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INTRODUZIONE ALL’ECONOMIA

Professori Galdi Giulio e Paolo Maggioni

• Esame: prova scritta con domande aperte e a risposta multipla (comprensione degli argomenti teorici e la
capacità di argomentare in forma scritta). L’esame è su TUTTO il libro (l’esame si fa sul computer)

• Pre-appello: nella settimana tra il 17 e il 23 aprile.

CAMPO E OGGETTO DI STUDIO DELL’ECONOMIA: LE SCELTE


• L’oggetto di studio dell’economia sono le scelte (sono l’elemento unificante di tutte le teorie economiche).

• La teoria economica si occupa delle scelte che comportano una allocazione di risorse scarse (non tutte le
scelte dei soggetti in generale).

• Noi siamo una collettività —> ciascun componente della collettività ha le sue esigenze, ci sono infinite
esigenze, ed esistono tanti modi di soddisfarle, ma le risorse sono in quantità finite.

• La quantità di risorse disponibili dipende da più fattori: la tecnologia.

• Le risorse scarse vanno studiate analizzando quanti e quali usi si possono effettuare (ci sono tanti usi
alternativi possibili) —> es: suolo, può avere tanti usi alternativi, diventa scarso, se ci facciamo A non
possiamo farci B —> aspetto della scarsità delle risorse

• La scarsità delle risorse non è dato da usante risorse ci sono, ma da quanti usi possibili possiamo farne
(es: 24h di un giorno, dobbiamo scegliere come allocare il nostro tempo, che è scarso perché ci sono tanti
usi possibili).

• La scarsità è una caratteristica fondamentale delle scelte di cui si occupa l’analisi economica.

• Le scelte rilevanti per l’allocazione delle risorse scarse possono essere fatte da:

1. soggetti individuali (scelte individuali)

2. entità collettive che costituiscono un soggetto (es: apple),

3. soggetti che rappresentano la collettività nel suo complesso (es. enti comunali, regionali, ecc…)

• Gli economisti studiano il comportamento umano, con particolare attenzione verso le scelte dei soggetti,
poi costruiscono una descrizione di queste scelte (nucleo di interesse degli economisti).

• Gli economisti pensano al comportamento umano come il risultato/esito di scelte fatte.

AGENTI ECONOMICI E RISORSE ECONOMICHE


Agenti economici e risorse economiche sono due concetti importantissimi per l’economia.

Agente economico = individuo o gruppo che compie delle scelte

Agente economico individuale => qualsiasi sogegtto che compie scelte individualmente (un genitore, uno
studente, un lavoratore, un delinquente…)

Agente economico come gruppo => anche il gruppo può essere un agente economico: lo stato,
un’impresa, l’università

Risorse scarse = le risorse scarse sono l’oggetto i studio degli economisti —> le risorse scarse sono le
cose che gli individui vogliono quando la quantità desiderata è superiore alla quantità disponibile. La
scarsità esiste perchè le persone hanno bisogni illimitati in un mondo di risorse limitate, non ci sono
abbastanza risorse per dare a tutti ciò che vogliono. Lo studio economico serve a confrontare i costi e i
benefici delle opzioni alternative che si prospettano, e aiutare a compiere la scelta migliore per ogni agente.

DEFINIZIONE DI TEORIA ECONOMICA

• La teoria economica è la disciplina che studia i modi in cui gli agenti scelgono di allocare risorse scarse e
dell’influenza di tali scelte sulla società.

• Gli economisti studiano la scelta originaria e le sue molteplici conseguenze per gli altri agenti economici.

ECONOMIA POSITIVA E ECONOMIA NORMATIVA


L’oggetto dell’analisi economica sono le scelte degli individui: per quale ragione si studiano le scelte? Una
prima ragione sta nella curiosità degli economisti, una seconda ragione, più importante per cui si studiano
le scelte degli esseri umani, da vita a una distinzione tra 2 tipi di analisi economica:

• ECONOMIA POSITIVA: descrive ciò che la gente fa realmente (il comportamento delle persone nella vita
reale con delle analisi confortate da dati empirici) —> l’applicazioe dell’economia positiva produce
descrizioni —> queste descrizioni sono affermazioni oggettive sul mondo. Queste affermazioni fattuali
possono essere confermate o controllate sulla base di dati.

• L’economia positiva si occupa di descrivere ciò che è accaduto o predire ciò che accadrà (attività che
appartengono entrambe all'economia positiva)

• Es: predizione —> nel 2030 i nuclei familiari statunitensi risparmieranno circa il 5% del loro reddito: questa
previsione può essere confrontata con i dati futuri e successivamente può essere confermata o confutata:
una previsione è in ultima analisi controllabile, me segue che la previsione fa parte dell'economia positiva.

• ECONOMIA NORMATIVA: raccomanda cosa si dovrebbe fare, dunque, il suo scopo è quello di
consigliare gli agenti economici sulle scelte da compiere, ovviamente, in funzione di quelle che sono le
preferenze e le necessità di ognuno.

• L’applicazione dell’ economia normativa produce avvertenze.

• L’economia normativa dipende quasi sempre da giudizi soggettivi (condizionata da sentimenti, gusti,
opinioni personali degli economisti)

• Es: aiutare un lavorare a decidere quanto risparmiare per la pensione —> è necessario domandare le
preferenze del lavoratore, per riuscire a realizzare il suo desiderio. L’economia svolge il ruolo
dell’ingegnere trovando il tasso di risparmio da avere x realizzare i suoi desideri. Non dice al lavoratore
che grado di diligenza avere, ma lo interroga sulle sue preferenze e poi gli raccomanda il miglior tasso di
risparmio per lui, date le sue preferenze.

• ANALISI NORMATIVA E POLITICA PUBBLICA: L'analisi normativa genera anche consigli per la società in
generale (es: agli economisti si chiede spesso di valutare le politiche pubbliche, quelle relative a imposte o
regolazioni.

• Una politica pubblica ha vincitori e perdenti, gli economisti, per effettuare l'analisi normativa, dovranno
formulare dei giudizi etici. Dobbiamo giungere a giudizi etici ogniqualvolta valutiamo politiche che
peggiorano la situazione di un gruppo allo scopo di migliorare la situazione di un altro gruppo.

• Posizione positiva (se faccio A segue B) e posizione normativa (se voglio B devo fare A)

• La teoria economica ha una parte positiva e una parte normativa (non sono in conflitto).

MICROECONOMIA E MACROECONOMIA (PAG. 5)


Ulteriore distinzione nel campo dell’economia —> la teoria economica può essere divisa in due grandi
campi di studio, molti economisti si occupano di entrambi: microeconomia e macroeconomia.

LA MICROECONOMIA è la disciplina che studia come individui, nuclei familiari, imprese e governi
compiono le loro scelte e come tali scelte influiscono sui prezzi, sull’allocazione delle risorse e il
benessere degli agenti —> chiamiamo in causa i micro economisti quando vogliamo capire una piccola
parte dell’economia

LA MACROECONOMIA è la disciplina che studia l’economia nel suo insieme. I macroeconomisti studiano
fenomeni che riguardano l’intera economia, come il tasso di crescita del prodotto economico di un paese, il
tasso di inflazione o il grasso di disoccupazione. Dunque, i macroeconomisti progettano delle politiche che
migliorano la performance economica complessiva o aggregata.

I TRE PRINCIPI DELLA TEORIA ECONOMICA (PAG. 6)


• l’economia non è l’unica disciplina che studia il comportamento e le scelte umane: esse sono oggetto di
studio anche per la sociologia, l’antropologia, la psicologia, la giurisprudenza —> dunque Individuare
l’oggetto non è sufficiente ad individuare una disciplina economica, è fondamentale individuare il piano
analitico.

• Il piano analitico è la prospettiva dalla quale vengono effettuate le scelte.

• Ciò che differenza l’economia dalle altre discipline che studiano il comportamento umano è il piano
analitico costituito da 3 elementi che caratterizzano l’analisi economica (3 principi fondamentali)

1. ottimizzazione —> L’insieme di tutte le scelte costituisce un ambito di studio troppo vasto, bisogna
trovare un aspetto che raggruppi le scelte e le unifichi sotto un certo segno. Secondo l’economia, la
stragrande maggioranza delle scelte sono legate dall’ottimizzazione, cioè il fatto di selezionare
sistematicamente la migliore opzione fattibile. Le scelte sono caratterizzate da un calcolo costi-
benefici che conduce alla scelta ottimizzante (migliore scelta fattibile).

2. equilibrio —> i sistemi economici tendono ad essere in equilibrio = una situazione in cui nessun agente
otterrebbe un vantaggio personale cambiando il proprio comportamento —> una situazione di equilibrio
è una situazione in cui tutti ottimizzano contemporaneamente.

3. empirismo —> l’analisi economica deve essere basata sull’evidenza empirica. L’empirismo è un’ analisi
che si basa sui dati: glie canoisti usano dati per controllare le teorie e per detrminare i fattori che fanno
accadere le cose nel mondo.

OTTIMIZZAZIONE, IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TEORIA ECONOMICA (PAG. 7)


Ottimizzazione —>ricerca della miglior scelta possibile data l’informazione disponibile al tempo della scelta.
Occorre considerare i pro (benefici) e i contro (ossia i potenziali rischi) —> L’ottimizzazione richiede che si
tenga sempre conto del costo opportunità.

La scelta migliore è soggettiva, non è sempre la stessa ad ogni condizione —> condizione diversa = scelta
diversa

Es: scelta di un appartamento in affitto—> sceglierò l’appartamento migliore tra quelli accessibili —> in
questo caso il concetto di ottimo è considerato alla luce del fatto che la mia scelta è ottima non perché è la
migliore in astratto, ma la migliore tra quelle possibili (si tratta di ottimizzazione).

• La nostra scelta non è libera, ma è vincolata —> il processo di ottimizzazione passa attraverso un
elemento fondamentale: quando noi facciamo una scelta, sosteniamo un costo (tutte le scelte hanno un
costo, che non è solo il prezzo o lo sborso monetario —> costo della scelta, ossia costo opportunità). Noi
facciamo la scelta che ci comporta più benefici, dobbiamo tenere in considerazione i vari benefici di ogni
scelta.

• Il concetto di fattibilità va oltre la disponibilita economica, ci sono molti fattori che determinano la fattibilità
(vicinanza, tempistiche…)

• Quando gli agenti scelgono l’opzione migliore fattibile, gli economisti dicono che l’agente ha scelto
razionalemte (mostrando razionalità).

• L’azione razionale richiede una valutazione logica dei costi, dei benefici e dei rischi associati a ogni
decisione.

• I soggetti sono razionali perché fanno un apporto tra costi e benefici —> ottimizzano razionalmente

• L’ottimizzazione è razionale sulla base delle informazioni di cui disponiamo al momento, la scelta è ottima
quando viene fatta, ma successivamente la situazione potrebbe cambiare —> l’ottimizzazione non
comporta sempre il trovarsi nella situazione desiderata (ottimizzazione ≠ ottenere sempre miglior risultato)
• L’ottimizzazione è un processo —> scegliamo la cosa che genera beneficio netto maggiore

• La scelta si fa sulla base delle informazioni disponibili —> la scelta genera delle conseguenze (ci
aspettiamo determinate conseguenze) . Io ho delle aspettative che dipendono dal quadro normativo.

• Es —> compro una lavatrice in Europa, secondo la normativa europea c’è una garanzia di 2 anni, se
questa non funziona la porto in assistenza. Se compro la stessa lavatrice in Giappone, dove non c’è
garanzia, se la lavatrice non funziona, non c’è assistenza. Le aspettative sulle conseguenze delle mie
scelte sono definite dal quadro normativo.

• Quando gli agenti non riescono ad ottimizzare, l’analisi economica normativa li aiuta a comprendere e
risolvere i loro errori.

TRADE-OFF E VINCOLI DI BILANCIO


I trade-off sono relazioni tra due elementi mutualmente escludenti: per ottenere una quantità aggiuntiva di
un elemento, è necesssario rinunciare a una quantità dell’altro (rinunciare a un beneficio per ottenerne altri).

Esempio con i vincoli di bilancio: i vincoli di bilancio sono l’insieme delle cose che una persona può
scegliere di fare senza superare il suo budget (risorse limitate)

I vincoli di bilancio sono strumenti economici perché quantificano i trade-off.

Es: ho 5 ore di tempo libero, posso dividerle tra lavoro part-time e guardare Tv: se guardò un’ora in più di Tv
devo necessariamente lavorare un’ora in meno, e viceversa.

COSTO OPPORTUNITÀ’
Un altro strumento importante per ottimizzare è il costo opportunità.

Talvolta valutare numerosi trade off può essere difficile, quindi, per fare una selezione, si tende a
concentrarsi sull’alternativa migliore —> quest’ultima viene chiamata costo opportunità, cioè il migliore uso
alternativo di una risorsa.

Ogni volta che si fa o compra qualcosa, qualcos’altro viene escluso

L’ottimizzazione richiede che si tenga sempre conto del costo opportunità, in modo da poter considerare
sempre aule altro uso si potrebbe fare delle proprie risorse limitate.

Un’operazione che si svolge di solito è assegnare un valore monetario al costo opportunità, perché rende il
confronto molto più facile. Non è immediato capire il valore monetario del costo opportunità quando questo
è il nostro tempo: si può però attribuirgli un valore in funzione del salario che si percepisce (per esempio
10€ all’ora)

Il costo opportunità si applica a tutte le risorse, non solo al budget temporale.

ANALISI COSTI BENEFICI


L’analisi costi-benefici è un’operazione che consente di confrontare diverse alternative fattibili e scegliere la
migliore (che porta più benefici) —> calcolo che somma i costi e i benefici di un’azione usando una comune
unità di misura (es: moneta), per quantificare costi e benefici non direttamente valutabili in termini
economici. —> si ricerca il miglior beneficio netto.

Procedimento per compiere l’analisi costi-beneficie trovare il beneficio netto:

- Elencare i costi e i benefici di ogni scelta

- Tradurre i costi e i benefici in un’unità comune (es: moneta)

- Calcolare il benefico netto (benefici - costi = beneficio netto)

Esempio di analisi costi- benefici —> occorre stabilire se contiene viaggiare da Boston a New York in aereo
o in auto:

- viaggiare in aereo costa 300 euro, viaggiare in auto costa 200 euro a testa.

- Viaggiare in auto costa 40 ore di più rispetto all’aereo —> costo del viaggiatore in auto.

- Costo opportunità del nostro tempo è 10euro all’ora (valore del nostro tempo)

- Calcolo beneficio netto: 100 euro di risparmio sul costo -

(40 ore di viaggio addizionale x 10 euro all’ora) =

100 euro - 400 euro = -300 euro—>beneficio netto negativo di viaggiare in


auto, un agente ottimizzatore sceglierà l’aereo.

• Per gli economisti, fare l’analisi costi-benefici equivale a ottimizzare (selezionare l’opzione con maggior
beneficio netto)

• L’analisi costi benefici è molto utile all’economia normativa: tuttavia gli economisti non vogliono imporre la
loro scelta, ma soltanto consigliare, aiutare ad identificare i trade-off presenti nelle decisioni degli agenti, il
loro obiettivo è quello di aiutare le persone a fare un miglior uso delle risorse scarse come denaro e tempo

L’EQUILIBRIO: IL SECONDO PRINCIPIO DELLA TEOPRIA ECONOMICA (PAG.14)


Nella maggior parte delle situazioni economiche non si è i soli a cercare di ottimizzare, il comportamento
degli altri influenza sicuramente anche il proprio.

L’equilibrio è quella particolare situazione in cui tutti ottimizzano e nessuno cambia la propria posizione per
ottenere un vantaggio personale.

A dire il vero, le cose non stanno sempre così: l’equilibrio si basa su una convinzione, ossia, nessuno crede
di poter ottenere vantaggi da un cambiamento, ma non è detto che sia così: in una situazione di equilibrio
tutti gli agenti economici stanno compiendo le loro migliori scelte fattibili te ne do conto delle informazioni
disponibili al momento della scelta, e nessuno percepisce che potrebbe ottenere un vantaggio mutando il
propio comportamento.

Ad ogni modo, si studiano le situazioni economiche assumendo che gli agenti economici, interagendo,
generino una condizione di equilibrio.

Il secondo principio afferma che i sistemi economici tendono ad essere in equilibrio.

IL PROBLEMA DEL FREE-RIDER


I coinquilini che non fanno nulla per aiutare in casa sono un esempio di quello che in economia si chiama
problema del free rider. Il free riding vuole che la maggior parte delle persone preferisca lasciar fare agli altri
il lavoro sporco, piuttosto che sporcarsi le mani. Talvolta, i free rider la passano liscia ma, per esempio, se
sotto la metro fossero tutti free rider, come potrebbe continuare a funzionare il trasporto pubblico?

L’analisi dell’equilibrio ci aiuta a predire il comportamento delle persone e a comprendere perché avviene il
free riding. Pertanto, è anche il punto di partenza per costruire incentivi e politiche che scoraggino questo
fenomeno negativo: l’analisi di equilibrio spiega perché gli individui spesso non fanno l’interesse dle gruppo
e come l struttura degli incentivi può essere ridisegnata per correggere questi problemi.

L’EMPIRISMO TERZO PRINCIPIO DELLA TEORIA ECONOMICA (PAG.17)


Il terzo principio è l’empirismo, ossia il fatto che l’analisi economica debba essere basata sull’evidenza
empirica, che consiste nella raccolta,osservazione e analisi di dati nella realtà, realizzando esperimenti, per
vedere che tipo di relazione sussiste.

Approccio positivo —> l’empirismo ci aiuta a costruire una teoria

L’indagine economica deve essere supportata dai dati, fondamentali per confrontare i risultati degli studio
con una controparte reale. Se i dati non rispecchiano i risultati o l’andamento dei modelli, vuol dire che
qualcosa è sbagliato.

CAPITOLO 2: METODOLOGIE E QUESTIONI ECONOMICHE

IL METODO SCIENTIFICO (PAG. 20)


• L’ empirismo è il cuore di ogni analisi scientifica —> gli economisti utilizzano il metodo scientifico per

- sviluppare modelli del mondo

- Controllare e confrontare i modelli con dati, valutandone la corrispondenza.

• Gli economisti non pretendono di rivelare la verità, ma ritengono di poter identificare i modelli utili per
comprendere il mondo, confrontandoli con i dati e distinguendo i modelli buoni e validi da quelli sbagliati.

• Quando un modello è sbagliato, ossia quando non corrisponde e coi dati della reealtà, può essere
corretto o sostituito.

• I modelli sono fatti per comprendere meglio come funziona il mondo, il successivo controllo empirico,
invece, serve a distinguere i modelli buoni da quelli che non lo sono.

MODELLI E DATI (PAG.20)


• Un modello è descrizione/rappresentazione semplificata della realtà (si tratta di una semplificazione
esclude alcuni aspetti irrilevanti rispetto al problema che dobbiamo risolvere), manteniamo gli elementi
essenziali, non sono repliche perfette della realtà.

• Servono a descrivere e risolvere un problema usando solo gli elementi essenziali, per capire come
prendere una decisione, per qualsiasi scienziato è più utile che un modello sia funzionale che minuzioso.

• Al centro del modello, ovviamente, sta un ipotesi, che deve avere evidenza empirica per essere valida.

• Tutti i modelli scientifici possono essere confrontati con dati (misurazioni e statistiche)—> i dati vengono
usati per descrivere il mondo e controllare i modelli —> attività empirica.

• I modelli implicano delle assunzioni (servono a descrivere in forma semplificata il problema), formulano
delle ipotesi —> l’ipotesi deve avere evidenza empirica per essere valida, se sono contraddette dai dati,
devono essere formulate delle nuove ipotesi migliori.

• Ipotesi di razionalità perfetta e informazione completa

• Esempio di modello: mappa della metropolitana di Milano—> i punti sono descritti come su una linea retta
a una uguale distanza tra loro —> la mappa della metropolitana è un modello,. È stato semplificato, non
corrisponde davvero alla realtà. La mappa (modello) ci dice esattamente quello di cui abbiamo bisogno
(ordine delle fermate, e tappe) ma per fare ciò escludere un sacco di informazioni che non ci servono,
perché ci confonderebbero.

UN MODELLO ECONOMICO (PAG.22)


• I modelli economici sono delle approssimazioni, offrono descrizioni semplificate della realtà.

• Tutti i modelli economici cominciano con delle assunzioni.

• esempio “modello del rendimento dell’istruzione” —> “investire in un anno di istruzione in più aumenta il
salario futuro del 10%”.Per dare una risposta bisogna elaborare un modello che relazioni gli anni di
istruzione con il salario. Aumentare lo stipendio del 10% equivale a moltiplicare la somma per 1,10 (1+
0,10), per esempio, se si guadagnassero 15€ all’ora standard, con un anno di istruzione in più sarebbero
16,50€. Dunque, una laurea (che in America sono 4 anni) varrebbe 1,46 (1,10)4, cioè il 46% di soldi in più
rispetto ad un salario base.

• Possiamo applicare questa analisi a qualsiasi numero di anni di istruzione —> si tratta di un modello
generale che pone in relazione gli anni di istruzione delle persone e il loro reddito, e si potrebbe applicare
a tutti gli anni di istruzione.

• I modelli sono sempre delle approssimazioni —> non predicono che chiunque abbia un anno di istruzione
in più incrementerà ius reddito del 10%, la relazione predetta è una relazione media, un’approssimazione,
ciò accadrà alla maggior parte delle persone.

• Il modello generale trascura una serie di considerazioni particolari —> non è sempre vero, ma è vero in
media.

• Esempio laureati —>

LA MEDIA (PAG.25)
La media è la somma di tutti i differenti valori divisa per il numero dei valori ed è una tecnica comunemente
usata per fornire un indice di tendenza centrale. È impossibile utilizzare tutti i dati, dobbiamo sintetizzare le
informazioni, ci servono statistiche e misure di sintesi (es: media) che ci permettono di confrontare.

ARGOMENTAZIONE ANEDDOTICA (PAG.26)


Le osservazioni sulla media ci lasciano intuire che un’argomentazione aneddotica non può essere efficace
da un punto di vista scientifico perché spesso ci fa incappare in errori grossolani che sarebbero facilmente
evitabili. Per esempio, se pensiamo alla stessa assunzione che avevamo fatto sull’istruzione, si potrebbe
controbattere che gente come Bill Gates o Steve Jobs sia un esempio vincente (non finisco gli studi ed ho
successo lavorativo). In realtà, questi sono solo aneddoti e il quadro che ci forniscono i dati lo testimonia
irrevocabilmente. L’utilità degli aneddoti nella ricerca scientifica la si vede nella contro argomentazione:
l’eccezione non è la regola ma, proprio per questo, una regola non può avere eccezioni.

È un errore usare due aneddoti eccezionali, o un qualsiasi piccolo campione di persone, per

cercare di stabilire una relazione statistica.

Quando prendete in considerazione solo una piccola quantità di dati e di saltare alla conclusione sbagliata.

C'è un'eccezione alla regola: questo tipo di argomentazione è appropriata quando state contraddicendo
un'affermazione generale. Per esempio, se qualcuno afferma che tutti i giocatori della NBA devono essere
alti, basta un solo controesempio per dimostrare la falsità dell'affermazione (es Tyrone Bogues, alto 1,60 m,
ha giocato in NBA per quattordici anni.)

CAUSAZIONE E CORRELAZIONE (PAG. 27)


• Uno degli errori più comunemente commessi nell’analisi economica è confondere la correlazione con la
causazione.

• La causazione avviene quando un evento influisce direttamente su un altro —> percorso dalla causa
all’effetto.

• La correlazione, invece, indica una relazione tra due eventi che semplicemente si influenzano
reciprocamente (quando un elemento cambia, cambia anche l’altro). Questo, ovviamente, rende la
correlazione possibile anche qualora non ci fosse causazione. La correlazione può essere di tre tipi:

1. Correlazione positiva→due variabili che si muovono nella stessa direzione (quando uno si muove, l’altro
va nella stessa direzione —>es: persone con un livello di istruzione hanno un reddito più alto ).

2. Correlazione negativa→ le due variabili si muovono in direzioni opposte (quando uno si muove, l’altro
va nella altra direzione —> es: all’aumentare dell’età c’è un numero inferiore di app sul telefono).

3. Correlazione nulla→le due variabili non sono collegate (non c’è alcuna correlazione tra le variabili) es:il
numero di amici che ho non è correlato alla posizione della mia casa rispetto alla strada.

• La correlazione NON implica SEMPRE causalità, due sono le ragioni per cui non dovremmo saltare alla
conclusione che una correlazione tra due variabili implichi una particolare relazione causale:

I. variabili omesse —> Una variabile omessa è qualcosa che è stato trascurato e lasciato fuori dello
studio ma che, se fosse stato incluso, spiegherebbe perché le due variabili sono correlate.

II. causalità inversa —> La causalità inversa è un è la situazione in cui scambiamo la causa con
l'effetto. esempio, prendiamo il fatto che le persone relativamente ricche tendano anche a essere
relativamente sane. Questo fatto ha indotto alcuni scienziati sociali a concludere che una maggiore
ricchezza è causa di una migliore salute: per esempio, le persone ricche possono permettersi migliori
cure sanitarie. D'altra parte, ci può essere una causalità inversa: una salute migliore può causare una
maggiore ricchezza. Per esempio, le persone sane possono lavorare più duramente e avere meno spese
sanitarie delle persone non sane. Emerge che sembrano esistere entrambi i canali causali: maggiore
ricchezza causa migliore salute e migliore salute causa maggiore ricchezza.

• Data la loro importanza, per dirimere le questioni che riguardano causazione e correlazione, gli economisti
hanno sviluppato strumenti per determinare che cos'è causazione e che cos'è solo correlazione.

ECONOMIA SPERIMENTALE (RANDOMIZED CONTROL TRIALS)


Esperimento: metodo controllato utilizzato per determinare causa ed effetto, per indagare la relazione
causale tra le variabili.

Per condurre un esperimento:

- si creano due gruppi —> un gruppo di trattamento e uno di controllo. I partecipanti ai due gruppi devono
essere assegnati in maniera casuale (altrimenti il test non sarebbe veritiero), secondo un processo di
nome “randomizzazione” (Assegnazione in maniera causale e non per scelta, dei soggetti a un dei due
gruppi). —> randomised control trials o studi randomizzati

- Una volta formati, i due gruppi vengono trattati nello stesso modo, eccetto per una singola variabile che
viene fatta variare volontariamente, l'impatto di questa variazione è il focus dell'esperimento.

- Misura degli effetti del trattamento: gli esperimenti possono funzionare molto bene, però hanno anche
molti inconvenienti

Esempio di esperimento: vogliamo sapere se una nuova medicina giova ai pazienti con il diabete,
prendiamo 1.000 pazienti con il diabete e collocarne a caso 500 in un gruppo di trattamento, quelli che
riceveranno la nuova medicina.

Gli altri 500 pazienti costituiranno il gruppo di controllo e riceveranno i farmaci standard, già largamente
usati per il diabete.

Poi, seguiremo tutti i pazienti per vedere se il loro stato di salute cambia nel corso degli anni successivi.
Questo esperimento controllerebbe l'ipotesi causale che la nuova medicina sia migliore della vecchia.

ESPERIMENTO ECONOMICO —> l salario annuale aumenta con l’istruzione a parità di altre variabili? (età,
anni di esperienza, paese…)

Supponiamo di voler sapere che differenza fa avere una laurea. Prendiamo 1.000 studenti di scuola
superiore che non possono permettersi l'università, ma che vorrebbero proseguire gli studi, e collocarne
500 in un gruppo di trattamento in cui tutte le spese universitarie sono coperte.

Gli altri 500 studenti vanno nel gruppo di controllo.

Poi, seguiamo tutti i 1.000 studenti originari, comprendendo i 500 studenti del gruppo di controllo, che non
erano in grado di andare all'università perché non potevano permetterselo.

Bisognerà effettuare indagini periodiche durante la loro vita adulta per mettere a confronto i salari del
gruppo che ha ottenuto un'istruzione universitaria con i salari del gruppo che non ha frequentato
l'università.

Questo esperimento consentirebbe di controllare l'ipotesi che l'istruzione universitaria sia la causa
dell'aumento delle retribuzioni.

Approccio empirico: cosa dicono i dati?

Ipotizziamo che ci sia una correlazione positiva tra i due dati: se aumenta l’istruzione aumentano i salari.

Organizziamo i dati in un foglio Excel in cui le persone sono state anonimizzate(corrispondono a un numero)

Non sempre pero è possibile eseguire un esperimento Randomised Control Trials, si possono presentare

- problemi etici (es: l’istruzione è un diritto, non posso favorire solo quella meta di classe)

- Costi finanziari elevati (servono molti fondi per compensare chi si sottopone all’esperimento)

- Costi di tempo
- Esperimenti condotti con poco rigore

ESPERIMENTI NATURALI
Se non abbiamo il budget o il tempo per condurre un esperimento, un altro modo per identificare causa ed
effetto, é l’ esperimento naturale.

L’approccio consiste nello studiare i dati storici che sono stati generati da un esperimento "naturale".

Un esperimento naturale è uno studio empirico in cui alcuni processi - al di fuori del controllo

dello sperimentatore - hanno assegnato i soggetti a gruppi di controllo e trattamento in modo casuale o
quasi casuale.

Sfruttiamo una realtà che accade al di fuori del nostro controllo, la utilizziamo per verificare se ha portato
alcune differenze.

Es: introduzione del reddito di cittadinanza. Già avuto effetti positivi o negativi in termini di povertà e
occupazione dei beneficiari?

Non è casuale: il reddito di cittadinanza spetta solo a chi percepisce sotto una certa soglia (es 10000)

Fattore che accade, noi lo sfruttiamo per vedere cosa cambia

Esempio di esperimento naturale:

La Francia a aumentato il costo delle sigarette —> che conseguenze ci sono negli altri paesi? In questo
esempio la Francia è il gruppo di trattamento e gli altri paesi sono il gruppo di controllo.

More than two years ago, France became the first EU country to impose higher (€6.61) than

the EU average (€3.34) excise taxes on tobacco, in an effort to reduce smoking rates.

While the increased taxation indeed led to significantly lower smoking rates, illicit tobacco trade and

cross-border shopping increased.

According to a tobacco industry-funded report, in 2021, illicit trade in France represented 29% of the

total consumption (15.1 billion cigarettes).

DOMANDE E RISPOSTE ECONOMICHE (PAG. 33)


Analisi economica —> processo in cui gli economisti si pongono domande e si danno risposte

Le buone domande sono caratterizzate da due fattori:

1. Sono rilevanti, riguardano la società nel suo complesso o che, quantomeno, riguardano fette notevoli
della popolazione. In economia, queste domande hanno sempre una risposta, a differenza di altre
scienze sociali. La ricerca economica contribuisce al benessere della società —> ricerche che abbiano
implicazioni generali per il comportamento umano o per la performance economica.

• Es: è importante capire il rendimento dell'istruzione è importante perché gli individui investono molte
risorse per ottenere un'istruzione.

2. Le buone domande economiche hanno sempre una risposta, a differenza di altre discipline in cui porre
una buona domanda è già abbastanza (esempio, i filosofi credono che alcune delle più importanti
questioni non abbiano risposta. Per contro, gli economisti sono principalmente interessati a domande
cui si può dare risposta a patto di lavorare duramente e ragionare con attenzione).

ESPERIMENTO CHICAGO HEIGHTS

Ci sono due scuole superiori a Chicago, entrambe hanno il problema dell'abbandono da parte degli
studenti. Più del 50% degli studenti lascia la scuola prima del diploma.

Cosa possono fare gli economisti? Hanno elaborato schemi di incentivi per ridurre i tassi di abbandono e

incrementare la performance scolastica. In questo caso gli studenti erano pagati per migliorare i propri
risultati. Consideriamo innanzitutto l'esperimento per ridurre il tasso di abbandono:

• Ogni studente era collocato casualmente in uno dei seguenti tre gruppi.

3. Gruppo di controllo: nessuno studente avrebbe ricevuto alcun compenso finanziario per aver
soddisfatto requisiti speciali stabiliti dagli sperimentatori

4. Gruppo di trattamento con incentivi per gli studenti: gli studenti avrebbero ricevuto $50 per ogni mese in
cui fossero stati soddisfatti i requisiti stabiliti dagli sperimentatori.

5. Gruppo di trattamento con incentivi per i genitori: i genitori degli studenti avrebbero ricevuto $50 per
ogni mese in cui fossero stati soddisfatti i requisiti stabiliti dagli sperimentatori.

Per soddisfare i suddetti requisiti lo studente avrebbe dovuto:

1. non riportare D o F in nessuna materia durante quel mese;

2. avere non più di un'assenza giustificata durante il mese:

3. non avere subito nessuna sospensione durante il mese.

Prima di scoprire quanto denaro è stato realmente guadagnato da questi studenti, usiamo tre tecniche per
descrivere graficamente le variabili: una variabile è un fattore che tende a cambiare o a variare, ossia ad
assumere valori differenti in situazioni differenti.

1. grafici a torta;

2. grafici a barre;

3. grafici delle serie storiche.

I GRAFICI (PAG. 36)


• Al fine d svolgere un’analisi economica correttamente, dobbiamo considerare le differenti variabili.

• Una variabile è un fattore che tende a cambiare o a variare, assumendo valori differenti in situazioni
differenti.

• Le variabili possono essere rappresentate efficacemente attraverso i grafici.

• Nell'intraprendere lo studio della disciplina economica, è importante dare senso ai dati e presentarli in
una forma visiva, attraverso i grafici.

• Un grafico ben concepito sintetizza l'informazione in una semplice visualizzazione.

GRAFICO A FETTE
Il grafico a fette è un grafico circolare diviso in settori, ognuno dei quali indica le percentuali delle parti
rispetto all'intero. I grafici a torta sono usati per descrivere con e una singola variabile è divisa in differenti
categorie/fette, permettono di dimostrare variabili economiche come fonti di reddito, imposte….

afro americani bianchi non ispanici


ispanici altri •I Partecipanti al Chicago Heights Experiment sono divisi per
gruppo etnico

•I settori della torta sono un modo di mostrare visivamente in


quali proporzioni, sul totale degli studenti di Chicago Heights
che hanno partecipato all’ esperimento.

•I quattro differenti gruppi etnici, con i numeri sommati, danno


100, cosi tutti i settori sommati danno la torta completa.

Cosa ci dicono
-Distribuzione di un gruppo rispetto a un attributo

Cosa NON ci dicono


- Confronto con altri gruppi

-Evoluzione storica

GRAFICO A BARRE
Il grafico che usa barre di altezza o lunghezza differenti per indicare le proprietà di differenti
gruppi. I grafici a barre facilitano il confronto di una singola variabile tra molti gruppi, facilitandone
il confronto. Il grafico a barre si costruisce scegliendo una variabile indipendente (variabile il cui
valore non dipende dall’altra variabile, nell’analisi empirica viene fatta variare per osservarne glie
fette sulla variabile dipendente) e una variabile dipendente (il cui valore dipende dall’altra
variabile).

Gruppo di trattatamento con incentivo agli studenti


gruppo di tyrattamento con incentivo ai genitori •Percentuale degli studenti che soddistano i
gruppo di controllo requisiti per gruppo sperimentale

•Il grafico a barre facilita la comparaziona di dati


numerici tra i gruppi che partecipano

a esperimento, In questo caso possiamo


paragonare i risultati conseguiti dai diversi gruppi
in termini di soddisfacimento dei requisiti scolastici
confrontando l'altezza di con barra.

Es: la barra del gruppo del incentivo ai genitori è


più alta della barra del gruppo

di controllo: ciò significa cha nel gruppo


dell’incentivo ai genitori gli studenti che
soddisfano i requisiti sono più numerosi che nel
gruppo di controllo.

Cosa dicono
- Confronto tra gruppi

Cosa NON dicono


- Evoluzione storica

SERIE STORICHE
Un grafico di serie storiche presenta i dati in differenti punti del tempo, permettendoci di valutare
l’evoluzione storica di una variabile nel tempo.

•Partecipanti che soddisfano i requisiti per mese

controollo incentivo ai genitori •I grafici di serie storiche descrivono la stessa


informazione presentata nei grafici a barre, ma non
mostrano il variare nel corso dell’esperimento a
seconda del mese dall'anno scolastico.

•I punti sono connessi per mostrare più


chiaramente il trend mesa per mese, Inoltre,
usando un calore

•diverso o un tratteggio diverso, passiamo


rappresentare due gruppi (gruppi di controllo e
gruppo

•Dell’incentivo ai genitori) allo stesso grado, dando


l'opportunità di confrontare i due gruppi, proprio
come nel grafico a barre.

•Cosa dicono:
-evoluzione storica

Cosa non dicono:


-confronto tra gruppi

-distribuzione tra gruppi presentati

(controllo, incentivo).

GRAFICO A DISPERSIONE
Il grafico a dispersione è un grafico che rappresenta la relazione tra due variabili come punti di dati nel
piano cartesiano.

maggio giugno luglio •Relazione tra istruzione e retribuzione

•Ogni punto nel grafico dipende dal numero


medio di anni di istruzione e dalla retribuzione
20 media per uno stato dagli Stati Uniti.

•Il grafico è costruito Usando dati dal Current


15 population Survey (CPS) relativi a settembre
2013, e mostra la relazione positiva tra anni ci
istruzione a paghe settimanali

10
Cosa dicono:
5 -relazioni tra variabili

-Confronto tra osservazioni

Cosa non dicono:

0 -evoluzione storica

0 3 6 9 12

CORRELAZIONE ≠ CAUSALITÀ

• Spesso la correlazione è interpretata erroneamente come causazione -_> si tratta di uno degli errori piuù
frequenti nell’analisi economica. La correlazione non implica sempre la causalità.

• Si dovrebbe pensare alla correlazione tra due variabili come a una ragione per cercare una relazione
causale, ma solo come un primo passo nella direzione che può portare a stabilire una causalità.

• Infatti la correlazione non implica sempre la Causazione —> le due variabili potrebbero essere collegate
ad una terza variabile non citata nel grafico, che fa variare entrambe.

• Esempio: un direttore stava cercando di dimostrare che la pubblicità al dettaglio della sua azienda era
efficace nel far crescere le vendite: infatti, il grafico mostra una relazione positiva tra pubblicità e vendite.
Inserendo 1000 annunci pubblicitari, le vendite ammontano all'incirca a $35 milioni, diminuendo a 100 le
inserzioni pubblicitarie, le vendite sono scese a circa $20 milioni: questo potrebbe mostrare che più
pubblicità conduce a più vendite"

La variabile a riportata sull'asse orizzontale, o asse delle x; nella nostra figura la variabile x è il numero delle
inserzioni pubblicitarie.

2. La variabile y è riportata sull'asse verticale o asse delle y; nella nostra figura la variabile y è costituita
dalle vendite in milioni di dollari.

3. L'origine, che è il punto in cui l'asse delle › interseca l'asse delle y; all'origine, sia le vendite, sia il numero
delle inserzioni pubblicitarie sono pari a zero.

riscontriamo una relazione positiva tra le due variabili —> la forza di questa relazione positiva è la
pendenza.

La pendenza è la variazione della variabile riportata sull'asse delle y divisa per la variazione del valore della
variabile riportata sull'asse delle x.

Pendenza =

Benché la tentazione di interpretare l'incremento simultaneo delle vendite e della pubblicità come una
relazione causale tra le due variabili sia forte, poiché il numero delle inserzioni pubblicitarie non è stato
determinaro casualmente con un esperimento, non possiamo essere sicuri che questa relazione

sia causale —> in questo caso, infatti, l’incremento di vendite e pubblicità è dovuto al fattore stagionale:
siamo nel periodo natalizio, periodo in cui si registra un maggior numero di vendite in assoluto —> le
vendite sarebbero aumentate comunque, anche senza pubblicità —> la correlazione non implica la
causazione.

La causalità è la regola aurea delle scienze sociali —> Senza la comprensione della relazione causale tra
due variabili, non possiamo predire affidabilmente come cambierà il mondo quando il governo interviene a
cambiare una delle variabili. Gli esperimenti aiutano a rivelare le relazioni causali.

CAPITOLO 3: OTTIMIZZAZIONE: LA SCELTA MIGLIORE


• L’ottimizzazione è il primo principio dell’economia: gli agenti, nel compiere le loro scelte, ottimizzano.

• Ottimizzazione —> scelta della miglior opzione possibile.

• Ottimizzare non significa sempre fare la cosa giusta, piuttosto significa cercare di arrivare alla soluzione
migliore in modo razionale (non sempre si arriva al risultato migliore). Infatti, gli economisti credono che gli
agenti economici non siano ottimizzatori perfetti, poichè ottimizzare è un processo complesso.

• Ottimizzazione = compiere la scelta ritenuta migliore, date le informazioni a disposizione (che non saranno
mai tutte) —> possibile rischio nelle decisioni, effetti psicologici o comportamentali potrebbero indurre a
fare una scelta che potrebbe essere non ottimale.

• L’ottimizzazione è un approccio, non un risultato: può essere implementata usando due tecniche di analisi
costi-benefici, incentrate intorno al concetto di beneficio netto (beneficio - costo).

• L’ottimizzazione nei livelli calcola il beneficio netto totale tra le alternative e sceglie l’alternativa migliore.

• L’ottimizzazione nelle differenze calcola la variazione dei benefici netti da un’alternativa all’altra, poi usa
tali confronti marginali per scegliere l’alternativa migliore.

• Le due tecniche di ottimizzazione arrivano allo stesso risultato (danno le stesse risposte, sono 2 facce
della stessa medaglia). L’unica vera cosa che cambia tra le due analisi è la “messa a fuoco”, cioè da quale
angolatura si affronta il problema.

• Le persone ottimizzano veramente? Sono stati scritti migliaia di articoli a riguardo e le risposte indicano
che le persone normalmente ottimizzano. A volte, però, ci sono casi in cui le persone non riescono ad
ottimizzare —> l’economia comportamentale si occupa di queste scelte devianti, combinando un
approccio psicologico e del comportamento umano ad uno economico.

• Esempi di situazioni particolari in cui le persone non ottimizzano —> le scelte non-ottimizzanti sono quelle
che compiono persone senza autocontrollo, cioè affette da dipendenze e disturbi, e nel caso di persone
incapaci di ottimizzare per mancanza di esperienza (es quando si è nuovi in un certo campo) —> è una
capacità da sviluppare.

OTTIMIZZAZIONE NEI LIVELLI


• Ottimizzazione nei livelli = calcolo del beneficio netto totale tra differenti alternative allo scopo di scegliere
l’alternativa migliore.

• Esempio: applichiamo L’OTTIMIZZAZIONE nei livelli nella ricerca dell’appartamento adatto per uno
lavoratore. Immaginiamo di aver ristretto la scelta a 4 opzioni di appartamenti di cui abbiamo due
informazioni principali:

• il prezzo dell’affitto

• il tempo per raggiungere il posto di lavoro.

• Notiamo che l’affitto diminuisce man mano che ci si allontana dal posto di lavoro, mentre il tempo,
ovviamente, aumenta.

• Per l’analisi tralasciamo tutti gli altri fattori, consideriamo che i 4 appartamenti ci piacciano tutti quanti allo
stesso modo, in maniera tale da concentrarsi solo sulle variabili sopracitate (si tratta di una
semplificazione) .

• Nell’analisi si trova l’alternativa con il più alto beneficio netto, cioè beneficio meno costo —> quando i
benefici sono gli stessi per tutte le alternative (come in questo caso), l’analisi costi benefici si riduce a
scegliere quella col costo più basso

• Occorre calcolare il costo totale dell’appartamento, comprensivo dei costi diretti (l’affitto) e dei costi
indiretti (il tempo). Per fare ciò, è necessario che le due variabili abbiano la stessa unità di conto, dato che
l’affitto è in euro, conviene tramutare il tempo in soldi —> bisogna stabilire il costo opportunità del tempo,
che potrebbe essere il salario di un’ora di lavoro, ad esempio 10 €/ora. (Es: se si fanno 20h di viaggio
mensili, queste ci verranno a costare 200€.) Replichiamo per tutte le celle questi conti.

• Quindi, ne consegue che chi ha un costo opportunità di 10 €/ora dovrebbe scegliere l’appartamento
“lontano”, tenendo conto sia del costo diretto dell’affitto, che del costo indiretto.

• La stessa scelta emerge rappresentando i dati nel diagramma, che delinea così un punto di ottimo,
indicato sulla curva dei costi totali.

• Ottimo = la migliore scelta possibile —> scelta ottimale.

Curva del costo totale per lavoratori con costo opportunità


10 €/ora

Per riepilogare, l’ottimizzazione nei livelli:

1. Tradurre costi e benefici in unità comuni.

2. Calcolare il beneficio netto totale di ogni alternativa.

3. Scegliere l’alternativa con il beneficio netto più alto. (in


questo caso era il costo minore)

STATICA COMPARATA (PAG.53)

La statica comparata è il mio di analisi che confronta due situazioni di equilibrio, prima e dopo la variazione
di uno dei fattori rilevanti.

L’analisi di statica comparata si concentra sugli effetti della variazione ≠ l’analisi dinamica si concentra sul
processo di mutamento.

Es: analisi statica comparata —> ci si potrebbe chiedere che cosa succede se cambia il costo opportunità
del tempo, da 10 a 15 €/ora, ripetiamo le stesse operazioni svolte in precedenza (Tradurre costi e benefici in
unità comuni,calcolare il beneficio netto totale di ogni alternativa, scegliere l’alternativa con il beneficio
netto più alto) —> questa volta è l’appartamento vicino a rappresentare la scelta ottimale.

Nella figura possiamo dunque vedere due importanti


proprietà:

1.La curva del costo totale con 10 €/ora giace sotto


quella con 15 €/ora.

2. Quando il costo opportunità del tempo sale vale la


pena spostarsi verso un appartamento più costoso,
ma più vicino.

•L’appartamento vicino è la scelta ottimale, perche


ha il piu basso costo totale (somma del costo diretto
dell’affitto e del costo indiretto del tempo di
trasferimento).

OTTIMIZZAZIONE NELLE DIFFERENZE (PAG.56)

• L’ottimizzazione nelle differenze è più veloce da implementare da quella basata sui livelli, perché si
concentra solo su ciò che differenzia le alternative.

• L’ottimizzazione nelle differenze scompone un problema di ottimizzazione concentrandosi sul modo in cui
costi e benefici cambiato quando ci si sposta da un’alternativa all’altra.

• Es: dobbiamo scegliere di fare una vacanza di 5 o 4 giorni, in uno stesso hotel, come scegliere?
Con un’ottimizzazione nelle differenze si considerano solo i costi e i benefici del quinto giorno, perché
tanto i primi 4 li trascorreremmo ugualmente. Quel giorno in più, dunque, quella differenza, in economia
viene chiamata marginale e, pertanto, un’operazione imperniata su tale concetto viene chiamata analisi
marginale.

• Marginale = differenza tra alternative.

• Analisi marginale = calcolo costi-benefici che si concentra sulle differenze tra un’alternativa fattibile e
un’altra alternativa fattibile prossima alla prima —> consiste nel confronto delle conseguenze della scelta
compiuta.

• Nel nostro caso, l’analisi marginale può essere usata per studiare i costi e i benefici del trasferimento da
un appartamento più vicino a un appartamento più lontano dal centro.

• L’analisi marginale non cambia la risposta finale dell’ ottimizzazione, ma cambia il modo in cui essa è
concepita.

IL COSTO MARGINALE (PAG. 57)


Con l’analisi marginale, il punto di ottimo non cambierà rispetto alla prima analisi costi-benefici, ma
cambierà soltanto il modo di concepire l’ ottimizzazione.

Partiamo sempre dal caso di un lavoratore pendolare, con un costo opportunità del tempo di 10 €/ora.

Non pensiamo più agli appartamenti singolarmente, ma pensiamo li in modo comparativo.

Concentriamoci soltanto su cosa cambia quando passiamo da un appartamento a uno successivo,


allontanandoci dal centro.

• La colonna “Costo trasferimento casa-lavoro” riporta quanti soldi costa il tragitto per ogni opzione (costo
mensile) assumendo un costo opportunità del tempo pari a 10$ all’ora.

• La colonna “Costo marginale trasferimento casa-lavoro” riporta il valore del tempo e quanti soldi extra
risparmieresti di volta in volta (in questo esempio la progressione è sempre uguale, ma non è la regola).

• In genere, il costo marginale è il costo aggiuntivo generato dal passaggio da un’alternativa possibile
all’alternativa possibile successiva —> in questo caso il costo marginale di trasferimento è sempre lo
stesso, e aumenta all’aumentare della vicinanza al centro.

• La colonna “Costo dell’affitto” riporta l’affitto mensile per ogni appartamento

• La colonna “Costo marginale dell’affitto” riporta la variazione del costo dell’affitto generata dallo
sposta,entro da un appartamento al successivo, più lontano dal centro. due colonne fanno la stessa
operazione, questa volta per il prezzo dell’affitto.

Infine, per conoscere il costo marginale totale ci sono due modi:

1) Sommando il Costo marginale trasferimenti e il Costo marginale dell’affitto = costo marginale totale.

50 + (-90) = -40$

2) Sottraendo dal Costo totale appartamento vicino il Costo totale appartamento molto vicino = costo
marginale totale.

1190 - 1230 = -40$

• La colonna “Costo marginale Totale” contiene le informazioni necessarie per ottimizzare: riassumendo, i
primi due spostamenti sono convenienti (nel primo costa 40€ in meno, nel secondo 10€), ma il terzo no
(mi costa 20€ in più). Dunque, lontano è di nuovo il punto di ottimo, la migliore scelta fattibile

• Passare da vicino a lontano migliora la situazione del lavoratore, passare da lontano a molto lontano
peggiora la situazione del lavoratore.

• Questo concetto è chiamato principio di ottimizzazione al margine, secondo il quale un’alternativa fattibile
ottima gode della proprietà per cui avvicinarsi conviene, allontanarsi non conviene. Sulla curva, quando il
costo marginale totale è negativo la curva scende , quando è positivo la curva sale. Il punto di ottimo sarà
dunque il vertice di una curva concava.

principio di ottimizzazione al margine = principio secondo il


quale un'alternativa ottima fattibile ha la proprietà seguente:
avvicinarsi a essa migliora la situazione dell'agente, mentre
allontanarsi da essa la peggiora.

Quindi, riepilogando, anche qui ci sono 3 fasi:

1. Tradurre costi e benefici in unità comuni (es: $)

2. Calcolare le conseguenze marginali del muoversi tra


alternative.

3. Applicare il principio dell’ottimizzazione al margine:


avvicinarsi all’alternativa ottima conviene, allontanarsene no.

RIEPILOGO CAPITOLO 3
• Gli economisti ritengono che l'ottimizzazione descriva, o almeno approssimi, molte delle scelte compiute
dagli agenti economici. Credono, inoltre, che la maggior parte delle persone ottimizzi la maggior parte del
tempo. Ma non danno l'ottimizzazione per scontata.

• La ricerca economica si propone di rispondere alla domanda: gli individui ottimizzano? Usare
l'ottimizzazione per descrivere e predire il comportamento è un esempio di analisi economica positiva.

• L'ottimizzazione fornisce anche un'eccellente cassetta degli attrezzi - essenzialmente, analisi costi-
benefici E analisi marginale- per migliorare quel processo decisionale che non è già ottimale.

Usare l'ottimizzazione per migliorare il processo decisionale è un esempio di analisi economica normativa.

• L'ottimizzazione nei livelli si articola in tre fasi:

I. tradurre tutti i costi e i benefici in unità comuni, come dollari/mese

II. 2) calcolare il beneficio totale netto di ogni alternativa

III. 3) scegliere l'alternativa con il beneficio netto più alto.

• L'ottimizzazione nelle differenze analizza la variazione dei benefici netti quando si passa da un'alternativa
all'altra. L'esempio più importante è l'analisi marginale, un calcolo costi-benefici che si

concentra sulle differenze tra un'alternativa e la successiva. L'analisi marginale confronta le conseguenze
derivanti dal compiere un passo ulteriore verso qualcosa. Il costo marginale è il costo extra generato dal
passaggio da un'alternativa alla successiva.

• l'ottimizzazione nelle differenze si articola in tre fasi:

I. tradurre tutti i costi e i benefici in un'unità comune, come dollari/mese;

II. calcolare le conseguenze marginali del muoversi tra alternative;

III. applicare il principio di ottimizzazione al margine scegliendo la migliore alternativa con la proprietà
secondo la quale spostarsi verso di essa migliora la situazione del soggetto mentre allontanarsene la
peggiora.

• L'ottimizzazione nei livelli e l'ottimizzazione nelle differenze producono risposte coerenti: sono le due facce
della stessa medaglia.

CAPITOLO 4: DOMANDA, OFFERTA, EQUILIBRIO (PAG. 65)


I MERCATI
• Il mercato, è un insieme di agenti economici che scambiano beni e servizi sulla base di regole e accordi
che regolano gli scambi.

• Un mercato può avere una collocazione fisica (mercato fisico) o non averla (es mercato della benzina,
diffuso ovunque) o puo esistere anche un mercato virtuale (diffuso ovunque vi sia una connessione
internet)

• I mercato usano i prezzi per alllocare beni e servizi = luogo dove si scambiano beni e servizi, il singolo
agente economico non può influenzare il prezzo di mercato.

• I prezzi agiscono come un meccanismo di selezione che incoraggia scambi tra le imprese che possono
produrre beni a basso costo e i consumatori che attribuiscono un alto valore ai beni.

• Concentriamo volutamente la trattazione sui mercati i cui prezzi sono flessibili, questi ultimi agiscono
come un “meccanismo di selezione”.

• Il prezzo è un informazione su cui non abbiamo alcuna influenza, ed è il risultato delle scelte di ognuno di
noi di quanto comparare quanto vendere

• Le scelte dipendono da quello che risulta essere il prezzo di mercato, determinato dall’insieme delle
nostre scelte, ma da nessuno di noi in particolare.

I MERCATI CONCORRENZIALI
• I mercati sono in concorrenza perfetta (mercati perfettamente concorrenziali): esistono per ogni tipologia
di bene, dei beni omogenei (altri produttori possono offrire lo stesso tipo di bene, non c’è un monopolio)

• Se tutte le imprese e tutti i consumatori devono avere a che fare con lo stesso prezzo, quest’ultimo viene
chiamato prezzo di mercato.

• Mercato perfettamente concorrenziale —> mercato in cui:

1. tutte le imprese vendono un bene o servizio omogeneo o un servizio identico.

2. Nessuno (né il singolo acquirente, né la singola impresa) può influenzare arbitrariamente il prezzo di
mercato dia url bene o servizio. Ciò implica che sia imprese che consumatori siano “price-taker”, cioè
che accettino inequivocabilmente il prezzo che stabilisce il mercato.

Esempio: mercato della benzina —> una città ha centinaia di distributori, ognuno con il suo proprietario.

1. Come si comportano i consumatori?

2. Come si comportano le imprese?

3. Come determinano congiuntamente il prezzo di mercato e la quantità di beni scambiata?

I CONSUMATORI
Come si comportano i consumatori price taker? —> Il consumatore si trova davanti ad un prezzo, e non
può negoziare il prezzo, ma può solo accettare.

Studiamo la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità di quel bene che i consumatori sono disposti ad
acquistare:

domanda/Quantità domandata —> a un dato prezzo, la quantità di bene o servizio che i consumatori sono
disposti ad acquistare è chiamata quantità domandata.

Abbiamo bisogno di alcuni strumenti per capire come la domanda si sviluppa —> scheda di domanda.

SCHEDA DI DOMANDA
La scheda di domanda è una tabella che
riporta le quantita domandata a prezzi
differenti —> ci informa su come varia la
domanda individuale di un bene (in questo
caso la benzina) in relazione al suo prezzo,
ceteris paribus.

L’espressione ceteris paribus significa “a


parità di condizioni”, cioè tutte le altre
variabili vengono tenute ferme: la scheda ci
parla della relazione domanda-prezzo nuda
e cruda.

La scheda di domanda di benzina di un


consumatore mostra che la domanda
aumenta man mano che il prezzo
diminuisce (legge della domanda).

CURVE DI DOMANDA
• Per rappresentare rapidamente la scheda di domanda usufruiamo di una funzione: la curva di domanda.

• La curva di domanda è la rappresentazione grafica di un bene per livelli di prezzi differenti, la curva di
domanda traduce in un grafico la scheda di domanda.

In economia si adotta sempre una convenzione:

- domanda sull’asse orizzontale

- prezzo sull’asse verticale.

• LEGGE DELLA DOMANDA —> legge fondamentale dell’economia, secondo al quale prezzo e quantità
domandata sono correlati negativamente. Maggiore il prezzo, minore la quantità domandata (sempre
ceteris paribus): all’aumentare dell’uno, l’altro scende e viceversa (ceteris paribus). Questa legge
fondamentale viene detta legge della domanda.

• Correlazione negativa —> relazione tra le due variabili che si muovono in direzione opposta.

DISPONIBILITÀ A PAGARE
• La disponibilità a pagare è il prezzo più alto che un compratore è disposto a pagare per un’unità
addizionale di un bene.

• Distinguiamo il concetto di disponibilità a pagare un bene (massimo prezzo che saremmo disposti a
pagare) e il prezzo di mercato (prezzo imposto, non si può cambiare)

• La curva di domanda può essere usata per calcolare quanto un consumatore è disposto a pagare per
un’unità addizionale di un bene. Quell’unità addizionale è detta marginale.

• Esempio:

- Alice è disposta a pagare 4 euro per il suo 150esimo litro di benzina.

- Alice è disposta a pagare 3 euro per il suo 200esimo litro di benzina.

- Dunque, la disponibilità a pagare di Alice per un litro addizionale è correlata negativamente alla quantita
di litri che già possiede: quanto maggiore è la quantita di benzina che possiede, tanto meno Alice sarà
disposta a pagare per un litro addizionale —> c’è una correlazione negativa: tanta più è la quantità
posseduta, tanto meno è il vantaggio che traiamo dall’acquisto di un bene uguale.

• Beneficio marginale decrescente —> diminuzione della disponibilita a pagare per un’unità addizionale di
un bene, quando il consumo di quel bene è aumentato.

• L’altezza della curva di domanda è il valore che il consumatore attribuisce al bene marginale.

• D’altra parte, la disponibilità è il prezzo più alto che un consumatore è disposto a pagare per avere
un’unità in più del bene. Tale disponibilità a sua volta è negativamente correlata alla quantità che già si
possiede, più si possiede un bene meno gli si dà valore (quindi si è meno disposti a pagarlo) —> Questo
concetto viene definito beneficio marginale decrescente.

DALLE CURVE DI DOMANDA INDIVIDUALI ALLE CURVE DI DOMANDA AGGREGATE


• Finora si è parlato di un singolo consumatore, ma le considerazioni fatte possono essere estese più o
meno per tutti. (Es: mercato mondiale dell’energia) —> tutti i consumatori si comporteranno come alice,
dunque, tutte le curve di domanda sono inclinate verso il basso ( è l’unica caratteristica che hanno in
comune), tutte le curve di domanda rispetteranno la legge della domanda, ma sotto ogni altro aspetto
saranno differenti (le differenze sono dovute al fatto che non tutti abbiamo gli stessi soldi, quindi i consumi
di ognuno, essendo relazionati al prezzo, sono diversissimi). Pertanto, alla luce di tali diversità, come
spiegare la curva di domanda mondiale di un certo mercato, come la benzina? La soluzione a questo
problema è semplice: con il procedimento di aggregazione.

• L’aggregazione consiste nel raggruppare e sommare tutte le curve individuali per avere un dato collettivo
Il procedimento si chiama aggregazione e, di conseguenza, la curva che ne esce fuori viene detta curva di
domanda aggregata.

• Concettualmente, aggregare vuol dire fissare prima un prezzo e poi sommare le varie domande di ogni
consumarle.

•Quando l’aggregata è retta, la curva è detta


lineare.

•Gli economisti tendono a rappresentare le curve


di domanda attraverso delle rette dato che sono
più semplici da maneggiare.

•D’altra parte, è anche vero che le curve reali non


sono perfettamente lineari e rette, dunque
possono creare qualche problema

•Il modello lineare è usato a scopo illustrativo.

COSTRUIRE LA CURVA DI DOMANDA DI MERCATO

• Curva di domanda di mercato —> Somma delle curve di domanda individuali di tutti i potenziali
acquirenti, descrive la relazione tra la quantità domandata totale e il prezzo di mercato, ceteris paribus.

• Per costruire la curva di mercato mondiale si sommano tutte le curve di domanda individuali)

• Per tornare all’esempio della benzina, chi si occupa dello studio di tale mercato sa bene che il carburante
dipende dalla produzione di petrolio e dunque la curva che studia sarà proprio quella.

• La figura mostra approssimativamente come si sviluppa la curva di domanda del mercato petrolifero.

• È evidente che la curva non sia più retta, sintomo delle grosse diversità tra i consumatori che riassume.

• In ogni modo, è pur sempre visibile la sua pendenza negativa, segno della legge della domanda.
L’immagine mostra anche un punto, all’intersezione tra il prezzo di 100€ al barile e la quantità di 35 mld di
barili. Quello è il prezzo del petrolio, in cui la disponibilità a pagare dei consumatori è perfettamente in
equilibrio con la quantità del bene prodotta dalle imprese.

• I consumatori continuano ad acquistare il bene fino a quando la loro disponibilità è maggiore o uguale al
prezzo (se non hanno 100€ per un barile, non lo comprano).

•La proprietà fondamentale di una curva di


domanda è la relazione negativa tra prezzo e
quantità domandata, questa relazione
negativa può esserci anche se non è
rappresentata da una linea retta (come in
questo caso)

SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA


La curva di domanda descrive la relazione tra prezzo e quantità domandata, mantenendo tutte le altre
condizioni immutate (“ceteris paribus”).

Se le altre condizioni (tenute volontariamente in stand-by) cambiano, le condizioni possono influenzare


esternamente la dinamica prezzo-domanda.

Le condizioni che influenzano la dinamica prezzo-domanda e che fanno spostare la curva sono 5:

1. variazione di gusti e preferenze

2. variazione di reddito e ricchezza

3. variazione di disponibilità e prezzi di beni correlati

4. variazione di numero e dimensione dei consumatori

5. variazione della convinzione dei consumatori per quanto attiene al futuro

1. variazione di gusti e preferenze


I gusti e le preferenze sono centrali nel consumo: una variazione di gusti e preferenze è un cambiamento
che influenza la dinamica prezzo-domanda.

Caso 1: Variazione di gusti —> minor consumo


• Es: se si arriva a considerare l’inquinamento un fattore così importante da non voler più comprare
benzina, la domanda individuale di quel bene si ridurrebbe —> la disponibilità ad acquistare benzina
diminuisce —> la curva si sposta a sinistra

• A livello pratico, dato che la disponibilità a comprare il bene diminuisce, la curva si sposta
automaticamente verso sinistra. La direzione non è casuale: a una minore quantità domandata per un
certo prezzo corrisponde uno spostamento verso sinistra.

Caso 2: Variazione di gusti —> maggior consumo


• Vale anche il contrario, se un cambiamento dei gusti spingesse ad un maggior consumo, la domanda
crescerebbe e la curva si sposterebbe verso destra.


Questi 2 casi introducono due concetti:

1)lo spostamento della curva avviene solo


quando, ad un prezzo fissato, c’è una
diminuzione o un aumento della domanda;
producendo un movimento a sx (-) o dx (+)
figura 1

2)se cambia il prezzo di un bene, ma la


curva di domanda non si è sposata, la
variazione del prezzo produce un
movimento lungo la curva di domanda.

Figura 2

2. variazione di reddito e ricchezza


Una variazione di reddito o ricchezza influenza la capacita di pagare beni e servizi —> passare da un
budget risicato ad un’ampia disponibilità economica ha un grosso impatto sui consumi.

Se il budget cresce, a parità di prezzo la curva di domanda si sposterà verso destra.

Se il budget diminuisce, allora la curva si sposta verso sinistra.

Ci sono poi delle distinzioni:

- per un bene normale un aumento del reddito sposta la curva verso destra (più si è ricchi e più si compra)
—> un bene normale è un bene che, se ce un incremento di reddito, si è spinti ad acquistare di più

- per un bene inferiore la curva si sposta a sinistra (più si è ricchi e meno lo si compra, si pensa al trasporto
pubblico). —> bene che, se ce un aumento di reddito , si compra di meno (es: tonno in scatola)

3. variazione di disponibilità e prezzi di beni collelati


Una variazione della disponibilità e dei prezzi di beni collegati influenzerà anche la domanda del bene che
stiamo prendendo in questione (es. se cambia il prezzo del petrolio cambia anche quello della benzina).

Tra i beni collegati si possono distinguere:

- beni sostituti —> I beni sostituti sono quelli la cui scelta è basata unicamente sul prezzo (se il prezzo di
uno cade, la domanda di quell’altro sale) il trasporto pubblico e la benzina sono beni sostituti: se i biglietti
dei pullman costano poco tanta gente li comprerà, evitando così di spostarsi in auto (calo di domanda
della benzina e aumento del prezzo).

- beni complementari. I beni complementari, invece, devono essere necessariamente usati


congiunta,ente per poter soddisfare un bisogno (es: benzina e gomme)

4. variazione di numero e dimensione dei consumatori


• Quando il numero dei consumatori cresce, la curva di domanda si sposta a destra (più acquirenti fanno
permettono di abbassare i prezzi).

• Viceversa, succede il numero di consumatori diminuisce, la curva di domanda si sposta a sinistra (pochi
compratori, prezzi alti)

5. variazione della convinzione dei consumatori per quanto attiene al futuro


• Le variazioni delle aspettative verso il futuro hanno delle importanti ripercussioni sul presente e sulle curve
di domanda.

• Per esempio, se in tempi di crisi un consumatore fosse preoccupato per il suo lavoro, potrebbe
tranquillamente istituire un fondo per le emergenze, qualora perdesse il suo posto.

• Accantonare anche una piccola cifra ogni mese significa ridurre i consumi e, di riflesso, far spostare la
curva di domanda verso sinistra.

Dunque, in conclusione, a causa di questi 5 fattori la curva di domanda si può spostare sia a destra che a
sinistra, a patto che il prezzo sia fisso.

Al contrario, se a cambiare è il prezzo del bene, la curva di domanda rimane ferma dov’è pur con uno
“spostamento al suo interno”, lungo la curva.

COME SI COMPORTANO LE IMPRESE? (PAG. 77)


L’interazione tra consumatori e imprese determina il prezzo

È importante studiare il comportamento delle imprese per capire l’intero quadro del mercato —> bisogna
studiare la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità di bene che le imprese sono disposte a vendere.

A un prezzo dato, la quantità di bene o servizio che le imprese sono disposte a offrire si chiama quantità
offerta —> offerta = ammontare di un bene o un servizio che i venditori sono disposti a vendere a un dato
prezzo.

Es: compagnia Exxon Mobil —> quando il prezzo del petrolio sale, Exxon Mobil fa più ricavi e può per
permettersi di aumentare la produzione,cresce la quantità di giacimenti petroliferi profittevoli per
ExxonMobil . ExxonMobil risponde all’aumento di prezzo dle petrolio sviluppando nuovi campi petroliferi in
siti più difficili.

CURVE DI OFFERTA
• Come per i consumatori, anche qui esiste una scheda: la scheda
di offerta è una tabella che riporta la relazione tra la produzione di
ExxonMobil (quantità offerta)

• La scheda di offerta è una tabella che rappresenta la quantità


offerta a differenti prezzi, ceteris paribus.

• La rappresentazione grafica è la curva di offerta che è


caratterizzata da una fondamentale proprietà: la legge dell’offerta
(≠ legge della domanda —> al contrario della legge della
domanda, quest’ultima riguarda la correlazione positiva tra il
prezzo e l’offerta: più sale il prezzo, più sarà alta l’offerta).

• LEGGE DELL’OFFERTA: la legge dell’offerta afferma che la


quantita offerta sale quando il prezzo sale, ceteris paribus.

DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE
Anche qui, come per il consumatore, esiste un concetto di disponibilità, inteso diversamente.

Se un’impresa ottimizza deve essere disposta a offrire un’unità addizionale di un bene purché il ricavo della
vendita sia almeno pari al costo di produzione —> dunque, per un’impresa, l’altezza della curva equivale al
suo costo marginale.

La disponibilità ad accettare (l’offerta) di un’impresa è il prezzo più basso accettabile che un venditore è
disposto a farsi pagare per un’unità extra di un certo bene. Una soglia di prezzo sotto la quale non conviene
produrre, perché si andrebbe in perdita, dunque coincide con il costo marginale di produzione.

DALLA CURVA DI OFFERTA INDIVIDUALE ALLA CURVA DI OFFERTA DI MERCATO


Per ottenere la curva di mercato dei consumatori bisognava sommare le varie curve di offerta individuali e,
per le imprese, bisogna fare la stessa cosa. Dunque, la curva di offerta di mercato descrive la relazione tra
la quantità totale offerta e il prezzo di mercato, ceteris paribus.

Curva di offerta di mercato—> somma delle curve di offerta individuali di tutti i potenziali venditori,
descrive graficamente la relazione tra la quantità offerta totale e il prezzo di mercato, ceteris paribus.

SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI OFFERTA


La curva di offerta descrive la relazione tra prezzo e quantita offerta, ceteris paribus.

La curva di offerta può essere influenzata da fattori esterni, al di là delle variabili prezzo ed offerta.

I tipi di variabili che sono mantenute fisse quando si costruisce una curva di offerta sono 4:

1- prezzi degli input usati per produrre il bene

2- tecnologia usata per produrre il bene

3- numero e dimensione delle imprese efferenti

4- attese delle imprese circa il futuro

1- variazioni dei prezzi degli input usati per produrre il bene


Input = bene o servizio utilizzato per produrre un altro bene o servizio. Le variazioni dei prezzi degli input
spostano la curva.

esempio 1 —> Es: l’acciao è un input importantissimo che serve a costruire altri beni, per produrre petrolio
è fondamentale avere impianti adeguati, tali strutture sono fatte principalmente d’acciaio —> un aumento
del prezzo dell’acciaio danneggerebbe l’impresa e produrrebbe una contrazione dell’offerta, a parità di
prezzo. Un incremento del prezzo dell’acciaio causa lo spostamento della curva verso sinistra.

esempio 2 —> D’altra parte, se l’acciaio cala, la produzione cresce. Una diminuzione del prezzo
dell’acciaio causa lo spostamento della curva verso destra.

Anche qui valgono gli stessi concetti chiave della curva di domanda:

1) la curva di offerta si sposta, solo quando cambia la quantità offerta a un dato prezzo fisso,;

2) se il prezzo del bene in questione cambia e la curva di offerta non si sposta, vuol dire che il
cambiamento di prezzo ha causato lo spostamento lungo la curva d’offerta.

2- cambiamenti della tecnologia usata per produrre e il bene


Se una nuova tecnologia permette di produrre di più, l’offerta cresce e la sua curva si sposta a destra.

Es: la frtturazione idraulica indotta, una nuova tecnologia recente, ha rivoluzionato il settore dell’energia.

3-variazione del numero e della dimensione delle imprese


La variazione del numero di venditori può influenzare e spostare la curva d’offerta.

Un esempio utile per descrivere un caso simile risale al 2011 —> in quell’anno cadde Gheddafi e i pozzi
libici non funzionarono per molto tempo a causa della guerra. Di riflesso, l’offerta mondiale del petrolio
diminuì, dato che uno dei suoi maggiori produttori, la Libia, era fermo. Dunque, se il numero si riduce, la
curva si sposta a destra.

4-cambiamenti nelle attese delle imprese circa il futuro.


I cambiamenti nelle attese delle imprese circa il futuro possono influenzare la curva d’offerta.

Per esempio, sempre parlando del campo energetico, se si pensa al gas naturale si ha una dimostrazione di
come le aspettative si riflettano nel presente. In estate, infatti, la gente consuma meno gas che in inverno
perché non ha bisogno di riscaldarsi. Così, le imprese, che sanno questa tendenza, accumulano gas in
estate per rivenderlo in inverno ad un prezzo conveniente per loro (non producono tanto come dovrebbero
perché hanno le scorte e tengono lo stesso prezzo).

•Dunque, in conclusione, a causa di


questi 4 fattori la curva d’offerta si
può spostare sia a destra che a
sinistra, a patto che il prezzo sia
fisso.

•Al contrario, se a cambiare è il


prezzo del bene stesso, la curva di
offerta rimane ferma dov’è pur con
uno “spostamento al suo interno”,
lungo la curva d’offerta.

DOMANDA ED OFFERTA IN EQUILIBRIO (PAG.83)


Come interagiscono consumatori ed imprese? Cosa determina il prezzo del mercato?
Consumatori ed imprese interagiscono tra loro —> per determinare le conseguenze di tali interazioni
continueremo ad usare le due curve di domanda e di offerta, riferite ad un mercato perfettamente
concorrenziale.

I mercati concorrenziali convergono al prezzo al quale domanda e offerta coincidono —> per uguagliare
quantità offerta e quantità domandata dobbiamo tracciare la curva di offerta e di domanda nella stessa
figura.

Nell’esempio del mercato del petrolio la domanda e l’offerta si incrociano in corrispondenza del prezzo di
100€ al barile e della quantità di 35 mld di barili all’anno. Avendo due inclinazioni diverse, le due curve
hanno soltanto un punto in comune, quel punto viene chiamato equilibrio concorrenziale.

• Equilibrio concorrenziale —> punto di incontro tra la curva di offerta e la curva di domanda.

• Prezzo di equilibrio concorrenziale —> prezzo al punto di incrocio, prezzo che uguaglia la quantità
offerta e quella domandata.

• Quantità di equilibrio concorrenziale —> quantità al punto di intersezione, corrisponde al prezzo di


equilibrio concorrenziale.

Le due coordinate del punto sono il prezzo di equilibrio concorrenziale e la quantità di equilibrio
concorrenziale —> Ne consegue che, per definizione, in ogni altro punto domanda ed offerta saranno
diseguali. Così, si delineano due scenari:

▪ Eccesso d’offerta: si verifica quando il prezzo di mercato è al di sopra del prezzo di equilibrio
concorrenziale —> la quantità offerta supera la quantità domandata (eccedenza della quantità offerta, si
verifica quando il prezzo di mercato > prezzo di equilibrio concorrenziale)

▪ Eccesso di domanda: il prezzo di mercato è sotto il prezzo di equilibrio concorrenziale —> la quantità
domandata supera la quantità offerta (eccedenza della quantità domandata, si verifica quando il prezzo di
mercato < prezzo di equilibrio concorrenziale)

▪ I consumatori che non riescono ad avere il bene che desiderano entreranno in competizione tra loro
offrendosi di pagare prezzi più alti per ottenere una quantità limitata di petrolio.

SPOSTAMENTO DELLA CURVA IN EQUILIBRIO COMPETITIVO

Ci proponiamo di conoscere come uno shock mondiale nel mercato del petrolio influenzerà la quantità di
equilibrio e il prezzo di equilibrio.

Cosa accade se un importante produttore di petrolio (es Libria) ferma la produzione? Una crisi del genere è
avvenuta con la Libia nel 2011 —> questo provocherebbe uno spostamento a sinistra della curva di offerta,
il petrolio prodotto sarebbe minore. Con lo spostamento dell’offerta è necessario trovare un nuovo equilibrio
e questo può esserci solo ad un prezzo maggiore.

L’aumento del prezzo di equilibrio del petrolio è associato con il movimento lungo la curva di domanda.

Si può anche predire cosa avviene nel caso di uno spostamento della curva di domanda, per esempio a
seguito di una campagna contro il petrolio per proteggere l’ambiente —> la domanda di petrolio diminuisce
e il nuovo equilibrio si assesterà intorno ad un prezzo minore rispetto a quello precedente.

L’economia risolve anche delle questioni enigmatiche, al di là delle semplici previsioni: una caduta del
prezzo del petrolio non dovrebbe produrre un aumento della domanda, anziché una sua diminuzione? In
realtà, la caduta del prezzo del petrolio non può essere la causa, ma soltanto l’effetto della diminuzione
della domanda (causata a sua volta dalla sensibilizzazione ambientale).

Finora abbiamo preso in considerazione dei casi in cui c’era lo spostamento di una curva alla volta, quindi
nel trovare un nuovo equilibrio uno si adattava all’altro. Nella realtà ciò che accade non è così semplice:
spesso i movimenti sono simultanei, delineando dei casi misti —> talvolta entrambe le curve si spostano
allo stesso tempo., sono possibili molte combinazioni di spostamenti.

Quando sia l’offerta che la domanda si spostano a sinistra, la quantità di equilibrio concorrenziale diminuirà,
ma il prezzo può muoversi in entrambe le direzioni o restare immutato (vedi pag.89).

CHE COSA SUCCEDEREBBE SE LO STATO CERCASSE DI IMPORRE IL PREZZO DELLA BENZINA?


(Pag.90)
Tutta la nostra analisi è servita per arrivare alla conclusione che: i mercati concorrenziali giungono ad un
punto di equilibrio concorrenziale, in cui si incontrano domanda ed offerta —> questo esito avviene solo se
le due curve si congiungono spontaneamente, senza che nessuno si intrometta, lasciando che i prezzi si
adattino alle pressioni del mercato.

Tuttavia, non sono pochi i mercati dove ciò non accade, dato che i prezzi vengono fissati o influenzati dallo
Stato per vari motivi —> Spesso, alterare l’equilibrio spontaneo di un mercato non produce degli effetti
positivi (es: durante la crisi petrolifera degli anni ’70, il governo americano cercò di arginare il boom del
prezzo del petrolio ponendo un calmiere. Le conseguenze di questa decisione, però, andarono a peggiorare
una situazione già compromessa. Quel limite artificiale, infatti, mandò in tilt il mercato e lasciò a seccò i
distributori di benzina e, peggio ancora, gli automobilisti. Sapendo che la benzina non sarebbe bastata per
tutti, le persone cominciarono dalle prime ore della mattina a formare code kilometriche che, il più delle
volte, sfociavano nella violenza, data l’essenzialità di un bene come il carburante). Tutto ciò a dimostrazione
del fatto che spesso, non sempre, i governi sbagliano ad intervenire sui mercati.

Quando i prezzi non sono liberi di fluttuare, i mercati non riescono a uguagliare quantita domandata e
quantità offerta.

CAPITOLO 5: CONSUMATORI E INCENTIVI

IL PROBLEMA DEL CONSUMATORE (pag. 96)


Il problema del consumatore —> in che modo si decide che cosa acquistare? Occorre valutare 3 elementi
da tenere in considerazione per risolvere il problema del consumatore:

1- cosa piace al consumatore


2- i prezzi di beni e servizi
3- il budget del consumatore
Che cosa piace al consumatore? Quali sono i prezzi? Qual’è il budget del consumatore?

La comprensione di queste tre domande conduce, fatte alcune assunzioni, a conoscere alcune importanti
concetti che regolano il problema del consumatore, dato che le nostre risorse sono limitate e i nostri vincoli
di bilancio ci costringono a decidere dei trade-off.

1- COSA PIACE AL CONSUMATORE

I benefici che si ricevono dal consumo dei beni sono le esatte conseguenze delle preferenze di ciascuno.

Gli economisti assumono che il consumatore tenta di massimizzare i benefici del consumo, per comprare
ciò che dà la massima soddisfazione —> es: mi piace la coca cola, comprerò una lattina di coca cola e non
di fanta.

Contestualmente, quando si decide di comprare si presentano ai nostri occhi dei trade off che ci
impongono di rinunciare a qualcosa per comprarne un’altra.

Dunque, quando si acquista un determinato bene, per esempio un paio di jeans, possiamo carpire due
informazioni:

- innanzitutto, al consumatore piace il bene (i jeans),

- in secondo luogo, non lo scambierebbe con un altro bene (ad esempio un maglione).

Gusti e preferenze non sono scontati, possono variare col tempo, l’età, lo stato d’animo e comunicano
importanti informazioni per comprendere il consumatore.

2- PREZZI DI BENI E SERVIZI


I prezzi sono i più importanti incentivi studiati dagli economisti —> ci permettono di definire il costo relativo
dei beni.

Immaginiamo che il prezzo di un paio di jeans sia di 50€ e quello di un maglione 25€. Questo significa che il
costo opportunità di un paio di jeans sono due maglioni (spendere 50 per un paio di jeans equivale a
rinunciare a 2 maglioni, che costano la metà, ciascuno 25 euro).

Se scegliamo di acquistare il jeans, quel jeans ci piace più dei due maglioni (rinunciamo ai due maglioni per
il jeans).

Ora (in questo esempio) assumiamo che i beni abbiano prezzi fissi, in maniera da considerare i consumatori
price-taker. (Price taker = il consumatore che si trova davanti ad un prezzo fisso, e non può negoziare il
prezzo, ma può solo accettare.)

La logica alla base è che il consumatore acquista solo una piccola frazione all’ammontare totale die beni
prodotti —> ogni compratore è un piccola parte del mercato, un individuo solo non ha alcun effetto sul
mercato intero.

In definitiva, quando si considera il prezzo di un determinato bene è essenziale tenere conto anche quelli
dei beni relativi per fare la decisione ottimale —> i prezzi relativo dei beni determinano a che cosa
rinunciamo quando acquistiamo qualcosa.

VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI

Quando si prendono decisioni ottimali bisogna valutare i benefici e i costi marginali assoluti e non
proporzionali.

• Es: due negozi vendono lo stesso televisore: il negozio sotto casa a 500 euro, il negozio dall’altra parte
della città a 490 euro. Il negozio sotto casa ci sembra la ascolta ottimale

• Es: due negozi vendono la stessa calcolatrice: il negozio sotto casa a 20 euro e il negozio dall’altra parte
della città a 10 euro. Il negozio dall’altra parte della città ci sembra la scelta ottimale

• In realtà, se si guarda i costi marginali assoluti, in entrambi i casi si risparmiano 10 euro.

3- IL BUDGET DEL CONSUMATORE: QUANTI SOLDI DA SPENDERE?

• Insieme di bilancio —> il budget set del consumatore, che ci dice “quanto il consumatore può
acquistare” è detto insieme di bilancio (budget set) ed è l’insieme di tutti i possibili panieri di beni e servizi
che un consumatore potrebbe acquistare con il suo reddito.

• Vincolo di bilancio —> (il budget constraint) rappresenta le scelte che esauriscono il mio budget (tutte le
scelte a mina distinzione che sfruttano interamente le mie risorse.

Assumiamo ora che il consumatore NON risparmia e NON si indebita prendendo prestiti , concentriamoci
sulle decisioni di acquisto.(immaginiamo che i consumatori spendono sempre tutto il loro budget)

Il vincolo di bilancio deve essere rappresentato come una linea continua (anche se in certi tratti potrebbe
non esserlo, quindi si approssima per comodità).

Esempio: siamo a fare shopping, abbiamo un buono di €300 da spendere in un negozio di jeans e maglioni.

- Prezzo dei jeans: €50

- Prezzo dei maglioni: €25

Come lo spendiamo?

- posso acquistare al massimo 6 jeans o al massimo 12 maglioni —> rappresento su un piano cartesiano.

A differenza delle curve di domanda e offerta, quando rappresentiamo graficamente il vincolo di bilancio
mettiamo:

- sulle assi x e y la quantità di domanda dei due beni.

- Le intercette segnano la quantità massima che si può acquistare di un bene se decidessimo di comprare
solo quello. I valori delle intercette sono dati dalla somma totale di denaro disponibile divisa pr il prezzo
del bene misurato su quell’asse

- Un’altra caratteristica del grafico è l’area triangolare che si viene a formare, essa rappresenta l’insieme di
bilancio, cioè tutte le combinazioni di beni che ci si può permettere.

- Il vincolo di bilancio è una linea retta perché stiamo assumendo che i prezzi siano fissi, rappresenta le
varie quantità che possiamo acquistare usando tutto il denaro a disposizione

- Il grafico ci comunica altre due informazioni:

1. Vediamo a pieno il concetto di “scarsità delle risorse”: acquistare un bene significa anche rifiutare di
comprarne un altro. (se compro un paio di jeans rinuncio a due maglioni) —>trade off tra le quantità di j e m.

2. Poiché il vincolo di bilancio è una retta, la sua pendenza è costante. Questo vuol dire che anche il costo
opportunità sarà costante.

• Calcolo del costo opportunità —> Il costo opportunità si calcola dividendo la perdita che si avrebbe di
un bene per il guadagno che si avrebbe acquistandone un altro.

• La perdita dei maglioni è il numero di quel bene a cui rinunciare per avere un paio di jeans in più (siccome
il prezzo dei jeans è il doppio di quello dei maglioni, comprare un paio di pantaloni equivale a rinunciare a
due maglioni).

• Un altro modo per calcolare il c.o. Dei jeans è semplicemente dividere le due estremità delle intercette:
(12/6 = 2).

• Analogamente, svolgendo il conto del costo opportunità dei maglioni, ci rendiamo conto che ogni due
maglioni che compriamo rinunciamo ad un paio di jeans. (il costo opportunità è 1⁄2).

Vincolo di bilancio: le scelte a mia disposizione che sfruttano


interamente le mie risorse (insieme delle scelte che esauriscono
le risorse a nostra disposizione, sono efficienti perché ci
sonettino i sfruttare tutto il buono)

Insieme di bilancio: tutte le scelte di consumo

alla mia portata (comprese nell'area sottesa la vincolo di


bilancio) es: posso comprare anche solo 1 maglione e lasciare il
resto, ma non sarebbe efficiente.

METTERE INSIEME I PEZZI

Ora vediamo a vedere come utilizzare questi 3 elementi per compiere una decisione ottimale, cioè tenendo
conto di cosa ci piace, del prezzo e del budget che abbiamo.

• come bisognerebbe spendere quei 300€?

• La risoluzione del problema del consumatore richiede un ragionamento al margine, cioè un’ottimizzazione
nelle differenze —> Acquistiamo il bene che produce maggior beneficio marginale per ogni dollaro speso.

1. Il primo maglione produce 100€ di beneficio marginale, mentre il primo paio di jeans 160€ —> i jeans
danno un beneficio superiore rispetto ai maglioni, però costano il doppio. Questo significa che in rapporto è
meglio comprare prima un maglione: stiamo parlando sempre di beneficio marginale ma per euro speso
(100/25 = 4, 160/50 =3,2→4 > 3,2). Quindi, prima il maglione.

2. Il ragionamento continua nello stesso modo, così, comparando il beneficio marginale per euro del
secondo maglione con quello del primo jeans (mi raccomando, non il secondo!), ci accorgiamo che
conviene ancora andare col maglione (3,4 > 3,2).

3. Alla fine della fiera, il ragionamento continuerà fino a che non si esauriscono tutti i soldi trovando la
combinazione ottimale, cioè 6 maglioni e 3 jeans, esaurendo tutto il budget iniziale di 300 euro. Nessun
altro paniere di beni è meglio —> questa scelta massimizza il beneficio totale.

L’esito a cui si è giunti mette in luce due importanti aspetti.

1- In primo luogo, quando si sceglie cosa acquistare il criterio di decisione deve essere il beneficio
marginale per euro speso.

2- in secondo luogo, quando si arriva all’ultima scelta, il beneficio marginale per euro speso è uguale per
entrambi i beni (evidenziato in neretto, 2 = 2). La regola viene così riassunta attraverso una semplice
equazione:

Ci sono 2 fattori che potrebbero intervenir eper cambiare il numero di maglioni e di jeans che acquistiamo in
equilibrio: sono variazione di prezzo e variazione di reddito.

VARIAZIONI DI PREZZO (PAG. 101)


Consideriamo ora quello che accade al ragionamento se il prezzo dei maglioni sale da 25 a 50€. —> Jeans
e maglioni hanno ora lo stesso prezzo: il vincolo di bilancio cambierà perché, essendo cambiato il prezzo
dei maglioni, ora il massimo che se ne potrà comprare sarà 6, non più 12.

Inoltre, anche il costo opportunità cambierà, dato che hanno lo stesso prezzo, ora 1 jeans vale 1 maglione e
viceversa.

Quando il prezzo di un bene cambia, cambia anche la pendenza del vincolo di bilancio:

- Il vincolo di bilancio si sposterà verso l’interno quando il prezzo di un bene aumenta.

- Quando, invece, il prezzo di un bene diminuisce la curva si sposterà verso l’esterno.

- In definitiva, il cambiamento del prezzo di uno dei beni dell’insieme di bilancio modificherà il vincolo di
bilancio, dunque, sarà opportuno che il consumatore ricalibri le sue scelte per assumere la decisione
ottimale.

In che modo le variazioni di prezzo influiscono sul problema del consumatore? Quando il prezzo varia, varia
anche il costo oportunità, il consumatore è indotto a cambiare e quantità ottime consumate.

VARIAZIONI DI REDDITO (103)


Il prezzo non è l’unica variabile ad influenzare il
problema del consumatore, anche il reddito (o una
semplice variazione del budget) può provocare delle
modifiche al vincolo di bilancio.

Per continuare con l’esempio di prima, si immagini


che il budget a disposizione del consumatore passi
da 300€ a 600€, quindi sostanzialmente raddoppi.

La variazione di reddito provoca uno spostamento


verso l’esterno o interno della curva del vincolo di
bilancio, così, entrambe le intercette aumentano tanto
quanto è aumentato il budget o reddito che sia.

Es: quando il reddito raddoppia, l’Intercetta sull’asse


delle y e l’Intercetta sull’asse delle x del vincolo di
bilancio raddoppiano a loro volta.

Comunque, nonostante la curva si sia spostata, la


pendenza è rimasta la stessa e con essa, dunque,
anche il costo opportunità (essendo un rapporto i
termini si semplificano).

DAL PROBLEMA DEL CONSUMATORE ALLA CURVA DI DOMANDA (PAG. 104)


• Avendo capito come si spende in modo ottimale, possiamo costruire la curva di domanda.

• Dobbiamo avere chiaro il concetto di disponibilità a pagare —> prezzo più alto che siamo disposti a
pagare per un’unità di un bene. La disponibilità individuale a pagare misurata su differenti quantità dello
stesso bene genera la curva di domanda individuale.

• Una curva di domanda mostra graficamente come la quantita domandata risponde a variazioni di prezzo,
ceteris paribus.

• Compresi i tre componenti del problema del consumatore possiamo ricavare la curva di domanda.

• Esempio: quando il prezzo dei jeans è di 50 euro —> Acquistiamo 3 paia di jeans (1^ punto sulla curva).

Possiamo calcolare cosa succede se il prezzo dei jeans sale a 75 euro o se scende a 25 euro, usando
un’analisi marginale —> Proseguiamo facendo aumentare/diminuire il prezzo, calcoleremo la quantità di
jeans corrispondente replicando l’analisi marginale fatta in precedenza. Le varie accoppiate che si verranno
a formare decreteranno l’andamento della curva di domanda.

La curva di domanda ci mostra come la quantità domandata dipende dal prezzo del bene (e riassume la
quantità domandata di jeans a ≠ prezzi). La figura rappresenta graficamente i numeri ponendo la quantità
domandata sull’asse delle x e il prezzo sull’asse delle y.

La curva di domanda viene rappresentata con una linea continua per comodità (anche se è chiaro che non
si possono acquistare 3,5 jeans).

La curva ha una pendenza negativa


(inclinata negativamente, verso il basso),
confermando dunque la legge della
domanda:

- quando il prezzo sale la domanda


diminuisce,

-quando il prezzo diminuisce la


domanda sale.

Conosciamo già i fattori che la possono


influenzare (prezzo, reddito, aspettative
future…)

IL SURPLUS DEL CONSUMATORE (PAG. 106)


Il surplus del consumatore è la differenza tra la disponibilità a pagare e il prezzo pagato per il bene.

Nei mercati spesso il processo decisionale ottimale dei consumatori genera benefici totali superiori al
prezzo che i consumatori pagano per acquistare un bene —> questi benefici prendono il nome di surplus o
sovrappiù dei consumatori.

Es: disponibilità a pagare il primo jeans = 100 euro, il prezzo di mercato è 50 —> 50 euro di surplus

Es: disponibilità a pagare il secondo jeans = 75 euro, il prezzo di mercato è 50 —> 25 euro di surplus

Es: disponibilità a pagare il terzo jeans = 50 euro, il prezzo di mercato è 50 —> 0 euro di surplus

50+25 = 75 euro di surplus —> il surplus è nettamente più basso del beneficio totale che otteniamo
acquistando i tre jeans 8410 euro di beneficio pagando 150 euro —> beneficio netto = 260 euro).

Questa differenza è dovuta al fatto che le due misure sono differenti.

Il beneficio totale (410 euro) indica quanta soddisfazione complessiva otteniamo dal consumo del bene.

PERDITA DEL SURPLUS DEL CONSUMATORE QUANDO IL PREZZO AUMENTA (PAG.109)


I policy maker (che elaborano le politiche pubbliche) usano il surplus del consumatore per misurare in dollari
il valore dei guadagni che i consumatori ricavano da un mercato specifico,e la variazione dei guadagni.

Un esempio dell’utilizzo del surplus del consumatore come strumento di valutazione può essere questo:
decontaminare le acque di una falda.

Una soluzione per raggiungere tale obiettivo sarebbe proibire alle imprese produttrici di jeans di scaricare i
residui chimici del trattamento dei pantaloni nelle acque. Questa scelta costerebbe cara alle ditte, perché
dovrebbero introdurre procedimenti alternativi e costosi, provocando così un’impennata del prezzo

dei jeans (da 50€ a 75€).

Tale situazione si va a riflettere sui consumi delle persone che, da


parte loro, perderanno una porzione del loro surplus economico.

La perdita si può misurare (è questa l’utilità per i politici) e sarebbe di


€1,25 mld (il nuovo surplus sarebbe 1 mld contro 2,25 mld di quello
precedente). Vista da un’altra angolatura, individualmente ogni
consumatore perderebbe 50€ (75-25 = 50€). Per giungere ad una
decisione finale, i policy maker dovranno dunque misurare costi e
benefici del provvedimento: vale la pena produrre certi effetti per
raggiungere l’obiettivo prefissato?

ELASTICITÀ DELLA DOMANDA (PAG. 111)


Per una analisi economica più precisa introduciamo un nuovo
concetto: il concetto di elasticità.

L’elasticità misura la sensibilità di una variabile economica alla


variazione di un’altra variabile economica. (Ci dice come cambia una variabile quando un’altra variabile
cambia) —> è il rapporto tra variazioni percentuali delle variabili in questione).

L’elasticità è un concetto di notevole importanza:

- permette di rilevare la direzione del cambiamento,

- quantifica accuratamente la dimensione del cambiamento.

Esistono vari tipi di elasticità, quelle da noi qui analizzate sono:

1. Elasticità della domanda rispetto al prezzo;

2. Elasticità incrociata della domanda rispetto al prezzo;

3. Elasticità della domanda rispetto al reddito

1. L’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO


• L’elasticità della domanda rispetto al prezzo è la variazione percentuale della qantità domandata di un
bene dovuta alla variazione percentuale del suo prezzo.

• La legge della domanda ci dice che la domanda scende quando il prezzo aumenta —> però questa legge
non ci dice quanto diminuisce la domanda. L’elasticità della domanda rispetto al prezzo misura proprio la
variazione in percentuale della domanda rispetto al prezzo. La formula è:

Per vedere operativamente come si calcola l’elasticità domanda-prezzo, possiamo far riferimento ai prezzi
dei jeans negli esempi precedenti.

-Quando il prezzo dei jeans è 25€ al paio, la quantità di domanda ottimale è 4.

-Quando, invece, il prezzo sale a 50€, la quantità più ragionevole diventa 3.

Quindi, quando il prezzo aumenta del 100% (25€→50€), la quantità si riduce del 25% (4 paia→3 paia).
Quindi, abbiamo tutti i pezzi per calcolare l’elasticità:

In questo calcolo, due aspetti sono particolarmente importanti: a causa della legge della domanda,
l’elasticità della domanda rispetto al prezzo sarà (generalmente) negativa. Per questa ragione, gli economisti
spesso evitano di trascrivere il segno meno. In questo senso, elasticità più alte significano che i
consumatori sono più sensibili ai cambiamenti di prezzo. In secondo luogo, diventa importante distinguere
se un bene ha un’elasticità maggiore, pari o uguale a 1. La questione non è trascurabile: se l’elasticità è
maggiore di 1, ogni aumento di prezzo porterà a ricavi inferiori. Al contrario, se l’elasticità è minore di 1, i
ricavi non diminuiranno all’aumentare del prezzo. Infine, se l’elasticità è pari ad 1, la domanda crescerà o
diminuirà di pari passo col prezzo.

MUOVENDOSI SULLA CURVA DI DOMANDA:

Ci domandiamo se l’elasticità varia lungo la curva di domanda -> l’elasticità sulla curva di domanda varia a
seconda del punto di partenza:

- L’elasticità è molto diverso da pendenza, infatti, anche se quest’ultima è la stessa per tutta la curva,
l’elasticità varia. Questo avviene perché il rapporto prezzo-domanda cambia lungo la curva, mentre la
pendenza no.

- L’elasticità tende a variare per livelli della curva di domanda: nella metà superiore è > 1, nella metà
inferiore è < 1, mentre al centro è = 1.

Il fatto che l’elasticità vari lungo la curva di domanda crea non pochi problemi. Dunque, gli economisti per
risolverlo usano l’elasticità d’arco.

- L’elasticità d’arco è un metodo per calcolare l’elasticità —> l’elastcità d’arco elude la dipendenza dal
punto di partenza sulla curva adottando un valore medio che mantiene quindi l’elasticità costante:
realizza dunque un’elasticità stabile indipendentemente dal punto di partenza usando nel calcolo il
prezzo medio e la quantità media.

MISURE DELL’ELASTICITÀ

Al fine di distinguere le grandezze dell’elasticità lungo la curva, gli economisti hanno elaborato una
terminologia per classificare i beni in base all’ordine di grandezza dell’elasticità rispetto al prezzo.

▪ domanda elastica —> I beni con un’elasticità rispetto al prezzo > di 1 hanno una domanda elastica,
cioè sensibile alle variazioni di prezzo —> la variazione percentuale della quantità domandata è maggiore
della variazione percentuale del prezzo.

▪ Domanda perfettamente elastica —> In teoria, la domanda può essere anche perfettamente elastica,
cioè quando essa è molto sensibile alla variazione di prezzo. (figura a) La domanda perfettamente elastica
caratterizza i beni per i quali anche un piccolo incremento di prezzo induce i consumatori a cessare il
consumo del bene, azzerando la domanda.

▪ Domanda con elasticità unitaria —> I beni con un’elasticità rispetto al prezzo = a 1 hanno una
domanda con elasticità unitaria. Per questi beni una variazione dell’1% del prezzo corrisponde ad una
variazione dell’1% della domanda. (figura b). Un incremento del prezzo non influenza la spesa totale per il
bene.

▪ domanda anelastica —> I beni con un’elasticità della domanda < di 1 rispetto al prezzo hanno una
domanda anelastica: una variazione di prezzo non influenza minimamente la quantità domandata. (Es:
sigarette)

▪ Domanda perfettamente te anelastica —> Teoricamente, come nel primo caso, una domanda può
essere anche perfettamente anelastica, quando la quantità domandata non è influenzata in alcun modo
dai prezzi dei beni stessi. (figura c)

DETERMINANTI DELL’ELASTICITÀ RISPETTO AL PREZZO


Che cosa rende elastici alcuni beni elastici e altri anelastici? L’economia ha identificato 3 principali ragioni:

(1) l’esistenza di stretti sostituti —> quando il numero dei beni sostituti disponibile cresce, l’elasticità
della domanda rispetto al prezzo di un certo bene cresce. (Es: il prezzo della pizza cresce alle stelle, ci
domandiamo con cosa possiamo sostituirla che ci piaccia in ugual modo, ad esempio un hamburger).
(2) quota del budget a disposizione per il bene —> la quota si riferisce a quanto è importante un certo
bene nel nostro paniere di consumi: si dovrebbe dare più peso a quelli importanti e meno al superfluo.
Quindi, non si è sensibili alle variazioni di prezzo di un bene superfluo, perché tanto non lo
compreremmo ugualmente. Ovviamente, vale anche il contrario, se quel bene è importante saremo
certamente sensibili ad una sua variazione di prezzo. Quando spendi la una parte maggiore del nostro
budget per quel bene, l’elasitcità della domanda rispetto al prezzo aumenta.
(3) tempo a disposizione per gli aggiustamenti —> nel lungo periodo si è certamente più sensibili alla
variazione di prezzo. (se si alza il prezzo degli affitti, il problema non ci tocca fino a quando non
decidiamo di cambiare casa). Da ciò, si può ricavare che i consumatori, in generale, nel breve periodo
reagiscono molto meno che nel lungo alle variazioni di prezzo.

2. L’ELASTICITÀ INCROCIATA DELLA DOMANDA RISPETTO AL PREZZO


• Un altro importante tipo di elasticità da considerare è quella dell’elasticità incrociata della domanda
rispetto al prezzo che riguarda la variazione di domanda di un bene quando cambia il prezzo di un bene
sostituto o complementare. Stiamo parlando. Formalmente, si calcola così:

Elasticità della domanda incrociata rispetto al prezzo = 𝑽𝒂𝒓𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒆𝒏𝒕𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒐𝒎𝒂𝒏𝒅𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒃𝒆𝒏𝒆 𝑿
𝑽𝒂𝒓𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒆𝒏𝒕𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒑𝒓𝒆𝒛𝒛𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝒃𝒆𝒏𝒆 𝒀

- Se tale valore (elasticità incrociata) è negativo, allora i due beni sono complementari. (Es; iPhone e cuffie:
se scende il prezzo di iPhone, sale la domanda di iPhone e anche la domanda di cuffie)

- Se, invece, l’elasticità incrociata rispetto al prezzo è positiva, vuol dire che i due beni sono sostituti (es. Il
pesce e la carne sono beni sostituti (elasticità positiva)

I policy maker utilizzano queste indicazioni per sapere cosa avverrebbe su un settore del mercato se si
operasse in qualche modo su un altro correlato, ad esempio con la tassazione.

3. L’ELASTICITÀ DELLA DOMANDA RISPETTO AL REDDITO


L’ultimo tipo di elasticità che analizziamo rispetto alla domanda è quella dell’elasticità della domanda in
relazione al reddito.

L’elasticità rispetto al reddito è la variazione percentuale della domanda dovuta ad una variazione
percentuale del reddito. (Rivela come la variazione di reddito influenza la domanda di un bene).

Si calcola in questa maniera:

Elasticità della domanda rispetto al reddito = 𝒗𝒂𝒓𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒆𝒏𝒕𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒐𝒎𝒂𝒏𝒅𝒂 𝒗𝒂𝒓𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆
𝒗𝒂𝒓𝒊𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 p𝒆𝒓𝒄𝒆𝒏𝒕𝒖𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒓𝒆𝒅𝒅𝒊𝒕𝒐

Il segno e l’ordine di grandezza di questo indicatore sono di particolare interesse perché da essi scaturisce
una classificazione dei beni divisa tra:

▪ Beni normali: un bene è normale se quando il reddito aumenta, aumenta anche la quantità domandata.
(elasticità negativa) —> l’aumento di reddito induce i consumatori a comprarne di più. (Es: benzina o il
consumo energetico)

▪ Beni inferiori: un bene è inferiore se quando il reddito aumenta, diminuisce la loro quantità domandata.
(elasticità positiva) —> l’aumento di reddito induce i consumatori a comprarne di meno ( inversamente
proporzionale) (es: trasporto pubblico: più si è ricchi e meno lo si usa.)

▪ Beni di lusso: se il reddito aumenta, aumenta di netto il loro consumo (elasticità superiore a 1%)
Tra i beni di lusso, ci sono le vacanze, le seconde case e via dicendo. Per questi ultimi, un aumento del
reddito corrisponde ad un aumento importante della loro richiesta.

RIEPILOGO CAPITOLO 5:
• Come compratori, ottimizziamo risolvendo il problema del consumatore, che prescrive di prendere decisioni al margine, riconoscendo gli incentivi sia
finanziari sia non finanziari

• Le curve di domanda individuali sono derivate dai tre componenti del problema del consumatore: che cosa ci piace, i prezzi e quanto denaro abbiamo
da spendere

• I surplus del consumatore misura la differenza tra la disponibilità a pagare del consumatore e ciò che paga realmente per Il bene o Il servizio. I policy
maker spesso usano il surplus del consumatore per misurare l'impatto dei provvedimenti da adottare.

• L'elasticità misura la sensibilità di una variabile economica a una variazione di un'altra variabile. Tra le più importanti misure dell'elasticità ricordiamo
l'elasticità della domanda rispetto al prezzo, l'elasticità della domanda rispetto al reddito e l'elasticità incrociate della domanda rispetto al prezzo. La
misurazione dell'elasticità è particolarmente importante per imprenditori e policy maker che vogliono capire come cambia il comportamento dei
consumatore in risposta a cambiamenti di prezzo o di politica.

• Combinando la conoscenza delle regole del processo decisionale che derivano dal problema del consumatore con la comprensione delle elasticità,
possiamo capire in modo più affidabile come noi stessi risponderemo a incentivi e siamo più in grado di creare gli incentivi appropriati per cambiare il
comportamento degli altri in un mondo prevedibile.

LE IMPRESE IN UN MERCATO PERFETTAMENTE CONCORRENZIALE

Cominceremo il nostro studio del modo in cui le imprese prendono le decisioni assumendo che si trovino in
un mercato concorrenziale. Tali mercati sono caratterizzati da tre condizioni:

1. Né il consumatore, né l’impresa hanno la forza per influenzare da soli il prezzo (price-taker).

2. Le imprese del mercato producono beni omogenei.

3. L’entrata dal mercato è libera così come lo è l’uscita (free entry e free exit).

Le prime due assunzioni implicano che gli agenti (sia consumatori che le imprese) siano price-taker, in
particolare, questo per le imprese in un mercato perfettamente concorrenziale significa che possono
vendere quanto vogliono a patto che lo facciano al prezzo di mercato: la logica alla base di questa
assunzione e è che le imprese tendano a vendere solo una piccola frazione della quantità totale del bene
prodotto.

Poichè la produzione dle’imprsa è piccola rispetto al mercato, la scelta individuale di quanto produrre è
destinata a non essere determinante per l’esito del mercato nel suo complesso.

La terza assunzione ha importanti conseguenze per il mercato: si assume che le imprese possano entrare e
uscire dai rispettivi settori di attività a loro piacimento (esempio di mercato con entrata e uscita libera:
mercato di Ebay)

In scenari del genere è vero che nessuno è in grado di imporre un prezzo piuttosto che un altro, ma è
altrettanto vero che le decisioni coordinate di molte imprese possono raggiungere questo obiettivo.

IL PROBLEMA DELL’IMPRESA
Il principale obiettivo di un’impresa è quello di massimizzare il beneficio netto, che solitamente viene
chiamato “profitto”.

La questione, dunque, ruota attorno alla domanda: “come faccio a decidere cosa e quanto produrre?” —>
problema dell’ impresa —> Il problema dell’impresa è composto da tre passaggi:

1. L’impresa deve sapere come combinare gli input per ottenere i prodotti. (come produrre)

2. L’impresa deve sapere quanto gli costa produrre i suoi beni. (quanto costa produrre)

3. L’impresa deve sapere a quanto può vendere ciò che produce. (quanto può guadagnare)

Consideriamo ora i seguenti aspetti singolarmente.

PRODURRE BENI: COME GLI INPUT SONO TRASFORMATI IN OUTPUT


Un’impresa è un’entità economica che produce e vende beni o servizi.

L’impresa può essere composta da migliaia di persone, poche decine o anche una sola.

La prima preoccupazione di un’impresa è comprendere come combinare gli input per produrre gli output
all’interno di un processo che viene chiamato produzione

Produzione = processo attraverso il quale avviene la trasformazione degli input (es: l’avrò, macchinari…) in
output (beni e servizi).

La relazione tra la quantità di input e la quantità di output è chiamata funzione di produzione.

Per capire come funziona il tutto, possiamo prendere ad esempio un’azienda qualunque:

La Wisconsin Cheeseman è un’impresa che produce prodotti alimentari —> concentriamoci su uno solo dei
servizi che l’azienda offre: confezionare formaggio all’interno di apposite scatole. La produzione di
Cheeseman si basa su due input:

• Il lavoro necessario per confezionare il formaggio

• Il capitale fisico, cioè le strutture e i macchinari necessari per confezionare il formaggio —> il capitale
fisico è qualsiasi bene, compresi macchine ed edifici, usato per la produzione.

Mentre assumere o licenziare sono decisioni attuabili nel breve periodo, modificare il capitale fisico richiede
molto più tempo. Di qui la distinzione tra breve e lungo periodo:

• Breve periodo: intervallo di tempo in cui solo alcuni input possono essere cambiati (il lavoro).

• Lungo periodo: intervallo in cui tutti gli input di un0impresa possono essere modificati (capitale fisico).

Questo significa che il capitale fisico è un fattore fisso di produzione (input che non può essere cambiato
nel breve periodo), mentre il lavoro è un fattore variabile di produzione (input che può essere cambiato nel
vero periodo).

Nella funzione di produzione di breve periodo, la quantità di beni prodotta varia con il numero dei lavoratori
assunti. Qui, la variabile che dobbiamo tenere d’occhio è il prodotto marginale, cioè la quantità di beni in più
prodotta aggiungendo un’unità di input (in questo caso aggiungendo un lavoratore)

Un lavoratore produce 100 scatole, due lavoratori ne producono 207. —> 107 scatole è il prodotto
marginale

Il prodotto marginale è la variazione del prodotto totale associata all’uso di un’unità addizionale di input.

Da questo quadro emergono tre importanti caratteristiche riguardo alla produzione di Cheeseman:

1. Il prodotto marginale aumenta con l’aggiunta dei primi operai. Questo si spiega con la specializzazione:
se ci sono più operai, ognuno si specializzerà nel compiere un passaggio della produzione con il risultato di
incrementare la produttività. La specializzazione è dunque il risultato dello sviluppo di capacità finalizzate
all’incremento della produttività totale, sviluppate dai lavoratori.

2. Dopo successive aggiunte del personale, il prodotto marginale comincia a diminuire. Il calo viene
spiegato attraverso la Legge dei rendimenti decrescenti: questa legge afferma che dopo successivi aumenti
di input, il prodotto marginale comincia a diminuire. le spiegazioni sono varie, ad esempio con più lavoratori
si creano più momenti morti.

3. Continuare ad accrescere il numero di operai può essere controproducente —> aggiungere troppi operai
può ridurre la produzione totale. Troppo personale è d’intralcio e conduce ad una minore produzione (Si
capisce quando cheeseman assume l’ultimo operaio)

IL COSTO DELL’ATTIVITÀ ECONOMICA: LE CURVE DI COSTO


Passiamo ora al secondo componente del problema dell’impresa: il costo di produzione. A questo punto,
possiamo articolare i costi di produzione nelle varie voci sopraelencate e abbiamo, dunque:

Costo totale = costo variabile + costo fisso

Il costo variabile è quello associato ai fattori variabili di produzione (la paga degli operai), il costo fisso è
relativo ai fattori fissi di produzione (l’affitto del capannone, il costo delle macchine, ...). Ogni impresa è
tenuta a sostenere i costi fissi anche se momentaneamente non produce, altrimenti dovrebbe chiudere
baracche e burattini e vendere le macchine. La tabella riporta tutti questi dati. I costi variabili (CV) variano di
72 in 72, dato che, essendo un operaio pagato 9€ per 8h, la sua paga giornaliera è di 72€. Il costo fisso (CF)
dell’apparato produttivo rimane costante nel breve periodo ed è stato stimato in 200€ al giorno. La somma,
come abbiamo detto, va a formare il costo totale (CT). A questo punto, per avere un’informazione ancora
più funzionale, dobbiamo dividere questi costi per la produzione giornaliera, cosicché si possa attribuire un
costo medio ad ogni fattore di produzione.

LA REMUNERAZIONE DELL’ATTIVITÀ ECONOMICA: LE CURVE DI RICAVO

Perché a volte si arriva a risultati non ottimali?

L’idea di ottimizzazione rimane utilissima e fondamentale

Prezzo Rumore (si = Stanza Valore del Costo netto


40£) condivisa tempo
(Si = 70£) (assunzione =
10/h)

Via del 450 £ 40 £ 0 £ 10 £ 450+40+0+10 =


suffragio 500£

San Pio X 250 £ 0 £ 70 £ 100 £ 250+0+70+10=


420£

Sardagna 300 £ 0 £ 0 £ 200 £ 300+0+0+200 =


500£
Approccio economico: valutare ogni attributo con la stessa unità di misura

Costo totale = affitto + trasferimento x valore ararlo + rumore + condivisione

Ottimizzazione

Cercare casa a Trento

A cosa serve avere chiaro il modello economico delle proprie scelte?

-Valutare con precisione le alternative a disposizione

-Predire la scelta migliore in caso le condizioni dovessero cambiare (Esempio: cosa cambia dopo
l'università? Costo del tempo, trequenza di uscite, ecc…)

Cosa succede se il valore attribuito al nostro tempo aumenta (raddoppia)? Perché non vogliamo perdere il
tempo per raggiungere il centro, vogliamo essere più vicini

Prezzo Rumore (si = Stanza Valore del Costo netto


40£) condivisa tempo
(Si = 70£) (assunzione =
10/h)

Via del 450 £ 40 £ 0 £ 20 £ 450+40+0+10 =


suffragio 510£

San Pio X 250 £ 0 £ 70 £ 200 £ 250+0+70+200


= 520£

Sardagna 300 £ 0 £ 0 £ 400 £ 300+0+0+400 =


700£

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