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Concetti di base
Cos'è la microeconomia?
➔ la microeconomia è lo studio delle procedure decisionali degli individui, di solito consumatori o manager di
imprese; è altresì lo studio di come le singole decisioni di molti individui si combinino per determinare
l'allocazione (assegnazione) delle risorse scarse. La macroeconomia studia invece i fenomeni aggregati, il
tasso di crescita economica e quello di disoccupazione
➔ le società si differenziano tra loro in base alla relativa centralizzazione o decentralizzazione delle procedure di
decisione economica:
- un’economia capitalista prevede un alto grado di decentralizzazione ed è definita tale quando i
mezzi di produzione sono per lo più di proprietà di privati, che li controllano traendone beneficio.
L’allocazione delle risorse è regolata dallo scambio volontario tra imprese e consumatori;
- un’economia comunista prevede un alto grado di centralizzazione ed è definita tale quando lo Stato
possiede e controlla i mezzi di produzione e distribuzione;
- in realtà nessuna economia è completamente centralizzata o decentralizzata: ogni società adotta un
approccio ibrido
➔ la forma più comune di decentralizzazione è basata sui mercati:
- sono istituzioni economiche che forniscono agli individui l’opportunità di acquistare e vendere beni e
servizi, definendo anche le procedure per lo scambio
- gli economisti in genere definiscono i mercati focalizzando l'attenzione su uno specifico luogo e uno
specifico prodotto, anche se anche questo spesso non è facile (es. mercato del gelato a Milano) →
quindi diverso dal nostro concetto di “mercato”
- prodotti appartengono allo stesso mercato quando sono altamente sostituibili
➔ nei mercati moderni lo scambio viene governato dai prezzi:
- un prezzo è il quantitativo di denaro necessario per ottenere un bene; può essere trattabile o non
negoziabile
- Prezzi come informazione e meccanismo dei prezzi come sistema di autoregolazione
➔ per funzionare i mercati necessitano istituzioni che stabiliscano e proteggano i diritti di proprietà privata:
- rivendicazione esigibile su un bene o una risorsa
- lo scambio può avvenire solo se tali diritti sono trasferibili (auto si, pensione no)
➔ in un'economia di mercato:
- le risorse scarse sono allocate principalmente attraverso i mercati
- governi hanno un ruolo più o meno consistente
- la produzione e il consumo sono il risultato delle decisioni decentrate di una molteplicità di imprese
e individui
- Non c’è nessuna autorità centrale che suggerisca o imponga a imprese e consumatori cosa produrre
e consumare.
- Ogni impresa produce quel che ritiene più profittevole e ogni consumatore acquista ciò che
preferisce.
Alternativa all’economia di mercato è l’economia pianificata in cui una autorità centrale prende le
decisioni di produzione e consumo.
Nessuna economia è completamente centralizzata o decentralizzata.
➔ in un sistema di libero mercato:
- lo Stato per lo più consente ai mercati di operare liberamente, limitandosi a regolamentazioni e
interventi minimi (es. capitalismo)
➔ gli economisti partono spesso dal presupposto che gli individui siano motivati da un interesse personale
materiale:
- l'interesse personale conduce a scelte differenti nelle diverse società, a seconda delle procedure
usate per allocare le risorse scarse
- nelle economie di mercato gli individui assumono decisioni che influiscono sull'allocazione delle
risorse in tre modi principali:
1. in quanto consumatori: rispondono agli incentivi creati dai prezzi (prezzo elevato scoraggia
il consumo e viceversa)
2. in quanto lavoratori: cercano di trovare la giusta combinazione tra lavoro e tempo libero
(rispondono agli incentivi economici forniti dai datori di lavoro)
3. in quanto proprietari d'impresa: scelgono la combinazione di input e output che garantisca
loro il più alto margine di profitto possibile
input: ogni bene o servizio impiegato nel processo produttivo (manodopera, materiali, macchinari, ...)
output: quantità di beni e/o ottenuti da un’attività di produzione
trade-off: operare scelte che implicano dei compromessi, ottenere qualcosa implica rinunciare a altro
variazione marginale: piccolo aggiustamento in una scelta, porta sia benefici che costi (analisi costi-benefici)
costo opportunità: costo associato alla rinuncia all’opportunità di impiegare una risorsa nel suo migliore uso
alternativo
beneficio netto: corrisponde alla differenza tra costi e benefici totali (serve per scelta ottimale)
scambio: avviene ogni qualvolta due o più persone scambiano beni o servizi che hanno un valore
prezzo di mercato di un bene: è pari al costo di produzione di un’unità in più dello stesso bene
fallimento del mercato: si ha quando il prezzo di mercato di un bene non ne riflette con precisione i costi e i benefici
per tutti i consumatori e produttori (scarsa concorrenza tra produttori o quando transazioni influiscono su terzi non
coinvolti)
ESEMPIO: Si confronti il beneficio di un’ora in più di studio (probabilità di voto più alto) con il costo opportunità di
quella ora (tutto ciò che di altro potrebbe fare in quell’ora se non studiasse).
Dati:
- L’eventuale ora in più di studio è detta marginale.
- Il beneficio dell’ora di studio marginale: beneficio marginale (MB)
- Il costo dell’ora di studio marginale: costo marginale (MC)
se MB > MC: è meglio studiare di più
se MB < MC: è meglio studiare di meno
quante ore studio occorrono, allora? Quelle per cui MB = MC
equilibrio: una situazione in cui nessuno degli individui può stare meglio cambiando il proprio comportamento, che
tende a permanere finché un agente esterno non lo sposta.
(Le scelte di ognuno e gli esiti dipendono da quelle degli altri. Bisogna esaminare le interazioni tra individui per capire
il funzionamento di una economia di mercato)
Usi della microeconomia
➔ la microeconomia propone un'ampia gamma di principi che ci aiutano a prendere le decisioni:
- in alcuni casi i principi comprendono il buon senso ma altre decisioni sono molto più complesse e il
buon senso ci può guidare solo fino a un certo punto (es. investimenti finanziari, gestione di
portafoglio)
➔ gli strumenti della microeconomia sono indispensabili per l'analisi e la valutazione di una politica pubblica:
- chi guadagna in conseguenza della politica pubblica è spesso portato a esagerare i vantaggi e a
sminuire i costi, mentre chi ne è danneggiato è portato a fare il contrario (es. politiche ambientali:
centrali elettriche a carbone).
ESEMPIO
rappresentazione del sistema economico: una prima elementare
Due settori:
• Famiglie: domandano beni e servizi prodotti dalle imprese, offrono fattori produttivi (lavoro, capitale, terra)
• Imprese: offrono beni e servizi domandano fattori produttivi
gli scambi tra famiglie e imprese avvengono su due mercati:
- Mercato dei beni e servizi: famiglie domandano, imprese offrono
- Mercato dei fattori: famiglie offrono, imprese domandano
2. Domanda e offerta
Domanda
➔ la curva di domanda di un prodotto mostra la quantità del bene che consumatori e imprese sono disposti ad
acquistare per ogni possibile livello di prezzo, mantenendo costanti tutti gli altri fattori che possono
influenzare la domanda (come crescita demografica, preferenze, reddito dei consumatori, prezzi degli altri
beni, ...):
- ha inclinazione negativa: a parità di altre condizioni (altri fattori che rimangono costanti), se il prezzo
di bene aumenta, la quantità domandata diminuisce, e viceversa.
beni sostituti: due beni sono s. se, a parità di altre condizioni, l’aumento nel prezzo di uno dei due beni induce i
consumatori ad acquistare una quantità maggiore dell’altro bene (es. burro e margarina)
beni complementi: due beni sono c. se, a parità di altre condizioni, l’aumento del prezzo di uno dei due beni induce i
consumatori ad acquistare una minore quantità anche dell’altro bene (es. burro e mais)
➔ un cambiamento nel prezzo del bene provoca spostamenti lungo la curva di domanda, che si traduce in una
variazione nella quantità domandata
➔ una variazione negli altri fattori (preferenze, reddito, ...) provoca uno spostamento dell’intera curva di
domanda, noto come variazione della domanda
➔ la funzione di domanda di un bene è una formula che assume la forma:
Quantità Domandata = 𝑸𝒅 (Prezzo, Altri Fattori)
- essa consente di calcolare la quantità domandata del bene in corrispondenza di una qualunque
possibile combinazione del prezzo e degli altri fattori
CAUSE DELLO SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI DOMANDA
Cause economiche:
• Variazioni del reddito
• variazioni di prezzi di beni correlati (in particolare, beni sostituti e beni complementari).
Altre cause:
• variazioni delle preferenze
• variazioni nella composizione della popolazione
• variazioni nell’informazione
• variazioni nella disponibilità di credito
• variazioni nelle aspettative
Offerta
➔ la curva di offerta di un prodotto mostra la quantità che i venditori del bene sono disposti a vendere per ogni
possibile livello di prezzo, mantenendo costanti tutti gli altri fattori (per la curva di domanda) che possono
influenzare l'offerta:
- ha inclinazione positiva: prezzi più alti, quantità offerte più alte
➔ un cambiamento nel prezzo del bene provoca spostamenti lungo la curva di offerta, che si traduce in una
variazione nella quantità offerta
➔ una variazione negli altri fattori (tecnologia o prezzo fattori produttivi) provoca spostamenti dell'intera curva
di offerta, detto variazione dell’offerta
Equilibrio di mercato
➔ il prezzo di equilibrio è quello in corrispondenza del punto di intersezione tra domanda e offerta, in modo
tale che quantità domandata e offerta siano uguali:
- tale prezzo può essere definito graficamente o algebricamente
➔ i prezzi di mercato tendono ad adeguarsi in modo tale da eguagliare domanda e offerta:
- nel caso in cui esista un eccesso di domanda alcuni acquirenti saranno spinti ad aumentare il prezzo
offerto per acquistare la quantità desiderata
- nel caso in cui si verifichi un eccesso di offerta, alcuni venditori avranno un incentivo ad abbassare il
prezzo richiesto per poter vendere la quantità desiderata
- tali processi tendono a ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta
➔ al fine di stabilire in che misura una variazione delle condizioni di mercato (per es. un cambiamento nel
prezzo di un input o uno spostamento delle preferenze del consumatore) incida sul prezzo e sulla quantità
acquistata e venduta, è necessario definire prima l'equilibrio di mercato e dopo il cambiamento
➔ variazioni domanda/offerta:
- quelle che producono un aumento della domanda (spostando la curva di domanda verso destra) si
traducono in un aumento del prezzo e della quantità acquistata e venduta; cambiamenti che
generano una riduzione della domanda si traducono in un calo di tali fattori
- al contrario, variazioni che producono un aumento dell'offerta (spostando la curva di offerta verso
destra) si traducono in aumenti della quantità acquistata e venduta ma in una riduzione del prezzo;
variazioni che generano riduzioni dell'offerta producono effetti opposti
- nel caso in cui sia la domanda sia l'offerta si spostino e ciascun spostamento, considerato
singolarmente, produca un aumento del prezzo, anche la combinazione dei due spostamenti, e
quindi l'effetto totale, determinerà un aumento del prezzo. Invece, se i due effetti operano in
direzioni opposte, l’effetto totale è ambiguo (lo stesso principio si applica a variazioni nella quantità
acquistata e venduta)
statica comparata: studia gli effetti sul prezzo di equilibrio e sulle quantità scambiate delle modifiche dell’offerta e
della domanda dovute al cambiamento delle condizioni di mercato
➔ quando la domanda o l'offerta aumentano, spostando le curve di domanda od offerta, la dimensione della
variazione del prezzo e della quantità acquistata e venduta dipende:
- dalla misura dello spostamento e dalla pendenza della curva che rimane immutata
→ quanto più inclinata è la curva che non si sposta, maggiore è la variazione nel prezzo di equilibrio
e minore è la variazione della quantità acquistata e venduta
- in seguito a uno spostamento della curva di domanda: quanto + inclinata è la curva di offerta (e
quindi quanto meno sensibile alle variazioni di prezzo), tanto + elevata è la variazione del prezzo e
tanto + contenuta la variazione della quantità scambiata
- in seguito a uno spostamento della curva di offerta: quanto + inclinata è la curva di domanda (e
quindi quanto meno sensibile alle variazioni di prezzo), tanto + elevata è la variazione del prezzo e
tanto + contenuta la variazione della quantità scambiata
𝑑
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎𝑡𝑎 (𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 = =
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 (𝛥𝑃/𝑃)
➔ per una curva di domanda lineare (domanda è + elastica a livelli di prezzo + elevati):
𝛥𝑄 𝑃 𝑃
𝐸 𝑑 = ( ) ( ) = −𝐵 ( )
𝛥𝑃 𝑄 𝑄
➔ pendenza curva:
𝛥𝑃 1
𝑚 𝑑= = −
𝛥𝑄 𝐵
➔ per una curva di domanda non lineare, è uguale alla pendenza della curva di domanda in corrispondenza di
un dato prezzo P (che eguaglia la pendenza di una retta tangente alla curva in quel punto)
(𝑝∕𝑄)
1
𝜀𝑑 = ( )
𝛥𝑝 ∕ 𝛥𝑑
elastica: Ed < -1, un piccolo incremento nel prezzo produce una riduzione della spesa totale
inelastica: Ed > -1 (compresa tra -1 e 0), un piccolo aumento nel prezzo produce un aumento della spesa totale
unitaria: Ed=-1, variazione di prezzo e di quantità di domanda si equivalgono in percentuale
perfettamente elastica: curva di domanda è orizzontale, Ed = -∞
perfettamente inelastica: curva di domanda è verticale, Ed = 0
elasticità costante: Ed = -B (sempre + inclinata al crescere del prezzo), la spesa totale è massima per un prezzo dove
l'elasticità della domanda è pari a – 1
elastica: Es >1
inelastica: 0< Es < 1
perfettamente elastica: curva di offerta è orizzontale, Es = +∞
perfettamente inelastica: curva di offerta è verticale, Es = 0
➔ per piccole variazioni nella curva di domanda, quanto meno elastica è la curva di offerta in corrispondenza
del prezzo di equilibrio, maggiore è la variazione del prezzo e minore quella nella quantità domandata e
offerta
➔ per piccoli spostamenti della curva di offerta, quanto meno elastica è la curva di domanda in corrispondenza
del prezzo di equilibrio iniziale, maggiore è la variazione nel prezzo e minore quella nella quantità acquistata
e venduta
Ulteriori elasticità:
➔ elasticità della domanda al reddito:
- data dalla variazione % della quantità domandata Q per ogni variazione dell’1% del reddito
- Se un incremento di reddito produce un aumento della domanda di un bene (misurati in termini
percentuali), la elasticità della domanda al reddito è positiva, e si parla di un bene normale.
- Se l’incremento di reddito produce un decremento della domanda (capita per prodotti di bassa
qualità), la elasticità della domanda al reddito è negativa, e si parla di un bene inferiore.
𝑠
(𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 𝑀 =
(𝛥𝑀/𝑀)
bene normale: se la domanda del bene aumenta all’aumentare del reddito
bene inferiore: se la domanda del bene si riduce all’aumentare del reddito
➔ elasticità incrociata della domanda:
- è data dalla variazione % nella quantità domandata del bene per ogni variazione dell’1% del prezzo
di un altro bene
- per beni sostituti è positiva, per beni complementari è negativa
(𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 𝑑𝑃𝑜 =
(𝛥𝑃𝑜/𝑃𝑜)
- dove Q quantità domandata del primo bene e Po prezzo del secondo bene
➔ un metodo per descrivere matematicamente le preferenze dei consumatori consiste nel descrivere le formule
relative alle loro curve di indifferenza:
𝑃 = 𝑈/𝑍
Saggi di sostituzione
➔ il saggio marginale di sostituzione di X con Y, indicato con MRSxy:
- è il tasso a cui un consumatore deve adeguare Y per mantenere lo stesso livello di benessere quando
X varia di una piccola quantità rispetto a un dato punto di partenza
- varia da consumatore a consumatore a seconda l'importanza relativa che il consumatore attribuisce
ai beni in questione
- 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 = −𝛥𝑌/𝛥𝑋 (rapporto deve essere positivo)
- 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 ≠ 𝑀𝑅𝑆𝑦𝑥
- 𝛥𝑝 ⋅ 𝛥𝑧 (p=etti/decilitri)
sostituti perfetti: due prodotti sono s.p. se le loro funzioni sono identiche, cosicché un consumatore sia disposto a
scambiare l’uno con l’altro a un tasso fisso (es. Coca e Pepsi)
complementi perfetti: due prodotti sono c.p. se sono utili solo quando vengono usati insieme in rapporti fissi (es.
scarpe sinistre e destre
➔ le curve di indifferenza per i sostituti perfetti sono rette
➔ le curve di indifferenza per i complementi perfetti hanno forma a L: sono verticali al di sopra di un punto ad
angolo e orizzontali al di sotto di esso.
Utilità
➔ gli economisti usano il concetto di utilità per riassumere tutto quanto conoscono riguardo alle preferenze di
un consumatore:
- valore numerico che indica il benessere relativo del consumatore
- quando si cambia la scala per misurare l’utilità, la famiglia delle curve di indifferenza rimane
invariata (anche rapporto nel caso di utilità marginali)
➔ si può creare una funzione di utilità a partire da una famiglia di curve di indifferenza, assegnando lo stesso
valore di utilità a tutti i panieri ubicati su una stessa curva di indifferenza:
- i valori più alti sono assegnati alle curve di indifferenza che corrispondono a livelli più alti di
benessere (curve + lontane dagli assi), vale principio non-sazietà
- è possibile costruire curve di indifferenza a partire da una funzione di utilità uguagliando la funzione
a una costante
informazioni ordinali: informazioni sulle preferenze che permettono esclusivamente di determinare se un alternativa
sia migliore o peggiore dell’altra
informazioni cardinali: informazioni che spiegano qualcosa sull’intensità di queste preferenze, rispondendo alle
domande “quanto peggiore?” o “quanto migliore?”
utilità marginale: è la variazione dell’utilità del consumatore derivante dall’aggiunta di una piccolissima quantità di un
certo bene, divisa per la quantità addizionata (derivata parziale della funzione di utilità totale)
𝛥𝑈
𝑀𝑈𝑥 =
𝛥𝑋
➔ nella teoria microeconomica moderna, le funzioni di utilità vengono impiegate soltanto per riassumere le
informazioni ordinali (non esiste nessun metodo certo per misurare benessere umano su scala assoluta)
➔ l'utilità marginale di un bene, di per sé, non misura nulla di significativo. Tuttavia, il rapporto delle utilità
marginali di due beni è uguale al saggio marginale di sostituzione tra di essi:
𝑀𝑈𝑥
𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 =
𝑀𝑈𝑦
𝛥𝑈 𝑀𝑈𝑥
Per fare in modo che 𝑀𝑈𝑥 e 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 siano equilibrati allora: 𝛥𝑋 = 𝑀𝑈𝑦
reddito: costituito dal denaro che un consumatore riceve durante un determinato intervallo di tempo fisso
vincolo di bilancio: identifica tutti i panieri di consumo che sono accessibili a un consumatore durante un determinato
intervallo di tempo (costo del paniere di consumo ≤ reddito). il consumatore può acquistare i panieri che stanno sulla
retta di bilancio o sotto di essa
razionamento: bene è soggetto a r. quando la domanda del bene supera l’offerta al prezzo prevalente, cosicché lo
Stato o un fornitore ne limita la quantità che ogni consumatore può acquistare
- la sua pendenza è uguale al rapporto dei prezzi moltiplicato per – 1 (il prezzo del bene misurato
sull'asse orizzontale compare a numeratore, mentre quello del bene misurato sull'asse verticale
compare a denominatore)
- interseca l'asse su cui è misurata la quantità di un particolare bene, X, in corrispondenza della
quantità M/Px, ossia la quantità di X che il consumatore è in grado di acquistare spendendo tutto il
proprio reddito, M, per acquistare X
Variazioni del reddito e dei prezzi:
➔ una variazione del reddito sposta la retta di bilancio lasciando invariata la sua pendenza:
- verso l’esterno in seguito a un aumento e verso l'interno in seguito una diminuzione
➔ una variazione del prezzo di un bene fa ruotare la retta di bilancio:
- verso l'esterno per una diminuzione e verso l'interno per un aumento
- la retta ruota attorno all'intercetta per il bene il cui prezzo rimane invariato
➔
➔
➔
➔
➔
➔
➔
➔ f
➔ la moltiplicazione di tutti i prezzi per la stessa costante ha sulla retta di bilancio lo stesso effetto della divisione
del reddito per stessa costante:
- la variazione dei prezzi e del reddito secondo lo stesso rapporto non ha alcun effetto sulla retta di
bilancio.
scelta interna: un paniere accessibile è una s.i. se esistono panieri accessibili contenenti un po’ più di ogni bene e altri
contenenti un po’ meno di ogni bene
soluzione interna: quando il paniere accessibile migliore è una scelta interna, essa prende il nome di s.i.
condizione di tangenza: un paniere sulla retta di bilancio soddisfa questa condizione se, in corrispondenza di quel
paniere, la retta di bilancio è tangente alla curva di indifferenza del consumatore
scelta di frontiera: in corrispondenza di essa non esistono panieri accessibili che contengono un po’ di più o un po’ di
meno di un certo bene (beni che non consumeremo mai, ad es. perché non ci piacciono)
soluzione di frontiera: quando la migliore scelta del consumatore è una scelta di frontiera, essa prende il nome di s.f.
➔ le soluzioni interne soddisfano sempre la condizione di tangenza:
- di conseguenza, se un paniere che comprende due beni, X e Y, è una soluzione interna, allora, in
corrispondenza di quel paniere, MRSxy = Px/Py (saggio marginale di sostituzione è uguale al
rapporto dei prezzi)
- due individui possono trarre beneficio dal mutuo scambio quando i loro saggi marginali di
sostituzione differiscono
𝝏U/ 𝝏X
Px/Py = ----------
𝝏U/ 𝝏Y
➔ quando le curve di indifferenza hanno saggi marginali di sostituzione decrescenti, ogni scelta interna che
soddisfa la condizione di tangenza è una scelta accessibile ottimale
➔ le soluzioni di frontiera si originano spesso quando, per ogni euro speso, un bene fornisce a un consumatore
poco beneficio rispetto ad altre alternative
➔ quando il consumatore acquista il bene X ma non il bene Y, allora MRSxy ≥ Px/Py in corrispondenza del
paniere scelto.
Massimizzazione dell'utilità
➔ se una funzione di utilità rappresenta la preferenza di un consumatore, allora il paniere accessibile che
massimizza la funzione di utilità è la scelta ottima del consumatore; la scelta ottima del consumatore implica
che si realizzino due condizioni:
- condizione di tangenza tra retta di bilancio e curva di indifferenza del consumatore
- il paniere di consumo ottimo si trovi sulla retta di bilancio
- nel caso di soluzioni di frontiera il beneficio marginale non deve superare il costo marginale:
𝑀𝑈𝑥 𝑀𝑈𝑦
≥
𝑃𝑥 𝑃𝑦
max U (x, y)
sotto il vincolo pxx + pyy = M
➔ in corrispondenza della scelta ottimale una piccola quantità di reddito addizionale genera lo stesso aumento
del valore di utilità del consumatore quando viene spesa per acquistare qualsiasi bene la cui quantità è
positiva
- in altre parole, in corrispondenza della scelta ottima, il rapporto tra utilità marginale e prezzo è lo
stesso per tutti i beni
- in termini di utilità, ogni euro di reddito trasferito dalla zuppa al pane genera un beneficio (dato
dall’incremento di utilità associato al maggiore consumo di pane) e un costo (dato dalla diminuzione
di utilità conseguente alla riduzione del consumo di zuppa)
- l'aumento di utilità è almeno pari (se non maggiore) a quello che si otterrebbe se il reddito
addizionale venisse speso per acquistare un qualsiasi bene per una quantità pari a zero.
Prezzi e domanda
➔ la curva prezzo-consumo fornisce tutte le informazioni necessarie per costruire una curva di domanda
individuale
curva prezzo-consumo: mostra come varia il paniere di consumo accessibile migliore al variare del prezzo di un bene,
a parità di tutte le altre condizioni
curva di domanda individuale: descrive la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità acquistata da un particolare
consumatore, a parità di tutte le altre condizioni
➔ i movimenti lungo una curva di domanda individuale mostrano la sensibilità della quantità acquistata al
prezzo del bene; questa sensibilità è misurata dall’elasticità della domanda rispetto al prezzo:
- elasticità alta → lieve aumento prezzo → notevole riduzione quantità acquistata: la curva di
domanda è relativamente piatta
- elasticità bassa → forte aumento del prezzo → lieve riduzione quantità acquistata: la curva di
domanda è relativamente ripida
➔ la curva prezzo-consumo:
- ha pendenza positiva per beni complementari, poiché i consumi di essi tendono a variare nella
stessa direzione (zuppa e pane)
- ha pendenza negativa per beni sostituti, poiché i consumi di essi tendono a variare in direzioni
opposte
➔ quando il prezzo di un bene varia, la curva di domanda di un altro bene può spostarsi:
- verso sinistra quando il prezzo di un complemento aumenta e verso destra quando il prezzo
diminuisce
- quando il prezzo di un sostituto varia, questi effetti si invertono.
Reddito e domanda
➔ esaminando la curva reddito-consumo, è possibile calcolare la variazione nel consumo di un bene al variare
del reddito, nonché determinare se il bene sia normale o inferiore:
- almeno un bene deve essere normale
- nessun bene può essere inferiore per tutti i livelli di reddito
effetto di reddito: è la variazione del consumo di un bene che deriva da una variazione del reddito
curva reddito-consumo: mostra come varia il migliore paniere di consumo accessibile al variare del reddito, a parità di
tutte le altre condizioni
bene normale: quando un aumento del reddito ne fa aumentare la quantità consumata
bene inferiore: quando un aumento del reddito ne fa diminuire la quantità consumata
➔ l'elasticità della domanda rispetto al reddito è positiva per i beni normali e negativa per i beni inferiori
➔ Un’eccezione: i beni di Giffen, un paradosso secondo Marshall
Un bene di Giffen e un bene la cui quantità domandata aumenta all’aumentare del prezzo.
-I beni di Giffen sono rari
Esempi
1. La carestia in Irlanda: Prezzo patate Þ
potere d’acquisto poveri +consumo di carne ¯ ( i poveri
rinunciano a beni costosi) +consumo patate per raggiungere comunque le calorie necessarie
2. Fumatore accanito, ma molto povero che fuma 2 pacchetti al giorno; con i soldi che ha riesce a
comprarsi un pacchetto di sigarette buone (B) e un pacchetto di sigarette cattive (C)
•Prezzo C non riesce più a comprarsi 1 di B e 1 di C; l’unico modo per fumare 2 pacchetti e
comprare 2 di C, cioè consumo C
➔ la curva di Engel descrive la relazione tra reddito e quantità consumata, ceteris paribus:
- sull’asse delle ordinate si indica il reddito, su quello delle ascisse si indicano le quantità consumate
- per un bene normale, il consumo aumenta all’aumentare del reddito (pendenza positiva)
- per un bene inferiore a un aumento del reddito corrisponde una diminuzione del consumo
(pendenza negativa)
➔ l’approccio della preferenza rivelata è un metodo per raccogliere informazioni sulle preferenze dei
consumatori osservando le loro scelte effettive:
- se un paniere viene scelto dal consumatore quando anche un’altro paniere è accessibile, si dice che
il primo paniere (quello scelto) si è rilevato preferito al secondo
- più scelte osserviamo, più possiamo via via restringere il campo delle possibilità, cioè possiamo
restringere l’area in cui passa la curva di indifferenza per A fino al desiderato livello di precisione
Perciò, la curva di indifferenza che passa per A non può In particolare, B si è rivelato preferito a C e agli altri panieri nell’area
attraversare quest’area azzurra, triangolare azzurra.
perché essa contiene panieri meno preferiti di A. La curva Dunque sappiamo che:
di indifferenza che passa per A non può nemmeno passare A è preferito a B (primo passaggio);
per l’area blu a nord-est di A, perché per la non sazietà B è preferito a C (secondo passaggio).
quest’area contiene panieri maggiormente preferiti a A Per la transitività delle preferenze possiamo allora dire che
A è preferito a C e, sempre per la transitività, a tutti gli altri panieri
nell’area triangolare azzurra. Possiamo perciò escludere che la curva di
indifferenza per A passi per l’area azzurra
5. Domanda e benessere
Scomposizione degli effetti di una variazione del prezzo
➔ quando il prezzo di un bene aumenta, accadono due cose:
1. il bene diventato più costoso tende a essere sostituito con altri beni
2. il potere d’acquisto del consumatore diminuisce, perché uno stesso ammontare di moneta non può
comprare lo stesso ammontare di bene
variazione di prezzo non compensata: è costituita da una variazione di prezzo non accompagnata da una variazione di
reddito
variazione di prezzo compensata: è costituita da una variazione di prezzo accompagnata da una variazione di reddito,
che, nel loro complesso, lasciano invariato il benessere del consumatore
effetto di sostituzione (di una variazione di prezzo): effetto esercitato sul consumo da una variazione di prezzo
compensata
effetto di reddito (di una variazione di prezzo): effetto esercitato sul consumo dalla soppressione della
compensazione dopo la creazione di una variazione di prezzo compensata
➔ l'effetto di una variazione non compensata del prezzo di un bene è uguale all'effetto di una variazione
compensata del prezzo del bene (effetto di sostituzione) + l'effetto della rimozione della compensazione
(effetto di reddito):
- implica sia una variazione dei prezzi relativi (che fa ruotare la retta di bilancio) sia una variazione del
potere d'acquisto (che causa uno spostamento parallelo della retta di bilancio)
➔ l’effetto di una variazione di prezzo compensata è uguale all’effetto di una variazione di prezzo non
compensata + l’effetto dell’aggiunta della compensazione
➔ l’effetto di sostituzione isola l’influenza della variazione dei prezzi relativi, mentre l’effetto di reddito isola
l’influenza della variazione del potere d’acquisto
➔ l'effetto di sostituzione:
- una variazione dei prezzi relativi induce il consumatore a sostituire un bene con un altro
- implica sempre un movimento lungo una curva di indifferenza, fino al punto in cui la sua pendenza
è uguale a quella della nuova retta di bilancio
- è negativo per un aumento di prezzo la quantità diminuisce e per una diminuzione di prezzo la
quantità aumenta
- ubbidisce sempre alla legge di domanda (ha pendenza negativa)
➔ l’effetto di reddito:
- una variazione di prezzo influenza il potere d’acquisto del consumatore
- implica sempre uno spostamento in parallelo della retta di bilancio, verso l’origine degli assi nel caso
di un aumento del prezzo e nel verso opposto nel caso di una diminuzione
- se un bene è un bene normale, l'effetto di reddito è negativo per un aumento del prezzo ed è
positivo per una diminuzione del prezzo
- se un bene è un bene inferiore, l'effetto di reddito è positivo per un aumento del prezzo ed è
negativo per una diminuzione del prezzo
➔ nel caso di un bene normale, l'effetto di reddito rafforza l'effetto di sostituzione, quindi la curva di domanda
ha pendenza negativa
➔ nel caso di un bene inferiore, l'effetto di reddito e l'effetto di sostituzione operano in versi opposti
➔ se un bene è un bene sufficientemente inferiore, e se rappresenta una frazione abbastanza grande della
spesa del consumatore, la sua curva di domanda può avere pendenza positiva.
bene di Giffen: un bene è di G. se la quantità acquistata aumenta all’aumentare del prezzo e diminuisce al diminuire
del prezzo (es. patate)
Misurazione delle variazioni del benessere del consumatore mediante le curve di domanda
➔ la rendita (o surplus) del consumatore è il beneficio netto che un consumatore riceve dalla partecipazione al
mercato per un certo bene:
- graficamente corrisponde all'area sottostante alla curva di domanda del bene e sovrastante una
retta orizzontale tracciata in corrispondenza del prezzo del bene
➔ l'ordinata (valore verticale) di un punto della curva di domanda di un bene indica la disponibilità del
consumatore a pagare per un'altra unità del bene stesso
beneficio netto: differenza tra il beneficio lordo (o totale) e l’ammontare che egli paga (prezzo)
beneficio lordo: disponibilità del consumatore a pagare l’unità marginale
➔ un aumento del tasso salariale dovrebbe aumentare la partecipazione alla forza lavoro:
- questo principio aiuta a spiegare il drastico aumento della partecipazione delle donne alla forza
lavoro nella seconda metà del secolo scorso.
➔ nella figura (b) la curva di offerta è piegata all’indietro: quando il salario è superiore a 5 euro, un aumento del
salario aumenta la quantità di tempo libero e diminuisce la quantità di lavoro che egli offre
6. Tecnologia e produzione
Tecnologie di produzione
➔ la tecnologia di produzione aziendale riassume tutti i metodi a sua disposizione per produrre output
➔ un metodo di produzione è efficiente quando non c'è modo di produrre un quantitativo maggiore di output
usando lo stesso quantitativo di input
➔ l’insieme delle possibilità produttive di un’impresa comprende tutte le possibili combinazioni di input e
output data la tecnologia dell’impresa
➔ una frontiera efficiente di produzione di un'impresa contiene tutte le combinazioni di input e output che
l'impresa riesce a ottenere usando metodi di produzione
efficienti:
- può essere descritta usando una funzione di
produzione di forma Output = F (Input)
- funzione di produzione è una curva ascendente (il
quantitativo di output non cala mai quando il
quantitativo di input aumenta)
- la maggior parte delle imprese usa molti input per
produrre i propri output
input variabile: può essere modificato nel periodo di tempo preso in considerazione (numero operai)
input fisso: non può essere modificato nel periodo di tempo preso in considerazione (spazio garage)
breve periodo (SR): periodo di tempo nel quale vengono fissati uno o + input
lungo periodo (LR): periodo di tempo nel quale tutti gli input sono variabili (modificare lo spazio del garage o affittare
un nuovo garage + grande)
→ SR e LR dipendono dalla tecnologia dell'impresa: es. impresa automobilistica (dove occorre molto tempo per
costruire una nuova fabbrica) vs. impresa pony-express (dove l’input fisso diventa variabile in tempi contenuti)
➔ il prodotto marginale del lavoro è pari all'output extra prodotto aggiungendo le unità marginali di lavoro ΔL
(il quantitativo minimo di lavoro che un'impresa può aggiungere o sottrarre) diviso per il numero di unità di
lavoro aggiunte:
- quando la produttività marginale del lavoro è (maggiore/minore/uguale) alla produttività media del
lavoro, le unità marginali di lavoro (aumentano/diminuiscono/non intaccano) il prodotto medio
➔ la legge dei rendimenti marginali decrescenti afferma che il prodotto marginale di un input ha la tendenza
generale a calare man mano che il suo uso aumenta, fermi restando tutti gli altri input (come lo spazio nel
garage)
possibili livelli di output prodotti medi e marginali di un qualsiasi input possono essere definiti come sopra
citato, mantenendo fissi i livelli degli altri input (quindi prodotti medi e marginali del lavoro oppure prodotti
medi e marginali del capitale)
➔ il saggio marginale di sostituzione tecnica dell'input L con l'input K (MRTSLK) è il saggio (-ΔK/ΔL) al quale
l'impresa deve aggiungere unità di K per mantenere invariato l'output quando la quantità dell'input L è ridotta
di una piccola quantità:
- questa informazione deriva dagli isoquanti di un'impresa
- è pari alla pendenza dell’isoquanto dell’impresa per questa combinazione di input,
moltiplicato per -1
- è pari al prodotto marginale di L diviso per il prodotto marginale di K:
MRTSLK = MPL/MPK
➔ una tecnologia che usa gli input L e K ha un saggio di sostituzione
tecnica decrescente se l'MRTSLK declina man mano che ci muoviamo
lungo un isoquanto che aumenta l'input L e diminuisce l'input K
➔ le tecnologie si differenziano rispetto ai cambiamenti di MRTS man
mano che ci muoviamo lungo un isoquanto. A un estremo, gli input
potrebbero essere perfetti sostituti, all'estremo opposto, perfetti
complementi. Un caso intermedio è rappresentato dalla funzione di
sostituzione tecnica decrescente il cui MRTS varia gradualmente man
mano che ci spostiamo lungo un isoquanto
perfetti sostituti: due input sono p.s. se le loro funzioni sono identiche, in modo tale che un’impresa possa scambiare
uno con l’altro a un tasso fisso (laureati e diplomati per posto di bidello)
perfettamente complementari: due input che vengono combinati in proporzioni fisse (no sostituzione)
Rendimenti di scala
➔ gli economisti determinano se siano le grandi o le piccole imprese a produrre con maggior efficacia
esaminando i rendimenti di scala
➔ un'impresa ha rendimenti di scala (costanti/crescenti/decrescenti) se una variazione proporzionale in tutti
gli input conduce a una (identica/maggiore/minore) variazione proporzionale nell’output
➔ i rendimenti di scala crescenti sono determinati dalla specializzazione degli input e da determinate leggi
fisiche
➔ le ragioni per la quali osserviamo dei rendimenti di scala decrescenti sono invece più elusive e comprendono
la presenza di input implicitamente fissi e costi burocratici.
7. Costi
Tipi di costi
➔ il costo totale di un'impresa per produrre un dato livello di output è rappresentato dalla spesa necessaria a
produrre quell'output nel modo più economico
➔ i costi possono essere variabili o fissi:
- il costo variabile (CV) è il costo degli input che variano al variare della quantità prodotta dall'impresa
(in genere comprendono lavoro e materiali)
- il costo fisso (FC) è il costo che non varia al variare dell'output
➔ i costi fissi possono essere evitabili o irrecuperabili:
- un'impresa non dovrà sostenere un costo fisso evitabile se decide di non produrre alcun output
- mentre un costo irrecuperabile è un costo fisso che deve essere sostenuto anche in caso di mancata
produzione
➔ la funzione di costo di un’impresa descrive il costo totale necessario per produrre ogni possibile livello di
output; ha forma
Costo Totale = C(Output) o C(Output) = FC + VC(Output)
➔ la funzione di costo variabile dell’impresa dà il costo variabile dell’impresa a qualunque possibile
combinazione dell’output, ed ha la forma Costo variabile = VC(Output)
➔ la funzione di costo variabile di breve periodo può essere determinata matematicamente usando la funzione
di produzione per ottenere il quantitativo di input variabile necessario per ciascun livello di output e
moltiplicandolo per il prezzo dell'input:
𝑉𝐶(𝑄) = 15𝑄 𝑒 𝐶(𝑄) = 100 + 15𝑄
con L=Q/2, salario di 30€ l’ora e costi fissi di 100€ (irrecuperabili)
➔ il costo totale (C) dell'impresa è pari a questo costo variabile (VC) più il suo costo fisso (FC):
Costi di lungo periodo: minimizzazione dei costi con due input variabili (L e K)
➔ quando un'impresa ha più di un input variabile, il metodo di produzione ottimale per produrre Q unità è il
punto sull’isoquanto che giace sulla retta di isocosto più vicina all’origine:
- questo punto soddisfa la regola di non-sovrapposizione
- in generale, se W è il costo di un’unità di lavoro e R quello di un’unità di capitale, la retta di isocosto
per il costo totale C rispetta la formula:
𝑊𝐿 + 𝑅𝐾 = 𝐶
- il livello di capitale K associato a ogni livello di lavoro L su questa retta è dato da:
𝐶 𝑊
𝐾 = ( ) − ( )𝐿
𝑅 𝑅
retta di isocosto: contiene tutte le combinazioni di input aventi lo stesso costo (ogni livello di costo C ha una propria
retta di isocosto)
famiglia di rette di isocosto: contiene, per un dato prezzo di input, le rette di isocosto per tutti i possibili livelli di costo
dell’impresa (sono parallele)
regola di non-sovrapposizione: l’area al di sotto della linea di isocosto che contiene la combinazione di input a costo
minimo di un'impresa per produrre Q unità non può sovrapporsi all’area al di sopra dell’isoquanto per Q unità
pendenza di isocosto: Costo opportunità per l’impresa del lavoro in termini di capitale:
se l’impresa impiega 1 unità di lavoro in più sta rinunciando a W/R unità di capitale.
➔ se il metodo di produzione ottimale è una soluzione interna, deve soddisfare la condizione di tangenza:
- l'MRTS (il rapporto fra i prodotti marginali) è pari al rapporto fra i prezzi degli input
- la condizione di tangenza può essere espressa come:
𝑀𝑃 𝐿 𝑊
=
𝑀𝑃 𝐾 𝑅
𝑀𝑃 𝐿 𝑀𝑃 𝐾
=
𝑊 𝑅
scelta interna: una combinazione di input che utilizza ogni input almeno in parte
soluzione interna: quando la combinazione ottimale dei fattori è una scelta interna
condizione di tangenza: una combinazione di input soddisfa questa condizione se, a quella combinazione di input, la
retta di isocosto è tangente all’isoquanto
soluzione d’angolo: se la combinazione ottimale dei fattori esclude qualche input
➔ se gli isoquanti dell'impresa hanno un MRTS decrescente, allora qualunque combinazione interna degli input
soddisfi la condizione di tangenza (in modo tale che il rapporto dei prodotti marginali sia pari al rapporto dei
prezzi degli input) è una combinazione ottimale dei fattori
➔ il sentiero di espansione del prodotto di un'impresa contiene le combinazioni ottimali dei fattori per ogni
possibile livello di quantità mantenendo i prezzi degli input fissi:
- può essere una linea retta (rapporto lavoro/capitale non cambia quando impresa produce di +) o
curvilineo (rapporto lavoro/capitale si riduce all'aumentare della quantità)
- la funzione di costo dell'impresa illustra il costo delle combinazioni ottimali degli input lungo il
sentiero di espansione del prodotto
➔ le imprese possono variare tutti i propri input nel lungo periodo, ma a volte alcuni di essi sono input
indivisibili:
- sia se input non perfettamente divisibile sia se il processo di produzione è tale da richiedere un
quantitativo minimo di input per produrre qualsiasi livello di quantità
- input indivisibili comportano alcuni costi fissi evitabili
➔ il costo marginale (MC) descrive quanto costo extra si deve sostenere quando l'impresa cambia di poco (ΔQ)
il quantitativo di output che produce:
𝑀𝐶 = [𝐶(𝑄) – 𝐶(𝑄 − 𝛥𝑄)]/𝛥𝑄
𝑅 𝑊
𝑀𝐶 = =
𝑀𝑃 𝐾 𝑀𝑃 𝐿
scala efficiente di produzione: è il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo medio è minimo (ciò non
significa che l’impresa dovrebbe sempre cercare di produrre a questo livello di output)
costo variabile: è pari alla somme dei costi marginali delle singole unità che produce un impresa; è pari all’area
sottostante la curva di costo marginale
➔ costo medio variabile: AVC = VC/Q
➔ costo medio fisso: AFC = CF/Q
- decrescente per tutti i livelli di output
➔ costo medio totale: AC= C/Q = VC/Q + CF/Q = AVC + AFC
- AC è la somma verticale delle curve AVC e AFC
➔ un'impresa price-taker:
- è un'impresa che può vendere quanto vuole a un determinato prezzo P, ma nulla a un prezzo + alto
- per il proprio prodotto ha una curva di domanda orizzontale
- non ha bisogno di abbassare il proprio prezzo per vendere di più, così che il suo ricavo marginale è
sempre pari al prezzo
- In un’impresa price-taker (l’impresa che assume il prezzo imposto dal mercato, e a quel prezzo può
vendere qualsiasi quantità desiderata, perché non ha potere di mercato), il ricavo relativo alla
vendita aggiuntiva di ∆Q unità è P x ∆Q. Dividendo questa variazione per ∆Q (si ricordi che la
formula del MR = ∆R/∆Q) si ottiene che MR = P
➔ quando la quantità di prodotto che massimizza il profitto di un'impresa è positiva, il suo ricavo marginale è
pari al suo costo marginale a quella quantità
➔ possiamo seguire una procedura in due passaggi per trovare la quantità di prodotto che massimizza il
profitto di un'impresa:
1. la regola della quantità, si identifica la quantità di prodotto positiva alla quale
MR = MC; se + di una quantità di prodotto positiva soddisfa MR=MC, determinare qual’è la migliore
(quale produce + profitto)
2. la regola di cessazione dell'attività, si controlla se il profitto derivante dalla quantità di prodotto (!)
è almeno pari al profitto legato alla chiusura
- se è così, quella è la scelta che massimizza il profitto
- in caso contrario non vendere niente è l’opzione migliore
- se sono uguali entrambe le scelte massimizzano il profitto
➔ se l'impresa non ha costi irrecuperabili, o se questi vengono ignorati nel calcolo del costo, la regola di
cessazione dell'attività equivale a verificare se il profitto derivante dalla miglior quantità di prodotto positiva
è non-negativo (PC – C(Q) ≥ 0), o, in maniera equivalente, se il prezzo dell'impresa è almeno pari al suo costo
medio (P ≥ AC).
➔ la funzione di offerta, Qs = S(P), di un’impresa price taker mostra quanto l’impresa vuole vendere per ogni
possibile prezzo
- se il prezzo è superiore al costo medio minimo, la quantità che massimizza il profitto è positiva e tale
per cui il prezzo è uguale al costo marginale
- per livelli di prezzo inferiori al costo medio minimo, l’impresa non offre alcunché
➔ la legge dell’offerta ci dice che l'offerta di un'impresa competitiva non diminuisce mai quando il prezzo di
mercato aumenta
➔ quando la curva di costo marginale di un'impresa è inclinata positivamente, la sua curva dell'offerta:
- coincide con la curva di costo marginale a prezzi superiori di ACmin
- coincide con l'asse verticale (che rappresenta l'offerta zero) in corrispondenza di prezzi inferiori a
ACmin
➔ la variazione di un prezzo di un input influisce sulla funzione d’offerta:
- la figura (2) mostra cosa accade il prezzo di un input aumenta di 5€: le curve sia di costo medio sia
costo marginale si innalzano in corrispondenza di ogni quantità
- la figura (3) mostra invece cosa accade dopo l’aumento del costo fisso evitabile: curva di costo
medio si alza mentre quella di costo marginale rimane inalterata
9. Le scelte e il tempo
Transazioni intertemporali
➔ i consumatori e le imprese hanno bisogno di trasferire nel tempo la disponibilità di liquidità:
- per fare ciò, essi concedono o accendono dei prestiti (ad esempio un conto bancario è un prestito
che un individuo, depositante, fa a una banca)
capitale: ammontare di denaro che una persona (o impresa) prende a prestito
interesse: somma di denaro che colui che prende a prestito è obbligato a pagare oltre la restituzione del capitale
tasso di interesse (R): è l’ammontare degli interessi corrisposti durante un determinato periodo di tempo
(solitamente un anno), ed è espresso come percentuale del capitale
capitalizzazione a interesse composto: si riferisce al pagamento degli interessi sul saldo del prestito che include gli
interessi già corrisposti, una pratica che comporta una crescita più veloce del saldo del prestito al trascorrere del
tempo
valore attuale scontato (PDV): è il valore monetario di un diritto su risorse future oggi, sinonimo di minor prezzo
odierno
«Attuale» significa che che misuriamo il prezzo odierno di un euro futuro.
«Scontato» significa che un euro futuro è venduto a meno di un euro oggi.
Infine, al crescere del tasso di interesse, gli euro futuri diventano meno costosi.
Risparmio e indebitamento
➔ il risparmio riflette le decisioni di consumo nel tempo:
- per analizzare il risparmio, è possibile trattare la disponibilità nel tempo dei beni come una
caratteristica fisica (infatti beni fisicamente identici verranno trattati come beni distinti se
disponibili in istanti di tempo diversi)
- utilizziamo le curve di indifferenza per rappresentare le preferenze del consumatore sul consumo in
diversi istanti di tempo e la retta di bilancio per rappresentare le opportunità disponibili
- nel costruire la retta di bilancio, usiamo il prezzo di ciascun bene da una prospettiva corrente, cioè il
PDV dei prezzi futuri:
𝑃 0
𝑃𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜 = −(1 + 𝑅) ( )
𝑃 1
BENI DISPONIBILI IN DIVERSI ISTANTI DI TEMPO
•Se oggetti fisici identici sono disponibili in periodi di tempo diversi devono
essere considerati beni diversi perché soddisfano bisogni diversi (acqua oggi ≠
acqua domani)
•Consideriamo in particolare il bene cibo.
•Chiamiamo C0 il cibo disponibile oggi, cioè nel periodo 0.
•Chiamiamo C1 il cibo disponibile domani, cioè nel periodo 1.
Preferenze intertemporali
Le preferenze per beni consumati in periodi diversi sono dette preferenze
intertemporali.
➔ Le preferenze intertemporali di un individuo saranno rappresentate da una Funzione di utilità
intertemporale U(C0, C1), in modo del tutto analogo a come la funzione U(x, y) rappresenta le sue
preferenze per diverse combinazioni di bene x e bene y consumati nello stesso periodo.
➔ Problema dell’individuo: scegliere quanto consumare in ciascun periodo in modo da massimizzare la sua
utilità U(C0, C1)
➔ MRS intertemporale corrisponde a quante unità di cibo futuro sono disposto a
rinunciare per 1 unità di cibo presente in più.
MUC0/MUC1
opposto della pendenza della curva di indifferenza intertemporale
➔ un paniere di consumo è accessibile se il PDV dei flussi di consumo non eccede il PDV dei flussi di reddito:
- la scelta ottima è spendere tutto ciò che si guadagna, in modo che PDV dei flussi di consumo = PDV
dei flussi di reddito
➔ i consumatori sufficientemente pazienti risparmiano e i consumatori sufficientemente impazienti prendono a
prestito:
- tra i risparmiatori, un aumento del tasso di interesse può far crescere o decrescere il risparmio,
perché l'effetto di reddito e l'effetto di sostituzione operano in direzione opposta
- al contrario, tra coloro che prendono a prestito, un aumento del tasso di interesse tipicamente
riduce l'indebitamento, perché l'effetto di reddito e quello di istituzione operano nella stessa
direzione
Investimenti
➔ risparmiando e indebitandosi, un investitore può modificare la tempistica dei flussi di cassa del progetto, in
modo da incassare subito l'NPV, se positivo, o pagarlo, se negativo, e non pagare o ricevere nulla in futuro:
- pertanto, I'NPV ci dice quanto vale un progetto in termini correnti
- quando calcoliamo l'NPV di un progetto, teniamo presente anche il costo opportunità dei fondi
𝑁𝐶𝐹 1 𝑁𝐶𝐹 2 𝑁𝐶𝐹 𝑇
𝑁𝑃𝑉 = 𝑁𝐶𝐹 0 + + +. . . +
1+𝑅 (1 + 𝑅) 2 (1 + 𝑅) 𝑇
valore tempo temporale del denaro (o costo opportunità dei fondi): costo opportunità associato ai benefici
economici che un investitore potrebbe ricevere cedendo a prestito un capitale al tasso di interesse prevalente
tasso interno di rendimento (IRR): tasso di interesse in corrispondenza del quale il PDV è esattamente uguale a 0
capitale umano: capacità spendibili sul mercato e acquisite attraverso l’investimento in istruzione e formazione
➔ quando il tasso di interesse aumenta, molti potenziali progetti diventano meno profittevoli e il livello
generale degli investimenti diminuisce (una diminuzione dei tassi genera l'effetto opposto); questo poiché:
1. a un tasso di interesse elevato, il valore degli euro futuri è inferiore di quello degli euro attuali.
Poiché un tipico progetto di investimento è caratterizzato da un elevato ammontare di costi nei
primi periodi, generando la maggior parte dei ricavi solo in seguito, un tasso di interesse elevato
riduce il valore dei ricavi in relazione ai costi
2. a un tasso di interesse elevato, diventa più allettante depositare il denaro in un conto bancario
(mentre prendere a prestito diviene meno conveniente). Quindi, il costo opportunità dei fondi è
maggiore. Al netto dei costi opportunità, i profitti sono inferiori
➔ se si conoscono la probabilità e il payoff associati a ciascuno stato di natura, possiamo calcolare la probabilità
complessiva di ciascun possibile payoff, definendo in questo modo una lotteria. Possiamo poi calcolare il
payoff atteso della lotteria, una media ponderata dei possibili payoff, dove il peso di ciascun payoff è la sua
probabilità.
funzione di utilità della moneta: assegna a ogni somma di denaro l’utilità che un individuo riceve da quella somma di
denaro
utilità attesa EU (di una lotteria): media ponderata delle utilità dei possibili payoff, dove il peso assegnato a ciascun
livello di utilità è la probabilità con cui la lotteria dà il payoff a esso corrispondente
equivalente certo (di una lotteria): somma di denaro che rende l’individuo indifferente tra la lotteria e una lotteria
senza rischio che dà con certezza quella somma di denaro
premio al rischio (di una lotteria): differenza tra il payoff atteso e l’equivalente certo della lotteria
➔ per valutare le decisioni in condizioni di rischio, usiamo il concetto di funzione di utilità della moneta per
calcolare l'utilità attesa di una lotteria:
𝐸𝑈 = 𝑝 1 × 𝑢(𝑊 1 ) + 𝑝 2 × 𝑢(𝑊 2 )+. . +𝑝 𝑁 × 𝑢(𝑊 𝑁 )
- W payoff, p probabilità, u(W) livello di utilità
➔ ogni lotteria ha un corrispondente equivalente certo, la somma certa di denaro che l'individuo giudica
esattamente tanto desiderabile quanto la lotteria:
- l'equivalente certo di una lotteria è minore, uguale o maggiore del payoff atteso della lotteria, a
seconda che l'individuo sia avverso, neutrale o propenso a maggiore rischio, rispettivamente.
➔ il premio al rischio misura la parte di payoff atteso a cui l'individuo è disposto a rinunciare per eliminare il
rischio del tutto
➔ tra due lotterie di pari payoff atteso, ciascuna delle quali può dare solo due payoff possibili, la lotteria che dà
payoff più variabili è quella dove il payoff + alto della media è il + alto e il payoff + basso della media è il +
basso, rispetto all’altra lotteria:
- un individuo avverso al rischio sceglierà la lotteria che ha payoff meno variabili
Assicurazione
polizza assicurativa: contratto che riduce la perdita finanziaria associata a un determinato evento rischioso, come un
furto, un incidente, una malattia o la morte (sinistro)
premio assicurativo (P): somma di denaro che l’assicurato paga per ottenere la polizza assicurativa
indennizzo assicurativo: somma di denaro che un assicurato riceve dalla compagnia di assicurazione se subisce il
danno contemplato dalla polizza
assicurazione completa: quando la polizza prevede un indennizzo pari all’entità del danno che l’assicurato può subire
polizza attuarialmente equa (o assicurazione equa): se il premio assicurativo è pari al danno atteso, ovvero se dà alla
compagnia di assicurazione un profitto atteso pari a 0
premio equo: 𝜋 × 𝐷, dove π indica la probabilità che il sinistro si verifichi e D l’entità del possibile danno (1-π indica
invece la probabilità che non si verifichi)
gioco: situazione in cui ogni membro di un gruppo prende almeno una decisione e nel fare ciò si interessa sia della
propria scelta sia delle scelte degli altri membri del gruppo (qualsiasi situazione che implichi un strategia)
azioni: ciò che ciascun giocatore può fare, le mosse a sua disposizione
strategia: è un piano completo di azioni
struttura informativa del gioco: Ciò che i giocatori sanno delle azioni e preferenze altrui
esiti del gioco: come il gioco può terminare
payoff /vincite: utilità/profitti associati per ciascun giocatore agli esiti del gioco
gioco a uno stadio: ogni partecipante compie tutte le proprie scelte prima di osservare qualsiasi scelta compiuta da
qualunque altro partecipante (es. sasso-carta-forbice)
gioco a + stadi: almeno un partecipante osserva la scelta compiuta da un altro partecipante prima di prendere una
decisione (es. scacchi, poker)
➔ alcune situazioni strategiche corrispondono a giochi a uno stadio; altre corrispondono a giochi a più stadi:
- in economia, i giochi a più stadi sono più comuni
➔ se il giocatore è chiamato a decidere in una unica situazione : azioni = strategie (solo in giochi a uno stadio)
➔ per descrivere le caratteristiche essenziali di un gioco a uno stadio, procediamo in due fasi:
1. identifichiamo i giocatori ed elenchiamo le azioni a disposizione di ciascuno di essi
2. per ogni possibile combinazione di azioni (una per ogni giocatore), identifichiamo il payoff di ogni
giocatore, sia esso una remunerazione o una penalità
Risposta/scelta strategica ottima: strategia che fornisce al giocatore il payoff + alto possibile, presupponendo che gli
altri giocatori si comportino in un determinato modo
strategia dominante: se è l’unica risposta ottima di un giocatore, indipendente dalle scelte degli altri giocatori
strategia dominata: se esiste una qualche altra strategia che dia un payoff strettamente + alto, indipendentemente
dalle scelte degli altri
strategia debolmente dominata: se esiste una qualche altra strategia che dia un payoff strettamente + alto in alcune
circostanze e che non dia mai un payoff + basso, indipendentemente dalle scelte degli altri
➔ se un giocatore ha una strategia dominante, dovrebbe giocarla, indipendentemente da ciò che gli altri
possono fare:
- in alcuni giochi, come il dilemma del prigioniero, tutti i giocatori hanno una strategia dominante
➔ se nessun giocatore ha una strategia dominante è possibile determinare con il ragionamento la scelta
probabile di un avversario razionale eliminando iterativamente le strategie dominate:
1. rimuovere le strategie dominate da un gioco
2. esaminare il gioco semplificato per determinare se contenga nuove strategie dominate
3. se le contiene, rimuoverle
4. ripetere questo procedimento finché non resta alcuna strategia dominata da rimuovere
➔ nell’esempio riportato sotto, si nota che per Ruggero “negare” è una strategia dominata (mentre per Oscar
non è rilevante). Pertanto è possibile eliminarla dal gioco. Il gioco si semplifica. E si semplifica ulteriormente
quando nel secondo step, Oscar sceglie di non negare (elimina quindi tale strategia), fino allo step «c»: unico
esito possibile
equilibrio di Nash: in esso la strategia giocata da ogni individuo è la risposta ottima alle strategie giocate da tutti gli
altri individui
accordo self-enforcing (autovincolante): in esso ogni partecipante all'accordo ha un incentivo a rispettarlo,
nell'ipotesi che lo facciano anche gli altri
funzione di risposta ottima (o funzione di reazione): rappresenta la relazione tra la scelta di uno dei due giocatori e la
risposta ottima dell'altro
strategia pura: quando un giocatore sceglie una strategia in modo non probabilistico, cioè senza randomizzare
strategia mista: quando un giocatore usa una regola per scegliere la strategia in modo probabilistico, cioè
randomizzando
equilibrio di Nash in strategie miste: i giocatori scelgono strategie miste, e la strategia mista scelta da ogni giocatore è
una risposta ottima alle strategie miste scelte dagli altri giocatori
➔ in molti giochi non esiste una strategia che domina le altre, nemmeno debolmente: il concetto di equilibrio di
Nash ci permette di analizzare il comportamento strategico anche in questi giochi:
- ognuno anticipa correttamente ciò che farà ogni altro individuo, per poi scegliere la migliore
alternativa possibile
➔ data una tabella che riassume un gioco a uno stadio con due giocatori, siamo in grado di trovare un
equilibrio di Nash cercando una casella che:
a. dia al giocatore nella riga il più alto payoff nella stessa colonna
b. dia al giocatore nella colonna il più alto payoff nella stessa riga
➔ la combinazione di strategie scelta in un equilibrio di Nash è stabile:
- ogni partecipante è soddisfatto della propria scelta; nessuno di essi desidera giocare qualcos'altro
- tutti gli altri esiti sono instabili, nel senso che almeno un partecipante desidererebbe cambiare la
propria strategia
➔ una giustificazione per concentrare l'attenzione sugli equilibri di Nash è che, quando tutti i giocatori sono
esperti, essi dovrebbero avere aspettative ragionevolmente accurate su ciò che gli altri faranno e quindi
dovrebbero dare le risposte ottime l'uno alle scelte dell'altro
➔ un equilibrio di Nash è anche un accordo self-enforcing, cioè un accordo che ogni partecipante è incentivato
a rispettare, nell'ipotesi che lo facciano anche tutti gli altri
➔ in molti giochi nessuna strategia domina un'altra strategia, neppure debolmente:
- il concetto di equilibrio di Nash permette di analizzare il comportamento strategico anche in questi
giochi
➔ a seconda del gioco, l'equilibrio di Nash può implicare esiti più o meno soddisfacenti
➔ nei giochi a due giocatori nei quali le scelte sono perfettamente divisibili, siamo in grado di costruire curve
che rappresentano la risposta ottima di ciascun giocatore in funzione della scelta dell'altro (funzione di
risposta ottima):
- per trovare gli equilibri di Nash, identifichiamo poi i punti di intersezione delle curve
informazione perfetta: in un gioco con i.p. i giocatori compiono le proprie scelte uno alla volta e nulla è nascosto ad
alcun altro giocatore (es. scacchi)
induzione all’indietro: procedimento di risoluzione di un problema strategico in cui si ragiona a ritroso, partendo dal
termine del diagramma ad albero che rappresenta il gioco e operando all'indietro fino all'inizio del diagramma
strategia: è il piano del giocatore particolareggiato per giocare al gioco; per ogni situazione che potrebbe presentarsi
nel corso del gioco, la strategia dice che cosa farà giocatore
gioco ripetuto: gioco che si forma giocando molte volte in successione un gioco più semplice
strategie punitive: con esse la punizione del comportamento non cooperativo è permanente
➔ siamo in grado di descrivere un gioco con informazione perfetta costruendo un diagramma ad albero che
rappresenta la sequenza di decisioni e indica i payoff dei giocatori
➔ il metodo migliore per identificare strategie credibili ed equilibri di Nash ragionevoli in un gioco con
informazione perfetta è ragionare a ritroso
- questo diagramma ad albero descrive una versione della battaglia dei sessi in cui Antonio sceglie per
primo e Maria arriva a conoscere la sua scelta prima di compiere la propria: risolvendo il gioco con il
ragionamento a ritroso, identifichiamo la scelta ottima (ramo azzurro) in ciascun punto
→ la nostra analisi ci dice che Antonio sceglierà il film d'azione e Maria lo seguirà
➔ per un gioco a informazione perfetta possiamo sempre trovare un equilibrio di Nash ragionando a ritroso
(non è per forza l’unico ma è il + ragionevole)
ancoraggio: avviene quando le scelte di un individuo dipendono dal punto di riferimento che egli considera, anche se
tale punto è arbitrario e palesemente irrilevante per la decisione
➔ alcuni esperimenti mettono in dubbio l'ipotesi che gli individui abbiano preferenze coerenti:
- in alcune situazioni, i soggetti violano continuamente il principio dell'ordinamento delle preferenze
- in altre, i loro giudizi sembrano dipendere da informazioni palesemente non rilevanti
➔ in alcune situazioni, gli individui presentano un forte attaccamento allo status quo:
- per esempio, tendono ad attribuire a qualcosa un valore più alto quando questa è in loro possesso
rispetto a quando non la posseggono (effetto di dotazione)
- inoltre, quando hanno di fronte un menu di alternative, evitano talvolta di compiere una scelta e
finiscono con l'opzione assegnata di default (effetto di default)
➔ secondo il narrow framing (tendenza psicologica):
- gli individui tendono a raggruppare i beni affini in categorie e a tracciare frontiere artificiali attorno a
queste categorie
- nel compiere una scelta, tendono a considerare altri beni nella stessa categoria, ma possono
ignorare beni in categorie diverse
➔ le scelte degli individui sembrano talvolta dipendere dal modo in cui le alternative vengono presentate:
- differenti presentazioni possono comunicare esattamente le stesse informazioni oggettive,
richiamando al tempo stesso l'attenzione su fatti diversi
➔ quando si trovano di fronte a fatti complessi, gli individui ricorrono spesso a semplici regole empiriche
(regole del pollice) che hanno funzionato ragionevolmente bene in passato:
- ad esempio nelle decisioni concernenti il risparmio e l'allocazione del portafoglio.
- Aggiungere particolari rende le descrizioni più persuasive, ma meno probabili.
• Il benchmark (riferimento): uso corretto della logica e della statistica.
• Bias: la distanza da tale benchmark.
coerenza dinamica: una persona la presenta se le sue preferenze rispetto alle alternative disponibili a una certa data
futura non cambiano all'approssimarsi di quella data o quando questa è passata
incoerenza dinamica: quando non vale la coerenza dinamica
present bias: forma di incoerenza dinamica che implica una tendenza (bias) verso la gratificazione immediata
preimpegno: scelta che rimuove le opzioni future
fallacia del costo irrecuperabile: opinione secondo cui, se in passato abbiamo pagato una somma maggiore per
acquistare un bene, oggi questo bene deve avere per noi un valore maggiore
projection bias: tendenza a valutare le conseguenze future sulla base delle preferenze e dei bisogni al momento in cui
viene presa la decisione
➔ alcuni individui cambiano il proprio ordinamento delle alternative disponibili in un momento futuro quando
quel momento si avvicina (incoerenza dinamica):
- questo fenomeno rispecchia una tendenza verso la gratificazione immediata, il che crea problemi di
autocontrollo (present bias)
- ciò, a sua volta, induce gli individui a restringere le opzioni future per evitare le scelte cattive
(preimpegno), ad esempio un fumatore che decide di smettere di fumare e getta via le sigarette in
suo possesso
➔ gli individui soggetti a present bias possono incontrare difficoltà nell'esercitare l'autocontrollo necessario
per risparmiare denaro:
- se sono consapevoli delle proprie tendenze, possono cercare metodi per risparmiare
automaticamente e immobilizzare fondi per il pensionamento, per esempio, attraverso fondi
pensionistici
➔ la teoria microeconomica classica suggerisce che nel processo decisionale è importante ignorare i costi
irrecuperabili, cioè quelle spese che il decisore ha già sostenuto e che non può in alcun modo recuperare:
- in realtà la nostra decisione dipende dalla fallacia del corto irrecuperabile
➔ in alcune situazioni, gli individui sembrano incontrare difficoltà a prevedere accuratamente come
percepiranno differenti esiti nel futuro:
- invece di compiere previsioni ragionevoli, tendono a valutare le conseguenze future basandosi sulle
proprie preferenze e sui propri bisogni al momento di prendere le decisioni (projection bias)
gioco di contribuzione volontaria: in esso ogni membro di un gruppo da un contributo a un piatto comune; il
contributo di ogni giocatore beneficia tutti i giocatori
gioco del dittatore: un giocatore (il dittatore) divide un premio fisso tra sé stesso e un altro giocatore (il ricevente),
che è un partecipante passivo
gioco dell'ultimatum: un giocatore (il proponente) offre a un secondo giocatore (il ricevente) una certa quota di un
premio fisso; il ricevente deve quindi decidere se accettare oppure rifiutare la proposta
gioco della fiducia: un giocatore (il trustor) decide quanto denaro investire, un secondo giocatore (il trustee) ripartisce
il capitale e gli utili
➔ le previsioni del comportamento che si basano sulla teoria dei giochi tendono a diventare più accurate dopo
che i giocatori hanno acquisito una certa esperienza di un gioco, in particolare se le regole sono
relativamente semplici:
- tuttavia, anche i giocatori esperti di giochi semplici sembrano comportarsi talvolta contrariamente ai
propri interessi
- molte di queste violazioni della teoria dei giochi possono essere attribuite a ipotesi errate riguardo ai
payoff dei giocatori (in particolare, che a essi interessino soltanto le proprie remunerazioni
monetarie) piuttosto che a problemi insiti nella teoria dei giochi stessa
➔ un obiettivo importante degli economisti comportamentali è comprendere i modi in cui le motivazioni
sociali influenzano le scelte strategiche:
- i risultati del gioco del dittatore illustrano la potenziale importanza di motivazioni sociali quali
altruismo, equità, egualitarismo e la ricerca di status
- i risultati del gioco dell'ultimatum indicano che anche emozioni come ira e indignazione possono
influenzare le decisioni economiche
- i risultati del gioco della fiducia aiutano a comprendere un motivo per cui è possibile condurre una
grande quantità di transazioni basandosi soltanto su strette di mano e accordi verbali (molti individui
si sentono obbligati a giustificare la fiducia che altri hanno riposto in loro).
prodotti omogenei: quando sono identici agli occhi dei consumatori (grano di due coltivatori diversi)
prodotti differenziati: quando alcuni compratori li percepiscono come differenti
➔ un mercato è perfettamente concorrenziale, con compratori e venditori che si comportano come price taker,
quando:
- i compratori e i venditori non sostengono costi legati alle transazioni
- i prodotti sono omogenei
- esistono molti venditori, ciascuno dei quali contribuisce all'offerta complessiva del bene solo in
minima parte
➔ affinché molte piccole imprese producano in maniera efficiente in un mercato, la scala efficiente di
produzione deve essere trascurabile se raffrontata alla grandezza del mercato, cioè alla quantità totale
prodotta e consumata
➔ in un mercato concorrenziale i consumatori hanno numerose opzioni e comprano dal venditore che offre loro
il prezzo inferiore
➔ l'offerta di mercato di un prodotto è la somma delle quantità offerte dai singoli venditori
➔ la curva di offerta di mercato è la somma orizzontale di tutte le curve di offerta individuali:
- nel breve periodo, la curva di offerta di mercato include l'offerta di tutte le imprese attive
- nel lungo periodo essa include l'offerta di tutte le imprese potenziali
- nel lungo periodo, molti mercati sono caratterizzati da libertà di entrata, poiché nel lungo periodo è
possibile accedere liberamente alla tecnologia per poter avviare un'attività di impresa e l'entrata è
libera; in queste condizioni, la curva di offerta di mercato di lungo periodo è una linea orizzontale in
corrispondenza del minimo del costo medio, ACmin
breve periodo
lungo periodo
Cosa accade nel breve e lungo periodo se il costo medio si abbassa (per es. perché l’affitto del capannone diminuisce),
mentre i costi variabili rimangono gli stessi?
➔ i costi medi minimi diminuiscono, e si riduce la scala minima efficiente
➔ nel breve periodo le imprese attive sono 10, la curva di offerta di mercato (S10) non muta, i costi marginali
sono gli stessi. L’equilibrio è in A. Le imprese ottengono un profitto positivo perché P = 100 e il costo medio è
70. (Fig 13.8(b))
➔ nel lungo periodo, con le nuove entranti, l’equilibrio si sposta in B, e il prezzo diminuisce e diventa 70, e
vengono prodotte 2720 panchine (la scala efficiente di ciascuna impresa è 160 e le imprese attive sono 17).
➔ un costo fisso è evitabile se l’impresa non lo sostiene o lo recupera qualora decida di non produrre
➔ il beneficio individuale è misurato dalla disponibilità a pagare in corrispondenza della quantità consumata:
surplus totale = Disponibilità a pagare – Totale dei costi di produzione evitabili
➔ se un risultato economico massimizza il surplus totale, qualsiasi altro risultato alternativo che migliori il
benessere di alcuni membri della società peggiorerà le condizioni di altri membri
➔ in corrispondenza dell'equilibrio concorrenziale si realizza il livello maggiore di surplus totale
➔ il costo totale di produzione (evitabile) è pari all’area sottostante la curva di offerta fino al livello di
produzione (è individuabile l’area del ricavo totale e l’area (ombreggiata) del costo evitabile)
➔ un sistema economico è efficiente se massimizzando un surplus totale, massimizza il beneficio totale
Misurare il surplus utilizzando le curve di domanda e di offerta di mercato
Possiamo utilizzare la curva di domanda di mercato per calcolare:
➔ possiamo misurare la disponibilità totale a pagare dei consumatori attraverso l'area al di sotto della curva di
domanda di mercato fino a quella quantità, ogni volta che un'unità di un bene viene consumata dagli
individui con la più alta disponibilità a pagare
➔ il surplus del consumatore, che è uguale alla disponibilità totale a pagare meno la spesa totale
Sotto queste condizioni, possiamo usare le curve di domanda e offerta di mercato per misurare il surplus totale:
➔ è uguale all'area compresa tra le curve di domanda e offerta fino alla quantità di equilibrio:
- se la quantità è superiore a quella di equilibrio, sottraiamo l’area compresa tra le curve al di sopra
della quantità di equilibrio, dove la disponibilità a pagare è minore dei costi evitabili di produzione
➔ è uguale alla somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore
Quando gli scambi non si realizzano in mercati perfettamente concorrenziali, c’è una perdita secca di benessere:
➔ riduzione di benessere conseguente alla riduzione di surplus totale al di sotto del massimo valore possibile
➔ dipendono dalla quantità prodotta e consumata
➔ è uguale alla differenza tra il massimo del surplus totale (dove perdita secca è nulla) e il surplus totale a
quella data quantità
tassa sulla quantità: somma fissa che deve essere pagata per ogni unità acquistata o venduta
tassa ad valorem: tassa espressa come percentuale del prezzo del bene
incidenza di diritto di una tassa: su chi formalmente ricade l’onere della tassa
incidenza di fatto di una tassa: su chi concretamente ricade l’onere della tassa
sussidio: pagamento che riduce l'importo pagato dai consumatori per l'acquisto di un bene o che aumenta l'importo
ricevuto dai venditori (conceduti dallo Stato)
➔ una tassa:
- diminuisce la quantità acquistata e venduta di un bene
- aumenta l'importo che gli acquirenti pagano per ogni unità del bene
- diminuisce l'importo unitario ricevuto dai venditori
- genera una perdita secca di benessere perché non vengono prodotte alcune unità del bene alle
quali i consumatori attribuiscono un valore superiore al costo di produzione
- quando si considera una tassa sulla quantità, occorre distinguere tra la somma pagata dal
consumatore (Pb) e la somma effettivamente incassata dall’impresa (Ps) che la vende:
Ps = Pb – T
➔ gli effetti di una tassa sono indipendenti dai soggetti legalmente obbligati a pagarla, siano essi acquirenti o
venditori:
- applicando una tassa la curva di offerta si sposta verso l’alto (per una dimensione pari a T): le
imprese offrono di meno, perché incassano di meno. La domanda rimane inalterata e il punto di
equilibrio si sposta verso l’alto
➔ la tassa fa diminuire sia il surplus del consumatore sia quello del produttore:
- l'entità di questa contrazione è maggiore delle entrate fiscali derivanti dalla tassa
- la differenza tra i due ammontari è la perdita secca di benessere
➔ i sussidi:
- aumentano la quantità scambiata di un bene
- possono essere sia sulla quantità (una certa somma per unità) sia ad valorem (una percentuale sul
prezzo)
- vengono applicati per ristabilire l’efficienza perduta in seguito a fallimenti del mercato
- generano una perdita secca di benessere perché vengono prodotte e consumate alcune unità del
bene alle quali consumatori attribuiscono un valore minore del costo di produzione
- fanno sì che il prezzo pagato dal consumatore (pb) sia minore di ciò che arriva all’impresa (ps) dopo
aver ricevuto il sussidio (S):
Pb + Sussidio = Ps
2. le quote di produzione:
- impone limiti alla quantità di un bene che le singole imprese possono produrre
-Effetti delle quote di produzione sull’efficienza
Gli effetti sull’efficienza dipendono molto da come vengono distribuite le quote di produzione.
Immaginiamo che lo Stato assegni le quote di produzione nel modo più efficiente possibile, cioè
che le quote vengano assegnate ai produttori con i costi di produzione più bassi. (Lo Stato può
offrire incentivi per indurre i produttori a limitare la produzione). Dopo l’introduzione delle quote i consumatori
stanno peggio: consumano meno latte e lo pagano di più. I produttori a cui sono assegnate quote stanno meglio:
possono vendere il latte ad un prezzo più elevato di quello di CP.
I produttori a cui non vengono assegnate quote di produzione e quindi rimangono fuori dal
mercato stanno peggio. Lo Stato non ha spese. Nel complesso, la perdita secca è pari a quella che si ha con il prezzo
minimo. Tuttavia, se le quote non sono assegnate ai produttori con i costi di produzione più bassi (cosa che nella
pratica accade facilmente), i costi di produzione sarebbero più alti e la perdita secca sarebbe maggiore.
Talvolta gli Stati adottano politiche che mirano ad abbassare i prezzi di determinati beni:
➔ un livello massimo di prezzo è un esempio di politica rivolta a tale scopo:
- con un prezzo massimo inferiore al prezzo di equilibrio, i venditori vorranno vendere una quantità
inferiore a quella che i consumatori sono disposti ad acquistare a quel prezzo
- la quantità scambiata diminuisce causando una perdita secca di benessere.
Dazi all'importazione e quote sulle importazioni
dazio all'importazione: tassa sulle importazioni (beni e servizi), viene applicato solo ad alcuni venditori, cioè a quelli
stranieri
quota sulle importazioni: limita in modo diretto la quantità totale di un bene che può essere importata
surplus totale nazionale o interno: somma del surplus del consumatore nazionale, del surplus del produttore
nazionale, e delle entrate fiscali dello Stato derivanti dal dazio
La Figura mostra la curva di offerta di mercato in assenza di dazi. La curva di offerta dei produttori nazionali è Sd.
Ipotizziamo che il Paese in esame consumi una piccola frazione della produzione mondiale di zucchero, cosicché la sua
domanda non influenza il prezzo mondiale, Pw.
Di conseguenza, la curva di offerta dello zucchero importato è orizzontale al livello del prezzo mondiale Pw. Se il
prezzo nazionale è inferiore a Pw, i produttori esteri non avranno convenienza a vendere in questo Paese. Se invece il
prezzo nazionale è maggiore di Pw, essi cercheranno di vendere tutta la propria produzione in questo Paese. In
assenza del dazio, la curva di offerta di mercato è quindi la curva S0 (in grigio scuro).
➔ molti Paesi scoraggiano l’importazione di beni e servizi mediante l’applicazione di dazi all'importazione o
quote sulle importazioni
➔ se la curva di offerta del bene importato è orizzontale al livello del prezzo mondiale (cioè è infinitamente
elastica) un dazio all'importazione fa diminuire il surplus totale nazionale
➔ una quota sulle importazioni scelta in modo appropriato può produrre lo stesso equilibrio di mercato
prodotto da un dazio:
- l'unica differenza è che, nel caso della quota, lo Stato non incassa nulla (a meno che non venda il
diritto a importare)
- ciò che non viene incassato dallo Stato va alle imprese estere cui è consentito di importare i propri
beni
analisi di equilibrio parziale: riguarda l'equilibrio concorrenziale di un singolo mercato, considerato come isolato
analisi di equilibrio generale: è lo studio dell'equilibrio concorrenziale che si verifica simultaneamente in molti
mercati
➔ per essere completamente generale, l'analisi dell'equilibrio dovrebbe tenere presente ogni mercato
dell'economia mondiale:
- in effetti, gli economisti in genere si concentrano sullo studio dei mercati che sono collegati in
maniera evidente, ignorando tutti gli altri.
frontiera delle possibilità di utilità: mostra i livelli di utilità associati a ogni possibile allocazione efficiente delle risorse
nozioni orientate ai processi: si focalizzano sulle procedure utilizzate per arrivare a una data allocazione delle risorse,
piuttosto che sulla locazione in sé
nozioni orientate ai risultati: cercano di stabilire se il processo utilizzato per allocare le risorse porti a un risultato
equo
utilitarismo: secondo questo principio la società dovrebbe attribuire la stessa importanza al benessere di ogni
individuo
rawlsianismo: secondo questo principio la società dovrebbe attribuire l'importanza massima al benessere degli
individui più svantaggiati
egualitarismo: secondo questo principio una divisione uguale delle risorse della società tra i suoi membri costituisce il
risultato più equo
funzione di benessere sociale: sintetizza i giudizi sulle possibili allocazione delle risorse; a ogni possibile allocazione, la
funzione assegna un valore che indica il livello totale di benessere sociale
➔ le allocazioni Pareto efficienti sono associate a livelli di utilità che giacciono sulla frontiera delle possibilità di
utilità
➔ una funzione di benessere sociale può catturare sia gli aspetti legati all'efficienza sia quelli legati all'equità
secondo una nozione orientata al risultato.
economia di puro scambio: economie in cui i consumatori possiedono e scambiano dei beni, ma non vi è nessuna
attività di produzione
dotazione: paniere di beni di cui un individuo dispone prima che lo scambio abbia luogo
scatola di Edgeworth: diagramma che mostra le opportunità e le scelte di due consumatori in un unico grafico
curva dei contratti: mostra tutte le allocazioni efficienti dei beni di consumo in una scatola di Edgeworth
➔ un consumatore che ha grandi quantità di un bene e scarse quantità di un altro bene, offrirà il primo e
domanderà il secondo:
- se domanda e offerta di ogni bene si eguagliano, tale economia raggiunge l'equilibrio generale
➔ gli economisti spesso utilizzano la scatola di Edgeworth per analizzare le allocazioni e l'equilibrio di
un'economia di puro scambio:
- ciascun punto nella scatola descrive un tipo di allocazione delle risorse tra Andrea e Laura (divisione
di cibo e acqua tra i due consumatori)
- dotazione complessiva: 10 Kg di cibo e 10L di acqua
➔ il primo teorema del benessere afferma che, nell'equilibrio generale concorrenza perfetta, l'allocazione delle
risorse è Pareto efficiente
➔ per identificare le allocazioni efficienti dei beni di consumo in una scatola di Edgeworth:
- bisogna cercare i punti in cui le curve di indifferenza dei consumatori si toccano ma non si
intersecano
- in corrispondenza di tali punti, le due curve sono tangenti alla stessa retta e ciò implica che entrambi
hanno lo stesso saggio marginale di sostituzione (condizione di efficienza dello scambio)
➔ condizione di efficienza dello scambio:
- l'equilibrio concorrenziale soddisfa la condizione di efficienza dello scambio perché ogni
consumatore sceglie un punto tale per cui il proprio saggio marginale di sostituzione è uguale al
rapporto dei prezzi
- quando un'allocazione è inefficiente, i consumatori possono beneficiare mutualmente dallo scambio
- quando un'allocazione è efficiente, un ulteriore scambio dei beni non apporta benefici addizionali
➔ in una scatola di Edgeworth, ogni punto sulla curva dei contratti corrisponde a un punto sulla frontiera delle
possibilità di utilità:
- la curva dei contratti include sia le allocazioni eque che quelle altamente inique.
Equilibrio generale e produzione efficiente
➔ la condizione di efficienza dei fattori produttivi:
- fa sì che, mantenendo costante la quantità totale di ciascun
fattore utilizzato nell'economia, non sia possibile incrementare
la produzione di un'impresa senza diminuire la produzione di
un'altra impresa
- per identificare le allocazioni efficienti dei fattori in una scatola
di Edgeworth, è necessario cercare i punti in cui gli isoquanti
delle imprese si toccano ma non si intersecano
- tipicamente, le due curve sono tangenti alla stessa retta, e ciò
implica che le due imprese abbiano lo stesso saggio marginale
di sostituzione tecnica
➔ l’efficienza della produzione indica che, fra le allocazioni che soddisfano l'efficienza dello scambio e
l'efficienza dei fattori, non è possibile migliorare il benessere di un consumatore senza danneggiarne altri
spostando la produzione da un bene a un altro
➔ per identificare i livelli efficienti di produzione in un'economia con un solo consumatore, è necessario cercare
un punto in cui la PPF e la curva di indifferenza si toccano ma non si intersecano:
- generalmente, le due curve sono tangenti alla stessa retta, e ciò implica che il saggio marginale di
trasformazione dell'impresa è uguale al saggio marginale di sostituzione di ogni consumatore
(condizione di efficienza della produzione)
MRTxy = MRSxy
➔ i fallimenti del mercato possono impedire al libero mercato di operare in maniera efficiente. Inoltre, le
allocazioni di equilibrio possono essere estremamente ineguali tra i consumatori:
- entrambe le considerazioni possono giustificare l'intervento dello Stato sui mercati
- tuttavia, anche nei casi in cui è possibile avere dei benefici, l'intervento statale può introdurre nuove
forme di inefficienza.
Equità e redistribuzione
➔ il secondo teorema del benessere:
- afferma che qualsiasi allocazione economicamente efficiente di beni e di fattori produttivi può
essere raggiunta come equilibrio generale competitivo mediante un’opportuna distribuzione iniziale
delle risorse scarse dell’economia
- implica che le società possono ricorrere ai mercati concorrenziali per perseguire obiettivi non solo di
efficienza ma anche di equità:
- ciò richiede dei trasferimenti in somma fissa per migliorare l'allocazione iniziale dei beni di consumo
(non dipende dalle scelte del consumatore)
➔ in pratica, gli Stati non possono raggiungere gli obiettivi distributivi attraverso i trasferimenti in somma fissa:
- piuttosto, le tasse e i trasferimenti influenzano le scelte degli agenti economici e ció genera un
trade-off tra equità ed efficienza.
16. Monopolio
Potere di mercato
➔ il monopolio è un mercato in cui c'è un unico venditore; l'oligopolio è un mercato in cui ci sono alcuni (ma
non molti) venditori
➔ un'impresa detiene potere di mercato se può fissare il prezzo al di sopra del costo marginale, ottenendo
profitti:
- nei casi in cui esiste il potere di mercato, gli economisti definiscono un mercato includendo i beni
che sono stretti sostituti del bene in questione ed escludendo quelli che non sono stretti sostituti
➔ al prezzo di massimo profitto, il markup del monopolista (o margine di prezzo-costo, o indice di Lerner):
𝑃 − 𝑀𝐶 1
=−
𝑃 𝐸 𝑑
- equivale alla differenza tra il prezzo stabilito dall'impresa e il suo costo marginale, espresso in
percentuale del prezzo stesso
- sempre uguale al reciproco dell’elasticità della domanda, moltiplicato per -1
- al diminuire dell'elasticità della curva di domanda il markup dell’impresa cresce, cioè l'impresa
tende ad aumentare il prezzo perché perde pochi consumatori
➔ il monopolio comporta una perdita secca di benessere perché il surplus totale non è al suo massimo livello:
- in altre parole, il danno subito dai consumatori a causa del prezzo di monopolio è maggiore dei
guadagni del monopolista in termini di maggiori profitti
- è la differenza tra il massimo surplus totale possibile, raggiunto in un mercato perfettamente
concorrenziale, e il surplus totale di monopolio
- le perdite secche generate dai monopoli giustificano l’intervento dello Stato nei mercati in cui le
imprese detengono potere di mercato
- a volte, tuttavia, il potere di mercato è dovuto al monopolio naturale (denota la presenza di
economie di scala [che non tutte le imprese le hanno: AC diminuisce all’aumentare della
produzione])
18. Oligopolio
Oligopolio e teoria dei giochi
➔ in oligopolio, i profitti e le azioni ottime di un'impresa dipendono dal comportamento dei rivali:
- per analizzare tali situazioni, gli economisti fanno ricorso alla teoria dei giochi
➔ nell'equilibrio di Nash di un mercato oligopolistico, ciascuna impresa sceglie la risposta ottima alle scelte dei
rivali
➔ un problema fondamentale nell'oligopolio è che ciascun oligopolista si preoccupa unicamente del proprio
profitto, ignorando gli effetti delle proprie azioni sui profitti delle imprese rivali:
- poiché tutti hanno un incentivo ad abbassare il prezzo e a espandere la quantità per incrementare le
vendite, i profitti congiunti nell'equilibrio di Nash sono inferiori rispetto a quelli che si otterrebbero
se le imprese colludessero e agissero da monopolista
➔ la curva di risposta ottima BR (o curva di reazione) di un’impresa mostra la risposta ottima di questa a
qualsiasi possibile azione della sua rivale:
- le risposte ottime di G corrispondono alla quantità per cui il ricavo marginale uguaglia il costo
marginale
Collusione
➔ quando le imprese competono ripetutamente e con un orizzonte indefinito, l'equilibrio non-cooperativo è la
ripetizione, in ogni periodo, dell’equilibrio di Nash che si avrebbe se si competesse solo per un singolo
periodo:
- nel gioco ripetuto di Bertrand, ciò significa che in ogni periodo le imprese fissano il prezzo uguale al
costo marginale
➔ talvolta, però, sono possibili anche altri risultati, compreso il risultato di monopolio:
- le imprese riescono a mantenere il prezzo di collusione adottando strategie che minacciano una
concorrenza più intensa (o una guerra di prezzi) se qualcuno decide di deviare dal prezzo di
monopolio
- quando le imprese competono ripetutamente, hanno minor incentivo a ridurre i prezzi: la guerra dei
prezzi, infatti, danneggia i duopolisti
➔ i profitti futuri sono tanto maggiori quanto più le imprese riescono a sostenere il prezzo di collusione:
- le imprese confrontano i guadagni correnti derivanti dal ribasso dei prezzi con la perdita dei profitti
futuri
- quando le perdite future (espresse come valore attuale scontato) eccedono i guadagni correnti, le
imprese non sono incentivate a ridurre il prezzo al di sotto del prezzo di collusione
➔ esistono molti fattori che rendono difficile la collusione, come un numero elevato di imprese, l'imperfetta
osservabilità dei prezzi, un numero elevato di prodotti e costi marginali differenti
➔ le imprese intraprendono collusione tacita quando riescono a colludere senza comunicare tra loro, fissando
un prezzo superiore a quello non-cooperativo
➔ le imprese attuano collusione esplicita quando comunicano tra di loro i prezzi e le strategie che vogliono
adottare:
- la collusione esplicita è illegale, ma è più facile che abbia successo (tranne nel caso in cui si venga
scoperti dalle autorità antitrust) rispetto alla collusione tacita
➔ gli economisti affermano che la concorrenza è più intensa in un mercato rispetto a un altro se, dato un
numero fisso di imprese, il prezzo di equilibrio è più basso nel primo mercato rispetto al secondo:
- un mercato con una più intensa concorrenza sui prezzi ha un numero minore di imprese rispetto a
un mercato con un numero maggiore di imprese
- alla fine, tale mercato potrà avere persino un prezzo più alto, una volta che si prenda in
considerazione la differenza del numero di imprese entranti.
➔ il numero delle imprese che scelgono di entrare in un mercato oligopolistico può essere diverso dal numero
socialmente ottimale:
- talvolta, il primo entrante in un mercato ha un incentivo troppo piccolo per entrare, perché non
cattura totalmente il surplus del consumatore generato dal suo ingresso
- le imprese che entrano successivamente, invece, a volte hanno un incentivo maggiore, perché parte
dei loro profitti proviene dalla sottrazione di clientela altrui
➔ si ha concorrenza monopolistica con libertà d'ingresso quando c'è un numero elevato di imprese, ognuna
delle quali produce un bene unico, fissa un prezzo maggiore del costo marginale e ottiene profitti (quasi) nulli
al netto dei costi fissi.
Politica antitrust
➔ la legislazione antitrust è una forma di regolamentazione molto diffusa:
- l'obiettivo è mantenere alcune regole basilari della concorrenza che consentano ai mercati di
raggiungere risultati apprezzabili
➔ le norme antitrust possono essere divise in due categorie:
1. quelle che si applicano alla collaborazione tra imprese concorrenti
2. quelle che si applicano all’esclusione dei rivali
➔ gli accordi tra imprese concorrenti sui prezzi da praticare (price fixing) e sulle quantità da produrre sono
illegali
➔ le fusioni orizzontali possono accrescere il potere di mercato ma anche ridurre i costi:
- due o più imprese che competono decidono di unire le proprie attività
- nel decidere se consentire la fusione, le autorità antitrust devono soppesare tali effetti in termini di
benessere sociale
➔ le imprese dominanti possono attuare tattiche (prezzi predatori, i contratti di esclusiva e le vendite a
pacchetto) per svantaggiare i rivali e monopolizzare il mercato:
- tuttavia, distinguere un comportamento anti-competitivo da un comportamento che tende a
migliorare l'efficienza risulta spesso difficile.
esternalità: un'azione la crea se incide su qualcuno con cui il decisore non intrattiene nessuna transazione di mercato
esternalità negativa: se danneggio qualcun altro
esternalità positiva: se avvantaggia qualcun altro
beneficio esterno: guadagno economico che ottengono individui terzi a fronte di un esternalità positiva
costo esterno: danno economico che un’esternalità negativa impone agli altri agenti (es. inquinamento)
➔ quando un'attività genera un'esternalità, i mercati concorrenziali allocano le risorse in maniera inefficiente:
- il livello delle attività tende a essere troppo alto se l'esternalità è negativa e troppo basso se
l'esternalità è positiva
➔ se la produzione di un bene crea un'esternalità negativa, il monopolio può essere più o meno efficiente
rispetto alla concorrenza e la produzione del monopolista può essere inefficientemente sia bassa sia alta, a
seconda dell'ampiezza dell'esternalità
➔ dalla funzione di costo esterno si può derivare il costo di produzione esterno marginale (MEC)
➔ il livello socialmente ottimo di produzione per un’impresa è quello in cui il costo sociale marginale eguaglia il
beneficio sociale marginale
- il costo marginale sociale (MSCimp) = MCimp + MECimp (è la somma verticale delle due curve
dell’impresa)
- il beneficio sociale marginale è il beneficio marginale dei consumatori
➔ i mercati falliscono perché i prezzi divergono dai costi marginali sociali o dai benefici marginali sociali
Rimedi al problema delle esternalità: il settore privato
L’assegnazione dei diritti di proprietà non ha inciso sul livello di inquinamento, ma ha inciso sui profitti.
➔ secondo il teorema di Coase:
- se la contrattazione avviene senza frizioni, indipendentemente da come sono assegnati i diritti di
proprietà, gli accordi volontari tra le parti private pongono rimedio ai fallimenti del mercato
associati alle esternalità e ristabiliscono l'efficienza economica
- l'assegnazione dei diritti di proprietà incide però sulla distribuzione dei benefici economici
➔ i privati possono raggiungere soluzioni efficienti alle esternalità sia attraverso dei contratti sia attraverso la
proprietà comune dei beni che generano esternalità
➔ le esternalità emergono per l'assenza di alcuni mercati:
- le negoziazioni possono sostituire tali mercati
➔ le negoziazioni possono fallire nel tentativo di risolvere il problema delle esternalità se la contrattazione non
è praticabile:
1. La contrattazione può essere troppo lunga e costosa.
2. L’assegnazione di diritti di proprietà può essere ambigua.
3. Le parti possono non avere sufficienti informazioni per avviare la contrattazione.
4. Le parti potrebbero non essere in grado di monitorare la contrattazione.
standard sulle emissioni: limite legale imposto sulla quantità di inquinamento che una persona o un'impresa può
produrre quando è coinvolta in una determinata attività
tassazione pigouviana: utilizzo di tasse per rimediare alle esternalità negative
sussidiazione pigouviana: utilizzo di sussidi per rimediare alle esternalità positive
regola di responsabilità: principio legale che obbliga coloro che intraprendono azioni dannose per gli altri a risarcire,
parzialmente o totalmente, le parti lese per le perdite subite
➔ gli Stati possono porre rimedio ad alcune esternalità attraverso politiche che aiutino il settore privato a
creare il mercato necessario, oppure creando essi stessi tale mercato e operando in esso
➔ un altro rimedio alle esternalità consiste nel regolare il livello delle attività che le generano:
- tale strategia richiede molte informazioni relative ai costi e ai benefici privati
➔ un altro rimedio alle esternalità consiste nel correggere gli incentivi privati attraverso tasse (tassazione
pigouviana), sussidi (sussidiazione pigouviana) o regole di responsabilità:
- il controllo della quantità (es. standard sulle emissioni) e le tasse correttive hanno implicazioni
distributive diverse, ma sono ugualmente efficienti e richiedono le stesse informazioni
➔ quando le esternalità hanno più cause, gli sforzi per correggere gli incentivi privati, seppur in buona fede,
possono portare a inefficienze
➔ se l'autorità pubblica sbaglia nel fissare i controlli sulle quantità e le imposte correttive, i due tipi di approccio
non sono necessariamente ugualmente efficienti
➔ se i costi esterni dell'inquinamento dipendono dalle emissioni di molti, una tassa sulle emissioni porta a un
abbattimento efficiente, mentre i controlli sulle quantità non generano un abbattimento efficiente
➔ in termini operativi, sia il controllo delle quantità sia le tasse possono essere flessibili e, quindi,
maggiormente desiderabili
➔ un sistema che consente lo scambio dei permessi sulle emissioni consente allo Stato di stabilire standard
sulle quantità senza sacrificare l'abbattimento efficiente:
- una licenza per le emissioni trasferibile consente a un'impresa di produrre un certo ammontare di
agenti inquinanti; essa è trasferibile, cioè l’impresa che la detiene può venderla a un’altra
Risorse di proprietà comune
➔ una proprietà comune è una risorsa che più individui possono usare liberamente senza pagare (es. laghi,
spiagge, aria..)
➔ gli individui tendono a sovra-utilizzare queste risorse a causa della presenza di esternalità negative
➔ i possibili rimedi ai problemi legati allo sfruttamento delle proprietà comuni includono il trasferimento delle
risorse a un proprietario, i limiti all'accesso e l'imposizione di tasse sull'utilizzo
Beni pubblici
bene non-rivale: se può essere consumato da più di una persona (o impresa) senza che ne venga intaccato il valore
per gli altri individui (o imprese)
bene non-escludibile: se non c'è modo di impedire a una persona di consumarlo o usarlo
free rider: contribuisce poco o nulla al bene pubblico, ma beneficia dei contributi altrui
preferenze a picco singolo: se il beneficio netto di un’attività cresce rispetto a quell’attività finchè non si raggiunge un
livello ideale e da quel punto in poi diminuisce
elettore mediano: quello che, tra tutti gli elettori, ha la politica mediana
teorema dell’elettore mediano: ci dice che, se tutti gli elettori hanno preferenze con picchi singoli, la maggioranza
preferisce la politica ideale mediana rispetto a tutte le altre politiche
➔ se il settore pubblico è vincolato dall'opinione della maggioranza e se i votanti hanno preferenze con un
picco singolo, la regola della maggioranza porta alla selezione della politica ideale mediana:
- tale politica è Pareto efficiente tra le politiche disponibili, ma non massimizza necessariamente i
benefici sociali netti (in tal caso non è Pareto efficiente tra una classe più ampia di politiche)
➔ la regola della maggioranza ha implicazioni chiare solo in contesti semplici:
- spesso non esiste un vincitore netto, e il risultato dipende da regole specifiche e dalle procedure
utilizzate per prendere le decisioni pubbliche.