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-Cos’è la politica economica: disciplina che studia l’azione economica pubblica basandosi su 3 scelte:

1. Sociali: si individuano gli obiettivi socialmente desiderabili;


2. Correnti: si prendono decisioni sull’ente pubblico;
3. Istituzionali: si scelgono le istituzioni per governare la collettività.

Le scelte sociali
Ci sono 2 modi per individuare le preferenze e gli obiettivi della società:
1. Approccio positivo: si conoscono le preferenze e gli obiettivi che la società manifesta in un certo periodo; questo ha il
problema di coordinare le preferenze contrastanti tra loro e riassumerle in modo che vadano bene a tutti.
Una soluzione è affidare questo compito alla politica che rappresenta in modo democratico la collettività;
2. Approccio normativo: si conoscono le preferenze e gli obiettivi che la società dovrebbe avere sulla base di postulati etici o
politici su cosa si intenda il bene pubblico o l’interesse collettivo: ciò è collegato all’economia del benessere.

L’economia del benessere: coincide con l’approccio normativo e individua i sistemi economoci più auspicabili e le scelte sociali
migliori per aggregare le preferenze.
Essa è il nucleo centrale della politica economica quando si parla di interesse pubblico, che comprende il benessere generale
economico, collettivo.
Dall’economia del benessere nascono i criteri di individuazione delle c.d. aree di fallimento del mercato; l’economia del benessere
si occupa:
- A livello astratto: di definire i criteri di scelta sociali
- A livello concreto: di valutare i sistemi economici caratterizzati da diverse istituzioni, in particolare Stato e mercato per
individuare quelle più auspicabili.

Ordinamento sociale: ai fini dell’economia del benessere, è importante che sia costituito un ordinamento sociale, ovvero una
graduatoria delle situazioni (stati nel mondo o stati sociali) in cui la società può trovarsi.
L’ord.soc. individua gli stati del mondo che da punto di vista sociale sono preferibili e non.
Perché si parli di ordinamento sociale bisogna che sia soddisfatta la c.d. proprietà della transatività: se stato del mondo a è preferito
a b, e b a c, allora a è preferito a c.
Ordinamento sociale completo: se la graduatoria si estende a tutti i possibili stati del mondo tra loro confrontabili.
Se sono soddisfatte alcune condizioni, l’ordinamento sociale può esprimersi attraverso una funzione detta funzione del benessere
sociale.
Due problemi di scelta di ord.soc.:
1. scegliere tra ordinamenti sociali
- diretti (l’ord. Soc. è direttamente riferito agli stati del mondo sulla base di qualche principio introdotto dall’esterno. Ha
questa critica: le preferenze degli individui sono espresse e sostituite da quelle di un unico soggetto (dittatore)
- indiretti (l’ord. Sociale è scelto in base alle preferenze degli individui e quindi la preferenza sociale è un riflesso di preferenze
individuali. Questo è quello più scelto dall’economia del benessere, e ha questa critica: le preferenze vengono considerate
come date, mentre le mode, le norme e i contesti sono manipolabili. Si rischia di riflettere solo le preferenze di una parte
della società (es. imprese che fanno piacere alla gente ciò che vogliono, inoltre, si tiene conto solo delle soddisfazioni
effettivamente godute dall’individuo in un dato momento, ignorando altri aspetti importanti che possono avere valori
sociali in sé a prescindere dall’apprezzamento dell’individuo. Inoltre, non si tiene conto delle condizioni di partenza al
momento in cui vengono effettuate le scelte).
2. Se si sceglie il modello indiretto, nasce il problema di aggregare le preferenze individuali.
Ci sono infatti 3 aspetti di cui si deve tenere conto per aggregare le preferenze:
a. Rappresentazione delle preferenze individuali
b. Possibilità di confrontare le posizioni degli individui
c. Regola di aggregazione
Come si misurano le soddisfazioni individuali? 2 metodi:
1. Ordinale: dà un ordine alle preferenze (pareto)
2. Cardinale: dà alle soddisfazioni valori assoluti (pigou). Seguono la regola di aggregazione della somma, prodotto etc.

il criterio paretiano (nuova economia del benessere) considera ordinamenti ordinali e inconfrontabili.
Nozione: una delle soluzioni al problema di aggregazione delle preferenze.
2 tipi:
- Debole: un insieme di individui migliora la propria soddisfazione passando da a a b se tutti sono più soddisfatti in a che in
b
- Forte: un insieme di individui migliora la propria soddisfazione passando da a a b se alcuni stanno meglio in b che in a ma
nessuno sta peggio in b che in a.
entrambi sono giudizi di valore ed è un criterio di efficienza.
Il criterio paretiano considera anche il criterio di efficienza per cui si può passare da a a b senza che si peggiori la situazione di nessuno.
ottimo paretiano: la situazione a è ottima se spostandosi da essa non si può migliorare la situazione di qualcuno senza peggiorare
quella di un altro.
2 metodi di rappresentazione Grafica del criterio paretiano:
1. Metodo classico: i concetti di criterio paretiano e ottimo paretiano possono essere presentati in termini grafici con
riferimento a un’economia di puro consumo. Ammettiamo che la quantità di prodotti sia data e l’unico problema è ripartirla
ai fini di consumo tra andrea e bice. Vi sono infinite possibili allocazioni (combinazioni) di consumo e a ognuna
corrisponderà una coppia di soddisfazioni per andre e bice che si possono rappresentare graficamente sul piano delle
rispettive funzioni di utilità con un insieme di punti delimitati dalla CUP (curva utilità possibili). I punti sulla cup sono pareto
efficienti e solo quello tangente a esso è l’ottimo paretiano. Le curve sono curve di indifferenza, ovvero insieme di punti
associati a una combinazione di 2 beni che porta l’individua a trarre da ogni punto della curva la stessa soddisfazione.

2. Scatola di edgeworth: grafico che permette di valutare l’insieme dei punti di tangenza delle curve di indifferenza di due
individui. Si prendono 2 individui, 2 beni e un smsm (saggio marginare di sostituzione tra tela e pane uguale a Dpane/Dtela
In un sistema economico di puro consumo e in cui le preferenze siano differenziabili, monotone e convesse, per raggiungere l’ottimo
paretiano gli sms devono essere uguali tra tutti gli individui.

Il criterio paretiano misura anche l’efficienza in un’economia di produzione e riguarda:


- Utilizzo input produttivi
- Offerta inputs
- Scelta beni da produrre.
Limiti criterio paretiano:
1. Il criterio è welfarista e può contrastare con i principi della libertà minima; è limitato poi dal non tener conto dei vari stati
del mondo e parte dalla premessa dell’individualismo etico perché pone le preferenze degli individui come base esclusiva
del giudizio sociale. Ciò è in contrasto con le libertà personali (esempio lady chatterly).
2. Poi il criterio, visto che non ci su può spostare senza svantaggiare un altro, e gli svantaggiati non sono disposti a cambiare,
fa rimanere nello status quo. V. criterio indennizzo.
3. Crea un ordinamento sociale a carattere parziale. V. arrow e criterio dell’impossibilità.

Il principio di indennizzo. Cerca di risolvere il problema della tirannia dello status quo: si deve a kaldor: per indurre un soggetto a un
cambiamento basta concedere a quest’ultimo un indennizzo perché così si cambia in modo che aumenti la produttività per la
collettività e gli svantaggiati che non vorrebbero spostarsi lo fanno perché incentivati.
Arrow e il criterio dell’impossibilità: arrow cerca di superare il carattere parziale dell’ordinamento sociale ispirato al criterio
paretiano, quindi cerca di costruire in via assiomatica un ordinamento sociale completo, integrando il criterio di pareto con altri
assiomi di natura etica.
Per rendere completo e razionale l’ordinamento del principio paretiano che discende dal principio paretiano debole, bisogna
aggiungere al criterio paretiano:
- Condizione di dominio universale: associa gli ord. Sociali a quelli individuali con una regola definita per tutti i possibili
ordinamenti individuali.
- Condizione di indipendenza delle alternative irrilevanti: per scegliere lo stato a e b si tiene conto solo delle predenteze tra
a e b.
Tenendo conto delle 2 condiz. L’ord è completo solo se le preferenze di un individuo si rilevano decisive, quindi solo in presenza di
un dittatore.
- Condizione di non dittatorialità: una condizione per cui le pred. Sociali di nessun individuo sono decisive, detemrinando la
scelta sociale a prescindere dalle preferenze di tutti gli altri individui

Altri metodi di aggregazione delle preferenze individuali


La teoria delle votazioni. Le preferenze si aggregano per votazioni.
Regole per le votazioni
1. Scelta di chi deve partecipare alle votazioni
2. regole procedurali:
- proposta da sottoporre al voto
- modalità di votazione
- ordine delle votazioni
3. individuazione dell’alternativa vincente (unanimità, maggioranza etc.).

a. votazione con regola dell’unanimità: si scegli a a b solo se tutti gli individui preferiscono a a b. rispetta il criterio paretiano
debole. La regola si applica a società omogenee e per scegliere su questioni che guardano all’efficienza più che alla
distribuzione.
Path dependence (dipendenza dal percorso): nella regola dell’unanimità va considerata la path dependence, ovvero
l’importanza dell’ordine delle votazioni, perché a seconda di questo si può arrivare a risultati diversi. Bisogna però tenere
conto della Game theory perché un soggetto potrebbe agire strategicamente x cambiare l’ordine delle votazioni.

Cos’è la game theory: la game theory studia modelli matematici in cui si valutano i comportamenti degli agenti coinvolti in
processi di interazione strategica. L’obiettivo era capire come comportarsi in situazioni di conflitto armato (infatti nasce a
fine anni 50).
Uno degli esponenti è Alan Turing E IL Codice enigma.
La game theory dimostra:
- che il primo teorema dell’economia del benessere potrebbe non applicarsi
- lo stato che è il social planner deve limitare le scelte dei players per raggiungere il punto più efficiente.
2 espressioni di game theory:
- dilemma del prigioniero: Il primo a portare la game theory fu Tucker (teorema del prigioniero).
- Folk theorem (harris): il teorema di harris considera l’elemento temporale – al contrario degli studiosi della game theory
precedenti che credevano che il tempo fosse irrilevante perché convinti che i giocatori, posti nelle stesse situazioni,
giocheranno sempre la strategia per loro migliore.
Harris era convinto che questi studiosi facessero l’errore di considerare un tempo finito. Invece, poiché i soggetti si
comportano come se il loro tempo fosse infinito, la ripetizione del gioco infinite volte permette di assorbire le esternalità e
quindi si raggiunge la situazione efficiente.

b. Votazione a maggioranza: garantisce democraticità e ha implicazione per la distribuzione del reddito, abbandonando il
principio di inconfrontabilità delle preferenze.
Correttivi alla regola della maggioranza: visto che può accadere che la scelta preferibile dalla maggioranza corrisponda a quella
peggiore per la maggioranza assoluta, ci sono dei correttivi:
a. REGOLA DI BORDA: mantenendo la votazione multipla si assegnano per ogni elettore 0 punti alla preferenza meno voluta,
1 punto a quella penultima e così via fino alla migliore. Si sommano e chi ha più punti vince.
b. CONDOCET: Si passa a votazione binaria delle diverse alternative e si sceglie la proposta che sconfigge tutte le altre in una
successione di votazioni binarie.
Il metodo non comporta necessariamente un ordine di preferenze transativo: paradosso del voto.
c. TEOREMA DELL’ELETTORE MEDIANO: l’alternativa migliore è quella che sta nel mezzo. È necessario che si voti su
un’alternativa relativa a un unico progetto e le preferenze individuali devono essere single pealled (una sola alternativa
maggiormente preferita.)
d. TEOREMA DI GIBBARD E SETTERHWAITE: se ci sono più di due alternative non esiste alcuna procedura non dittatoriale che
resista alle manipolazioni delle preferenze attraverso dichiarazioni insincere da parte degli elettori.

TEORIE DELLA GIUSTIZIA SOCIALE : EQUITà


Abbiamo studiato pareto, e abbiamo visto che il limite è quello di creare un ordinamento sociale completo.
La costruzione di ord. Soc. completi è possibile solo se si abbandonano i postulati di misurabilità ordinale e inconfrontabilità delle
posizioni individuali (pareto). Per creare l’ord. Sociale completo non bisogna considerare solo l’efficienza ma anche l’equità (criterio
distributivo).
Il problema di creare un ordinamento equo è:
- Assegnare i benefici
- Ripartire i costi.
Per risolvere questi due problemi vi sono più criteri di giustizia distributiva che accettano il postulato dell’individualismo etico (ognuno
sa scegliere per sé) e la confrontabilità interpersonale delle individualità. Ogni criterio di giustizia amministrativa ha una regola di
aggregazione diversa.

La FBS: LA FUNZIONE DI BENESSERE SOCIALE


Nozione: funzione che rappresenta il benessere sociale.
Come si costruisce: si parte dal presupposto per cui il ben.soc. riflette le preferenze individuali sugli stati del mondo. Se si ammette
la possibilità di effettuare confronti interpersonali di utilità bisogna definire solo la regola di aggregazione, ovvero la scelta
dell’operatore matematico capace di attuare la sintesi delle singole preferenze individuali per ottenere l’unica sociale.
La regola di aggregazione esprime un giudizio di valore sui rapporti interpersonali o criteri di giustizia distributiva.
Tipi di funzioni:
a. Utilitaristiche o benthamiane
Forme più semplici e intuitive. Date le utilità dei singoli individui, se esse sono comparabili e se si assegna lo stesso peso unitario agli
h individui, l’utilità sociale è la somma delle utilità.

H H
W(x) = ∑ ui (x) oppure W(X) = ∑ ai ui
i=1 i=1

H= Tutti gli individui; ∑= sommatoria; i: singolo individuo; ui=utilità e dipende da x

Grafico:

b. Bernoulli-nash (+ egalitarismo)

H H
W(x) = π ui (x) oppure W(X) = π (ui)ai
i=1 i=1

grafico: curva isobenessere a forma di iperbole

c. RAWLS (ancora + agalitaria)

W= min (ui) min= persona più svantaggiata.


Ancora il benessere sociale alla condizione più svantaggiata.
Grafico: curve isoben. A L
La L significa che non bi è sostituibilità tra le utilità dei due individui. Rawls afferma che cresce il benessere sociale solo se cresce la
soddisfazione minima. Per Rawls un assetto distributibo è giusto solo se equo nel senso che offre le stesse opportunità ai vari soggetti.
2 principi di giustizia se si pensa a individui che decidono da liberi e uguali:
1. Ogni persona ha uguale diritto al più ampio sistema totale di eguali libertà fondamentali compatibilmente cn un simile
sistema di libertà per tutti;
2. Le ineguaglianza economiche e osciali devono essere:
- Per il più grande beneficio degli svantaggiati compatibilmente col principio del giusto risparmio
- Collegate a cariche e posizioni aperte a tutte in condizioni di eguaglianza delle opportunitò.
Per Rawls cale che il principio di differenze secondo cui le ineguaglianza sono giustificabili solo se associate a un vantaggio
dell’individuo che sta in posizione peggiore

d. Bergson-samuelson. (la + generale).


W= W(u1, u2…uh)
Il benessere = al benessere
Si sceglie al posto della W qualunque funzione di benessere di prima. Vengono così soddisfatte queste priorità:
1. Fbs definita rispetto alle utilità individuali
2. Utilità individuali confrontabili
3. È soddisfatto il criterio paretiano forte
4. Le preferenze sociali sono convesse o strettamente convesse

Ottimo sociale: punto di tangenza tra la + alta curva di isobenessere raggiungibile e cup. Quindi è simile a ottimo paretiano ma di
tutta la società.
UTILITARISMO DI PIGOU: ALTRO CRITERIO DI GIUSTIZIA.
Benessere sociale= somma utilità dei vari individui procurate dalle diverse occasioni di godimento. Pigou considera il benessere
economico, ovvero che è generato dal benessere generale che soddisfa in termini monetari.
L’indicatore del benessere economico è il reddito nazionale.
- Il benessere economico cresce o se il volume del reddito nazionale aumenta senza peggiorare il reddito dei meno abbienti
=condizione di efficienza
- Il benessere cresce se migliora la distribuzione senza che si rifuca il reddito nazionale = condizione di equità.

CRITERI DI GIUSTIZIA NON WELFARISTI


Oltre ai criteri di giustizia appena detti che si basano sull’individualismo etico ce ne sono altri 2 che considerano l’individualismo etico.
1. TEORIA DI GIUSTIZIA DI NOZICK: TEORIA DEL TITOLO VALIDO.
Identifica la giustizia distributiva non sul piano dei risultati ma delle procedura (giustizia procedurale o formale).
Sono giuste le situaz. Distributive che hanno origine nel rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo,
quindi le utilità individuali non indicano il metro di misura x valutare il soddisfacimento del criterio di giustizia.
2. TEORIA DELLA GIUSTIZIA DI SEN
2 nuovi concetti:
a. Functioning: concetto x cui i beni hanno che mettono le persone in condizioni di compiere certe attività e funzioni
(libertà positiva)
b. Effettiva capacità di compiere queste attività.
La quantità di un bene non è indicatore del benessere perché solo alcuni possono avere il titolo per disporne e consumarlo.
Neppure lo è l’utilità perché è un indicatore solo psicologico.

PREFERENZE SOCIALI E ISTITUZIONI


Ruolo del mercato e dello Stato: istituzioni sono stato e mercato. Anche altre istituzioni possono avere rilevanza economica (imprese
e organizzazioni no profts).
I TEOREMI FONDAMENTALI DELL’ECONOMIA DEL BENESSERE.
Esiste una doppia corrispondenza tra mercato e ottimo paretiano. Sono stati enunciati 2 teoremi fondamentali dell’economia del
benessere.
1° teorema fondament. Dell’economia del beness.
In un sistema economico di concorrenza perfetta in cui vi sia un insieme completo di mercato, un equilibrio concorrenziale, se esiste,
è un ottimo paretiano.
Il 1° teorema ha natura descrittiva perché mostra le conseguenze di una ben definita sit. Di mercato in termini di un dato ord. Soc.
Si intende per concorrenza perfetta un sistema caratterizzato da:
- Omogeneità
- Tanti operatori economici
- No intese o accordi con operatori
- No barriere di entrata o uscita
- No asimmetrie informative
Queste 5 caratteristiche assicurano che gli operatori stessi nelle loro scelte considerino il prezzo che si forma sul mercato come un
dato = comportamento price taking.
Limiti al primo teorema
1. Realtà dei mercati
2. Mercati completi
3. Preferenze endogene
4. Carattere statico e trattamento insoddisfacente dell’incertezza

con specifico riferimento al primo teorema, questi limiti emergono con riferimento:
- Mercati che consentono di ottenere risultati efficienti in senso paretiano (deve esistere un insieme completo di mercati in
concorrenza perfetta)
- Alla teoria che consente di stabilire la connessione tra quei mercati e quei risultati (teoria dell’equilibrio economico
generale)
- Al criterio impiegato per valutare la bontà dei risultati (efficienza paretiana)

2° teorema fondamentale.
La qualifica di ottimo paretiano non sottintende o implica un giudizio di merito sulla sua desiderabilità. Sen sostiene che una
collettività può trovarsi in una situazione di ottimo paretiano ed essere perfettamente disgustosa.
Il secondo teorema fornisce un criterio affinché un’istituzione possa operare e garantire il raggiungimento di un ottimo caratterizzato
da desiderabilità secondo un preciso giudizio di valore.
In questo caso lo Stato assolverebbe una funzione redistributiva e il mercato una funzione allocativa.
Sorge la domanda se un pianificatore sociale che giudichi non auspicabili certe situazioni di ottimo caratterizzate da utilità fortemente
differenziate possa evitarle e raggiungere posizioni di maggiore equità distributiva attraverso i meccanismi di mercato.
Il secondo teorema consente di dare una risposta affermativa a questa domanda, infatti ogni posizione di ottimo è ottenibile come
equilibrio di concorrenza perfetta se sono soddisfatte le opportune ipotesi di convessità e purché vi sia un’appropriata distribuzione
delle risorse iniziali.
Limiti al secondo teorema
1. realtà dei mercati
2. mercati completi
3. preferenze endogene
4. carattere statico e trattamento insoddisfacente dell’incertezza
5. distribuzione del reddito non è rilevante per l’ordinamento sociale

qui va rilevato il debole contenuto prescrittivo a favore del mercato capitalistico. Lo stesso risultato di ottimo paretiano potrebbe
essere raggiunto con un diverso assetto istituzionale (socialismo di mercato).
Inoltre, la separabilità delle funzioni distributiva e allocativa asserita dal teorema è subordinata all’esistenza di informazione piena.
In presenza di informazione privata, l’azione redistributiva non implica necessariamente una perdita di efficacia; l’esistenza del
mercato lungi dal garantire i risultati desiderati di efficienza e equità, può costituire un vincolo all’azione pubblica e portare a risultati
meno efficienti.

Sotto alcune ipotesi (preferenze continue, convesse e non decrescenti e individui insaziabili) distribuendo le dotazioni iniziali di tutti
gli individui, ogni allocazione pareto efficiente può essere raggiunto come equilibrio warlasiano. Al fine di raggiungere l’ottimo sociale,
lo stato deve riallocare le risorse iniziale (qualsiasi punto sulla cup può essere un equilibrio walresiano partendo da un opportuno
punto iniziale). Per poter raggiungere l’ottimo sociale lo Stato:
- deve garantire la libertà di scambio
- garantire la libertà dei prezzi
- redistribuire le allocazioni iniziali per poter raggiungere l’ottimo sociale (la redistribuzione si fa tramite le tasse).

estensione temporale dei due teoremi


i due teoremi estesi a un orizzonte temporale di più periodi e a condizioni di incertezza continuano a garantire l’allocazione efficiente
delle risorse.
L’equilibrio economico di concorrenza perfetta oggetto dei due teoremi fondamentali ha caratteristiche peculiari avendo natura
uniperiodale ed escludendo la considerazione delle incertezze.
Possono questi due teoremi essere estesi in modo da superare queste due limitazioni? Con riferimento alla prima limitazione (natura
uniperiodale) se si considera un orizzonte temporale composto da un qualunque numero finito t di periodi non vi sono problemi
addizionali e l’estensione dell’equilibrio concorrenziale è immediata.
Ciò può ottenersi se si ricorre all’accorgimento di considerare come beni diversi un bene fisicamente identico disponibili in diversi
periodi.
Se in un solo periodo vi sono n varietà di beni, e l’attività economica si sviluppa per t periodi, ciò significa che il n complessivo di beni
è n x t.
Lo stesso bene in periodi diversi avrà prezzi diversi, così il prezzo del periodo t+1 sarà pari al prezzo del periodo t aumentato degli
interessi per un periodo.
Sarà allora possibile scambiare un’unità di tale bene al tempo t con una o più r unità di esso disponibili in t+1 dove r è il tasso di
interesse reale in termini di quel bene.
D’altro canto, dal punto di vista produttivo, con le risorse a disposizione si può decidere di rinunciare a un’unità del bene x disponibile
al tempo t per avere 1+r unità dello stesso bene disponibile al tempo t+1.
Questa estensione consente di analizzare le decisioni assunte dagli operatori alla data iniziale in relazione a tutti i periodi compresi
nell’orizzonte temporale quanto a:
- domanda di bene di consumo
- offerta di inputs
- domanda di inputs
- offerta di bene di produzione
in altri termini, si possono analizzare le scelte di ogni operatore in ambito intertemporale.
Un tale modello, è molto esigente in termini di informazioni: è infatti necessario determinare e conoscere i prezzi delle merci per i t
periodi, il chè implica che nel periodo iniziale (in cui gli individui devono compiere le loro scelte) siano operanti tutti i relativi mercati:
sia quelli delle m merci da scambiarsi nel periodo iniziale stesso (mercati a pronti), sia i mercati delle m merci da scambiarsi
effettivamente in ciascuno dei periodi successivi ma i cui pezzi devono appunto essere noti nel periodo iniziale per guidare
l’allocazione intertemporale delle risorse dei vari operatori (mercati a termine o futuri).
È possibile anche estendere al caso di incertezze tale modello di equilibrio concorrenziale e le connesse caratteristiche di ottimalità
in senso paretiano. L’accorgimento consiste nell’introduzione dei c.d. mercati contingenti in cui un bene è definito per la sua natura
fisica, per il periodo in cui sarà disponibile nonché per la situazione che si verificherà nel periodo stesso.
Il concetto di mercati contingenti assume particolare rilievo in quanto la loro esistenza offre ai soggetti la possibilità di assicurarsi nei
confronti di taluni mercati.

IMPORTANTE
Garantendo un’economia di scambio, è possibile ottenere punti più pareto efficienti. Affinché i mercati funzionino, i prezzi devono
essere liberi di muoversi (condizione che lo stato deve garantire).
Garantendo la libertà di muoversi dei prezzi si può raggiungere l’ottimo paretiano.

I FALLIMENTI DEL MERCATO


Si parte dal carattere irrealistico dell’ipotesi di concorrenza perfetta.
1. Irrealismo della concorrenza perfetta: primo motivo di fallimento del mercato. Si parla di ciò perché nella realtà vi sono
situazioni di concorrenza imperfetta (monopolia, oligopolio etc.).
Infatti manca l’ampia numerosità di operatori che è una delle ipotesi di concorrenza perfetta (es: supponiamo che questo
requisito non sia soddisfatto e che esista una situazione di monopolio dovuto a rendimenti di scala crescenti. Esaminiamo
quindi il caso del monopolio naturale. Come ripartire l’onere per la copertura dei costi totali? L’impresa stimerà un numero
minimo di consumatori n* tra cui ripartire il costo fisso cosìcché ognuno sopporterà una quota di costo pari a 1/n* facendo
pagare agli altri consumatori un costo che per non essere distorsivo sarà sempre pari al costo marginale.
In queste condizioni nessun consumatore avrà all’inizio interesse a domandare il bene rischiando di entrare tra i primi n*
consumatori che supportano l’onere agiguntiv,
ognuno tenterà di fare il furbo o comportarsi da opportunista free rider.
Il problema del free rider potrebbe essere evitato se l’impresa potesse effettuare una discriminazione di prezzo, il ché
richiederebbe:
- La disponibilità delle informazioni necessarie per far pagare a ogni consumatore il suo prezzo di riserva;
- Lìimpossibilità dei consumatori di poter rivendere la merce sul mercato.
In conclusione, al monopolista naturale non conviene operare un prezzo pari al costo marginale.
L’esistenza di costi decrescenti, dunque, porta al fallimento del mercato impedendo di soddisfare le condizioni che assicurano
l’ottimo paretiano.
Se le economie di scala non sono tanto estese da portare al monopolio, ma semplicemente a un regime di oligopolio, sorge un
altro problema: invece di rispondere in modo meccanico al prezzo fissato dal mercato, ogni impresa si troverà impegnata in un
gioco. L’impresa fisserà il prezzo o la quantità prodotta tenendo conto delle reazioni delle altre imprese alle proprie decisioni e
assumerà perciò comportamenti di tipo strategico.
2. L’incompletezza dei mercati e le esternalità.
L’esistenza di mercati completi prevede l’esistenza di mercati per tutti i beni e servizi nel periodo considerato o in tutti i periodi in cui
si estende l’orizzonte della scelta.
Nella realtà piò esserci incompletezza in relazione a :
- Esistenza di esternalità
- Esistenza di beni pubblici
- Assenza di alcuni mercati a pronti o a termine a causa di costi di transazione e asimmetria informativa in ambiente incerto.
L’inesistenza di un corrispettivo a fronte di un vantaggio o del danno procurati da un operatore ad altri configura l’assenza di un
mercato e può essere dovuta a:
- Inesistenza dei diritti di proprietà di beni che risultano di proprietà comune
- Esistenza di attività di produzione o consumo congiunto.
Le esternalità sono causa di divergenza fra costi privati e costi sociali ovvero tra prodotto marginale privato e prodotto marginale
sociale. In presenza di economie esterne il costo marginale privato è maggiore del costo marginale sociale. In presenza di diseconomie
esterne il costo marginale privato è inferiore al costo marginale sociale.
L’intervento pubblico può rimuovere questa divergenza internalizzando il costo o il vantaggio procurato dall’operatore al resto della
collettività (es. sistema di tassazione adeguato, tasse pigouviane).
3. Esternalità e teorema di Coase
Secondo Coase, il vero problema che la società deve affrontare è quello della scelta delle istituzioni e quindi anche dei criteri di
assegnazione dei diritti di proprietà.
1. Se sono soddisfatte alcune condizioni, tra cui la preventiva assegnazione dei diritti di proprietà e l’assenza di costi di
transazione, gli operatori interessati dall’esistenza di esternalità potranno raggiungere accordi mutualmente vantaggiosi
senza intervento governativo; se la posizione che massimizza la ricchezza sociale è unica, quella posizione sarà raggiunta
indipendentemente dal modo in cui erano stati assegnati i diritti di proprietà.
In merito a ciò è necessario:
- La presenza di un’autorità che assicuri l’esecuzione e il rispetto dei contratti
- L’esistenza di una merce liberamente trasferibile che funga da moneta.
2. In presenza di costi di transazione la possibilità di raggiungere la posizione più efficiente attraverso il mercato può
dipendere dall’assegnazione dei diritti di proprietà. Pertanto, i diritti di proprietà dovranno essere distribuiti in modo da
garantire il raggiungimento della posizione più efficiente che non è necessariamente unica.
I costi di transazione sono i costi necessari per organizzare gli scambi: ricerca di prezzi e merci, costi di negoziazione etc.
Coase ha evidenziato che l’analisi pigouviana e delle esternalità e la relativa proposta di politica (imposte) si muovono implicitamente
in un preciso contesto istituzionale senza porsi il problema della possibilità che una diversa assegnazione di diritti abbia un impatto
positivo sull’efficienza.
Critiche a coase.
- In assenza di costi di transazione è ovvio secondo alcuni che la contrattazione conduca ad una condizione di efficienza;
- La cooperazione è un presupposto del teorema ma questa potrebbe non verificarsi (critica di cooter) e potrebbe dipendere
dalla distribuzione di guadagni di una società.
- Il teorema di coase potrebbe essere inteso come un modo per ridurre la portata del fallimento del mercato in presenza di
esternalità.
3. I beni pubblici.
I beni pubblici sono beni non rivali (nel senso che l’utilizzo da parte di alcuni non esclude l’utilizzo da parte di altri) e non escludibili
(il loro utilizzo non può essere privato a qualcuno). Questi costituiscono un particolare tipo di esternalità perché chi li produce causa
un vantaggio non solo a sé ma anche ad altri che possono usufruirne liberamente. Per alcuni beni pubblici non è possibile escludere
dal consumo alcun operatore. Questo genera problemi di parassitismo, cd. Free rider.
La non escludibilità è importante in quanto consente la spiegazione del perché alcuni beni pubblici naturali vengono meno (tragedy
of commons).
4. I costi di transazione e l’asimmetria informativa
I costi di transazione sono elevati in presenza di incertezza circa gli eventi futuri che rende non assicurabili alcuni di tali eventi. Sia nei
mercati a pronti che in quelli a termine, i costi di transazione sono più alti in presenza di informazione asimmmetrica tra delegante e
delegato. L’informazione asimmetrica può dar luogo a 2 differenti situazioni:
- Selezione avversa (asimmetria informativa ex ante)
- Comportamento sleale (asimmetria informativa ex post)
In merito al problema dell’asimmetria informativa si può citare l’articolo di Akerlof “the market of lemon” che permette di
comprendere meglio la questione della selezione avversa e del comportamento sleale.
2 esempi ex ante: (due esempi di selezione avversa)
1. Esempio del Mercato del Credito: nel mercato del credito
Domanda=Prestito
Offerta=Soldi
Banche= Intermediari Finanziari tra risparmio e investimento
In Concorrenza Perfetta, la Banca non fa profitto perché gli Investitori diversi con diversi progetti hanno rischio diverso.

La banca, quindi, chiederà un interesse diverso, in conc. Perfetta.


Altro concetto è la Capacità di ben valutare il rischio (e questo si collega con il pericolo di asimmetria informativa): Se la banca non è
in grado di valutare, essa applicherà un “tasso di interessi medio” che disincentiverà alcuni investitori ad investire (quelli con un tasso
di interesse in Conc.Perf. più basso).
Quindi chi verrà a chiedere il prestito sarà chi in Conc.Perf. avrebbe avuto un tasso di interesse maggiore, ovvero Solo gli investitori
più rischiosi chiederanno un prestito.
La banca quindi porrà il tasso più alto.
La selezione avversa mel mercato del credito dà origine al “Credit Rationing” il quale Genera immediate conseguenze sulla ricchezza
di una nazione (conseguenze negative: Meno Investitori, Meno Ricchezza)
Lo Stato, in situazione di questo tipo, può intervenire con la Politica Monetaria (+ Soldi alle banche e Minori Tassi)
2. Esempio del mercato del lavoro: nel mercato del lavoro
Offerta= Lavoratori
Domanda= Imprese
Il Prezzo del Lavoro= Salario
In Concorrenza Perfetta, il Salario dipende da Domanda e Offerta.
Ipotizziamo che esistano 2 Ipotesi di lavoratori:
- Genio→ Più produttivo→ Maggior Salario
- Scarso→ Meno Produttivo→ Minor Salario
Se l’impresa può ben controllare la produttività del lavoratore→ No Problem;
Se l’impresa non può conoscere l’effettiva produttività del lavoratore applicherà un Salario Medio sia per il bravo che non. Questo è
Inefficiente perché è più basso per quello che meriterebbe il Genio e più alto per quello che meriterebbe lo Scarso.

Come può intervenire lo stato? Usare l’istruzione per far sì che si generi un segnale credibile per le imprese/ un valido indicatore di
produttività→ I Titoli di Studio (e Votazione)
A tal proposito vi è la Teoria dei Segnali (Signaling Theory) di Spence (1973)
L’idea di questa teoria è che il “costo” dell’Istruzione dev’essere elevato.
Il “Costo” è da intendersi come lo Sforzo Intellettuale (e non come costo economico), quindi:
- Il Genio ha uno sforzo minore in proporzione al salario (vale lo sforzo)
- Lo Scarso ha uno sforzo maggiore in proporzione al salario (non vale lo sforzo)
Spence afferma: “Se non ci sono vincoli monetari all’istruzione (istruzione gratuita), anche qualora l’istruzione non influenza la
produttività degli individui, l’istruzione ha un ruolo sociale: cioè si risolve il problema dell’Asimmetria Informativa (→ ognuno sarà
pagato in base alla produttività) …#
Produttività= capacità di produrre un bene(x) in un dato lasso di tempo

Becker teoria. Becker introduce il concetto di “Capitale Umano”


Capitale Umano= l’insieme delle conoscenze che l’individuo ha acquisito (esperienza, istruzione, knowhow) che determina la sua
capacità produttiva. Quindi per Becker l’istruzione può influenzare la capacità produttiva di un individuo.
Per verificare se lo studio influenza la produttività facciamo questo esempio: Prendiamo 2 soggetti: 1 laureato e 1 diplomato:.
Fingiamo che Questi soggetti svolgano un lavoro “da laureato”: in teoria per evitare di falsare le condizioni di partenza, Bisogna fare
un “Random Assignment”, ma siccome esso non si può fare in economia (visto che non si può scegliere a caso chi si laurea e chi no)
chi studia potrebbe avere caratteristiche diverse da chi non studia.

Grafico: immaginiamo 2 soggetti che valutano la loro utilità in base a W ed e, tale che la loro funzione sarà: U=U(W,e)
+ -

L’utilità cresce al crescere dello stipnedio (W) e decresce al crescere di e (studio). Ciò fa sì che nella loro curva di indifferenza
l’andamento di W compensi quello di e.
Le curve di indifferenza dei due soggetti sono inclinate positivamente e più è alta la curva e meglio si sta.
A parità di istruzione, il soggetto genio a parità di aumento di istruzione (e) avrà una curva piatta (cioè il suo aumento salariare sarà
piccolo) mentre il soggetto scarso che avrà curva pendente il salario crescerà molto.
Le curve di indifferenza dei due soggetti possono incontrarsi in un solo punto: single crossed proprerty.
Se il datore di lavoro non riesce a capire chi è il genio e chi è lo scarso, e se lo stipendio non è influenzato dall’istruzione, perché
quello pagato è sempre uno stipendio medio 𝑊 ̅ allora gli individui non avranno utilità ad acquisire istruzione.
La soluzione ottima per entrambi gli individui è quindi: (grafico)
Se lo stato garantisce istruzione gratuita, gli individui verranno pagati in base alla loro produttività.
Ciò avviene in concorrenza perfetta.

2 esempi ex post (moral azzard).


1. mercato del credito
la banca riesce a individuare la rischiosità dei soggetti ma non riesce a monitorare lo sforzo dell’imprenditore nello svolgere l’attività.
2. Mercato del lavoro
In termini di salari, l’impresa non riesce a monitorare l’impegno del lavoratore.
Quindi, l’impossibilità di controllare in maniera perfetta implica il moral azzard.
Implicazioni del moral azzard: impossibilità di capire se l’andamento dell’impresa sia dovuto all’impegno dei lavoratori o alla cattiva
gestione dell’imprenditore.
Salario di efficienza. un modo per l’imprenditore per sconfiggere il moral azzard, è applicare salari di efficienza. (grafico).
Il salario di efficienza genera disoccupazione involontaria al contrario del salario di equilibrio che genera disoccupazione volontaria.
Secondo SHAPIRO la disoccupazione è strumento per disciplinare la forza lavoro, nel senso che generando disoccupazione
involontaria, tutti i soggetti che sanno che verranno pagati di più ma che hanno difficoltà a trovare lavoro per ridotti posti di lavoro
saranno quelli che si impegneranno di più per paura di ritrovarsi disoccupazione.

E in presenza di un reddito di cittadinanza? Viene indebolito lo strumento di disciplina della forza lavoro perché la disoccupazione fa
meno paura (grafico). E le imprese reagiscono a ciò aumentando ancora il salario di efficienza, quindi generando ancora più
sdisoccupazione. In realtà, tuttavia, un reddito di cittadinanza può avere aspetti positivi, come la serenità di chi perde il lavoro perché
non avrà fretta e urgenza di trovare un lavoro e potrà trovare un lavoro più soddisfacente e consono per lui. Però più dura il reddito
di cittadinanza e meno si cerca lavoro.
Lo stato può dare un reddito di cittadinanza, ma bisogna trovare bene la sua lunghezza temporale e la quantità.

5. Il teorema del secondo ottimo


Il teorema del secondo ottimo second best stabilisce che una situazione in cui sono soddisfatte un gran numero di condizioni
necessarie al raggiungimento dell’ottimo paretiano (ma non tutte) non è necessariamente superiore a una in cui viene soddisfatto
un minor numero di esse.
L’allontanamento da una condizione necessaria per l’efficienza richiede l’allontanamento di tutte le altre condizioni necessarie per
l’efficienza. In questo senso l’intervento pubblico dovrebbe rimuovere gli ostacoli al raggiungimento delle condizioni necessarie
all’efficienza.

6. I bisogni meritori
L’atteggiamento di sostituzione delle scelte individuali con quelle paterne o di un soggetto esterno viene detto paternalismo e può
essere giustificato in questo modo:
- Carenza di informazione
- Assenza di razionalità
Il paternalismo trova espressione in molteplici azioni pubbliche nel campo:
- Antinfortunistico
- Sanitario
- Istruzione
- Artistico
I bisogni che si vogliono salvaguardare sono detti bisogni meritori. I beni dei quali si vuole salvaguardare il consumo sono detti beni
meritori.

ALTRI FALLIMENTI DI MERCATO


1. Fallimenti di mercato quando il mercato non è completo.
Un mercato è completo se ogni bene ha un mercato e un prezzo. Se il prezzo=0 il bene non dovrebbe essere prodotto
2. Allocazione dei diritti di proprietà: fallimenti dei mercati. È dovuta alla presenza di esternalità.
l’allocazione dei diritti di proprietà deve essere ben gestita dallo Stato per evitare il fallimento del mercato.
Esternalità: quando si produce un bene e questo ha prezzo pari a 0 (esternalità positiva) o prezzo negativo (esternalità negativa)

IL MERCATO DEL LAVORO (esempio asimmetrie informative)


La forza lavoro. È composta da coloro che lavorano (occupati) o cercano un impiego (disoccupati).
Il tasso di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione è uguale al rapporto tra il numero dei disoccupati e la forza lavoro.
Disoccupati: persone in età lavorativa che cercano lavoro.
Disoccupati di lungo periodo: persone che non sono conteggiati nella forza lavoro perché neppure lo cercano più.
Popolazione in età lavorativa: tra i 16 e i 64 anni
Tasso di partecipazione. È uguale al rapporto tra la forza lavoro e la popolazione civile in età lavoro.
Come funziona il mercato del lavoro? Molte persone che non cercano attivamente un lavoro e quindi non sono considerate come
disoccupate di fatto sarebbero disposte a lavorare se trovassero un lavoro.
La disoccupazione è alta in recessione (quando lo stato non produce pil), bassa nei periodi di espansione. Durante i periodi di elevata
disoccupazione, la probabilità di perdere il proprio lavoro aumenta e la probabilità di trovare lavoro se disoccupati.
Salari. I salari dipendono negativamente dal tasso di disoccupazione. Quanto più elevato è il tasso di disoccupazione, tanto minori
saranno i salari. I salari dipendono positivamente dai prezzi attesi. I salari sono fissati in termini nominali e per un certo periodo di
tempo.
Markup: i prezzi fissati dalle imprese dipendono dai salari e dal markup dei prezzi sui costi.
Equilibrio sul mercato del lavoro: richiede sul mercato del lavoro richiede che il salario reale risultante dalla determinazione dei salari
sia compatibile con il salario reale derivante dalla fissazione dei prezzi sia uguale al livello atteso, l’equilibrio sul mercato del lavoro
determina il tasso di disoccupazione. Questo tasso di disoccupazione è chiamato tasso natura di disoccupazione.
In generale, il livello effettivo dei prezzi può essere diverso da quello atteso di chi fissa i salari, per cui il tasso di disoccupazione non
è necessariamente uguale al tasso naturale.
Grafico.
Il modello AS-AD. Descrive l’andamento della produzione e dei prezzi, tenendo conto dell’equilibrio sui mercati reali, finanziari e del
lavoro.
L’equazione di offerta aggregata: descrive gli effetti della produzione sul livello dei prezzi. È una relazione tra il livello effettivo dei
prezzi, il livello atteso dei prezzi e il livello di produzione, risultante dall’equilibrio sul mercato del lavoro. Un maggior livello atteso
dei prezzi si riflette uno a uno in un maggiore livello effettivo dei prezzi. Un aumento della produzione riduce la disoccupazione,
aumenta i salari e quindi il livello dei prezzi.
l’equazione di domanda aggregata. Descrive gli effetti del livello dei prezzi sulla produzione. Essa è derivata dall’equilibrio nei mercati
reali e finanziari.
Un aumento del livello dei prezzi riduce i saldi monetari reali, provocando un aumento del tasso di interesse e una riduzione della
produzione.
Nel breve periodo, le fluttuazioni della produzione derivano da variazioni sia dell’offerta che della domanda aggregata.
Nel lungo periodo la produzione torna al suo livello naturale che è determinato dall’equilibrio nel mercato del lavoro.
La politica monetaria espansiva. Una politica monetaria espansiva comporta nel breve periodo un aumento dei saldi monetari reali,
una riduzione del tasso di interesse e un aumento della produzione.
Nel corso del tempo, il livello dei prezzi aumenta facendo diminuire i saldi monetari reali, finché la produzione non torna al suo livello
naturale. Nel lungo periodo, la moneta è neutrale: essa non influisce sulla produzione e variazioni dello stock di moneta si ripercuote
nei momenti proporzionali del livello dei prezzi.
Riduzione del disavanzo del bilancio. Provoca nel breve periodo una diminuzione della domanda di beni, e quindi della produzione;
nel corso del tempo, il livello dei prezzi diminuisce causando un aumento dei saldi monetari reali e una riduzione del tasso di interesse;
nel lungo periodo, la produzione torna al suo livello naturale, ma il tasso di interesse è inferiore e l’investimento maggiore.
Un aumento del prezzo del petrolio provoca sia nel breve che nel lungo periodo una riduzione della produzione: nel breve periodo
aumentano i prezzi che riduce i saldi monetari reali e causa una contrazione della domanda e della produzione.
Nel lungo periodo, esso riduce i salari reali pagati dalle imprese e aumenta il tasso naturale di disoccupazione che a sua volta riduce
il livello naturale di produzione.
Differenza tra effetti di breve e lungo periodo. È una delle ragioni del dissenso degli economisti circa le prescrizioni di politica
economica.
Alcuni credono che l’economia si aggiusti velocemente al suo equilibrio di lungo periodo e quindi enfatizzano gli effetti del lungo
periodo; altri credono che il processo di aggiustamento attraverso cui la produzione torna al suo livello naturale sia lento, per cui
tendono a enfatizzare gli effetti del breve periodo.
Ciclo economico. È il risultato di una serie continua di shock a offerta o alla domanda aggregata e degli effetti dinamici di ognuno di
questi shock sulla produzione.
A volte, gli shock sono tali da provocare una recessione; altre volte invece, generano un’espansione sostenuta della produzione.

LA MACROECONOMIA E INTERVENTO DELLO STATO


Microeconomia. Studia il comportamento delle imprese e dei singoli individui
Macroeconomia. studia l’economia per grandi gruppi e aggregati economici col fine di individuarne il comportamento sistemico.
La macroeconomia nasce con keyns. Hiks è invece chi ha tradotto in grafici le teorie di Keyns.

DEBITO PUBBLICO. SI PARTE DAL PIL


PIL: il pil misura quanto un paese produce in un dato periodo di tempo. (grafico pil).
Nel tempo, con alti e bassi, tendenzialmente il pil cresce.
𝑃𝑖𝑙𝑡+1 −𝑃𝑖𝑙𝑡
tasso di crescita del pil: 𝑔 =
𝑃𝑖𝑙𝑡
la pendenza del trend (retta della velocità della crescita del pil) ci fa capire il growth rate (g)
le fasi cicliche (che sono le curvette del pil) possono essere espansive (pil cresce) o recessive (pil scende)
il pil in media cresce sempre nel tempo.
Y = C+I+G Y= pil in un certo periodo di una nazione, supponendo che sia chiusa; C= consumo in senso stretto; I = Investimenti
(consumo in senso lato); G (spesa pubblica). Il pil è la somma di tutte le tipologie di consumo.
In realtà C è il PIL – TASSE, quindi: C (Y-T) questo si chiama consumo in funzione del pil, perché il consumo dipende dal pil meno le
tasse.
I (Y, i). vuol dire che gli investimenti sono direttamente proporzionali al pil e inversamente proporzionali a i che è il tasso di interesse
+ -
per chiedere i soldi in prestito.
G è la spesa pubblica ed è una variabile esogena, perché dipende solo dalla volontà del governo.
Quindi la formula si trasforma in Y = C (Y-T) + I (Y,i) + G
Questi 3 elementi sono legati agli organi istituzionali di uno Stato.
G e T dipendono dal governo (politica fiscale);
i è la politica monetaria (in passato i veniva decisa dal Governo, ma c’era il pericolo del signoraggio, cioè di stampare moneta e
generava inflazione, cioè si perde la stabilità di prezzi; infatti, anche senza effettivamente stampare denaro, nel dubbio, gli agenti si
comportavano come se lo stato stampasse moneta e quindi vi è ugualmente inflazione: si creava il rischio di iperinflazione, cioè
inflazione che cresce giornalmente. Oggi, il tasso di interesse è deciso dalla banca centrale).
G e Y sono direttamente proporzionali;
G e T: Sono connesse in maniera proporzionale
Te Y sono inversamente proporzionali.

Altra equazione: G – T = B (spesa pubblica – tasse = debito). Lo stato si indebita per aumentare G senza aumentare T.
Per far ciò, lo stato può finanziarsi tramite obbligazioni.
se la spesa pubblica (g0) è maggiore di t0 (tasse al momento zero) allora il debito al momento 0 è maggiore di zero. Al momento 1
(quando voglio ripagare il debito), allora b1 = b0 (1+r) dove r=interesse
quindi B1=B0 (1+r). QUINDI se lo Stato vuole estinguere il suo debito, allora deve tassare.
Infatti, T1 = B0 (1+r) + G1
Quindi T1 – G1 = B0 (1+r)

Il tasso di interesse è strettamente connesso alla rischiosità dello Stato, la quale dipende sia dal debito accumulato che dalla crescita
del Pil. Infatti, è vero che maggiore il debito accumulato sarà e maggiore sarà il rischio; tuttavia non è sempre vero se il pil cresce
proporzionalmente al debito.

Rapporto debito-PIL
G – T in un certo anno si chiama disavanzo del bilancio di uno stato se G > T oppure si chiama avanzo del bilancio di uno stato se G<T.
Se G=T abbiamo un pareggio di bilancio.

Dal rapporto debito pil dipende la reputazione (rating) di uno Stato.

Strumenti e misure per diminuire il debito


- FARE AVANZI PRIMARI (aumento tasse t>g)
- RINNEGARE IL DEBITO, ma niente reputazione
- Stampo moneta, ma inflazione e comunque non si fa più in italia per la bce
quindi fare avanzi primari è la misura più sicura.

Titoli di Stato. Li detengono gli investitori: sono


- Privati
- Banche centrali di altri stati
Se uno stato ha una bilancia commerciale positiva (differenza tra quanto si importa e quanto si esporta), vuol dire che questo detiene
titoli di stato di altri stati. Se ha una bilancia negativa i propri titoli di stato sono detenuti da altri stati. In questa ipotesi, rinnegare il
debito non diventa tanto assurdo, specie se non mi interessa nulla dello stato che li detiene (rischio del rinnovo del debito mancato).

POLITICA MONETARIA: La moneta è sia mezzo di scambio che attività finanziaria.


La moneta è attività finanziaria tendenzialmente a rendita pari a zero o negativa (negativa a causa dell’inflazione, ossia l’aumento dei
prezzi nel tempo).
Esistono varie attività finanziarie:
- Moneta
- Titoli di stato: attività finanziaria a rendita r>0

Per studiare la politica monetaria si analizza il mercato del lavoro, composto da lavoratori e imprese.
La politica monetaria ha a che fare con i prezzi, i quali a loro volta hanno a che fare con i salari. Salari e prezzi sono il risultato di un
conflitto tra imprese e lavoratori. I prezzi sono il metro di comparazione per sapere se un salario è buono.
2 tipi di salario:
- Salario nominale: salario senza tenere in considerazione i prezzi
- Salario reale: salario/prezzi correnti.
In realtà si parla di prezzi attesi pe quindi: W/PE che sono quelli previsti per il futuro in caso di inflazione. Se l’inflazione è pari a 0,
pe=p
Il salario reale è direttamente proporzionale alla normativa sul lavoro e inversamente proporzionale al tasso di disoccupazione.

Dal punto di vista delle imprese. Ipotizziamo che le imprese, per produrre hanno bisogno solo della forza lavoro (no mezzi, no capitale
etc) y=n.
Se fossimo in concorrenza perfetta, avremmo che il prezzo è uguale al costo marginale (che è il costo che le imprese devono sostenere
per produrre un’unità in più.
Il costo marginale è uguale al salario reale.
Se non siamo in concorrenza perfetta si genera profitto, quindi il prezzo a cui si vende il prodotto è maggiore dei salari.
I prezzi non tengono conto della disoccupazione.
Mark up: distanza tra la condizione perfetta e le condizioni che allontanano dalla concorrenza perfetta.

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