferimento agli assi rossi). Ora, senza tracciare le curve di indifferenza,
immaginiamo che le preferenze dei due consumatori siano tali da condurli nel punto f, cosa significa per
loro?
• Consumatore A: l’ascissa (X^A) rappresenta quello che il consumatore A vuole consumare del bene x
mentre l’ordinata (Y^A) rappresenta quello che il consumatore A vuole consumare del bene y. Avendo
cambiato punto notiamo che il consumatore A vuole consumare una quantità maggiore del bene x
rispetto a ciò che possedeva per nascita e ciò che vuole di più lo deve chiedere al consumatore B,
mentre per quanto riguarda il bene y notiamo che il consumatore vuole consumarne una quantità
minore rispetto a quella che possedeva e ciò significa che la quantità che possiede in eccedenza la
usa per venderla al consumatore B per ottenere x
o Differenza tra ciò che vuole consumare e ciò che possedeva = domanda del bene x
o Differenza tra ciò che possedeva e ciò che vuole consumare = offerta del bene y

• Consumatore B: l’ascissa (X^B) rappresenta quello che il consumatore B vuole consumare del bene x
mentre l’ordinata (Y^B) rappresenta quello che il consumatore B vuole consumare del bene y. Avendo
cambiato punto notiamo che il consumatore B vuole consumare una quantità minore del bene x
rispetto a ciò che possedeva per nascita e ciò significa che la quantità che possiede in eccedenza la
offre al consumatore A per ottenere y, mentre per quanto riguarda il bene y notiamo che il
consumatore vuole consumarne una quantità maggiore rispetto a quella che possedeva e ciò che
vuole di più lo deve chiedere al consumatore A
o Differenza tra ciò che vuole consumare e ciò che possedeva = domanda del bene y
o Differenza tra ciò che possedeva e ciò che vuole consumare = offerta del bene x

Offerta del bene x
da parte di B

Y
XB X^B B
X
d
YA • YB

Offerta del bene y Domanda del bene
da parte di A y da parte di B
f
Y^A • Y^B


A XA X^A X
Y

Domanda del bene
x da parte di A
Ragioniamo. Il segmento della domanda del bene x da parte di A è uguale al segmento dell’offerta del bene
x da parte di B, quindi la quantità che A domanda del bene x è uguale alla quantità che B offre del bene x e
ciò significa che il bene x riescono a scambiarselo. Il segmento dell’offerta del bene y da parte di A è uguale
al segmento della domanda del bene y da parte di B, quindi la quantità che A offre del bene y è uguale alla
quantità che A domanda del bene y e ciò significa che il bene y riescono a scambiarselo. Qualunque punto
all’interno di questa scatola di edgeworth potrebbe eventualmente essere raggiunto/realizzabile perché di
beni ce ne sono abbastanza (quello che uno domanda è uguale a quello che uno offre – quello che uno offre
è uguale a quello che uno domanda)

MERCATO NON IN EQUILIBRIO: ECCESSO DI DOMANDA E OFFERTA


Ora torniamo ai due consumatori che avevamo lasciato alle prese con il vincolo di bilancio e con le proprie
curve di indifferenza. Avevamo concluso che ciascuno dei due consumatori fronteggia un vincolo di bilancio
che dice loro che il valore di ciò che si vuole acquistare non può essere maggiore del valore della tua
dotazione. Avevamo analizzato che la pendenza del vincolo di bilancio è proprio la ragione di scambio, ossia
il rapporto tra i prezzi (ragione di scambio = quantità del bene y alla quale deve rinunciare per poter
acquistare una unità aggiuntiva del bene x). Del vincolo di bilancio ci basta sapere due cose, ossia qual è il
punto per il quale passa (punto delle dotazioni) e la pendenza (PX/PY). Il vincolo di bilancio passa con certezza
per il punto d ma ha una particolare pendenza che è data dal rapporto tra i prezzi (PX/PY), dobbiamo
immaginare che questo rapporto tra i prezzi sia tale per cui possiamo tracciare questo vincolo di bilancio con
questa pendenza (per esempio 0,7). Una volta tracciato il vincolo di bilancio, tracciamo il punto di tangenza
(se avessimo un bilancio diverso con una pendenza diversa, il punto di tangenza sarebbe in un’altra posizione
e determinerebbe un altro tipo di domanda e di offerta dei beni)

Y
B
X
B
d
• PX/PY



PX/PY

X
A Y

Ciascuno dei due consumatori ha la propria mappa delle curve di indifferenza, disegniamone una per
ciascuno di loro. Noi sappiamo che il consumatore sceglierà quel paniere che gli da la massima utilità dato il
vincolo, in altri termini diciamo che sceglierà il miglior paniere possibile dove possibile significa acquistabile
e cioè che rispetti il vincolo. Allora, dal punto di vista grafico, questo concetto enunciato a parole si traduce
nel punto di tangenza tra la mappa delle curve di indifferenza ed il vincolo. Quello che abbiamo fatto l’altra
volta è trovare un’altra curva di indifferenza, tipo quella verde, ma il più a destra possibile, quindi una curva
tangente al vincolo. Il consumatore A trova il punto di tangenza tra la sua mappa delle curve di indifferenza
ed il vincolo, quindi sceglierà il punto dato dalla tangenza della mappa delle curve di indifferenza rosse ed il
vincolo, immaginiamo che il suo punto di tangenza si trovi nel punto f. Il consumatore A sta dicendo che
possiede la quantità XA del bene x ma vuole una quantità del bene x pari all’ascissa del nuovo punto f (X^A) e
quindi dovrà domandare una quantità del bene x pari alla differenza tra X^A e XA al consumatore B. Quindi la
domanda del bene x da parte del consumatore A, quando il sistema dei prezzi è tale per cui PX/PY da luogo
a questo vincolo di bilancio, è il segmento che si viene a creare tra ciò che lui possiede e ciò che lui vuole
consumare. La domanda che abbiamo ottenuto è tale quando il rapporto tra i prezzi è quello, se ne avessimo
disegnato un altro avremmo trovato un altro punto di tangenza e quindi un’altra domanda. Quanto riguarda
il bene y, il consumatore A parte da una dotazione pari ad YA ma ne vuole consumare una quantità pari ad
Y^A, quindi ne vuole consumare una quantità minore e ciò significa che il segmento tra YA e Y^A rappresenta
l’offerta del bene y da parte del consumatore A. Ora analizziamo il consumatore B che ragiona nello stesso
modo in cui ha ragionato il consumatore A in quanto ciascun di essi è un consumatore rappresentativo (si
comportano in modo uguale con la sola differenza che hanno delle dotazioni diverse). Il consumatore B trova
sempre il punto di tangenza tra la sua mappa delle curve di indifferenza ed il vincolo, quindi sceglierà il punto
dato dalla tangenza della mappa delle curve di indifferenza rosse ed il vincolo, immaginiamo che il suo punto
di tangenza si trovi nel punto g. Il consumatore B sta dicendo che possiede la quantità XB del bene x ma vuole
una quantità del bene x pari all’ascissa del nuovo punto g (X^B), una quantità che è minore e che quindi offrirà
al consumatore B. Quindi l’offerta del bene x da parte del consumatore B, quando il sistema dei prezzi è tale
per cui PX/PY da luogo a questo vincolo di bilancio, è il segmento che si viene a creare tra ciò che lui possiede
e ciò che lui vuole consumare. Quanto riguarda il bene y, il consumatore B parte da una dotazione pari ad YB
ma ne vuole consumare una quantità pari all’ordinata del nuovo punto g (Y^B), quindi ne vuole consumare
una quantità maggiore e ciò significa che il segmento tra YB e Y^B rappresenta la domanda del bene y da
parte del consumatore B

Offerta del bene x da parte di B
corrispondente a PX/PY e quindi
corrispondente al vincolo di bilancio

Y
XB X^B B
X
B
d Domanda del bene y da parte di B
Offerta del bene y da parte di A YA • g YB
corrispondente a PX/PY e quindi
• Y^B
corrispondente a PX/PY e quindi corrispondente al vincolo di bilancio

corrispondente al vincolo di bilancio
f
Y^A •

XA X^A X
A Y
Domanda del bene x da parte di A
corrispondente a PX/PY e quindi
corrispondente al vincolo di bilancio

Quello che osserviamo dal grafico è che il segmento verde della domanda di x da parte di A è maggiore (più
lungo) rispetto al segmento rosso dell’offerta di x da parte di B e ciò significa che A e B non si stanno
mettendo d’accordo in quanto c’è un eccesso di domanda del bene x. Al contrario, notiamo che il segmento
rosso della domanda di y da parte di B è minore (più corto) rispetto al segmento verde dell’offerta di y da
parte di A e ciò significa che c’è un eccesso di offerta del bene y. Significa che il mercato del bene x ed il
mercato del bene y non sono in equilibrio, essere in equilibrio significa che la domanda è uguale all’offerta,
e quindi significa che questi scambi desiderati non sono realizzabili in questa economia siccome uno
domanda troppo dell’uno e l’altro offre troppo dell’altro. Allora nell’economia di mercato dove non vi è
l’intervento esterno di alcuna altra istituzione o persona, come si aggiustano le cose e come si raggiunge
l’equilibrio? Quale sarà l’esito di questo scambio? In un mercato, quando c’è l’eccesso di domanda il prezzo
sale mentre quando c’è l’eccesso dell’offerta il prezzo scende. Significa che il rapporto tra i prezzi (PX/PY), che
ci ha permesso di tracciare il vincolo di bilancio, non è il rapporto tra i prezzi di equilibrio ma è destinato a
cambiare in quanto PX è destinato a salire e PY è destinato a scendere. Quando abbiamo fatto gli esercizi di
statica comparata avevamo visto i prezzi salire e scendere ed avevamo concluso che la pendenza del vincolo
di bilancio aumenta diventando più ripido. Quindi, quando c’è eccesso di domanda e offerta, la ragione di
scambio è destinata a crescere. Il prezzo di un bene e la pendenza del vincolo, invece, smettono di variare
solo quando il mercato è in equilibrio
MERCATO IN EQULIBRIO: DOMANDA E OFFERTA COINCIDONO
Il vincolo di bilancio sarà destinato a ruotare diventando sempre più verticale fino a quando i prezzi non si
saranno aggiustati, ad opera della sola domanda e della sola offerta, in modo tale che i due punti di tangenza
tornino a coincidere. Succederà quindi che la domanda del bene x da parte di A diminuirà e che la domanda
del bene y da parte di B aumenterà, in sostanza notiamo che il punto g si muoverà verso destra ed il punto f
si muoverà verso sinistra fino a che la pendenza del vincolo di bilancio sarà tale per cui i due punti di tangenza
coincidono. Significa che entrambi i consumatori vogliono raggiungere questo punto e questo comporta che
le decisioni di domanda e offerta tornano ad essere compatibili

Y
B
X
B
d




A X
Y

Proviamo a capire se questo punto (punto h) rappresenta il punto di equilibrio. Notiamo che il mercato del
bene x è in equilibrio siccome il segmento dell’offerta di x da parte di B è uguale al segmento della domanda
di x da parte di A e quindi non c’è nessun eccesso di domanda o di offerta che spinga il prezzo a muoversi ne
verso l’alto ne verso il basso. Anche il mercato del bene y risulta in equilibrio siccome il segmento dell’offerta
di y da parte di A è uguale al segmento della domanda di y da parte di B e quindi, anche in questo caso, non
c’è nessun eccesso di domanda o offerta che spinga il prezzo a muoversi. Questo scambio è fattibile ed
avviene sulla base della ragione di scambio siccome è la pendenza del vincolo di bilancio a dire ai consumatori
quanti bene domandare e quanti offrirne. Quindi significa che la pendenza di questo vincolo di bilancio, che
ha fatto si che i due punti di tangenza coincidessero, è l’unica che permette di raggiungere questo punto di
equilibrio in quanto non ci sono altri vincoli di bilancio che lo permettano. Soltanto il rapporto tra i prezzi di
equilibrio (PX*/PY* = prezzi di equilibrio) sarà la ragione di scambio di equilibrio, qualunque altro rapporto
tra i prezzi determinerebbe un vincolo di bilancio la cui pendenza non permetterà ai due punti di tangenza
di coincidere

Offerta di x da parte di B

Y
XB X^B B
X
Domanda di y da parte di B


Offerta di y da parte di A

B
d
YA • YB
h
Y^A • Y^B


A XA X^A X
Y
Domanda di x da parte di A

Concludiamo che il punto h rappresenta il punto di equilibrio di mercato (mercati puliti = mercati in
equilibrio), l’equilibrio di mercato sarà costituito/determinato dal rapporto tra i prezzi di equilibrio. Quindi il
mercato, date le dotazioni, giunge inevitabilmente all’equilibrio perché l’eccesso di domanda o offerta
spinge i prezzi in modo tale da pulire i mercati. Un’altra caratteristica di questo punto è che le curve di
indifferenza dei due consumatori sono tangenti e la tangenza delle due mappe delle curve di indifferenza da
luogo ad un punto efficiente da un punto di vista paretiano. È importante dire che si è giunti all’equilibrio di
mercato solo grazie alla variazione dei prezzi, non c’è stato alcun intervento da parte dello Stato. Desumiamo
così il primo teorema dell’economia del benessere

PRIMO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE


Partendo da una determinata dotazione, si giungerà ad un equilibrio di mercato che sarà efficiente in senso
paretiano. In sostanza, il primo teorema dell’economia del benessere dice che l’equilibrio di mercato è
efficiente in senso paretiano (efficienza nel consumo). Quindi, secondo questo teorema, l’intervento dello
Stato in un’economia di mercato non sarebbe auspicabile perché se lo Stato intervenisse, forzando il mercato
ad andare a convergere in un punto diverso (diverso da h per esempio), farebbe star meglio uno dei due
consumatori ma facendo star peggio l’altro. In altre parole, se il giudizio di valore, che utilizziamo per valutare
la bontà o meno di dove l’economia converge da sola, è proprio l’efficienza paretiana allora quel giudizio di
valore ci spinge a dire che è meglio che lo Stato non intervenga perché un intervento di esso non porterebbe
nessun miglioramento paretiano
Il punto h, oltre ad essere efficiente dal punto di vista paretiano, è anche equo? Estremizziamo il discorso, il
punto h è peggiore rispetto, per esempio, al punto e che si trova al centro della scatola di edgeworth. Le
coordinate del punto e, siccome si trova al centro, sono le stesse sia per il consumatore A sia per il
consumatore B e ciò significa che i due consumatori consumano la stessa quantità del bene x e la stessa
quantità del bene y. Quindi da un punto di vista di equità, il punto e è preferibile al punto h ma non è
preferibile dal punto di vista dell’efficienza perché per far arrivare i consumatori da f ad e dovremmo
spostarci su una curva di livello verde più a destra ma su una curva di livello rossa più a sinistra. Tuttavia, uno
Stato dovrebbe, oltre che potrebbe, avere un obiettivo anche di equità, cioè il suo intervento nell’economia
potrebbe essere mosso, non solo da principi di efficienza, ma anche da principi di equità. In che modo lo
Stato potrebbe aiutare il mercato ad arrivare al punto e? Allo Stato interessa che tutti abbiano la stessa cosa,
quindi la soluzione sarebbe cambiare la pendenza del vincolo di bilancio in modo tale che passi anche per il
punto e, quindi lo Stato, per fare questo, dovrebbe intervenire variando i prezzi e regolamentandoli in modo
che il loro rapporto dia il vincolo di bilancio azzurro. Questo nuovo vincolo di bilancio darà luogo ad un nuovo
punto di tangenza verde e ad un nuovo punto di tangenza rosso ma si giungerebbe ad un eccesso di domanda
del bene x e ad un eccesso di offerta del bene y. In sostanza, si dovrebbe fare in modo che le due curve di
indifferenza siano tangenti in e e che con esse ci sia anche il vincolo di bilancio che sia tangente proprio ad
esse in e. Il problema è che il vincolo di bilancio passa per la dotazione iniziale e non c’è modo di spostarlo
in e partendo dalla dotazione d e fare in modo che il vincolo sia tangente ad entrambe le curve di indifferenza
in e
Y B
X

• d
• •e

h •

A X
Y

Concetto di non efficienza paretiana: sacrificare l’utilità di un consumatore a vantaggio dell’utilità di un altro
(uno sta peggio e l’altro sta meglio)
In sostanza, lo Stato, prendendo la scatola di edgewort ed il punto e, dice “io trovo quanto vale la tangente
alle due curve di indifferenza che sono tangenti in e, se voglio che i due consumatori giungano ad un punto
equo attraverso gli scambi devo fare in modo che partano da un punto di dotazione appartenente al vincolo
di bilancio tracciato come tangente alle due curve di indifferenza”. Quindi disegno le due curve di
indifferenza e la tangente in e, poi disegno il punto di dotazione (dI) appartenente alla tangente (= nuovo
vincolo di bilancio). Lo Stato dopo di che dice “partendo da un punto delle dotazioni dI, il solo scambio
condurrebbe i consumatori proprio nel punto e”. Quindi lo Stato, per far arrivare in e i due consumatori,
deve intervenire sulle dotazioni iniziali, in sostanza deve redistribuire le risorse. Se redistribuisce le risorse,
quindi da d va in dI, i consumatori agiscono da soli senza l’intervento dello Stato e convergono in un equilibrio
di mercato che è anche equo oltre ad essere efficiente. Quindi lo Stato è intervenuto a monte redistribuendo
le risorse e lasciando il resto ai consumatori che sono giunti in questo nuovo punto. Questo nuovo punto
però è vincolato a due cose, a quella particolare nuova dotazione (dI) ed a quel nuovo rapporto tra i prezzi
stabilito dallo Stato. Tutto questo discorso ci porta al secondo teorema dell’economia del benessere

Y B
X

• dI •
e
d •

A X
Y
Il nuovo punto e è:
• Un punto di equilibrio
• Un punto efficiente (le curve sono tangenti)
• Un punto equo (i consumatori consumano uguale)
Nel punto di equilibrio vi è la simultanea tangenza di tre cose, ossia la mappa delle curve di indifferenza del
consumatore A, la mappa delle curve di indifferenza del consumatore B ed il vincolo di bilancio. Qual è
l’equazione che cattura la simultanea tangenza di queste tre cose?
• Nome della pendenza del vincolo di bilancio = PX/PY
• Nome della pendenza delle curve di indifferenza = saggio marginale di sostituzione
Il saggio marginale di sostituzione tra il bene x e il bene y per il consumatore A deve essere uguale al saggio
marginale di sostituzione tra il bene x e il bene y per il consumatore B quanto riguarda il rapporto tra i prezzi.
Si sta dicendo che i due consumatori sono disposti a rinunciare ad una quantità del bene y per incrementare
x, questo loro volere è anche un dovere dato dal vincolo di bilancio. Ciò significa che c’è coerenza tra ciò che
vogliono e ciò che possono


Tutto insieme rappresenta l’equazione
SMSX,Y = SMSX,Y = PX/PY della simultanea tangenza ma la prima
A B parte è la condizione di efficienza

SECONDO TEOREMA DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE


Il secondo teorema dell’economia del benessere dice che qualunque allocazione equa può essere raggiunta
come equilibrio di mercato con determinate dotazioni iniziali e con determinati livelli di prezzi, significa che
qualunque punto che noi riteniamo equo può essere raggiunto con una determinata dotazione delle risorse
e con un determinato rapporto tra i prezzi. Estendiamo questo concetto, qualunque punto appartenente alla
curva dei contratti, ossia l’insieme dei panieri efficienti paretianamente, può essere raggiunto previa
redistribuzione delle dotazioni iniziali e con un particolare rapporto tra i prezzi
Quindi, se il primo teorema dell’economia del benessere diceva che l’equilibrio è efficiente in senso
paretiano, il secondo teorema dell’economia del benessere dice che qualunque punto efficiente è anche un
equilibrio di mercato ma date particolari dotazioni iniziali e dati particolari rapporti tra i prezzi

Y B
X

• dI •
e
d •


A X
Y

La domanda a cui deve rispondere il secondo teorema è: è invertibile il primo teorema dell’economia del
benessere? Qualunque punto efficiente è ottenibile come equilibrio di mercato? La risposta è si ma serve la
redistribuzione delle dotazioni perché un nuovo punto appartenente ad un altro vincolo di bilancio possa
essere ottenuto. Tuttavia, grazie ad una opportuna redistribuzione delle risorse, si può raggiungere un altro
punto come equilibrio di mercato. Quindi il secondo teorema dell’economia del benessere dice che il primo
teorema dell’economia del benessere è invertibile a patto che le dotazioni iniziali vengano redistribuite
opportunamente

21/10

Abbiamo analizzato come questi due consumatori, in una economia di puro scambio nella quale vengono al
mondo dotati di un determinato quantitativo di due beni, interagiscono e scambiano le proprie dotazioni in
modo tale da arrivare all’equilibrio di mercato. Durante le altre lezioni abbiamo scritto le loro preferenze
sotto il vincolo di bilancio che li portano a domandare o scegliere un determinato paniere, se un paniere è
scelto dall’uno non è coerente con la scelta dell’altro consumatore perché sui mercati del bene x e sui mercati
del bene y si verrebbe a creare un eccesso di domanda o un eccesso di offerta

LA VARIAZIONE DEI PREZZI


Perché quando c’è eccesso di domanda il prezzo aumenta? Perché quando c’è eccesso di offerta il prezzo
diminuisce? Immaginiamoci un mercato di un generico bene dicendo che la quantità del bene è Q, questa
quantità potrà essere domandata e potrà essere offerta, e quindi immaginiamo un piano Q-P
• Eccesso di domanda: la relazione tra quantità domandata e prezzo è la domanda del bene e ha un
andamento decrescente
• Eccesso di offerta: l’eccesso di offerta determinerà un andamento della curva, lineare o no che sia,
crescente
Ora analizziamo i sotto piani che si sono venuti a formare in questo quadrante:
• Sotto piano in basso: il punto sulla linea della domanda si trova più a destra del punto sulla linea
dell’offerta e ciò significa che, in corrispondenza di quel prezzo P0, la quantità domandata D0 sarà
maggiore della quantità offerta S0. Ciò ci porta a capire che al di sotto del tratteggio rosso la domanda
di un bene sarà maggiore dell’offerta e che, quindi, qualunque prezzo al di sotto del tratteggio rosso
determinerà un eccesso della domanda che spingerà il prezzo del bene a muoversi verso l’alto
(crescere). Se il prezzo cresce, il segmento diventa sempre più piccolo e quindi il crescere del prezzo
fa riassorbire la domanda, ciò significa che la distanza orizzontale tra la linea della domanda e la linea
dell’offerta si riduce all’aumentare del prezzo
• Sotto piano in alto: il punto sulla linea della domanda si trova più a sinistra del punto sulla linea
dell’offerta e ciò significa che, in corrispondenza di quel prezzo P0I, la quantità offerta S0I sarà
maggiore della quantità domandata D0I. Ciò ci porta a capire che al di sopra del tratteggio rosso
l’offerta di un bene sarà maggiore della domanda e che, quindi, qualunque prezzo al di sopra del
tratteggio rosso determinerà un eccesso dell’offerta che spingerà il prezzo del bene a muoversi verso
il basso (diminuire). Se il prezzo diminuisce, il segmento diventa sempre più piccolo e quindi il
diminuire del prezzo fa riassorbire l’offerta, ciò significa che la distanza orizzontale tra la linea della
domanda e la linea dell’offerta si riduce al diminuire del prezzo
Proviamo ad immaginare di essere il produttore di quel bene e pensiamo qual è la relazione che
individuerà/descriverà la quantità del bene che produciamo a seconda del prezzo di quel bene, se il prezzo
aumenta di conseguenza aumenteranno anche i miei ricavi di vendita. Al crescere dei ricavi di vendita e
quindi al crescere del prezzo, la quantità che produrrò di quel bene crescerà perché il mio obiettivo come
produttore saranno i profitti (ricavi al netto dei costi)
Il prezzo smetterà di variare quando non ci sarà alcun motivo per cui il prezzo sarà spinto verso l’alto o verso
il basso, ossia quando si arriverà a quel prezzo (P*) in cui il mercato è pulito (in equilibrio) e cioè quando ci
troveremo nel punto (punto e) in cui la domanda è uguale all’offerta

P
Offerta del bene (S)
P0I • •


P* •e
P0 • •
Domanda del bene (D)
Q
S0 D0

D0I S0I
22/10

3. ELEMENTI DI TEORIA DELLA PRODUZIONE


Ora analizziamo l’economia dove è presente la produzione, per analizzarla utilizziamo lo stesso strumento
usato fino ad ora, ossia la scatola di edgeworth. Proviamo a studiare il produttore rappresentativo come
abbiamo fatto con il produttore generico
Immaginiamo di essere un produttore ed immaginiamo di produrre un bene che si chiama bene x e per
produrlo abbiamo bisogno di due fattori produttivi, ossia il lavoro ed il capitale (capitale fisico, cioè impianti
o macchinari). Entrambi i fattori produttivi costano, il costo di una unità dell’input lavoro si chiama salario
unitario. Quanto riguarda invece il costo del capitale, dobbiamo immaginare che per poterci permettere un
impianto produttivo dobbiamo chiedere dei soldi prestito (emissione di titoli), quindi in sostanza vengono
emessi dei titoli da cui si ricavano dei soldi che verranno investiti nell’acquisizione del capitale, il costo di un
titolo è il rendimento/tasso di interesse dello stesso (noi che deteniamo queste cedole abbiamo diritto ad
un interesse) e quindi il costo unitario del capitale è il tasso di interesse. Noi produttori sappiamo anche che
possiamo permetterci di produrre quantità diverse del bene x a secondo delle combinazioni possibili dei
fattori produttivi, ma le combinazioni possibili di lavoro e capitale, che posso impiegare per ottenere un
determinato output, è stabilito dal processo produttivo (mi dice di usare due lavoratori e un impianto o un
lavoratore e due impianti - tecnica). In economia, il processo produttivo viene catturato dalla funzione di
produzione che dice quanti output posso ottenere dato l’impiego degli input produttivi, si tratta di una
funzione crescente in quanto se aumentassi il lavoro e aumentassi il capitale riuscirei ad aumentare l’output
prodotto. Questa funzione di produzione dobbiamo pensarla in maniera analoga a come pensavamo la
funzione di utilità del consumatore (il consumatore traeva utilità dal consumo di entrambi i bene x e y e se
cresceva il consumo di entrambi i beni cresceva l’utilità – funzione crescente)
• W = salario unitario (wage)
• R = tasso di interesse (rate)
• X = F (L; K) = funzione di produzione
• U = F (x; y) = funzione di utilità
• X = F (L; K) ~ U = F (x; y) = analogia
Abbiamo a che fare con tre variabili, sia nel caso del produttore sia nel caso del consumatore. Nel caso del
consumatore le tre variabili erano la quantità del bene x consumata, la quantità del bene y consumata e
l’utilità del consumatore. Nel caso del produttore le tre variabili sono i due input (lavoro e capitale) e l’output
(quantità del bene x)
GRAFICO: LE TRE VARIABILI
Ora vogliamo trovare un espediente grafico che ci permetta di tradurre la relazione a tre variabili su un piano
in una relazione tracciabile su un piano a due dimensioni, quindi dobbiamo rendere costante la terza
variabile e di conseguenza tracciare la relazione tra le due variabili tenendo costante la terza. Nel
consumatore tenevamo costante l’utilità e tracciavamo una curva di indifferenza variandola e ottenendo
altre curve di indifferenza, nel produttore invece teniamo costante l’output e diciamo qual è la combinazione
dei fattori produttivi (l’uno con l’altro hanno un certo grado di sostituibilità) che mi permette di ottenere
quello stesso livello di output. In sostanza tracceremo l’insieme di tutte le possibili combinazioni di input
produttivi che mi diano lo stesso livello di output, vogliamo cioè tracciare, sul piano lavoro-capitale (due
dimensioni), un qualcosa che mi dia conto della funzione di produzione. Ciò che andremo a tracciare è molto
simile alle curve di indifferenza ma non si chiameranno più così in quanto non abbiamo più a che fare con le
preferenze dei consumatori e quindi con l’indifferenza tra panieri, ma abbiamo a che fare con la produzione
e quindi si chiameranno isoquanti, cioè l’insieme di tutte quelle combinazioni lavoro-capitale che
permetteranno al produttore di ottenere lo stesso livello di output. Se c’è un certo grado di sostituibilità che
sia ragionevole/verosimile la fuori tra gli input produttivi (aumento un input, riduco l’altro e ottengo lo stesso
livello di produzione), questi isoquanti avranno una pendenza negativa e saranno convessi. Se volessi
tracciare un ipotetico isoquanto, sul piano lavoro-capitale, parametrizzato ad un particolare livello di output
(X0), l’andamento di quell’isoquanto sarà quello rappresentato sotto e che sarà parametrizzato a X0. Significa
che X0 lo posso ottenere con tutte le combinazioni di fattori appartenenti ai punti di questo isoquanto,
queste combinazioni me le dice la tecnica in quanto non è un concetto economico ma ingegneristico

K


ISOQUANTO




• X0

L

Ora possiamo far variare il valore di X, quindi possiamo tracciare l’isoquanto parametrizzato ad X1. Gli
isoquanti parametrizzati ad un livello maggiore di output giaceranno alla destra dell’isoquanto appena
tracciato parametrizzato ad X0. Un isoquanto che giace alla destra lo posso interpretare come quella curva
che per ogni ascissa ha un’ordinata maggiore e che per ogni ordinata ha un’ascissa maggiore, ciò significa
che l’isoquanto per ogni quantità di lavoro ha un input capitale maggiore o per ogni quantità di capitale ha
un input lavoro maggiore dove l’output sarà maggiore (X1 > X0). Quindi, al crescere di x cresce l’output o, in
altri termini, per ogni isoquanto più a destra cresce l’output

K






• •

• • X1
• X0

L

IL COSTO DEI FATTORI PRODUTTIVI: GRAFICO
Il discorso sul costo dei due fattori produttivi ci riporterà alla mente il suo analogo nel problema del
consumatore, ossia il vincolo di bilancio. Ora noi, che siamo i produttori, abbiamo determinati soldi
(autofinanziamento, prestiti, cedole), quello che abbiamo in cassa è quello che possiamo permetterci di
spendere per pagare gli input produttivi. Il costo totale della produzione può essere sostenuto da questo
produttore del bene x se e solo se il costo degli input non eccede ciò che possiede. Il costo totale degli input
produttivi sarà pari o ≤ al salario unitario moltiplicato per unità di lavoro impiegato sommato al tasso di
interesse moltiplicato alle unità di capitale impiegato, questo costo totale è l’ammontare che il produttore
può permettersi di pagare/spendere. L’analogia con il problema del consumatore, che era il reddito, è
rappresentata dal fatto che egli poteva permettersi di spendere per il bene x e di spendere per il bene y non
più del suo reddito
• wL + rK = CT -> problema del produttore
• PXX + PYY = M -> problema del consumatore
• wL + rK = CT ~ PXX + PYY = M -> analogia
Così come il vincolo di bilancio del consumatore dava luogo ad una retta negativamente inclinata sul piano
x-y la cui pendenza era PX/PY, questo nuovo vincolo darà luogo ad una retta negativamente inclinata sul
piano L-K con pendenza pari a w/r in quanto il prezzo di L è w e il prezzo di K è r. Se volessimo tracciare
questo vincolo, in maniera analoga al problema del consumatore, avremmo a che fare con una retta
negativamente inclinata con pendenza w/r. Per il consumatore, se il reddito variava, il vincolo di bilancio
traslava parallelamente a se stesso verso destra. In questo problema l’analogo del reddito sono i costi totali,
allora anche in questo caso potremmo concludere che al crescere dei costi totali il vincolo del produttore
trasla verso destra perché in cassa ha più soldi, presi da autofinanziamento o da presti, che gli permettono
di acquistare combinazioni maggiori dei fattori produttivi (possibilità di acquisto dei fattori produttivi
aumenta)

K


ISOCOSTO



w/r

L

PROBLEMA DEL PRODUTTORE DA DUE PROSPETTIVE ANALOGHE
Prima prospettiva: teniamo fissi i costi totali, quindi teniamo fisso il vincolo. Il problema del produttore è
trovare il massimo output possibile da produrre data la sua capacità di spesa per gli input produttiva, ossia
dato quel vincolo. Quindi dobbiamo trovare il punto in cui l’isoquanto sarà il più a destra possibile, dato quel
vincolo, perché voglio produrre il massimo possibile. L’isoquanto più a destra possibile dato quel vincolo è
quello tangente perché qualunque altro secante ne ha uno migliore alla sua destra, chi non ha più nessuno
alla sua destra realizzabile è quello tangente (ne ha infiniti alla sua destra ma non sono realizzabili perché
non rispettano il vincolo). L’obiettivo del produttore è trovare le combinazioni L-K che gli permettano di
produrre la maggiore quantità di output dato il vincolo
Seconda prospettiva: otteniamo lo stesso risultato che otteniamo con la prima prospettiva, in quanto sono
analoghe. La seconda prospettiva immagina di voler produrre una determinata quantità, quindi in questo
caso teniamo fisso l’isoquanto e non il vincolo. L’obiettivo è quello di voler produrre quella quantità
sostenendo il minor costo possibile, quindi significa che si tiene fisso l’isoquanto e si fa traslare il vincolo.
Parlando di minor costo possibile si consegue il fatto che bisogna trovare il minor vincolo il più a sinistra
possibile dato l’output dell’isoquanto. Se tengo fisso l’isoquanto e minimizzo i costi, arrivo ancora nel punto
di tangenza
Sia la massimizzazione dell’output dati i costi sia la minimizzazione dei costi dato l’output portano sempre al
punto di tangenza situato tra il vincolo e l’isoquanto. Lungo il vincolo troviamo tutte le combinazioni di input
il cui costo è costante (iso = costante), quindi possiamo chiamare il vincolo “isocosto” in quanto lungo quel
vincolo tutte le combinazioni di input L-K costano uguale (isocosto = costo costante). Il costo aumenta
spostandosi su un isocosto più a destra e diminuisce spostandosi su un isocosto più a sinistra

SIGNIFICATO DELLA PENDENZA DELL’ISOCOSTO


Analogia con il consumatore: nel problema del consumatore il punto di tangenza poteva essere interpretato
come uguaglianza tra il rapporto tra i prezzi e il saggio marginale di sostituzione, il rapporto tra i prezzi diceva
la quantità del bene y a cui il consumatore doveva rinunciare per potersi permettere il consumo di un’unità
aggiuntiva del bene x mentre il saggio marginale di sostituzione diceva la quantità del bene y alla quale il
consumatore era disposto/voleva rinunciare per poter consumare una quantità maggiore del bene x. Questo
concetto troverà un suo analogo nell’interpretazione economica del punto di tangenza del produttore,
proviamo quindi a capire cosa rappresenta la pendenza dell’isocosto (vincolo) che è w/r
Immaginiamo che questo produttore voglia impiegare un’unità in più dell’input lavoro, questa unità in più
dell’input lavoro è costosa e quindi significa che, a parità del denaro tirato fuori e cioè a parità di costi totali,
se il produttore destina w per quella unità in più dell’input lavoro, il produttore dovrà rinunciare a quel w
nel pagamento dell’input capitale. Quel w che destina all’impiego di una unità in più dell’input lavoro deve
essere necessariamente decurtato alla spesa per l’utilizzo dell’input capitale, quindi w è la spesa a cui il
produttore deve rinunciare per remunerare il fattore capitale. Siamo ancora ad un livello di spesa, noi
vogliamo sapere le unità di capitale a cui rinunciare per poter impiegare un’unità aggiuntiva dell’input lavoro,
per sapere questo dobbiamo dividere la spesa per il prezzo del capitale

K
w
unità di capitale a cui il produttore deve
r =
rinunciare per poter impiegare una
unità in più del fattore lavoro, a parità
di costo

K* •


L* L

SIGNIFICATO DELLA PENDENZA DELL’ISOQUANTO
La pendenza dell’isoquanto è delta K, cioè la variazione dell’ordinata, fratto delta L, cioè la variazione
dell’ascissa (K/L). Questa frazione dice che il produttore può passare dal punto rosso al punto nero riducendo
il capitale, aumentando il lavoro e ottenendo la stessa quantità di output in quanto ci troviamo sull’isoquanto
che è a parità di output (l’output, lungo l’isoquanto, è lo stesso). La pendenza dell’isoquanto si chiama saggio
marginale di sostituzione tecnica (SMST), ossia la sostituibilità tecnica tra i fattori produttivi che è catturata
dall’isoquanto che è vincolato dal processo produttivo e quindi è vincolato dalla sostituibilità tecnica tra i
fattori produttivi. È la tecnica/processo produttivo che me lo dice, più che l’economia, mentre il concetto
della pendenza dell’isocosto è un concetto più economico. In conclusione, la condizione che determina la
scelta del produttore è l’uguaglianza tra il saggio marginale di sostituzione tecnica e il rapporto w/r

K
K
unità di capitale a cui il produttore può
L = rinunciare a patto, però, che aumenti di

una unità l’input lavoro ottenendo lo


• stesso livello di output

K* •


L* L
Immaginiamo sempre l’isola deserta in cui ci siano due beni, x e y, ma che questa volta vengono prodotti, e
ci sono due produttori, il produttore del bene x (A) ed il produttore del bene y (B) che, questa volta, nascono
con una determinata dotazione di lavoro ed una determinata dotazione di capitale (la dotazione iniziale non
riguarda i beni ma gli input produttivi). Per produrre il bene x e per produrre il bene y, i due produttori
utilizzano i due fattori produttivi, lavoro e capitale. I due produttori, in questa economia, devono capire come
utilizzare gli input di cui sono dotati, eventualmente scambiandoseli, con l’obiettivo di produrre il massimo
possibile (A del bene x e B del bene y). Per capire quanto lavoro c’è in totale nell’economia e per capire
quanto capitale c’è in totale nell’economia dobbiamo sommare le dotazioni iniziali dei due produttori
Riassunto:
• A e B sono i produttori
• X e Y sono i beni
• L e K sono gli input produttivi
• (LA; KA) sono le dotazioni iniziali del produttore A
• (LB; KB) sono le dotazioni iniziali del produttore B
• LA + LB = lavoro totale nell’economia (L)
• KA + KB = capitale totale nell’economia (K)
Proviamo a crearci una nuova scatola di edgeworth la cui dimensione è rappresentata dalla larghezza che è
la quantità totale di lavoro che c’è nell’economia e dall’altezza che è la quantità totale di capitale che c’è
nell’economia. Quello che faremo sarà, quindi, unire il piano L-K del produttore A con il piano L-K del
produttore B sovrapponendoli. Ancora una volta, il punto d può essere considerato il punto delle allocazioni
iniziali. Date le coordinate del punto d possiamo notare che il produttore A nasce con poco lavoro e tanto
capitale mentre il produttore B nasce con tanto lavoro e poco capitale. Passanti per quanto punto, possiamo
tracciare l’isoquanto riferito al produttore A e l’isoquanto riferito al produttore B, in sostanza vogliamo
capire quanto del bene x riesce a produrre A con la sua dotazione alla nascita e quanto del bene y riesce a
produrre B con la sua dotazione alla nascita. Quanto riescono a produrre sarà il valore dell’output a cui è
parametrizzato ciascuno dei due isoquanti, l’isoquanto del produttore A sarà parametrizzato al valore
dell’output X e l’isoquanto del produttore B sarà parametrizzato al valore dell’output Y. Immaginiamo che
l’isoquanto verde sia parametrizzato a X0 e che l’isoquanto rosso sia parametrizzato a Y0, ciò significa che se
ciascuno dei due produttori utilizzasse la propria dotazione di input produttivi riuscirebbero a produrre X0 il
produttore A e Y0 il produttore B

K
LB B
L

d
KA • KB


X0
Y0
A LA L
K

Qui dentro c’è un margine di manovra? Cioè, c’è un’area nella quale i due produttori saranno a disposti a
scambiarsi gli input? Se si, perché? Ovviamente, questi produttori staranno meglio producendo di più, quindi
il produttore A starà meglio su un isoquanto verde posto alla destra dell’isoquanto iniziale mentre il
produttore B starà meglio su un isoquanto rosso posto alla destra dell’isoquanto iniziale. La destra di
entrambi si trova nell’area tra l’isoquanto iniziale verde e l’isoquanto iniziale rosso, quindi in quest’area
entrambi i produttori saranno incentivati nello scambiarsi gli input produttivi ed entrambi staranno meglio,
uscendo da quest’area uno starà meglio ma facendo star peggio l’altro

K
LB B
L

d
KA • KB



X0
Y0
A L
LA
K

Per esempio, i due produttori potrebbero scambiarsi lavoro e capitale arrivando nel punto f ma c’è ancora
margine di manovra. Il margine di manovra si azzera/annulla nel punto in cui gli isoquanti sono tangenti. I
punti di tangenza sono tanti nell’area degli scambi e si posizionano nel nucleo, lunga la curva azzurra gli
isoquanti verdi sono tangenti agli isoquanti rossi. L’efficienza nella produzione dice tutte le combinazioni di
input produttivi non migliorabili paretianamente, cioè non esiste un’altra combinazione di fattori produttivi
tale per cui uno dei due produttori possa produrre di più senza che l’altro debba necessariamente produrre
meno

K
LB B
L
d
KA • f KB


X0
Y0
A L
LA
K

28/10

I due produttori arrivano ad una combinazione di fattori produttivi non migliorabili paretianamente, arrivano
cioè ad una combinazione di fattori produttivi efficienti dal punto di vista paretiano. Quindi, il concetto di
efficienza nella produzione è la combinazione di fattori produttivi tale per cui non esiste combinazione nella
quale almeno uno dei due produttori riesca a produrre di più senza che l’altro debba produrre di meno.
Anche per quanto riguarda la produzione, il concetto di efficienza paretiana risiede nella non migliorabilità
dell’allocazione. L’efficienza dal punto di vista paretiano, nella scatola di edgewort, si cattura, dal punto di
vista grafico, dalla tangenza delle due mappe di isoquanti. Anche nella produzione c’è l’equilibrio che non è
dato soltanto dalle possibilità tecniche di produzione, cioè gli isoquanti, ma è dato anche dal costo della
produzione, cioè l’isocosto. Abbiamo visto che il produttore dovrà fare i conti con la retta dell’isocosto
perché dovrà posizionarsi nell’isoquanto più alto possibile, e quindi più a destra possibile, ma rispettando il
vincolo dell’isocosto (deve riuscire a pagare i fattori produttivi). Avevamo concluso che l’equilibrio, in
un’economia con produzione, non è dato dalla tangenza soltanto dalle mappe degli isoquanti ma devono
essere entrambe tangenti all’isocosto così come nell’economia di puro scambio entrambe le mappe erano
tangenti al vincolo di bilancio. Quindi, oltre ad essere tangenti tra di loro, la loro tangenza deve essere
l’isocosto e la pendenza dell’isocosto è il rapporto tra i prezzi dei due fattori produttivi (w/r). In sostanza,
l’equilibrio, nell’economia con produzione, è dato dall’uguaglianza tra la pendenza degli isoquanti del
produttore A, la pendenza degli isoquanti del produttore B e la pendenza dell’isocosto
IL PUNTO DI EQUILIBRIO
Questa è la rappresentazione, attraverso la curva dei contratti che cattura l’insieme dei punti efficienti dal
punto di vista paretiano nella produzione, che rappresenta a quale di quei punti efficienti si convergerà la
mappa degli isoquanti data la dotazione iniziale. Quel punto è il punto in cui, non solo la mappa degli
isoquanti verdi è tangente alla mappa degli isoquanti rossi, entrambe le mappi degli isoquanti sono tangenti
all’isocosto. In questo punto, il punto di equilibrio (f), abbiamo l’uguaglianza tra il saggio marginale di
sostituzione tecnica tra lavoro e capitale per il produttore A e il saggio marginale di sostituzione tecnica tra
lavoro e capitale per il produttore B ed entrambi saranno uguali al rapporto tra salario e tasso di interesse.
Questa equazione ci da il concetto grafico della simultanea tangenza tra la mappa degli isoquanti verdi, la
pappa degli isoquanti rossi e l’isocosto. Dal punto di vista economico significa che la quantità del fattore
capitale a cui per la tecnica ciascuno dei due produttori è obbligato a rinunciare per incrementare di un’unità
del fattore lavoro a parità di output è uguale alla quantità del fattore capitale a cui ciascuno dei due
produttori deve rinunciare per incrementare di un’unità del fattore lavoro a parità di costo

K

B
L

d

SMSTL,K = SMSTL,K = w/r
• f A B


A L
K

CONSUMO E PRODUZIONE
Ora uniamo il consumo con la produzione, quindi immaginiamo che questi due produttori nascano soltanto
con le dotazioni iniziali (lavoro e capitale) ma che poi si mettano a produrre il bene x ed il bene y che
successivamente mangiano. Il produttore A consumerà una parte del bene x e l’altra parte la venderà al
produttore B, l’altro produttore, a sua volta, farà lo stesso consumando una parte del bene y e la restante la
venderà ad A. il produttore A ed il produttore B sono simultaneamente produttori e consumatori, uno il
produttore di x e consumatore sia di x che di y e l’altro produttore di y e consumatore sia di y che di x, in
sostanza ciascuno dei due produce un solo bene ma li consuma entrambi. Ciò significa che questi due
produttori faranno due tipi di scambio, si scambieranno tra di loro i fattori produttivi, in quanto non è detto
che ciascuno dei due rimanga con ciò di cui è dotato alla nascita, e dopo di che si scambieranno i loro stessi
prodotti (il produttore A venderà il bene x e comprerà il bene y – il produttore B venderà il bene y e comprerà
il bene x)

TRASFORMAZIONE DELLE DIMENSIONE DELLA SCATOLA DA LAVORO-CAPITALE A X-Y


Il primo passo che dobbiamo compiere, per analizzare questa economia attraverso l’analisi geometrica, è
riuscire a tradurre il discorso della produzione in termini di x e y, cioè la scatola di edgeworth sopra la
vogliamo tradurre in un’altra scatola di edgeworth dove le dimensioni non saranno più il lavoro e il capitale
ma saranno x e y
Dobbiamo capire se esiste un qualche ragionamento che permetta di tracciare la curva dei contratti in un
qualcosa sul piano x-y, cioè vogliamo riuscire a capire come fare a tracciare la curva azzurra sul piano x-y e
non sul piano L-K. Dobbiamo immaginare di trovarci nell’origine degli assi verdi, nel punto g, e succede che
il produttore A non ha alcun fattore produttivo (L, con riferimento agli assi verdi, è 0 e K, con riferimento
agli assi verdi, è 0) e quindi non riesce a produrre alcun che del suo bene in quanto non ha input da impiegare
nel processo produttivo del suo bene, ciò significa che il punto g corrisponde ad output del produttore A pari
a 0. Simmetricamente, l’intera disponibilità dei fattori produttivi presenti in questa economia la detiene tutta
il produttore B che riuscirà ad ottenere una produzione massima possibile in quanto impiegherà tutti gli
input produttivi. In sostanza, se il produttore A produce il bene x e se il produttore B produce il bene y, a
seguito del nostro ragionamento con il punto g, il punto g, sull’altro piano, corrisponde ad una quantità di x
pari a 0 e ad una quantità di y massima. Quindi, immaginiamo che il punto g sul piano x-y corrisponda al
punto disegnato (YMAX è quello ottenuto avendo introdotto nella funzione di produzione del produttore B
tutto il lavoro e tutto il capitale presente nell’economia, cioè la somma di tutte le dotazioni la detiene B). Al
contrario ora e simmetricamente, immaginiamo di essere nel punto h, ossia nell’origine degli assi rossi, e
succede che il produttore B non ha alcun fattore produttivo (L, con riferimento agli assi rossi, è 0 e K, con
riferimento agli assi rossi, è 0) e quindi non riesce a produrre alcun che del suo bene in quanto non ha input
da impiegare nel processo produttivo del suo bene, ciò significa che il punto h corrisponde ad output del
produttore B pari a 0. Simmetricamente, l’intera disponibilità dei fattori produttivi presenti in questa
economia la detiene tutta il produttore A che riuscirà ad ottenere una produzione massima possibile in
quanto impiegherà tutti gli input produttivi. In sostanza, se il produttore A produce il bene x e se il produttore
B produce il bene y, a seguito del nostro ragionamento con il punto h, il punto h, sull’altro piano, corrisponde
ad una quantità di y pari a 0 e ad una quantità di x massima. Quindi, immaginiamo che il punto h sul piano
x-y corrisponda al punto disegnato (XMAX è quello ottenuto avendo introdotto nella funzione di produzione
del produttore A tutto il lavoro e tutto il capitale presente nell’economia, cioè la somma di tutte le dotazioni
la detiene A). Ora dovremmo ottenere un qualcosa che lega il punto g al punto h, allora significa che la curva
dei contratti, tradotta nel suo equivalente sul piano x-y, darà luogo ad una curva negativamente inclinata
perché comporta che al crescere di x si riduce y e viceversa. La logica economica sottostante a questa
inclinazione negativa, secondo cui se si aumenta uno si riduce l’altro e viceversa, risiede nel fatto che i fattori
produttivi sono dati e quindi per produrre un po' più di un bene bisogna impiegare più fattori produttivi
destinandoli alla tecnologia di quel bene e togliendoli alla produzione dell’altro bene (l’output di quest’altro
bene si ridurrà). L’andamento di questa curva può essere vario (concavo, convesso, lineare) ma sempre
monotonicamente decrescente. Se la curva che lega il punto g al punto h fosse convessa significherebbe che
sarebbe qualcosa come ciò che è stato disegnato e che avrebbe la pancia rivolta verso l’origine degli assi,
mentre se fosse concava significherebbe che sarebbe qualcosa come ciò che è stato disegnato e che avrebbe
la pancia lontana e dalla parte opposta all’origine degli assi. La fuori è più verosimile la curva gialla o quella
viola, cioè è più verosimile che la trasposizione su questo piano x-y della curva dei contratti sia concava o sia
convessa? E perché? Cosa caratterizza l’una e cosa caratterizza l‘altra? Entrambe sono negativamente
inclinate e ciò significa che la tangente ad entrambe è a pendenza negativa, tuttavia in quella convessa la
tangente in un punto e la tangente nell’altro hanno pendenze diverse, ossia in quella con il punto a sinistra
è più ripida mentre man a mano che aumenta l’ascissa del punto diventa più piatta, in quella concava invece
succede il contrario, più aumenta l’ascissa più la tangente diventa ripida. In sostanza, in quella concava la
tangente decresce, cioè diventa più piatta, spostandomi a destra mentre in quella convessa la tangente
cresce, cioè diventa più ripida, spostandomi a destra

K Y

h • B g
L YMAX •
d

K •

• f •


L

h
• •
A g L XMAX X
K

Ora proviamo a capire che cosa cattura questa tangente e quindi proviamo a capire che cosa quel significato
economico catturato dalla tangente mi porta a concludere circa la verosimiglianza delle due curve. Noi siamo
abituati ad interpretare le pendenze come la quantità del bene presente in ordinata alla quale un individuo
deve/vuole/può rinunciare pur di incrementare di una unità il bene presente in ascissa. Se siamo sul piano
lavoro-capitale è la quantità di capitale alla quale un individuo deve/vuole/può rinunciare pur di
incrementare di una unità il lavoro, se siamo sul piano x-y è la quantità del bene y alla quale un individuo
deve/vuole/può rinunciare pur di incrementare di una unità il bene x. Se siamo sul piano x-y la pendenza di
qualunque cosa sarà delta y fratto delta x con un delta x pari ad 1, se siamo sul piano lavoro-capitale la
pendenza di qualunque cosa sarà delta capitale fratto delta lavoro con un delta lavoro pari ad 1. Questo è
l’equivalente, nel discreto, di un concetto nel continuo che è la derivata

Y K

ry ~ ∂y rK ~ ∂K

rx ∂x rL ∂L

X L

Ora vogliamo capire quale verbo usare, se voglio/posso/devo, tornando ai due grafici di prima. Il piano a
destra, che deriva dal piano a sinistra, da che cosa è vincolato? È vincolato dalle dimensioni della scatola di
edgeworth, cioè dalla quantità di input produttivi che è data (bisogna produrre con L soprassegnato e con K
soprassegnato), quindi un vincolo sostanziale a cui i due produttori devono sottostare è la quantità di input
produttivi. Per aumentare di una unità la produzione del bene x, obiettivo dell’analisi della pendenza, nella
produzione del bene x devono essere impiegati più fattori produttivi e questi fattori in più li devo sottrarre
alla produzione del bene y. Ma a quanto devo rinunciare? Se la pendenza fosse il tratteggio viola, cioè se la
pendenza crescesse man a mano che mi sposto a destra, significherebbe che la quantità del bene y a cui
devo rinunciare per produrre una unità in più del bene x è via via maggiore quanto più io voglio produrre del
bene x perché la pendenza diventa più ripida e la sua interpretazione è la quantità di y a cui devo rinunciare.
Questa cosa è ragionevole la fuori? Ragioniamo, man a mano che impiego i fattori produttivi in un processo
produttivo, quei fattori produttivi diventano meno produttivi. Immaginiamo che l’unità di lavoro siano le
ore, si è più produttivi durante la prima ora di lavoro rispetto all’ottava, quindi se vado avanti e spingo la
produzione del bene x, cioè spingo l’impiego del fattore lavoro, devo usare una unità in più del bene lavoro
(non devo usare un’ora in più ma tre perché ciascuna di quelle ore è meno produttiva e rende meno). Ciò
significa che per produrre una unità in più del bene x, man a mano che spingo la sua produzione, la quantità
di fattori produttivi che vanno impiegati cresce (se prima toglievo un’ora di lavoro e un’unità di capitale
destinata alla produzione del bene y, ora ne devo togliere tre di ore lavoro e tre unità di capitale). Il fatto che
per riuscire a produrre una unità in più del bene x, via via che si spinge la produzione, implichi che vi debba
destinare una quantità via via maggiore di fattori produttivi, è legato al concetto della produttività marginale
decrescente dei fattori produttivi. Tutto questo discorso è verosimile la fuori, è verosimile il fatto che quanto
più io sfrutto un fattore produttivo tanto più la sua produttività decresce, è verosimile quindi concludere che
il tratteggio corretto sia tale per cui quanto più io spingo la produzione di un bene tanto più la tangente
diventa ripida, cioè devo rinunciare ad una quantità maggiore dell’altro bene perché sto spingendo anche
l’impiego dei fattori produttivi in maniera intensiva. Quindi la traduzione della curva dei contratti sul piano
x-y, prendendo in considerazione solo il lato della produzione, è una curva che sarà fatta come quella azzurra
(curva decrescente in maniera concava)

K Y

h • B g
L
YMAX •
d

K •

• f •


L

h
• •
A g XMAX
L X
K
I punti appartenenti alla curva dei contratti li interpretavamo come l’insieme dei punti efficienti nella
produzione, cioè la combinazione dei fattori tale per cui non esiste un’altra combinazione diversa da quella
in cui almeno uno dei due produttori riesca a produrre di più senza che l’altro debba produrre di meno. Come
interpretiamo quella stessa efficienza nella produzione ma sul piano x-y? Cioè come riusciamo a tradurre
l’impiego efficiente dei fattori in una produzione efficiente di beni? Ciascuno di quei punti dice “dato
l’impiego efficiente dei fattori, cioè dato quell’impiego per cui uno riesca a produrre di più senza che l’altro
debba produrre di meno”. In pratica, ciascuno di questi punti efficienti è caratterizzato dalla tangenza di due
isoquanti (ciascun isoquanto, lungo di esso, ha costante l’output). Immaginiamo che la curva verde nella
scatola di edgeworth abbia l’output Xf che caratterizza ogni punto su quella curva, ora immaginiamo che Xf
sia in un punto preciso sul piano x-y. Ora immaginiamo che l’isoquanto rosso sia parametrizzato all’output
Yf e di conseguenza tutti i punti appartenenti ad esso sono parametrizzati all’output Yf. Questo punto, sul
piano x-y, è il punto che per ascissa ha Xf e per ordinata Yf. Otteniamo così quel livello di beni x e y prodotti
garantito dall’utilizzo efficiente dei fattori produttivi. Mentre la curva nel grafico a sinistra si chiamava curva
dei contratti, la curva nel grafico a destra si chiama frontiera efficiente o frontiera di produzione o frontiera
delle possibilità di produzione (dice che con quell’uso efficiente dei fattori posso produrre quella quantità
del bene x e quella quantità del bene y, non oltre perché gli input sono dati). L’interpretazione economica
che diamo alla pendenza è la quantità del bene y che si deve rinunciare a produrre per poter produrre una
unità in più del bene x dato l’impiego efficiente dei fattori, questa pendenza della frontiera delle possibilità
di produzione si chiama saggio marginale di trasformazione (SMT) tra il bene x ed il bene y

K Y

h • B g
L CMgX
YMAX • f SMTX, Y =
d Yf • • CMgY

K •

• f •

Xf ry
L = SMTX, Y
• rx
Yf h
• • •
A g L Xf XMAX X
K

ry quantità del bene y alla cui produzione si deve rinunciare per poter incrementare di una unità la
=
rx produzione del bene x, il tutto attraverso un uso efficiente dei fattori produttivi

29/10

La lezione precedente abbiamo traslato la curva dei contratti in un altro piano, abbiamo cioè tracciato la
frontiera efficiente o la frontiera delle possibilità di produzione sul piano x-y. Siamo ancora nell’ottica di
produzione dei beni, non abbiamo ancora introdotto il concetto di consumo di questi beni. Nella costruzione
che abbiamo fatto ieri della frontiera efficiente, ciò che abbiamo tracciato lungo di essa sono tutti i punti
efficienti nella produzione. Noi sappiamo che non tutti i punti lungo la curva dei contratti nel piano L-K sono
punti di equilibrio perché all’equilibrio si giunge non soltanto quando le due mappe delle curve di
indifferenza sono tangenti l’una all’altra ma anche quando entrambe sono tangenti alla curva dell’isocosto.
Quindi sulla frontiera efficiente, nel nostro ragionamento di ieri, c’era soltanto un punto che era anche il
punto di equilibrio nella produzione, cioè quello le cui coordinate erano Xf-Yf che corrisponde al livello di
produzione di output a cui è parametrizzato l’isoquanto verde passante per f e al livello di produzione di
output a cui è parametrizzato l’isoquanto rosso passante per f. Noi sappiamo che qualsiasi punto efficiente
può, in realtà, essere un punto di equilibrio attraverso la redistribuzione delle risorse iniziali e per un
particolare valore dei prezzi (in questo caso i prezzi dei fattori). In sostanza, ciascun punto della curva dei
contratti, tradotto in un punto appartenente alla frontiera efficiente, può essere un punto di equilibrio, ciò
significa che per ogni possibile w/r potremmo tradurre questi punti efficienti come punti di equilibrio anche
Ora sulla frontiera efficiente c’è solo un punto un punto di equilibrio, ossia f, ma potrebbero essercene tanti
altri di w/r che daranno luogo ad equilibri che saranno efficienti, cioè che apparterranno alla curva dei
contratti e alla frontiera efficiente. Adesso, interpretando questi punti come potenziali punti di equilibrio,
cioè quei punti in cui non c’è solo l’uguaglianza tra i saggi marginali di sostituzione tecnica ma anche
l’uguaglianza con w/r, vogliamo interpretare la pendenza della frontiera delle possibilità di produzione
facendo riferimento all’isocosto e non più all’isoquanto. La tangenza nel punto f come può essere
interpretata? Come ieri ma con qualcosina in più siccome il punto f non è solo efficiente nella produzione
ma è anche l’equilibrio, ciò significa che il punto f non è caratterizzato solo dalla tangenza della mappa degli
isoquanti verdi con la mappa degli isoquanti rossi ma anche dalla tangenza con il vincolo di isocosto
Immaginiamo di essere una persona, chiamata Stato, che guarda l’isola deserta dall’alto e che vuole
interpretare cosa succede in modo super partes in quanto non siamo ne il produttore A ne il produttore B.
Noi sappiamo che per arrivare al punto f questa economia spenderà qualcosa perché per produrre
l’allocazione f l’economia impiegherà i fattori secondo l’allocazione f e i fattori secondo l’allocazione f sono
che il produttore A userà l’input di lavoro Lf e l’input di capitale Kf mentre il produttore B l’input di lavoro Lf
e l’input di capitale Kf. Naturalmente, questi input devono essere remunerati, se vogliamo prescindere
dall’esistenza di moneta dobbiamo immaginare che questi produttori abbiano trovato il modo di pagare
questi input. L’input lavoro del produttore A costerà w per Lf e l’input capitale del produttore A costerà r per
Kf mentre l’input lavoro del produttore A costerà w per Lf e l’input capitale del produttore B costerà r per Kf

K Y
Lf h • B
L g
YMAX • f
d Yf • •

K •

Kf • f Kf •

Xf L

Yf h
• • •
A g Lf L Xf XMAX X
K

COSTI MARGINALI: AUMENTO DELLA PRODUZIONE DI UN BENE


Allora, noi che siamo lo Stato vogliamo provare a capire che cosa potrebbe succedere volendo produrre una
unità in più del bene x, cioè noi vogliamo dare una interpretazione della pendenza della tangenza di questa
funzione efficiente nel punto f. Noi Stato diciamo “per produrre una unità in più del bene x, l’economia dovrà
sostenere un costo aggiuntivo perché per produrre una unità in più il fattore lavoro ed il fattore capitale
devono essere rimescolati a favore della produzione del bene x in quanto non necessariamente il costo della
nuova allocazione sarà identico al costo della precedente allocazione”
Notazione:
• Costo totale di x nell’allocazione f -> la variazione del costo totale di x quando la produzione di x passa
da Xf ad una unità aggiuntiva (Xf + 1 - Xf), con l’obiettivo di calcolare quanto costa quella unità
aggiuntiva, la definiamo come costo marginale del bene x valutato in f (costo aggiuntivo)

o CTX -> rCTX = CMgX
f rx f

• Costo totale di y nell’allocazione f -> la variazione del costo totale di y quando la produzione di x passa
da Yf ad una unità aggiuntiva (Yf + 1 - Yf), con l’obiettivo di calcolare quanto costa quella unità
aggiuntiva, la definiamo come costo marginale del bene y valutato in f (costo aggiuntivo)

o CTY -> rCTY = CMgY
f rY f
Lo Stato vede che l’economia arriva in f e si chiede che cosa succederebbe se l’economia volesse ottenere
un’unità aggiuntiva del bene x, dovrebbe sostenere un costo aggiuntivo che altro non è che il costo marginale
del bene x. Significa che, se l’economia ha quei soldi per remunerare gli input, quei soldi che ho usato per
produrre di più del bene x li devo togliere dalla produzione del bene y e quindi devo togliere una parte di
remunerazione ai fattori che concorrono alla produzione del bene y (non significa che li pago meno quei
fattori ma che li utilizzo di meno). Quindi devo rinunciare a remunerare i fattori destinati alla produzione del
bene y per una somma pari allo stesso ammontare tirato fuori per remunerare in più i fattori destinati alla
produzione del bene x. Come faccio a sapere a quante unità del bene x corrisponde il costo marginale del
bene x? Per passare da una spesa ad una quantità implica che debba dividere per un’altra spesa (spesa
unitaria del bene y), dobbiamo dividere quella spesa per il costo marginale del bene y, se divido quella cosa
a cui devo necessariamente rinunciare per il costo marginale del bene y so a quante unità devo rinunciare.
Quindi, la pendenza della frontiera efficiente, nell’equilibrio (in f), è data dal rapporto tra il costo marginale
del bene x ed il costo marginale del bene y (rapporto tra i costi marginali) perché nell’equilibrio io ho un
costo totale che è proprio quello che mi posso permettere mentre fuori dall’equilibrio avrei un costo totale
che non potrei permettermi. Quindi in qualunque punto la pendenza si chiama saggio marginale di
trasformazione ma nell’equilibrio, che è uno dei possibili punti efficienti, è il rapporto tra i costi marginali. In
sostanza, solo nel punto f il saggio marginale di trasformazione tra x e y è uguale al rapporto tra i costi
marginali (costo marginale del bene x e costo marginale del bene y)

STUDIO CONGIUNTO DI PRODUZIONE E CONSUMO


Sul piano x-y, il cui punto di vista è di tutti gli individui compreso lo Stato e quindi l’origine degli assi è la
stessa per entrambi, disegniamo la frontiera efficiente che ci descrive come funzionano le cose in questa
economia. Ora possiamo inserire il punto di vista dei due produttori che allo stesso tempo sono consumatori
di entrambi i beni (il produttore A produce x e consuma x e y mentre il produttore B produce y e consuma x
e y), quindi disegniamo le preferenze dei due individui e non c’è alcun motivo per cui le preferenze dell’uno
siano diverse dalle preferenze dell’altro in quanto entrambi i beni arrecano lo stesso beneficio ad entrambi,
in termini algebrici stiamo dicendo che la forma funzionale delle preferenza dell’uno e la forma funzionale
delle preferenze dell’atro siano identiche (non significa domandare la stessa quantità ma significa preferire
i beni allo stesso modo). Ciò significa che se volessi tracciare la mappa delle curve di indifferenza del
produttore A e la mappa delle curve di indifferenza del consumatore B, esse sarebbero identiche e
potrebbero sovrapporsi perché l’utilità che i due beni arrecano agli individui sono identiche. I due produttori
nascono con una determinata quantità di input produttivi e dicono che utilizzandoli in modo efficiente, e
magari scambiandoseli tra di loro per arrivare ad una allocazione efficiente, possono permettersi di
raggiungere un’utilità, in quanto consumatori, perché nell’economia la redistribuzione dei fattori gli ha
permesso di produrre la quantità di x pari a X0 e la quantità di y pari a Y0. L’utilità di quelle quantità di bene
prodotte la si misura attraverso ciò a cui è parametrizzata la curva di indifferenza passante per quel punto
che cattura quanto bene x viene prodotto e quanto bene y viene prodotto. Quindi se questi individui, sia
produttori che consumatori, si sono scambiati gli input in modo tale da produrre quella quantità di bene x e
quella quantità di bene y hanno ottenuto una utilità, in quanto anche consumatori di quei due beni, che è
pari a U0

Y

Y0 YMAX •


U0
A, B X0 XMAX X

I due produttori e consumatori ragionano su un ulteriore scambio per arrivare a produrre una quantità
diversa dei due beni, magari producendo un po' più di x e un po' meno di y. Per esempio, potrebbero
immaginare di scambiarsi gli input produttivi in modo tale da arrivare al punto azzurro e quindi si verrà a
produrre una quantità maggiore x pari a X1 ed una quantità minore di y pari a Y1. In questo caso la loro utilità
(U1) sarà maggiore, in quanto sono più a destra

Y

Y0 YMAX •
Y1 •


U1
U0
A, B X0 X1 XMAX X

Ora immaginiamo che questi individui continuino a reiterare questo ragionamento e che vogliano, quindi,
continuare a scambiarsi gli input produttivi sulla base dello star meglio in qualità di consumatori e non in
qualità di produttori. Il loro obiettivo è scambiarsi gli input produttivi in modo tale che quei beni li facciano
stare il meglio possibile. Si posizioneranno nel punto di tangenza tra la mappa delle due curve di indifferenza
e la frontiera efficiente, qui i due produttori constateranno di essersi scambiati gli input in modo tale da aver
prodotto le quantità di bene x e y tali per cui li facciano stare il meglio possibile. Quindi si posizioneranno nel
punto giallo dove vi è l’utilità massima possibile (UMAX), oltre c’è un’utilità maggiore ma non è realizzabile
perché la tecnologia di produzione è tale per cui non riesco a fare meglio di così. L’ascissa di quel punto di
tangenza mi darà la quantità totale di X (X grande) e l’ordinata di quel punto mi darà la quantità totale di Y
(Y grande). Nell’economia di puro scambio i beni non venivano prodotti, la quantità totale del bene x e la
quantità totale del bene y la chiamavano X grande e Y grande. Con questo ragionamento abbiamo ottenuto
la dimensione della vecchia scatola di edgeworth nel consumo, la larghezza era X grande e l’altezza era Y
grande, dove potremo inserire un’alta prospettiva (B torna nell’origine in alto) inscritta nella frontiera
efficiente. A questo punto, una volta ottenuto X grande e Y grande, i produttori saranno pronti a scambiarsi
i beni e non più i fattori produttivi

UMAX
Y

Y0 YMAX •
Y1 •

Y •

U1
U0
A, B X0 X1 X XMAX X

02/11

La lezione precedente abbiamo ottenuto una nuova scatola di edgeworth nel consumo le cui dimensioni
erano determinate dalle coordinate del punto di tangenza (quello giallo) tra la frontiera delle possibilità di
produzione e la mappa delle curve di indifferenza. Una volta trovato il punto di tangenza avevamo stabilito
che i due consumatori sceglieranno di scambiarsi i fattori produttivi in modo tale che essi vengano allocati
tra il produttore A ed il produttore B in modo tale che A produca la quantità del bene x corrispondente
all’ascissa del punto di tangenza e che B produca la quantità del bene y corrispondente all’ordinata del punto
SCATOLA DI EDGEWORTH INSCRITTA NELLA FRONTIERA: PRODUZIONE E CONSUMO

Y

YMAX

Y •

UMAX

A, B X XMAX X


Tutti i punti appartenenti alla frontiera efficiente sono punti efficienti nella produzione, cioè ciascuno di essi
è caratterizzato dalla tangenza tra la mappa degli isoquanti verdi e la mappa degli isoquanti rossi, significa
che ciascuno di quei punti è ottenuto in modo efficiente, ossia con un impiego efficiente dei fattori produttivi
e quindi non esiste un’altra combinazione di fattori tale per cui almeno che uno dei due produttori riesca a
produrre una quantità maggiore del proprio bene senza che l’altro produttore sia costretto a produrre una
quantità minore. Tutti i punti sulla frontiera efficiente sono realizzabili dal punto di vista della produzione
ma il punto giallo, quello di tangenza, è il migliore anche dal punto di vista del consumo. Quando i due
produttori devono decidere come e quanto produrre, devono tenere presente anche la prospettiva che
riguarda il consumo (come e quanto consumare), quindi devono avere un obiettivo di efficienza nella
produzione ma anche un obiettivo di efficienza nel consumo. Prima abbiamo adottato la stessa prospettiva
per entrambi i produttori, quindi posizioniamo nell’origine degli assi neri sia il punto di vista di A che il punto
di vista di B, e questo punto di vista gli porterà a scegliere la combinazione di beni x e y che massimizzerà la
loro utilità in quanto anche consumatori di quei beni e cioè gli porterà nel punto di tangenza (quello giallo)
tra la mappa degli isoquanti verdi e la mappa degli isoquanti rossi. La forma delle preferenze è identica
siccome non c’è motivo di pensare che il bene x dia un’utilità maggiore del bene y. Avevamo concluso,
considerando il grafico riportato sopra, che i due produttori si scambieranno gli input produttivi in modo tale
che A produrrà X grande unità del bene x e che B produrrà Y grande unità del bene y. A questo punto la
prospettiva dei due individui, in qualità di consumatori, si scinde (si distacca l’una dall’altra) e quindi B non
avrà più questa prospettiva ma inizierà ad avere la prospettiva che aveva nella scatola di edgeworth nel
consumo, cioè costruiremo una nuova scatola di edgeworth spostando il punto di vista di B nell’origine degli
assi rossi in alto a destra

Y

YMAX

B
X Y •

UMAX

A X XMAX X

Y

All’inizio, al termine del processo di produzione dove tutto il bene x lo deterrà A e tutto il bene y lo deterrà
B, i due individui, questa volta consumatori, si posizioneranno nel punto che vede l’intera quantità presente
nell’economia del bene x, nelle tasche di A, e l’intera quantità del bene y, nelle tasche di B. Questo punto,
azzurro, in cui A detiene tutte le unità del bene x e zero unità del bene y mentre B detiene tutte le unità del
bene y e zero unità del bene x, sarà dove si trova X grande e avrà coordinate X-0 per A e 0-Y per B

Y d: {(X; 0) ; (0; Y)}

YMAX

B
X Y •

UMAX

d

A X XMAX X
Y

Quindi, al termine del processo produttivo, i due individui si trovano in quel punto con quelle dotazioni (A
con tutto il bene x e niente del bene y mentre B con tutto il bene y e niente del bene x). A questo punto,
però, queste dotazioni se le devono scambiare siccome i due produttori si trasformano in venditori del
proprio bene perché A venderà una parte del suo bene x a B e B venderà una parte del suo bene y ad A. Noi
siamo abituati a studiare qual è l’esito dello scambio nel consumo, che di fatto è una vendita senza moneta
ma attraverso uno scambio, sempre in base alla ragione di scambio (valore del bene). Solo quando la ragione
di scambio, cioè il rapporto tra i prezzi, è uguale ai saggi marginali di sostituzione tra il bene x e il bene y per
entrambi gli individui, allora su entrambi i mercati non ci sarà più nessuno squilibrio (eccessi) che spinga in
alcun verso (aumentare o diminuire) i due prezzi. Quindi l’equilibrio nello scambio sarà raggiunto quando
PX/PY sarà uguale al saggio marginale di sostituzione tra x e y per l’individuo A ed al saggio marginale di
sostituzione tra x e y per l’individuo B. Dal punto di vista grafico, questo concetto di equilibrio ci conduce alla
tangenza simultanea tra il vincolo di bilancio, che parte dalle dotazioni, e le due mappa delle curve di
indifferenza (da ora tornano a chiamarsi di indifferenza, e non più degli isoquanti, perché sugli assi abbiamo
i due beni e non più i due input produttivi). Succederà che A consumerà del bene x una quantità pari a X^A,
significa che la distanza tra X grande e X^A è la quantità venduta a B ed infatti, simmetricamente, B consumerà
una quantità del bene x pari a X^B. Quanto riguarda il bene y, invece, notiamo che B consumerà del bene y
una quantità pari a Y^B, significa che la distanza tra Y grande e Y^B è la quantità venduta ad A ed infatti,
simmetricamente, A consumerà una quantità pari a Y^A. La ragione di scambio è data dalla pendenza della
retta nera, la stessa pendenza è uguale al saggio marginale tra il bene x e y per l’individuo A che, a sua volta,
è uguale al saggio marginale tra il bene x e y per l’individuo B

Y
PX
= SMS X, Y = SMS X, Y
PY
YMAX A B

X^B B
X Y •

Y^A • Y^B UMAX

d

A X^A X XMAX X
Y

I due individui stanno adottando un’ottica nel consumo per decidere come scambiarsi gli input produttivi
per poi produrre e, infine, vendere. Manca, però, l’ultimo tassello che risiede nel modo in cui i due individui
hanno scambiato i bene, questo modo è caratteristico e deriva dalla concorrenza perfetta sul mercato dei
beni. La concorrenza perfetta sul mercato dei beni significa che il prezzo di ciascun bene è proprio la variabile
che si aggiusta per riassorbire lo squilibrio, o di domanda o di offerta, su quel mercato. In altri termini, il
prezzo è una variabile esogena (esogeno = non scelto dall’individuo), cioè i due produttori dei due beni non
possono sceglierla come meglio aggrada loro ma il prezzo è mosso da una mano invisibile che lo aggiusterà
per riassorbire l’eccesso di domanda o l’eccesso di offerta. Quindi, in sostanza, non sono i due produttori a
muovere/scegliere/determinare il prezzo ma è il mercato, più precisamente è il riequilibrio del mercato

DETERMINAZIONE DEL PREZZO IN REGIME DI CONCORRENZA PERFETTA


Come viene determinato il prezzo che per i produttori è una variabile esogena? Torniamo ai due produttori
che agiscono solo come produttori e non anche come consumatori, focalizzandoci solo sul bene x ma lo
stesso discorso potrà poi essere fatto per il bene y
Il produttore del bene x ha l’obiettivo di ottenere un profitto, a differenza di quando parliamo del
consumatore che parliamo della massimizzazione dell’utilità, in questo caso parliamo di massimizzazione
del profitto. Da che cosa è definito il profitto? Il profitto è definito come i ricavi totali di vendita al netto dei
costi totali di vendita (RC – CT). Quindi questo produttore del bene x avrà come obiettivo quello di
massimizzare il profitto che è dato dalla differenza tra ricavi totali e costi totali
• RTX = PXX (prezzo moltiplicato per le unità di x vendute)
• CTX = remunerazione del lavoro e remunerazione del capitale + beni intermedi
L’andamento dei costi totali sarà crescente in modo convesso, crescente in modo concavo, crescente in
modo lineare o decrescente rispetto alla quantità prodotta e quindi venduta? Vogliamo evidenziare che cosa
significa costi totali crescenti convessi, ossia significa che essi sono rappresentati come nel modo riportato
di sotto. Rispetto alla quantità prodotta del bene x, i costi totali crescono, quindi avranno una pendenza
positiva (al crescere di x crescono i costi totali), ma man mano che x aumenta l’incremento dei costi aumenta.
Quindi i costi totali crescenti in modo convesso sono fatti in questo modo, significa che se prendiamo la
tangente del costo totale è positiva ma via via più ripida (vicino all’origine è abbastanza piatta ma poi diventa
più pendente). Questo concetto, traslato nell’economia, cosa implica? Noi sappiamo che l’interpretazione di
una tangente è la derivata di quella curva (le derivate sono nel continuo ma sono l’equivalente del delta nel
discreto). Quindi la pendenza della tangente (limite del rapporto incrementale) dice di quanto aumentano i
costi totali della produzione del bene x quando si vuole incrementare di una unità la produzione del bene x

CTX







X

la pendenza della tangente (limite del rapporto incrementale) dice di quanto aumentano i costi
CTX =
r
rx totali della produzione del bene x quando si vuole incrementare di una unità la produzione del
bene x

A questo punto, che cosa significa che la tangente diventa sempre più ripida? Significa che a mano a mano
che spingo la produzione del bene x, i costi totali che devo sostenere per quella unità in più aumentano.
Quindi concludiamo che i costi totali hanno un andamento, verosimilmente la fuori, crescente in modo
convesso proprio perché bisogna spingere l’impiego dei fattori produttivi che hanno una produttività
marginale decrescente
Ora proviamo ad analizzare graficamente il problema del produttore del bene x che vuole massimizzare il
profitto. Il profitto che questo produttore vuole massimizzare (πX = profitto del bene x) sarà la differenza tra
i ricavi totali ed i costi totali (𝛑X = PXX – CTX). Il concetto di differenza, dal punto di vista grafico è una distanza
(segmento), in sostanza per studiare il problema di questo produttore dobbiamo tracciare rispetto ad x i
costi totali e tracciare rispetto ad x i ricavi totali per poi calcolarne la distanza e vedere quando questa
distanza è massima perché quella distanza è il profitto (distanza massima = profitto massimo). Quindi ora
proviamo a tracciare i ricavi totali, dinanzi tutto dobbiamo sottolineare che al crescere di x crescono i ricavi
totali (andamento crescente). L’incremento del ricavo totale, per ogni unità prodotta, è PX (se si tratta di due
unità è PX per 2, se si tratta di nove unità è PX per 9, quindi la prima è aumentata di PX e la nona è aumentata
di PX rispetto all’ottava) e ciò significa che questo ricavo totale avrà sempre pendenza PX. Quindi, se questo
è il ragionamento, significa che la pendenza è sempre la stessa e se la pendenza è sempre la stessa vuol dire
che l’andamento è lineare, ossia è una retta. In sostanza, l’andamento del ricavo totale è crescente in modo
lineare, ossia è una retta che parte dall’origine degli assi con coefficiente angolare PX

CTX
RTX




X

A questo punto, il profitto è la distanza tra i ricavi totali ed i costi totali. Ora immaginiamo che questo
individuo voglia produrre zero (punto verde) e ciò significa che i costi totali si intersecano con i ricavi totali
in quanto 0-0 fa zero e quindi il profitto è pari a zero. Se invece l’individuo produce una quantità
corrispondente al punto rosso, anche in questo punto si intersecano e quindi la loro distanza è zero e ciò
significa che il profitto è ancora zero. Significa che se io volessi tracciare, rispetto ad x, un aumento del
profitto del bene x saprei che all’origine (punto verde) è zero e nel punto rosso è zero perché si intersecano.
Zero è all’origine ma torna anche nel punto rosso siccome in quest’ultimo punto si intersecano, ma cos’è in
mezzo a questi due punti? Immaginiamo che l’individuo voglia produrre una quantità corrispondente al
punto giallo. Andiamo a vedere la distanza verticale tra le due curve, cioè la differenza tra ricavi totali e costi
totali, la distanza è rappresentata dal segmentino giallo. Allora io so che quando la quantità prodotta e
venduta è corrispondente al punto giallo il profitto sarà rappresentato dal segmento giallo che dovrò
spostare nel grafico simmetrico di sotto dove si disegnano i profitti. Immaginiamo ora che l’individuo voglia
produrre la quantità corrispondente al punto azzurro, ancora una volta il profitto è quel segmento che andrò
a riportare sotto. Possiamo notare che la massima distanza tra le due curve sarà nel mezzo, in particolare la
distanza massima tra le due curve si avrà quando la tangente alla curva dei costi totali sarà parallela alla retta
dei ricavi totali, in nessun altro caso si avrà il segmento più grande. Quindi se voglio tracciare i profitti otterrò
un andamento come quello della curva viola, significa che i profitti sono zero poi crescono poi raggiungono
il massimo poi decrescono e poi tornano zero

CTX
RTX



PX = CMgX
• • • •
X
rRTX π
RMgX = rx = PX

rCTX
CMgX = rx

• • • •
X

Ora questo individuo vuole massimizzare i profitti, quale punto sceglierà? Sceglierà il punto corrispondente
al punto massimo, cioè scegliere il punto marrone. Che caratteristica ha questo punto? In questo punto la
pendenza del ricavo totale, che è PX in quanto è la stessa in ogni punto, è uguale/parallela alla tangente del
costo totale (la pendenza della tangente del costo è uguale alla pendenza del ricavo). La pendenza del ricavo
totale si chiama ricavo marginale, ossia l’incremento del ricavo totale prodotto dall’aumento di una unità di
bene prodotto (delta del ricavo totale fratto delta x quando delta x è uguale ad 1), il tutto è uguale a PX che
è dato/è un’esogena. La pendenza del costo totale si chiama costo marginale, ossia l’incremento del costo
totale dato dall’aver incrementato di una unità il bene x (delta del costo totale fratto delta x quando delta x
è uguale ad 1). Mentre il ricavo marginale è costante perché è sempre uguale a PX, il costo totale, al contrario,
non è costante e ciò significa che i costi marginali sono crescenti perché la pendenza diventa sempre
maggiore. C’è un unico punto, quello marrone, in cui le due grandezze sono uguali, alla sinistra di quel punto
la pendenza del ricavo totale è maggiore della tangente dei costi totali mentre alla destra la tangente ai costi
totali è maggiore rispetto alla pendenza del ricavo totale. Deve essere, però, che il prezzo è uguale al costo
marginale perché il ricavo marginale è il prezzo ed il costo marginale è quello, quindi nel punto marrone il
prezzo è uguale al costo marginale. Solo in X* la tangente alla curva dei costi totali è parallela al ricavo totale,
quindi in questo punto vale questa uguaglianza (il prezzo è uguale al costo marginale) che è la condizione
di equilibrio in regime di concorrenza perfetta

RITORNO AI DUE PRODUTTORI ANCHE CONSUMATORI


I due produttori decidono quanto produrre in totale del bene x e del bene y, si scambiano i fattori produttivi
in modo da produrre quella quantità e poi, una volta terminata la produzione, si scambiano i prodotti e li
consumano. Siamo arrivati a concludere che la pendenza della retta è uguale ai due saggi marginali di
sostituzione dei due produttori ma abbiamo altresì ricavato che PX è uguale al costo marginale del bene x
(condizione di equilibrio di concorrenza perfetta nella produzione del bene x). Lo stesso discorso, replicato
per l’individuo B, ci porterà a concludere che PY è uguale al costo marginale del bene y (condizione di
equilibrio di concorrenza perfetta nella produzione del bene y). Quindi il rapporto tra i prezzi è anche uguale
al rapporto tra i costi marginali

Y
PX
= SMS X, Y = SMS X, Y
PY
A B
YMAX

X^B B PX = CMgX
X Y •
PY = CMgY

Y^A • Y^B UMAX

d
• CMgX PX
A = = SMS X, Y = SMS X, Y
X^A X XMAX X CMgY PY
A B
Y

Il rapporto tra i costi marginali, avevamo calcolato l’altra volta, è anche la pendenza della frontiera efficiente,
cioè il saggio marginale di trasformazione. Quindi significa che se vado a tracciare la tangente alla frontiera
efficiente mi accorgo che quella tangente è parallela al vincolo di bilancio, il coefficiente angolare di questa
tangente è l’uguaglianza tra il rapporto tra i costi marginali (saggio di trasformazione) e il rapporto tra i prezzi.
Quindi abbiamo aggiunto l’ultimo tassello, l’equilibrio simultaneo nel consumo e nella produzione e
l’efficienza nel consumo e nella produzione ci conducono a questa uguaglianza: il saggio marginale di
trasformazione tra il bene x e il bene y è uguale al costo marginale del bene x fratto il costo marginale del
bene y che è uguale al rapporto tra i prezzi del bene x e del bene y che è uguale saggio marginale di
sostituzione tra x e y per l’individuo A che è uguale al saggio marginale di sostituzione tra x e y per l’individuo
B

CMgX PX
SMT X, Y = = SMS X, Y = SMS X, Y
CMgY
PY =
A B
Affinchè si arrivi a questa uguaglianza occorre innanzitutto che i beni siano prodotti e scambiati in regime di
concorrenza perfetta, questa è una delle condizioni ma ce ne saranno anche altre. Se questa condizione e/o
altre condizioni non dovessero valere, cioè se il mercato non fosse in regime di concorrenza perfetta, il
mercato non condurrebbe a questa situazione di equilibrio e non condurrebbe all’efficienza perché
qualunque variazione di questo status quo farebbe star peggio uno dei due consumatori. L’obiettivo, quindi,
delle prossime lezioni sarà quello di abbandonare il concetto di concorrenza perfetta e di introdurre un
margine di manovra per lo Stato perché se il regime di concorrenza perfetta non vale allora l’efficienza non
vale più

04/11

4. SURPLUS DEL CONSUMATORE E DEL PRODUTTORE IN CONCORRENZA PERFETTA


Prima di tutto analizziamo l’efficienza dell’equilibrio di mercato da un altro punto di vista, fino ad ora il punto
di vista per cui non esiste un punto diverso da quello di equilibrio tale per cui uno stia meglio senza che l’altro
stia peggio (nel consumo si parlava di utilità e nella produzione di output). Avevamo definito la domanda di
un bene come l’insieme di quelle combinazioni quantità domandata-prezzo e graficamente avevamo
ottenuto, attraverso la massimizzazione dell’utilità sotto il vincolo di bilancio, che l’andamento della funzione
di domanda è decrescente sul piano quantità domandata-prezzo unitario e ciò significava che la quantità
domandata cresce al diminuire del prezzo e diminuisce all’aumentare del prezzo. Faremo un ragionamento
che ci permetterà di interpretare la funzione di domanda come ordinata in funzione dell’ascissa anche se,
matematicamente, sarebbe il contrario in questo caso perché è la domanda che varia in funzione del prezzo
(domanda = ascissa, prezzo = ordinata)

L’ORDINATA IN FUNZIONE DELL’ASCISSA: LA FUNZIONE DI DOMANDA


Sull’ascissa abbiamo la quantità domandata del bene, in questo caso del bene x, e sull’ordinata abbiamo il
prezzo unitario di quel bene. Avevamo ottenuto che la funzione di domanda è decrescente su questo piano
e l’avevamo tracciata come un ramo di iperbole ma, questa volta, per semplicità la tracciamo in modo lineare
come una retta negativamente inclinata. Quando interpretiamo l’ascissa come in funzione dell’ordinata
siamo tutti d’accordo nel dire che è la quantità domandata in funzione del prezzo, cioè la quantità
domandata aumenta quanto più è basso il prezzo e diminuisce quanto più è elevato il prezzo. Ora
interpretiamo come questa funzione di domanda come la disponibilità a pagare il bene x sulla base delle
quantità effettivamente consumate di quel bene, in sostanza ciascun punto appartenente a questa retta
potrebbe descrivere qual è il prezzo che il consumatore sarebbe disposto a spendere data una determinata
quantità (ordinata in funzione dell’ascissa)
Il punto rosso, con coordinate X0 e PX0, può essere interpretato in due modi del tutto equivalenti:
• Prima interpretazione: dice che se PX è uguale a PX0 (PX = PX0) significa che viene domandata una
quantità del bene x che è pari a X0, quindi questa interpretazione dice che la quantità domandata
viene determinata sulla base del prezzo (ascissa in funzione dell’ordinata)
• Seconda interpretazione: è del tutto equivalente alla prima ma dice che affinchè il consumatore
domandi e, quindi, consumi una quantità pari a X0, significa che egli è disposto a pagare un prezzo
unitario pari a PX0. In sostanza, questa seconda interpretazione dice che si fissa l’ascissa e si determina
l’ordinata (ordinata in funzione dell’ascissa)

PX


PX0 •

PX1 •


X0 X1 X
A questo punto adottiamo la seconda interpretazione della funzione di domanda di un bene, ossia la
disponibilità a pagare la quantità domandata, anche in questo caso diciamo che se la quantità domandata
aumenta il prezzo che si è disposti a pagare si riduce. Se la quantità domandata diventa X1, il prezzo che sono
disposta a pagare diventa PX1 che è minore di PX0. Quando si ha una quantità piccola di un bene e se ne
aggiunge una unità, quella unità arreca un beneficio (utilità) alto, quella cosa aggiuntiva noi siamo abituati a
chiamarla “marginale” e quindi il beneficio/utilità marginale del consumo di una unità aggiuntiva di bene
quando ne stiamo consumando poco è elevato ma quando il bene non inizia più ad essere scarso, cioè
iniziamo ad averne una quantità più consistente, le unità aggiuntive ci danno comunque un’utilità marginale
positiva (ipotesi non sazietà) ma ridotta perché ne sto già consumando tanto di quel bene. Ciò significa che
al crescere della quantità domandata, la disponibilità a pagare si riduce in quanto se si detiene una quantità
già consistente le unità aggiuntive arrecheranno comunque un’utilità marginale ma sempre più minore
Es. se non sono sazio e mi offrono una mela, quella mela sono disposta a pagarla tanto ma se sono già sazio
e mi offrono una mela non sono disposta a pagarla tanto

LA FUNZIONE DI OFFERTA
Ora aggiungiamo su questo piano anche il lato dell’offerta, gran parte del discorso è stato fatto quando
avevamo analizzato il comportamento del produttore in concorrenza perfetta e avevamo detto che egli
massimizza il profitto dato per esogeno il prezzo, in quanto il produttore non può fissare il prezzo perché
non ha potere di mercato ed è in concorrenza perfetta. Avevamo concluso che, quando il produttore produce
e vende in concorrenza perfetta, la massimizzazione del profitto corrisponde alla massimizzazione della
distanza tra i costi totali (funzione crescente in modo convesso) ed i ricavi totali (retta positivamente
inclinata); avevamo anche concluso che il punto di ottimo per il produttore in concorrenza perfetta, cioè il
punto di massima distanza tra le due funzioni, era quello in cui la tangente dei costi totali era parallela alla
retta dei ricavi. Questo concetto, dal punto di vista economico, l’avevamo interpretato come il costo
marginale uguale al prezzo marginale
Dal momento che abbiamo ritenuto verosimile che i costi totali abbiano un andamento crescente in modo
convesso, se volessi disegnare l’andamento dei costi marginali rispetto alla quantità prodotta, che
andamento avrebbero i costi marginali? L’andamento che avevo disegnato per i costi totali la scorsa lezione
è quello rappresentato qua sotto e avevamo interpretato la tangente ai costi totali come costo marginale,
scritto nel discreto come la variazione dei costi totali al variare unitario della produzione del bene x. Ora
proviamo a vedere come varia la pendenza della tangente e notiamo che al crescere della quantità prodotta
crescono anche i costi marginali (prima la tangente era più piatta e poi più ripida) e ciò significa che per
produrre di più bisogna sostenere, per ciascuna unità prodotta in più, un costo marginale crescente

CTX
rCTX
CMgX =
rx


X

Se volessi tradurre questo grafico in un grafico equivalente dove, anziché tracciare i costi totali, traccio i costi
marginali, significa che dovrò tracciare un grafico positivamente inclinato. Questo positivamente inclinato
potrebbe essere concavo, convesso o lineare ma noi ipotizziamo che l’andamento sia lineare e cioè che i
costi marginali siano crescenti linearmente. Quindi torniamo al considerare congiuntamente la funzione di
domanda e quest’altra funzione che rappresenta i costi marginali del bene x e che dice che per ciascuna
unità prodotta, a seconda della quantità prodotta, bisogna sostenere quel costo marginale. Dal momento
che questo produttore in concorrenza perfetta sceglie la quantità da produrre tale per cui il costo marginale
è uguale al prezzo (PX0), quale sarà la quantità che egli riterrà opportuno produrre? La quantità sarà pari
all’ascissa del prezzo PX0 e cioè produrrà una quantità pari a X0. Qualora invece il prezzo aumentasse, sempre
per esogeno, diventando PX1, il costo marginale eguaglierà il prezzo allo stesso livello e la quantità che il
produttore in concorrenza perfetta riterrà opportuno produrre sarà pari a X1. Questo ragionamento lo posso
iterare facendo variare il prezzo ed assegnandogli tutti gli infiniti possibili valori che un prezzo unitario può
assumere e teoricamente li può assumere tutti, allora trovo il costo marginale corrispondente e l’ascissa di
quel punto è la quantità offerta. Se questi punti dicono di fatto la quantità prodotta dato il prezzo, significa
che questa è la curva di offerta, cioè l’insieme di quelle combinazioni prezzo-quantità offerta perché insita
li dentro c’è l’uguaglianza prezzo e costo marginale (la combinazione prezzo-quantità offerta è rappresentata
dal punto). Quindi ciascuno di quei punti che stanno sulla funzione di costo marginale indicano anche la
relazione esistente tra tutti i prezzi possibili e la quantità offerta perché il prezzo quando è uguale al costo
marginale da la quantità offerta. In realtà, sull’ordinata indico sia il prezzo unitario che il costo marginale.
Quindi questa relazione può essere interpretata come funzione di offerta (SX = supplies), ciò significa che
aver tracciato la funzione dei costi marginali equivale ad aver tracciato la funzione di offerta in concorrenza
perfetta perché il prezzo è uguale al costo marginale

PX; CMgX CMgX º SX



PX1 •

PX0 •


X0 X1 X

STUDIO CONGIUNTO DI DOMANDA ED OFFERTA IN CONCORRENZA PERFETTA


Uniamo il lato della domanda con il lato dell’offerta con le rispettive interpretazioni che abbiamo appena
assegnato ad entrambe. Ora, quando il mercato del bene x è pulito, ossia in equilibrio? Quando la domanda
è uguale all’offerta, quindi l’equilibrio si otterrà in corrispondenza dell’intersezione tra la domanda e
l’offerta, ossia nel punto nero che rappresenterà l’equilibrio. Quale, tra tutte le possibili combinazioni, sarà
quella che si verificherà la fuori? L’intersezione che avrà le coordinate X*C (pedice c = concorrenziale) e PX*C

PX
OFFERTA DEL BENE X


PX*C •

DOMANDA DEL BENE X

X*C X

SURPLUS DEL CONSUMATORE


Allora proviamo a vedere cosa succede al di fuori dell’equilibrio e proviamo a metterci nei panni del
consumatore che determina la domanda, quindi concentriamoci solo sul lato della domanda. Questo
consumatore acquista le unità di beni pari alla linea verde e ciascuna di quelle unità è al prezzo unitario PX*C,
tuttavia il consumatore, alla sinistra di X*C, sarebbe disposto a pagare più di PX*C (come rappresentato). Ciò
significa che la quantità alla sinistra di X*C arrecava al consumatore un beneficio notevole eppure anche
quella l’ha pagata PX*C, quindi quel beneficio notevole l’ha sottopagato (cosi avviene per tutte le unità alla
sinistra che avrebbe dovuto pagare di più ma che ha pagato sempre lo stesso prezzo). Quindi quel beneficio
ulteriore, che il consumatore sarebbe stato disposto a pagare ma che non ha pagato, se l’è tenuto per se e
ne ha beneficiato lui. Possiamo fare questo ragionamento per tutte le quantità di X minori di X*C, la cui
disponibilità a pagare da parte del consumatore era maggiore rispetto al prezzo che ha effettivamente
pagato, quindi questo consumatore ha beneficiato di un qualcosa che si chiama surplus del consumatore.
Da che cosa è catturato il surplus del consumatore? Da quale forma geometrica è catturato il surplus del
consumatore? Diamo i nomi ai vertici che identificano la figura geometrica che cattura il surplus del
consumatore, il triangolo di vertici A-B-C. Questo triangolo cattura l’eccesso di disponibilità a pagare rispetto
a quello che effettivamente si paga

PX
SURPLUS DEL CONSUMATORE º ABC
A


C B
PX*C • •


X*C X

SURPLUS DEL PRODUTTORE


Adottiamo adesso l’ottica del produttore che risolve il suo problema di ottimo paretiano scegliendo la
quantità prodotta tale per cui il prezzo è uguale al costo marginale. X*C soddisfa il produttore in quanto ha
il prezzo uguale al costo marginale ma le unità prima, quelle a sinistra, avevano un costo marginale più basso
del prezzo (come raffigurato). Però il produttore ha venduto tutte le unità, non soltanto X*C, al prezzo
unitario PX*C eppure sarebbe stato disposto a venderle ad un prezzo inferiore. Quindi l’eccesso del prezzo
sul costo marginale rispetto al costo marginale è un qualcosa incamerato dal produttore, lui ha venduto tutte
le unità a quel prezzo eppure sarebbe stato disposto a farle pagare meno in quanto le unità alla sinistra
hanno un costo marginale sempre più basso. La differenza tra il prezzo ed il costo marginale è un beneficio
incamerato dal produttore. Si è venuto così a creare un altro triangolo, con vertici C-B-D, che cattura
l’eccesso del prezzo sul costo marginale, questo nuovo triangolo si chiama surplus del produttore

PX
SURPLUS DEL PRODUTTORE º CBD


C B
PX*C • •

D

X*C X

Questa analisi ci ha permesso di analizzare, attraverso le due aree, in che modo l’efficienza dell’equilibrio di
concorrenza perfetta viene spartita tra il consumatore e il produttore. L’efficienza totale è pari al triangolo
ABD e viene spartita tra consumatore e produttore secondo le aree ABC (surplus del consumatore) e CBD
(surplus del produttore)
PX
EFFICIENZA TOTALE º ABD
A


B
PX*C •

D

X*C X
VARIAZIONE DEL SURPLUS
Ovviamente le due aree possono variare e la variazione è dovuta alla ripidità della funzione di domanda o
della funzione di offerta, possiamo notare dal grafico come i due surplus cambiano la loro area. Con una
funzione di domanda molto ripida l’efficienza totale è sparita in maniera più vantaggiosa per il consumatore
(surplus del consumatore > surplus del produttore), mentre con una funzione di offerta più ripida l’efficienza
totale è spartita in maniera più vantaggiosa per il produttore (surplus del consumatore < surplus del
produttore)


A
A

C • B
C • B

D D

5. IL MONOPOLIO

IL PRODUTTORE DETIENE IL POTERE DI MERCATO


Quello che vogliamo fare ora è, sempre adottando l’ottica di interpretazione di efficienza, capire come
cambiano le cose quando il produttore ha potere di mercato. Dobbiamo immaginare che il produttore
detenga il massimo potere di mercato, cioè che fissi lui il prezzo. Aver introdotto questo potere di mercato
come cambia le cose nell’economia dal punto di vista dell’efficienza, cioè dal punto di vista dell’area del
triangolo che cattura la somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore (diventerà un
trapezio)?
Disegniamo due grafici, uno sopra l’altro. Nel primo piano consideriamo in ascissa il bene x e in ordinata il
prezzo unitario del bene x e tracciamo solo la funzione di domanda. Immaginiamo di essere il produttore che
deve fronteggiare la domanda di quel bene ma siamo anche l’unico produttore di quel bene e abbiamo tutto
il potere di mercato nelle nostre mani, ci chiamiamo monopolista. Significa che noi, che oltretutto siamo
l’unico produttore di quel bene, potremo scegliere il prezzo massimo possibile applicabile sulla quantità che
stiamo decidendo di produrre (il prezzo non è più un’esogena). Ciò vuol dire che se decidessimo di produrre,
per esempio, una quantità pari a X0, quale sarà il prezzo massimo che potremo permetterci di scegliere? Sarà
il prezzo massimo che il nostro acquirente sarà disposto a pagare, quindi potremo permetterci di applicare
un prezzo pari all’ordinata di quella quantità, ossia PX0. Ora, quale sarà il nostro ricavo di vendita? Il ricavo è
la moltiplicazione tra il prezzo unitario e la quantità venduta, allora il ricavo sarà X0 per PX0 e questo ricavo
ha un corrispondente geometrico che è il rettangolo. Ora immaginiamo che il produttore scelga di produrre
un’altra quantità di bene pari a X1 e, siccome può fissare lui il prezzo dato che non è più un’esogena, fisserà
un prezzo pari a PX1 che rappresenta il prezzo massimo che gli acquirenti sono disposti a pagare, per stabilirlo
si sposta sulla funzione di domanda ed eguaglia il prezzo. Il nuovo ricavo di vendita è X1 per PX1 ed è, anche
questa volta, il rettangolo, un nuovo rettangolo ma questa volta giallo. Notiamo che questo nuovo rettangolo
ha qualcosa in più rispetto a quello vecchio ma anche un qualcosa in meno, quindi questo monopolista ha
ottenuto una parte di ricavo in più pari alla parte del rettangolo giallo non sovrapposta e una parte di ricavo
in meno pari al quadratino tortora non sovrapposto ma possiamo dire che l’aver prodotto qualcosa in più gli
ha fatto aumentare il ricavo nonostante egli abbia necessariamente dovuto abbassare il prezzo (l’effetto
quantità ha prevalso sull’effetto prezzo). Immaginiamo adesso che il produttore voglia produrre una quantità
pari a X2, potrà permettersi di scegliere il prezzo massimo possibile pari a PX2, il ricavo di vendita sarà l’area
del rettangolo bordeaux ma il monopolista vuole aggiungere un’unità facendo arrivare la quantità a X3 che
avrà un prezzo unitario pari a PX3, il nuovo ricavo sarà rappresentato dall’area del rettangolo blu. Possiamo
notare che c’è un’area sia bordeaux che blu, un’area solo bordeaux e un’area solo blu, quindi passando dalla
produzione di X2 alla produzione di X3 questo produttore ha avuto un ricavo aggiuntivo pari al quadratino
blu non sovrapposto e ha rinunciato ad un ricavo pari all’area bordeaux non sovrapposta. Notiamo che
questa volta, al contrario del caso tortora e giallo, l’area bordeaux non sovrapposta è maggiore dell’area blu
non sovrapposta e ciò significa l’aver prodotto qualcosa in più ha fatto ridurre il ricavo (l’effetto prezzo ha
prevalso sull’effetto quantità). Possiamo concludere dicendo che nel caso stia producendo poco, produrre
di più gli fa aumentare i ricavi ma nel caso stia producendo già tanto, produrre ancora di più gli fa diminuire
i ricavi e quindi il consumatore converrà che non è opportuno produrre di più
PX


PX0 •
PX1 •

PX2 •
PX3 •

X0 X1 X2 X3 X

05/11


rRT rRT rPX
=
rx rPX rx



• •
X

Quello che faremo adesso, in corrispondenza con ciò che è stato fatto nella lezione precedente, è tracciare
sul secondo piano l’andamento dei ricavi rispetto alla quantità prodotta. Quando il produttore produce 0,
ricava 0, per questo motivo sappiamo per certo che i ricavi totali passano dall’origine degli assi (punto nero),
lo stesso succederà nell’altro punto nero in quanto, nonostante la quantità prodotta sia positiva, il prezzo
che gli acquirenti sono disposti a pagare è 0 (una quantità positiva per un prezzo unitario pari a 0 fa un ricavo
pari a 0). Ci sarà un determinato intervallo della quantità prodotta in cui, aumentando di una unità la quantità
prodotta, l’area del rettangolo che si guadagna domina su quella che si perde (caso tortora confrontato con
il caso giallo – ciò che guadagno prevale su ciò che perdo), in questo intervallo all’aumentare della quantità
prodotta cresceranno anche i ricavi e ciò significa che l’andamento dei ricavi totali rispetto alla quantità
prodotta sarà crescente; tuttavia arriverà il momento in cui la quantità aggiuntiva implicherà una perdita di
ricavi totali perché l’area persa prevale sull’area guadagnata, in questo intervallo all’aumentare della
quantità prodotta diminuiranno i ricavi e ciò significa che l’andamento dei ricavi totali rispetto alla quantità
prodotta sarà decrescente. Le aree dei rettangoli sopra (area tortora e area bordeaux) sono ciò a cui si
rinuncia dei ricavi dovuto al fatto che si è dovuto ridurre il prezzo per produrre di più e si chiamano effetto
prezzo che deriva dal fatto che il prezzo si è ridotto (effetto negativo sui ricavi totali), mentre le aree laterali
(area gialla e area blu) sono una componente aggiuntiva dei ricavi dovuto al fatto che si è prodotto di più e
si chiamano effetto quantità che deriva dal fatto che la quantità è aumentata (effetto positivo sui ricavi
totali). Quindi se l’effetto negativo prevale sull’effetto positivo i ricavi totali decresceranno all’aumentare
della quantità prodotta mentre se l’effetto positivo prevale sull’effetto negativo i ricavi totali cresceranno
all’aumentare della quantità prodotta. Abbiamo concluso che l’andamento dei ricavi non è monotono, cioè
non è sempre crescente o sempre decrescente ma ci sarà un intervallo di x in cui sarà crescente e un altro
intervallo di x in cui sarà decrescente, sapendo che parte da 0 e finisce a 0 significa che prima crescerà per
poi diminuire con un andamento a parabola rovesciata rivolta verso il basso. Si dimostra che, con una
funzione di domanda lineare, il massimo è a metà tra le due intersezioni con le ascisse. La variazione del
ricavo totale è l’esito di due cose, ossia l’aumento della quantità prodotta e la riduzione del prezzo
Noi siamo abituati ad interpretare la pendenza della tangente ad una curva come marginale, quindi la
tangente di questa curva (parabola rovesciata) saranno i ricavi marginali che per tutto il tratto crescente
saranno positivi perché la tangente è positivamente inclinata. Ricavi marginali positivi significa che al
crescere di una unità la quantità prodotta i ricavi totali aumentano, tuttavia la tangente è positiva ma via via
più piatta (man a mano che mi sposta verso destra i riscavi marginali si riducono) perché l’effetto quantità
continua a prevalere sull’effetto prezzo ma di una quantità via via più piccola. Nel tratto decrescente la
tangente è negativa e via via più ripida, tangente negativa significa ricavi marginali negativi e ciò significa
che al crescere di una unità la quantità prodotta i ricavi totale decrescono e cioè l’effetto prezzo prevale
sull’effetto quantità. Tuttavia la tangente diventa sempre più ripida ma rimanendo negativa, ciò significa che
i ricavi marginali rimangono negativi e diventando in valore assoluto sempre più grandi, quindi l’effetto
prezzo prevale sull’effetto quantità di una quantità via via crescente. C’è un punto (punto di massimo), però,
in cui la tangente è orizzontale (pendenza uguale a 0), significa che in questo punto l’effetto prezzo è
esattamente uguale all’effetto quantità (aggiungo e sottraggo la stessa cosa senza che i ricavi cambino)






• •
X

Il monopolista sceglierebbe il punto di massimo solo se non dovesse fare i conti con i costi (per esempio con
i fattori produttivi) e non c’è alcuna ragione per cui i costi di un produttore monopolista siano diversi dai
costi di un produttore in concorrenza perfetta in quanto il regime di mercato non modifica la tecnologia
produttiva. Quindi i costi che fronteggia questo produttore monopolista hanno un andamento analogo ai
costi che fronteggiava il produttore in concorrenza perfetta. Ciò significa che se volessimo tracciare i costi
totali su questo stesso piano dovremmo aggiungere la funzione crescente in modo convesso che avevamo
analizzato nel produttore in concorrenza perfetta, cioè questi costi la cui tangente diventa via via più ripida
perché si sfruttano con un’intensità maggiore gli input produttivi che hanno una produttività marginale
decrescente. Graficamente, i costi totali saranno rappresentati dalla curva rossa

COSTI TOTALI





RICAVI TOTALI
• •
X

Introduciamo la vera variabile che il produttore, sia esso in concorrenza perfetta o sia esso in monopolio,
vuole massimizzare, non si tratta dei ricavi ma si tratta del profitto. Il profitto, dal punto di vista grafico, è la
distanza verticale tra la curva dei ricavi e la curva dei costi. La retta dei ricavi non è più una retta, come nel
caso del produttore in concorrenza perfetta, ma sono una parabola rivolta verso il basso. Possiamo disegnare
un terzo piano nel quale tracciamo l’andamento dei profitti rispetto a x. Concludiamo che quando i ricavi
totali sono uguali ai costi totali la loro differenza, cioè il profitto, è uguale a 0, quindi il profitto sarà pari a 0
quando le due curve di intersecano e ciò succede nell’origine e nell’altro punto nero. Ragioniamo come
abbiamo fatto la volta scorsa, immaginiamo che il monopolista voglia produrre una quantità pari al punto
rosso e il profitto conseguito dalla produzione di quella quantità è pari al segmentino che viene riportato nel
terzo grafico. Poi prendiamo una quantità prodotta pari al punto verde e, prendendo la distanza tra le due
rette, otteniamo il profitto che è rappresentato dal segmentino verde riportato nel terzo grafico. Ora
misuriamo la distanza in corrispondenza del massimo dei ricavi, ovvero proprio a metà, e ottengo il segmento
viola. Ora misuro la distanza con il segmento azzurro e possiamo notare che il segmento azzurro è ancor
maggiore del segmento viola che dovrebbe rappresentare il massimo profitto. Ora interpolo tutti i punti che
ottenuto sul terzo piano e noto che il profitto è massimo in corrispondenza del segmento azzurro (X*M dove
M sta per monopolio)
PX


PX0 •
PX1 •

PX2 •
PX3 •

X0 X1 X2 X3 X

RT; CT





• •
X

π




• • • • • •
X*M X

In questo punto (X*M), la tangente alla curva dei ricavi totali è parallela alla tangente dei costi totali, ciò
significa che il monopolista produrrà fino al punto in cui i ricavi marginali, tangenti alla curva dei ricavi totali,
saranno uguali ai costi marginali, tangenti alla curva dei costi totali. Quale ragionamento economico c’è
dietro? Il profitto è uguale, per definizione, ai ricavi totali meno i costi totali (π = RT – CT). Quando il
monopolista deve scegliere se incrementare di una unità la quantità prodotta, e quindi venduta sul mercato,
valuta due effetti contrastanti, ossia l’effetto dell’aumento della quantità prodotta sui ricavi totali e l’effetto
dell’aumento della quantità prodotta sui costi totali. Se l’effetto sui ricavi totali è positivo e prevale
sull’effetto sui costi totali, allora l’effetto sul profitto è positivo e significa che gli conviene aumentare di una
unità la quantità prodotta. Se l’effetto sui ricavi totali è negativo e non prevale sull’effetto sui costi totali,
allora l’effetto sul profitto è negativo e significa che non gli conviene aumentare di una unità la quantità
prodotta perché i costi totali gli fanno ridurre il profitto più di quanto i ricavi totali glielo facciano aumentare.
Sicuramente il monopolista si posizionerà sul tratto crescente dei ricavi totali perché se si posizionasse sul
tratto decrescente un aumento della quantità prodotta determinerebbe un aumento dei costi totali
(aggiuntivi) ed una riduzione dei ricavi totali che comporterebbero una diminuzione del profitto. In quale
punto del tratto crescente si posizionerà? Nel punto in cui la tangente dei ricavi totali è uguale alla tangente
dei costi totali (ricavo marginale = costo marginale: πMAX)
RAGIONAMENTO ECONOMICO
C’è il monopolista che deve decidere se aumentare la quantità prodotta, l’aumento della quantità prodotta
gli fa variare i ricavi totali e gli fa variare i costi totali. La variazione dei ricavi totali può essere maggiore o
minore di 0 a seconda che siamo sul tratto crescente o decrescente della parabola, se siamo sul tratto
crescente l’aumento della quantità prodotta determina un aumento dei ricavi totali mentre se siamo sul
tratto decrescente l’aumento della quantità prodotta determina una riduzione dei ricavi totali. L’aumento
della quantità prodotta implica l’aumento dei costi, quindi i costi totali sono maggiori di 0 in qualunque caso.
Se delta RT è negativo (delta RT < 0 = ricavi che si riducono), quindi siamo sul tratto decrescente della
parabola, cosa succede al profitto? Il profitto si riduce. Se, invece, i costi totali aumentano, cosa succede al
profitto a parità di tutte le altre condizioni? Il profitto si riduce in quanto i costi sono una componente
negativa del profitto. Se questi due concetti appena espressi sono veri, il monopolista sceglierà sempre di
non aumentare la produzione e quindi non sceglierà mai di andare sul tratto decrescente della parabola
perché ha la garanzia, con certezza, che posizionandosi su un punto del tratto decrescente i suoi profitti si
ridurranno per l’effetto congiunto dei costi che aumentano e dei ricavi che si riducono. In sostanza, il
monopolista sceglierà sempre di posizionarsi sul tratto crescente della parabola dove all’aumentare di x i
ricavi totali aumentano (RT > 0). Se il monopolista sceglie di posizionarsi sul tratto crescente della parabola,
quindi all’aumentare di x aumentano anche i ricavi (RT > 0), questo effetto va nella direzione di aumentare i
profitti. Se la freccia nera dei costi marginali è più lunga della freccia bianca dei ricavi marginali significa che
il profitto si riduce in quanto i costi marginali sono maggiori dei ricavi marginali e quindi il monopolista non
sceglie di produrre quella quantità perché perderebbe più di ciò che guadagnerebbe. Se, invece, la freccia
bianca dei ricavi marginali è maggiore della freccia nera dei costi marginali significa che il profitto aumenta
in quanto i ricavi marginali sono maggiori dei costi marginali e quindi il monopolista sceglie di aumentare la
produzione perché quello che guadagnerebbe, in termini di ricavi, è più di ciò che dovrebbe sostenere, in
termini di costi. Il monopolista smette di aumentare la quantità prodotta quando le due frecce sono uguali
perché se varcasse quella soglia i costi marginali predominerebbero sui ricavi marginali, quindi solo quando
le due frecce sono uguali siamo nella quantità prodotta dal monopolista pari a X*M (punto in cui il profitto è
massimo). Dal punto di vista economico l’uno si chiama ricavo marginale e l’altro costo marginale ma dal
punto di vista grafico il primo si chiama tangente al tratto crescente della parabola dei ricavi totale e il
secondo si chiama tangente alla funzione dei costi totali
P.s: nel caso di concorrenza perfetta la retta dei ricavi totali era costante e ciò comporta il fatto che l’ampiezza
della freccia bianca dei ricavi marginali non varierà mai la sua ampiezza


se rRT > 0 => 𝛑 -> ricavi marginali
rRT ≷ 0 : se rRT < 0 => 𝛑

Vera nel tratto decrescente
della parabola
X = : X*M

rCT > 0 => 𝛑 -> costi marginali

Vera sempre

09/11
Avevamo analizzato l’equilibrio di monopolio e avevamo concluso che il monopolista deciderà di produrre
e vendere una quantità tale per cui il costo marginale è uguale al ricavo marginale. Ora vogliamo analizzare
l’equilibrio di monopolio su un altro piano in modo tale da descrivere graficamente l’efficienza di monopolio
con l’obiettivo di capire come in monopolio varia l’efficienza aggregata (efficienza totale)
L’EFFICIENZA DI MONOPOLIO
Disegniamo due piani, sul piano di sopra disegniamo l’andamento di ricavi totali di monopolio (andamento
non monotono con un massimo, a seguito del duplice effetto quantità e prezzo) rispetto a x, si tratta di una
parabola capovolta. Ora noi siamo abituati ad interpretare la tangente ad una curva come la corrispondente
grandezza marginale, quindi ricavi marginali. Che cosa abbiamo osservato già la volta scorsa? Sul tratto
crescente, quindi fino al punto di massimo, sulla sinistra della curva dei ricavi totali la tangente è inclinata
positivamente (= ricavo marginale positivo) ma se ci facciamo caso il ricavo marginale positivo va via via
decrescendo. Cioè la tangente è si positiva ma via via più piatta fino a diventare orizzontale (coefficiente
angolare pari a 0 e cioè ricavi marginali pari a 0) nel punto di massimo, quindi significa che nel tratto
crescente della curva dei ricavi totali i ricavi marginali saranno positivi, cioè giaceranno nel quadrante
positivo, ma saranno decrescenti fino a giungere a zero nel punto di massimo, quindi significa che se io volessi
tracciare i ricavi marginali rispetto a x il loro andamento sarà decrescente. Una volta varcato il punto di
massimo la tangente inizia a diventare negativa e il suo valore assoluto aumenta, ciò significa che se
tracciamo i ricavi marginali il loro andamento sarà come quello rappresentato sul piano di sotto. Quindi sul
primo piano abbiamo tracciato i ricavi totali mentre sul secondo i ricavi marginali che, se è vero che
l’andamento dei ricavi totali è una parabola, avranno un andamento lineare







X



RMg > 0 = ricavi marginali positivi


RMg = 0 = ricavi marginali pari a zero

X

RMg < 0 = ricavi marginali negativi



Ora tracciamo i ricavi marginali insieme ad un po' di altre cose in modo tale da poter valutare graficamente
come cambia l’efficienza aggregata in monopolio rispetto all’efficienza totale in concorrenza perfetta.
Tracciamo innanzitutto la funzione domanda di x (massima disponibilità a pagare ciascuna quantità
consumata o acquistata – prezzo in funzione della quantità) e la definiamo come PX = f(x). Sempre su questo
piano disegniamo i ricavi marginali, una funzione decrescente lineare che ha un coefficiente angolare che è
il doppio della funzione di domanda. La terza cosa che tracciamo sono i costi marginali che hanno un
andamento crescenti in modo lineare. Proviamo a tracciare le cose rilevanti dal punto di vista di concorrenza
perfetta per poi paragonarla al monopolio, in concorrenza perfetta il prezzo è uguale al costo marginale (la
funzione di costo marginale altro non è che la funzione di offerta) e quindi ottiene la quantità prodotta in
concorrenza perfetta (X*C) con il corrispondente prezzo (PX*C). Il triangolo ABC lo avevamo definito come il
surplus del consumatore, cioè quell’area nella quale la disponibilità a pagare da parte del consumatore è
maggiore rispetto a quello che effettivamente paga, il triangolo BCD lo avevamo definito come il surplus del
produttore, cioè quell’area per la quale il prezzo di vendita supera il costo marginale e quindi il produttore
trae beneficio in quanto lui avrebbe venduto la quantità anche ad un prezzo inferiore, il triangolo ABD
rappresenta invece il surplus totale (efficienza totale/aggregata)


A

B
C
PX*C •

D

X*C X

ABC ≡ SCC (surplus del consumatore in concorrenza perfetta)
BCD ≡ SPC (surplus del produttore in concorrenza perfetta)
ABD ≡ STC (surplus totale, o efficienza totale, in concorrenza perfetta)
Cosa succede in monopolio? In monopolio, abbiamo detto che il monopolista ottimizza il proprio profitto
quando il ricavo marginale è uguale al costo marginale. In un grafico, il ricavo marginale è uguale al costo
marginale nel punto in cui le funzioni si intersecano (punto rosso). Quella quantità in corrispondenza della
quale il ricavo marginale è uguale al costo marginale sarà la quantità prodotta dal monopolista e solo con
questa quantità massimizzerà il profitto, l’ascissa di quel punto sarà X*M (quantità prodotta dal monopolista)
e l’ordinata sarà PX*M. Tuttavia il monopolista non deve dare per dato il prezzo, cioè il prezzo non è quello
che pulisce il mercato, in quanto il prezzo lo sceglie lui e lo sceglie spremendo la massima possibilità a pagare
dai consumatori del suo bene, quindi per sapere il prezzo che il monopolista applicherà su quella quantità
prodotta bisogna andare a valutare la massima disponibilità a pagare da parte dei consumatori e quindi
dobbiamo andare a valutare qual è la disponibilità a pagare sulla funzione di domanda in corrispondenza
dell’ascissa. Abbiamo ottenuto, prolungando il tratteggio sulla funzione di domanda, che il monopolista
applicherà un prezzo pari a PX*C. In sintesi il monopolista fa due cose, prima valuta quanto produrre e poi
valuta che prezzo applicare


A

PX*M F •E B

PX*C C •
• G
D

X*M X*C X

Il surplus del consumatore in monopolio è tutta l’area in cui la disponibilità a pagare da parte del
consumatore eccede il prezzo che il consumatore effettivamente paga (PX*M), quest’area in cui il
consumatore sarebbe stato disposto a pagare di più è rappresentata dal triangolo AEF. Il surplus del
produttore in monopolio è tutta quell’area in cui il prezzo a cui il produttore vende eccede il costo marginale,
quest’area in cui il costo marginale è al di sotto del prezzo a cui il produttore vende effettivamente ciò che
ha prodotto è rappresentata dal trapezio FEGD. Il surplus totale in monopolio, cioè l’efficienza totale in
monopolio, è la somma del triangolo più il trapezio e, quindi, è rappresentato da un trapezio di vertici AEGD


A

E
PX*M F • B

PX*C C •
• G
D

X*M X*C X
AEF ≡ SCM (surplus del consumatore in monopolio)
FEGD ≡ SPM (surplus del produttore in monopolio)
AEGD ≡ ST (surplus totale, o efficienza totale, in monopolio)
C

Confrontiamo i risultati:
• Efficienza totale in concorrenza perfetta: abbiamo concluso che l’efficienza totale è rappresentata
dal triangolo ABD
• Efficienza totale in monopolio: abbiamo concluso che l’efficienza totale è rappresentata dal trapezio
AEGD, notiamo che questo trapezio è contenuto nel triangolo dell’efficienza totale in concorrenza
perfetta e l’unica cosa che gli manca è la punta. Il triangolo EBG apparteneva all’efficienza in
concorrenza perfetta ma è stata perduta in monopolio, quindi questo triangolo rappresenta la
perdita di efficienza/perdita secca di benessere (deadweight loss) causata dal monopolio e dal fatto
che ci sia stato potere di mercato. Lo stato, in questo caso, sa di avere margine di manovra perché il
monopolio, ossia il potere di mercato, toglie benessere all’economia e quindi potrebbe intervenire
limitando il potere di mercato


A

E
PX*M F • B

PX*C C •
• G
D

X*M X*C X

6. IL MONOPOLIO NATURALE
E se il monopolio fosse inevitabile? Quello che facciamo ora è capire se, come, quando, perché, talvolta il
monopolio sia inevitabile e quello che facciamo si chiama monopolio naturale. Ci sono alcune situazioni, la
fuori, nelle quali nessuno, dotato di un coefficiente positivo, produrrebbe mai in regime di concorrenza
perfetta. Quindi ci sono delle situazioni in cui, per poterli avere quei beni, si deve tollerare qualcosa perché
nessuno mai accetterebbe di intraprendere la produzione in un regime di concorrenza perfetta. Queste
situazioni sono quelle caratterizzata da economia di scala, cioè i costi si riducono quanto più si produce,
dove bisogna permettere al produttore di produrre di più e non di produrre una quantità piccola che
comporterebbe la presenza di un altro produttore che produce una quantità piccola e poi un altri ancora e
la somma di questi produttori da il regime di concorrenza perfetta, bisogna quindi permettere l’esistenza di
pochi produttori e al limite di uno solo, il monopolista. In sostanza bisogna permettere l’esistenza di potere
di mercato perché se si fraziona troppo la “rete”, nessuno mai offrirà quel bene e ciò comporterebbe che
quel bene non lo si ha anche se lo si vuole avere.
La caratteristica che ci servirà dal punto di vista grafico che caratterizza questo tipo di mercato è che i costi
medi ed i costi marginali, anziché essere crescenti, sono decrescenti e cioè si sostengono dei costi via via
minori quanto più si produce perché si ammortizza

DIFFERENZA TRA COSTI MARGINALI E COSTI MEDI


Il profitto sono i ricavi totali al netto dei costi totali (RT – CT). È vero che se moltiplico o divido un addendo
per uno stesso numero, quell’addendo non cambia e quindi possiamo moltiplicare e dividere i costi totali
per x (la definizione di profitto non è cambiata). Tuttavia, avendo moltiplicato e diviso i costi totali per x che
è la quantità prodotta, abbiamo ottenuto una grandezza, ossia i costi totali fratto x e che possiamo chiamare
“costi totali per unità di prodotto” e che sono i costi medi. I costi medi sono diversi dai costi marginali perché
i costi marginali sono la variazione dei costi totali al variare di una unità di quantità prodotta, con i costi medi
si ha livello fratto livello mentre con i costi marginali si ha un delta (= variazione). Quindi il profitto lo si può
anche definire come la differenza tra i ricavi totali ed il prodotto tra i costi medi e x. Notiamo che i ricavi
marginali sono uguali al prodotto tra il prezzo e la quantità venduta e quindi il profitto si può scrivere anche
in un altro modo (𝛑 = PXX – Cme x). Se il prezzo è maggiore del costo medio avremo un profitto positivo (PX
> CMe = 𝛑 > 0), se il prezzo è minore del costo medio avremo un profitto negativo (PX < 0 = 𝛑 < 0) e se il
prezzo è uguale al costo medio avremo un profitto pari a zero (PX = 0 = 𝛑 = 0)

costi totali per unità di prodotto = COSTI MEDI

CT x
𝛑 = RT x
-

III
rCT
CMe ≠ rx = CMg


PX > CMe = 𝛑 > 0
𝛑 = RT - CMe • x raccogliamo x PX < CMe = 𝛑 < 0
𝛑 = PXX - CMe • x 𝛑 = (PX – Cme) x PX = CMe = 𝛑 = 0

Disegniamo rispetto a x la situazione la fuori, partiamo con il disegnare rispetto a x la disponibilità a pagare
ciascuna quantità di prodotto e cioè disegniamo la funzione di domanda (retta negativamente inclinata).
Ora disegniamo ciò che cattura la caratteristica di questo mercato, ossia il fatto che i costi medi ed i costi
marginali siano decrescenti e disegniamo i costi medi decrescenti in modo convesso. Ora, sempre sullo stesso
piano, tracciamo i ricavi marginali (negativamente inclinati con una pendenza doppia rispetto alla funzione
di domanda) ed i costi marginali che li tracciamo al di sotto dei costi (decrescenti in modo convesso)

RMg
I ricavi marginali entrano in gioco solo
quando si ha a che fare con il monopolio.
CMg
Questi ricavi marginali sono tali quando il
prezzo è endogeno ed il prezzo è endogeno
quando c’è il potere di mercato ed il potere
di mercato l’abbiamo visto solo sotto forma
di monopolio

CMe

X

ANALISI GRAFICA IN CONCORRENZA PERFETTA
Proviamo a studiare cosa succederebbe in questo mercato qualora questo bene, caratterizzato da queste
funzioni, venisse prodotto ed offerto in regime di concorrenza perfetta e quindi, sempre in regime di
concorrenza perfetta, qual è la condizione di equilibrio (prezzo = costo marginale -> la funzione di domanda
deve intersecare la funzione di costo marginale). Vediamo sul grafico quando la funzione di domanda
interseca la funzione di costo marginale, ciò avviene nel punto rosso. L’ascissa del punto rosso è la quantità
prodotta che è pari a XC ed il prezzo a cui il produttore di concorrenza perfetta dovrebbe vendere questa
quantità è pari all’ordinata del punto rosso e quindi pari a PC. Proviamo a vedere cosa succede al surplus del
consumatore, al surplus del produttore ed al profitto del produttore
• ABC ≡ SCC (surplus del consumatore in concorrenza perfetta): eccesso di disponibilità a pagare quella
quantità di beni rispetto a ciò che effettivamente paga, tutta l’area in cui la domanda è al di sopra
del prezzo
• DBC ≡ SPC < 0 oppure SPC ≡ - DBC (surplus del produttore in concorrenza perfetta): eccesso del
prezzo rispetto al costo marginale ma qui notiamo che il costo marginale, per tutta la quantità
prodotta fino a XC, eccede il prezzo (la funzione di costo marginale è sempre al di sopra del prezzo).
Ciò significa che abbiamo a che fare con un surplus negativo (= deficit)
• ABD ≡ STC (surplus totale in concorrenza perfetta): avendo il surplus del produttore negativo, al
posto di sommare devo sottrarre e quindi ottengo ABC – BDC

A •

D •




PC •C
B •
XC X

Proviamo ad analizzare questa cosa dal punto di vista del profitto. Innanzitutto abbiamo un qualcosa di
diverso che è il surplus del produttore che è negativo, cioè abbiamo un deficit, quindi in un’economia di
questo tipo, producendo in concorrenza perfetta, non avrebbe alcun benessere ma starebbe male. Proviamo
a quantificare questo malessere, che è rappresentato dall’area negativa ABD, in termini di profitto (proviamo
a monetizzarlo) con l’obiettivo di vedere se anche il profitto rafforza questa conclusione del fatto che il
produttore sta male. Avevamo definito il profitto come la differenza tra i ricavi totali ed il prodotto tra costi
medi e quantità prodotta, a quanto ammontano ora i ricavi totali? I ricavi sono il prodotto prezzo-quantità,
in questo caso i ricavi totali sono rappresentati dal rettangolo rosso. Il costo medio è rappresentato dal
punto verde che si trova in corrispondenza a quella quantità prodotta XC e prolungando il tratteggio
sull’ordinata otteniamo i costi medi di concorrenza perfetta, quelli sostenuti in corrispondenza di quella
quantità prodotta. Il prodotto tra i costi medi e x, ossia i costi totali, (costi medi = altezza / quantità prodotta
= lunghezza), nel grafico, è rappresentato dall’area del rettangolo verde. Quindi ai ricavi totali, rappresentati
dal rettangolo rosso, bisogna sottrarre il rapporto tra i costi medi e x, rappresentato dal rettangolo verde,
per ottenere il profitto del produttore. Notiamo però che i costi totali (rapporto tra costi medi e x) sono
maggiori dei ricavi totali, la loro differenza è data dal rettangolo verde contornato e quindi questa differenza
va a favore dei costi non dei ricavi (differenza negativa) e possiamo concludere che quel profitto in realtà è
una perdita. Quindi l’area contornata in verde è la perdita d’esercizio (i costi eccedono i ricavi) che il
produttore sarebbe costretto a sostenere qualora offrisse il bene in regime di concorrenza perfetta

A •
CIHB ≡ perdita in concorrenza perfetta

D •



H
CMe|X = Xc I
PC •• •

C B
XC X

ANALISI GRAFICA IN MONOPOLIO


A questo punto lo Stato prende atto del fatto che mai e poi mai riuscirà ad ottenere quel bene obbligando
la gente ad operare in regime di concorrenza perfetta, cioè disincentivando quei comportamenti che
permettono di avere potere di mercato. Allora lo Stato ha due possibilità di fronte a se, la prima è di tollerare
il monopolio perché qualora questo bene venisse offerto in regime di monopolio cosa avverrebbe? Andiamo
a studiare l’equilibrio di monopolio in questo grafico. Noi sappiamo che l’equilibrio di monopolio si ha
quando il ricavo marginale è uguale al costo marginale, quindi nel punto giallo dove le due funzioni si
intersecano. Quale sarà la quantità offerta da un monopolista, in questo mercato, ed il suo relativo prezzo?
L’ascissa del punto giallo è la quantità prodotta che è pari a XM ed il prezzo scelto dal monopolista, in questo
mercato, non è l’ordinata del punto giallo perché, come sappiamo, il prezzo si sceglie come massima
disponibilità quella quantità di prodotto e quindi l’ordinata va presa sulla funzione di domanda. Il prezzo
quindi è, una volta prolungato il tratteggio sulla funzione di domanda, PM. Vediamo cos’è cambiato per il
surplus del consumatore ed il surplus del produttore
• AEF ≡ SCM (surplus del consumatore in monopolio): tutta l’area che cattura l’eccesso di disponibilità
a pagare rispetto al prezzo effettivamente pagato
• FEGD ≡ SPM (surplus del produttore in monopolio): tutta l’area che cattura l’eccesso di prezzo
rispetto al costo marginale. In questo caso, al contrario di quando ci trovavamo in concorrenza
perfetta, il prezzo è maggiore del costo marginale (il prezzo è al di sopra della funzione di costo
marginale). Da che aveva un deficit, qua ottiene un surplus, quindi questo produttore in monopolio
riesce finalmente ad ottenere un profitto
• AEGD ≡ STM (surplus totale in monopolio): è la somma delle due aree, una del consumatore e una
del produttore, quindi la somma AEF + FEGD

A •

F
PM • •• E
D •



G

H
CMe|X = Xc I
PC •• •
C B •
XM XC X

Ora confrontiamo STC con STM, quindi confrontiamo l’efficienza totale in concorrenza perfetta (are
contornata in rosso) e l’efficienza totale in monopolio (area contornata in verde). Che cosa si perde in
monopolio in termini di benessere totale? Si perde l’eccesso dell’area rossa rispetto all’area verde, ossia
l’area colorata di giallo, i cui vertici sono EBG, che rappresenta la perdita secca di benessere in monopolio.
Allora lo Stato è convinto di dover tollerare il monopolio in questo mercato altrimenti nessuno gli produce il
bene però pensa di poterlo produrre direttamente lui (monopolio pubblico) ma constata che i cittadini, in
aggregato, perderebbero un po' di benessere pari all’area gialla EBG. Ecco spiegato perché lo Stato cerca
un’alternativa con l’obiettivo di far perdere il meno possibile in termini di benessere e per farlo deve
permettere al produttore di non produrre in perdita. Come fa? Gli azzera gli extraprofitti, cioè impone al
produttore una quantità prodotta ed un prezzo in corrispondenza dell’uguaglianza tra domanda e costi medi
(extraprofitti pari a 0). Il vantaggio è che il produttore non opera in regime di concorrenza perfetta, e quindi
non subisce una perdita, ma opera in regime di regolamentazione (terzo regime)

ANALISI GRAFICA IN REGOLAMENTAZIONE


Se lo Stato vuole che questo prodotto venga prodotto, deve accettare il monopolio ma quest’idea non lo
convince così trova una soluzione, ossia offrire lui stesso questo bene (monopolio pubblico) ma ci potrebbe
essere un’altra opzione che ha di fronte a se lo Stato. La seconda opzione è intervenire nel mercato privato,
quindi lasciare che questo bene venga offerto da un privato e quindi senza fare monopolio pubblico,
regolamentandolo in modo tale che il privato non sostenga una perdita. Lo Stato vuole che il privato si
accontenti di un profitto pari a 0 e quindi lo Stato, per far si che il privato si accontenti di un profitto pari a
0, obbliga il privato a produrre in modo tale che il prezzo sia uguale al costo medio (il profitto pari a 0 è dato
dall’uguaglianza tra prezzo e costo medio – vedi riquadro su profitto). Nel grafico, dove il prezzo è uguale al
costo medio? Nel punto azzurro (punto L) dove la funzione di domanda, che rappresenta il prezzo, e la
funzione di costo medio si intersecano. Lo Stato dice al privato di produrre la quantità pari all’ascissa del
punto azzurro, cioè XR (pedice R = regolamentazione), applicando un prezzo pari all’ordinata del punto, cioè
PR

A •

F
PM • •• E
D •



G

L
CMe|X = Xc PR I • •H
PC ••
C B •
XM XR XC X

L’intervento statale, quindi, è stato volto a trovare una soluzione intermedia tra la concorrenza perfetta ed
il monopolio e questa soluzione è la regolamentazione. Lo Stato ha trovato un punto di pareggio dove
l’extraprofitto è pari a 0, dove il produttore ha prodotto e quindi il bene c’è e dove l’efficienza totale non è
massima ma è comunque vicino a quella massima; in sostanza lo Stato ha cercato di ottenere il migliore dei
mondi possibili in cui il bene è prodotto e dove si è in un regime il più possibile vicino a quello di concorrenza
perfetta. Ma il produttore accetterà? Quando intendiamo il profitto come ricavi totali al netto di costi totali,
stiamo prendendo in considerazione l’extraprofitto, cioè stiamo già dando per scontato che questo
produttore in realtà incassi dei soldi che gli coprano la sua attività imprenditoriale e cioè che gli remunerino
il capitale. Quindi il produttore fa un extraprofitto pari a o ma ha avuto la remunerazione della sua attività
imprenditoriale e quindi questo produttore, è vero che ha un extraprofitto pari a 0, ma essendo comunque
remunerata la sua attività imprenditoriale è felice di operare sul mercato. Attraverso la regolamentazione
del monopolio naturale possiamo ottenere una quantità prodotta maggiore rispetto al monopolio, un prezzo
minore rispetto al monopolio ed una produzione privata e non pubblica

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