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4.

La teoria normativa della politica economica


Nasce dall’individuazione delle cause micro e macroeconomiche del fallimento del mercato al
quale era prevedibile un intervento pubblico nell’economia. Consiste in un altro modello che ci
spiega come lo stato, la seconda istituzione che contende con il mercato lo spazio dell’agire
economico, può intervenire nella migliore delle maniere possibili.

Il primo approccio riguarda la teoria normativa per cui si intende la definizione di un modello di
analisi astratto che definisce a sua volta le strategie ottimali per cui individuare le scelte ottime
del policy maker che si prefigge la realizzazione determinati obbiettivi, e la teoria positiva della
politica economica, con cui si introdurranno i fallimenti del governo/non mercato.

La teoria normativa studia come dovrebbe essere un sistema economico con certe
caratteristiche ideali e non come si presenta nella realtà. Sostanzialmente vi è un problema che
attiene alla programmazione.

Affinché gli interventi di politica economica siano efficaci è necessaria un’accurata


programmazione. In questa fase vi sono alcuni elementi caratterizzanti:

• La definizione degli obiettivi da raggiungere (punto d’arrivo)


• Individuazione degli strumenti tramite quali raggiungere gli obiettivi (strumenti, armi in
mano al policy maker)

Gli obiettivi possono essere molteplici e possono avere una natura intertemporale. La
molteplicità degli obiettivi prevede che questi possano confliggere tra di loro, per cui il policy
maker dovrà compiere una scelta per definire l’obiettivo prioritario (questo rientra nel concetto di
programmazione). Il secondo problema è quello della intertemporalità degli obiettivi (es.
obiettivo posticipato rispetto all’azione di policy, richiedono interventi ciclici) che apre allo
scenario della coerenza temporale delle decisioni pubbliche per cui si intende il modo in cui la
scelta pubblica viene percepita dai destinatari dell’azione pubblica.

Gli elementi costitutivi del programma sono gli obiettivi, gli strumenti e il modello di analisi.
Quest’ultimo è un ragionamento scientifico basato su un’analisi logico-matematica per poter
investigare se e come gli strumenti possano raggiungere gli obiettivi.

Il policy maker deve individuare gli strumenti e calibrarli per il raggiungimento di un certo
obiettivo.

Esempio: perseguimento di un unico obiettivo


Il policy maker giudica insoddisfacente il livello dell’occupazione che deve essere
aumentato (obiettivo) Si potrà agire sulla spesa pubblica (strumento) che è direttamente
manovrata dal policy maker. Come facciamo a capire di quanto deve far variare la spesa
pubblica per raggiungere l’obiettivo che si è dato? Deve quantificare l’obiettivo da
raggiungere, dire di quanto vuole ridurre la disoccupazione (definire il delta
sull’incremento dell’occupazione). Fissato l’obiettivo, viene prefissato lo strumento ossia la
spesa pubblica. Il problema adesso è capire di quanto far variare la spesa pubblica per far
aumentare l’occupazione che viene risolto tramite il modello di analisi, il modello
matematico fra le due variabili, da studiare.
Le cose si complicano in caso di pluralità di obiettivi, tutti contestualmente desiderati. Adesso si
ha il problema del trade off tra obiettivi che consiste nel risolvere nel problema di scelta dopo
aver definito una scala di obiettivi desiderati e poi la modalità tramite cui raggiungerli.

L’azione del policy maker


Analizziamo le scelte del policy maker in presenza di obiettivi fissi. Questo modello è stato
sviluppato nei primi anni 50 da Tinbergrn il quale considera un modello nel quale il policy maker
attribuisce dei valori prefissati a quelle che son le variabili-obiettivo.

Primo esempio: obiettivo di reddito per due circoscrizioni geografiche diverse e consideriamo
che il policy maker si prefigga degli obiettivi fissi in rapporto al livello di reddito da raggiungere in
ciascuna delle due circoscrizioni.

Consideriamo due variabili obiettivo: Yn e Ys

Ipotizziamo che: Yn = f(Ys) (ipotizziamo che siano collegati da una relazione inversa per cui al
crescere di una variabile diminuisce l’altra. Funzione negativa)

Fissiamo gli obiettivi: Yn= Ÿ (è con il trattino) e Ys = Ÿs

Curva di trasformazione :

Se la coppia di valori desiderata (punto A) si collocasse all’esterno della curva di trasformazione


allora il policy maker potrà ridurre il valore di uno dei due obiettivi o cercare di spostare la
frontiera verso l’alto (tipicamente un’azione di policy che avviene in un lasso di tempo più ampio).
Viceversa, aumentare il reddito del sud per diminuire quello del nord è una strada, quella del
trade off, più fattibile.

Esempio 2 curva di Phillips: le due variabili sono la stabilità monetaria (dei prezzi) rappresentata
dal tasso di inflazione e l’altra dal livello di occupazione. Individua un trade off per cui per
aumentare l’occupazione devo andare incontro ad un maggior livello di inflazione.

Dopo aver operato una scelta, il policy maker per compierla deve fissare delle priorità.

Potrà scegliere di perseguire un obiettivo piuttosto che un altro in base ad una prioritizzazione
che avrà fatto di questi obiettivi. Il policy maker dovrebbe agire in modo tale da massimizzare (o
se del caso minimizzare) il valore dell’obiettivo non prioritario in modo che sia compatibile col
valore desiderato dell’obiettivo prioritario.

Ÿs è l’obiettivo per cui massimizza il valore di Ÿn.

Il metodo degli obiettivi flessibili con s.m.s (saggio marginale di sostituzione) variabile. Ha
una soluzione analoga al problema del consumatore in microeconomia. Nell’unico punto di
tangenza tra la curva di indifferenza e la curva di trasformazione ci sarà la soluzione del
problema. Il problema della scelta del consumatore si risolve attraverso un processo di
massimizzazione dell’utilità dato il vincolo, ossia il bilancio a disposizione del consumatore cioè il
reddito disponibile del consumatore in rapporto ai prezzi considerati.

In maniera analoga, si possono risolvere i problemi delle scelte pubbliche con il metodo degli
obiettivi flessibili con s.m.s variabile nel quale:

Stiamo ipotizzando che il sms (il rapporto al quale sostituisco Yn con Ys rimanendo inalterata la
funzione del benessere sociale) sia variabile, gli obiettivi siano flessibili e dunque il problema della
scelta del policy maker si risolve in un problema di risoluzione e massimizzazione soggetto ad un
vincolo dato dalla curva di trasformazione. Individua il livello di reddito del nord e del sud, Y*n e
Y*s, che consentono di MASSIMIZZARE il reddito.

Vi è infine il problema obiettivi flessibili con s.m.s costante. L’approccio sarà sempre
ottimizzante soltanto che in questo caso il policy maker avrà una curva di indifferenza lineare.

W (welfare) = aYn + bYs

dove a e b sono i pesi assegnati al reddito delle due circoscrizioni. Poiché a e b sono delle
costanti, questo peso relativo resta costante nel tempo qualsiasi sia il valore ottenuto da Ys e Ys. Il
problema si risolve alla stessa maniera del problema precedente tramite una massimizzazione
vincolata del social welfare data la curva di trasformazione. Dobbiamo trovare la coppia di reddito
y*s e Y*n che consentono di collocarci sulla più alta curva di benessere sociale dato il vincolo cioè
data la curva di trasformazione (nel punto C).
Una strategia ad obiettivi fissi in quanto conduce a situazioni subottimali mentre ad obiettivi
flessibili porta a situazioni ottime in senso paretiano. Il policy maker può scegliere comunque di
seguire una strategia ad obiettivi fissi in quanto può avere altri obiettivi che vuole
contestualmente perseguire (es. non innescare meccanismi di instabilità sociale o ottenere
risultati in termini di tornaconto elettorale). Alcuni di questi sottobiettivi possono essere collegati
a fallimento del non-governo o a comportamenti virtuosi del policy maker.

Gli strumenti della politica economica


Una variabile è strumentale se:

• Il policy maker può controllarla (è direttamente influenzabile da lui)


• Influenza altre variabili che sono l’obiettivo dell’azione di politica economica (le variazioni
su questa variabile determinano variazioni su altre variabili obiettivo dell’azione del policy
maker)
• deve distinguersi dalle altre variabili strumentali per il livello di controllabilità (da parte del
policy maker) ed efficacia 9in termini di risultati ottenuti sulle variabili obiettivo)

Tindbergen distingue le variabili per:

• politiche quantitative (es. variazioni della spesa pubblica, facendo variarla hanno degli
effetti ad es sul PIL; variazioni nel livello di tassazione ecc.)
• politiche qualitative (introducono qualcosa di nuovo)
• politiche di riforma (simili alle qualitative con la differenza che hanno una portata
maggiore, vanno ad introdurre delle nuove azioni di politica con effetti più sistemici)

Altri tipi di classificazione prevedono l’esistenza di:

• politiche di controllo diretto: contingentamento delle importazioni; razionamento dei


consumi; massimale sugli impieghi; vincolo di portafoglio; controllo dei prezzi e dei
redditi; etc.
• politiche di controllo indiretto: Politica fiscale; Politica monetaria; Politica del tasso di
cambio per raggiungere uno specifico obiettivo
• misure discrezionali: viene attuata ad hoc per rispondere ad un problema quando
questo si pone. Devo individuare il problema, definire la politica discrezionale e porla in
essere (es. sostegno straordinario di disoccupazione)
• regole automatiche: provvedimento previsto dalla legge (vantaggio perché è immediato
e certo)

Dopo aver definito gli obiettivi e gli strumenti, possiamo definire il modello in forma strutturale e
in forma ridotta.

Il modello in forma strutturale prevede l’esistenza di:

- equazioni di comportamento
se prendiamo in considerazione il modello di determinazione del reddito sappiamo che
include una funzione sul comportamento dei consumatori che stabilisce che il livello del
consumo sarà una funzione del consumo definito autonomo e una funzione del livello di
reddito per un coefficiente di propensione marginale al consumo. È un’equazione di tipo
comportamentale. Oltre a quella di Keynes vi sono anche altre funzioni di
comportamento tramite le quali si definisce una legge attraverso la quale si possono
fissare i comportamenti di un certo individuo (es. consumatore).
- Equazioni di definizione
definiamo cosa si intende per es. PIL
- Equazioni di equilibrio
es. uguaglianza tra output e offerta
- Equazioni tecniche
rappresentate da ad es. funzione di produzione che indica le variazioni date dalla
tecnologia sottostante
- Equazioni istituzionali
definiscono regole fissate dalle istituzioni. La variazione della spesa pubblica dipende dalla
variazione dei tributi e dal debito pubblico e non dalla variazione della moneta

Distinzione tra variabili endogene ed esogene che possono essere presenti nel modello. Le
variabili endogene la cui variazione è determinata dalla variazione del modello stesso, interne al
modello. Le variabili esogene sono determinate da fattori non integrati al modello (es. progresso
tecnologico).

La regola aurea della politica economica dice che: nel caso di obiettivi fissi la soluzione di un
problema di politica economica richiede un numero di strumenti almeno pari al numero degli
obiettivi. Nei casi residui in cui gli strumenti sono maggiori degli obiettivi si arriverà ad un
problema di sovradeterminazione o sotto determinazione degli obiettivi.

La critica mossa da Lucas evidenzia come i modelli potrebbero non tener conto delle reazioni di
altri soggetti di cui il policy maker non può controllare le azioni. Il policy maker non ha un
controllo diretto sui livelli di consumo, quindi, può agire su questo livello attraverso una politica
fiscale. Se l’obiettivo del policy maker egli porrà in essere una politica fiscale espansiva la quale
dovrebbe avere degli effetti anche sul livello di consumo. Questo significa che il modello come
definito prevede un’azione di ritorno degli effetti dell’azione delle variabili su cui il policy maker
non ha controllo diretto. Tuttavia, si ignorano gli effetti di ritorno delle scelte pubbliche sulle
funzioni di comportamento dei privati. Se il consumatore percepisce un aumento della spesa
pubblica come un aumento fittizio o in un’altra maniera allora può modificare il suo parametro.
Sostanzialmente i comportamenti privati si possono adattare alle scelte pubbliche. Le scelte
pubbliche possono influenzare i parametri delle funzioni di comportamento privato. Si ritorna
dunque alla differenza tra misure discrezionali e regole automatiche. Lucas predilige
quest’ultime in quanto diminuendo la discrezionalità del policy maker possiamo prevedere il
comportamento dei soggetti privati perché sanno che il policy maker si comporterà sempre in
una certa maniera e possono parametrizzare le loro reazioni alle scelte pubbliche.

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