Sei sulla pagina 1di 66

1.

Concetti di base
Cos'è la microeconomia?
➔ la microeconomia è lo studio delle procedure decisionali degli individui, di solito consumatori o manager di
imprese; è altresì lo studio di come le singole decisioni di molti individui si combinino per determinare
l'allocazione (assegnazione) delle risorse scarse. La macroeconomia studia invece i fenomeni aggregati, il
tasso di crescita economica e quello di disoccupazione
➔ le società si differenziano tra loro in base alla relativa centralizzazione o decentralizzazione delle procedure di
decisione economica:
- un’economia capitalista prevede un alto grado di decentralizzazione ed è definita tale quando i
mezzi di produzione sono per lo più di proprietà di privati, che li controllano traendone beneficio.
L’allocazione delle risorse è regolata dallo scambio volontario tra imprese e consumatori;
- un’economia comunista prevede un alto grado di centralizzazione ed è definita tale quando lo Stato
possiede e controlla i mezzi di produzione e distribuzione;
- in realtà nessuna economia è completamente centralizzata o decentralizzata: ogni società adotta un
approccio ibrido
➔ la forma più comune di decentralizzazione è basata sui mercati:
- sono istituzioni economiche che forniscono agli individui l’opportunità di acquistare e vendere beni e
servizi, definendo anche le procedure per lo scambio
- gli economisti in genere definiscono i mercati focalizzando l'attenzione su uno specifico luogo e uno
specifico prodotto, anche se anche questo spesso non è facile (es. mercato del gelato a Milano) →
quindi diverso dal nostro concetto di “mercato”
- prodotti appartengono allo stesso mercato quando sono altamente sostituibili
➔ nei mercati moderni lo scambio viene governato dai prezzi:
- un prezzo è il quantitativo di denaro necessario per ottenere un bene; può essere trattabile o non
negoziabile
- Prezzi come informazione e meccanismo dei prezzi come sistema di autoregolazione
➔ per funzionare i mercati necessitano istituzioni che stabiliscano e proteggano i diritti di proprietà privata:
- rivendicazione esigibile su un bene o una risorsa
- lo scambio può avvenire solo se tali diritti sono trasferibili (auto si, pensione no)
➔ in un'economia di mercato:
- le risorse scarse sono allocate principalmente attraverso i mercati
- governi hanno un ruolo più o meno consistente
- la produzione e il consumo sono il risultato delle decisioni decentrate di una molteplicità di imprese
e individui
- Non c’è nessuna autorità centrale che suggerisca o imponga a imprese e consumatori cosa produrre
e consumare.
- Ogni impresa produce quel che ritiene più profittevole e ogni consumatore acquista ciò che
preferisce.
Alternativa all’economia di mercato è l’economia pianificata in cui una autorità centrale prende le
decisioni di produzione e consumo.
Nessuna economia è completamente centralizzata o decentralizzata.
➔ in un sistema di libero mercato:
- lo Stato per lo più consente ai mercati di operare liberamente, limitandosi a regolamentazioni e
interventi minimi (es. capitalismo)
➔ gli economisti partono spesso dal presupposto che gli individui siano motivati da un interesse personale
materiale:
- l'interesse personale conduce a scelte differenti nelle diverse società, a seconda delle procedure
usate per allocare le risorse scarse
- nelle economie di mercato gli individui assumono decisioni che influiscono sull'allocazione delle
risorse in tre modi principali:
1. in quanto consumatori: rispondono agli incentivi creati dai prezzi (prezzo elevato scoraggia
il consumo e viceversa)
2. in quanto lavoratori: cercano di trovare la giusta combinazione tra lavoro e tempo libero
(rispondono agli incentivi economici forniti dai datori di lavoro)
3. in quanto proprietari d'impresa: scelgono la combinazione di input e output che garantisca
loro il più alto margine di profitto possibile

input: ogni bene o servizio impiegato nel processo produttivo (manodopera, materiali, macchinari, ...)
output: quantità di beni e/o ottenuti da un’attività di produzione

➔ un’analisi economica positiva:


- si rivolge a domande fattuali (o questioni positive), che di solito riguardano le scelte o i risultati di
mercato
- è verificabile (i fatti la confermano o la contraddicono)
- riguarda ciò che è accaduto, accadrà o potrebbe accadere
- per rispondere con precisione alle questioni positive bisogna attenersi ai fatti obiettivi, evitando
giudizi
➔ un'analisi economica normativa:
- comporta dei giudizi di valore (questioni normative)
- non è verificabile perché soggettiva
- riguarda ciò che dovrebbe accadere, piuttosto di ciò che è accaduto, accadrà o potrebbe accadere
➔ principio della sovranità individuale:
- afferma che ciascuno è in grado di stabilire cosa è meglio per sé
- attraverso questo principio gli economisti trasformano questioni normative in positive (cioè
prevedono quale alternativa sceglierà dopo aver ottenuto informazioni sul consumatore)
➔ l'obiettivo della microeconomia è estremamente ampio, e comprende gran parte delle procedure decisionali
individuali nei diversi settori.

Strumenti della microeconomia


➔ economia è una scienza sociale: studiano il comportamento umano attraverso il metodo scientifico
(osservazione iniziale di un fenomeno inspiegabile, teorizzazione, identificazione delle implicazioni
aggiuntive, ulteriori osservazioni e verifiche, raffinamento della teoria)
➔ gli economisti in genere esprimono le proprie teorie utilizzando modelli matematici:
- i modelli sono rappresentazioni semplificate di un fenomeno, del mondo reale
- forniscono un resoconto di causa e effetto
- si affidano a ipotesi che non sono necessariamente vere alla lettera
- un modello utile racchiude in sé tutti i più importanti fattori che contribuiscono a un fenomeno
economico, migliora la nostra comprensione di esso e conduce a previsioni ragionevolmente precise
- tipico modello economico tratta certe variabili come date (esogene) e descrive come queste
variabili determinano altre variabili (endogene)
➔ statica comparata: si intende lo studio delle reazioni delle variabili endogene al cambiamento di quelle
esogene
- es. modello della domanda e dell’offerta di un bene, dove prezzo e quantità sono variabili endogene
e gusti e costi delle imprese sono variabili esogene
➔ l'equilibrio è il punto di assestamento in cui le variabili endogene di un modello, dati certi valori delle variabili
esogene, non hanno più tendenza a mutare
➔ le fonti di dati economici si suddividono in tre categorie principali: banche dati, sondaggi ed esperimenti:
- in un esperimento naturale le circostanze in cui operano individui altrimenti identici differiscono per
caso; un economista attribuisce le differenze nella media dei risultati per i diversi gruppi di individui
alle differenze tra tali circostanze
➔ quando non è possibile controllare i molteplici fattori che contribuiscono a un fenomeno attraverso
esperimenti di laboratorio o naturali, gli economisti effettuano un'analisi di tipo statistico alle domande
empiriche, servendosi dell'econometria
➔ gli economisti, a volte, dissentono sia sulle questioni positive sia su quelle normative:
- essi raggiungono un certo grado di consenso sulle questioni positive attraverso l'accumulo di prove
- tuttavia, le prove fattuali non possono risolvere le controversie normative, che nascono dalle
differenze nei valori

Temi della microeconomia


➔ i principali temi riguardanti le procedure decisionali sono:
- i trade-off sono inevitabili in quanto ogni scelta ne prevede uno; da non ignorare
- le buone scelte di solito si fanno al margine (variazione marginale)
- gli individui rispondono agli incentivi (benefici forniscono incentivi all’azione mentre i costi la
disincentivano)
- i prezzi forniscono incentivi (aumento prezzo è un disincentivo all’acquisto e un incentivo alla
vendita e viceversa)

trade-off: operare scelte che implicano dei compromessi, ottenere qualcosa implica rinunciare a altro
variazione marginale: piccolo aggiustamento in una scelta, porta sia benefici che costi (analisi costi-benefici)
costo opportunità: costo associato alla rinuncia all’opportunità di impiegare una risorsa nel suo migliore uso
alternativo
beneficio netto: corrisponde alla differenza tra costi e benefici totali (serve per scelta ottimale)

➔ i principali temi riguardanti i mercati sono:


- lo scambio può beneficiare tutti
- i prezzi di mercato concorrenziali rispecchiano sia il valore per i consumatori sia i costi per i
produttori (prezzo di mercato si modifica per equilibrare domanda e offerta)
- Gli economisti classici spiegavano tale risultato con la divisione del lavoro (tecnica e sociale). La
divisione del lavoro aumenta la specializzazione
- rispetto ad altri metodi di allocazione delle risorse, i mercati presentano dei vantaggi (prezzi di
mercato fanno sì che i produttori e i consumatori, benché mossi da interesse personale, considerino
i costi e i benefici delle loro azioni per altri membri della società)
- Il consumatore valuta sia i benefici di possedere un bene, sia i costi. Queste due grandezze tendono
a eguagliarsi al margine.
- a volte, le politiche pubbliche possono generare miglioramenti rispetto all'allocazione delle risorse
sul libero mercato (quando un mercato fallisce intervento pubblico potrebbe essere vantaggioso);
esse sono imperfette e spesso la preoccupazione per l’equità può giustificare alcune scelte prese

scambio: avviene ogni qualvolta due o più persone scambiano beni o servizi che hanno un valore
prezzo di mercato di un bene: è pari al costo di produzione di un’unità in più dello stesso bene
fallimento del mercato: si ha quando il prezzo di mercato di un bene non ne riflette con precisione i costi e i benefici
per tutti i consumatori e produttori (scarsa concorrenza tra produttori o quando transazioni influiscono su terzi non
coinvolti)

ESEMPIO: Si confronti il beneficio di un’ora in più di studio (probabilità di voto più alto) con il costo opportunità di
quella ora (tutto ciò che di altro potrebbe fare in quell’ora se non studiasse).
Dati:
- L’eventuale ora in più di studio è detta marginale.
- Il beneficio dell’ora di studio marginale: beneficio marginale (MB)
- Il costo dell’ora di studio marginale: costo marginale (MC)
se MB > MC: è meglio studiare di più
se MB < MC: è meglio studiare di meno
quante ore studio occorrono, allora? Quelle per cui MB = MC
equilibrio: una situazione in cui nessuno degli individui può stare meglio cambiando il proprio comportamento, che
tende a permanere finché un agente esterno non lo sposta.
(Le scelte di ognuno e gli esiti dipendono da quelle degli altri. Bisogna esaminare le interazioni tra individui per capire
il funzionamento di una economia di mercato)
Usi della microeconomia
➔ la microeconomia propone un'ampia gamma di principi che ci aiutano a prendere le decisioni:
- in alcuni casi i principi comprendono il buon senso ma altre decisioni sono molto più complesse e il
buon senso ci può guidare solo fino a un certo punto (es. investimenti finanziari, gestione di
portafoglio)
➔ gli strumenti della microeconomia sono indispensabili per l'analisi e la valutazione di una politica pubblica:
- chi guadagna in conseguenza della politica pubblica è spesso portato a esagerare i vantaggi e a
sminuire i costi, mentre chi ne è danneggiato è portato a fare il contrario (es. politiche ambientali:
centrali elettriche a carbone).

ESEMPIO
rappresentazione del sistema economico: una prima elementare
Due settori:
• Famiglie: domandano beni e servizi prodotti dalle imprese, offrono fattori produttivi (lavoro, capitale, terra)
• Imprese: offrono beni e servizi domandano fattori produttivi
gli scambi tra famiglie e imprese avvengono su due mercati:
- Mercato dei beni e servizi: famiglie domandano, imprese offrono
- Mercato dei fattori: famiglie offrono, imprese domandano

2. Domanda e offerta
Domanda
➔ la curva di domanda di un prodotto mostra la quantità del bene che consumatori e imprese sono disposti ad
acquistare per ogni possibile livello di prezzo, mantenendo costanti tutti gli altri fattori che possono
influenzare la domanda (come crescita demografica, preferenze, reddito dei consumatori, prezzi degli altri
beni, ...):
- ha inclinazione negativa: a parità di altre condizioni (altri fattori che rimangono costanti), se il prezzo
di bene aumenta, la quantità domandata diminuisce, e viceversa.

 Variabile indipendente prezzi. Prezzi in ordinata


 Variabile dipendente. Quantità in ascissa
 Alfred Marshall (1842-1924) ha introdotto questo schema.

beni sostituti: due beni sono s. se, a parità di altre condizioni, l’aumento nel prezzo di uno dei due beni induce i
consumatori ad acquistare una quantità maggiore dell’altro bene (es. burro e margarina)
beni complementi: due beni sono c. se, a parità di altre condizioni, l’aumento del prezzo di uno dei due beni induce i
consumatori ad acquistare una minore quantità anche dell’altro bene (es. burro e mais)

➔ un cambiamento nel prezzo del bene provoca spostamenti lungo la curva di domanda, che si traduce in una
variazione nella quantità domandata
➔ una variazione negli altri fattori (preferenze, reddito, ...) provoca uno spostamento dell’intera curva di
domanda, noto come variazione della domanda
➔ la funzione di domanda di un bene è una formula che assume la forma:
Quantità Domandata = 𝑸𝒅 (Prezzo, Altri Fattori)
- essa consente di calcolare la quantità domandata del bene in corrispondenza di una qualunque
possibile combinazione del prezzo e degli altri fattori
CAUSE DELLO SPOSTAMENTO DELLA CURVA DI DOMANDA
Cause economiche:
• Variazioni del reddito
• variazioni di prezzi di beni correlati (in particolare, beni sostituti e beni complementari).
Altre cause:
• variazioni delle preferenze
• variazioni nella composizione della popolazione
• variazioni nell’informazione
• variazioni nella disponibilità di credito
• variazioni nelle aspettative

es. 𝑄𝑑 mais = 5 - 2Pmais + 4Ppatate - 0,25Pburro + 0,0003M


→ rincaro di mais e burro determinerà una riduzione nella domanda di mais (coeff. negativo)
→ aumento prezzo patate e crescita reddito determinerà aumento domanda mais (coeff. positivo)

Offerta
➔ la curva di offerta di un prodotto mostra la quantità che i venditori del bene sono disposti a vendere per ogni
possibile livello di prezzo, mantenendo costanti tutti gli altri fattori (per la curva di domanda) che possono
influenzare l'offerta:
- ha inclinazione positiva: prezzi più alti, quantità offerte più alte
➔ un cambiamento nel prezzo del bene provoca spostamenti lungo la curva di offerta, che si traduce in una
variazione nella quantità offerta
➔ una variazione negli altri fattori (tecnologia o prezzo fattori produttivi) provoca spostamenti dell'intera curva
di offerta, detto variazione dell’offerta

➔ la funzione di offerta di un bene è una formula che assume la forma:


Quantità Offerta = 𝑸𝟎 (Prezzo, Altri Fattori)
- essa consente di calcolare la quantità offerta del bene in corrispondenza di qualunque combinazione
del prezzo e degli altri fattori

Cause dello spostamento della curva di offerta:


1) variazione del prezzo degli input (fattori della produzione)
2) innovazione tecnologica
3) variazioni nell’ambiente naturale
4) variazioni nella disponibilità di credito
5) variazioni nelle aspettative
6) variazioni nel prezzo di beni correlati

Equilibrio di mercato
➔ il prezzo di equilibrio è quello in corrispondenza del punto di intersezione tra domanda e offerta, in modo
tale che quantità domandata e offerta siano uguali:
- tale prezzo può essere definito graficamente o algebricamente
➔ i prezzi di mercato tendono ad adeguarsi in modo tale da eguagliare domanda e offerta:
- nel caso in cui esista un eccesso di domanda alcuni acquirenti saranno spinti ad aumentare il prezzo
offerto per acquistare la quantità desiderata
- nel caso in cui si verifichi un eccesso di offerta, alcuni venditori avranno un incentivo ad abbassare il
prezzo richiesto per poter vendere la quantità desiderata
- tali processi tendono a ristabilire l'equilibrio tra domanda e offerta

➔ al fine di stabilire in che misura una variazione delle condizioni di mercato (per es. un cambiamento nel
prezzo di un input o uno spostamento delle preferenze del consumatore) incida sul prezzo e sulla quantità
acquistata e venduta, è necessario definire prima l'equilibrio di mercato e dopo il cambiamento
➔ variazioni domanda/offerta:
- quelle che producono un aumento della domanda (spostando la curva di domanda verso destra) si
traducono in un aumento del prezzo e della quantità acquistata e venduta; cambiamenti che
generano una riduzione della domanda si traducono in un calo di tali fattori
- al contrario, variazioni che producono un aumento dell'offerta (spostando la curva di offerta verso
destra) si traducono in aumenti della quantità acquistata e venduta ma in una riduzione del prezzo;
variazioni che generano riduzioni dell'offerta producono effetti opposti
- nel caso in cui sia la domanda sia l'offerta si spostino e ciascun spostamento, considerato
singolarmente, produca un aumento del prezzo, anche la combinazione dei due spostamenti, e
quindi l'effetto totale, determinerà un aumento del prezzo. Invece, se i due effetti operano in
direzioni opposte, l’effetto totale è ambiguo (lo stesso principio si applica a variazioni nella quantità
acquistata e venduta)

Tipo di variazione Effetto sul prezzo Effetto sulla quantità

aumenta domanda e offerta ambiguo aumenta


si riduce domanda e offerta ambiguo si riduce

aumenta domanda/si riduce offerta aumenta ambiguo

si riduce domanda/aumenta offerta si riduce ambiguo

statica comparata: studia gli effetti sul prezzo di equilibrio e sulle quantità scambiate delle modifiche dell’offerta e
della domanda dovute al cambiamento delle condizioni di mercato

➔ quando la domanda o l'offerta aumentano, spostando le curve di domanda od offerta, la dimensione della
variazione del prezzo e della quantità acquistata e venduta dipende:
- dalla misura dello spostamento e dalla pendenza della curva che rimane immutata
→ quanto più inclinata è la curva che non si sposta, maggiore è la variazione nel prezzo di equilibrio
e minore è la variazione della quantità acquistata e venduta
- in seguito a uno spostamento della curva di domanda: quanto + inclinata è la curva di offerta (e
quindi quanto meno sensibile alle variazioni di prezzo), tanto + elevata è la variazione del prezzo e
tanto + contenuta la variazione della quantità scambiata
- in seguito a uno spostamento della curva di offerta: quanto + inclinata è la curva di domanda (e
quindi quanto meno sensibile alle variazioni di prezzo), tanto + elevata è la variazione del prezzo e
tanto + contenuta la variazione della quantità scambiata

Elasticità della domanda e dell'offerta


➔ l'elasticità di una variabile, Y, rispetto a un'altra variabile, X, misura la sensibilità di Y a variazioni in X
(variazione % di Y per ogni aumento dell’1% di X):
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑖 𝑌
𝐸 𝑋𝑌 =
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑖 𝑋

➔ elasticità è indipendente dall’unità di misura


➔ se elasticità negativa significa che un aumento in X causa una riduzione in Y
➔ sia per elasticità positive che negative, i valori più lontani da 0 implicano una maggiore sensibilità (Y +
elastico ai cambiamenti di X)

Elasticità della domanda (al prezzo) , indicata con Ed:


➔ misura la variazione percentuale della quantità domandata per ogni incremento dell’1% nel prezzo del bene,
per piccole variazioni del prezzo
➔ è di solito un numero negativo (quantità domandata decresce al crescere del prezzo)
➔ può variare nei diversi punti della curva di domanda

𝑑
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎𝑡𝑎 (𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 = =
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 (𝛥𝑃/𝑃)

➔ per una curva di domanda lineare (domanda è + elastica a livelli di prezzo + elevati):
𝛥𝑄 𝑃 𝑃
𝐸 𝑑 = ( ) ( ) = −𝐵 ( )
𝛥𝑃 𝑄 𝑄
➔ pendenza curva:
𝛥𝑃 1
𝑚 𝑑= = −
𝛥𝑄 𝐵

➔ per una curva di domanda non lineare, è uguale alla pendenza della curva di domanda in corrispondenza di
un dato prezzo P (che eguaglia la pendenza di una retta tangente alla curva in quel punto)
(𝑝∕𝑄)
1
𝜀𝑑 = ( )
𝛥𝑝 ∕ 𝛥𝑑

elastica: Ed < -1, un piccolo incremento nel prezzo produce una riduzione della spesa totale
inelastica: Ed > -1 (compresa tra -1 e 0), un piccolo aumento nel prezzo produce un aumento della spesa totale
unitaria: Ed=-1, variazione di prezzo e di quantità di domanda si equivalgono in percentuale
perfettamente elastica: curva di domanda è orizzontale, Ed = -∞
perfettamente inelastica: curva di domanda è verticale, Ed = 0
elasticità costante: Ed = -B (sempre + inclinata al crescere del prezzo), la spesa totale è massima per un prezzo dove
l'elasticità della domanda è pari a – 1

Elasticità dell'offerta (al prezzo) , indicata con Es:


➔ misura la variazione percentuale nell’offerta per ogni aumento dell'1% nel prezzo del bene
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡à 𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑡𝑎 (𝛥𝑄/𝑄) 1
𝐸 𝑠= = =( ) (𝑃/𝑄)
𝑣𝑎𝑟𝑖𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 % 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑒𝑧𝑧𝑜 (𝛥𝑃/𝑃) (𝛥𝑃/𝛥𝑄)

- dove 𝛥𝑃/𝛥𝑄 corrisponde alla pendenza

elastica: Es >1
inelastica: 0< Es < 1
perfettamente elastica: curva di offerta è orizzontale, Es = +∞
perfettamente inelastica: curva di offerta è verticale, Es = 0

➔ per piccole variazioni nella curva di domanda, quanto meno elastica è la curva di offerta in corrispondenza
del prezzo di equilibrio, maggiore è la variazione del prezzo e minore quella nella quantità domandata e
offerta
➔ per piccoli spostamenti della curva di offerta, quanto meno elastica è la curva di domanda in corrispondenza
del prezzo di equilibrio iniziale, maggiore è la variazione nel prezzo e minore quella nella quantità acquistata
e venduta

Ulteriori elasticità:
➔ elasticità della domanda al reddito:
- data dalla variazione % della quantità domandata Q per ogni variazione dell’1% del reddito
- Se un incremento di reddito produce un aumento della domanda di un bene (misurati in termini
percentuali), la elasticità della domanda al reddito è positiva, e si parla di un bene normale.
- Se l’incremento di reddito produce un decremento della domanda (capita per prodotti di bassa
qualità), la elasticità della domanda al reddito è negativa, e si parla di un bene inferiore.
𝑠
(𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 𝑀 =
(𝛥𝑀/𝑀)
bene normale: se la domanda del bene aumenta all’aumentare del reddito
bene inferiore: se la domanda del bene si riduce all’aumentare del reddito
➔ elasticità incrociata della domanda:
- è data dalla variazione % nella quantità domandata del bene per ogni variazione dell’1% del prezzo
di un altro bene
- per beni sostituti è positiva, per beni complementari è negativa
(𝛥𝑄/𝑄)
𝐸 𝑑𝑃𝑜 =
(𝛥𝑃𝑜/𝑃𝑜)

- dove Q quantità domandata del primo bene e Po prezzo del secondo bene

3. Preferenze del consumatore


Principi del processo decisionale
➔ le preferenze dei consumatori forniscono informazioni su ciò che gli individui gradiscono e su ciò non
gradiscono
➔ la teoria del consumatore presuppone che le preferenze dei consumatori siano coerenti, ossia che rispettino
il principio dell'ordinamento delle preferenze:
- un consumatore è in grado di stabilire un ordinamento, ossia di disporre in ordine di preferenza (con
possibili ex aequo), tutte le alternative potenzialmente disponibili
- un consumatore può essere indifferente tra alcune alternative (ex aequo), gradirle o non gradirle in
uguale misura
➔ principio della scelta: tra le alternative disponibili, il consumatore sceglie quella a cui attribuisce il rango +
elevato nel proprio ordinamento (tenta sempre di ottenere il + alto livello di benessere possibile)

Preferenze dei consumatori e curve di indifferenza


➔ poiché molte decisioni dei consumatori sono interdipendenti, i responsabili delle decisioni devono
confrontare panieri di consumo:
- l’insieme dei beni che un individuo consuma in un dato intervallo di tempo, quale un giorno, un'ora,
un mese, un anno o tutta la vita
➔ principio di non- sazietà: per la decisione tipica, è ragionevole supporre che i consumatori preferiscano
quantità maggiori a quantità minori (nel riassumere le proprietà delle curve di indifferenza qui di seguito,
riterremo valida tale ipotesi)
➔ curve di indifferenza:
- presenta tutte le alternative che un consumatore gradisce in uguale misura
- sono sottili
- non hanno mai pendenza positiva (non sono mai inclinate verso l'alto)
- la curva di indifferenza che passa per un qualsiasi paniere di consumo, che denotiamo con X, è il
confine che separa tutte le alternative migliori di X da tutte le altre opzioni (le alternative migliori di
X si trovano a nord-est della curva di indifferenza; quelle peggiori a sud-ovest)

➔ famiglia di curve di indifferenza:


- è un insieme di curve di indifferenza che rappresentano le preferenze dello stesso individuo
- le curve appartenenti alla stessa famiglia non si intersecano mai
- quando pone a confronto due alternative qualsiasi, il consumatore preferisce quella localizzata sulla
curva di indifferenza più lontana dall'origine degli assi

➔ un metodo per descrivere matematicamente le preferenze dei consumatori consiste nel descrivere le formule
relative alle loro curve di indifferenza:
𝑃 = 𝑈/𝑍

- descrive un’intera famiglia di curve di indifferenza


- dove P indica in questo esempio pane e Z zuppa, mentre U è una costante, differenti valori di U
danno differenti curve
- maggiori sono i valori di U, + lontane dall’origine sono le rispettive curve

➔ a ogni male è associato un bene:


- possiamo applicare la teoria del consumatore ai mali prendendo in considerazione i beni loro
associati, sennò avremmo una curva con pendenza positiva
- nella figura (a) non c’è trade-off, compensazione → tutte le decisioni economiche implicano dei
trade-off

Saggi di sostituzione
➔ il saggio marginale di sostituzione di X con Y, indicato con MRSxy:
- è il tasso a cui un consumatore deve adeguare Y per mantenere lo stesso livello di benessere quando
X varia di una piccola quantità rispetto a un dato punto di partenza
- varia da consumatore a consumatore a seconda l'importanza relativa che il consumatore attribuisce
ai beni in questione
- 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 = −𝛥𝑌/𝛥𝑋 (rapporto deve essere positivo)
- 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 ≠ 𝑀𝑅𝑆𝑦𝑥
- 𝛥𝑝 ⋅ 𝛥𝑧 (p=etti/decilitri)

➔ saggio marginale di sostituzione decrescente:


- quando ci si muove lungo una curva di indifferenza da nord-ovest
a sud-est, la curva tipicamente si appiattisce
- equivalentemente, la quantità di un bene, Y, necessaria per
compensare un consumatore per una variazione fissa di un altro
bene, X (ovvero l'MRS di X con Y) decresce mentre X diventa più
abbondante e Y più scarso
- associato a concetto di convessità
𝛥𝑃
- = saggio di scambio
𝛥𝑧

➔ un secondo metodo per descrivere matematicamente le preferenze dei


consumatori consiste nello stabilire formule per i loro saggi marginali di
sostituzione:
- per ogni formula per le curve di indifferenza esiste una formula per l’MRS che descrive le stesse
preferenze, e viceversa
➔ il fatto che due individui possano o meno trarre beneficio da uno scambio dipende dai loro saggi marginali di
sostituzione

sostituti perfetti: due prodotti sono s.p. se le loro funzioni sono identiche, cosicché un consumatore sia disposto a
scambiare l’uno con l’altro a un tasso fisso (es. Coca e Pepsi)
complementi perfetti: due prodotti sono c.p. se sono utili solo quando vengono usati insieme in rapporti fissi (es.
scarpe sinistre e destre
➔ le curve di indifferenza per i sostituti perfetti sono rette
➔ le curve di indifferenza per i complementi perfetti hanno forma a L: sono verticali al di sopra di un punto ad
angolo e orizzontali al di sotto di esso.

Utilità
➔ gli economisti usano il concetto di utilità per riassumere tutto quanto conoscono riguardo alle preferenze di
un consumatore:
- valore numerico che indica il benessere relativo del consumatore
- quando si cambia la scala per misurare l’utilità, la famiglia delle curve di indifferenza rimane
invariata (anche rapporto nel caso di utilità marginali)
➔ si può creare una funzione di utilità a partire da una famiglia di curve di indifferenza, assegnando lo stesso
valore di utilità a tutti i panieri ubicati su una stessa curva di indifferenza:
- i valori più alti sono assegnati alle curve di indifferenza che corrispondono a livelli più alti di
benessere (curve + lontane dagli assi), vale principio non-sazietà
- è possibile costruire curve di indifferenza a partire da una funzione di utilità uguagliando la funzione
a una costante

informazioni ordinali: informazioni sulle preferenze che permettono esclusivamente di determinare se un alternativa
sia migliore o peggiore dell’altra
informazioni cardinali: informazioni che spiegano qualcosa sull’intensità di queste preferenze, rispondendo alle
domande “quanto peggiore?” o “quanto migliore?”
utilità marginale: è la variazione dell’utilità del consumatore derivante dall’aggiunta di una piccolissima quantità di un
certo bene, divisa per la quantità addizionata (derivata parziale della funzione di utilità totale)
𝛥𝑈
𝑀𝑈𝑥 =
𝛥𝑋

➔ nella teoria microeconomica moderna, le funzioni di utilità vengono impiegate soltanto per riassumere le
informazioni ordinali (non esiste nessun metodo certo per misurare benessere umano su scala assoluta)
➔ l'utilità marginale di un bene, di per sé, non misura nulla di significativo. Tuttavia, il rapporto delle utilità
marginali di due beni è uguale al saggio marginale di sostituzione tra di essi:

𝑀𝑈𝑥
𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 =
𝑀𝑈𝑦
𝛥𝑈 𝑀𝑈𝑥
Per fare in modo che 𝑀𝑈𝑥 e 𝑀𝑅𝑆𝑥𝑦 siano equilibrati allora: 𝛥𝑋 = 𝑀𝑈𝑦

4.Vincoli, scelte e domanda


Panieri di consumo accessibili
➔ un consumatore può permettersi di acquistare un particolare paniere di consumo se quest’ultimo non supera
il suo reddito

reddito: costituito dal denaro che un consumatore riceve durante un determinato intervallo di tempo fisso
vincolo di bilancio: identifica tutti i panieri di consumo che sono accessibili a un consumatore durante un determinato
intervallo di tempo (costo del paniere di consumo ≤ reddito). il consumatore può acquistare i panieri che stanno sulla
retta di bilancio o sotto di essa
razionamento: bene è soggetto a r. quando la domanda del bene supera l’offerta al prezzo prevalente, cosicché lo
Stato o un fornitore ne limita la quantità che ogni consumatore può acquistare

➔ una retta di bilancio:


𝑀 𝑃𝑦
𝑋= − 𝑌
𝑃𝑥 𝑃𝑥
px / py esprime, inoltre, il costo opportunità di x in termini di y.
Costo opportunità: il costo della rinuncia di un altro bene (di un’altra
opportunità).
- è costituita da tutti i panieri di consumo che esauriscono esattamente il reddito del consumatore. Il
paniere scelto è quello ottimo, nel senso che massimizza l’utilità del consumatore dato il vincolo di
bilancio. Il paniere scelto è quello di equilibrio: se il consumatore sceglie tale paniere non ha
incentivo a modificare la sua scelta
- è la frontiera che separa tutti i panieri di consumo accessibili da tutti gli altri panieri
- le scelte accessibili che non esauriscono il reddito del consumatore giacciono a sud-ovest della retta
ANALISI GRAFICA DELL’EQUILIBRIO (SOL. INTERNE)
Quale paniere sceglie il consumatore per massimizzare la sua utilità?
• Non il paniere a: non appartiene all’insieme dei panieri accessibili
• Non il paniere b: potrebbe scegliere un paniere collocato su una curva di indifferenza più alta
• Non il paniere c: potrebbe scegliere un paniere collocato su una curva di indifferenza più alta
la scelta ottima e il paniere: punto di tangenza tra curva di indifferenza e la retta di bilancio

- la sua pendenza è uguale al rapporto dei prezzi moltiplicato per – 1 (il prezzo del bene misurato
sull'asse orizzontale compare a numeratore, mentre quello del bene misurato sull'asse verticale
compare a denominatore)
- interseca l'asse su cui è misurata la quantità di un particolare bene, X, in corrispondenza della
quantità M/Px, ossia la quantità di X che il consumatore è in grado di acquistare spendendo tutto il
proprio reddito, M, per acquistare X
Variazioni del reddito e dei prezzi:
➔ una variazione del reddito sposta la retta di bilancio lasciando invariata la sua pendenza:
- verso l’esterno in seguito a un aumento e verso l'interno in seguito una diminuzione
➔ una variazione del prezzo di un bene fa ruotare la retta di bilancio:
- verso l'esterno per una diminuzione e verso l'interno per un aumento
- la retta ruota attorno all'intercetta per il bene il cui prezzo rimane invariato








➔ f
➔ la moltiplicazione di tutti i prezzi per la stessa costante ha sulla retta di bilancio lo stesso effetto della divisione
del reddito per stessa costante:
- la variazione dei prezzi e del reddito secondo lo stesso rapporto non ha alcun effetto sulla retta di
bilancio.

Scelta del consumatore


➔ partendo dal presupposto che il principio di non-sazietà sia valido, la scelta del consumatore giace sulla retta
di bilancio
➔ si possono riconoscere le scelte ottime applicando la regola di non-sovrapposizione:
- l’area al di sopra della curva di indifferenza che passa per il paniere preferito del consumatore non si
sovrappone all’area al di sotto della retta di bilancio; l’area al di sopra della curva di indifferenza che
passa per un qualsiasi altro paniere sulla retta di bilancio (diverso quindi dal paniere preferito) si
sovrappone parzialmente all’area al di sotto della retta di bilancio
- ogni paniere che giace nell’area di sovrapposizione è sia accessibile sia migliore di D

scelta interna: un paniere accessibile è una s.i. se esistono panieri accessibili contenenti un po’ più di ogni bene e altri
contenenti un po’ meno di ogni bene
soluzione interna: quando il paniere accessibile migliore è una scelta interna, essa prende il nome di s.i.
condizione di tangenza: un paniere sulla retta di bilancio soddisfa questa condizione se, in corrispondenza di quel
paniere, la retta di bilancio è tangente alla curva di indifferenza del consumatore
scelta di frontiera: in corrispondenza di essa non esistono panieri accessibili che contengono un po’ di più o un po’ di
meno di un certo bene (beni che non consumeremo mai, ad es. perché non ci piacciono)
soluzione di frontiera: quando la migliore scelta del consumatore è una scelta di frontiera, essa prende il nome di s.f.
➔ le soluzioni interne soddisfano sempre la condizione di tangenza:
- di conseguenza, se un paniere che comprende due beni, X e Y, è una soluzione interna, allora, in
corrispondenza di quel paniere, MRSxy = Px/Py (saggio marginale di sostituzione è uguale al
rapporto dei prezzi)
- due individui possono trarre beneficio dal mutuo scambio quando i loro saggi marginali di
sostituzione differiscono
𝝏U/ 𝝏X
Px/Py = ----------
𝝏U/ 𝝏Y
➔ quando le curve di indifferenza hanno saggi marginali di sostituzione decrescenti, ogni scelta interna che
soddisfa la condizione di tangenza è una scelta accessibile ottimale
➔ le soluzioni di frontiera si originano spesso quando, per ogni euro speso, un bene fornisce a un consumatore
poco beneficio rispetto ad altre alternative
➔ quando il consumatore acquista il bene X ma non il bene Y, allora MRSxy ≥ Px/Py in corrispondenza del
paniere scelto.

Massimizzazione dell'utilità
➔ se una funzione di utilità rappresenta la preferenza di un consumatore, allora il paniere accessibile che
massimizza la funzione di utilità è la scelta ottima del consumatore; la scelta ottima del consumatore implica
che si realizzino due condizioni:
- condizione di tangenza tra retta di bilancio e curva di indifferenza del consumatore
- il paniere di consumo ottimo si trovi sulla retta di bilancio

➔ massimizzazione dell’utilità nel caso di beni perfettamente divisibili:


- in corrispondenza di ogni scelta interna che massimizza il beneficio netto, il beneficio marginale
deve essere uguale al costo marginale
𝑀𝑈𝑥 𝑀𝑈𝑦
=
𝑃𝑥 𝑃𝑦

- nel caso di soluzioni di frontiera il beneficio marginale non deve superare il costo marginale:
𝑀𝑈𝑥 𝑀𝑈𝑦

𝑃𝑥 𝑃𝑦
max U (x, y)
sotto il vincolo pxx + pyy = M

➔ in corrispondenza della scelta ottimale una piccola quantità di reddito addizionale genera lo stesso aumento
del valore di utilità del consumatore quando viene spesa per acquistare qualsiasi bene la cui quantità è
positiva
- in altre parole, in corrispondenza della scelta ottima, il rapporto tra utilità marginale e prezzo è lo
stesso per tutti i beni
- in termini di utilità, ogni euro di reddito trasferito dalla zuppa al pane genera un beneficio (dato
dall’incremento di utilità associato al maggiore consumo di pane) e un costo (dato dalla diminuzione
di utilità conseguente alla riduzione del consumo di zuppa)
- l'aumento di utilità è almeno pari (se non maggiore) a quello che si otterrebbe se il reddito
addizionale venisse speso per acquistare un qualsiasi bene per una quantità pari a zero.

Prezzi e domanda
➔ la curva prezzo-consumo fornisce tutte le informazioni necessarie per costruire una curva di domanda
individuale

curva prezzo-consumo: mostra come varia il paniere di consumo accessibile migliore al variare del prezzo di un bene,
a parità di tutte le altre condizioni
curva di domanda individuale: descrive la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità acquistata da un particolare
consumatore, a parità di tutte le altre condizioni

➔ i movimenti lungo una curva di domanda individuale mostrano la sensibilità della quantità acquistata al
prezzo del bene; questa sensibilità è misurata dall’elasticità della domanda rispetto al prezzo:
- elasticità alta → lieve aumento prezzo → notevole riduzione quantità acquistata: la curva di
domanda è relativamente piatta
- elasticità bassa → forte aumento del prezzo → lieve riduzione quantità acquistata: la curva di
domanda è relativamente ripida
➔ la curva prezzo-consumo:
- ha pendenza positiva per beni complementari, poiché i consumi di essi tendono a variare nella
stessa direzione (zuppa e pane)
- ha pendenza negativa per beni sostituti, poiché i consumi di essi tendono a variare in direzioni
opposte
➔ quando il prezzo di un bene varia, la curva di domanda di un altro bene può spostarsi:
- verso sinistra quando il prezzo di un complemento aumenta e verso destra quando il prezzo
diminuisce
- quando il prezzo di un sostituto varia, questi effetti si invertono.

Reddito e domanda
➔ esaminando la curva reddito-consumo, è possibile calcolare la variazione nel consumo di un bene al variare
del reddito, nonché determinare se il bene sia normale o inferiore:
- almeno un bene deve essere normale
- nessun bene può essere inferiore per tutti i livelli di reddito

effetto di reddito: è la variazione del consumo di un bene che deriva da una variazione del reddito
curva reddito-consumo: mostra come varia il migliore paniere di consumo accessibile al variare del reddito, a parità di
tutte le altre condizioni
bene normale: quando un aumento del reddito ne fa aumentare la quantità consumata
bene inferiore: quando un aumento del reddito ne fa diminuire la quantità consumata

➔ l'elasticità della domanda rispetto al reddito è positiva per i beni normali e negativa per i beni inferiori
➔ Un’eccezione: i beni di Giffen, un paradosso secondo Marshall
Un bene di Giffen e un bene la cui quantità domandata aumenta all’aumentare del prezzo.
-I beni di Giffen sono rari
Esempi
1. La carestia in Irlanda: Prezzo patate Þ
potere d’acquisto poveri +consumo di carne ¯ ( i poveri
rinunciano a beni costosi) +consumo patate per raggiungere comunque le calorie necessarie
2. Fumatore accanito, ma molto povero che fuma 2 pacchetti al giorno; con i soldi che ha riesce a
comprarsi un pacchetto di sigarette buone (B) e un pacchetto di sigarette cattive (C)
•Prezzo C non riesce più a comprarsi 1 di B e 1 di C; l’unico modo per fumare 2 pacchetti e
comprare 2 di C, cioè consumo C
➔ la curva di Engel descrive la relazione tra reddito e quantità consumata, ceteris paribus:
- sull’asse delle ordinate si indica il reddito, su quello delle ascisse si indicano le quantità consumate
- per un bene normale, il consumo aumenta all’aumentare del reddito (pendenza positiva)
- per un bene inferiore a un aumento del reddito corrisponde una diminuzione del consumo
(pendenza negativa)

➔ la curva di domanda individuale di un bene si sposta quando il reddito varia:


- quando il bene è un bene normale, un aumento del reddito sposta la curva di domanda verso destra,
e una diminuzione del reddito sposta la curva di domanda verso sinistra
- quando un bene è un bene inferiore, questi andamenti si invertono

➔ l’approccio della preferenza rivelata è un metodo per raccogliere informazioni sulle preferenze dei
consumatori osservando le loro scelte effettive:
- se un paniere viene scelto dal consumatore quando anche un’altro paniere è accessibile, si dice che
il primo paniere (quello scelto) si è rilevato preferito al secondo
- più scelte osserviamo, più possiamo via via restringere il campo delle possibilità, cioè possiamo
restringere l’area in cui passa la curva di indifferenza per A fino al desiderato livello di precisione

Perciò, la curva di indifferenza che passa per A non può In particolare, B si è rivelato preferito a C e agli altri panieri nell’area
attraversare quest’area azzurra, triangolare azzurra.
perché essa contiene panieri meno preferiti di A. La curva Dunque sappiamo che:
di indifferenza che passa per A non può nemmeno passare A è preferito a B (primo passaggio);
per l’area blu a nord-est di A, perché per la non sazietà B è preferito a C (secondo passaggio).
quest’area contiene panieri maggiormente preferiti a A Per la transitività delle preferenze possiamo allora dire che
A è preferito a C e, sempre per la transitività, a tutti gli altri panieri
nell’area triangolare azzurra. Possiamo perciò escludere che la curva di
indifferenza per A passi per l’area azzurra
5. Domanda e benessere
Scomposizione degli effetti di una variazione del prezzo
➔ quando il prezzo di un bene aumenta, accadono due cose:
1. il bene diventato più costoso tende a essere sostituito con altri beni
2. il potere d’acquisto del consumatore diminuisce, perché uno stesso ammontare di moneta non può
comprare lo stesso ammontare di bene

variazione di prezzo non compensata: è costituita da una variazione di prezzo non accompagnata da una variazione di
reddito
variazione di prezzo compensata: è costituita da una variazione di prezzo accompagnata da una variazione di reddito,
che, nel loro complesso, lasciano invariato il benessere del consumatore
effetto di sostituzione (di una variazione di prezzo): effetto esercitato sul consumo da una variazione di prezzo
compensata
effetto di reddito (di una variazione di prezzo): effetto esercitato sul consumo dalla soppressione della
compensazione dopo la creazione di una variazione di prezzo compensata

➔ l'effetto di una variazione non compensata del prezzo di un bene è uguale all'effetto di una variazione
compensata del prezzo del bene (effetto di sostituzione) + l'effetto della rimozione della compensazione
(effetto di reddito):
- implica sia una variazione dei prezzi relativi (che fa ruotare la retta di bilancio) sia una variazione del
potere d'acquisto (che causa uno spostamento parallelo della retta di bilancio)
➔ l’effetto di una variazione di prezzo compensata è uguale all’effetto di una variazione di prezzo non
compensata + l’effetto dell’aggiunta della compensazione
➔ l’effetto di sostituzione isola l’influenza della variazione dei prezzi relativi, mentre l’effetto di reddito isola
l’influenza della variazione del potere d’acquisto
➔ l'effetto di sostituzione:
- una variazione dei prezzi relativi induce il consumatore a sostituire un bene con un altro
- implica sempre un movimento lungo una curva di indifferenza, fino al punto in cui la sua pendenza
è uguale a quella della nuova retta di bilancio
- è negativo per un aumento di prezzo la quantità diminuisce e per una diminuzione di prezzo la
quantità aumenta
- ubbidisce sempre alla legge di domanda (ha pendenza negativa)

➔ l’effetto di reddito:
- una variazione di prezzo influenza il potere d’acquisto del consumatore
- implica sempre uno spostamento in parallelo della retta di bilancio, verso l’origine degli assi nel caso
di un aumento del prezzo e nel verso opposto nel caso di una diminuzione
- se un bene è un bene normale, l'effetto di reddito è negativo per un aumento del prezzo ed è
positivo per una diminuzione del prezzo
- se un bene è un bene inferiore, l'effetto di reddito è positivo per un aumento del prezzo ed è
negativo per una diminuzione del prezzo

➔ nel caso di un bene normale, l'effetto di reddito rafforza l'effetto di sostituzione, quindi la curva di domanda
ha pendenza negativa
➔ nel caso di un bene inferiore, l'effetto di reddito e l'effetto di sostituzione operano in versi opposti
➔ se un bene è un bene sufficientemente inferiore, e se rappresenta una frazione abbastanza grande della
spesa del consumatore, la sua curva di domanda può avere pendenza positiva.

bene di Giffen: un bene è di G. se la quantità acquistata aumenta all’aumentare del prezzo e diminuisce al diminuire
del prezzo (es. patate)
Misurazione delle variazioni del benessere del consumatore mediante le curve di domanda
➔ la rendita (o surplus) del consumatore è il beneficio netto che un consumatore riceve dalla partecipazione al
mercato per un certo bene:
- graficamente corrisponde all'area sottostante alla curva di domanda del bene e sovrastante una
retta orizzontale tracciata in corrispondenza del prezzo del bene
➔ l'ordinata (valore verticale) di un punto della curva di domanda di un bene indica la disponibilità del
consumatore a pagare per un'altra unità del bene stesso

beneficio netto: differenza tra il beneficio lordo (o totale) e l’ammontare che egli paga (prezzo)
beneficio lordo: disponibilità del consumatore a pagare l’unità marginale

➔ per determinare se certe politiche pubbliche creano/distruggono o influenzano i mercati è necessario


osservare i surplus dei consumatori prima e dopo l’imposizione ad esempio di un'imposta, sommare le
perdite per tutti i consumatori e confrontare la perdita totale con i benefici potenziali (es. riduzione
inquinamento aria)

Offerta di lavoro e domanda di tempo libero


➔ per comprendere l'offerta di lavoro (che designa la vendita del tempo e delle energie di un consumatore a un
datore di lavoro), studiamo la domanda di tempo libero, assimilando il tasso salariale al suo prezzo
➔ l'effetto di sostituzione di un aumento del tasso salariale diminuisce la domanda di tempo libero e aumenta
l'offerta di lavoro
➔ poiché i consumatori sono venditori, anziché acquirenti, del proprio tempo, gli effetti di reddito si invertono:
- quando il tempo libero è un bene normale, l'effetto di reddito e l'effetto di sostituzione operano in
versi opposti → di conseguenza, le curve di offerta di lavoro possono piegarsi all'indietro
- sono disponibili dati che indicano che, per molti uomini nel fiore degli anni, l'offerta di lavoro
generalmente non varia molto e può persino diminuire all'aumentare del tasso salariale

➔ un aumento del tasso salariale dovrebbe aumentare la partecipazione alla forza lavoro:
- questo principio aiuta a spiegare il drastico aumento della partecipazione delle donne alla forza
lavoro nella seconda metà del secolo scorso.
➔ nella figura (b) la curva di offerta è piegata all’indietro: quando il salario è superiore a 5 euro, un aumento del
salario aumenta la quantità di tempo libero e diminuisce la quantità di lavoro che egli offre

6. Tecnologia e produzione
Tecnologie di produzione
➔ la tecnologia di produzione aziendale riassume tutti i metodi a sua disposizione per produrre output
➔ un metodo di produzione è efficiente quando non c'è modo di produrre un quantitativo maggiore di output
usando lo stesso quantitativo di input
➔ l’insieme delle possibilità produttive di un’impresa comprende tutte le possibili combinazioni di input e
output data la tecnologia dell’impresa
➔ una frontiera efficiente di produzione di un'impresa contiene tutte le combinazioni di input e output che
l'impresa riesce a ottenere usando metodi di produzione
efficienti:
- può essere descritta usando una funzione di
produzione di forma Output = F (Input)
- funzione di produzione è una curva ascendente (il
quantitativo di output non cala mai quando il
quantitativo di input aumenta)
- la maggior parte delle imprese usa molti input per
produrre i propri output

input variabile: può essere modificato nel periodo di tempo preso in considerazione (numero operai)
input fisso: non può essere modificato nel periodo di tempo preso in considerazione (spazio garage)
breve periodo (SR): periodo di tempo nel quale vengono fissati uno o + input
lungo periodo (LR): periodo di tempo nel quale tutti gli input sono variabili (modificare lo spazio del garage o affittare
un nuovo garage + grande)
→ SR e LR dipendono dalla tecnologia dell'impresa: es. impresa automobilistica (dove occorre molto tempo per
costruire una nuova fabbrica) vs. impresa pony-express (dove l’input fisso diventa variabile in tempi contenuti)

Produzione con un input variabile e singolo prodotto (lavoro)


➔ il prodotto medio del lavoro è pari alla quantità di output prodotto diviso per il numero di lavoratori
impiegati:

➔ il prodotto marginale del lavoro è pari all'output extra prodotto aggiungendo le unità marginali di lavoro ΔL
(il quantitativo minimo di lavoro che un'impresa può aggiungere o sottrarre) diviso per il numero di unità di
lavoro aggiunte:
- quando la produttività marginale del lavoro è (maggiore/minore/uguale) alla produttività media del
lavoro, le unità marginali di lavoro (aumentano/diminuiscono/non intaccano) il prodotto medio

➔ la legge dei rendimenti marginali decrescenti afferma che il prodotto marginale di un input ha la tendenza
generale a calare man mano che il suo uso aumenta, fermi restando tutti gli altri input (come lo spazio nel
garage)

Curve di prodotto medio e marginale con input perfettamente divisibili:


➔ se l’input variabile (lavoro, per es.) è perfettamente divisibile, prodotti marginali e medi sono rappresentabili
come curve
➔ figura 6.4:
- la retta tangente alla funzione di produzione è pari alla pendenza della curva in quel punto
- una piccola variazione ∆L’ implica un movimento lungo la funzione di produzione
- ciò aumenta la quantità di ∆Q’ = F(L) – F(L- ∆L’)
- pertanto MP = ∆Q’/∆L’, vale a dire l’incremento dell’output della funzione di produzione da B a A (è
la pendenza della retta che connette questi due punti)
- nel punto A, MP = pendenza è data dalla tangente in quel punto, ed espresso dalla derivata della
funzione di produzione rispetto a L
➔ è possibile rappresentare la curva del prodotto marginale del lavoro riportando i valori del MPL indicati nella
funzione di produzione sull’asse delle ordinate:
- la curva del prodotto marginale del lavoro soddisfa la legge dei rendimenti
marginali decrescenti
➔ rapporto tra le curve di prodotto medio e marginale di un'impresa:
- quando gli input del lavoro sono perfettamente divisibili, la curva del prodotto
medio del lavoro (ha pendenza positiva/negativa/pari a 0) a L se il prodotto
marginale è (maggiore/minore/uguale) al prodotto medio

Produzione con due input e un output variabili (lavoro L e capitale K)


➔ il principio della produttività dei fattori afferma che aumentando la quantità di tutti
gli input, il quantitativo di output che un’impresa può produrre aumenta strettamente
(usando metodi di produzione efficienti)
➔ un isoquanto contiene tutte le combinazioni di input che producono in maniera efficiente un dato
quantitativo di output; essi:
- stretto parallelismo tra isoquanti e curve di indifferenza
- sono sottili
- hanno pendenza negativa: non curvano verso l’alto
- separano le combinazioni di input che producono minori o maggiori quantitativi di output rispetto
alle combinazioni sull'isoquanto
➔ gli isoquanti per una stessa tecnologia non si incrociano livelli più alti di isoquanti si collocano più lontani
dall'origine la famiglia di isoquanti di un’impresa consiste negli isoquanti che corrispondono a tutti i suoi

possibili livelli di output prodotti medi e marginali di un qualsiasi input possono essere definiti come sopra
citato, mantenendo fissi i livelli degli altri input (quindi prodotti medi e marginali del lavoro oppure prodotti
medi e marginali del capitale)
➔ il saggio marginale di sostituzione tecnica dell'input L con l'input K (MRTSLK) è il saggio (-ΔK/ΔL) al quale
l'impresa deve aggiungere unità di K per mantenere invariato l'output quando la quantità dell'input L è ridotta
di una piccola quantità:
- questa informazione deriva dagli isoquanti di un'impresa
- è pari alla pendenza dell’isoquanto dell’impresa per questa combinazione di input,
moltiplicato per -1
- è pari al prodotto marginale di L diviso per il prodotto marginale di K:
MRTSLK = MPL/MPK
➔ una tecnologia che usa gli input L e K ha un saggio di sostituzione
tecnica decrescente se l'MRTSLK declina man mano che ci muoviamo
lungo un isoquanto che aumenta l'input L e diminuisce l'input K
➔ le tecnologie si differenziano rispetto ai cambiamenti di MRTS man
mano che ci muoviamo lungo un isoquanto. A un estremo, gli input
potrebbero essere perfetti sostituti, all'estremo opposto, perfetti
complementi. Un caso intermedio è rappresentato dalla funzione di
sostituzione tecnica decrescente il cui MRTS varia gradualmente man
mano che ci spostiamo lungo un isoquanto
perfetti sostituti: due input sono p.s. se le loro funzioni sono identiche, in modo tale che un’impresa possa scambiare
uno con l’altro a un tasso fisso (laureati e diplomati per posto di bidello)
perfettamente complementari: due input che vengono combinati in proporzioni fisse (no sostituzione)

➔ funzione di produzione Cobb-Douglas:


𝑄 = 𝐹(𝐿, 𝐾) = 𝐴𝐿 𝛼 𝐾 𝛽 con A, 𝛼, 𝛽 parametri
- A livello generale di produttività dell’impresa; 𝛼, 𝛽 sulle produttività relative di L e K
𝛼 𝐾
𝑀𝑅𝑇𝑆 𝐿𝐾 = ( ) ( )
𝛽 𝐿

Rendimenti di scala
➔ gli economisti determinano se siano le grandi o le piccole imprese a produrre con maggior efficacia
esaminando i rendimenti di scala
➔ un'impresa ha rendimenti di scala (costanti/crescenti/decrescenti) se una variazione proporzionale in tutti
gli input conduce a una (identica/maggiore/minore) variazione proporzionale nell’output
➔ i rendimenti di scala crescenti sono determinati dalla specializzazione degli input e da determinate leggi
fisiche
➔ le ragioni per la quali osserviamo dei rendimenti di scala decrescenti sono invece più elusive e comprendono
la presenza di input implicitamente fissi e costi burocratici.

Differenze nella produttività e progresso tecnologico


➔ il progresso tecnologico si manifesta quando la capacità di un’impresa di trasformare gli input in output
cambia nel tempo
➔ un'impresa è più produttiva, o ha una maggiore produttività, quando è in grado di produrre più output
usando lo stesso quantitativo di input:
- una maggiore produttività corrisponde a un innalzamento nella frontiera efficiente di produzione, un
aumento nella sua funzione di produzione in corrispondenza di ogni combinazione di input
➔ un progresso tecnologico neutrale non ha alcun effetto sull’MRTS in corrispondenza di qualunque
combinazione di input; cambia semplicemente il livello di output associato a ciascun isoquanto dell’impresa
➔ la protezione della proprietà intellettuale (brevetti) aiuta a fornire incentivi alle imprese che vogliono
innovare, anche a costo di creare un monopolio.

7. Costi
Tipi di costi
➔ il costo totale di un'impresa per produrre un dato livello di output è rappresentato dalla spesa necessaria a
produrre quell'output nel modo più economico
➔ i costi possono essere variabili o fissi:
- il costo variabile (CV) è il costo degli input che variano al variare della quantità prodotta dall'impresa
(in genere comprendono lavoro e materiali)
- il costo fisso (FC) è il costo che non varia al variare dell'output
➔ i costi fissi possono essere evitabili o irrecuperabili:
- un'impresa non dovrà sostenere un costo fisso evitabile se decide di non produrre alcun output
- mentre un costo irrecuperabile è un costo fisso che deve essere sostenuto anche in caso di mancata
produzione
➔ la funzione di costo di un’impresa descrive il costo totale necessario per produrre ogni possibile livello di
output; ha forma
Costo Totale = C(Output) o C(Output) = FC + VC(Output)
➔ la funzione di costo variabile dell’impresa dà il costo variabile dell’impresa a qualunque possibile
combinazione dell’output, ed ha la forma Costo variabile = VC(Output)

Cosa comprendono i costi economici?


➔ i veri costi economici di produzione di un'impresa comprendono:
- le sue spese vive (manodopera, materiali, affitto terre..)
- i costi opportunità, ossia quelli che l'impresa deve sostenere quando rinuncia all'opportunità di
impiegare le risorse nel loro miglior uso alternativo
→ sono una valutazione prospettica
→ dipendono dalle circostanze
COSTO OPPORTUNITÀ ≠ COSTO CONTABILE
➔ se un’impresa possiede un magazzino, il costo di tale input è pari al prezzo al quale l’impresa lo potrebbe
vendere. La rinuncia all’opportunità di vederlo costituisce il suo costo-opportunità.
➔ costo d’uso del capitale: quando un'impresa possiede parte del capitale di lungo periodo usato nella
produzione, il vero costo economico del suo utilizzo è il costo opportunità
- questo costo equivale al denaro che l'impresa avrebbe potuto ricevere affittando il capitale ad altri

Costi di breve periodo: un input variabile


➔ nel breve periodo, se un'impresa ha un solo input variabile, possiamo ottenere la curva di costo variabile
dell'impresa di breve periodo:
- capovolgendo la funzione di produzione e ponendo l'output sull'asse orizzontale e il costo variabile
(il prezzo dell'input moltiplicato per il livello dell'input) sull'asse verticale

➔ la funzione di costo variabile di breve periodo può essere determinata matematicamente usando la funzione
di produzione per ottenere il quantitativo di input variabile necessario per ciascun livello di output e
moltiplicandolo per il prezzo dell'input:
𝑉𝐶(𝑄) = 15𝑄 𝑒 𝐶(𝑄) = 100 + 15𝑄
con L=Q/2, salario di 30€ l’ora e costi fissi di 100€ (irrecuperabili)
➔ il costo totale (C) dell'impresa è pari a questo costo variabile (VC) più il suo costo fisso (FC):

Costi di lungo periodo: minimizzazione dei costi con due input variabili (L e K)
➔ quando un'impresa ha più di un input variabile, il metodo di produzione ottimale per produrre Q unità è il
punto sull’isoquanto che giace sulla retta di isocosto più vicina all’origine:
- questo punto soddisfa la regola di non-sovrapposizione
- in generale, se W è il costo di un’unità di lavoro e R quello di un’unità di capitale, la retta di isocosto
per il costo totale C rispetta la formula:
𝑊𝐿 + 𝑅𝐾 = 𝐶
- il livello di capitale K associato a ogni livello di lavoro L su questa retta è dato da:
𝐶 𝑊
𝐾 = ( ) − ( )𝐿
𝑅 𝑅

retta di isocosto: contiene tutte le combinazioni di input aventi lo stesso costo (ogni livello di costo C ha una propria
retta di isocosto)
famiglia di rette di isocosto: contiene, per un dato prezzo di input, le rette di isocosto per tutti i possibili livelli di costo
dell’impresa (sono parallele)
regola di non-sovrapposizione: l’area al di sotto della linea di isocosto che contiene la combinazione di input a costo
minimo di un'impresa per produrre Q unità non può sovrapporsi all’area al di sopra dell’isoquanto per Q unità
pendenza di isocosto: Costo opportunità per l’impresa del lavoro in termini di capitale:
se l’impresa impiega 1 unità di lavoro in più sta rinunciando a W/R unità di capitale.

➔ se il metodo di produzione ottimale è una soluzione interna, deve soddisfare la condizione di tangenza:
- l'MRTS (il rapporto fra i prodotti marginali) è pari al rapporto fra i prezzi degli input
- la condizione di tangenza può essere espressa come:
𝑀𝑃 𝐿 𝑊
=
𝑀𝑃 𝐾 𝑅

𝑀𝑃 𝐿 𝑀𝑃 𝐾
=
𝑊 𝑅

- lato sx indica quantitativo addizionale di output prodotto dal lavoro aggiunto


- lato dx indica quantitativo addizionale di output prodotto dal capitale aggiunto
- questa formula coglie il concetto della produzione a costo minimo
➔ se la combinazione ottimale dei fattori è una soluzione d'angolo, allora il rapporto fra I'MRTS e il rapporto dei
prezzi degli input deve soddisfare una condizione di disuguaglianza:
𝑀𝑃 𝐻 𝑊 𝐻

𝑀𝑃 𝐿 𝑊 𝐿

scelta interna: una combinazione di input che utilizza ogni input almeno in parte
soluzione interna: quando la combinazione ottimale dei fattori è una scelta interna
condizione di tangenza: una combinazione di input soddisfa questa condizione se, a quella combinazione di input, la
retta di isocosto è tangente all’isoquanto
soluzione d’angolo: se la combinazione ottimale dei fattori esclude qualche input

➔ se gli isoquanti dell'impresa hanno un MRTS decrescente, allora qualunque combinazione interna degli input
soddisfi la condizione di tangenza (in modo tale che il rapporto dei prodotti marginali sia pari al rapporto dei
prezzi degli input) è una combinazione ottimale dei fattori
➔ il sentiero di espansione del prodotto di un'impresa contiene le combinazioni ottimali dei fattori per ogni
possibile livello di quantità mantenendo i prezzi degli input fissi:
- può essere una linea retta (rapporto lavoro/capitale non cambia quando impresa produce di +) o
curvilineo (rapporto lavoro/capitale si riduce all'aumentare della quantità)
- la funzione di costo dell'impresa illustra il costo delle combinazioni ottimali degli input lungo il
sentiero di espansione del prodotto
➔ le imprese possono variare tutti i propri input nel lungo periodo, ma a volte alcuni di essi sono input
indivisibili:
- sia se input non perfettamente divisibile sia se il processo di produzione è tale da richiedere un
quantitativo minimo di input per produrre qualsiasi livello di quantità
- input indivisibili comportano alcuni costi fissi evitabili

Costo medio e costo marginale


➔ il costo medio (AC) è il costo totale diviso per il numero delle unità prodotte:
AC = C/Q

➔ il costo marginale (MC) descrive quanto costo extra si deve sostenere quando l'impresa cambia di poco (ΔQ)
il quantitativo di output che produce:
𝑀𝐶 = [𝐶(𝑄) – 𝐶(𝑄 − 𝛥𝑄)]/𝛥𝑄

𝑅 𝑊
𝑀𝐶 = =
𝑀𝑃 𝐾 𝑀𝑃 𝐿

- ΔQ è la quantità minima di output che l’impresa può aggiungere o sottrarre


- è pari al prezzo di ciascun input diviso per il suo prodotto marginale in corrispondenza della
combinazione ottimale degli input dell’impresa

➔ quando l'output è perfettamente divisibile:


- il costo marginale di Q unità di output è pari alla pendenza della retta tangente alla curva di costo
totale in corrispondenza di Q
- il costo medio è pari alla pendenza della retta che parte da questo punto e raggiunge l'origine
➔ la curva di costo medio di un'impresa:
- è inclinata verso il basso laddove il costo marginale è inferiore al costo medio
- è inclinata verso l'alto laddove il costo marginale è maggiore del costo medio
- ha pendenza pari a zero quando il costo marginale è pari al costo medio
- la curva del costo marginale interseca la curva di costo medio dal basso in corrispondenza della
combinazione ottimale dei fattori (punto di minimo, punto di scala efficiente)
- lo stesso vale per il rapporto fra il costo marginale e il costo medio variabile

scala efficiente di produzione: è il livello di produzione in corrispondenza del quale il costo medio è minimo (ciò non
significa che l’impresa dovrebbe sempre cercare di produrre a questo livello di output)
costo variabile: è pari alla somme dei costi marginali delle singole unità che produce un impresa; è pari all’area
sottostante la curva di costo marginale
➔ costo medio variabile: AVC = VC/Q
➔ costo medio fisso: AFC = CF/Q
- decrescente per tutti i livelli di output
➔ costo medio totale: AC= C/Q = VC/Q + CF/Q = AVC + AFC
- AC è la somma verticale delle curve AVC e AFC

➔ poiché il costo fisso è invariabile, tutti i costi di produzione delle unità


marginali sono costi variabili:
- per ogni livello di output la curva del costo totale corrisponde a uno
spostamento verso l’alto della curva del costo variabile a causa del
costo fisso costante

Effetti delle variazioni di prezzo degli input


➔ quando il prezzo di un input aumenta (diminuisce), il metodo di produzione ottimale utilizza meno (più) di
quell'input, oppure resta invariato

Costi di breve periodo e costi di lungo periodo


➔ se un'impresa non può modificare uno dei propri input nel breve periodo ma può farlo nel lungo periodo, i
suoi costi al variare della quantità prodotta saranno più alti nel breve che nel lungo periodo
➔ la curva di costo medio di lungo periodo è l'inviluppo più basso delle curve di costi medi o di breve periodo
dell'impresa
➔ a partire da qualunque livello iniziale di output, la curva di costo marginale di breve periodo dell'impresa è
più ripida di quella di lungo periodo e interseca la curva del costo marginale di lungo periodo in
corrispondenza del livello iniziale di output

Economie e diseconomie di scala


➔ un'impresa gode di economie di scala quando il suo costo medio diminuisce all'aumentare della quantità
prodotta
➔ un’impresa è caratterizzata da diseconomie di scala se il suo costo medio aumenta all'aumentare della
quantità prodotta
➔ un'impresa la cui tecnologia presenti rendimenti di scala crescenti godrà di economie di scala se i prezzi degli
input non variano al variare del livello di output dell'impresa
➔ un'impresa invece con rendimenti di scala decrescenti presenterà delle diseconomie di scala
8. Massimizzazione dei profitti
Quantità e prezzi che massimizzano il profitto
➔ la relazione fra il prezzo e le quantità di output che un'impresa può vendere è descritta dalla curva della
domanda per il suo prodotto
➔ per massimizzare il profitto di un’impresa è necessario trovare la quantità di prodotto, o il prezzo, che
genera il massimo profitto possibile (indifferente trovare prezzo o quantità):
- se l’output è perfettamente divisibile, è possibile riportare la curva dei ricavi e dei costi totali e
identificare il livello che indica la maggiore distanza fra i due

profitto (𝛱): è pari al ricavo R meno il costo → 𝛱 = 𝑅 − 𝐶 = 𝑃(𝑄) × 𝑄 − 𝐶


funzione di domanda inversa: descrive il prezzo che deve essere applicato per vendere una data quantità di prodotto
e assume la forma Prezzo= P(Quantità domandata)

Ricavo marginale, costo marginale e massimizzazione del profitto


➔ il ricavo marginale (MR) misura il ricavo aggiuntivo prodotto dalle unità marginali ΔQ vendute, misurate su
base singola:
MR = ΔR/ΔQ = [R(Q) - R(Q - ΔQ)]/ΔQ
- è decrescente
- Il Ricavo Marginale (come rappresentato nella tabella) è dato dal prezzo che l’impresa
riceve dalla vendita di un’unità addizionale, meno la riduzione di ricavo dovuta alla riduzione
di prezzo su tutte le altre unità.
➔ effetto di quantità (effetto di espansione del prodotto): la vendita di un’unità in più di bene (da Q-∆Q a Q) fa
aumentare il ricavo totale, nella misura del prezzo a cui l’unità è venduta
➔ effetto di prezzo: per vendere una unità in più di bene, l’impresa deve vendere tutte le unità di bene a un
prezzo ridotto [da P (Q-∆Q) a P(Q)] → ciò riduce il ricavo che si ottiene dalle unità non marginali
➔ per bassi livelli di produzione, l’effetto di quantità prevale su quello di prezzo (la riduzione di prezzo sulla
quantità addizionale venduta è basso, perché la riduzione di P riguarda poche unità vendute):
- il ricavo totale cresce fino a un punto oltre il quale il ricavo marginale ha valori negativi

➔ quando la curva di domanda di un'impresa è inclinata negativamente:


- il suo ricavo marginale per qualsiasi quantità di prodotto positiva è inferiore al suo prezzo (perché
vendere le unità marginali riduce il quantitativo che l'impresa riceve sulle vendite inframarginali)
- unità inframarginali sono quelle che l’impresa vende oltre alle ΔQ unità marginali

➔ un'impresa price-taker:
- è un'impresa che può vendere quanto vuole a un determinato prezzo P, ma nulla a un prezzo + alto
- per il proprio prodotto ha una curva di domanda orizzontale
- non ha bisogno di abbassare il proprio prezzo per vendere di più, così che il suo ricavo marginale è
sempre pari al prezzo
- In un’impresa price-taker (l’impresa che assume il prezzo imposto dal mercato, e a quel prezzo può
vendere qualsiasi quantità desiderata, perché non ha potere di mercato), il ricavo relativo alla
vendita aggiuntiva di ∆Q unità è P x ∆Q. Dividendo questa variazione per ∆Q (si ricordi che la
formula del MR = ∆R/∆Q) si ottiene che MR = P

➔ quando la quantità di prodotto che massimizza il profitto di un'impresa è positiva, il suo ricavo marginale è
pari al suo costo marginale a quella quantità
➔ possiamo seguire una procedura in due passaggi per trovare la quantità di prodotto che massimizza il
profitto di un'impresa:
1. la regola della quantità, si identifica la quantità di prodotto positiva alla quale
MR = MC; se + di una quantità di prodotto positiva soddisfa MR=MC, determinare qual’è la migliore
(quale produce + profitto)
2. la regola di cessazione dell'attività, si controlla se il profitto derivante dalla quantità di prodotto (!)
è almeno pari al profitto legato alla chiusura
- se è così, quella è la scelta che massimizza il profitto
- in caso contrario non vendere niente è l’opzione migliore
- se sono uguali entrambe le scelte massimizzano il profitto

➔ se l'impresa non ha costi irrecuperabili, o se questi vengono ignorati nel calcolo del costo, la regola di
cessazione dell'attività equivale a verificare se il profitto derivante dalla miglior quantità di prodotto positiva
è non-negativo (PC – C(Q) ≥ 0), o, in maniera equivalente, se il prezzo dell'impresa è almeno pari al suo costo
medio (P ≥ AC).

Decisioni di offerta da parte delle imprese price-taker


➔ un'impresa price-taker può usare la procedura in due passaggi per trovare la migliore quantità di prodotto:
1. regola della quantità: identificare le quantità di prodotto alle quali il costo marginale è pari al
prezzo, P=MC; se + di una quantità di prodotto positiva soddisfa P=MC, determinare qual è la
migliore
2. regola di cessazione dell’attività: verificare se la migliore quantità di prodotto del passaggio 1 porti
a maggiori profitti rispetto alla scelta di chiudere l’impresa:
- se sì quella è la scelta che massimizza il profitto
- se no allora non vendere niente è la soluzione ottima
- se sono uguali allora entrambe le scelte massimizzano il profitto

regola di cessazione dell’attività in assenza di costi irrecuperabili:


1. verificare che in corrispondenza di Q* il profitto sia positivo
2. in modo equivalente, controllare se P, in corrispondenza di Q*, è almeno pari a al costo medio
3. considerare ACmin e verificare se l’impresa vende a un P maggiore di ACmin
- se P > ACmin, la quantità ottimale massimizza il profitto
- se P < ACmin, conviene chiudere
- se P = ACmin, sia chiudendo che continuando a produrre, il profitto è zero

regola di cessazione dell’attività in presenza di costi irrecuperabili:


- se il ricavo PQ* derivante dalla vendita della quantità di prodotto ottimale Q* supera i costi evitabili
dell’impresa, l’impresa massimizza il profitto producendo Q*
- in caso contrario, non produrre niente è la soluzione ottima

➔ la funzione di offerta, Qs = S(P), di un’impresa price taker mostra quanto l’impresa vuole vendere per ogni
possibile prezzo
- se il prezzo è superiore al costo medio minimo, la quantità che massimizza il profitto è positiva e tale
per cui il prezzo è uguale al costo marginale
- per livelli di prezzo inferiori al costo medio minimo, l’impresa non offre alcunché
➔ la legge dell’offerta ci dice che l'offerta di un'impresa competitiva non diminuisce mai quando il prezzo di
mercato aumenta
➔ quando la curva di costo marginale di un'impresa è inclinata positivamente, la sua curva dell'offerta:
- coincide con la curva di costo marginale a prezzi superiori di ACmin
- coincide con l'asse verticale (che rappresenta l'offerta zero) in corrispondenza di prezzi inferiori a
ACmin
➔ la variazione di un prezzo di un input influisce sulla funzione d’offerta:
- la figura (2) mostra cosa accade il prezzo di un input aumenta di 5€: le curve sia di costo medio sia
costo marginale si innalzano in corrispondenza di ogni quantità
- la figura (3) mostra invece cosa accade dopo l’aumento del costo fisso evitabile: curva di costo
medio si alza mentre quella di costo marginale rimane inalterata

Offerta di breve e lungo periodo delle imprese price-taker


➔ il fatto che la curva di costo marginale di breve periodo di un'impresa sia più ripida della sua curva del costo
marginale di lungo periodo significa che un'impresa competitiva risponde di più a una variazione di prezzo nel
lungo periodo di quanto non faccia nel breve periodo

Surplus del produttore


➔ il surplus del produttore:
- è pari al ricavo meno i costi evitabili di un'impresa
- è pari all'area compresa tra una linea orizzontale tracciata al livello del suo prezzo P e la sua curva di
offerta
➔ il profitto di un'impresa è pari al suo surplus del produttore - i costi irrecuperabili:
- poiché i costi irrecuperabili devono essere sostenuti sia che si resti, sia che si esca dal mercato,
possono essere ignorati

9. Le scelte e il tempo
Transazioni intertemporali
➔ i consumatori e le imprese hanno bisogno di trasferire nel tempo la disponibilità di liquidità:
- per fare ciò, essi concedono o accendono dei prestiti (ad esempio un conto bancario è un prestito
che un individuo, depositante, fa a una banca)
capitale: ammontare di denaro che una persona (o impresa) prende a prestito
interesse: somma di denaro che colui che prende a prestito è obbligato a pagare oltre la restituzione del capitale
tasso di interesse (R): è l’ammontare degli interessi corrisposti durante un determinato periodo di tempo
(solitamente un anno), ed è espresso come percentuale del capitale
capitalizzazione a interesse composto: si riferisce al pagamento degli interessi sul saldo del prestito che include gli
interessi già corrisposti, una pratica che comporta una crescita più veloce del saldo del prestito al trascorrere del
tempo
valore attuale scontato (PDV): è il valore monetario di un diritto su risorse future oggi, sinonimo di minor prezzo
odierno
«Attuale» significa che che misuriamo il prezzo odierno di un euro futuro.
«Scontato» significa che un euro futuro è venduto a meno di un euro oggi.
Infine, al crescere del tasso di interesse, gli euro futuri diventano meno costosi.

➔ se R è il tasso di interesse, B il saldo del conto e D il deposito iniziale; allora il saldo B:


𝐵 𝑇 = 𝐷(1 + 𝑅) 𝑇
➔ il PDV di una attività su risorse future rappresenta il prezzo corrente a cui è possibile acquistare o vendere
tale attività:
- il prezzo da pagare oggi per ottenere un euro dopo un anno (PDV) è dato da:
𝐷 = 1/(1 + 𝑅)
- è indifferente scegliere di ricevere un euro tra un anno o ricevere oggi il valore attuale scontato di
quell’euro
- in generale il PDV di F euro riscuotibili tra T anni è dato da:
𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑓𝑢𝑡𝑢𝑟𝑜 (€ 𝐹)
𝑃𝐷𝑉 =
(1 + 𝑅) 𝑇
- PDV è inferiore quando numero di anni è maggiore e quando il tasso di interesse è alto
- maggiore è il ritardo rispetto al pagamento, maggiore è il tasso di interesse e minore è il PDV di un
euro
➔ per trovare il PDV di un flusso di pagamenti, troviamo il PDV di ogni singolo pagamento, quindi li sommiamo:
𝐹 1 𝐹 2 𝐹 𝑇
𝑃𝐷𝑉 𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑜 = 𝐹 0 + + 2
+. . . +
1 + 𝑅 (1 + 𝑅) (1 + 𝑅) 𝑇
➔ se dobbiamo pagare F euro annualmente a partire da un anno a oggi e che il pagamento avvenga tra T anni, il
nostro debito in euro attuali è dato da:
𝐹 1
𝑃𝐷𝑉 𝑓𝑙𝑢𝑠𝑠𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 = (1 − )
𝑅 (1 + 𝑅) 𝑇
➔ i tassi di interesse differiscono a causa delle variazioni del rischio di insolvenza, della flessibilità del prestatore
e della tempistica dei pagamenti:
- nel calcolo del PDV dei pagamenti futuri, è importante selezionare un tasso di interesse di
un'obbligazione con caratteristiche simili

insolvenza: si ha quando non si riesce a ripagare un prestito


interesse nominale: è il compenso che si riceve per il capitale dato in prestito ed è misurato in euro nominali (cioè
senza aggiustamento per l’inflazione)
interesse reale: è il compenso che si riceve per il capitale dato in prestito ed è misurato in euro reali (cioè con
aggiustamento per l’inflazione)

➔ i tassi di interesse sono differenziati per vari motivi:


- i tassi di interesse variano a seconda delle banche e dei tipi di conti
- i tassi di interesse pagati da chi contrae prestito dipendono dal tipo di prestito
- i tassi di interesse pagano il rischio
➔ il tasso di interesse reale è:
𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒
𝑒𝑢𝑟𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖 𝑖𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑎𝑛𝑛𝑜 − 𝑒𝑢𝑟𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖
𝑅 =
𝑒𝑢𝑟𝑜 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑝𝑜𝑠𝑖𝑡𝑎𝑡𝑖
- approssimativamente uguale al tasso di interesse nominale meno il tasso di inflazione (INFL); tale
approssimazione funziona bene quando i due tassi sono bassi
- quando una banca o un prestatore quota un tasso di interesse, solitamente si tratta di un tasso
nominale
- è possibile calcolare il tasso d’interesse reale a partire da quello nominale e da quello di inflazione:
𝑅 𝑛𝑜𝑚 − 𝐼𝑁𝐹𝐿
𝑅 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑒 =
1 + 𝐼𝑁𝐹𝐿

Risparmio e indebitamento
➔ il risparmio riflette le decisioni di consumo nel tempo:
- per analizzare il risparmio, è possibile trattare la disponibilità nel tempo dei beni come una
caratteristica fisica (infatti beni fisicamente identici verranno trattati come beni distinti se
disponibili in istanti di tempo diversi)
- utilizziamo le curve di indifferenza per rappresentare le preferenze del consumatore sul consumo in
diversi istanti di tempo e la retta di bilancio per rappresentare le opportunità disponibili
- nel costruire la retta di bilancio, usiamo il prezzo di ciascun bene da una prospettiva corrente, cioè il
PDV dei prezzi futuri:
𝑃 0
𝑃𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑏𝑖𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑜 = −(1 + 𝑅) ( )
𝑃 1
BENI DISPONIBILI IN DIVERSI ISTANTI DI TEMPO
•Se oggetti fisici identici sono disponibili in periodi di tempo diversi devono
essere considerati beni diversi perché soddisfano bisogni diversi (acqua oggi ≠
acqua domani)
•Consideriamo in particolare il bene cibo.
•Chiamiamo C0 il cibo disponibile oggi, cioè nel periodo 0.
•Chiamiamo C1 il cibo disponibile domani, cioè nel periodo 1.
Preferenze intertemporali
Le preferenze per beni consumati in periodi diversi sono dette preferenze
intertemporali.
➔ Le preferenze intertemporali di un individuo saranno rappresentate da una Funzione di utilità
intertemporale U(C0, C1), in modo del tutto analogo a come la funzione U(x, y) rappresenta le sue
preferenze per diverse combinazioni di bene x e bene y consumati nello stesso periodo.
➔ Problema dell’individuo: scegliere quanto consumare in ciascun periodo in modo da massimizzare la sua
utilità U(C0, C1)
➔ MRS intertemporale corrisponde a quante unità di cibo futuro sono disposto a
rinunciare per 1 unità di cibo presente in più.

MUC0/MUC1
opposto della pendenza della curva di indifferenza intertemporale
➔ un paniere di consumo è accessibile se il PDV dei flussi di consumo non eccede il PDV dei flussi di reddito:
- la scelta ottima è spendere tutto ciò che si guadagna, in modo che PDV dei flussi di consumo = PDV
dei flussi di reddito
➔ i consumatori sufficientemente pazienti risparmiano e i consumatori sufficientemente impazienti prendono a
prestito:
- tra i risparmiatori, un aumento del tasso di interesse può far crescere o decrescere il risparmio,
perché l'effetto di reddito e l'effetto di sostituzione operano in direzione opposta
- al contrario, tra coloro che prendono a prestito, un aumento del tasso di interesse tipicamente
riduce l'indebitamento, perché l'effetto di reddito e quello di istituzione operano nella stessa
direzione
Investimenti

investimento: costi anticipati sostenuti con l’aspettativa di generare profitti futuri


valore attuale netto (NPV): differenza tra PDV dei flussi dei ricavi e PDV del flusso dei costi
criterio del valore attuale netto: afferma che un progetto di investimento è profittevole quando NPV è positivo,
mentre non lo è se NPV è negativo
flusso di cassa netto (NCF): differenza tra ricavi e costi durante un anno della vita di un progetto

➔ risparmiando e indebitandosi, un investitore può modificare la tempistica dei flussi di cassa del progetto, in
modo da incassare subito l'NPV, se positivo, o pagarlo, se negativo, e non pagare o ricevere nulla in futuro:
- pertanto, I'NPV ci dice quanto vale un progetto in termini correnti
- quando calcoliamo l'NPV di un progetto, teniamo presente anche il costo opportunità dei fondi
𝑁𝐶𝐹 1 𝑁𝐶𝐹 2 𝑁𝐶𝐹 𝑇
𝑁𝑃𝑉 = 𝑁𝐶𝐹 0 + + +. . . +
1+𝑅 (1 + 𝑅) 2 (1 + 𝑅) 𝑇

valore tempo temporale del denaro (o costo opportunità dei fondi): costo opportunità associato ai benefici
economici che un investitore potrebbe ricevere cedendo a prestito un capitale al tasso di interesse prevalente
tasso interno di rendimento (IRR): tasso di interesse in corrispondenza del quale il PDV è esattamente uguale a 0
capitale umano: capacità spendibili sul mercato e acquisite attraverso l’investimento in istruzione e formazione

➔ quando il tasso di interesse aumenta, molti potenziali progetti diventano meno profittevoli e il livello
generale degli investimenti diminuisce (una diminuzione dei tassi genera l'effetto opposto); questo poiché:
1. a un tasso di interesse elevato, il valore degli euro futuri è inferiore di quello degli euro attuali.
Poiché un tipico progetto di investimento è caratterizzato da un elevato ammontare di costi nei
primi periodi, generando la maggior parte dei ricavi solo in seguito, un tasso di interesse elevato
riduce il valore dei ricavi in relazione ai costi
2. a un tasso di interesse elevato, diventa più allettante depositare il denaro in un conto bancario
(mentre prendere a prestito diviene meno conveniente). Quindi, il costo opportunità dei fondi è
maggiore. Al netto dei costi opportunità, i profitti sono inferiori

➔ se i flussi di cassa in entrata precedono quelli in uscita, un progetto:


- è profittevole quando il tasso di interesse è minore del tasso interno di rendimento
- non è profittevole quando il tasso di interesse è maggiore dell'IRR
➔ i criteri standard per valutare gli investimenti ci consentono di determinare se abbia senso acquisire
istruzione da una prospettiva puramente finanziaria e sotto determinate condizioni.

10. Scelte in condizioni di rischio


Che cos'è il rischio?
➔ un rischio esiste quando le conseguenze di una decisione sono incerte
➔ lo stato di natura (o stato) è un modo possibile in cui possono svolgersi gli eventi associati a una decisione
rischiosa
➔ talvolta si può valutare la probabilità di uno stato di natura determinando:
- la frequenza con cui esso si è verificato nel passato (probabilità oggettiva)
- altre volte si può valutare la probabilità di uno stato di natura usando un giudizio soggettivo
(probabilità soggettiva)

payoff: conseguenze di una scelta rischiosa di tipo monetario (somme di denaro)


lotteria: corrispondente a una scelta rischiosa, specifica la probabilità con cui un individuo riceve ciascun possibile
payoff, se fa quella scelta
payoff atteso: è la media ponderata dei possibili payoff di una lotteria, dove il peso assegnato a ciascun payoff è la
probabilità con cui la lotteria dà quel payoff

➔ se si conoscono la probabilità e il payoff associati a ciascuno stato di natura, possiamo calcolare la probabilità
complessiva di ciascun possibile payoff, definendo in questo modo una lotteria. Possiamo poi calcolare il
payoff atteso della lotteria, una media ponderata dei possibili payoff, dove il peso di ciascun payoff è la sua
probabilità.

Atteggiamento nei confronti del rischio

funzione di utilità della moneta: assegna a ogni somma di denaro l’utilità che un individuo riceve da quella somma di
denaro
utilità attesa EU (di una lotteria): media ponderata delle utilità dei possibili payoff, dove il peso assegnato a ciascun
livello di utilità è la probabilità con cui la lotteria dà il payoff a esso corrispondente
equivalente certo (di una lotteria): somma di denaro che rende l’individuo indifferente tra la lotteria e una lotteria
senza rischio che dà con certezza quella somma di denaro
premio al rischio (di una lotteria): differenza tra il payoff atteso e l’equivalente certo della lotteria

➔ per valutare le decisioni in condizioni di rischio, usiamo il concetto di funzione di utilità della moneta per
calcolare l'utilità attesa di una lotteria:
𝐸𝑈 = 𝑝 1 × 𝑢(𝑊 1 ) + 𝑝 2 × 𝑢(𝑊 2 )+. . +𝑝 𝑁 × 𝑢(𝑊 𝑁 )
- W payoff, p probabilità, u(W) livello di utilità

➔ il teorema dell’utilità attesa ci dice che:


- la lotteria A è preferita alla lotteria B, se e solo se l’utilità attesa di A è maggiore dell’utilità attesa di
B
- la lotteria A è indifferente alla lotteria B, se e solo se l’utilità attesa di A è uguale all’utilità attesa di B
- perciò, per sapere quale tra più lotterie l’individuo preferisce, basta calcolare l’EU di ciascuna →
l’individuo prenderà la decisione corrispondente alla lotteria che dà l’utilità attesa più alta (tra
quelle disponibili)

➔ un individuo può essere:


- avverso al rischio: se preferisce una lotteria senza rischio a ogni lotteria rischiosa di pari payoff
atteso (funzione di utilità della moneta è concava)
- propenso al rischio: se, tra una lotteria senza rischio e una rischiosa di pari payoff atteso, preferisce
quella rischiosa (funzione di utilità della moneta è convessa)
- neutrale al rischio: se è indifferente tra due lotterie di pari payoff atteso (funzione di utilità della
moneta è lineare)

avverso al rischio propenso al rischio neutrale al rischio

➔ ogni lotteria ha un corrispondente equivalente certo, la somma certa di denaro che l'individuo giudica
esattamente tanto desiderabile quanto la lotteria:
- l'equivalente certo di una lotteria è minore, uguale o maggiore del payoff atteso della lotteria, a
seconda che l'individuo sia avverso, neutrale o propenso a maggiore rischio, rispettivamente.
➔ il premio al rischio misura la parte di payoff atteso a cui l'individuo è disposto a rinunciare per eliminare il
rischio del tutto
➔ tra due lotterie di pari payoff atteso, ciascuna delle quali può dare solo due payoff possibili, la lotteria che dà
payoff più variabili è quella dove il payoff + alto della media è il + alto e il payoff + basso della media è il +
basso, rispetto all’altra lotteria:
- un individuo avverso al rischio sceglierà la lotteria che ha payoff meno variabili

Assicurazione

polizza assicurativa: contratto che riduce la perdita finanziaria associata a un determinato evento rischioso, come un
furto, un incidente, una malattia o la morte (sinistro)
premio assicurativo (P): somma di denaro che l’assicurato paga per ottenere la polizza assicurativa
indennizzo assicurativo: somma di denaro che un assicurato riceve dalla compagnia di assicurazione se subisce il
danno contemplato dalla polizza
assicurazione completa: quando la polizza prevede un indennizzo pari all’entità del danno che l’assicurato può subire
polizza attuarialmente equa (o assicurazione equa): se il premio assicurativo è pari al danno atteso, ovvero se dà alla
compagnia di assicurazione un profitto atteso pari a 0
premio equo: 𝜋 × 𝐷, dove π indica la probabilità che il sinistro si verifichi e D l’entità del possibile danno (1-π indica
invece la probabilità che non si verifichi)

➔ se l’individuo acquista una polizza assicurativa (probabilità):


- paga P, e il danno D, se si verifica, viene rimborsato per un ammontare pari a D
- se non c’è sinistro si paga solo P
- V = valore monetario dei beni potenzialmente soggetti al danno
- D = entità del possibile danno
- P = premio assicurativo
- questa è una lotteria senza rischio, il cui payoff dell’individuo è V – D + D – P = V – P (se il sinistro si
verifica, ma anche se il sinistro non si verifica)
➔ guardiamo ora alla compagnia assicurativa:
- essa riceve P, e deve/non deve risarcire il danno (D), a seconda delle probabilità, che esso si verifichi
o meno
- il suo profitto atteso è π(P – D) + (1- π) x (P - 0) = P - π x D (premio meno danno atteso)
- il profitto atteso è pari a zero, cioè quando il premio assicurativo è pari al danno atteso (P
= π x D), si dice che la polizza è equa (o “attuarialmente equa”).
- il danno atteso infatti è π x D + (1- π) x 0 = π x D (il danno sarà pari a D, oppure nullo, a seconda
della probabilità che si verifichi, o meno)
➔ un premio equo dà all’assicurato un payoff atteso uguale a quello che avrebbe da non assicurato, mentre
un’assicurazione meno che equa gli dà un payoff meno che equo
➔ se una polizza assicurativa è attuarialmente equa:
- un individuo avverso al rischio l'acquisterà
- un individuo propenso al rischio non l’acquisterà
- un individuo neutrale al rischio sarà indifferente tra acquistarla e non acquistarla
➔ se l'assicurazione è meno che equa (premio ricevuto è maggiore del danno atteso):
- solo un individuo avverso al rischio può scegliere di acquistarla
- in particolare, un individuo avverso al rischio è disposto ad acquistare un'assicurazione completa se
e solo se il premio assicurativo non supera la somma di premio assicurativo equo e il premio al
rischio della lotteria corrispondente a non assicurarsi.

11. Scelte strategiche


Che cos'è un gioco

gioco: situazione in cui ogni membro di un gruppo prende almeno una decisione e nel fare ciò si interessa sia della
propria scelta sia delle scelte degli altri membri del gruppo (qualsiasi situazione che implichi un strategia)
azioni: ciò che ciascun giocatore può fare, le mosse a sua disposizione
strategia: è un piano completo di azioni
struttura informativa del gioco: Ciò che i giocatori sanno delle azioni e preferenze altrui
esiti del gioco: come il gioco può terminare
payoff /vincite: utilità/profitti associati per ciascun giocatore agli esiti del gioco
gioco a uno stadio: ogni partecipante compie tutte le proprie scelte prima di osservare qualsiasi scelta compiuta da
qualunque altro partecipante (es. sasso-carta-forbice)
gioco a + stadi: almeno un partecipante osserva la scelta compiuta da un altro partecipante prima di prendere una
decisione (es. scacchi, poker)

➔ alcune situazioni strategiche corrispondono a giochi a uno stadio; altre corrispondono a giochi a più stadi:
- in economia, i giochi a più stadi sono più comuni
➔ se il giocatore è chiamato a decidere in una unica situazione : azioni = strategie (solo in giochi a uno stadio)
➔ per descrivere le caratteristiche essenziali di un gioco a uno stadio, procediamo in due fasi:
1. identifichiamo i giocatori ed elenchiamo le azioni a disposizione di ciascuno di essi
2. per ogni possibile combinazione di azioni (una per ogni giocatore), identifichiamo il payoff di ogni
giocatore, sia esso una remunerazione o una penalità

Pensare strategicamente nei giochi a uno stadio

Risposta/scelta strategica ottima: strategia che fornisce al giocatore il payoff + alto possibile, presupponendo che gli
altri giocatori si comportino in un determinato modo
strategia dominante: se è l’unica risposta ottima di un giocatore, indipendente dalle scelte degli altri giocatori
strategia dominata: se esiste una qualche altra strategia che dia un payoff strettamente + alto, indipendentemente
dalle scelte degli altri
strategia debolmente dominata: se esiste una qualche altra strategia che dia un payoff strettamente + alto in alcune
circostanze e che non dia mai un payoff + basso, indipendentemente dalle scelte degli altri

➔ le situazioni strategiche ci richiedono di riflettere su ciò che faranno altri individui:


- possiamo tentare di farlo ponendoci nei panni degli altri, ma questo approccio conduce spesso a un
ragionamento circolare improduttivo
- tuttavia, in alcune situazioni, è possibile determinare con il ragionamento la scelta probabile di un
avversario razionale
➔ per rappresentare l’interazione strategica fra due persone (A e B) è utile formulare la matrice dei payoff o
matrice delle vincite del gioco:
- si supponga che A disponga di due strategie (alto/basso) e B di altre due strategie (sinistra/destra)
- il payoff di A è la prima cifra a sinistra della casella, mentre il payoff di B corrisponde alla seconda
cifra della casella
- ci aspettiamo che la strategia di A sia sempre scegliere basso (i payoff 2 o 1, sono maggiori dei
rispettivi payoff 1 e 0, se scegliesse ‘alto’). Con ragionamento analogo per B la migliore scelta sarà
sinistra
- dunque ci aspetta che la strategia di equilibrio sia «basso» per A, e «sinistra» per B

➔ se un giocatore ha una strategia dominante, dovrebbe giocarla, indipendentemente da ciò che gli altri
possono fare:
- in alcuni giochi, come il dilemma del prigioniero, tutti i giocatori hanno una strategia dominante
➔ se nessun giocatore ha una strategia dominante è possibile determinare con il ragionamento la scelta
probabile di un avversario razionale eliminando iterativamente le strategie dominate:
1. rimuovere le strategie dominate da un gioco
2. esaminare il gioco semplificato per determinare se contenga nuove strategie dominate
3. se le contiene, rimuoverle
4. ripetere questo procedimento finché non resta alcuna strategia dominata da rimuovere
➔ nell’esempio riportato sotto, si nota che per Ruggero “negare” è una strategia dominata (mentre per Oscar
non è rilevante). Pertanto è possibile eliminarla dal gioco. Il gioco si semplifica. E si semplifica ulteriormente
quando nel secondo step, Oscar sceglie di non negare (elimina quindi tale strategia), fino allo step «c»: unico
esito possibile

➔ è generalmente una buona idea evitare le strategie debolmente dominate:


- in alcuni casi, questa asserzione conduce a una scelta chiara
- per esempio, implica che le persone dovrebbero indicare le proprie valutazioni vere nelle aste a
offerta segreta al secondo prezzo

Equilibrio di Nash nei giochi a uno stadio

equilibrio di Nash: in esso la strategia giocata da ogni individuo è la risposta ottima alle strategie giocate da tutti gli
altri individui
accordo self-enforcing (autovincolante): in esso ogni partecipante all'accordo ha un incentivo a rispettarlo,
nell'ipotesi che lo facciano anche gli altri
funzione di risposta ottima (o funzione di reazione): rappresenta la relazione tra la scelta di uno dei due giocatori e la
risposta ottima dell'altro
strategia pura: quando un giocatore sceglie una strategia in modo non probabilistico, cioè senza randomizzare
strategia mista: quando un giocatore usa una regola per scegliere la strategia in modo probabilistico, cioè
randomizzando
equilibrio di Nash in strategie miste: i giocatori scelgono strategie miste, e la strategia mista scelta da ogni giocatore è
una risposta ottima alle strategie miste scelte dagli altri giocatori

➔ in molti giochi non esiste una strategia che domina le altre, nemmeno debolmente: il concetto di equilibrio di
Nash ci permette di analizzare il comportamento strategico anche in questi giochi:
- ognuno anticipa correttamente ciò che farà ogni altro individuo, per poi scegliere la migliore
alternativa possibile
➔ data una tabella che riassume un gioco a uno stadio con due giocatori, siamo in grado di trovare un
equilibrio di Nash cercando una casella che:
a. dia al giocatore nella riga il più alto payoff nella stessa colonna
b. dia al giocatore nella colonna il più alto payoff nella stessa riga
➔ la combinazione di strategie scelta in un equilibrio di Nash è stabile:
- ogni partecipante è soddisfatto della propria scelta; nessuno di essi desidera giocare qualcos'altro
- tutti gli altri esiti sono instabili, nel senso che almeno un partecipante desidererebbe cambiare la
propria strategia
➔ una giustificazione per concentrare l'attenzione sugli equilibri di Nash è che, quando tutti i giocatori sono
esperti, essi dovrebbero avere aspettative ragionevolmente accurate su ciò che gli altri faranno e quindi
dovrebbero dare le risposte ottime l'uno alle scelte dell'altro
➔ un equilibrio di Nash è anche un accordo self-enforcing, cioè un accordo che ogni partecipante è incentivato
a rispettare, nell'ipotesi che lo facciano anche tutti gli altri
➔ in molti giochi nessuna strategia domina un'altra strategia, neppure debolmente:
- il concetto di equilibrio di Nash permette di analizzare il comportamento strategico anche in questi
giochi
➔ a seconda del gioco, l'equilibrio di Nash può implicare esiti più o meno soddisfacenti

➔ nei giochi a due giocatori nei quali le scelte sono perfettamente divisibili, siamo in grado di costruire curve
che rappresentano la risposta ottima di ciascun giocatore in funzione della scelta dell'altro (funzione di
risposta ottima):
- per trovare gli equilibri di Nash, identifichiamo poi i punti di intersezione delle curve

Strategie pure e miste:


➔ in molti giochi con strategie pure, non esistono equilibri di Nash
➔ tuttavia, pressoché tutti i giochi hanno almeno un equilibrio di Nash in strategie miste
➔ è più probabile che i giocatori usino strategie miste nelle situazioni in cui l'imprevedibilità è la chiave del
successo

Giochi a più stadi

informazione perfetta: in un gioco con i.p. i giocatori compiono le proprie scelte uno alla volta e nulla è nascosto ad
alcun altro giocatore (es. scacchi)
induzione all’indietro: procedimento di risoluzione di un problema strategico in cui si ragiona a ritroso, partendo dal
termine del diagramma ad albero che rappresenta il gioco e operando all'indietro fino all'inizio del diagramma
strategia: è il piano del giocatore particolareggiato per giocare al gioco; per ogni situazione che potrebbe presentarsi
nel corso del gioco, la strategia dice che cosa farà giocatore
gioco ripetuto: gioco che si forma giocando molte volte in successione un gioco più semplice
strategie punitive: con esse la punizione del comportamento non cooperativo è permanente

➔ siamo in grado di descrivere un gioco con informazione perfetta costruendo un diagramma ad albero che
rappresenta la sequenza di decisioni e indica i payoff dei giocatori
➔ il metodo migliore per identificare strategie credibili ed equilibri di Nash ragionevoli in un gioco con
informazione perfetta è ragionare a ritroso

- questo diagramma ad albero descrive una versione della battaglia dei sessi in cui Antonio sceglie per
primo e Maria arriva a conoscere la sua scelta prima di compiere la propria: risolvendo il gioco con il
ragionamento a ritroso, identifichiamo la scelta ottima (ramo azzurro) in ciascun punto
→ la nostra analisi ci dice che Antonio sceglierà il film d'azione e Maria lo seguirà

➔ per un gioco a informazione perfetta possiamo sempre trovare un equilibrio di Nash ragionando a ritroso
(non è per forza l’unico ma è il + ragionevole)

Cooperazione nei giochi ripetuti:


➔ i giochi possono essere cooperativi
➔ la cooperazione è solitamente sostenuta da una minaccia di una punizione per un comportamento non
idoneo (alternativamente ci può essere una remunerazione per un comportamento buono)
➔ date queste circostanze, rispetto ai giochi a uno stadio, i risultati di un gioco ripetuto possono divergere
sensibilmente
➔ in un gioco ripetuto un giocatore può crearsi la reputazione di individuo che coopera, incoraggiando così
l’altro a comportarsi in modo analogo
➔ nel caso di un gioco finitamente ripetuto, le punizioni e le remunerazioni possono non essere credibili e la
cooperazione può essere impossibile
➔ per un gioco ripetuto all'infinito, le punizioni e le remunerazioni sono credibili (strategie punitive) e la
cooperazione è possibile, purché i giocatori attribuiscano sufficiente importanza al futuro.
12. Economia comportamentale
Obiettivi e metodi dell'economia comportamentale
• Daniel Kahneman: Premio Nobel per l’economia 2002
• Richard Thaler: Premio Nobel per l’economia 2017
• La scoperta parte da anomalie non spiegate dal paradigma corrente
(Thomas Kuhn).
• Gli individui in condizioni di incertezza commettono errori sistematici
(rifiuto del modello di razionalità ottimale).
• La maggior parte dei giudizi sono fatti intuitivamente e le regole che
governano l’intuizione sono le regole della percezione.
• L’intuizione si compie senza ricerca conscia o computazione.
• I bias (le distorsioni che caratterizzano il nostro giudizio) dipendono dall’intuizione.
• I problemi dipendono dal modo in cui vengono posti (effetto framing)
• Herbert A. Simon (Premio Nobel per l’economia 1978) è noto per la sua concezione della
razionalità limitata.
• A Behavioral Model of Rational Choice (1955): sostituire il modello di razionalità ottimale con un
modello che tenesse conto delle limitate capacità computazionali e e del limitato accesso alle
informazioni.
• Nella versione più matura la razionalità limitata (BR) tratta dei limiti nelle “capacità di elaborare
l’informazione”, la quale comporta:
1. Limiti nell’informazione che deve essere raccolta ed elaborata;
2. Limiti nelle capacità computazionali che emergono quando le situazioni sono percepite come
complesse.
• Quando si riceve un input esterno (specie nelle organizzazioni) si può reagire in due modi:
a) ricorrendo a routines comportamentali, quando non si fronteggiano situazioni impreviste;
b) attivando delle procedure di problem solving, quando le situazioni sono inattese (la razionalità
quindi è procedurale).
• L’informazione raccolta nello step precedente è utilizzata per raggiungere un “punto di scelta” o
“nodo” e sua volta è usata per raccogliere nuova informazione.
• Le situazioni inattese e complesse sono scomposte in sotto-problemi, più facilmente trattabili (la
razionalità non è ottimale).
• Esse inoltre sono trattate sequenzialmente (razionalità procedurale).
• L’incertezza prevale, e non si possono valutare tutte le alternative né le
conseguenze derivanti da un certo corso d’azione.
• Si adottano euristiche (rules of thumb) per semplificare i processi di ricerca.
• L’agente decisionale cerca soluzioni soddisfacenti e non ottimali. Il processo si
conclude quando esse sono raggiunte.
• I criteri che fissano tali “decision-making processes” e che definiscono ciò che è
soddisfacente sono chiamati «livelli di aspirazione»:
• “Se risulta molto facile trovare delle alternative che soddisfino i criteri, gli
standard vengono gradualmente elevati. Se invece la ricerca continua per lunghi
periodi senza generare alternative soddisfacenti, gli standard vengono
gradualmente abbassati” (H.A Simon, 1987).
• Il «satisficing» viene applicato quando il compito è mal strutturato o sconosciuto:
il processo di ricerca cessa quando una soluzione soddisfa il livello di aspirazione
definito.
• Gli uomini sono “intenzionalmente, ma limitatamente razionali”.
la ricerca nel campo dell'economia comportamentale ha due motivazioni principali:
1. gli individui compiono talvolta scelte incoerenti o per lo meno molto difficili da conciliare con la
teoria economica standard, contraddittorie
2. in alcune situazioni, la teoria economica standard conduce a conclusioni apparentemente
irragionevoli riguardo al benessere del consumatore
➔ talvolta si viola il principio di transitività:
- per tre qualsiasi panieri x, y, e z, se x ≿ y e y ≿ z → allora x ≿ z (dove ≿ significa “preferito o
indifferente”)
➔ l'obiettivo principale degli economisti comportamentali è modificare, integrare e arricchire la teoria
economica standard aggiungendo intuizioni tratte dalla psicologia:
- generalmente modificano la teoria formulando differenti ipotesi sulle preferenze, oppure
supponendo che certe azioni siano errori
➔ in larga misura, gli economisti comportamentali impiegano gli stessi strumenti degli altri economisti, anche
se tendono a fare maggiore affidamento sugli esperimenti su soggetti umani:
- gli esperimenti offrono parecchi vantaggi, ma anche svantaggi potenziali rispetto ad altri metodi
(decisioni prese in laboratorio avvengono in un contesto necessariamente diverso da quello della
vita reale, soggetti sono spesso solo studenti, budget disponibili sono necessariamente limitati)

Scostamenti dalla razionalità perfetta

ancoraggio: avviene quando le scelte di un individuo dipendono dal punto di riferimento che egli considera, anche se
tale punto è arbitrario e palesemente irrilevante per la decisione

➔ alcuni esperimenti mettono in dubbio l'ipotesi che gli individui abbiano preferenze coerenti:
- in alcune situazioni, i soggetti violano continuamente il principio dell'ordinamento delle preferenze
- in altre, i loro giudizi sembrano dipendere da informazioni palesemente non rilevanti
➔ in alcune situazioni, gli individui presentano un forte attaccamento allo status quo:
- per esempio, tendono ad attribuire a qualcosa un valore più alto quando questa è in loro possesso
rispetto a quando non la posseggono (effetto di dotazione)
- inoltre, quando hanno di fronte un menu di alternative, evitano talvolta di compiere una scelta e
finiscono con l'opzione assegnata di default (effetto di default)
➔ secondo il narrow framing (tendenza psicologica):
- gli individui tendono a raggruppare i beni affini in categorie e a tracciare frontiere artificiali attorno a
queste categorie
- nel compiere una scelta, tendono a considerare altri beni nella stessa categoria, ma possono
ignorare beni in categorie diverse
➔ le scelte degli individui sembrano talvolta dipendere dal modo in cui le alternative vengono presentate:
- differenti presentazioni possono comunicare esattamente le stesse informazioni oggettive,
richiamando al tempo stesso l'attenzione su fatti diversi
➔ quando si trovano di fronte a fatti complessi, gli individui ricorrono spesso a semplici regole empiriche
(regole del pollice) che hanno funzionato ragionevolmente bene in passato:
- ad esempio nelle decisioni concernenti il risparmio e l'allocazione del portafoglio.
- Aggiungere particolari rende le descrizioni più persuasive, ma meno probabili.
• Il benchmark (riferimento): uso corretto della logica e della statistica.
• Bias: la distanza da tale benchmark.

Scelte che hanno a che fare con il tempo

coerenza dinamica: una persona la presenta se le sue preferenze rispetto alle alternative disponibili a una certa data
futura non cambiano all'approssimarsi di quella data o quando questa è passata
incoerenza dinamica: quando non vale la coerenza dinamica
present bias: forma di incoerenza dinamica che implica una tendenza (bias) verso la gratificazione immediata
preimpegno: scelta che rimuove le opzioni future
fallacia del costo irrecuperabile: opinione secondo cui, se in passato abbiamo pagato una somma maggiore per
acquistare un bene, oggi questo bene deve avere per noi un valore maggiore
projection bias: tendenza a valutare le conseguenze future sulla base delle preferenze e dei bisogni al momento in cui
viene presa la decisione
➔ alcuni individui cambiano il proprio ordinamento delle alternative disponibili in un momento futuro quando
quel momento si avvicina (incoerenza dinamica):
- questo fenomeno rispecchia una tendenza verso la gratificazione immediata, il che crea problemi di
autocontrollo (present bias)
- ciò, a sua volta, induce gli individui a restringere le opzioni future per evitare le scelte cattive
(preimpegno), ad esempio un fumatore che decide di smettere di fumare e getta via le sigarette in
suo possesso
➔ gli individui soggetti a present bias possono incontrare difficoltà nell'esercitare l'autocontrollo necessario
per risparmiare denaro:
- se sono consapevoli delle proprie tendenze, possono cercare metodi per risparmiare
automaticamente e immobilizzare fondi per il pensionamento, per esempio, attraverso fondi
pensionistici
➔ la teoria microeconomica classica suggerisce che nel processo decisionale è importante ignorare i costi
irrecuperabili, cioè quelle spese che il decisore ha già sostenuto e che non può in alcun modo recuperare:
- in realtà la nostra decisione dipende dalla fallacia del corto irrecuperabile
➔ in alcune situazioni, gli individui sembrano incontrare difficoltà a prevedere accuratamente come
percepiranno differenti esiti nel futuro:
- invece di compiere previsioni ragionevoli, tendono a valutare le conseguenze future basandosi sulle
proprie preferenze e sui propri bisogni al momento di prendere le decisioni (projection bias)

Scelte in condizioni di rischio


➔ gli individui tendono a commettere vari tipi di errori quando valutano le probabilità:
- alcuni pensano che, quando un evento si è già verificato parecchie volte consecutivamente, sia più
probabile che esso si ripeta in futuro (fallacia della mano calda)
- altri pensano che tale ripetizione sia meno probabile (fallacia del giocatore d’azzardo)
- l'iperfiducia induce le persone a sovrastimare le proprie capacità e a sottostimare l'incertezza insita
nelle decisioni (questa tendenza può contribuire alla frequenza elevata di fallimenti aziendali)
➔ in alcune situazioni, gli individui sembrano attribuire un peso sproporzionato agli eventi con bassa probabilità
e sono notevolmente avversi al rischio, anche verso i giochi d'azzardo che implicano poste molto basse:
- questi e altri enigmi hanno condotto allo sviluppo della prospect theory
➔ la prospect theory ipotizza:
1. che gli individui valutino un esito sulla base della variazione
delle risorse totali (invece che sul livello delle risorse totali)
2. che la valutazione di un esito da parte di un individuo sia più
sensibile alle piccole perdite che ai grandi guadagni
3. che l'impatto di un ampliamento di una variazione su una
valutazione diminuisca all'aumentare dell'entità della
variazione
4. che il peso associato a ogni potenziale esito sia maggiore della
sua probabilità per piccole probabilità e minore della sua
probabilità per grandi probabilità

avversione alle perdite: quando la valutazione di un esito da parte del


consumatore è più sensibile, con riferimento all’unità monetaria, alle piccole
perdite che ai piccoli guadagni
sensibilità decrescente: secondo questo principio l'impatto marginale
dell'ampliamento di una variazione rispetto allo status quo diminuisce all'aumentare dell'entità della variazione
Scelte strategiche

gioco di contribuzione volontaria: in esso ogni membro di un gruppo da un contributo a un piatto comune; il
contributo di ogni giocatore beneficia tutti i giocatori
gioco del dittatore: un giocatore (il dittatore) divide un premio fisso tra sé stesso e un altro giocatore (il ricevente),
che è un partecipante passivo
gioco dell'ultimatum: un giocatore (il proponente) offre a un secondo giocatore (il ricevente) una certa quota di un
premio fisso; il ricevente deve quindi decidere se accettare oppure rifiutare la proposta
gioco della fiducia: un giocatore (il trustor) decide quanto denaro investire, un secondo giocatore (il trustee) ripartisce
il capitale e gli utili

➔ le previsioni del comportamento che si basano sulla teoria dei giochi tendono a diventare più accurate dopo
che i giocatori hanno acquisito una certa esperienza di un gioco, in particolare se le regole sono
relativamente semplici:
- tuttavia, anche i giocatori esperti di giochi semplici sembrano comportarsi talvolta contrariamente ai
propri interessi
- molte di queste violazioni della teoria dei giochi possono essere attribuite a ipotesi errate riguardo ai
payoff dei giocatori (in particolare, che a essi interessino soltanto le proprie remunerazioni
monetarie) piuttosto che a problemi insiti nella teoria dei giochi stessa
➔ un obiettivo importante degli economisti comportamentali è comprendere i modi in cui le motivazioni
sociali influenzano le scelte strategiche:
- i risultati del gioco del dittatore illustrano la potenziale importanza di motivazioni sociali quali
altruismo, equità, egualitarismo e la ricerca di status
- i risultati del gioco dell'ultimatum indicano che anche emozioni come ira e indignazione possono
influenzare le decisioni economiche
- i risultati del gioco della fiducia aiutano a comprendere un motivo per cui è possibile condurre una
grande quantità di transazioni basandosi soltanto su strette di mano e accordi verbali (molti individui
si sentono obbligati a giustificare la fiducia che altri hanno riposto in loro).

13. Equilibrio ed efficienza


Forme o strutture di mercato
➔ concorrenza perfetta:
- molti compratori, molti venditori, beni omogenei (es.: mercati prodotti agricoli)
➔ monopolio:
- molti compratori, un solo venditore (es.: mercato trasporti ferroviari)
➔ oligopolio:
- molti compratori, pochi venditori (es. mercato televisivo, degli aerei, della telefonia o dei carburanti)
➔ concorrenza monopolistica:
- molti compratori, molti venditori, beni non omogenei (es.: mercato dei ristoranti, dei bar, o dei
prodotti di marca)
➔ monopsonio:
- un solo compratore, molti venditori, beni omogenei (es.: Fiat rispetto ai produttori di componenti
auto; miniera in luogo isolato rispetto a lavoratori)
➔ monopolio bilaterale:
- un solo venditore, un solo compratore (es.: sindacato Confindustria sul mercato del lavoro)
Cosa rende un mercato mercato concorrenziale?

prodotti omogenei: quando sono identici agli occhi dei consumatori (grano di due coltivatori diversi)
prodotti differenziati: quando alcuni compratori li percepiscono come differenti

➔ un mercato è perfettamente concorrenziale, con compratori e venditori che si comportano come price taker,
quando:
- i compratori e i venditori non sostengono costi legati alle transazioni
- i prodotti sono omogenei
- esistono molti venditori, ciascuno dei quali contribuisce all'offerta complessiva del bene solo in
minima parte
➔ affinché molte piccole imprese producano in maniera efficiente in un mercato, la scala efficiente di
produzione deve essere trascurabile se raffrontata alla grandezza del mercato, cioè alla quantità totale
prodotta e consumata
➔ in un mercato concorrenziale i consumatori hanno numerose opzioni e comprano dal venditore che offre loro
il prezzo inferiore

Domanda di mercato e offerta di mercato


➔ la domanda di mercato di un prodotto è la somma delle domande dei consumatori (o delle imprese, nel
mercato dei fattori di produzione) in corrispondenza di ogni prezzo
➔ la curva di domanda di mercato è la somma orizzontale di tutte le curve di domande individuali

➔ l'offerta di mercato di un prodotto è la somma delle quantità offerte dai singoli venditori
➔ la curva di offerta di mercato è la somma orizzontale di tutte le curve di offerta individuali:
- nel breve periodo, la curva di offerta di mercato include l'offerta di tutte le imprese attive
- nel lungo periodo essa include l'offerta di tutte le imprese potenziali
- nel lungo periodo, molti mercati sono caratterizzati da libertà di entrata, poiché nel lungo periodo è
possibile accedere liberamente alla tecnologia per poter avviare un'attività di impresa e l'entrata è
libera; in queste condizioni, la curva di offerta di mercato di lungo periodo è una linea orizzontale in
corrispondenza del minimo del costo medio, ACmin

breve periodo
lungo periodo

Equilibrio concorrenziale di breve periodo e di lungo periodo


➔ in corrispondenza del prezzo di equilibrio la domanda e l'offerta si eguagliano
➔ in un mercato con libertà di entrata:
- il prezzo di equilibrio deve essere uguale al livello minimo del costo medio (ACmin)
- le imprese devono ottenere profitti nulli
- le imprese devono produrre in corrispondenza della scala efficiente di produzione, in corrispondenza
di ACmin

Risposte di breve e lungo periodo quando variano le condizioni di mercato:


Si supponga che il mercato sia in una condizione di equilibrio di lungo periodo, con 10 imprese, e che la curva di
domanda sia D
➔ l'effetto di breve periodo del cambiamento della domanda o dei costi può essere quantificato utilizzando la
curva di offerta di mercato di breve periodo (che include l'offerta di tutte le imprese attive):
- il numero delle imprese è 10, e la curva di offerta del mercato, che aggrega l’offerta delle 10 imprese
è S10. Se la curva di domanda si sposta a destra, il punto di equilibrio da A diventa B
- le imprese ottengono profitti economici positivi
➔ l’effetto di lungo periodo è determinato usando la curva di offerta di mercato di lungo periodo (che include
l'offerta di tutte le imprese potenziali):
- poiché c’è libertà di entrata, in seguito all’ingresso di nuove imprese, il prezzo viene spinto verso il
basso, verso il nuovo punto di equilibrio di lungo periodo C
- il prezzo è uguale a prima, ma si vendono molte più panchine (4000)
- ora le imprese attive sono 20, e producono in corrispondenza della scala efficiente (20)
➔ quando la curva domanda di sposta a sinistra (fig(b)):
- l’equilibrio si sposta da A a B
- il prezzo diminuisce e alcune imprese escono dal mercato, il quale giunge a un nuovo equilibrio C,
dove il prezzo è sempre Acmin, ma la quantità venduta e acquistata è dimezzata (1000; scala
efficiente 200).

➔ quando c'è libertà di entrata nel lungo periodo:


- i cambiamenti della domanda non hanno prezzo di lungo periodo del bene, effetto ipotizzando che i
prezzi dei fattori della produzione siano fissi
➔ quando un cambiamento della domanda di un bene incide sul prezzo di un fattore produttivo, il prezzo del
bene può cambiare anche quando c'è libertà di entrata.

Cosa accade nel breve e lungo periodo se il costo medio si abbassa (per es. perché l’affitto del capannone diminuisce),
mentre i costi variabili rimangono gli stessi?
➔ i costi medi minimi diminuiscono, e si riduce la scala minima efficiente
➔ nel breve periodo le imprese attive sono 10, la curva di offerta di mercato (S10) non muta, i costi marginali
sono gli stessi. L’equilibrio è in A. Le imprese ottengono un profitto positivo perché P = 100 e il costo medio è
70. (Fig 13.8(b))
➔ nel lungo periodo, con le nuove entranti, l’equilibrio si sposta in B, e il prezzo diminuisce e diventa 70, e
vengono prodotte 2720 panchine (la scala efficiente di ciascuna impresa è 160 e le imprese attive sono 17).

Efficienza dei mercati perfettamente concorrenziali


➔ i sistemi dovrebbero produrre benefici netti:
- si tratta dei benefici che i consumatori traggono dal consumo, i quali superano i costi di produzione
necessari a produrre i benefici stessi
- sono misurati tramite il concetto di surplus totale
surplus totale = Beneficio totale del consumo – Totale dei costi di produzione evitabili

➔ un costo fisso è evitabile se l’impresa non lo sostiene o lo recupera qualora decida di non produrre
➔ il beneficio individuale è misurato dalla disponibilità a pagare in corrispondenza della quantità consumata:
surplus totale = Disponibilità a pagare – Totale dei costi di produzione evitabili

➔ la disponibilità a pagare è l’area sottesa alla curva di domanda del consumatore:

➔ se un risultato economico massimizza il surplus totale, qualsiasi altro risultato alternativo che migliori il
benessere di alcuni membri della società peggiorerà le condizioni di altri membri
➔ in corrispondenza dell'equilibrio concorrenziale si realizza il livello maggiore di surplus totale
➔ il costo totale di produzione (evitabile) è pari all’area sottostante la curva di offerta fino al livello di
produzione (è individuabile l’area del ricavo totale e l’area (ombreggiata) del costo evitabile)
➔ un sistema economico è efficiente se massimizzando un surplus totale, massimizza il beneficio totale
Misurare il surplus utilizzando le curve di domanda e di offerta di mercato
Possiamo utilizzare la curva di domanda di mercato per calcolare:
➔ possiamo misurare la disponibilità totale a pagare dei consumatori attraverso l'area al di sotto della curva di
domanda di mercato fino a quella quantità, ogni volta che un'unità di un bene viene consumata dagli
individui con la più alta disponibilità a pagare
➔ il surplus del consumatore, che è uguale alla disponibilità totale a pagare meno la spesa totale

Possiamo utilizzare la curva di offerta di mercato per calcolare:


➔ possiamo misurare il costo evitabile totale di produzione attraverso l'area al di sotto della curva di offerta di
mercato fino a quella quantità, ogni volta che un'unità di un bene viene prodotta dalle imprese con il più
basso costo evitabile di produzione
➔ il surplus del produttore, che è uguale ai ricavi totali meno il totale dei costi evitabili delle imprese
➔ il profitto è uguale al surplus del produttore meno i costi irrecuperabili

Sotto queste condizioni, possiamo usare le curve di domanda e offerta di mercato per misurare il surplus totale:
➔ è uguale all'area compresa tra le curve di domanda e offerta fino alla quantità di equilibrio:
- se la quantità è superiore a quella di equilibrio, sottraiamo l’area compresa tra le curve al di sopra
della quantità di equilibrio, dove la disponibilità a pagare è minore dei costi evitabili di produzione
➔ è uguale alla somma del surplus del consumatore e del surplus del produttore

Quando gli scambi non si realizzano in mercati perfettamente concorrenziali, c’è una perdita secca di benessere:
➔ riduzione di benessere conseguente alla riduzione di surplus totale al di sotto del massimo valore possibile
➔ dipendono dalla quantità prodotta e consumata
➔ è uguale alla differenza tra il massimo del surplus totale (dove perdita secca è nulla) e il surplus totale a
quella data quantità

Mercato dei fattori


➔ è il mercato nel quale vengono scambiati gli input (lavoro, capitale fisico, capitale finanziario)
➔ i compratori sono imprese che comprano beni (es. beni strumentali) da altre imprese
➔ i mercati dei fattori funzionano come i mercati dei beni (mercato del lavoro e del capitale finanziario)
14. Interventi sul mercato
Tasse e sussidi

tassa sulla quantità: somma fissa che deve essere pagata per ogni unità acquistata o venduta
tassa ad valorem: tassa espressa come percentuale del prezzo del bene
incidenza di diritto di una tassa: su chi formalmente ricade l’onere della tassa
incidenza di fatto di una tassa: su chi concretamente ricade l’onere della tassa
sussidio: pagamento che riduce l'importo pagato dai consumatori per l'acquisto di un bene o che aumenta l'importo
ricevuto dai venditori (conceduti dallo Stato)

➔ una tassa:
- diminuisce la quantità acquistata e venduta di un bene
- aumenta l'importo che gli acquirenti pagano per ogni unità del bene
- diminuisce l'importo unitario ricevuto dai venditori
- genera una perdita secca di benessere perché non vengono prodotte alcune unità del bene alle
quali i consumatori attribuiscono un valore superiore al costo di produzione
- quando si considera una tassa sulla quantità, occorre distinguere tra la somma pagata dal
consumatore (Pb) e la somma effettivamente incassata dall’impresa (Ps) che la vende:
Ps = Pb – T

➔ gli effetti di una tassa sono indipendenti dai soggetti legalmente obbligati a pagarla, siano essi acquirenti o
venditori:
- applicando una tassa la curva di offerta si sposta verso l’alto (per una dimensione pari a T): le
imprese offrono di meno, perché incassano di meno. La domanda rimane inalterata e il punto di
equilibrio si sposta verso l’alto

➔ l'incidenza economica di una tassa:


- è la ripartizione dell'onere della tassa tra i vari partecipanti al mercato
- dipende dalla forma delle curve di domanda e di offerta
- se le curve di domanda e offerta hanno la stessa elasticità l'onere delle tasse è ugualmente ripartito
tra compratori e venditori
- all'aumentare dell'elasticità della domanda e al diminuire dell'elasticità dell'offerta, diminuisce
l'onere della tassa che grava sui consumatori
- quindi se la domanda di un bene è molto elastica (con tassa) la quantità domandata diminuisce
molto; per evitare che le vendite “crollino”, i venditori aumenteranno il meno possibile il prezzo del
bene accollandosi, così, parte dell’onere della tassa

➔ la tassa fa diminuire sia il surplus del consumatore sia quello del produttore:
- l'entità di questa contrazione è maggiore delle entrate fiscali derivanti dalla tassa
- la differenza tra i due ammontari è la perdita secca di benessere

➔ i sussidi:
- aumentano la quantità scambiata di un bene
- possono essere sia sulla quantità (una certa somma per unità) sia ad valorem (una percentuale sul
prezzo)
- vengono applicati per ristabilire l’efficienza perduta in seguito a fallimenti del mercato
- generano una perdita secca di benessere perché vengono prodotte e consumate alcune unità del
bene alle quali consumatori attribuiscono un valore minore del costo di produzione
- fanno sì che il prezzo pagato dal consumatore (pb) sia minore di ciò che arriva all’impresa (ps) dopo
aver ricevuto il sussidio (S):
Pb + Sussidio = Ps

Politiche a favore dell'aumento dei prezzi


Spesso gli Stati cercano di interferire nei mercati in modo da avvantaggiare determinati gruppi di individui. Ciò
avvenire ponendo in essere tre tipi di politiche:
1. i prezzi minimi:
- stabiliscono il livello minimo di prezzo che i venditori possono applicare
- se esso è superiore al prezzo di equilibrio in assenza di prezzo minimo, i venditori desiderano offrire
più di quanto i compratori siano disposti a comprare a quel prezzo
- in linea di principio, una politica di prezzo minimo può sia aumentare sia ridurre i profitti dei
venditori e solitamente riduce il benessere dei compratori
il sostegno dei prezzi:
- il livello minimo dei prezzi richiede che lo Stato controlli che tutti i venditori vendano al prezzo
minimo (alcuni potrebbero essere invogliati a vendere a prezzi inferiori se non vendono al prezzo
minimo)
- aumenta il prezzo di un bene aumentandone la domanda
- può far sì che lo Stato acquisti unità del bene che avranno scarso o nessun uso
-Effetti del sostegno dei prezzi sull’equilibrio: Immaginiamo che lo Stato decida di far aumentare il prezzo del latte al
livello P maggiore di quello di mercato P0. Al prezzo P, i consumatori domanderanno solo Q1 litri di latte, cioè meno
latte che in equilibrio. Al prezzo P, le imprese vorrebbero produrre Q2>Q1 litri di latte. Lo Stato allora acquista la
differenza (Q2-Q1) al prezzo unitario P
-Effetti del sostegno dei prezzi sull’efficienza
Gli effetti sull’efficienza dipendono molto dall’uso che lo Stato fa della quantità che acquista.
NB: lo Stato non può distribuire il latte agli individui che sono disposti ad acquistarlo al
prezzo P senza far diminuire la domanda e così compromettere gli effetti del
programma.
Immaginiamo che il latte acquistato dallo Stato vada sprecato. Dopo l’introduzione del prezzo minimo i consumatori
stanno peggio: consumano meno latte e lo pagano di più. I produttori stanno meglio. Quelli già presenti sul mercato
possono vendere il latte ad un prezzo più elevato di quello di CP. In più, nuovi produttori entrano sul mercato. Lo Stato
però sta peggio perché ora deve spendere (Q2-Q1)* P per sostenere il prezzo del latte.
Nel complesso, il surplus totale diminuisce di un’area

2. le quote di produzione:
- impone limiti alla quantità di un bene che le singole imprese possono produrre
-Effetti delle quote di produzione sull’efficienza
Gli effetti sull’efficienza dipendono molto da come vengono distribuite le quote di produzione.
Immaginiamo che lo Stato assegni le quote di produzione nel modo più efficiente possibile, cioè
che le quote vengano assegnate ai produttori con i costi di produzione più bassi. (Lo Stato può
offrire incentivi per indurre i produttori a limitare la produzione). Dopo l’introduzione delle quote i consumatori
stanno peggio: consumano meno latte e lo pagano di più. I produttori a cui sono assegnate quote stanno meglio:
possono vendere il latte ad un prezzo più elevato di quello di CP.
I produttori a cui non vengono assegnate quote di produzione e quindi rimangono fuori dal
mercato stanno peggio. Lo Stato non ha spese. Nel complesso, la perdita secca è pari a quella che si ha con il prezzo
minimo. Tuttavia, se le quote non sono assegnate ai produttori con i costi di produzione più bassi (cosa che nella
pratica accade facilmente), i costi di produzione sarebbero più alti e la perdita secca sarebbe maggiore.

un programma di riduzione volontaria della produzione:


- offre alle imprese un incentivo a ridurre volontariamente la propria produzione (in questo modo lo
Stato tenta di ridurre l'offerta)

➔ tutte queste politiche generano una perdita secca di benessere:


- la politica di sostegno dei prezzi è quella che genera la massima perdita secca di benessere (induce i
produttori a quantità del bene che non verranno utilizzate)
- gli altri due programmi (prezzo minimo, quote) generano la stessa perdita secca di benessere
(nell’ipotesi che le quote siano distribuite efficientemente o possano essere scambiate, o che, nel
caso di prezzo minimo, le imprese che producono siano quelle con costi minori); surplus del
consumatore è lo stesso in tutti e due i programmi
- nel caso di un programma di sostegno dei prezzi il surplus dei produttori aumenta di più e lo Stato ha
i risultati peggiori perché deve sostenere le spese

Talvolta gli Stati adottano politiche che mirano ad abbassare i prezzi di determinati beni:
➔ un livello massimo di prezzo è un esempio di politica rivolta a tale scopo:
- con un prezzo massimo inferiore al prezzo di equilibrio, i venditori vorranno vendere una quantità
inferiore a quella che i consumatori sono disposti ad acquistare a quel prezzo
- la quantità scambiata diminuisce causando una perdita secca di benessere.
Dazi all'importazione e quote sulle importazioni

dazio all'importazione: tassa sulle importazioni (beni e servizi), viene applicato solo ad alcuni venditori, cioè a quelli
stranieri
quota sulle importazioni: limita in modo diretto la quantità totale di un bene che può essere importata
surplus totale nazionale o interno: somma del surplus del consumatore nazionale, del surplus del produttore
nazionale, e delle entrate fiscali dello Stato derivanti dal dazio

La curva di offerta senza dazio


Consideriamo il mercato nazionale (cioè quello interno
ad un determinato Paese) dello zucchero.

La Figura mostra la curva di offerta di mercato in assenza di dazi. La curva di offerta dei produttori nazionali è Sd.
Ipotizziamo che il Paese in esame consumi una piccola frazione della produzione mondiale di zucchero, cosicché la sua
domanda non influenza il prezzo mondiale, Pw.
Di conseguenza, la curva di offerta dello zucchero importato è orizzontale al livello del prezzo mondiale Pw. Se il
prezzo nazionale è inferiore a Pw, i produttori esteri non avranno convenienza a vendere in questo Paese. Se invece il
prezzo nazionale è maggiore di Pw, essi cercheranno di vendere tutta la propria produzione in questo Paese. In
assenza del dazio, la curva di offerta di mercato è quindi la curva S0 (in grigio scuro).

➔ molti Paesi scoraggiano l’importazione di beni e servizi mediante l’applicazione di dazi all'importazione o
quote sulle importazioni
➔ se la curva di offerta del bene importato è orizzontale al livello del prezzo mondiale (cioè è infinitamente
elastica) un dazio all'importazione fa diminuire il surplus totale nazionale
➔ una quota sulle importazioni scelta in modo appropriato può produrre lo stesso equilibrio di mercato
prodotto da un dazio:
- l'unica differenza è che, nel caso della quota, lo Stato non incassa nulla (a meno che non venda il
diritto a importare)
- ciò che non viene incassato dallo Stato va alle imprese estere cui è consentito di importare i propri
beni

15. Equilibrio generale, efficienza ed equità


Natura dell'equilibrio generale

analisi di equilibrio parziale: riguarda l'equilibrio concorrenziale di un singolo mercato, considerato come isolato
analisi di equilibrio generale: è lo studio dell'equilibrio concorrenziale che si verifica simultaneamente in molti
mercati

➔ l'interdipendenza tra i mercati è importante per due ragioni:


1. i fattori che incidono sull'offerta e sulla domanda in un mercato possono avere effetti significativi in
altri mercati:
- contano i beni sostituti/complementari, e contano le relazioni input/output fra le imprese
- nel contesto delle decisioni di politica economica, tali effetti possono generare delle
conseguenze non desiderate
2. produce degli effetti di retroazione (feedback negativo):
- il mutamento di prezzi e quantità in un mercato può ripercuotere su un altro mercato

➔ per essere completamente generale, l'analisi dell'equilibrio dovrebbe tenere presente ogni mercato
dell'economia mondiale:
- in effetti, gli economisti in genere si concentrano sullo studio dei mercati che sono collegati in
maniera evidente, ignorando tutti gli altri.

Criteri normativi per valutare la performance economica

frontiera delle possibilità di utilità: mostra i livelli di utilità associati a ogni possibile allocazione efficiente delle risorse
nozioni orientate ai processi: si focalizzano sulle procedure utilizzate per arrivare a una data allocazione delle risorse,
piuttosto che sulla locazione in sé
nozioni orientate ai risultati: cercano di stabilire se il processo utilizzato per allocare le risorse porti a un risultato
equo
utilitarismo: secondo questo principio la società dovrebbe attribuire la stessa importanza al benessere di ogni
individuo
rawlsianismo: secondo questo principio la società dovrebbe attribuire l'importanza massima al benessere degli
individui più svantaggiati
egualitarismo: secondo questo principio una divisione uguale delle risorse della società tra i suoi membri costituisce il
risultato più equo
funzione di benessere sociale: sintetizza i giudizi sulle possibili allocazione delle risorse; a ogni possibile allocazione, la
funzione assegna un valore che indica il livello totale di benessere sociale

➔ gli economisti valutano la performance dell'economia in base all'efficienza e all'equità:


- un'economia è inefficiente se è possibile riallocare le risorse in modo tale che almeno un
consumatore stia meglio senza che ciò danneggi qualche altro individuo
- un’economia è efficiente se è impossibile migliorare le condizioni di un consumatore senza
peggiorare quella qualche altro consumatore (Efficienza Paretiana)
- un'economia è Pareto efficiente se non è possibile migliorare le condizioni di un consumatore senza
peggiorare quelle di qualcun altro

➔ le allocazioni Pareto efficienti sono associate a livelli di utilità che giacciono sulla frontiera delle possibilità di
utilità

➔ le nozioni di equità possono essere:


- orientate ai processi: per esempio, l'idea che è equo perché ricompensa gli individui in ragione della
loro abilità e dei loro sforzi (principio delle pari opportunità è un principio che mette in evidenza ciò
che gli individui potrebbero scegliere, non ciò che effettivamente scelgono)
- orientate ai risultati: si basano sulla distribuzione del benessere o del consumo (esse includono
l'utilitarismo, il rawlsianismo e l'egualitarismo) → tuttavia, la distribuzione del benessere può
essere impossibile da misurare

➔ una funzione di benessere sociale può catturare sia gli aspetti legati all'efficienza sia quelli legati all'equità
secondo una nozione orientata al risultato.

Equilibrio generale ed efficienza dello scambio

economia di puro scambio: economie in cui i consumatori possiedono e scambiano dei beni, ma non vi è nessuna
attività di produzione
dotazione: paniere di beni di cui un individuo dispone prima che lo scambio abbia luogo
scatola di Edgeworth: diagramma che mostra le opportunità e le scelte di due consumatori in un unico grafico
curva dei contratti: mostra tutte le allocazioni efficienti dei beni di consumo in una scatola di Edgeworth

Teoria dell’equilibrio economico generale (EEG):


➔ considera un numero qualunque di consumatori, di imprese e di beni (cioè di mercati) e analizza se e come si
determinano prezzi e quantità di equilibrio su tutti questi mercati
➔ le domande della teoria dell’equilibrio economico generale (EEG):
- sotto quali condizioni viene raggiunto un EEG, cioè un sistema di prezzi in corrispondenza del quale
tutti i mercati sono in equilibrio?
- l’EEG raggiunto è l’unico possibile? (unicità)
- l’EEG raggiunto è stabile? (stabilità)
- l’EEG raggiunto è efficiente? (efficienza)
➔ il modello di EEG che si considererà è estremamente semplificato:
1. due beni, cioè 2 mercati
2. due individui
3. solo scambio: niente produzione, né imprese (economie di puro scambio)

➔ un consumatore che ha grandi quantità di un bene e scarse quantità di un altro bene, offrirà il primo e
domanderà il secondo:
- se domanda e offerta di ogni bene si eguagliano, tale economia raggiunge l'equilibrio generale

➔ gli economisti spesso utilizzano la scatola di Edgeworth per analizzare le allocazioni e l'equilibrio di
un'economia di puro scambio:
- ciascun punto nella scatola descrive un tipo di allocazione delle risorse tra Andrea e Laura (divisione
di cibo e acqua tra i due consumatori)
- dotazione complessiva: 10 Kg di cibo e 10L di acqua
➔ il primo teorema del benessere afferma che, nell'equilibrio generale concorrenza perfetta, l'allocazione delle
risorse è Pareto efficiente
➔ per identificare le allocazioni efficienti dei beni di consumo in una scatola di Edgeworth:
- bisogna cercare i punti in cui le curve di indifferenza dei consumatori si toccano ma non si
intersecano
- in corrispondenza di tali punti, le due curve sono tangenti alla stessa retta e ciò implica che entrambi
hanno lo stesso saggio marginale di sostituzione (condizione di efficienza dello scambio)
➔ condizione di efficienza dello scambio:
- l'equilibrio concorrenziale soddisfa la condizione di efficienza dello scambio perché ogni
consumatore sceglie un punto tale per cui il proprio saggio marginale di sostituzione è uguale al
rapporto dei prezzi
- quando un'allocazione è inefficiente, i consumatori possono beneficiare mutualmente dallo scambio
- quando un'allocazione è efficiente, un ulteriore scambio dei beni non apporta benefici addizionali

➔ in una scatola di Edgeworth, ogni punto sulla curva dei contratti corrisponde a un punto sulla frontiera delle
possibilità di utilità:
- la curva dei contratti include sia le allocazioni eque che quelle altamente inique.
Equilibrio generale e produzione efficiente
➔ la condizione di efficienza dei fattori produttivi:
- fa sì che, mantenendo costante la quantità totale di ciascun
fattore utilizzato nell'economia, non sia possibile incrementare
la produzione di un'impresa senza diminuire la produzione di
un'altra impresa
- per identificare le allocazioni efficienti dei fattori in una scatola
di Edgeworth, è necessario cercare i punti in cui gli isoquanti
delle imprese si toccano ma non si intersecano
- tipicamente, le due curve sono tangenti alla stessa retta, e ciò
implica che le due imprese abbiano lo stesso saggio marginale
di sostituzione tecnica

➔ in una scatola di Edgeworth la curva dei contratti della produzione


mostra tutte le allocazioni efficienti dei fattori tra le due imprese:
- ciascun punto su questa curva corrisponde a un punto della
frontiera delle possibilità produttive
➔ la frontiera delle possibilità produttive (PPF):
- mostra tutte le combinazioni delle produzioni che le imprese possono ottenere quando gli input
sono allocati in maniera efficiente, dati i vincoli tecnologici e il totale degli input disponibili
- la pendenza negativa della PPF evidenzia che, se gli input sono limitati, c’è un trade-off nella
produzione: produrre una quantità maggiore di un bene (X) significa produrne una minore quantità
dell’altro bene (Y)
- questo trade-off è rappresentato dal saggio marginale di trasformazione di X in Y (MRTxy), il quale è
uguale alla pendenza della retta tangente alla frontiera moltiplicata per -1

➔ l’efficienza della produzione indica che, fra le allocazioni che soddisfano l'efficienza dello scambio e
l'efficienza dei fattori, non è possibile migliorare il benessere di un consumatore senza danneggiarne altri
spostando la produzione da un bene a un altro
➔ per identificare i livelli efficienti di produzione in un'economia con un solo consumatore, è necessario cercare
un punto in cui la PPF e la curva di indifferenza si toccano ma non si intersecano:
- generalmente, le due curve sono tangenti alla stessa retta, e ciò implica che il saggio marginale di
trasformazione dell'impresa è uguale al saggio marginale di sostituzione di ogni consumatore
(condizione di efficienza della produzione)
MRTxy = MRSxy

➔ il primo teorema del benessere vale anche in un'economia di produzione:


- in sintesi afferma che un’economia perfettamente concorrenziale produce risultati efficienti
- l'equilibrio concorrenziale soddisfa la condizione di efficienza dei fattori perché ogni impresa sceglie
il punto in cui il suo saggio marginale di sostituzione è uguale al rapporto dei prezzi dei fattori
- l'equilibrio concorrenziale soddisfa anche la condizione di efficienza della produzione perché le
imprese e i consumatori fronteggiano gli stessi prezzi
- ciascun consumatore sceglie un paniere per cui il saggio marginale di sostituzione è uguale al
rapporto dei prezzi dei beni in questione
- le imprese scelgono un livello di produzione in cui saggio marginale di trasformazione è uguale al
rapporto dei prezzi

➔ i fallimenti del mercato possono impedire al libero mercato di operare in maniera efficiente. Inoltre, le
allocazioni di equilibrio possono essere estremamente ineguali tra i consumatori:
- entrambe le considerazioni possono giustificare l'intervento dello Stato sui mercati
- tuttavia, anche nei casi in cui è possibile avere dei benefici, l'intervento statale può introdurre nuove
forme di inefficienza.

Equità e redistribuzione
➔ il secondo teorema del benessere:
- afferma che qualsiasi allocazione economicamente efficiente di beni e di fattori produttivi può
essere raggiunta come equilibrio generale competitivo mediante un’opportuna distribuzione iniziale
delle risorse scarse dell’economia
- implica che le società possono ricorrere ai mercati concorrenziali per perseguire obiettivi non solo di
efficienza ma anche di equità:
- ciò richiede dei trasferimenti in somma fissa per migliorare l'allocazione iniziale dei beni di consumo
(non dipende dalle scelte del consumatore)

➔ in pratica, gli Stati non possono raggiungere gli obiettivi distributivi attraverso i trasferimenti in somma fissa:
- piuttosto, le tasse e i trasferimenti influenzano le scelte degli agenti economici e ció genera un
trade-off tra equità ed efficienza.

16. Monopolio
Potere di mercato
➔ il monopolio è un mercato in cui c'è un unico venditore; l'oligopolio è un mercato in cui ci sono alcuni (ma
non molti) venditori
➔ un'impresa detiene potere di mercato se può fissare il prezzo al di sopra del costo marginale, ottenendo
profitti:
- nei casi in cui esiste il potere di mercato, gli economisti definiscono un mercato includendo i beni
che sono stretti sostituti del bene in questione ed escludendo quelli che non sono stretti sostituti

Un’impresa può essere monopolista per varie ragioni:


1. lo Stato determina la posizione di monopolio (es. concessione di diritti esclusivi: dalle compagnie
commerciali del ‘600 alla concessione di diritti esclusivi nel settore televisivo)
2. esistenza di brevetti, i quali tutelano le innovazioni scientifiche e tecnologiche per 20 anni (vedi anche
copyright)
3. situazioni in cui le potenziali entranti stimano che, se entrano in quel mercato, i profitti saranno inferiori al
costo di ingresso:
- ciò accade quando i costi medi sono superiori al prezzo e le economie di scala fanno sì che una sola
impresa rimanga sul mercato
4. imprese che introducono nel mercato un certo prodotto per prime:
- ma l’innovazione scientifica conferisce solitamente un vantaggio temporaneo, perché presto viene
imitata.

Fissazione del prezzo di monopolio


➔ il ricavo marginale del monopolista è determinato sia dall'effetto di espansione del prodotto sia dall'effetto
di riduzione del prezzo:
- a causa dell'effetto di riduzione del prezzo, il ricavo marginale del monopolista è inferiore al prezzo
- quando le vendite sono nulle il ricavo marginale è uguale al prezzo
MR = P(Q) + (∆P/∆Q)Q
MR = ∆R = [P(Q) x ∆Q] + [∆P x (Q- ∆Q)] =
∆Q ∆Q

➔ se le vendite che massimizzano il profitto di monopolio sono positive:


- ciò deve avvenire in corrispondenza del punto in cui il ricavo marginale eguaglia il costo marginale
(RM=CM)
- il monopolista può trovare la quantità di massimo profitto identificando dapprima la quantità
positiva più profittevole tale per cui il ricavo marginale eguaglia il costo marginale (regola della
quantità), quindi controllando che il profitto corrispondente a tale quantità sia maggiore del profitto
associato alla scelta di cessare l'attività (regola di cessazione dell'attività)

➔ al prezzo di massimo profitto, il markup del monopolista (o margine di prezzo-costo, o indice di Lerner):
𝑃 − 𝑀𝐶 1
=−
𝑃 𝐸 𝑑
- equivale alla differenza tra il prezzo stabilito dall'impresa e il suo costo marginale, espresso in
percentuale del prezzo stesso
- sempre uguale al reciproco dell’elasticità della domanda, moltiplicato per -1
- al diminuire dell'elasticità della curva di domanda il markup dell’impresa cresce, cioè l'impresa
tende ad aumentare il prezzo perché perde pochi consumatori

Effetti sul benessere del prezzo di monopolio


➔ fissando il prezzo al di sopra del costo marginale, un monopolista accresce i profitti e riduce il benessere dei
consumatori:
- essi pagano un prezzo superiore a quello che pagherebbero se comprassero lo stesso bene in un
mercato concorrenziale

➔ il monopolio comporta una perdita secca di benessere perché il surplus totale non è al suo massimo livello:
- in altre parole, il danno subito dai consumatori a causa del prezzo di monopolio è maggiore dei
guadagni del monopolista in termini di maggiori profitti
- è la differenza tra il massimo surplus totale possibile, raggiunto in un mercato perfettamente
concorrenziale, e il surplus totale di monopolio
- le perdite secche generate dai monopoli giustificano l’intervento dello Stato nei mercati in cui le
imprese detengono potere di mercato
- a volte, tuttavia, il potere di mercato è dovuto al monopolio naturale (denota la presenza di
economie di scala [che non tutte le imprese le hanno: AC diminuisce all’aumentare della
produzione])

Distinguere tra monopolio e concorrenza perfetta


➔ il monopolista risponde alle variazioni della domanda e dei costi in maniera differente da come reagisce
un'impresa che opera in un mercato concorrenziale:
- ciò consente di controllare se le imprese agiscono come imprese concorrenziali o se, piuttosto,
colludono e agiscono come un monopolista
➔ il prezzo di monopolio dipende dall'elasticità della domanda, mentre il prezzo correnziale dipende dal livello
della domanda:
- di conseguenza, una rotazione della domanda attorno al punto che individua il prezzo e la quantità
iniziali fa variare il prezzo di monopolio, mentre ciò non accade in un mercato perfettamente
concorrenziale in un mercato perfettamente concorrenziale, un
➔ aumento del costo marginale non comporta mai un aumento del prezzo superiore a quello del costo
marginale stesso:
- il prezzo di monopolio potrebbe invece crescere più dell'aumento del costo marginale.

Regolamentazione del monopolio


➔ in risposta alle preoccupazioni generate dal prezzo di monopolio, gli Stati possono decidere di regolamentare
i monopoli:
- alcuni monopoli emergono perché il mercato può generare profitti solo a condizione che vi operi
un'unica impresa
- altri vengono creati per legge: gli Stati, talvolta, creano dei monopoli nei mercati di monopolio
naturale, nei quali l'ingresso di una seconda impresa può generare inefficienze della produzione
➔ in linea di principio, i regolatori dovrebbero fissare il prezzo di monopolio in corrispondenza del prezzo di
concorrenza (o prezzo di pareggio), poiché esso massimizza il surplus totale (soluzione di first-best):
- in pratica, tuttavia, tale prezzo può causare delle perdite all'impresa regolata
- in tal caso, è possibile implementare una regolamentazione di second-best, che consiste nel
massimizzare il surplus totale sotto il vincolo che l'impresa regolata non subisca delle perdite
➔ in pratica, la regolamentazione del prezzo può generare altri problemi, come scoraggiare gli sforzi per ridurre
i costi, consentire ai regolatori di perseguire obiettivi diversi dall’efficienza economica o favorire la cattura del
regolatore
➔ talvolta le preoccupazioni legate ai monopoli conducono all'acquisizione della proprietà da parte degli Stati:
- ciò può eliminare alcuni problemi (quali i contenziosi tra imprese e regolatore per stabilire i prezzi),
ma può generarne altri (come l'assenza delle motivazioni legate al profitto nel guidare le decisioni
impresa)
- es., treni, poste, reti di fornitura elettriche..

18. Oligopolio
Oligopolio e teoria dei giochi
➔ in oligopolio, i profitti e le azioni ottime di un'impresa dipendono dal comportamento dei rivali:
- per analizzare tali situazioni, gli economisti fanno ricorso alla teoria dei giochi
➔ nell'equilibrio di Nash di un mercato oligopolistico, ciascuna impresa sceglie la risposta ottima alle scelte dei
rivali
➔ un problema fondamentale nell'oligopolio è che ciascun oligopolista si preoccupa unicamente del proprio
profitto, ignorando gli effetti delle proprie azioni sui profitti delle imprese rivali:
- poiché tutti hanno un incentivo ad abbassare il prezzo e a espandere la quantità per incrementare le
vendite, i profitti congiunti nell'equilibrio di Nash sono inferiori rispetto a quelli che si otterrebbero
se le imprese colludessero e agissero da monopolista

Modello di Bertrand: concorrenza sui prezzi con beni omogenei


➔ nel modello di oligopolio di Bertran:
- le imprese producono beni omogenei (prodotti identici) e stabiliscono i prezzi simultaneamente
- spesso è un duopolio (mercato con due venditori)
- poiché i beni sono omogenei i compratori acquisteranno dall’ impresa che offre il prezzo più basso,
se entrambe le imprese stabiliscono lo stesso prezzo, ciascuna di esse servirà metà del mercato
➔ nell'equilibrio di oligopolio à la Bertrand tutte le vendite sono effettuate a un prezzo uguale al costo
marginale (risultato è un equilibrio di Nash)
➔ le ipotesi del modello di Bertrand sono spesso irrealistiche

Concorrenza sulle quantità: il modello di Cournot


➔ nel modello di oligopolio di Cournot:
- le imprese producono beni omogenei e scelgono le quantità simultaneamente (e decidono quanta
merce portare al mercato in un dato giorno)
➔ in un mercato à la Cournot:
- il prezzo di equilibrio è più basso del prezzo di monopolio, ma più alto del costo marginale
- la perdita di benessere totale, pertanto, è positiva, ma è minore rispetto al monopolio
- il prezzo diminuisce al crescere del numero di imprese e tende al costo marginale quando il numero
delle imprese è molto grande
➔ occorre determinare più in dettaglio come ciascuna impresa determina la quantità che massimizza il profitto:
- tale scelta, considerando l’equilibrio di Nash, avviene data la scelta produttiva dell’altra impresa
➔ una curva di domanda residuale mostra la relazione tra la produzione di un'impresa e il prezzo di mercato,
data la produzione delle imprese rivali:
- dato il livello di produzione di R (=2000): la curva di domanda si sposta a sinistra di 2000 (fig. a)
- se P = 80, l’output tot. sarebbe 2000, e poiché R produce 2000, G produrrebbe 0
- se P = 40, l’output tot. sarebbe 6000, poiché R produce 2000, G produrrebbe 4000
- la prod. di G è inferiore alla dom. di mercato, per un ammontare pari alla produzione di R
- la fig (b)mostra curva di dom. residuale di G, quando R produce 4000

➔ la curva di risposta ottima BR (o curva di reazione) di un’impresa mostra la risposta ottima di questa a
qualsiasi possibile azione della sua rivale:
- le risposte ottime di G corrispondono alla quantità per cui il ricavo marginale uguaglia il costo
marginale

Concorrenza di prezzo con prodotti differenziati


➔ se i prodotti delle imprese sono differenziati:
- l'impresa non perderà tutti i propri clienti quando aumenta il prezzo un poco al di sopra del costo
marginale
- di conseguenza, in un mercato con prodotti differenziati, il prezzo di equilibrio eccede il costo
marginale
➔ quanto più i consumatori sono disposti a sostituire i beni differenziati delle imprese in risposta agli aumenti di
prezzo, tanto più il prezzo di equilibrio è basso

Collusione
➔ quando le imprese competono ripetutamente e con un orizzonte indefinito, l'equilibrio non-cooperativo è la
ripetizione, in ogni periodo, dell’equilibrio di Nash che si avrebbe se si competesse solo per un singolo
periodo:
- nel gioco ripetuto di Bertrand, ciò significa che in ogni periodo le imprese fissano il prezzo uguale al
costo marginale
➔ talvolta, però, sono possibili anche altri risultati, compreso il risultato di monopolio:
- le imprese riescono a mantenere il prezzo di collusione adottando strategie che minacciano una
concorrenza più intensa (o una guerra di prezzi) se qualcuno decide di deviare dal prezzo di
monopolio
- quando le imprese competono ripetutamente, hanno minor incentivo a ridurre i prezzi: la guerra dei
prezzi, infatti, danneggia i duopolisti
➔ i profitti futuri sono tanto maggiori quanto più le imprese riescono a sostenere il prezzo di collusione:
- le imprese confrontano i guadagni correnti derivanti dal ribasso dei prezzi con la perdita dei profitti
futuri
- quando le perdite future (espresse come valore attuale scontato) eccedono i guadagni correnti, le
imprese non sono incentivate a ridurre il prezzo al di sotto del prezzo di collusione
➔ esistono molti fattori che rendono difficile la collusione, come un numero elevato di imprese, l'imperfetta
osservabilità dei prezzi, un numero elevato di prodotti e costi marginali differenti
➔ le imprese intraprendono collusione tacita quando riescono a colludere senza comunicare tra loro, fissando
un prezzo superiore a quello non-cooperativo
➔ le imprese attuano collusione esplicita quando comunicano tra di loro i prezzi e le strategie che vogliono
adottare:
- la collusione esplicita è illegale, ma è più facile che abbia successo (tranne nel caso in cui si venga
scoperti dalle autorità antitrust) rispetto alla collusione tacita

Ingresso nel mercato e concorrenza monopolistica


➔ le imprese rispondono alle opportunità di profitto nel decidere se entrare in un mercato oligopolistico:
- entrano nel mercato solo i profitti superano i costi fissi di ingresso
- quando il costo fisso diminuisce, un numero maggiore di imprese entra nel mercato
- quando il costo fisso tende a zero, il numero delle imprese aumenta sempre più e il prezzo tende al
costo marginale
- quando la dimensione del mercato cresce tenendo costanti i costi fissi, un numero maggiore di
imprese entra nel mercato e il prezzo tende al costo marginale

➔ gli economisti affermano che la concorrenza è più intensa in un mercato rispetto a un altro se, dato un
numero fisso di imprese, il prezzo di equilibrio è più basso nel primo mercato rispetto al secondo:
- un mercato con una più intensa concorrenza sui prezzi ha un numero minore di imprese rispetto a
un mercato con un numero maggiore di imprese
- alla fine, tale mercato potrà avere persino un prezzo più alto, una volta che si prenda in
considerazione la differenza del numero di imprese entranti.
➔ il numero delle imprese che scelgono di entrare in un mercato oligopolistico può essere diverso dal numero
socialmente ottimale:
- talvolta, il primo entrante in un mercato ha un incentivo troppo piccolo per entrare, perché non
cattura totalmente il surplus del consumatore generato dal suo ingresso
- le imprese che entrano successivamente, invece, a volte hanno un incentivo maggiore, perché parte
dei loro profitti proviene dalla sottrazione di clientela altrui
➔ si ha concorrenza monopolistica con libertà d'ingresso quando c'è un numero elevato di imprese, ognuna
delle quali produce un bene unico, fissa un prezzo maggiore del costo marginale e ottiene profitti (quasi) nulli
al netto dei costi fissi.

Pre-commitment strategico e modello di Stackelberg


➔ tra le più importanti decisioni strategiche delle imprese ci sono quelle che incidono sulla concorrenza futura
con le imprese rivali
➔ si ha un pre-commitment strategico quando un'impresa, allo scopo di accrescere i profitti futuri, si impegna a
compiere determinate azioni prima che i rivali compiano le loro
➔ nel modello di Stackelberg di concorrenza sulle quantità:
- il primo entrante in un mercato può impegnarsi a produrre una data quantità prima dei suoi rivali,
obbligandoli a ridurre le loro produzioni o inducendoli a non entrare nel mercato
- due imprese scelgono quanto produrre in maniera sequenziale
➔ attraverso il pre-commitment, le imprese si impegnano talvolta a giocare in modo aggressivo e talvolta a
giocare in modo accomodante per ridurre l'aggressività dei rivali
➔ l'aspetto negativo del pre-commitment è che esso riduce la flessibilità di un’impresa a rispondere ai
cambiamenti delle condizioni di mercato.

Politica antitrust
➔ la legislazione antitrust è una forma di regolamentazione molto diffusa:
- l'obiettivo è mantenere alcune regole basilari della concorrenza che consentano ai mercati di
raggiungere risultati apprezzabili
➔ le norme antitrust possono essere divise in due categorie:
1. quelle che si applicano alla collaborazione tra imprese concorrenti
2. quelle che si applicano all’esclusione dei rivali
➔ gli accordi tra imprese concorrenti sui prezzi da praticare (price fixing) e sulle quantità da produrre sono
illegali
➔ le fusioni orizzontali possono accrescere il potere di mercato ma anche ridurre i costi:
- due o più imprese che competono decidono di unire le proprie attività
- nel decidere se consentire la fusione, le autorità antitrust devono soppesare tali effetti in termini di
benessere sociale
➔ le imprese dominanti possono attuare tattiche (prezzi predatori, i contratti di esclusiva e le vendite a
pacchetto) per svantaggiare i rivali e monopolizzare il mercato:
- tuttavia, distinguere un comportamento anti-competitivo da un comportamento che tende a
migliorare l'efficienza risulta spesso difficile.

19. Esternalità e beni pubblici


Esternalità e inefficienza

esternalità: un'azione la crea se incide su qualcuno con cui il decisore non intrattiene nessuna transazione di mercato
esternalità negativa: se danneggio qualcun altro
esternalità positiva: se avvantaggia qualcun altro
beneficio esterno: guadagno economico che ottengono individui terzi a fronte di un esternalità positiva
costo esterno: danno economico che un’esternalità negativa impone agli altri agenti (es. inquinamento)

➔ quando un'attività genera un'esternalità, i mercati concorrenziali allocano le risorse in maniera inefficiente:
- il livello delle attività tende a essere troppo alto se l'esternalità è negativa e troppo basso se
l'esternalità è positiva
➔ se la produzione di un bene crea un'esternalità negativa, il monopolio può essere più o meno efficiente
rispetto alla concorrenza e la produzione del monopolista può essere inefficientemente sia bassa sia alta, a
seconda dell'ampiezza dell'esternalità
➔ dalla funzione di costo esterno si può derivare il costo di produzione esterno marginale (MEC)
➔ il livello socialmente ottimo di produzione per un’impresa è quello in cui il costo sociale marginale eguaglia il
beneficio sociale marginale
- il costo marginale sociale (MSCimp) = MCimp + MECimp (è la somma verticale delle due curve
dell’impresa)
- il beneficio sociale marginale è il beneficio marginale dei consumatori
➔ i mercati falliscono perché i prezzi divergono dai costi marginali sociali o dai benefici marginali sociali
Rimedi al problema delle esternalità: il settore privato
L’assegnazione dei diritti di proprietà non ha inciso sul livello di inquinamento, ma ha inciso sui profitti.
➔ secondo il teorema di Coase:
- se la contrattazione avviene senza frizioni, indipendentemente da come sono assegnati i diritti di
proprietà, gli accordi volontari tra le parti private pongono rimedio ai fallimenti del mercato
associati alle esternalità e ristabiliscono l'efficienza economica
- l'assegnazione dei diritti di proprietà incide però sulla distribuzione dei benefici economici
➔ i privati possono raggiungere soluzioni efficienti alle esternalità sia attraverso dei contratti sia attraverso la
proprietà comune dei beni che generano esternalità
➔ le esternalità emergono per l'assenza di alcuni mercati:
- le negoziazioni possono sostituire tali mercati
➔ le negoziazioni possono fallire nel tentativo di risolvere il problema delle esternalità se la contrattazione non
è praticabile:
1. La contrattazione può essere troppo lunga e costosa.
2. L’assegnazione di diritti di proprietà può essere ambigua.
3. Le parti possono non avere sufficienti informazioni per avviare la contrattazione.
4. Le parti potrebbero non essere in grado di monitorare la contrattazione.

Rimedi al problema delle esternalità: il settore pubblico

standard sulle emissioni: limite legale imposto sulla quantità di inquinamento che una persona o un'impresa può
produrre quando è coinvolta in una determinata attività
tassazione pigouviana: utilizzo di tasse per rimediare alle esternalità negative
sussidiazione pigouviana: utilizzo di sussidi per rimediare alle esternalità positive
regola di responsabilità: principio legale che obbliga coloro che intraprendono azioni dannose per gli altri a risarcire,
parzialmente o totalmente, le parti lese per le perdite subite

➔ gli Stati possono porre rimedio ad alcune esternalità attraverso politiche che aiutino il settore privato a
creare il mercato necessario, oppure creando essi stessi tale mercato e operando in esso
➔ un altro rimedio alle esternalità consiste nel regolare il livello delle attività che le generano:
- tale strategia richiede molte informazioni relative ai costi e ai benefici privati
➔ un altro rimedio alle esternalità consiste nel correggere gli incentivi privati attraverso tasse (tassazione
pigouviana), sussidi (sussidiazione pigouviana) o regole di responsabilità:
- il controllo della quantità (es. standard sulle emissioni) e le tasse correttive hanno implicazioni
distributive diverse, ma sono ugualmente efficienti e richiedono le stesse informazioni
➔ quando le esternalità hanno più cause, gli sforzi per correggere gli incentivi privati, seppur in buona fede,
possono portare a inefficienze
➔ se l'autorità pubblica sbaglia nel fissare i controlli sulle quantità e le imposte correttive, i due tipi di approccio
non sono necessariamente ugualmente efficienti
➔ se i costi esterni dell'inquinamento dipendono dalle emissioni di molti, una tassa sulle emissioni porta a un
abbattimento efficiente, mentre i controlli sulle quantità non generano un abbattimento efficiente
➔ in termini operativi, sia il controllo delle quantità sia le tasse possono essere flessibili e, quindi,
maggiormente desiderabili
➔ un sistema che consente lo scambio dei permessi sulle emissioni consente allo Stato di stabilire standard
sulle quantità senza sacrificare l'abbattimento efficiente:
- una licenza per le emissioni trasferibile consente a un'impresa di produrre un certo ammontare di
agenti inquinanti; essa è trasferibile, cioè l’impresa che la detiene può venderla a un’altra
Risorse di proprietà comune
➔ una proprietà comune è una risorsa che più individui possono usare liberamente senza pagare (es. laghi,
spiagge, aria..)
➔ gli individui tendono a sovra-utilizzare queste risorse a causa della presenza di esternalità negative
➔ i possibili rimedi ai problemi legati allo sfruttamento delle proprietà comuni includono il trasferimento delle
risorse a un proprietario, i limiti all'accesso e l'imposizione di tasse sull'utilizzo

Beni pubblici

bene non-rivale: se può essere consumato da più di una persona (o impresa) senza che ne venga intaccato il valore
per gli altri individui (o imprese)
bene non-escludibile: se non c'è modo di impedire a una persona di consumarlo o usarlo
free rider: contribuisce poco o nulla al bene pubblico, ma beneficia dei contributi altrui

➔ i beni differiscono nel grado di rivalità ed escludibilità:


- un bene pubblico è un bene non-rivale e non-escludibile
- un bene privato è un bene il cui consumo comporta perfetta rivalità e che è completamente
escludibile
➔ per determinare il livello efficiente di bene pubblico, sommiamo verticalmente tutte le curve dei benefici
marginali delle parti e cerchiamo l'intersezione della curva dei benefici sociali marginali con la curva dei costi
marginali
➔ l'offerta di beni pubblici genera esternalità positive:
- il settore privato offre meno beni pubblici di quanto sarebbe efficiente a causa del problema del free
riding
➔ i possibili rimedi ai problemi legati ai beni pubblici includono la fornitura pubblica, i contributi alle imprese
no-profit che forniscono i beni pubblici e i sussidi alla fornitura privata:
- i sussidi offrono pochi vantaggi rispetto ad altri contesti che comportano esternalità positive perché
il livello di bene pubblico deve essere lo stesso per tutti (i sussidi efficienti possono anche essere
poco pratici)
- la fornitura efficiente di un bene pubblico non implica necessariamente la produzione da parte dello
Stato
➔ esistono procedure per stabilire il livello di bene pubblico che forniscono agli individui degli incentivi a
rivelare le proprie preferenze in maniera veritiera e che producono risultati socialmente efficienti
(meccanismo di Groves)
➔ per determinare se l'intervento pubblico sia giustificato, è necessario pesare le conseguenze del fallimento
del mercato con le possibili conseguenze del fallimento dello Stato causato dall'interesse privato dei
rappresentanti del governo

preferenze a picco singolo: se il beneficio netto di un’attività cresce rispetto a quell’attività finchè non si raggiunge un
livello ideale e da quel punto in poi diminuisce
elettore mediano: quello che, tra tutti gli elettori, ha la politica mediana
teorema dell’elettore mediano: ci dice che, se tutti gli elettori hanno preferenze con picchi singoli, la maggioranza
preferisce la politica ideale mediana rispetto a tutte le altre politiche

➔ se il settore pubblico è vincolato dall'opinione della maggioranza e se i votanti hanno preferenze con un
picco singolo, la regola della maggioranza porta alla selezione della politica ideale mediana:
- tale politica è Pareto efficiente tra le politiche disponibili, ma non massimizza necessariamente i
benefici sociali netti (in tal caso non è Pareto efficiente tra una classe più ampia di politiche)
➔ la regola della maggioranza ha implicazioni chiare solo in contesti semplici:
- spesso non esiste un vincitore netto, e il risultato dipende da regole specifiche e dalle procedure
utilizzate per prendere le decisioni pubbliche.

Potrebbero piacerti anche